Sei sulla pagina 1di 9

AGNESE VISCONTI di Antonella Agnello e Patrizia Sacchelli

NARRATRICE A Mantova, negli orti del castello Gonzaga, verso il lago inferiore ed il ponte San Giorgio, è
una piètra col nome di Agnese, fatta ivi collocare nel 1852 da un colonnèllo austriaco addétto
Autore: alle fortificazioni.
Felice Cavallotti Essa ségna il luogo dove furono giustiziati il 7 febbrajo 1391, per sentènza di Francésco II
Titolo:Agnese Gonzaga, Agnese Visconti, moglie di lui, e il di lei amante Scandiano.

CORO Una croce antica e sola:


damigelle Una croce, e una parola...
Dice: Agnese – e nulla più.
Felice Cavallotti
AGNESE Mi chiamo Agnese sono nata a Milano nel 1363 e sono figlia di Bernabò Visconti e Regina
della Scala.
All’età di 12 anni sono stata promessa sposa a Francesco Gonzaga, il quindicenne figlio di
Ludovico II il Magnifico signore di Mantova.

CORO Qui fra l’alghe un dì piangea


damigelle L’eco istoria dolorosa:
Di gentile amante sposa
Felice Cavallotti Qui la testa rotolò.

DAMA Figlia di Bernabò Visconti Signore di Bergamo, Brescia, Cremona, Soncino, Lonato e
Milano, 1323 - Trezzo Valcamonica e co-Signore di Milano insième ai fratelli Matteo II e Galeazzo II.
sull’Adda Sposa il 27/09/1350 Beatrice Regina della Scala, figlia di Mastino II, signore di Verona, e di
19/12/1385 Taddèa da Carrara.
Bernabò Visconti avrà 15 figli legittimi e 5 illegittimi. (verificare)
BERNABÒ VISCONTI
Fonte Wikipedia
DAMA Congiuntamènte al fratèllo Galeazzo, seppur non di comune accordo, estése i domini délla
BERNABÒ VISCONTI famiglia spianando la strada per il grande “Stato Viscontèo” che fu definitivamente plasmato
Fonte Wikipedia da suo nipote Gian Galeazzo Visconti, assunto al potere dopo l’ eliminazione di Bernabò
stésso.

DAMA
Nel 1375 e/o nel Ludovico GONZAGA Capitano del popolo di Mantova – ritenendo opportuno consolidare la
1380 sua alleanza con la famiglia VISCONTI di Milano (la cui potenza andava sempre più
Francesco Gonzaga allargandosi) riuscì ad ottenere in sposa per suo figlio Francesco Gonzaga una delle figlie di
Sposa Bernabò Visconti ancora adolescente.
Agnese Visconti
Aleardo Perconti
NARRATORE Barnabò aderisce alla richiesta di dare sua figlia Agnese in moglie a Francesco Gonzaga. I38O,
VOCE FUORI CAMPO settembre, M. ( Dall' originale nell'Archivio di S. Fedele.)

Magnifico fratello, figlio carissimo e fedele, abbiamo ricevuto, tramite il maestro Andrea de
Godio, lettere dalla fraternità vostra di accoglimento riguardo la concessione e custodia della
nobile Agnese come vostra nuora, come pure della non esistenza di impedimenti ecclesiastici
per i matrimoni se non nei tempi proibiti secondo le disposizioni.

Chiedete quindi se ve la vogliamo concedere almeno nel mese di Febbraio.


Rispondiamo che ne siamo felici e ci compiacciamo liberamente di seguire la vostra richiesta e
volontà stabilendo l’incontro nostro e di vostra nuora il 15 febbraio secondo vostra richiesta e
desiderio.

Pagina 1 di 9
AGNESE VISCONTI di Antonella Agnello e Patrizia Sacchelli

NARRATRICE
VOCE FUORI CAMPO
Antonella “Magnifico e carissimo fratello nostro, come la fraternità vostra può bèn comprendère,
èravamo disposte a darvi al più prèsto la nostra nobile carissima figlia Agnese vostra nuora,
Lettera del pér la quale avevamo già fatto tutti i preparativi; ma poiché è sopraggiunto lo sfortunato caso
18/11/1380 dél vaiolo, non ci sèmbra che Agnese – prima dél périodo dell’Avvènto proibito alle nozze –
Regina della Scala sia in grado di andare a cavallo e salire sulla nave.
al Marchese
Ludovico Gonzaga Ma subito dopo le festività Natalizie siamo a pronti a mandarvela nél giorno che deciderete”.
DANIELA PIZZAGALLI
Bernabò Visconti
Fabbri Editore
AGNESE Il mio è stato un matrimonio per procura organizzato e voluto dai nostri rispettivi padri per
trarre vicendevole beneficio politico. Mio padre ha acconsentito a concedermi in sposa al
nobile Francesco fissando la data delle nozze il 15 Febbraio 1380 secondo la richiesta e il
desiderio di Ludovico il Magnifico … Ma la data delle nozze ha richiesto un rinvio causa lo
sfortunato caso di vaiolo.
DAMA Matrimonio di prevalente carattere politico. Subì laboriose trattative e notevole ritardo.
Matrimonio politico Anche per la cagionevole salute di Agnese Visconti.
Aleardo Perconti
AGNESE Non ero certo in grado di andare a cavallo e salire sulla nave per raggiungere Mantova.
Dal 1381 dopo lunga trattativa sono sposa di Francesco

DAMA Dopo pochi anni sopraggiunsero i guai.

DAMA Francesco Gonzaga, come suo padre, aveva mantenuto l’alleanza con Gian Galeazzo Visconti.

DAMA Gian Galeazzo Visconti avevo spodestato e fatto morire in prigione lo zio Bernabò Visconti.
Giangaleazzo Visconti Per questo motivo Francesco Gonzaga aveva timore di Gian Galeazzo Visconti perché aveva
Spodesta e fa morire fatto amicizia con i due figli di Bernabò (Carlo e Ludovico) che aveva generosamente ospitato
Lo zio Bernabò quali fratelli di Agnese.

AGNESE Sono anche madre della piccola Alda e ora sono confinata e sorvegliata a vista nel mio
appartamento con l’accusa del duplice reato di tradimento e attentato allo Stato.
In ossequio agli Statuti Mantovani per queste colpe è prevista la pena capitale.
Il mio Signore Duca ha disposto l’immediato giudizio.

DAMA Francesco Gonzaga vietò ad Agnese di vestire le gramaglie per la morte del padre e sospese
le feste ed i ricevimenti.

AGNESE Condotta a Mantova con tutti gli onori ero temuta, rispettata e anche amata finché nacque la
mia piccola Alda il Duca Francesco però rimase alquanto deluso poiché sperava in un erede
maschio e da allora i nostri rapporti divennero tesi, oserei dire gelidi

DAMA Ammise alla sua corte il milanese Giorgio Lampugnani quale ambasciatore di Gian Galeazzo e
da questo appositamente inviato anche per sorvegliare Agnese.

AGNESE E nei confronti di Lampugnani non mi ero certo risparmiata di esprimere sprezzanti e duri
giudizi di censura sul suo operato.

Pagina 2 di 9
AGNESE VISCONTI di Antonella Agnello e Patrizia Sacchelli

DAMA Agnese si sentì offesa nell’orgoglio, così incominciarono i contrasti.

DAMA Francesco, padrone di grandi ricchezze, in un ambiente corrotto, in cui tutti lo adulavano e
nessuno gli faceva ombra o osava contraddirlo, cominciò a raffreddare il suo affetto per
Agnese.

DAMA Si abbandonò a facili amoreggiamenti costringendo Agnese a tollerare nella stessa reggia le
rivali.

DAMA Prese ad assentarsi frequentemente anche per futili motivi.

DAMA Alla corte di Pavia sparlava di Agnese.


Alla festa di Carnevale del 1390 non avendo avuto Agnese la forza di ubbidire a Francesco per
un brindisi dedicato a Gian Galeazzo Visconti giunse persino a minacciarla di percuoterla.

AGNESE … alzare il calice per brindare in onore di Gian Galeazzo … mai l’avrei fatto!
Brindare ad un traditore! Giammai!

La reazione del Duca fu violentissima e davanti a tutta la Corte.


Da allora oltre che maltrattata senza ritegno ero oggetto di percosse.

DAMA Quando Agnese si mostrò lieta alla notizia della riconquista di Padova da parte del Carrara,
dell’insurrezione di Verona e dell’avvicinarsi dell’esercito della Lega Francesco non esitò a
percuoterla ed a minacciarla di morte.

AGNESE Mi sentivo divorata dalla solitudine, frustrata e il Duca imputava il suo distacco alla ragion di
Stato.

In questo periodo si aggiunsero varie calamità naturali, terremoti, epidemie, lutti ma più di
tutto influì il colpo di Stato operato da Gian Galeazzo ai danni di mio padre Bernabò.

Con la scusa di incontrarlo per una visita di cortesia a Milano, l’aveva spodestato, arrestato,
incarcerato nel castello di Trezzo e in seguito ammazzato dopo sette mesi di stenti e
umiliazioni.

DAMA Per una donna della tempra di AGNESE sensibilissima ed altera il vedersi così trattata dal
marito, il sentirsi spesso e per lungo tempo abbandonata in una reggia che nelle assenze del
Magnifico diventava tetra e monotona, il trovarsi a fianco persone non del tutto fidate anzi
incaricate persino di sorvegliarla, finirono per turbare profondamente la sua pace e renderla
sdegnosa al punto di trascendere in frequenti litigi con Francesco.

DAMA Francesco, in base all’umore, ora ne tollerava i lamenti e i rimproveri, ora s’indispettiva e
metteva a rumore la Corte o prendeva pretesto per allontanarsene.

AGNESE Il destino di mio padre fu condiviso anche dai miei fratelli maggiori Ludovico e Rodolfo.
Ai miei fratelli minori invece fu concessa la via dell’esilio.

Grazie alla mia intercessione giunsero a Mantova per ottenere sostegno e riparo alle loro
peregrinazioni. Mio marito il Duca, non solo prese le distanze dalle loro richieste ma aprì
relazioni amichevoli con l’usurpatore Gian Galeazzo accogliendo persino a corte Giorgio
Lampugnani, il suo Ambasciatore.
Atto inaccettabile allearsi con l’assassino di mio padre, sacrificando la mia dignità di moglie e

Pagina 3 di 9
AGNESE VISCONTI di Antonella Agnello e Patrizia Sacchelli

di figlia.

DAMA Inoltre Francesco anelava avere il figlio maschio per la sua successione ma Agnese, dopo
Alda, non poteva dargli altri figli.

DAMA Pertanto fra i due sposi si creò un tale situazione che all’inizio si sarebbe potuta sanare se
Francesco fosse stato meglio consigliato e se Agnese fosse stata meno suscettibile ed
impulsiva. Al contrario andò sempre più complicandosi.

DAMA Agnese non poteva dimenticare di essere figlia di quel Bernabò che Gian Galeazzo aveva
fatto perire e di essere sorella di Carlo e Lodovico che Francesco aveva fatto scacciare dalla
sua Corte.

AGNESE Mi sono sentita tradita in modo imperdonabile, nel mio isolamento potevo solo segretamente
sostenere dal punto di vista economico e politico i miei due fratelli e cercare alleati utili alle
loro rivendicazioni.

AGNESE Dopo la sconfitta subita da Gian Galeazzo ad opera dei Padovani, Bolognesi e Fiorentini il
Duca poi mi proibì persino di portare il lutto per la morte di mio padre accusandomi di ogni
tipo di infedeltà, compresa quella di aver sobillato le truppe del Signore di Verona e di Carrara
contro Gian Galeazzo.

Le mie idee cozzavano contro le sue scelte diplomatiche.

DAMA Ciò veniva a coinvolgere Francesco stesso nell’odio di lei verso il potente cugino dagli altri
chiamato “Conte delle virtù” ma che Agnese chiamava apertamente “Conte delle sozzure”.

AGNESE I nostri rapporti degenerarono definitivamente quando Francesco si offrì di accompagnare in


Francia Valentina figlia di Gian Galeazzo per il matrimonio con Luigi di Turenna, fratello del
Re Carlo VI e tutto per rafforzare i legami con il Ducato Lombardo retto dal famose Conte di
Virtù che io chiamavo invece “Conte delle Sozzure”.

AGNESE Lo odiavo con tutte le mie forze: era nipote di mio padre, era anche suo genero perché aveva
preso in moglie mia sorella Caterina, eppure l’aveva tradito, spodestato ed ucciso.

AGNESE E io non posso dirne male, pena l’essere battuta e minacciata di morte?
Ho l’obbligo di presenziare a spensierati banchetti e mi si chiede la forza di sorvolare sulle di
lui spudorate e frequenti infedeltà?

Ho sperato con tutta me stessa nell’avanzata degli eserciti dei Carrara e nell’insurrezione di
Verona retti da regnanti anti-lega Viscontea.

Ero in ansia per la sorte dei miei fratelli e distrutta per le continue umiliazioni subite.

AGNESE Né mi dava conforto la presenza delle mie dame di compagnia testimoni del dolore e della
rassegnazione che mi consumavano l’anima ed il corpo.

DAMA La persistente solitudine alleviata dalle cure per la piccola Alda, dalla lettura di qualche libro,
da lavori di ricamo e da opere di cristiana pietà finì per divenire intollerabile e per farle
Aleardo Perconti sentire sempre più prepotente il bisogno di un conforto, di uno sfogo con altra persona
capace di comprenderla.

AGNESE L’unica luce che piano ha rischiarato la mia vita è stata la presenza di Antonio di Scandiano

Pagina 4 di 9
AGNESE VISCONTI di Antonella Agnello e Patrizia Sacchelli

un giovine del quale il Duca aveva piena fiducia.

Gli affidava le commissioni più delicate e non di rado era lui che mi portava missive ed
ambasciate, di giorno e se necessario anche di notte.

AGNESE Era autorizzato dal Duca ad avere libero accesso alle mie stanze.

Era per me meglio di una medicina questo giovane di bell’aspetto, educato, rispettoso e
galante che si rivolgeva a me come donna come persona e non con l’adorazione rivolta
unicamente al mio grado ed al mio ruolo.
Era divenuto la mia compagnia, la mia sicurezza e la mia scorta.
Circolava la notizia che Antonio amasse ricambiato una bella dama, Mea della Mirandola, ma
ero quasi certa che i suoi sguardi fossero tutti per me.

AGNESE Anche se ne ero lusingata, ero la figlia di un Visconti.


Potevo certo atteggiarmi con alterigia al mio ruolo di sovrana di Mantova, ma volevo essere
sicura dei sentimenti che provava nei miei confronti.

Dovevo controllare la veridicità dei messaggi e degli sguardi mi comunicavano.


RISCRIVERE
E così senza esitazione alcuna mi dichiarò il suo amore in più di un’occasione.
Io negavo a me stessa di ricambiare i suoi sentimenti anche se i miei occhi affermavano il
contrario.

Mi vedeva spesso in lacrime per i maltrattamenti del Duca e la sua compagnia era un vero
conforto.

AGNESE La nostra assidua frequentazione nelle mie stanze, ai banchetti di corte, durante le
passeggiate a cavallo riempì il mio cuore di speranza per la complicità e la confidenza che si
era creata ed era sfociata in un sentimento dolce e coinvolgente: era nato quell’amore vero
che mi aiutava a sopravvivere nel buio del mio matrimonio ed alla falsità della vita di corte.

AGNESE E come due ragazzini colpiti dai dardi dell’amore, se prima usavamo riservatezza i nostri
reciproci sentimenti divennero poi così evidenti da essere oggetto di pettegolezzo a corte.

AGNESE Temevo che queste voci giungessero a quel libertino di mio marito e feci giurare di
mantenere il segreto alle mie dame, e di non rivelare a nessuno di quanto sapevano della mia
relazione con Antonio.

Un’altra dama, Elisabetta dei Combaguti, che io trattavo con freddezza e disprezzo quando mi
compariva davanti, un giorno che non ero a Palazzo, ando’ dal Duca e gli raccontò ogni cosa.

Nel frattempo la voce si sparse varcando i confini del Ducato.

AGNESE Uno scandalo!


Il Duca reagì, contrariamente alle sue abitudini, con compostezza e non fece scenate furenti.

AGNESE Ma ero certa che meditava vendetta … attendeva solo l’occasione propizia.

AGNESE Io sapevo con certezza quale sarebbe stato il mio destino ed ero sprofondata nell’abisso della
rassegnazione.

Antonio invece voleva cambiare il corso degli eventi: prima mi prospettò di fuggire con lui da
Pagina 5 di 9
AGNESE VISCONTI di Antonella Agnello e Patrizia Sacchelli

Mantova.
Ma riuscii a dissuaderlo; questa nostra fuga sarebbe apparsa come una confessione.

AGNESE Pensò allora pensò di allearsi con alcuni membri della Corte dei Carrara e con Carlo Visconti
per sobillare una ribellione al potere del Duca di Mantova.

Ma il suo ardito progetto, che con leggerezza aveva confidato ad un paggio (Pierino da
Bologna, giunse a conoscenza del Duca che lo fece imprigionare: era il 27 Gennaio 1391.

AGNESE La stessa sorte è toccata a me solo mi è stato concesso, invece della prigione di rimanere
confinata nelle mie stanze, cariche di ricordi.
Ero in attesa del processo come richiedevano le Leggi della città.

AGNESE Il 5 Febbraio il processo ci fu.


Ma si poteva definire processo? A porte chiuse con due giudici (Obizzone dei Gardesini –
podestà – Giovanni della Capra esperto di diritto civile) e il cancelliere (notaio).
Alle ore 10 iniziò l’interrogatorio dei testimoni: dame, camerieri, paggio e anche colei che
aveva informato il Duca della mia relazione.
Nessuno di loro seppe precisare la natura dei nostri rapporti … ma spuntarono testimoni
d’eccezione: le due Dame Sidonia di Pavarolo e Beatrice Sergori proprio quelle alle quali
avevo fatto giurare il silenzio.

AGNESE Antonio si sobbarcò tutte le colpe perché voleva proteggermi. Anch’io venni interrogata e
cosa potevo fare se non confessare ogni cosa ?!

AGNESE Ed è stata una farsa la concessione di un’udienza il giorno seguente per produrre prove a
nostra discolpa! La sentenza per me era di essere decapitata nell’orto vecchio, verso il lago.

AGNESE Antonio invece sarebbe stato impiccato nello stesso luogo.

AGNESE Io qui attendo la mia ora ed il mio pensiero e le mie preghiere sono tutte per la mia piccola
Alda.

AGNESE Sono sola. Sento che la mia fine è giunta.

AGNESE Ho il gelo nelle vene.


Mi sembra di essere forte, il mio spirito lotta non vuole arrendersi ma a volte sotto il peso del
dolore la mia anima si piega affranta.

AGNESE Il destino è ingiusto, ma mi rassegno. Non ho neanche la forza di pregare … anche se sono
consapevole che se voglio essere perdonata non devo lasciare rancore in terra.
Io muoio e al mio sposo mando il perdono che chiesi per me.

AGNESE Torna la calma … è calma di morte questa. Eppure così bella in terra la vita mi sorrideva.

STOP MONOLOGO AGNESE – AGNESE ESCE DI SCENA


CORO
Una croce antica e sola:
Una croce, e una parola...

Pagina 6 di 9
AGNESE VISCONTI di Antonella Agnello e Patrizia Sacchelli

Dice: Agnese – e nulla più.

ENTRA NARRATORE ENTRA il NARRATORE/STORICO


NARRATORE Su quel lugubre episodio délla cronaca intima déi Gonzaga, dall’època stéssa in cui accadeva
fino ai nostri giorni, non corsero in Italia che versioni discordi, confuse ed oscure.
Accrebbéro le incertézze - il segreto di cui la famiglia stéssa déi Gonzaga volle circondare il
fatto: il silènzio quasi complèto délla maggior parte dei cronisti contemporanei e la evidènte
malafede ed esagerazione délle accuse contro la infelice Agnese da parte dell’unico cronista –
il Possevino – che avésse avuto campo di frugare negli archivj dei Gonzaga, ma che, scrivèndo
pér incarico e commissione di quéi principi, più che la storia ne tessè l’apologia – e troppo
sollècito mostrossi di falsare i fatti o di aggravarli o di attenuarli o di tacerli, secondo che
mèglio tornasse alla gloria délla dinastia da cui pagato scriveva.
Autore: Le pagine in cui quésto autore cortigiano compendia il fatto di Agnese, non sono che un
Felice Cavallotti violènto libello contro la sventurata principéssa, cui egli dipinge di indole feroce, astuta e
Titolo:Agnese rotta ad ogni infamia, mentre fa del marito, da lei turpemente ingannato e circuito, il fiore di
ogni
Virtù.

DAMA Deposizione di Donna Brigida:


Donna Brigida disse che quando Agnese nominava il Signor Conte di Virtù lo chiamava
Processo 1391 scellerato e conte di turpitudini.

DAMA Deposizione di Sidonia di Pavarolo:

Processo 1391 Sidonia di Pavarolo disse che vide capitare molte cose disoneste dalla Signora con Antonio di
Scandiano.
Veniva spessissimo chiamato e anche senza essere chiamato dalla stessa e [disse] che stava
per molto tempo con lei nuda nel letto e cantavano insieme … stavano … lei sopra lui e lui
diceva che lei aveva un bel corpo e presente il detto Antonio si liberava a volte della camicia e
altra ne metteva cosicché il detto Antonio la poteva vedere nuda dall’ombelico in su.

DAMA Deposizione di Beatrice Ser Gori:

Processo 1391 Beatrice di Ser Gori disse che un giorno Antonio di notte, per conto del signore, era entrato
nella camera dove la Signora era sola sopra il letto.
La stessa Beatrice aveva sentito che lo stesso stava per venire e accedere al letto della
Signora; sospettando qualche cosa di male e poiché aveva nascosto la candela che portava
accesa in mano, trasse a se la porta della camera per vedere che cosa faceva lei e sentì che lui
era sopra il letto ... e sentì …. quello che Antonio diceva cioè:
“Signora mia, ciò è buono e piacevole per me …” e che in tale abbraccio stettero per molto
tempo e che sceso lui dal letto la stessa Signora chiamò Beatrice che finse di dormire.

USCITA DAME LE DAME ESCONO


NARRATRICE Fra gli storici moderni, il Volta, che meritamente accusò il Possevino di essersi valuto di
documenti apocrifi e di parzialità per i duchi, limitossi a registrare circa il fatto le versioni in
Autore: giro, cominciando da quelle del Corio, Ist. di Milano, e dell’Ammirato, Istorie fiorentine, lib.
Felice Cavallotti XV. Ecco le parole del Volta, di cui l’autore di questo dramma si valse in parte, per l’ordito
Titolo:Agnese della sua favola (Cfr. la scena X dell’atto I, e le scene dell’atto III):

NARRATORE VOLTA «Vogliono alcuni che l’intima unione di Francesco col Visconte (Gian Galeazzo) dasse moto al
Pagina 7 di 9
AGNESE VISCONTI di Antonella Agnello e Patrizia Sacchelli

tragico avvenimento avvenuto in quest’anno (1391) nella persona di Agnese sua moglie.
CAMILLO VOLTA Dicesi che Gian Galeazzo per vendicarsi indirettamente di Carlo Visconte, fratello di Agnese, il
Comp. storico-critico quale aveva prese le armi contro di lui, facésse intendere a Francésco che Agnese teneva
della storia di segreta corrispondènza col fratello per concertare il modo di togliere al marito la vita.
Mantova.
Mantova, 1827, t. II,
pagine 66-7
NARRATORE VOLTA Altri affermano con maggior fondamento che Francesco per alquanti mesi, cioè dopo il suo
ritorno dalla Francia, vivendo in continui sospetti sulla fedeltà del coniugale suo letto,
cercasse le più lecite vie onde disfarsi per sèmpre di una moglie infedèle.

La cosa andò tanto innanzi e tali furono le accuse segrete date su quésto punto ad Agnese,
Autore: che si dovette intraprendère dal podestà il più rigoroso procèsso.
Felice Cavallotti Vennero carcerate a un tèmpo solo diverse persone di Corte e fu rinchiusa nell’ultima stanza
Titolo:Agnese del di lei appartamènto la stessa Agnese.

Lasciando Francesco libero il corso alla giustizia si emanò dal podestà la sentènza a norma
dégli
Statuti, per cui fu condannata la povera principéssa come adultèra al taglio délla tèsta; il che
si eseguì in privato nella notte del 7 di febbrajo.

Fra le persone arrestate, una sola, cioè Antonio di Scandiano, fu fatto strozzare in prigione,
STOP VOLTA come rèo di furtive dimestichézze con la medèsima.
Rimase quindi Francésco con una sola figliuola per nome Alda, ch’egli cercò di collocare
altrove»

NARRATORE Più precise indagini storiche e sopratutto la scoperta del processo di donna Agnese
nell’Archivio segreto di Mantova posero ai dì nostri il fatto nella sua vera luce; e se da un lato
attestano l’adulterio, dall’altro attenuano di assai la colpa degli infelici adulteri e ne
riabilitano la memoria.

NARRATORE La figura di Agnese emerge oggi dalla storia e dal processo come quella di un’infelice
trascinata alla colpa da un cumulo di circostanze; la vita galante, le infedeltà, i costumi
licenziosi del marito; l’abbandono completo in cui egli la lasciava; le sue continue assenze,
ora al campo, ora alla Corte di Pavia, ora a quella di Francia;

NARRATORE il risentimento per l’alleanza stretta dal marito con Gio. Galeazzo, uccisore del padre di
Bernabò ed usurpatore del suo trono; l’indole ardente ed appassionata e l’età giovanile di lei,
che le rendevano l’abbandono più insopportabile;

NARRATORE la frequente facilità del trovarsi ad ogni ora del giorno collo Scandiano, giovane ed aitante
gentiluomo addetto al di lei servizio, il quale era incaricato di venirla a prendere per
accompagnarla dal Magnifico, quando questi voleva trovarsi colla sposa.

NARRATORE Le occasioni agevolarono la colpa; l’invidia dei cortigiani contro lo Scandiano e la bassa
delazione di una dama di Agnese, Elisabetta de’ Combaguti, la rivelarono, quando già Agnese
pentita del fallo di un’ora, aveva cessato ogni dimestichezza collo Scandiano.

NARRATORE E, al contrario di quanto il Possevino insinua, il contegno dei due infelici fu nel processo
nobilissimo.

Agnese rinunziò ad ogni difesa, e Scandiano fece il possibile per salvarla, alleviando la colpa
di Agnese e richiamandola tutta generosamente sopra di sè solo.

Pagina 8 di 9
AGNESE VISCONTI di Antonella Agnello e Patrizia Sacchelli

NARRATORE Inutili sforzi: poiché Francesco firmò sollecito, appena presentatagli, la condanna di entrambi:
e la precipitazione del processo e della condanna, e le seconde nozze da lui strette indi a
poco con Margherita, sorella di Carlo Malatesta, suo cognato e signore di Rimini, lasciarono
intendere ch’egli non era troppo malcontento di sbarazzarsi della sposa, verso cui non era
immune da torti, per istringere un novello imeneo.

NARRATORE Sentenza Agnese

Processo 1391 Detta Signora Agnese per detti crimini e trasgressioni da lei commessi condanniamo nella
sostanza all’amputazione del capo e così che la predetta Signora Agnese sarà condotta
nell’orto situato nei palazzi del predetto Magnifico Signore … e qui il capo della predetta
Signora Agnese sarà amputato dalla spada così in modo tale che muoia (completamente)

NARRATORE Sentenza Scandiano

Processo 1391 Il predetto Antonio condannato per detti crimini e trasgressioni, sia condotto nell’orto dei
palazzi del predetto Magnifico Signore e qui sotto il porticato che è in questo posto, sarà
appeso con il laccio così e in modo tale che muoia, e la sua anima si separi dal corpo,
scegliendo tale luogo per decoro.

NARRATORE Furono sepolti assieme in quella che oggi è Piazza Pallone, cortile del palazzo ducale, dove
una targa ricorda la sciagurata fine della duchessa.

Era terra non consacrata. Forse per questo in molte notti mantovane, tra le finestre della
piazza dove Agnese fu decapitata e le finestre del Palazzo, si sente l’urlo di una donna che,
disperata, vuole avere indietro la sua vita. È il fantasma di Agnese Visconti che alcuni dicono
chieda perdono al marito, altri che urli la sua rabbia verso chi l’ha uccisa per politica.

Molti dicono anche di avere visto luci accese di notte nel Palazzo Ducale vuoto e silenzioso.

Francesco Landini Angelica Biltà instrumental


Francesco Landini Deh, dimmi tu

Pagina 9 di 9

Potrebbero piacerti anche