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Le coperture in legno per gli edifici esistenti

un esempio completo e dettagliato d’intervento

AUTORE: Claudio Ferrari, ingegnere libero professionista – direttore tecnico A.I.erre engineering S.r.l. in Parma

ABSTRACT
Nell’ambito degli edifici esistenti le vulnerabilità presenti conducono spesso ad interventi di
rifacimento delle coperture con tipologia costruttiva lignea che consente di risolvere le
principali problematiche connesse agli aspetti di natura sismica, ma che pongono una serie di
problemi in relazione alle caratteristiche dell’edificio oggetto d’intervento.
Nel caso specifico viene analizzata una soluzione di sostituzione di una copertura con un
sistema ligneo con travi principali ad asse curvilineo. L’esempio, di per sé molto semplice,
mette in evidenza quante e quali siano le problematiche da affrontare soprattutto nell’ambito
delle interazioni con la struttura esistente. L’argomento viene esposto in modo dettagliato con
l’esemplificazione di tutti i calcoli condotti per fornire un ausilio alla progettazione di
interventi analoghi.
Gli aspetti trattati sono a seguito riepilogati e contengono tutti gli sviluppi analitici al fine di
fornire un esemplificazione esaustiva delle verifiche condotte.

ABSTRACT
LA COSTRUZIONE ESISTENTE
L’IDEAZIONE DELL’INTERVENTO
Criteri di progettazione e modellazione
ANALISI DI DETTAGLIO
Analisi dei carichi di progetto
Sollecitazioni e verifiche sulla struttura lignea
Comportamento globale della copertura
Verifiche locali
Particolari costruttivi
I RISCONTRI IN FASE ESECUTIVA

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LA COSTRUZIONE ESISTENTE
In un edificio di civile abitazione situato a Parma (zona 3) con struttura portante in muratura
(Figura 1), si rendeva necessario garantire l’accessibilità al sottotetto per le operazioni di
manutenzione, senza interventi di sopra elevazione. La copertura esistente era costituita da
un sistema a pareti a “nido d’ape” con sovrastanti elementi in laterizio (tavelloni) a sostegno
del manto in tegole,

Figura 1 – Edificio oggetto dell’intervento; prospetto sud 8° sinistra) e ovest (a destra)

Figura 2 – Il sottotetto – dettaglio delle pareti a “nido d’ape” che sostengono la copertura

Sulla base del rilievo del sottotetto (Figura 3 e Figura 4) il carico agente nello stato di fatto
risulta complessivamente (carichi permanenti portati):
G2-SDF = 1,88 kN/m²

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Figura 3 – Rilievo: sottotetto

Figura 4 – Particolari della copertura

Nell’ambito dell’ideazione progettuale dell’intervento, definiti i carichi agenti nello stato di


fatto, è stato individuato anche il sistema portante dell’edificio (Figura 5) ed è stata effettuata
la caratterizzazione meccanica della muratura portante, constatando che le pareti perimetrali
sono costituite da elementi in laterizio doppio UNI con valori dei parametri meccanici
deducibili dalla tabella C8A.1.1 – Circ. 617/2009, (Tabella 1).

Tabella 1 – Caratterizzazione meccanica della muratura portante

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Figura 5 – Rilievo: pianta piano primo – struttura portante in muratura (perimetrale) e telaio in c.a. (centrale) –
tipologia di tipo “misto”

L’IDEAZIONE DELL’INTERVENTO
Il sistema di coperta esistente costituisce una vulnerabilità dell’edifico, in termini di massa
complessiva e in termini di scarsa capacità resistente dovuta alla vulnerabilità per azioni
orizzontali.
L’intervento proposto consiste nella sostituzione del sistema di copertura esistente con una
nuova copertura in legno lamellare con travi ad asse curvilineo (A) e struttura secondaria
costituita da travetti a sostegno di un manto di copertura in lamiera metallica.

Figura 6 – Vista dello schema strutturale

Al fine di evitare aggravi di sollecitazione alle strutture sottostanti sono state collocate delle
catene metalliche (B) per garantire che la copertura fosse di tipo non spingente, ed inoltre

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sono stati collocati degli elementi strutturali metallici (C) per evitare che le azioni trasmesse
agli appoggi dagli archi fossero in corrispondenza degli architravi delle aperture sottostanti.

Le azioni orizzontali vengono trasmesse alla struttura esistente nelle zone terminali della
copertura per la presenza di maschi murari continui in altezza (D).

In direzione longitudinale la copertura è ancorata al cordolo perimetrale nelle porzioni delle


campate terminali di lunghezza L1 (Figura 7) con elementi in legno lamellare di dimensioni
160(b)×534(h) mm2, fissati al cordolo con barre d’acciaio M12 a passo di 500 mm.

Figura 7 – Vista in pianta del sistema unifilare della copertura

In tali zone si trasmettono le azioni orizzontali all’edificio esistente attraverso il meccanismo


resistente a taglio delle barre, che consentono di schematizzare le condizioni di vincolo con
cerniere orizzontali, (Figura 8).

Figura 8 – Vista longitudinale del sistema unifilare della copertura

Le azioni orizzontali possono essere quelle indotte dal vento e quelle indotte dal sisma
secondo gli schemi sopra riportati.
Particolare attenzione deve essere posta alla stabilità degli archi in direzione ortogonale al
proprio piano ed in tal senso è fondamentale garantire le condizioni di vincolo a cerniera nelle

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zone delle campate di lunghezza L1 con possibilità di trasmissione delle azioni orizzontali che
provengono dalle campate di lunghezza L2, nelle quali è consentita solo la trasmissione di
azioni verticali ai maschi murari sottostanti attraverso la collocazione di profilati metallici IPE
500 collocati a supporto dell’arco sul filo C2, (Figura 9). Gli elementi sono appoggiati in
corrispondenza dei maschi murari sottostanti per consentire la trasmissione del carico
direttamente alla muratura, evitando quindi di sollecitare a flessione il cordolo perimetrale.

Figura 9 - Profilati metallici – schemi statici. Nella figura sono riportate le viste in pianta dei profilati metallici
con i relativi schemi statici ed il dettaglio di appoggio. Con i simboli in figura: L1 = 2,71 m; L2 = 0,63 m; s1 =
0,675 m per il profilato TIPO 1 e L3 = 2,10 m; L4 = 3,30 m; s1 = 0,25 m per il profilato TIPO 2. Nella figura RSdY
rappresenta il carico trasmesso dall’arco (reazione vincolare)

Criteri di progettazione e modellazione


Le azioni sulla struttura vengono determinate analizzando separatamente i travetti di falda, le
travi curve (archi) e la costruzione in senso longitudinale per determinare le azioni
sull’edificio sottostante.
Le analisi dei travetti sono condotte con i metodi della scienza e della tecnica delle
costruzioni, la determinazione delle sollecitazioni sulle travi curve sono invece condotte con
l’ausilio dell’elaboratore elettronico, impiegando il metodo agli elementi finiti, senza utilizzare
programmi di calcolo specifici per la tipologia in questione, (pre e post processori specifici per
le strutture lignee).

Secondo quanto indicato al punto 7.2.2 del DM 14.01.2008, la struttura risulta regolare in
pianta ed in altezza.
A favore di sicurezza e senza perdere in generalità il fattore di struttura è stato assunto
unitario (struttura non dissipativa) e pertanto considerato che la costruzione è regolare in
altezza (KR = 1,00, § 7.3.1 del DM 14.01.2008) il valore del fattore di struttura risulta:
q = q0·KR = 1,0·1,0 = 1,0
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Per i travetti, viene considerato in prima analisi il travetto nelle condizioni peggiori che sono
quelle dovute alla flessione deviata per il carico da neve (che dipende dall’inclinazione α
sull’orizzontale), procedendo alle verifiche allo SLU e SLE, secondo uno schema di trave in
semplice appoggio

Per le travi curve lo schema statico considerato è quello di arco a due cerniere con spinta
eliminata (per la presenza della catena) e le analisi vengono condotte per la tipologia C1 e C2
(Figura 10 e Figura 11) valutando la situazione peggiore di sollecitazione e deformabilità, in
considerazione del fatto che la sezione trasversale è la stessa, ovvero 200(b)×648(h) mm².
Gli archi sono soggetti, nelle varie combinazioni, al carico concentrato trasmesso dai travetti
secondo lo schema unifilare adottato, per il quale sono stati definiti due modelli piani (per le
travi C1 e C2).

Figura 10 – Schema unifilare C1 e C2, LC1 = 10,75 m; f1 = 3,22 m - LC2 = 9,80 m; f2 = 2,40 m

Figura 11 – Schema unifilare in direzione longitudinale; L1 = 3,795 m; L2 = 4,125 m

Si precisa che la modellazione degli archi è stata condotta con due distinte tipologie di analisi
numeriche, la prima che considera la presenza della catena e la seconda che la esclude. Il
primo modello è adottato per le verifiche nei confronti dei carichi di gravità, il secondo per le
verifiche sismiche. La distinzione si rende necessaria perché il comportamento dei vincoli è
diverso nei due casi ed è dovuto sostanzialmente al fatto che le catene possono non essere
sollecitate a trazione nel caso di azioni orizzontali di natura sismica.
carichi concentrai agenti vengono calcolati come somma delle reazioni vincolati dei travetti
negli stati limite considerati secondo le seguenti formulazioni:
Li + L j
per pesi propri strutturali: S d ,i = γ G1G1 ⋅ i ⋅
2

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Li + L j
per e permanenti portati: S d ,i = γ G 2 G 2 ⋅ i ⋅
2
Li + L j
per neve in condizioni simmetriche: S d ,i = γ Q1Qk ,11 ⋅ cos α ⋅ i ⋅
2
Li + L j
per neve in condizioni asimmetriche: S d ,i = γ Q1Qk ,12 −13− medio ⋅ cos α ⋅ i ⋅
2
Li + L j
per vento: S d ,i = γ Q 2 Q k , 2 ⋅ i ⋅
2
Li + L j
per sisma: S d ,i −vert = (G + G 2 ) ⋅ i ⋅
2
Li + L j
S d ,i −orizz = Fa ⋅ i ⋅
2
Sono state definite 8 condizioni di carico:
G1pp: peso proprio degli archi (calcolato automaticamente)
G1: pesi propri strutturali
G2: carichi permanenti portati
Qk11: neve simmetrica
Qk12-13 neve asimmetrica
Qk2: vento
Fa: sisma
T: pretensione nelle catene

Le combinazioni di carico analizzate sono:


combinazioni allo SLU (per le verifiche di resistenza)
combinazione fondamentale CDC 1 Fq = γ G1G1 + γ G 2 G 2 + γ Q1Q k 1 (variabile neve)
combinazione fondamentale CDC 2 Fq = γ G1G1 + γ G 2G2 + γ Q 2Qk 2 (variabile vento)
combinazione fondamentale CDC 3 Fd = E + G1 + G2 (azioni sismiche)
assumendo γG1 = 1,3; γG2 = 1,5 e γQ1 = 1,5 come da tabella 2.6.I del DM 14.01.2008.

combinazioni allo SLE (per le verifiche di deformabilità):


combinazione rara CDC 4 Fq = G1 + G 2 + ψ 02 Q k 1
combinazione frequente CDC 5 Fq = G1 + G 2 + ψ 11Q k1
combinazione quasi permanenteCDC 6 Fq = G1 + G 2 + ψ 21Q k1
assumendo come carico principale quello della neve e quindi con ψ02 = 0,5; ψ11 = 0,2 e ψ21 =
0,00, come da tabella 2.5.I del DM 14.01.2008.

Le verifiche allo stato limite ultimo riguardano:


− verifiche a taglio;
− verifiche a presso flessione
− verifiche a trazione ortogonale alle fibre
− verifiche di stabilità

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La deformabilità è calcolata con riferimento allo SLE in condizioni a tempo zero (t = 0) e a
tempo infinito (t = ∞) considerando gli effetti delle variazioni di umidità applicando il
coefficiente di deformazione kdef di cui dalla tabella 4.4.V del DM 14.01.2008.

Sono state poi condotte le verifiche allo SLU e SLE delle strutture metalliche costituite dai
profilati IPE 500 collocati a supporto dell’arco sul filo C2 (Figura 9); gli elementi sono
appoggiati in corrispondenza dei maschi murari sottostanti per consentire la trasmissione del
carico direttamente alla muratura, evitando quindi di sollecitare a flessione il cordolo
perimetrale.
Le verifiche allo SLE hanno permesso di controllare che la massima inflessione verticale sia
inferiore al valore di 17 mm, che corrisponde alla distanza tra estradosso del cordolo ed
intradosso del profilato presente al di fuori delle zone di appoggio. La verifica consente quindi
di poter garantire che le reazioni vincolari dei profili si trasmettano nei punti di appoggio e
non in continuità sul cordolo.

Sono state poi eseguite le analisi in direzione longitudinale, dove la copertura è ancorata al
cordolo perimetrale nelle porzioni delle campate terminali di lunghezza L1 (Figura 7) con
elementi in legno lamellare di dimensioni 160(b)×534(h) mm2, fissate al cordolo con barre
d’acciaio M12 a passo di 500 mm.
In tali zone si trasmettono le azioni orizzontali all’edifico esistente attraverso il meccanismo
resistente a taglio delle barre, che consentono di schematizzare le condizioni di vincolo con
cerniere orizzontali, (Figura 8).

ANALISI DI DETTAGLIO

Analisi dei carichi di progetto


L’analisi dei carichi è condotta con riferimento alle indicazioni normative e nel caso
dell’azione del vento con riferimento alle prescrizioni di cui alle CNR 207/2008.
Pesi propri strutturali
I pesi propri strutturali sono calcolati con riferimento ai seguenti pesi specifici:
legno lamellare γ = 5,00 kN/m3
acciaio γ = 78,50 kN/m3
Occorre inoltre considerare il peso dell’assito di irrigidimento (mono strato) che avendo
funzioni strutturali risulta:

Permanenti portati
Sono costituiti dalla stratigrafia di copertura come riportato negli elaborati grafici di progetto
e mostrato nella Figura 12.

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Figura 12 – Stratigrafia della copertura

Sulla base della stratigrafia sopra riportata si ottiene:

Confronto tra i carichi permanenti ante e post intervento


L’analisi dei carichi nella situazione esistente ha condotto ad un valore del carico permanente
portato sul solaio pari a:
G2-SDF,tot = 1,88 kN/m².
Nella situazione di progetto il carico complessivo per effetto delle azioni permanenti risulta
pari a G1 + G2 = 0,13 + 0,53 = 0,66 kN/m², a cui aggiungendo il peso proprio della copertura
(stimato a favore di sicurezza in 0,15 kN/m²) si ottiene un carico complessivo pari a:
G1,2-PRG,cop = 0,66 + 0,15 = 0,81 kN/m².
Questo carico agisce però direttamente sui bordi perimetrali dell’edificio che saranno oggetto
di verifiche locali.
Sulla superficie del solaio agisce invece direttamente il carico permanente dovuto alla nuova
pavimentazione pari a 50 mm di sottofondo alleggerito (con densità stimata a favore di
sicurezza pari a γ = 4,00 kN/m³), 40 mm di massetto di posa (con densità stimata a favore di
sicurezza pari a γ = 14,00 kN/m³) e del pavimento incollato di 10 mm (con peso pari a 0,10
kN/m²) e così per un totale di 0,05×4,00 + 0,04×14,00 + 0,10 = 0,20 + 0,56 + 0,10 = 0,86
kN/m², che quindi risulta essere il carico agente nella situazione di progetto direttamente sul
solaio:
G1,2-PRG,sol = 0,66 + 0,15 = 0,86 kN/m².

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Nella configurazione di progetto rispetto a quella esistente si ha una variazione di carico di
0,86 – 1,88 = - 1,02 kN/m², pari al 54% in meno per quanto riguarda il carico applicato
direttamente sul solaio e complessivamente pari a 0,86 + 0,81 – 1,88 = - 0,21 kN/m², pari
all’11% in meno per quanto riguarda il carico complessivo sull’edificio.

Carichi variabili - neve


L’azione della neve (Figura 13) è determinata con riferimento al § 3.4 del DM 14.01.2008, per
il sito in questione che si trova a quota 57 m, sul livello del mare.
In questo caso il valore caratteristico di neve al suolo risulta (§ 3.4.2 – Provincia di Parma,
Zona I mediterranea): qsk = 1,50 kN/m2. Il coefficiente di esposizione (§ 3.4.3) per una classe
di topografia normale (tab. 3.4.I), risulta CE = 1,00 e il coefficiente termico (§ 3.4.4) è pari a Ct
= 1,00.
Il coefficiente di forma µ è diversificato a seconda che si consideri la disposizione di carico di
cui al § 3.4.5, ovvero carico da neve depositata in assenza di vento (caso i) o in presenza di
vento (caso ii). La Circ. 617/2009 fornisce i valori del coefficiente di forma µ per i rispettivi
casi.

Caso (i)
µ = 0,80

Caso (ii)
β > 60° ⇒ µ3 = 0,00
β ≤ 60° ⇒ µ3 = 0,2 + 10·h/b ≤ 2,0

Considerando che per la costruzione in questione h = 3,23 m e b =


11,00 m, si ottiene µ3 = 2,94 ⇒ µ3 = 2,0

Figura 13 – Schema di carico da neve. In alto a sinistra l’estratto della fig. C3.4.3 della Circ. 617/2009, in alto
a destra il calcolo del valore del coefficiente di forma ed in basso, al centro, le caratteristiche geometriche
adottate nella formulazione; si noti che il carico è applicato sull’intera proiezione della corda essendo α1 = 42°
< β = 60°
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Si ottiene:
caso (i) Qk11 = qsk·CE·Ct·µ3 = 1,20 kN/m2
caso (ii) Qk12 = qsk·CE·Ct·0,5µ3 = 1,50 kN/m2
Qk13 = qsk·CE·Ct·µ3 = 3,00 kN/m2

Carichi variabili – vento


L’azione del vento è determinata con riferimento al § 3.3 del DM 14.01.2008, per il sito in
questione che si trova a quota as = 57 m, sul livello del mare.
In base alla tabella 3.3.I la costruzione è situata in Zona 2 e quindi vb,0 = 25 m/s, a0 = 750 m, ka
= 0,015 1/s, considerando un tempo di ritorno TR = 50 anni con coefficiente di ritorno αR =
1,00 si ottiene (§ C3.2.2 Circ. 617/2009) vb = vb,0 = 25 m/s, essendo as < a0.
La pressione cinetica di riferimento (§ 3.3.6) risulta quindi qb = 0,39 kN/m2.
Si adotta il coefficiente dinamico cd = 1,00. Il coefficiente di esposizione (§ 3.3.7) viene
calcolato secondo l’espressione 3.3.5, in base ad una classe di rugosità del terreno (tab. 3.3.III
e fig. 3.3.2) pari alla classe B [Aree urbane (non di classe A), suburbane, industriali e
boschive], per una categoria di esposizione del sito (tab. 3.3.II) pari alla categoria IV, da cui kr
= 0,22, z0 = 0,30 m e zmin = 8,00 m.

Considerando (Figura 14) che ze > zmin risulta Ce(z) = 1,756.

Figura 14 – Caratteristiche geometriche della costruzione. L’altezza di riferimento è pari alla quota ze ≅ 9,60 m
del baricentro della copertura

Un’analisi approfondita deve essere condotta sul coefficiente di forma (o aerodinamico) Cp,
sono quindi applicate le disposizioni di cui al punto G.2.3.6 delle CNR-DT 207/2008 –
coperture a volta cilindrica, con riferimento alla simbologia di contesto.

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Figura 15 – Estratto della figura G.15 delle CNR-DT 207/2008. Vendono individuati 4 settori con diversi valori
del coefficiente di forma, ricavabili da un diagramma su cui sono possibili le interpolazioni lineari quando
esplicitamente menzionato. Nel caso in questione h = 7,72 m, f = 3,70 m, d = 11,00 m. Il rapporto tra le
grandezze geometriche risulta h/d = 0,70 e f/d = 0,34.

La quota di riferimento per le coperture a volta cilindrica è pari a ze = h + f/2 = 3,70 + 7,72/2 ≅
9,60 m.
Nel caso di vento perpendicolare alle generatrici della copertura, la copertura è suddivisa in
quattro zone distinte di uguale sviluppo:
− nella prima zona (A, sopravento) si adottano i coefficienti di pressione Cpe,A
− nelle due zone intermedie (B) si adottano i coefficienti di pressione Cpe,B
− nell’ultima zona (C, sottovento si adottano i coefficienti di pressione Cpe,C.

I valori dei coefficienti di pressione sono forniti (Figura 16) in funzione dei rapporti h/d e f/d
ed in particolare, per quanto riguarda il coefficiente Cpe,A:
− nel caso in cui h/d ≥ 0,5, si considerano entrambi i valori riportati nel grafico;
− per valori intermedi tra h/d = 0 e h/d = 0,5, si possono interpolare linearmente i valori
riportati.

Figura 16 – Estratto della figura G.16 delle CNR-DT 207/2008. Sono riportati i valori ottenuti impiegando il
grafico.

Trattandosi inoltre di struttura non stagna è necessario considerare la presenza della


pressione interna con coefficiente di forma Cpi = ± 0,2, combinato in modo tale da rendere
massimi gli effetti, secondo lo schema riportato in Figura 17.
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Figura 17 – Schema di combinazione delle pressioni.
pressioni

Applicando la formulazione di cui al § 3.3.4 del DM 14.01.2008, formulazione 3.3.2, p =


qb·ce·cp·cd, si ottengono i valori di Tabella 2 con riferimento alla Figura 18.
18
.

Tabella 2 – Azione del vento in direzione


direzi trasversale

arico da vento – direzione trasversale. Porzione A (Qk,21 = +0,25 kN/m2); Porzione B


Figura 18 – Schema di carico
(Qk,22 = -0,72 kN/m2); Porzione C (Qk,23 = -0,28 kN/m2); Porzione D (Qk,24 = -0,13
0,13 kN/m2). Nella figura è anche
riportato il modello adottato per la definizione della pressione.

In direzione longitudinale le azioni indotte dal vento sulle pareti esterne sono calcolate
analogamente ma con coefficienti di pressione ricavati dal § C3.3.10.1 della Circ. 617/2009
617/200
che valgono:
Cpe = +0,8 (sopravento); Cpe = - 0,40 (sottovento); Cpi = ± 0,20 (interno)

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Sulle direttrici della superficie della copertura vengono considerate gli effetti del vento
radente, assumendo un coefficiente per superficie molto scabra pari a cf = 0,04 (tab. C.3.3.I –
Circ. 617/2009), calcolando la pressione radente con la formulazione (§ 3.3.5 – DM
14.01.21008):
pf = qb · Ce · cf

Figura 19 – Azioni del vento in direzione longitudinale

Ricordando che Ce(z) = 1,756 e qb = 0,39 kN/m2 le pressioni sulle pareti risultano (Figura 19):

pressione interna positiva (configurazione a - Figura 17)


pX = 0,39 · 1,756 · (+ 0,8 – 0,2) = + 0,41 kN/m2
pY = 0,39 · 1,756 · (- 0,4 – 0,2) = - 0,41 kN/m2

pressione interna negativa (configurazione b)


pX = 0,39 · 1,756 · (+ 0,8 + 0,2) = + 0,69 kN/m2
pY = 0,39 · 1,756 · (- 0,4 + 0,2) = - 0,14 kN/m2

mentre la pressione radente sulla superficie laterale risulta


pf = 0,39 · 1,756 · 0,04 = + 0,03 kN/m2

Azione sismica
Per le finalità delle analisi e senza perdere in generalità il valore dell’azione sismica viene
calcolato con riferimento alle indicazioni di cui al §7.2.3 con le formule 7.2.1 e 7.2.2. (con
correzione del refuso in base alla nota 8, pag. 226 della Circolare 617/2009).
Il fattore di struttura dell’elemento è assunto pari a qa = 1,00, il peso vale Wa = 0,81 kN/m2, il
rapporto tra l’accelerazione massima del terreno ag su sottosuolo di tipo A e l’accelerazione di
gravità g vale α = ag/g = 0,141, il coefficiente che tiene conto della categoria di sottosuolo e
delle condizioni topografiche vale S = SS·ST = 1,80, il periodo proprio dell’elemento strutturale
Ta è assunto pari a quello della struttura T1 = 0,273 sec, la quota dell’elemento strutturale
misurata a partire dal piano di fondazione è pari a circa Z = 11,40 m, l’altezza della
costruzione misurata a partire dal piano di fondazione risulta H = 13,20 m.

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Figura 20 – Altimetria della costruzione

Sulla base dei dati di Figura 20 la formula 7.2.2 fornisce il valore dell’accelerazione massima
Sa adimensionalizzata rispetto a quella di gravità, che la falda subisce durante il sisma:
 3 ⋅ (1 + Z H )   3 ⋅ (1 + 0,864 ) 
Sa = α ⋅ S ⋅  − 0,5 = α ⋅ S ⋅  − 0,5 = α ⋅ S ⋅ 5,1 =
1 + (1 − Ta T1 )   1 + (1 − 1) 
= 0,141 · 1,80 · 5,1 = 1,294
S ⋅W
Applicando la formula 7.2.1 si ottiene: Fa = a a = 1,05 kN/m2
qa

Sollecitazioni e verifiche sulla struttura lignea


Le azioni sulla struttura vengono determinate analizzando separatamente i travetti di falda, le
travi curve (archi) e la costruzione in senso longitudinale per determinare le azioni
sull’edificio sottostante.
Nelle verifiche sezionali è stata adottata la simbologia di Figura 21.

Figura 21 – Simbologia di riferimento adottata nella verifica sezionale


Travetti di falda
Viene considerato in prima analisi il travetto nelle condizioni peggiori che sono quelle dovute
alla flessione deviata per il carico da neve (che dipende dall’inclinazione α sull’orizzontale -
Figura 22).

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Figura 22 - Sezione trasversale della copertura. I travetti hanno un interasse (misurato sull’arco) pari ad i =
1,28 m ed hanno la sezione trasversale orientata secondo la tangente all’estradosso della trave curva con
inclinazioni α1 = 42°, α2 = 36°, α3 = 26°, α4 = 15°, α5 = 5°

Verifiche allo SLU


In considerazione del fatto che il piano di falda non è rigido la situazione peggiore si verifica
per la combinazione asimmetrica dovuta alla neve Qk13; essendo la distribuzione del carico ad
andamento linerare, senza perdere in generalità si considera il valor medio per interpolazione
lineare (Figura 23) Qk13-medio = 2,50 kN/m².

Figura 23 - Travetto analizzato. La sezione trasversale è orientata secondo la tangente all’estradosso della
trave curva con inclinazione α = α3 = 26°

Considerando per i travetti uno schema di trave in semplice appoggio con luce di calcolo, che
tenga conto dello spessore degli archi, pari a L = 4,125 – 2·0,20 = 3,925 m (Figura 24) il carico
uniformemente distribuito sull’elemento viene calcolato con i seguenti valori caratteristici dei
carichi:

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G1 = 0,13 kN/ m2; G2 = 0,53 kN/m2; Qk13-medio = 2,50 kN/m².

La combinazione di carico allo SLU viene ricavata con la formulazione:


Fd = γ G1G1 + γ G 2 G 2 + γ Q1Q k 1
e con i coefficienti parziali di amplificazione pari a: γG1 = 1,3; γG2 = 1,5 e γQ1 = 1,5, risulta:

Fd ,i = γ G1 ⋅ g 1 + (γ G1G1 + γ G 2 G 2 + γ Q1Q k 13− medio cos α ) ⋅ i = 5,76 kN/m


dove g1 = 0,16 kN/m è il peso proprio dell’elemento che ha sezione 160(b)×199(h) mm2.

Si ottiene:
Fdz = Fd ,i cos α = 5,18 kN/m Fdy = Fd ,i senα = 2,53 kN/m

Figura 24 - Schema statico dei travetti

Le azioni interne risultano pertanto:


L2 L2
M Sd , z = Fd , z = 9,97 kN/m M Sd , y = Fd , y = 4,87 kN/m
8 8
L L
VSd , z = Fd , z = 10,16 kN VSd , y = Fd , y = 4,96kN
2 2

Sulla base di quanto ricavato vengono condotte le verifiche allo SLU, adottando i valori di
resistenza di calcolo dedotti dalla relazione sui materiali.

verifica a flessione:
coefficiente di forma della sezione:..........................................km = 0,7 (§ 4.4.8.1.6, DM 14.01.08)
modulo di resistenza rispetto all'asse y: ................................Wy = 1.056.027 mm3
modulo di resistenza rispetto all'asse z: ................................Wz = 849.067 mm3

resistenza di calcolo a flessione (attorno all’asse principale y-y)1:


fm,y,d = 14,90·1,1 = 16,39 MPa
resistenza di calcolo a flessione (attorno all’asse principale z-z)2:
fm,y,z = 14,90·1,1 = 16,39 MPa
1
Sulla base della formulazione di (11.7.2) di cui al § 11.7.1.1 del DM 14.01.2008, si applica il coefficiente
moltiplicativo per l’effetto di volume che in questo caso - con h = 199 mm - risulta pari a kh = 1,1
2
Analogamente come sopra ma con h = 160 mm, il risultato conduce sempre a kh = 1,1

marzo – 2016 18
M sd , y M sd , z
σ m, y ,d = = 9,44 MPa σ m, y , z = = 5,73 MPa
Wy Wz
σ m , y ,d σ m, z ,d σ m, y,d σ m, z ,d
+ km = 0,82 < 1,00 km + = 0,75 < 1,00
f m, y,d f m , z ,d f m, y ,d f m , z ,d

verifiche a taglio:
area della sezione:...........................................................................A = 31.840 mm2
resistenza di calcolo al taglio:.....................................................fv,d = 1,68·1,1 = 1,84 MPa

3 VSd , z 3 VSd , y
τ d ,z = = 0,48 MPa τ d,y = = 0,23 MPa
2 A 2 A
τ d = τ d2, z + τ d2, y = 0,53 MPa < fv,d

Il travetto 160(b)×199 (h) mm2 è verificato allo SLU, perché le relazioni sovrastanti sono
soddisfatte.

Si nota che nel caso della sollecitazione dovuta al vento, l’azione è di tipo radiale e quindi non
genera flessione deviata ma sollecitazioni agenti nel piano principale del travetto secondo la
massima inerzia.
In questo caso si ottiene un valore inferiore dell’azione flessionale, che risulta massima nel
settore B (Figura 22 e Figura 23):

[
M Sd , z = (γ G1 ⋅ g1 + (γ G1G1 + γ G 2 G2 ) ⋅ i − γ Q1 (Qk , 22 + Qk , 24 ) ⋅ i ) ] L2
8
= - 0,37 kN/m

Per quanto riguarda le azioni dovute al sisma, il travetto risulta soggetto ad una azione
orizzontale agente sulla copertura pari ad Fa = 1,05 kN/m², che produce i massimi effetti in
corrispondenza degli elementi in chiave.

marzo – 2016 19
Figura 25 - Azioni agenti in condizione sismica

Senza perdere in generalità si procede al calcolo delle sollecitazioni trascurando l’inclinazione


della sezione del travetto sull’orizzontale (α5 = 5°).
La combinazione da utilizzare risulta:
Fd = E + G1 + G2 = Fa + G1 + G2
che conduce ad un carico uniformemente distribuito sull’elemento pari a:
Fdz = g1 + (G1 + G2 ) ⋅ i = 1,00 kN/m Fdy = Fa ⋅ i = 1,34 kN/m
Le azioni interne risultano pertanto:
L2 L2
M Ed , z = Fd , z = 1,92 kN/m M Ed , y = Fd , y = 2,58 kN/m
8 8

Come si nota l’effetto dell’azione sismica sull’elemento strutturale non è determinante per la
verifica e questa osservazione ha una validità generale sulla base di alcune semplici
considerazioni; si tenga presente che nelle verifiche devono essere impiegati i seguenti
coefficienti di modificazione e di sicurezza:
CDC 1: solo carichi permanenti e variabili kmod = 0,9 γM,1 = 1,45
CDC 3: azioni simiche kmod = 1,0 γM,3 = 1,00

L’incremento di resistenza nel passaggio dalla CDC 1 alla CDC 3 risulta:

CDC 3
k mod
γ M ,3
CDC1 = 1,61
k mod
γ M ,1

Il momento flettente, passando dalla CDC 1 (MSd,y = 4,87 kN/m) alla CDC 3 (MEd,y = 2,58 kN/m),
si riduce del 47% a fronte dell’aumento delle resistenze di progetto del 61%, pertanto la
condizione sismica non è determinante per il dimensionamento e la verifica dell’elemento.

marzo – 2016 20
Verifiche allo SLE
La deformabilità dell’elemento è calcolata con riferimento allo SLE (con modulo elastico del
legno lamellare pari a E = 11,60 kN/mm2): in condizioni a tempo zero (t = 0) e a tempo infinito
(t = ∞) considerando gli effetti delle variazioni di umidità nel legno.
Gli effetti delle variazioni di umidità nel legno sono considerati applicando il coefficiente di
deformazione kdef di cui dalla tabella 4.4.V del DM 14.01.2008.
Le combinazioni di riferimento sono quelle definite dalle istruzioni CNR – DT 206/2007
(§6.4.1) in relazione alla deformazione limite che deve essere contenuta entro i valori di
riferimento.

Figura 26 - Deformabilità dell’elemento

Indicando con (Figura 26):


u0 = contro freccia, (in questo caso assente);
u1 = freccia dovuta ai carichi permanenti;
u2 = freccia dovuta ai carichi variabili;

La freccia netta, unet, di un elemento inflesso, riferita alla corda congiungente i punti della
trave in corrispondenza degli appoggi è data da:
unet = u1 + u2 – u0
In via semplificata la deformazione finale ufin, relativa ad una certa condizione di carico, si può
valutare come segue:
ufin = uin + udif
dove:
uin è la deformazione iniziale (istantanea), calcolata con riferimento alla combinazione di
carico rara;
udif è la deformazione differita che può essere valutata attraverso la relazione:
udif = u'in ·kdef
nella quale:
u’in è la deformazione iniziale (istantanea), calcolata con riferimento alla combinazione di
carico quasi permanente;

In generale è possibile pervenire ad una formulazione più completa secondo la quale per il
calcolo della deformazione finale (ufin) occorre valutare la deformazione a lungo termine per
la combinazione di carico quasi permanente e sommare a quest’ultima la deformazione
istantanea dovuta alla sola aliquota mancante, nella combinazione quasi permanente, del
carico variabile prevalente (da intendersi come il carico variabile di base della combinazione
rara).

marzo – 2016 21
La deformazione finale ufin, si può pertanto valutare come:
ufin = u1,in (1+kdef) + u21,in (1+ ψ11 kdef) + Σ(i = 2…n) ψ2i u2i,in (1+kdef)
dove:
u1,in è la deformazione istantanea del carico permanente
u21,in è la deformazione istantanea del carico variabile prevalente
u2i,in è la deformazione istantanea della i-esima azione variabile della combinazione

Nel caso in questione il calcolo è effettuato sulla base delle seguenti combinazioni:

combinazione rara CDC 4 Fq = G1 + G 2 + ψ 02 Q k 1


combinazione frequente CDC 5 Fq = G1 + G 2 + ψ 11Q k1
combinazione quasi permanente CDC 6 Fq = G1 + G 2 + ψ 21Q k1
adottando come carico principale quello della neve (Figura 23) e quindi assumendo ψ02 = 0,5;
ψ11 = 0,2 e ψ21 = 0,00, come da tabella 2.5.I del DM 14.01.2008.

La deformabilità dell’elemento deve essere calcolata con riferimento ai piani principali


d’inerzia ed il valore risultante è ricavabile componendo vettorialmente il campo di
spostamenti ricavato.

Il calcolo a t = 0 porge:
5 (G1 + G 2 ) ⋅ i ⋅ L4 5 (G1 + G 2 ) ⋅ i ⋅ L4
u1,in − Z = = 2,29 mm u1,in −Y = = 1,73 mm
384 EJ y 384 EJ z

u1,in = u12,in −Y + u12,in − Z = 2,87 mm

5 Qk ,13 ⋅ cos α ⋅ i ⋅ L 5 Qk ,13 ⋅ cos α ⋅ i ⋅ L


4 4

u 21,in − Z = = 6,56 mm u 21,in −Y = = 4,95 mm


384 EJ y 384 EJ z

u 2,in = u 21
2
,in −Y + u 21,in − Z = 8,22 mm
2

Nei casi in cui sia opportuno limitare la freccia istantanea dovuta ai soli carichi variabili, si
raccomanda il seguente valore, a meno che condizioni speciali non impongano altri requisiti:
L
u 2,in ≤
300
dove, u2,in è calcolata a partire dalla combinazione di carico rara, u2,in = u21,in + u22,in (dove u22,in
= 0,00 perché l’azione del vento non è considerata in contemporanea) e pertanto si ottiene:
u2,in = 8,22 < 1/300 L = 13,08 mm

Il calcolo a t = ∞ porge:
u1,fin = u1,in (1+kdef) = 2,87·(1 + 0,6) = 4,59 mm
u21,fin = u21,in (1+ ψ11 kdef) = 8,22·(1 + 0,2·0,6) = 9,21 mm
u22,fin = 0,00 mm (ψ21 = 0,00)

marzo – 2016 22
Nei casi in cui sia opportuno limitare la freccia finale, si raccomanda il seguente valore, a meno
che condizioni speciali non impongano altri requisiti:
L
u fin = u1, fin + u 21, fin + u 22, fin ≤
250
con la limitazione:
L
u 2, fin = u 21, fin + u 22, fin ≤
200
e pertanto si ottiene:
ufin = 4,59 + 9,21 = 13,80 mm < 1/250 L = 15,70 mm

u2,fin = 9,21 < 1/200 L = 19,63 mm

Il travetto 160(b) × 199 (h) mm2 è verificato allo SLE, perché le relazioni sovrastanti sono
soddisfatte.
Travi curve (archi)
Lo schema statico considerato è quello di arco a due cerniere con spinta eliminata (per la
presenza della catena) e le analisi vengono condotte per la tipologia C1 e C2 (Figura 27 e
Figura 28) valutando la situazione peggiore di sollecitazione e deformabilità, in
considerazione del fatto che la sezione trasversale è la stessa, ovvero 200(b)×648(h) mm².

Figura 27 - Sezione trasversale su filo C1 e azioni agenti. L’arco ha corda pari a LC1 = 10,75 m e freccia fC1
= 2,90 m, che in asse risulta f1 = 2,90 + 0,648/2 = 3,22 m

marzo – 2016 23
Figura 28 - Sezione trasversale su filo C2 e azioni agenti. L’arco ha corda pari a LC2 = 9,80 m e freccia fC2 =
2,08 m, che in asse risulta f2 = 2,08 + 0,648/2 = 2,40 m

Carichi agenti
Gli archi (Figura 29) sono soggetti, nelle varie combinazioni, al carico concentrato trasmesso
dai travetti secondo lo schema unifilare di Figura 24.

Figura 29 - Schema unifilare C1 e C2. LC1 = 10,75 m; f1 = 3,22 m - LC2 = 9,80 m; f2 = 2,40 m

Figura 30 - Schema unifilare in direzione longitudinale. L1 = 3,795 m; L2 = 4,125 m

I carichi concentrai agenti vengono calcolati come somma delle reazioni vincolati dei travetti
negli stati limite considerati secondo le seguenti formulazioni:

marzo – 2016 24
Li + L j
per pesi propri strutturali: S d ,i = γ G1G1 ⋅ i ⋅
2
Li + L j
per e permanenti portati S d ,i = γ G 2 G 2 ⋅ i ⋅
2
Li + L j
per neve in condizioni simmetriche: S d ,i = γ Q1Qk ,11 ⋅ cos α ⋅ i ⋅
2
Li + L j
per neve in condizioni asimmetriche: S d ,i = γ Q1Qk ,12 −13− medio ⋅ cos α ⋅ i ⋅
2
Li + L j
per vento: S d ,i = γ Q 2 Q k , 2 ⋅ i ⋅
2
Li + L j
per sisma: S d ,i −vert = (G + G 2 ) ⋅ i ⋅
2
Li + L j
S d ,i −orizz = Fa ⋅ i ⋅
2
Nelle tabelle seguenti vengono riportati i carichi agenti calcolati con coefficienti parziali
unitari, che verranno considerati nei modelli delle elaborazioni analitiche successive.
Nel caso delle travi sul filo C1 l’interasse è pari a (L1+L2)/2 = 3,960 m e nel caso della trave
sul filo C2 è pari a (L2+L2)/2 = 4,125 m.
L’interasse dei travetti è pari a i = 1,28 e gli angoli d’inclinazione del piano di falda αi sono
quelli della Figura 28.

Tabella 3 - Azioni sui nodi dovute ai pesi propri strutturali. Il carico concentrato viene calcolato sulla base
dell’area d’influenza i×iL ed ha direzione verticale.

Tabella 4 - Azioni sui nodi dovute ai carichi permanenti portati. Il carico concentrato viene calcolato sulla base
dell’area d’influenza i×iL ed ha direzione verticale.

Tabella 5 - Azioni sui nodi dovute alla neve in condizioni simmetriche. Sul semi arco considerato viene
determinato il valore del carico medio agente tra due travetti consecutivi (che in questo caso è coincidente con
i valori agli estremi), sulla base dell’angolo d’inclinazione della falda viene determinato il carico uniformemente
distribuito sul travetto ed in base all’interasse longitudinale la reazione complessiva al nodo.

marzo – 2016 25
Tabella 6 - Azioni sui nodi dovute alla neve in condizioni asimmetriche – Qk,12. Sul semi arco considerato
viene determinato il valore del carico medio agente tra due travetti consecutivi, sulla base dell’angolo
d’inclinazione della falda viene determinato il carico uniformemente distribuito sul travetto ed in base
all’interasse longitudinale la reazione complessiva al nodo.

Tabella 7 - Azioni sui nodi dovute alla neve in condizioni asimmetriche – Qk,13. Sul semi arco considerato
viene determinato il valore del carico medio agente tra due travetti consecutivi, sulla base dell’angolo
d’inclinazione della falda viene determinato il carico uniformemente distribuito sul travetto ed in base
all’interasse longitudinale la reazione complessiva al nodo.

Al fine di verificare la corretta determinazione dei carichi nel caso di scenari di neve
asimmetrica è riportato il grafico in Figura 31 dei valori calcolati per interpolazione lineare.

Figura 31 - Diagramma del carico di neve asimmetrico per una porzione di semiarco.In ascissa la distanza
progressiva sull’orizzontale dei nodi di ciascun travetto ed in ordinata il valore del carico. Nella figura è anche
riportato lo schema di calcolo.

marzo – 2016 26
Tabella 8 - Azioni sui nodi dovute al vento – PORZIONE A + D. Il carico concentrato viene calcolato sulla
base dell’area d’influenza i×iL ed ha direzione ortogonale alla tangente all’arco nel punto considerato.

Tabella 9 - Azioni sui nodi dovute al vento – PORZIONE B + D. Il carico concentrato viene calcolato sulla
base dell’area d’influenza i×iL ed ha direzione ortogonale alla tangente all’arco nel punto considerato.

Tabella 10 - Azioni sui nodi dovute al vento – PORZIONE C + D.Il carico concentrato viene calcolato sulla
base dell’area d’influenza i×iL ed ha direzione ortogonale alla tangente all’arco nel punto considerato.

Tabella 11 - Azioni sui nodi dovute al sisma. Il carico concentrato viene calcolato sulla base dell’area
d’influenza i×iL ed ha direzione orizzontale.

Modello numerico
Sulla base dello schema unifilare sono stati analizzati due modelli piani (per le travi C1 e C2),
riportati in Figura 32.

Figura 32 - Modelli C1 e C2 in vista unifilare con numerazione dei nodi. L’asse della trave curva è
discretizzato con una poligonale, i nodi evidenziati sono quelli in cui è presente il collegamento con i travetti, i
nodi intermedi hanno la funzione di discretizzazione dell’asse curvilineo. Le catene (CT) sono modellate con
un unico elemento truss (asta) di sezione doppia (1 + 1 Ø20 = 1Ø40), gli archi con elementi beam (trave) di

marzo – 2016 27
sezione pari a 200(b)×648(h). Le condizioni di vincolo sono introdotte con vincoli V1 che sono delle cerniere
(solo rotazione attorno a Z consentita) e con degli appoggi scorrevoli V2 in direzione X garantire che nelle
catene si generi lo sforzo di trazione. Non essendoci coincidenza tra i nodi di ancoraggio delle catene e l’asse
degli archi sono stati inserite delle condizioni matematiche attraverso un collegamento rigido rigid link che
consente di tener conto dell’eccentricità di posa.

Figura 33 - Modelli dei vincoli V1 e V2. Nella figura sono mostrati i dettagli di modellazione dei vincoli e della
discretizzazione dell’asse degli archi.

Sono state definite le 8 condizioni di carico precedentemente riportate e come già precisato
la modellazione degli archi è stata condotta con due distinte tipologie di analisi numeriche, la
prima che considera la presenza della catena e la seconda che la esclude. Il primo modello è
adottato per le verifiche nei confronti dei carichi di gravità, il secondo per le verifiche
sismiche. La distinzione si rende necessaria perché il comportamento dei vincoli è diverso nei
due casi ed è dovuto sostanzialmente al fatto che le catene possono non essere sollecitate a
trazione nel caso di azioni orizzontali di natura sismica.

Figura 34 - Condizione di carico G1

marzo – 2016 28
Figura 35 - Condizione di carico G2

Figura 36 - Condizione di carico Qk11

marzo – 2016 29
Figura 37 - Condizione di carico Qk12-13

Figura 38 - Condizione di carico Qk2

marzo – 2016 30
V1 V1

V1 V1

Figura 39 - Condizione di carico Fa. Nel modello sismico le condizioni di vincolo vengono introdotte in
assenza di catene (resistenza alla compressione nulla) e quindi con 2 cerniere agli appoggi (V1).

Figura 40 - Condizione di carico T

In relazione alla deformabilità delle catene è necessario inserire il valore della pretensione da
applicare per evitare azioni di taglio sui vincoli connesse all’allungamento elastico.

Come noto un arco soggetto ad un carico uniformemente distribuito di entità q ha reazioni


vincolari che sono espresse dalle formulazioni riportate in Figura 41.

marzo – 2016 31
q ⋅ LC1
V =
2

q ⋅ L2C1
H=
8 ⋅ f1

Figura 41 - Reazioni vincolari e tiro nelle catene

Per evitare che ci sia trasmissione dell’azione orizzontale al vincolo occorre che la catena sia
soggetta ad una pretensione T tale per cui il suo allungamento elastico sia nullo, ovvero tale
per cui T = H.

Ad esempio, senza perdere in generalità, si consideri che nella zona di vincolo dell’arco sul filo
C1 (Figura 41) occorre anche considerare la compatibilità degli sforzi che possono essere
trasmessi che dipendono:
- dal massimo taglio che le barre di collegamento al cordolo possono trasmettere (VSdx)
- dalla massima pressione applicabile alla porzione terminale dell’arco (fc,α) con
risultante RSdx = c·b· fc,α

Il valore del tiro T dovrà pertanto rispettare comunque la seguente condizione:


T ≤ min (VSdx; RSdx)

fc,α

Figura 42 - Dettaglio di vincolo arco filo C1. Nella figura è mostrato il regime delle azioni agenti sull’appoggio;
c = 200 mm, b = 200 mm (larghezza arco) e lc = 250 mm, (lunghezza di contatto dell’arco sulla piastra).
L’ancoraggio della piastra al cordolo è costituito da 2 M16 con ancorante chimico Re500 (ditta HILTI). Le
basse sono disposte ad interasse pari a s = 300 mm e hanno distanza dal bordo pari a c = 125 mm.

Il calcolo del massimo taglio che può essere trasmesso dai tasselli viene effettuato sulla base
dei valori caratteristici a rottura forniti dal produttore. Il sistema di fissaggio è costituito da
ancoranti realizzati con barre filettate M16 ed ancorate con resina chimica per calcestruzzo.
La determinazione della capacità portante è condotta con riferimento al Benestare Tecnico
Europeo dell’ancorante fornito del produttore, secondo una metodologia di calcolo
semplificata del metodo ETAG (Annex C).

marzo – 2016 32
I coefficienti parziali di sicurezza dei materiali sono pari a:
γMc,N = 1,80, per resistenza a rottura conica per trazione del calcestruzzo;
γMs,N = 1,80, per resistenza a rottura per trazione dell’acciaio (nel caso in questione di tipo
INOX A4-70);
γMc,V = 1,50, per resistenza per a rottura taglio del calcestruzzo;
γMs,N = 1,56, per resistenza a rottura per a rottura taglio dell’acciaio (nel caso in questione
di tipo INOX A4-70);

La resistenza a taglio viene calcolata come minimo tra quella per rottura lato calcestruzzo
(VRd,c) e quella per rottura lato acciaio (VRd,s), con la seguente espressione:
V Rd = min {V Rd ,cV Rd , s ;}
In considerazione del fatto che il supporto di ancoraggio è in calcestruzzo, con resistenza non
elevata (C20/25), in questo caso risulta determinate la rottura lato calcestruzzo e pertanto:
VRd ,c = VRd0 ,c ⋅ f B ,V ⋅ f AR ,V ⋅ f β ,V
dove:
V0Rd,c: resistenza iniziale di progetto a taglio (fornita dal produttore)
fB,V: fattore di influenza della resistenza del calcestruzzo, calcolabile sulla base della
resistenza caratteristica cubica fB,V = (fck,cube/25)-1/2;
fAR,V: fattore di influenza dell’interasse e della distanza dal bordo degli ancoranti,
calcolato sulla base dell’interasse (s) e della distanza dal bordo nelle condizioni di
posa (c) e dalla distanza dal bordo minima (cmin = 65 mm); fAR,V = 3/6 (c +
s)/(cmin)·(c/cmin)1/2;
fβ,V: fattore di influenza della resistenza direzione del carico , che nel caso di azione
tagliante ortogonale al bordo esterno vale 1,0.;

Con i dati di posa di Figura 42 si ottiene:


V0Rd,c = 6,70 kN; fB,V = 1,0; fB,N = 1,0; fAR,V = 4,534; fβ,V = 1,0; e pertanto il taglio resistente per il
sistema costituito da 2 ancoranti risulta:
VRd,c = n· V0Rd,c = 2 · 6,70 · 4,534 = 60,75 kN

Per quanto riguarda l’arco la massima tensione applicabile con inclinazione α rispetto alle
fibre è calcolabile con la seguente espressione (si vedano formulazione EC5):
f c , 0, d
f c ,α , d =
f c ,0,d
⋅ sen 2α + cos 2 α
f c,90,d
dove:
fc,0,d è la tensione resistente di calcolo agente in direzione parallela alle fibre
fc,90,d è la tensione resistente di calcolo agente in direzione ortogonale alle fibre

Se si considera la condizione per carico permanente (kmod = 0,6; γM = 1,45; kh = 1,0) i valori
resistenti di calcolo sono fc,0,d = 9,93 MPa e fc,90,d = 1,12 MPa, con α = 53° si ottiene:

marzo – 2016 33
f c , 0, d
f c ,α , d = = 1,65 MPa
f c ,0,d
⋅ sen α + cos α
2 2

f c,90,d
L’azione massima che può essere trasmessa risulta pertanto:
RSdx = c·b· fc,α,d = 200·200·1,65 = 66,00 kN

Da quanto sopra si deduce che il valore massimo della pretensione da applicare


complessivamente alle catene è pari a:
Tmax = min (VSdx; RSdx) = min (60,75; 66,00) = 60,75 kN

La pretensione da applicare viene quindi determinata distinguendo per tipologia di carico,


ovvero pesi propri strutturali con permanenti portati e neve in condizioni di simmetria.
Considerando che per l’arco sul filo C1 si ha LC1 = 10,75 m ed f1 = 3,22 m, per effetto del carico
γG1·G1 + γG2·G2 = 1,3·(0,15 + 0,13) + 1,5·0,53 = 1,16 kN/m² si genera un carico uniformemente
distribuito (con iL = 3,96 m) pari a (γG1·G1 + γG2·G2)·iL = 4,59 kN/m, che produce una reazione
orizzontale H’:
q ⋅ L2C1
H' = = 20,59 kN
8 ⋅ f1
Nel caso in cui agisca anche la neve appare ovvio che il valore di riferimento da adottare sia
quello derivante dal coefficiente parziale di contemporaneità ψ11 = 0,2 e pertanto il carico
agente risulta pari a γQ1·ψ11·Qk,11 = 1,5·0,2·1,20 = 0,36 kN/m², che genera un carico
uniformemente distribuito (con iL = 3,96 m) pari a γQ1·ψ11·Qk,11·iL = 1,43 kN/m, che produce
una reazione orizzontale H’:
q ⋅ L2C1
H '' = = 6,42 kN
8 ⋅ f1
Complessivamente la pre tensione da applicare alle catene risulta pertanto pari a
HC1 = H’ + H’’ = 20,59 + 6,42 = 27,01 kN

Il valore risulta compatibile perché inferiore a Tmax.

Per ciascuna catena sarà quindi necessario applicare una coppia di serraggio Ts in grado di
fornire uno sforzo di trazione pari a Ns = Tmax/2; il valore è calcolabile con la nota espressione
delle CNR 10011/88 - § 4.1.3 e dipende dal diametro nominale di filettatura della barra che
per un M20 vale d = 17,7 mm:
Ts = 0,2· Ns·d ≅ 48 N×m

Analogamente procedendo nello stesso modo per l’arco sul filo C2 che ha LC2 = 9,80 m, f2 =
2,40 m ed iL = 4,125 m si ottiene:
q ⋅ L2C 2
(γG1·G1 + γG2·G2)·iL = 4,78 kN/m H =
'
= 23,91 kN
8 ⋅ f2

marzo – 2016 34
q ⋅ L2C 2
γQ1·ψ11·Qk,11·iL = 1,49 kN/m H '' = = 7,45 kN
8 ⋅ f2

HC2 = H’ + H’’ = 23,91 + 7,45 = 31,36 kN

Per ciascuna catena sarà quindi necessario applicare una coppia di serraggio Ts pari a:
Ts = 0,2· Ns·d ≅ 56 N×m

L’allungamento elastico complessivo per ciascuna coppia di catene è calcolato con la nota
espressione:
H ⋅L
∆L =
E ⋅ Ares
dove il valore di L è pari a metà della corda degli archi (condizioni di simmetria) e l’area è
quella resistente (Ares = 245 mm²) perché le parti terminali sono filettate.

L’allungamento complessivo allo SLU risulta:


L LC 2
H C 1 ⋅ C1 H C2 ⋅
∆LC1 = 2 = 2,82 mm; ∆LC 2 = 2 = 2,99 mm
E ⋅ Ares E ⋅ Ares

Analisi allo SLU


Sulla base dei carichi determinati e delle pretensioni calcolate si ricavano i valori dell’azione
interne nelle varie combinazioni analizzate allo SLU; si precisa che il coefficiente parziale di
combinazione per il tiro nelle è posto pari ad 1,00 perché la pretensione è stata determinata
con il valore caratteristico dei carichi.

Tabella 12 - Combinazioni di carico allo SLU. Nella tabella sono riportate le 8 condizioni di carico elementare
e le 4 combinazioni analizzate sulla base dei coefficienti parziali indicati.

marzo – 2016 35
Prima di procede alle verifiche si conducono le analisi previste dal disposizioni del DM
14.01.2008, che al § 10.2 Giudizio motivato di accettabilità dei risultati3.
Il controllo viene eseguito sulle reazioni vincolari il cui risultato deve condurre ai valori
deducibili con le formulazioni semplificate. Per l’arco sul filo C1 se si considera la condizione
di carico per neve simmetrica il valore del carico è pari a Qk,11 · iL = 1,20 · 3,96 = 4,75 kN/m e
pertanto la reazione vincolare vale:
q ⋅ LC1
V = = 25,53 kN
2
La reazione orizzontale deve essere nulla per la presenza delle catene che devono assorbire
uno sforzo (in assenza di pretensione) di:
q ⋅ L2C1
H= = 21,31 kN
8 ⋅ f1

Figura 43 - Analisi del comportamento del modello nella condizione di carico Qk,11. Come si nota la reazione
vincolare verticale vale 26,87 kN, che risulta pari a circa il 5% in più rispetto a quella calcolata, mentre la
reazione orizzontale è nulla perché assorbita dal tiro della catena che vale 21,22 kN, praticamente coincidente
con il valore calcolato manualmente.

Nel caso sismico la reazione vincolare deve essere pari alla metà della risultante dei carichi
applicati, tenendo conto che lo sviluppo in asse dell’arco C2 vale circa 12,40 m, considerando
che l’azione sismica risulta pari a 1,05 kN/m², il carico distribuito dedotto epr l’interasse iL =

3
“Spetta al progettista il compito di sottoporre i risultati delle elaborazioni a controlli che ne comprovino
l’attendibilità. Tale valutazione consisterà nel confronto con i risultati di semplici calcoli, anche di larga massima,
eseguiti con metodi tradizionali e adottati, ad esempio, in fase di primo proporzionamento della struttura. Inoltre,
sulla base di considerazioni riguardanti gli stati tensionali e deformativi determinati, valuterà la consistenza delle
scelte operate in sede di schematizzazione e di modellazione della struttura e delle azioni. Nella relazione devono
essere elencati e sinteticamente illustrati i controlli svolti, quali verifiche di equilibrio tra reazioni vincolari e
carichi applicati, comparazioni tra i risultati delle analisi e quelli di valutazioni semplificate, etc.”

marzo – 2016 36
4,125 m risulta 1,05·4,125 = 4,33 kN/m con risultante pari a 4,33·12,40 = 53,71 kN, con
reazioni vincolari che valgono H = 53,71/2 = 26,85 kN.

Figura 44 - Analisi del comportamento del modello nella condizione di carico Fa. Come si nota la reazione
vincolare verticale vale 27,70 kN, che risulta pari a circa il 3% in più rispetto a quella calcolata.

Considerato che i modelli predisposti hanno un comportamento che corrisponde alle


previsioni attese si riportano le azioni interne calcolate. Le sollecitazioni vengono restituite in
forma grafica, i termini di sforzo normale, momento flettente e taglio. Lo sforzo normale è
individuato con il simbolo N, il momento flettente con il simbolo BM2, il taglio con il simbolo
SF2.
Nella combinazione che contempla la presenza della neve la condizione peggiore si verifica
per il carico da neve asimmetrico perché l’arco è soggetto ad uno stato di sforzo indotto dalla
presso - flessione con trazione per flessione all’intradosso e quindi in situazioni di “de-
laminazione” (trazione ortogonale alle fibre). La combinazione in presenza di vento determina
azioni minori e induce nell’arco uno stato di tenso - flessione con trazione all’intradosso e
quindi senza la presenza di effetti di de-laminazione.

Figura 45 - Azioni interne N, M e T allo SLU – comb. 1 – NEVE SIMMETRICA. COMB. 1 – SLU:
combinazione fondamentale con carico di neve simmetrico e vento assente. Come si nota le azioni interne
sono simmetriche per effetto della simmetria del carico, le sollecitazioni maggiori sono nell’arco sul filo C2.

marzo – 2016 37
Figura 46 - Azioni interne N, M e T allo SLU – comb. 2 – NEVE ASIMMETRICA. COMB. 2 – SLU:
combinazione fondamentale con carico di neve asimmetrico e vento assente. Come si nota le azioni interne
non sono simmetriche per effetto della asimmetria del carico, le sollecitazioni maggiori per flessione sono
nell’arco sul filo C2 all’estradosso e nell’arco sul filo C1 all’intradosso, con conseguente presenza di situazioni
di “de-laminazione” (trazione ortogonale alle fibre).

Figura 47 - Azioni interne N, M e T allo SLU – comb. 3 – VENTO. COMB. 3 – SLU: combinazione
fondamentale con carico di vento e neve assente. Come si nota le sollecitazioni sono inferiori a quelle delle
precedenti combinazioni per neve e pertanto non risultano significative per la verifica degli archi.

marzo – 2016 38
Figura 48 - Azioni interne N, M e T allo SLU – comb. 4 – MODELLO CON CATENE – SISMICO. COMB. 4 –
SLU: combinazione sismica, con la presenza delle catene ed i vincoli. Nella condizione di presenza di catene
si ottengono le massime sollecitazioni per flessione all’intradosso, che sono simili come ordine di grandezza a
quelle della situazione in assenza di catene.

Figura 49 - Azioni interne N, M e T allo SLU – comb. 4 – MODELLO SENZA CATENE – SISMICO. COMB. 4
– SLU: combinazione sismica, con l’assenza delle catene ed i vincoli.

Come si nota l’effetto dell’azione sismica sull’elemento strutturale non è determinante per la
verifica e questa osservazione ha una validità generale sulla base di alcune semplici

marzo – 2016 39
considerazioni; si tenga presente che nelle verifiche devono essere impiegati i seguenti
coefficienti di modificazione e di sicurezza:
CDC 2: carichi permanenti e variabili kmod = 0,9 γM,2 = 1,45
CDC 4: azioni simiche kmod = 1,0 γM,4 = 1,00

L’incremento di resistenza nel passaggio dalla CDC 2 alla CDC 4 risulta:

CDC 4
k mod
γ M ,4
CDC 2 = 1,61
k mod
γ M ,2

Il momento flettente, passando dalla CDC 2 (MSd,y = 23,81 kN/m) alla CDC 4 (MEd,y = 25,71
kN/m), aumenta dell’8% a fronte dell’aumento delle resistenze di progetto del 61%, pertanto
la condizione sismica non è determinante per il dimensionamento e la verifica dell’elemento.

Verifiche allo SLU


Le verifiche allo stato limite ultimo riguardano:
− verifiche a taglio;
− verifiche a presso flessione
− verifiche a trazione ortogonale alle fibre
− verifiche di stabilità
La simbologia utilizzata è quella del §4.4 del DM 14.01.2008, con riferimento agli assi
sezionali riportati nella Figura 21.
Le caratteristiche inerziali della sezione e le caratteristiche meccaniche sono riepilogate nella
Tabella 13.

Con:

Tabella 13 - Caratteristiche inerziali e meccaniche della sezione dell’arco

Verifiche a taglio
La formulazione adottata è quella di cui al §4.4.8.1.9 del DM 14.01.2008:

marzo – 2016 40
τd
≤ 1,0 ⇒ τ d ≤ f vd
f vd

Il valore massimo del taglio si ottiene alla base dell’arco sul filo C2 e nella COMB. 1 (Figura
50) e risulta pari a VSd = 48,49 kN. In tale zona la sezione dell’arco risulta pari a 160×491 mm2
(presenza di rastremazione) con Ares = 160 · 491 = 98.200 mm2.

Figura 50 - Sollecitazione di taglio SF2 – ARCO SU FILO C2

La verifica porge, (carico di breve durata):


3 V f
τ d = ⋅ Sd = 0,74 MPa < f vd = k mod v , k = 1,68 MPa
2 Ares γM
L’arco risulta verificato a taglio, in considerazione del fatto che nella sezione di chiave la
verifica non
Verifica a presso flessione
La formulazione adottata è quella di cui al § 4.4.8.1.8 del DM 14.01.2008, con i riferimenti per
gli elementi ad asse curvilineo previsti dal § 8.4.1 delle CNR-DT 206/2007:
2
 σ c , 0 d  k lσ m , d
  +
f  k f ≤1
 c , 0 , d  r m ,d

I coefficienti kl e kr devono essere calcolati (in linea generale per ciascuna porzione di arco a
diverso raggio) e dipendono dal rapporto tra il raggio interno e lo spessore delle lamelle
(rint/t) e dal rapporto tra altezza della sezione e raggio di curvatura dell’asse (h/r).
kl è il coefficiente che tiene conto della curvatura dell’asse, ed assume i seguenti valori:

kr è il coefficiente che tiene conto dell’influenza delle tensioni indotte sulle lamelle a seguito
della loro curvatura di costruzione, ed assume i seguenti valori:

marzo – 2016 41
Nel caso specifico, indicando con settore 1 e settore 2 le zone dell’arco con raggi interni pari
rispettivamente a 6,50 m e 6,50 m, si ottiene:

Figura 51 - Caratteristiche del semiarco - FILO C1

Figura 52 - Azioni interne N e M allo SLU – comb. 2 – NEVE ASIMMETRICA – ARCO FILO C1

Il valore massimo delle coppie N – M si ottiene nella COMB. 2 e per il settore 1 (Figura 51) e
vale (Figura 52):
NSd = 58,45 kN e MSd = 23,81 kNm

marzo – 2016 42
Calcolando il valore della tensione media di compressione e della tensione di flessione con le
formule:
N M
σ c , 0,d = sd = 0,45 MPa σ m , y ,d = sd = 1,70 MPa
A W
La verifica porge:
2
 σ c,0 d  kσ
  + l m ,d = 0,120 < 1 – settore 1
f  k r f m,d
 c , 0,d 

Analogamente, per il settore 2 si ottiene:


NSd = 89,44 kN e MSd = 15,32 kNm

N sd M sd
σ c , 0,d = = 0,69 MPa σ m , y ,d = = 1,09 MPa
A W
2
 σ c,0 d  kσ
  + l m ,d = 0,078 < 1 – settore 2
f  k r f m,d
 c , 0,d 
L’arco risulta verificato a presso flessione.

Verifiche a trazione ortogonale alle fibre


La verifica viene condotta perché rappresenta per le travi curve una condizione severa in
termini di sollecitazione. La formulazione adottata è quella contenuta nel 4.4.8.1.2 del DM
14.08.2008, al § 6.5.1.2 e al § 8.1.4 delle CNR-DT 206/2007.
La massima tensione di trazione perpendicolare alla fibratura dovuta al momento flettente,
vale:

h
con k p = 0,25 , dove il raggio interno r varia a seconda del settore considerato.
r
Il valore deve risultare minore di kdis·kvol·ft,90,d, dove kdis è il coefficiente di distribuzione che
tiene conto dell’effetto della distribuzione delle tensioni nella zona di colmo che, in
mancanza di valutazioni più accurate, può essere assunto pari a 1,4 e kvol è il coefficiente di
volume che tiene conto del volume del materiale sollecitato a trazione ortogonale alla
fibratura, che vale k vol = (V0 / V ) 0, 2 .
Il volume di riferimento è posto pari a V0 = 0,01 m3 ed il volume della zona curva V è calcolato
in base al settore considerato, comunque mai superiore a 2/3 il volume Vb dell’arco, (in questo
caso assunto tale).
Nel caso in esame il massimo momento positivo (che tende le fibre d’intradosso
provocandone la trazione ortogonale) si verifica nella COMB. 2 (Figura 52) per il settore 1 e
vale MS,d = 23,81 kNm.

marzo – 2016 43
In tale settore il coefficiente kp risulta pari a kp = 0,024 ed il volume risulta pari al valore
minimo da considerare, ovvero V = 2/3·b·h·S1 = 0,41 m3, fornendo il valore kvol = 0,82, da cui:

σt,90,d = 0,04 MPa < kdis·kvol·ft,90,d = 0,29 MPa

L’arco risulta verificato per trazione ortogonale alla fibratura.

Verifiche di stabilità
La formulazione adottata è quella di cui al § 4.4.8.2 del DM 14.01.2008, al § 6.3 dell’Eurocodice
5 e al §6.5.2 delle CN-DT 206/2007, con i riferimenti per gli elementi ad asse curvilineo
previsti dal §8.4.1 delle CNR-DT 206/2007. Le verifiche combinano la presenza di instabilità
di colonna (azione assiale) e di trave (instabilità flesso torsionale o deviata).
La lunghezza libera d’inflessione nel piano dell’arco l0,y è pari a 1,25 volte la semisomma (S1 +
S2) dello sviluppo dei settori, ovvero 1,25·(S1 + S2) = 1,25 · 6,31 = 7,89 m, la snellezza λ = λ0,y =
42 risulta quindi correlabile al raggio d’inerzia della sezione iy (in direzione y-y), da cui si
ricava la snellezza relativa con la formula (6.29 CNR-DT 206/2007)

con l’ovvio significato dei simboli, si ottiene λrel,c,y = 0,678


Definito il coefficiente di imperfezione (per legno lamellare) βc = 0,1 è possibile calcolare il
valore del coefficiente:

che consente la determinazione del coefficiente critico per instabilità di colonna compressa
kcrit,c = kcrit,c,y nel piano y-y:

con l’ovvio significato dei simboli, si ottiene kcrit,c,y = 0,938

La lunghezza di sbandamento al di fuori del piano dell’arco l0,z (attorno all’asse z-z) è pari
all’interasse dei dispositivi di ritegno trasversale (che in questo caso sono rappresentati dagli
appoggi) e vale 2,0 ·(S1 + S2) = 2,0 · 6,31 = 12,62 m procedendo analogamente è possibile
anche in questo caso determinare λ = λ0,z = 219, λrel,c,z = 3,515 e quindi il coefficiente critico
per instabilità di colonna compressa risulta kcrit,c = kcrit,c,z = 0,079 nel piano z-z.

Per quanto riguarda l’instabilità flessionale viene determinata la tensione critica con la
formulazione (6.25) delle CNR-DT 206/2007, in cui leff = 1,0·l0,z (tabella 6-3 CNR-DT
206/2007)

La snellezza relativa di trave è quindi calcolabile come:

marzo – 2016 44
e consente la determinazione del coefficiente riduttivo di tensione critica per instabilità di
trave kcrit,m, che consente di tener conto della riduzione di resistenza dovuta allo sbandamento
laterale:

ottenendo:
σm.crit = 36,00 MPa; λrel,m,x = 0,82; kcrit,m = 0,948

Considerando che la flessione è piana (azioni nel piano z-z), le verifiche di stabilità vengono
condotte con riferimento alle formulazioni:
σ c ,0,d k lσ m , y , d σ c ,0,d k lσ m , y , d
+ ≤1 + km ≤1
k crit ,c , y f c , 0, d kcrit ,m k r f m , y ,d kcrit ,c , z f c , 0,d kcrit ,m k r f m , y ,d

Nella prima formula di verifica si considera l’effetto dell’instabilità di colonna nel piano
dell’arco e l’effetto di instabilità laterale fuori dal piano, nella seconda l’effetto dell’instabilità
di colonna al di fuori del piano dell’arco e l’effetto di instabilità laterale fuori dal piano
considerando l’effetto di ridistribuzione della tensione (e dei difetti del materiale) con il
coefficiente km = 0,7 (sezioni rettangolari - § 4.4.8.1.6 DM 14.01.2008).
Le formulazioni per la verifica risultano:
σ c ,0,d k lσ m , y , d σ c ,0,d k lσ m , y , d
+ ≤1 + km ≤1
k crit ,c , y f c , 0, d kcrit ,m k r f m , y ,d kcrit ,c , z f c , 0,d kcrit ,m k r f m , y ,d

con i valori dei coefficienti sulla base dei risultati riportati nella Tabella 14 e Tabella 15.

Tabella 14 - Valori dei parametri per la verifica di instabilità – carico critico di colonna

marzo – 2016 45
Tabella 15 - Valori dei parametri per la verifica di instabilità – carico critico di trave

Sulla base della numerazione degli elementi (Figura 53) in cui è stato suddiviso l’arco è
possibile costruire dei grafici (Figura 54) che riportano l’andamento delle curve di verifica
ottenute dalle formulazioni sopra riportate.

Figura 53 - Numerazione elementi beam arco su filo C1

Figura 54 - Andamento del coefficiente di verifica – COMB. 2. In ascissa il numero dell’elemento, in ordinata il
valore del coefficiente di verifica. Definito il valore unitario come limite per la verifica, si nota che le porzioni
dell’arco sono tutte verificate con riferimento alla stabilità nel piano z-z, con massimo sull’elemento 20. I valori
sono riferiti all’intero arco.

Verifiche allo SLE - archi

marzo – 2016 46
La deformabilità è calcolata con riferimento allo SLE in condizioni a tempo zero (t = 0) e a
tempo infinito (t = ∞) considerando gli effetti delle variazioni di umidità applicando il
coefficiente di deformazione kdef di cui dalla tabella 4.4.V del DM 14.01.2008.
Le combinazioni di riferimento sono quelle definite dalle istruzioni CNR – DT 206/2007 (§
6.4.1) in relazione alla deformazione limite che deve essere limitata.

Figura 55 - Deformabilità dell’elemento – esemplificazione di riferimento

Indicando con:
u0 = contro freccia, (in questo caso indotta dal tiro delle catene);
u1 = freccia dovuta ai carichi permanenti;
u2 = freccia dovuta ai carichi variabili;

La freccia netta, unet, di un elemento inflesso, riferita alla corda congiungente i punti della
trave in corrispondenza degli appoggi è data da:

unet = u1 + u2 – u0

In via semplificata la deformazione finale ufin, relativa ad una certa condizione di carico, si può
valutare come segue:
ufin = uin + udif
dove:
uin è la deformazione iniziale (istantanea), calcolata con riferimento alla combinazione di
carico rara;
udif è la deformazione differita che può essere valutata attraverso la relazione:
udif = u'in ·kdef
nella quale:
u’in è la deformazione iniziale (istantanea), calcolata con riferimento alla combinazione di
carico quasi permanente;

In generale è possibile pervenire ad una formulazione più completa della deformazione finale,
secondo la quale per il calcolo della deformazione finale (ufin) occorre valutare la
deformazione a lungo termine per la combinazione di carico quasi permanente e sommare a
quest’ultima la deformazione istantanea dovuta alla sola aliquota mancante, nella
combinazione quasi permanente, del carico variabile prevalente (da intendersi come il carico
variabile di base della combinazione rara).
La deformazione finale ufin, si può pertanto valutare come:

ufin = u1,in (1+kdef) + u21,in (1+ ψ21 kdef) + Σ(i = 2…n) ψ2i u2i,in (1+kdef)

marzo – 2016 47
dove:
u1,in è la deformazione istantanea del carico permanente
u21,in è la deformazione istantanea del carico variabile prevalente
u2i,in è la deformazione istantanea della i-esima azione variabile della combinazione

Nel caso in questione il calcolo è effettuato con riferimento ai valori ricavati per le singole
condizioni di carico di cui al par. 0, a seguito riepilogati:

C.d.c. u (mm)
G1pp: peso proprio degli archi -0,26
G1: pesi propri strutturali -0,21
G2: carichi permanenti
-0,86
portati
Qk11: neve simmetrica -1,86
Qk12-13 neve asimmetrica -1,70
Qk2: vento +1,04
T: pretensione nelle catene +1,70

Deformazione istantanea uist calcolata con riferimento alla combinazione di carico rara per
neve simmetrica (trascurando la contro freccia dovuta al tiro delle catene a favore di
sicurezza):
Fd = G1 + G 2 + Q k 1,1
uist = - 0,26 – 0,21 – 0,86 – 1,86 = - 3,19 mm = 1/3.370·L, con L = 10,75 m

Le CNR-DT 206/2007 precisano che ei casi in cui sia opportuno limitare la freccia istantanea
dovuta ai soli carichi variabili, si raccomanda il seguente valore, a meno che condizioni speciali
non impongano altri requisiti:
L
u 2,in ≤
300
In questo caso:
u2,in = – 1,86 mm < 1/300·L

Deformazione finale ufin calcolata con riferimento alla combinazione di carico quasi
permanente: Fd = G1 + G 2 + ψ 11Q k1,1 = G1 + G 2 (con ψ11 = 0,20 ed essendo ψ21 = 0,00) con
coefficiente kdef = 0,80 (classe di servizio 2 – tab. 4.4.V – DM 14.01.2008):

ufin = u1,in (1+kdef) + u21,in (1+ ψ11 kdef) =


= (- 0,26 – 0,21 – 0,86)·(1 + 0,80) – 1,86 (1 + 0,20·0,80) =
= -1,33·(1 + 0,80) – 1,86 (1 + 0,20·0,80) = 5,0 mm < 1/250 L

L’arco è verificato allo SLE per deformabilità.

marzo – 2016 48
Verifiche strutture metalliche
Le strutture metalliche sono costituite dai profilati IPE 500 collocati a supporto dell’arco sul
filo C2 (Figura 56); gli elementi sono appoggiati in corrispondenza dei maschi murari
sottostanti per consentire la trasmissione del carico direttamente alla muratura, evitando
quindi di sollecitare a flessione il cordolo perimetrale.

Figura 56 - Profilati metallici – schemi statici. Nella figura sono riportate le viste in pianta dei profilati metallici
con i relativi schemi statici ed il dettaglio di appoggio. Con i simboli in figura: L1 = 2,71 m; L2 = 0,63 m; s1 =
0,675 m per il profilato TIPO 1 e L3 = 2,10 m; L4 = 3,30 m; s1 = 0,25 m per il profilato TRIPO 2. Nella figura
RSdY rappresenta il carico trasmesso dall’arco (reazione vincolare)

La massima reazione vincolare verticale si verifica per la combinazione di carico con neve
asimmetrica, per la quale RSdY = 76,22 kN, (Figura 57).

Figura 57 - Reazioni vincolari arco su filo C2 – COMB. 2 – neve asimmetrica. Il valore è ricavato in uno
scenario dove l’accumulo è massimo nella porzione a destra, appare ovvio che siano possibili scenari in
permutazione di segno che rendano massima la reazione a sinistra e pertanto il valore calcolato è esteso ad
entrambi gli appoggi.

marzo – 2016 49
Nella combinazione sismica i profilati sono soggetti alle azioni orizzontali trasmesse dall’arco
(Figura 58). La massima reazione vincolare orizzontale risulta RSdX = 46,87 kN in
concomitanza di una reazione verticale di RSdY = 27,62 kN.

Figura 58 - Reazioni vincolari arco su filo C2 – COMB. 4 – sisma. Appare ovvio che siano possibili scenari in
permutazione di segno che rendano massima la reazione a sinistra e pertanto il valore calcolato è esteso ad
entrambi gli appoggi.
Verifiche allo SLU
Per l’effetto dei carichi verticali viene considerato uno schema statico di trave continua
appoggiata soggetta al carico verticale RSdY = 76,22 kN distribuito sulla larghezza
dell’impronta di contatto b = 200 mm pari a:
RSdy
Fd = = 381,10 kN/m
b
Per effetto delle azioni sismiche viene considerato uno scenario di carico calcolato
analogamente per RSdX = 46,87 kN e RSdY = 27,62 kN.
R RSdy
Fd , x = Sdx = 234,35 kN/m Fd , y = = 138,10 kN/m
b b
Appare evidente che la sollecitazione flessionale maggiore si esplica nel profilato TIPO 2
perché nel caso del profilato TIPO 1 l’azione è direttamente applicata al vincolo, (Figura 59).

Figura 59 - Profilati TIPO 1 e TIPO 2 – modello di calcolo per carichi verticali

marzo – 2016 50
Figura 60 - Profilati TIPO 1 e TIPO 2 – azioni interne M e T – carichi verticali

Figura 61 - Profilati TIPO 1 e TIPO 2 – modello di calcolo per carichi sismici

Figura 62 - Profilati TIPO 1 e TIPO 2 – azioni interne M e T – carichi sismici

marzo – 2016 51
Appare chiaro che a fronte di una entità delle sollecitazione non è elevata la condizione più
severa per la verifica è quella relativa alla combinazione sismica, per la quale esiste un effetto
di flessione trasversale secondo il piano d’inerzia minimo del profilato.

In queste condizioni si ha, per il profilato TIPO 2, un regime di sollecitazione flessionale pari a:

My,Sd = 15,04 kNm Mz,Sd = 22,92 kNm

La verifica è condotta con l’ausilio di un programma di calcolo dedicato, nello specifico il


programma impiegato è denominato Database Profilati Strutturali, la distribuzione è
gratuita con download al link http://dicata.ing.unibs.it/gelfi/ alla sezione free software ed il
distributore del programma fornisce nel file di help le informazioni di cui al § C10.2, lettera
b.2) della Circolare 617/2009.

Il programma contiene un data base completo dei profilati commerciali laminati a caldo per
impiego strutturale (DoppioT, L, U); per ciascun profilo, oltre alle caratteristiche geometriche
e statiche, vengono calcolati, con riferimento all’EUROCODICE 3, i seguenti valori:
− resistenze di progetto a compressione Nby,Rd e Nbz,Rd in base alle lunghezze di libera
inflessione e alla tensione di snervamento selezionata;
− resistenze di progetto a flessione Mcy,Rd e Mcz,Rd;
− resistenze di progetto a taglio Vply,Rd e Vplz,Rd;
− classi della sezione per compressione, per flessione e per presso-flessione;

La sezione scelta può essere disegnata in scala in una form che può essere ingrandita e che
contiene un menu per la stampa, per l’esportazione in formato DXF e per il disegno diretto in
Autocad.
Per i profili a doppio T si può inoltre eseguire la verifica a presso-flessione, sia semplice che
deviata, comprendente la verifica di resistenza della sezione, la verifica all’instabilità della
membratura e la verifica all’instabilità flesso-torsionale.

Nelle figure seguenti sono mostrate le funzionalità del programma con l’ausilio delle
immagini, opportunamente commentate, delle varie schermate disponibili e con riferimento
alla verifica del profilato metallico IPE 500.

marzo – 2016 52
Figura 63 - Schermata principale del programma. Nel campo 0 è possibile scegliere la normativa di
riferimento (NTC = DM 14.01.2008), nel campo 1 viene scelto il tipo di profilo, nel campo 2 le caratteristiche
del materiale e nel campo 3 sono inseriti i valori di lunghezza geometrica del profilo (che dipendono dal tipo di
vincoli all’estremità). Il programma consente di visualizzare la sezione inserita 4, definendone anche la classe
indicata nel campo 5. Utilizzando i campi 6 e 7 è possibile determinare i valori del momento resistente e della
resistenza all’instabilità. Il campo 8 consente di eseguire le verifiche a presso flessione o a svergolamento.

Figura 64 - Plottaggio della sezione. Come si nota l’utente ha la possibilità di controllare che i dati inerziali del
profilo corrispondano a quelli previsti, scongiurando un errore grossolano.

marzo – 2016 53
Figura 65 - Classe della sezione. Nella schermata è riportato il calcolo della classe della sezione di cui al §
4.2.3.1 del DM 14.01.2008, ricavato come previsto dall’EC3 che definisce le stesse formulazioni previste nelle
Norme Tecniche. Si noti il messaggio di avviso all’utente che compare interrogando il risultato; l’assunzione
dell’autore è più che legittima.

Figura 66 - Valori del momento resistente e della resistenza all’instabilità. In relazione alla classe della
sezione viene calcolato il momento resistente nei piani principali d’inerzia sulla base delle disposizioni del §
4.2.4.1.2 del DM 14.01.2008. Similmente si procede al calcolo della resistenza all’instabilità per aste
compresse sulla base delle disposizioni del § 4.2.4.1.3.1 del DM 14.01.2008. Si noti il messaggio di avviso
all’utente che compare interrogando le modalità di calcolo dell’imperfezione geometrica; l’assunzione
dell’autore è più che legittima.

marzo – 2016 54
Figura 67 - Verifiche a presso flessione. Devono essere inserite le lunghezze libere d’inflessione 8.1 e deve
essere inserito il valore del momento sollecitante di progetto 8.2. Il programma calcola i valori delle
espressioni per la verifica di resistenza 8.3 di cui al § 4.2.4.1.2 e per la verifica di instabilità flesso torsionale
(svergolamento) 8.4 di cui al § 4.2.4.1.3.3 del DM 14.01.2008. Con riferimento a quest’ultimo aspetto la
normativa di comprovata validità assunta è l’Eurocodice 3.

Figura 68 - Verifiche a resistenza. La formulazione adottata è quella dell’equazione 4.2.39 di cui al § 4.2.4.1.2
del DM 14.01.2008.

marzo – 2016 55
Figura 69 - Verifiche a svergolamento. Con riferimento alle disposizioni di cui al § 4.2.4.1.3.3 del DM
14.01.2008 la normativa di comprovata validità assunta è l’Eurocodice 3. Deve essere inserita la quota di
applicazione del carico rispetto al punto di quota a metà altezza del profilo 8.4.1, devono essere scelti i
coefficienti C 8.4.2 dipendenti dall’andamento del momento flettente alle estremità nel piano verticale e dal
momento flettente nel piano orizzontale (indotto dai carichi trasversali) e sulla base del momento flettente di
progetto My,Sd 8.4.3 il programma procede alla verifica. Nel caso in esame essendo nullo il valore dello sforzo
normale la formula di verifica coincide con l’equazione 4.2.50 del § 4.2.4.1.2 del DM 14.01.2008.

Come si può notare dalle figure precedenti il profilato IPE 500 risulta verificato allo SLU.

Verifiche allo SLE


Le verifiche consistono nel controllare che la massima inflessione verticale sia inferiore al
valore di 17 mm che corrisponde alla distanza tra estradosso del cordolo ed intradosso del
profilato presente al di fuori delle zone di appoggio. La verifica consente quindi di poter
garantire che le reazioni vincolari dei profili si trasmettano nei punti di appoggio e non in
continuità sul cordolo.
17 mm

Zona appoggio

Figura 70 - Dettaglio appoggio profilati

marzo – 2016 56
Senza perdere in generalità (vista l’entità reciproca dei carichi agenti) è possibile determinare
la freccia del profilato TIPO 2 dividendo quella derivante dallo SLU per un coefficiente
parziale paria alla media ponderata dei coefficienti parziali dei carichi nella combinazione
fondamentale allo SLU e quindi per un valore di circa 1,45.

Figura 71 - Deformata del profilato TIPO 2 con i valori allo SLU

Il valore della freccia risulta pertanto:


0,44
f = = 0,30 mm < 17 mm
1,45

Il profilato risulta verificato allo SLE.

marzo – 2016 57
Comportamento globale della copertura
In direzione longitudinale la copertura è ancorata al corsolo perimetrale nelle porzioni delle
campate terminali di lunghezza L1 (Figura 72) con elementi in legno lamellare di dimensioni
160(b)×534(h) mm2, fissate al cordolo con barre d’acciaio M12 a passo di 500 mm.

Figura 72 - Vista in pianta del sistema unifilare della copertura

In tali zone si trasmettono le azioni orizzontali all’edifico esistente attraverso il meccanismo


resistente a taglio delle barre, che consentono di schematizzare le condizioni di vincolo con
cerniere orizzontali, (Figura 73).

Figura 73 - Vista longitudinale del sistema unifilare della copertura

Le azioni orizzontali possono essere quelle indotte dal vento e quelle indotte dal sisma
secondo gli schemi sopra riportati.

marzo – 2016 58
Nel caso di azioni indotte dal vento la risultante complessiva è ottenibile come integrale di
superficie della pressione agente che per le singole porzioni vale:

pressione interna positiva (configurazione a)


pX = 0,39 · 1,756 · (+ 0,8 – 0,2) = + 0,41 kN/m2
pY = 0,39 · 1,756 · (- 0,4 – 0,2) = - 0,41 kN/m2

mentre la pressione radente sulla superficie laterale risulta


pf = 0,39 · 1,756 · 0,04 = + 0,03 kN/m2

Nel caso di azioni indotte dal sisma la risultante complessiva è ottenibile come integrale sulla
superficie laterale dell’azione statica equivalente Fa = 1,05 kN/m².

Figura 74 - Vista solida prospettica della copertura. L’area trasversale delle testate vale AT = 30,56 m², quella
della superficie laterale in direzione longitudinale vale AL = 239,80 m².

Le risultanti nelle due condizioni risultano pertanto (Figura 74):


risultante delle azioni indotte dal vento RV = ( p X + pY ) ⋅ AT + p f ⋅ AL = 25,06 + 7,94 = 32,25
kN
risultante delle azioni indotte dal sisma RE = Fa ⋅ AL = 251,79 kN
Come si nota l’azione sismica è quella determinante nella verifica del comportamento della
copertura.

L’azione si ripartisce in quattro zone con entità pari a:


F ⋅A
RSd = a L = 62,95 kN
4

che si distribuisce su n = 6 connessioni (Figura 75) generando un taglio pari a:


R
Vdx = Sd = 10,49 kN
n

marzo – 2016 59
Figura 75 - Collegamento al cordolo – meccanismo resistente

Considerando il meccanismo di rottura della barra secondo la teoria di Johansen nell’unione


legno acciaio (normalmente
normalmente in letteratura tecnica si utilizza questa “strategia” per tener conto
della rigidezza del calcestruzzo essendo la teoria di riferimento basatabasata sull’acciaio in quanto
elemento comunque rigido)) si ottiene un valore di resistenza caratteristica della barra pari a
Fv,Rk = 11,18 kN (con rottura in modo b) e considerando che kmod = 1,00 e γM = 1,00, si ottiene il
valore resistente di progetto di ciascuna barra pari a:
Fv , Rk
Fv , Rd = ⋅ k mod = 11,18 kN
γM
Il collegamento risulta verificato perché Vdx < Fv,Rd.

Si deve però tenere presente che la rigidezza della connessione non deve essere elevata
(diametro della barra contenuto) perché durante l’evento sismico si potrebbero avere
spaccature nel legno, il valore di questa rigidezza è calcolabile utilizzando la formulazione del
modulo di scorrimento e pertanto siccome la reazione laterale del legno è minore di quella del
materiale sottostante (cordolo in c.a.) si ottiene:
Ø 2
k ser = ρ 1,5 ⋅ = 4.440 N/mm, da cui k u = ⋅ k ser = 2.960 N/mm
20 3
con ρ = 380 kg/m3 che è la massa volumica caratteristica di calcolo del legno lamellare e Ø =
12 mm , pari al diametro della barra.

Se come situazione limite ipotetica si ammette una deformabilità del sistema per esplicare la
forza resistente della barra deve essere possibile uno spostamento di:
F
δ = v , Rd = 3,78 mm
ku
che risulta ampiamente compatibile con il sistema.

marzo – 2016 60
Verifiche locali
Le verifiche locali riguardano tutti gli aspetti connessi alla struttura esistente al fine di
verificare che l’intervento previsto risulti compatibile con le caratteristiche dell’edifico.
In particolare occorre controllare che le azioni trasmesse dagli archi alle pareti perimetrali
non producano effetti dovuti a pressioni eccessive sulla muratura, (Figura 76 e Figura 77).

Figura 76 - Vista prospetto sud

Figura 77 - Vista prospetto nord

La reazione vincolare massima in direzione verticale si verifica per la condizione di carico


dovuta alla neve asimmetrica e vale RSdY = 72,78 kN, (Figura 78)

marzo – 2016 61
Figura 78 - Reazioni vincolari dell’arco su filo C1 – comb. 2 – neve asimmetrica

L’effetto locale che produce le massime sollecitazioni si verifica in corrispondenza


dell’appoggio sul prospetto sud e produce delle tensioni di contatto sulla muratura che sono
determinabili con lo schema di Figura 79.

Figura 79 - Tensioni di contatto all’appoggio dell’arco.


dell’arco La piastra di appoggio
ppoggio ha dimensioni di contatto
400(l)×250(b), con a = 5 mm, considerando che il cordolo ha altezza hc = 250 mm la diffusione all’intradosso
vale (inclinazione a 45°) 910(L)×250(b).

Le tensioni locali trasmesse alla muratura risultano:


R
σ cd = SdY = 0,32 MPa
L⋅b
Di entità notevolmente modesta se si considera che la parete è costituita da elementi in
laterizio doppio UNI e che in base alla tabella C8A.1.1 – Circ. 617/2009 ed ha dei valori dei
parametri meccanici che consentono questo incremento locale di sforzo.

Quanto sopra anche volendo considerare che in corrispondenza delle aperture il cordolo può
trasmettere ai bordi sollecitazioni che raddoppiano la tensione di contatto a σcd = 2·0,32 =
0,64 MPa, che risulta ancora compatibile con la resistenza della muratura.

marzo – 2016 62
Particolari costruttivi
Vengono riportate le verifiche significative condotte per i particolari costruttivi con funzione
strutturale, che riguardano il collegamento dei travetti, il collegamento degli archi e i
collegamenti al cordolo.
Collegamento dei travetti
I travetti sono collegati gli archi principali con staffe a scomparsa in Lega d’alluminio tipo EN
AW 6005 secondo la norma EN 573-3:2007
573 - realizzate per estrusione in un unico pezzo,
(Figura 80).

Figura 80 - Particolare della staffa

La staffa viene collegata al travetto con spinotti lisci in acciaio


acciaio di classe S235JR con fu,k ≥ 360
MPa – e alla trave con chiodi aderenza migliorata - chiodi anker – in acciaio con fu,k ≥ 600 MPa,
(Figura 81).

marzo – 2016 63
Figura 81 - Particolare di posa

Figura 82 - Azioni agenti trasmesse dal travetto

Le azioni trasmesse dal travetto sono state calcolate


calcolat al par. 0 e valgono, (Figura
Figura 82):
L L
VSd , z = Fd , z = 10,16 kN VSd , y = Fd , y = 4,96 kN
2 2
Sulla staffa agisce pertanto nel piano degli spinotti il valore VSd,z e sul piano di giunto la
risultante vettoriale:
VSd = VSd2 , z + VSd2 , y = 11,31 kN
Senza perdere in generalità, vista la tipologia di nodo, anziché determinare
determinare i valori resistenti
di progetto della connessione si adottano (cautelativamente) quelli forniti dal produttore
come da Tabella 16,, che indica un valore resistente Rv,k = 36,20 kN.

Tabella 16 - Valori resistenti di progetto delle staffe

Considerando che kmod = 0,90 e γM = 1,50 (coefficiente di sicurezza per le unioni - § 4.4.6
tabella 4.4.III del DM 14.01.2008), si ottiene il valore resistente di progetto risulta pari a:
Fv , Rk
Fv , Rd = ⋅ k mod = 21,72 kN
γM
Il collegamento risulta verificato perché Vdx < Fv,Rd.

marzo – 2016 64
Appoggi degli archi
La verifica è da condurre in termini di tensioni di contatto sul legno, Figura 83.

Figura 83 - Dettagli di appoggio arco su filo C1 e C2

La massima tensione applicabile con inclinazione α rispetto alle fibre è calcolabile con la
seguente espressione (si vedano formulazione EC5):
f c , 0,d
f c ,α , d =
f c ,0,d
⋅ sen 2α + cos 2 α
f c ,90,d
dove:
fc,0,d è la tensione resistente di calcolo agente in direzione parallela alle fibre
fc,90,d è la tensione resistente di calcolo agente in direzione ortogonale alle fibre

Se si considera la condizione per carico di breve durata (kmod = 0,9; γM = 1,45; kh = 1,0) i valori
resistenti di calcolo sono fc,0,d = 14,90 MPa e fc,90,d = 1,68 MPa, e l’azione verticale agisce con un
inclinazione rispetto alle fibre che vale α = 90° - 53° = 37° per l’arco sul filo C1 e α = 90° - 47°
= 43° per l’arco sul filo C2. Nel caso dell’arco sul filo C2 il valore della tensione resistente di
progetto vale:
f c , 0,d
f c ,α , d = = 3,20 MPa
f c ,0,d
⋅ sen α + cos α
2 2

f c ,90,d
L’azione orizzontale agisce con un inclinazione rispetto alle fibre che vale α = 53° per l’arco
sul filo C1 e α = 47° per l’arco sul filo C2. Nel caso dell’arco sul filo C2 il valore della tensione
resistente di progetto vale:
f c , 0,d
f c ,α , d = = 2,86 MPa
f c ,0,d
⋅ sen α + cos α
2 2

f c ,90,d
Nel caso dell’arco sul filo C1 il valore della tensione resistente di progetto vale:

marzo – 2016 65
f c , 0, d
f c ,α , d = = 2,48 MPa
f c ,0,d
⋅ sen α + cos α
2 2

f c ,90,d

La reazione vincolare verticale massima agisce nell’arco sul filo C2 e vale RSdY = 72,78 kN
(Figura 83) pertanto, con b = 200 mm e lc = 250 mm, si ottiene:
R
σ c ,α ,d = SdY = 1,46 MPa < fc,α,d
b⋅c
La reazione vincolare orizzontale massima è rappresentata dal tiro della catena nella stessa
combinazione di carico e vale RSdX = 52,95 kN pertanto, con b = 200 mm e c = 200 mm, si
ottiene:
R
σ c ,α ,d = SdX = 1,32 MPa < fc,α,d
b⋅c
Nel caso di azione sismica il valore massimo dell’azione orizzontale viene considerata agente
solo su un appoggio e vale Ra = 27,10 = 54,20 kN (Figura
( 84), ), pertanto, con b = 200 mm e c =
200 mm, si ottiene:
R
σ c ,α ,d = a = 1,36 MPa < fc,α,d
b⋅c

A parte deve essere studiato il nodo di collegamento dell’arco sul filo C2 soggetto all’azione
simica, per il quale su ciascun appoggio agisce una reazione orizzontale Ra = 27,10 kN.

Figura 84 - Nodo di collegamento dell’arco sul filo C2

Il nodo è in grado di trasferire azioni di taglio attraverso la determinazione della resistenza


con le formule derivanti dalla teoria di Johansen,
Johansen, che prevede il calcolo dell’azione resistente
sulla base delle formulazioni di cui al § 7.8.2.3 delle CNR-DT
CNR 206/2007.

Lo spessore della piastra è pari a t = 8 mm, il diametro del gambo è pari a d = 12 mm e


pertanto essendo t > 0,5 d,, la piastra è considerata intermedia tra la condizione sottile e
spessa.

Per unioni a doppio piano di taglio con piastre all’esterno, il valore caratteristico della
capacità portante (Fv,Rk), per ciascun piano di taglio e ciascun mezzo di unione, sarà assunto
come il minimo tra i valori ottenibili dalle formule di seguito riportate,, (§ 7.8.2.3 - punto D ed
E):

marzo – 2016 66
In cui:
t2 è lo spessore dell’elemento di legno; d è il diametro del mezzo di unione; fh,2,k è la resistenza
caratteristica a rifollamento nell’elemento di legno caratterizzato dallo spessore t2; My,k è il momento
di snervamento caratteristico del mezzo di unione e Fax,Rk è la resistenza caratteristica all’estrazione
del mezzo di unione, che tiene conto dell’attivazione dell’effetto fune (detto anche “rope effect”) e
che per unioni con bulloni può essere messa in conto fino ad un massimo del 25%.

Figura 85 - Schematizzazione dell’effetto “fune”. La deformabilità della connessione comporta che i connettori
non si mantengano perpendicolari alla direzione della forza e pertanto al capacità resistente dell’unione può
aumentare (tanto più quanto maggiore è la deformabilità - slip) per effetto dell’azione di trazione che si viene a
sviluppare nel connettore.

Considerando che le condizioni di carico simiche sono istantanee e quindi kmod = 1,00 e γM =
1,00, si ottiene il valore resistente di progetto per ciascun piano di taglio pari a Fv,Rd = 14,18 kN
e quindi complessivamente la resistenza di nodo risulta:
Fv , Rk
Fv , Rd = 2 ⋅ k mod = 28,36 kN
γM
Il modo di rottura è compreso tra quello di tipo k e quello di tipo m.

Il collegamento risulta verificato perché Ra < Fv,Rd.

Verifica degli ancoranti


Come calcolato al par. 0 il taglio resistente per il sistema costituito da 2 ancoranti risulta:

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VRd,c = n·V0Rd,c = 2 · 6,70 · 4,534 = 60,75 kN
Valore che risulta sempre superiore a qualsiasi azione orizzontale applicata agli appoggi.
Verifica dei collegamenti longitudinali
Oltre alle verifiche di cui al par. 0 sono da eseguire anche le verifiche degli ancoranti di
collegamento della base degli archi per garantire le condizioni di vincolo dell’arco.
Il vincolo è garantito dalla presenza delle staffe di collegamento alle travi longitudinali e
dall’ancoraggio della piastra al cordolo, in modo tale che il sistema sia in grado di fornire una
resistenza a flessione che si genera per l’eccentricità verticale h di posa, (Figura 86).

Figura 86 - Sistema di vincolo e meccanismo di trasferimento del carico

L’effetto sugli ancoranti e quello di trazione e taglio con sforzo complessivo inclinato
sull’orizzontale (Figura 87)

Figura 87 - Sistema di vincolo – effetto sui tasselli

L’azione orizzontale massima RSd è stata calcolata nel par. 0 e si ripartisce in quattro zone con
entità pari a:
F ⋅A
RSd ,tot = a L = 62,95 kN
4

che si distribuisce su n = 2 vincoli per zona (Figura 88) generando un taglio pari a:
RSd ,tot
RSd = = 31,48 kN
n

marzo – 2016 68
RSd RSd RSd RSd

Figura 88 - Vista longitudinale del sistema unifilare della copertura

L’azione produce sul piano di giunto un momento di trasporto pari a MSd = RSd·h = 12,28 kNm,
(con h = 0,39 m), che induce uno sforzo di trazione sugli ancoranti ad interasse i = 0,30 m pari
a:
M
N Sd = Sd = 40,92 kN
i
L’azione di taglio RSd produce sul singolo tassello una azione di taglio pari a
R
VSd = Sd = 15,74 kN
2
Complessivamente agisce pertanto una azione:
Fd = V Sd2 + N Sd
2
= 43,84 kN
Inclinato di un angolo α = 69° sull’orizzontale.

Come calcolato al par. 0 il taglio resistente per il sistema costituito da 2 ancoranti risulta:
VRd,c = n·V0Rd,c = 2 · 6,70 · 4,534 = 60,75 kN

La resistenza a trazione viene calcolata come minimo tra quella per rottura lato calcestruzzo
(NRd,c) e quella per rottura lato acciaio (NRd,s), con la seguente espressione:
N Rd = min {N Rd ,c N Rd , s ;}
In considerazione del fatto che il supporto di ancoraggio è in calcestruzzo, con resistenza non
elevata (C20/25) la resistenza a trazione dell’ancorante dipende dal valore lato calcestruzzo
che è calcolabile come:
N Rd ,c = N Rd
0
,c ⋅ f T ⋅ f B , N ⋅ f A, N ⋅ f R , N ⋅ f Temp ⋅ f W , sat

dove:
N0Rd,c: resistenza iniziale di progetto a trazione (fornita dal produttore) N0Rd,c = 34,70 kN
fT: fattore di influenza della profondità di ancoraggio pari al rapporto tra la profondità
effettiva di posa e quella nominale (fornita dal produttore) fT = hact/hnom;
fB,N: fattore di influenza della resistenza del calcestruzzo, calcolabile sulla base della
resistenza caratteristica cubica fB,N = 1+ (fck,cube – 25)-2/3;
fA,N: fattore di influenza dell’interasse degli ancoranti, calcolato sulla base della
profondità nominale di posa hnom e dell’interasse s; fA,N = 0,5 + s/4hnom;

marzo – 2016 69
fR,N: fattore di influenza della distanza dal bordo, calcolato sulla base della profondità
nominale di posa hnom e e della distanza dal bordo c; fR,N = 0,28 + 0,72·c/hnom; con il
limite cmin ≤ c ≤ ccr,N, con cmin = 0,5·hnom e ccr,N = 1,0·hnom;
fTemp: influenza della temperatura sul materiale base (fino a 50° pari ad 1,0);
fW: influenza della saturazione del calcestruzzo (nel caso di calcestruzzi non immersi in
acqua il valore è 1,0).

Con i dati di posa di (Figura 87) si ottiene:

N0Rd,c = 34,70 kN; fT = 1,0; fB,N = 1,0; fA,N = 1,1; fR,N = 1,0; fTemp = 1,0; fW = 1,0 e pertanto lo sforzo
normale resistente per il sistema costituito da 2 ancoranti risulta:
NRd,c = 2· N0Rd,c fA,N = 2 · 34,70 · 1,1 = 83,97 kN

In considerazione del fatto che sul sistema agiscono contemporaneamente azioni di taglio e di
trazione è possibile calcolare la forza resistente in regime di interazione in base all’angolo α
d’inclinazione sul piano verticale (α = 90° - taglio - per azione risultante nel piano di giunto e
α = 0° - sforzo normale -per azione risultante ortogonale al piano di giunto):
−2 / 3
 cos α 1,5  cos α 1,5 
FR ,d =   +  
 N Rd ,c  V 
 Rd ,c  

La resistenza complessiva FRd è pertanto una funzione dell’angolo α e risulta diagrammabile,
come riportato in Figura 89, dal quale risulta che il sistema è verificato, infatti la verifica
porge: FSd < FRd.

Figura 89 - Andamento della resistenza del sistema di ancoranti in funzione dell’angolo α (espresso in
radianti) – protesi A e B. Per α = 0° il valore coincide con lo sforzo normale resistente NRd,c e per α = 90° con
il taglio resistente VRd,c. Il valore riportato è quello relativo alla resistenza con inclinazione dello sforzo pari a α
= 69°.

marzo – 2016 70
I RISCONTRI IN FASE ESECUTIVA
Vengo riportate alcune immagini relative alle fasi costruttive significative.

Figura 90 - Riscontro sulla configurazione di posa - COMPLESSIVO

marzo – 2016 71
Figura 91 - Riscontro sulla configurazione di posa – TRAVI CURVE

marzo – 2016 72
Figura 92 - Riscontro marcatura CE sulle travi di bordo 160(b)×534(h) e sulle travi curve 200(b)×648(h)

Figura 93 - Riscontro posa IPE 500

marzo – 2016 73
Figura 94 - Riscontro posa IPE 500 – dettagli di ancoraggio

Figura 95 - Riscontro di posa travi di bordo 160(b)×534(h) e trave di bordo 125(b)×164/299(h) sul cornicione

marzo – 2016 74
Figura 96 - Riscontro di posa travi di bordo 160(b)×534(h) – dettagli di ancoraggio

Figura 97 - Riscontro posa travi curve 200(b)×648(h) – C1

marzo – 2016 75
Figura 98 - Riscontro posa travi curve 200(b)×648(h) – C2

Figura 99 - Riscontro posa staffe di fissaggio dei travetti

Figura 100 - Riscontro chiodi anker

marzo – 2016 76
Figura 101 - Riscontro staffe di collegamento con spinotti di fissaggio – staffa angolare e tasselli

marzo – 2016 77
Figura 102 - Viste da sud, sud – est, nord – ovest e nord

Figura 103 - Vista interna

marzo – 2016 78
Figura 104 - Dettaglio ancoraggio travi di bordo: 160(b)×534(h) e 125(b)×164/299(h) con dettaglio

Figura 105 - Particolare di posa dei travetti

Figura 106 - Dettaglio saldature catene

marzo – 2016 79
Figura 107 - Procedura di tesatura catene

Figura 108 - Riscontro catene

marzo – 2016 80
Figura 109 - Riscontro copertura

marzo – 2016 81

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