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EZIOLOGIA
Gli adenovirus del cane sono CAdV-1 e CAdV-2, essi appartengono al genere
Mastadenovirus e rispettivamente sono gli agenti eziologici dell’epatite infettiva del
cane. Il virione degli adenovirus non presenta envelope ed ha un diametro che
oscilla tra gli 80-110 nm, il capside ha una struttura icosaedrica a 20 facce triangolari
ed è strutturato da 252 capsomeri di cui i 12 pentoni ne rappresentano i vertici che
possiedono effetto citotossico causando distacco e lisi cellulare in vivo (raramente in
vitro), e 240 esoni che costituiscono le facce del capside. I pentoni possiedono anche
1 o 2 fibre glicoproteiche , chiamate fibre o spike, costituite da 3 subunità che
determinano effetto emoagglutinante in diversi sierotipi. Gli esoni sono formati da 2
subunità e sono l’antigene di neutralizzazione tipo-specifico. Il core del virione è
rappresentato da DNA a doppia elica del peso di 20-25 x 106 Da.
(virione adenovirus)
L’epatite infettiva canina era conosciuta già in passato come encefalite epizootica
della volpe e venne osservata per la prima volta nei cani nel 1930 da Cowdry e Scott,
ma solo nel 1947 in Svezia Rubarth ipotizzò che la malattia delle volpi e quella dei
cani avessero un agente eziologico comune. Si deve a Rubarth una dettagliata
descrizione della malattia donde la denominazione di “malattia di Rubarth”.
L’epatite infettiva del cane colpisce prevalentemente i cani di età compresa tra 3 e
12 mesi, ma sporadicamente può colpire anche individui adulti non vaccinati.
L’infezione è stata descritta oltre che nel cane in tutti i generi della famiglia dei
Canidae e in molte specie di mammiferi:
moffetta, un mustelide, in cui sono stati riscontrati casi di epatite acuta letale;
volpe rossa, lupo e coyote, in cui si presenta in forma encefalica;
orso, in cui è nota la comparsa di focolai a carattere endemico
volpe grigia, procione ed altri mammiferi in cui pare sia possibile un’infezione
asintomatica.
In Australia è stata trovata una prevalenza media di anticorpi per il CAdV-1 del
23,2% nella volpe rossa con forti variazioni geografiche, stagionali e legate all’età,
del 97% nelle volpi islandesi nelle isole Channe in California.
Sono stati riscontrati anticorpi anche nei carnivori selvatici e nei mammiferi marini
in Alaska e Canada (orso nero americano, martora di Pennant, orso polare, lupo,
tricheco e leone marino di Steller); di recente un’infezione fatale è stata riscontrata
nella lontra europea.
Quella dell’epatite infettiva canina è una patologia molto contagiosa ed ogni animale
sospetto d’averla contratta deve essere isolato dagli altri soggetti. Tuttavia nelle
volpi la malattia risulta meno diffusibile rispetto al cane, probabilmente per il loro
diverso comportamento sociale.
La trasmissione del virus si realizza per contatto diretto e indiretto tra animale
infetto e animale recettivo. Il virus è infatti diffuso nell’ambiente attraverso urine,
feci, saliva, sangue e secrezioni nasali. Viene contratto attraverso bocca e naso
mentre non è dimostrato il contagio per via aerogena.
Nei soggetti che presentano una guarigione clinica, il virus non è a lungo
evidenziabile nel sangue, ma l’animale continua per lungo tempo (da alcune
settimane fino a sei mesi) ad eliminare il virus attraverso le urine e questa
costituisce una pericolosa fonte di contagio per gli animali sani, anche in
considerazione del fatto che il virus è molto resistente e riesce a sopravvivere a
temperatura ambiente per 1-2 settimane. Proprio per questa ragione l’urina è da
considerare il più frequente veicolo di trasmissione della malattia.
Studi sierologici effettuati prima dell’uso sistematico dei vaccini hanno riscontrato
una sieroprevalenza del 30-60% nella popolazione canina mondiale (Cabasso 1953;
Sasaky 1956).
Comunque la maggior parte degli animali infetti siero converte senza manifestare
nessun sintomo della malattia.
Al giorno d’oggi la malattia non è molto diffusa, dal momento che la profilassi
vaccinale a partire dagli anni ’50 ha notevolmente ridotto la circolazione del virus tra
le popolazioni animali colpite, in special modo in quella canina.
Inoltre, può accadere che per motivi commerciali i vaccini vengano somministrati
troppo presto, cioè in cuccioli con titoli anticorpali colostrali ancora troppo elevati, il
che rende inefficaci i vaccini.
Uno degli studi descrive 4 episodi di malattia che si sono verificati in Italia tra il 2001
e il 2006, tre dei quali in canili del sud e uno in due cuccioli di razza importati da
pochi giorni dall’Ungheria, prima della comparsa dei sintomi clinici.
In tutti i focolai è stato identificato l’Adenovirus canino tipo 1 mediante PCR e, oltre
a questo, sono stati rilevati altri agenti patogeni virali canini, tra cui il virus del
cimurro, parvovirus e coronavirus canini.
Il secondo focolaio si è verificato nel mese di ottobre del 2001 in un rifugio nella
provincia di Matera che ospitava 300 cani di cui non erano disponibili informazioni
sullo stato sanitario e sulle vaccinazioni effettuate. Tra questi, 22 cani di età
compresa tra i 2 mesi e i 2 anni soffrivano di diarrea, vomito, febbre, grave perdita
di peso, e 6 di loro morirono.
Il terzo focolaio è scoppiato nel novembre del 2004 nel rifugio di Valenzano che
ospitava 250 cani tutti vaccinati contro le principali malattie infettive, tra cui l’epatite
infettiva del cane. Quattro cuccioli tra i 3 e i 9 mesi manifestarono episodi di febbre
e diarrea emorragica che portarono ad un esito fatale dopo 3 giorni dall’inizio dei
segni clinici.
Il quarto focolaio ha coinvolto nel gennaio 2006 due cani, un beagle di tre mesi e un
labrador retriver di tre mesi e mezzo, entrambi comprati in un negozio e importati
dall’Ungheria pochi giorni prima della comparsa dei segni clinici. I cuccioli erano stati
vaccinati contro la rabbia e il parvovirus canino in Ungheria, e contro l’epatite
infettiva del cane, il cimurro e la leptospirosi in Italia. In seguito alla comparsa dei
sintomi vennero portati in una clinica veterinaria di Bari e, con l’esame clinico, nel
beagle vennero riscontrate letargia e incontinenza urinaria, senza sintomi
gastroenterici e respiratori; nel labrador, invece, anoressia e convulsioni. Il beagle
riuscì ad avere nei giorni seguenti un lento recupero, mentre il labrador morì dopo 5
giorni dall’inizio degli esami clinici.
In tutti e 4 i focolai sono stati effettuati tamponi e vari prelievi che hanno dimostrato
la presenza dell’adenovirus tipo 1.
Studi effettuati da Cabasso nel 1962 e da Wright e Cornwell nel 1968 hanno
evidenziato che è presente un elevato tasso di morbilità e mortalità nei cuccioli fino
a 2 settimane di età e privi di immunità colostrale.
PATOGENESI
L’uveite si realizza quando il virus replica nell’endotelio dei vasi corneali per cui
l’immunocomplesso si forma con il richiamo di cellule infiammatorie nella camera
anteriore dell’occhio che porta alla
distruzione della cornea con conseguente
passaggio di umor acqueo nello stroma
corneale (tutto ciò porta alla
denominazione “occhio blu”). Il fenomeno
dell’uveite solitamente accompagna il
cane fino alla morte anche se il recupero e
la regressione dell’edema possono
avvenire solo se si ha la rimarginazione
dell’endotelio e se si ripristina il normale
gradiente di diffusione tra la cornea e l’umor acqueo.
Nei glomeruli renali il CAdV-1 persiste per circa 14 giorni ma la sua sopravvivenza e
la possibilità di essere eliminato con le urine anche per 6 mesi è data dal fatto che il
virus è presente a livello tubulare per più tempo, anche dopo l’avvenuta guarigione
clinica.
Il fegato rappresenta l’organo bersaglio del CAdV-1; infatti, la morte dei soggetti
colpiti, avviene spesso per insufficienza epatica ed epatoencefalopatia che possono
determinare coma e successiva morte.
- fatale;
- acuta;
- subclinica;
- cronica.
DIAGNOSI
TERAPIA
Non potendo effettuare terapie antivirali, nell’epatite infettiva si effettua una terapia
sintomatica che prevede fluidoterapia e trasfusione di sangue per compensare e
limitare i danni epato-renali.
BIBLIOGRAFIA
- “focolaio di epatite infettiva del cane in un canile”: Tesi di laurea di Maria
Loredana Colaianni;
- Nome de libro di malattie infettive
- Siti camero
- Siti delle foto
- http://www.evsrl.it/vet.journal/archivio_pdf/2007/2644.pdf
- http://www.tuttosanita.it/pugliasalute/Anno2004/Pugliasaluten
%C2%B020%20PDF/veterinario_epatite.pdf
- http://www.corsivettoquotidiano.com/index.php?
option=com_content&view=article&id=94:cani-dallest-cimurro-ed-epatite-tra-i-
rischi-sanitari&catid=50:scienza-e-tecnologia&Itemid=66
- http://salute.leiweb.it/dizionario/medico/encefalopatia-porto-sistemica.shtml
- http://www.canigattieco.com/cani/malattie-cani.aspx?id_articolo=52