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POESIE SCELTE DI PABLO NERUDA

Giochi ogni giorno...


Giochi ogni giorno con la luce dell'universo.
Sottile visitatrice, giungi nel fiore e nell'acqua.
Sei più di questa bianca testina che stringo
come un grappolo tra le mie mani ogni giorno.

A nessuno rassomigli da che ti amo.


Lasciami stenderti tra le ghirlande gialle.
Chi scrive il tuo nome a lettere di fumo tra le stelle del sud?
Ah lascia che ricordi come eri allora, quando ancora non esistevi.

Improvvisamente il vento ulula e sbatte la mia finestra chiusa.


Il cielo è una rete colma di pesci cupi.
Qui vengono a finire i venti, tutti.
La pioggia si denuda.

Passano fuggendo gli uccelli.


Il vento. Il vento.
Io posso lottare solamente contro la forza degli uomini.
Il temporale solleva in turbine foglie oscure
e scioglie tutte le barche che iersera s'ancorarono al cielo.

Tu sei qui. Ah tu non fuggi.


Tu mi risponderai fino all'ultimo grido.
Raggomitolati al mio fianco come se avessi paura.
Tuttavia qualche volta corse un'ombra strana nei tuoi occhi.

Ora, anche ora, piccola mi rechi caprifogli,


ed hai persino i seni profumati.
Mentre il vento triste galoppa uccidendo farfalle
io ti amo, e la mia gioia morde la tua bocca di susina.

Quanto ti sarà costato abituarti a me,


alla mia anima sola e selvaggia, al mio nome che tutti allontanano.
Abbiamo visto ardere tante volte l'astro baciandoci gli occhi
e sulle nostre teste ergersi i crepuscoli in ventagli giranti.

Le mie parole piovvero su di te accarezzandoti.


Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata.
Ti credo persino padrona dell'universo.
Ti porterò dalle montagne fiori allegri, copihues,
nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi.
Sete di te m'incalza
Sete di te m'incalza nelle notti affamate.
Tremula mano rossa che si leva fino alla tua vita.
Ebbra di sete, pazza di sete, sete di selva riarsa.
Sete di metallo ardente, sete di radici avide.
Verso dove, nelle sere in cui i tuoi occhi non vadano
in viaggio verso i miei occhi, attendendoti allora.

Sei piena di tutte le ombre che mi spiano.


Mi segui come gli astri seguono la notte.
Mia madre mi partorì pieno di domande sottili.
Tu a tutte rispondi. Sei piena di voci.
Ancora bianca che cadi sul mare che attraversiamo.
Solco per il torbido seme del mio nome.
Esista una terra mia che non copra la tua orma.
Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove.

Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla.


Come poter non amarti se per questo devo amarti.
Se questo è il legame come poterlo tagliare, come.
Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa.
Sete di te, sete di te, ghirlanda arroce e dolce.
Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane.
Gli occhi hanno sete, perché esistono i tuoi occhi.
La bocca ha sete, perché esistono i tuoi baci.
L'anima è accesa di queste braccia che ti amano.
Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo.
Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete.
E in essa si distrugge come l'acqua nel fuoco.

XVII sonetto
Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.

T'amo come la pianta che non fiorisce e reca


dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,


così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

XXVII Sonetto
Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, strade di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.
Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l'estate in una chiesa d'oro.
Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t'addentri nel sotterraneo del mondo.
come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.

XLIV sonetto

Saprai che non t'amo e che t'amo


perché la vita è in due maniere,
la parola è un'ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.

Io t'amo per cominciare ad amarti,


per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.

T'amo e non t'amo come se avessi


nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.

Il mio amore ha due vite per amarti.


Per questo t'amo quando non t'amo
e per questo t'amo quando t'amo.

XLVIII sonetto

Due amanti felici fanno un solo pane,


una sola goccia di luna nell'erba,
lascian camminando due ombre che s'unisco,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.

Di tutte le verità scelsero il giorno:


non s'uccisero con fili, ma con un aroma
e non spezzarono la pace né le parole.
È la felicità una torre trasparente.

L'aria, il vino vanno coi due amanti,


gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.

Due amanti felici non hanno fine né morte,


nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l'eternità della natura.

Mi piaci quando taci


Mi piaci quando taci perché sei come assente,
e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca.
Sembra che gli occhi ti sian volati via
e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.

Poiché tutte le cose son piene della mia anima


emergi dalle cose, piene dell'anima mia.
Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima,
e rassomigli alla parola malinconia.

Mi piaci quando taci e sei come distante.


E stai come lamentandoti, farfalla turbante.
E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge:
lascia che io taccia col tuo silenzio.

Lascia che ti parli pure col tuo silenzio


chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e costellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.

Mi piaci quando taci perché sei come assente.


Distante e dolorosa come se fossi morta.
Allora una parola, un sorriso bastano.
E son felice, felice che non sia così.

Qui ti amo...
Qui ti amo.
Negli oscuri pini si districa il vento.
Brilla la luna sulle acque erranti.
Trascorrono giorni uguali che s'inseguono.

La nebbia si scioglie in figure danzanti.


Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte, stelle.

O la croce nera di una nave.


Solo.
A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui ti amo.

Qui ti amo e invano l'orizzonte ti nasconde.


Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
che corrono per il mare verso dove non giungono.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
I moli sono più tristi quando attracca la sera.

La mia vita s'affatica invano affamata.


Amo ciò che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia combatte coni lenti crepuscoli.
Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
La luna fa girare la sua pellicola di sogno.

Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.


E poiché io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.

Perché tu possa ascoltarmi...

Perché tu possa ascoltarmi le mie parole


si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia.

Collana, sonaglio ebbro


per le tue mani dolci come l'uva.

E le vedo ormai lontane le mie parole.


Più che mie sono tue.
Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.

Così si aggrappano alle pareti umide.


E' tua la colpa di questo gioco cruento.

Stanno fuggendo dalla mia buia tana.


Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.
Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi,
e più di te sono abituate alla mia tristezza.

Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti


perchè tu le ascolti come voglio essere ascoltato.

Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle.


Tempeste di sogni possono talora abbatterle.
Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente.
Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.
Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi.
Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia.

Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.


Tutto ti prendi tu, tutto.

E io le intreccio tutte in una collana infinita


per le tue mani bianche, dolci come l'uva.

Posso scrivere i versi...

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.

Scrivere, per esempio. "La notte è stellata,


e tremano, azzurri, gli astri in lontananza".

E il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.


Io l'ho amata e a volte anche lei mi amava.

In notti come questa l'ho tenuta tra le braccia.


L'ho baciata tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi ha amato e a volte anch'io l'amavo.


Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.


Pensare che non l'ho più. Sentire che l'ho persa.

Sentire la notte immensa, ancor più immensa senza di lei.


E il verso scende sull'anima come la rugiada sul prato.

Poco importa che il mio amore non abbia saputo fermarla.


La notte è stellata e lei non è con me.

Questo è tutto. Lontano, qualcuno canta.


Lontano.
La mia anima non si rassegna d'averla persa.

Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca.


Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che sbianca gli stessi alberi.


Noi, quelli d'allora, già non siamo gli stessi.

Io non l'amo più, è vero, ma quanto l'ho amata.


La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie.

D'un altro. Sarà d'un altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.

Ormai non l'amo più, è vero, ma forse l'amo ancora.


E' così breve l'amore e così lungo l'oblio.

E siccome in notti come questa l'ho tenuta tra le braccia,


la mia anima non si rassegna d'averla persa.

Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa,


e questi gli ultimi versi che io le scrivo.

Per il mio cuore...

Per il mio cuore basta il tuo petto,


per la tua libertà bastano le mie ali.
Dalla mia bocca arriverà fino in cielo
ciò che stava sopito sulla tua anima.

È in te l'illusione di ogni giorno.


Giungi come la rugiada sulle corolle.
Scavi l'orizzonte con la tua assenza.
Eternamente in fuga come l'onda.

Ho detto che cantavi nel vento


come i pini e come gli alberi maestri delle navi.
Come quelli sei alta e taciturna.
E di colpo ti rattristi, come un viaggio.

Accogliente come una vecchia strada.


Ti popolano echi e voci nostalgiche.
Io mi sono svegliato e a volte migrano e fuggono
gli uccelli che dormivano nella tua anima.

Abbiamo perso...
Abbiamo perso anche questo crepuscolo.
Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano
mentre la notte azzurra cadeva sul mondo.

Ho visto dalla mia finestra


la festa del tramonto sui monti lontani.

A volte, come una moneta


mi si accendeva un pezzo di sole tra le mani.

Io ti ricordavo con l'anima oppressa


da quella tristezza che tu mi conosci.

Dove eri allora?


Tra quali genti?
Dicendo quali parole?
Perché mi investirà tutto l'amore di colpo
quando mi sento triste e ti sento lontana?

È caduto il libro che sempre si prende al crepuscolo


e come cane ferito il mantello mi si è accucciato tra i piedi.

Sempre, sempre ti allontani la sera


e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue.

Sei tutta spume...

Sete di te m'incalza nelle notti affamate.


Sei tutta spume agili e leggere
e i baci ti percorrono e t'irrigano i giorni.
Il mio gesto, la mia ansietà, pendono dal tuo sguardo.
Vaso di risonanze e di stelle prigioniere.
Son stanco, tutte le foglie cadono, muoiono.
Cadono, muoiono gli uccelli. Cadono, muoiono le vite.
Stanco, son stanco. Vieni, desiderami, fammi vibrare.
Oh, mia povera illusione, mia accesa ghirlanda!
L'ansia cade, muore. Cade, muore il desiderio.
Cadono, muoiono le fiamme nella notte infinita.

Fiammata di luci, colomba di crete bionde,


liberami da questa notte che incalza e distrugge.

Sommergimi nel tuo nido di vertigine e di carezza.


Desiderami, trattienimi.
L'ebbrezza all'ombra fiorita dei tuoi occhi,
le cadute, i trionfi, gli sbalzi della febbre.
Amami, amami, amami.
In piedi ti grido! Amami.
Infrango la mia voce gridandoti e faccio ore di fuoco
nella notte pregna di stelle e di levrieri.
Infrango la mia voce e grido. Donna, amami, desiderami.
La mia voce arde nei venti, la mia voce che cade e muore.

Stanco. Son stanco. Fuggi. Allontanati. Estinguiti.


Non imprigionare la mia sterile testa tra le tue mani.
Mi segnino la fronte le fruste del gelo.
La mia inquietudine si sferzi con i venti dell'Atlantico.
Fuggi. Allontanati. Estinguiti. La mia anima deve star sola.
Deve crocifiggersi, sbriciolarsi, rotolare,
versarsi, contaminarsi sola,
aperta alla marea dei pianti,
ardendo nel ciclone delle furie,
eretta tra i monti e tra gli uccelli,
distruggersi, sterminarsi sola,
abbandonata e unica come un faro di spavento.

Il tuo sorriso

Toglimi il pane, se vuoi,


toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,


la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno


con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amor mio, nell'ora


più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.
Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,


del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

Ah vastità di pini...

Ah vastità di pini, rumore d'onde che si frangono,


lento gioco di luci, campana solitaria,
crepuscolo che cade nei tuoi occhi, bambola
chiocciola terrestre, in te la terra canta!

In te i fiumi cantano e in essi l'anima mia fugge


come tu desideri e verso dove tu vorrai.
Segnami la mia strada nel tuo arco di speranza
e lancerò in delirio il mio stormo di frecce.

Intorno a me sto osservando la tua cintura di nebbia


e i1 tuo silenzio incalza le mie ore inseguite,
e sei tu ton le tue braccia di pietra trasparente

dove i miei baci si ancorano e la mia umida ansia s'annida.

Ah la tua voce misteriosa che l'amore tinge e piega


nel crepuscolo risonante e morente!
Così in ore profonde sopra i campi ho visto
piegarsi le spighe sulla bocca del vento.
Bianca ape ronzi

Bianca ape ronzi, ebbra di miele, nella mia anima


e ti pieghi in lente spirali di fumo.

Sono il disperato, la parola senza eco,


colui che tutto perse, e colui che tutto ebbe.

Ultima gómena, scricchiola in te la mia ansietà ultima.


Nella mia terra deserta sei l'ultima rosa.

Ah silenziosa!

Chiudi i tuoi occhi profumati. Lì aleggia la notte.


Ah denuda il tuo corpo di statua timorosa.

Possiedi occhi profondi dove la notte aleggia.


Fresche braccia di fiore e grembo di rosa.

I tuoi seni rassomigliano alle conchiglie bianche.


Sul tuo ventre è venuta a dormire una farfalla d'ombra.

Ah silenziosa!

Ecco la solitudine da dove sei assente.


Piove. Il vento del mare caccia gabbiani erranti.

L'acqua va scalza per le strade bagnate.


Da quell'albero si lamentano, come infermi, le foglie.

Bianca ape, assente, ancora ronzi nella mia anima.


Rivivi nel tempo, sottile e silenziosa.

Ah silenziosa!

Canti a sole cielo

Canti e a sole e cielo col tuo canto


la tua voce sgrana il cereale del giorno,
parlano i pini con la lor lingua verde:
gorgheggiano tutti Il uccelli dell'inverno.

Il mare empie le sue cantine di passi,


di campane, di catene e di gemiti,
tintinnano metalli e utensili,
suonano le ruote della carovana.
Ma solo la tua voce ascolto e sale
la tua voce con volo e precisione di freccia,
scende la tua voce con gravità di pioggia,

la tua voce sparge altissime spade,


torna la tua voce carica di viole
e quindi m'accompagna per il cielo.

Canzone del maschio e della femmina

Canzone del maschio e della femmina!


Il frutto dei secoli
che spreme il suo succo
nelle nostre vene.

La mia anima che si diffonde nella tua carne distesa


per uscire migliorata da te,
il cuore che si disperde
stirandosi come una pantera,
e la mia vita, sbriciolata, che si annoda
a te come la luce alle stelle!

Mi ricevi
come il vento la vela.

Ti ricevo
come il solco il seme.

Addormentati sui miei dolori se i miei dolori


se i miei dolori non ti bruciano,
legati alle mie ali,
forse le mie ali ti porteranno,
dirigi i miei desideri, forse ti duole la loro lotta.

Tu sei l'unica cosa che possiedo


da quando persi la mia tristezza!

Lacerami come una spada


o senti come un'antenna!

Baciami,
mordimi,
incendiami,
che io vengo alla terra
solo per il naufragio dei miei occhi di maschio
nell'acqua infinita dei tuoi occhi di femmina!
La canzone disperata

Il tuo ricordo emerge dalla notte in cui sono.


Il fiume riannoda al mare il suo lamento ostinato.

Abbandonato come i moli all'alba.


E' l'ora di partire, oh abbandonato!

Sul mio cuore piovono fredde corolle.


Oh sentina di rifiuti, feroce tana di naufraghi!

In te si accumularono le guerre e i voli.


Da te innalzarono le ali gli uccelli del canto.

Tutto hai inghiottito, come la lontananza.


Come il mare, come il tempo. Tutto in te fu naufragio!

Era l'ora felice dell'assalto e del bacio.


L'ora dello stupore che ardeva come un faro.

Ansietà di nocchiero, furia di palombaro cieco,


torbida ebbrezza d'amore, tutto in te fu naufragio!

Nell'infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita.


Scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

Ti attaccasti al dolore, ti aggrappasti al desiderio.


Ti abbatté la tristezza, tutto in te fu naufragio!

Feci retrocedere la muraglia d'ombra,


andai oltre il desiderio e l'atto.

Oh carne, carne mia, donna che amai e persi,


te, in quest'ora umida, evoco e canto.

Come una coppa albergasti l'infinita tenerezza,


e l'infinito oblio t'infranse come una coppa.

Era la nera, nera solitudine delle isole,


e lì, donna d'amore, mi accolsero le tue braccia.

Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta.


Erano il dolore e le rovine, e tu f osti il miracolo.

Ah donna, non so come hai potuto contenermi


nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia!

Il mio desiderio di te fu il più terribile e corto,


il più sconvolto ed ebbro, il più teso e avido.
Cimitero di baci, c'è ancora fuoco nelle tue tombe,
ancora ardono i grappoli sbeccuzzati d'uccelli.

Oh la bocca morsa, oh le baciate membra,


oh gli affamati denti, oh i corpi intrecciati.

Oh la copula pazza di speranza e di vigore


in cui ci annodammo e ci disperammo.

E, la tenerezza, lieve come l'acqua e la farina.


E la parola appena incominciata sulle labbra.

Questo fu il mio destino e in esso viaggiò il mio anelito,


e i n esso cadde il mio anelito, tutto in te fu naufragio!

Oh sentina di rifiuti, in te tutto cadeva,


che dolore non spremesti, che dolore non ti soffoca.

Di caduta in caduta ancora fiammeggiasti e cantasti.


In piedi come un marinaio sulla prua di una nave.

Ancora fioristi in canti, ancora prorompesti in correnti.


Oh sentina di rifiuti, pozzo aperto e amaro.

Pallido palombaro cieco, sventurato fromboliere,


scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

E' l'ora di partire, la dura e fredda ora


che la notte lega ad ogni orario.

Il cinturone rumoroso dei mare cinge la costa.


Sorgono stelle fredde, emigrano neri uccelli.

Abbandonato come i moli nell'alba.


Solo l'ombra tremula si contorce nelle mie mani.

Ah più in là di ogni cosa. Ah più in là di ogni cosa.

E' l'ora di partire. Oh abbandonato!

Corpo di donna...

Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,


assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.

Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli


e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un'arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.

Ma viene l'ora della vendetta, e ti amo.


Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d'assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!

Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.


Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.

Donna completa

Donna completa, mela carnale, luna calda,


denso aroma d'alghe, fango e luce pestati,
quale oscura chiarità s'apre tra le tue colonne?
Quale antica notte tocca l'uomo con i suoi sensi?

Ahi, amare è un viaggio con acqua e con stelle,


con aria soffocata e brusche tempeste di farina:
amare è un combattimento di lampi
e due corpi da un solo miele sconfitti.

Bacio a bacio percorro il tuo piccolo infinito,


i tuoi margini, i tuoi fiumi, i tuoi villaggi minuscoli,
e il fuoco genitale trasformato in delizia

corre per i sottili cammini del sangue


fino a precipitarsi come un garofano notturno,
fino a essere e non essere che un lampo nell'ombra.

Due amanti felici


Due amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell'erba,
lascian camminando due ombre che s'unisco,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.

Di tutte le verità scelsero il giorno:


non s'uccisero con fili, ma con un aroma
e non spezzarono la pace né le parole.
E' la felicità una torre trasparente.
L'aria, il vino vanno coi due amanti,
gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.

Due amanti felici non hanno fine né morte,


nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l'eternità della natura.

È bello, amore, sentirti vicino a me

E' bello, amore, sentirti vicino a me nella notte,


invisibile nel tuo sogno, seriamente notturna,
mentr'io districo le mie preoccupazioni
come fossero reti confuse.

Assente il tuo cuore naviga pei sogni,


ma il tuo corpo così abbandonato respira
cercandomi senza vedermi, completando il mio sonno
come una pianta che si duplica nell'ombra.

Eretta, sarai un'altra che vivrà domani,


ma delle frontiere perdute nella notte,
di quest'essere e non essere in cui ci troviamo

qualcosa resta che ci avvicina nella luce della vita


come se il sigillo dell'ombra indicasse
col fuoco le sue segrete creature.

È come una marea


E' come una marea, quando lei fissa su me
i suoi occhi neri,

quando sento il suo corpo di creta bianca e mobile


tendersi a palpitare presso il mio,
è come una marea, quando lei è al mio fianco.

Disteso davanti ai mari del Sud ho visto


arrotolarsi le acque ed espandersi
incontenibilmente
fatalmente

nelle mattine e nei tramonti.

Acqua delle risacche sulle vecchie orme,


sulle vecchie tracce, sulle vecchie cose,
acqua delle risacche che dalle stelle
s'apre come una rosa immensa,
acqua che va avanzando sulle spiagge come
una mano ardita sotto una veste,
acqua che s'inoltra in mezzo alle scogliere,
acqua che s'infrange sulle rocce,
e come gli assassini silenziosa,
acqua implacabile come i vendicatori
acqua delle notti sinistre
sotto i moli come una vena spezzata,
o come il cuore del mare
in una irradiazione tremante e mostruosa.

E' qualcosa che dentro mi trasporta e mi cresce


immensamente vicino, quando lei è al mio fianco,
è come una marea che s'infrange nei suoi occhi
e che bacia la sua bocca, i suoi seni, le mani.

Tenerezza di dolore e dolore d'impossibile,


ala dei terribili
che si muove nella notte della mia carne e della sua
come un'acuminata forza di frecce nel cielo.

Qualcosa d'immensa fuga,


che non se ne va, che graffia dentro,
qualcosa che nelle parole scava pozzi tremendi,
qualcosa che, contro tutto s'infrange, contro tutto,
come i prigionieri contro le celle!

Lei, scolpita nel cuore della notte,


dall'inquietudine dei miei occhi allucinati:
lei, incisa nei legni del bosco
dai coltelli delle mie mani,
lei, il suo piacere unito al mio,
lei, gli occhi suoi neri,
lei, il suo cuore, farfalla insanguinata
che con le due antenne d'istinto m'ha toccato!

Non sta in questo stretto altopiano della mia vita!


E' come un vento scatenato!

Se le mie parole trapassano appena come aghi


dovrebbero straziare come spade o come aratri!

E' come una marea che mi trascina e mi piega,


è come una marea, quando lei è al mio fianco!
È oggi

E' oggi: tutto l'ieri andò cadendo


entro dita di luce e occhi di sogno,
domani arriverà con passi verdi:
nessuno arresta il fiume dell'aurora.

Nessuno arresta il fiume delle tue mani,


gli occhi dei tuoi sogni, beneamata,
sei tremito del tempo che trascorre
tra luce verticale e sole cupo,

e il cielo chiude su te le sue ali


portandoti, traendoti alle mie braccia
con puntuale, misteriosa cortesia.

Per questo canto il giorno e la luna,


il mare, il tempo, tutti i pianeti,
la tua voce diurna e la tua pelle notturna

Epitalamio

Ricordi quando
d' inverno
giungemmo all'isola?
Il mare verso di noi innalzava
una coppa di freddo.
Alle pareti i rampicanti
sussurravano lasciando
cadere foglie oscure
al nostro passaggio.
Anche tu eri una Piccola foglia
che tremava sul mio petto.
Il vento della vita ti pose lì.
Dapprima non ti vidi; non seppi
che camminavi con me,
finché le tue radici
perforarono il mio petto,
s'unirono ai fili del mio sangue,
parlarono per la mia bocca,
fiorirono con me.
Così fu inavvertita la tua presenza,
foglia o ramo invisibile
e il Mio cuore d'improvviso
si Popolò di frutti e di suoni.
Abitasti la casa
che t'attendeva oscura,
e allora accendesti le lampade.
Ricordi, amor mio,
i nostri primi passi nell'isola?
Le pietre grige ci riconobbero,
le raffiche della pioggia,
le grida del vento nell' ombra.
Ma il fuoco fu
il nostro unico amico,
vicino ad esso stringemmo
con quattro braccia, nell'inverno,
il dolce amore.
Il fuoco vide crescere nudo il nostro amore
fino a toccare stelle nascoste,
e vide nascere e morire il dolore
come una spada spezzata
contro l'amore invincibile.
Ricordi,
oh addormentata nella mia ombra,
come da te cresceva
il sonno,
dal tuo petto nudo,
aperto con le sue cupole gemelle,
verso il mare, verso il vento dell'isola,
e come io nel tuo sogno navigavo
libero, nel mare e nel vento,
legato e sommerso tuttavia
all'azzurro volume della tua dolcezza?
O dolce, dolce mia,
mutò la primavera
i muri dell'isola.
Apparve un fiore come una goccia
di sangue color d'arancia,
poi i colori scaricarono
tutto il loro peso puro.
Il mare riconquistò la sua trasparenza,
la notte su nel cielo
mise in mostra i suoi grappoli,
e ormai tutte le cose sussurrarono
il nostro nome d'amore; pietra a pietra
dissero il nostro nome e il nostro bacio.
L'isola di pietra e di muschio
risuonò nel segreto delle sue grotte
come nella tua bocca il canto,
e il fiore che nasceva
tra gli interstizi della pietra
con la sua sillaba segreta
disse mentre passavi il tuo nome
di pianta bruciante,
e la scoscesa roccia innalzata
come il muro del mondo
riconobbe il mio canto, beneamata,
e tutte le cose dissero
il tuo amore, il mio amore, amata,
perché la terra, il tempo, il mare, l'isola,
la vita, la marea,
il germe che dischiude
le sue labbra nella terra,
il fiore divoratore,
il movimento della primavera,
tutto ci riconosce.
Il nostro amore è nato
fuori delle pareti,
nel vento,
nella notte,
nella terra,
e per questo l'argilla e la corolla,
il fango e le radici
sanno come ti chiami,
e sanno che la mia bocca
si unì alla tua
perché nella terra ci seminarono insieme
solo senza che noi lo sapessimo,
e che cresciamo insieme
e insieme fioriamo,
e per questo
quando passiamo
il tuo nome è nei petali
della rosa che cresce nella pietra,
il mio nome È nelle grotte.
Tutti lo sanno,
non abbiamo segreti,
siamo cresciuti insieme,
ma non lo sapevamo.
Il mare conosce il nostro amore, le pietre
dell'altura rocciosa
sanno che i nostri baci fiorirono
con purezza infinita,
come una bocca scarlatta
albeggia nei loro interstizi:
così conoscono il nostro amore e il bacio
che uniscono la tua bocca e la mia
in un fiore eterno.
Amore mio,
la primavera dolce,
fiore e mare, ci circondano.
Non la scambiamo
per il nostro inverno,
quando il vento
incominciò a decifrare il tuo nome
che oggi ripete a tutte l'ore,
quando
le foglie non sapevano
che tu eri una foglia,
quando
le radici
non sapevano che tu mi cercavi
nel mio petto.
Amore, amore,
la primavera
ci offre il cielo,
ma la terra oscura
È il nostro nome,
il nostro amore appartiene
a tutto il tempo e alla terra.
Amandoci, il mio braccio
sotto il tuo collo d'arena,
aspetteremo
come cambiano la terra e il tempo
nell'isola,
come cadono le foglie
dei rampicanti taciturni ,
come se ne va l'autunno
dalla finestra rotta.
Ma noi
stiamo attendendo
il nostro amico,
il nostro amico dagli occhi rossi,
il fuoco,
quando di nuovo il vento
scuoterà le frontiere dell'isola
e disconoscerà il nome
di tutti,
l'inverno
ci cercherà, amor mio,
sempre,
ci cercherà, perché lo conosciamo,
perché non lo temiamo,
perché abbiamo
con noi
il fuoco
per sempre.
Abbiamo
la terra con noi,
per sempre,
la primavera con noi,
per sempre,
e quando si staccherà
dai rampicanti
una foglia,
tu sai amor mio
che nome sta scritto
su quella foglia,
un nome che è il tuo ed è il mio,
i nostri nomi d'amore, un solo
essere la freccia
che trapassò l'inverno,
l'amore invincibile,
il fuoco dei giorni,
una foglia
che mi cadde sul petto,
una foglia dell'albero
della vita
che fece nido e cantò,
che mise radici
che diede fiori e frutti.
Così vedi, amor mio,
come vado
per l'isola,
Per il mondo,
sicuro in mezzo alla primavera,
pazzo di luce nel freddo,
camminando tranquillo nel fuoco,
sollevando il tuo peso
di petali tra le mie braccia,
come se mai avessi camminato
se non con te, anima mia,
come se non sapessi camminare
se non con te,
come se non sapessi cantare
se non quando tu canti.

Ho fame della tua bocca


Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge,
cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.

Sono affamato del tuo riso che scorre,


delle tue mani color di furioso granaio,
ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.

Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,


il naso sovrano dell'aitante volto,
voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia

e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,


cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
come un puma nella solitudine di Quitratúe.
Il ramo rubato

Nella notte entreremo


a rubare
un ramo fiorito.

Passeremo il muro,
nelle tenebre del giardino altrui,
due ombre nell'ombra.

Ancora non se n'è andato l'inverno,


e il melo appare
trasformato d'improvviso
in cascata di stelle odorose.

Nella notte entreremo


fino al suo tremulo firmamento,
e le tue piccole mani e le mie
ruberanno le stelle.

E cautamente
nella nostra casa,
nella notte e nell'ombra,
entrerà con i tuoi passi
il silenzioso passo del profumo
e con i piedi stellati
il corpo chiaro della Primavera.

In te la terra

Piccola
rosa,
rosa piccina,
a volte,
minuta e nuda,
sembra
che tu mi stia in una
mano,
che possa rinchiuderti in essa
e portarti alla bocca,
ma
d'improvviso
i miei piedi toccano i tuoi piedi e la mia bocca le tue labbra,
sei cresciuta,
le tue spalle salgono come due colline,
i tuoi seni si muovono sul mio petto,
il mio braccio riesce appena a circondare la sottile
linea di luna nuova che ha la tua cintura:
nell'amore come acqua di mare ti sei scatenata:
misuro appena gli occhi più ampi del cielo
e mi chino sulla tua bocca per baciare la terra.

L'amore
Che hai, che abbiamo,
che ci accade?
Ahi il nostro amore È una corda dura
che ci lega ferendoci
e se vogliamo
uscire dalla nostra ferita,
separarci,
ci stringe un nuovo nodo e ci condanna
a dissanguarci e a bruciarci insieme.

Che hai? Ti guardo


e nulla trovo in te se non due occhi
come tutti gli occhi, una bocca
perduta tra mille bocche che baciai, più belle,
un corpo uguale a quelli che scivolarono
sotto il mio corpo senza lasciar memoria.

E che vuota andavi per il mondo


come una giara di color frumento,
senz'aria, senza suono, senza sostanza!
Invano cercai in te
profondità per le mie braccia
che scavano, senza posa, sotto la terra:
sotto la tua pelle, sotto i tuoi occhi,
nulla,
sotto il tuo duplice petto sollevato,
appena
una corrente d'ordine cristallino
che non sa perché corre cantando.
Perché, perché, perché,
amore mio, perché?

La notte nell'isola

Tutta la notte ho dormito con te


vicino al mare, nell'isola.
Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno,
tra il fuoco e l'acqua.

Forse assai tardi


i nostri sogni si unirono,
nell'alto o nel profondo,
in alto come rami che muove uno stesso vento,
in basso come rosse radici che si toccano.

Forse il tuo sogno


si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava,
come prima,
quando ancora non esistevi,
quando senza scorgerti
navigai al tuo fianco
e i tuoi occhi cercavano
ciò che ora
- pane, vino, amore e collera -
ti do a mani piene,
perché tu sei la coppa
che attendeva i doni della mia vita.

Ho dormito con te
tutta la notte, mentre
l'oscura terra gira
con vivi e con morti,
e svegliandomi d'improvviso
in mezzo all'ombra
il mio braccio circondava la tua cintura.
Né la notte né il sonno
poterono separarci.

Ho dormito con te
e svegliandomi la tua bocca
uscita dal sonno
mi diede il sapore di terra,
d'acqua marina, di alghe,
del fondo della tua vita,
e ricevetti il tuo bacio
bagnato dall'aurora,
come se mi giungesse
dal mare che ci circonda.

Mia brutta

Mia brutta, sei una castagna spettinata,


mia bella, sei come il vento,
mia brutta, della tua bocca se ne può far due,
mia bella, son freschi i tuoi baci come angurie.

Mia brutta, dove stan nascosti i tuoi seni?


Son minuscoli come due coppe di frumento.
Mi piacerebbe vederti due lune sul petto:
le torri gigantesche della tua sovranità.
Mia brutta, il mare non ha le tue unghie nella sua bottega,
mia bella, fiore a fiore, stella per stella,
onda per onda, amore, ho contato il tuo corpo:

mia brutta t'amo per la tua cintura d'oro,


mia bella, t'amo per una ruga sulla tua fronte,
amore, t'amo perché sei chiara e perché sei oscura.

Non solo il fuoco

Ahi, sì, ricordo,


ahi, i tuoi occhi chiusi
come pieni dentro di luce nera,
tutto il tuo corpo come una mano aperta,
come un grappolo bianco della luna,
e l'estasi,
quando un fulmine ci uccide,
quando un pugnale ci ferisce nelle radici
e una luce ci spezza la chioma,
e quando
di nuovo
torniamo alla vita,
come uscissimo dall'oceano,
come tornassimo feriti
dal naufragio
tra le pietre e l'alghe rosse.

Ma
altri ricordi esistono,
non solo fiori dell'incendio,
ma piccoli germogli
che compaiono d'improvviso
quando vado nei treni
o nelle strade.

Ti vedo
che lavi i miei fazzoletti,
che appendi alla finestra
i miei calzini rotti,
vedo la tua figura in cui tutto,
tutto il piacere come una fiammata
cadde senza distruggerti,
di nuovo,
donnina
d'ogni giorno,
di nuovo essere umano,
umilmente umano,
superbamente povero,
come devi essere perché tu sia
non la rapida rosa
che la cenere dell'amore dissolve,
ma tutta la vita,
tutta la vita con sapone ed aghi,
con l'aroma che amo
della cucina che forse non avremo
in cui la tua mano, tra le patate fritte
e la tua bocca, che nell'inverno canta,
mentre arriva l'arrosto,
saran per me la permanenza
della felicità sopra la terra.

Ahi, vita mia,


non solo il fuoco tra noi arde,
ma tutta la vita,
la semplice storia,
l'amore semplice
di una donna e d'un uomo
uguali a tutti gli altri.

Nuda sei semplice

Nuda sei semplice come una delle tue mani,


liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, strade di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.

Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,


hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l'estate in una chiesa d'oro.

Nuda sei piccola come una delle tue unghie,


curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t'addentri nel sotterraneo del mondo.

come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:


la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.

Ormai sei mia

Ormai sei mia. Riposa coi tuo sonno nel mio sonno.
Amore, dolore, affanni, ora devono dormire.
Gira la notte sulle sue ruote invisibili
presso me sei pura come l'ambra addormentata.

Nessuna più, amore, dormirà con i miei sogni.


Andrai, andremo insieme per le acque del tempo.
Nessuna viaggerà per l'ombra con me,
solo tu, sempre viva, sempre sole, sempre luna.
Ormai le tue mani aprirono i pugni delicati
e lasciarono cadere dolci segni senza rotta,
i tuoi occhi si chiusero come due ali grige,

mentr'io seguo l'acqua che porti e che mi porta:


la notte, il mondo, il vento dipanano il loro destino,
e senza te ormai non sono che il tuo sogno solo.

Qui stanno il pane, il vino, la tavola, la dimora

Qui stanno il pane, il vino, la tavola, la dimora:


il bisogno dell'uomo, la donna e la vita:
a questo luogo correva la pace vertiginosa,
per questa luce arse la comune bruciatura.

Onore alle tue mani che volan preparando


i bianchì risultati del canto e della cucina,
salve! L'integrità dei tuoi piedi corritori
viva! Ballerina che balli con la scopa.

Quei bruschi fiumi con acque e minacce,


quel tormentato stendardo della spuma,
quegl'incendiari favi e scogliere

son oggi questo riposo del tuo sangue nel mio,


quest'alveo stellato e azzurro come la notte,
questa semplicità senza fine della tenerezza.

Saprai che non t'amo e che t'amo

Saprai che non t'amo e che t'amo


perché la vita è in due maniere,
la parola è un'ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.

Io t'amo per cominciare ad amarti,


per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.

T'amo e non t'amo come se avessi


nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.
Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t'amo quando non t'amo
e per questo t'amo quando t'amo.

Se non fosse perché

Se non fosse perché i tuoi occhi hanno color di luna,


di giorno con argilla, con lavoro, con fuoco,
e tieni imprigionata l'agilità dell'aria,
se non fosse perché sei una settimana d'ambra,

se non fosse perché sei il momento giallo


in cui l'autunno sale su pei rampicanti
e anche sei il pane che la luna fragrante
elabora passeggiando la sua farina pel cielo,

oh, adorata, io non t'amerei!


Nel tuo abbraccio io abbraccio ciò ch'esiste,
l'arena, il tempo, l'albero della pioggia,

e tutto vive perché io viva:


senz'andare sì lungi posso veder tutto:
vedo nella tua vita tutto ciò che vive.

Se tu mi dimentichi

Voglio che sappia


una cosa.

Tu sai com'è questo:


se guardo
la luna di cristallo, il ramo rosso
del lento autunno alla mia finestra,
se tocco
vicino al fuoco
l'impalpabile cenere
o il rugoso corpo della legna,
tutto mi conduce a te,
come se ciò che esiste,
aromi, luce, metalli,
fossero piccole navi che vanno
verso le tue isole che m'attendono.

Orbene,
se a poco a poco cessi di amarmi
cesserò d'amarti a poco a poco.
Se d'improvviso
mi dimentichi,
non cercarmi,
ché già ti avrò dimenticata.

Se consideri lungo e pazzo


il vento di bandiere
che passa per la mia vita
e ti decidi
a lasciarmi alla riva
del cuore in cui affondo le radici,
pensa
che in quel giorno,
in quell'ora,
leverò in alto le braccia
e le mie radici usciranno
a cercare altra terra.

Ma
se ogni giorno,
ogni ora
senti che a me sei destinata
con dolcezza implacabile.
Se ogni giorno sale
alle tue labbra un fiore a cercarmi,
ahi, amor mio, ahi mia,
in me tutto quel fuoco si ripete,
in me nulla si spegne n‚ si oblia,
il mio amore si nutre del tuo amore, amata,
e finché tu vivrai starà tra le tue braccia
senza uscir dalle mie.

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