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Le meningiti batteriche

Inquadramento generale............................................................................................................................................2
Definizione e classificazione..................................................................................................................................................2
Fisiopatologia......................................................................................................................................................................3
Vie di trasmissione e fattori favorenti.....................................................................................................................................4
Batteri patogeni..................................................................................................................................................................5
Altre meningiti batteriche.....................................................................................................................................................8
Dati e cifre......................................................................................................................................................................10
Epidemiologia....................................................................................................................................................................10
La fascia della meningite....................................................................................................................................................11
Dati europei......................................................................................................................................................................12
Dati italiani.......................................................................................................................................................................13
Il caso Toscana.................................................................................................................................................................17
Diagnosi...........................................................................................................................................................................21
Quadro clinico...................................................................................................................................................................21
Diagnosi di laboratorio.......................................................................................................................................................23
Rachicentesi......................................................................................................................................................................24
Imaging...........................................................................................................................................................................27
Complicanze.....................................................................................................................................................................29
Trattamento...................................................................................................................................................................32
Terapia antibiotica empirica................................................................................................................................................32
Terapia antibiotica mirata...................................................................................................................................................33
Corticosteroidi...................................................................................................................................................................35
Terapia di supporto............................................................................................................................................................35
Prevenzione...................................................................................................................................................................38
Vaccinazioni......................................................................................................................................................................38
Isolamento e profilassi dei contatti......................................................................................................................................42
Notifica e sorveglianza.......................................................................................................................................................44

I materiali di questo corso sono aggiornati al 4 maggio 2017. Si segnala che in data 9 maggio 2017, il Ministero della Salute ha
pubblicato una Circolare sulla prevenzione e il controllo delle malattie batteriche invasive prevenibili con vaccinazione che, tenendo
conto dei progressi nel settore diagnostico e dei cambiamenti epidemiologici, fornisce indicazioni mirate a uniformare e migliorare le
procedure di diagnosi, sorveglianza, prevenzione e controllo delle malattie invasive batteriche da meningococco, pneumococco ed
emofilo.
Pertanto i contenuti del corso sono stati modificati e ulteriormente aggiornati, dove opportuno, rimandando alla Circolare o
introducendo contenuti aggiuntivi coerenti la stessa.
Quesiti Clinico-Assistenziali – anno 7, n 1, 4 maggio 2017
©Editore Zadig via Ampere 59, 20131 Milano Direttore: Pietro Dri
www.zadig.it - e-mail: segreteria@zadig.it Autore dossier: Silvia Rabbiosi, Maria Rosa Valetto
tel.: 02 7526131 fax: 02 76113040 Revisione: Donato Greco (dossier), Marco Fasan (casi)
Le meningiti batteriche

Inquadramento generale
Punti chiave
● Definizione e classificazione
● Fisiopatologia
● Vie di trasmissione e fattori favorenti
● Batteri patogeni

In sintesi
Le meningiti batteriche da sempre rappresentano motivo di grande interesse per gli
studiosi e di grande paura per la popolazione. Nell’ambito delle forme infettive,
quelle a eziologia batterica hanno un ruolo rilevante dal punto di vista clinico e di
sanità pubblica. Più del 75% delle meningiti batteriche nel mondo sono attribuibili a
Neisseria meningitidis, Haemophilus influenzae e Streptococcus pneumoniae.
Esistono fattori costituzionali e ambientali che favoriscono il contagio. Data la
comune presenza del meningococco in almeno il 10% della popolazione, un ruolo
chiave per la meningite dovuta a questo agente è rivestito dal portatore sano. Il
decorso rapido e aggressivo della malattia riconosce meccanismi fisiopatologici in
cui entra in gioco la risposta immunitaria dell’ospite e che hanno come risultato
finale l’insorgenza di edema a livello del sistema nervoso centrale e di ipertensione
endocranica.

Definizione e classificazione1-5
La meningite è un’infiammazione delle membrane (meningi) che avvolgono il cervello e il midollo spinale,
caratterizzata da alta mortalità e morbosità e da una elevata frequenza di gravi complicanze.
La meningite batterica può essere definita come l’infezione batterica che interessa le due meningi, pia madre
e aracnoide, i fluidi dello spazio subaracnoideo e dei ventricoli cerebrali. Data la continuità dello spazio suba-
racnoideo con il cervello, il midollo spinale e i nervi ottici, qualsiasi agente che vi abbia fatto ingresso interes-
sa l’intero distretto, con un coinvolgimento per definizione cerebrospinale.
Si definisce meningismo la triade sintomatologica in genere associata alla meningite: cefalea, rigidità nucale,
e fotofobia.
Le classificazioni delle meningiti sono molteplici: anatomica (in base al foglietto meningeo interessato), clini -
ca (in base al decorso, acuta o subacuta/cronica), eziologica (in base alle cause infettiva o non infettiva, e nel -
l’ambito delle forme infettive quella batterica, virale, micotica, eccetera).

Le caratteristiche delle tre meningi


La pia madre è una membrana impermeabile molto sottile e delicata adesa alla superficie cerebrale per
tutto il suo sviluppo, mentre l’aracnoide, così denominata per l’aspetto a tela di ragno dovuto alla sua
vascolarizzazione è un involucro non strettamente aderente. Tra pia madre e aracnoide è compreso lo
spazio subaracnoideo che contiene il liquor.
La meninge più esterna, la dura madre, è spessa e resistente, aderente sia all’aracnoide sia alla scatola
cranica e organizzata in pieghe e setti.

Le meningiti acute, per le loro caratteristiche intrinseche (aggressività e velocità del decorso) da sempre rap-
presentano motivo di grande interesse per gli studiosi e di grande paura per la popolazione.
Le meningiti infettive sono causate da batteri, virus, miceti e parassiti. Le più frequenti in assoluto sono quel-
le a eziologia virale, una parte delle quali non ha conseguenze gravi, tanto da essere sotto diagnosticata, e si
risolve nell’arco di 7-10 giorni.
Le meningiti batteriche sono al secondo posto come frequenza e sono quelle che destano le maggiori preoccu-
pazioni dal punto di vista clinico e di sanità pubblica. Molti patogeni possono causare meningite ma quelli
più frequentemente implicati sono:
 Neisseria meningitidis
 Haemophilus influenzae di tipo b (Hib)
 Streptococcus pneumoniae (diplococco)

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Le meningiti batteriche

che rappresentano l’infernal trio al quale è attribuibile oltre il 75% di tutte le meningiti batteriche nel mondo
e oltre il 90% di quelle dei bambini.
Altri agenti, relativamente meno importanti sono:
 streptococchi di gruppo B (Streptococcus agalactiae)
 enterobatteriacee (Escherichia coli)
 Listeria monocytogenes.
Nei pazienti con storia di trauma cranico o di intervento neurochirurgico, i microrganismi più implicati sono
Streptococcus pneumoniae, Staphylococcus aureus, enterobatteriacee e Pseudomonas aeruginosa.
Nei pazienti con derivazione ventricolo-peritoneale o ventricolo-atriale sono invece chiamati in causa soprat-
tutto Staphylococcus epidermidis, Staphylococcus aureus, enterobatteriacee, Propionibacterium acnes e, ra-
ramente, difteroidi.
Per ulteriori dettagli sull’epidemiologia delle meningiti batteriche vedi dopo.

Altre cause
Le cause non infettive più comuni di irritazione meningea sono l’emorragia subaracnoidea, i tumori mali-
gni e la sarcoidosi. Vi sono inoltre forme associate all’uso di farmaci 6 come antinfiammatori non steroi-
dei,7,8 metronidazolo9,10 e immunoglobuline somministrate per via endovenosa. 11,12
E’ necessario puntualizzare che la meningite asettica comprende diverse forme di malattia, sia non infet-
tive sia infettive. In queste ultime il patogeno non viene individuato o perché si tratta di un virus (più
frequentemente un enterovirus) o perché è un batterio non individuato dagli esami per via di un pretrat-
tamento antibiotico. La meningite asettica è caratterizzata da una infiammazione delle meningi e pleioci -
tosi mononucleare e da un decorso clinico quasi sempre poco aggressivo. 13,14

Fisiopatologia15-19
Nelle meningiti batteriche l’agente causale raggiunge le meningi con diverse modalità:
 per via ematogena:
→ a partenza da una colonizzazione asintomatica in genere delle mucose del rinofaringe, ma anche di
cute, polmone, cuore, tratto gastrointestinale o genitourinario
→ il germe può provenire da una sede di infezione remota
 per contiguità:
→ dall’orecchio o dai seni paranasali in caso di sinusite, otite media
→ dalla cavità orale (infezione dentale)
→ osteomielite di segmenti ossei contigui (mastoidite)
 per impianto diretto:
→ in seguito a fratture del cranio o perdita di continuità per interventi chirurgici
→ per presenza di dispositivi di derivazione o cateteri permanenti.
L’infiammazione meningea, in particolare dell’aracnoide e della pia madre, associata all’invasione batterica
dello spazio subaracnoideo è stata descritta per la prima volta in un modello sperimentale sull’animale oltre
un secolo fa20 evidenziando come i meccanismi fisiopatologici di questa condizione dipendono dalla peculiare
risposta del sistema immunitario a livello del sistema nervoso centrale.
La via ematogena rappresenta la modalità più caratteristica e viene di seguito descritta con maggiore detta -
glio, prendendo a esempio una situazione di localizzazione nelle mucose delle alte vie respiratorie (figura 1).
In questa sede un ruolo favorente nell’indebolimento della barriera protettiva della mucosa si deve a infezioni
virali.
Il primo passaggio prevede una setticemia con diffusione intravascolare dell’agente patogeno.
Alla batteriemia fa seguito il superamento della barriera ematoencefalica e il raggiungimento dello spazio su-
baracnoideo, soprattutto attraverso i plessi corioidei altamente vascolarizzati e più vulnerabili al passaggio, e
l’inizio dell’invasione delle meningi e dell’infiammazione dello spazio subaracnoideo. Il processo flogistico in-
teressa principalmente l’aracnoide e la pia madre, con formazione di essudato purulento e non è una conse-
guenza diretta dell’infezione batterica, ma piuttosto della risposta immunitaria delle popolazioni cellulari con
funzioni di difesa a livello cerebrale (astrociti e microglia) con rilascio di citochine come il fattore di necrosi
tumorale α (TNF α), alcune interleuchine (IL-1, IL-6, IL-8), ossido nitrico (NO), prostaglandine (PGE2), fat-
tore attivante le piastrine (PAF).
Questi mediatori dell’infiammazione a livello endoteliale aumentano ulteriormente la permeabilità della bar-
riera ematoencefalica e favoriscono quindi l’edema cerebrale vasogenico (con stravaso di fluidi) e l’ingresso

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Le meningiti batteriche

massivo di leucociti. In parallelo si instaurano un edema interstiziale (da accumulo intercellulare di fluidi con
difficoltà di riassorbimento del liquor) e un edema citotossico (dovuto a mediatori dell’infiammazione rila-
sciati sia dai batteri sia dai leucociti).
Le tre forme di edema concorrono all’aumento della pressione endocranica.
Si determina poi un ridotto afflusso ematico a livello cerebrale, favorito anche dall’ipotensione a livello siste-
mico, che crea una situazione di ipossia e ipoperfusione delle cellule cerebrali fino all’ischemia e la loro apop -
tosi. Si instaura un metabolismo anaerobio con aumento delle concentrazioni locali di lattato e consumo di
glucosio (il dosaggio di questi due metaboliti nel liquor è un elemento diagnostico fondamentale, vedi dopo).
La presenza di un essudato purulento e dell’ipertensione endocranica danno luogo a fenomeni di compressio-
ne e paralisi dei nervi cranici, ostruzione anatomica o funzionale al flusso del liquor che esita in idrocefalo
ostruttivo, vasculite e tromboflebite che peggiora l’ischemia.

Figura 1. Fisiopatologia della meningite batterica (da Tunkel et al, 1993, modificato 15)

Vie di trasmissione e fattori favorenti1,2,4,21,22


La trasmissione interumana dei batteri responsabili delle meningiti batteriche segue diverse vie:
 esposizione prolungata per esempio in caso di convivenza (Neisseria meningitidis)
 contatto ravvicinato con germi veicolati dalle goccioline (droplet) provenienti dalle secrezioni
respiratorie; la diffusione è facilitata da tosse o starnuti (Neisseria meningitidis, Haemophilus di tipo b,
Streptococcus pneumoniae)
 trasmissione perinatale, durante il parto e dopo la nascita (streptococco di gruppo B ed Escherichia coli).
A queste si aggiungono Listeria monocytogenes ed Escherichia coli che si diffondono attraverso derrate ali-
mentari contaminate.

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Le meningiti batteriche

Oltre alla storia di esposizione a un caso di meningite e alla presenza di focolai infettivi con possibilità di dif -
fusione per contiguità (per esempio sinusite) o per via ematica (per esempio endocardite), sono riconosciuti
come fattori di rischio preesistenti per l’insorgenza di una meningite batterica:
 età (pediatrica <5 anni o età avanzata >65 anni)
 vita in comunità (caserme, college, eccetera) ma anche convivenza protratta (classi scolastiche)
 malattie croniche (diabete mellito, insufficienza renale cronica, insufficienza surrenalica, fibrosi cistica)
 immunosoppressione, infezione da HIV, splenectomia, drepanocitosi: aumentano il rischio di meningite
batterica da microrganismi capsulati (soprattutto da Streptococcus pneumoniae)
 malattie oncologiche
 alcolismo ed epatopatia (specie la cirrosi)
 storia di abuso di sostanze per via endovenosa
 esposizione professionale (laboratori di microbiologia, operatori sanitari)
 viaggiatori in zone ad alta frequenza di malattia
 presenza di lesioni con perdita di continuità della dura madre (traumatiche, chirurgiche o congenite) o di
dispositivi di derivazione ventricolo-peritoneale o ventricolo-atriale.
 suscettibilità genetica a una risposta infiammatoria sostenuta, caratterizzata da liberazione massiva di
mediatori dell’infiammazione ed eccessivo reclutamento di neutrofili a livello dello spazio subaracnoideo
(implicate mutazioni rare del TLR4, toll-like receptor 4).

Batteri patogeni
L’accertamento dell’eziologia della meningite batterica è di estrema importanza, non solo ai fini terapeutici
(antibioticoterapia mirata) ma anche per l’eventuale profilassi dei contatti.
Verranno presi in considerazione di seguito alcune caratteristiche dei batteri causa di meningite prevenibile
con le vaccinazioni.

Neisseria meningitidis (meningococco)1,2,22,23


I meningococchi sono batteri aerobi Gram negativi circondati da una capsula polisaccaridica che consente di
caratterizzarli in gruppi sierologici. Sebbene sia in tal modo possibile individuare 13 differenti sierogruppi (A,
B, C, D, 29E, H, I, K, L, W135, X, Y e Z), soltanto gli stipiti appartenenti ai sierogruppi A, B, C, W135 e Y sono
frequentemente implicati (>90%) in malattie sistemiche dell’uomo.
In Italia e in Europa sono più frequenti i sierogruppi B e C.
Neisseria meningitidis alberga nelle alte vie respiratorie (naso e gola) di portatori sani e asintomatici. In una
modesta quota di portatori (meno dell’1%), il batterio può superare la mucosa respiratoria e fa il suo ingresso
in circolo. In circa il 50% dei casi di batteriemia si verifica anche il superamento della barriera ematoencefali -
ca che dà luogo alla meningite.
L’uomo è l’unico serbatoio naturale dell’infezione e il meningococco non può resistere al di fuori dell’organi-
smo, data la sua notevole labilità.
La trasmissione diretta avviene quasi esclusivamente per contagio attraverso la via aerea ed è favorita dall’af -
follamento (scuole, caserme, eccetera). La possibilità di un contagio per via indiretta è in teoria possibile, ma
in pratica assai remota, per la scarsa resistenza del microrganismo.
Il periodo di incubazione va solitamente da 1 a 7 giorni.
La malattia invasiva da meningococco (tabella 1) può colpire tutte le età, si manifesta con meningite, sepsi e
più raramente polmonite, artrite e pericardite. I sintomi della meningite da meningococco non sono diversi
da quelli delle altre meningiti batteriche, ma nel 10-20% dei casi la malattia è rapida e acuta, con un decorso
fulminante che può portare al decesso in poche ore anche in presenza di una terapia adeguata (secondo
l’OMS, circa 171.000 decessi nel mondo nel 2000, con letalità del 10-15% per meningite, del 40% per sepsi, e
sequele permanenti nel 20% dei casi).
I malati di meningite o altre forme gravi sono considerati contagiosi per circa 24 ore dall’inizio della terapia
antibiotica specifica.
La meningite da meningococco è frequente soprattutto nei primi decenni di vita. Tuttavia, sia gli ultimi epi -
sodi epidemici sia l’epidemiologia riportata in Italia nell’ultimo decennio evidenziano un incremento della
malattia tra i soggetti di età superiore ai 25 anni.

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Le meningiti batteriche

La malattia, che ha un andamento stagionale tipico con maggior frequenza nel periodo di fine inverno-inizio
primavera, ha una letalità elevata, intorno al 10%. Nel 20% dei sopravvissuti sono presenti sequele a lungo
termine, come ritardo mentale, ipoacusia/sordità, perdita (anatomica e funzionale) degli arti.

Tabella 1. Le caratteristiche delle infezioni meningococciche

Problema persistente, mondiale, di salute pubblica


Malattia endemica, epidemica
Inizio della malattia difficilmente riconoscibile, con inizio e progressione
rapida
Variabilità delle manifestazioni cliniche e difficoltà nella diagnosi
differenziale con le comuni malattie virali
Elevata morbilità e letalità
Efficacia della terapia e possibilità di prevenzione con il vaccino

Lo stato di portatore del meningococco può permanere a lungo nel tempo senza manifestazioni cliniche. Le
stime di prevalenza dei portatori sani mostrano un’ampia variabilità (2-30%) che dipende da diversi fattori:
fascia di età (<2% nei bambini sotto i 5 anni, 20-25% negli adolescenti e nei giovani adulti 24), area geografica,
condizioni socio-economiche, densità demografica. Può raggiungere livelli assai elevati (60-70%) in comuni-
tà e circostanze particolari (tipicamente in situazioni di grande affollamento). Si possono osservare inoltre
variazioni notevoli in occasione di focolai seguiti da interventi di chemioprofilassi, con prevalenze basse nei
mesi immediatamente successivi e progressivo incremento negli anni seguenti.
In Italia la frequenza dei portatori sani sull’intero territorio nazionale è in media del 10-12%, ma con profon -
de differenze in rapporto alle diverse zone e ai gruppi di popolazione esaminati.
L’esistenza di un rapporto tra numero di portatori e malattia è stata a lungo affermata, al punto di considera-
re addirittura dei valori “soglia” (da alcuni stabiliti intorno al 20%) quali indici di rischio della malattia. Il ri -
scontro, però, di episodi di meningite in comunità a bassa prevalenza di portatori (e viceversa) e la constata-
zione che una elevata percentuale di soggetti possiede anticorpi verso uno o più dei sierogruppi di meningo -
cocco suggeriscono che non ci sia un legame tra frequenza di portatori sani nella popolazione e probabilità di
focolai o casi singoli.
L’eventualità di una evoluzione verso la malattia invasiva e la meningite sembra legata, più che alla virulenza
del sierotipo, alla situazione immunitaria della popolazione sana e alla ricettività individuale, in particolare
l’efficienza dell’immunità umorale (tabella 2).
E’ trascurabile anche il ruolo dei portatori convalescenti e cronici, per l’elevata sensibilità del microrganismo
alla terapia chemioantibiotica.
Il numero dei portatori in una determinata area geografica resta comunque un’utile informazione epidemio-
logica.

Tabella 2. Fattori di rischio per malattia invasiva da meningococco

Fattori Condizioni
Costituzionali  età inferiore ai 4-5 anni (deficit fisiologico di risposta anticorpale agli
antigeni polisaccaridici)
 asplenia anatomica o funzionale
 deficit degli ultimi fattori della catena del complemento (MAC) e della
properdina
 immunodeficienze con alterata risposta anticorpale ad antigeni
polisaccaridici (sindrome di Wiskott-Aldrich, agammaglobulinemia)
 malattie croniche debilitanti
 suscettibilità genetica legata a:
- polimorfismi dei geni della proteina surfattante
- mutazione della lectina legante il mannosio
- mutazioni del recettore toll-like 4, con alterato riconoscimento degli
antigeni polisaccaridici
Ambientali  sovraffollamento (reclute militari, studenti dei college, eccetera) e
contatto stretto con un soggetto affetto da malattia invasiva
 frequentazione di locali e uso eccessivo di alcol
 fumo (attivo e passivo)
 stagionalità (la malattia è più frequente in inverno e in primavera)
 infezioni respiratorie recenti o concomitanti (influenza, micoplasma)
 rischio professionale (personale di laboratorio)

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Le meningiti batteriche

Streptococcus pneumoniae (pneumococco)1,2,22,23


E’ un batterio Gram positivo, anaerobio facoltativo. Ha una capsula ben evidenziabile di grande importanza
sia per la classificazione in sierotipi, sia per la patogenicità legata alla presenza degli antigeni polisaccaridici
capsulari (anche indicati come sostanze specifiche solubili SSS), che svolgono un’intensa attività anti fagoci-
taria.
Tra gli oltre 90 sierotipi di pneumococco conosciuti, i 10 più diffusi sono responsabili della maggior parte
(62%) delle malattie invasive (polmoniti pneumococciche batteriemiche e delle meningiti).
Solo i tipi capsulati sono patogeni oltre che per l’uomo per diverse specie di mammiferi e in particolare per il
coniglio e per il topo, nei quali provocano stato setticemico e morte, qualunque sia la via di introduzione.
Lo pneumococco è la causa più frequente delle polmoniti dell’adulto dove si registra un tasso di letalità intor-
no al 5-7%, più elevato negli anziani. Si stima che nel mondo sia responsabile di 1,6 milioni di decessi ogni
anno, circa 1 milione in bambini sotto i 5 anni di età. Il 5-90% della popolazione generale (il 20-60% di quella
pediatrica) a seconda delle aree è portatore asintomatico del batterio.
Nell’ambiente esterno lo Streptococcus pneumoniae va incontro rapidamente ad autolisi, presenta elevata re-
sistenza nelle secrezioni (nella saliva fino a 3 mesi), ma assai scarsa al calore (15 minuti a 55 °C) e ai comuni
disinfettanti. Risulta in genere altamente sensibile al trattamento antibiotico anche se sta crescendo l’isola-
mento di ceppi resistenti.
La meningite pneumococcica è sempre secondaria a una prima localizzazione cui segue la diffusione per via
ematica o per continuità (da infezioni dell’orecchio e dei seni paranasali). E’ inoltre la forma di meningite più
spesso associata a traumi cranici.
Solitamente il germe, dopo essere penetrato nell’organismo per via aerea, si localizza sulle mucose respirato -
rie senza dare origine a manifestazioni cliniche. Altre localizzazioni primarie però associate a manifestazioni
cliniche sono: l’apparato respiratorio (25%, polmonite), l’orecchio (30%, otite media o mastoidite), i seni ma-
scellari (10-15%, sinusite), il cuore (5%, endocardite).
L’insorgenza della malattia pneumococcica è più probabile nelle stagioni autunnali e invernali e dipende oltre
che dalla virulenza del sierotipo dalla presenza di fattori favorenti:
 infezioni virali (virus influenzali e parainfluenzali)
 condizioni caratterizzate da eccessiva produzione e accumulo di muco (comprese le allergie)
 alcolismo e tabagismo
 disturbi circolatori
 malattie croniche (in particolare cardiopatie croniche, malattie respiratorie, insufficienza renale,
epatopatia cronica e drepanocitosi, soprattutto nei bambini)
 splenectomia
 traumi cranici chiusi
 presenza di impianto cocleare.

Haemophilus influenzae1,2,22,23
Haemophilus influenzae è un batterio Gram negativo aerobio (anaerobio facoltativo), circondato da una cap-
sula polisaccaridica che permette di distinguere 6 sierogruppi, indicati con le lettere minuscola da a a f.
Il polisaccaride poliribosil-ribitol-fosfato (PRP) è responsabile della virulenza ed evoca la risposta immunita -
ria. Esistono poi diversi sierotipi non capsulati, anch’essi patogeni ma meno virulenti.
L’emofilo colonizza abitualmente il rinofaringe, punto di partenza per la batteriemia e l’infezione settica o
meningea. In era prevaccinale era isolato nello 0,5-3% della popolazione pediatrica, molto raramente in quel-
la adulta.
Le infezioni respiratorie, virali o da micoplasma, figurano tra i fattori favorenti questo cambiamento di com-
portamento. La malattia da emofilo è più frequente nella stagione invernale.
Prima dell’introduzione del vaccino contro il tipo b, era riconducibile a questo patogeno la maggior parte dei
casi (95%) di malattia batterica invasiva prima dei 5 anni di età. Circa il 60% dei casi di malattia invasiva si
concentrava nel primo anno di vita, con un picco tra il sesto e l’undicesimo mese. All’età di 5-6 anni inoltre
molti bambini avevano acquisito l’immunità specifica per un’infezione asintomatica da Haemophilus di tipo
b o per esposizione a microrganismi in grado di indurre una reattività crociata. Sono ipotizzati anche, ma non
compiutamente descritti, fattori genetici di suscettibilità all’infezione.
La malattia invasiva si manifesta come meningite (50-65%), epiglottite con ostruzione respiratoria grave e
talvolta fatale, otite, bronchite e polmonite, artrite ed osteomielite, pericardite o cellulite. L’otite media e la
bronchite acuta sono causate prevalentemente da sierogruppi non capsulati.

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Le meningiti batteriche

La mortalità si colloca intorno al 3-6%, nonostante la terapia antibiotica. Le conseguenze a lungo termine di
tipo neurologico e l’ipoacusia/sordità si verificano nel 15-30% dei sopravvissuti.

Altre meningiti batteriche1,2,22,23


Streptococcus agalactiae (streptococco B) è un batterio Gram positivo, che colonizza la parte distale del
tratto gastrointestinale e l’apparato genitale femminile, ciò giustifica il frequente riscontro nei casi di menin-
gite del neonato.
La malattia batterica invasiva è favorita da condizioni predisponenti, ma in quasi la metà dei casi si manifesta
in individui altrimenti sani.
Listeria monocytogenes è un bacillo Gram positivo che causa circa il 3% delle meningiti, la forma è ca-
ratterizzata da un’elevata letalità (circa il 20%). Questo patogeno è largamente diffuso nell’ambiente e si isola
nelle feci del 5% degli adulti sani. La trasmissione avviene per contaminazione fecale degli alimenti (carne,
verdura e latticini).
Le meningiti causate da bacilli aerobi Gram negativi (Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Serratia
marcescens, Pseudomonas aeruginosa, Salmonella spp) sono più frequenti tra neonati e anziani.
La meningite da stafilococchi, batteri Gram positivi, consegue in genere a una lesione della cute, abitual -
mente colonizzata da questi microbi, ed è favorita da interventi di neurochirurgia, traumi cranici, dispositivi
di derivazione endocranica, endocarditi infettive. L’isolamento più frequente è lo Staphylococcus epidermi-
dis.

Bibliografia
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Le meningiti batteriche

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per- 9 -
Le meningiti batteriche

Dati e cifre
Punti chiave
● Epidemiologia
● La fascia della meningite
● Dati europei
● Dati italiani
● Il caso Toscana

In sintesi
I dati mondiali indicano alcune aree in cui la meningite è particolarmente presente,
tanto da parlare dell’Africa subsahariana come della “fascia della meningite“. In
Italia, il sistema di sorveglianza MIB (Malattie Batteriche Invasive) rileva una
situazione costante negli ultimi anni. Unica eccezione è il lieve incremento, rispetto
al triennio scorso, dei casi di meningite da meningococco in Toscana.

Epidemiologia
La meningite è una malattia diffusa in tutto il mondo, in particolare nei paesi a clima caldo e secco e nelle
zone di maggiore densità della popolazione dove si manifesta di solito con casi sporadici e periodicamente
con episodi epidemici che insorgono a intervalli irregolari di tempo. La più elevata incidenza si registra in
Africa (specialmente nei paesi a Sud del Sahara) dove si stima si verifichi circa l’80% dei casi nel mondo
(molti dei quali non denunciati). 1,2 Le meningiti batteriche sono state responsabili nel 2010 di circa 1,2 milio-
ni di casi nel mondo, con 180.000 decessi soprattutto in età pediatrica. 2,3
La letalità si colloca tra il 10 e il 40% secondo le varie stime e dipende anche dall’età dei pazienti (maggiore
nei primi anni di vita), dal contesto socio-sanitario (più elevata nei Paesi non sviluppati e nelle situazioni di
svantaggio), dall’agente (maggiore se è implicato lo pneumococco). 2-4 La meningite da Neisseria resta a livello
mondiale responsabile di 500.000 casi ogni anno, circa il 10% mortali. 5 Le sequele a lungo termine si verifi-
cano in circa il 20% dei casi, prevalentemente in seguito alle infezioni causate da Streptococcus pneumo-
niae.2,6 La fascia di età a maggiore rischio di meningite è quella dei bambini nel primo anno di vita (picco di
incidenza tra 3 e 8 mesi). Il rischio di malattia aumenta poi a partire dai 60 anni di età. Esiste una distribu -
zione di frequenza in funzione dell’età per le forme di meningite causate dai vari agenti (tabella 3).7

Tabella 3. Principali agenti eziologici di meningite batterica e sepsi in rapporto all’età

Età Agente
<1 mese  Streptococcus agalactiae
 Escherichia coli
 Klebsiella pneumoniae
 Listeria monocytogenes
1-23 mesi (<2 anni)  Streptococcus pneumoniae
 Neisseria meningitidis
 Streptococcus agalactiae
 Haemophilus influenzae
 altri Gram negativi (rari)
2-18 anni  Neisseria meningitidis
 Streptococcus pneumoniae
 Haemophilus influenzae
18-50 anni  Neisseria meningitidis
 Streptococcus pneumoniae
>50 anni  Neisseria meningitidis
 Streptococcus pneumoniae
 Listeria monocytogenes

Un fattore che ha profondamente modificato l’epidemiologia delle meningiti batteriche è la disponibilità di


vaccini efficaci e sicuri.
L’esempio più clamoroso è quello rappresentato dall’introduzione del vaccino anti Haemophilus influenzae
tipo b. In Italia i dati del sistema di sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) riportano una drastica

- 10 -
Le meningiti batteriche

riduzione, da più di 80 casi per 100.000 abitanti in era prevaccinale a 0,2 casi per 100.000 abitanti nel
2015.8-10 Negli Stati Uniti si è osservata una riduzione dei casi del 99%, con un’incidenza inferiore a 1 caso per
100.000 bambini sotto i 5 anni.11,12
Anche per lo pneumococco la campagna di vaccinazione con il vaccino coniugato 7-valente e poi con il 13-va-
lente ha ottenuto una diminuzione di oltre il 97% dei casi di malattia invasiva dovuti ai sierotipi vaccinali. 13
Infine, in Europa, il vaccino anti meningococco C è stato introdotto nei programmi vaccinali a partire dal
1999, quando l’incidenza era di circa 2 casi per 100.000 abitanti 14 per passare nel 2010 a meno di 1 caso per
100.000 abitanti.15 Nell’insieme, nei Paesi sviluppati queste modificazioni epidemiologiche hanno determi-
nato una netta prevalenza della quota di meningiti attribuibili a meningococco e a pneumococco, con una
quota veramente marginale di quelle da emofilo.
Poiché la riduzione dell’incidenza della meningite batterica ha coinvolto soprattutto la popolazione pediatri -
ca, direttamente interessata dai programmi vaccinali, questa malattia è diventata relativamente più frequente
nella popolazione adulta (età mediana negli Stati Uniti 15 mesi nel 1986, 25 anni nel 1998, 30,3 anni nel
1999, 41,9 anni nel 2006-2007).12 La pratica vaccinale ha inoltre il vantaggio di ridurre il numero dei portato-
ri. Queste esperienze, soprattutto quelle derivate dalla vaccinazione contro l’Hib, hanno mostrato l’importan-
za delle attività di sorveglianza dopo l’avvio di programmi estesi di vaccinazione.
L’introduzione dei vaccini ha modificato anche la distribuzione dei sierotipi batterici. Attualmente la maggio-
ranza dei casi d’infezione invasiva da emofilo è dovuta a sierotipi diversi dal b, in particolare i sierotipi non
capsulati (anche definiti non tipizzabili), non prevenibili con il vaccino. 16,17 In Italia, nel 2015 predominano
nettamente i ceppi non capsulati che rappresentano oltre l’88% del totale dei ceppi e sono in costante aumen-
to negli anni. I casi dovuti al sierotipo b, gli unici prevenibili mediante vaccinazione, si mantengono rari (nes -
sun caso nel 2011, 6 casi nel 2012, 5 casi nel 2013, 7 casi nel 2014, 4 casi nel 2015 e 5 nel 2016.9
Allo stesso modo il primo vaccino anti pneumococco utilizzato, quello 7-valente ha dato origine al rimpiazzo
vaccinale (replacement), con un incremento del numero di casi di infezioni invasive dovute a sierotipi non
contenuti nel vaccino.18,19
La figura 2 mostra la distribuzione dei sierogruppi della meningite da meningococco nel mondo nel 2012.
Anch’essa è sensibile a modificazioni nelle quali i programmi vaccinali hanno un ruolo significativo, come si
descrive di seguito (vedi La fascia della meningite).

Figura 2. Distribuzione dei sierogruppi della meningite nelle diverse aree geografiche 20

La fascia della meningite21-24


Nel mondo la zona più colpita dalla meningite da meningococco resta l’Africa subsahariana, più precisamen -
te la zona identificata come la “fascia della meningite” che, estendendosi dal Senegal all’Etiopia, comprende
26 Paesi ed è popolata da circa 300 milioni di persone. Le epidemie hanno in genere inizio nella stagione sec-
ca (da dicembre a giugno) e a volte durata di alcuni anni. Le condizioni igieniche e il sovraffollamento favori-

per- 11 -
Le meningiti batteriche

scono il diffondersi della malattia che si manifesta con una ciclicità di 7-10 anni per l’alternarsi di fasi con
elevata immunità di gregge, garantita dall’evento più recente, a fasi di suscettibilità della popolazione. A fron-
te di un’incidenza annua a livello mondiale di circa 3 casi per 100.000 abitanti, nella fascia della meningite si
registra un’incidenza anche di 100-800 casi per 100.00 abitanti, in alcune comunità anche 1.000 casi per
100.000 abitanti. Prima del 2010, il sierogruppo A era responsabile della stragrande maggioranza degli even-
ti epidemici, ma con la progressiva introduzione del vaccino coniugato monovalente si è verificata una sensi-
bile riduzione di questo sierotipo e un incremento relativo dei casi dovuti ai sierotipi W, X e C, nonché allo
pneumococco. Le campagne condotte in Guinea e in Etiopia nel 2015, vaccinando la popolazione di 1-29 anni
di età in 15 aree a rischio elevato di malattia, ha ottenuto coperture del 95%. In Etiopia a partire dal 2013
sono state organizzate 3 campagne vaccinali contro il meningococco A, l’ultima associata all’immunizzazione
contro il morbillo, superando la soglia del 95% per entrambe le malattie.
Si stima che oggi più di 235 milioni di persone siano state vaccinate contro il meningococco A nella fascia
della meningite. A partire dal 2016, il vaccino è stato introdotto nel calendario vaccinale in dose singola al 9°-
18° mese di vita.
Parallelamente ai programmi vaccinali, sono state avviate in 19 Paesi attività di sorveglianza sostenute dal
WHO West African Inter-Country Support Team. I dati hanno permesso di stabilire che in 26 distretti era
stata superata la soglia epidemica.
La tipizzazione del patogeno ottenuta in poco più di un terzo dei campioni di liquor ha mostrato la seguente
distribuzione: meningococco di tipo C 47%, pneumococco 23%, meningococco di tipo W 19%, meningococco
di tipo A 3%.
Nella prima metà del 2015 si sono verificati in Niger e Nigeria oltre 9.000 casi di meningite con circa 550 de-
cessi. L’agente causale, identificato con metodi molecolari, è risultato un ceppo geneticamente diverso da tut-
ti i sierogruppi C già noti. In Niger è stata usata per la prima volta la terapia antibiotica su vasta scala ed è
stata avviata con qualche mese di ritardo per problemi di disponibilità del farmaco una campagna con il vac -
cino polisaccaridico anti meningococco ACYW ottenendo coperture intorno al 66-67%. Questo evento rap-
presenta la prima epidemia da meningococco C nell’Africa sub-sahariana.

Le meningiti nella storia21,24,25


La malattia meningococcica è stata descritta per la prima volta nel 1805, in occasione di un focolaio nei
pressi di Ginevra e l’agente causale identificato nel 1887. Per tutto il XIX sono state documentate epide -
mie gravi di meningite, spesso con ondate ogni 7-10 anni circa.
Alcune epidemie molti gravi coincidono con grandi eventi bellici, come la prima e la seconda guerra
mondiale, la guerra in Corea e il conflitto in Vietnam.
In Italia, dopo i due picchi legati ai conflitti del 1915-18 e del 1939-43, l’ultima grave recrudescenza
della malattia si è avuta negli anni 1968-71, con oltre 10.000 casi e con maggiore frequenza in alcune
Regioni meridionali.
Nelle regioni temperate i sierogruppi B e C sono stati responsabili della maggior parte delle epidemie
con esordio in inverno o in primavera. In Africa le epidemie più importanti sono state invece associate ai
sierogruppi A e C, in Asia al sierogruppo A. Il sierogruppo W135 si è manifestato con eventi epidemici a
partire dall’inizio del secolo: nel 2000 e nel 2001 in Arabia Saudita tra i pellegrini alla Mecca, nel 2002 in
Burkina Faso (13.000 casi, 1.500 decessi). Da oltre un secolo la “fascia della meningite” vede il succe-
dersi di epidemie a volte della durata di alcuni anni. La più grande epidemia mai registrata nella storia si
è verificata proprio in quest’area nel 1996-1997, causando oltre 250.000 casi e 25.000 decessi.

Dati europei15
Neisseria meningitidis (meningococco)
Dal report della sorveglianza europea aggiornato al 2012 15 emerge che la malattia da meningococco è rara in
Europa, con 0,7 casi per 100.000 abitanti, ma con valori ampiamente variabili da 0,1 a 1,8 casi per 100.000
abitanti. I valori maggiori si osservano in Lituania (1,8), Regno Unito (1,4), Svezia (1,1) e Irlanda (1,3). L’Italia
ha un’incidenza bassa pari a 0,2 casi per 100.000 abitanti.
Le differenze esprimono una realtà complessa, che trova molte spiegazioni in fattori organizzativi, laboratori-
stici e di pratica clinica. In 26 dei 28 Paesi sono attivi sistemi di sorveglianza. I dati riflettono anche il succes-
so dei programmi vaccinali universali contro il meningococco C introdotti in alcuni Paesi, mentre al momen-
to della rilevazione non era stato attivato alcun programma contro il meningococco B.

- 12 -
Le meningiti batteriche

La malattia colpisce soprattutto i bambini (<1 anno 12,3 casi per 100.000, <5 anni 5,1 casi per 100.000),
mentre la frequenza più elevata di portatori sani si riscontra tra gli adolescenti, che sono pertanto la catego -
ria su cui devono concentrarsi gli interventi sanitari. La maggior parte dei casi di malattia è causata da siero -
tipi B (dominante) e C, ma sta emergendo anche il sierotipo Y. La letalità si colloca intorno al 10%.

Streptococcus pneumoniae (pneumococco)


Sempre secondo i dati dell’ECDC, la malattia da pneumococco ha in Europa un’incidenza pari a 4,3 casi per
100.000 abitanti, variabile da 0,2 a 15,8 casi per 100.000 abitanti e massima nei Paesi nordici (Danimarca
15,8, Finlandia 13,9, Norvegia 12,6, Svezia 14,6) e sostanzialmente stabile nel tempo. L’Italia ha un’incidenza
inferiore alla media europea, di 1,3 casi per 100.000 abitanti.
Le differenze dipendono soprattutto dai diversi sistemi di sorveglianza (esistenti in 22 Paesi) e da criteri dia-
gnostici (in particolare per quanto riguarda l’emocoltura) e non autorizzano confronti diretti. A partire da
agosto 2012, l’ECDC supporta il progetto pilota di sorveglianza SpID-net (Streptococcus pneumoniae Invasi-
ve Disease network) che coinvolge i Paesi EU/EEA (Unione Europea e Area Economica Europea).
I programmi vaccinali non sono omogenei né per l’età pediatrica né per quella adulta, ma è evidente una ri -
duzione sia della malattia, sia dello stato di portatore a seguito dell’introduzione del vaccino 7-valente. Peral-
tro il rimpiazzo vaccinale ha favorito l’emergere, con casi di malattia e di portatore sano, di sierotipi non con -
tenuti nei vaccini. Nei Paesi europei sono stati adottati anche i nuovi vaccini 10-valente e 23-valente. La co-
pertura vaccinale è intorno al 18%. La malattia colpisce soprattutto i bambini (<5 anni 5,1 casi per 100.000) e
gli anziani sopra i 65 anni di età (12,2 casi per 100.000). I dati sulla sensibilità antibiotica (disponibili in 17
Paesi) descrivono resistenza all’eritromicina nel 15,6% dei casi e alla penicillina nel 6,9% dei casi.

Haemophilus influenzae (emofilo)


La malattia invasiva da emofilo ha in Europa un’incidenza bassa e relativamente stabile (0,5 per 100.000),
con tassi inferiori a 1 caso per 100.000 in 19 su 24 Paesi dei quali sono disponibili dati, Italia compresa (0,1
casi per 100.000 abitanti). I tassi maggiori si osservano nei Paesi nordici (Danimarca 1,2, Finlandia 1,5, Nor -
vegia 1,56, Svezia 2,3) e nel Regno Unito (1,2).
In particolare si è assistito a un calo progressivo per l’incidenza dei casi dovuti al tipo b per effetto dei pro -
grammi vaccinali e a un aumento relativo degli altri sierotipi compresi quelli non capsulati. Questo incre -
mento è in parte riconducibile all’estensione della sorveglianza, prima limitata al tipo b e all’età pediatrica.
I tutti i Paesi europei la vaccinazione contro H. influenzae di tipo b è compresa nel calendario vaccinale.
I bambini sotto l’anno continuano a essere i più colpiti (4,2 casi per 100.000, con quadro clinico prevalente
di meningite e/o sepsi), insieme agli anziani sopra i 65 anni (1,5 casi per 100.000, polmonite acquisita in co-
munità dovuta per la maggioranza dei casi a tipi non capsulati).

Dati italiani9,10,26,39
Il rapporto9 del sistema di sorveglianza italiano MIB sulle malattie batteriche invasive aggiornato al 16 no-
vembre 2016 presenta i dati del triennio 2014-2015. Per un ulteriore aggiornamento, comprensivo dei dati
2016, si rimanda alla Circolare del Ministero della Salute sulla prevenzione e il controllo delle malattie batte-
riche invasive prevenibili con vaccinazione. 39 Per quanto riguarda i dati pregressi, disponibili a partire dal
1996, sono stati organizzati in due rapporti distinti10: quello riguardante gli anni 1996-2006 e le meningiti
batteriche da tutti i patogeni e le sepsi da meningococco e quello relativo agli anni 2007-2010 e alle meningiti
batteriche da tutti i patogeni e sepsi da meningococco e pneumococco. In Italia, il numero totale dei casi di
meningite è passato da 1.479 nel 2014, a 1.815 nel 2015, a 1.376 nel 2016 (tabelle 4 e 5).
Nel 2016 sono stati segnalati 191 casi di meningite da meningococco (aggiornamento 2 gennaio 2017), con
un’incidenza in lieve aumento rispetto al triennio 2012-14, ma in diminuzione rispetto al 2015, dovuto alla
presenza in Toscana di una trasmissione più elevata che nel resto d’Italia.
Si sono verificati 940 casi di meningite da pneumococco nel 2016 (rispetto ai 1.256 casi del 2015) e 80 da
emofilo (rispetto ai 131 del 2015).
La letalità della meningite è di circa il 10% nei casi dovuti a pneumococco (98 deceduti su 940 pazienti nel
2016) e di circa il 12% nei casi da meningococco (21 su 178 pazienti). Risulta più alta e pari al 23% se si consi -
derano solo i casi da meningococco C (13 su 51 pazienti) .
Al momento non esiste alcuna situazione epidemica, la circolazione dei germi che causano la malattia è nella
norma attesa, in linea con i numeri degli ultimi anni.27

per- 13 -
Le meningiti batteriche

Comunque, rispetto alla media europea 15 l’Italia ha un numero basso di casi per tutte le forme di malattie in-
vasive batteriche.

Tabella 4. Malattie invasive da N. meningitidis, S. pneumoniae, H. influenzae e meningiti da


altri batteri (agenti eziologici per Regione) (2015)

Tabella 5. Malattie invasive da N. meningitidis, S. pneumoniae, H. influenzae e meningiti da


altri batteri (agenti eziologici per Regione) (dati parziali, aggiornati al 16/11/2016)

- 14 -
Le meningiti batteriche

Neisseria meningitidis
Nel 2015 sono stati segnalati 196 casi di malattia invasiva da meningococco (con presentazione in forma di
meningite per circa la metà dei casi e di sepsi/meningite per la restante metà), con un’incidenza complessiva
pari a 0,3 casi per 100.000 abitanti, in aumento rispetto agli anni precedenti (0,2 nel 2012, 0,3 nel 2013 e 0,3
nel 2014). Tale aumento è il risultato di quanto osservato in Regione Toscana, con un marcato incremento
dei casi di meningococco di tipo C negli adulti, sia nei dati consolidati del 2015 sia in quelli preliminari del
2016 (vedi anche box); mentre nella maggior parte delle Regioni l’andamento è pressoché stabile o presenta
piccole oscillazioni rispetto al triennio 2011-2014. Il recente aggiornamento epidemiologico 39 mostra nel 2016
un lievissimo incremento dei casi di malattia invasiva da meningococco, con un’incidenza pari a 0,38 casi per
100.000 abitanti. A livello regionale, oltre alla conferma di un aumento in Toscana, si rileva un numero più
elevato di casi anche in Campania (33 casi in confronto agli 11 del 2015).
L’incidenza della malattia invasiva da meningococco è maggiore nella fascia di età 0-4 anni e in particolare
nel primo anno di vita dove supera i 4 casi per 100.000; si mantiene elevata fino alla fascia 15-24 anni e dimi-
nuisce dai 25 anni in su (tabella 6).

Tabella 6. Casi e incidenza di malattia invasiva da meningococco


per età e per anno (2011-2016)

Esaminando il numero assoluto di casi per sierogruppo, il meningococco B è stato il sierogruppo più frequen-
te sino al 2014, mentre dal 2015 è stato il C, come conseguenza dell’aumento dei casi registrati in Toscana a
partire dal 2015.

Streptococcus pneumoniae
Per quanto riguarda la malattia invasiva da pneumococco (tabella 7), nel 2015 sono stati segnalati 1.256 casi
di malattia invasiva da pneumococco, con un’incidenza pari a 2,1 casi per 100.000 abitanti. Il numero assolu-
to di casi è quindi incrementato rispetto al 2013 (977 casi) e al 2014 (957 casi). I casi di meningite conside -
rando la totalità dei casi rappresentano circa il 30% e salgono al 50% nel primo anno di vita.
In alcune Regioni (Campania, Lazio, Puglia, Sardegna, Sicilia) si osserva un numero di segnalazioni troppo
basso, inferiore ai casi attesi di malattie invasive da pneumococco da sierotipi non vaccinali, che fa ipotizzare
un problema di sotto notifica (mancata trasmissione della segnalazione) o sotto diagnosi (mancata diagnosi
eziologica). Per correggere una possibile sottostima, l’incidenza per età e per anno è stata quindi calcolata sia
a livello nazionale sulla base delle segnalazioni effettive pervenute da tutte le Regioni, sia in un gruppo di Re-
gioni con maggiore attitudine alla notifica (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Ro-
magna, Province Autonome di Trento e Bolzano). Considerando solo queste ultime l’incidenza risulta più che
doppia (4 casi per 100.000 abitanti nel 2015 e 3,2 casi per 100.000 abitanti nel 2014).
Il maggior numero di casi si verifica negli anziani dopo i 64 anni di età e nei bambini nel primo anno di vita.
Considerando i dati della selezione di Regioni, l’incidenza nel 2015 è pari a 9,3 casi per 100.000 nel primo
anno di vita, 10,9 per 100.000 nei soggetti con più di 64 anni e più bassa nelle altre fasce di età.
Informazioni sul sierotipo, fondamentali per la stima dei casi prevenibili con la vaccinazione e per rilevare il
cosiddetto fenomeno del “rimpiazzo dei sierotipi”, sono disponibili per il 58% dei casi notificati nel 2015. I
sierotipi 8, 3 e 12F sono i più rappresentati e coprono nell’insieme una quota intorno al 12%. Di questi, il 3
soltanto è presente nella composizione del vaccino 13-valente coniugato, tutti e tre sono presenti in quello
23-valente polisaccaridico. I sierotipi 8 e il 12F risultano in aumento.
Analizzando i sierotipi isolati nella fascia di età 0-4 anni, si registra il netto decremento del sierotipo 1 e la co -
stante elevata frequenza dei sierotipi 19A, 3, 19F, malgrado siano contenuti nel vaccino 13-valente, oltre che
dei sierotipi non vaccinali 12F e 24F.

per- 15 -
Le meningiti batteriche

Tabella 7. Casi e incidenza di malattia invasiva da pneumococco per età e per anno in Italia
(2011-2016)

Haemophilus influenzae
Il numero dei casi di infezioni invasive (meningiti e sepsi) è contenuto, per quanto in aumento negli ultimi
anni (da 0,1 casi per 100.000 abitanti nel 2011 a 0,2 per 100.000 abitanti nel 2014 e a 0,2 per 100.000 abi-
tanti nel 2015) Anche per le infezioni da emofilo le stime di incidenza variano significativamente se si utiliz-
zano le segnalazioni raccolte su scala nazionale oppure le segnalazioni provenienti da un gruppo di Regioni
con maggiore attitudine alla segnalazione (0,4 casi per 100.000 abitanti) (tabella 8).

Tabella 8. Casi e incidenza di malattia invasiva da Haemophilus influenzae per età e per anno
in Italia (2011-2016)

L’incidenza è elevata soprattutto nel primo anno di vita e, a seguire, negli anziani.
Le variazioni osservabili nelle singole Regioni sono riconducibili a fisiologiche fluttuazioni di eventi a bassa
frequenza.

- 16 -
Le meningiti batteriche

Relativamente al quadro clinico, oltre il 65% dei casi riportati nei diversi anni presenta sepsi.
Circa la distribuzione per sierotipo, nel 2015 è evidente la netta predominanza dei ceppi non capsulati (88%
del totale dei ceppi tipizzati). I casi dovuti al sierotipo b, gli unici prevenibili mediante vaccinazione, si man-
tengono rari (nessun caso nel 2011, 6 casi nel 2012, 5 casi nel 2013, 7 casi nel 2014, 4 casi nel 2015, 5 nel
2016). Tra questi, complessivamente, solo 5 casi insorti in bambini vaccinati contro H. influenzae soddisfano
i criteri per la definizione di fallimento vaccinale (ovvero si considera fallimento una malattia invasiva da Hib
insorta 2 settimane dopo la somministrazione di una singola dose in un bambino >1 anno o alternativamente
1 settimana dopo 2 dosi in un bambino <1 anno d’età).
Altri patogeni quali listeria, streptococco di gruppo B e Mycobacterium tuberculosis, per i quali sono riporta-
ti solo i casi di meningite, sono stati segnalati al sistema di sorveglianza come responsabili nel 2015 di 54, 18
e 15 casi, rispettivamente.
La mancata identificazione dell’agente eziologico nei casi di sospetta meningite batterica si mantiene su livel -
li ridotti (6% nel 2014, 3% nel 2015).

Il caso Toscana
Da gennaio 2015 a febbraio 2016 sono stati segnalati in Regione Toscana 43 casi, 10 dei quali fatali, di me-
ningite da meningococco di sierogruppo C. Questo numero testimonia un deciso incremento rispetto agli
anni precedenti (2 casi nel 2014 e 3 nel 2013, vedi anche figura 3). Non si sono verificati casi secondari. 28
I tassi di incidenza per i casi da meningococco C sono pertanto risultati pari a 2 casi per 100.000 abitanti nel
primo bimestre 2016, 0,8 per 100.000 nel 2015, rispetto a una media di 0,1 casi per 100.000 nel triennio
2012-2014. I casi insorti nei primi 4 mesi risultavano concentrati in un’area densamente popolata della To -
scana settentrionale compresa tra Firenze, Prato ed Empoli. Vi sono stati casi nella zona costiera tra Pisa e
Viareggio.28 Va sottolineato che, anche tenendo conto dell’incremento dei casi, l’incidenza di meningite da
meningococco in Regione Toscana resta nell’ambito di quella registrata a livello europeo nei Paesi con buon
livello sanitario e la meningite si può ancora definire una malattia rara. 15

Figura 3. Andamento della malattia invasiva da meningococco C (numero di casi) nella Regione
Toscana (2000-2015, primo bimestre 2016, la freccia indica l’anno di introduzione del vaccino
coniugato anti meningococco C)28

L’età media dei soggetti colpiti nel periodo gennaio 2015-febbraio 2016 è stata di 28 anni con un range di 9-
82 anni; le fasce di età più colpite sono state quella dei 20-29 anni (15 casi, tasso di incidenza 3,9 casi per
100.000) e dei 9-19 anni (10 casi, tassi di incidenza 2,6 casi per 100.000). Ben 18 casi avevano colpito sogget-
ti ultratrentenni e ben 11 soggetti ultracinquantacinquenni.
Il quadro clinico è stato di sepsi (18 casi), sepsi e meningite (14 casi), meningite soltanto (11 casi). 28
Le informazioni sullo stato vaccinale erano disponibili per 42 pazienti: 5 avevano ricevuto il vaccino anti me -
ningococco C (un paziente sessantaduenne il giorno stesso dell’insorgenza dei primi sintomi di malattia, gli
altri 4 una sola dose di vaccino in età pediatrica da 10 a 8 anni prima).

per- 17 -
Le meningiti batteriche

Ben 35 casi (erano disponibili 40 campioni su 42) analizzati dal laboratorio di riferimento dell’Istituto Supe-
riore di Sanità appartenevano al sierotipo C11. Si tratta di un sierogruppo già descritto in altri casi sia in Italia
sia in Europa e caratterizzato da una marcata virulenza. 28-33
Anche se i casi di malattia si sono verificati in prevalenza in adolescenti giovani adulti, fascia di età per la
quale non sono disponibili i dati di copertura vaccinale, si ricorda che la copertura vaccinale a 24 mesi per
meningococco C negli anni 2014 e 2015 (nuovi nati del 2012 e 2013, rispettivamente) è risultata dell’87,2% e
del 90,9%.34
La politica di offerta vaccinale molto ampia a favore della popolazione decisa dalle autorità sanitarie della Re-
gione Toscana non ha per il momento limitato il numero di casi, simile negli anni 2015 e 2016, ma ha aumen-
tato la consapevolezza nella popolazione.

Meningite, l’epidemia è solo mediatica


Con questo titolo EpiCentro, la testata on line del Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la
promozione della salute dell’ISS ha riportato pochi mesi fa la situazione epidemiologia delle meningiti in
Italia, sottolineando come nella stagione invernale 2016-2017 e in particolare dall’inizio del 2017, l’acca -
vallarsi di notizie di cronaca che riportavano casi di meningite, molti gravi e alcuni fatali, abbia destato
un’eccessiva preoccupazione nella popolazione e generato la convinzione che fosse in atto un’epidemia
di meningite.27 Da qui la corsa ai vaccini, con difficoltà dei centri vaccinali a far fronte all’improvviso au-
mento di richieste.
Di fatto, come già prima descritto, con l’eccezione della Toscana dove sono già stati posti in atto i prov-
vedimenti necessari, i casi di meningite in Italia sono sostanzialmente stabili da anni (tabella 9).

Tabella 9. Casi di malattia invasiva da meningococco C in Italia negli ultimi 3 anni

La diffusione di questi equivoci evidenzia la necessità di informare correttamente la popolazione genera-


le sia specificamente sulle meningiti sia più in generale su tutti gli argomenti di salute, in modo impar-
ziale, corretto ed equilibrato.
Si segnalano a questo proposito alcuni documenti aggiornati per il pubblico messi a punto dalla istituzio -
ni sanitarie:35-37
 Ministero della Salute - AIFA. Meningite. Cosa c’è da sapere, gennaio 2017
http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Meningite_10.01.2017.pdf
 Ministero della Salute. FAQ sulla meningite, gennaio 2017.
http://www.salute.gov.it/portale/p5_1_1.jsp?lingua=italiano&id=104
 Istituto Superiore della Sanità (ISS). Meningite, come e quando difendersi con la vaccinazione, dicem-
bre 2016
http://www.iss.it/pres/?lang=1&id=1719&tipo=6

Si segnala infine che da febbraio 2017 l’ECDC ha messo a punto Threat Reports,38 una app per compu-
ter, tablet o cellulare con informazioni aggiornate sulle malattie infettive.

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Le meningiti batteriche

Bibliografia
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Le meningiti batteriche

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disease threats on the go.
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9133-18ff4cb1b568&Source=http%3A%2F%2Fecdc%2Eeuropa%2Eeu%2Fen%2FPages%2Fhome%2Easpx
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vaccinazione, maggio 2017.
http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?
anno=2017&codLeg=59229&parte=1%20&serie=null

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Le meningiti batteriche

Diagnosi
Punti chiave
● Quadro clinico
● Diagnosi di laboratorio
● Rachicentesi
● Imaging
● Complicanze

In sintesi
La sintomatologia della meningite batterica può variare di molto con l’età del
paziente. Non sempre infatti è presente la triade classica della meningite costituita
da febbre, rigidità nucale e alterazione dello stato mentale. La tempestività della
diagnosi e l’identificazione del patogeno risulta fondamentale per la prognosi. Alle
tecniche diagnostiche finora in uso, nelle quali è di riferimento l’esame del liquor
dopo rachicentesi, negli ultimi anni si è affiancata la reazione polimerasica a catena,
che permette di rilevare l’acido nucleico del batterio consentendone l’identificazione
e la tipizzazione.

Quadro clinico1-5
Il quadro clinico della meningite batterica varia nelle diverse età della vita (lattante, bambino, adulto), men-
tre non differisce molto in funzione dell’agente patogeno implicato, a parte la rapidità di comparsa e di evolu-
zione.
La diagnosi clinica iniziale risulta di solito molto difficile perché i sintomi e i segni classici (tabella 10) insor-
gono, soprattutto per quanto riguarda la malattia meningococcica, quando si è già verificata la batteriemia
e/o l’infezione meningea, quindi tardivamente e, a volte, in modo rapidissimo.
Nella diagnosi differenziale dei pazienti con mal di testa, rigidità del collo, febbre e condizione mentale alte -
rata, la meningite batterica deve essere la prima e più importante ipotesi da prendere in considerazione.
In età pediatrica, quando i sintomi caratteristici possono mancare, la meningite va sospettata in tutte le con -
dizioni acute febbrili. Trattandosi infatti di un’emergenza medica, eventuali ritardi nell’istituzione di una te-
rapia efficace risultano condizionare in misura determinante la letalità.
Va precisato che il solo esame clinico non è sufficiente a definire l’eziologia della meningite, in particolare
quella da N. meningitidis, ed è per questo che si rendono necessari gli accertamenti, primo fra tutti l’esame
del liquido cerebro-spinale, ove non esistano controindicazioni (vedi tabella 12).

Tabella 10. Sintomi e segni della meningite batterica


Sintomi Frequenza (%)
Cefalea ≥90
Febbre ≥90
Meningismo ≥95
Semeiotica
 segno di Brudzinsky  ≥50
 segno di Kernig  ≥50
Alterazioni del sensorio >80
Vomito ~35
Convulsioni ~30
Eruzione cutanea ~50
Deficit neurologici focali 10-20
 nervi cranici (più spesso III,IV, VI e VII)  ~10
 emiparesi  <5
Papilledema <1
Mialgie 30-60
Altri focolai suppurativi 0-30
(polmonite, otite, sinusite)

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Le meningiti batteriche

Circa la diversa presentazione secondo l’età (tabella 11), quanto più il paziente è giovane, in particolare sotto
l’anno di vita, tanto più è difficile porre diagnosi perché i sintomi più tipici, in genere presenti nell’adulto,
sono meno frequenti nel lattante.
Dalla letteratura disponibile si stima che, tra i soggetti pediatrici che effettuano un accesso al Pronto soccorso
per segni meningei, il 31% riceve una diagnosi effettiva di meningite batterica. 6 La restante quota è eziologi-
camente attribuibile a infezioni delle vie aeree superiori, a meningiti virali e a polmoniti.
Nel neonato, generalmente, le meningiti rappresentano la localizzazione di una sepsi e i sintomi neurologici
possono essere sfumati. La diagnosi va sospettata più sulla base dei segni di compromissione generale che
per quelli meningei. Sono però relativamente frequenti le crisi convulsive. Va esplorata la fontanella cranica
anteriore che può essere tesa e pulsante.
Nel lattante i sintomi neurologici iniziano a essere più evidenti, mentre nei bambini più grandi la meningite
batterica si manifesta clinicamente con i caratteri di un’infezione febbrile importante spesso delle vie respira -
torie, associata a irritabilità e vomito, cui si aggiungono talora i segni di irritazione meningea.
Può essere utile indagare con i genitori la rapidità di evoluzione del quadro clinico.
Negli adulti la triade classica della meningite è costituita da febbre, rigidità nucale e alterazione dello stato
mentale, variabile da irritabilità a sonnolenza, fino al delirio e al coma. Tuttavia meno della metà dei pazienti
ha contemporaneamente i tre sintomi, i più frequenti dei quali sono la cefalea e lo stato mentale alterato. 4
La presenza di petecchie che non impallidiscono alla digitopressione e di emorragie sottocutanee si ha in cir-
ca la metà dei casi di meningite da meningococco, ma si riscontra anche con altri patogeni (emofilo e stafilo -
cocchi). Una sintomatologia simile con comparsa di petecchie cutanee rapidamente estendentesi e gravissi-
mo stato di shock può essere dovuta a una sepsi meningococcica (talora fulminante con morte in 24 ore), an -
che in assenza di chiari segni di interessamento meningeo.
Anche l’artrite tende ad associarsi, ma non in modo esclusivo, con le forme da meningococco.

Tabella 11. Sintomi e segni della meningite batterica in funzione dell’età

Neonato Bambino Adulto


 Alterazioni del comportamento  Cefalea  Cefalea
(irritabilità, pianto inconsolabile)  Febbre  Febbre
 Alterazioni dello stato di vigilanza  Fotofobia  Meningismo
 Convulsioni  Nausea, vomito  Sensorio alterato
 Instabilità termica  Compromissione generale  Nausea, vomito
 Distress respiratorio con cianosi,  Sonnolenza  Convulsioni
apnea  Meningismo  Eruzione cutanea
 Vomito  Deficit neurologici focali  Deficit neurologici focali
 Tachicardia  Eruzione cutanea  Mialgie
 Ipotensione
 Iper o ipotonia
 Shock
 Fontanella anteriore tesa e
pulsante
 Diarrea e distensione addominale

Molti dei sintomi della meningite acuta sono una conseguenza dell’ipertensione endocranica:
 cefalea: continua o remittente, generalizzata o parziale, esacerbata da manovre che causano aumento
della pressione endocranica (tosse, starnuto, sforzo, compressione delle giugulari)
 vomito da stimolazione del centro del vomito, sito nel pavimento del IV ventricolo, con insorgenza
improvvisa, senza nausea, a getto, indipendente dall’introduzione di cibo
 bradicardia, per stimolazione dei nuclei di origine del nervo vago, segno non sempre presente
 paralisi del VI nervo cranico (abducente), che dato il lungo tragitto intracranico è particolarmente
sensibile all’aumento della pressione
 fontanella tesa e pulsante o diastasi delle suture (quando ancora aperte)
 convulsioni, generalizzate o in forma di crisi parziali, riconducibili sia all’ipertensione endocranica, sia al
rialzo termico, sia alla vasculite.

Segni meningei
Per più di cento anni, nella valutazione dei pazienti con sospetta meningite, i medici hanno fatto
affidamento sui segni meningei (rigidità nucale, segno di Kernig e segno di Brudzinski) e hanno
utilizzato questo dato per decidere chi sottoporre alla puntura lombare.
Tali segni possono essere così descritti:

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Le meningiti batteriche

 rigidità nucale: posizione a cane di fucile (decubito laterale con capo esteso e arti inferiori flessi),
opistotono (tronco iperesteso)
 segno di Kernig: consiste nell’impossibilità di flettere gli arti inferiori sul tronco senza che a questo
movimento si associ una contemporanea flessione delle gambe; si può ricercare con il paziente sedu-
to o supino sul letto
 segno di Brudzinski o segno della nuca: la flessione passiva della nuca in avanti provoca la flessio-
ne degli arti inferiori. E’ descritto anche un secondo segno di Brudzinski o riflesso controlaterale: se,
a malato supino, si flette fortemente la gamba e la coscia di un lato, si assiste a un movimento di
flessione (riflesso identico) o di estensione (riflesso reciproco) nell’arto opposto.
In realtà, i segni meningei possono essere di entità variabile, e addirittura limitati a una modesta resi -
stenza alla flessione del collo o francamente assenti, soprattutto in età pediatrica e in particolare sotto i
18 mesi di età.
Le stime riportano una capacità predittiva limitata rispetto alla presenza di una pleiocitosi del liquor, con
una sensibilità soltanto del 31% per la rigidità nucale, del 9% per il segno di Brudzinski e dell’11% per il
segno di Kernig.5
Pertanto, anche in assenza di segni meningei, non si deve differire o rinunciare all’esecuzione della pun -
tura lombare.

L’esame obiettivo deve sempre comprendere la rilevazione di frequenza cardiaca e frequenza respiratoria, sa -
turazione d’ossigeno, temperatura corporea, situazione di perfusione (per mezzo del tempo di riempimento
capillare), oltre che una valutazione neurologica. Nei pazienti in coma fa riferimento la scala del coma di Gla -
sgow7,8 e/o la scala APVU.9
Il tempo di riempimento capillare (capillary refill time, CRT) è un indicatore rapido e non invasivo della si-
tuazione circolatoria molto usato in età pediatrica. Si effettua comprimendo il letto capillare ungueale (nel
bambino piccolo anche della mano, del piede o dell’avambraccio) e si osserva il ritorno del flusso facendo ri-
ferimento alla colorazione della cute. Il normale tempo di riempimento capillare è inferiore a 2 secondi. Tem -
pi superiori indicano una riduzione della perfusione periferica. 10
Tutte le linee guida raccomandano che la situazione clinica sia tenuta sotto stretto controllo attraverso verifi-
che ravvicinate nel tempo.
Inoltre, in alcune categorie di pazienti fare diagnosi di meningite batterica è ancora più difficile data la sinto-
matologia atipica:
 i pazienti precedentemente trattati con terapia antibiotica orale possono avere come unico sintomo le
convulsioni
 le persone anziane, in particolare quelle affette da comorbilità (diabete, malattie renali ed epatiche),
possono presentare letargia e assenza di sintomi meningei
 i pazienti con neutropenia possono avere sintomi lievi di irritazione meningea
 i pazienti immunocompromessi che hanno ricevuto trapianti d’organo e tessuti e i pazienti con infezione
da HIV e AIDS possono non mostrare un’infiammazione meningea e avere una febbricola.

Diagnosi di laboratorio2,3,11
Gli esami di laboratorio da richiedere in urgenza comprendono:
 emocromo con formula
 proteina C reattiva
 fattori della coagulazione
 glicemia
 prove di funzionalità epatica e renale
 elettroliti
 lattato.
Nella meningite batterica gli esami di laboratorio mostrano solitamente una leucocitosi neutrofila e un note-
vole incremento degli indici di flogosi. La presenza di una bassa conta leucocitaria e di una proteina C reatti-
va normale non escludono tuttavia né la meningite batterica né la sepsi meningococcica. 2
Nessuno studio in letteratura è stato in grado di individuare un valore soglia nella conta leucocitaria o nei va-
lori di proteina C reattiva in grado di discriminare tra una meningite batterica e altre patologie infettive. 12
Il dosaggio degli elettroliti è utile per evidenziare uno stato di disidratazione o individuare la presenza di una
sindrome da inappropriata secrezione di ormone antidiuretico (ADH, vedi anche complicanze).
La glicemia plasmatica viene utilizzata per il rapporto con la glicorrachia ai fini della diagnosi differenziale e
sarebbe utile una raccolta sincrona dei due campioni.

per- 23 -
Le meningiti batteriche

Un’alterazione dei parametri della coagulazione e una riduzione della conta piastrinica sono segnali di coagu-
lazione intravascolare disseminata.
La determinazione del lattato è un indice per la valutazione dello stato settico e per le indicazioni alla riani-
mazione (soglia critica 18 mg/dl).
Fondamentale è l’esecuzione di un’emocoltura e, nei laboratori dove la metodica sia disponibile, il prelievo di
un campione di sangue in EDTA (PCR).12
Il prelievo per l’emocoltura deve essere effettuato al più presto, idealmente entro un’ora dall’inizio dei sinto -
mi e prima della somministrazione dell’antibioticoterapia ed è informativo nel 50-75% dei casi. 3
In aggiunta all’emocoltura, è possibile allestire colture provenienti da nasofaringe/secrezioni respiratorie,
urine, lesioni cutanee.
Quando possibile, i risultati degli esami devono essere analizzati da uno specialista in malattie infettive.

Rachicentesi1-3,11
L’esame del liquido cefalorachidiano (LCR) tramite rachicentesi resta il gold standard nella diagnostica delle
meningite prima di tutto perché consente una diagnosi eziologica. La rachicentesi va pertanto eseguita in
ogni caso sospetto in mancanza di controindicazioni specifiche (vedi tabella 12).

Tabella 12. Controindicazioni all’effettuazione della puntura lombare

Controindicazioni assolute
Segni di aumentata pressione intracranica
Infezione della cute nella sede di puntura
Segni suggestivi di idrocefalo ostruttivo, edema cerebrale diffuso o erniazione delle
tonsille cerebellari alla TC (o alla RM)
Controindicazioni relative
Sepsi o ipotensione (pressione sistolica <100 mmHg e diastolica <60 mmHg): il
paziente deve essere prima stabilizzato
Disordini della coagulazione (coagulazione intravascolare disseminata, conta
piastrinica <50.000/mm3, terapia con warfarin)
Grave immunodepressione
Presenza di deficit neurologici focali (paralisi dei nervi cranici esclusa)*
Insufficienza respiratoria grave
Porpora diffusa
Glasgow coma score (GCS) ≤8*
Convulsioni subentranti*
* eseguire una TC o una RM dell’encefalo

In presenza di controindicazioni, l’opportunità di eseguire questa procedura può essere riconsiderata a di-
stanza di 8-12 ore, dopo aver rivalutato il quadro clinico o aver ottenuto informazioni dalla diagnostica per
immagini, pur con tutti i limiti a essa legati.
Secondo le linee guida del NICE2 che si riferiscono all’età pediatrica, la rachicentesi deve essere ripetuta in
caso di ri-emergenza o persistenza della febbre, deterioramento delle condizioni cliniche, persistenza della
positività dei marcatori d’infiammazione oppure comparsa di nuovi segni clinici.
C’è ampio consenso sul fatto che qualsiasi decisione relativa al ricorso alla rachicentesi non debba essere mo -
tivo di ritardo per l’inizio della terapia antibiotica.

La procedura
La puntura lombare viene effettuata nello spazio tra la L3-L4, L4-L5 o L5-S1, nel punto di incrocio tra la co-
lonna e una linea ideale che congiunge le due creste iliache superiori, a un livello dove il midollo spinale non
è più presente. Il paziente viene messo in decubito laterale in posizione fetale con un cuscino tra le ginocchia,
oppure in posizione seduta sul bordo del letto con il tronco flesso. In entrambe le posizioni, il capo deve esse -
re inclinato in avanti in modo da aumentare la distanza tra gli spazi intervertebrali (figura 4).
E’ estremamente importante che il liquor prelevato sia in quantità adeguata (almeno 10 ml, nell’adulto si
possono prelevare senza problemi fino a 15 ml3) per consentire l’effettuazione di tutte le ricerche. Se possibi-
le, si allestiscono tre provette:

- 24 -
Le meningiti batteriche

 una per la conta delle cellule, la coltura batterica e la colorazione del sedimento
 una per la determinazione chimica di glucosio, proteine e cloruri
 una per eventuali ricerche virali (da congelare e conservare).

Figura 4. Esecuzione della rachicentesi

Dopo la rachicentesi è possibile l’insorgenza di cefalea, più frequente nei pazienti ipotesi e favorita dall’orto-
statismo. E’ riconducibile allo stiramento meccanico della dura madre più che alla sottrazione del liquor, è in
genere autolimitante, raramente si associa allo sviluppo di un ematoma subdurale. Nei casi di persistenza, si
può ricorrere all’iniezione nello spazio epidurale di un piccolo quantitativo di sangue autologo (blood patch)
che coagulando “ripara” la perdita di continuità della meninge. 3
Per ridurre la probabilità della cefalea si raccomandano alcuni accorgimenti: scelta di un ago di piccolo cali-
bro (che comporta però un prolungamento della procedura di prelievo, maggiori tassi di parestesia post in -
tervento e di insuccesso), orientamento sagittale dell’ago, riposizionamento del mandrino prima di estrarre
l’ago, consolidata esperienza dell’operatore. 3
Anche in pazienti con esame obiettivo nella norma e diagnostica per immagini negativa non si può escludere
che l’abbassamento della pressione del liquor a seguito della rachicentesi determini l’erniazione delle tonsille
cerebellari, che si manifesta clinicamente con un’alterazione dello stato di coscienza e dei riflessi pupillari,
postura decerebrata o decorticata, convulsioni.

Le informazioni delle metodiche tradizionali1-3


L’ispezione visiva del liquor, la pressione di apertura durante il prelievo, l’esame chimico-fisico e la colorazio-
ne di Gram sul liquido cefalorachideo restano fondamentali e sono di ausilio al medico per un primo orienta -
mento diagnostico. Queste informazioni dovrebbero essere disponibili entro 4 ore dal prelievo per supporta-
re le decisioni terapeutiche, in particolare l’indicazione alla terapia con steroidi, e di profilassi.
In un secondo momento, gli esami sul liquor possono consentire l’isolamento e la tipizzazione del patogeno e
dare indicazioni sulla sensibilità agli antibiotici.
Le caratteristiche differenziali delle diverse forme di meningite sono sintetizzate nella tabella 13.3,5,11,13-15 Rap-
presentano criteri generali, validi nel 90% circa dei casi. 1 La restante quota di casi non risponde a questo in-
quadramento di massima per una variabilità legata all’età (nel neonato le alterazioni sono sfumate 1), alla fase
di malattia (mancano le modificazioni della popolazione cellulare in fase molto precoce o tardiva, in quest’ul -
timo caso secondo alcuni con significato prognostico negativo), all’eventuale terapia antibiotica iniziata o an -
che all’agente patogeno (per esempio linfocitosi nella meningite da Listeria, neutrofilia in quella da enterovi-
rus).3
Il rapporto glicemia liquor/sangue non ha ovviamente valore in caso di malattie del metabolismo glucidico in
trattamento o meno.3
In aggiunta agli esami tradizionali, viene anche utilizzata la determinazione liquorale dell’acido lattico (per la
diagnosi differenziale tra meningite batterica e virale soglia di 35 mg/dl, con valori superiori a favore della
natura batterica) con una sensibilità del 93% e una specificità del 96%. Il dosaggio risente dell’interferenza
della terapia antibiotica o di altre malattie neurologiche non infettive. 1,3
Un altro esame che ha goduto di una discreta diffusione ma dopo l’avvento della diagnostica molecolare trova
applicazione solo in situazioni particolari (epidemie in contesti sanitari dove la nuova tecnologia non sia di-

per- 25 -
Le meningiti batteriche

sponibile) è il test di agglutinazione al lattice, diretto contro gli antigeni polissaccaridici di alcuni batteri cap -
sulati.1,3

Tabella 13. Caratteristiche del liquor nella meningite

Parametri Normale Meningite Meningite Meningite Meningite


batterica virale tubercolare micotica
Caratteristiche Limpido Torbido, purulento Limpido Limpido o torbido Limpido o torbido
(smerigliato)
Pressione di 80-200 mmH2O >200 mmH2O 90-200 mmH2O >180 mmH2O >180 mmH2O
apertura (decubito laterale)
valori maggiori in
posizione seduta
Globuli bianchi 0-5/μl 100-5.000/μl 10-2.000/μl 50-5.000/μl 20-500/μl
(anche oltre linfocitosi in fase iniziale linfocitosi
50.000/μl) polimorfonucleati,
>80% neutrofili in fase avanzata
linfociti
Proteine 15-40 mg/dl 100-500 mg/dl 40-90 mg/dl 100-500 mg/dl 50-500 mg/dl
Glucosio 50-80 mg/dl <40 mg/dl Normale/ridotto <40 mg/dl <50 mg/dl
Glucosio, rapporto >0,66 0,4 Normale/poco 0,4 0,8
liquor/sangue ridotto

L’esame colturale è considerato da anni di riferimento per ottenere la diagnosi eziologica. Consente l’isola-
mento e la tipizzazione dell’agente e inoltre l’esecuzione dell’antibiogramma, dato sempre più rilevante consi-
derata l’emergenza di ceppi batterici antibiotico-resistenti.
Il prelievo dovrebbe essere effettuato prima dell’inizio della terapia antibiotica, dal momento che può essere
sufficiente anche una sola somministrazione per abbassare la carica batterica e dare un risultato negativo
della coltura. Si stima che l’antibioticoterapia riduca del 10% circa la probabilità di isolamento del patogeno. 1
Il tempo di sterilizzazione del liquor dopo la prima dose di farmaco è di 2 ore per N. meningitidis e 4 ore per
S. pneumoniae.16,17 L’antibioticoterapia può anche alterare i livelli di glicemia e proteine liquorali, mentre
non modifica la conta leucocitaria e in particolare il numero dei neutrofili.18
Un altro limite dell’esame colturale riguarda la sensibilità, in quanto la positività è influenzata dal volume di
liquido biologico prelevato e analizzato. Questo aspetto è rilevante soprattutto in ambito pediatrico, perché
spesso il volume del campione (il ragionamento si può estendere anche al campione ematico) può essere in-
sufficiente a garantire la crescita in coltura del patogeno.
La mancata crescita in coltura e l’impossibilità di una sierotipizzazione ha anche un risvolto di natura epide -
miologica in quanto porta a una sottostima o a problemi di classificazione delle infezioni.

Il valore aggiunto della diagnostica molecolare


Negli ultimi anni all’esame colturale si è affiancata la diagnostica molecolare con la metodica della reazione
polimerasica a catena (PCR) che ha assunto un ruolo sempre maggiore nella diagnosi delle forme batteriche
di meningite. La PCR, eseguita su sangue e su liquor, permette di rilevare anche piccole quantità di acido nu -
cleico del patogeno responsabile, permettendo l’identificazione del batterio e del sierotipo. 1,3,19-23,44
Entrambi i metodi molecolari, la PCR standard (end point) e la real-time (RT-PCR), hanno una specificità
elevata, ma la real-time, cui si fa riferimento di seguito, ha una maggiore sensibilità ed è in grado di fornire
indicazioni sulla carica batterica, aspetto rilevante per la prognosi dei pazienti.
Tra i principali vantaggi della PCR (vedi tabella 14) ci sono la non influenza della terapia antibiotica e l’eleva-
ta sensibilità (96-98%) e specificità (95-99%). 2,20-25 E’ stato peraltro avanzato il dubbio, sulla base di dati in
popolazioni pediatriche, che si verifichino false positività su campioni ematici per malattia batterica invasiva
in soggetti portatori.26
Il gruppo di ricerca di immunologia dell’Ospedale Universitario Meyer di Firenze ha stabilito che, rispetto al -
l’RT-PCR, l’utilizzo della coltura tradizionale sottostima la diagnosi di infezioni meningococciche di oltre 3
volte, circa 2,7 volte, se la determinazione viene effettuata sul liquor e di circa 3,5 volte su sangue. 20,23
In particolare, uno studio di questo gruppo ha preso in considerazione i 222 casi di meningite batterica dia -
gnosticati in Italia nel periodo 2005-2014 e ha confrontato i risultati sullo stesso materiale biologico di ogni
caso forniti dall’esame colturale e dalla RT-PCR. Il 42% dei casi di meningite meningococcica che hanno por-
tato a morte il paziente (in tutto 26 casi fatali) era stato misclassificato, cioè era stato giudicato come non do-

- 26 -
Le meningiti batteriche

vuto al meningococco. Questi casi sono stati riclassificati come positivi al meningococco grazie alla RT-PCR.
Dei campioni di soggetti malati di meningite ugualmente sottoposti a entrambi i test, il 58% era stato diagno -
sticato come meningite meningococcica solo dalla RT-PCR (positiva nel 100% dei casi). Il fattore di sottosti-
ma del laboratorio è risultato in questa casistica di 3,28 volte. 20 Dalla fine del 2014, l’esame della RT-PCR vie-
ne eseguita su tutti i casi sospetti di meningite in Regione Toscana da un unico laboratorio centralizzato pres -
so l’Istituto Meyer.

Tabella 14. Vantaggi e limiti della RT-PCR

Vantaggi Limiti
 Identificazione anche a germe non  Non fornisce dati sulla antibiotico-
vitale resistenza
 Necessità di volume bassissimo di  Disponibilità in pochi laboratori
campione biologico
 Ininfluenza della terapia antibiotica
 Possibilità di utilizzare un campione
esposto o conservato a condizioni non
ideali (temperatura ambiente,
soluzione fisiologica)
 Rapidità del risultato (meno di 2 ore)
 Elevata sensibilità e specificità
 Tecniche e macchinari semplici
 Costo basso

Anche dall’esperienza di altri Paesi (Grecia e Regno Unito) emerge che laddove si utilizza la RT-PCR il nume-
ro dei casi identificati è molto superiore (da 2,5 a 4 volte) e che nei Paesi che utilizzano la sola coltura una
quota significativa di casi rientra nella classificazione di “sepsi o meningite dovuta a un germe sconosciuto”,
conducendo quindi a una notevole sottostima del numero delle infezioni da meningococco. 27-29
Il contributo della RT-PCR è poi particolarmente importante quando le infezioni si verificano con sintomato-
logia inusuale (per esempio quella tipica della polmonite, come può capitare più frequentemente in soggetti
anziani): è possibile che la diagnosi non venga sospettata e le ricerche microbiologiche non vengano esegui-
te.30

Imaging1-3,11,13
Sia la tomografia computerizzata (TC) sia la risonanza magnetica (RM) danno un contributo modesto nella
diagnostica della meningite batterica in quanto le immagini possono risultare nella norma. L’aumento del se-
gnale a livello meningeo (enhancement) è considerato aspecifico. Per la risonanza magnetica le stime di sen-
sibilità sono del 9-100%, quelle di specificità del 93-100%. 31 Nella RM con mezzo di contrasto l’enhancement
tende inoltre a permanere dopo settimane o mesi dalla risoluzione dell’evento acuto.32
Per alcuni anni si è peraltro ritenuto che l’imaging potesse dare un contributo nell’evidenziare un quadro di
ipertensione endocranica e il rischio conseguente di erniazione delle tonsille cerebellari dopo una rachicente-
si e c’è stato consenso nell’effettuare di routine l’imaging prima della puntura lombare, a condizione che que-
sto passaggio diagnostico non ritardasse né i tempi della rachicentesi né quelli dell’inizio della terapia anti-
biotica, la cui tempestività ha un impatto certo sulla prognosi. 1-3
I segni caratteristici dell’ipertensione endocranica sono l’idrocefalo ostruttivo, l’edema cerebrale diffuso o
l’erniazione delle tonsille cerebellari, ma anche una riduzione delle dimensioni dei ventricoli, l’attenuazione o
la scomparsa dei solchi. Il loro riscontro rappresenta una controindicazione all’effettuazione della rachicente-
si. Tuttavia gli studi disponibili indicano che tali segni possono anche mancare e che la diagnostica per im-
magini ha una sensibilità limitata,33,34 inferiore a quella di un esame obiettivo neurologico.2
Pertanto, le indicazioni più recenti non prevedono che vada effettuata di routine una TC dell’encefalo prima
della puntura lombare,1,3,35 ma restringono il suo impiego. Il NICE la raccomanda nei casi pediatrici con alte-
razioni gravi dello stato di coscienza o con segni neurologici focali, soprattutto ai fini di una diagnosi diffe -
renziale.2 Le linee guida dell’Infectious Diseases Society of America stabilisce l’indicazione alla TC prima del-
la puntura lombare nei pazienti con immunodepressione, storia di malattia neurologica (lesioni cerebrali oc-
cupanti spazio, ictus, infezioni focali), storia recente di convulsioni (la settimana precedente l’esordio del
quadro di meningite), papilledema, alterazioni dello stato di coscienza, defici neurologici focali (midriasi non
reattiva, paralisi bulbare, positività della prova di Mingazzini per gli arti superiori o inferiori). 13

per- 27 -
Le meningiti batteriche

Non c’è consenso sui criteri di gravità delle alterazioni dello stato di coscienza che siano un’indicazione alla
diagnostica per immagini.3
TC e RM sono invece utili nella valutazione e nel follow up delle complicanze. 36

Definizione di caso37,38
Si riporta la definizione di caso di malattia invasiva da Neisseria meningitidis, Streptococcus pneumo-
niae ed Haemophilus influenzae secondo i criteri della Commissione Europea.
Ai fini della segnalazione alla rete di sorveglianza si fa riferimento alla definizione di caso confermato.
Malattia invasiva da Neisseria meningitidis
Criteri clinici
Qualsiasi persona che presenti almeno uno dei seguenti sintomi:
 segni meningei
 eruzione emorragica
 shock settico
 artrite settica.
Criteri di laboratorio
Almeno uno dei seguenti quattro criteri:
 isolamento della Neisseria meningitidis da un sito solitamente sterile o dalle lesioni cutanee purpuri-
che
 identificazione dell’acido nucleico della Neisseria meningitidis in un sito solitamente sterile o nelle le-
sioni cutanee purpuriche
 identificazione dell’antigene della Neisseria meningitidis nel liquido cerebrospinale
 identificazione di diplococco Gram negativo nel liquido cerebrospinale
Criteri epidemiologici
Correlazione epidemiologica mediante trasmissione interumana

Classificazione dei casi


 Caso possibile Qualsiasi persona che soddisfi i criteri clinici.
 Caso probabile Qualsiasi persona che soddisfi i criteri clinici e presenti una correlazione epidemio -
logica.
 Caso confermato Qualsiasi persona che soddisfi i criteri di laboratorio.
Malattia invasiva da Streptococcus pneumoniae
Criteri clinici
Non pertinenti a fini della sorveglianza.
Criteri di laboratorio
Almeno uno dei seguenti tre criteri:
 isolamento dello Streptococcus pneumoniae da un sito solitamente sterile
 identificazione dell’acido nucleico dello Streptococcus pneumoniae in un sito solitamente sterile
 identificazione dell’antigene dello Streptococcus pneumoniae in un sito solitamente sterile (la rileva-
zione dell’antigene urinario non rappresenta un criterio per la definizione di malattia invasiva da
Streptococcus pneumoniae. Infatti questo metodo, che viene utilizzato soprattutto per la diagnosi di
polmonite pneumococcica, non discrimina tra polmonite batteriemica, che fa parte delle malattie in-
vasive da pneumococco, e polmonite non batteriemica, che non è considerata una malattia invasiva).
Criteri epidemiologici
Non applicabili

Classificazione dei casi


Caso possibile Non applicabile.
Caso probabile Non applicabile.
Caso confermato Qualsiasi persona che soddisfi i criteri di laboratorio.

Malattia invasiva da Haemophilus influenzae


Criteri clinici
Non pertinenti a fini della sorveglianza.
Criteri di laboratorio
Almeno uno dei seguenti due criteri:
 isolamento dell’Haemophilus influenzae da un sito solitamente sterile
 identificazione dell’acido nucleico dell’Haemophilus influenzae in un sito solitamente sterile.
Criteri epidemiologici
Non applicabili

Classificazione dei casi


Caso possibile Non applicabile

- 28 -
Le meningiti batteriche

Caso probabile Non applicabile


Caso confermato Qualsiasi persona che soddisfi i criteri di laboratorio.

Meningiti da altro agente batterico


Criteri di laboratorio
Almeno uno dei seguenti criteri di laboratorio:
 isolamento di un agente batterico dal liquor
 rilevamento di antigeni nel liquor
 presenza di acido nucleico di un agente batterico nel liquor
 presenza di liquor torbido accompagnata da sintomatologia clinica meningea (solo per la segnalazione
di meningiti a eziologia sconosciuta con liquor torbido).

Complicanze1-4,39-43
A una meningite batterica possono far seguito diverse complicanze a breve e a lungo termine (tabella 15) con
una frequenza stimata del 50% e del 30% rispettivamente. Queste sono il risultato sia del danno neurologico
diretto sia dei danni causati dalla sepsi e riconoscono diversi meccanismi fisiopatologici, come la vasculite,
l’ipossia e l’ipertensione endocranica.
In particolare la vasculite può causare trombosi vasale e lesioni ischemiche di varia entità. Come già accenna-
to, la liberazione massiva di endotossine causa shock e innesca la cascata emocoagulativa con l’insorgere di
una coagulazione intravascolare disseminata.
Le conseguenze più gravi si osservano a livello del sistema nervoso con esito in lesioni focali e paresi, e a li -
vello dell’apparato tegumentario e muscolo-scheletrico con fenomeni di necrosi e gangrena che a volte rendo-
no necessaria l’amputazione.

Tabella 15. Complicanze delle meningiti acute

Complicanze a breve termine Complicanze a lungo termine


 Nel neonato stenosi dell’acquedotto di Silvio  Ritardo mentale
 Sindrome da inappropriata secrezione di ormone  Ritardo nell’acquisizione del linguaggio
antidiuretico (SIADH)  Epilessia/convulsioni
 Coagulazione intravascolare disseminata  Idrocefalo
 Shock settico  Disturbi comportamentali
 Encefalite  Paralisi dei nervi cranici
 Infarti cerebrali  Ipoacusia/sordità neurosensoriale
 Empiema subdurale e ascesso cerebrale  Cecità
 Perdita dei riflessi protettivi delle vie aeree e  Emiplegia, monoplegia
polmonite ab ingestis  Amputazione di arto
 Artrite settica
 Versamento pericardico
 Anemia emolitica (da H. influenzae)
 Gangrena periferica con amputazione

Le complicanze sono più frequenti quando è in gioco lo streptococco (30% dei casi). Le meningiti da menin-
gococco si complicano in una minoranza dei casi (7%), a meno di una evoluzione in sepsi (57% dei casi). 4,39-41
Rappresentano fattori di rischio per lo sviluppo di sequele alcune caratteristiche del paziente (età avanzata) e
alcuni eventi nel decorso della malattia (alterazione del livello di coscienza e in particolare punteggi della sca -
la del coma di Glasgow bassi, insorgenza di convulsioni, paralisi dei nervi cranici, leucopenia). 1,42,43
La meningite è la causa più frequente di ipoacusia/sordità neurosensoriale in età pediatrica. Può svilupparsi
già all’inizio della malattia o più tardivamente. Ha importanti ricadute sull’acquisizione del linguaggio. Supe-
rata la fase acuta è essenziale un valutazione audiometrica e, se indicato, l’inserimento di un impianto coclea-
re prima che i processi di riparazione ossea possano compromettere l’intervento.
I deficit cognitivi hanno un impatto significativo sul rendimento scolastico e vanno affrontati con un approc-
cio neuropsicologico e neuroriabilitativo.
Per le cicatrici e le amputazioni, accanto ai trattamenti ricostruttivi, protesici e riabilitativi bisogna interveni-
re con supporti psicologici.

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http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?
anno=2017&codLeg=59229&parte=1%20&serie=null

per- 31 -
Le meningiti batteriche

Trattamento
Punti chiave
● Terapia antibiotica empirica
● Terapia antibiotica mirata
● Corticosteroidi
● Terapia di supporto

In sintesi
A una diagnosi tempestiva deve far seguito un’altrettanto tempestiva e adeguata
terapia antibiotica. Solo così si può modificare significativamente la prognosi dei
pazienti. Secondo le linee guida, la terapia antibiotica empirica (generalmente con
una cefalosporina di III generazione o rifampicina) dovrebbe essere somministrata
entro mezz’ora-un’ora dal ricovero. Una volta individuato lo specifico agente
eziologico, si passa alla terapia antibiotica mirata per via endovenosa. La scelta di
entrambe le terapie deve ovviamente tenere conto di vari fattori tra cui l’età del
paziente e l’antibiotico-resistenza/sensibilità. Alla terapia antibiotica si associa in
genere quella con corticosteroidi (desametasone).

Terapia antibiotica empirica1-4


La terapia antibiotica empirica deve essere iniziata il più precocemente possibile, appena emerge il sospetto
di una meningite batterica. Ci sono prove che la tempestività di tale intervento ha un impatto significativo
sulla sopravvivenza e sulle sequele.1,3,5
Le linee guida raccomandano la somministrazione del farmaco da mezz’ora a un’ora dal ricovero. Questi tem-
pi non sono in genere compatibili con l’effettuazione della rachicentesi, soprattutto se questa indagine deve
essere preceduta da indagini di diagnostica per immagini. L’attesa del completamento di queste procedure è
la ragione più frequente, ma priva di valide giustificazioni, per un ritardo nell’inizio della terapia antibiotica. 1
Come già ricordato, la somministrazione di antibiotici può comportare la negativizzazione di esami colturali
e interferire sui livelli di glicorrachia e protidorrachia. Questi limiti sono oggi superati dalla disponibilità del-
la diagnostica molecolare.
Per quanto riguarda la scelta del farmaco, c’è consenso sul fatto che sia necessario tenere conto di differenti
fattori demografici ed epidemiologici: età del paziente, probabilità di infezioni da patogeni specifici nelle di-
verse fasce di età, situazione locale di antibiotico-resistenza/sensibilità a penicilline e cefalosporine di III ge-
nerazione. L’Italia è compresa, insieme a Canada, Cina, Croazia, Grecia, Messico, Pakistan, Polonia, Spagna,
Stati Uniti e Turchia, nei Paesi in cui è diffusa la penicillino-resistenza. 8 In caso di esposizione durante tra-
sferte all’estero può essere utile consultare la lista della distribuzione dell’antibiotico-resistenza sul sito del-
l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC, http://atlas.ecdc.europa.eu/public/index.a-
spx?Instance=GeneralAtlas9).
Un altro aspetto importante che guida la scelta dell’antibiotico sono le sue caratteristiche farmacocinetiche.
La facilità di passaggio della barriera emato-encefalica dipende da solubilità, dimensioni della molecola, lega-
me proteico e dal grado di infiammazione delle meningi, in particolare permeabilità capillare e dei plessi co-
rioidei. Le cefalosporine di III generazione, contemplate dalla maggior parte delle linee guida come farmaci
di scelta per la terapia empirica, hanno attività battericida per pneumococco e meningococco e penetrano at-
traverso le meningi infiammate. Le indicazioni delle linee guida non sono omogenee circa la scelta del farma-
co antibatterico (tabella 16).
Per quanto riguarda il profilo di sicurezza dei farmaci, il ceftriaxone non è indicato nel neonato perché può
spiazzare la bilirubina dai siti di legame con l’albumina e determinare ittero.2,4

Tabella 16. Terapia antibiotica empirica raccomandata dalle linee guida

Fonte Età Trattamento


10  <1 mese  ampicillina + cefotaxima o aminoglicoside
IDSA (2004)
 1-50 anni  vancomicina + cefalosporina III generazione (+ vancomicina se si
associa lo steroide)
 >50 anni  vancomicina + cefalosporina III generazione + ampicillina

- 32 -
Le meningiti batteriche

AAP  <1 mese (sospetto  benzilpenicillina o cefotaxima o ceftriaxone o ampicillina


11 N. meningitidis)
(2006)
 <1 mese (sospetto  vancomicina + cefotaxima o ceftriaxone
S. pneumoniae)
Canadian  6-12 settimane  vancomicina + cefotaxima o ceftriaxone + ampicillina
Pediatric  >12 settimane  vancomicina + cefotaxima o ceftriaxone
Society
12
(2008)
EFNS  bambini >1 mese e  benzilpenicillina o ceftriaxone o cefotaxima ± vancomicina
13 adulti o meropenem
(2008)
o cloramfenicolo
 adulti (sospetto di  ampicillina/amoxicillina
meningite da
Listeria)
Fitch et al  bambini e ragazzi  vancomicina + cefotaxima o ceftriaxone, in alternativa cloramfenicolo
14 >1 mese-17 anni
(2008)
NICE  <3 mesi  cefotaxima + amoxicillina o ampicillina
3  ≥3 mesi  ceftriaxone ± vancomicina (secondo la storia di esposizione: viaggi
(2012)
all’estero o ripetuta antibioticoterapia)
van de Beek  <1 mese  ampicillina + cefotaxima o aminoglicoside
et al  1 mese-50 anni  vancomicina + cefotaxima o ceftriaxone
8  >50 anni  vancomicina + ampicillina + ceftriaxone
(2012)
o
cefotaxima + vancomicina
ESCMID  <1 mese  amoxicillina/ampicillina/penicillina + cefotaxima
1 o
(2016)
amoxicillina/ampicillina + aminoglicoside
 >1 mese-18 anni  cefotaxima o ceftriaxone ± vancomicina o rifampicina
 18-50 anni  cefotaxima o ceftriaxone ± vancomicina o rifampicina
 >50 anni o >18  cefotaxima o ceftriaxone + vancomicina o rifampicina
anni se sospetto di +amoxicillina/ampicillina/benzilpenicillina
meningite da
Listeria
UK Joint  <60 anni  cefotaxima o ceftriaxone ± vancomicina (secondo la storia di
Societes esposizione: viaggi all’estero o ripetuta antibioticoterapia), in
3 alternativa cloramfenicolo
(2016)
 ≥60 anni  cefotaxima o ceftriaxone o amoxicillina ± vancomicina (secondo la
storia di esposizione: viaggi all’estero o ripetuta antibioticoterapia), in
alternativa cloramfenicolo + cotrimoxazolo

Terapia antibiotica mirata1,3,4


Una volta che le indagini colturali e/o molecolari hanno individuato uno specifico agente eziologico, si deve
passare alla terapia antibiotica mirata per la quale pure ha un peso l’epidemiologia locale con prevalenza di
ceppi resistenti.
In aggiunta va tenuta in considerazione la sensibilità riscontrata nel singolo caso.
In particolare, questi elementi incidono sulla scelta di associare la vancomicina nella meningite pneumococ-
cica.
Anche per questo intervento le linee guida non hanno espresso raccomandazioni univoche (tabella 17).
Si osserva, da una parte la tendenza a proseguire la terapia empirica (quando sia a base di cefotaxima o cef -
triaxone) dall’altra a passare ad antibiotici a spettro più limitato (penicilline) quando sia stata accertata la
sensibilità dell’agente isolato.
La durata del trattamento deriva dai dati di efficacia e di efficienza e dipende soprattutto dall’agente identifi-
cato: una settimana per Neisseria meningitidis, 7-10 giorni per Haemophilus influenzae, 10-14 giorni per
Streptococcus pneumoniae, 2-3 settimane per Streptococcus agalactiae e Listeria monocytogenes. Il tratta-
mento va prolungato nei casi complicati o con risposta non soddisfacente, sulla base di un parere specialisti-
co.
La via di somministrazione standard è quella endovenosa (a bolo o in infusione). La somministrazione intra -
tecale è prevista in casi selezionati. 3

per- 33 -
Le meningiti batteriche

Tabella 17. Terapia antibiotica mirata raccomandata dalle linee guida

Agente Trattamento Durata


(giorni)
2,10
Neisseria  benzilpenicillina o ceftriaxone  7
meningitidis  penicillina (se MIC penicillina ≤0,1 μg/ml); cefotaxima o ceftriaxone (se MIC  7
penicillina ≥0,1 μg/ml); in alternativa cefepime o cloramfenicolo o
8
fluorochinolone o meropenem
 penicillina o amoxicillina/ampicillina (se MIC penicillina <0,1 μg/ml);  7
cefotaxima o ceftriaxone (se MIC penicillina ≥0,1 μg/ml); in alternativa
1
cefepime o cloramfenicolo o fluorochinolone o meropenem
3
 cefotaxima o ceftriaxone  5
 benzilpenicillina o cefalosporina di III generazione, in alternativa  5-7
13
cloramfenicolo o meropenem o moxifloxacina
12
 benzilpenicillina  5-7
 benzilpenicillina o cefalosporina di III generazione o ampicillina, in alternativa  5-7
11
cloramfenicolo
2,10
Haemophilus  ceftriaxone  7-10
influenzae  ampicillina (se beta lattamasi negativo); cefotaxima o ceftriaxone (se beta  7
lattamasi positivo); meropenem (se beta lattamasi negativo e ampicillina-
8
resistente)
 amoxicillina o ampicillina (se beta lattamasi negativo); ceftriaxone o  7-10
cefotaxima (se beta lattamasi positivo); ceftriaxone o cefotaxima +
1
meropenem (se beta lattamasi negativo e ampicillina-resistente)
3
 cefotaxima o ceftriaxone  10
13
 cefalosporina di III generazione  7-14
 ampicillina (se beta lattamasi negativo); cefalosporina di III generazione (se  10
12
beta lattamasi positivo)
 cefalosporina di III generazione, in alternativa meropenem o ampicillina +  ≥10
11
cloramfenicolo
2,10
Streptococcus  ceftriaxone  10-14
pneumoniae  penicillina (se MIC penicillina ≤0,6 μg/ml); cefotaxima o ceftriaxone (se MIC  10-14
penicillina ≥0,12 μg/ml); cefepime o meropenem (se MIC cefotaxima o
ceftriaxone ≥0,12 μg/ml); vancomicina + cefotaxima o ceftriaxone o
8
moxifloxacina (se MIC cefotaxima o ceftriaxone ≥1 μg/ml)
 penicillina o amoxicillina/ampicillina (se MIC penicillina <0,1 μg/ml);  10-14
cefotaxima o ceftriaxone (se MIC penicillina ≥0,1 μg/ml); vancomicina +
rifampicina o vancomicina + ceftriaxone/cefuroxima o rifampicina +
1
ceftriaxone/cefotaxima (se MIC cefalosporina III generazione ≥2 μg/ml)
 benzilpenicillina o cefotaxima o ceftriaxone (se MIC penicillina ≤0,06 μg/ml);  10-14
cefotaxima o ceftriaxone + vancomicina, in alternativa rifampicina (se MIC
penicillina ≥0,6 μg/ml o se MIC cefotaxima/ceftriaxone >0,5 μg/ml);
cefotaxima o ceftriaxone (se sensibilità non nota o penicillina-resistente e
3
cefalosporina-sensibile)
 benzilpenicillina o amoxicillina/ampicillina o ceftriaxone o cefotaxima;  10-14
ceftriaxone o cefotaxima + vancomicina ± rifampicina (se penicillina-resistente
13
parziale o totale)
 benzilpenicillina o cefotaxima o ceftriaxone (se MIC penicillina o cefalosporina  10
III generazione ≤0,1 μg/ml); cefotaxima o ceftriaxone + vancomicina (se MIC
12
penicillina o cefalosporina di III generazione ≥0,12 μg/ml)
 benzilpenicillina o cefotaxima o ceftriaxone; cefotaxima o ceftriaxone (se  10
penicillina-resistente); vancomicina + ceftriaxone/cefotaxima + rifampicina
11
(se penicillina-resistente e cefalosporina di III generazione-resistente)
2,10
Streptococcus  cefotaxima o benzilpenicillina + gentamicina  14-21
8
agalactiae  ampicillina o benzilpenicillina  14-21
13
 benzilpenicillina o ampicillina/amoxicillina  14-21
12
 benzilpenicillina o ampicillina + gentamicina  14-21
2,10
Listeria  ampicillina o amoxicillina + gentamicina  ≥21
8
monocytogenes  ampicillina o benzilpenicillina  14-21
1
 amoxicillina o ampicillina o benzilpenicillina  ≥21
3
 amoxicillina  21
13
 ampicillina o amoxicillina ± gentamicina  21

- 34 -
Le meningiti batteriche

12
 gentamicina + ampicillina  14-21
11
 ampicillina + aminoglicoside  14-21

L’allergia a penicilline e/o alle cefalosporine (riferita come storia clinica, ma da verificare) impone la scelta di
farmaci alternativi. Una valida opzione è rappresentata dai carbapenemi dato l’ampio spettro di attività. 1
Nei casi con sospetto clinico di origine batterica ma con esame culturale negativo è indicata la prosecuzione
della terapia empirica per almeno 2 settimane.1

Corticosteroidi1-4
I corticosteroidi per via sistemica, quasi sempre il desametasone, sono utilizzati in associazione alla terapia
antibiotica nelle meningiti batteriche. Il razionale di questo intervento è ricondotto a un’attenuazione di alcu-
ni effetti sfavorevoli evocati dalla risposta dell’organismo all’infezione, per esempio l’attivazione dei neutrofi-
li, l’inibizione della trascrizione e del rilascio di vari mediatori dell’infiammazione e degli effetti neurotossici
della batteriolisi mediati dalle citochine, più marcati nei primissimi giorni di antibioticoterapia. 15
D’altra parte ci sono dati, provenienti da modelli animali, ma non confermati sull’uomo, che in corso di tera -
pia steroidea sia ridotto il passaggio di alcuni antibiotici come la vancomicina a livello del sistema nervoso
centrale e che sia pertanto necessario un aumento del dosaggio.10,16
I corticosteroidi non sono indicati sotto i 3 mesi di vita, in assenza di prove di efficacia e sicurezza provenien -
ti da studi di qualità adeguata. 1,17 Vanno iniziati nelle prime ore dopo il ricovero, meglio se con un modesto
anticipo o in contemporanea all’inizio degli antibiotici, ma non oltre le 12 ore successive.
Il riscontro dopo rachicentesi di un liquor con conta leucocitaria >1.000 cellule/μl, livelli di proteine >1 g/l,
batteri alla colorazione di Gram rafforza l’indicazione all’impiego di questi farmaci. 2
Le dosi di desametasone raccomandate sono di 0,15 mg/kg in età pediatrica fino a un massimo di 10 mg al
giorno (suddivise in 4 somministrazioni) per una durata della terapia di 4 giorni. Sulla base dei dati di effica -
cia alcune linee guida consigliano di sospendere lo steroide se i batteri implicati sono diversi dallo pneumo -
cocco o se si esclude la causa batterica. 1
L’efficacia è stata valutata da alcune metanalisi condotte in contesti diversi e c’è controversia sugli esiti di
mortalità e di conseguenze a lungo termine.
Una prima metanalisi di studi controllati e randomizzati a cui hanno partecipato pazienti di ogni età con me-
ningite batterica ha confrontato gli esiti dell’antibioticoterapia standard in associazione o meno al desameta-
sone e non ha individuato alcun vantaggio in termini di mortalità, ipoacusia, sequele neurologiche, nell’inte-
ro campione e neppure in particolari sottogruppi di pazienti. 18
Una metanalisi recente sull’impiego di corticosteroidi sistemici nella meningite conclude che sono in grado di
ridurre l’incidenza di ipoacusia/sordità e sequele neurologiche, ma non la mortalità a breve termine negli
studi effettuati nei Paesi sviluppati. Considerando gli agenti causali è emerso un modesto effetto protettivo
sulla mortalità nella meningite da Streptococcus pneumoniae, ma non nelle forme da Haemophilus influen-
zae o Neisseria meningitidis.17
E’ stato anche proposto, in alternativa ai corticosteroidi e per controllare l’ipertensione endocranica, l’impie -
go di agenti osmolari come il glicerolo. Una revisione ha rilevato un effetto favorevole sull’incidenza di sordi-
tà, ma non sulla mortalità.19
Altri studi hanno mostrato una riduzione delle conseguenze neurologiche nella popolazione pediatrica. 20,21
Non esistono dati sufficienti su altri diuretici osmotici come mannitolo e soluzioni saline ipertoniche.

Terapia di supporto
Controllo della febbre
Per il controllo della febbre, in genere elevata, il farmaco di prima scelta è il paracetamolo. E’ stato ipotizzato,
ma successivamente smentito, che l’effetto di questo farmaco possa migliorare gli esiti di malattia e la pro -
gnosi.1,22-24

Somministrazione di liquidi2,4
Per quanto riguarda l’idratazione di supporto per via parenterale, in teoria necessaria in una condizione ca-
ratterizzata da febbre elevata, rifiuto o impossibilità di idratazione per bocca, spesso vomito, per molti anni è
prevalsa la tendenza a limitare l’apporto di liquidi per il rischio di favorire l’edema cerebrale e l’ipertensione

per- 35 -
Le meningiti batteriche

endocranica, tenendo anche conto di fattori favorenti aggiuntivi, come il rischio della sindrome da inappro -
priata secrezione di ormone antidiuretico.
Più recentemente questo approccio è stato rivisto e c’è l’indicazione all’idratazione di mantenimento, a meno
che non compaiano segni e sintomi di ipertensione endocranica o della sindrome da inappropriata secrezione
di ormone antidiuretico.2
Una revisione sistematica Cochrane, sottoposta a periodiche revisioni dal 2005 al 2016, ha confrontato gli
esiti di schemi di idratazione variabili per volumi e durata nella meningite batterica in età pediatrica (man -
cando dati per la popolazione adulta). La metanalisi non ha individuato differenze significative tra restrizione
e mantenimento in termini di mortalità e di sequele neurologiche nel loro insieme. Considerando a una a una
le sequele, l’idratazione di mantenimento è risultata più favorevole, in quanto associata a una riduzione del
rischio di spasticità e convulsioni.25
La restrizione dei liquidi nelle prime 48 ore dall’inizio del trattamento può avere tuttora un razionale nei Pae-
si con alta mortalità e con una valutazione medica tardiva.
Per mantenere l’equilibrio idroelettrolitico e per evitare l’ipoglicemia, vanno somministrate soluzioni isotoni-
che come glucosio 5% in cloruro di sodio 0,9% o destrosio 5% in cloruro di sodio 0,9%. Nei neonati è indicato
glucosio 10% in cloruro di sodio 0,9%.
Completamente diversa è la condotta da tenere in presenza di shock settico (vedi box).

Trattamento delle emergenze2,3,26


Nel decorso della meningite c’è la possibilità di una rapida evoluzione in quadri clinici con pericolo della
vita, che richiedono interventi tempestivi e mirati. Va sottolineato che molti pazienti con sepsi da menin -
gococco tendono, per la giovane età, a mantenere livelli pressori stabili anche in una fase avanzata del
decorso, per poi precipitare.
E’ necessario il trasferimento in Unità di terapia intensiva in caso di:
 rash in rapida evoluzione
 coma con punteggio della scala di Glasgow ≤12 (indicata l’intubazione)
 instabilità emodinamica
 insufficienza d’organo
 convulsioni non controllate.
La sepsi e lo shock settico vanno gestiti secondo le linee guida locali.
Gli obiettivi del trattamento sono:
 mantenimento della volemia (farmaci di prima scelta cristalloidi, in pazienti con shock ipotensivo per -
sistente albumina o idrocortisone)
 controllo dell’ipertensione endocranica (non è raccomandato il monitoraggio)
 mantenimento dei livelli di pressione arteriosa (valori medi ≥65 mmHg, accettabili valori ≥50 mmHg
nei pazienti giovani, desiderabili valori ≥70 mmHg nei pazienti anziani) (farmaco di prima scelta no-
radrenalina in infusione venosa centrale)
 controllo delle convulsioni, iniziando il trattamento anche in caso di sospetto clinico (raccomandato il
monitoraggio con elettroencefalogramma) nei pazienti con stato di male
 controllo dell’ipercapnia
 trattamento dei disturbi della coagulazione.

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per- 37 -
Le meningiti batteriche

Prevenzione
Punti chiave
● Vaccinazioni
● Isolamento e profilassi dei contatti
● Notifica e sorveglianza

In sintesi
Nei casi sospetti o confermati di meningite batterica meningococcica o da emofilo
sono previsti l’isolamento del caso sospetto o accertato e la profilassi antibiotica per
i contatti stretti, precauzione non necessaria in caso di meningite da pneumococco.
Il vaccino costituisce l’unica reale protezione contro tre delle principali forme di
meningite batterica. Attualmente in commercio sono disponibili i vaccini contro
Neisseria meningitidis (sierotipo A, B, C, W, Y135), Haemophilus influenzae di tipo b
e Streptococcus pneumoniae (13-valente e 23-valente), per i quali, nel Piano
Nazionale della Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2017-2019, recentemente approvato
e incluso nei LEA, è prevista l’offerta attiva. L’obiettivo è il raggiungimento e il
mantenimento di una copertura vaccinale (≥95%) tale da proteggere il singolo ma
soprattutto l’intera collettività (la cosiddetta immunità di gregge). Il rapporto
rischi/benefici è ampiamente a favore delle vaccinazioni, data la gravità delle
malattie prevenibili e il profilo di sicurezza favorevole dei farmaci.

Vaccinazioni
Perché vaccinarsi
Per ciascuna delle tre principali forme di meningite causate da batteri (Neisseria meningitidis o meningococ-
co, Streptococcus pneumoniae o pneumococco, Haemophilus influenzae di tipo b) è disponibile un vaccino.
L’utilizzo della profilassi vaccinale è ampiamente giustificato dalla loro gravità (potenziale letalità e morbosi-
tà) e dal fatto che i trattamenti, pur disponibili, possono fallire sia per un ritardo anche minimo nella diagno-
si sia per la mancata risposta dei casi gravi o nei sottogruppi a rischio (bambini e anziani).1
Oltre ai vantaggi per la salute individuale, vanno inoltre ricordati il valore sociale delle vaccinazioni e il van-
taggio per la collettività nel contrasto a malattie prevenibili che siano relativamente frequenti, gravi o fatali. 2-7
Il raggiungimento di un’elevata copertura nella popolazione bersaglio (immunità di comunità, community
immunity o immunità di gregge, herd immunity) rappresenta da sempre il valore aggiunto della vaccinazio-
ne a livello sociale. E’ rilevante il fatto che la protezione alla comunità si estenda anche ai non vaccinati che
comprendono categorie di persone svantaggiate, come i bambini non vaccinati (quelli molto piccoli o affetti
da particolari patologie per cui non possono vaccinarsi, quelli non vaccinati per scelta dei genitori o perché
provenienti da paesi dove non esistono le vaccinazioni per tutti), gli anziani, gli ammalati o le persone fragili,
le donne in gravidanza.

Offerta e coperture vaccinali


Si ricorda che per copertura vaccinale si intende la proporzione di soggetti vaccinati sul totale dei soggetti
candidati alla vaccinazione e che la soglia di sicurezza per ottenere un’adeguata protezione della popolazione
è pari al 95%. Gli ultimi dati sulle coperture vaccinali nazionali e regionali (anno di interesse 2015, aggiorna-
mento ottobre 2016, tabella 18)8,9 mostrano che per nessuna delle forme di meningite batterica la popolazio-
ne è adeguatamente protetta e descrivono inoltre un’ampia variabilità su base regionale. Come noto, i l calo
della copertura vaccinale per fenomeni di esitazione vaccinale è un fenomeno diffuso su tutto il territorio ita -
liano.
Va peraltro ricordato che l’offerta del precedente calendario vaccinale (che faceva riferimento al PNPV 2012-
2014), vigente fino a tutto il 2016, era più limitata per quanto riguarda le vaccinazioni contro Neisseria me-
ningitidis o meningococco, Streptococcus pneumoniae o pneumococco, Haemophilus influenzae di tipo b).10

- 38 -
Le meningiti batteriche

Tabella 18. Coperture vaccinali

Il Sistema Sanitario Nazionale includeva nel calendario vaccinale come vaccinazioni “raccomandate” con of -
ferta attiva e gratuita:
 nell’infanzia
→ vaccino anti pneumococcico e vaccino anti meningococcico C per tutti i nuovi nati
→ vaccino contro le forme invasive di Haemophilus influenzae b (Hib) per tutti i nuovi nati
 nell’età adulta (particolari categorie di persone):
→ vaccino anti pneumococcico (persone oltre i 65 anni e/o con comorbilità croniche e debilitanti a carico
dell’apparato cardiovascolare, broncopolmonare, renale o con asplenia)
→ vaccino anti meningococcico (viaggiatori in zone endemiche o a rischio).
La vaccinazione anti meningococcica era “obbligatoria” per le reclute all’atto dell’arruolamento.
Va prima di tutto superata la distinzione tra vaccinazioni “obbligatorie” e vaccinazioni “raccomandate”, con-
siderando che tutte le vaccinazioni sono ugualmente utili e importanti e non vanno imposte per legge, adot-
tando un approccio nuovo e più realistico secondo il quale le vaccinazioni rispondono alla necessità e al dirit-
to di ciascuno di essere protetto dalle malattie prevenibili.
L’attuale Piano Nazionale della Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2017-2019, 11 recentemente approvato e inclu-
so nei LEA (Livelli Essenziali d’Assistenza),12 prevede l’offerta attiva dei vaccini contro le meningiti batteri-
che.
Gli obiettivi per quanto riguarda il controllo di queste malattie sono:11
 raggiungimento e mantenimento di coperture vaccinali ≥95% per le vaccinazioni anti difterite-tetano-
pertosse acellulare (DTPa), poliomielite, epatite B, infezioni invasive da Haemophilus influenzae tipo b
(Hib) nei nuovi nati;
 raggiungimento e mantenimento nei nuovi nati di coperture vaccinali ≥95% per la vaccinazione anti
pneumococcica;
 raggiungimento e mantenimento entro i 2 anni di età di coperture vaccinali ≥95% per la vaccinazione
antimeningococcica C;
 raggiungimento e mantenimento nei nuovi nati di coperture vaccinali ≥ 95% per la vaccinazione
antimeningococcica B, con una gradualità programmata per il triennio 2017-2019 (passaggio da ≥60% a
≥95%);

per- 39 -
Le meningiti batteriche

 raggiungimento e mantenimento negli adolescenti (11-18 anni) di coperture vaccinali ≥95% per la
vaccinazione anti meningococcica tetravalente ACYW135, con una gradualità programmata per il triennio
2017-2019 (passaggio da ≥60% a ≥95%);
 raggiungimento nei sessantacinquenni di coperture per la vaccinazione anti pneumococcica del 75%, con
una gradualità programmata per il triennio 2017-2019 (passaggio da 40% a 75%).
Secondo il nuovo calendario vaccinale (figura 5): 1
 nel primo anno di vita del bambino, il vaccino contro Haemophilus influenzae di tipo B è compreso nel
ciclo di base con esavalente che va iniziato al 3° mese (61° giorno di vita). Simultaneamente alla
vaccinazione con esavalente, ma in sede anatomica diversa (quadricipite femorale della coscia
controlaterale) si raccomanda la somministrazione del vaccino anti pneumococco coniugato.
La somministrazione delle 3 dosi iniziali del vaccino anti meningococco B (raccomandata per tutti i nuovi
nati) deve essere iniziata il più presto possibile e completata nel 1° anno di vita, essendo l’incidenza delle
malattie invasive causate da tale agente eziologico massima nei primi 2 anni di vita. Dal momento che la
somministrazione simultanea del vaccino anti meningococcico B con altri prodotti determina aumento
della frequenza di febbre di grado moderato/elevato, è opportuno evitare la cosomministrazione con altri
vaccini previsti in calendario. Nel caso la vaccinazione sia iniziata dopo il 6° mese, è possibile utilizzare un
ciclo a sole 3 dosi, con le prime due raccomandate, rispettivamente, al 7° e al 9° mese di vita.
 Il secondo anno è l’epoca della dose di richiamo del vaccino esavalente (11°-13° mese di vita) e,
simultaneamente, della dose di richiamo della vaccinazione anti pneumococco coniugata, così come della
quarta dose del vaccino anti meningococco B (o terza dose, nel caso di schedula a 3 dosi). Fra il 13° e il 15°
mese è anche raccomandata la vaccinazione anti meningococco C o contro i quattro tipi di meningococco
ACYW135, allo scopo di offrire ai bambini una protezione più ampia per quei ceppi di meningococco che,
pur ancora sporadici nel nostro Paese, mostrano una tendenza all’espansione. Vista la necessità di fornire
in breve tempo protezione con diversi vaccini, è importante considerare gli schemi di possibili
cosomministrazioni. Dal momento che la somministrazione simultanea del vaccino anti meningococcico B
con altri prodotti determina aumento della frequenza di febbre di grado moderato/elevato, è opportuno
evitare la cosomministrazione con altri vaccini previsti in calendario.
 Nell’adolescenza va effettuata una dose di vaccino anti meningococco quadrivalente ACYW135 sia a chi
non abbia mai effettuato nell’infanzia la vaccinazione C o quadrivalente sia a chi abbia già ricevuto una
dose, in quanto la persistenza della protezione è legata a un elevato titolo anticorpale battericida, che
tende a diminuire nel tempo. Per la vaccinazione contro il meningococco B, vista la sua recente
introduzione, la priorità è rappresentata dal suo utilizzo nell’età in cui è massimo l’impatto della malattia
(prima infanzia). In prospettiva si dovranno approntare politiche di offerta attiva di tale vaccinazione
anche nella popolazione adolescente.
 Nell’età adulta (19-64 anni) è raccomandata la vaccinazione anti pneumococcica: andrà valutata la
possibilità di somministrare una prima dose con vaccino coniugato (13-valente), seguita ad almeno 2 mesi
di distanza da una dose di vaccino polisaccaridico (23-valente). Nel caso permangano situazioni
epidemiologiche di rischio anche per l’età adulta, deve essere somministrata una dose di vaccino
quadrivalente meningococcico ACYW135.
 Nell’età anziana (≥65 anni) è necessario offrire attivamente il vaccino anti pneumococco coniugato 13-
valente, seguito da una dose di vaccino polisaccaridico 23-valente. Va posta attenzione a non invertire
l’ordine di somministrazione dei due vaccini, perché ciò comporterebbe una più bassa risposta immune.
La coorte cui la vaccinazione deve essere offerta attivamente è rappresentata dai soggetti di 65 anni di età.
Le Regioni che, per situazioni epidemiologiche e di contesto volessero offrire la vaccinazione a due coorti
d’età, dovrebbero prediligere i 65enni e i 70enni. La vaccinazione anti pneumococcica può essere offerta
simultaneamente alla vaccinazione antinfluenzale o indipendentemente in qualsiasi stagione dell’anno,
ma va somministrata in dose singola una sola volta nella vita.

Figura 5. I vaccini anti meningite batterica (modificata dal PNPV 2017-2019)


3° mese 4° mese 5° mese 6° mese 11° mese 13° mese 15° mese adulto >64 anni
Vaccino anti Haemophilus influenzae
tipo b
Vaccino anti pneumococco coniugato

Vaccino anti meningococco C o anti


meningococco ACWY coniugato
Vaccino anti meningococco B

- 40 -
Le meningiti batteriche

Nota La prima dose dell’antimeningococco B va fatta nella seconda parte del 3° mese, la seconda il 4° mese o all’inizio del 5°.
La vaccinazione contro il meningococco C viene eseguita per coorte al 13°-15° mese di vita. Per la seconda coorte a 12-14 anni, si
raccomanda che una dose di vaccino antimeningococcico ACWY coniugato sia effettuata sia ai soggetti mai vaccinati in precedenza, sia
ai bambini già immunizzati nell’infanzia con il vaccino antimeningococcico C o ACWY. Nei soggetti a rischio la vaccinazione contro il
meningococco C può iniziare dal terzo mese di vita con tre dosi complessive, di cui l’ultima, comunque, dopo il compimento dell’anno di
vita.

Le misure temporanee della Regione Toscana13


In considerazione dell’aumento dei casi di meningite da Neisseria meningitidis di sierotipo C registrati a
partire dal 2015, la Regione Toscana ha attivato misure di promozione della vaccinazione valide fino al
30 giugno 2017 integrative a quelle previste dal calendario vaccinale nazionale.
La vaccinazione contro il meningococco è sempre offerta gratuitamente secondo il calendario vaccinale
regionale:
 ai nuovi nati: prima dose al 13-15°mese di vita (preferibilmente al 15°), seconda dose dai 6 anni
compiuti ai 9 non compiuti, terza dose a 13 anni compiuti
 ai ragazzi dai 9 anni compiuti ai 20 non compiuti, già vaccinati con una dose di vaccino da più di cin -
que anni, sarà offerta gratuitamente e attivamente il richiamo della seconda o della terza dose, con
vaccino coniugato tetravalente ACWY
 ai non vaccinati di qualsiasi età, fino al compimento dei 20 anni
 ai soggetti a rischio (per esempio con condizioni associate a immunodepressione, malattie croniche
debilitanti, soggetti trapiantati o candidati al trapianto).
Come misura temporanea, valida fino a giugno 2017 l’offerta gratuita è estesa a:
 su richiesta, alle persone tra i 20 e i 45 anni residenti o con domicilio sanitario nell’area della ASL To-
scana Nord Ovest (province di Massa e Carrara, Lucca, Pisa, Livorno) e della ASL Toscana Sud Est
(province di Grosseto, Siena, Arezzo)
 su richiesta, alle persone dai 20 anni compiuti residenti o con domicilio sanitario nell’area dell’ASL To -
scana Centro (province di Firenze, Prato, Pistoia)
 alle persone sottoposte a profilassi in quanto contatti di un caso di meningococco C. Queste persone
sono individuate dai Servizi di igiene pubblica delle ASL
 alle persone che hanno frequentato la stessa comunità in cui si è verificato un caso di sepsi/meningite
da meningococco C nei 10 giorni precedenti l’inizio dei sintomi con contatto stretto o regolare, su va -
lutazione dei Servizi di igiene pubblica della ASL
 su richiesta, agli studenti fuori sede delle Università presenti sul territorio toscano (non residenti e
privi di domicilio sanitario in Toscana), previa presentazione di un documento di iscrizione valido per
l’anno in corso.
L’offerta con compartecipazione alla spesa è inoltre estesa a:
 su richiesta, alle persone di 45 anni compiuti, residenti o con domicilio sanitario nella ASL Toscana
Nord Ovest (province di Massa e Carrara, Lucca, Pisa, Livorno) e della ASL Toscana Sud Est (province
di Grosseto, Siena, Arezzo)
 su richiesta, alle persone non residenti e prive di domicilio sanitario in Toscana che frequentano in
modo continuativo il territorio toscano, previa presentazione della documentazione che attesti la pre -
senza ricorrente o continuativa sul territorio toscano.
Nella circolare n. 5783 del 1 marzo 2016, 14 il Ministero della Salute non ha ritenuto necessario fornire
specifiche raccomandazioni a coloro che si recano in Toscana nelle aree maggiormente interessate dai
casi di meningococco C per viaggi di lavoro o soggiorni turistici occasionali. Ha tuttavia raccomandato la
vaccinazione (messa a disposizione dalla Regione di residenza) per le persone che si recano per periodi
prolungati e continuativi per ragioni di studio o lavoro e ha ricordato i rischi associati alla frequentazione
di locali sovraffollati e all’abitudine all’alcol o al fumo.

Caratteristiche dei vaccini


I vaccini contro le meningiti batteriche sono da somministrare per via intramuscolare e sono tutti vaccini
inattivati contenenti componenti antigeniche dell’agente patogeno.1,3,15
I vaccini anti meningococco sono di due tipi. I vaccini coniugati (disponibili contro il sierotipo C o contro i
sierotipi A, C, W135 e Y) vengono preparati legando alcune proteine ai polisaccaridi della superficie del me-
ningococco per rendere il vaccino più efficace. I vaccini polisaccaridici (disponibili contro i sierotipi A, C,
W135) suscitano una risposta immunitaria meno vivace.
Anche i vaccini anti pneumococco sono vaccini coniugati aventi per antigene i polisaccaridi della superficie
batterica. Il vaccino 13-valente è coniugato e protegge nei confronti di 13 sierotipi di pneumococco responsa -
bili della maggior parte delle infezioni gravi nei bambini e sostituisce un precedente vaccino coniugato, che
proteggeva contro 7 tipi di pneumococco. Il vaccino 23-valente è polisaccaridico.
Il vaccino contro l’Haemophilus influenzae tipo b è coniugato a un proteina antigenica ed è disponibile in
forma singola o combinato nel vaccino esavalente.

per- 41 -
Le meningiti batteriche

Il rapporto rischi-benefici è ampiamente a favore delle vaccinazioni, data la gravità delle malattie prevenibile
e il profilo di sicurezza favorevole dei farmaci.11,16 Si ricorda che l’European Medicines Agency (EMA) pubbli-
ca sul sito le schede tecniche (assessment report) di tutti i vaccini.17

Recenti fatti di cronaca relativi a casi di meningite meningococcica C in persone vaccinate (gli ultimi 2 in To -
scana: a novembre 2016, un bambino di 8 anni vaccinato nel 2009 e a dicembre 2016 un bambino di 4 anni
vaccinato nel 2013) hanno richiamato l’attenzione, forse con eccessiva enfasi e qualche equivoco, su un dato
di fatto già noto: tutti i vaccini, compresi quelli contro le meningiti batteriche non sono efficaci al 100% e non
evocano nel soggetto vaccinato una immunità permanente. 1,3,15,17
Esiste una quota stimata intorno al 5-10% di soggetti non responder che, per situazioni permanenti o transi-
torie, non sviluppano un’adeguata risposta immunitaria e che non rispondono del tutto al vaccino ovvero ri-
spondono con una produzione anticorpale inferiore all’atteso. Nei responder parziali la vaccinazione contri-
buisce comunque a limitare l’aggressività della malattia infettiva. Le schedule vaccinali tengono già conto di
queste evenienze tramite la programmazione di cicli vaccinali (la stimolazione ripetuta evoca una risposta più
vivace) o di richiami a distanza di anni (nel momento in cui la memoria immunitaria tende ad
attenuarsi).1,3,15,17
Per i vaccini anti meningococco C (sia monovalente sia tetravalente) è stato stimato che la quota dei non re-
sponder si attesta intorno al 5% circa e che la memoria immunitaria ha una durata limitata a 5-6 anni. 1,3,15,17
Quanto descritto conferma ulteriormente l’importanza del raggiungimento nella popolazione di coperture
vaccinali che garantiscano l’immunità di gregge e limitino la circolazione dei batteri patogeni, proteggendo
indirettamente i soggetti non responder. Tutto ciò è particolarmente importante nel caso del meningococco,
data la caratteristica di annidarsi nel rinofaringe di portatori sani.

Isolamento e profilassi dei contatti18-20,33


Il caso indice (sospetto o accertato) deve essere prontamente isolato per le 24 ore successive all’inizio della
terapia antibiotica empirica o mirata. Il personale sanitario che presta assistenza al caso in isolamento deve
adottare le precauzioni per la trasmissione tramite droplet e secrezioni respiratorie, indossando mascherine
chirurgiche.
Si stima che il rischio di meningite meningococcica aumenti di 400-1.000 volte tra le persone a stretto con -
tatto con un caso e sia massimo per i conviventi e che possa essere contenuto dalla profilassi antibiotica.
La profilassi è indicata per i contatti stretti dei casi sospetti o accertati di meningite meningococcica e da
emofilo, non nei casi di meningite da pneumococco che non comportano un rischio aumentato di malattia e
hanno scarsa tendenza a dar luogo a focolai epidemici. Non vi è invece indicazione al trattamento profilattico
per i contatti a basso rischio.
Si definiscono contatti stretti:
 i conviventi, compresi coloro che condividono l’ambiente di studio (la stessa classe) o di lavoro (la stessa
stanza) e coloro che hanno dormito o mangiato negli stessi ambienti del paziente; operatori sanitari
esposti, persona seduta accanto per almeno 8 ore (per esempio nella poltrona accanto di un volo aereo
intercontinentale)
 coloro che nei 7-10 giorni precedenti sono stati esposti a secrezioni della cavità orale (attraverso baci,
stoviglie, spazzolini da denti, giocattoli) o a secrezioni respiratorie (anche per procedure mediche come le
manovre di intubazione o la respirazione bocca a bocca).
Si definiscono contatti indiretti:
 coloro che non abbiano avuto alcun contatto diretto con il paziente indice o rapporti esclusivamente con
un contatto stretto (contatti di contatti stretti).
Quanto alla finestra temporale critica, la maggioranza dei casi si verifica dopo un’esposizione nella settimana
precedente, così come la massima probabilità di casi secondari persiste per la settimana successiva il contatto
potenzialmente origine del contagio. Se al momento dell’identificazione del contatto è già trascorso una
periodo di 7-10 giorni, il contatto stesso non è da ritenere a rischio. Tuttavia, indipendentemente dalla
profilassi, la probabilità che i contatti sviluppino la malattia persiste più elevata rispetto alla popolazione
generale per circa 6 mesi.
L’efficacia della profilassi antibiotica per Neisseria meningitidis è provata. Una revisione Cochrane 21,22 ha
stabilito che gli antibiotici più efficaci in termini di prevenzione dei casi secondari e di eradicazione del batte-
rio dal nasofaringe sono il ceftriaxone, la rifampicina e la ciprofloxacina. Le linee guida dell’ECDC indicano la

- 42 -
Le meningiti batteriche

possibilità di impiegare oltre a rifampicina, ciprofloxacina, ceftriaxone, anche cefixima e azitromicina. 23 Non
è invece appropriata la benzilpenicillina, in quanto è descritta la mancata eradicazione dal nasofaringe del
5% circa dei casi trattati.19,24-26
La tabella 19 riporta le raccomandazioni espresse nel 2016 dall’European Society of Clinical Microbiology
and Infectious Diseases (ESCMID) 18 e dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) 32 recepite nella
recente Circolare del Ministero della Salute di maggio 2017. 33
Le linee guida congiunte delle società scientifiche britanniche contemplano per il meningococco la ciproflo -
xacina come prima scelta anche in età pediatrica (dose singola per bocca, 250 mg per i bambini di 5-12 anni,
30 mg/kg fino a un massimo di 125 mg per i bambini sotto i 5 anni) e la rifampicina come seconda scelta alle
stesse dosi raccomandate dall’ESCMID; per l’emofilo la rifampicina (bambini sopra i 3 mesi e adulti: 20
mg/kg fino a un massimo di 600 mg per bocca per 4 giorni; bambini sotto i 3 mesi 10 mg/kg per bocca per 4
giorni).19

Tabella 19. Profilassi dei contatti per la meningite da Neisseria meningitidis

Antibiotico Dose Durata del


trattamento
18
ESCMID
Rifampicina  bambini <3 mesi: 5 mg/kg 2 volte al giorno per bocca  2 giorni
 bambini ≥3 mesi-12 anni: 10 mg/kg (max 600 mg) 2 volte al giorno
per bocca
 bambini ≥12 anni e adulti: 600 mg 2 volte al giorno per bocca
 donne in gravidanza (solo dopo il I trimestre): 600 mg 2 volte al giorno
per bocca
Ciprofloxacina  ragazzi ≥16 anni e adulti: 500 mg per bocca  dose singola
 donne in gravidanza: controindicato
Ceftriaxone  bambini e ragazzi <16 anni: 125 mg per via intramuscolare  dose singola
 ragazzi ≥16 anni e adulti: 250 mg per via intramuscolare
 donne in gravidanza (prima scelta): 250 mg per via intramuscolare
32
CDC
Rifampicina  bambini <1 mese: 5 mg/kg 2 volte al giorno per bocca  2 giorni
 bambini ≥1 mesi-12 anni: 10 mg/kg (max 600 mg) 2 volte al giorno
per bocca
 adulti: 600 mg 2 volte al giorno per bocca
 donne in gravidanza: controindicata
Ciprofloxacina  ≥18 anni: 500 mg per bocca  dose singola
 donne in gravidanza: controindicato
Ceftriaxone  bambini e ragazzi <15 anni: 125 mg per via intramuscolare  dose singola
 ragazzi ≥15 anni e adulti: 250 mg per via intramuscolare
 donne in gravidanza (prima scelta): 250 mg per via intramuscolare

In presenza di focolai di malattia meningococcica, la profilassi va estesa secondo strategie locali di sanità
pubblica, prendendo in considerazione sia l’impiego di antibiotici sia la vaccinazione. In questi contesti l’o-
biettivo principale è l’eradicazione dei sierotipi responsabili del focolaio dal sottogruppo di popolazione ad
alto rischio.20
La gestione dei focolai non può prescindere da una raccolta di informazioni che comprenda il quadro clinico,
i dati di microbiologia (tipizzazione di sierotipo e molecolare), la ricostruzione cronologica del manifestarsi
della malattia (in caso di focolai in ambiente scolastico l’ultimo giorno di presenza del caso), le circostanze
dell’esposizione (in caso di focolai in ambiente scolastico le interazioni tra sottogruppi per fasce di età, classi,
luogo di residenza, attività extrascolastiche comuni, relazioni amicali).
Non sono giustificate, in quanto non efficaci per la riduzione del rischio, misure straordinarie come la chiu -
sura di strutture scolastiche o gli screening per individuare i portatori sani di meningococco. 20
La profilassi antibiotica per l'eradicazione dell’emofilo di tipo b deve essere offerta sino a 30 giorni dal con -
tatto con il caso indice e deve essere attuata come segue:33
 rifampicina:
→ bambini e adulti: 20 mg/kg in dose singola (fino a un massimo di 600 mg) per 4 giorni
→ neonati <3 mesi: 10 mg/kg al giorno per 4 giorni
 ceftriaxone:
→ bambini ≥12 anni o adulti: 1 g al giorno per via intramuscolare o endovenosa per 2 giorni

per- 43 -
Le meningiti batteriche

→ bambini <12 anni: 50 mg/kg al giorno per via intramuscolare o endovenosa (fino a un massimo di 1 g)
per 2 giorni.
E' inoltre, importante la sorveglianza dei conviventi a rischio per identificare chi dovesse presentare febbre,
in modo da diagnosticare e trattare rapidamente eventuali ulteriori casi.
Circa le indicazioni sulla vaccinazione dei contatti, il Ministero della Salute raccomanda: 33
 meningococco:
→ età <12 mesi, non vaccinato: una dose del vaccino subito dopo il completamento della
chemioprofilassi; completare la schedula vaccinale in base all’età e al tipo di vaccino. La vaccinazione
anti meningococcica B è indicata solo nei soggetti non vaccinati in precedenza o che non abbiano
completato il ciclo vaccinale
→ età <12 mesi, vaccinato con almeno 1 dose: rivaccinare con una dose del vaccino subito dopo il
completamento della chemioprofilassi, qualora siano trascorse almeno 4 settimane dall’ultima dose;
completare la schedula vaccinale in base all’età e al tipo di vaccino. La vaccinazione anti
meningococcica B è indicata solo nei soggetti non vaccinati in precedenza o che non abbiano
completato il ciclo vaccinale
→ età >12 mesi, adolescenti, adulti, non vaccinato: una dose del vaccino subito dopo il completamento
della chemioprofilassi; completare la schedula vaccinale in base all’età e al tipo di vaccino. La
vaccinazione anti meningococcica B è indicata solo nei soggetti non vaccinati in precedenza o che non
hanno completato il ciclo vaccinale
→ età >12 mesi, adolescenti, adulti, vaccinati con almeno 1 dose di vaccino: se il soggetto non ha ricevuto
nessuna dose dopo i 12 mesi di vita, oppure è un soggetto a rischio per patologia preesistente e siano
trascorse almeno 4 settimane dall’ultima dose, rivaccinare con una dose di vaccino subito dopo il
completamento della chemioprofilassi; negli altri casi, rivaccinare se è trascorso almeno 1 anno
dall’ultima dose. La vaccinazione anti meningococcica B è indicata solo nei soggetti non vaccinati in
precedenza o che non hanno completato il ciclo vaccinale.
 emofilo: vaccinare tutti i conviventi non immunizzati sotto i 10 anni. Inoltre è raccomandata, al momento
della dimissione ospedaliera, l’offerta attiva del vaccino al caso confermato di malattia invasiva causata
dallo stesso sierotipo, indipendentemente dal suo precedente stato vaccinale.
 pneumococco: non è indicata la vaccinazione dei contatti.

Notifica e sorveglianza27-31,32
In Italia la sorveglianza delle malattie infettive si affida al Sistema Informativo delle Malattie Infettive (SIMI)
che si basa sulle notifiche dei medici curanti (medici di medicina generale e ospedalieri) e prevede segnala -
zioni immediate per allertare gli operatori della sanità pubblica e riepiloghi mensili di tutte le malattie infetti-
ve notificate, compilati da ogni Azienda Sanitaria Locale (ASL).
Secondo la procedura, spetta al medico che formula la diagnosi effettuare la segnalazione alla ASL di compe -
tenza. Da qui viene avviata l’adozione di eventuali misure di profilassi a tutela della salute pubblica da parte
delle ASL, azioni di supervisione e di coordinamento da parte della Regione, degli organismi centrali (Mini-
stero della Salute, Istituto Nazionale di Statistica, Istituto Superiore di Sanità) ed eventualmente internazio -
nali (Unione Europea, Organizzazione Mondiale della Sanità).
I dati raccolti sono disponibili nelle banca dati SIMI. I dati ufficiali italiani sono consultabili sul sito del Mini-
stero della Salute (Bollettino Epidemiologico) e vengono aggiornati annualmente.
Il SIMI stabilisce l’obbligo di notifica (definendone modalità e tempi) per 47 malattie infettive classificate in
4 classi in base alla loro rilevanza di sanità pubblica (rilevanza epidemiologica ed esigenze di profilassi) e al
loro interesse sul piano nazionale e internazionale; esiste poi una quinta classe che comprende malattie non
incluse nelle 4 precedenti e le zoonosi indicate dal regolamento di Polizia veterinaria.
Ciascuna delle 4 classi di malattie infettive con obbligo di notifica si differenzia in base alle informazioni da
raccogliere in moduli predisposti e alla tempestività di invio dei dati (tabella 20).
La meningite meningococcica appartiene alla classe II (per la notifica va utilizzato lo specifico modulo). Le al-
tre forme batteriche invasive alla classe V.

- 44 -
Le meningiti batteriche

Tabella 20. Classificazione SIMI delle malattie infettive soggette a notifica

Per le meningiti, come per altre malattie infettive esistono sistemi di sorveglianza dedicati. Il Sistema di Sor -
veglianza speciale per le malattie batteriche invasive (MIB), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal
Ministero della Salute, è stato attivato nel 1994 ed è esteso a tutto il territorio nazionale. A integrazione, nel
marzo 2007 è stato stilato un protocollo che prevede la segnalazione di tutti i casi di malattie invasive batteri -
che causate da meningococco (Neisseria meningitidis), pneumococco (Streptococcus pneumoniae) ed emofi-
lo (Haemophilus influenzae) e di tutte le meningiti batteriche e la caratterizzazione del microrganismo, indi-
spensabile per valutare la quota di casi prevenibili con vaccinazione e la comparazione delle caratteristiche
fenotipiche e genotipiche dei ceppi responsabili di casi nel nostro Paese e negli altri Paesi europei.
Il sistema di sorveglianza MIB ha per obiettivi il monitoraggio dell’andamento temporale e geografico dei
casi, la descrizione della frequenza per agente patogeno, regione e fascia di età e della distribuzione dei siero-
gruppi/sierotipi circolanti, la stima dei casi prevenibili con il vaccino e la valutazione dei casi di fallimento
vaccinale.
Sono inclusi nella sorveglianza tutti i casi diagnosticati in Italia, in persone presenti sul territorio nazionale
indipendentemente dalla loro nazionalità, residenza o domicilio.
La segnalazione dei casi va effettuata seguendo l’organizzazione regionale per la segnalazione dei casi di ma -
lattia infettiva. In generale, i sanitari che pongono diagnosi (medici, microbiologi) o le direzioni sanitarie de -
vono inviare la segnalazione entro 12 ore tramite una specifica scheda al Servizio di igiene pubblica della ASL
di competenza che provvederà, oltre all’indagine epidemiologica e all’adozione delle eventuali misure per
bloccare la possibile trasmissione, all’inserimento del caso nella piattaforma MIB. L’accesso alla piattaforma
è protetto da password e consentito secondo una logica “gerarchica” (la ASL vede i propri dati, la Regione
vede i dati di tutte le sue ASL, ISS e Ministero vedono i dati di tutte le Regioni). Le ASL e le Regioni potranno
scaricare le notifiche di loro competenza e consultare i risultati delle caratterizzazioni microbiologiche sugli
isolati inviati presso i laboratori di riferimento dell’ISS.
Il protocollo contiene la scheda cartacea e le informazioni necessarie alla compilazione della segnalazione on
line, le procedure per l’invio e le indicazioni tecniche per la conservazione dei ceppi di meningococco, pneu -
mococco ed emofilo, nonché dei campioni biologici.
Un’eventuale valutazione di conferma dell’agente eziologico e la tipizzazione fenotipica e genotipica viene
eseguita presso l’ISS. Spetta anche all’ISS la ricerca con metodi molecolari dell’agente eziologico nei casi in
cui la diagnosi colturale sia risultata negativa, pur in presenza di segni clinici di infezione batterica invasiva.
I dati vengono analizzati a cadenza trimestrale. L’analisi consolidata su base annuale (compresa la tipizzazio -
ne molecolare e la antibiotico-sensibilità) viene eseguita nel mese di maggio dell’anno successivo e presentata
in un rapporto. In tale occasione vengono aggiornati anche i dati degli anni precedenti, includendo le segna-
lazioni pervenute in ritardo.

per- 45 -
Le meningiti batteriche

Data la crescente importanza della diagostica molecolare e la volontà di aumentarne l'applicazione in tutti i
contesti assitenziali, il Ministero della Salute raccomanda l’identificazione a livello regionale o inter-regionale
di un laboratorio di riferimento, dove sia possibile effettuare una diagnosi eziologica e realizzare successive
caratterizzazioni (determinazione del sierogruppo o sierotipo) e di procedere all’accreditamento e al controllo
di qualità delle strutture di laboratorio abilitate per la diagnosi microbiologica e per la diagnosi molecolare. 32

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