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SOMMARIO: 10 4 15 7 8 27 ceditoriale il saggio Dandysmo come enigma dell'apparenza di Marco Amendolara poeti del Novecento La poesia di Jorge Luis Borges: il labirinto dei sogni ¢ larchetipo nella zoologia fantastica (quarta parte) di Brunella Bruschi Anne Sexton: confessioni di un’insania di Tiziana Masucci vortere Persistenza del debole di Rafael Courtoisie a c. di Lucio Sessa Ricordo atrofizzato - La bambina ingannata di J. R. Jiménez c. di Lucio Sessa poet italiani contemporanei La poetica del tailleur azzurro Numi di un lessico figliale di Adriano Napoli pasoliniana Intorno a Patmos (seconda parte) di Gianluca Paciucci incroci Metamorfosi (Kafka/Monzé) di Antonio Romano interventi Incontro con la Parola di Erri De Luca invito alla lettura Eredita di fuoco: risposte alle tragedie della storia di Luca Rando fine millennio Un maestro di Sebastiano Aglieco Parole leggere: Verba volant. Incontri internazionali di poesia dissonanze Intersezioni I di Vincenzo Pellegrini ‘marginalia 4-6 di Nicola Sguera versi per versi Giovanni Perich, Raffaele Piazza, Francesco Piemonte, Lorenzo Cimino recensioni schede editovicle ILluogo della rivoluzione Diiccrectnauelarvokiione » 1) del mondo? Dove sta gia acca- endo? Dové che la mezzanotte del mon- do, culminando, rovescia questo ‘annottamento in una lenta crescita del gior- no? Se il mondo non @ innanzi tutto una realt.a me estemna, ma sgonga originaria- mente con me come tempo (esistenzae storicitd), si potrebbe trattare forse di com- piete un lavoro interno, interiore. Si potrebbe dire: la rivoluzione del mondo@unevento interiore, none fuo- +i, non éun fatto politico, maédentro dime, eattualmente ci sono moltis- sime vie difuga in questa direzio- ne, dopoli crisidelle ideologie. Sitenta dunque unatrivo- luzione interiore: Molti spiritualism molte ricerche a Oriente, molti recuperia che sani i spiri- tualita ‘occiclentale, molta psicanalisié connessa con questo moto dirifiuto della storia e dei suoi fallimenti. Ma quando diciamo ‘dentro’, rivoluzione interiore’,’@ da chie- ders: interiorea che cosa? Questo pensare che si possa fare una rivoluzione ‘dentro’, non ripristina proprio essere fuori del mondo, resternita del mondo oggettivato, quella disgiunzione troppo netta tra dentro e fuori, tra anima ‘emondo, che é proprio cid da cui in qual- chemodo vogliamo invece liberarci,come la rosa necessaria 2098 da.un pregiudizio? Anche quesirifluss‘alintemo’misem- Deano destinatil fallimento, perchéan- ch’essisembrano non kavoraresul punto giusto della metamorfosi, sbegliano mira ‘non operano nella dimensione [..in cui interno ed estemo fioriscoroe mutano insieme, in cui ioe il mondo cirin- noviano continua menteinsieme ein cuiora®inattola rivoluzione. Po- tremmo dire che quest spiriualismiva- dano dentro, ma non fino in fondo non fino a sforare nel pit intimo dentro cheé fuori, che Taperto mon- dol... Noiviceversa cerchia- ‘mounazona,unadi- mensione interio- rissima che perd sta git da sempre faut, mondo, gli altri, Una cimen- sione per sua natura dentro-fuori (né solo dentro né solo fuori)... Foco, seci pensate molto semplicemen- te, questa dimensione éillinguaggio, éil nostro linguaggio..J. Questoluogo in cui non sidaTio senza il mondoe non sida mondo senv lo che lo pronunciaéillin- guaggion. Marco Guzzi Livomonaxcente Reclextzioni, 1997, pp. 25-26 dsoxgi0 Yevidenza ¢, si direbbe quasi, 'ap LeSitccns dellimmagine del dan- dy & nella sua magica illusorieta un ostaco- lo arduo per uno studio che non si limiti allapparire del suo fenomeno, ma che ten- daa tracciare un parallelo, o meglio a pro- porte uno sviluppo fra immagine “dan- dy” e la sua essenza, fra due asperti, somma, del dandysmo: quello psicologi- €0 € quello metafisico. Laspetto metafisico del dandysmo & certamente piit difficile da osservare e da inguadrare in un discorso scientifico. An- zitutto perché il dandysmo rivela troppo la sua apparenza: e se cid fa sospettare su- bito che oltre Vimmagine deve essetci del- altro, iviene presto a comprenderne lim prendibilita della dimensione profonda. Sié al cospetto, infatt, di un costume e di un modo di pensiero voluramente fii- voli; d’aleea parte non pud rintracciarsi al cun riferimento filosofico dichiarato. Tuttavia le impli- cazioni indirette con taluni pexcorsifilosofici sono nu- ‘merose, spaziando da Kie- tkegaard a Nietzsche, dallo Zen a Sartre, da Marcuse a| Fink. Grazie alle citazioni testuali scelte da questi inditizzifilosofici possibile legare al dandysmo alcuni tem: cardine dela riflessione non soltanto mo- derma: la noia, il gioco, il nulla, Ia liberti, Pestetica. Ma uno dei motivi prineipali di tuna ricerca di tal genere deve fare petno, nnecessariamente, sul rapporto fra indivi- dualismo “dandy” e moderniti, 0 ancota fra decadentismo c tendenza oggettivante della teenoerazia. Se a quest’ultima, solita- ‘mente, si rapporta il concetto di moderni- 14, in uno studio sul dandysmo, privo di pregiudizi, si dove’ considerare una mo demniti altra, che anziché allontanare P'uo- mo dalla sua natura medesima, tenderi a riavvicinarlo ad essa Un esempio di questa modemniti “al- tra” & rintracciabile in Baudelaire, nel suo seritto sul Pitfore della vita moderna La moderniti, qui, éI"‘indefinito”, Pav- -Dandysmo come enigma dellapparenza di Marco AwiNDoLara’ ‘ventura che permette nuovamente all'uo~ mo di incontrare 'umano, dopo Valiena- zione e la mercificazione dellepoca indu- striale, per molti aspetti falsamente pro- ressiva arma dellonia @ un elenfento ulte- riore della liberti del dandysmo come impulso di protesta contro una tealth in- sopportabile: ironia come capovolgimen. to di un mondo, in vista dell'imprevisto € delParte. Di notevole importanza é il que- sito se il dandysmo sia ancora possibile nella contemporaneita. F. evidente che i cambiamenti tilevanti del mondo odier- no hanno causato un decisiva trasforma- zione del fenomeno “dandy”. Si potreb- be azzardare, a tal proposito, che ultima comparsa dandy ticonoscibile é In moda hippie, scaturita nellambito del Sessantot- co. Ildandy ha perduto, in quest’ultima sce- ‘na, quell’aura di clegan- za'e di stile a tutti co- sti, ha soppiantato per- fino uso impareggia~ bile delfironia per date posto, unicamente, al sogno e alla sua utopia politica. A quest'ultimo inditizz0 di pensiero pud coniugarsi, cer- tamente, la teoria di una “trans-realti”, di una realta, ciod, nascosta nellarte © nel- Vimprevisto, e che rivelail suo essere “fuori di questo mondo”, con quella elevazione che Baudelaire accomunava alle nuvole. I possibile, come oggetto di ricerca, € rappresentato da questa realti, capace di illuminare Pumano restituendogti quell’eb- brezza alla creazione che Ia tecnologia ‘odierna sembra avergli strappato. La leg- xgerezza ostentata dal dandysmo € tale da supctare se tessa, passare dalla marginalica e dalla frivolezza conclamate a un oriz- zonte ben pitt grave: quello della crsi del- Fumaniti storica, del'autodistruzione della modernita, nel rischio, gia avvertito da Walter Benjamin che non si trovino pitt le vie di una visible «comunicazione con ogni vita terrestten peels del Noveento La poesia di Jorge Luis Borges: il labirinto dei sogni e larchetipo nella zoologia fantastica cormai evidente che nel mondo ar istico di Borges non esiste distin- zione fra veritae falsita, fra realt eierealti, fra gioco e impegno. Allo stesso modo pet lui Punica possibile letteratura é lette- ratura fantastica. Non nel senso di astra- vione da una realti che é indeciftabile, e nemmeno come libera ¢ indiscriminata proliferazione di meravigliose originalita, mma in quanto edificazione di alti universi che moltiplichino allinfinito le possibilita di lettura di quello cosiddetto reale, e ren- dano Pautore del sogno un attivo ereato- re, un demiurgo che, in quanto tale, realiz- za un ordine dal cios, In un saggio dal titolo Discusian del 1932, nella discussione sulla narrativa che, per questa definizione & senz/alto applicabile alla poesia, Borges afferma che «da magia é la coronazione 0 Tincubo della casualita, non la sua contrad- dizione», esprimendo con cid un’intuizio- ne che & fondamento della moderna epistemologia La costruzione di un universo immagi- ratio, ma logicamente coerente, propone venti, personaggi e luoghi inusuali e pa- tudond am Cote moron dente vas propria logica, permettendo di prevedere solo quegli sviluppi che conseguono da questa interna coerenza, Ogni segno pos- siede una sua struttura profonda, una sua mistetiosa organicita che, rintracciata, di- segna un diverso sistema di regole per reinventare la realtd e tracciarne sensi ¢ fi- nalita inedite di Brunewta Bruscut (quarta parte) Rifacendosi ad un autore inglese del Settecento, Joseph Addison, Borges osser- va che Panima umana quando sogna é al tempo stesso teatro, attori, pubblico ed autote della favola che sta vivendo. Da cid deduce che forse il sogno é il pitt antico € non certo il meno complesso genere lette- ratio del mondo. Laletteratura ei sogni ventano una lun- ‘ga amicizia: Caedmon, il primo autore in- Blese di cui si conosce il nome, compose in sogno il suo poema, Stevenson affer- ma d’aver visto in sogno lo sdoppiamento diJeckill e Hyde, Carroll assunse come suo tunico tema il sogno. Si distinguono sogni di notte € di giomno, sogni fallaci e sogni profetici, e Virgilio nel VI canto dell Eneide ‘mostra due porte attraversate dai sogni per raggiungerci: una d’avorio per i sogni fal- laci, una di como pet quelli premonitori, mostrando di aver compreso che pitt pre- ziosi sono i fllaci, perché libera e sponta- ‘nea invenzione dell’'uomo che dorme. Coleridge scrive che le immagini della ve- glia ispirano sentimenti, mentre nel sogno sono i sentimenti ad ispirate le immagini. ‘Ad esempio, se una tigre ora entrasse in guesto luogo noi sentiremmo paura, ma sentendo paura nel sonno creiamo il so: ‘gno di una tigre. Sarebbe questa la ragione visionaria del nostro timore. Dunque non & necessario un animale feroce per espri- mere il nostro orrore, ogni forma della verso pud contaminarsi di questo orrore ced assumete la forma di incubo. E.daltea a rose peel del Novecento pparte un bambino non si spaventa entran- do per la prima volta in un giardino z00- logico, quando scopre la sfrenata varieta del regno animale. Se Platone potesse in- tervenire a questa discussione, afferma Borges, ci ditebbe che cid accade perché ha gia visto nel mondo degli archetipi le diverse fiere e le riconosce. Schopenhauer (ancora pitt arditamente) ditebbe che il bambino guarda senza orrore le tigni per- ché non ignora che lui @ le tigri le tigei sono lui, 0 meglio che le tigre lui sono di una stessa essenza, la volonti. «Dio ha ereato la notte © gli specchi perché lnomo senta di essere rflessione € vaniti», fantasma perduto a sognare un caleidoscopio di ipotes sul universo inde- cifrabile, ma aperto © mutevole, anche, forse, iterativo nel susseguiesi di eventi che non disegnano necessariamente uno svi- luppo progressivo, ma possono tornare su se stessi, Compito dello scrittote & dun- ‘que realizzare il pid vasto repertorio di ipo- «esi, di strane simmetrie e magiche coinci- denze, di forme che rivelino la mistetiosa sintesi delPuniverso nei singoli oggetti che lo affollano ed evochino il platonico archetipo delle cose. E un compito analo- go a quello di Dio nell’atto creativo, ed un particolare ambito nel quale si rivela Ia proteiforme fantasia del demiurgo € del poeta é quello appunto della 2oologia. Una folla di animali reali e fantastici attraversa la sua opera, dalla tigre, alla cer- ‘va algatto,al bisonte al'usignolo, al'aquila, ced alla ricea serie di animali creati dalla fan- tasia e dalla paura degli uomini, Punicor- ‘no, la sfinge, Fippogrifo, a sirena il baslisco, la Salamandra, Pabao atri. Si potrebbe a prima vista distinguere tuna z0ologia real, che si profilaprevalen- temente nella poesia, ed una fantastica che siempie un intero volume, il Manuale di go- ologia fantastca, appunto, composto in bre- © vi prose insieme a Marguarita Guerrero ‘acl 1957. Ma se la singolarita di questo ul- timo libro che raccoglie elementi di strana € remota erudizione colpisce soprattutto per la compresenza dellimmaginario po- le rom necewaria 2098 4 etico orientale ed occidentale, dalle otigini ai giorni nostri (da Omero a Kafka, dal bardo tibetano Thodél a Poe) e quindi per Pesplicto richiamo alle valenze archetipiche di queste creazioni, anche gli animali reali che popolano El oro de los tgres, a Rosa _prafinda, la Historia dela noche, a Cifta, son contemporaneamente il tentativo di fer- mare nella parola la realta viva e seattante della natura ferina ¢ la ieratica visione del simbolo. Cosi nellaffermazione che paradossal- mente sono molto pitt numerose le for- ‘me “semplici” in cui Dio esprime la sua fantasia nella creazione degli animaliterre- ni di quelle che gli uomini inventano con- taminando variamente le diverse realtd, Borges rivela di cogliere nelle poliedriche morfologie zoologiche una particolare espressione del sogno. La Cerva BIANCA Da che agreste ballata della verde Inghiterra, ‘Da che stampa persiana, da che zona arcana Delle notti e dei giorni che il nostro iei serra, Venne la cerva bianca che sognai stamattina? Durd un secondo. La vidi traversare il prato E perdersi nell'oro di una illasoria sera, Lieve creatura fata di un poco di memoria E di un poco di oblio, cerva di un solo lato Gli dei che sovrintendono a questo strano ‘mondo Mi concessero sognarti, ma non essert padrone; Forte in un anfratto dell'avvenire profondo "Ti incontrerd di nuovo, cerva bianca di un sogno. To pure sono un sogno fuggitivo che dur Un poco pi del sogno del prato ¢ del biancore i, p. 743) (4, Fine, Le parti precedenti sono ‘apparse sui nn.16.17.18,) pest del Nevecenfo Anme Gray Sexton nase a Newton, nei pres «Boston il 9 Novembre 1928. Terzoenita dé wn rico industrial american, Anne @ una ragaxzina sigiata, uperfialeeirsponsabile Lista ca. ratteriale pnd orgine dala mancanza di affeto¢ dalla totale indifrensadimastratale dai set geni- Iori. A supple la vera madre la xia Anne, he per la nipte ha una profonda veecazione, tant ce quando Anne cnvola a nog, la sia impasziriper it doloefsend i sue gira in moncomi. eset Sata inolontariamente a casa dla paz e della morte della xa, fa che Ane metta a epentagio 3 suo matrimona riblandost al senso di astrasiane edi eppressione dettato dala condoned mage saualings. A ditanga di pocbi anni veri rinchisa al Wertvond Lodge, gi rit di Lowel. I dotor Orne & coi che atiraers sedate psicoanaitche di stampo meaicatcn sonvincrd Ame a sgare st tessa alla poesia. Nel 1957 frequent un workshop di poesia tenuto da Job Filme o niga a frs notare peril so gniae esto fuctca. Nel 1959 eice i primo libro di posiThe Double Imagine (La Doppia Immagine) aclto dalla entice come clone di Life Studies di Lowell. La Sexton ¢ ormat dentata: i 1960 ¢ Vanna di pubblcazone del suo seondo kre, Yo Bedlam and pact way back (In manicomio e parziale ritmo), ne! 1967 lesen cnfrito i preisise premio Pubzer per Live ot die (Vivi o maori), ne! 1969 @ la volta di Love Poems/Poesie amore) suite « rota nel 72 da U Libro della Folia. Anne Sexton, poctessa di sucesso, ricee rem ercooaiment ills dalle ione a menbro dela welettva Royal Society of Literature ai Landra, a quella de Phi Beta Kappa dal universiti di Harvard, nonché tre dotorat in Later honoris causa. La gloria ei rconociment Chi é Anne Sexton? non rescono a salvarla dalla morte a ewi si abbandona volontariamente il 4 Ottobre 1974, Anne Sexton: confessioni di un'insania «Una donna che scrive sente troppo» ¢ cid comporta inevitabilmente una sorta di ‘estremizzazione delle emozioni e delle per- cezioni. Anne Sexton, ‘poetessa belle e te nebrosa’ scopre la poiessgeavie alla sua insi- nia che la costringe ad un lungo soggiorno in manicomio. La mancanza di stabilith & fonte della sua creazione poetica. La crea- zione ha spesso a che fare con la eapacita di sopportare il vuoto(mancanza di qualeosa)e lapoesia svolge una funzione vitale, in quan- to non sopprime né altera questa condizio- ne, bensi ne potenzia il vigore. John Keats, poeta illustre del romanticismo inglese defi- nisce questa capacita, “negativa”. La “Ne- gative Capability” fa si che un uomo possa identificarsi in cid che scrive, riuscendo a sopportare mancanze, dubbi, incertezze, Tl tempo ne é acerrimo nemico, tempo che precipita in distruzione senza lasciare retag- gio speranze: un indissolubile punto di non le ron neewarin_ moog di Tiziana Masucct ritorno, Tacciare negativamente la Sexton di pazzia pud risultare un giudizio alquanto limitante e superficiale perché, fino a che punto la sua pazzia é da corsiderarsi dege- nerante e distruttiva? Marsilio Ficino nel De Triplici Vita seriveva che 1s pazzia non & che una metonimia per la divina mania, quella ‘mania’ che Platone considera delirio dell'esaltazione e dono divina. L'uomo, dun ‘que, come ‘genus’ in bilico ta la ‘recta ra tio’ la ‘docta religio” che hanno il dovere etico € morale di ammonilo affinché non cada nella decomposizione morale, otlo di un baratro senza fondo. La ragione spesso deve arretrare di fronte all'immaginazione, pit valutativa, che elabora i dati provenien- ti da emozioni e sensazioni esterne, sebbe- ne questo processo creative abbia a volte Disogno di protezione. Alla Sexton accade proprio questo: la pazzia é uaa maschera, 0 ‘meglio, un pesante drappo di broccato fine- poet del Noveconto ‘mente lavorato che lei stessa ha posto su di sé, Una difesa, un modo per crearsi un na- scondiglio in cui cela le sensazioni accu- ulate e forzatamente subite nel corso del- Ja sua’ gdolescenza: la noncuranza dei geni- tori, la morbositi e la pazzia della za predi- Jetta, il fallimento del matrimonio, i tentativi di suicidio, tuto compresso € riposto sotto il ‘pesante! velo della pazzia, Tn tal modo, le é bastato trovare un com- ppromesso tra ragione ¢ sentimento per far nascere la sua poesia, per liberare cid che aveva da tempo imprigionato. Bacone sen- tenziava: «La tagione diverrebbe asservita se 'eloquenza della persuasione non entras- se in azione per sottrarre limmaginazione agli affert ea stbilireusValleanza tra ragio- ne ed immaginazione contro gl affetto. ialleanza salviica & compiuta¢ la poe sia della Sexton prende corpo gradualmen- te, diventando sempre pitt mareatamente ‘fsia’, addivtcura cangibile Llaggressivit delle parole fa da contral- tare alla fragiita dei contemuti, alla tenera visione o illusione di un amore appagante, eterno, indifeso che urla in silencio Picrage iungibile necessiti con cui cibarsifil sesso & spesso associato al cibo). Un amore che la Sexton aon ha mai ricevuto e che vorrA in exerno, «She wants potrebbe essere tradot- to sia con un «Lei vuole» che con un «Lei rhon hi Gn inglese il verbo man! significa sia volete che maneare)ossia: volere cid che non si possiede. La poesia svolge anche un ruolo di confessione, di disvelamento del- Tio; un io in perenne ricerea di qualcosa che possa completato Non é dunque una velleitsicorrre alla poesia per eapiee se stessi, Anne Sexton seri ve prima di tutto per comprendersi, non pensa agi alti, non ada se una poesia pos- sa risultare 0 ‘troppo aggressiva 0 troppo morbosa. Scrivere come terapia, come input indispensable a tialzae il drappo adagiato sullanima, Inevtabiliritornano alla memo- fia le parole di Belasius nel Cymbeline di Shakespeare: Oh melancholy! ‘Who ever yet could sound thy borrom? Find the ooze, to show what coast thy sluggish erare Might easiliese harbour in? ¢Oh melanconial Chi é mai giunto a son- dare il tuo fondo? A trovare la melma che indicasse la costa migliore ad accogliere il tuo tardo battello®. Leggere le poesie di ‘Anne Sexton é come compiere un viaggio in una dimensione parallela e imprevedibi le: quando ci sié abituatiall’atmosfera cupa, vveniamo sorpresi da una piacevole cascata diluce. La magia nera {Una donna che serive sente troppo, quelle estasie portent! ‘Come se ciel, bambini ed isole ron fossero abbastanza; ‘come se lamenti e petegolezzi « verdure non fossero mai abbastanza, Crede di poter prevedere le stelle Una sentrice& principalmente una spi, Amore mio, io sono quella ragazza, Un womo che serve ha una grande conoscensa, {qual ineantesimi e feticcl Come se erezioni, congressi e prodotti ron fossero abbastanza; come se ‘macchine ¢ galeoni 6 lt ose nena _ 298 fe guerre non fossero mai abbastanza Con un mobile usato costruisce un albero. Uno sesitore & essenzialmente un laro Amore mio, tu sei quell uomo. ‘Mai amando noi stess, ‘odiando perfino le nostee searpe i nosts eappell Ci amiamo, preziosa, prerioso. Le nostre mani sono szzurre ¢ gent nostri acchi sono pien di tersibili confession Ma quando ci sposiamo, i fig c lasciano, disgustati C¥ troppo cibo e nessuno & rimasto 8 mangiare bizzarra abbondanza, (trad. di. M) Rafael Courtoisie Persistenza del debole Sore, ntie,s Seana quasi tremila anni fa Vissuto esattamente trenta minut oltre Puscita dal ven- tre di mia madre, anche lei mortificata per aver gene- rato un figlio cosi debole. I cerusico che mi esami- no e Postetrica furono del- lo stesso avviso: non ero degno di essere cittadino di Sparta. Fisico minuto, ossa gracili, pelle raggrinzita (da veechio piuttosto che da rneonato), squamosa ¢ tra- sparente (che faceva pensa- re aun pesce pit che aun essere umano), una pellico- Ia sottile quasi da ranoechio. Lemani minuscole, dal dor- so punteggiato di venuzze rotte che formavano come delle arborescenze, contri buivano al grottesco spet- tacolo. Sono nato debole. Perfino mia madre si vergognd di me quando mi vide: «Sono venuta al mon- do per partorize uomini, Sono vissuto poco pit di mezz’ora. Trenta minuti appena, trascorsi tra palmi rudi ed aspri, le mani di co- loro che mi esaminarono con disprezzo perché inde- gno di appartenere alla loro Casta di guersieri Ho trascorso questi mi- rnuti, la mia scarna razione i vita sulla Terra, fra pianti evocialterate. II medieo de- signato dagli anziani per de- cidere sulle attitdini dei ne- onati, mi tenne gusto qual- che secondo tra le sue gros- se dita dure come il legno, ricoperte da una corteccia callosa, senza una goccia di Tinfa lavano cereidseno di mia madre, che mi respinse fin dal primo momento. | miei frateli i miei com- pagni di generazione, nac- ‘quero fortie muscolosi, con ‘ssa dure ¢ flessibili, capaci di sopportare le cadute e i colpi con la parte piatta del- la spada, Loro si che nac~ quero degni di portare lo sudo con Pape disegnata. loro torsi muscolosi, le oro gambe robuste e agi, gia da molti secoli sono marciti sotto il peso del- Yoblio. Le loro braccia po- derose, le loro ghiandole ter- ribil, sparite. 1o sono mor- to subito, a mezz’ora dalla nascita. Non sono artivato a conoscere la luce del gior- no, petché, nato allalba, pri- ma dellaurora ero gid nel dirupo dei bambini deboli, nell abisso degli esseri inutli ¢ privi di tempra, nella citt’ fantasma dei miserabiliinno- centi di Sparta, non degni di aleuna opportunita sulla Ter- ra 1a rose neces 2098 A acura di Lucto Sessa Avrei voluto serivere un poema tortenziale. Duro come quella roccia di Spar- ta che schianté la mia facia di neonato. Ur poema con fil di silicio e unghie di pie- tra capaci di affondare nella carne, di spezzare il destino come si spezzava il caleare cenerognolo delle mie oss porose come spugna, il tem- porale instabile del mio cor- po. Non avevo fondamenta, non ero stato costruito pet durare. Prima che spuntasse Vaurora del primo giorno della mia vita, giacevo in fondo ad un burrone, pa- sto insipido dei ragni, razio- ne aggiuntiva di braccine € gambe nel pranzo dei cor Neanche mio padre, ill cei scudo di guertiero & gia da lungo tempo sparito sot to Foceano dei giorni, ha vie sto la mia faccia smunta che fuoriusciva dal ventee di mia madre e s‘immergeva nella vita per un breve istante Neppure lui, muscoloso & flessibile come un giunco, glorioso di gloria caduca - ché gid da seccli pitt nessu- no ricorda il suo nome - si degnd di darmi un’ocehia- ta Non sono mai stato, Né ho avuto nome. Condivido vorlere inomi di quei reieti, gettati nel burrone di Sparta, Il mio unico nome appartie- ne alla brace, non allincen- dio, Non resta nulla di me se non quel poco che ho potuto essere: minuti nel- Pombra della notte. Percid sono venuto. Percié ho ‘questo breve spazio di car- tain cui ornare nella mano diiun altro che mi scrive. To sono durato. I miei fratelli i fort, si sono pu- trefatti gia da tempo ¢ dal Da E/ Mar Rojo, Montevideo, 1991 ‘Traduzione it. di LS. meceanismo dei loro toraci ben provvisti, dalla loro grinta feroce, pitt nulla ger moglia. Sono stati To sono, Morto a Sparta ‘quasi tremila anni fa,con un so. soffio di vita, tomo su que- sto foglio di carta e in que- sta lingua strana perché io, il debole, non ho conosciuto lingua alcuna. Non-nato per il suono articolato e per Pamore delle donne, Ho conosciuto solo la rmaturita del grido rauco con cui mi hanno boeciato, il prematuro grugnito d’orto- re nelle bocche che si stor cevano, non il bacio, La -mano mi serive e sono ades- CC? un fiume incessante fatto dei cadaveri dei pode- rosi, il flume dei forti che cadono in continuazione, acque caliginose piene di gente smaniosa di successo, To sono nelle alte terre, lontano da quelle rive. E permango. Note biografiche Rafael Courtoisie (Montevideo, 1958) 2 povta, narrators, saggista. Di formazione ‘prettamente scientfica ( laureato in Chii- a), ba esercitato il mestore di giornalista, collaborando a varie viviste cultural unngua- syane quali La Semana de El Dia», «Opi- ‘nary, «Brechay, «El Pais Cultural. Attual- mente 2 professore di "Periodismo” (Gior- nalicmo) presso la Facolta ai Scienge della Comunicazjone dell Universita di Montevi- deo, La sua carrera di poeta 3 inigiata pre- cocernente Ha pubblicato le seguenti racolte di po- ese: Contrabando de Auroras (1977), Tiro de Gracia (1981), Tarea (1982), Orden de cosas. (1986), Cambio de Estado (1990). Un'antologia di queste raccolte 8 stata pubblicata in Colombia nel 1994 col seguente titolo: Instrucciones para leer cenizas (Uhika, Santafé de Bogoti, 1994), Diverse sue poesie sono sta- te incluse in aleune antologie poetiche: An- tologia Consultada de la Poesia Uru- guaya, (Montevideo, 1982); El Uso de la Palabra, (Lima, 1994); Eyere: Call, (Cle- seland Institute of Arts, Obie, 1995). Nel 1991 con la raccolta Textura (México, 1992) ba ottenuto, in Messio, il "Premio Internacional de Poesia Plural” Come narratore ba pubblicato quattro raccolte di racconti: E Mat Interior (Edi- ciones de la Banda Oriental, Montevideo 1990), E Mar Rojo (Ediciones dela Ban- da Oriental, Montevideo 1991), E\ Mar de la Tranquilidad, (Ediciones de la Ban- da Oriental, Montevideo 1995), Cadive- res exquisitos (Planeta, Montevideo 1995). Grazie a quest'ultima raccolia di racconti ha vinto il Premio de la Critica Bartolomé Hidalgo, Ha infine seritto un romanzo dal titolo Vida de perro (Afiaguara, Montevideo 1997) Juan Ramon Jiménez Récordo atrofizzato vorlere acura di Lucio Sessa, Ogni giomo Lo rinviavo al giono seguente. Era un sicordo che non volevo smettere di ricordare bene, ma non avevo mai abbastanza tempo per ricordarlo a piacimento e siccome non volevo ricordarlo male, non lo ricordavo affatto. Ero tranquillo perché sentivo che il ricordo era dentro di me, al sicuro, ticordandosi da sé, come qualcosa di materiale che sbar- tava il passo alloblio, anche senza Fintervento della mia volonta. Come quando facciamo un nodo a un fazzoletto, nella mia me- ‘moria si era andato formando, giorno dopo giorno, qualcosa di simile a un nodo. Un giotno in cui finalmente avevo tutto il tempo che volevo per ticordare, mi sdaiai ozioso sul sof, come sono solito fare in ‘queste circostanze, pregustando il mio icordo. ‘Mi ritrovai incapace di ricordarlo, Era ancora dentro di me, certo, ma duro, secto, pesaite, come un tozz0 di pane raffermo, come un 0350, come un callo del pensiero, dolore fossile, vano ostacolo all’oblio. La bambina ingannata Sua madre le promise un’arancia se avesse fatto una determinata cosa. La bambina Ia fece, sforzandosi anche di sorridere. Allora la madre, ridendo scompostamente con gli occhi ¢ i denti, divord Varancia ¢ tird le bucce alla bambina. La bambina le raccolse e guardd fuori dalla finestea. Guardava Dio? Aveva la gola trafitea da una lettera di una parola nuova. Come se la dota- zione di dolore di tutta quanta la sua vita le fosse stata data in anticipo ¢ le si fosse confitta nello sguardo, i suoi occhi fissavano plumbei, come se avessero visto e vissuto in un secondo Vintera vita. Densi, guasti, sembravano gli occhi di tina veechia, Note biografiche In Spagna si nsa chiamare J. R. Jiménez col solo nome di battsin, Juan Ramin, ang Juanranisn, Nato a Moguer, in Andalusia, nel 1881, 2 an antore centrale della possia ‘pagnols wovecentesca, Le se prime raccoltepoetcbe sono fortementecaratterizgate in senso srs Sutras beet dan eit) ed mason Poesia - pur senza abbandonare un esteticmo di fondo ~ conoscer um processed progresivo ‘proscingamento della forma, in un intent di estrema estensjalizzarione del dscoro poetico (cIntelligenza, darami il nome esatto delle case, dird), Ole ce poeta, fu autore di rafnatisime prose lrcbe. Allo scoppio delle guerra civil scegler Pesto, sepgiornando a Cuba e a Puerto Ric, dove morin’ nel '58, due anni dopo aver ricento il Nobel per la leteratura la ose necearia 2098 del cnkemporoni La poetica del tailleur azzurro Numi di un lessico figliale Pistisn Benson scomparo pe /maturamente lo scorso anno, ha la- sciato nei suoi lettori ed estimatori i ricor- do di un intellettuale collocatosi voluta- mente ai margini della societa leteeraria. Come il suo maestro Vittorio Sereni, Ben- zoni ha preso le distanze da quellimmedi- cabile equivoco alimentato dallonnivora civilta industriale per cui il quadto del- Vattivia leteraria estendendos! pitt in am- piczza che in profonditi, privilegiando la grossolanita condita di approssimazione della produzione di massa, rischia spesso di soffocare le voci ancora autentiche. Ri- spetto ad una acclarata posizione eccentri- ca di outeart, pit esistenziale che ideologica, opera del poeta romagnolo nel suo com- plesso, dalPappassionata esperienza della tivista «Sul porto» negli anni Settanta alle ulkime raccolte diversi, si conquista di di- ritto una centraliti inquieta nella poesia con- temporanea. Numi di un lessee fighale, uscito nicl "95 da Marsilio, essendo il documento ultimo della poesia di Benzoni, ed abbrac- ciando un vasto arco cronologico (dal 1987 al 1993), affonda nelle radici della sua poetica, venendo subito dopo Netizie dalla solitudine (1986) e attraversando Ia ge- stazione di Fedi nugial (1991). Centrale © omnicomprensivo, questo libro offte fin dal titolo gli clementi essenziali per Vindi- viduazione di una costellazione di temi ¢ di chiavi di leteura fondamental. “Figlia- Je” @ la devozione con cui Pautore, tima- sto orfano ancora giovane di enteambi i genitori, in nome di quella tragica priva- zione, si ostina a rfiutarsi come adulto € a cercare una fuga e un approdo in un’in- fanzia ancora troppo prossima ed essen- ziale perché le si possano voltare le spalle Se Vinconscio é il Nume con cui si debbo- no fare i conti il tessuto poetico siarticola _—____]h row menowaria 2050 10 di ApriaNo Narott inna farandola giocosa di invenzioni che frequenta gli approdi del lapsus, del gioco verbale, del simbolismo fulminante ¢ sfug- gente, nel cui ambito, prevalente e ossessi- va, si manifesta Vintermittenza del failer azqurra in cui si condensa per sineddoche, il ricordo materno, evocato puntualmente ‘quando lo steazio é cost paralizzante da sciogliersi esclusivamente in una visione frammentata della realta : Tempestando- mi, / Con 'azzurro supremo d'un tailleur. 7 Neanche il ricordo di una sbucciatura» (Giovanna ¢ il tila) I lievo del singolo ‘oggetto, la misera ma significante parte che rimane del rato, Paleria fantastica in cui Tio poetante, privo ormai di una visione uunitara della reat, cerca Papprodo di una irrecuperabile affettivita. La fuga nell’in conscio, pertanto, é consapevolmente vana perché mai abbandonata dalla Incidita, ma comungue rieca di invenzioni ¢ rivelazio- ri, sel linguaggio, al lessico, pertiene il po- tere di custodite gli ultimi scampoli di uto- pia, di riambientare, con Pebbra provvi- sorieta della menzogna, in un dominio che @ sospeso alle possibilita della parola, il dialogo intersotto con il padre e la madre, riscattando Torfaniti in una nuova estre- ima appartenenza filiale. Non é per ghunta da escludersi, nelPatomizzazione del mon do teale ¢ affettivo in una boutique di og- gett, influenza di predilett ascendentilom- bardi, nei frangenti in cui la poetica della “linea lombarda” (Sereni, ma si pensi in particolare a Luciano Erba) si risolve «in termini ironico-fantastii tali da tradurte, in poesia, la messa a fuoco oggettiva in allusione ¢ in ragguaglio marginale ¢ di- stratto» (Paolo Ruffili, in Poesia italiana. I! Novwcen, Milano, 1980, p. 831). Tra me- mora e rifiuto, lucida ricerca ¢ dissimula- zionc della ferita,chiarit e il suo rovescio, si svolge la poetica benzoniana. Ne é uno specimen la composizione intitolata. a mala ‘pena: «Armato da sempre contro me stes- so / (dal tempo di una cometa / celeste cagionevole) - versi / mi tenterebbero tipo “da motimne un vento”. / Ma poi come tutta si dirada la chiarita (lo sprofondo) / € un crocchio di figuranti / mi fa sentire dFessereeatnefice/ in una ruta dima: deleines amare». “Ingegnoso nemico di se stesso” Benzoni, erede forse di furori al- fieriani 0 foscoliani? No, perché quei fu- tori privi ormai di ogni atto di fede nella persona che dice “Io”, snaturati, trascor- ono per spinta centrifuga verso ipotesi di dissimulazione da sé e dal proprio dolore di cui Pesercizio poetico, talvolta proprio nella sua veste serissima di gioco, @il eam- po pratico di indagine o di verifica. «La dolorosita & parte della mia biografia[..J Mia madre la ricorderd sempre con un tailleur azzurro, la dove & sepolta. Mi por- to dentro il peso di una solitudine o dituna desocialit, come dizebbe Barthes, che non ha fatto altro che diventare sempre pitt acuta», dichiarava egli stesso in un’intervi- sta concessa a Fulvio Panzeri (AA. VV, A casa dei potti, NCE., Rimini 1992). Ves- senzialita del dolore da una parte, ei numi dell'inconscio e de! linguaggio dali’altra, gli “inchiostri decorosi” evoeati in una poe- sia: «io, livido / d'inchiostri decorosi - ed €/ Tunico mio bene (ultimo) / prima dei vettile voci / rauche di un altro Reich- stag» (Epigra®). Dice bene Cudini: «ulti ma possibilita di persistenza (di vita o di sopravvivenza) sta ancora nel decoro del- Ja parole» (Fare poesia agg, «Rivista dei li- brin, settembre 1996, p. 39), € questa pa- rola densa € acuta riesce nel contempo a significare ¢ dissimulare aprendosi ad un repertorio di lessico e immagini amplissi- mo. A.cié contribuisce, a nostro avviso, Pap- porto cospicuo di forestierismi, gli angli- ismi, le parole del tedesco e, molto fre- quent, i francesismi, secchi e lapidari, in serti insistenti distesi nel verso come re- mote, evocative chiavi di lettura. Come eh takani conlemporane carillon che conservano dellinfanzia sug- gestioni purissime (ma il retrogusto, & da credere, sa tanto di umadelsines amare»), queste parole, incastonate come minoran~ ze alloglotte ¢ apolidi da un orfanita pe- renne, evidenziate nel corpo del dettato poetico che sembra or ora sul punto di aprirsi alla pronuncia definitiva e alla ca- tarsi, sono i peri indistruttbil della dissi- mulazione che riporta un passo indietro quel dettato, incantandolo alinfinita di un tasto gia premuto, a una nota gid suonata, Si vedano, a questo proposito, esempi come Paternit: ‘Mais confier & qui mes enfants jamais nés? ividiva wemava sbattuta da uno spavento una luce una hucina laitava mentee fuori estate gia dlluviante ‘mi disfaceva in uno sfacelo dlisciacall senza qualti E ancora, Vecchi domicil: «Qui sono tor- rato aabitare / cassée fracassata la spalla / altri dormitori disertandon, dove la for- ma verbale francese, anticipando il corri- spondente italiano, pitt che una mistilingue epanalessi, eco di un medesimo trauma, sembra organizzarsi in un effetto chiaro- scuto, tipico della dialetica chiariti/tene- Drositi in cui quel trauma piii che svisce- tarsi, attutisce. Sono le tracce, i residui, i ‘phantasmata sensibili det lucdo (ma ango- sciosamente ludico) dialogo del poeta con la propria coscienza continuamente in fuga dentro se stessa, nel proprio inconscio in cui si rapprende la materia dolorosa del proprio ricordare, vissuto cra come stan- za dei giochi, ora come carrera di tortura: Come un iti ‘ola la mia compagna miha abbando ato. Ja ravviserd ir ano sparo in un germor :0 intriso d’acqa libecciate petalantilune che vengono e vanno alludendo a palmizi en illenari amori, rose nocesarin 2098 fe pasolinian di Gianteuca Pactucct (seconda parte) 3) Non permancanza di bellezza,allora, muoreil mondo, ma perché vene ein ecces- insultante per come viene fruita nun sempre pit scavato da siccita eda overt, sempre pi separate da abissidi case Goprattutto in Occidente, come ci ha mo- sirato Chabrolin Za céremoniein cui une inno- Cente famiglia atoborghese viene sterminata dda hue donne diclasse sociale inferiore men- tre sta godendo, vestita come a teatro, del ‘Don Giovanidi Mozart dato in tlevisione) Bellezza di cui Pasolini non vuole macchiarsi,oche non vuole pitt praticare. [mont di Piazza Fontana, in Pats, vengono richiamatialla vita uno per uno non nella loro picco Jezza straordinaria di uomin (miseria dell uomo comune odella “gente”, cheé pit dun insulto, come dicono oggi) ma nella nucit dei dati anagraficialtemataai versetti del prologo dell Apocalissee.a quadrett d'una Lombardia in rapido cambiamento eppure,a {rat ancora riconoscibile Cmutazione antropologica” come mutzione del pacsaggio italiano, dal dolorosoe secolare idilio rurale alla straordinariae fragile potenza evocata dll finire degli anni Cinguanta). Quasiallinizio: Gisonol marcite;e molt pioppi. Venendo da kt vestivano di grigioe marrone; ka roba pesunte che furs nelle oeriecon le latrineall'aperto, Poca creanza,farsirtrovare cos, da parte di que’ galantuomini non ancora del tutto romanizzat, ei che tutti barocci erano spantida un pezzo! Lomologazione non ancor completa, kt omaanizzazione ellenizzazione per 'apo- stolo Giovanni) parziale del barbaro lasci io da un lato alla furia degli Luccisori e dallaltro allo strazio scomposto dei corpi degli uccisi, poi ricomposti forse vanamente in pide epigrafindividuali. Sembrerebbe una lotta interna, fratricida LTta Jia incrisi ela stessa crisi che soffio io /Cinadattabilitialle nuove operazioni bancarie) la soffronoalla loro bestial manera fascist») se non losse vero, come credo, que chel Orwell intui, ovvero che gli uominiassolutamente moclerni sono oggi il nostro oggi prolungato dal 1945 enon interrotto, se non per qualche spazio pubblicitario, dall$9) 57 ba rosacea sroprio i fascisti ei nazisti e quel che Pasolini sapeva benissimo (¢L.a Borghesia é lucida Cadora la ragione [J ArtvaElier, la Borgheta& flies, in Teoema) pet mula barba, 1i, per nulla arcaici, sicuramente non nicciani, i neofascisti d’oggi in doppiopetto, ma invece estremamente adatt alle forme piti avanzate e criminali dello sviluppo tecnolo- ico, estremamente pronti a utilizzare i comandamenti travestendoli dumanitarismo (nazismo umanitario, “crimine umanitario”, come quello individuato da Rony Brauman, Le Grime bumanitaire, Atléa, 1993) in Somalia. La strage di Piazza Fontana tivela, put inascoltata: é Cassandra, ¢ Medea, sono le Erinnié , @ strage femmina cre batte le ‘ali della verita’ sul muso dei maschi al governo, dei maschi uccisi ed uecisori, divisi e assimi- lati, scparati ma tutti infine trascinati «davanti a quella Porta» (ultimo verso di Patmoi) ad ascoltare quel che non vorrebbero, ¢ che peraltro, ancora una volta riescono a evitare, Son tutti li, davanti alla Porta stretta della Storia o al tabernacolo della Legge (Luca, Gide ¢ Kafla), mentite Giovanni & chiuso a Patmos, @ isolato dalla societa lerteraria come da quella politica, e come Pasolini lo sari nella sua torre di Chia, tra Orte € Viterbo, acquistata nel novembre 1970. In unfintervista a «ll Mondo» del 14 agosto 1972, siportata da Siciliano nella sua Vita di Pasolini (Rizzoli, 1978) il poeta affermava: «Vivo ormai fuori della societa letteraria. Non voto pit allo Strega. Mi sono volontaria- mente ematginato. [..] Quanto al silenzio che c’ intorno a me, mi pare solo sintomo di incompetenza, di vigliacchetia, 0 semplicemente di odio». Isolamento come sguardo bieco, ovvero come unico sguardo possibile sul presente, sguardo malato e distante, sguardo distorto e capace di ingannate le guardie alla frontiera del linguaggio del pote La Rivelazione di cui in Patmor@ allora un‘altrarivelazione incompiuta {come é desti- no anche di tute le rivoluzioni?, giacobine, bolsceviche, di velluto, democratiche, ecc) Il numero dei martiri necessario al compimento non é stato colmato nemmeno da quelli di Piazza Fontana, nemmeno da quel morto aggiunto, quel misterioso sutcida che Pasolini pensava dovesse essere un fascista e che invece sari, pochi giotni dopo la strage, il fetroviere anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato innocent da una stanza della Questura di Milano per “malore attivo”, come recita la sentenza’. E a questi martiri aggiungendo quelli di tutte le stragi gli attentati terroristici, quelli uccisi nelle fabbriche assassine e quelli di tuti gli stermini per fame e per guetta e per lembaigo dell’epoca ‘nuovissima (dopo I'89), MAJ il numero sari pieno, mai sari sufficiente a dare il via allo scontro finale ¢ Babilonia eadra ormai soltanto nei sogni di tuti gli omettitidicoli, di qui alla fine dei piorni: Non bho intenzione di seivere lintero Apocalisse: ‘ormai basta solo progettarle; cosileidec, basta enunciarle:realizzatle& superfluo, ‘Questi versi di Patmos sembrano chiudere un’epoca ¢ aprime un’altra. Ma non sappiamo, per colpa nostra, quale. (2. Fine La prima parte} stata pubbicata suln. 19) 66. Rimando ale igure di Cassandra edi Medea 7. Che si pud leggere integralmente in I/malre rilete da Chtista Wolf, calle arcaiche Eeinni che, — attve ddlanardico Pell, Selerio, 1996. Al ie lungi dallo scomparite, convivono con le briccinoe allegatalavideocasseta 12 diambrecu- Eumenidi nel film Appunti per an'Orestiade af- rata dal movimento di estrema sinistra Lotta «ana del 1969. Continua e da Pier Paolo Pasolini, ler nema me Franz Kaflea Quim Monzd La Metamorfosi e altri racconti Antonio Romano “Gyadalajara Garant FIESTA IIIOLFOS 1 Marcos y Marcos Un matin, al rsegli da seg inguiet, Gregor Samco trovitrasformato in wn enorme insti, Sdraiato el keto sulla schiena dara cme wna coraze,bastava che alzasse wn pa’ la testa per vederi il venire coms, rane partite da solchi arcu, in cima al ventre la coperta, sl punto di scvolre per tera, si reggena a ‘malapense Davanti agl oc gl si agitavano le gambe, molto it numerse di prima, ma di wna sotighesza desolante, ‘Almattino la metamorfosié perfetta. Gregor Samsa un enorme insetto. La schiena dura come ‘una corazza. Il ventre convesso, bruniccio,spartto da solchi arcuati. Le gambe, molto pit: numero- se di prima, sono estremamente sot. Situazione capovolta nel racconto di Quim Monz6. Al rmattino metamorfosi al contrario, Uno searafaggio si itrova trasformato in un ragazzo. Quando um mattna le scarafeggio nse dallo stato info, si trové trasformato in an ragaxzo dicione. Giaeeva sulla sciena,rorprendentemente morbidae sulneraileesolleando wn poco i apo rinsiva a veers la poncia, pala egonfia. 1 numero delle rue extremita sera drasticamenteridoto el poabe che sentva (quatro ‘ne corebbe contate pi tar) erano dlorosametecarnoe, csi rose pesanti da non rinse a mnovere Lo scarafaggio é un ragazzo ciccione, La schiena sorprendentemente morbida e vulnerable. La pancia pallida e gonfia Il numero delle estremita drasticamenteridotto, ‘Dopo la metamorfosi muta il rapporto tra le creature ¢ le cose, Gregor scivola molte volte, prende colpi, avanza con estrema difficolt, La parte lista del mobile lo fe cvolareparechie vote, ma ala fn, com wlio slanci, rinse a tirarst m, Now si acorgva emnoeno pi dei dolor al basso vere, per quanto straant forsee. Silas cadre contro Ta spalliea di na seda vicina econ le anette me strinse bord: fnalmenterinsciva a padronegiar il proprio ‘po fn] Soo quando pres la porta capi che cota era stato adatirare: un odore di roba mangereca. Viera Chposta wna cotolacolma di late eucherato, can ingppat alan perzett di pane. Fu sul panto di rider dalle gia, poic i sentiva anco pi fame che a matin, tu la testa nel late quasi fin sopra gi ec; ma sbito “a ritasse dlus: non solo il ibarsi gh rnacva diffe a cansa della scortcatara del flanco (ber mangiaredovena Javorare sound con Uintra corpo, ma anche il at, che era sempre stato la sua benanda preferita- «che ‘artamonte per quest motivo la sorella gh aveva proparata - non gl piaceva pitt Quasi con disgust si allontané dalla cota ee rtrd mel meno della camera Stesse difficolt’ peril ragazzo ciecione. Che cra gl era cucers ? Ora la stam gi sembraa pitcolsima, ¢Vadore di mua che sentiva prima era mono intnso, Sulla parete 'erano de gans per appenders la scopa e lo shazzolone. In un angele, dae sec Conte un ala pare, wna scfflatura con bose, scatole flaceni, asprapolvere em ass da stra in vertical (Come gh sembravano picoe ora tutte quell core che, prima non riscoa quasi ad abbrasare com lo sguardo ‘Motce la testa, Cre di girars sul fia destro, ma gael corpo gigantesco era troppo pesaniee won ci rinsiv. Ci _prosd uma sconda volta; ¢wn'altra ancora, Alla fine doveteiposare, finite, Dopo le prodigiose mutazioni riprende il corso ordinario della vita, Solo al erepuscole Gregor si svego da quel sonno gree, simile a um deigni. Certamenty anche se nom Vavessero distrbate, non aovebe tardato molto destar si sentvainfatiposate esazio di sons ma gli pave a covertie qualeuno camminare in punta di pied erchndorcantamente ls porta che davainantcamera La bce (ei lampiond elt entra dalla va, maccbiando qua eli di bianco i soffit della stanza ¢ le part alte dei ‘mobil; ma git dove tava ttt ea bi Alla fine c’é la morte. Anche per la morte parti invertite. Lo scarafaggio ex uomo muore. IL ragazzo ciccione ex scarafaggio massacra la sua famiglia originaria Jatervonl Ho incontrato le Sacre Scritture diversi ‘anni fa: a quell'epoca facevo git Poperaio ‘e mi sono trovato in un posto in cui non avevo libri con me. Ero stufo di storie, ‘ero stufo di scrittori che mi raccontassero storie, non ne volevo pid sapere, pur es- sendo uno appassionato di libri, di letera- cura Gi sono periodi in cui non si vogliono pi sentire storie da nessuno. Cosi mi sono trovato in un posto € Cera solamente una Bibbia, ho cominciato a sfogliatla e a leg- gerla e mi sono accorto che quelle storie mi piacevano molto pit di quanto mi et no piaciute le altte storie. Non so perché allora mi piacessero, oggi me ne rendo un po’ meglio conto, ma non so perch¢ allo- ra mi piacessero. B certo che quando ho cominciato a frequentare quelle letture ho sentito il bi- sogno di cercare di studiatle, di studiare la lingua in cui erano state scrt- te per la prima volta, la lin- gua che aveva ospitato quelle storie, ciot Pebraico antico per quel che riguarda ’Anti- co Testamento, la prima tre quarti della “confezione” che noi abbiamo in casa ¢ che si chiama Bibbia. Quelle storie erano seritte in una lingua che conservava ancora a sua forma origi- nale, il suo formato primitivo. Mi piaceva ‘emi appassionava la lingua nella quale era avvenuto questa specie di crampo, di con- trazione generale: il nostro Mediterraneo era pieno di altar, ’erano altari dedicati a tutte le divinica del cielo, del mare, delle acque, delle stelle... Diimprovviso sorgeva tuna voce che stabliva in una lingua, pove- tae aspra, che c’era un solo e unico Dio. Questa specie di crampo generale del di- vino, del sacro del Mediterraneo che si concentrava in un punto solo, sceglieva un solo popolo, una sola terra e un solo Dio, questa uniciti reciproca, questa forza contrazione € di attaceamento mi appas- sionava e mi piaceva. Jo sono un non eredente, non ho ab- Incontro con la Parola di Erri De Luca a bracciato nessuna fede, non seguo nessun culto, sono solo un lettore, un lettore di storie sacre che si é lentamente attrezzato a seguire quelle storie nella lero lingua ori- ginale, nell'ebraico antico. Diquella lingua mi piaceva anche il fatto che le parole fa- cessero avvenire le cose. Allinizio della Bibbia si legge di Dio che dice «Sia luce» € la luce avviene. Ebbene uno che lo legge si pud rendere conto che bastava la sola intenzione di Dio a fare avvenire la luce, ‘non c’era bisogno che pronunziasse paro~ Je, Invece quel libro insegna, dimostra che Cera bisogno proprio delle parole, che senza quelle parole «Sia luce, dette a nes- suno € a niente ma solo per necessita di dire, senza quelle parole, senza quella ne- cessiti di dire, la luce e poi tutte le cose successive del creato non avvenivano, non venivano create. In quella lingua, cio, si insegna immediatamente che la parola ha tun potere di creazione. Cer- to per chi traffica con delle piccole, minime ereazioni letterarie, Ia potenza asse- gnata alla parola in quel li- bro? insupersbile, comun: que di conforto. Poi mi sono attaccato a quel libro, perché in quella vita che fa- ccevo, negli anni in cui facevoiil mestiere di operaio, non venendo da un allevamento allenamento operaio (visto che non ven- da una famiglia operaia ma ho comin- Eto afarlo verso 2) anni eT ho fatto per diciotto anni) mi accorgevo che quella vita si mangiava tutto il tempo, me lo consu- mava intero, non mi lasciava resti To allora volevo cercare di conservare tun resto, di trattenere un resto delle gior- nate che mi passavano addosso e allora cercavo diconsistere in qualeosa, di tratte- rere qualcosa per me. Lo studio dell'ebraico antico, allora, (Cento, lentissimo... ci ho meso tanto di quel tempo che chiunque avrebbe imp- rato quella lingua molto prima) lo facevo tutti i giomni prima di andare al lavoro. Questo mi permetteva di strappare a quella 15 — interven giornata qualcosa di mio, che mi riguarda- vva, che era assolutamente proprio e che nessuna fatica, nessuna giornata ulteriore mi poteva togliere, me la accaparravo in anticipo. Questo valore d'uso aggiunto per ‘me di quel libro mi ha fatto attaccare molto ‘a quelle parole e a quelle pagine. Sono af- fezionato a loro € poiché lo faccio tutti i giorni ancora e sempre a quell’ora li, mol- to presto di mattina, quel libro é diventato Ja mia intimita Cé unverso del profeta Amos che dice «Come salvera il pastore da bocca del le- ‘one due zampe 0 un pezzo d’orecchio cost saranno salvat i fil d'Tseaele». Questa frase faceva disperare un amico, una persona preziosa che mi é stata amica, Sergio Quin- zio. Lo faceva disperare petché diceva «Non ci rimane niente, dalla bocca del le- ‘one vengono strappati dei brandell insi- sgnificanti». Questa frase, che faceva dispe- rare Sergio Quinzio a me invece dava alle- gria: strappare un brandello insignificante dalla bocca del leone per me era comun- ‘que qualcosa di grandioso che mi permet- teva di credere di consistere in un piecolo resto. Per di pid il pastore del profeta Amos fa questo gesto insensato di andare a contendere un pezzetto di orecchio, det rimasugli al pasto del leone perché deve ddimostrare al padrone della pecora che non ha perduto animale per trascuratezza, ma perché é stato mangiato, gli é stato strap- pato da una potenza superiore, pitt forte, contro la quale lui ha combattuto per resi- stere, per iportare qualcosa che dimostras- se la battaglia, Dunque il gesto del pastore di Amos non é un gesto insensato ma é un _gesto necessatio. Ecco, cosi io mi sento con quella pic- cola ora che strappo alla giornata: strap- pare al leone della giornata, che se la man- gia tutta, un frammento di mio, un fram- ‘mento insignificante, inservibile (come stu- diare Vebraico antico per uno che fa ope- raio e al quale non serve a niente). Questa inservibilita completa c distante, questo consistere in qualeosa mi ha fatto felice in xo Lt meer _ so quel tempo. Io credo di essere stato uno dei pochi operai contenti di alzarsi tutte le mattine molto presto, anche pith presto degli alti perché appunto prendevo un’ora alsonno per fare questa ativit per impa- rare Pebraico antico per leggere le parole delle Scritture Sacre in originale. Natural- ‘mente il fatto di riuscire lentamente, pic- colissimamente a guadagnate dei margini di comprensione da solo su quelle pagine, ‘mi rendeva molto contento, mi dava una soddisfazione di continuare, una vogtia di proseguire ancora. Eco dunque che qu. sta mia frequentazione con le cose sacre & una frequentazione da abusivo, da ultimo della lista, Qualungue persona di fede leg- ge e trova in quelle parole molto pitt di ‘me, ma io credo che que! libro apparten- gaa chi lo legge, appartenga a tutti e che ‘ogni uso di quel libro sia giusto, ogni lettu- adi quel libro é giusta ‘Qualcuno ogni tanto mi chiede se deve leggere la Bibbia, che libro deve leggere. To non consiglio la lettura di quel libro, non si pud consigliare. Quelle storie si posso- no solo incontrare, per accidente, per di- spersione della propria vita, non sono al centro della nostra vita Bisogna probabilmente trovarsi in una periferia in un deserto, come si sono tro- vati gli Ebrei in un deserto, li che avviene Vincontro con il fornitore della pit gigan- tesca legge che ancora rimane nelle reli gioni anche successive, oltre che in quella ebraica anche in quella cristiana. Io non consiglio la lettura di quel libro, non é un libro di cui si possa consigliare la lettura Se uno lo incontra é perché si trova lonta- no, in un suo luogo lontano € pud far av- venie questo suo cortocircuito dell’incon- tro. Per il resto mi sono appassionato poi al tentativo di tradurre qualcosa, di porta- re esempio di quella che ¢ la lingua origi nale in italiano. Ho fatto delle traduzioni in cui italiano é una lingua di servizio, non & Ia lingua di travaso, la lingua di passaggio, ma é una lingua di ricalco al di sotto del- Vebraico antic, parola sotto parola. Que- sta é stata ostinazione e il tentativo di fe- delti che ho cetcato di raggiungere nelle traduzioni che ho fatto. Un esempio di questo tentativo di fe- delti é la parola del momento in cui Dio promette la terra al popolo ebreo, una terra promessa che nelle nostre traduzioni leg- giamo che estilla latte € miele» e che, nella sua lingua originale é pit brutale. Dice, in- fatti:«é una terra che ha mestruo di latte € miele» Il verbo delle mestruazioni femminili per una terra: molto aggressiva come pro- mesa, molto forte, perd molto emotiva, capace di scatenare le reazioni affettive, emotive in una gente che considerava la fertlita femminile come la cosa pid im- portante: gli Ebrei sono entrati in settanta Persone in Fgitto e in quattrocento ani sono diventati seicentomila unita; un po- polo che é diventato fertile al punto di spaventare la nazione che lo ospita, PEgit- to, al punto di far assumere al Faraone quellassurdo sistema di regolamentazione delle nascite che # Pannegamento dei neo- nati maschi ebrei nel Nilo, Questo popolo che deve alla ferilita femminile la sua consistenza @ quello che meglio pud rispondere emotivamente alla promessa di una terra che ha la stessa fer- inkerent tiitd femminile, che ha mestruo di latte € mice. Questa immagine forte usata da Dio nella sua lingua, nella lingua che ha scelto € al popolo che ha scelto, spiega a me per- ché bisogna tentare di restituire un piccolo ricalco all’originale. Poi, anche quando dice slatte € miele» non sta semplicemente dicendo due qua- lungue ghiottonerie che fanzo appetito, sta dicendo due cose che hanno a che vedere ‘con Pagricoltura e con la pastorizia: é una terra che avra possibilita di latte e dunque una terra da pascolo; é una tera che avr mice. Il miele si forma con le api, con il polline, € quindi é una terra che si presta allagricoltura, é una terra di fiori. E. una terra dunque che conterri insieme Pagri coltura e la pastorizia, vale adire le attiviea di Caino e di Abele, & una terra che dun- que potri mettere d’accordc Caino e Abe- Je, non Ii fara ammazzare, non fara avve- nire ltigio e risse. Dungue, in queste po- che parole «che ha mestruo di latte e mie- le» € dentro un condensato di senso, di promessa di rimando che in ebraico é evi dente ¢ che noi dobbiamo ferdere un po’ di tempo a spiegarci per accuffare la den- sith di quell originale. Spero di aver dato Videa éel perché uno finisca attaccato a una lingua antica e mi- steriosa (ntervento di Eri De Lea in Dies Natalis, ae dela roa neesaria, diembre 1997) Eredita di fuoco: risposte alle tragedie della storia Nelle storie che racconta Erri De Luca ©’ sempre un io protagonista, un io nar- ratore che racconta le storie della mem ria, Egli racconta «a partire da una con zione terminale, attraverso la voce di per- sonaggi ormai lontani da tutto o sul pun- to di abbandonare tutto». Gli io’ di De Luca taccontano sempre dopo, non vivo- diLuca Ranpo ‘no quel momento, ma lo guardano da una posizione di distanza, sono sempre ‘po- stum. Cosi avveniva in Now ora, now gui e in Att, arcobalena, i due precedenti romanzi, € cost avviene anche nellukimo Tx, mio ekrinell, pp. 112, £. 23,000). La base di partenza é'sempre autobiografica, memo 1a ees a ‘milo al leona slale anche se poi le storie prendono il ar- g0 da sole e si disfano dello trascurabile che ha fornito loro V'inizio. La storia dun- que materia autobiografica dell'autore ma rivisitata dallintelligenza. Protagonista di questultima opera 2 un ragazzo di sedici anni che in una estate in ‘mezzo agli anni Cinquanta a Ischia, impa- ra a conoscere se stesso ¢ la storia della guerra che non ha vissuto attraverso le parole di un pescatore e di una ragazza ebrea. E, insomma, la storia di una iniziazione alla vita, di una scelta di campo peril futuro che viene solo accennato nel finale, la decisione di una risposta ai per- ché che quegliinconts gli hanno suscitato. ‘Al centro del libro, dunque, l'espetien- za fisica della pesca e la passione di un amore impossible, vissuto come la neces- siti di una protezione dall’orrore passato, ‘come risarcimento di una infanzia non vis- sua Entrambe le esperienze sono un modo per entrare e conoscere il mondo: da un Tato con la fatica della pesca, con la tichie- sta di una domanda al mare da cui non sempre si ottiene risposta («Le nostre ret, coffe, nasse, sono una domanda. La 1i- sposta non dipende da noi, dai pescatori. [.] Noi bussiamo alla soglia, al pelo del- Pacqua, non dobbiamo entrare in easa sua da padroni»). Nicola, il pescatore, é colui cche apre allio narratore la strada per co- noscere il passato (@ stato soldato in Jugo- slavia € racconta gli orrori della guerra). Nicola insegna il senso della sfida del vi- vere, la pazienza e il silenzio. Dalfalteo lato’ 'amore per Caia, una ragazza ebrea, che ha avuto ueciso i geni- tori dai nazisti. Tramite lei il narratore ap- prende la necessiti di uno schierarsi di una scelta di campo, di una risposta alla urgen- 2a delle domande della Storia. ‘Mentre intorno tutti tentano di dimen- ticare, il ragazz0 vive con insistenza il bi- sogno di capire un passato ancora vicino, tuna ferita ancora aperta, una «storia che non andava da nessuna parte, non prepa- yi ness _ 20 rava seguito, ma voleva essere l'ulima, la fine della storia» Come gid nelle altre opere di De Luca i nomi ci guidano. Caia, il ui nome yiddish @ Haicle, vuol dire vita, quella vita che le & ‘mancata e che per un attimo ritrova in un agazzo che assume i gesti e la voce del padre morto. Pesca e amore si incontrano nel segno lasciato dal morso di una murena sul pal- mo della mano ¢ che forma il segno della “e” yiddish,iniziale di tte, padre. In tutti libro siintersecano il mondo delle ‘cose’ (le reti, la barca) e quello delle parole (idialoghi ¢ i silenzi tra Pio ei vari personaggi). Le parole sono spesso pitt forti delle azioni, le precedono e a volte le incanalano in una direzione (dalle parole i Caia nasce il desiderio o Ia necessiti di ‘un gesto che risponda al suo Intto: «Quan- do sarai partita risponderd di me con il faoco. Non é mio, io lo eredito. Eredito il tuo lutto insieme al gesto che un altro pa- dre non fece nel suo tempo. Eredito il suo debito, il fuoco in mano aun figlio. Tw Haicle mi hai chiamato tate, ecco io lo ac- cetto, domani notte sara il tuo tate e bru- cerd i perseciitori B tardi per fermarli, ma io sono vivo solo ora). La parola é quasi tun seme gettato che germoglia ovunque, ‘ma qui, in questultimo romanzo, é fonda. ‘mentale anche il gesto, che altrinon hanno fatto e di cui il protagonista si sente inve- stito, ‘Nella sua scrittura asciutta,essenziale De Luca discende nei meandri del corpo. For- se, in questa attenzione per la dimensione corporea a svantaggio di quella spirituale, ce un forte recupero delle radici ebraiche, di una civiled che non ha mai perso me- moria delle sue origini pastoral, € in cui anche i simboli pit alti sono legat alla ter- +, e il paradiso @ fatto di valli fertli piene di greggi. Un popolo a cui Dio affida una promessa di una terra che ha emestruo di latte € miele» (cfr. Nintervento di De Luca a pag, 15) ad indicare Pimportanza che ri- veste per quel popolo la fetiita femmini- Ie. E nel libro le scoperte pit: importanti vengono al ragazz0 da parte di Caia, da tuna donna, eosi come la «storia viene ino- culata negli uomini dalle donne» (¢ «Patria, terra, pace, guerra sono parole femmine»). Il luogo che segna la scoperta di sé é Ischia, un'isola, luogo separato e distante pet eccellenza da prendere come punto di partenza. Ischia (¢ Napoli che si intravede sullo sfondo come negli altri romanzi di De Luca) @ un luogo del Mediterraneo, crocevia di incontri, di lingue, di nazioni. Nel libro emerge anche il valore del- Veta della fanciullezza, periodo nel quale agli avveniment sidefiniscono una volta per sempre. L’avvenimento della fanciullezza assume un valore quasi mitico, da conser- vare, preservare dal mondo. F un‘antica- mera, un [uogo di passaggio ma fonda- mentale. Accanto si situa Pespetienza della morte, se non vissuta in modo diretto sen- tita perd attraverso il ricordo degli altri personaggi. Il protagonista si sente un po? sesponsabili delle insensatezze del dolore € della violenza che ci gieano intorno, che sembrano quasi connaturate al mondo. ‘Al padre che gli contesta limpossibi 1 di intervenite sul passato per correg- gerlo,¢la necessita di agire nel presente, il ragazzo non risponde sentendo ugualmen- te urgere dentro di sé la necessita di con- trastare in qualche modo il male passato come risarcimento per le sofferenze subi- te dagli alts, perch¢ wiv duveve chicdere © chiedere a chi non voleva pit rispondere e intanto la storia spazzava via la polvere insieme alla cenere dei bruciati e cresceva- no le foreste sulle fosse comuni e tutta la vita spingeva innanzi e nascondeva dietron. La tichiesta di una ragione che spieghi Yorrore subito si tisolve, alla fine, nell’ap- partenenza a qualcosa (ecco la ragione del titolo Tx, mia, le parole che Caia rivolge piit volte al narratore), a una ragazza, an- che, ma piuttosto ad uno scopo ché da quel momento ci determina L'unico modo per consistere & strap- lara recon into alle ll pare alla vita qualcosa che ci dia un senso ¢ i giustifichi, anche qualcosa di assoluta- mente inservibile, un frammento insignifi- cante che dia un senso, che sia il nostro compito per il futuro. In questo senso va letto-a mio giudizio episodio finale, con il ragazzo che, in un impeto di tibellione al passato e di risarcimento alla ragazza, di faoco alla macchina di alcuni arrogant tu- ristitedeschi. E. una vendetta postuma, inu- tile ((Dietro di me esplodeva un fuoco che non poteva correggere il passato»), ma Punica risposta che sembra possibile alle domande che urgono nel ragazzo. Ma qui Ia storia si ferma, lasciando immaginare soltanto il seguito, un seguito di lotta poli- tica (De Luca ha partecipato intensamente alla storia degli anni "60/70, che coltive un cgualitarismo utopico, di una equa distri- buzione di icchezze, senza accaparramen- to), un gesto che, come dice De Luca si- gnifica una «assunzione di responsabilita, di fronte alla Storia ¢ alla sua vita, signifi- calla responsabilit della scela Di questo impegno, di questa respon- sabilit a se stesso € al proprio passato, di questo necessario incontro tra parole ¢ cose, De Luca é fedele testimone ed ese- ccutofe, ed ancora ce lo ricorda con i suoi ultimi libri (Ora prima, un libro delle Edi- vioni Qiqajon dettato dalla frequentazione con le Scritture Sacre, e Came noi cai fanta- smi, lettere sul Sessantotto = sulla storia scambiate con Angelo Bolaff, per i tipi della Bompiani) ¢ con gli interventi del martedi su «il manifesto. Una volta, diversi anni fa, De Luca mi ha detto che le sue sono “chiacchiere”, ¢ che altre sono le storie, come quelle della Bibbia, Ma le sue chiacchiere non annun- iano un wuoto, non sono il cicaleccio in- distinto del nostro tempo che ci lascia una assenza, ma hanno valore di testimonian- za, sono i mattoni, sono i detrti che resta~ ‘no e che servono a chiudere gli ultimi fori, pezzi piccoli ma necessari . Diqueste chiac- chiere noi abbiamo ancora bisogno. fe mini Un maestro In questi quasi quindici anni trascorsi a Milano c nella sua provincia sono stato un maestro, un maestro di scuola elementare. “Magister”, come serissimamente o scher- zosamente mi chiamano gli alunni di que- sto ciclo che si appresta a concludersi Insegnare. Non saprei dire che cosa ho insegnato; non so cosa resteri. Insegnare non € di cetto cié che ci illudiamo di fer- mare con un voto. Un voto per dite chi sci, come sei, La vita ci sottopone a que- sto duro giudizio ma un maestro non pud ancora, Il suo sguardo deve riflettersi nel- lo sguardo delaltro, non pud essere ostle co indifferente. La sua pelle deve essere tra- sparente, pronta ad avvertire tutti sento- 1, tutti gli ostacoli che fanno vacillare i so- ¢gni ei giochi che nella mente di un bambi- no chiedono ancora di essere salvati. Non sotterrare niente. Educare a un passaggio, a un’altca vita. Togliersi dalla mente, fin dalVinizio, i modelli edueativi che il nostro tempo ci timanda: le immagini tristissime di quei piccoli-adulti costrettia scimmiot- tare con giacca ¢ cravatta una presunta maturiti. Eppure pud gia accadere di far dimenticare velocemente, con una frusta mentale, di aver osato far della resistenza; di essersi compiaciuti di un dito in bocca, di un succo di frutta sbrodolato sul ma glione. I bambini possono sentire i grandi come un muro fortissimo, un colore pro- fondo e scuro. Possono avvertire in ma- niera inaudita la durezza di un giudizio orribile e necessasio, a ro necesara 2088 —— 2 di SusastiaNo AGLIECO Certo crescemme, etalvolta nelPurgenza essere grandi presto, fors’anche per amore ambino che non perdona. Pud perdonare con le pa- ole ma cid che @ stato si imprime nella sua mente e non pitt cancellabile. S'im- para a separare molto presto,e brutalmen- te, il bene dal male, Siimpara che bisogna sare le parole, uscire dalla giustezza di uno spuardo, che era sufficiente e necessatio, slimpara che bisogna dire se non si vuole rimanere sconosciuti ¢ incomptesi. Siim- para che le parole possono ingannare; che bisogna venire alla luce con quello stesso pianto di una volta; farsi scivolare Vinno- cenza di dosso, E questo quello che inse- gaiamo ai bambini: che ci sari uno stacco, che da un momento in poi niente sari pit come prima. Eppure nella vit, la consta- tazione della presenza delPalro é un pen- siero di cui non ei possiamo privare. An- cora incompletati cerchiamo nellaltco 'op- posto che ci redima. Lrombea o la luce che ci portiamo appresso non risiedono in noi. Creature di buio o di luce ci ac- compagnano costantemente; gli uomini le hanno chiamate angeli e demoni. Cid che in noi é luce od ombra, deve trovate il suo opposto in qualcosa d’a'tro che Iap- paghi. Non in un’altra luce, ma nel suo specchio e nel suo riflesso. Abbiamo sem- pre bisogno delPalto: un’altra dimensione del nostro sguardo. Questo accade subi- to: nelangoscia di un bambino che deve superare un gradino, passare a uno stadio suecessivo della sua evoluzione in qualeu- no. Qualcosa lo trascina indietro, qualcosa lo proietta in avanti, Non si pud retroce- dere perché non si possono saltare i gra- dini di una emigrazione in un altro corpo, in un’altra mente. Ognuno deve imparare della materia di cui & impastato, imparare subito cié che gli manca. Imparae che la felicta non pud dipendere solo da se stes- si. Imparare che, se si devoro pagare dei debit, ¢ perché non siamo mi simasti soli, ee fine milennio anche quando abbiamo temuto, 0 ci sia~ ‘mo illusi, Possiamo essere felici solo quan- do capiamo in chi ci siamo completat, in chi ciha accompagnati,in chi abbiamo visto quello che andava finito in noi, quella for- za che ci aiutava a liberarci di uno stato limbale senza pregiudizi e senza nostalgie. Questo € cid che dicono i poeti: cid che ‘non si é completato, quei lacerti di un boz- zolo che ancora annusiamo sulla nostta pelle € ne sentiamo Fodore, chiedono in continuazione di essere cantati. Lo esigo- Nellesperienza educativa di Don Mi- lani, riscoperto attraverso una fiction tele- visiva, ho visto un maestro solo, un uomo incompreso e abbandonato alla luce della sua visione. Un uomo duro e dolce che nella solitudine ha trovato la sua redenzio- ne. Ma non si é soli coi bambini, non sia- mo soli a contatto con cid che una volta siamo stati, Nella percezione di qualeosa che diviene, nel ripercorrere le tappe di questo divenire che é in noi, sentiamo di capire quello che ci é accaduto, i cambia- menti che si sono verificati nel nostro cor- po € nella nostra mente, gli ostacoli che ‘non si sono superati le fasidi una sconfit- ta.0 di una serena acquiescenza. Ma chi é felice non @ interessato a compiere questo cammino, chi é arrivato ad essere felice, forse, non pud dire nulla, non pud inse- gnare nulla. Fil continuare a urtare contro Postacolo che non abbiamo mai superato che ci fa compiere gesti immani e grandi E quell ato ripetitivo di un campione che non supera mai 'asticella che ci fa rimane- re in un angolo di dolore. Di non appar- tenenza. Allora, se la nostra intelligenza lo permette, se un dio fa sentire la sua voce, se riusciamo a concentrare le energie, for- se, allora, nelle nostre parole, nelle nostre mani, negli occhi,riusciamo a vedere quel- Valtro che siamo noi stessi riusciamo a ri- ‘conoscerci in una visione. «Ognuno di noi é figlio di un’utopia della Storia, non pué che appartenere a un tempo. Si dovrebbe, forse, ricominciare da un luogo appartato ¢ scuro, da un an- pp — bre near _e_ fatto in cui le regole di questo mondo possano essere messe in discussione. L'ub- bidienza non é pitt una viet...» (Don Mi- Iani, Letiea ai gia). Quest'uomo solo, per questo Iho amato e sentito vicino; il resto, i metodo, appartiene al suo tempo, ai pe- gai insopportabili che ognuno deve paga- rel suo tempo. La solitudine, invece, non ha tempo, é una dimensione dellessere che forse ci puo ancora redimere. Non é vero che non ¢¢ lotta nell’essere soli, forse non © scontto ma C% lotta. Lo scontro é un atto forzato contro il proprio tempo, le vicissitudini della storia, E necessario ¢ doloroso. F cid che ci rende fragili perché abbiamo compiuto un tradimento, abbia- mo fatto entrare momentaneamente nel cerchio la confusione delle Erinni. I genitori, a un certo punto, vivono Vesperienza di un distaceo, di cui io non posso parlare. I figli se ne vanno per la loro strada, qualcosa li spinge verso il mondo € a malapena riescono a voltarsi indietro. Dictro di loro c’é quello che pre- sto saranno ma che non sono ancora per- ché devono compiere un cammino, de- ‘vono percorrere per intero le tappe di una finzione. Maho visto questo stacco, Pho sentito con parole dure e profonde: lO rnon mi lamento, a me va bene cosi. E bel- lo prendere legnate dai figi. E segno che sei cresciuto, Che non bai pit bisogno di tun padre» (dal film per la televisione Don Milani); parole che mi confortano di uno scontro con parole altrettanto dure: ‘per- cché fai questo? Cosa ti aspetti da loro? Ti dimenticheranno. Se vuoi fare questo non farlo qui, vai a fare del volontariato”. Ma noi siamo come delle farfalle, in loro, che hanno appena abbandonato il bozzolo. Siamo cid che eravamo € che saremo, sia- ‘mo i bambini che nascono nel mondo. In questo passaggio, in questa metamorfosi, znon possiamo pretendere niente, un mae- stro @ i suoi gesti, Ie sue parole. Un mae- stro non siaspetta inutli eonforti, ha trop- po da fare, ha troppo da imprimere mani, ‘occhi, parole. Non si deve pretendere nulla in cambio. Il cambio é solo eid che abi mo dato, ¢ a volte neanche quello. Il cam- bio € quel ricordo di noi che lasciamo nel- altro in pegno del nostro invecchiamen- to, Non avrai nulla in cambio, Ti dimenti- cheranno. E giusto cos Nella vita qualcosa torna, qualcosa ri- mane custodito per i nuovi nascituri. Esi- ste chi nasconde ¢ custodisce un segreto;, ‘un maestro @il luogo in cui questo segreto sischiude. Solo un uogo. Deserto di venti che soffiano. “Terra sulla quale stagionalmente spun- tano fiori nuovi. Attraverso se stessi biso- gna vivere Pesperienza di questo passag- tio che i bambini fra poco compiranno. Undistacco che non separa definitivamen- te ma che tiene a distanza. Separarsi & un atto pit piccolo della vita, non avranno Nel mese di maggio, toccando diverse itt: meridionali come Napoli, Salerno, Eboli, Benevento, Poteriza,sié svolta la manifestazione Verba vvlant Qeggerezza della parola orale vs, pesanteur di quella scritta). Jack Hirschman, Agneta Falk, Faslli Haliti, Alberto MasalaJorge Arbeleche, Tatik Aziz, Gladys Basagoitia Dazza, Giancarlo Cavallo, Luis Carlos Patraquim, Martha Canfield, Bernanrdin Evaristo, Resul Shabani, Visar Zhiti: questi i poeti provenienti da tutto il mondo pet vuna “Babele che non 8". Assente per motivi comprensibili ‘Ali Podimja, grande Parole leggere: Verba volant fine milenio neanche il tempo di accorgersi che gid si troveranno grandi, Troveranno nella loro ‘mente cid che sono gi, amplificat. Poi ci sara il tempo del recupero, della necessita di fermare gli anni cruciali delinfanzia e del’adolescenza, allora riaffioreranno ge- sti, volt, parole, ferite incolmabil, gioie inappagabili II ricordo trasforma, non sara piit capace di dire esattamente cid che & stato, Se nel segreto c’é una verita é questa: qualeosa che non pud essere veramente svelato, Qualeosa di sconosciuto che ¢1 menta e necessariamente sinasconde. C che ticorderanno non sara esattamente cid che é stato. Ne fermeranno solo il centro, Vessen- vale liani. Un pugno nello stomaco la lettura a eee 1a mandato in dono aleune poesic inedite sulla guerra in Bosnia, A Benevento abbiamo propesto. I/conedo del seesitore cerinonioa, un omagyio hana nears oo oo (cosi nel!’ Annotatiointroduttiva del volume) sembra cottvare I uzzolo di rifuggire -e pe- rentoriamente, diremimo - ogni anteriorita storia, travalicando fino a quando il progetto “espressivo" - sgovernato dal informe forma della fantasia - non giunga a pure sospensio- nid'impredicabilta. Contro cui pure autore non mostra ansito di tregua, sospingendo la ricerca verso ogni infrequentato Ottre: appressandosi, dando dicozzo allimpotenza falo- tica delle parole, smembrandole, sviscerandole e ricomponendole, onde ricavare portati linguistic che, insinuandosi nel ‘subliminale” e provocando rinnominabile, appunto, de~ terminano una nuova, geometrizzante quanto, perd, fuorviante configurazione gestalt- ca. La quale, come tiane a precisare Grossetti, effetto enon esito teleologico. Poiché e880 va ricercato nei continui rimandi, occultamenti, diversioni, in pratica, in una verve dissimulatoria prodotta dalla necesita di“stomare" la dominanza del logos, alfine diren- dere pit movimentato - se vogliamo -iltentativo di dissigillare iperché di un contenzioso che siinstaura tao eil“arsi" della Storia passata e presente. Cid impone, evidentemen- te, allettore un vero e proprio lavoro di decrittazione, mediante riecheggiament,raffront, suture, ovvero, minuziosi ricomponimenti i un senso - peculiare e generale -disseminato lungo tutta opera, e che diventa ancora pi laborioso da recuperare, causa una sintassi (spaziale?) che, «decostruendo le soggiacenti paratie ordinatrici quanto detimitant, ibe- rae relazioni e, quindi,lafunzione ipotattica(-subordinante), facendo della reggenza uno statuto mobile nel sistema della morfo-sintassi»(Annotati). IIvolume, con un Preambolo accidentale, si snioda attraverso tre sezionie tutte legate {da costitutive connessioni fonico-aleatorie: Sui rotoli del mondo; La sarabanda dei cra- ni trapanati | giardini del venerdi; per concludere con un Fragmentonarrativo in cui la sorittura appare come ‘poetizzata”. Linsieme, poi, & arricchito, non senza correlazioni tematiche, da epigrafi simplementstilettant:«1o non domando a che razza appartiene un tuomo: basta che sia un essere umano; nessuno pud essere qualcosa di peggion(p. 119,da Mark Twain). Ma in questa sardonica.olistica furibonda ricognizione sul Mondodel visibile-udibile- awertibile il cui scopo & quello dindividuare oggetto e la sua nominazione (tanto che si @ gia parlato, non sempre pertinentemente, pero, di poesia visiva, sonora-stocastica-civ- le, flosotica, mentre noi parleremmo piuttosto di sperimentazione anomica),cié che pit risalta é 'urgenza grossettiana di liquidare gill ei liismo di chi ricorre ancora a inertie scoloritstereotipi del “dire” («Ci sono parole che dovrebbero servire una sola volta», cita non a caso ap. 31, da Chateaubriand), sostituendoli con impulsi, suori, sianci, visioni e, soprattutto, con aggregazioni e combinazioni derivati dai pitt disparati saperi: musica, scienza, esoterismo, tecnica, gergo, mondo animale e vegelale, mito, cronaca e, natural- ‘mene, da statuti endogeni, propri della realta. Dimostrando cosi che in ogni etimo, morte- ‘ma, locuzione, sematema, ecc. corre un sound e uno scarto ritmico-dinamico suscettivi diessere trans-codifcat, raccolte frombolati come sfida continua a ogni stasi, remiss vita e consenso. ‘Mae soloal bro che illettore potrarifarsi perappurare questo e quanto daltro compren- sibilmente qui non é possibile esplicare. Gherardo Gherlandini gy fa is wer Leopardi pena ci vivere, Michele Ruggiano ‘eDimedia, p. 208, £. 18.000 I duecento anni dalla nasctta di Leopardi ‘non si puo dire che siano passati sotto silen- io. Celebrazioni (alcune di buon livelo), ri ‘stampe di libri fortunati (come quello di Re- rato Minore), nuovi saggi (come quello i Se- verino). Frutto di un’intensa passione che dura dagl studi universitar, segnaiamo Leopar- di. Lapena diviveredi Michele Ruggiano. I libro non nasce, perd, come sipotrebbe cre- dere da unvidentita di visione del mondo col poeta di Recanati. Ruggiano, infati, lascia intravedere qui ei una distanza ‘rica’ che giova alla ucidita dell'approccio. I libro non hha pretese di originalta, non annuncia nes- una scoperta sensazionale sulla vita di Giacomo Leopardi: si presenta come una dettagliatissima biografia che sceglie come fonte privilegiata idocumenti (dalle letere oi Leopardi stesso alle testimonianze delepo-

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