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L’analogia tra la poesia e la vita.

La filosofia pedagogica di Lucrezio come scelta e rimedio alla crisi.

“Leggere Lucrezio equivale spesso a guardare il mondo con occhi limpidi e spazzati sorprendendo le cose per la prima
volta e

Lucrezio nasce e muore, pertanto, in quest’epoca di crisi, termine che esprime al meglio tanto il
periodo, quanto la poesia filosofica e pedagogica dell’autore campano: crisi è un sostantivo che
viene dal greco κρισις, a sua volta dal verbo κρινειν (κρίνω), scegliere, distinguere, sperare,
dividere, ricercare, preferire, giudicare. Tutte queste attività si possono identificare con l’approccio
letterario dell’autore del De de il risultato di qualsiasi processo naturale di cui ci si è resi coscienti e
in base al q

. La scelta di comporre il suo capolavoro in versi e non in prosa, come vedremo, ha una particolare
rilevanza, soprattutto perché l’autore latino l’aveva inizialmente scartata, condannando la poesia
proprio perché lontana dalla realtà, ricorrendo ad un linguaggio che si avvicina di più alla forma
mitica, con

decerpere flores
insignemque meo capiti petere inde coronam,
unde prius nulli velarint tempora Musae;
primum quod magnis doceo de rebus et artis
religionum animum nodis exsolvere pergo,
deinde quod obscura de re tam lucida pango
carmina musaeo

nzione illuminante della poesia (quod obscura de re tam lucida pango). Nel finale del passaggio
trasmette con la ben nota metafora del miele la sua concezione della sua poesia: i versi hanno la
forza di rendere dolce come il miele una dottrina ritenuta triste dai più, che infatti si allontanano da
essa: haec ratio plerumque videtur / tristior esse quibus non est tractata, retroque / volgus

, della stretta relazione fra le cose e i versi, che segue in parallelo il legame fra gli atomi e le parole.
In un altro passo ben noto del secondo libro, si legge:

Quin etiam refert nostris in versibus ipsis


cum quibus et quali

considerare nei suoi versi l’ordine con il quale è stata posizionata ogni lettera (di qui la rilevanza del
testo), soprattutto perché le lettere (il testo, la poesia, la parola) esprimono il cielo, il mare, le terre, i
fiumi, il sole, etc., ma qui Lucrezio ricorre ad un verbo di straordinaria rilevanza: significant, dire
qualcosa, significare, ruttura del discorso di Lucrezio, ma bensì di esprimere in modo letterale la sua
concezione pedagogica e filosofica della poesia, che ha il compito di addolcire la lezione, come il
miele, e contemporaneamente di trasmetterla, in una mirabile combinazione di lettere e versi, di
realtà e poesia.
BIBLIOGRAFIA

TITO LUCREZIO CARO 1990. La natura delle cose, Traduzione di L. CANALI, Rizzoli, Milano.

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M. LUZI 1995, Naturalezza del Poeta. Saggi critici, Garzanti, Milano.

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S. VERDINO 2010. Il latino di Luzi, in Gli antichi dei moderni. Dodici letture da Leopardi a
Zanzotto, a cura di G. SANDRINI-M. NATALE, Fiorini, Verona.

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