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Tantrāloka
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«О insieme delle cose! Di forza t'impossessi dei nostri cuori, e, a mo' d'attore, ti diverti a celare,
sotto mille varie parvenze, la tua vera natura! Chi ti chiama insenziente, lui davvero insenziente,
diseducato e a torto pretendente a una sensibilità che non ha! E, io penso, questa sua
insenzienza, gli è titolo di lode, ché, almeno, ha una qualità in comune con te!»
Il mezzo potenziato, ponendosi nel dominio della differenziazione percepita però ancora come
unità nella differenza, si basa sul pensiero quale espressione e mezzo della conoscenza. Il
termine, "potenziato", deriva da śakti, traducibile con "potenza", "energia", "facoltà", e fa riferimento
a Śakti, l'energia divina, spesso personificata come Dea in molte tradizioni.
Il mezzo individuale[4] comprende tutte quelle forme di pratiche esteriori, quali i riti, i mantra, lo
yoga fisico (esercizio di posture e respirazione), eccetera, che quindi operano nel dominio della
realtà differenziata e si servono di una percezione analitica.
Viene qui spiegata la natura del tempo e il suo dispiegarsi sia a livello del microcosmo umano, sia
a livello del macrocosmo universale.
Le ruote (cakra) sono disposizioni geometriche circolari, e qui si fa riferimento alle ruote dei mantra
e delle vidyā (mantra presieduti da divinità femminili). In quanto tali, i cakra sono una forma del
divino. Il termine trova uso in differenti contesti, quali ad esempio i cakra come elementi del corpo
yogico; oppure il cakra come "circolo di culto tantrico", l'insieme cioè dei membri locali di una
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09/12/2020 Tantrāloka - Wikipedia
«Il termine cakra, ruota, è associato alle radici verbali che significano
«espandere» [l'essenza] (kas-), «essere appagato» [da questa essenza]
(cak-); «spezzare i legami» (kṛt-) e «agire efficacemente» (kṛ-).[5] Così la
ruota dispiega, è appagata, rompe e ha la potenza di agire.»
La prima lettera in
(Abhinavagupta, Tantrāloka, XXIX.106-107ab; citato in Lilian Silburn, La kuṇḍalinī o scrittura devanāgarī
l'energia del profondo, traduzione di Francesco Sferra, Adelphi, 1997, pp. 249-250)
della lingua sanscrita,
simbolo dell'Assoluto.
8....Il cammino dello spazio I fonemi della lingua
sanscrita sono
Si illustra lo spazio in relazione ai suoi contenuti, anche qui da due punti di
considerati il
vista, del microcosmo e del macrocosmo.
dispiegamento
dell'emissione
9....Il cammino dei princìpi
fonematica operata
Il tema è lo svolgersi dell'emanazione cosmica nei suoi 36 princìpi dall'Assoluto per dare
costitutivi, e quindi del legame causa-effetto che li lega. luogo alla "parola", in
quanto tali essi sono il
veicolo sonico della
«Per principio s'intende la forma comune che si estende ad un potenza divina. Nel III
determinato gruppo di prodotti, ad un insieme di qualità, ad una schiera capitolo
di soggetti dotati di proprietà similari – così chiamato appunto perché si Abhinavagupta
espone il mezzo
estende, pervade. Tale termine non si applica perciò né ai corpi né ai
divino e si sofferma a
mondi.»
lungo sulla
descrizione delle
(Tantrāloka, IX.4b-6; in Abhinavagupta 2013)
potenze dell'Assoluto
nella loro forma di
10...La divisione dei princìpi
fonemi. Nel rito di
iniziazione descritto
Vengono ulteriormente discussi i princìpi, raggruppandoli in base a varie
nel capitolo XV,
caratteristiche. Gli argomenti fondamentali sono: la realtà; gli stati della
l'intera disposizione
coscienza; i soggetti conoscenti, cioè i differenti livelli in cui l'individuo può
dei fonemi è imposta
situarsi quando è soggetto di conoscenza.
sul corpo dell'allievo.
11...Il cammino delle forze, etc.
«la forma comune che si estende ed inerisce ad un dato gruppo di princìpi, diversa da quella
che si estende ad altri gruppi, è chiamata, nella dottrina di Śiva, col nome di forza.»
Qui Abhinavagupta torna sul lato pratico della dottrina presentata: il cammino cosmico va imposto
nel corpo del praticante, che lo visualizzerà identificandosi così con l'universo, con la sua
emanazione, con Śiva. Il capitolo funge da introduzione: i riti verranno descritti più oltre.
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Dopo aver dimostrato la superiorità della sua dottrina su quella del Sāṃkhya, il filosofo parla qui
della concessione della grazia (śaktipāta, lett.: "discesa di Śakti") e dell'oscuramento, due delle
cinque operazioni fondamentali di Śiva, essendo le prime tre quelle di natura cosmica: emissione,
mantenimento, riassorbimento.
14...L'esordio dell'iniziazione
Si continua a parlare dell'oscuramento e degli effetti sul praticante. Il capitolo funge da introduzione
ai seguenti dal XV al XXVIII, in cui Abhinavagupta descrive e discute i vari riti di iniziazione
secondo le tradizioni del Trika. L'argomento sarà ripreso nel capitolo XXIX, questa volta secondo le
tradizioni del Kula.
Il capitolo descrive nei particolari esecutivi l'insieme dei riti che consentono l'iniziazione dei
discepoli ordinari (samaya dīkṣā), dall'esame delle loro attitudini, alla scelta del luogo dei riti,
all'adorazione degli elementi necessari, alla purificazione, alla proiezione (nyāsa) dei mantra[6], alla
proiezione di cammini, eccetera.
Così l'autore classifica gli adepti:
«(I discepoli son di due specie, «adepti» (sādhaka), desiderosi di fruizioni[7], e figli spirituali
(putraka) aspiranti alla liberazione). Di «adepti» ve ne sono due tipi, «straordinari»
(Śivadharmin), cioè alieni dalle attività ordinarie del mondo, e «ordinari» (lokadharmin), ossia
desiderosi di frutti, dediti ad accumular buone azioni ed alieni dalle cattive. (I figli spirituali)
aspiranti alla liberazione sono anch’essi di due specie, cioè privi di semenza (nirbīja) o dotati di
semenza (sabīja).»
La "semenza" è la capacità di osservare regole fisiche e spirituali: non tutti la possiedono, dunque
differenziata deve essere la cerimonia di iniziazione.
Similmente al precedente, qui si descrivono però i riti che riguardano l'iniziazione dei "figli spirituali"
(putraka): la meditazione sul maṇḍala del tridente e dei fiori della tradizione del Trika; la
classificazione degli animali da sacrificare; la proiezione dei cammini; la proiezione dei mantra;
eccetera.
Questo capitolo prosegue il precedente, gli argomenti principali sono: la preparazione dei
cordoncini; la purificazione dei princìpi; la combustione dei legami; eccetera.
18...L'iniziazione ristretta
20...L'iniziazione dell'alleggerimento
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21...L'iniziazione di assenti
«Le iniziazioni sono di più specie. Le iniziazioni di un adepto «straordinario» per ottenere le
fruizioni[7] e di un figlio spirituale «dotato di semenza» per ottenere la liberazione abilitano gli
interessati a praticare lo yoga, alla conoscenza, etc., e, non sono, in questo senso, uno
strumento diretto, ma mediato dalla purificazione. Le iniziazioni di un adepto «ordinario», per
ottenere fruizioni e di un figlio spirituale «privo di semenza» per ottenere la liberazione sono
invece un mezzo diretto. Le due specie di iniziazioni che qui interessano Abhinavagupta sono le
due indirette cui si è accennato. La prima, riguardante gli «adepti», è in grado di liberare solo
dopo che questi avranno fruito delle fruizioni desiderate, e, da questo lato, non è diretta. La
seconda è in grado di liberare direttamente, indipendentemente da fruizioni intermedie»
Il liṅga è inteso come forma esteriore di Śiva: la procedura rituale prevede l'evocazione del divino,
la Sua installazione, effettuazione e permanenza nel liṅga.
28...I vari giorni d'adempimento, il rito dei sacri cordoni e le cerimonie occasionali
L'autore elenca ventitré "occasioni" nelle quali effettuare i riti cosiddetti speciali. Fra questi:
l'ottenimento della conoscenza; una visita al maestro; una riunione coi partecipanti alla medesima
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linea spirituale; una particolare visione in sogno; l'incontro con una yogini[8]; eccetera. Il capitolo
prosegue con la descrizione dei cordoncini sacri e delle cerimonie relative. Un altro argomento
trattato è il destino post-mortem.
31...Il maṇḍala
32...Le mudrā
Altorilievo che raffigura una coppia
L'argomento sono la natura e l'uso delle mudrā. mentre copula (maithuna,
"accoppiamento sessuale"), Orissa,
33...Il raduno India, attualmente presso il
"Metropolitan Museum of Art" di
Si prosegue con l'argomento delle ruote: il raduno è l'insieme New York. Il rituale che prevede il
delle dee-potenze che presiediono una ruota. maithuna è descritto nel capitolo
XXIX.
34...La penetrazione della natura propria
Il capitolo, che consta di soli quattro versi, esplicita che il percorso di chi ha intrapreso il mezzo
individuale deve proseguire in quello del mezzo potenziato, e quest'ultimo in quello del mezzo
divino.
È una breve riflessione sulle varie tradizioni dell'epoca: Abhinavagupta esalta quelle del Trika e del
Kula.
L'autore prosegue con l'argomento dei due precedenti capitoli concludendo come questa sia
l'opera da adottare come definitiva, essendo essa l'essenza della scuola del Trika, a sua volta
essenza delle tradizioni del Kula, espressioni queste delle correnti moniste shivaite, che, a
differenza della altre scuole, si elevano al di sopra del piano della differenziazione operata da
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Māyā.
Chiude l'opera una appassionata serie di stanze in lode della valle del Kashmir, terra nella quale
egli è nato, terra colma di ricchezze e di bellezze, dal «vino dove risiedono le divinità delle ruote»
alle «donne lucenti come la luna», dal «suolo cosparso a ogni passo di fiori dello zafferano» al
«fiume Vitastā che umilia il fiume degli dèi, il Gange». Ma, Abhinavagupta sembra voler avvertire:
«E tuttavia a che pro la nascita, sia pure in un luogo dov’è la felicità soltanto – la nascita,
appesantita dal retaggio proprio delle anime limitate, che fruiscono il karma precedente?
Ognuno infatti non trova appagamento se non nel vagheggiato futuro, mai nel presente, che non
dura un istante.»
L'opera
Nella stesura del Tantrāloka Abhinavagupta si rifà a numerosi testi, per lo più tantra appartenenti a
diverse tradizioni sia śaiva che śaktā, con il chiaro intento di presentare una visione sintetica e coerente
di tutto questo insieme. Abhinavagupta stesso era stato iniziato presso differenti tradizioni[9] e, come egli
stesso afferma nel testo, aveva anche frequentato scuole vishnuite e buddiste.
Numerosissime le citazioni nel testo, e fra le opere più richiamate troviamo il Mālinīvijaya Tantra, il
Dīksottara Tantra, il Devyāyāmala Tantra, il Siddhāyogīsvarī Tantra, il Triśirobhairava Tantra, il
Ratnamālā Tantra, il Kāmikāgama, lo Svacchanda Tantra, il Tantrasadbhāva, il Pārameśvara, il
Niḥśvāsa, eccetera. Tranne alcune eccezioni, tutti questi testi sono per lo più trattati centrati sugli aspetti
ritualistici e disciplinari, e sulle tecniche yoga: la parte teorica è in genere soltanto introduttiva. Come
denominatore comune teorico che leghi in un'esposizione organica gli argomenti di questi testi,
Abhinavagupta si rifà al filosofo Utpaladeva e alla scuola della Pratyabhijñā, essendo stato allievo di
Lakṣmaṇagupta e costui di Utpaladeva.
Il Tantrāloka, col commento (viveka) di Jayaratha (XIII sec.), è stato stampato dalla «Kashmir Series of
Texts and Studies» in più edizioni, dal 1918 al 1938, per complessivi dodici volumi, ed è questa l'edizione
di riferimento della traduzione dell'orientalista italiano Raniero Gnoli, la cui prima edizione risale al 1972
per i tipi della Unione Tipografico Editrice Torinese. L'ultima edizione è del 1980, tuttora l'unica
traduzione integrale al mondo. Nel 2013 la De Agostini ne presenta una versione elettronica.
Note
1. ^ Abhinavagupta 2013.
2. ^ Così l'orientalista italiano Raniero Gnoli nell'introduzione a Abhinavagupta 2013.
3. ^ Per "mezzo" (upāya) si intende in realtà un insieme di mezzi, nel senso di "percorso", "via",
"metodologia".
4. ^ O "particoliforme", nella traduzione di Gnoli, op. cit.
5. ^ «cakraṃ kaseścakeḥ kṛtyā karoteśca kiloditam | yāgaśca tarpaṇaṃ bāhye vikāsastacca kīrtyate |
cakrānucakrāntaragācchaktimatparikalpitāt»
È questo un tipico esempio di etimologia secondo i grammatici hindu ("alla maniera indiana", usando
l'espressione di Lilian Silburn): ricercare nel termine le possibili radici ed elencarne i significati per
spiegare il termine stesso.
6. ^ I nyāsa sono le imposizioni rituali di mantra sul corpo dell'iniziando. Si tratta di rituali tipicamente
tantrici.
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09/12/2020 Tantrāloka - Wikipedia
7. Con "fruizione" si intende la possibilità, per l'adepto, di fruire dei piaceri mondani della vita e di
ottenere la liberazione soltanto in punto di morte. Rinunciando invece alle fruizioni si può aspirare alla
liberazione in vita.
8. ^ Le yogini sono sia le praticanti femminili dello Yoga, sia le donne che partecipano, a vario grado,
alle riunioni rituali di alcune tradizioni tantriche, come quelle cui fa qui riferimento l'autore.
9. ^ Tra i principali maestri di Abhinavagupta vanno ricordati Bhāskara, tramite il quale egli si ricollega
alla scuola dello Spanda, e non ultimo Śambhunātha, che egli cita più volte con rispetto e devozione,
maestro del Kula.
Bibliografia
Abhinavagupta, Luce delle scritture (Tantraloka), a cura di Raniero Gnoli, UTET, edizione elettronica
De Agostini, 2013.
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Collegamenti esterni
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