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Candido o l’ottimismo, o più semplicemente Candido, è un libro scritto nel 1759 da Voltai-

re, autore noto per il suo pessimismo, e che in questo libro si impegna a contrastare il pen-
siero ottimistico di Leibniz, cioè quello del “vivere nel migliore dei mondi possibile.

Il libro parla di un ragazzo tedesco, Candido, allevato in un castello della Vestfalia che ebbe
per maestro il filosofo Pangloss, un uomo convinto in modo assoluto che il mondo in cui vi-
viamo sia “il migliore dei mondi possibili” che rappresenta appunto il pensiero leibniziano.
Il barone Thunder-ten-tronckh cacciò però il giovane dal castello quando lo vide baciare
sua figlia Cunegonda. Candido fu preso a forza nell’esercito dei bulgari in guerra contro gli
avari, poi riuscì a scappare e incontrò Pangloss ormai pezzente e pieno di pustole, consu-
mato dalla sifilide in Olanda. Maestro e discepolo decisero allora di andare a Lisbona in
Portogall, ma dovettero affrontare una tempesta, un naufragio e un terremoto disastroso.
Caddero tra gli artigli dell’Inquisizione, ma una vecchia si prese cura di Candido che ritro-
vò Cunegonda, che era stata violentata dai bulgari; intanto Pangloss, che era rimasto in
balìa degli inquisitori, viene impiccato. Cunegonda faceva la serva a mezzo tra l’inquisitore
e un ricco mercante ebreo e per liberarla Candido uccise i due padroni. I due giovani, la
vecchia e Cacambo, il servo meticcio di Candido, si imbarcarono a Cadice e giunsero a Bue-
nos Aires dove si separarono nuovamente. Una volta incontrato il fratello di Cunegonda,
Candido lo uccise e con il servo Cacambo arrivò ad Eldorado. Lì trovò un’umanità soddi-
sfatta, felice, tollerante e generosa che lo caricò di ricchezze, ma queste gli sfumarono in
breve fra le mani, perdute in parte per disgrazia durante il viaggio ed in parte prese da truf-
fatori. In compagnia di un vecchio saggio di nome Martino, Candido visitò la Francia, l’In-
ghilterra, Venezia e qui conobbe il signor Pococurante, un uomo molto fortunato,a cui non
mancava nulla, ma che non si curava di nulla ed era annoiato di tutto. I viaggiatori, sempre
a causa di avventure impreviste, arrivarono a Costantinopoli, dove ritrovarono Pangloss
che, sfuggito alla forca, era sempre più convinto che “tutto va per il meglio e siamo nel mi-
gliore dei mondi”. Lo stesso Candido continua a portare avanti questo pensiero, cioè che
tutto va per il meglio, anche se gli eventi tendono a dimostrare il contrario. (non riporto il
finale per non rovinare la lettura a chi volesse leggere questo libro in futuro)

Il tema principale del racconto è il tentativo dei protagonisti di comprendere la situazione e


i vari eventi che si verificano nel mondo: questo si evince dai molti e ripetuti ragionamenti
di Pangloss, di Candido, di Martino e dai fatti narrati dai protagonisti molto sfortunati del
racconto. Si capisce già dal titolo quale possa essere il pensiero del protagonista: nono-

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stante i vari viaggi lo portino a riscontrare realtà diverse rispetto alla propria ideologia,
Candido rimane ottimista per tutta la durata del romanzo. L’autore è molto abile poi ad
accostare Martino, che ha una visione molto più pessimistica della vita, a Candido, che, no-
nostante le lunghe e ripetute riflessioni, rimangono sempre ognuno fedele alla propria filo-
sofia di vita. Al termine delle vicende non si ha una vera e propria predominanza di una
idea sull’altra: Martino ha ragione nel dire che nel mondo molta gente non è felice, ma non
che tutte le persone non lo sono; Candido e Pangloss, hanno ragione quando dicono che
molte cose vanno bene perché necessitano di andare bene, ma non quando affermano che
tutto va bene. Questi pensieri portano però questi filosofi al raggiungimento di una cono-
scenza particolare: ammettono che, per dare un valido significato alla propria vita devono
lavorare. Questa consapevolezza non viene rivelata loro da un saggio, ma da un contadino
turco, ma che aveva trovato comunque il modo più utile per “sopportare” la vita.

Il protagonista del racconto, Candido, viene condizionato fin dall’infanzia dal pensiero del
filosofo e suo maestro Pangloss, che inculca in Candido il pensiero e la visione ottimistica
della vita, Candido rimarrà talmente influenzato da questo pensiero, che, pur andando in-
contro a numerose avversità durante le sue avventure, non rinnegherà mai il pensiero del
“vivere nel migliore dei mondi possibli”. Lo stesso fa il suo maestro Pangloss, che, pur
avendo rischiato di morire sulla forca, rimane sempre convinto del fatto che tutto va per il
meglio e che il loro mondo è il migliore. In contrasto con Candido e Pangloss viene affian-
canto Martino, che al contrario dei due, ha una visione molto pessimistica della vita; Mar-
tino potrebbe rappresentare metaforicamente Voltaire e il suo pensiero, mentre Pangloss
rappresenta Leibniz, avversario filosofico di Voltaire. Un ruolo molto importante nella vi-
cenda lo assume la serva di Cunegonda, che ha dovuto subire avversità molto peggiori di
tutti quanti i personaggi del racconto, e questi episodi l’ hanno resa molto intelligente, an-
che se di brutto aspetto, e tenta di far ricredere Candido, contestanto le sue idee.

Sinceramente, secondo il mio modesto parere, questo è un romanzo che non consiglio di
leggere: non ha una trama avvincente ne una profonda riflessione su qualche valore im-
portante ecco perché questo libro mi ha lasciato del tutto indifferente. Quello che vuole far
trasparire l’autore del libro è che la vita debba essere “resa sopportabile” tramite il lavoro.
Si può anche interpretare questa idea in un altro modo: il lavoro non è qualcosa che serve
per rendere sopportabile l’esistenza, ma è qualcosa di essenziale che migliora l’uomo e che
è necessario per vivere felicemente la propria vita. Credo che l’autore cerchi anche di con-

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vincere il lettore, che per mezzo del lavoro è realmente possibile far diventare il nostro
mondo il “migliore dei mondi possibili”. Questo però è in contrasto con il pensiero pessi-
mistico di Voltaire. Per quanto riguarda lo stile e il linguaggio, il libro è scritto in modo li-
neare e chiaro, non presenta flashback ne altro tipo di anacronie; la fabula corrisponde al-
l’intreccio, questo rende il libro molto semplice e scorrevole da leggere, ma comunque ab-
bastanza noioso, senza spunti interessanti, ne punte di pathos che avrebbero potuto rende-
re il libro un pochino più interessante.

Candido o l’ottimismo, o più semplicemente Candido, è un libro scritto nel 1759 da Voltai-
re, autore noto per il suo pessimismo, e che in questo libro si impegna a contrastare il pen-
siero ottimistico di Leibniz, cioè quello del “vivere nel migliore dei mondi possibile.

Il libro parla di un ragazzo tedesco, Candido, allevato in un castello della Vestfalia che ebbe
per maestro il filosofo Pangloss, un uomo convinto in modo assoluto che il mondo in cui vi-
viamo sia “il migliore dei mondi possibili” che rappresenta appunto il pensiero leibniziano.
Il barone Thunder-ten-tronckh cacciò però il giovane dal castello quando lo vide baciare
sua figlia Cunegonda. Candido fu preso a forza nell’esercito dei bulgari in guerra contro gli
avari, poi riuscì a scappare e incontrò Pangloss ormai pezzente e pieno di pustole, consu-
mato dalla sifilide in Olanda. Maestro e discepolo decisero allora di andare a Lisbona in
Portogall, ma dovettero affrontare una tempesta, un naufragio e un terremoto disastroso.
Caddero tra gli artigli dell’Inquisizione, ma una vecchia si prese cura di Candido che ritro-
vò Cunegonda, che era stata violentata dai bulgari; intanto Pangloss, che era rimasto in
balìa degli inquisitori, viene impiccato. Cunegonda faceva la serva a mezzo tra l’inquisitore
e un ricco mercante ebreo e per liberarla Candido uccise i due padroni. I due giovani, la
vecchia e Cacambo, il servo meticcio di Candido, si imbarcarono a Cadice e giunsero a Bue-
nos Aires dove si separarono nuovamente. Una volta incontrato il fratello di Cunegonda,
Candido lo uccise e con il servo Cacambo arrivò ad Eldorado. Lì trovò un’umanità soddi-
sfatta, felice, tollerante e generosa che lo caricò di ricchezze, ma queste gli sfumarono in
breve fra le mani, perdute in parte per disgrazia durante il viaggio ed in parte prese da truf-
fatori. In compagnia di un vecchio saggio di nome Martino, Candido visitò la Francia, l’In-
ghilterra, Venezia e qui conobbe il signor Pococurante, un uomo molto fortunato,a cui non
mancava nulla, ma che non si curava di nulla ed era annoiato di tutto. I viaggiatori, sempre
a causa di avventure impreviste, arrivarono a Costantinopoli, dove ritrovarono Pangloss
che, sfuggito alla forca, era sempre più convinto che “tutto va per il meglio e siamo nel mi-
gliore dei mondi”. Lo stesso Candido continua a portare avanti questo pensiero, cioè che

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tutto va per il meglio, anche se gli eventi tendono a dimostrare il contrario. (non riporto il
finale per non rovinare la lettura a chi volesse leggere questo libro in futuro)

Il tema principale del racconto è il tentativo dei protagonisti di comprendere la situazione e


i vari eventi che si verificano nel mondo: questo si evince dai molti e ripetuti ragionamenti
di Pangloss, di Candido, di Martino e dai fatti narrati dai protagonisti molto sfortunati del
racconto. Si capisce già dal titolo quale possa essere il pensiero del protagonista: nono-
stante i vari viaggi lo portino a riscontrare realtà diverse rispetto alla propria ideologia,
Candido rimane ottimista per tutta la durata del romanzo. L’autore è molto abile poi ad
accostare Martino, che ha una visione molto più pessimistica della vita, a Candido, che, no-
nostante le lunghe e ripetute riflessioni, rimangono sempre ognuno fedele alla propria filo-
sofia di vita. Al termine delle vicende non si ha una vera e propria predominanza di una
idea sull’altra: Martino ha ragione nel dire che nel mondo molta gente non è felice, ma non
che tutte le persone non lo sono; Candido e Pangloss, hanno ragione quando dicono che
molte cose vanno bene perché necessitano di andare bene, ma non quando affermano che
tutto va bene. Questi pensieri portano però questi filosofi al raggiungimento di una cono-
scenza particolare: ammettono che, per dare un valido significato alla propria vita devono
lavorare. Questa consapevolezza non viene rivelata loro da un saggio, ma da un contadino
turco, ma che aveva trovato comunque il modo più utile per “sopportare” la vita.

Il protagonista del racconto, Candido, viene condizionato fin dall’infanzia dal pensiero del
filosofo e suo maestro Pangloss, che inculca in Candido il pensiero e la visione ottimistica
della vita, Candido rimarrà talmente influenzato da questo pensiero, che, pur andando in-
contro a numerose avversità durante le sue avventure, non rinnegherà mai il pensiero del
“vivere nel migliore dei mondi possibli”. Lo stesso fa il suo maestro Pangloss, che, pur
avendo rischiato di morire sulla forca, rimane sempre convinto del fatto che tutto va per il
meglio e che il loro mondo è il migliore. In contrasto con Candido e Pangloss viene affian-
canto Martino, che al contrario dei due, ha una visione molto pessimistica della vita; Mar-
tino potrebbe rappresentare metaforicamente Voltaire e il suo pensiero, mentre Pangloss
rappresenta Leibniz, avversario filosofico di Voltaire. Un ruolo molto importante nella vi-
cenda lo assume la serva di Cunegonda, che ha dovuto subire avversità molto peggiori di
tutti quanti i personaggi del racconto, e questi episodi l’ hanno resa molto intelligente, an-
che se di brutto aspetto, e tenta di far ricredere Candido, contestanto le sue idee.

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Sinceramente, secondo il mio modesto parere, questo è un romanzo che non consiglio di
leggere: non ha una trama avvincente ne una profonda riflessione su qualche valore im-
portante ecco perché questo libro mi ha lasciato del tutto indifferente. Quello che vuole far
trasparire l’autore del libro è che la vita debba essere “resa sopportabile” tramite il lavoro.
Si può anche interpretare questa idea in un altro modo: il lavoro non è qualcosa che serve
per rendere sopportabile l’esistenza, ma è qualcosa di essenziale che migliora l’uomo e che
è necessario per vivere felicemente la propria vita. Credo che l’autore cerchi anche di con-
vincere il lettore, che per mezzo del lavoro è realmente possibile far diventare il nostro
mondo il “migliore dei mondi possibili”. Questo però è in contrasto con il pensiero pessi-
mistico di Voltaire. Per quanto riguarda lo stile e il linguaggio, il libro è scritto in modo li-
neare e chiaro, non presenta flashback ne altro tipo di anacronie; la fabula corrisponde al-
l’intreccio, questo rende il libro molto semplice e scorrevole da leggere, ma comunque ab-
bastanza noioso, senza spunti interessanti, ne punte di pathos che avrebbero potuto rende-
re il libro un pochino più interessante.

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