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PARTE QUINTA L’età delle corti: la seconda fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1492-1545)

CAPITOLO II Modelli di stile e di comportamento 1

T18 ON LINE Baldassar Castiglione


Il cortigiano e il principe
[Il libro del Cortegiano, Nel libro quarto si affronta il problema del rapporto fra il cortigiano e il principe. Nel capitolo IV, prece-
Libro quarto, cap. V] dente a quello qui antologizzato (V), il genovese Ottaviano Fregoso, cui spetta trattare questo argomen-
to, osserva che tutte le qualità del perfetto cortigiano sono ottime non in sé ma solo rispetto al fine. Il fi-
ne del perfetto cortigiano – si chiarisce nel brano qui presentato – è il condizionamento del principe, che
va indotto a percorrere il «cammin della virtù», a praticare cioè la giustizia, la liberalità, la magnani-
mità e la mansuetudine. Le qualità del buon cortigiano devono dunque servire unicamente a questo sco-
po morale.

da B. Castiglione, Il libro del V


Cortegiano, a cura di G.
Carnazzi, con intr. di S.
Battaglia, Rizzoli, Milano 1994 Il fin1 adunque del perfetto cortegiano, del quale insino a qui non s’è parlato, estimo io che sia il gua-
[1987].
dagnarsi per mezzo delle condicioni attribuitegli da questi signori2 talmente3 la benivolenzia e l’ani-
mo di quel principe a cui serve, che possa dirgli e sempre gli dica la verità d’ogni cosa che ad esso con-
5 venga sapere, senza timor o periculo di despiacergli; e conoscendo la mente di quello inclinata a far
cosa non conveniente, ardisca di contradirgli, e con gentil modo valersi della grazia acquistata con le
sue bone qualità per rimoverlo da ogni intenzion viciosa ed indurlo al camin della virtù;4 e così aven-
do il cortegiano in sé la bontà, come gli hanno attribuita questi signori, accompagnata con la pron-
tezza d’ingegno e piacevolezza e con la prudenzia e notizia di lettere5 e di tante altre cose, saprà in ogni
10 proposito destramente far vedere6 al suo principe quanto onore ed utile nasca a lui ed alli suoi dalla
giustizia, dalla liberalità, dalla magnanimità, dalla mansuetudine7 e dall’altre virtù che si convengono
a bon principe; e, per contrario, quanta infamia e danno proceda dai vicii8 oppositi a queste. Però9 io
estimo che come la musica, le feste, i giochi e l’altre condicioni piacevoli son quasi il fiore, così lo in-
durre o aiutare il suo principe al bene e spaventarlo dal male, sia il vero frutto della cortegiania.10 E
15 perché la laude11 del ben far consiste precipuamente in due cose, delle quai l’una è lo eleggersi12 un fi-
ne dove tenda la intenzion nostra, che sia veramente bono, l’altra il saper ritrovar mezzi opportuni ed
atti per condursi a questo bon fine desegnato,13 certo è che l’animo di colui, che pensa di far che ’l suo
principe non sia d’alcuno ingannato, né ascolti gli adulatori, né i malèdici e bugiardi, e conosca il be-
ne e ’l male ed all’uno porti amore, all’altro odio, tende ad ottimo fine.

1 Il fin: Lo scopo ultimo. Il passo qui riportato fa parte del sconveniente, abbia il coraggio di contraddirlo, e con mo- tiche.
discorso di Ottaviano Fregoso (1470-1524) all’inizio del di cortesi avvalersi della benevolenza (grazia) conquista- 8 dai vicii: dalle cattive qualità.
quarto libro. Fregoso, vissuto a lungo a Urbino (la madre ta per mezzo delle sue buone qualità per distoglierlo da 9 Però: Perciò; dal lat. “per hoc” = ‘per questo [motivo]’.
era una figlia naturale del duca Federico da Montefel- ogni proposito negativo (intenzion viciosa) e per diriger- 10 come…cortegiania: il periodo è costruito sul paralleli-
tro), fu nominato doge di Genova nel 1513; conquistata lo sul sentiero della virtù. smo tra il fiore della vita di corte (le feste, gli spettacoli
questa città da parte degli Spagnoli nel 1522, morì pri- 5 notizia di lettere: conoscenza della letteratura. musicali, i giochi di società), e il frutto di tale comporta-
gioniero a Ischia. 6 saprà…vedere: saprà dimostrare con efficacia (destra- mento che consiste soprattutto nel tenere lontano il prin-
2 per mezzo…signori: attraverso le qualità (condicioni) a mente) in ogni circostanza. cipe da ogni azione e intenzione non virtuosa (spaventar-
lui attribuite da questi signori [: gli altri interlocutori]. 7 dalla giustizia…mansuetudine: dal senso della giu- lo dal male).
3 talmente: introduce la consecutiva retta dal che. stizia, dalla generosità, dalla grandezza d’animo e dal- 11 la laude: la lode [: l’elogio].
4 e conoscendo…virtù: e accorgendosi che il pensiero di la mitezza. Come possiamo notare, le qualità del prin- 12 lo eleggersi: lo scegliersi.
quello [: del principe] sta inclinandosi verso qualcosa di cipe devono essere essenzialmente morali e non poli- 13 desegnato: stabilito.

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]
PARTE QUINTA L’età delle corti: la seconda fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1492-1545)
CAPITOLO II Modelli di stile e di comportamento 2

T18 ON LINE Baldassar Castiglione ~ Il cortigiano e il principe

guida alla lettura


La differenza fra il quarto libro e i precedenti
Come si vede dal brano qui presentato, mentre nei libri precedenti morale — di consigliere del principe che il cortigiano deve assumere.
l’arte del buon cortigiano è presentata nella sua autonomia e autosuf- Il cortigiano deve essere «aggraziato» per piacere al principe, anche se
ficienza, qui è rigidamente sottoposta a un compito morale. Mentre deve piacergli solo per influenzarlo: per questo, non deve evitare di
nei libri precedenti la morale sembrava implicita nell’apprendimento di contraddirlo né di dirgli sempre la verità, seppure sgradita. Questo
un’arte mondana e socievole, fondata sulla grazia e sull’equilibrio, qui compito tutto morale del cortigiano apre la strada all’esaltazione eti-
la grazia e l’equilibrio vengono subordinati al ruolo — eminentemente ca dell’amore che completerà il quarto libro e chiuderà l’opera.

Un parallelo con Machiavelli


Come il cortigiano è presentato qui nelle sue qualità ideali e morali, pio, la capacità di ben governare, e si insiste invece da un lato sulla
così il principe non è visto nella realtà della sua dimensione politica, generosità, o «liberalità» e «magnanimità» — qualità eminentemente
come fa Machiavelli, ma invece in una prospettiva etica, del tutto cortesi, apprezzate da chi vive grazie alla munificenza, o al mecena-
idealistica. La politica non è considerata da Castiglione nella sua au- tismo in questo caso, del signore —, dall’altro sulla «giustizia» e «man-
tonomia, come fa Machiavelli, ma solo in un’ottica morale e addirit- suetudine», che rimandano di nuovo a un’arte di gestire i rapporti
tura religiosa. È semmai interessante notare che le qualità del prin- umani da una posizione di potere piuttosto che alle regole oggettive
cipe sono valutate dal punto di vista del cortigiano: manca, per esem- della politica.

esercizi
Analizzare e interpretare
1 Il confronto con la realtà storica italiana, al di fuori della 3 La virtù che conviene a un «bon principe», secondo Castiglio-
corte, induce l’autore a ridimensionare la «cortegiania», che, ne, è diversa da quella attribuita al principe da Machiavelli.
senza «un bon fine», non sembra più un valore. Perché? Confronta i due diversi concetti di “virtù” (cfr. cap. IV, A5 e
S5, p. 229).
2 Quale ruolo è riconosciuto al cortigiano nel suo rapporto
con il potere?

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]

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