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1. INTRODUZIONE
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____________________________________________ Gli Inibitori delle Tirosin-Chinasi
trasduttori del segnale sono i prodotti dei cosiddetti protooncogeni , geni deputati al
controllo della proliferazione; le loro controparti mutate o espresse in forma aberrante
sono capaci di indurre trasformazioni neoplastiche in sistemi sperimentali e sono
associate in maniera critica all’insorgenza di alcune patologie oncologiche spontanee.
Un recettore, con una mutazione nella sequenza aminoacidica che ne aumenti
l’attività tirosin-chinasica, trasmette un segnale proliferativo in modo deregolato (1).
Ne è esempio lampante la Leucemia Mieloide Cronica (LMC), che nell’individuo
ammalato si manifesta con la differenziazione di alcune cellule staminali del midollo
osseo in un numero eccessivo di un tipo di globuli bianchi, i granulociti. Altre cellule
staminali, invece, non vanno mai incontro a maturazione e sono denominate blasti.
Col progredire della patologia, i granulociti e i blasti raggiungono un numero
talmente elevato da non lasciare più spazio per i globuli rossi e le piastrine all’interno
del midollo osseo (Figura 2a ed 2b) . Il 95% dei pazienti affetti da questa patologia
dimostra, nelle cellule del midollo osseo, un’alterazione genetica nota come
cromosoma Philadelphia (Figura 4), che trae origine da una traslocazione tra il gene
abl del cromosoma 9 ed il gene bcr del cromosoma 22 (Figura 3), questo gene ibrido
è in grado di codificare la sintesi della proteina Bcr-Abl, una tirosina-chinasi anomala
la cui attività, a differenza di quella delle tirosina-chinasi normali, è continua e
refrattaria ai meccanismi di controllo operati dalla cellula (2).
Ematopoiesi normale
LMC
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____________________________________________ Gli Inibitori delle Tirosin-Chinasi
Fig. 3:
Formazione del cromosoma Philadelphia
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____________________________________________ Gli Inibitori delle Tirosin-Chinasi
Proteina
Bcr-Abl
Substrato
P
P
P
Y
ATP
Substrato
P fosforilato
Y Y = Tirosina 4
Effettore P = Fosfato
____________________________________________ Gli Inibitori delle Tirosin-Chinasi
La fisiologia e la patologia dei recettori per i fattori di crescita e delle altre molecole
subordinate, coinvolte nella traduzione intracellulare del segnale, sono di grande
interesse per il loro coinvolgimento nella patogenesi delle neoplasie e di alcuni difetti
metabolici. Le nuove linee di ricerca farmacologica, infatti, si rivolgono
all’identificazione di agenti (terapia target) in grado di interferire in maniera selettiva
contro bersagli molecolari specifici al fine di aumentare la selettività del bersaglio e
di ridurne gli effetti collaterali sistemici (4). L’inibizione selettiva di singole
molecole segnale, in specifici punti della traduzione è indispensabile per ottenere
ottimi risultati dal punto di vista terapeutico.
STI-571 (Glivec o Imatinib mesilato) (Figura 6a-6b) e AMN-107 (Nilotinib) (Figura
7a-7b), sono due tra i più conosciuti farmaci inibitori delle tirosin-chinasi,
accumunati dallo stesso meccanismo d’azione. Il Nilotinib però, più potente e
selettivo, è attivo anche nei confronti delle forme mutate dimostratesi resistenti
all’Imatinib (Tabella 1).
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____________________________________________ Gli Inibitori delle Tirosin-Chinasi
Un confronto diretto di efficacia tra le due molecole non è ancora stato fatto: è però
in corso uno studio prospettico condotto dal Gruppo Italiano Malattie Ematologiche
dell’Adulto (Gimema) che riguarda l’uso di Nilotinib come farmaco di prima linea e
che ci darà delle risposte alla fine del 2008 (5).
Imatinib AMN107
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____________________________________________ Gli Inibitori delle Tirosin-Chinasi
Q252H (p185) 10807119 (2) 8517436 (2) 117725 (3) 67722 (4)
Y253H (p185) 410000 (2) 47000 (2) 260734 (6) 7007116 (5)
E255D (p185) 754 (2) 1082 (2) 5174.8 (3) 2773.1 (3)
E255K (p185) 48567482 (4) 5567 (2) 392782 (6) 308742 (5)
E255K (p210) 24557433 (4) 71617970 (3) 15379 (4) 548772 (6)
E255R (p185) 1877 (2) 1567 (2) 24076.5 (3) 5874.2 (3)
E255V (p210) 63537636 (14) 61117854 (12) 244722 (13) 791767 (19)
E275K (p185) 1038 (2) 563 (2) 12575.0 (3) 44717.1 (3)
D276G (p185) 1284 (2) 2486 (2) 10779.1 (3) 69710 (3)
E281K (p185) 584 (2) 1601 (2) 4276.5 (3) 4079.8 (3)
K285N (p185) 919 (2) 1264 (2) 204719 (3) 57712 (3)
E292K (p210) 275781 (3) 1552 (2) 3176 (3) 8178 (4)
F311V (p185) 1480 (2) 3535 (2) 8472 (3) 155731 (4)
T315I (p210) 410 000 (22) 47000 (17) 410 000 (48) 410 000 (51)
F317C (p185) 1090 (2) 694 (2) 69713 (3) 2073.1 (3)
F317L (p210) 797792 (11) 15287227 (15) 3874 (13) 9176.5 (17)
F317V (p185) 544747 (3) 5497173 (4) 95728 (3) 2874 (4)
D325N (p185) 584 (2) 887 (2) 7079.0 (3) 2672.7 (3)
S348L (p185) 553 (2) 1370 (2) 5571.3 (3) 2674.8 (3)
M351T (p210) 593757 (11) 16827233 (18) 2973 (13) 3874 (18)
E355A (p185) 676 (2) 1434 (2) 90717 (3) 3576.7 (3)
E355G (p185) 601 (2) 1149 (2) 67715 (3) 4778 (4)
F359C (p185) 1130 (2) 2377 (2) 217717 (3) 258761 (3)
F359V (p185) 1528 (2) 595 (2) 313779 (3) 161761 (4)
A380S (p185) 2617 (2) 3744 (2) 135711 (3) 164727 (3)
L387F (p185) 530 (2) 172 (2) 197725 (3) 4677.2 (3
M388L (p185) 517 (2) 525 (2) 73716 (3) 1872.6 (3)
F486S (p210) 12387110 (11) 30507597 (10) 4174 (8) 7577 (11)
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conta leucocitaria nel sangue. Gli studi in vitro sulla crescita di linee cellulari esposte
a Glivec hanno confermato che il farmaco esercita una spiccata azione
antiproliferativa esclusivamente sulle popolazioni cellulari che esprimono la proteina
Bcr-Abl. Sulle linee cellulari Bcr-Abl negative il farmaco non manifesta alcuna
attività, indipendentemente dalla concentrazione utilizzata.
Dal punto di vista chimico il farmaco si lega estendendosi nel dominio catalitico
(Figura 6), il suo gruppo piridinilico si inserisce al di sotto della αC elica nel lobo N-
terminale della chinasi.
Substrato Substrato
P
P
P
Y Y
Substrato Substrato
P
Y Y
Effettore Y = Tirosina
Effettore P = Fosfato
fosforilazione sui residui di serina, treonina o tirosina all’interno del sito e in questa
conformazione un foglietto nell’anello funge da “piattaforma” per il legame del
substrato. Tre residui altamente conservati nella regione N-terminale di questo sito
(un gruppo Asp-Phe-Gly, definito DFG, corrispondente ai residui 381-383 in Abl)
(Figura 9) sono, così, tenuti in una conformazione che è appropriata per il legame con
la catena laterale dell’aspartato.
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L’azoto nell’anello della piridina che è attaccato alla metà della pirimidina accetta un
legame a idrogeno dall’ammide di Met318, che normalmente forma un legame a
idrogeno con l’azoto N1 dell’ATP. La catena laterale di Thr315 forma un legame a
idrogeno con il gruppo amminico secondario nell’inibitore (Figura 11).
Fig. 11 : rappresentazione schematica della interazioni che la chinasi Abl forma con la variante di STI-
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chinasi. Tale coppia di ioni viene divisa nelle conformazioni inattive di molte protein-
chinasi, come la Src e le chinasi ciclina-dipendenti, ma non nel complesso di STI-571
con Abl. Invece, una rete di legami a idrogeno, che coinvolge le catene laterali dei
residui di Lys271 e Glu286, così come la catena principale di Asp381, il gruppo
ammidico acido dell’inibitore e due molecole di acqua, stabilizza ulteriormente il
legame. È presente un certo numero di interazioni di van der Waals tra i residui
proteici Tyr253, Leu370, Phe382, Met290 e Ile313, e gli anelli aromatici
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Fig. 12 : Struttura del dominio chinasico di Abl in complesso con Glivec ed un altro inibitore delle
Tirosin-Chinasi
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____________________________________________ Gli Inibitori delle Tirosin-Chinasi
Il tasso sempre maggiore di pazienti che sviluppano resistenza al Glivec, oggi sono
circa il 10% dei pazienti in terapia, ha suggerito che i nuovi inibitori delle tirosin-
chinasi avrebbero dovuto avere maggiore affinità per il complesso Bcr-Abl.
Alcuni ricercatori dell’azienda farmaceutica Novartis, alla luce di queste esigenze
hanno sintetizzato, a partire alla struttura cristallografica di Imatinib, un altro
inibitore delle tirosin-chinasi l’AMN-107 (Nilotinib) (8), che blocca l’attività dell’
enzima interagendo con elevata affinità nel sito di legame all’interno della sacca di
chinasi, nella “tasca” della proteina Bcr-Abl ; riesce a farlo in maniera tanto efficace
da agire su 32 delle 33 forme mutanti dimostratesi resistenti ad Imatinib (Figura 14).
Rispetto a Imatinib, Nilotinib è 30 volte più potente nell’inibire Abl e presenta una
maggiore affinità di legame - è cioè più specifiica - per la chinasi BCR-ABL rispetto
alle altre chinasi PDGFR e Kit.
Fig. 14: Sistemazione dei 2 Farmaci all’interno della tasca della proteina Bcr-Abl
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affetti da LMC. La maggiore selettività del farmaco nei confronti della chinasi BCR-
ABL si riflette in una buona efficacia clinica. Inoltre, analogamente a Imatinib, la
capacità di tale farmaco di agire su pochi e selezionati bersagli, senza coinvolgere in
maniera aspecifica molecole ubiquitarie, ha permesso di ridurre gli eventi avversi.
Un’altra importante caratteristica di Nilotinib è quella di non presentare cross-
intolleranza con la terapia di riferimento (Imatinib): i pazienti che non tollerano il
trattamento con Imatinib non mostrano una particolare predisposizione
all’intolleranza a Nilotinib (9). L’efficacia clinica di Nilotinib in pazienti affetti da
LMC Ph+ in fase cronica (CP) e accelerata (AP) di malattia, è stata dimostrata in uno
studio di fase II, che ha incluso oltre 500 pazienti. Tale studio ha coinvolto 15 dei
principali centri di ematologia italiana, oltre che lo stesso Gruppo GIMEMA (Gruppo
Italiano Malattie Ematologiche dell’Adulto), che hanno contribuito in maniera
decisiva alla riuscita dello studio arruolando ben 118 pazienti (circa 27% della
casistica totale). I due terzi dei pazienti con LMC-CP ha risposto alla terapia e nella
maggior parte dei casi la risposta è stata raggiunta rapidamente: addirittura entro 3
mesi dall’inizio del trattamento con Nilotinib (mediana 2.8 mesi). La percentuale di
risposta complessiva è stata confermata anche nel 42 per cento dei pazienti con LMC-
AP (fase acuta). La maggior parte dei pazienti ha raggiunto la risposta precocemente
(mediana 1 mese). I risultati ottenuti con Nilotinib indicano che il farmaco è dotato di
un’elevata efficacia in tale popolazione a rischio di progressione di malattia.
Nilotinib è stato approvato dal Comitato Scientifico dell’EMEA (CHMP) con
l’indicazione “Trattamento di pazienti adulti affetti da Leucemia Mieloide Cronica
Philadelphia positiva in fase cronica e accelerata di malattia, resistenti o intolleranti a
una precedente terapia comprendente Imatinib”.
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CONCLUSIONI
Il 2-3% del genoma degli eucarioti codifica per proteinchinasi, che costituiscono
quindi una tra le famiglie proteiche più numerose. Tali enzimi catalizzano la
fosforilazione proteica, uno dei più frequenti meccanismi post-trascrizionali che
regolano reversibilmente le funzioni proteiche. Per assolvere correttamente a questo
compito le proteinchinasi sono sotto stretto controllo di stimoli provenienti sia
dall’esterno sia dall’interno della cellula. Esse giocano inoltre un ruolo fondamentale
nella trasduzione del segnale essendo connesse tramite una reciproca rete di controllo
con le proteinfosfatasi, enzimi deputati all’idrolisi del fosfato trasferito dalle chinasi
alle proteine. Date tali premesse, non è sorprendente che molte malattie siano causate
da un’alterazione dell’ espressione e/o attività delle proteinchinasi. Attualmente oltre
la metà dei proto-oncogeni identificati codifica per esse, e molti altri sono loro
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substrati e/o effettori. Negli ultimi anni una sempre maggiore attenzione è stata posta
nei confronti di questi enzimi, caratterizzati da un dominio catalitico conservato
spesso associato con subunità regolatrici o che controllano il loro “targeting”, capaci
di fosforilare specifici residui tirosinici. La determinazione della struttura dei domini
catalitici ha dimostrato l’esistenza di un’architettura comune. Tuttavia esistono delle
differenze cruciali nel dominio catalitico delle proteinchinasi che danno ragione della
loro distinta specificità di substrato. Sfruttando queste proprietà peculiari è stato
possibile realizzare dei peptidi-substrato altamente selettivi per le singole
proteinchinasi offrendo un ottimo strumento per investigare le diverse cascate del
segnale cellulare. Questi risultati aprono inoltre la strada alla progettazione d’inibitori
specifici per chinasi diverse dotati di potenziale valore terapeutico.
Il Gleevec (STI-571, Imatinib) ha rappresentato il primo inibitore delle tirosin-chinasi
ad essere messo in commercio, aprendo così la strada a nuovi studi, che hanno
portato alla sintesi di nuovi farmaci più potenti e selettivi come Nilotinib (AMN-
107), la scelta di trattare questi due farmaci è stata dettata dall’intento di confrontare
due molecole messe appunto per sopperire l’uno alle mancanze dell’altro,
esempio, di come la farmacologia stia compiendo sempre più passi in avanti nella
costituzione di nuove vie d’attacco da utilizzare in associazione alla chemioterapia o
come trattamento alternativo ai farmaci citotossici, e speranza, di poter finalmente
combattere patologie così aggressive come il cancro.
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BIBLIOGRAFIA
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