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KANT 1

Criticismo, detta anche “filosofia del limite”: è l’indagine sistematica delle possibilità e dei
limiti della ragione nel suo uso puro
Kant è l’ultimo degli illuministi e critica con la ragione la ragione stessa (mentre gli altri
illuministi criticavano con la ragione la tradizione): si domanda quindi cos’è la ragione, a
che cosa serve e come funziona nel suo uso puro (ovvero senza l’esperienza)
Scrive tre critiche:
- critica della ragion pura
- critica della ragion pratica
- critica del giudizio
+ lettera sull’illuminismo (“sapere aude”)
Nella prefazione della critica della ragion pura si parla dei giudizi
Esistono giudizi sintetici a priori? Se esistono, allora vuol dire che esiste nella mia mente
qualche cosa a priori
Kant va quindi a vedere i tipi di giudizi analizzati da quelli prima di lui
Ci sono razionalisti (*) che ritengono scientifici (ovvero universali e necessari, base della
scienza) i giudizi analitici a priori: un giudizio si dice analitico quando il predicato analizza
quello che c’è nel soggetto, senza aggiungere niente di più; quindi nel predicato non c’è
nulla di più di quello che c’è nel soggetto (esempio: il triangolo ha tre angoli).
(*) Cartesio ha come punto di riferimento la matematica e il metodo matematico, che parte
da una definizione e trae tutte le conseguenze
Gli empiristi (tra cui Hume) ritengono che tutta la conoscenza derivi dall’esperienza (non
può esserci la conoscenza uguale per tutti, mentre l’esperienza è diversa da persona a
persona). Quindi, gli unici giudizi che hanno un valore conoscitivo e scientifico, sono quelli
sintetici a posteriori (che si basano sull’esperienza e vengono dopo di essa). Un giudizio si
dice sintetico quando nel predicato c’è qualcosa che non c’è nel soggetto (esempio: la
sedia è pesante).
Giudizi sintetici a priori (vengono prima dell’esperienza): aggiungono qualche cosa e sono
fecondi
“Tutto ciò che accade ha una causa, tutto ciò che esiste ha un’origine”
- “Tutto ciò che accade ha una causa” (è a priori perché generalizza): c’è il limite
dell’induttivismo (esempio: non posso dire in assoluto che tutto ciò che è pesante
cade; è caduta adesso una cosa pesante, ma non è detto che tutte le cose pesanti
cadano)
- “Tutto ciò che esiste ha un’origine” (è un sintetico a priori): non posso
assolutamente provarlo, ma posso dirlo. Secondo il concetto puro di causa-effetto,
ciò che ha origine è sempre prima di ciò che è invece originato.
3+2=5 è una successione nel tempo
Il + è una prova che sappiamo disporre oggetti nel tempo (il tempo è qualcosa che è nella
mente a priori). Infatti io sono un soggetto temporale, so distinguere il prima e il dopo,
posso mettere le cose prima e dopo non solo nel tempo ma anche nello spazio: questo è
necessario affinché possiamo dare dei giudizi e vale per tutti gli uomini.

Lo spazio per Cartesio (*) è qualcosa che può essere occupato da corpi e che posso
definire
(*) Lui divide la rex extensas (tutto ciò che è spaziale) dalla res cogitas
Kant non è d’accordo e non pensa che lo spazio si possa definire: per Kant lo spazio e il
tempo sono forme pure della sensibilità (e non contenuti)
3+2=5 è un’operazione, quindi non ha un contenuto definito (posso anche cambiare i
numeri e mettere al posto di 3 e 2, 6 e 7, oppure 1 e 4)

Rapporto di causa-effetto: secondo Hume quello che viene prima è sempre causa e quello
che viene dopo è sempre effetto
Anche questa è una questione di tipo temporale, perché mettiamo in ordine gli eventi in
modo tale che quello che viene prima sarà sempre causa e quello che viene dopo sarà
sempre effetto
Questo legame non esiste per natura e non sta negli oggetti perché una cosa potrebbe
essere allo stesso tempo sia causa che effetto (si potrebbe risalire all’infinito)
Questa causa-effetto non sta negli effetti e non deriva dalla caratteristica propria
dell’oggetto
Successione irreversibile (fa riferimento ai giudizi ipotetici: se…, allora…): non può esserci
prima l’effetto e poi la causa. Applico lo schema della successione irreversibile alla realtà e
determino quello che è causa e quello che è effetto.
Causa-effetto: concetto puro. Le forme pure, spazio e tempo, derivano a loro volta dai
concetti puri, che sono il sistema operativo del nostro cervello.

Per quanto riguarda la fisica pura abbiamo bisogno del concetto puro o della categoria di
causa-effetto
Per quanto riguarda le operazioni matematiche, ci basta soltanto la successione temporale
È possibile una matematica pura per Kant? Sì, perché si basa sulla nostra percezione del
tempo
È possibile una geometria pura? Sì, perché ci si basa sul concetto puro di spazio
È possibile una fisica pura? Sì, perché abbiamo il concetto puro di causa-effetto
È possibile una metafisica pura? Sì, però non è una scienza. Alla metafisica manca
l’aspetto applicativo della verifica empirica. La metafisica esiste quindi come scienza pura,
ma non come scienza empirica.

Kant divide i concetti in puri ed empirici: i concetti empirici sono giudizi che derivano dai
concetti puri, riempiti di impressioni, trasformati in intuizioni pure. I concetti puri si
trasformano in intuizioni pure e, riempiti di impressioni, diventano intuizioni empiriche che
poi diventano concetti empirici.
Il concetto (*) per Kant è un giudizio, un’operazione mentale elaborata
(*) definizione che ha per etichetta una parola
Rivoluzione copernicana: come Copernico ha ribaltato il rapporto tra Terra e Sole, Kant
ribalta il rapporto tra soggetto e oggetto. Non è più il soggetto che si fa modificare
dall’oggetto, ma è l’oggetto che si determina sulla base delle forme del soggetto (quindi è il
soggetto che determina e struttura l’oggetto in base alle sue forme a priori).
La rivoluzione copernicana rimanda alla differenza tra fenomeno e noumeno (esempio
lenti azzurre)
Esempio del bignè: la forma del bignè è la struttura che abbiamo e dentro le impressioni
che vengono da fuori. Mentre la forma è uguale per tutti, ognuno ci mette la crema che
vuole (che sarebbe il contenuto). Quindi un oggetto, inteso come intuizione sensibile è fatti
di impressioni e forme. Le impressioni vengono da fuori e le forme invece sono nostre.

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