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Ciò che nel seguito egli assimilerà da altri maestri - e sarà molto
(dopo i grandi organisti di Turingia e del Nord, giungono infatti i
cembalisti francesi, e poi gli Italiani, dai due Gabrieli e da G.
Frescobaldi ad A. Corelli, A. Lotti, G. Legrenzi, T. Albinoni, B.
Marcello, A. Vivaldi, ecc.) - è irrevocabilmente destinato a
perdere il sapore natìo per fondersi nel gusto prepotente dell'arte
bachiana. Le sue conquiste estetiche fondamentali sorgono
precoci: tra i venticinque e i trentacinque anni egli giunge alle 7
veementi Toccate per cembalo, alla Passacaglia e alla Fantasia e
Fuga in sol min. per organo, alle 6 sonate per violino solo e
ai Concerti brandeburghesi per orchestra da camera. A 40 anni ha
terminato la Fantasia cromatica con la fuga susseguente,
il Magnificat in re, i 4 Sanctus e la Passione secondo Matteo. Le
parole supreme sono dette. Ma certo anche in seguito non
troviamo repliche e ripetizioni di esse, giacché inesauribile è la
sua immaginazione. A parte la frequente mediocrità dei testi
chiesastici da lui posti in musica, si sente nella musica una sintesi
alta e accesa del messaggio evangelico e degli echi che questo
suscita nel cuore di chi lo apprende secondo lo spirito della
Riforma. Ma in B., per quanto fecondo e veemente sia l'oratore, il
predicatore, troppo più grande è l'artista. Ed ecco, entro una sfera -
beninteso - libera e ideale, immaginosa, le commoventi
evocazioni, le allusioni descrittive, i quadri di natura, resi specie
dall'orchestra: il movimento delle acque del Giordano visitate da
Gesù, squisita pittura orchestrale nella cantata settima (Christ
unser Herr zum Jordan kam); la notte di dicembre nella campagna
sassone, teneramente descritta al principio dell'Oratorio di Natale;
il poema primaverile onde fiorisce la canzone nuziale Weichet
nur, betrübte Schatten; l'inquietudine degli elementi e la mestizia
d'autunno nella cantata profana Der zufrieden gestellte Aeolus.
Ecco il prestigio con cui sono sinfonicamente riflessi tanti intimi
stati dell'animo: la mistica "contemplazione della morte" che
prelude alla cantata Actus tragicus, lo stupendo accordo tra anima
e natura, circonfuse dalle armonie della sera in una sola grande
aura di pace, che consacra il momento in cui il corpo di Gesù
abbandona la croce: scena e pagina tra le più colme d'intraducibile
poesia entro il grandioso affresco, degno - nell'ispirazione
musicale - dell'altezza evangelica, ch'è la Passione secondo
Matteo.