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Libro 1

LEGGE 328/00 la prima vera riforma riguardante il settore dei servizi socioassistenziali

Inquadra l’assetto istituzionale del settore

Importante è la ripartizione delle competenze dei vari enti chiamati in causa nella programmazione,
gestione ed erogazione dei servizi socioassistenziali

Specifica le competenze spettanti allo Stato, Regioni, Province e Comuni.

COMPETENZE DEI COMUNI (ART. 6)

- Titolarità delle funzioni amministrative degli interventi sociali


- Programmazione, progettazione e realizzazione del sistema dei servizi sociali a rete
- Erogazione di servizi e prestazioni economiche

REGIONI devono costituire la cornice normativa e regolamentativa all’interno del quale si muove l’opera
dei comuni

Competenze delle regioni

- Definizione delle politiche integrate in materia di interventi sociali


- Determinazione dei criteri per l’autorizzazione, accreditamento e vigilanza delle strutture pubbliche
- Definizione dei criteri per la compartecipazione degli utenti alla spesa pubblica
- Determinazione dei criteri per definire le tariffe che i Comuni devono corrispondere ai servizi
accreditati

PROVINCE hanno un ruolo più marginale di supporto alle attività dei Comuni e delle organizzazioni che
operano in questo settore

STATO si occupa della definizione dei LIVEAS; la legge prevede che alcune categorie di servizi e prestazioni
siano classificate come livelli essenziali di assistenza sociale, da erogare sulla base di specifiche indicazioni
sviluppate in sede di programmazione nazionale, regionale e zonale dei servizi.

Innovazioni nelle dinamiche di erogazione dei servizi socioassistenziali

- Riconoscimento del principio dell’universalismo selettivo come criterio di regolazione dell’accesso e


dell’erogazione dei servizi
- Viene enfatizzata la logica della programmazione degli interventi e dell’operatività per progetti
- Si delinea l’adozione dei titoli sociali come strumento per l’accesso ai servizi sociali

Titoli sociali rappresentano una delle chiavi per la realizzazione di un sistema di offerta dei servizi che sia
aperto alla concorrenza di più attori e che lasci libertà di scelta del fornitore dei servizi all’utente

Carta dei servizi che permette alle organizzazioni di qualificarsi come erogatore dei servizi socioassistenziali
in nome e per conto dell’ente pubblico; deve fornire all’utente il maggior numero possibile di informazioni
sulle prestazioni offerte dall’organizzazione e sui livelli di qualità che l’utente si può aspettare in merito

Art. 18 l.n. 328 prefigura una logica di governance multilivello dei servizi socioassistenziali

Nel livello di governance e programmazione dei servizi socioassistenziali si colloca il PDZ: lo strumento
designato dalla legge per la programmazione dei servizi a livello locale. Predisposto dai Comuni che
appartengono a un determinato ambito territoriale e hanno una durata triennale.

Attraverso il PDZ i comuni definiscono priorità e indirizzi generali dell’offerta dei servizi socioassistenziali,
sulla base delle esigenze individuate a livello territoriale.
Innovatività risiede nell’apertura alla partecipazione degli attori del terzo settore che concorrono
all’erogazione dei servizi socioassistenziali.

3 livelli di governo: statale, regionale e locale

I cittadini possono ricevere servizi e prestazioni da più canali

RIFORMA DEL TITOLO V DELLA COSTITUZIONE

Legge costituzionale 3/2001 modificò il Titolo V della Cost., specificatamente nell’art. 117 nel quale si
definisce la ripartizione delle competenze legislative tra Stato e Regioni

Art. 117 Cost. predispone 3 opzioni:

- Potestà legislativa statale elenco di materie di competenza esclusivamente statale (comma 1)


- Potestà legislativa concorrente tra Stato-Regioni elenco di materie: lo stato definisce i principi
fondamentali che orientano le attività di un dato settore, le regioni emanano le leggi (comma 2)
- Potestà legislativa regionale non esiste un elenco di materie ma sono comprese tutte le materie
non presenti negli elenchi precedenti (comma 3)

Costo dei servizi socioassistenziali è coperto

- dalle risorse a disposizione dei Comuni e/o del SSN,


- Dalla compartecipazione della spesa diretta degli utenti

Trasferimento dei servizi alla persona è ripartito tra Stato, Regioni e Comuni

Trasferimento monetario compete direttamente allo Stato

Lo Stato interviene attraverso una serie di fondi tra cui il FNPS che rappresenta il principale canale di
finanziamento dei servizi alla persona; venne istituito nel 1997 con la 328 che lo ha qualificato come vettore
principale di finanziamento dei servizi socioassistenziali

Le risorse del FNPS vengono suddivise tra Stato, Regioni e ministero

Regioni predispongono specifici finanziamenti destinati ai Comuni ed eventualmente alle ASL

Comuni stanziano annualmente risorse per coprire le spere dei servizi socioassistenziali che erogano
direttamente o in forma associata con altri comuni.

L’OFFERTA DEI SERVIZI SOCIOASSISTENZIALI

Composizione dell’offerta dei servizi si può analizzare secondo diversi parametri

- Categoria di utenza alla quale sono destinati i servizi


- Natura del servizio offerto (servizi sociali, sanitari o sociosanitari)
- Finalità del servizio
- Collocazione operativa del servizio (non residenziale, semiresidenziali, non residenziali)

Principali aree di intervento

- Persone anziane
- Minori
- Adulti in difficoltà
- Persone con disabilità
- Persone con problemi di dipendenza da sostanze
- Persone affette da problemi di salute mentale

SERVIZI PER ANZIANI

Sono aumentati negli ultimi anni a causa dell’invecchiamento della popolazione

Necessità di interventi e servizi di sostegno sempre maggiori

Interventi assistenziali per anziani si collocano in un continuum che prevede la permanenza nel proprio
domicilio, la dimensione della semiresidenzialità e la residenzialità presso una struttura di cura

I servizi di assistenza domiciliare (SAD) includono diverse tipologie di interventi e prestazioni

- L’assistenza per l’igiene personale e/o domestica


- Servizi di consegna pasti a domicilio
- Implementazione di servizi di telesoccorso

ADI (assistenza domiciliare integrata)

si attivano a seguito di dimissioni da strutture ospedaliere e hanno la finalità di consentire l’erogazione di


servizi di carattere sanitario direttamente al domicilio dell’utente

I servizi semiresidenziali

Erogati in apposite strutture, nelle quali l’utente può recarsi senza dovervi soggiornare

Centri diurni (CD)

Offrono prestazioni che presentano una gradazione variabile di contenuto sanitario, sociosanitario e sociale

I servizi residenziali

Rivolti agli individui che soffrono della perdita di autonomia personale, a causa di patologie degenerative

Residenza sanitaria assistenziale (RSA)

È un presidio medico residenziale sanitario extraospedaliero

Offre temporaneamente o permanentemente ospitalità, prestazioni mediche, infermieristiche volte al


mantenimento e al miglioramento dello stato di salute e del grado di autonomia dei soggetti non
autosufficienti affetti da malattie croniche o da patologie invalidanti, non assistibili a domicilio ma che non
necessitano di ricovero in strutture ospedaliere o di riabilitazione.

L’offerta dei servizi per la popolazione anziana si completa con una serie di interventi di carattere ricreativo
e sociale

Due iniziative importanti

- Soggiorni climatici
- Predisposizione di orti comunali

Contributo più rilevante indennità di accompagnamento per le persone invalide al 100%

Per la prima volta concesso nel 1988


SERVIZI PER MINORI

Utente del servizio è il minore stesso e la famiglia, assume quindi la denominazione di servizi per minori e
famiglie

Interventi destinati ai minori

- Rivolti ai minori stessi, aumento della domanda di asili nido conseguente all’apertura del mondo del
lavoro per le donne, troviamo anche una gamma di servizi a carattere ricreativo e culturale come
centri estivi, ludoteche, centri di animazione giovanile (CAG), comunità alloggio e comunità familiari
- Pensati per minori e famiglie che vivono in condizione di fragilità e vertono direttamente su
questioni di assistenza sociale e sono orientati a prevenire o ridurre situazioni di disagio per minori
e famiglie

SERVIZI PER ADULTI E FAMIGLIE

Disoccupazione e disagio abitativo sono due bisogni che sono particolarmente aumentati a causa della crisi

I servizi sociali dei comuni possono fare poco perché si tratta di questioni che esulano dalle loro
competenze istituzionali

Due soluzioni adottate

- Maggior collegamento tra enti e/o uffici che si occupano di questioni simili
- Implementazione di nuove forme di intervento atte a diminuire le conseguenze economiche e
sociali dovute a queste problematiche

Tali iniziative si concretizzano nell’erogazione di contributi economici e si pongono in continuità con


interventi già diffusi

Condizioni di povertà più gravi e interventi più urgenti una forma di supporto è la fornitura dei beni di
prima necessità e la ricerca di strutture che offrano posti letto per individui in situazioni di emergenza
abitativa.

SERVIZI PER PERSONE CON DISABILITA’

Necessario esaminare il concetto di disabilità; un ruolo importante è svolto dall’OMS e dall’ONU che
hanno proposto differenti definizioni e classificazioni delle forme di disabilità

1980 l’OMS basava la sua distinzione sui concetti di menomazione, disabilità e handicap

- Menomazione intesa come perdita o anomalia a carico di una struttura o di una funzione
psicologica, fisiologica o anatomica
- Disabilità intesa come limitazione o perdita della capacità di compire un’attività nel modo corretto
- Handicap condizione di svantaggio conseguente a una menomazione o disabilità che impedisce di
adempiere pienamente alle attività

2001 l’OMS introdusse una visione più dinamica della disabilità

Intesa come una condizione che non deriva esclusivamente da disturbi o problematiche di matrice organica
ma può maturare anche a seguito dell’interazione tra individuo e ambiente

Dimensioni descrittive della disabilità


- Funzioni corporee
- Strutture corporee
- Fattori ambientali
- Attività e partecipazione

Primo intervento integrazione scolastica per le persone che presentano disabilità fisiche e/o sensoriali
gravi. Prime esperienze prendono avvio negli anni 70 per favorire l’inclusione di alunni disabili nelle
strutture scolastiche ed evitare loro l’emarginazione

Altro ambito di intervento integrazione lavorativa, i protagonisti dell’intervento sono le cooperative sociali
di tipo B che hanno come finalità proprio l’integrazione sociale di soggetti svantaggiati. Gli interventi sono
personalizzati sulla base delle capacità specifiche del soggetto e prevedono l’affiancamento dell’educatore
a ogni utente.

Le situazioni di disabilità più gravi richiedono interventi di cura e sostegno più articolati

Prendono forma i servizi domiciliari che hanno finalità di favorire la permanenza della persona con
disabilità nel proprio contesto familiare

Erogati da persone che lavorano nelle organizzazioni del terzo settore, seppur finanziati da enti pubblici

Accanto ad essi servizi erogati da apposite strutture Centri Socioeducativi (CSE), Centri Diurni per Disabili
(CDD), Centri Diurni Integrati (CDI)

Amministratore di sostegno è incaricata della gestione del patrimonio di una persona disabile, qualora
manifesti l’incapacità di provvedervi autonomamente

Scelta reversibile in quanto il disabile può richiedere al giudice ordinario la revoca dell’amministratore di
sostegno

SERVIZI PER PERSONE CON PROBLEMI DI DIPENDENZA DA SOSTANZE E NUOVE DIPENDENZE

Problema della tossicodipendenza emerge negli anni 70 a seguito della crescente diffusione di sostanze
stupefacenti

4 servizi riabilitativi e di cura

- Comunità residenziali che prevedono soggiorni continuativi di durata variabile, possono essere
promosse sia dal pubblico che dal privato
- Comunità semiresidenziali dove non è previsto un soggiorno diurno
- Centri di accoglienza promossi sia da enti pubblici che privati con un accesso discontinuo
- Servizi per la tossicodipendenza (SERT) gestiti dalle ASL e finanziati dal SSN, offrono attività
preventive, di cura e riabilitazione e si caratterizzano per la distribuzione di metadone alle persone
tossicodipendenti

Ipotesi di fondo è la valorizzazione delle relazioni sociali come strumento terapeutico

Nuove tipologie di dipendenze che possono determinare patologie nocive per la salute e cariche di pesanti
implicazioni a livello sociale

Sono gioco d’azzardo, shopping compulsivo, consumo di alcool, sessualità

SERT cambia denominazione diventa SERD.

SERVIZI PER LE PEROSNE AFFETTE DA PROBLEMI DI SALUTE MENTALE


Legge Basaglia 180/78 sancì la chiusura dei manicomi e degli ospedali psichiatrici

Ossia le strutture residenziali nelle quali erano assistiti i malati mentali.

Legge indirizzava verso la creazione di strutture territoriali extraospedaliere per garantire una maggiore
prossimità tra l’ambiente di cura e l’ambiente di vita del paziente.

Prevedeva che l’avvio di un trattamento di cura dovesse essere il frutto della libera scelta dell’individuo,
riducendo gli spazi per l’attuazione di trattamenti sanitari obbligatori.

Dal 1978 in poi l’assistenza offerta alle persone affette da problemi di salute mentale è stata organizzata
seguendo la direttrice della territorializzazione e domiciliarizzazione degli interventi.

Dipartimento di salute mentale un’unità organizzativa presente in ciascuna ASL.

Il DSM compito di coordinare le attività di cura e assistenza erogate nelle strutture orspedaliere ed
extraospedaliere

Le strutture con le quali il DSM sviluppa la propria azione a livello territoriale

- Centro di salute mentale è collocato in ciascuna ASL, esso costituisce la sede organizzativa del DSM
e offre attività sia ambulatoriali che si assistenza domiciliare
- Servizio psichiatrico di diagnosi e cura che può essere collocato presso un presidio ospedaliero delle
ASL nel quale vengono forniti trattamenti medici che richiedono brevi periodi residenziali

Accanto alle strutture

- Dayospital che offre prestazioni diagnostiche e terapeutico riabilitative a breve e medio temine
- CD si perseguono obiettivi di socializzazione attraverso lo svolgimento di attività collettive; possono
essere gestiti direttamente dalle ASL o da organizzazioni no profit

PROGRAMMAZIONE, ESTIONE ED EROGAZIONE DEI SERVIZI SOCIOASSISTENZIALI

- Governance insieme di più individui che lavorano insieme per uno scopo comuni
- Government forme tradizionali di programmazione e gestione delle politiche pubbliche,
concentrate sull’autorità degli organi di governo istituzionali

Passaggio da una logica di government a una logica di governance si compie acquisendo consapevolezza
che nessuna organizzazione possiede tutte le risorse necessarie per la realizzazione di un determinato
servizio/attività.

Governance multilivello processi decisionali inerenti le politiche da attuare in un determinato settore si


svolgono a più livelli di raccordo

IL PIANO DI ZONA

Importante tassello nelle logiche di governance multilivello nel settore delle politiche sociali in Italia.

Duplice natura

- Processo che chiama a raccolta gli enti locali di un determinato territorio, al fine di individuare
collegialmente gli assetti, le risorse e gli obiettivi dell’offerta locale di servizi socioassistenziali
- Prodotto di tale processo formalizzato in un particolare documento, nel quale sono specificati i
contenuti strategici e operativi che orientano l’offerta dei servizi socioassistenziali
Necessario individuare un ente capofila che è il comune di maggiori dimensioni dell’ambito

I comuni devono stabilire una sede organizzativa, ossia un luogo dove si terranno le varie riunioni e
assemblee tra i partecipanti.

Tre scelte per la scelta della sede organizzativa

- Il comune capofila che gestisce il processo di programmazione sociale


- Il comune capofila costituisce uno specifico ufficio di piano
- L’ufficio di piano viene costituito presso l’organizzazione esterna ai comuni dell’ambito

Processo di programmazione sociale prende forma attraverso l’attivazione di una serie di organi chiamati
“tavoli” e possono essere di due tipi:

- Tavoli politici riservati ai referenti istituzionali dei comuni interessati al pdz


- Tavoli tecnici aperti alla partecipazione di figure professionali degli enti locali e di rappresentanti
degli enti privati chiamati alla stesura del pdz

Documento di piano è l’esito di un percorso strutturato che prevede una dimensione sia politica che
tecnica.

GESTIONE ASSOCIATA

Significa diversi enti appartenenti a un ambito sociale possono predisporre di servizi che vanno erogati a
tutti i cittadini dell’ambito a prescindere dal loro comune di residenza

Ciascun comune deve valutare se aderire o meno a una modalità di erogazione e gestione associata dei
servizi proposta e attuata da altri comuni nell’ambito sociale e ciascun comune può decidere quali servizi
offrire in forma di gestione associata e quali senza condividere le proprie risorse con altri comuni.

Vantaggi

- Possibilità di ridurre i costi , grazie alle economie di scala si possono realizzare condividendo le
risorse tra più comuni
- Maggiore equità nell’accesso ai servizi

Obiettivo è uniformare i livelli di qualità dei servizi, al fine di garantire un trattamento equo ai cittadini

Tre tipi di gestione associata

- Gestione associata con patti di collaborazione amministrativa prevedono che gli enti partecipanti
debbano svolgere una gestione associata senza deleghe a terzi con una conseguente scansione
interna
- Gestione associata mediante delega a enti pubblici l’attività non è svolta ai comuni ma le attività
vengono delegati alle ASL come ente già esistente o al CONSORSIO creato ad hoc per la gestione dei
servizi
- Gestione associata mediante delega a enti privati gli enti privati che possono svolgere tale ruolo
sono le FONDAZIONI e le IMPRESE PRIVATE SRL la criticità è che non c’è un controllo democratico
dei cittadini.

ESTERNALIZZAZIONE
È un insieme di pratiche adottate da più enti pubblici, di ricorrere ad altre imprese o enti privati per lo
svolgimento di alcune pratiche di supporto

Ente assunto in questo processo è il comune sia nella sua forma singola che nella sua forma associata

3 opzioni

- Produzione ed erogazione dei servizi da parte del comune


i servizi vengono offerti direttamente dal comune facendo ricorso al proprio personale e utilizzando
risorse e strutture proprie
limiti le amministrazioni comunali mantengono un elevato grado di rigidità organizzativa e questo
ostacola lo sviluppo di interventi per fronteggiare problematiche emergenti e/o mutevoli nel tempo
- Erogazione da parte del comune attraverso l’ houseproviding
Richiama una situazione nella quale l’ente locale affida la produzione dei servizi a un ente esterno
ad esso
Due tipologie di enti si prestano a soluzioni di h.p. gestite dai comuni sono l’ISTITUZIONE e
l’AZIENDA SPECIALE
- Esternalizzazione della produzione ed erogazione dei servizi
Prevede la loro esternalizzazione a soggetti provati
Le ragioni che spingono la PA a esternalizzare la produzione dei servizi socioassistenziali sono 2
1. Seguendo una logica di economica
2. Maggior grado di efficacia degli interventi che gli attori organizzativi privati sono in grado di
assicurare rispetto agli enti pubblici.

l’esternalizzazione dei servizi si può compiere in due forme principali

- Contracting out è la forma più tradizionale prevede che un’amministrazione pubblica esternalizzi la
produzione di un servizio affidandola a un unico soggetto
- Accreditamento prefigura una più ampia libertà di scelta dell’utente e prevedono che l’ente
pubblico non individui un unico soggetto al quale affidare l’erogazione di un servizio ma offra il
medesimo servizio a una pluralità di soggetti

ESTERNALIZZAZIONE MEDIANTE CONTRACTING OUT

Prevedono che l’ente pubblico, comune, assegni l’erogazione di un servizio a l’ente privato vincitore di una
gara d’appalto

Principali soluzioni amministrative e organizzative

- Procedure concorsuali che prevedono una gara d’appalto e si distinguono in aperte e ristrette
Aperte riconducibili alla forma dell’asta pubblica e prevedono che l’ente pubblico per esternalizzare
un servizio indica una gara d’appalto alla quale possono partecipare tutti i soggetti in possesso dei
requisiti specificati nel bando
Ristrette includono la licitazione privata e l’appalto di concorso limitando la partecipazione della
gara d’appalto alle organizzazioni invitate dall’ente pubblico
- procedure negoziali che non prevedono una gara d’appalto

procedure negoziate sono forme particolari di contracting out perché non prevedono lo svolgimento di una
gara d’appalto per aggiudicarsi il servizio

cottimo fiduciario è un’altra possibilità mediante il quale l’assegnazione di un servizio a un soggetto


esterno avviene per opera di un funzionario dell’ente appaltante
convenzioni sono un’altra forma di esternalizzazione pensata per il settore dei servizi socioassistenziali in
quanto i destinatari delle convenzioni possono essere sono cooperative sociali di tipo B, organizzazioni di
volontariato impegnate in attività di assistenza sociale.

ESTERNALIZZAZIONE MEDIANTE ACCREDITAMENTO

l’accreditamento professionale è una sorta di attività di valutazione che un ente terzo può effettuare nei
confronti di un’organizzazione

per verificare la conformità delle sue procedure a criteri e protocolli standard definiti prima

l’accreditamento istituzionale è una pratica che regola i rapporti tra ente pubblico che intende
esternalizzare il proprio servizio o attività e gli enti privati che si propongono per la sua realizzazione.

L’accreditamento è una clausola che permette a una struttura privata di offrire servizi e prestazioni
socioassistenziali che saranno rimborsati dall’ente pubblico: il passaggio successivo è la stipula di un
contratto tra l’ente pubblico e l’ente privato

Un ente autorizzato privo di accreditamento potrà offrire i propri servizi agli utenti, ma questi dovranno
farsi corico dell’intero costo delle prestazioni

Ente accreditato che ha stipulato un contratto con l’ente pubblico potrà offrire servizi i cui costi verranno
coperti dallo stesso ente pubblico.

Ripartizione dei compiti tra Comuni e Regioni

- l’accreditamento istituzionale delle organizzazioni che intendono erogare servizi sociali spetta ai
comuni
- l’accreditamento istituzionale delle organizzazioni che intendono erogare servizi sociosanitari è di
competenza delle regioni che possono demandare questo compito alle ASL

procedure di accreditamento hanno una duplice valenza

- hanno una funzione certificatoria perché attestano il possesso dei requisiti di qualità richiesti
dall’ente pubblico
- ha una valenza equiparatoria perché consente di equiparare i livelli di qualità offerti da ciascuna
organizzazione accreditata.

REGOLAZIONE DELL’ACCESSO

È un compito molto complesso e articolato su diversi ambiti d’azione

1. LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA SOCIALE (LIVEAS)


Compaiono nell’art. 22 l. 328/00
Costituiscono un insieme di interventi che dovrebbero garantire una serie di diritti sociali
imprescindibili per persone e famiglie e per specificare categorie di soggetti che vivono in
condizioni di disagio e bisogno.
Comma 2 art 22 individua le categorie di destinatari degli interventi qualificati come livelli
essenziali comma 4 elenca le principali forme e tipologie di intervento da garantire.
Intendevano sostenere il riconoscimento dei diritti sociali di assistenza sociale e uniformare il
livello della qualità dei servizi e delle prestazioni a essi connessi; nonostante ciò non si è sinora
prodotto alcun atto legislativo che rilanci la loro definizione.
Codificazione dei LIVEAS sostiene che i livelli si sarebbero sviluppati in tre forme:
- Come codificazione di diritti esigibili
- Come definizione della gamma dei servizi e prestazioni socioassistenziali da prevedere in ciascun
ambito territoriale o in ogni dato numero di abitanti
- Come standard di qualità delle prestazioni e servizi socioassistenziali
2. INFORMAZIONE E ORIENTAMENTO ALL’UTENZA
Dagli anni 70 comincia a prendere forma l’attuale configurazione del segretariato sociale, il
comune è stato identificato come l’ente più appropriato per l’erogazione di tale servizio
Protagonista del servizio di segretariato è l’assistente sociale
è incluso tra le misure qualificate come LIVEAS
è un servizio universale, non rispondente ai criteri di selettività che invece demarcano l’accesso ad
altri interventi assistenziali
3. LA REGOLAZIONE AMMINISTRATIVA DELL’ACCESSO AI SERVIZI SOCIOASSISTENZIALI: ISEE
Regolazione amministrativa valuta la richiesta di un intervento assistenziale da parte di un
cittadino, si compie tramite una serie di dati che tracciano la condizione economica di un cittadino.
Strumento più utilizzato è l’ISEE è un indicatore per regolare l’accesso a diverse tipologie di
interventi assistenziali e consiste in una formula che determina la condizione economica del
richiedente; valore utilizzato per valutare l’ammissibilità o meno della richiesta di un cittadino.
Se il valore ISEE è inferiore alla soglia la domanda viene accolta, in caso contrario viene respinta
È uno strumento selettivo che contribuisce alla costruzione di un sistema di welfare ispirato a
logiche di universalismo
Nasce D.lgs. n. 109/98 consolidato ufficialmente come strumento di regolazione dell’accesso ai
servizi socioassistenziali due anni dopo e quindi la legge quadro 328
Pensato per soddisfare l’esigenza di avere uno strumento che tenesse in considerazione la
composizione la composizione e la numerosità del nucleo familiare.
4. ACCESSO AI SERVIZI TRAMITE VOUCHER
È un ticket spendibile per l’acquisto di determinati servizi
se non viene utilizzato perde il suo valore in quanto non è convertibile in denaro, né cedibile o
trasferibile
impiegato solo per usufruire di una determinata prestazione assistenziale erogata da uno o più
organizzazioni dall’ente pubblico
valore corrispondente alla quantità di prestazione accordata dall’ente pubblico
beneficiario può scegliere l’organizzazione alla quale rivolgersi e utilizzare il servizio senza doverne
pagare il costo
il valore è corrispondente alla quantità di prestazione accordata dall’ente pubblico

INTEGRAZIONE TRA SERVIZI SOCIALI E SANITARI

Concetto di integrazione si può declinare in forme differenti e investe più fasi sia nella
programmazione che nell’erogazione di servizi.
Esiste una classificazione delle dinamiche di integrazione tra servizi alla persona 5 passaggi
fondamentali
1. Condivisione di informazioni e conoscenze tra professionisti
2. Cooperazione e coordinamento degli interventi
3. Collaborazione accordi tra enti e/o professionisti
4. Consolidamento: prevede la presenza di un’organizzazione alla quale siano riconosciuti compiti
e responsabilità di ulteriori unità organizzative
5. Costituzione di un sistema organizzativo che tracci un’unica linea di autorità per la gestione dei
casi

nell’analisi delle forme di integrazione tra assistenza sociale e sanitaria si identificano tre dimensioni

1. Integrazione professionale che richiama la possibilità di integrazione sul piano operativo


2. Integrazione gestionale implica il coordinamento dei processi lavorativi, al fine di calibrare gli
interventi assistenziali con quelli sanitari
3. Integrazione istituzionale si verifica quando gli enti che hanno la responsabilità della
programmazione, gestione ed offerta dei servizi di diversi settori concordano programmi di
collaborazione

1983 l’onere finanziario degli enti di carattere sociale è stato attribuito ai Comuni, mentre gli interventi di
rilievo sanitario dal FSN.

LE ORGANIZZAZIONI

Nel settore dell’assistenza convivono una pluralità di organizzazioni

Distinzione più convenzionale tra le organizzazioni si compie considerando la loro natura giuridica

Tre livelli

- Enti pubblici
- Organizzazioni imprenditoriali private
- Associazioni e organizzazioni di volontariato

esse si possono aggiungere alle cosiddette “reti primarie”

distinzioni tra enti pubblici e privati oggi è meno netta ed evidente del passato

perché i diversi enti pubblici agiscono sul piano organizzativo insieme alle organizzazioni private perché si
possono rintracciare una serie di enti ibridi

3 categorie principali di organizzazioni in base alle funzioni che esse svolgono

- Pianificazione e programmazione
- Amministrazione e gestione
- Produzione ed erogazione

Comuni assolvono a tutte e tre le funzioni individuate, non tutti però agiscono allo stesso modo

Alcuni possono aggregarsi all’interno del proprio ambito sociale e delegare a un’organizzazione terza sia la
funzione di gestione e amministrazione sia che le funzioni di produzione ed erogazione dei servizi

questi enti assumono ruoli di gestione e amministrazione dei servizi, partecipando al pdz.

Le ASL hanno un ruolo che varia a seconda del contesto normativo regionale

Attività di programmazione e pianificazione restano nelle mani di Regioni e Comuni

Lo stato mantiene una presenza marginale in quanto a esso permane la responsabilità della definizione dei
LIVEAS

ENTI PUBBLICI

Criteri che definiscono un ente come pubblico sono:

- Qualificazione esplicita come ente pubblico


- Indigenza di stato, regioni o comuni nella nomina e revoca dei dirigenti e nell’amministrazione
dell’ente
- Finanziamento delle attività con risorse provenienti dalla fiscalità generale
- Attribuzione di potestà pubbliche

MINISTERI

Rappresentano un’emanazione diretta dello Stato, del quale sono gli assi portanti

- Ministero della Giustizia coordina direttamente i servizi rivolti ai condannati; i servizi per
l’implementazione di queste misure sono direttamente coordinati dagli uffici di esecuzione penale
esterna (UEPE), inoltre da questo ministero dipendono anche gli uffici di servizio sociale per i
minorenni
- Ministero dell’Interno

REGIONI

Sono l’organismo di riferimento in chiave normativa

Organi della regione sono tre:

- il presidente eletto dai cittadini e ha assunto un elevato potere decisionale


- giunta
- consiglio regionale

assumono una struttura organizzativa di stampo divisionale all’interno del quale si possono individuare i
diversi settori sui quali si concentra l’azione amministrativa

capo di ciascun settore troviamo un dirigente

i dirigenti hanno un potere decisionale piuttosto ampio, che si declina nella possibilità di emanare atti
amministrativi particolari che non richiedono l’approvazione di un organo istituzionale

nel campo dei servizi socioassistenziali le competenze affidate alle regioni dalla 328 sono

- politiche integrate in materia di interventi sociali


- criteri per l’autorizzazione, accreditamento e vigilanza della strutture pubbliche
- criteri per la determinazione dei costi dell’eventuale compartecipazione degli utenti alla spesa
- requisiti di qualità per la gestione e l’erogazione di servizi e prestazioni assistenziali
- criteri per la concessione dei titoli sociali

COMUNI

Sono il principale ente locale nell’architettura istituzionale dello stato

Godono di un relativo grado di autonomia

Organi di governo del comune sono tre

- sindaco
- giunta
- consiglio comunale

il sindaco e i consiglieri vengono eletti direttamente dai cittadini, mentre gli assessori sono nominati dal
sindaco

il consiglio è un organo di carattere politico che deve indirizzare e sostenere i principali atti degli altri organi
di governo comunale

la giunta è presieduta dal consiglio ed è composta dagli assessori


gli assessori possono essere sia componenti del consiglio possono essere sia eletti sia nominati dal sindaco
ha compiti esecutivi e deliberativi

gli uffici dei servizi sociali si occupano della gestione, programmazione ed erogazione dei servizi
socioassistenziali nell’ambito della struttura organizzativa del comune.

I professionisti che operano nell’ufficio dei servizi sociali di un Comune possono essere diversi

- assistente sociale è la figura centrale e gode di uno spazio significativo di discrezionalità


professionale e la sua azione non si traduce nella mera esecuzione di attività predefinite o di
contenuto solo amministrativo

i destinatari dei servizi offerti e gestiti dal comune corrispondono all’intera gamma dei potenziali fruitori
dei servizi socioassistenziale

COMUNI ASSOCIATI

Formule istituzionali e organizzative disponibili per la gestione dei servizi socioassistenziali sono:

- patto di collaborazione amministrativa


- delega a enti pubblici
- delega a enti privati

PROVINCE

Gli organi delle province

- presidente
- consiglio
- giunta

competenze istituzionali in materia di assistenza sociale assegnate alle province sono limitate

- raccolta di dati e informazioni


- analisi dell’offerta dei servizi socioassistenziali
- promozione dell’offerta formativa
- partecipazione, insieme ai comuni e agli enti del terzo settore, alla definizione e all’attuazione del
pdz

AZIENDE SANITARIE LOCALI

Costituiscono il cardine del SSN

Loro qualifica di ente pubblico è controversa

- rimangono enti strumentali delle Regioni sotto il profilo giuridico


- ma l’indirizzo che le varie riforme hanno dato alle loro dinamiche gestionali è volto all’adozione di
una logica imprenditoriale riconducibile al modello delle aziende private

hanno un duplice ruolo nel settore sanitario

- agiscono come committenti dei servizi sanitari


- prevedono direttamente all’erogazione di tali servizi

al vertice delle ASL

- direttore generale
- direttore sanitario nominato dal direttore generale
- direttore amministrativo che svolge compiti economici e amministrativi

attività svolte dalle ASL variano da regione a regione

perché a esse possono essere attribuite funzioni e competenze diverse a seconda dell’assetto organizzativo
individuato a livello regionale

AZIENDE E PRESIDI OSPEDALIERI

Gli ospedali sono inquadrabili in due categorie

- AO pubbliche o private che possono gestire una o più strutture ospedaliere


- Presidi ospedalieri gestiti direttamente dalle ASL

Ciascuna AO

- Vertice direttore generale


- Direttore sanitario
- Direttore amministrativo

Negli ospedali l’intervento degli assistenti sociali è rivolto a un’utenza trasversale

LE EX IPAB E LE AZIENDE PER I SERVIZI ALLA PERSONA

Le ex IPAB possono essere considerate una “terra di mezzo” nelle organizzazioni che rientrano nella
categoria degli enti pubblici e quelle qualificabili come enti privati

Hanno svolto per anni un ruolo centrale nell’offerta dei servizi socioassistenziali

- Sia nell’erogazione di contributi economici


- Sia con l’erogazione diretta dei servizi alla persona

Attività svolte storicamente dalle IPAB

- Servizi sociosanitari a carattere residenziale


- Servizi educativi a carattere residenziale
- Servizi di ricovero temporaneo
- Servizi di natura mista

Dal punto di vista giuridico le IPAB furono istituite con la legge Crispi del 1980 la quale attribuiva la
qualifica di ente pubblico a una serie di organizzazioni di origine e natura privata (di matrice religiosa)

ENTI PRIVATI E IL TERZO SETTORE

Enti privati che agiscono nel settore dei servizi socioassistenziali sono numerosi e diversi

Prima distinzione va fatta tra

- Enti profit
- Enti no profit

NO PROFIT E TERZO SETTORE

Sono due espressioni che sono collegate tra loro, ma con tratti distintivi

Not-for-profit significa alludere al principio dell’assistenza di finalità di lucro: organizzazioni che non
riconoscono nel perseguimento di un profitto economico la finalità della propria attività
Non profit è un’espressione che sottintende il divieto di conseguire un profitto

“terzo settore” è un insieme eterogeneo di forme organizzative

Rientrano in essa organizzazioni sia strutturate per lo svolgimento si iniziative imprenditoriali, sia che
promuovono attività di natura volontaristica

COOPERATIVE SOCIALI

Tipologia più imprenditoriale del terzo settore

- Cooperative di servizi sociali rappresentavano una tipica esperienza imprenditoriale con fini
mutualistici interni
- Cooperative di solidarietà sociale mostravano una propensione alla mutualità esterna e
perseguivano finalità propriamente solidaristiche
- Cooperative di produzione e lavoro integrate sono sorte con l’intento di offrire una possibilità di
lavoro ai soggetti svantaggiati

Negli anni 90 il fenomeno della cooperazione sociale viene riconosciuta e qualificata istituzionalmente

grazie alla promulgazione della l. 381/1991 che introduce due forme di cooperazione sociale

- Tipo A che riprendono il cammino tracciato dalle cooperative di servizi sociali, si dedicano alla
gestione, produzione ed erogazione di servizi alla persona
- Tipo B impegnate nello svolgimento di attività produttive finalizzate all’inserimento lavorativo di
persone svantaggiate

Legge prevede che nella compagine sociale di una cooperativa possano figurare diverse categorie di soci

- Soci prestatori tra i quali rientrato i soci lavoratori


- Soci volontari individui che prestano volontariamente e senza retribuzione la propria attività
lavorativa per la cooperativa
- Soci sovventori apportano capitale finanziario alla cooperativa
- Soci fruitori che fruiscono direttamente o indirettamente dei servizi della cooperativa

Struttura di governance di una cooperativa sociale

- Assemblea dei soci costituisce l’organo di governo collegiale di una cooperativa sociale; viene
convocata almeno una volta l’anno per l’approvazione del bilancio e prevede all’elezione dei
membri del consiglio d’amministrazione che possono durare in carica per un intervallo di tempo
variabile
- Presidente della cooperativa viene nominato dai membri del consiglio che assume la
rappresentanza
- Direttore viene incaricata dal presidente al quale delega la gestione operativa della cooperativa

ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO E ASSOCIAZIONI DI PROMOZIONE SOCIALE

È uno dei fenomeni che più caratterizzano la società contemporanea e si presenta in diverse sfaccettature

Fattori che caratterizzano l’attività di volontariato

- Gratuità dell’azione in quanto il volontariato non consegue una retribuzione per la propria opera
- Fine solidaristico dell’iniziativa un’attività di volontariato è rivolto solo a favore della tutela dei
diritti e l’aiuto a terzi in stato di bisogno

Differenza tra organizzazioni e associazioni di volontariato


- Associazioni sono gruppi di persone che si uniscono per perseguire un fine condiviso
- Organizzazioni è uno strumento per la realizzare gli obiettivi dell’associazione

Distinzione tra ODV e associazioni di promozione sociale (APS)

- ODV (organizzazioni di volontariato) l. 266/91 operano a favore di soggetti esterni


all’organizzazione
- APS l. 383/00 svolgono delle attività che possono essere rivolte sia a soggetti interni che esterni

Differenza tra ODV e APS riguardano il rapporto tra soci e organizzazioni e l’inquadramento giuridico

- APS i volontari possono occasionalmente svolgere incarichi professionali retribuiti all’associazione


stessa
- ODV ha questa opportunità preclusa ai soci

Altra distinzione importante

- Associazioni riconosciute hanno ottenuto il riconoscimento della propria personalità giuridica allo
stato, in quanto godono di un’autonomia perfette che prefigura la separazione tra il patrimonio
dell’associazione e quello dei suoi soci
- Associazioni non riconosciute questo vincolo non è previsto, vi è un’autonomia imperfetta che
incrementa il livello di responsabilizzazione dei soci rispetto all’attività dell’associazione

LE FONDANZIONI

È un’organizzazione privata che dispone di mezzi destinati a uno scopo con un carattere almeno
tendenzialmente di perpetuità

L’obiettivo è quello di amministrare e gestire il proprio patrimonio al fine di sostenere le attività che
ciascuna di esse promuove

Possono operare su più campi che vanno dall’assistenza sociale alla sanità, dalla tutela e protezione
dell’ambiente sino al campo dell’istituzione e della ricerca

Due categorie di fondazioni

- Di erogazione devolvono dei contributi finanziari ad altri soggetti per lo svolgimento di attività
ritenute meritevoli di un sostegno, i destinatari possono essere sia enti pubblici che privati
- Operative sono dotate di proprie strutture, attraverso le quali perseguono direttamente le finalità
istitutive

Ci sono altri tipi di fondazioni

- di diritto civile costituiscono la tipologia più tradizionale in quanto traggono origine dall’iniziativa di
un fondatore che devolve una quota del proprio patrimonio per costituire un’organizzazione
finalizzata al perseguimento di un particolare scopo di natura solidaristica
- di diritto speciale nelle quali spiccano quelle di origine bancaria sorte dopo la riforma del sistema
bancaria avvenuta con la promulgazione della l. 218/90
- individuate dalla prassi che comprendono le fondazione di partecipazione e comunitarie

fondazioni di partecipazione e comunitarie possono intervenire direttamente all’erogazione di servizi e


contributi economici, attraverso le stutture a propria disposizione

struttura organizzativa di un’organizzazione: assemblea dei soci che indice un consiglio di


amministrazione/gestione, il presidente e un segretario
IMPRESE SOCIALI

Il d.lgs. 155/2006 art. 11 stabilisce che possono avvalersi del titolo di impresa sociale, comprese gli enti di
cui al libro V del codice civile, che esercitano un’attività economica organizzata.

ORGANIZZAZIONI NON LUCRATIVE DI UTILITA’ SOCIALE

La denominazione ONLUS è introdotta con il d.lgs. 460/97 interviene sugli aspetti fiscali delle attività delle
organizzazioni non profit, possono giovarsi di questa qualifica le cooperative sociali, le fondazioni e le
associazioni.

Le organizzazioni che vogliono questo titolo devono svolgere attività ritenute di utilità sociale e prevede il
vincolo dell’assistenza di finalità lucrative nella loro azione

PROFESSIONISTI E COMPETENZE DEL LAVORO SOCIALE

Il termine occupazione identifica la condizione nella quale si trova colui che svolge un’attività lavorativa
retribuita

Non coincide con quella di professione che identifica e distingue una serie di occupazioni che si
contraddistinguono perché hanno assunto nel tempo, un particolare rilievo sul piano sociale, culturale e
istituzionale

Nel campo dell’assistenza sociale le uniche occupazioni che più di altre assumono i tratti di una professione
sanitaria:

- psicologo
- assistente sociale

che riescono a soddisfare i criteri che contraddistinguono un processo di professionalizzazione

concetto di competenza può essere declinato in diverse forme

ogni competenza si compone di tre dimensioni esistenziali

- una oggettiva, identificata con il concetto di sapere


- soggettiva, sintetizzata nella nozione di saper fare
- contestuale, alla quale ci si riferisce con l’espressione saper essere

sapere allude alle abilità e alle capacità formalmente acquisite: si tratta delle conoscenze che si suppone un
individuo abbia ottenuto attraverso un percorso di studi e altre opportunità formative

saper fare si riferisce alla capacità di mettere in pratica le conoscenze formalmente apprese

saper essere è la componente meno visibile di una competenza, sebbene spesso figuri come elemento
decisivo per la buona riuscita di una performance lavorativa e allude a un insieme di capacità che una
persona denota

Nel settore dell’assistenza sociale e in quello dei servizi alla persona, le competenze professionali si
esprimono lungo tutte e tre le componenti

LAVORO SOCIALE

Le attività che permettono l’erogazione dei servizi socioassistenziali vengono classificate con il concetto di
lavoro sociale
La nozione di social work viene tradotta con l’espressione servizio sociale e fa riferimento alle attività
condotte dagli assistenti sociali.

Social worker significa lavoratore sociale ed è una figura che comprende un insieme di occupazioni che
possono essere quella dell’assistente sociale, dell’educatore e del pedagogista.

OCCUPAZIONI E PROFESSIONI SOCIALI

Si possono classificare come sociali le occupazioni legate a un fattore che contraddistingue l’erogazione dei
servizi socioassistenziali: il contatto diretto con l’utenza.

L’ASSISTENTE SOCIALE

È una professione qualificata sia a livello nazionale che internazionale.

L’ordine degli assistenti sociali ha promosso la promulgazione di un codice deontologico al quale tutti
coloro che svolgono questa professione sono chiamati a fare riferimento.

Il ruolo degli assistenti sociali è centrale nelle politiche assistenziali, sia per l’accesso ai servizi
socioassistenziali, sia per la realizzazione degli interventi assistenziali.

Le competenze sono molteplici, anche perché le tipologie di utenti e le problematiche che dovrà
fronteggiare sono molto eterogenee.

Le mansioni che competono ad un assistente sociale si articolano in 5 categorie principali:

1. area relazionale
2. area gruppi e comunità
3. area didattico-formativa
4. area studio e ricerca
5. area progettuale, programmatoria e di amministrazione dei servizi

EDUCATORI

Questa attività può assumere una duplice connotazione

- educatore professionale
- educatore sociale

in entrambi i casi per svolgere la professione è necessaria una laurea triennale.

È un aggancio per i soggetti che non hanno potuto introiettare i modelli di comportamento adeguati alla
vita sociale è necessaria per apprendere comportamenti, valori e atteggiamenti che permettono un vero e
proprio reinserimento sociale.

I progetti che un educatore persegue con l’utente sono indirizzati verso la sua integrazione in un contesto
sociale e non si limitano a intervenire su deficit conoscitivi del singolo.

Si muove su tre fronti

- un piano di promozione delle potenzialità di un soggetto


- un piano preventivo per ridurre il rischio che le potenzialità di un individuo rimangano inespresse
- un piano riabilitativo per recuperare le potenzialità che un soggetto non riesce ad attivare

AUSIALIARI SOCIOASSISTENZIALI (ASA) E OPERATORI SOCIOSANITARI (OSS)

Si occupano della cura e dell’assistenza di una persona che è temporaneamente o permanentemente


incapace di soddisfare anche le minime necessità di cura e sussistenza.
La differenza è che l’OSS può svolgere anche mansioni di tipo sanitario, mentre tali attività sono precluse
agli ASA.

PSICOLOGI

Svolgono molteplici pratiche nell’ambito dei servizi socioassistenziali.

Il lavoro si delinea nella realizzazione di diagnosi psicologiche per gli utenti che accedono inizialmente a un
servizio e nel loro sostegno psicologico durante il percorso di una presa in carico.

ALTRE PROFESSIONI E OCCUPAZIONI

- il medico è una delle professioni con il più compiuto livello di professionalizzazione. Un ruolo
importante viene ricoperto dagli infermieri che da un lato assistono il paziente, dall’altro mira al
ripristino di lato di salute del paziente.
- Mediatore linguistico-culturale per effetto della domanda assistenziale da parte di persone
immigrate, molte organizzazioni hanno fatto ricorso a questi operatori, al fine di facilitarne
l’interpretazione tra operatori e utenti.
- Collaboratori esterni figura rilevante nel PDZ, essi contribuiscono sul piano tecnico all’elaborazione
di analisi, progetti e schemi di valutazione, inoltre forniscono maggiore legittimazione all’azione di
un’organizzazione qualificando l’operato sia formalmente sia più informalmente.

SUCCESSO E CRISI DEL WELFARE STATE: LA TRASFORMAZIONE DELL’INTERVENTO SOCIALE

Il problema della tutela dei bisogni è sempre stato presente all’interno di ogni comunità organizzata.

Nel 700 si presentano le prime forme di assistenza laica

Beneficienza pubblica è stato il primo tipo di intervento diretto dello Stato in risposta ai bisogni dei
cittadini.

Con la rivoluzione industriale si è parlato per la prima volta di previdenza sociale

Con la pubblicazione del rapporto sulla povertà di Beveridge si pongono le basi per la moderna concezione
di “sicurezza sociale” definendo le linee del welfare state.

Il documento del 1942 parla di lotta alla povertà, alla malattia, all’ignoranza, allo squallore e all’ozio;
afferma che a ogni cittadino deve essere garantita una soglia di sussistenza, un minimo di interesse in tutte
le fasi della vita.

Le risorse vengono raccolte dai redditi delle imprese e dei cittadini attraverso un sistema di prelievo fiscale
progressivo cioè fortemente redistributivo.

Con l’introduzione del principio dell’universalismo delle prestazioni

La politica sociale si fonda sulla solidarietà di tutta la collettività attraverso un massiccio intervento
finanziario dello Stato che dovrebbe garantire sicurezza economica a tutti i cittadini.

IL WELFARE STATE è un insieme di interventi pubblici connessi al processo di modernizzazione,


introducendo i diritti sociali nel caso di eventi prestabiliti, nonché doveri di contribuzione finanziaria

Titmuss ha distinto tre modelli diversi di sistemi

- Modello residuale interventi temporanei in risposta ai bisogni individuali solo quando i due canali di
risposta naturale entrano in crisi
- Modello remunerativo i programmi di welfare giocano un ruolo importante come complementi del
sistema economico
- Modello istituzionale-redistributivo i programmi di welfare costituiscono una delle istituzioni
cardine della società e forniscono prestazioni universali, indipendentemente dal mercato

Ferrara ha invece distinto tre modelli

- Modelli occupazionali la solidarietà pubblica è frammentata, ciascuna categoria di persone è


tutelata in quanto lavoratore e in relazione ai contributi versati nel corso della propria cura
lavorativa; è un sistema previdenziale basato su una pluralità.
- Modelli universalistici troviamo una redistribuzione tra classi sociali e generazioni, il peso dei rischi
è distribuito sull’intera popolazione.

Individua inoltre diversi sistemi

- Occupazionali puri e misti


- Universalistici puri e misti

Entrambi individuano un continuum di combinazioni diverse di sottosistemi di protezioni

Il welfare state è interpretato come un’evoluzione parallela e coerente a quella dei diritti riconosciuti ai
cittadini; è il diritto di cittadinanza che legittima l’erogazione di prestazioni di benessere.

Il modello universalistico-occupazionale è entrato in crisi perché sono cambiate le premesse sociometriche


su cui questi modelli sono stati edificati.

L’invecchiamento della popolazione ha determinato un aumento della domanda sia di pensioni sia di
servizi sanitari e sociali.

Mutamenti dei ruoli della famiglia hanno inoltre causato la crescita della domanda di servizi per l’infanzia e
il lavoro di cura.

La diminuzione della ricchezza ha reso meno disponibili le risorse per sostenere la spesa di welfare che
invece dovrebbe crescere proprio a sostegno del numero di anziani e a ciò si aggiunge che l’economia dei
paesi sviluppati non è capace di crescere rapidamente.

Prestazioni erogate sono state giudicate non proporzionali ai sacrifici imposti attraverso il prelievo fiscale o
versamento dei contributi, anche perché le esigenze delle persone sono diventate sempre più articolate.

Crisi del welfare derivava e deriva dallo squilibrio tra bisogni e risorse disponibili, ma anche dall’incapacità
del sistema di adattarsi ai nuovi bisogni emersi.

Modello universalistico è considerato troppo rigido rispetto ai cambiamenti, mentre quello occupazionale
si è dimostrato insufficiente rispetto alla tutela delle vecchie e nuove povertà.

Riprogettazione del welfare ha visto fronteggiarsi due schieramenti

- Propone il ricorso al privato come l’unico luogo in cui possono convivere efficacia ed efficienza
- Interpreta il ricorso al privato come un ulteriore strumento attivato, monitorato e garantito dalla
parte pubblica per salvaguardare il più possibile il raggiungimento degli obiettivi stessi del welfare
state.

Welfare society è un assetto di protezione sociale entro cui si incontrano varie organizzazioni ed esigenze
che sono direttamente finalizzate a obiettivi di interesse
Politiche sociali cercano di incentivare e indirizzare l’azione dei diversi soggetti ed esigenze coinvolte al fine
di garantire i diritti sociali.

Primo elemento delle politiche sociali è la selettività, una necessità imposta da vincoli di bilancio e può
essere un prezzo da pagare per ottenere maggiore equità.

Contributi economici distribuiti dai comuni rispondono a bisogni gravi ma contingenti delle persone, perciò
sono classificabili ancora come beneficienza pubblica.

Sistema pubblico è un sistema di previdenza sociale.

SSN ha rappresentato per l’Italia la scelta verso un sistema sociale universalistico.

Entra in questo quadro si può collocare il ruolo della scuola, prevalentemente pubblica che ha supportato
lo sviluppo del paese e ha sostenuto importanti processi di integrazione sociale tra le differenti classi e
culture.

Ferrara colloca il modello italiano in quello che definisce come “quarta Europa sociale” descrivendo un
sistema sociale “misto” di tipo universalistico.

La politica di welfare mira a garantire i diritti sociali dei cittadini che sono definiti nella prima parte della
Costituzione; il diritto all’istruzione, alla salute, al lavoro e a un reddito che consenta un livello di vita
accettabile.

LA STORIA DEI SERVIZI ALLA PERSONA

Negli anni 60 e 70 gli operatori che lavorano nei servizi sociali e sanitari hanno l’obiettivo di realizzare un
modello di welfare di tipo universalistico che sapesse offrire reti protettive a tutte le persone, sulla base dei
diritti a esse riconosciuti dalla Costituzione, superando l’approccio della beneficienza pubblica su cui si
fondava la legislazione del passato.

La L. 833/78 istituiva il SSN come elemento chiave del processo dei servizi alla persona; essa conteneva
molti riferimenti al settore sociale e alla necessità di integrarlo con quello sanitario.

Periodo precedente la legge l’assistenza sanitaria e sociale erano erogate da una molteplicità di enti
separati e autonomi divisi per categorie di utenti e prestazioni

Periodo fascista molti enti si occupavano di assistenza all’infanzia e alla gioventù.

Diversi enti impegnati

- ECA (ente comunale assistenziale) a livello locale


- IPAB ( istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza)

Servizi sanitari era attivo un sistema mutualistico articolato per categorie di lavoratori

Settore dell’impiego privato

- INAM (istituto nazionale assistenza malattie) che si occupa dell’assistenza in caso di tubercolosi
- INAIL assisteva e assiste i lavoratori in caso di infortuni sul lavoro o di malattie professionali

Nel 1970 si avvia un processo di riforma per attuare il decentramento amministrativo alle autonomie locali
delle materie riguardanti la beneficienza pubblica e l’assistenza sanitaria e ospedaliere.

L. 382/75 e DPR 616/77 realizzano una grande riforma di decentramento di Stato, Regioni, Province e
Comuni delle competenze
Ciò portò allo scioglimento degli enti sopra descritti, il personale in esso operante passò ai comuni, alle
regioni e alle USL.

Linee guida della 833/78

- Prevenzione delle malattie e del disagio sociale, ma anche al mantenimento della salute fisica e
psichica e del benessere sociale dei cittadini
- Lotta all’emarginazione, portare fuori dalla struttura residenziale i malati di mente, disabili e anziani
e creare servizi alternativi che consentissero a ciascuno di rimanere nella propria casa.

l’integrazione tra servizi sociali e sanitari fu un altro dei capisaldi delle sperimentazioni in quegli anni

affinchè gli obiettivi proposti e i singoli interventi rispondessero effettivamente ai bisogni occorreva che i
cittadini e utenti avessero voce nel proporli e valutarli.

Strumenti di partecipazione sono assemblee di cittadini o utenti, comitati spontanei o eletti.

La partecipazione è sostenuta da una diffusione dell’informazione sui bisogni della popolazione

Norme nazionali importanti

- L. n. 405/75 che istituiva i consultori familiari


- L. n. 180/78 rappresenta la legge cardine della riforma psichiatrica
- L. n. 685/75 relativa alle tossicodipendenze e molte leggi regionali riguardanti soprattutto gli
anziani
- L. n. 833/78 sistematizza l’intera materia sanitaria

le ASL introdussero la “seconda s”, assumendo la denominazione di Unità Sociale Sociosanitaria;


unico ente gestore dei servizi sociali territoriali, il cittadino avrebbe avuto un unico interlocutore a cui
manifestare le proprie esigenze e a cui esprimere la domanda dei servizi.

L. n. 104/92 è la legge quadro dell’assistenza, l’integrazione e i diritti delle persone handicappate

Essa ha posto l’integrazione scolastica e l’inserimento lavorativo come elementi essenziali del
riconoscimento del diritto di cittadinanza della persona disabile.

Anni 90 gli interventi che hanno accelerato l’innovazione in diversi settori sociali a tutela di diritti
riconosciuti di fasce specifiche della popolazione sono stati:

- L. n. 285/97 riguardante le disposizioni per la promozione di diritti e opportunità per l’infanzia e


l’adolescenza
- L. n. 53/00 riguardante le disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità per il diritto
alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi della città
- L. n. 68/99 riguardante le norme per il diritto al lavoro dei disabili che rilancia i contenuti della l.
104/92 relative alle modalità dell’inserimento lavorativo inteso come intervento chiave di
un’effettiva politica di integrazione sociale e di lotta all’emarginazione.

La l. 833/78 utilizza il volontariato per il perseguimento degli obiettivi prefissati dalla legge

Per la prima volta si fa riferimento ad una collaborazione tra pubblico e privato che diventerà sempre più
articolata negli anni successivi quando entreranno in campo anche gli altri soggetti del terzo settore.

D.lgs. n. 502/92 e 517/93 hanno trasformato le USL da “organismi strumentali” dei comuni a ASL quindi
vere e proprie aziende

Ospedali sono stati scorporati dalle ASL e trasformate in AO (aziende ospedaliere).


Le nuove ASL sono dotate di personalità giuridica pubblica, hanno autonomia a livello gestionale,
amministrativo, contabile e anche patrimoniale pur sotto il controllo di un collegio di revisori di conti.

Controllo politico delle ASL è affidato alle regioni che assumono il potere di nomina e revoca dei direttori
generali.

Il decreto stabilisce che la riduzione del numero delle USL prevedendo per ciascuna un ambito territoriale
coincidente di norma con quello della provincia.

Il distretto di base svolge il compito di realizzare tutte le prestazioni sociosanitarie preventive, curative e
riabilitative del territorio in una prospettiva di comunità, unitarietà e globalità dell’intervento.

Il D. lgs. 226/99 “norme per la realizzazione del SSN” riafferma i principi ispiratori e gli obiettivi della legge
833/78 ma introduce nuove condizioni per renderli raggiungibili.

Il protagonismo non profit è stato sostenuto dalla legislazione nazionale

- L. n. 381/91 disciplina delle cooperative sociali che ha definito 2 tipologie di cooperative sociali
- L. n. 266/91 legge quadro sul volontariato
- L. n. 383/00 disciplina delle associazioni di promozione sociale

Negli anni si è andato espandendo il ricorso all’utilizzo di personale in convenzione.

L’esternalizzazione riguarda la gestione di tutto il servizio

- Esternalizzazione/privatizzazione senza mercato, l’ente poteva scegliere di affidare all’esterno la


gestione dei servizi usando la trattativa privata
- Le amministrazioni hanno scelto di bandire gare pubbliche per stimolare la partecipazione di più
soggetti in concorrenza tra loro

L. n. 328/00

Art. 2 sancisce i diritti soggettivi dei cittadini rispetto alle risposte ad alcuni bisogni e di obbligazioni da parte
del sistema pubblico

Art. 13 carta dei servizi

Art. 9 lo Stato si riserva le competenze di definizione dei livelli essenziali delle prestazioni

Art. 15 affida i compiti rilevanti del terzo settore e alla capacità delle comunità di produrre processi di auto-
aiuto e legami di reciprocità e solidarietà; la norma stabilisce alcuni strumenti per la governance e
controllare un sistema più complesso

Art. 18 collegato al 15 propone un accesso programmatorio articolato su 3 livelli: nazionale, regionale e


locale

Art, 11 accreditamento di servizi e strutture che implica il riconoscimento a soggetti privati di erogare
prestazioni per conto del pubblico

Art. 17 l’attuazione di titoli per l’acquisto di servizi sociali; è un bonus erogato dalle istituzioni pubbliche al
cittadino che può spendere per acquistare il servizio che preferisce (voucher)

Art. 4 il finanziamento dell’intero sistema deriva da tanti soggetti istituzionali: Stato, comuni, fondi europei,
cofinanziamenti di enti privati

Art. 24 contributi economici per l’invalidità

Art. 10 finanziamenti economici alle IPAB


Art. 12 finanziamenti economici per le pensioni sociali

Art. 14 interventi per l’integrazione e sostegno sociale relativi ai progetti individuali con le persone disabili

Art. 15 sostegno domiciliare per le persone non autosufficienti

Art. 16 valorizzazione e sostegno delle responsabilità familiari

Art. 19 piano di zona, strumento per il riordino del sistema integrato di interventi e servizi sociali

Modifiche al titolo V della Cost.

Introdotte con la L. n 3/01 hanno avviato la costruzione del federalismo in Italia, richiedendo di rivedere
molte norme relative proprio alle materie di interesse di questo testo.

Regioni spetta la potestà legislativa fatto salvo che per la determinazione dei principi fondamentali
riservata alla legislazione dello Stato.

Diritto all’assistenza è di competenza della potestà legislativa delle regioni, non essendo menzionato tra le
materie di competenza esclusiva statale ne tra quelle di legislazione concorrente

Nella riformulazione art. 117 attribuisce allo Stato la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni
riguardanti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale.

Art. 117 comma 2 interessa più materie, può essere ricollegata all’Art. 120 che prevede che il governo
possa sostituirsi agli organi delle Regioni qualora non rispettino i livelli essenziali

IL TERZO SETTORE

L. n. 106/16 definisce il terzo settore come l’insieme degli enti privati costituiti con finalità civiche,
solidaristiche e di utilità sociale che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività di interesse
generale con forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi

Diversi soggetti operano nel terzo settore

COOPERATIVE SOCIALI

Nate nella prima metà degli anni ‘70

Cooperative di lavoro nacquero per prime, operanti nel settore dei servizi alla persona con la finalità
mutualistica di creare occupazione ai soci.

Clienti sono privati

In un secondo tempo le cooperative iniziarono a collaborare con enti pubblici indirizzati a una progressiva
esternalizzazione dei servizi

COOPERATIVE DI SERVIZI SOCIALI sono attività che consistevano nella produzione di servizi a scopo privati,
l’obiettivo era garantire lavoro ai soci

COOPERATIVE DI SOLIDARIETA’ SOCIALE hanno finalità di offrire aiuto alle persone in difficoltà; i soci erano
volontari ma venivano inclusi anche operatori retribuiti per una migliore organizzazione ed efficacia degli
enti

COOPERATIVE INTEGRATIVE sono finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone in difficoltà.


L. n. 381/91 ha introdotto diversi tipi di cooperative

- A sono molto grandi, diverse per numero di addetti, ma capaci di maggiore attenzione anche a
solidarietà esterne
- Sociali di piccole dimensioni si sono consolidate creando cooperative di secondo livello in grado di
essere interlocutori più efficaci nei confronti dell’ente pubblico e hanno una funzione ausiliare
rispetto ai servizi pubblici
- B hanno assunto diversi profili tra loro spesso in relazione ai problemi e alle caratteristiche delle
diverse tipologie di lavoratori svantaggiati
- Disabili fisici si comportano come aziende mercantili capaci di misurarsi con la concorrenza
- Inserimento persone con handicap mentali agenzia sociale del territorio capace di attivare
collaborazioni volontarie, momenti di comunicazione con l’esterno per promuovere le proprie
attività
- Inserimento malati mentali in essi vengono inseriti utenti aiutati da borse lavoro finalizzate
dall’ente pubblico.

VOLONTARIATO

Con la 833/78 viene riconosciuto per la prima volta al volontariato la possibilità di concorrere ai fini
istituzionali del SSN

L. quadro sul volontariato 266/91 le organizzazioni di volontariato si qualificano per il perseguimento di fini
di solidarietà propri dell’attività di volontariato, con il concorso delle prestazioni volontarie e gratuite;
sancisce che essi usufruiscano di finanziamenti provenienti dalle fondazioni bancarie risultanti dal riassetto
delle casse di risparmio e dei monti.

FONDAZIONI

Secondo il codice civile sono forme giuridiche private che dispongono di mezzi destinati ad uno scopo.

Soci fondatori costituiscono un patrimonio significativo vincolandone la rendita al conseguimento di un


interesse sociale che può riguardare il benessere di ciascuna categoria

È un’istituzione che si interpone tra donatori e beneficiari e seleziona i soggetti più meritevoli.

Distinzione va fatta

- d’impesa nasce da un unico grande fondatore, nella maggioranza dei casi nasce per soddisfare gli
interessi del donatore e non del beneficiario
- comunità il patrimonio deriva da una pluralità di donatori appartenenti alla comunità in cui
operano
- bancarie possono scegliere se finanziare programmi svolti da terzi o se diventare titolari o azionisti
di altre imprese strumentali al perseguimento degli scopi istituzionali o esercitare attività d’impresa

ASSOCIAZIONI

Ricoprono un importante ruolo di sostegno nelle relazioni tra le persone che promuovono iniziative di auto-
aiuto con funzioni di sensibilizzazione rispetto a problematiche sociali, sanitarie, culturali e ambientali

Le associazioni tra le persone che condividono problemi drammatici sono Attività si concretizzano in
scambi di informazioni sulle possibili soluzioni ai problemi.

L. 328/00 disciplina delle associazioni di promozione sociale definisce come associazioni di promozione
sociale, riconosciute e non, sono costituiti per svolgere attività di utilità sociale a favore di associati o di
terzi, senza finalità di lucro e nel pieno rispetto della libertà e dignità degli associati
Possono trarre risorse economiche da molte fonti: quote e contributi degli associati, eredità, donazioni,
contributi pubblici di Stato, regioni, enti locali, UE e di organismi internazionali.

IL SISTEMA INTEGRATO DI INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI

La L. 328/00 afferma esplicitamente che il sistema dei servizi e delle prestazioni sociali ha “carattere di
universalità” riconoscendo a tutti i cittadini diritti soggettivi per beneficiare di alcune prestazioni in risposta
a specifici bisogni.

Le prestazioni economiche sono regolate dalla seconda parte della legge.

il cittadino che non vede rispettato il proprio diritto soggettivo a usufruire di un contributo economico, può
ricorrere al giudice ordinario, mentre è al giudice amministrativo che il cittadino può rivolgersi qualora non
siano rispettate.

L’ art. 2 comma 3 della 328/00 afferma che i soggetti in condizioni di povertà o reddito limitato o con
incapacità totale o parziale di provvedere alle proprie esigenze per inabilità di ordine fisico e psichico, con
difficoltà di inserimento nella vita sociale attiva nel mercato del lavoro, nonché soggetti sottoposti a
provvedimenti dell’autorità giudiziaria che rendono necessari interventi assistenziali, accedono
prioritariamente ai servizi e alle prestazioni erogati dal sistema integrato di interventi e servizi sociali.

Il comma 4 attribuisce ai comuni il compito di stabilire i parametri per la valutazione di dette condizioni.

Rivalutazione del concetto di selettività e viene inteso come regolazione dell’accesso alle prestazioni
attraverso l’accertamento di specifiche condizioni di bisogno e di reddito, al fine di raggiungere davvero chi
non è autosufficiente e non è capace di contenere la spesa pubblica.

Universalismo selettivo è la necessità di introdurre elementi di selettività in sistemi di welfare a prevalente


impostazione universalistica che consentano di individuare un target di utenti che possano o non accedere
ai servizi o che debbano contribuire alla spesa per i servizi che utilizzano.

L’individuazione del target richiede strumenti di misurazione raffinati come l’indicazione della situazione
economica equivalente ISEE.

La prova dei mezzi è diventato uno strumento fondamentale per definire lo stato di bisogno delle persone.

Per sintetizzare i contenuti della 328 si usa la definizione di “welfare municipale e comunitario” per
indicare la centralità del comune, a cui fanno capo le competenze in materia e la centralità della comunità.

Parlare di welfare municipale richiede di definire il concetto di sussidiarietà verticale a cui si ispira,
analizzando la ripartizione delle competenze tra lo Stato e i diversi enti territoriali con l’attenzione al fatto
che sono le istituzioni più vicine ai cittadini, quelle che meglio interpretano i bisogni e individuano le
risposte da offrire loro.

Attribuire un significato all’aggettivo comunitario richiederebbe di potersi ridefinire a un concetto suddiviso


di sussidiarietà orizzontale.

Si può affermare che il pubblico non deve fare ciò che sa far meglio il privato in termini di efficacia cioè di
rispondenza agli effettivi bisogni delle persone e di efficienza cioè di più razionale utilizzo delle scarse
risorse.

Sussidiarietà orizzontale indica come le pubbliche istituzioni debbano favorire l’autonoma iniziativa dei
cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale.
Sussidiarietà verticale significa riconoscere come il comune sia l’interlocutore principale dei cittadini per
quanto riguarda i servizi sociali e quindi titolare delle competenze in materia, proprio perché l’istituzione
più vicina ai cittadini.

Il comune è la forma gestionale più adatta ai servizi sociali, si tratta di un organismo dotato di autonomia
gestionale, ma che fa capo allo statuto comunale. in materia dei servizi sociali i comuni hanno impiegato
una pluralità di soluzioni dando vita alle aziende speciali miste.

Le province hanno mantenuto ruoli e funzioni di coordinamento riguardanti l’assistenza delle


amministrazioni degli enti locali e la raccolta ed elaborazione di dati. Esse sono la dimensione territoriale
pertinente per la programmazione di molti interventi con valenza sociale.

Ruolo dei diversi soggetti del terzo settore nella produzione di servizi alla persona e nella promozione e
attivazione di comportamenti solidali nell’ambito delle comunità locali è particolarmente rilevante.

L’applicazione dell’accreditamento ha introdotto nuovi elementi di garanzia per la qualità dei servizi e
modalità diverse per l’affidamento della loro gestione all’esterno; il terzo settore può essere chiamato dai
comuni a istituzioni pubbliche per la coprogettazione di interventi innovativi e sperimentali.

Art. 11 l’accreditamento ci si riferisce al riconoscimento da parte di un’autorità o istituzione pubblica del


possesso da parte di un soggetto o di un organismo di specifici requisiti di qualità che consentono di
iscriversi a un elenco in cui possono ricorrere le ASL e le aziende ospedaliere per affidare loro compiti o
comprare prestazioni.

È lo strumento di verifica e garanzia della qualità e sicurezza dell’assistenza sanitaria in un contesto in cui i
requisiti tecnico- professionali, strutturali e comportamenti attesi sono definiti a livello regionale.

Art. 11 prevede

- l’autorizzazione al funzionamento che riguarda i requisiti minimi richiesti a tutte le strutture e i


servizi che vogliono operare in un determinato territorio
- accreditamento che presuppone altri requisiti di qualità perché essi corrispondano a quanto
richiesto dalla programmazione regionale, condizione necessaria per utilizzare le risorse pubbliche.

La legge attribuisce alle regioni la definizione dei criteri di rilascio dell’autorizzazione e dell’accreditamento
e ai comuni assegna il compito di predisporre e verificare i requisiti strutturali e organizzativi di un servizio.

La finalità dell’accreditamento è l’individuazione di standard di qualità per tutti i servizi.

I servizi devono inserirsi nelle reti di protezione e solidarietà formali che vengono costruite all’interno della
comunità; la comunità stessa, insieme ai servizi, diviene risorsa per rispondere ai bisogni delle persone.

Gli operatori sociali hanno riscoperto il lavoro di comunità che consiste nel mettere in contatto il cittadino
con le reti di sostegno, formali e informali, che può trovare attorno a se sul territorio.

ORIENTARSI NELLA RETE DEI SERVIZI PER ANZIANI

La presenza di un elevato e sempre crescente numero di anziani, influenza sulle scelte di interventi in
campo sanitario, assistenziale e sulle politiche di welfare.

La diminuzione del rapporto tra le persone in età lavorativa e anziani implica una progressiva riduzione
della produzione di ricchezza e del gettito fiscale che si origina dalla popolazione attiva.
Diffusione della definizione di anziano fragile come soggetto affetto da due, tre o più patologie croniche;
essa mette in evidenza come le patologie invalidanti rendano necessarie cura e assistenza continuativa.

Per questa ragione i servizi hanno realizzato progetti ed interventi volti al coinvolgimento di assistenti
familiari nel percorso di cura e di assistenza.

Il sistema pensionistico ha fornito una tutela diffusa, conferendo ai cittadini anziani risorse capaci di
sostenere economicamente un livello di vita accettabile.

Negli anni 80 è emerso il problema della non autosufficienza dell’anziano; la politica ha messo in campo un
altro importante soggetto, le IPAB, trasformatesi in molte regioni in ASP (azienda dei servizi alla persona)
accanto agli enti locali che gestiscono ed erogano servizi per anziani.

I servizi sociosanitari rivolti alla popolazione anziana sono stati i primi ad essere oggetto di accreditamento,
a cominciare da quelli residenziali e semiresidenziali.

Anche le associazioni di volontariato che si rivolgono agli anziani hanno dato e continuano a dare un
importante contributo alla realizzazione degli interventi.

La domiciliarità è un processo di aiuto a domicilio che necessita per la sua realizzazione della disponibilità
di molti soggetti; esso implica la costruzione di una rete di supporto sociale in sinergia tra servizi sociali,
sanitari e reti di solidarietà.

La comunità locale è chiamata in causa per promuovere la domiciliarità, anche attraverso il lavoro che gli
operatori devono essere in grado di svolgere per la sua corretta attivazione.

Per descrivere le diverse tipologie di servizi per anziani è importante ricordare progetto obiettivo “tutela
della salute degli anziani; il progetto delineava gli obiettivi prioritari di prevenzione, cura delle malattie,
riabilitazione e l’ottimizzazione dell’intervento.

I servizi per anziani hanno caratteristiche comuni:

- l’accesso grande cura è data all’inforamazione che consente al cittadino- utente l’accesso ai servizi
- la personalizzazione dell’intervento e l’assistenza sociosanitaria adeguata l’operatore che prende
in carico l’anziano sottopone il suo caso all’esame UGV, un’equipe multidimensionale
- i servizi che costituiscono la rete sono molteplici i servizi socioassistenziali e sociosanitari si
distinguono in: domiciliari, semiresidenziali e residenziali

i servizi richiedono l’intervento di professionisti del comparto sociale e sanitario

possono essere sia dipendenti degli enti pubblici sia del privato sociale; essi sono operatori portatori di una
doppia appartenenza: quella alla propria cooperativa e quella al servizio pubblico per conto del quale
operano.

L’assistente sociale riveste un ruolo molto importante, curando in particolare la presa in carico; egli funge
da raccordo tra il comparto sociale e sanitario ma anche da punto di riferimento costante per l’anziano e la
sua famiglia all’interno della rete dei servizi.

Lo psicologo è stato introdotto per il sostegno nelle situazioni di perdita progressiva dell’autonomia

L’operatore di base è a diretto contatto con l’anziano soprattutto nei servizi di assistenza domiciliare.

Tutte le figure professionali indicate, devono collaborare tra loro e con gli operatori sanitari.
ORIENTARSI NELLA RETE DEI SERVIZI PER BAMBINI, ADOLESCIENTI E FAMIGLIE

Ai servizi educativi di prima infanzia si affiancano i servizi sociali e sociosanitari tradizionali e i servizi
socioeducativi.

Sono destinatari di politiche sociali, educative e sanitarie.

Intervenire a sostegno dei minori significa operare in situazioni in cui la famiglia non è in grado di
occuparsi della crescita dei figli.

I servizi sociali si occupano in collaborazione con le autorità preposte, della presa in carico di quei minori
per cui si è resa necessaria la predisposizione di percorsi che prevedono l’adozione o l’allontanamento dalla
famiglia d’origine mediante l’affidamento in strutture o presso famiglie.

Una problematica “nuova” riguarda i minori stranieri non accompagnati.

Una prima definizione la troviamo nel regolamento del comitato per i minori stranieri secondo cui:

il minore straniero non accompagnato presente nel territorio dello Stato è quel minore non avente
cittadinanza italiana o di un altro paese dell’UE e che, non avendo presentato domanda di asilo si trova in
Italia privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente
responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano.

Il problema inoltre è quello di individuare con esattezza l’età anagrafica; nel rapporto del ministero della
giustizia del 2012 vengono enunciati diversi modi per stabilire l’età anagrafica dei minori.

Le problematiche in generale riguardano la mancanza di un sistema di accoglienza adeguato e la mancanza


di chiarezza sulle competenze dei vari enti preposti.

Le politiche sociali ed educative hanno anche dovuto rispondere alle esigenze di minori e famiglie

Il centro internazionale studi di famiglia ha individuato diverse tipologie di famiglia7

- famiglie di fatto: persona o insieme di persone che, per vincoli di parentela o altro, hanno una sola
caratteristica, quella di abitare insieme
- famiglie unipersonali e single
- famiglie monoparentali: con un solo genitore e figli
- famiglie allungate: dove i figli rimangono fino a età avanzata
- famiglie strette: dove aumenta la longevità ma diminuiscono i figli
- famiglie ricomposte: in seguito a precedenti separazioni o divorzi.

Famiglie immigrate sono destinatarie di interventi in quanto nuclei familiari, interventi di sostegno
economico e anche di supporto alle funzioni genitoriali.

Per quanto riguarda i servizi per l’infanzia a livello governativo è importante il piano straordinario triennale
2007-09; finalizzato alla creazione di una rete integrata in tutto il territorio per la creazione di asili nido,
servizi integrati e servizi innovativi nei luoghi di lavoro.

Art. 1 L. 328/00 pone in evidenza l’attenzione del legislatore alla famiglia. La legge cerca di trovare un
possibile equilibro tra persona e famiglia come un luogo entro il quale la persona vive.

Art. 6 L. 328/00 fornisce un filo conduttore per considerare i servizi e gli interventi finalizzati al sostegno
delle responsabilità familiari in un’ottica promozionale e di prevenzione.
Comma 1 e 2 dell’art. 6 riconoscono ruoli e funzioni della famiglia evidenziandone la complessità: essa può
e deve esercitare una funzione genitoriale, ma anche una funzione sociale. È esplicato il ruolo della famiglia
come co-attore del sistema di welfare e risorsa comunitaria.

I commi successivi richiamano le azioni necessarie per sostenere le responsabilità familiari.

Primo ambito di intervento è il sostegno alla responsabilità genitoriale in contesti in cui le difficoltà
economiche rischiano di pregiudicare l’armonico sviluppo del minore.

Si sviluppa tramite assegni di cura, cioè trasferimenti economici che intendono sostenere i genitori in
situazioni di particolare difficoltà economica, soprattutto le madri sole.

Comma 4 riprende un importante intervento di natura economica il prestito d’onore; si intendeva


promuovere l’autonomia e la responsabilità della famiglia attraverso la messa a punto di un piano di
restituzione della somma prestata, creando un rapporto fiduciario con l’ente locale.

Comma 5 e 6 fanno riferimento ad agevolazioni fiscali per le famiglie attivate a livello sia comunale che
nazionale. L’obiettivo è quello di promuovere una politica fiscale a misura di famiglia, che tenga conto delle
dimensioni dei carichi familiari.

Legge 258/97 è stata considerata uno strumento di cambiamento nel sistema delle politiche sociali italiane
in quanto sostiene e incentiva interventi rivolti alla crescita dei minori, alla loro socializzazione con un
approccio di tipo preventivo.

Primo ambito di interventi riguarda i minori in particolari situazioni di disagio, la legge ha previsto progetti
di sostegno che coinvolgono più soggetti; fra le iniziative bisogna citare la mediazione familiare, ossia un
servizio di sostegno ai genitori separati o in via di separazione, volto a salvaguardare il benessere dei figli.

Secondo ambito di intervento riguarda i servizi ricreativi ed educativi innovativi per il tempo libero: hanno
come destinatari la prima infanzia e furono in una prima fase definiti come “nuove tipologie”.

- Da un lato danno risposta al bisogno di socializzazione


- Dall’altro si propongono di coinvolgere i genitori

Terzo ambito di intervento comprende un insieme di attività volte a promuovere e a sensibilizzare ragazzi e
adolescenti sul tema della partecipazione alla vita sociale e pubblica.

sono:

- Interventi di contrasto alla povertà, disagio, violenza e istituzionalizzazione


- Interventi socioeducativi per la prima infanzia e di sostegno alla relazione genitori-figli
- Interventi educativi e ricreativi per il tempo libero
- Azioni positive per la promozione dei diritti sociali

I progetti finanziati dalla 258/97 hanno preso vita grazie alla collaborazione con il privato sociale, nella
maggioranza dei casi è stato il soggetto pubblico a svolgere un ruolo di coordinamento fungendo da
soggetto propulsore, ma non sono mancati casi in cui anche il privato ha saputo ricoprire tale ruolo.

ORIENTARSI NELLA RETE DEI SERVIZI PER LE PERSONE CON DISABILITA’

La nostra Costituzione all’art. 3 riconosce uguali diritti a tutti cittadini e impegna la Repubblica a rimuovere
gli ostacoli di ordine economici e sociali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana; essa usa
ancora il termine “menomati”.
Successivamente è stata introdotta l’espressione “persone handicappate” termine che indica uno
svantaggio.

L’handicap è una condizione di svantaggio sociale che limita o ostacola il compito di una funzione ritenuta
normale per un individuo in relazione alla sua età, sesso e condizioni socioculturale; essa deriva dalla
limitazione o perdita delle capacità di svolgere attività nel modo o nei limiti considerati normali per un
individuo.

La legge 104/92 legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate
cerca di fornire le linee per ricomporre la precedente legislazione attenta alla sofferenza dei disabili e ai
loro diritti.

Pone l’accento sulla prevenzione e la lotta all’emarginazione garantendo il pieno diritto della persona
disabile.

La 328/00 all’art. 14 progetti individuali per le persone disabili richiama la pluralità dei soggetti
istituzionali chiamati in causa e la molteplicità di interventi che occorre mettere in rete.

In Italia le persone con disabilità sono inseriti nelle classi insieme a tutti gli altri bambini e ragazzi.

La riforma Gentile 1923 aveva previsto istituzioni scolastiche apposite, con l’obbligo di frequenza per cechi
e sordomuti.

Alla fine degli anni 70 si delinea, almeno per la scuola elementare e quella media un quadro innovativo; si
sancisce che la scuola attua forme di integrazione a favore di alunni portatori di handicap e deve essere
assicurata loro la necessaria integrazione specialistica.

Gli inserimenti scolastici sono sostenuti dai servizi sociali e sanitari del territorio.

Diritto alla formazione professionale dei cittadini disabili è pienamente riconosciuto dalla Costituzione e le
regioni hanno la competenza in materia di formazione professionale.

La 104/92 ridefinisce le modalità con cui consentire ai disabili di fruire della formazione professionale.

Le attività formative possono avvenire anche nei centri di riabilitazione.

L’inserimento lavorativo delle persone disabili rappresenta un momento fondamentale e conclusivo


dell’itinerario educativo-formativo attuato nell’infanzia e nell’adolescenza e degli interventi riabilitativi.

Il lavoro come afferma la Costituzione è lo strumento fondamentale di costruzione del diritto di


cittadinanza, ma anche elemento cardine della costruzione dell’identità e fattore fondamentale di
socializzazione.

Legge 482/68 ha obbligato i datori dj lavoro all’assunzione di un certo numero di persone disabili, andando
a formulare una complessa disciplina sul collocamento obbligatorio.

Legge 68/99 norme per il diritto al lavoro dei disabili introduce alcune novità per facilitare l’incontro tra la
domanda e l’offerta di lavoro anche nel caso delle persone disabili.

Istituzione di servizi per l’inserimento lavorativo (SIL)

Clausole sociali sono di particolare interesse in quanto prevedono di attribuire punteggi alle imprese che
impiegano lavoratori disabili svantaggiati.

Cooperative di tipo B si occupano dell’inserimento lavorativo.


Non sempre interventi preventivi e riabilitativi sono possibili o raggiungono gli obiettivi prefissati
dell’autonomia della persona disabile; quando l’assistenza domiciliare non riesce più a garantire condizioni
di vita accettabili, si può ricorrere a strutture semiresidenziali e residenziali.

Ci sono:

- Centri socioriabilitativi diurni a valenza educativa in cui il disabile può usufruire di programmi di
riabilitazione per il mantenimento e lo sviluppo delle sue abilità e insieme lo svolgimento di una vita
di relazione
- Centri socioriabilitativi residenziali
- Gruppi-appartamento strutture residenziali aventi le caratteristiche strutturali di un’abitazione
civile dove può vivere
- Residenze protette costituite da un complesso di alloggi di diversa tipologia
- Case famiglia o comunità alloggio che accolgono persone diverse idonee a creare un clima di
disponibilità affettiva, relazionale, assistenza.

La legge 104/92 all’art.9 stabilisce che ai cittadini in temporanea o permanente grave limitazione
dell’autonomia personale può essere offerto servizio di aiuto personale (SAP).

Finalizzato all’integrazione della persona disabile nella vita sociale o offre attività di accompagnamento e di
tempo libero svolte da volontari; l’accesso dell’utente è regolato come quello a ogni altro servizio e può
prevedere dei costi.

Legge 162/98 prevede i ricoveri di sollievo, servizi cioè per l’accoglienza degli utenti per brevi periodi,
l’assistenza domiciliare 24h, parziali rimborsi alle famiglie per le spese di assistenza.

L’amministratore di sostegno è una figura importante che viene offerta come aiuto alle famiglie delle
persone disabili.

Legge 6/04 ha introdotto questa figura che offre una protezione giuridica differente rispetto alle forme
dell’interdizione e dell’inabilitazione che privano i soggetti quasi completamente della loro capacità di
agire; viene messa al centro la persona non come oggetto di protezione, ma come soggetto portatore di
bisogni, diritti e aspirazioni.

ORIENTARSI NELLA RETE DEI SERVIZI A CONTRASTO DI POVERTA’ ED ESCLUSIONE SOCIALE

La crescita economica e il contestuale sviluppo dei sistemi di welfare hanno ridimensionato il problema
della povertà, anche se le persone povere andavano sempre più scivolando in situazioni di disagio ed
esclusione sociale; i servizi hanno dovuto organizzare interventi rivolti a poveri ed esclusi “vecchi e nuovi”.

Concezioni di povertà sono mutate nel tempo

- Durante la rivoluzione industriale la povertà (vista come una minaccia) condizione di massa, alla
quale era necessario dare una risposta tempestiva. Si distingueva tra povertà oziosa e operosa
volendo evidenziare a coloro ai quali era giusto e doveroso fornire risorse e sostegno da coloro che
non li meritavano, in quanto emarginati per colpa
- Nell’ultimo decennio notevole e diffuso aumento delle disuguaglianze nella distribuzione del
reddito; raggiungere il benessere è un obiettivo conseguito da molti, ma non da tutti, le
disuguaglianze perciò riguardano sia i redditi e la ricchezza sia le opportunità.

in una famiglia indigente la mancanza di reddito costringe a un’alimentazione insufficiente, all’uso di un


pessimo alloggio: ciò provoca un deterioramento delle condizioni di salute.
considerata in questi termini la questione povertà richiede un complesso insieme di interventi e azioni da
porre in atto per contrastarla: si tratta infatti di un fenomeno multifattoriale.

L’espressione disagio sociale adulto sintetizza una buona parte delle situazioni di povertà/esclusione.

Due definizioni di povertà:

- Povertà assoluta basata sull’individuazione di uno standard assoluto, cioè quello che è definito in
relazione ai bisogni attuali del povero e non quello che è in relazione al consumo di chi è povero
- Povertà relativa è un parametro che esprime le difficoltà economiche nella fruizione di beni e
servizi, riferita a persone o ad aree geografiche, in rapporto al livello economico medio di vita
dell’ambiente o della nazione.

Le azioni a contrasto di esclusione sociale e povertà chiamano in campo diversi settori di intervento ma
anche interventi specifici destinati al disagio sociale adulto

- Strutture di prima accoglienza abitativa


- Interventi per l’accesso alla casa
- Interventi di accompagnamento al lavoro e riduzione del danno

Servizi a bassa soglia la cui finalità è quella di una riduzione del danno, vale a dire minimizzare i rischi di
aggravarsi della situazione sotto il profilo della marginalità sociale, economica, relazionale e sanitaria.

Sono sorti in via sperimentale nell’area della tossicodipendenza nei confronti di persone scarsamente
motivate alla disassuefazione fisica e psicologica da sostanza stupefacenti per estendersi poi ad altre.

Metodo di intervento che fa riferimento all’espressione bassa soglia presuppone alcuni elementi
diversamente combinati a seconda delle situazioni:

- Massima accessibilità
- Relazione forte tra operatore e utente
- Multidisciplinarietà dell’equipe, composta da figure professionali diverse con competenze
specifiche
- La connessione e la capacità lavorativa in rete degli operatori

in questo modo si facilita la capacità della persona ad accedere a tutti i servizi disponibili.

Applicare il metodo a bassa soglia implica un forte investimento in formazione e il riconoscimento di figure
professionali nuove o la non facile conversazione delle prassi professionali degli operatori con profili più
consolidati

Sostegno economico

Comprende tutte le prestazioni che si concretizzano in erogazioni in denaro a vario titolo conferite.

Si configurano come:

- Contributi economici
- Sostegno al reddito
- Contribuzione al pagamento di utenze
- Contributi per l’affitto
- Assegni di maternità
- Abbonamenti gratuiti

Nella seconda parte anni 90 si è avviata la sperimentazione del reddito minimo di inserimento, poi fatta
propria dalla 328 che ne proponeva l’estinzione a tutto il paese.
È un tipo di assistenza economica non passivizzante, volto a mobilitare le risorse residue degli individui e
delle famiglie fautrici.

ACCOGLIENZA ABITATIVA

Vari tipi di interventi

- Di prima accoglienza o indirizzati ai bisogni di “riparo” e alloggio


- Di seconda accoglienza che propongono strutture residenziali
- Interventi che rientrano nell’ambito delle politiche per la casa
- Esperienze di cohousing
- Alberghi popolari/sociali

L’housing first prevede che le persone in maggiore situazioni di disagio abbiano una sistemazione
alloggiativa non precaria; si pone di agire oltre i bisogni primari, facendo proprio il concetto che la povertà
non è solo da intendersi come deprivazione, ma come manifestazione di una incapacità di agire che
produce sofferenza psicologica.

FORNITURA DEI BENI DI PRIMA NECESSITA’

Si sostanzia nell’offerta diretta di beni in natura o servizi di immediato utilizzo e nell’erogazione di buoni
per l’acquisto dei beni stessi.

LAVORO

Prevedono modalità e caratteristiche diverse rispetto a quelle fin qui menzionate

Le azioni vanno dall’erogazione di borse lavoro agli incentivi e agli sgravi fiscali per le imprese che fanno
assunzioni; uno strumento importante è l’inserimento di clausole sociali con esse si attribuisce punteggio
alle imprese partecipanti che impiegano lavoratori svantaggiati.

PROMOZIONE

Rientrano le azioni volte a promuovere nei soggetti l’attivazione delle proprie risorse attraverso servizi di
informazione, segretariato sociale, sostegno alla persona e alla comunità in cui essa è inserita.

Un campo complesso riguarda gli istituti penitenziari

Dal 1975 sono state previste diverse modalità di esecuzione delle pene, dalla privazione totale della libertà
a limitazioni parziali di essa.

Gli uffici dell’istituzione penale esterna (UEPE) sono stati istituiti dalla legge 154/05 che ha modificato l’art.
72 delle l. 354/75 che aveva costituito i centri di servizio sociale per adulti dell’amministrazione
penitenziaria.

Gli assistenti sociali che svolgono servizio all’UEPE svolgono attività indicate dall’art. 72 della legge:
vigilanza e assistenza nei confronti dei condannati nonché compiti di sostegno e assistenza nei confronti dei
sottoposti alla libertà vigilata.

il carcere diventa un luogo più aperto che in passato, in cui gli operatori che vi lavorano devono essere in
connessione con i servizi territoriali sociali e sociosanitari per poter costruire percorsi che siano in grado di
accompagnare i detenuti che sono soggetti deprivati di reti familiari.

Affrontare efficacemente il problema del disagio sociale adulto richiede di promuovere iniziative rivolte a
tutta la collettività al fine di rimuovere gli ostacoli che possono derivare da stereotipi nei confronti dei
portatori di disagio.

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