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Maria Alessandra Bilotta

PONTIFICALI DUECENTESCHI SECUNDUM CONSUETUDINEM


ET USUM ROMANAE CURIAE.
CONTRIBUTI PER LA STORIA DELLA PRODUZIONE MINIATA
AD USO DEL PAPATO NEL MEDIOEVO:

Estratto dalla rivista Arte Medievale


anno VII - (2008), 1 - pagine 55-80
PONTIFICALI DUECENTESCHI SECUNDUM CONSUETUDINEM ET USUM ROMANAE CURIAE.
CONTRIBUTI PER LA STORIA DELLA PRODUZIONE MINIATA
AD USO DEL PAPATO NEL MEDIOEVO:
Maria Alessandra Bilotta

L o spoglio sistematico dei cataloghi di varie biblioteche,


condotto nell’ambito di un più ampio lavoro volto a rico-
struire la produzione di manoscritti miniati ad uso del
complesso del Laterano e del Papato nel Medioevo,1 ha per-
messo di riunire un gruppo omogeneo di Pontificali miniati ad
Curia,11 in quest’epoca non unicamente dettata da ragioni poli-
tico-difensive,12 diviene un fenomeno macroscopico negli anni
che vanno dal pontificato di Innocenzo III13 (1198-1216) all’e-
lezione, avvenuta a Perugia, di Clemente V (1305). La Curia
romana, infatti, ha compiuto, nel corso del XIII secolo, all’in-
uso della cappella papale, risalenti alla seconda metà del XIII circa duecento trasferimenti all’interno delle province dello
secolo, riferibili ad un ambito di produzione curiale sulla base Stato pontificio; alcuni papi duecenteschi, tra i quali i francesi
di ragioni di carattere testuale, liturgico, iconografico e paleo- Urbano IV (1261-1264), Clemente IV (1265-1268) e Martino
grafico. Questi codici assumono notevole rilevanza poiché per- IV (1281-1285), non sono mai entrati in Roma ed hanno svol-
mettono di chiarire, seppure ancora parzialmente, qual è stato to il loro pontificato all’interno del Patrimonium Petri.14
il ruolo svolto dalla Curia papale nella storia della produzione Ciononostante, il Laterano continua a costituire un simbolo
libraria del Duecento. del potere papale15 e ad essere considerato la residenza ufficia-
Quando si parla di manoscritti liturgici ‘ad uso della cappel- le dei pontefici, centro politico ed amministrativo della Curia
la papale’ o, semplicemente, di ‘Cappella papale’ è opportuno romana.16 Dal 1226 in poi, e fino al periodo avignonese, nessun
precisare a cosa ci si riferiva nel XIII secolo con tali locuzioni: papa ha trascorso una sola intera estate nella città eterna.
il termine ‘Cappella papale’ poteva designare infatti a quell’e- L’abitudine di lasciare Roma all’inizio dell’estate era tale nei
poca sia la cappella privata del pontefice in Laterano, il Sancta primi decenni del XIII secolo che i romani presero l’abitudine
Sanctorum,2 sia l’insieme degli officianti che circondavano il di chiamare il palazzo del Laterano il ‘palazzo d’inverno’.17 Si
papa e che lo assistevano durante la celebrazione degli uffici tratta dell’ultimo periodo nel quale i pontefici vi dimorano,
quotidiani e solenni nello stesso Sancta Sanctorum, nelle chie- prima del trasferimento ad Avignone e del successivo abbatti-
se di Roma e, infine, nelle altre residenze papali. Dunque il mento delle strutture abitative lateranensi ordinato da Sisto V
papa, la Curia e le Scholae Palatii, quando officiavano insieme, (1585-1590) nel XVI secolo.18 Pertanto, in considerazione dei
costituivano la ‘Cappella papale’.3 Sulla base di quanto sinora ripetuti soggiorni della Curia pontificia al di fuori dell’Urbe, in
esposto, un codice liturgico, risalente al XIII secolo, con un Umbria e nel Lazio, è legittimo ipotizzare che nella seconda
testo ad uso della cappella papale non necessariamente era metà del XIII secolo alcuni dei manoscritti liturgici ad uso della
destinato ad essere utilizzato esclusivamente nella cappella del Curia pontificia siano stati confezionati extra muros in occasio-
Sancta Sanctorum in Laterano. La liturgia papale infatti, già a ne dei suoi numerosi spostamenti. Si può tuttavia certamente
partire dal VII secolo, a Roma si svolgeva in parte nel comples- affermare che vi fossero dei Sacramentari o dei Messali com-
so del Laterano (nei tre nuclei della basilica, del battistero e del pleti19 destinati esclusivamente al Sancta Sanctorum, la cappel-
palazzo)4 e in parte nelle chiese stazionali,5 dove il pontefice la palatina del papa in Laterano, e non utilizzati al di fuori di
concelebrava con i preti, i giorni nei quali presiedeva la fun- essa.20 Ma ve ne erano anche degli altri, una parte dei quali
zione liturgica nella stazione; tali differenti tipi di cerimonie saranno oggetto di analisi nelle pagine seguenti, realizzati per
continuavano ad essere svolte a Roma dal pontefice anche nel essere utilizzati dal pontefice e dal suo entourage anche fuori
XIII secolo, sebbene la liturgia stazionale fosse diventata piut- dal palazzo Laterano nel corso dei continui trasferimenti della
tosto desueta. È importante ricordare infine che a quest’epoca Curia nelle altre residenze papali sia urbane che extra-urbane;
esisteva nei libri liturgici una differenza fra il contenuto euco- in questi ultimi codici liturgici, come si vedrà più avanti, ven-
logico del Sacramentario e quello delle rubriche che accompa- nero inserite, nel corso della liturgia quotidiana, alcune ceri-
gnavano i riti, soprattutto quando tali riti venivano compiuti monie papali solenni, così come venivano descritte nel
dal pontefice, circondato dalla Curia e dalle Scholae Palatii. Pontificale Romano-Germanico e nell’ordinario papale.
Queste rubriche provenivano in gran parte dal Pontificale Il primo di questi manoscritti è il codice M. 97621 [1], con-
Romano-Germanico, sia direttamente, sia per l’intermediazio- servato alla Pierpont Morgan Library di New York; si tratta di
ne dell’Ordo papale che le aveva adattate agli usi romani e pon- un Pontificale ad uso della Curia romana che presenta un testo
tifici.6 Se nel XIII secolo il papa partecipava sempre più di rado puramente romano e appartiene a quella che Michel Andrieu
alle stazioni, egli presiedeva tuttavia ancora con una certa fre- ha definito la recensione breve dei Pontificali ad uso della
quenza alcune solennità che si celebravano nella basilica late- Curia.22 Alcuni fogli presentano annotazioni, a volte piuttosto
ranense come quella del Triduum sacrum, quelle di Natale e estese: si tratta in gran parte di indicazioni liturgiche comple-
quelle della benedizione dei ceri, delle ceneri e della Domenica mentari, alcune delle quali diventeranno successivamente
delle Palme.7 Per quanto concerne invece le celebrazioni lega- parte integrante del testo nei manoscritti con la recensione
te alla liturgia quotidiana nella cappella papale (messa privata lunga. Il Pontificale presenta una notazione musicale quadrata
del papa ed uffizi dei curiali), nel corso del XIII secolo, in par- diastematica in inchiostro nero su tetragramma ed è vergato da
ticolare a partire dalla metà del secolo, anche in seguito alla un’unica mano, certamente non educata graficamente nella
crescita del fenomeno della mobilità pontificia, tali celebrazio- Penisola, in una littera textualis, calligrafica e formalizzata, con
ni non si svolgevano più esclusivamente nella cappella del forme spezzate che legano inequivocabilmente il manoscritto
Sancta Sanctorum8 all’interno del palazzo del Laterano. Il palaz- alla produzione grafica d’Oltralpe. Si tratta di una gotica che
zo lateranense perde infatti, come è noto, nel corso del riecheggia modelli italiani, pur senza riuscire a riprodurre in
Duecento, la funzione di unica residenza pontificia9 che aveva modo completo e soddisfacente il canone della rotunda; scrit-
ricoperto per gran parte del Medioevo:10 la mobilità della ture di questo tipo si trovano soprattutto in area provenzale.23

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1. New York, Pierpont Morgan Library, M. 976, f. 4v: Magister 2. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms Chigi C. VI.
Nicolaus, iniziali decorate, terzo quarto del XIII secolo (© Pierpont 174, Sacramentario di Anagni, f. 157r: Magister Nicolaus, iniziale isto-
Morgan Library, New York). riata D (Deus qui …) con Sacerdote celebrante, terzo quarto del XIII
secolo (© Biblioteca Apostolica Vaticana).

Il codice newyorkese è un libro elegante dall’ornamentazione artistico di questo miniatore e, quindi, dare maggiore luce alla
molto curata, omogenea ed assegnabile ad un’unica mano, che produzione del libro manoscritto e miniato in ambito curiale
si compone di numerosissime iniziali filigranate, numerose ini- nella seconda metà del XIII secolo.
ziali ornate e tre iniziali istoriate (I di Incipit a f. 21r, nella quale Insieme con il Pontificale M. 976 e con il Sacramentario di
è raffigurato un vescovo; I di Incipit a f. 45r, nella quale è rap- Anagni, sono stati ricondotti alla mano di Nicolaus il Sacra-
presentato un papa assiso; I di Incipit a f. 48r nel quale è dipin- mentario Ottob. lat. 356 della Biblioteca Apostolica Vaticana,29
to un imperatore incoronato che impugna una spada). Il minia- destinato all’uso del papa durante le cerimonie da lui presen-
tore che ha realizzato queste iniziali istoriate, insieme con l’ap- ziate nella cappella papale,30 il lat. 16595 della Bibliothèque
parato ornamentale del codice, è un maestro di grande qualità nationale di Parigi, un Commentario di Boezio alle opere di
e cultura che si esprime in un linguaggio assai elegante e ricer- Aristotele e il Vind. 2149/ lat. 41 della Biblioteca Nazionale
cato profondamente influenzato dalla Francia: si tratta di ‘Vittorio Emanuele III’ di Napoli, nel quale sono raccolti i cin-
Magister Nicolaus,24 un artista attivo per conto della Curia pon- que libri delle Decretali di Gregorio IX, commentate da
tificia intorno al terzo quarto del XIII secolo.25 Bernardo da Parma.31 Al nucleo originario delle opere attribui-
L’identità del miniatore è nota attraverso un’iscrizione, con te a Nicolaus si sono aggiunti, successivamente, altri codici: un
ogni probabilità autografa, rinvenuta sul f. 98r del cosiddetto Messale domenicano ad uso della diocesi di Lione, il codice
Sacramentario di Anagni (Città del Vaticano, Biblioteca Ludwig V. 5, databile al 1251, conservato presso il Paul Getty
Apostolica Vaticana, Chigi C. VI. 174), un Sacramentario papa- Museum di Los Angeles,32 il Messale della cappella papale 100
le verosimilmente destinato alla cattedrale di Anagni, come della Bibliothèque Municipale di Avignone, nel quale Nicolaus
lascia pensare il santorale nel quale sono menzionati numerosi ha realizzato parte delle iniziali filigranate, ed un Lezionario
santi legati a questa diocesi, fra i quali san Magno (f. 173v), della Curia pontificia, oggi diviso in due manoscritti (lat. 755
patrono della cittadina.26 Nella messa da recitare in solemnitati- e lat. 3278) conservati nella Bibliothèque nationale di Parigi. In
bus beate Marie Virginis, nel margine accanto al memento dei relazione con il gruppo di manoscritti attribuibili con sicurez-
vivi («Memento domine famulorum famularumque tuarum»), za a Nicolaus, il Pontificale di New York mostra qualche signi-
Nicolaus scrive: «Memento Magistri Nicolai illuminatoris» (f. ficativa differenza, soprattutto nella resa cromatica: se pure l’ar-
98r). La preziosità della scritta, vergata in oro ed attorniata da tista rimane fedele al verde cangiante, quasi bronzeo, che gli è
un raffinato decoro con delicati motivi vegetali tracciati a peculiare (e che nel M. 976 compare in due teste di animali
penna, testimonia l’alto livello culturale e sociale di Nicolaus. dipinte a f. 45r, oltre che in alcuni dettagli degli abiti dei per-
Grazie all’iscrizione che ha tramandato, rilevata per la prima sonaggi), egli introduce tuttavia un colore per lui nuovo, l’a-
volta dallo storico Ambrosi de Magistris alla fine dell’Otto- rancio, che sembra testimoniare un avvicinamento da parte
cento,27 è stato possibile, fin dagli anni Ottanta del Novecento, dell’artista al gusto figurativo e coloristico di matrice italiana.
sulla base degli studi di Valentino Pace,28 delineare il profilo Tale avvicinamento è testimoniato anche dal trattamento a

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pennello delle due iniziali istoriate I ai ff. 21r e 48r e dalla resa
pittorica e priva di contorno dell’arcata trilobata sotto la quale
si dispone la figura vescovile nella prima di queste due inizia-
li. Tali elementi innovativi nel linguaggio di Nicolaus permet-
tono di ipotizzare che il Pontificale sia un’opera relativamente
tarda nella carriera dell’artista, verosimilmente databile agli
anni compresi tra il 1260 ed il 1270.33
Il ruolo svolto da Nicolaus nella realizzazione dei mano-
scritti citati fu senza dubbio di primaria importanza. A lui
infatti, fu affidata l’esecuzione completa dell’apparato orna-
mentale di questi codici; egli fu quindi magister nel senso di
‘capo d’arte’, illustratore, decoratore e calligrafo, dal momento
che ha realizzato anche le iniziali filigranate dei codici a lui
attribuiti: il termine illuminator, con il quale Nicolaus si quali-
fica, designa dunque, nel suo caso, sia il decoratore che il
miniatore. Tutta l’opera di Nicolaus si svolge di fatto attorno al
rapporto tra l’illustrazione e la sua collocazione nell’architettu-
ra della pagina e dunque tra scrittura e figura nella reciproca
corrispondenza e consonanza di segni e di linee che con tratti 3. Perugia, Museo Capitolare, ms 6, Messale di San Giovanni d’Acri,
decisi rendono l’umanità dei gesti e la loro forte espressività f. 194r: miniatore di formazione francese, iniziale istoriata P (Per
narrativa [2]. Si tratta dello stesso valore lineare che si ritrova omnia …) con Sacerdote celebrante assistito da un altro religioso, terzo
quarto del XIII secolo (© Museo Capitolare, Perugia).
non come elemento accessorio ma come stessa ragione d’esse-
re dell’elemento figurativo in quattro iniziali, realizzate da un
miniatore di cultura francese nel cosiddetto Messale di San (1254-1277), è ben noto il caso della cosiddetta Bibbia
Giovanni d’Acri [3], conservato nel Museo Capitolare di dell’Aracoeli (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vatica-
Perugia (ms 6).34 Il confronto evidenzia una accentuata adesio- na, Vat. lat. 7793-7801)41, in più volumi, miniata a Parigi intor-
ne da parte di Nicolaus allo stile figurativo e decorativo della no alla metà del XIII secolo, donata dal papa Nicolò III (1277-
miniatura gotica d’Oltralpe. 1280) alla biblioteca annessa allo Studium del convento france-
Nelle opere di Nicolaus sono propriamente francesi l’uso di scano di Santa Maria in Aracoeli, e del manoscritto 5 della
disegnare i tratti somatici dei personaggi con penna sottile e Biblioteca Capitolare di Perugia, decorato entro il primo quar-
così pure l’abbondante utilizzo dell’oro laminato, quindi lucen- to del XIII secolo da artisti parigini esponenti del Mulden-
te, sia nel corpo delle lettere, sia come sfondo nelle miniature faltenstil.42 E a Roma è testimoniata anche la presenza di copi-
vere e proprie. Anche il termine illuminator, con il quale sti transalpini come documentano i codici in volgare francese
Nicolaus si qualifica, testimonia il legame culturale dell’artista fr. 9082 della Bibliothèque nationale di Parigi, contenente la
con la Francia; illuminator era, infatti, nel penultimo quarto del Chronique d’Outremer di Guglielmo di Tiro,43 e 10168-10172
XIII secolo, un neologismo e un francesismo. Come tale viene della Bibliothèque Royale di Bruxelles con i Faits des Romains,44
utilizzato, ad esempio, da Dante nella Commedia nei versi con i vergati nell’Urbe, nell’ultimo decennio del XIII secolo, per un
quali il poeta rende omaggio al miniatore Oderisi da Gubbio: committente certamente importante e noto in ambiente papa-
«quell’arte che in Francia si dice alluminare» (Purgatorio XI, le, sino ad ora non identificato.
80-81) e Benvenuto da Imola commenta questo passaggio del Riconoscere l’esistenza di rapporti fra la miniatura di
poema dantesco osservando: «Parisius enim dicitur illuminare Nicolaus ed il gotico parigino duecentesco significa dunque
(sic) ubi in Italia dicunt miniare» (Comentum super Dantis riconoscere ciò che Nicolaus fu in concreto negli anni a servi-
Aldigherij Comoediam, XI, 80-81).35 Come è noto, in Italia e in zio della Curia papale: un autentico ed originale esponente
particolare a Roma, le due corti angioina e pontificia – cornice, della corrente artistica parigina in ambiente curiale, uno dei
quest’ultima, entro la quale dati testuali inseriscono in gran numerosi che la Curia poteva vantare nel penultimo quarto del
parte la produzione di Nicolaus – non ricevono semplicemente Duecento come dimostra, in ambito librario, il Missale secun-
suggestioni dalla Parigi di Luigi IX ma sono addirittura connes- dum ordinem capellae Domini Papae 52 del fondo Santa Maria
se ad essa quasi si trattasse di elementi di uno stesso insieme: ne Maggiore della Biblioteca Apostolica Vaticana,45 non miniato da
fanno parte – soprattutto la corte angioina – in modo attivo e Nicolaus, databile intorno al 1275, nel quale le iniziali decora-
concretamente percettibile, attraverso la committenza36 e te appaiono esemplate su modelli francesi piuttosto aggiornati
mediante l’impiego che tale committenza fa di miniatori, botte- sui quali si innestano armoniosamente motivi decorativi, in
ghe e cantieri e quindi di mode, idee e modelli.37 particolare allungate foglie a fiamma, di evidente matrice ita-
Modelli veicolati dall’arrivo nella Penisola di artifices trans- liana. La compresenza di elementi francesi e italiani nell’appa-
alpini, copisti e miniatori (come dimostrano, ad esempio, il rato decorativo non sembra dunque essere stata prerogativa
Pontificale 32 dell’Archivio Capitolare di Piacenza,38 databile della produzione libraria ad uso del Papato avignonese.46
intorno al 1270, nel quale, accanto ad un miniatore bolognese, Tuttavia, nonostante la spiccata aderenza a termini e modi
opera un miniatore di origine francese (f. 20r) e la Bibbia nouv. parigini, Nicolaus non è un francese bensì un italiano; infatti,
acq. lat. 3189 della Bibliothèque nationale di Parigi, vergata da egli introduce nel modello parigino alcune fondamentali
un copista inglese e da uno bolognese e miniata da un artista varianti: il modellato delle sue figure, lavorate con morbidi toc-
bolognese, il Maestro della Bibbia Vat. lat. 20, e da due minia- chi di verde e di bianco, movimentate da caratterizzanti indi-
tori parigini attivi nel terzo quarto del XIII secolo39) e anche cazioni fisionomiche e psicologiche che, calzanti e precise, ani-
attraverso l’importazione di manoscritti miniati in terra di mano il fluire della narrazione, l’uso che egli fa nel disegno dei
Francia.40 bagliori del rosso vivo per accentuare la luminosità, le sue
Nell’Urbe, dove la cultura francese si innesta già a partire volute a motivi fogliati che, aggraziate e sinuose, si dispongo-
dalla metà del secolo anche in seguito al succedersi di papi no flessuosamente tutt’intorno al corpo delle iniziali filigrana-
transalpini, da Alessandro IV (1254-1261) a Giovanni XXI te, sono caratteristiche che si allontanano dalla produzione

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ricato di diverse missioni da Alessandro IV (1254-1261) per


diventare gran penitenziere del papa dal 1256 al 1261; trascor-
se la sua esistenza tra la Francia e l’Italia dove, ad Orvieto, morì
nel 1263 per essere poi sepolto a Lione.48
Le vicende biografiche di questo cardinale domenicano pre-
sentano una notevole corrispondenza spaziale e temporale con
la cronologia e la localizzazione dei manoscritti decorati da
Nicolaus la cui attività è attestata in un primo tempo in Francia,
a Lione, con il Messale domenicano Ludwig V 5 (secondo un’i-
potesi del padre Gy, realizzato proprio per Hugues de Saint-
Cher49) e quindi successivamente a Roma con i manoscritti
miniati per la Curia. Pertanto, se si considerano valide le ipo-
tesi di Marie-Thérèse Gousset e del padre Gy, il Magister
Nicolaus illuminator, che ha lavorato al servizio della Curia,
potrebbe essere identificato con il Magister Nicolaus scriptor,
membro dell’entourage cardinalizio di Hugues de Saint-Cher,
dal momento che i due incarichi non erano incompatibili. La
dimestichezza dei miniatori con la scrittura è infatti testimo-
niata a Bologna, Siena, Firenze, Rimini e Perugia, tra la secon-
da metà del Duecento e gli inizi del Trecento, da numerosi
documenti nei quali esplicitamente si parla di notai o scrittori
impiegati per lavori di miniatura.50 Si pensi al noto caso di Neri
da Rimini, attivo nel primo Trecento, il quale si firma sovente
con la doppia qualifica di miniator et notarius.51 Inoltre, i cardi-
4. Parigi, Bibliothèque nationale de France, ms lat. 16595, Boetius, nali di Curia, come è stato messo in rilievo a proposito dei
In Porphirium, Aristotele, Opera, f. 127r: Magister Nicolaus, iniziale codici Stefaneschi, al pari di ogni alto prelato della Chiesa, di-
istoriata O (Omnes…) con Francescani e Domenicani che si danno le
sponevano, per le proprie esigenze pubbliche e private, di una
spalle, terzo quarto del XIII secolo (© Bibliothèque nationale de France).
cospicua familia di scribi, composta di notai e di scrittori pon-
tifici ed era possibile che la copia di un libro venisse affidata a
uno di essi, come pure ad uno scriba esterno.52 Ancora, occor-
miniata francese coeva. Nelle miniature di Nicolaus atti ed re tener presente che pure l’impegno di scriptores della cancel-
emozioni sono tutti espressi e tutti tangibili in una caratteriz- leria apostolica per la produzione libraria della Curia pontificia
zazione fisiognomica che individualizza ed in certi casi perso- era una pratica in uso53 e che la categoria di scriptores notai è
nalizza volti e personaggi: egli è verosimilmente un italiano che attestata, in ambito librario curiale, in un altro Pontificale ad
si è formato in Francia, forse a Parigi, e in seguito ha operato uso della cappella papale, del quale si tratterà più avanti, il
nell’ambito della Curia romana, attuando, con singolare mae- manoscritto 5132 della Bibliothèque Municipale di Lione, dove
stria, una sintesi originale di modi francesi ed italiani. Una sin- il copista, Rainerius de Florentia, si qualifica, nell’explicit (f.
tesi che determina il superamento dello stile gotico francese in 230v), proprio come «scriptor atque notarius».
Nicolaus per giungere alla formulazione di un suo proprio ori- Un altro Messale ad uso della cappella papale è il già men-
ginale linguaggio espressivo nel quale si colgono indicazioni di zionato manoscritto 100 [5] della Bibliothèque Municipale di
dilatata e aggiornata apertura nei confronti di differenti realtà Avignone.54 Nell’esemplare avignonese le rubriche si riferisco-
culturali. L’analisi stilistica delle opere di Nicolaus è quindi un no esclusivamente ai cappellani papali ed al pontefice offician-
utile mezzo per giungere ad una più chiara percezione della te e fanno quindi supporre che il codice venisse utilizzato nella
specifica realtà libraria della Curia pontificia, una realtà che cappella papale in Laterano o nelle basiliche stazionali romane
diventa illeggibile quando non se ne colgano le molteplici com- quando era il papa a celebrare la liturgia.55 Il Proprium de tem-
ponenti culturali. pore, l’insieme delle celebrazioni per tutto l’anno liturgico,
Il posto che Nicolaus si riserva nel Sacramentario di Anagni, prende avvio dalla prima Domenica di Avvento e presenta delle
in corrispondenza del memento dei vivi, quindi in una posizio- lunghe rubriche che si accordano spesso con quelle degli
ne privilegiata, l’alto livello di esecuzione della nota autobio- Ordines romani del XII secolo, sebbene non ne derivino diret-
grafica, realizzata in crisografia, nonché l’ironia chiaramente tamente. Esse provengono, infatti da un Ordinario papale, o
palesata in alcune delle sue miniature – come a f. 127r del Ordo officii, composto a Roma nella prima metà del XIII seco-
Boezio della Bibliothèque nationale di Parigi, dove domenicani lo, al quale sono state apportate alcune modifiche riguardanti
e francescani si danno polemicamente le spalle [4] – dimostra- la celebrazione degli uffici liturgici.56 Le più recenti di queste
no che Nicolaus doveva essere un personaggio di un certo rilie- modifiche risalgono agli ultimi anni del pontificato di
vo in ambito curiale, se poteva permettersi tali licenze umori- Bonifacio VIII (1294-1303) e pertanto il Messale 100 rappre-
stiche ed esprimere una simile coscienza autocelebrativa. senta un prezioso testimone dell’Ordinario seguito a Roma
Ad avvalorare la tesi contribuisce un’ipotesi formulata da dalla cappella papale nella seconda metà del XIII secolo e alla
Marie-Thérèse Gousset. La studiosa, infatti, ha rilevato tra i vigilia del trasferimento del Papato ad Avignone.57
nomi dei membri dell’entourage cardinalizio di Hugues de Saint Il manoscritto seguì la Curia nella città sul Rodano dove,
Cher quello di un tale Nicolaus Reatinus.47 Questi possedeva la come hanno dimostrato Labande e Andrieu, nella prima metà
qualifica di scriptor, in virtù della quale aveva il diritto di por- del XIV secolo, venne utilizzato da Jacopo Stefaneschi per la
tare il titolo di magister. Hugues de Saint Cher era un domeni- redazione del cerimoniale papale che Mabillon ha pubblicato
cano, docente di diritto canonico e civile a Parigi; nel 1230 fu con il nome di Ordo XIV58 e quindi venne donato al capitolo di
priore del convento di Saint-Jacques a Parigi e nel 1244 venne Nôtre-Dame-des-Dôms.59
nominato cardinale dal papa Innocenzo IV (1243-1254); par- Nel calendario (ff. 1r-6v) del Messale 100 è riportata la festi-
tecipò al primo Concilio di Lione del 1245 e fu in seguito inca- vità di santa Edwige di Polonia, canonizzata nel 1266,60 e si leg-

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5. Avignone, Bibliothèque Municipale, ms 100, Messale della Cappella 6. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1155,
papale, f. 7r: Magister Nicolaus, iniziali filigranate, 1270-1280 (© Pontificale ad uso della Curia papale, f. 1r: primo miniatore del Vat. lat.
Bibliothèque Municipale d’Avignon). 1155, iniziale istoriata O (Oremus. Dilectissimi …) con la Cerimonia
della Tonsura (© Biblioteca Apostolica Vaticana).

gono alcune addizioni cronologicamente successive al testo del margine, in corrispondenza delle rubriche del Venerdì santo, si
codice e riferibili alla sua permanenza in Avignone: il 16 otto- trova un’altra nota che recita: «Dominus Bonifacius papa VIII
bre (f. 5v) è stata aggiunta la festività di san Bertrand de celebravit in capella et dixit tertiam et sextam cum card(inalibus)
Comminges (S. Berthrandi episcopi et confessoris, m. 1125), et cappellanis [...]». La nota, vergata in corsiva, è posteriore al
dichiarato santo nel 1309 dal papa Clemente V (1305-1314)61 testo del manoscritto ed è probabilmente di mano di un cap-
e il 19 maggio (f. 3r), accanto alla festività di santa Pudenziana, pellano di Bonifacio VIII il quale, dopo aver preso parte alle
una mano, risalente al XVI secolo, ha aggiunto la festività di celebrazioni del Venerdì santo, annotò, in alcuni punti
san Pietro Celestino («et sancti Petri confessoris olim Celestini dell’Ordo, osservazioni personali ad integrazione delle rubri-
pape»), canonizzato ad Avignone nel 1313.62 che.64 Sulla base di queste osservazioni Andrieu suggerisce che
Nel Messale avignonese sono state trascritte, in aggiunta al il codice potrebbe essere stato vergato nell’arco di tempo com-
testo del Messale vero e proprio (f. 270r), le orazioni della preso tra la fine del pontificato di Gregorio X (1276) e l’avven-
messa di Liegi del Corpus Domini. Tali orazioni vennero in to di Nicolò IV (1288), certamente prima del pontificato di
seguito erase e sostituite con quelle della Messa per la festività Bonifacio VIII.65
del Corpus Domini, istituita nel 1264 da Urbano IV (1261- Il manoscritto 100 presenta una scrittura gotica italiana
1264). Secondo il padre Gy, si può pensare che Urbano IV stes- ampia e uniforme ed una notazione quadrata diastematica ai ff.
so, che era stato arcidiacono a Liegi ed era amico delle beghine 7r-8v (Kyrie, Gloria in excelsis, Credo) ed ai ff. 110r-117v
osservanti della festa, abbia fatto aggiungere queste orazioni su (Prefationes). Come i Pontificali Vat. lat. 1155 e Vat. lat. 4747,
un Messale della sua cappella privata prima di dare a questa il Pontificale avignonese presenta vistose macchie di umidità
festa l’istituzione papale ed una liturgia nuova.63 Tuttavia la pre- che in parte hanno compromesso l’accurata ornamentazione.
senza nel Calendario della festività di santa Edwige di Polonia, Il codice è caratterizzato da una certa eleganza in ogni aspet-
canonizzata nel 1266, sembrerebbe confutare tale ipotesi di to della realizzazione, dalla pergamena piuttosto bianca e non
datazione. troppo spessa alla scrittura regolare e molto ordinata; ha subi-
Al f. 87r del Messale 100 si legge una nota marginale, ver- to una ingente manipolazione nell’ordine dei fogli ed è mutilo
gata in rosso: «Dominus papa Gregorius non calciabat sandalia di molte carte. La sua ornamentazione, assai sobria, si deve a
nec dicebat psalmos ‘Quam amabilia’». La scrittura è una gotica diverse mani ed è costituita da lettere iniziali disegnate a
di modulo inferiore rispetto a quella del testo ma probabil- penna, alternate in rosso e blu; attorno a ciascuna di esse si
mente si deve alla stessa mano che ha vergato il manoscritto. Il dipana una sottile ed intricata decorazione di fitti ghirigori,
papa Gregorio, al quale si riferisce l’annotazione, potrebbe molto curati ed eleganti, sempre tracciati a penna, dell’altro
essere, secondo Andrieu, Gregorio X (1271-1276). A f. 76v in colore rispetto al corpo dell’iniziale.66 Nella decorazione fili-

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MARIA ALESSANDRA BILOTTA

7. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Santa Maria 8. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1155,
Maggiore 40, Sacramentario, f. 5r: iniziale filigranata T (Te igitur …), Pontificale ad uso della Curia papale, f. 4v: primo miniatore del Vat.
prima metà del XIII secolo (© Biblioteca Apostolica Vaticana). lat. 1155, iniziale decorata R (Rectorem oportet …) (© Biblioteca
Apostolica Vaticana).

granata di numerosi fascicoli del Messale avignonese (ff. 1r- nie.70 Nella sezione riguardante le ordinazioni il Vat. lat. 1155
105v; 120r-270v) Marie-Thérèse Gousset ha riconosciuto la abbonda di correzioni e aggiunte marginali che risultano dovu-
mano del Magister Nicolaus al quale si deve anche l’esecuzione te almeno a quattro mani differenti e mostrano chiaramente
dell’apparato ornamentale ed illustrativo del già menzionato che il codice è stato a lungo usato.71 Quanto al contenuto, quin-
Pontificale ad uso della Curia romana M. 976.67 Egli lavora di, il manoscritto vaticano rivela un legame con la Curia papa-
quindi nel Messale avignonese affiancato da un altro calligrafo, le e forse con il Laterano dove potrebbe essere stato utilizzato.72
verosimilmente un collaboratore, probabilmente ingaggiato La scrittura del Vat. lat. 1155 è una littera textualis rotunda
direttamente in Curia, al quale Nicolaus si accosta, forse come formalizzata, ordinata e spaziosa, di modulo grande, probabil-
guida, certamente come personalità dominante. Lo stile di mente della seconda metà del secolo XIII. Il Pontificale pre-
Nicolaus infatti prevale e la diversità di mani che si riscontra senta una notazione musicale diastematica quadrata in inchio-
nel manoscritto avignonese rientra agevolmente nel tipo di dif- stro nero su tetragramma tracciato in rosso con chiavi di F e c;
ferenze che sono ascrivibili ad aiutanti. Nel manoscritto 100 di guida, un punto quadrato con linea discendente a destra.73
Avignone si vede quindi Nicolaus come magister. A ciò non Il manoscritto si caratterizza per un esteso apparato orna-
osta la datazione. Se si considera valida l’ipotesi formulata da mentale e illustrativo, accurato e di buon livello, composto da
Andrieu, il quale colloca il Messale avignonese nel decennio iniziali filigranate, iniziali decorate e da ventidue iniziali isto-
1270-1280, che Nicolaus fosse nella sua piena maturità profes- riate, poste ad illustrare le azioni liturgiche descritte dalle
sionale e cominciasse ad avere dei collaboratori non appare rubriche. Reca inoltre tracce esplicite di alcune fasi di esecu-
un’ipotesi priva di fondamento. zione delle iniziali poiché in tutto il codice sono rimaste in
Ad uso dell’entourage papale è stato prodotto anche il posizione visibile letterine di guida per il calligrafo ed il minia-
Pontificale Vat. lat. 115568 [6] databile alla fine del XIII seco- tore; inoltre a f. 46v si leggono nella rubrica, subito dopo il
lo,69 redatto «secundum consuetudinem et usum romane Curie», vocabolo «imperatorem», le parole «et de pinzell»: una nota
come si legge a f. 221r del manoscritto. marginale che invitava il decoratore a realizzare in questo
Il testo del Pontificale vaticano, puramente romano, segue punto una iniziale dipinta, una «littera de pinzello».74
quella che Andrieu ha definito la redazione mista del La tavolozza pittorica del codice risulta visibilmente altera-
Pontificale curiale, in qualche punto ridotta rispetto a quella ta poiché si notano alcune cadute nelle parti dorate (f. 1r) e i
lunga ad uso della Curia romana – risalente al pontificato di pigmenti chiari, probabilmente composti a base di piombo, si
Innocenzo IV (1243-1254) – nella quale si leggono numerose sono fortemente scuriti in seguito ad un processo di ossidazio-
osservazioni relative alle azioni da compiere nel corso delle ne provocato dall’umidità che il manoscritto deve aver subito
celebrazioni liturgiche e particolari concernenti gli spazi mate- in un lontano passato. Le medesime tracce di ossidazione,
riali, le architetture, entro le quali si svolgevano dette cerimo- insieme con vistose infiltrazioni d’umidità, si riscontrano

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I PONTIFICALI DUECENTESCHI SECUNDUM CONSUETUDINEM ET USUM ROMANAE CURIAE

9. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1155, 10. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1155,
Pontificale ad uso della Curia papale, f. 15r: secondo miniatore del Vat. Pontificale ad uso della Curia papale, f. 148r: primo miniatore del Vat.
lat. 1155, iniziale istoriata S (Sacerdotem …) con la Cerimonia del- lat. 1155, iniziale istoriata I (Incipit ordo …) con il Papa benedicente
l’ordinazione sacerdotale (© Biblioteca Apostolica Vaticana). (© Biblioteca Apostolica Vaticana).

anche nel codice Vat. lat. 4747, un altro Pontificale ad uso della restanti sezioni del Pontificale (ff. 192v, 193r, 204v).
Curia del quale si tratterà più avanti. Quanto detto lascia pen- Il terzo miniatore, molto meno raffinato e colto rispetto agli
sare che forse i due Pontificali devono aver condiviso una altri due, appare abituato ad una gamma cromatica estrema-
medesima sorte anche prima di entrare a far parte dei fondi mente vivace, per alcuni tratti cangiante, nella quale prevalgo-
della Biblioteca Apostolica Vaticana. no i toni del rosa acceso e del blu violaceo. Egli fa uso abbon-
La decorazione filigranata, a inchiostro rosso, blu e lilla, è di dante del nero che traccia con mano assai pesante, descriven-
qualità molto elevata e presenta una mescolanza di influenze do con poca precisione i lineamenti dei personaggi. Il suo
squisitamente umbre nelle volute festonate e tempestate di pic- intervento sembra forse dettato più dalla necessità di comple-
cole gemme trilobate; un repertorio che si ispira ad opere cro- tare rapidamente il volume che da effettiva competenza artisti-
nologicamente anteriori come il Sacramentario 40 del fondo ca: lavora infatti con puntiglio ma con un segno del pennello
Santa Maria Maggiore della Biblioteca Apostolica Vaticana [7], un poco incerto, riconoscibile anche per il tratto più largo e il
databile alla prima metà del XIII secolo e verosimilmente origi- pigmento più denso.
nario del monastero dei Santi Andrea e Bartolomeo al Laterano.75 Il secondo Maestro costruisce figure semplici ma connotate
Le iniziali ornate, tutte appartenenti ad una medesima tipo- da una certa solennità [9]; egli riempie con toni piatti e uni-
logia, occupano il campo interno avvolgendosi su se stesse e si formi i campi delineati con spesse linee di contorno e si distin-
caratterizzano per la presenza di gocce d’oro e di foglie lobate, gue per vivacità cromatica, per la narrativa sintetica e asciutta
circondate da decorazioni floreali, in particolare fregi acantifor- e per una caratterizzazione dei volti poco espressiva.
mi [8]. Talvolta le lettere sia ornate che figurate si prolungano Il primo miniatore, che appare come il più abile dei tre, pre-
lungo i margini in steli fogliati di andamento sinuoso o disposti dilige nelle illustrazioni toni tenui di rosso, verde, blu, azzur-
a descrivere volute, conclusi da composizioni di motivi vegeta- ro, sapientemente dosati, alternati talvolta con tinte di grigio,
li aperti simmetricamente tra i quali palmette e caratteristiche senape, seppia e nocciola dall’impasto denso e coprente; men-
foglie oblunghe dalla punta arrotondata a cappuccio [6]. tre le vesti s’accendono con tocchi di giallo oppure s’incupi-
La parte più interessante della decorazione è rappresentata scono con tocchi di nero. Per il corpo delle lettere egli si serve
dalle iniziali istoriate nelle quali è riconoscibile l’intervento di prevalentemente dell’azzurro su fondo blu. Costretto a misu-
tre diverse mani. Infatti è possibile distinguere assai chiara- rarsi con spazi esigui, mette in scena più figure in azione, carat-
mente un primo intervento pittorico [6], dovuto ad una perso- terizzate da una certa monumentalità, in alcuni casi disposte su
nalità artistica di buon livello, nei primi 191 fogli, l’intervento diversi piani di profondità o affiancate da cortine che si aprono
di un secondo artista [9], che dipinge una sola iniziale (f. 15) alla maniera di un sipario a fare da sfondo all’evento [10]. Il
in corrispondenza della cerimonia per l’ordinazione sacerdota- modellato è realizzato con una stratificazione di tratteggi suc-
le, ed infine un terzo miniatore, di minore levatura, nelle cessivi verdi e bianchi secondo un procedimento che si rifà più

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MARIA ALESSANDRA BILOTTA

alle tecniche della pittura murale che a quelle della miniatura ste buona parte del testo del Pontificale vaticano e dimostra
e la disposizione delle figure rispetto al campo interno dell’ini- l’intenzione di strutturare un ciclo di immagini che, in primo
ziale si rivela sempre attentamente calibrata, a dimostrazione, luogo, non fosse selettivo e fosse capace di mostrare l’insieme
così, di un particolare gusto per l’equilibrio compositivo. La delle funzioni liturgiche presiedute dal pontefice romano e, in
sua maniera rivela una cultura di base cimabuesca con una secondo luogo, rispecchiasse nelle miniature l’attenzione che il
componente essenzialmente grafica, arcaica e tradizionalista testo del Pontificale riservava ad alcune cerimonie liturgiche
ma comunque desiderosa di recuperare l’umanità fisionomica. particolari (ordinazioni, benedizioni, consacrazione della chie-
Alcune cifre di questo linguaggio, come la pennellata pasto- sa e dell’altare). Il Vat. lat. 1155 presenta quindi una serie di
sa, le ombreggiature dei volti ottenute con le diverse tonalità soggetti che avrebbero illustrato anche i Pontificali del XIV e
del verde, la resa delle mani, dal taglio minuto e affusolato, tro- del XV secolo, ad esso posteriori.84
vano riscontro nella miniatura umbra, in particolare perugi- Il carattere iconografico di queste miniature è quello dell’il-
na.76 I volti pieni, dal naso corto e dritto, dal labbro inferiore lustrazione rituale; esse si discostano notevolmente, ad esem-
singolarmente stretto, vivacizzati da occhi grandi trovano cor- pio, dalle immagini teologico-politiche e simboliche dei
rispondenza infatti nei modi del miniatore del capolettera con Pontificali inglesi e ottoniani dei secoli X e XI. L’illustrazione
la Lezione di un domenicano in uno degli Antifonari di San rituale del Vat. lat. 1155 mostra una grande fedeltà al testo
Domenico di Perugia (Perugia, Biblioteca Augusta, ms 2783, f. liturgico trascritto nelle rubriche. Questa illustrazione, si
128)77 e nelle fisionomie del cosiddetto Maestro del Messale di direbbe letterale, del testo del Pontificale rivela la volontà di
Deruta (Perugia, Biblioteca Capitolare, ms 16).78 Mentre l’im- insistere attraverso l’immagine sui momenti salienti, simbolici
pianto compositivo ed i caratteri formali di altre scene sembra- di un determinato rito con l’intento di codificarlo anche attra-
no riecheggiare i modi del cosiddetto Maestro del Messale A 47 verso la sua rappresentazione visuale. Questo intento di codifi-
di Perugia (Perugia, Biblioteca Augusta, ms A 47).79 cazione testuale, attraverso le rubriche, e visiva, attraverso le
Anche l’apparato decorativo delle iniziali segue soluzioni immagini, del rito liturgico si inscrive nel quadro dell’afferma-
consuete in area umbra: globuli d’oro nei bordi e nel corpo zione del potere della Curia in seno alla Chiesa, espressa nel-
delle lettere, frequenti drôleries in forma di protome umana e l’assimilazione ecclesiologica fra la liturgia della cappella papa-
di dragone. le e quella delle chiese locali governate dai vescovi.85 Un’af-
La presenza di una componente umbra nel linguaggio figu- fermazione che era stata fortemente difesa da Innocenzo III
rativo del Pontificale vaticano permette di ipotizzare che il suo (1198-1216) agli inizi del XIII secolo, e tenuta ben presente
apparato illustrativo sia opera di miniatori formatisi nella nella rielaborazione del testo del Pontificale al tempo di
regione; ciò lo rende un importante testimone del complesso Innocenzo IV.86
nodo culturale che si veniva progressivamente intrecciando tra Il ciclo illustrativo del Pontificale romano nel Medioevo era
Roma, la Curia e l’Umbria nella seconda metà del XIII secolo. stato concepito in origine per ‘mostrare’ la liturgia del papa con
Del resto, che miniatori umbri e di cultura umbra abbiano lo scopo di rafforzare il suo potere in seno alla gerarchia eccle-
lavorato per conto di membri della Curia pontificia nell’Urbe e siastica (attraverso le immagini delle ordinazioni) e di insiste-
nell’Umbria stessa è testimoniato dal Pontificale lat. 965 della re sul suo ruolo nella costituzione della realtà ecclesiastica
Bibliothèque nationale di Parigi, verosimilmente realizzato in (temi legati alla consacrazione delle chiese, degli altari e di altri
occasione di uno dei soggiorni della Curia romana a Perugia e luoghi o oggetti sacri). Ne sono prova alcune illustrazioni del
illustrato da un miniatore umbro; manoscritto che presenta Vat. lat. 1155 nelle quali il papa è rappresentato nello svolgi-
stringenti analogie formali con un Antifonario (Perugia, mento delle funzioni liturgiche (ff. 1r, 61r, 65v, 148r, 171v
Biblioteca Augusta, ms 2792) proveniente dal convento peru- [11]). Così la definizione del ciclo iconografico da parte della
gino di San Domenico.80 Curia si basava sull’idea che la liturgia del papa dovesse essere
Tali osservazioni devono essere meditate nel più ampio il modello per tutte le altre singole chiese governate da un
panorama della complessiva realtà culturale e artistica romana vescovo. Tuttavia l’impressione che si trae dall’osservazione dei
del secondo Duecento, in particolare degli anni settanta e ottan- Pontificali della seconda metà del XIII secolo è quella di una
ta, tenendo inoltre in opportuna considerazione la salda e rivo- rapida trasposizione – per alcune immagini si tratta piuttosto
luzionante connessione che, a partire da questi decenni sino di un adattamento – dell’iconografia rituale papale alla figura
all’albeggiare del XIV secolo, si sarebbe instaurata fra l’Urbe e del vescovo. Ciò non desta meraviglia se si considera da un lato
Assisi nell’ambito della produzione artistica e non solo, nonché lo statuto episcopale del papa e dall’altro la volontà della Curia
il ruolo di città papali svolto da Perugia e Orvieto in quegli stes- di diffondere il testo ufficiale del Pontificale. Solo un libro uffi-
si anni in virtù del fenomeno dell’itineranza pontificia.81 ciale della liturgia come il Pontificale aveva infatti la capacità di
Secondo Marie-Thérèse Gousset il Vat. lat. 1155 si potrebbe far accettare ovunque in Occidente l’idea dalla forte connota-
datare al pontificato di Nicolò IV (1288-1292), primo papa zione ecclesiologica dell’assimilazione dell’Ecclesia Romana (la
francescano: infatti la sua ascesa al soglio pontificio ebbe l’ef- Curia) alla Chiesa universale.87 Così, accanto alla definizione di
fetto di rinsaldare i legami tra l’Umbria e l’Urbe.82 Tale ipotesi un testo codificato, destinato a servire da modello e ad essere
di datazione sembra tuttavia contrastare con il marcato arcai- adattato alle differenti diocesi, venne concepito un ciclo illu-
smo che caratterizza lo stile dei miniatori del codice vaticano, strativo, parimenti codificato, che potesse adattarsi facilmente
un arcaismo che porterebbe a retrodatare l’esecuzione del sia al vescovo di Roma sia agli altri vescovi rappresentanti della
manoscritto probabilmente agli anni sessanta del XIII secolo.83 Chiesa universale.
Il Pontificale vaticano riveste una notevole importanza dal Nel Vat. lat. 1155, così come negli altri Pontificali ad uso
punto di vista iconografico poiché si tratta di uno dei primi della Curia, si registra una significativa presenza di illustrazio-
esemplari conservati del Pontificale romano ad uso della Curia ni che rappresentano ordinazioni. Il testo del rituale per le
a presentare una serie di immagini, realizzate in corrisponden- ordinazioni è collocato all’inizio del volume e le immagini sono
za dell’Ordo, le quali ritraggono in maniera dettagliata le ceri- situate in corrispondenza dell’incipit accanto alle rubriche che
monie cui si riferisce il testo. Si tratta dunque di uno dei primi fanno da elemento di raccordo fra il testo e la sua traduzione
testimoni della progettazione del ciclo iconografico del visiva.
Pontificale romano nella sua elaborazione testuale formulata La prima scena, racchiusa entro l’occhiello di una O, a f. 1r,
da Innocenzo IV (1243-1254). Il programma illustrativo inve- raffigura il papa nell’atto di tagliare la barba a un giovane chie-

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I PONTIFICALI DUECENTESCHI SECUNDUM CONSUETUDINEM ET USUM ROMANAE CURIAE

rico [6]. La struttura compositiva della scena è fortemente illustrano oppure all’interno del testo, per la maggior parte
sobria e proprio questa sobrietà dello schema iconografico per- all’incipit delle orazioni.
mette di porre l’accento sul gesto rituale e sul suo significato Le iniziali filigranate policrome a intarsio [13] si caratteriz-
liturgico. L’attenzione dell’osservatore, infatti, è diretta sul zano per l’uso dell’oro a pennello e per la ricchezza dei motivi
gesto del papa poiché, attraverso l’immagine, viene messo in ornamentali; esse si distinguono inoltre per il disegno assai
rilievo quale sarà il nuovo stato del futuro chierico subito dopo accurato e per la combinazione dei colori, arricchita nelle per-
che il pontefice gli avrà tagliato i capelli: egli passerà dallo stato linature delle filigrane da lievi puntinature aranciate. La cam-
laico a quello di servitore di Dio. Lo schema iconografico uti- pitura delle lettere è affidata in gran parte a motivi pistilliformi
lizzato per rappresentare la scena della tonsura combina una organizzati in ruote e impreziositi da una materia pittorica
dimensione spirituale, espressione dell’autorità del papa e dorata.
quindi del vescovo sugli altri membri del clero (poiché egli Alla decorazione figurata del lat. 960 lavorano due miniato-
conferisce loro l’approvazione affinché diventino servitori di ri. Il primo esegue una sola iniziale (f. 74r [13]) con uno stile
Dio), con una dimensione propriamente rituale consistente ben riconoscibile, connotato da una notevole ricercatezza, da
nella raffigurazione del momento cruciale del rito liturgico: il una nitida distribuzione narrativa e dalla spiccata preferenza
gesto della tonsura. L’iconografia della tonsura è esplicativa del per una gamma di colori composta di grigi azzurrati, blu royal,
messaggio sotteso alle immagini delle ordinazioni nel verde, rosa antico e rosso aranciato, stesi con leggere pennella-
Pontificale vaticano e quindi anche negli altri Pontificali ad uso te. Lo stile dell’iniziale qui discussa è ben accostabile a fatti
della Curia. L’espressione del doppio potere del pontefice e, artistici di cultura umbra. Il modo con cui sono delineate le
conseguentemente, del vescovo è predominante in tutte le figure richiama, ad esempio, le miniature dei codici lat. 41, e fr.
immagini di ordinazioni del Vat. lat. 1155, ed ha lo scopo di 9082 conservati alla Bibliothèque nationale di Parigi e miniati
sottolineare l’autorità ecclesiale e liturgica della figura papale e da artisti di formazione umbra.95
della figura vescovile in seno alla gerarchia della Chiesa.88 Tali Il secondo artista, che ha realizzato la quasi totalità dell’ap-
considerazioni mostrano come il Pontificale sia divenuto nel parato illustrativo del Pontificale parigino, può identificarsi
XIII secolo strumento di codificazione del rituale della Curia e con il primo miniatore del Vat. lat. 1155. Il capolettera a f. 1v
perciò destinato ad avvalorare il concetto di equivalenza tra la [12] del lat. 960, infatti, è pressoché sovrapponibile alla analo-
liturgia della cappella papale e la liturgia universale.89 ga iniziale del Pontificale vaticano (f. 1r [6]), per la precisa
Queste osservazioni sembrano confermare e precisare quan- corrispondenza della maggior parte dei motivi formali e orna-
to è emerso dall’analisi sinora condotta: la produzione libraria mentali che vi ricorrono. Sembra dunque possibile individuare
duecentesca ad uso della Curia papale accoglie le immissioni una stretta parentela fra i due manoscritti; una parentela che
nuove, provenienti da altre regioni della Penisola come dal non si limita alla compresenza in un contesto cronologico e
Nord Europa e dall’Est mediterraneo, in un modo di impatto geografico, ma si trasforma nell’individuazione di una perso-
morbido, per osmosi e adattamento. Si assiste così alla elabo- nalità precisa. Riguardo alle iniziali del lat. 960 valgono dun-
razione del libro liturgico ad uso della Curia, funzionale alla que le osservazioni esposte a proposito di quelle del Vat. lat.
sua vita liturgica quotidiana, un libro non romano nei suoi 1155. L’illustrazione del lat. 960 può tuttavia collocarsi in un
connotati formali ma certamente, nei suoi caratteri testuali e momento più tardo dell’evoluzione stilistica del miniatore. La
iconografici, elaborato a Roma, nell’ambito della corte papale, stessa decorazione delle antenne risulta infatti più curata
frutto dell’interazione di tutte le forze novatrici emergenti allo- rispetto a quella del Vat. lat. 1155 e comprende, oltre ai motivi
ra nella Penisola e in Europa. vegetali, anche animali e figure grottesche. Le illustrazioni,
Al Pontificale Vat. lat. 1155 è strettamente legato, per ragioni soprattutto, presentano alcuni elementi differenti, indice di
di carattere formale e testuale, un altro Pontificale ad uso della uno stile più consapevole e maturo; le figure, disegnate con più
Curia: il lat. 960 della Bibliothèque nationale di Parigi [12].90 cura, definite da linee di contorno spesse e scure, appaiono
Il Pontificale parigino, redatto come il Vat. lat. 1155 «secun- connotate da una evidente monumentalità. Anche la composi-
dum consuetudinem romane curie» (f. 1r), presenta un testo zione delle scene si fa più sicura, pur mantenendo i medesimi
puramente romano (ad esempio, ai ff. 30v-31r si legge: «Vis caratteri di sobrietà e di chiarezza distributiva già individuati
beato Petro [...] michique eius vicario») e appartiene, come il già nel Vat. lat. 1155. Mentre nella stesura del colore, caratterizza-
citato Pontificale Vat. lat. 4747, a quella che Andrieu ha defi- ta da una particolare corposità, il miniatore sembra riprendere
nito la recensione mista dei Pontificali ad uso della Curia. pedissequamente il modo di distribuire la luce già sperimenta-
Presenta infatti i medesimi testi della recensione lunga senza to nel Pontificale vaticano.
tuttavia seguirne esattamente la successione.91 Il ciclo iconografico del lat. 960 è di grande rilevanza per la
La scrittura del Pontificale parigino, una gotica rotunda for- storia dell’illustrazione del Pontificale del XIII secolo poiché si
malizzata, di modulo grande, ariosa e calligrafica, è di mano tratta del primo programma illustrativo, organicamente strut-
italiana e sembrerebbe contemporanea a quella del codice di turato, che prevede un’immagine per ciascuno dei riti liturgici
San Giorgio (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, contenuti nel testo. Il lat. 960 può dunque ritenersi un ‘capofi-
Arch. Cap. S. Pietro C. 129), collegato all’attività libraria gravi- la’ considerando la sua datazione, la sua origine e soprattutto
tante attorno alla figura del cardinale Iacopo Stefaneschi.92 la sua iconografia che presenta nella totalità l’insieme dei sog-
Alcune analogie grafiche si individuano anche con un altro getti che saranno i più largamente diffusi nei Pontificali di XIV
manoscritto commissionato nel ‘periodo romano’ dallo Stefa- e XV secolo.96 Il manoscritto parigino presenta quindi il corpus
neschi: il Vat. lat. 4932,93 realizzato tra Roma e Avignone negli ‘ideale’ e completo dei temi iconografici propri del Pontificale
anni compresi fra il 1298 ed il 1315; tuttavia la scrittura del e, nello stesso tempo, nel suo programma illustrativo com-
Pontificale parigino appare connotata da una minore fluidità di paiono per la prima volta alcuni soggetti che diventeranno tipi-
ductus e da una maggiore rigidezza delle forme rispetto a quel- ci dell’illustrazione del Pontificale ad uso della Curia come, ad
la del Vat. lat. 4932.94 esempio, quello della consacrazione del vescovo da parte del
La decorazione del parigino lat. 960 è di notevole impegno papa (f. 29v) oppure quello dell’elezione papale (f. 49v). Come
ed è costituita da iniziali filigranate a inchiostro rosso, blu e nel Vat. lat. 1155, anche nel parigino lat. 960 si constata una
lilla, raffinate iniziali decorate a motivi vegetali e quarantano- forte presenza di immagini di ordinazione: il testo relativo alle
ve iniziali istoriate realizzate in corrispondenza dell’Ordo che cerimonie delle ordinazioni è corredato di dodici iniziali isto-

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MARIA ALESSANDRA BILOTTA

riate che si riferiscono a differenti momenti del rituale. Queste nel codice Vat. lat. 4933 (f. 7v): il De coronatione di Jacopo
iniziali sono poste all’inizio del testo proprio a ciascuna ordi- Stefaneschi, custodito nella biblioteca papale al tempo di
nazione. Esse mantengono un carattere generico in maniera Bonifacio VIII.103
tale da potersi riferire all’ordinazione di differenti membri della Si rileva tuttavia nelle raffigurazioni del lat. 960 una certa
gerarchia ecclesiastica. La relazione delle scene con il testo fedeltà al testo liturgico e all’iconografia definita per le altre
liturgico si compie attraverso la lettura delle rubriche; infatti, ordinazioni: dono spirituale, consegna degli strumenti liturgici
ogni immagine illustra un momento preciso del rito che viene – interpretati in questo caso come le insegne del potere del
spiegato dalla rubrica corrispondente. Dopo la scena della ton- capo della Chiesa –, e rappresentazione del papa nell’esercizio
sura (f. 1r [12]) il testo del Pontificale parigino descrive suc- di una delle sue funzioni liturgiche, la celebrazione della
cessivamente le ordinazioni per gli ordini minori: l’ostiario, il messa. L’idea del primato papale in seno alla Chiesa, l’espres-
lettore, l’esorcista, l’accolito e il suddiacono.97 Ad ognuna di sione di tutta la sua autorità sulla gerarchia ecclesiastica e
esse corrisponde un’iniziale istoriata. In generale, tutte le ancora l’idea che la sua autorità fosse equivalente a quella del-
immagini presentano uno schema iconografico decisamente l’imperatore trovano la loro traduzione visiva nell’iconografia
semplificato e si svolgono nell’esiguo spazio rappresentato delle scene che accompagnano il testo del rituale della consa-
dalle anse e dagli occhielli delle lettere. Tale estrema semplifi- crazione papale nei Pontificali ad uso della Curia. In questo
cazione ha per obbiettivo quello di mettere in risalto uno dei contesto si rilevano le differenze tra l’iconografia della consa-
gesti essenziali della cerimonia: il dono di uno strumento, l’a- crazione del papa, che trasmetteva essenzialmente l’ideologia
zione liturgica del nuovo chierico o ancora la benedizione degli romana del primato della Santa Sede e le immagini riservate
ordinandi da parte del vescovo. Tutto ciò contribuisce a dare alle altre ordinazioni, principalmente volte all’espressione del-
l’impressione di trovarsi di fronte ad immagini che servono alla l’autorità ecclesiale e liturgica sulla gerarchia ecclesiastica.
codificazione visiva del rito o almeno che attirano l’attenzione Il lat. 960 è anche il primo Pontificale duecentesco ad uso
sul suo significato profondo. La semplicità dello schema ico- della Curia nel quale viene illustrato il rituale della consacra-
nografico permette infatti all’osservatore di concentrare imme- zione reale o imperiale.104 Il breve ciclo iconografico si svolge
diatamente la propria attenzione sul gesto liturgico descritto in tre iniziali istoriate nelle quali vengono rappresentati diver-
nel testo.98 si momenti della cerimonia dell’incoronazione. In questo
Nel Pontificale lat. 960 la serie delle ordinazioni si conclu- manoscritto la successione dei testi liturgici (ordinazioni, inco-
de con il rito della consacrazione del vescovo e con quello del- ronazione, benedizione dell’abate e della badessa) corrisponde
l’elezione e della consacrazione del papa.99 A queste cerimonie esattamente a quella elaborata nella recensione lunga del
segue il rituale per l’incoronazione dei sovrani. Pontificale ad uso della Curia e l’Ordo dell’incoronazione si
Il rituale d’ammissione all’episcopato comprende tre fasi trova ai ff. 55v-73v.105
principali: l’esame dei candidati, l’ordinazione propriamente La prima iniziale (f. 55v) mostra cinque personaggi raccolti
detta e infine la messa celebrata dal nuovo vescovo.100 Nel lat. sotto un porticato: verosimilmente si tratta degli elettori del-
960 una prima iniziale istoriata (f. 25r [14]) posta all’incipit l’imperatore.106 La seconda iniziale contiene la scena dell’inco-
dell’Ordo (ff. 25r-49v) rappresenta il papa, ritratto a mezzo ronazione dell’imperatore da parte del papa (f. 61v [16]) ed è
busto, nell’atto di benedire durante l’esame dei candidati. posta all’inizio del testo per questo atto liturgico. La struttura
L’iconografia di questa immagine, piuttosto essenziale e sobria compositiva di questa miniatura è assai semplificata: il papa,
dal punto di vista compositivo, pone l’accento sull’autorità del anziano e barbuto, posa la corona sulla testa dell’imperatore.
papa nei confronti dei vescovi. Questi ultimi sono indicati nel La sobrietà dell’iconografia mette in rilievo il gesto liturgico
testo in una posizione di sottomissione nei confronti del capo scelto dal miniatore per esprimere l’autorità del papa sull’im-
della Chiesa, il solo, insieme con gli arcivescovi, a rendere pos- peratore. Nello stesso manoscritto parigino un’iconografia ana-
sibile il loro accesso alla carica episcopale. Le altre immagini loga è stata utilizzata per rappresentare l’incoronazione della
dell’ordinazione episcopale rappresentano rispettivamente il regina (f. 69v [17]).107 Entrambe le illustrazioni seguono pedis-
papa che posa la mitra sulla testa di un ordinando (f. 29v) e un sequamente quanto viene riportato nelle rubriche.108 Oltre al
vescovo che celebra la messa dopo aver ricevuto l’ordinazione loro carattere palesemente rituale queste immagini di incoro-
(f. 34r). La prima scena insiste nuovamente sull’autorità del nazione rivelano fondamentalmente quali fossero le concezio-
papa nell’ordinazione dei vescovi attraverso il dono di una ni della Curia riguardo il rituale d’investitura imperiale. La
delle insegne liturgiche più significative della carica episcopa- consegna della corona alla coppia imperiale da parte del papa
le, mentre la seconda pone l’accento su una delle funzioni litur- vuole, infatti, mettere l’accento sulla dipendenza del potere dei
giche della carica episcopale. sovrani da quello del papa.109 Nel lat. 960 così come nel Vat. lat.
Il rituale della consacrazione del papa si incontra solamen- 1155, il miniatore non ha rappresentato una vera e propria
te nei Pontificali ad uso della Curia romana e segue in larga corona nelle sue illustrazioni, bensì un diadema da chierico.
parte il ciclo iconografico elaborato per l’accesso all’episcopa- Questa differenza iconografica sembra espressione della volon-
to.101 Nel lat. 960 un’iniziale istoriata (f. 49v) racchiude la tà di insistere sulla sottomissione dell’imperatore al papa piut-
scena dell’imposizione delle mani del consacratore sul futuro tosto sul piano ecclesiastico, evocato dal diadema da chierico,
papa mentre un laico porta la tiara.102 Una seconda immagine che su quello temporale, simbolicamente rappresentato dalla
mostra il papa nell’atto di celebrare una messa (f. 52v [15]) corona.110 Nei Pontificali romani la scena della Consegna della
assistito da due vescovi. Infine, un’ultima immagine, posta alla corona era assai congeniale ad esprimere l’idea che il sovrano
fine del testo liturgico (f. 54v) rappresenta il papa in maestà fra ricevesse il suo potere imperiale dal papa, sovrano pontefice, il
due vescovi. L’iconografia elaborata dagli illustratori del solo abilitato a compiere tale investitura attraverso il rituale
Pontificale della Curia per mostrare la liturgia della consacra- sacro. Nel contesto conflittuale che opponeva le autorità eccle-
zione del papa aveva come scopo principale quello di eviden- siastiche all’autorità imperiale nel XIII secolo la scelta icono-
ziare l’autorità del papa nella Chiesa una volta che fosse stato grafica dell’incoronazione sembra quindi essere significativa
consacrato nonché esprimere il primato romano. Si tratta dun- della volontà della Curia di esprimere chiaramente, anche nel-
que di una raffigurazione simbolica che non fa riferimento ad l’illustrazione dei propri libri liturgici, la sua posizione di fron-
una cerimonia reale. La prima raffigurazione di una incorona- te alle pretese politiche e ideologiche degli imperatori.
zione papale corrispondente ad un avvenimento reale si trova Al gruppo dei Pontificali realizzati ad uso della Curia papa-

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I PONTIFICALI DUECENTESCHI SECUNDUM CONSUETUDINEM ET USUM ROMANAE CURIAE

le alla fine del XIII secolo appartiene anche il manoscritto Vat. Le iniziali realizzate dal secondo miniatore [18-20] sono
lat. 4747 [18] custodito nella Biblioteca Apostolica Vaticana.111 colorate da una materia pittorica piuttosto densa, stesa in
Come il parigino lat. 960, anche il Pontificale vaticano segue la modo omogeneo a campiture piatte e uniformi. L’ornamen-
recensione mista dei Pontificali ad uso della Curia.112 tazione rivela il gusto calligrafico: carnosi fogliami impreziosi-
Sotto il profilo grafico, il Vat. lat. 4747 è vergato in una ti da profili arricciati si dipartono dalle lettere mentre la penna
rotunda di modulo grande molto calligrafica e spaziosa, for- a inchiostro bruno si attarda a rialzarne i profili. Lo stile di que-
malizzata e chiara, verosimilmente di un’unica mano. sto artista è connotato da una gestualità semplice e immediata
Analogamente al Vat. lat. 1155, presenta anche una notazione e da un’individuazione fisionomica dei volti dai tratti delicati,
quadrata diastematica tracciata in nero su tetragramma rosso non priva di una sua efficacia espressiva. Tali caratteri formali
con chiavi di F e c; guida, diversa dal Vat. lat. 1155 (che aveva richiamano lo stile del secondo Maestro del Pontificale parigi-
un punto quadrato con linea discendente a destra), un punto no lat. 960 [13] e quello dell’artista che ha illustrato la Chroni-
romboidale con linea diagonale ascendente a destra.113 Nuova- que d’Outremer di Guglielmo di Tiro (fr. 9082) e la Bibbia lat.
mente come il Vat. lat. 1155, presenta numerose note margi- 41 della Bibliothèque nationale de France e rivelano quindi la
nali che ne documentano un uso assiduo. Molte di queste cultura umbra del secondo miniatore del Pontificale vaticano.
annotazioni, in particolare quelle negli ordines della Settimana Talvolta nelle iniziali del Vat. lat. 4747 si possono riconoscere
Santa, mostrano che i correttori avevano a loro disposizione gli accenni di un certo naturalismo, soprattutto nelle figure
non soltanto altri esemplari del Pontificale romano ma anche umane che ne arricchiscono la decorazione marginale, una
l’Ordinario degli uffici della cappella papale del quale non esi- sorta d’imitazione dell’antico, che il miniatore traduce in un
stevano molte copie. La maggior parte di queste annotazioni si suo proprio linguaggio espressivo. Ancora, sempre nella deco-
trovano uguali nel Pontificale ad uso della Curia 5132 della razione marginale, egli si compiace di inserire dei pennuti,
Bibliothèque Municipale di Lione del quale si tratterà in segui- sovente ritratti con grande naturalismo nella resa del piumag-
to. Un gran numero di queste integrazioni riguardano i riti gio, in un linguaggio formale che mostra una certa consonan-
propri della liturgia papale ed erano quindi di particolare inte- za con una figura di colomba nella decorazione ad affresco
resse soltanto per i cerimonieri della Curia. Tutto ciò sembra delle stanze nel palazzo Vaticano, avviata da Nicolò III (1277-
ricondurre il Vat. lat. 4747 all’entourage del papa, anche la pre- 1280) e continuata per qualche anno dopo la sua morte.116
cisazione annotata nel margine in corrispondenza dell’Ordo Le analogie formali tra le iniziali del secondo miniatore e
per la benedizione delle campane (f. 238v): «Hec benedictio quelle dei manoscritti lat. 960, fr. 9082 e lat. 41 della Biblio-
non est in ordinario domini pape». Il cerimoniere che ha verga- thèque nationale di Parigi suggeriscono la collocazione crono-
to questa nota doveva conoscere direttamente questo logica del Pontificale vaticano negli anni compresi fra il 1260
Ordinario e il testo del Pontificale del papa.114 Il codice, anco- ed 1280 piuttosto che non nell’ultimo decennio del XIII seco-
ra una volta come il Vat. lat. 1155, non è in ottimo stato di lo, come era stato recentemente proposto.117
conservazione: frequenti sono le macchie di umidità, i pig- Dal punto di vista iconografico, l’apparato illustrativo del
menti sono a tratti ossidati e i fogli più usurati presentano Vat. lat. 4747 presenta una serie di soggetti analoga a quella del
cadute di colore e della foglia d’oro. Vat. lat. 1155 e del parigino lat. 960. Una differenza si rileva
L’apparato decorativo è eseguito in ogni sua parte con abili- nell’illustrazione della cerimonia per la consacrazione del papa
tà ed è costituito da numerosissime iniziali filigranate, una ini- dove, diversamente dai due Pontificali precedenti, il rito viene
ziale decorata a motivi vegetali e trentaquattro iniziali istoriate illustrato da una sola iniziale (f. 50r) nella quale il papa porge
che denotano un gusto sicuro e raffinato. la mano ad un chierico e lo benedice in presenza di un vesco-
Le iniziali filigranate, di pregevole fattura, attorniate da ele- vo e di un altro chierico. Ancora, nell’iniziale C posta all’inizio
ganti ghirigori, caratterizzati da un tratto sottile che si compia- dell’Ordo dell’incoronazione del sovrano (Cum rex ...) è raffigu-
ce in virtuosismi eleganti presentano influenze settentrionali rato un vescovo mentre accoglie il sovrano che sta giungendo
come dimostrano i motivi tratti dalle bande di I parigine nei a cavallo (nel lat. 960 erano invece raffigurati gli elettori del
prolungamenti marginali.115 sovrano)118. L’illustrazione segue fedelmente quanto è scritto
Le iniziali istoriate si conformano tutte ad una tipologia nella rubrica all’inizio del rituale. Questa scena sembrerebbe
omogenea e sembrano assegnabili a due mani differenti. Un testimoniare che al momento nell’elaborazione del ciclo icono-
primo intervento pittorico si individua nell’iniziale realizzata grafico del Pontificale si fosse preferito dare maggior rilievo
in corrispondenza dell’incipit del rito della tonsura (f. 3r). Tale nelle immagini all’espressione del potere del sovrano, appena
iniziale è inserita in un campo esternamente profilato da una eletto imperatore piuttosto che non a quello del papa.119
spessa cornice in inchiostro bruno. Il corpo della lettera, dipin- Diversamente avviene nelle due iniziali successive, che
to in rosa è percorso da un delicato motivo a palmette profila- accompagnano il testo della cerimonia del giuramento del
to dal segno nervoso della filettatura in biacca e scandito, ai sovrano. La prima scena (f. 55r) rappresenta il sovrano incoro-
due lati, da inserti quadrangolari in lamina d’oro brunita. Dalla nato che presta giuramento al cospetto di due vescovi. La
cornice di questa lettera, in corrispondenza del margine sini- seconda mostra nuovamente l’imperatore nell’atto di prestare
stro, si diparte un’antenna a motivi vegetali che si estende nella giuramento sulle Sacre Scritture (f. 72r). In quest’ultimo caso
parte inferiore e in quella superiore dello specchio scrittorio e l’immagine raffigura il giuramento destinato al popolo di Roma
presenta un interessante repertorio di motivi decorativi margi- e il sovrano viene ritratto inginocchiato davanti al papa che
nali: la cornice dell’iniziale è infatti sorretta da una sorta di tiene i libri dei vangeli sui quali verrà prestato il giuramento.120
telamone ed è animata, nelle volute, da figurette umane che Le iconografie scelte per illustrare la cerimonia dei giuramenti
combattono fra loro armate di arco, scudo e spada. Nella ela- rivelano dunque la volontà da parte degli illustratori del
borazione del lessico ornamentale della pagina, pervaso da un Pontificale di mettere in primo piano la sottomissione dell’im-
insistito carattere goticheggiante, il miniatore sembra fare peratore all’autorità del papa e della Chiesa in perfetta conso-
attenzione alla resa del dato naturale, un elemento questo che nanza con il testo di questo rituale. Ciò sembra particolarmen-
lo accomuna al secondo artista attivo nel Vat. lat. 4747. Le sue te evidente riguardo all’illustrazione del giuramento di fedeltà
figure si contraddistinguono per le fisionomie addolcite, carat- dell’imperatore verso il papa e la Chiesa di Roma dal momen-
terizzate dall’espressione attenta degli occhi dallo sguardo pun- to che la formula stessa del giuramento pronunciata dal sovra-
gente e dal tratteggio fine di barba e capelli. no recita: «promitto, spondeo et polliceor atque iuro coram Deo et

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MARIA ALESSANDRA BILOTTA

11. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1155, 12. Parigi, Bibliothèque nationale de France, ms lat. 960, Pontificale
Pontificale ad uso della Curia papale, f. 65v: primo miniatore del Vat. lat. ad uso della Curia papale, f. 1v: primo miniatore del Vat. lat. 1155,
1155, iniziale istoriata Q (Quesumus omnipotens …) con la Cerimonia iniziale istoriata O (Oremus …) con la Cerimonia della tonsura
dell’incoronazione dell’imperatrice (© Biblioteca Apostolica Vaticana). (© Bibliothèque nationale de France).

13. Parigi, Bibliothèque nationale de France, ms lat. 960, Pontificale ad 14. Parigi, Bibliothèque nationale de France, ms lat. 960, Pontificale
uso della Curia papale, f. 74r: secondo miniatore del parigino lat. 960, ini- ad uso della Curia papale, f. 25r: primo miniatore del Vat. lat. 1155,
ziale istoriata Q (Quesumus omnipotens …) con la Cerimonia della bene- iniziale istoriata I (Incipit …) con il Papa benedicente (© Bibliothèque
dizione di un abate da parte del papa (© Bibliothèque nationale de France). nationale de France).

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I PONTIFICALI DUECENTESCHI SECUNDUM CONSUETUDINEM ET USUM ROMANAE CURIAE

15. Parigi, Bibliothèque nationale de France, ms lat. 960, Pontificale 16. Parigi, Bibliothèque nationale de France, ms lat. 960, Pontificale
ad uso della Curia papale, f. 52v: primo miniatore del Vat. lat. 1155, ad uso della Curia papale, f. 61v: primo miniatore del Vat. lat. 1155,
iniziale istoriata A (Adesto …) con il Papa che celebra la messa iniziale istoriata D (Deus …) con il Papa che incorona l’imperatore
(© Bibliothèque nationale de France). (© Bibliothèque nationale de France).

17. Parigi, Bibliothèque nationale de France, ms lat. 960, Pontificale 18. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4747,
ad uso della Curia papale, f. 69v: primo miniatore del Vat. lat. 1155, Pontificale ad uso della Curia papale, f. 80v: iniziale istoriata D (Deus
iniziale istoriata S (Si vero …) con il Papa che incorona l’imperatrice est…) con un Vescovo che benedice le vesti (© Biblioteca Apostolica
(© Bibliothèque nationale de France). Vaticana).

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MARIA ALESSANDRA BILOTTA

beato Petro me de cetero protectorem ac defensorem fore summi le pennellate larghe e liquide sfumano in modo appena percet-
pontificis et sancte romane ecclesie».121 tibile le superfici, mentre il rilievo è affidato a sapienti tocchi
Il manoscritto 203122 della Bibliothèque Municipale di scuri che scavano le ombre, contrastando le dense lumeggiatu-
Avignone123 [21] è anch’esso un Pontificale ad uso della Curia re in bianco che rialzano le capigliature, i lineamenti e i profi-
romana. Il testo del manoscritto è puramente romano; infatti, li delle vesti. Questi aspetti conducono verso l’Umbria, ancora
in tutte le cerimonie presiedute dal papa (incoronazione del- una volta verso Perugia: in due fogli di Messale, appartenenti
l’imperatore, uffici della Settimana Santa), si fa riferimento a alla Collezione Bernhard Breslauer, oggi nella Pierpont Morgan
edifici e chiese di Roma.124 Tali indizi lasciano supporre che il Library di New York, infatti, si ritrova lo stesso modo di lavo-
manoscritto avignonese sia stato realizzato per conto di un per- rare.131 E, sempre dall’Umbria provengono le calligrafiche ter-
sonaggio della Curia prima che questa si trasferisse ad minazioni a caulicoli, disegnate a penna, con le quali si con-
Avignone.125 cludono sovente le antenne originatesi dalle iniziali [22].
Il Pontificale 203 pervenne certamente ad Avignone nella Terminazioni del tutto simili si ritrovano infatti in un
prima metà del secolo, poiché si trova registrato nell’inventario Pontificale, conservato nell’Archivio e Biblioteca della
dei libri liturgici del Palazzo dei Papi, stilato nel 1353 per vole- Cattedrale di San Nicola di Bari (ms 11/95 [23]), commissio-
re di Innocenzo VI (1352-1362), fra i libri capellae, contrasse- nato da Carlo II d’Angiò alla bottega del Primo Miniatore
gnato con il numero 20: «Item pontificale, incipit in secundo folio Perugino nel 1294,132 e nel Messale ad uso della Curia 55.K.3
in rubro: cum dicit antiphonam».126 Il volume si trova nuova- della Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e
mente recensito nell’inventario della biblioteca papale avigno- Corsiniana [24] nel quale il linguaggio ornamentale umbro
nese, datato 1369, risalente al pontificato di Urbano V (1362- appare ben assimilato.133
1370) tra i «libri inventi in camera, immediate subtus capellam Il ciclo iconografico del Pontificale 203 è del tutto analogo
sancti Michaelis, contrassegnato dal numero 2006: Item alia a quello del Pontificale Vat. lat. 4747 e non presenta alcuna
pars pontificalis, cooperta camisia linea operata serico, cum qua- variante. Leroquais, nella sua descrizione del Pontificale avi-
tor firmaliis argenteis, quorum unum est factum, que incipit in gnonese, aveva segnalato che sui fogli 61v, 62v, 68r e 78, nei
secundo folio et in rubro ‘cum’ et finit in penultimo folio in rubro quali è trascritto l’Ordo relativo alla cerimonia dell’incorona-
ante letanias ‘hec an.’».127 Verosimilmente quindi il Pontificale zione, la parola imperatore viene accompagnata con una lette-
203 è stato utilizzato nella cappella papale, sia a Roma che ad ra R. Secondo Andrieu, la lettera iniziale si riferirebbe a
Avignone dove in seguito passò al capitolo di Nôtre-Dame-de- Rodolfo I d’Asburgo, morto nel 1291 e riconosciuto re dei
Dôms.128 romani dal papa Gregorio X (1272-1276), dopo la sua incoro-
Quanto alla scrittura, il codice avignonese è vergato in una nazione, avvenuta ad Aquisgrana nel 1273. Rodolfo non si recò
calligrafica rotunda di modulo grande; in sbrigativa corsiva sono mai a Roma per farsi incoronare dal papa. Tuttavia, Andrieu
invece annotate nei margini indicazioni per l’esecuzione delle proponeva che il manoscritto di Avignone fosse stato trascritto
iniziali miniate, rimaste anche nel Pontificale Vat. lat. 1155, e prima del 1291, nell’ottica di un’incoronazione, oppure che la
per il testo da scrivere (ff. 30v, 31v, 33r, 35r, 37v, 39r, 40v). lettera R comparisse nell’esemplare che era servito da model-
Il Pontificale avignonese presenta una raffinata ornamenta- lo.134 Secondo Patricia Stirnemann, si potrebbe però considera-
zione, molto omogenea, assegnabile ad un’unica mano, com- re un’altra ipotesi: il nipote di Rodolfo si chiamava anche lui
posta di iniziali filigranate e trentasette iniziali istoriate, arric- Rodolfo. Nato nel 1281, questo principe venne nominato nel
chite da decorazioni marginali. 1298 duca d’Austria e di Stiria, conte di Asburgo e di Kybourg
Le iniziali filigranate a inchiostro rosso e blu sono circonda- e langravio di Alsazia. Nel 1299 sposò Bianca di Borgogna,
te da sottili ghirigori che disegnano motivi a filetti disposti a sorella di Filippo il Bello.135 Nel 1306 fu incoronato re di
ventaglio, fiorellini trilobi, spighe. Le filigrane sarebbero opera Boemia, cosa che gli prometteva la successione al trono impe-
di un artista di cultura settentrionale, francese o tedesca, il riale retto dal padre, Alberto I. Quest’ultimo eletto imperatore
quale, pur ispirandosi a modelli italiani, ne abbandona il rigo- nel 1298, fu riconosciuto da Bonifacio VIII solo nel 1303, dopo
re geometrico introducendo motivi fogliati o convolvoli.129 cinque anni di difficili rapporti.136 Ma la successione di Rodolfo
Queste iniziali, così come l’intero apparato ornamentale del non si realizzò; venne ucciso infatti in battaglia il 4 aprile 1307
Pontificale 203, potrebbero aver rappresentato il modello per la e il padre morì l’anno successivo. È tuttavia possibile che il
decorazione di un codice di fattura avignonese con le Opere di Pontificale di Avignone sia stato trascritto per un’eventuale
san Bernardo eseguito su committenza del cardinale Raymond incoronazione tra il 1303 – riconciliazione tra Bonifacio VIII e
de Farges, oggi conservato nella Bibliothèque Municipale di Alberto – ed il 1307 – morte di Rodolfo.137
Laon (ms 168).130 Al gruppo dei Pontificali duecenteschi ad uso della Curia
Le iniziali istoriate, poste in corrispondenza delle rubriche può aggiungersi il codice 5132 della Bibliothèque Municipale
del rito liturgico che introducono, sono racchiuse entro un di Lione [25].138 Datato da Andrieu alla seconda metà del XIV
campo blu, disseminato di motivi filigranati in biacca e profi- secolo,139 il manoscritto presenta invece delle caratteristiche
lato da una sottile cornice in inchiostro bruno. Il corpo delle testuali e formali che lo riconducono quasi certamente al
lettere in rosa o in grigio pervinca è ornato di perlinature e nucleo dei Pontificali tardoduecenteschi ad uso della Curia
decori a biacca e in alcuni casi si prolunga nei margini con fregi papale.
ad antenna [22]. La tavolozza pittorica è luminosa grazie al Il Pontificale lionese, che in origine apparteneva alla
gioco dei contrasti (giallo, vermiglio, rosa, verde chiaro e gri- Primaziale della città,140 presenta infatti il medesimo testo litur-
gio) su fondi scuri (blu ardesia). In queste iniziali, i gesti quie- gico del Vat. lat. 1155 del parigino lat. 960 e del 203 della
ti dei personaggi sono ambientati nell’atmosfera larga e rarefat- Bibliothèque Municipale di Avignone.141
ta di uno sfondo luminoso in foglia d’oro, delimitato entro l’ar- La scrittura del 5132 è una gotica italiana di grande modu-
chitettura solida della lettera iniziale che, arrotondata dal chia- lo, formalizzata e calligrafica, ascrivibile ad un’unica mano. Il
roscuro, contribuisce a rendere credibile la consistenza statica Pontificale ha una notazione musicale quadrata nera su tetra-
dei volumi. Caratteristiche simili possono riconoscersi negli grammi rossi e, come i Pontificali Vat. lat. 1155, Vat. lat. 4747
altri Pontificali ad uso della Curia sinora analizzati. Le iniziali e avignonese 203, presenta numerose annotazioni marginali, di
del Pontificale 203 sono abitate da protagonisti con una evi- poco posteriori al testo, ad integrazione di quanto viene pre-
dente corposità, statica ma non per questo meno convincente: scritto nelle rubriche, vergate in gotica di colore rosso oppure

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in una semplice corsiva di colore nero. Alla stessa mano che non corrisponda un’identità di stile esecutivo (più sensibile e
integra le rubriche si devono le addizioni dei fogli 86v e 231r- maturo quello del Pontificale barese).
233v, tracciate in una gotica di modulo inferiore rispetto a Dal punto di vista iconografico, il manoscritto lionese pre-
quella del testo ma ugualmente calligrafica. L’identità del copi- senta un programma illustrativo simile a quello degli altri
sta è nota: nell’explicit (f. 230v), infatti, Rainerius de Florentia si Pontificali sinora analizzati. Alcune nelle iniziali istoriate sono
firma e si qualifica come «scriptor atque notarius».142 Non è dato state ritagliate, pertanto oggi è possibile avere solo un’idea par-
per ora sapere chi fosse Rainerius; non è da escludere che fosse ziale di quello che doveva essere l’insieme dei soggetti scelti per
uno degli scriptores che operavano all’interno della Curia o illustrare le diverse cerimonie liturgiche. Rispetto ai Pontificali
attorno ad essa gravitavano. È stato già messo in rilievo come Vat. lat. 4747 e avignonese 203, nei quali il ciclo illustrativo del
la copia di un libro potesse venire commissionata ad uno di rito dell’incoronazione dell’imperatore era illustrato da tre ini-
essi:143 per la gran parte dei copisti pontifici, infatti, lo sbocco ziali, il lionese 5312 ne ha solo una (f. 53r) raffigurante il
naturale alle difficoltà materiali era l’impiego delle proprie momento nel quale l’imperatore presta giuramento ai romani.
capacità professionali fuori dell’ambito del normale ufficio di L’iconografia scelta dall’artista per illustrare la cerimonia è
scriba di documenti e registri, segnatamente la trascrizione di quella che più significativamente esprime l’autorità del papa
codici, effettuata a integrazione dei proventi del lavoro di can- sull’imperatore e ciò sembra avvalorare l’ipotesi che il mano-
celleria o come prestazione fornita ad un committente.144 scritto lionese sia stato realizzato nell’ambito della Curia pon-
L’apparato decorativo del Pontificale lionese, non partico- tificia nell’ultimo quarto del XIII secolo.
larmente sontuoso ma assai raffinato, si compone di iniziali a L’analisi dei Pontificali duecenteschi ad uso della cappella
penna alternate in rosso e in blu, con ornamentazione in fili- papale sinora reperiti e del loro contesto di realizzazione e di
grana, e iniziali istoriate ad illustrare la rubrica che introduco- impiego, ha permesso di delineare un quadro più preciso della
no. Queste ultime iniziali [26], tipologicamente unitarie si pre- produzione libraria ad uso della Curia papale nella seconda
sentano come il prodotto di un artista esperto. Dipinte in rosa metà del XIII secolo. In quest’epoca, in ragione della mobilità
o in grigio pervinca, sono iscritte in un campo esterno blu, pro- papale, non è possibile parlare di una produzione libraria ad
filato da una spessa cornice dorata e percorso da lievi filettatu- uso del Laterano bensì, più in generale, di una produzione ad
re in biacca. Le aste di alcune di iniziali [26-27] vengono sosti- uso della Curia romana, ormai periodicamente residente in dif-
tuite da fogliami acantiformi che ne accompagnano l’andamen- ferenti città del Patrimonium Sancti Petri. È una fase che vede
to curvilineo. Dalle estremità delle lettere si dipartono antenne una certa uniformità di scritture e di usi librari, indotta da una
e lunghe foglie d’acanto dalla fisionomia sinuosa, impreziosite sempre maggiore circolazione dei libri e dei copisti, e dalla
da globuli dorati. La ricerca della volumetria con lumeggiature ricomparsa di un artigianato laico retribuito che dapprima
ed effetti chiaroscurali rivelano una sicura conoscenza del affianca quello ecclesiastico, per poi renderlo marginale, nel
mestiere, le biaccature ornamentali sono calligraficamente pre- soddisfare le nuove esigenze di un crescente pubblico di letto-
cise mentre l’armonia cromatica appare fortemente equilibrata. ri. Di questo progressivo ritorno dei laici ad ogni forma di cul-
Il campo delle lettere è quasi sempre opportunamente sagoma- tura scritta è emblematico l’explicit lasciato, sul Pontificale ad
to attorno al corpo dell’iniziale [28], seguendo la foggia uso della Curia romana 5132 della Bibliothèque Municipale di
d’Oltralpe diffusasi anche in Italia nella seconda metà del XIII Lione, da Rainerius de Florensia il quale si definisce «scriptor
secolo. Lo stile delle iniziali è ben accostabile a fatti artistici atque notarius» (f. 230r). Questi dati sembrano confermare
umbri dell’ultimo quarto del XIII secolo.145 Il modo con cui quanto è emerso dagli studi di Emma Condello relativamente
sono delineate le fisionomie richiama infatti il modellato delle all’attività libraria praticata dagli scriptores laici al servizio della
figure realizzate nel Pontificale 203 della Bibliothèque Munici- Curia, i quali padroneggiavano pienamente le consuetudini
pale di Avignone, fortemente influenzato dalla cultura figurati- librarie. La Curia commissionava dunque libri affidandone
va umbra. Pure le iniziali del Pontificale Vat. lat. 1155, nelle talora la realizzazione a maestranze laiche, provenienti da varie
quali si colgono i riflessi della cultura figurativa perugina, parti d’Italia, in alcuni casi interne e in altri esterne alla can-
mostrano un’esecuzione paragonabile a quella delle lettere lio- celleria papale, di volta in volta retribuite per le specifiche pre-
nesi per l’energica definizione lineare dei volti e per il model- stazioni. Anche la fattura di libri liturgici – Messali, Sacra-
lato eseguito a strati successivi di tratteggi verdi sotto e bianchi mentari, Pontificali – poteva essere quindi commissionata in
sopra. ambito curiale ad artigiani laici. Questa categoria di scriptores
Anche il motivo decorativo del personaggio grottesco dal anticipò il ruolo più tardi svolto da noti scribi di Curia per i
lungo collo che si annoda si ritrova, piuttosto simile, in un pontefici umanisti e fu partecipe del ruolo culturale assolto dai
Antifonario conservato alla Pinacoteca nazionale di Città di notai, nel Duecento e nel Trecento. Un ruolo che, come è noto,
Castello (cod. H, f. 118v), di scuola umbra databile alla secon- vide i notai protagonisti della prima letteratura scritta in vol-
da metà del XIII secolo.146 Si tratta di un manoscritto che pur gare e, successivamente, iniziatori del preumanesimo.
essendo sicuramente umbro è legato ad una matrice bolognese Il programma di riforme – già avviato da Leone IX (1048-
da individuare nel Salterio nr. 346 della Biblioteca Universi- 1054), più radicalmente attuato da Urbano II (1088-1099) e
taria di Bologna.147 ulteriormente promosso da Innocenzo III (1205-1216) – aveva
Tali analogie, che in futuro saranno ulteriormente specifica- generato, sulla base dell’organizzazione curiale, fondata sugli
te, suggeriscono una datazione del codice fra gli anni Settanta uffici della camera, della cappella e della cancelleria, un incre-
e Ottanta del Duecento. mento non soltanto nella produzione documentaria, ma anche
Per quel che concerne la localizzazione non va esclusa l’i- in quella libraria ad uso della Curia. La realizzazione del libro
potesi che il codice possa essere stato eseguito a Perugia nel- divenne espressione di supremazia culturale, non solo dei papi,
l’ambito della Curia papale. Nella miniatura perugina dell’ulti- ma anche dei cardinali – come Iacopo Stefaneschi, mecenate e
mo quarto del XIII secolo si ritrovano orientamenti stilistici bibliofilo –, costituiti in collegio fin dal pontificato di Pasquale
abbastanza simili per la vivacità cromatica e per la narrativa II (1099-1118), e di camerari, nuove figure emergenti della
sintetica e asciutta. Iniziali particolarmente vicine a quelle del Curia, come Cencio Savelli, futuro papa Onorio III (1216-
Pontificale lionese si individuano nel Pontificale 11/95, con- 1227), compilatore del celebre Liber Censuum.
servato nell’Archivio e Biblioteca della Cattedrale di San Nicola Dal punto di vista più strettamente storico-artistico, i
di Bari (ms 11/95; [23]),148 sebbene all’identità iconografica Pontificali sinora reperiti permettono di avere cognizione dei

69
MARIA ALESSANDRA BILOTTA

19. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4747, 20. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4747,
Pontificale ad uso della Curia papale, f. 5r: iniziale istoriata H Pontificale ad uso della Curia papale, f. 90v: iniziale istoriata D
(Hostiarium…) con l’Ordinazione del portiere (© Biblioteca Apostolica (Domine …) con un Vescovo benedicente (© Biblioteca Apostolica
Vaticana). Vaticana).

21. Avignone, Bibliothèque Municipale, ms 203, Pontificale ad uso della 22. Avignone, Bibliothèque Municipale, ms 203, Pontificale ad uso della
Curia papale, f. 1r: iniziale istoriata D (Dilectissimi …) con la Cerimonia Curia papale, f. 149r: iniziale istoriata O (Oremus …) con un Sacerdote
della tonsura (© CNRS-IRHT Bibliothèque Municipale d’Avignon). celebrante (© CNRS-IRHT Bibliothèque Municipale d’Avignon).

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I PONTIFICALI DUECENTESCHI SECUNDUM CONSUETUDINEM ET USUM ROMANAE CURIAE

23. Bari, Archivio e Biblioteca della Cattedrale di San Nicola, ms 24. Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana,
11/95, Pontificale (© Archivio e Biblioteca della Cattedrale di San ms 55.K.3, Messale ad uso della Curia papale, f. 16v: iniziali decorate
Nicola, Bari). D (Deus …), S (Surge …), ottavo decennio del XIII secolo (© Biblioteca
dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana).

25. Lione, Bibliothèque Municipale, ms 5132, Pontificale ad uso della 26. Lione, Bibliothèque Municipale, ms 5132, Pontificale ad uso della
Curia papale, f. 3r: iniziale istoriata O (Oremus …) con la Cerimonia Curia papale, f. 11v: iniziale istoriata S (Subdiaconum …) con la
della tonsura (© Bibliothèque Municipale de Lyon, Dirier Nicole). Benedizione dell’ampolla da parte del vescovo (© Bibliothèque
Municipale de Lyon, Dirier Nicole).

71
MARIA ALESSANDRA BILOTTA

lo scritto sulla pagina, fanno ritenere che la loro realizzazione


non richiedesse più un’organizzazione rigida, un raccordo con-
tinuo tra i copisti e tra questi e i decoratori (e anzi sovente i
ruoli venivano a coincidere, come nel Magister Nicolaus): di qui
il frantumarsi dell’idea di scriptorium altomedievale e la realiz-
zazione dei codici ad opera di maestranze indipendenti che
lavoravano anche in più ambienti, curiale, cardinalizio, notarile
e che possedevano una professionalità grafica polivalente, dalle
scritture documentarie a quelle librarie.
Nello studio di tali Pontificali ad uso della Curia romana
due considerazioni metodologiche si impongono: innanzitutto,
le illustrazioni relative ad un testo appena riformulato da un
punto di vista iconografico, quale era quello del Pontificale,
non potevano essere state copiate direttamente da un modello
che non era stato ancora strutturato; in secondo luogo, è facile
ipotizzare che la figura del liturgista pontificio abbia avuto la
27. Lione, Bibliothèque Municipale, ms 5132, Pontificale ad uso della funzione di mediatore fra il contenuto testuale e l’esecutore
Curia papale, f. 5v: iniziale istoriata H (Hostiarius …) con l’Ordinazione delle iniziali illustrate. Come è noto, dei disegni preparatori,
del portiere (© Bibliothèque Municipale de Lyon, Dirier Nicole). delineati sulla pagina da un maestro, potevano servire di guida
per l’esecutore materiale; altre volte, poche parole, vergate in
scrittura minuta e dislocate negli estremi margini della pagina,
destinati alla rifilatura, o comunque in una posizione seconda-
ria, fungevano da promemoria per l’artefice dell’illustrazione: è
il caso, ad esempio, del Pontificale Vat. lat. 1155 nel quale sono
rimaste in posizione leggibile le letterine guida e indicazioni
per il miniatore.
Nell’ambiente della Curia papale, in base a quali criteri e da
chi venivano formulate queste indicazioni? Da chi erano ver-
gate e in che modo venivano utilizzate? Chi stabiliva, enuncia-
va, trascriveva, annotazioni di questo tipo? Sfortunatamente
non si è conservato alcun tipo di documentazione che permet-
ta di seguire le varie fasi di produzione di codici in ambito
curiale e conseguentemente di rispondere a tali interrogativi;
non resta dunque che trovare negli esemplari che sono giunti
fino a noi la concreta testimonianza dell’attività degli artigiani
del libro ad uso della Curia.
Un’osservazione mirata e costante dei dati relativi alla deco-
razione dei codici consente di comprendere meglio i procedi-
menti di attuazione dell’apparato figurativo: la sua eventuale
‘originalità’ o la dipendenza da modelli, l’eventuale rapporto tra
autore delle illustrazioni e responsabile della scrittura del testo
e di entrambi con il committente. Certamente, il programma
iconografico – copia di un modello o frutto di una nuova ela-
borazione figurativa – presupponeva in ogni caso una certa
conoscenza del testo, oppure diretta, da parte del miniatore, o
mediata, per il tramite del copista o dell’intermediario cultura-
le o del committente stesso. I grandi committenti curiali del
tardo XIII e del XIV secolo, come il cardinale Iacopo Stefa-
neschi, forse costituirono un vero e proprio tessuto connettivo
tra artigiani del libro decorato e produzione artistica.
28. Lione, Bibliothèque Municipale, ms 5132, Pontificale ad uso della L’osservazione dei Pontificali duecenteschi superstiti ad uso
Curia papale, f. 53r: iniziale istoriata I (In nomine …) con il della Curia consente di formulare alcune osservazioni. Per
Giuramento dell’imperatore dinnanzi al papa (© Bibliothèque
prima cosa è possibile notare una certa tendenza alla ‘standar-
Municipale de Lyon, Dirier Nicole).
dizzazione’ che verosimilmente condizionò la scelta del forma-
to del libro: i fascicoli degli esemplari reperiti sono di medio for-
libri prodotti ad uso della Curia papale nel XIII secolo e costi- mato (anche se, presumibilmente, ne saranno esistiti anche di
tuiscono, per le loro caratteristiche particolari, un aspetto di formato più grande o più piccolo), la composizione del fascico-
certo rilevante nello studio della miniatura romana. lo è il quinterno; la disposizione del testo è a piena pagina.
L’insieme dei codici presenta, anzitutto, un patrimonio di Ancora, il tipo di pergamena – o specie animale – la definizione
esemplari nei quali è possibile rilevare diverse tendenze di stile, della quale sembra richiedere oggi il ricorso ad analisi di labo-
a volte autoctone e a volte straniere, nonché l’intervento di mae- ratorio, dovette essere stata sempre riconoscibile al primo
stri in alcuni casi piuttosto raffinati (è il caso ad esempio del sguardo dal momento che scribi e tesorieri concordano inequi-
Magister Nicolaus); elementi questi che consentono di appro- vocabilmente nella specificazione della qualità, ovina o caprina.
fondire alcuni aspetti della miniatura romana duecentesca fino Si noti che l’inventario del tesoro librario pontificio, redatto
ad oggi poco considerati. Tali manoscritti, vergati nelle forme a Perugia nel 1311, così come il precedente inventario bonifa-
grafiche della littera textualis, razionali nei modi di strutturare ciano del 1295 in esso inglobato, descrivono dettagliatamente

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I PONTIFICALI DUECENTESCHI SECUNDUM CONSUETUDINEM ET USUM ROMANAE CURIAE

la materia scrittoria dei vari libri (pelli o carte edinae, edulinae, nella quale non si può parlare tanto facilmente di scuole, quan-
pecudinae, vitulinae, bombacinae), il formato (volumen magnum, to di orientamenti, gusti, maniere che prescindono dalla for-
parvum, satis parvum, modicum), la scrittura (litera bona, subti- mazione dei singoli operatori. Tali considerazioni non destano
lis, subtilissima e antiqua lictera cum ditongis per la scrittura meraviglia se si pensa a quanto fosse frequente la mobilità della
beneventana dell’XI secolo del Registro di Giovanni VIII, ASV, Curia papale nel Duecento, una mobilità che certamente incre-
Reg. vat. 1), la presenza di commento alle miniature (liber mentò lo spostamento di scribi e miniatori e la diffusione dei
notatus, liber illuminatus), la rilegatura di pelle, di seta o di libri: appartenevano ormai al passato quelle condizioni di chiu-
carta (pecudina, pecudina grossa, vitulina, vitulina pilosa, de per- sura, tradizione, esclusività proprie dei centri scrittori altome-
gameno, de salito rubeo), eventuali fermagli (clausoria de argen- dievali atte a garantire la formazione di tipi grafici e ornamen-
to, de octone). tali e usi librari che spesso divennero, e talora a lungo restaro-
Sovente alcune tracce delle diverse fasi di produzione con- no, prerogativa locale.
tribuiscono – così almeno sembra ai nostri occhi – all’effetto In conclusione, non sembra possibile, sulla base dei mano-
estetico complessivo dei manoscritti. Il fenomeno può essere scritti sinora individuati, cogliere connotati di una produzione
osservato anche negli esemplari duecenteschi del Pontificale ad libraria curiale romana quanto piuttosto informazioni più
uso della Curia romana. In quasi tutti i quinterni, infatti, la generali su alcuni libri prodotti ad uso della Curia papale:
corretta successione dei fascicoli è garantita dall’indicazione, come in altri contesti sociali, anche nella Curia lavoravano
per lo più nel centro del margine inferiore della pagina, del scribi di origine diversa; il libro ‘francese’, non è, pertanto, pre-
richiamo, tracciato a penna e ben visibile, sovente circondato rogativa esclusiva della corte angioina e dell’Italia centro-set-
da disegni ornamentali. tentrionale, ma sembra aver avuto una certa diffusione tra l’eli-
Quanto alle correzioni, esse si configurano quali riscritture te colta curiale; non è, dunque, necessario pensare all’esilio avi-
eseguite con un inchiostro diverso da quello originario su dila- gnonese per spiegare la presenza nell’Inventario perugino del
vature non sempre accurate (è il caso, nel codice Vat. lat. 1155, 1311, del tesoro librario pontificio, di «unum romantium par-
delle rubriche dei ff. 160v, 164v e 174v) o rasure (è il caso, vum in lingua provinciali, di unum romantium in gallico, scriptum
ancora nel Vat. lat. 1155, del f. 12v, in corrispondenza della in cartis edinis et illuminatum de auro et ausuro e di unum roman-
dodicesima riga di testo, partendo dall’alto). È opportuno nota- tium regis Artusii in vulgari».
re come le riscritture riguardanti le rubriche denuncino sia i Queste osservazioni consentono di elaborare alcune consi-
ripensamenti sia le erronee interpretazioni, da parte degli scri- derazioni, che saranno oggetto di un prossimo approfondi-
bi, di avvertenze a loro indirizzate, annotate nell’antigrafo, e da mento, e cioè che in via generale, salvo alcuni casi, i codici
essi incongruamente inserite nel paratesto della loro copia. duecenteschi sinora reperiti sono rappresentativi di per sé e
L’esame dei Pontificali duecenteschi prodotti ad uso della non in quanto mostrano caratteristiche formali riferibili neces-
Curia consente di constatare l’assenza, nel loro apparato deco- sariamente al luogo di origine; inoltre la produzione del libro
rativo, di connotati che possano definirsi propriamente roma- si avvalse di un artigianato specializzato, articolato e tecnica-
ni: è il caso, ad esempio, del già citato Pontificale lionese 5132 mente consapevole del valore del libro stesso.
nel quale la componente formale di matrice umbra si fa parti- Il libro manoscritto si pone dunque nel XIII secolo, anche in
colarmente evidente. In tutti i casi emerge una certa difficoltà ambito curiale, al crocevia di interventi, relazioni e tramiti dif-
di poter localizzare con sicurezza, all’interno dell’Urbe, in base ferenti: stabilisce o rinsalda rapporti tra individui o quadri
a criteri prettamente storico-artistici, i codici ad uso della sociali diversi, intreccia politiche, coinvolge mediazioni, testi-
Curia papale sinora reperiti. La loro confezione in ambito monia gratitudini o sollecita favori, celebra vincoli e memorie,
curiale – talora certa per il colophon, per la committenza, o per segna impegni di fede e scandisce cerimonie. Intorno alla tra-
argomentazioni testuali – non comporta un marchio tangibile scrizione, al possesso, al dono all’offerta di un libro, a quanti vi
di ‘romanità’ nell’opera degli artisti, dei miniatori e degli scribi. partecipano, vi sono rituali, atteggiamenti, gesti, che esprimo-
La Curia si rivela quindi, per motivi politici e culturali, un no rappresentazioni del mondo, del sociale, del sacro. Il nume-
ambiente di produzione stilisticamente ‘ambiguo’ nel quale la ro relativamente ristretto di Pontificali che oggi possono colle-
decorazione dei manoscritti mostra l’intervento di mani con garsi alla Curia papale non permette ancora di giungere a con-
forti influenze formali originarie di diverse aree geografiche. La siderazioni conclusive; tuttavia, pur nella frammentarietà delle
produzione libraria di tipo liturgico per la Curia pontificia alla conoscenze, tali manoscritti riescono a mostrare quanto fosse-
fine del Duecento si definisce pertanto per la committenza ro profonde e ramificate le radici della cultura libraria alla corte
piuttosto che per l’origine di scribi e miniatori. È un’epoca dei papi nel Duecento.

NOTE 2
Come è noto, questa cappella era una cappella palatina si trovava
all’interno del patriarchium, distante dalla grande basilica Salvatoris,
Desidero ringraziare, per i preziosi suggerimenti, Antonio Cadei, Agostino quest’ultima abitualmente indicata nelle fonti come Ecclesia
Paravicini Bagliani, Marie-Thérèse Gousset, Valentino Pace, Eric Palazzo, Lateranensis. Cfr. P. SALMON, L’Office divin au Moyen Age. Histoire de la
Marco Palma, Antonino Mastruzzo, Valerio Ascani. Vorrei anche ringrazia- formation du bréviaire du IXe au XVIe siècle («Lex orandi», 43), Paris
re, per l’amichevole disponibilità, Emilienne Molina e Georges Fréchet della 1967, pp. 124-151. La cappella del Sancta Sanctorum aveva anche un
Bibliothèque Municipale di Avignone, Marco Guardo della Biblioteca ruolo nella liturgia cittadina, alla vigilia dell’Assunzione, quando l’i-
dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, Pierre Guinard della cona del Salvatore veniva portata per le strade di Roma (cfr. S. DE
Bibliothèque Municipale di Lione. Rivolgo infine un grato pensiero ad BLAAUW, Cultus et decor. Liturgia e architettura nella Roma tardoantica
Ambrogio Maria Piazzoni e Paolo Vian della Biblioteca Apostolica Vaticana. e medievale: Basilica Salvatoris, Sanctae Mariae, Sancti Petri («Studi e
testi», 355), I, Città del Vaticano 1994, pp. 196-197; ID., Il Patriarchio,
1
M.A. BILOTTA, I Libri dei papi: la Curia, il Laterano e la produzione la basilica lateranense e la liturgia, «Mélanges de l’École française de
manoscritta ad uso del Papato medievale (secoli VI-XIII), Tesi di Rome», CXVI (2004), pp. 161-171: 164); inoltre nella liturgia stazio-
Dottorato in Storia dell’arte sostenuta all’Università di Pisa presso il nale il Sancta Sanctorum fungeva spesso da luogo di riunione del
Dipartimento di Storia delle arti il 13 luglio 2007, in corso di stampa. papa, dei cardinali e dei curiali prima della partenza verso una chiesa

73
MARIA ALESSANDRA BILOTTA

stazionale. Si apprende ancora dalle fonti che all’interno della cappel- fine del XIII secolo e nei Pontificali della Curia. Verso la fine del pon-
la si riunivano il papa, i cardinali, i cappellani, talvolta anche i sud- tificato di Innocenzo III (1198-1216), intorno al 1216, l’Ordinario che
diaconi e i cantori e che la funzione liturgica era talvolta accompa- regolava lo svolgimento degli uffici liturgici della cappella papale viene
gnata da un rito con le reliquie più preziose custodite nell’oratorio riformulato: Innocenzo III ed i suoi successori attribuirono, infatti,
(cfr. ibid., p. 168). una nuova importanza alla liturgia della cappella papale, divenuta
3
Questo è il senso con il quale viene impiegata l’espressione «Cappella indipendente da quella della basilica del Laterano. I principali libri
papale» nel Missale secundum ordinem capellae Domini Papae 52 del della liturgia sono gli Ordinari che regolano allo stesso tempo gli uffi-
fondo Santa Maria Maggiore della Biblioteca Apostolica Vaticana (f. ci e la messa (1213-1216) ed il Pontificale della Curia romana, stabili-
1r), databile intorno al 1275: «Incipit missale continuum secundum ordi- to sotto Innocenzo III e revisionato sotto Gregorio IX o Innocenzo IV.
nem cappellae domini papae, qui veracissimus est». L’espressione sarà La liturgia della Curia venne adottata anche dai Frati Minori ed impo-
consacrata dall’uso ed andrà in seguito a designare gli uffici solenni sta a Roma da Nicolò III e si diffuse in alcune Chiese d’Italia e del sud
celebrati a Roma, in alcune chiese, anche in assenza del papa. Cfr. P. della Francia (Avignone 1337); cfr. P.-M. GY, A.G. MARTIMONT, L’Eglise
SALMON, Analecta liturgica. Extraits des manuscrits liturgiques de la en prière, I: Principes de la liturgie, Paris 1983, p. 70. L’unico esempla-
Bibliothèque Vaticane. Contribution à l’histoire de la prière chrétienne re dell’Ordinario papale di Innocenzo III si trova conservato nel ms lat.
(«Studi e testi», 273), Città del Vaticano 1974, p. 229 n. 10. 4162-A della Bibliothèque nationale di Parigi: si tratta di una copia tra-
4
Cfr. A. CHAVASSE, Le sacramentaire Gélasien (Regin. lat. 316), sacra- scritta nel 1365 per il cardinale Gilles Albornoz a Castel Durante, oggi
mentaire presbytéral en usage dans les titres romains au VIIe siècle, Paris Urbania, città fortificata fondata nei pressi di Urbino da Guglielmo
1958. La vita liturgica del Laterano nel Medioevo era assai complessa Durand quando era governatore delle Marche. Cfr. VAN DIJK, HAZELDEN
e si svolgeva nella basilica, nel battistero e nel palazzo; ciascuno di WALKER, The Origins of the modern Roman Liturgy, pp. 95-112; S. J. P.
questi tre organismi era composto da singoli elementi, ognuno dei VAN DIJK, The Ordinal of Papal Court from Innocent III to Boniface VIII
quali aveva una sua identità culturale e funzionale. Nella basilica vi and Related Documents («Spicilegium Friburgense», 22), Fribourg 1975,
erano l’altare maggiore, l’altare del coro quotidiano, diversi altari p. 90; M. DYKMANS, L’Ordinaire d’Innocent III, «Gregorianum», LIX
secondari e le cappelle; così pure nel palazzo si trovavano varie cap- (1978), pp. 191-203: 197-198; M. ANDRIEU, Notes sur un exemplaire de
pelle con una specifica identità. Il Laterano era, dunque, un insieme l’Ordinaire papal transcrit en 1365 pour le Cardinal Albornoz, «Revue
assai complicato con una diversificazione di funzioni e significati litur- des Sciences Religieuses», V (1925), pp. 274-278: 275; ID., Le pontifi-
gici unica perfino a Roma. Cfr. DE BLAAUW, Il Patriarchio, la basilica cal romain au Moyen Age, II, Città del Vaticano 1940, p. 301 dove l’au-
lateranense e la liturgia, p. 161. tore pubblica l’Ordo del Triduum contenuto in questo Ordinario;
5
Con il termine di liturgia stazionale si fa riferimento alla consuetudi- SALMON, Analecta liturgica, pp. 246-256: 254-255, 227 n. 2; G. ROPA, Le
ne del vescovo o del patriarca di celebrare alcune festività non presso forme storiche della liturgia cristiana, in Liturgia in figura, catalogo della
la cattedrale ma in altre chiese, definite appunto stazionali; l’uso era mostra (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana - Salone
invalso non solo a Roma, ma anche a Gerusalemme, a Costantinopoli Sistino, 29 marzo-10 novembre 1995), a cura di G. Morello e S.
ed in altre grandi metropoli cristiane. A Roma tale pratica esisteva Maddalo, Roma 1995, pp. 21-29: 28-29.
anche prima del 313 d.C., e fu probabilmente voluta dai vescovi che si 7
Il papa celebrava nella basilica lateranense nove volte l’anno secondo
spostavano a celebrare il rito eucaristico nei diversi tituli e nei santua- il calendario regolare e sembra che alla diminuzione della partecipa-
ri extraurbani per contrastare le spinte centrifughe che potevano, dal- zione del papa allo svolgimento dell’antica liturgia nella basilica del
l’interno, minacciare l’unità di una vasta comunità. Tale liturgia itine- Laterano sia corrisposto un aumento della solennità nelle celebrazioni
rante definì la forma urbis della Roma cristiana, stabilendo quali erano alle quali il pontefice prendeva parte, in perfetta coerenza con gli idea-
i luoghi degni di attenzione per la nuova religione e ignorando, al con- li di prestigio papale diffusi a partire dalla riforma gregoriana (cfr. DE
trario, quelli legati al potere pagano. Fulcro di questo sistema divenne BLAAUW, Cultus et decor, I, pp. 805–807; ID., Il Patriarchio, la basilica
il Laterano ma i tituli e gli altri luoghi, dove si riunivano da tempo le lateranense e la liturgia, p. 162). Le cerimonie che si celebravano in
comunità dei credenti, mantennero la loro antica funzione. Anzi, la occasione della Domenica delle Palme si svolgevano in parte nel palaz-
posizione eccentrica della cattedrale, lontana dai quartieri più popolo- zo ed in parte nella basilica del Laterano. La benedizione delle palme
si dove viveva la maggioranza dei cristiani, fu di certo un incentivo a aveva luogo sursum in palatium, alla presenza del clero e del popolo. I
tenere in vita tale liturgia itinerante. Cfr. J. F. BALDOVIN, The Urban rami venivano radunati nella cappella di San Silvestro per essere suc-
Character of Christian Worship. The Origins, Development and Meaning cessivamente benedetti nel Sancta Sanctorum. Poi il corteo in proces-
of Stational Liturgy, Roma 1987, pp. 105-166, 229-238; V. SAXER, sione si recava con le palme alla porta «qua ab ecclesia ascenditur ad
L’utilisation par la liturgie de l’espace urbain et suburbain: l’exemple de palatium». Dopo una cerimonia davanti a questa porta per evocare l’in-
Rome dans l’antiquité et le Haut Moyen Age, «Actes du XIe Congrès gresso di Gesù a Gerusalemme, il corteo faceva il suo ingresso nella
international d’Archéologie chrétienne, Lyon, Vienne, Grenoble, basilica, dove il papa celebrava la messa (cfr. DE BLAAUW, Il Patriarchio,
Genève, Aosta, 21-28 septembre 1986», II, Roma 1989, pp. 917-1031: la basilica lateranense e la liturgia, p. 169).
938-952; DE BLAAUW, Cultus et decor, I, pp. 53-85; E. PARLATO, Le icone 8
Assai scarse sono nelle fonti le testimonianze riguardanti l’uso della
in processione, in Arte e iconografia a Roma dal Tardoantico alla fine del cappella del Sancta Sanctorum nella liturgia quotidiana del palazzo,
Medioevo, a cura di M. Andaloro e S. Romano, Milano 2002 [prima vale a dire per la messa privata del papa e per gli uffizi dei curiali; cfr.
edizione con il titolo: Arte e iconografia a Roma da Costantino a Cola di VAN DIJK, The Ordinal of Papal Court, p. 356; DE BLAAUW, Il Patriarchio,
Rienzo, Milano 2000], pp. 55-72: 57-58. la basilica lateranense e la liturgia, p. 168.
6
Cfr. SALMON, Analecta liturgica, pp. 228-229. Il termine di Ordo è 9
Sui palazzi che nel XIII secolo accolsero i pontefici e la Curia
sinonimo dell’espressione Liber Ordinarii ed assume il significato di nell’Urbe e nel Patrimonium Petri (come viene convenzionalmente
questa espressione nel linguaggio ecclesiastico: il Liber Ordinarii o designata l’area geografica sulla quale lo stato pontificio esercitava la
Ordo fornisce per tutti i giorni dell’anno liturgico, a partire dalla vigi- sua influenza) si rimanda in generale a M.T. GIGLIOZZI, I palazzi del
lia della prima Domenica di Avvento, la composizione dell’ufficio che papa. Architettura e ideologia: il Duecento («La Corte dei papi», 11),
i cappellani pontifici dovevano celebrare nelle ore canoniche nella Roma 2003; P.-Y. LE POGAM, Cantieri e residenze dei papi nella seconda
cappella papale del Laterano. Queste indicazioni, in alcuni giorni del- metà del XIII secolo. Il caso del «Castello Savelli» sull’Aventino, in Domus
l’anno liturgico, sono accompagnate da lunghe rubriche che descrivo- et splendida palatia. Residenze papali e cardinalizie a Roma fra XII e XV
no in dettaglio le solenni cerimonie presiedute personalmente dal secolo (Seminari e Convegni, 1), «Atti della giornata di studio, Pisa,
papa sia in Laterano sia nelle basiliche di Roma. Numerosi di questi Scuola Normale Superiore, 14 novembre 2002», a cura di A.
testi, in particolare quelli che sono destinati alle cerimonie degli ulti- Monciatti, Pisa 2004, pp. 77-88; ID., Les maîtres d’œuvre au service de
mi tre giorni della settimana santa, si ritrovano nei Messali papali della la papauté dans la seconde moitié du XIIIe siècle («Collection de l’École

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I PONTIFICALI DUECENTESCHI SECUNDUM CONSUETUDINEM ET USUM ROMANAE CURIAE

Française de Rome», 337), Roma 2004; ID., Emplacement marginal des sero soprattutto a Orvieto, Montefiascone, Viterbo e Perugia. Cfr.
palais pontificaux et «recentrage urbain» dans la Rome du XIIIe siècle, in PARAVICINI BAGLIANI, La mobilità della Curia Romana, pp. 3-78: 7, 9; J.
Les palais dans la ville. Espaces urbains et lieux de la puissance publique GARDNER, Il patrocinio curiale e l’introduzione del gotico: 1260-1305, in
dans la Méditerranée médiévale, a cura di P. Boucheron e J. Chiffoleau, Il Gotico europeo in Italia, a cura di V. Pace e M. Bagnoli, Napoli 1994,
Lyon 2004, pp. 141-163; A. MONCIATTI, Due «palazzi papali» ad Assisi. pp. 85-88: 85.
Residenze ed edifici rappresentati nelle relazioni fra basilica francescana 15
Sugli edifici del Laterano in termini di simbolismo del potere, cfr. I.
e Roma, in Domus et splendida palatia, pp. 89-106 ; ID., Il Palazzo HERKLOTZ, Der mittelalterliche Fassadenportikus der Lateranbasilika und
Vaticano nel Medioevo, Firenze 2005; P.-Y. LE POGAM, De la ‘Cité de Dieu’ seine Mosaiken. Kunst und Propaganda am ende des 12. Jahrhunderts,
au ‘Palais du Pape’. Les Résidences Pontificales dans la seconde moitié du «Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte», XXV (1989), pp. 27-95;
XIIIe siècle (1254-1304) (« Bibliothèque des Ecoles Françaises ID., Gli eredi di Costantino. Il papato, il Laterano e la propaganda visiva
d’Athènes et de Rome », 326), Roma 2006; ID., I palazzi papali, in nel XII secolo, Roma 2000. Sul ruolo svolto dal palazzo lateranense nel
Arnolfo di Cambio. Una rinascita nell’Umbria medievale, catalogo della Duecento cfr. S. MADDALO, Alcune considerazioni sulla topografia del
mostra (Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria - Orvieto, chiesa di complesso lateranense allo scadere del XIII secolo: il patriarchio nell’anno
Sant’Agostino, 7 luglio 2005 - 8 gennaio 2006), a cura di V. Garibaldi del giubileo, in Roma. Anno 1300, «Atti della IV Settimana di Studi di
e B. Toscano, Milano 2006, pp. 53-59. Storia dell’Arte Medievale dell’Università di Roma La Sapienza, 19-24
10
Non di rado, tuttavia, accadeva che il pontefice risiedesse in altro mai 1980», a cura di A.M. Romanini, Roma 1983, pp. 621-628, 622;
luogo. Già dall’VIII secolo si hanno notizie di residenze alternative. M. MIGLIO, Riflessioni su Roma tardomedievale: città e papato, in Roma
Giovanni VII (705-707), ad esempio, aveva abbandonato all’inizio medievale. Aggiornamenti, a cura di P. Delogu, Firenze 1998, pp. 25-32;
dell’VIII secolo il patriarchio per impiantare la propria residenza nella ID., I luoghi del potere dei papi (secoli XI-XIII), in Arti e storia nel
zona del Foro, in prossimità di Santa Maria Antiqua sul Palatino. Nel Medioevo, I: Tempi, spazi, istituzioni, a cura di E. Castelnuovo e G.
IX secolo, Leone IV (847-855) commissionò la costruzione in Vaticano Sergi, Roma 2002, pp. 435-472, anche per la bibliografia specifica; A.
della civitas che portava il suo nome e Nicola I (858-867) fece erigere PARAVICINI BAGLIANI, Il papato da Leone IX a Bonifacio VIII. Centralità e
presso la basilica di Santa Maria in Cosmedin una cappella dedicata a universalità, in Storia d’Europa e del Mediterraneo, IV: Il Medioevo
san Nicola e un palazzo che all’occorrenza potesse ospitare il pontefi- (Secoli V-XV), a cura di S. Carocci, VIII: Popoli, poteri, dinamiche,
ce ed i suoi familiari. Ancora, come già ricordato, l’insicurezza del Roma 2006, pp. 553-586; MONCIATTI, Il Palazzo Vaticano, pp. 23-29; LE
Laterano aveva motivato il ricorso da parte di Urbano II (1088-1099), POGAM, De la ‘Cité de Dieu’, pp. 30-53. Secondo quanto è emerso dalle
nel 1094, successivamente da parte di Eugenio III (1145-1153) alla ricerche di Agostino Paravicini Bagliani, nessun trasferimento della
fortezza dei Frangipane sul Palatino (e plausibilmente l’iniziativa dello corte papale, avvenuto nel mese di aprile, è di data anteriore alla festa
stesso pontefice di edificare una residenza in prossimità di san Pietro). di Pasqua, pertanto si può ipotizzare che la celebrazione della Pasqua
Cfr. MONCIATTI, Il Palazzo Vaticano, pp. 33, 91-96. a Roma da parte del pontefice e della corte papale, celebrazione che si
11
Sul fenomeno della mobilità della Curia pontificia nel Duecento si svolgeva nella basilica di San Giovanni in Laterano, costituiva una tra-
vedano: F. FRASCARELLI, La Curia papale a Perugia nel Duecento, «Annali dizione che venne interrotta solo in casi straordinari. Cfr. PARAVICINI
della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di BAGLIANI La mobilità della Curia Romana, p. 14.
Perugia», n. s., XV (1977-1978), pp. 37-96; M. DYKMANS, Le transferts 16
Nel 1265, in assenza del neo-eletto pontefice Clemente IV (1265-
de la curie romaine du XIIIe au XVe siècle, «Archivio della Società 1268) da Roma, Carlo d’Angiò, giunto nell’Urbe per ricevere la corona
Romana di Storia Patria», CIII (1980), pp. 91-116; T. SCHMIDT, Libri di Sicilia, si insediò nell’antico patriarchio lateranense e solo una seve-
rationum Camerae Bonifatii papae VIII (Archivum Secretum Vaticanum, ra missiva del papa lo convinse a lasciare la residenza pontificia ed a
collect. 446 necnon Intr. Et ex. 5) («Littera Antiqua», 2), Città del trasferirsi in un altro luogo nella città «quae tot abundat domibus spa-
Vaticano 1984, pp. XLVIII-LVI; A. PARAVICINI BAGLIANI, La mobilità tiosis». Il luogo prescelto dal sovrano fu il vicino palazzo dei Santi
della Curia Romana nel secolo XIII, in Società e istituzioni dell’Italia Quattro Coronati. L’episodio è secondario nella storia plurisecolare del
comunale: l’esempio di Perugia (secoli XII-XIV), «Atti del Convegno, Laterano ma assai significativo poiché da un lato ripropone la que-
Perugia, 6-9 novembre 1985», I, Perugia 1988, pp. 155-278 [nuova stione della sua vulnerabilità (e del suo abbandono da parte dei pon-
edizione aggiornata in: Itineranza pontificia. La mobilità della Curia tefici) e dall’altro testimonia come simbolicamente in esso si conti-
papale nel Lazio (secoli XII-XIII), a cura di S. Carocci, Roma 2003, pp. nuasse ad identificare la residenza pontificia anche quando il papa
3-78]; ID., La mobilità della corte papale nel Duecento. ‘Cura corporis’ e risiedeva altrove. Cfr. A. POTTHAST, Regesta pontificum Romanorum:
vita di corte, in Domus et splendida palatia, pp. 29-42; S. ZUCCHINI, Sedi inde ab A. post Christum natum MCXCVIII ad A. MCCCIV, I-II, Graz
della curia pontificia, 1198-1304, in Arnolfo di Cambio. Una rinascita 1874-1875, p. 156, nr. 19213; PH. LAUER, Le palais de Latran, Roma
nell’Umbria medievale, pp. 39-47; A. BARTOLI LANGELI, Perugia e 1911, pp. 197-198; MONCIATTI, Il Palazzo Vaticano, p. 25, n. 126.
Orvieto, da città comuni a città papali, ibid., pp. 23-31. Per le residenze 17
Cfr. A. PARAVICINI BAGLIANI, Quando il papa muore fuori di Roma, in
papali nelle quali i pontefici dimorano nel corso dei loro spostamenti Arnolfo di Cambio. Una rinascita nell’Umbria medievale, pp. 71-75: 75.
si veda supra la n. 9. 18
Dopo il 1304, la residenza del Laterano fu oggetto di occupazioni
12
Agostino Paravicini Bagliani, al quale si deve il merito di aver stu- occasionali durante il XIV ed il XV secolo. Malgrado questi brevi epi-
diato il fenomeno nella lunga durata, ne indica la spiegazione in ragio- sodi che sembrerebbero attestare una ininterrotta utilizzazione delle
ni di natura fondamentalmente igienico-sanitaria le quali, insieme con strutture abitative, il destino della prima residenza dei pontefici viene
motivazioni di ordine politico, possono aver costituito, scrive lo stu- simbolicamente sancito sia dal grande incendio che distrusse basilica
dioso, la «trama di fondo» dell’itineranza della corte pontificia nel XIII e palazzo nel 1308 (il palazzo venne anche danneggiato da un terre-
secolo. Cfr. PARAVICINI BAGLIANI, La mobilità della Curia Romana, pp. moto nel 1348 e da un successivo incendio nel 1361; cfr. LAUER, Le
155-278; ID., Medicina e scienze della natura alla corte dei papi del palais de Latran, pp. 242-250, 637), sia dall’insediamento dei pontefi-
Duecento («Biblioteca di Medioevo latino»), Spoleto 1991, passim; ID., ci in Vaticano, successivamente al loro ritorno da Avignone alla metà
La mobilità della corte papale. del Quattrocento. Nel XVI secolo la residenza del Laterano continuò a
13
Questo pontefice fu tra coloro che regnarono nel XIII secolo quello sopravvivere fino al pontificato di Sisto V che decise di abbatterla com-
che per maggior tempo risiedette in Laterano (poco meno di 3000 pletamente e sostituirla con un nuovo edificio (cfr. LE POGAM, De la
giorni, pari a circa il 45% del suo pontificato) e trascorse gli inverni fra ‘Cité de Dieu’, p. 33 e n. 52). Sul rifacimento della piazza e del palazzo
il 1204 ed il 1208 nel palazzo che si fece costruire in Vaticano (questi nel corso della seconda metà del XVI secolo si confrontino L. DI
dati sono tratti da PARAVICINI BAGLIANI, La mobilità della Curia Romana, NUZZO, La progettazione sistina della piazza di San Giovanni in
pp. 155-278). Laterano, «Storia della città», XL (1987), pp. 5-44; A. IPPOLITI,
14
Tuttavia, essi commissionarono opere d’arte per l’Urbe anche se vis- L’architettura del palazzo lateranense, in Il Palazzo Apostolico

75
MARIA ALESSANDRA BILOTTA

Lateranense, a cura di C. Pietrangeli, Firenze 1991, pp. 193-215, con 27


R. AMBROSI DE MAGISTRIS, Storia di Anagni, I, Anagni 1889, pp. 313-
bibliografia alle pp. 330-331; J. FREIBERG, The Lateran Patronage of 317.
Gregory XIII and the Holy Year 1575, «Zeitschrift für Kunstgeschichte», 28
PACE, Per la storia della miniatura.
LVII (1991), pp. 66-87; M. QUAST, Le piazze di S. Maria Maggiore, 29
Su questo manoscritto si veda M.A. BILOTTA, I codici miniati prodotti
Termini e del Laterano nell’ambito della progettazione sistina, in Sisto V: in Laterano conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana: una prima
I. Roma e Lazio, «Atti del VI Corso di Alta Cultura», Roma 1992, pp. ricognizione, «Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae», X
463-478: 468-472. Come è noto, i lavori di demolizione del vecchio (2003), pp. 7-50: 36-40.
palazzo, di costruzione di una nuova residenza e di trasformazione 30
Cfr. SALMON, Les manuscrits liturgiques latins, II, p. 26; ANDRIEU, Le
delle poche strutture medievali superstiti (Sancta Sanctorum) vennero Missel de la Chapelle papale, pp. 348-376: 348-353; ID., L’ordinaire de la
affidati a Domenico Fontana, architetto ufficiale del pontefice. Cfr. Chapelle papale et le cardinal Jaques Gaetani de Stefaneschi,
LAUER, Le palais de Latran, p. 613 e seguenti (spese di demolizione e «Ephemerides Liturgicae», XLIX (1935), pp. 230-260: 243-246; ID.,
costruzione); L. DONADONO, La Scala Santa a San Giovanni in Laterano, L’authenticité du Missel, p. 34 dove l’autore così si esprime relativa-
Roma 2000. mente all’origine di questo manoscritto: «n’a pu être composé qu’au
19
Uno di questi libri liturgici doveva essere il perduto Messale in dieci Latran pour le pape et ses chapelains, qui effectivement s’en sont servis».
volumi, contrassegnato nell’Inventario bonifaciano del 1295 con il 31
Cfr. GOUSSET, Manoscritti miniati a Roma, pp. 107-108.
numero 268: «Decem missalia e quibus quatruor sine epistolis et evange- 32
Cfr. M.-TH. GOUSSET, La décoration du ‘prototype’ et des manuscrits
liis». Cfr. A. PELZER, Addenda et emendando ad Francisci Ehrle Historiae liturgiques apparentés, in Aux origines de la liturgie dominicaine. Le
Bibliothecae romanorum pontificum, Roma 1947, p. 17 n. 268; F. manuscrit Santa Sabina XIVL 1 («Collection de l’Ecole française de
MANZARI, Libri liturgici miniati nel palazzo di Avignone: tre serie di mes- Rome», 327), a cura di L. E. Boyle e P.-M. Gy, Roma 2004, pp. 43-57:
sali solenni per l’uso del papa, in Medioevo: la Chiesa e il Palazzo («I 56-57.
Convegni di Parma», 8), «Atti dell’VIII Convegno Internazionale di 33
Cfr. AVRIL, Scheda nr. 126, in Anno 1300 il primo Giubileo, p. 180.
Studi, Parma, 20-24 settembre 2005», a cura di A.C. Quintavalle, 34
Cfr. PACE, Per la storia della miniatura, p. 206; P. SUPINO MARTINI,
Milano 2007, pp. 604-610: 604, 610 n. 4. Linee metodologiche per lo studio dei manoscritti in litterae textuales pro-
20
Cfr. SALMON, Analecta liturgica, p. 229. dotti in Italia nei secoli XIII-XIV, «Scrittura e Civiltà », XVIII (1994),
21
Cfr. F. AVRIL, Scheda nr. 126, in Anno 1300 il primo Giubileo. Bonifacio pp. 143-158: 87. Sul Messale di San Giovanni d’Acri cfr. M. SANTA-
VIII e il suo tempo, catalogo della mostra (Roma, Palazzo di Venezia, 12 NICCHIA, Scheda nr. 9, in Arnolfo di Cambio. Una rinascita nell’Umbria
aprile - 16 luglio 2000) a cura di M. Righetti Tosti-Croce, Milano 2000, medievale, pp. 186-187 anche per la bibliografia precedente. Le ripro-
p. 179-180. duzioni delle quattro iniziali del Messale sono pubblicate in H.
22
Ibid. BUCHTHAL, Miniature Painting in the Latin Kingdom of Jerusalem, Oxford
23
Ringrazio sentitamente Antonino Mastruzzo per queste precisazioni 1957, tavv. 58b-d, 59.
relative all’analisi paleografica del Pontificale M. 976. 35
Giulio Battelli scrive che il termine illuminator è attestato in Francia
24
L’attribuzione dell’apparato ornamentale di questo manoscritto al per la prima volta nel 1260 con un significato nuovo rispetto al latino
Magister Nicolaus si deve a François Avril. Cfr. AVRIL, Scheda nr. 126, in classico e medievale; cfr. BATTELLI, Note al Sacramentario Anagnino, p.
Anno 1300 il primo Giubileo, p. 179. 223; M.-TH. GOUSSET, P. STIRNEMANN, Segni, parole, pratiche: la loro
25
Desidero ringraziare Marie-Thérèse Gousset e Patricia Stirnemann interpretazione e il loro reciproco rapporto nel lavoro dei miniatori, in
per i suggerimenti e i fecondi scambi di opinioni riguardanti la figura Uomini, libri e immagini. Per una storia del libro illustrato dal tardo
del Magister Nicolaus. Sul miniatore di vedano V. PACE, Per la storia Antico al Medioevo («Nuovo Medioevo», 58), a cura di L. Speciale,
della miniatura duecentesca a Roma, in Studien zur mittelalterlichen Napoli 2000, pp. 203-227: 204 [già pubblicato in francese: Marques,
Kunst. 800-1250. Festschrift für Florentine Mütherich, herausgegeben mots, pratiques: leur signification et leurs liens dans le travail des enlu-
von K. Bierbauer, K. Klein, W. Sauerländer, München 1985, pp. 255- mineurs, in Vocabulaire du livre et de l’écriture au moyen âge, «Actes de
262: 258 [ripubblicato in: V. PACE, Arte a Roma nel Medioevo. la table ronde (Paris, 24-26 septembre 1987) », a cura di O. Weijers,
Committenza, ideologia e cultura figurativa in monumenti e libri, Napoli Turhnout 1989, pp. 34-55].
2000, pp. 201-217]; A. TOMEI, La pittura e le arti suntuarie: da 36
Si pensi alle committenze papali e angioine ad Arnolfo di Cambio ed
Alessandro IV a Bonifacio VIII (1254-1303), in Roma nel Duecento. L’arte al peso storico che esse devono avere avuto riguardo alle possibili vie
nella città dei Papi da Innocenzo III a Bonifacio VIII, a cura di A.M. attraverso le quali idee francesi si diffusero in Umbria e a Roma nella
Romanini, Torino 1991, pp. 321-394: 392-393; ID., s.v. Roma, miniatu- seconda metà del Duecento; cfr. A.M. ROMANINI, Arnolfo e gli ‘Arnolfo’
ra, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, X, Roma 1999, pp. 140-143: apocrifi, in Roma anno 1300, pp. 27-51: 49 n. 40.
142; M.-TH. GOUSSET, Manoscritti miniati a Roma nei fondi della 37
Nell’Italia del sud infiltrazioni transalpine in ambito librario sono
Bibliothèque Nationale di Parigi, in Anno 1300 il primo Giubileo, pp. attestate già ai tempi dei normanni, con aggiornamenti in età federi-
107-110: 107-108; S. MADDALO, Da Magister Nicolaus al Maestro del ciana e manfrediana; cfr. F. BOLOGNA, I pittori alla corte angioina di
codice di San Giorgio: linee di sviluppo del libro miniato a Roma nella Napoli, 1266-1414, Roma 1969, pp. 21-77; ID., s.v. Angioini, pittura e
seconda metà del Duecento, in Anno 1300 il primo Giubileo, pp. 99-102: miniatura, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, I, Roma 1990, pp. 675-
99-100; s.v. Nicolaus magister, in Dizionario Biografico dei miniatori ita- 690: 675-676; V. PACE, Presenze europee nell’arte dell’Italia meridionale.
liani. Secoli IX-XVI, a cura di M. Bollati, Milano 2004, pp. 826-827; Aspetti della scultura nel ‘Regnum’ nella prima metà del XIII secolo, in Il
M.A. BILOTTA, Magister Nicolaus: un protagonista della miniatura roma- Gotico europeo in Italia, pp. 221-237; P. LEONE DE CASTRIS, Napoli ‘capi-
na del Duecento, «Alumina. Pagine miniate», VII (2004), pp. 23-27. tale’ del gotico europeo: il referto dei documenti e quello delle opere sotto
26
Le ampie rubriche del cerimoniale pasquale del Sacramentario chi- il regno di Carlo I e Carlo II d’Angiò, ibid., pp. 239-264; G. OROFINO,
giano descrivono l’azione del pontifex, di cardinales et alii episcopi, del Cavalleria e devozione. Libri miniati francesi a Napoli e a Bari in età pro-
cardinale diacono e gli stessi personaggi ricorrono in brevi note mar- toangioina, ibid., pp. 375-385; A. TOMEI, Libri miniati tra Roma, Napoli
ginali aggiunte da mano coeva: si tratta dunque di un Sacramentario e Avignone, in Roma, Napoli, Avignone. Arte di curia, arte di corte, 1300-
papale. Cfr. P. SALMON, Les manuscrits liturgiques latins de la 1377, a cura di Id., Torino 1996, pp. 179-199: 179-184.
Bibliothèque Vaticane, II: Sacramentaires, Epistoliers, Evangéliaires, 38
Cfr. M. BOLLATI, Scheda nr. 77, in Duecento. Forme e colori del
Graduels, Missels («Studi e testi», 253), Città del Vaticano 1969, p. 11 Medioevo a Bologna, catalogo della mostra (Bologna, Museo Civico
nr. 15; G. BATTELLI, Note al Sacramentario Anagnino (cod. Chigiano C. Archeologico, 15 aprile - 16 luglio 2000), a cura di M. Medica, Venezia
VI. 174), in Scritti in memoria di Giuseppe Marchetti Longhi, a cura di 2000, pp. 261-264.
G. Giammaria e R. Raspa, Anagni 1990, pp. 213-226: 219; M.A. 39
Cfr. M.-TH. GOUSSET, Scheda nr. 92, in ibid., pp. 294-295.
BILOTTA, Scheda nr. 130, in Anno 1300 il primo Giubileo, pp. 183-184. 40
Cfr. M. ASSIRELLI, Il movimento francescano e la Francia, in Francesco

76
I PONTIFICALI DUECENTESCHI SECUNDUM CONSUETUDINEM ET USUM ROMANAE CURIAE

d’Assisi. Documenti e Archivi. Codici e Biblioteche. Miniature, catalogo Anno 1300 il primo Giubileo, pp. 207-208; EAD., Gli antifonari tardodue-
della mostra (Foligno, 1982), Milano, 1982, pp. 310-318; L. DAL POZ, centeschi per i canonici della Basilica di S. Pietro, «Arte medievale», n.s.,
Manoscritti francesi e inglesi del Duecento in Italia dal XIII agl’inizi del III (2004), 1, pp. 71-85: 80. Per la decisiva influenza della produzione
XV secolo, in Il Gotico europeo in Italia, pp. 391-401. miniata parigina all’epoca di Luigi IX sul quella della Roma duecente-
41
Cfr. S. MAGRINI, Scheda nr. 77, in I Vangeli dei popoli. La Parola e l’im- sca si vedano PACE, Per la storia della miniatura, pp. 207-212; MADDALO,
magine del Cristo nelle culture e nella storia, catalogo della mostra Da Magister Nicolaus al Maestro del codice di San Giorgio, pp. 100-101.
(Città del Vaticano, Palazzo della Cancelleria, 21 giugno - 10 dicembre 46
Inserti di cultura francese, mutuati dalle drôleries tardoduecente-
2000), a cura di F. D’Aiuto, G. Morello, A.M. Piazzoni, Città del sche, si individuano anche nel progetto decorativo degli Antifonari per
Vaticano 2000, pp. 314-316; F. MANZARI, Scheda nr. 162, in Anno 1300 i canonici della basilica di San Pietro (Cappella Giulia XVI. 1, XIV. 4,
il primo Giubileo, pp. 208-213. XIV. 5), miniati a Roma e databili all’ultimo quarto del XIII secolo,
42
Antonino Caleca indica nella Francia il paese di origine del mano- recentemente individuati. Il programma ornamentale degli Antifonari
scritto 5 della Biblioteca Capitolare di Perugia. Il codice è documenta- coniuga motivi puramente francesi ad un sistema decorativo di tipo
to nella chiesa di Santa Prisca a Roma nel 1301 e successivamente, nel italiano: non si assiste in questo caso ad una rielaborazione italiana del
XV secolo, passò a Perugia; cfr. A. CALECA, Miniatura in Umbria, I: La lessico figurativo francese ma all’inserimento di lemmi decorativi
Biblioteca Capitolare di Perugia, Firenze 1969, pp. 11, 75-78; L. AYRES, transalpini in un linguaggio ornamentale propriamente italiano al fine
Bibbie italiane e bibbie francesi: il XIII secolo, in Il Gotico europeo in di renderlo più ricercato e variato. Cfr. MANZARI, Gli antifonari tardo-
Italia, pp. 361-374: 370 n. 71; M. SANTANICCHIA, Scheda nr. 10, in duecenteschi, p. 75. Sulla produzione miniata avignonese del XIV seco-
Arnolfo di Cambio. Una rinascita nell’Umbria medievale, pp. 188-189 lo si veda EAD., La miniatura ad Avignone.
anche per le riproduzioni fotografiche di questo manoscritto. A Roma 47
Cfr. GOUSSET, Manoscritti miniati a Roma, p. 108; EAD., La décoration
erano presenti anche scribi francesi. Una testimonianza è costituita du ‘prototype’, p. 57. Su Nicolaus Reatinus si veda PARAVICINI BAGLIANI,
dalla Expositio in Apocalipsim di Gioacchino da Fiore (Paris, Cardinali di Curia, I, p. 268.
Bibliothèque de la Faculté de Medecin, Univ. 173), vergata in parte da 48
Cfr. Hugues de Saint Cher (+ 1263): bibliste et théologien, a cura di L.-
«Iohannes dictus Peen clericus Ebroicensis dyocesis, apud Romam, tem- J. Bataillon, G. Dahan, P.-M. Gy, Turnhout 2004.
pore Bonifacii VIII, in vigilia nativitatis Domini, anno eiusdem incipiente 49
P.-M. GY, Documentation concernant le ms. Santa Sabina XIV L 1, in
MCCC», in parte da un’altra mano simile, rimasta anonima. Cfr. Aux origines de la liturgie dominicaine, pp. 5-17: 8 n. 12.
Catalogue des manuscrits en écriture latine portant des indications de 50
Cfr. M. SUBBIONI, Pittura e miniatura nei corali di San Domenico di
date, de lieu ou de copiste, par CH. SAMARAN ET R. MARICHAL, I: Musée Perugia, in Canto e colore. I corali di San Domenico di Perugia nella
Condé et Bibliothèques Parisiennes, Paris 1959, p. 363, tavv. XVII–XXVIII; Biblioteca comunale Augusta (XIII-XIV sec.), catalogo della mostra
SUPINO MARTINI, Linee metodologiche, p. 98. (Perugia, Sala Lippi - Unicredit Banca, 11 marzo - 17 aprile 2006), a
43
Il Parigino fr. 9082 è concluso (f. 345r) da un inequivocabile colo- cura di C. Parmeggiani, pp. 91-111: 92; G. MURANO, Copisti a Bologna
phon che permette di localizzare il manoscritto a Roma e di datarlo al (1265-1270), Turnhout 2006.
1295: «Cest livre fu escrit et acompli a Rome l’an de l’incarnation nostre 51
Cfr. Neri da Rimini. Il Trecento riminese tra pittura e scrittura, catalo-
seignor Iesu Crist M. CC. IIIIxx et XV u mois de may u tans de pape go della mostra (Rimini, Museo della città, 2 aprile - 28 maggio 1995),
Boniface l’uitsm nes d’une cite qui est en Campagnequi a non Anaigne qui a cura di A. Emiliani, Milano 1995.
fut ellut après pape Celestin le quint qui ot no(m) frere Pierre de Moron 52
Cfr. E. CONDELLO, I codici Stefaneschi: uno scriptorium cardinalizio del
qui renunca en la cite de Naples». Cfr. SUPINO MARTINI, Linee metodolo- Trecento tra Roma e Avignone?, «Archivio della Società Romana di
giche, p. 90; M.-TH. GOUSSET, Scheda nr. 178, in Anno 1300 il primo Storia Patria», CX (1987), pp. 21-62: 60-61.
Giubileo, pp. 229-230. 53
Le testimonianze sono state individuate da Emma Condello e risal-
44
Il manoscritto 10168-72 della Bibliothèque Royale di Bruxelles gono ai primi anni del XIV secolo. È il caso di Nicolaus Campellensis
venne copiato nel 1293 da un antigrafo appartenuto a Luca Savelli, de Fractis, canonico di Melfi, familiare del cardinale Bertrando dal
nipote di Onorio IV (1285-1287). A f. 170v si legge infatti: «Explicit li Poggetto, scriba della cancelleria apostolica durante i pontificati di
roumanz de Julius Cesar qui fut escrit a Roume en l’an de grace mil Clemente V (1305-1314) e Giovanni XXII (1316-334), nonché scriba
CCLXXXXIII fut l’essamplaire pris mesire Luqe de Sabele un chevalier de nel 1303 di una Summa dictaminis di Pier delle Vigne (Sankt Gallen
Roume». Cfr. F. MASAI, M. WITTEK, Manuscrits datés conservés en Kantonsbibliothek, Vadianische Sammlung 299) nella quale si legge il
Belgique, I: 819-1400, Bruxelles-Gand 1968, p. 26 nr. 26, tavv. 84-86; seguente colophon: «Explicit Summa magistri Petri de Vineis excellentis-
SUPINO MARTINI, Linee metodologiche, p. 90. È interessante notare che simi dictatoris que fuit scripta per me N(icolaum) Campellensem de
lo stile delle miniature dei manoscritti parigino fr. 9082 e 10168-72 Fractis in Romana curia anno Domini millesimo trecentesimo tercio, tem-
della Bibliothèque Royale di Bruxelles rivela uno stretto legame con la pore Bonifacij VIII pape anno nono, indictione prima». Cfr. E. CONDELLO,
cultura figurativa umbra (cfr. PACE, Per la storia della miniatura, pp. Il libro e la Curia: copisti di codici e ‘scriptores’ della Cancelleria pontifi-
213-214): nei due codici romani, pertanto, si attua una armonica com- cia tra Roma e Avignone, in Le Status du scripteur au Moyen Age, «Actes
mistione di elementi grafici francesi con motivi figurativi di matrice du XIIe colloque scientifique du Comité international de paléographie
italiana. Fenomeni di questo tipo si verificheranno con notevole fre- latine, Cluny, 17-20 juillet 1998», réunis par M.-C. Hubert, E. Poulle,
quenza anche nella produzione libraria avignonese del XIV secolo; cfr. M.H. Smith, Paris 2000, pp. 77-89: 78-89; SUPINO MARTINI, Linee meto-
M.A. BILOTTA, Produzione libraria di frontiera nella Francia Meridionale: dologiche, p. 95 n. 161.
il De mysterio cymbalorum ecclesiae di Arnaldo di Villanova (40. E. 3), 54
V. LEROQUAIS, Les Pontificaux manuscrits des Bibliothèques publiques de
conservato nella Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e France, I, Paris 1937, pp. 55, 66.
Corsiniana di Roma, in Frontiers in the Middle Ages («Textes et études 55
Cfr. ANDRIEU, Le pontifical romain, II, p. 5.
du Moyen Âge», 35), «Proceedings of the Third European Congress of 56
Cfr. ID., Immixtio et consecratio, «Revue des sciences religieuses»,
Medieval Studies (Jyväskylä, 10-14 giugno 2003)», a cura di O. III (1923), pp. 149-182: 174-175; ID., Le Missel de la Chapelle papa-
Merisalo, Louvain-la-Neuve 2006, pp. 417-439; F. MANZARI, La minia- le, p. 360.
tura ad Avignone al tempo dei papi (1310-1410), Modena 2006. 57
Cfr. ibid.
45
Un marcato carattere francese presenta anche l’apparato decorativo di 58
Cfr. LABANDE, Le cérémonial romain, p. 58; ANDRIEU, Le pontifical
un Breviario francescano ad uso di Santa Maria della Rotonda (Vat. lat. romain, II, p. 5; ID., Le Missel de la Chapelle papale, pp. 361-363.
12986), realizzato a Roma nell’ultimo quarto del XIII secolo (Paola 59
Cfr. L.-H. LABANDE, Les manuscrits de la bibliothèque d’Avignon prove-
Supino aveva datato invece la scrittura del codice ai primi decenni del nant de la librairie des papes du XIVe siècle, «Bulletin historique et phi-
secolo XIV; cfr. SUPINO MARTINI, Linee metodologiche, p. 88). Per la data- lologique du Comité des travaux historiques et scientifiques», s.n.
zione all’ultimo quarto del XIII secolo cfr. F. MANZARI, Scheda nr. 161, in (1894), pp. 145-160: 152-155; ANDRIEU, Le Missel de la Chapelle papa-

77
MARIA ALESSANDRA BILOTTA

le, pp. 348-376; E. CONDELLO, I codici Stefaneschi: libri e committenza 79


Per il Maestro del Messale di Deruta e il Maestro del Messale A 47 di
di un cardinale Avignonese, «Archivio della Società Romana di Storia Perugia si vedano E. NERI LUSANNA, Il miniatore del messale di Deruta e
Patria», CXII (1989), pp. 195-218: 215-216. i corali del San Pietro a Gubbio, in Francesco d’Assisi, pp. 178-188, 260-
60
Cfr. ANDRIEU, Le pontifical romain, II, p. 5. 273; F. TODINI, La pittura umbra dal Duecento al Cinquecento, I, Milano
61
Cfr. ANDRIEU, Le Missel de la Chapelle papale, p. 351. 1989, pp. 156-157.
62
Cfr. LABANDE, Le cérémonial, pp. 59-67. 80
Cfr. M.-TH. GOUSSET, Scheda nr. 124, in Anno 1300 il primo Giubileo,
63
Cfr. P.-M. GY, La Papauté et le droit liturgiques aux XIIe et XIIIe siècle, pp. 176-177. Sull’Antifonario 2792 di San Domenico di Perugia si veda
in The Religious Role of the Papacy: Ideals and Realities 1150-1300 E. LUNGHI, Scheda nr. 13, in Canto e colore, pp. 170-171.
(«Papers in Mediaeval Studies», 8), edited by C. Ryan, Toronto 1989, 81
Cfr. BARTOLI LANGELI, Perugia e Orvieto, da città comuni a città papa-
pp. 229-245: 326; ID., Office liégeois et office romain de la Fête-Dieu, in li, pp. 23-31; L. RICCETTI, La cultura artistica in Orvieto all’epoca dei
Fête-Dieu (1246-1996), «Actes du Colloque de Liège (12-14 septembre papi (1260-1310), in Arnolfo di Cambio. Una rinascita nell’Umbria
1996)», sous la direction de A. Haquin, Louvain-la-Neuve 1999, pp. medievale, pp. 163-171.
117-126: 125-126. 82
Cfr. GOUSSET, Manoscritti miniati a Roma, p. 109.
64
Cfr. ANDRIEU, Le Missel de la Chapelle papale, II, p. 353. 83
Ringrazio Alessandro Tomei per i consigli relativi all’analisi stilistica
65
Cfr. ibid., II, p. 354. di questo manoscritto.
66
Cfr. ANDRIEU, Le pontifical romain, II, pp. 4-6; CONDELLO, I codici 84
Cfr. PALAZZO, L’évêque et son image, p. 168.
Stefaneschi: libri e committenza, p. 215. 85
Ibid., p. 152.
67
Cfr. GOUSSET, Manoscritti miniati a Roma, p. 107. 86
Cfr. supra, n. 6.
68
Per la descrizione codicologica del manoscritto si veda l’Appendice 87
Cfr. PALAZZO, L’évêque et son image, p. 153.
pp. 295-298. Scrive Andrieu relativamente a questo manoscritto: «Tout 88
Cfr. Ibid., p. 204.
porte à croire que ce ms a été exécuté pour l’usage même de la Curie» 89
Cfr. ANDRIEU, Le pontifical romain, I-II; VAN DIJK, HAZELDEN WALKER,
(ANDRIEU, Le pontifical romain, II, p. 147). Per la descrizione codicolo- The Origins of the modern Roman Liturgy, pp. 91-112; VAN DIJK, The
gica del manoscritto si veda M.H. LAURENT, Codices Vaticani Latini. Ordinal of Papal Court, pp. XX-XXII, XLI-XLII, LVII-LX; P.-M. GY,
Codices 1135-1266, Città del Vaticano 1958, p. 26; M. TORQUATI, L’Unification liturgique de l’occident et la liturgie de la Curie romaine,
Scheda nr. 131, in Anno 1300 il primo Giubileo, pp. 184-185. Sul Ponti- «Revue des sciences philosophiques et théologiques», LIX (1975), pp.
ficale in generale si veda: L. SPECIALE, S.V. Pontificale, in Enciclopedia 601-612; PALAZZO, L’évêque et son image, pp. 361-362.
dell’Arte Medievale, IX, Roma 1998, pp. 641-646. 90
Cfr. LEROQUAIS, Les Pontificaux manuscrits, II, pp. 67-69.
69
Bannister, sulla base di considerazioni relative alla notazione musicale, 91
Nell’ambito di questa classe il manoscritto lat. 960 costituisce, insie-
aveva datato il codice agli inizi del XIV secolo (H.M. BANNISTER, Monumenti me con il manoscritto parigino lat. 15619, un sottogruppo a parte rea-
vaticani di paleografia musicale latina, Lipsia 1913, p. 182); la datazione è lizzato ad uso della Curia. Cfr. ANDRIEU, Le pontifical romain, II, p. 261;
stata confermata anche dall’Andrieu sulla base dell’analisi della tavola delle AVRIL, GOUSSET, RABEL, Manuscrits d’origine italienne, p. 136.
materie (ANDRIEU, Le pontifical romain, II, p. 312) e da Leroquais 92
I manoscritti miniati commissionati dal cardinale Stefaneschi, oltre
(LEROQUAIS, Les Pontificaux manuscrits, II, pp. 67-69). Successivamente, in al Codice di San Giorgio, sono: Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat.
base ad un’analisi formale delle illustrazioni la datazione è stata anticipata 4933 (De coronatione), Vat. lat. 4932 (Opus metricum); Archivio del
alla fine del XIII secolo. Cfr. AVRIL, GOUSSET, RABEL, Manuscrits enluminés, Capitolo di San Pietro, G. 3 (De centesimo); Parigi, Bibliothèque natio-
pp. 135-136; GOUSSET, Manoscritti miniati a Roma, p. 109; TORQUATI, Scheda nale de France, ms lat. 5931 (De miraculo, con un disegno di un segua-
nr. 131, in Anno 1300 il primo Giubileo, p. 185. ce di Simone Martini); lat. 15619 (con miniature del Maestro del
70
Complessivamente, la struttura del testo del Pontificale non cambia Codice di San Giorgio); Boulogne-sur-Mer, Bibliothèque Municipale,
da una recensione all’altra; le differenze testuali fra le due recensioni si ms 86 (con miniature del Maestro del Codice di San Giorgio); New
basano principalmente sulla lunghezza e la precisione delle rubriche. York, Pierpont Morgan Library, ms 713 (con miniature del Maestro del
Cfr. ANDRIEU, Le pontifical romain, II, pp. 232, 309-315; E. PALAZZO, Codice di San Giorgio).
L’évêque et son image. L’illustration du Pontifical au Moyen Age, 93
CONDELLO, I codici Stefaneschi: uno scriptorium, pp. 27-34; EAD.,
Turnhout 1999, pp. 148, 166. Scheda nr. 74, in Anno 1300 il primo Giubileo, p. 137; SUPINO MARTINI,
71
ANDRIEU, Le pontifical romain, II, p. 147. Linee metodologiche, p. 92.
72
L’attribuzione di questo codice al Laterano si deve a François Avril e 94
CONDELLO, I codici Stefaneschi: libri e committenza, pp. 213 -215, tav.
Marie-Thérèse Gousset; cfr. AVRIL, GOUSSET, RABEL, Manuscrits Enlu- VII.
minés, p. 135. 95
Per il manoscritto lat. 41 si veda AVRIL, GOUSSET, RABEL, Manuscrits
73
Cfr. BANNISTER, Monumenti vaticani, p. 182. d’origine italienne, pp. 135-136, 119-120, tavv. I, LXXV-LXXVI. Per il fr.
74
Cfr. F. EHRLE, Historia Bibliothecae Romanorum Pontificum tum 9082 cfr. supra nn. 42-43.
Bonifatianae tum Avenionensis («Biblioteca dell’Accademia storica-giuri- 96
Cfr. PALAZZO, L’évêque et son image, p. 149.
dica», 7), I, Roma 1890, p. 184; ANDRIEU, Le pontifical romain, II, p. 149. 97
Cfr. ANDRIEU, Le pontifical romain, II, pp. 329-336.
75
Cfr. P. SALMON, Le monastère des SS. André-et-Bartélemy près du 98
Cfr. PALAZZO, L’évêque et son image, p. 208.
Latran, «Benedictina», XXI (1974), pp. 53-67: 62. 99
Cfr. ANDRIEU, Le pontifical romain, II, pp. 351-382.
76
GOUSSET, Manoscritti miniati a Roma, p. 109. 100
Cfr. ibid., pp. 351-368.
77
Cfr. M. SUBBIONI, La miniatura perugina del Trecento. Contributo alla 101
Cfr. PALAZZO, L’évêque et son image, pp. 232, 239. Per quanto riguarda
storia della pittura in Umbria nel Quattordicesimo secolo, Perugia 2003, le cerimonie successive all’elezione del papa, gli ultimi decenni del XIII
p. 11, fig. 2; EAD., Pittura e miniatura dei corali, pp. 99, 109 fig. 5. secolo introducono una novità fondamentale. Fino all’avvento di
78
Per il Maestro del Messale di Deruta Miklós Boskovits aveva propo- Gregorio X (1271-1276) l’incoronazione non era un elemento rituale
sto una localizzazione romana piuttosto che umbra: cfr. M. BOSKOVITS, autonomo. Il papa riceveva la tiara, la sua corona, dopo una solenne
Il Gotico senese rivisitato. Proposte e commenti su una mostra, «Arte celebrazione eucaristica, sui gradini della basilica vaticana, prima di sali-
Cristiana», LXXI (1983), pp. 259-276: 260-261; V. PACE, Per la storia re a cavallo e iniziare la cavalcata che lo avrebbe portato al Laterano. Nel
della produzione libraria e della cultura figurativa nella Roma di suo cerimoniale Gregorio X introdusse delle innovazioni ordinando che
Innocenzo III: il Sacramentario MS. 730 della Biblioteca Nazionale di la messa di consacrazione a San Pietro dovesse precedere la presa di pos-
Madrid, in Arte a Roma nel Medioevo, pp. 219-237: 214 [già pubblica- sesso del Laterano. In questo modo l’incoronazione acquistava un signi-
to in «Atti del I Congresso Nazionale di Storia dell’Arte, Roma, CNR, ficato nuovo. Accordando una simile importanza all’incoronazione,
11-14 settembre 1978», a cura di C. Maltese, Roma 1980, pp. 463- Gregorio X portò all’apice, per così dire, l’imitatio imperii da parte del
474]; SUBBIONI, Pittura e miniatura dei corali, p. 99. Papato. Sul rito dell’incoronazione del papa si vedano E. EICHMANN,

78
I PONTIFICALI DUECENTESCHI SECUNDUM CONSUETUDINEM ET USUM ROMANAE CURIAE

Weihe und Krönung des Papstes im Mittelalter, München 1951; A. Beaux-Arts», XXXVII (1907), pp. 228, 232-234; LEROQUAIS, Les
PARAVICINI BAGLIANI, Il trono di Pietro. L’universalità del papato da Pontificaux manuscrits, I, pp. 55-66; ANDRIEU, Le pontifical romain, II, pp.
Alessandro III a Bonifacio VIII, Roma 1996, cap. I; ID., La vita quotidiana 6-13, 240-246; D. CARVIN, La reliure médiévale du XIVe et XVe siècles,
alla corte dei papi nel Duecento, Roma-Bari 1996, pp. 200-201 [tit. orig.: Arles 1988, p. 105; P. STIRNEMANN., Notice nr. 5, in Les manuscrits à
La cour des papes au XIIIe siècle, Paris 1995]; ID., Le chiavi e la tiara. Peinture de la Bibliothèque Municipale d’Avignon, XIe e XVIe siècles, cata-
Immagini e simboli del papato medievale («La Corte dei papi», 3), Roma logo della mostra (Avignone, 2-25 giugno 1993), Avignone 1993, pp.
1998, pp. 72-74. Si veda pure, con particolare riferimento all’incorona- 20-22; EAD., Scheda nr. 127, in Anno 1300 il primo Giubileo, pp. 180-181.
zione di Bonifacio VIII, ID., Bonifacio VIII, Torino 2003, pp. 86-90. 124
ANDRIEU, Le pontifical romain, II, p. 6.
102
Nessuna precisazione nel testo del Pontificale dice che sia un laico 125
LABANDE, Les manuscrits de la Bibliothèque d’Avignon, pp. 11-16.
a portare la tiara nella cerimonia della consacrazione del papa; cfr. 126
Cfr. EHRLE, Historia bibliothecae, p. 221. Il f. 2r comincia in realtà
ANDRIEU, Le pontifical romain, II, p. 374. con le parole «eum dicit antiphonam» ma il compilatore dell’inventario
103
È certo che il Vat. lat. 4933 sia l’esemplare di dedica a Bonifacio VIII, ha letto erroneamente cum invece di eum.
poiché si trovava già nella biblioteca pontificia quando essa fu posta 127
Cfr. EHRLE, Historia bibliothecae, p. 492; LEROQUAIS, Les Pontificaux
sotto sigillo nel 1304 a Perugia, dopo il brevissimo pontificato di manuscrits, II, p. 65; STIRNEMANN, Scheda nr. 127, in Anno 1300 il primo
Benedetto XI; come attesta l’inventario perugino del 1311 (Città del Giubileo, p. 180.
Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, RA 65), in cui il manoscritto si 128
Cfr. LABANDE, Les manuscrits de la Bibliothèque d’Avignon, p. 16;
trova registrato con il numero 52: «Item unum parvum libellum scrip- ANDRIEU, Le pontifical romain, II, p. 7.
tum de bona lictera in pellibus edinis, factum de promozione et commen- 129
Cfr. STIRNEMANN, Scheda nr. 127, in Anno 1300 il primo Giubileo, p.
datione domini Bonifatii, qui incipit in secondo folio: ecclesiam, et finit in 180.
penultimo: superbos, et est in tabulis cohopertis de samito rubeo et habet 130
L’uso dell’inchiostro lilla nelle iniziali filigranate, come pure i carat-
duo clausoria de serico fornita de argento depurato». teri francesizzanti delle miniature, quali i tralci allungati e tracciati con
104
Sull’incoronazione dei sovrani da parte del pontefice si veda PARA- lievi pennellate acquerellate, rendono verosimile un’esecuzione ad
VICINI BAGLIANI, La vita quotidiana, pp. 212-216. Avignone del manoscritto 168 della Bibliothèque Municipale di Laon.
105
PALAZZO, L’évêque et son image, p. 266. Cfr. MANZARI, La miniatura ad Avignone, p. 33.
106
Cfr. AVRIL, GOUSSET, RABEL, Manuscrits Enluminés, p. 135. 131
La cultura umbra delle miniature del Pontificale 203 di Avignone era
107
Nel Pontificale Vat. lat. 1155 le medesime scene di incoronazione stata già riconosciuta da Patricia Stirnemann; cfr. STIRNEMANN, Scheda
del lat. 960 si trovano ai ff. 61r e 65v. Nel manoscritto vaticano l’inco- nr. 127, in Anno 1300 il primo Giubileo, p. 180. Per le riproduzioni dei
ronazione dell’imperatore (f. 61r) si trova all’inizio del rito per l’inco- due fogli, considerati un prodotto perugino della fine del XIII secolo, si
ronazione della regina mentre l’incoronazione della regina (f. 65v) è veda: The Bernhard H. Breslauer Collection of Manuscript Illumination,
collocata, assai stranamente, in corrispondenza del rito della benedi- catalogo della mostra (New York, Pierpont Morgan Library, 9 december
zione dell’abate e della badessa. 1992 - 4 april 1993), edited by W.M. Voelkle and R.S. Wieck assisted by
108
Cfr. ANDRIEU, Le pontifical romain, II, pp. 390-391, 406-407. M.F.P. Saffiotti, New York 1992, pp. 161-163, nrr. 58-59.
109
Cfr. PALAZZO, L’évêque et son image, p. 278. 132
Il Pontificale 11/95 dell’Archivio e Biblioteca della Cattedrale di San
110
Ibid. Nicola di Bari si trova registrato nell’inventario dei libri della sagrestia
111
Cfr. EHRENSBERGER, Libri liturgici, p. 542; BANNISTER, Monumenti vati- di San Nicola a Bari nel 1362 e, in base ad un’iscrizione apposta sulla
cani, p. 183 nr. 675; ANDRIEU, Le pontifical romain, II, pp. 162-167, legatura ottocentesca appare plausibile pensare che esso facesse parte
232, 312; LAURENT, Codices Vaticani latini, p. 29; SALMON, Les manu- dei doni offerti da Carlo II d’Angiò alla chiesa barese nel 1296. Si può
scrits liturgiques latins, III, pp. 41-42; AVRIL, GOUSSET, RABEL, allora ragionevolmente presumere che il Pontificale sia stato commis-
Manuscrits Enluminés, pp. 131-138; M. TORQUATI, Scheda nr. 132, in sionato dal sovrano angioino oppure sia stato a lui offerto in dono
Anno 1300 il primo Giubileo, pp. 185-186. durante la sua permanenza a Perugia dal 20 al 28 marzo del 1294,
112
Cfr. ANDRIEU, Le pontifical romain, II, p. 232. documentata dagli annali perugini. Cfr. SUBBIONI, La miniatura perugi-
113
BANNISTER, Monumenti vaticani, p. 183. na del Trecento, p. 14, tavv. I–XI.
114
Cfr. ANDRIEU, Le pontifical romain, II, p. 162. 133
Cfr. G. CORSO, Scheda nr. 96, in Il Trionfo sul tempo. Manoscritti illu-
115
Cfr. GOUSSET, Manoscritti miniati, p. 109. strati dell’Accademia Nazionale dei Lincei, catalogo della mostra (Roma,
116
Sul palazzo Vaticano e sulla sua decorazione pittorica durante il Palazzo Fontana di Trevi, 27 novembre 2002 - 26 gennaio 2003), a
pontificato di Nicolò III si veda MONCIATTI, Il Palazzo Vaticano, pp. cura di A. Cadei, Modena 2003, pp. 216-217.
139-184. 134
Cfr. ANDRIEU, Le pontifical romain, II, pp. 6-7.
117
Il Pontificale Vat. lat. 4747 era stato datato alla prima metà del XIV 135
Cfr. E. LALOU, Chronologie et généalogie, in L’art au temps des rois
secolo da Bannister (1336-1350; cfr. BANNISTER, Monumenti vaticani, p. maudits. Philippe le Bel et ses fils 1285-1328, catalogo della mostra
183 nr. 675) e da Andrieu (ANDRIEU, Le pontifical romain, II, p. 160). (Parigi, Galeries nationales du Grand Palais, 17 mars - 29 juin 1998),
Salmon aveva invece datato genericamente il manoscritto al XIV seco- a cura di D. Gaborit-Chopin, Paris 1998, pp. 22-25: 24.
lo (SALMON, Les manuscrits liturgiques latins, III, pp. 41-42) mentre 136
Cfr. PARAVICINI BAGLIANI, Bonifacio VIII, pp. 316-318.
Torquati ha proposto una datazione agli anni novanta del XIII secolo; 137
Cfr. STIRNEMANN, Scheda nr. 127, in Anno 1300 il primo Giubileo, p.
cfr. TORQUATI, Scheda nr. 132, in Anno 1300 il primo Giubileo, p. 186. 180.
118
Cfr. supra p. 27. 138
LEROQUAIS, Les Pontificaux manuscrits, I, pp. 194-196, tav. XL;
119
Cfr. PALAZZO, L’évêque et son image, p. 269. ANDRIEU, Le pontifical romain, II, pp. 36-43.
120
Il medesimo soggetto si trova anche rappresentato nel Pontificale 139
Cfr. ibid., II, p. 36.
203 della Bibliothèque Municipale di Avignone; cfr. infra pp. 32-33. 140
Dal 1913 in conseguenza della legge di separazione tra la Chiesa e
121
Cfr. ANDRIEU, Le pontifical romain, II, p. 387. lo Stato, i trentatre manoscritti della Primaziale di Lione si sono
122
Ringrazio affettuosamente Francesca Manzari per gli amichevoli aggiunti al fondo primitivo della Bibliothèque Municipale della città
consigli riguardanti i Pontificali 203 della Bibliothèque Municipale di (nrr. 5122-5154). Il tesoro della Primaziale era stato ricostituito dopo
Avignone e 5132 della Bibliothèque Municipale di Lione. il periodo rivoluzionario, grazie al cardinale de Bonald. Questi aveva
123
Cfr. L.H. LABANDE, Catalogue général des manuscrits des Bibliothèques riunito, nel corso del suo episcopato a Puy (1823-1840) ed a Lione
publiques de France, XXVII: Avignon, I, Paris 1894, pp. 111-114; ID., Les (1860-1870) una ricca collezione di manoscritti e di oggetti d’arte che
manuscrits de la Bibliothèque d’Avignon provenants de la librairie des papes egli donò successivamente alla Primaziale. Questi manoscritti che non
du XIVe siècle, «Bulletin historique et philologique», s.n. (1894), pp. sono tutti del medesimo valore non sembrano provenire dalla regione
145-160; ID., Les miniaturistes avignonnais et leur oeuvres, «Gazette des lionese. Cfr. F. COTTON, Les Manuscrits à peinture de la Bibliothèque de

79
MARIA ALESSANDRA BILOTTA

Lyon. Essai de catalogue, «Gazette des Beaux-Arts», s.n. (1965), pp. 2006, pp. 163-179: 177. Sull’origine dei fondi della Bibliothèque
265-320: 267, per il Pontificale 5132 si veda la p. 281 fig. 29. Sempre Municipale di Lione si veda SAMARAN, MARCHAL, Catalogue des manu-
sul ms 5132 cfr. L. BÉGULE, Monographie de la cathédrale de Lyon, pré- scrits, pp. VII-XXXV: XXI-XXII. Per l’origine invece dei manoscritti prove-
cédée d’une notice historique par M.-C. Guigue, Lyon 1880, p. 210. nienti dal capitolo metropolitano di Lione e successivamente conflui-
141
Il medesimo testo liturgico del lionese 5312 si trova anche nel codi- ti nei fondi della Bibliothèque Municipale della stessa città si veda G.
ce 592 della Bibliothèque Municipale di Chartres: un altro Pontificale COMTE DE SOULTRAIT, Notice sur les manuscrits du Trésor de l’église
forse realizzato ad uso della Curia. Cfr. LEROQUAIS, Les Pontificaux métropolitaine de Lyon, 1883.
manuscrits, I, pp. 138-140; ANDRIEU, Le pontifical romain, II, pp. 18-23. 143
Cfr. CONDELLO, I codici Stefaneschi: uno scriptorium, pp. 60-61; EAD.,
142
C. SAMARAN, R. MARICHAL, Catalogue des manuscrits en écriture lati- Il libro e la Curia.
ne portant des indications de date, de lieu ou de copiste, VI: Bourgogne, 144
Cfr. EAD., Il libro e la Curia, p. 78.
Centre, Sud-Est et Sud-Ouest de la France, Paris 1968, p. 524; J. 145
Cfr. CALECA, Miniature in Umbria.
GARDNER, Opus Anglicanum, Goldsmithwork, Manuscript illumination 146
Cfr. M.G. CIARDI DUPRÉ DAL POGGETTO, Scheda nr. 95, in Francesco
and Ivories in the Rome of Boniface VIII, in Le culture di Bonifacio VIII, d’Assisi, pp. 344-345.
«Atti del Convegno organizzato nell’ambito delle Celebrazioni per il 147
Cfr. EAD., La nascita dei cicli corali umbri, ibid., pp. 338-339: 338.
VII Centenario della morte, Bologna, 13-15 dicembre 2004», Roma 148
Cfr. supra, n. 131.

THE 13
CENTURY PONTIFICALS SECUNDUM
TH
and in book scripts. The exam of the 13th century Pontificals
CONSUETUDINEM ET USUM ROMANAE CURIAE. made in the use of the curia has permitted to observe within
CONTRIBUTIONS TO THE HISTORY OF ILLUMINATED their decoration stylistic characters that are not Roman: it is
MANUSCRIPTS PRODUCED FOR THE USE OF THE POPES the case of the Pontifical Lyon 5132, in which the Umbrian sty-
IN THE MIDDLE AGES. listic components are particularly evident. These stylistic dif-
ferences make it difficult to suggest with certainty a localiza-
tion of these Pontificals in Rome on the basis of art-historical
Maria Alessandra Bilotta criteria. Their production within the curia – at times certain
because of the colophon, the patronage or for textual reasons –
This studies brings together a homogeneous group of does not imply that the artists, illuminators and scribes were
Pontificals, dating from the second half of the 13th century and actually Roman. The curia therefore appears as a stylistically
made according to the use of the papal chapel, examining them ambiguous milieu of production, in which the decoration of the
for the first time from a paleographical, codicological, textual manuscripts shows the intervention of illuminators with
and art-historical perspective. From the art-historical view- strong formal influences originating from different geographi-
point these manuscripts appear to be particularly significant in cal areas. These considerations are not surprising if the fre-
the study of illumination in Rome during the 13th century: the quent mobility of the curia in the 13th century is considered,
group is composed of manuscripts corresponding to different certainly causing the scribes and illuminators to move and the
styles, sometimes local and sometimes foreign, and sometimes spreading of books. It seems possible, on the basis of the man-
with the participation of rather elegant artists, as Magister uscripts identified up now, to trace the characters of a curial
Nicolaus, an illuminator active at the curia during the third book production and more specific information on some types
quarter of the 13th century. of books made in the use of the curia: as in other social con-
These manuscripts are written in littera textualis, following texts scribes and illuminators of different origins also worked
a very rational page layout, leading the author to conclude that in the curia; French books are, therefore, not only the prerog-
their production did not require a rigid organization and a con- ative of the Anjevin court or of Northern and Central Italy, but
tinuous connection between scribes and decorators (in fact at they also seem to have had a certain diffusion in the cultured
times the two roles coincide, as in the case of Magister curial elite; it is not necessary to think of the Avignon exile to
Nicolaus). From this derives the idea of the disintegration of explain the presence in the Perugia inventory of the pontifical
the Early Medieval scriptorium and that of the production of treasure of 1311 of unum romantium parvum in lingua provin-
these manuscripts by independent workers, employed in dif- ciali, unum romantium in gallico, scriptum in cartis edinis et illu-
ferent milieus (for the curia, for the cardinals, for notaries) and minatum de auro et asuro and of unum romantium regis Artusii in
possessing a polyvalent scribal competence, both in document vulgari.

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