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Logica Matematica

February 27, 2016

Contents
1 Premesse 2
1.1 Ricorsività . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2

2 Logica proposizionale 3
2.1 Sintassi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
2.2 Semantica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
2.3 Dimostrabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

3 Logica predicativa 9
3.1 Sintassi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
3.2 Semantica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
3.3 Dimostrabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12

4 Aritmetica 13
4.1 Rappresentabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
4.2 Godelizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
4.3 Teoremi di incompletezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16

1
1 Premesse
Un sistema formale S è costituito da un insieme numerabile di simboli, detto alfabeto, che dà luogo all’insieme
(numerabile) delle espressioni, ovvero di tutti gli allineamenti finiti di simboli, delle quali è definito un sottoinsieme
detto delle formule, e un sottoinsieme di queste detto degli assiomi ; completa la costruzione un insieme di relazioni
fra le formule, dette regole di derivazione.
Se esiste una successione di formule ↵1 . . . ↵n (detta dimostrazione), che siano tutte: o assiomi, o il risultato
dell’applicazione di una regola di derivazione ad una formula precedente, allora la formula ↵ ⌘ ↵n si dice un teorema
di S:
`↵
S

altrimenti scriveremo:

0↵
S

Più in generale, dato un insieme di formule di S (dette ipotesi ), si dice che ↵ è derivabile da :

`↵
S

se è dimostrabile in S prendendo anche le formule di come assiomi.

E’ possibile convincersi che si può associare biettivamente ad ogni espressione ✏ o dimostrazione A di S un


numero naturale diverso, che diremo il suo godeliano, ed indicheremo rispettivamente con:
z}|{ z}|{
✏ , A

1.1 Ricorsività
In questo paragrafo considereremo funzioni con dominio e codominio definiti sull’iniseme N dei numeri naturali.
Definiamo la funzione a k argomenti detta proiezione dell’iesimo elemento:

pi (n1 , . . . , nk ) ⌘ ni
la funzione detta annulla:

a (n) ⌘ 0
la funzione detta successore:

s (n) ⌘ n + 1
Le tre appena descritte vengono dette funzioni atomiche. Sono funzioni totali, ovvero ogni insieme N viene sempre
preso al dominio nella sua interezza; se ad una funzione totale limitiamo il dominio a sottoinsiemi (non necessari-
amenti propri), otteniamo la corrispondente funzione parziale.
Date le funzioni f (n1 , . . . nk ) , g1 (n1 , . . . nk ) , . . . , gn (n1 , . . . nk ) la funzione:

h (n1 , . . . nk ) ⌘ f (g1 (n1 , . . . nk ) , . . . gk (n1 , . . . nk ))


è detta essere ottenuta dalle altre per sostituzione. E così diremo solo delle funzioni che possono essere scritte
rispetto ad altre in tale forma.
Date le funzioni f (n1 , . . . nk+2 ) , g (n1 , . . . nk ) la funzione definita ricorsivamente da:
• h (n1 , . . . nk , 0) ⌘ g (n1 , . . . nk )

• h (n1 , . . . nk , s (m)) ⌘ f (n1 , . . . nk , m, h (n1 , . . . nk , m))


è detta essere ottenuta dalle altre per recursione. E così diremo solo delle funzioni che possono essere scritte rispetto
ad altre in tale forma.
Vengono dette ricorsive primitive le funzioni definite induttivamente da:

• le funzioni atomiche sono ricorsive primitive


• una funzione ottenuta da funzioni ricorsive primitive per recursione o sostituzione è ricorsiva primitiva

2
• non sono ricorsive primitive le funzioni che non appartengono alla casistica citata
Diciamo computabili le funzioni di cui, per ogni argomento, è possibile ricavare il valore con un numero finito di
passaggi. La definizione non è tale però da poter isolare univocamente la classe di dette funzioni; perché, mentre di
una funzione che sappiamo calcolare possiamo dire con certezza che è computabile, nel caso contrario non possiamo
escludere che lo sia, e che noi si riesca prima o poi a calcolarla.
Poiché le funzioni primitive sono computabili, essendo il loro valore determinato direttamente dalla definizione,
lo sono anche le funzioni ricorsive primitive, che si ottengono componendo queste un numero finito di volte. Tuttavia
è possibile convincersi che non tutte le funzioni computabili sono ricorsive primitive.
Sia f (n1 , . . . nk+1 ) una funzione che per ogni insieme di valori delle prime k variabili si annulla almeno una
volta, e sia m0 (dipendente da n1 , . . . nk ) il più piccolo valore di nk+1 per cui si ha f = 0, allora la funzione:

g (n1 , . . . nk ) = m0
è detta essere ottenuta da f per minimizzazione.
Vengono dette ricorsive le funzioni definite induttivamente da:
• le funzioni ricorsive primitive sono ricorsive
• una funzione ottenuta da funzioni ricorsive per recursione, sostituzione, o minimizzazione è ricorsiva
• non sono ricorsive le funzioni che non appartengono alla casistica citata
In generale, data una funzione ricorsiva, Poiché la minimizzazione di una funzione f (n1 , . . . nk+1 ) comuptabile è
calcolabile passando in rassegna i valori di f (n1 , . . . nk+1 ), partendo da nk+1 = 0 fino ad arrivare a trovare y0
dopo un numero finito di incrementi di nk+1 ; le funzioni ricorsive, che si ottengono dalle ricorsive primitive con
le composizioni già considerate più la minimizzazione, sono computabili. Sono ovviamente computabili anche le
funzioni appartenenti all’insieme più generale delle ricorsive parziali.
La cosiddetta tesi di Church sostiene che non si riuscirà mai a trovare una funzione computabie che non sia una
ricorsiva parziale.

Dato un sottoinsieme I di Nk , si dice sua funzione caratteristica la:


(
0 se (n1 , . . . , nk ) 2 I
f (n1 , . . . , nk ) ⌘
1 se (n1 , . . . , nk ) 2
/I
I viene detto ricorsivo, o ricorsivo primitivo, se e solo se è rispettivamente tale la sua funzione caratteristica. I
viene detto ricorsivamente enumerabile se e solo se è l’immagine di una funzione ricorsiva. Chiaramente un insieme
ricorsivo è anche ricorsivamente enumerabile, assieme al suo complementare. Per cui un insieme ricorsivamente
enumerabile è ricorsivo solo se anche l’insieme complementare è ricorsivamente enumerabile. Ci si può poi convincere
che questa condizione è anche sufficente1 .
Ci si può convincere che l’insieme dei sottoinsiemi di N ricorsivamente enumerabili è indicizzabile, indicheremo
allora con Wi l’iesimo insieme ricorsivamente enumerabile. L’insieme K dei numeri naturali n 2 Wn è esso stesso
evidentemente ricorsivamente enumerabile. Ma non ricorsivo altrimenti l’insieme complementare K degli n 2 / Wn
sarebbe un insieme ricorsivamente enumerabile, diciamo Wn0 . Allora n0 2 / K , ma per lo stesso motivo anche
n0 2/ K , il che non può essere.

Se l’insieme dei godeliani degli assiomi di un sistema formale S è ricorsivo diremo S assiomatizzabile. Ci si può
anche convincere che se l’insieme degli assiomi è ricorsivamente enumerabile, allora esiste un insieme ricorsivo di
formule che se sostituito all’insieme degli assiomi dà luogo allo stesso insieme di teoremi.
L’insieme T dei godeliani dei teoremi, ci si può infine convincere che è ricorsivamente enumerabile.

2 Logica proposizionale
2.1 Sintassi
Definiamo il sistema formale K che ha per alfabeto i simboli:
• A1 ; A2 . . . dette proposizioni atomiche
1 Si
può intuitivamente pensare che la ricorsività sia dovuta al fatto che essendo enumerabili sia l’insieme che il suo complementare,
una delle due funzioni corrispondenti prima o poi produca il numero in esame.

3
• ⇠; ! detti connettivi
• (; ) parentesi
L’insieme delle formule, o proposizioni, è definito induttivamente da:
• ogni proposizione atomica è una proposizione.
• se con ↵ indichiamo una proposizione, allora (⇠ ↵) è una proposizione.
• se con ↵ e indichiamo due proposizioni, allora (↵ ! ) è una proposizione.
• tutte le combinazioni di simboli che non sono delle tipologie menzionate non sono proposizioni.
Come assiomi prendiamo l’infinità numerabile delle formule ottenibili da:
#1 ↵ ! ( ! ↵)
#2 (↵ ! ) ! ((↵ !⇠ ) !⇠ ↵)
#3 (↵ ! ( ! )) ! ((↵ ! ) ! (↵ ! ))
sostituendo una qualsiasi terna di formule ad ↵, e .
Mentre come unica regola di derivazione, detta Modus Ponens, prendiamo:

{↵, (↵ ! )} `
ovvero se nella successione di formule di una dimostrazione compaiono ↵ e ↵ ! , possiamo inserire nella
successione.

Come esempio vediamo:


• [#3]
(↵ ! ( ! ↵)) ! ((↵ ! ) ! (↵ ! ↵))
• [#1]
↵ ! ( ! ↵)
• [MP 2,1]
(↵ ! ) ! (↵ ! ↵)
• [MP 2,3]
` (↵ ! ↵) (1)

Teorema di deduzione
1. { , ↵} `
K
se e solo se
2. ` (↵ ! )
K

Infatti2 Se 2) allora assumendo ↵ come postulato discende per Modus Ponens, e quindi 1).
Consideriamo ora il viceversa, partendo da 1). Ovvero supponiamo che esista una derivazione 1 . . . da { , ↵}.
Il teorema vale intanto per 1 . Infatti questo deve essere una formula appartenente all’insieme dei postulati e delle
formule di , o ↵ stessa. Nell’ultimo caso si ha subito 2) per la 1. Altrimenti si ha: ` 1 , e dal postulato:
1 ! (↵ ! 1)

si ha per MP ` (↵ ! 1 ). Una generica i può però anche essere ricavata da due precedenti j e k ⌘ j ! i
per MP; allora assumendo che il teorema sia soddisfatto per j e k , ovvero ` (↵ ! j ) e ` (↵ ! k ), si ha
` (↵ ! i ) dal postulato:

(↵ ! ( j ! i )) ! ((↵ ! j) ! (↵ ! i ))
applicando due volte il MP. Dunque il teorema è dimostrato per induzione.
Il teorema di deduzione può essere usato, ad esempio, per assicurarsi che esiste una dimostrazione di una formula
↵ ! . E’ sufficente infatti dimostrare sotto l’ipotesi ↵, che può essere più facile.
2 Non usiamo il termine dimostrazione, perché con esso si intende in queste pagine un procedimento formalizzato che ad ogni passaggio

adotta le regole di deduzione del sistema formale che si sta usando. Noi, nel parlare dei sistemi formali, non adottiamo tuttavia nessun
sistema formale; per cui le regole di ragionamento sono qui necessariamente quelle del “buon senso”.

4
2.2 Semantica
Se interpretiamo le proposizioni come funzione di verità che possono assumere solo due valori di verità, che chi-
amiamo vero V e falso F . E i connettivi ⇠ e ! rispettivamente come negazione e implicazione, ovvero definiti
dalle tavole di verità:
↵ ⇠↵
V F
F V

↵ ↵!
V V V
V F F
F V V
F F V

allora i postulati di K sono tutte tautologie, cioé sono sempre veri quale che sia il valore di verità delle
proposizioni che intervengono3 . D’altra parte anche il MP fra due formule ↵ e ↵ ! entrambe vere, dà sempre
una formula anch’essa vera. Per cui si può asserire il:

Teorema di correttezza Ogni teorema di K è una tautologia.


Questo ci garantisce che K non è contraddittorio, ovvero che non può essere trovata una formula ↵ per cui si
abbia contemporaneamente:

1.

` ↵
K
` ⇠↵
K

Se così non fosse, ogni formula sarebbe dimostrabile, perché dal teorema:
↵ ! (⇠ ↵ ! )
si potrebbe con due MP ricavare l’arbitraria formula :
2.
` per ogni

e in particolare:
3.
` (↵^ ⇠ ↵)

che a sua volta è equivalente alla prima condizione, perché si possono sempre dimostrare le formule:

↵^ ! ↵
↵^ !

Le tre condizioni sono dunque equivalenti.


Diremo contraddittorio un insieme di proposizioni se queste, aggiunte agli assiomi, rendono contraddittorio
il sistema formale.
3 Proposizioni sempre false vengono invece dette contraddizioni

5
Lemma di Lindenbaum Consideriamo una enumerazione ↵1 , ↵2 . . . delle formule chiuse. E definiamo indutti-
vamente, a partire da un insieme non contraddittorio di formule, la successione:
• 0 ⌘
(
{ i 1 , ↵i } se non contraddittorio
• i ⌘
i 1 altrimenti

l’insieme:
1
[

⌘ i
i=0

detto massimale e chiaramente contenente , è non contraddittorio e tale che, per ogni formula chiusa ↵ non già
contenuta in ⇤ , è contradditorio { ⇤ , ↵}.

Infatti Vediamo innanzitutto che ⇤ è non contraddittorio. I singoli i sono non cotraddittori per costruzione.
Ragionando per assurdo, se ⇤ fosse contraddittorio esisterebbe un insieme finito di sue formule tale che {↵k1 . . . ↵kn } `
(↵^ ⇠ ↵), e quindi anche kn ` (↵^ ⇠ ↵).
Vediamo adesso la massimalità di ⇤ . Le formule ↵i non appartenenti a ⇤ sono per costruzione quelle non
appartenenti al corrispettivo i , ovvero quelle per cui { i 1 , ↵i } è contraddittorio. L’insieme { ⇤ , ↵i } contiene
dunque un insieme contraddittorio di formule, e dunque è contraddittorio.

Definiamo altri due connettivi, detti di congiunzione ^ e disgiunzione _, dati rispettivamente dalle tavole di
verità:
↵ ↵^
V V V
V F F
F V F
F F F

↵ ↵_
V V V
V F V
F V V
F F F

Notiamo che

↵^ = ⇠ (↵ !⇠ )
↵_ = ⇠↵! (2)

per cui ogni proposizione ottenibile con questi connettivi è anche esprimibile in K. Il calcolo proposizionale è allora
in grado di esprimere ogni funzione di verità, dal momento che vale il:

Teorema Una qualunque funzione di verità


f (↵1 . . . ↵n ) (3)
che non sia costantemente falsa, può essere ottenuta dalla proposizione:

(↵01,k1 ^ . . . ^ ↵0n,k1 ) _ . . . _ (↵01,kw ^ . . . ^ ↵0n,kw ) (4)

dove ki indica la iesima combinazione delle variabili per le quali la f risulti vera; e, per ogni combinazione k:
(
↵i se ↵i è vera in k
↵0i,k ⌘ (5)
⇠ ↵i se ↵i è falsa in k

6
Infatti Le ↵0i,k sono costruite in modo da essere tutte vere nella data combinazione k, e così anche gli
elementi (↵01,k ^ . . . ^ ↵0n,k ) della disgiunzione 4 sono veri quando le variabili ↵1 . . . ↵n sono nella combinazione k,
assicurando che la forma proposizionale data dalla 4 sia vera in questi casi, che sono quelli in cui è vera f .
Inoltre gli (↵01,k ^ . . . ^ ↵0n,k ) sono falsi in qualsiasi altra combinazione che non sia quella k, per cui in tutte le
combinazioni non ancora trattate, che sono quelle in cui f è falsa, anche la 4 è falsa. La 3 e la 4 hanno dunque la
stessa tavola di verità.
Nel caso in cui la f sia sempre falsa, può essere ottenuta dalla forma:

(↵1 ^ ⇠ ↵1 ) _ . . . _ (↵n ^ ⇠ ↵n )
L’insieme {^, _, ⇠}, potendo determinare ogni funzione di verità, è detto una base di connettivi. Ma questi
non sono tutti indipendenti perché la congiunzione e la disgiunzione possono essere ottenuti l’una dall’altra con:

↵^ = ⇠ (⇠ ↵_ ⇠ )
↵_ = ⇠ (⇠ ↵^ ⇠ )

Quindi si può ottenere una base con, ad esempio, i soli connettivi {^, ⇠}. Infine, poiché questi a loro volta
possono essere espressi da forme proposizionali:

⇠↵ = ↵#↵
⇠↵ = ↵|↵
↵^ = (↵ # ↵) # ( # )
↵^ = (↵ | ↵) | ( | )

usando solamente uno dei connettivi #, |, definiti da:

↵ ↵#
V V F
V F F
F V F
F F V

↵ ↵|
V V F
V F V
F V V
F F V

e detti connettivi di Sheffer ; ciascuno di questi ( e, si può dimostrare, nessun altro) è singolarmente una base per
tutte le proposizioni di verità.

Definiamo infine per completezza anche il connettivo ! detto equivalenza:

↵ ↵ !
V V V
V F F
F V F
F F V

2.3 Dimostrabilità
Vale anche il reciproco del teorema di correttezza, ovvero:

Teorema di completezza Ogni tautologia è dimostrabile in K.

7
Infatti Si può dimostrare (lemma) che, se A1 . . . An sono le proposizioni atomiche che compongono una
proposizione ↵, allora4

A1 0 . . . An 0 ` ↵0
per ogni combinazione possibile di scelta delle Ai 0 fra Ai e ⇠ Ai , con l’espressione di ↵0 determinata dal valore di
verità che assumerebbe ↵ per i valori delle Ai corrispondenti alla combinazione delle Ai 0 scelta.
Se ↵ è una tautologia: A1 0 . . . An 0 ` ↵, e per il teorema di deduzione: A1 0 . . . An 1 0 ` (An 0 ! ↵), ovvero valgono
le due:

A1 0 . . . An 10 ` (An ! ↵)
A1 0 . . . An 10 ` (⇠ An ! ↵)
Poiché è dimostrabile in K la formula:

(↵ ! ) ! ((⇠ ↵ ! ) ! )
allora:

A1 0 . . . An 10 `↵
Ragionando n volte in questo modo si arriva a:

`↵

Lemma Per una proposizione atomica il lemma è valido, perché si traduce in:

↵`↵
e:

⇠ ↵ `⇠ ↵
D’altra parte, se vale per una proposizione ↵, vale anche per ⌘⇠ ↵, infatti in questo caso il lemma è equivalente
a:

↵ ` ⇠⇠ ↵
⇠↵ ` ⇠↵
E se vale per due proposizioni ↵ e , vale anche per ⌘ ↵ ! , perché in questo le varie combinazioni danno:
1.
{↵, } ` (↵ ! )
vero, assieme a:
2.
{⇠ ↵, } ` (↵ ! )
per il primo assioma e per MP. Poi:
3.
{⇠ ↵, ⇠ } ` (↵ ! )
è vero perché è dimostrabile in K la formula:

⇠ ↵ ! (↵ ! )
E infine:
4.
{↵, ⇠ } `⇠ (↵ ! )
è vero perché è dimostrabile in K la formula:

↵ ! (⇠ !⇠ (↵ ! ))
4 Usando lo stesso tipo di formalismo che in 5

8
3 Logica predicativa
3.1 Sintassi
Arricchiamo il sistema formale K articolando la struttura delle proposizioni atomiche. Ogni formula atomica è un
predicato composto usando appropriatamente i simboli:
• c1 , c2 . . . dette costanti
• x1 , x2 . . . dette variabili
• f 1,1 , f1,2 . . . dette lettere funzionali con 1 argomento
.
• ..
• f i,1 , fi,2 . . . dette lettere funzionali con i argomenti
.
• ..
• P 1,1 , P1,2 . . . detti lettere predicative con 1 argomento
.
• ..
• P i,1 , Pi,2 . . . detti lettere predicative con i argomenti
.
• ..
• ,;(;) virgola e paretensi.
che vanno quindi ad aggiungersi all’alfabeto.
Chiamiamo inoltre termini l’insieme di simboli definiti induttivamente da:
• ogni costante è un termine
• ogni variabile è un termine
• se con le ⌧ indichiamo dei termini, allora ogni fi,j (⌧1 . . . ⌧i ) è un termine.
• tutte le combinazioni di simboli che non sono delle tipologie menzionate non sono termini.
Sono allora predicati, tutti e soli gli Pi,j (⌧1 . . . ⌧i ). Componendo questi secondo le regole della logica proposizionale,
e se aggiungiamo un ultimo simbolo:
• 8 detto quantificatore
si ottengono tutte le formule della logica predicativa. La regola induttiva per l’utilizzo del 8 è
• se con ↵ indichiamo una formula e x è una variabile, allora (8x↵) è una formula.
• tutte le espressioni contenenti il simbolo 8 che non sono del tipo menzionato non sono formule.
In una formula del tipo 8x↵, x e ↵ sono detti rispettivamente indice e campo d’azione del quantificatore. Una
occorenza di una variabile x viene detta vincolata se e solo se è l’indice di un quantificatore o è nel campo d’azione
di un quantificatore con indice x stessa. Una formula ↵ viene detta chiusa rispetto ad una variabile x se tutte le
occorenze di x in ↵ sono vincolate; se una formula è chiusa rispetto ad ogni variabile viene detta, semplicemente,
chiusa. Aggiungendo quantificatori per ogni variabile libera di una formula ↵ si ottiene quella che viene detta la sua
chiusura universale. Dati due termini ⌧ e & ed una variabile x, indichiamo con ⌧x& il termine definito induttivamente
da:
• per una costante c&x = c
• per una variabile diversa yx& = y
• per la stessa variabile x&x = &
& & &
• per una funzione (f (⌧1 . . . ⌧i ))x = f ((⌧1 )x . . . (⌧i )x )

9
e con ↵x& il termine definito induttivamente da:
& & &
• per un predicato (P (⌧1 . . . ⌧i ))x = P ((⌧1 )x . . . (⌧i )x )

• (⇠ ↵)x =⇠ ↵x⌧

• (↵ ! )x = ↵x⌧ ! ⌧
x

• (8y↵)x = 8y↵x⌧

• (8x↵)x = 8x↵
⌧ viene inoltre detto libero rispetto ad x in ↵ se e solo se nessuna varibile di ⌧ ha occorenze vincolate in ↵x⌧ (o se
⌧ = x).
Per definire il ruolo del quantificatore, agli assiomi della logica proposizionale si aggiungono gli assiomi:
#4 8x↵ ! ↵x⌧
dove ⌧ indica qualsiasi termine libero rispetto ad x in ↵. E:
#5 (8x (↵⇤ ! )) ! (↵⇤ ! 8x )
dove ↵⇤ indica qualsiasi formula chiusa rispetto ad x.
E la regola di derivazione, detta Generalizzazione:

↵ ` 8x↵
Il sistema formale così definito viene indicato con F.

Vale, anche in questo caso, il:

Teorema di deduzione Rispetto al caso proporzionale, in virtù dell’unica regola di derivazione che è stata
aggiunta, quella di Generalizzazione, si pone però la restrizione che nella derivazione { , ↵} ` non vi siano
K
generalizzazioni con variabili libere di ↵; precluso ciò si ha sempre ` (↵ ! ).
K
Il teorema di deduzione è dunque sempre applicabile per formule ↵ chiuse.

3.2 Semantica
Una interpretazione I di F, con dominio un insieme D, si ottiene associando:
• ad ogni costante ci un elemento di D, indicato con I (ci )
• ad ogni lettera funzionale fi,j una funzione da D i a D, indicata con I (fi,j ).
• ad ogni lettera predicativa Pi,j un sottoinsieme di D i , indicato con I (Pi,j ).
Fissata un’interpretazione I con dominio D, per ogni successione S : X1 . . . Xn di elementi di D associamo inoltre
ad ogni termine ⌧ l’elemento S (⌧ ) definito induttivamente da:
• se ⌧ è una variabile xi , S (⌧ ) = Xi
• se ⌧ è una costante ci , S (⌧ ) = I (ci )
• se ⌧ è fi,j (⌧1 . . . ⌧i ), S (⌧ ) = I (fi,j ) (S (⌧1 ) . . . S (⌧i ))
Inoltre si dicono soddisfatti dalla successione S:
• Un predicato Pi,j (⌧1 . . . ⌧i ), se e solo se (S (⌧1 ) . . . S (⌧i )) appartiene a I (Pi,j ).
• Una formula 8xi ↵, se e solo se ↵ è soddisfatta da S e da l’insieme di tutte le successioni che differiscono da
S per il solo emento Xi .
• Una composizione proposizionale di formule con i connettivi logici, se e solo se è vera la proposizione che risulta
attribuendo alle singole formule valore di verità o falsità a seconda che siano, rispettivamente, soddisfatte o
no.
In questo modo è definito induttivamente per ogni formula di F, se la successione S la soddisfa o meno (nell’interpretazione
I). Chiaramente gli unici elementi della successione che contano sono quelli corrispondenti alla variabili libere della
formula da soddisfare. Sia L↵ l’insieme delle variabili che hanno occorrenze non vincolate in una formula ↵, diremo
che due successioni S ed S0 coincidono rispetto ad ↵ se e solo se coincidono, per ogni elemento xi di L↵ , gli elementi
corrispondenti delle due successioni: Xi e X0i . Per cui valgono i teoremi:

10
Teorema di coincidenza Due successioni qualsiasi coincidenti rispetto ad ↵, o la soddisfano entrambe o nessuna.

Teorema di sostituzione Sia ⌧ un termine libero rispetto alla variabile xi in una formula ↵, ed S, S0 due
successioni coincidenti a meno dell’iesimo elemento, con X0i = S (⌧ ). Se S soddisfa ↵x⌧ i , S0 soddisfa ↵. E viceversa.
Notiamo, considerando ad esempio:
↵ ⌘ 8x1 P (x1 , x2 )
che senza la richiesta che il termine ⌧ sia libero si potrebbe avere ⌧ = x1 e:

↵xx21 = 8x1 P (x1 , x1 )


Una successione S = X1 , X2 , X3 . . . soddisfa quest’ultima se e solo se è soddisfatto P (X1 , X1 ) e, per ogni X,
P (X, X). Mentre una successione S0 = X1 , X1 , X3 . . . soddisa ↵ se e solo se è soddisfatto P (X1 , X1 ) e, per ogni
X, P (X, X1 ). Si hanno quindi in questo caso due condizioni diverse.

Diremo vere rispetto ad I tutte e sole le formule che sono soddisfatte da ogni successione; e false quelle che
non sono soddisfatte da nessuna. Siccome ogni formula chiusa ↵ non ha variabili libere, tutte le successioni sono
coincidenti rispetto ad ↵; per cui, per il teorema di coincidenza, le formule chiuse sono sempre o vere o false.
Chiameremo modello, per un iniseme di formule, ogni interpretazione in cui queste sono tutte vere. Si può
dimostrare il:

Teorema di esistenza del modello Un inseme di formule chiuse è non contraddittorio se e solo se ha un
modello.
Inoltre:

Teorema di compattezza ha un modello se e solo se ogni suo sottoinsieme finito ˜ ha un modello.

Infatti Che se ha un modello, ce l’hanno anche i suoi sottoinsiemi è ovvio. Consideriamo l’implicazione
inversa. Se ogni sottoinsieme finito ˜ ha un modello, ciascun ˜ è non contraddittorio. Allora, analogamente a
quanto visto per il lemma di LindenBaum, anche è non contraddittorio. Quindi ha un modello.
E ci si può convincere di:

Teorema di Lowenheim-Skolem Se è non contraddittorio ha un modello con un dominio numerabile.


Diremo infine valide in F tutte e sole le formule ↵ che sono vere per ogni interpretazione:

|= ↵
F
Più in generale scriveremo:

|= ↵
F
quando ↵ è vera in ogni modello di . Notiamo incidentalmenteche se non ha un modello, ciò è sempre soddisfatto.
La nozione di validità è il corrispettivo in logica dei predicati di quella di tautologia nella logica proposizionale,
nel senso che:

Teorema di correttezza Ogni formula dimostrabile in F è valida.

Infatti Analogamente al caso proposizionale notiamo per prima cosa che tutti gli assiomi sono formule valide.
• Quelli della logica proposizionale sono validi perché, in quanto tautologie proposizionali, sono sempre soddis-
fatti da ogni successione S quale che sia la combinazione delle formule componenti che vengono soddisfatte
da S.
• Postulato 4. Se una successione S soddisfa 8xi ↵, dato un termine ⌧ , anche la successione S0 con X0i = S (⌧ )
soddisfa ↵. Allora, per il teorema di sostituzione, se ⌧ è libero rispetto ad x in ↵, S soddisfa ↵x⌧ i .
• Postulato 5. Che una successione S soddisfi 8xi (↵ ! ), vuol dire che ogni ivariante di S che soddisfa ↵
soddisfa anche ; se S non soddisfa ↵ è ovviamente soddisfatto anche ↵ ! 8xi . Consideriamo il caso in cui S
soddisfa ↵, se questa è chiusa rispetto ad xi , tutte le ivarianti sono coincidenti, e per il teorema di coincidenza
tutte soddisfano ↵. Ma allora anche è soddisfatta da tutte le ivarianti, ed è soddisfatta ↵ ! 8xi

11
Infine, anche le regole di derivazione preservano la validità:
• Il Modus Ponens preserva la tautologia proposizionale e quindi, analogamente a quanto si è visto per i primi
postulati, la validità.
• La regola di generalizzazione. Che una formula ↵ sia valida significa, in ogni interpretazione, che è soddisfatta
dall’insieme S di tutte le successioni; S contiene, per ogni successione, tutte le sue ivarianti; quindi anche
8xi ↵ è soddisfatto da tutte le successioni. Incidentalmente notiamo che vale anche l’inverso, ovvero se 8xi ↵ è
valida lo è anche ↵; e d’altra parte per il teorema che abbiamo appena dimostrato questo è visibile dal fatto
che il risultato è ottenibile utilizzando quarto postulato ed MP. Si ha dunque che una formula è valida (o
anche soltanto vera) se e solo se lo è la sua chiusura universale.
Analogamente al caso proposizionale il teorema di correttezza, ci garantisce che il sistema formale F non è con-
traddittorio, perché la negazione di una formula valida non può essere valida. Più in generale si ha che, dato un
insieme di formule chiuse, se:

`↵
allora:

|= ↵

3.3 Dimostrabilità
Vale anche in questo caso il:

Teorema di completezza Tutte le formule valide sono dimostrabili. E più in generale, dato un insieme di
formule chiuse, se:

|= ↵
allora:

`↵

Infatti Se ↵ è vera in ogni modello di , allora lo è anche la sua chiusura universale ↵⇤ . Alla formula ⇠ ↵⇤ ,
anch’essa chiusa, si può dunque applicare il teorema di esistenza di un modello: poiché ↵⇤ è sempre soddisfatta, la
sua negazione non lo è mai; non esistendo dunque un modello per { , ⇠ ↵⇤ } questo insieme di formule è contrad-
dittorio, per cui sicuramente { , ⇠ ↵⇤ } ` ↵⇤ , ovvero:

` (⇠ ↵⇤ ! ↵⇤ )

Infine, essendo:

` (⇠ ↵⇤ ! ↵⇤ ) ! ↵⇤
perché si tratta di una tautologia proposizionale. Allora si ha per MP:

` ↵⇤
da cui la tesi, perché se è dimostrabile ↵⇤ lo è anche ↵.

Possiamo quindi consideare un insieme di formule chiuse come assiomi aggiuntivi, o postulati, di una specifica
teoria: in ogni modello di allora, una formula ↵ è vera se e solo se è derivabile da .

12
4 Aritmetica
I postulati del sistema formale che introduciamo adesso, che indicheremo con P, sono quelli della cosiddetta logica
predicativa con uguaglianza F 0:
#6 8x1 P2,1 (x1 , x1 )
#7 8x1 8x2 (P2,1 (x1 , x2 ) ! P2,1 (x2 , x1 ))
#8 8x1 8x2 8x3 ((P2,1 (x1 , x2 ) ^ P2,1 (x2 , x3 )) ! P2,1 (x1 , x3 ))
#9 8x1 . . . 8xn 8xn+1 . . . 8x2n ((P2,1 (x1 , xn+1 ) ^ . . . ^ P2,1 (xn , x2n )) ! P2,1 (fn,i (x1 , . . . , xn ), fn,i (xn+1 , . . . , x2n )))
#10 8x1 . . . 8xn 8xn+1 . . . 8x2n ((P2,1 (x1 , xn+1 ) ^ . . . ^ P2,1 (xn , x2n )) ! (Pn,i (x1 , . . . , xn ) ! Pn,i (xn+1 , . . . , x2n )))
che fn,i , Pn,i che stanno per ogni possibile funzione o predicato. E gli assiomi specifici:
#10 8x1 P2,1 (f2,1 (x, a1 ), x)
#11 8x1 P2,1 (f2,2 (x, a1 ), a1 )
#12 8x1 8x2 (P2,1 (f11 (x1 ) , f11 (x2 )) ! P2,1 (x1 , x2 ))
#13 8x1 8x2 P2,1 (f21 (x1 , f11 (x2 )) , f11 (f21 (x1 , x2 )))
#14 8x1 8x2 P2,1 (f22 (x1 , f11 (x2 )) , f21 (f22 (x1 , x2 ) , x1 ))
#15 8x1 ⇠ P1 (f11 (x1 ) , c1 )
⇣ ⇣ ⌘⌘
f (x1 ) 5
#16 ↵xc11 ^ 8x1 ↵ ! ↵x11 1 ! 8x1 ↵

Inoltre, useremo le abbreviazioni:


9x↵ ⌘⇠ 8x ⇠ ↵
e:

9!x1 ↵ ⌘ 9x1 ↵ ^ 8x2 8x3 ↵xx12 ^ ↵xx13 ! P2,1 (x2 , x3 )

Il cosiddetto modello standard per l’aritmetica è l’interpretazione di P che ha come dominio l’insieme N, ed
interpreta:
• P2,1 come l’uguaglianza
• f2,1 come l’addizione
• f2,2 come la moltiplicazione
• a1 come lo zero
• f11 come la funzione di passaggio al numero successivo
In questo modo i postulati esprimono rispettivamente:
• le proprietà riflessiva, simmetrica e transitiva dell’uguaglianza (#1,#2,#3)
• la sostituibilità nell’addizione e nella moltiplicazione (#4)
• la neutralità dello zero per l’addizione (#5)
• la nullità dello zero per la moltiplicazione (#6)
• il fatto che due numeri sono uguali se e solo se sono uguali i loro successori (#7,#8)
• la proprietà associativa dell’addizione (#9,#12)
• la proprietà distributiva della moltiplicazione (#10,#12)
5 Si considera chiaramente ↵ chiusa rispetto ad ogni variabile diversa da x1

13
• la proprietà dello zero di non succedere a nessun numero
• il principio di induzione6
Sono dunque tutti veri e quindi, per il teorema di esistenza di un modello, siamo garantiti della non contraddittorietà
del sistema P.

4.1 Rappresentabilità
Definiamo induttivamente i numerali di P:
• c1 è un numerale

• se ⌧ è un numerale f1,1 (⌧ ) è un numerale


• non sono numerali i termini che non rientrano in questa casistica7
E’ possibile associare biunivocamente ad ogni numerale un numero naturale, in particolare associamo a c1 il numero
0, a f11 (c1 ) il numero 1 e così via. Sia n un naturale, il numerale corrispondente lo indicheremo con n̄.

Sia indicata con f¯ una lettera funziona a k argomenti, per la quale si abbia:

` 8x1 . . . 8xk 1 9!xk P2,1 (f


¯ (x1 , . . . xk 1 ) , xk )
P

diciamo che f¯ rappresenta in P la funzione di numeri naturali a valori:

f (n1 , . . . nk 1) = nk
se e solo se:

` P2,1 (f¯ (n¯1 , . . . nk¯ 1 ) , n¯k )


P

E diciamo che la lettera predicativa a k argomenti P rappresenta l’insieme P di Nk se e solo se:

` P (n¯1 , . . . n¯k ) per tutti e soli gli (n1 , . . . , nk ) 2 P


e diremo che lo raprresenta fortemente se e solo se:
(
P (n¯1 , . . . n¯k ) se (n1 , . . . , nk ) 2 P
`
⇠ P (n¯1 , . . . n¯k ) se (n1 , . . . , nk ) 2
/P
Ci si può convincere che tutte le funzioni ricorsive parziali hanno una rappresentazione in P. E che un insieme
P ha una rappresentazione se e solo se è ricorsivamente enumerabile, ed ha una rappresentazione forte se e solo se
è ricorsivo.

Diremo che P è fortemente non contraddittorio se e solo se risulta che per ogni formula ↵ tale che:

`⇠ ↵xn̄i per tutti i numeri naturali


si ha:

0 9xi ↵
condizione che chiaramente è più stretta della non contraddittorietà.
6 L’insieme numerabile delle proprietà esprimibili col linguaggio dato, su cui è possibile applicare l’induzione, non copre però tutte

le possibili relazione fra i numeri naturali, ovvero l’insieme di tutti i sottoinsiemi in N.


7 Si noti che in particolare non sono numerali termini che contengono variabili.

14
4.2 Godelizzazione
Ci si può convincere che le seguenti funzioni:

z}|{
num (n) ⌘ n̄
⇣z}|{ z}|{⌘ z}|{
sosti ↵ , ⌧ ⌘ ↵x⌧ i

sono ricorsive parziali, dunque hanno in P una rappresentazione. Rispettivamente:

num
¯ (x1 )
sost
¯ i (x1 , x2 )

Data una formula ↵, consideriamo la formula:

⇡ ⌘ ↵xsosti (xi ,num(x


¯ ¯ i ))
i

e:

z}|{
! ⌘ ⇡xi⇡
Definito:
!!
z}|{ z}|{
⌧ ⌘ sost
¯ i ⇡ , num
¯ ⇡

allora:

! = ↵x⌧ i
e anche:
z}|{
¯
! =⌧
Questo risultato è noto come autoreferenza.
✓z}|{ ◆
z}|{
L’insieme delle coppie A , ↵ è anche ricorsivo, e dunque rappresentabile (fortemente). Indicheremo il
suo predicato con:
✓z}|{
¯ z}|{ ◆
¯
Dim A , ↵

e si avrà sempre:
✓z}|{
¯ z}|{ ◆
¯
` Dim A , ↵

oppure:
✓z}|{
¯ z}|{ ◆
¯
`⇠ Dim A , ↵

Infine, conveniamo di scrivere:

Theor (x1 ) ⌘ 9x2 Dim (x2 , x1 )


e, indicata con la negazione del primo postulato (o di un qualsiasi teorema di P )

`⇠

15
definiamo:
✓ ◆
z}|{
¯
 ⌘⇠ Theor

che esprime una condizione equivalente alla non contraddittorietà di P. Infatti, non può essere:

`
e viceversa se il sistema è contraddittorio ogni formula, compresa, può essere dimostrata.

4.3 Teoremi di incompletezza


Indichiamo poi con K (n̄) il predicato che rappresenta K 8 . Poiché per ogni n 2 K si ha ` K (n̄), l’insieme dei
pq
godeliani K (n̄) è un sottoinsieme di T . Allora quest’ultimo non può essere ricorsivo, altrimenti lo sarebbe anche
pq
K , perché ad ogni suo elemento n è biunivocamente associato K (n̄). Questo risultato è noto come indecidibilità
di Church.
Definiamo inoltre K ⇤ come l’insieme dei numeri naturali per i quali si ha:

`⇠ K (n̄)
Assieme a K anche K , evidentemente, è ricorsivamente enumerabile. Ma non sono l’uno il complementare

dell’altro perché altrimenti dovrebbero essere ricorsivi. Allora esisterà un numero n0 tale che:

0 K (n¯0 )
0 ⇠ K (n¯0 )

Questa situazione non dipende dagli specifici postulati di P , piuttosto dal fatto che è possibile rappresentare tutti
gli insiemi ricorsivamente enumerabili. Ci si può convincere che questo fatto è legato alla assiomatizzabilità della
teoria, e che qualsiasi sistema formale per l’aritmetica che sia non contraddittorio ed assiomatizzabile è incompleto
in questo senso. Ovvero vale:

Primo Teorema di Godel Non tutte le formule chiuse ↵ di P sono un teorema o la negazione di un teorema.

Infatti Diamo adesso una dimostrazione alternativa del teorema, sotto l’ipotesi aggiuntiva che P sia forte-
mente non contraddittorio.
Consideriamo la formula:
0 0 0 111
z }| { z }| {
@ ¯ @
$ ⌘⇠ Theor sost1 ⇠ Theor (sost1 (x1 , num
¯ ¯ (x1 ))), num
¯ @ ¯ (x1 )))AAA
⇠ Theor (sost1 (x1 , num
¯

per autoreferenzialità il termine:


0 0 11
z }| { z }| {
¯ 1 @⇠ Theor (sost
⌧ ⌘ sost ¯ 1 (x1 , num ¯ @⇠ Theor (sost
¯ (x1 ))), num ¯ (x1 )))AA
¯ 1 (x1 , num

è il numerale del godeliano della stessa $:


z}|{
¯
⌧= $
La formula:

$ =⇠ Theor (⌧ )
predica dunque il fatto che non esiste una dimostrazione di se stessa. Ed è così, vediamo perché utilizzando (lemma)
il fatto che nell’ipotesi della non contraddittorietà forte:
8O qualsiasi altro insieme insieme ricorsivamente enumerabile ma non ricorsivo.

16
1. ` ↵
P

se e solo se
✓ ◆
z}|{
¯
2. ` Theor ↵
P

Se allora esistesse una dimostrazione:

`⇠ Theor (⌧ )
il sistema sarebbe contraddittorio, perché si avrebbe anche:
!
z }|
¯ {
` Theor ⇠ Theor (⌧ )

ovvero:

` Theor (⌧ )
Allo stesso tempo non si può avere nemmeno:

`⇠ $
Infatti, poiché non esiste una dimostrazione di $, e poiché l’iniseme di Dim è fortemente rappresentato, per ogni
n:

`⇠ Dim (n̄, ⌧ )
e per la non contraddittorietà forte:

0 9xDim (x, ⌧ )

Lemma Se 1) allora esiste almeno una dimostrazione di ↵. Sia allora n0 il numerale del suo godeliano, si ha:
✓ ◆
z}|{
¯
` Dim n¯0 , ↵

e da questo 2).
Se 2) allora per la non contraddittorietà forte ci deve essere un numero n0 tale che:
✓ ◆
z}|{
¯
0⇠ Dim n¯0 , ↵

Allora necessariamente:
✓ ◆
z}|{
¯
` Dim n¯0 , ↵

e una dimostrazione di ↵ è individuata dal godeliano n0 .


Inoltre ci si può convincere convincere che se:
1. ` (↵ ! )
P

allora
✓ ✓ ◆ ✓z}|{
¯ ◆◆
z}|{
¯
2. ` Theor ↵ ! Theor
P

E che:
0 0 11
✓ ◆ ✓z
}| {

B z}|{
¯ B ¯ C
z}|{ C
B B CC
` BTheor ↵ ! Theor BTheor ↵ CC
@ @ AA

17
Ci si riferisce generalmente a queste proprietà come condizioni di derivabilità.
Notiamo che la formula
✓z}|{$ è vera
◆ nel modello standard, perché in⇣questa ⌘interpretazione Dim corrisponde
z}|{ z}|{
all’insieme delle coppie A , ↵ , tra le quali non compare mai un n, $ perché altrimenti ` $. D’altra
parte se fosse così per ogni modello $ sarebbe dimostrabile, per cui abbiamo come corollario del primo teorema di
Godel l’esistenza di modelli non standard per P. Infine, un’altra conseguenza è:

Teorema di Tarski L’insieme V dei godeliani delle formule vere non è ricorsivamente enumerabile.

Infatti La validità del teorema di Godel non dipende dagli assiomi specifici della teoria. Allora prendendo
l’iniseme V come assiomi, il fatto che per una formula chiusa ↵ non è né:

`↵
né:

`⇠ ↵
equivale a dire che ↵ non è né vera né falsa, il che non può essere.

Secondo Teorema di Godel La coerenza di P non è dimostrabile.


✓ ◆
z}|{
¯
Infatti Consideriamo la formula Theor $ . Si ha che:
0 1
✓ ◆ z }|✓ {

z}|{
¯ B ¯ C
z}|{
B C
Theor $ = Theor B⇠ Theor $ C
@ A

Poiché per le condizioni di derivabilità:


0 0 11
✓ ◆ z }|
✓ ◆{CC
B z}|{
¯ B z}|{
¯ CC
B B
` BTheor $ ! Theor BTheor $ CC
@ @ AA

ed essendo:

` ((↵ ! ) ! (↵ ! (↵ ^ )))
poiché si tratta di una tautologia proposizionale, abbiamo allora:
0 0 0 1 0 111
✓ ◆ z }|✓ {
◆ z }|
✓ {
◆ CC
B z}|{
¯ B B ¯ C
z}|{ B ¯ C
z}|{
B B B C B CCC
` BTheor $ ! BTheor B⇠ Theor $ C ^ Theor BTheor $ CCC
@ @ @ A @ AAA

ovvero:
✓ ✓ ◆ ◆
z}|{
¯
` Theor $ !⇠ 

Allora:
✓ ✓ ◆◆
z}|{
¯
`  ! Theor $
✓ ◆
z}|{
¯
E poiché Theor $ , assieme ad $, è indimostrabile, si deve avere:

0

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