Sei sulla pagina 1di 35
la rosa, necessaria n.19 marzo 1998 L. 5.000 Sul verde d’un prato s’uniscono i pezzi staccati d'un disegno _ semplice e complesso nella sua evidenza ji ' come un’onda o una rosalft ritratta a tutto tondo™ e la dentro immergi e dolcemente nuoti sempre pit tallontani dalla calda terra dalla riva del mondo Barto.o Cartart 2 2 15 18 19 24 27 © editoriale © il saggio LOriente?aSud di Ettore Castagna © invito alla lettura a | La poesia sulle dita di Tiziana Antonilli s ‘s Jane Eyre: iter di una coscienza di Tiziana Masueci teatrotetro «Merdre!» Padre Ubu e il teatro del Novecento di Luca Rando © fuori dall’Occidente Introduzione allo studio della poesia islamica (sesta parte) di Luca Zolli © dissolvenze Liidentita cinematografica di Antonio Carbone © vortere Rafael Courtoisie, Gusci di Lucio Sessa © pasoliniana Intorno a Patmos di Gianluca Paciueci Luoghi poetici e poetica dei luoghi. Romans di Adriano Napoli © dissonanze Dell'interpretazione in musica di Vincenzo Pellegrini © poeti della rosa Raffaele Piazza \ Brunella Bruschi © versi per versi : Contessa Lara, Tiziana Antonilli, Margherita Conterio, Maurizio Clementi © visioni La mostra di Ugo Simeone a Milano di Antonio Carbone schede | recente viaggio di Giovanni Pa- olo Il a Cuba @ sicuramente un evento importante. Dal punto di vista simbolico esso significa molto, sia per chi si riconosce, bene o male, in una tradizione che possiamo definire "co- munista”, sia per i cristiani di tutto il mondo. L'incontro tra due grandi uo- mini del nostro secolo ci indica un er- rore del passato ¢ una possibilita per il futuro. L'errore 2 quello del comuni- smo nella sua incarnazione marxista: credere, cio’, che la religione fosse, sempre e ovunque, «oppio dei popo- liv, negasione del terreno (e dunque anche del conflitto) in nome di un al- ila consolatorio. Marx ha sbagliato. stato un errore clamoroso non in- tuire che, dialetticamente, anche Ia religione poteva divenite un potente mezzo di liberazione degli uomini. Se il movimento comunista mondiale, sin. dalla meta dell’Ottocento, avesse la- vorato in questa direzione, oggi, forse, la realta sarebbe diversa. Perché & chia: ro, ora che il “comunismo ateo” non costituisce pitt una minaccia, che il vero nemico del cristianesimo (e del- Yuomo) @ un capitalismo selvaggio, in cui hobbesianamente si assiste ad un bellum omnium erga omnes. E sto par- lando delle nostre vite: della mia e di quella di chi, probabilmente, mi legge, costretto ad una diuturna battaglia per la sopravvivenza in un mondo in cui i bisogno (indotti) da soddisfare sono sempre maggiori. Per non parlare della realed mostruo- sa della stragrande maggioranza della popolazione mondiale, tra fame, sfrut- tamento del lavoro minorile, guerre civili. Eil Papa nel mondo occidentale che oggi denuncia queste aberrazioni ccon pitt durezza, come anche le guerre neocoloniali. Questa & la strada del futuro che Mincontro tra Castro ¢ Gio- vanni Paolo II sembra indicare per il terzo millennia: l'incontro tra un co- munismo, che si libera del suo ateismo dogmatico e ottocentesco, recuperan- La nuova alleanza di Nicota Scurra do le “correnti calde” della sua tradi- ione, e un cristianesimo che recupera il suo slancio profetico e la sua vici- nanza agli ultimi, fino al martirio. Cid che ci viene richiesto @, allora, la ca- pacita di ripensare le nostre apparte- Da una parte sara necessario risco- prire e coltivare le ragioni dello spiri- to, nella consapevolezza che non basta (come il secolo che muore ci ha inse- gnato) modificare i rapporti di produ- tione per creare un uomo nuovo, dal- Valtra sara necessario smantellare in maniera decisa le impalcature dogma- tiche e le strutture di potere perché davvero il Paracleto («Placabile / spir- to discendi ancora...») possa vivifica- re il cuore di chi erede: «Solo i malvagi esistono in vired del foro Dio, menere i giusti, in vireh dei wali Dio esiste, hanno nelle foro mani ls sancificazione del Nome, la possibi- lita di chiamare per nome quel Dio che in noi agisce e preme, la porta presagi- 1, fa domanda pit oscura, Vineimo esu- Berane che non é un fatto ma un pro- blema. E queste sono le mani della nostra filosofia che evoca Dio, le mani della verit come preghiera» (Emst Bloch, Lo spirico dell'weopin). le roan necesarin_ 1986 iL saggio __ L'Oriente @ a Sud Alcune riflessioni sul sentirsi meridionali ‘hi lascia il Sud tende a dimen sicarlo. Gia mentre sale sul treno 0 sull’aereo. Forse non si desi- dera altro. Non posso escludere che Voblio sia un’ambizione. Questo av- viene perché il Sud nonostante sia fi- sicamente in Italia é, nella realta, un ‘mondo lontanissimo. Di una lonta- nanza dall’Occidente che ha del- Vineffabile, dell'inesprimibile. Ep- ure geopoliticamente il Meridione & parte dell’Europa e I'Europa 8 indiscutibilmente Occidente. Queste forse sono apparenti banalita ma con- fermano che chi rimane non é capace di spiegarea chi viene, noi chisiamoe perch¢ restiamo, Non so cosa sarete Fiuscitia rispondere voi a domande del tipo «Che cos’é la mafia? (la ca- morta? landrangheta? la sacra coro- na unita?)» o «...e perché il Sud non cambia?» ma io misono sempre tro- vato in difficolta. In quel senso di in- capacita nello spiegare e nell’espri- mere ce tutto ilsenso di una inguari- bile alterita. Viene pit facile guarda- re le cose da "fuori". Ragionare per a", per luoghi comuni é una stradaspianata. Abbozzare un ragio- namento che cerchi qualche brandel- diErrore Castacna Sacoro DI CANTICO NEL TEMPIO (Qh, quanto sono stanco della mia terra, codarda, vecchia, cos) selvaggi, e come mi piacerebbe d'andarmene Finelnord, dove dicono che la gente é netta enobile, colt, ricea, libera, svegliae felice! Allora, nella congrega, i fatelliditebbero disapprovando: «Come I'uccello che lascia i! nido, cost 'vomo che abbandona il suo posto», io, nel frattempo, gia lontano, me la riderei della legge e della saggezza antica di questa mia arida gente. ‘Ma non voglio inseguire il miosogno edo guirimarn) fino alla mort. ‘Anche perché sono molto codardo e selvatico ‘edamocon disperato dofore ‘questa mia povera, ‘sporca, triste, sventurata patria Salvador Espriu (trad. ne Etore Castagna) lodi giustizia storica® molto pit difficile. ‘Qualcuno ha gia parlato del Sud come colonia enon sbagliava. Negli anni Ses- santa e Settanta del secolo scorso c’é una contemporaneita inquietante fra alcuni fatti: lo sterminio degli indiani in Nord America, la strage dei contadini/briganti ‘al Sud Italia, il colonialismo francese in Algeria e nel resto dell’ Africa. Per non par- lare dell’imperialismo britannico. Il regno napoletano rientrd nel quadro plane- tario delle operazioni di imperialismo militare e divenne colonia della corona sabauda. Sino ad oggi taleé rimasto. Siamo senza sviluppo economico come una colonia. Siamo mereato per merci che non produciamo. Ancora come una colonia, Parlando del nostro Sud prevale unimmagine fatta di cronaca ¢di buon senso. Gli stereotipi oggi sono due: 'idillio oinferno, Ilsole, il mare eil “buon selvaggio contadino”, oppure la violenza, il disordine, ’invivibilita. Ma dietro queste im- Th. ist neearin 1998 —.2 ‘magini chi verrebbe oggi dal Nord a vi- vere a Potenza o a Reggio Calabria? Chi lascerebbe il comodo salotto di una cit- ta del Nord per lo spazio incognito me- ridionale, Noi che siamo qui sappiamo che@ possibile la vita e che a Sciacca oa Muro Lucano si pud essere felici. Ma una specie di monade inconoscibile. Pare una felicita incomunicabile. Un mondo di affettinon condivisibili. Qual il brianzolo che si sposterebbe da casa Sua per Lecce? Bsiste qualeuno a Viggit che verrebbe a stabilirsi a Condofuri Marina? Tuttavia esiste un amore non condlivisibile, peril quale &escluso i proselitismo. E un sentimento che si prova onon si prova. Categoricamen- te. Si badi, si tratta di un sentimento solo apparentemente irrazionale. Ed é Yamore per un posto dove le cose non funzionano, gli autobus non passano e Vospedale non é sempre all’altezza. E tutto lopposto dell’amore “vincente" hin salute, per chi bello, Pit dif- icile quello per gli sporchie per gli stor- pi.Non vorrei che tutto questo sem rasse una cosa pietistica, "cattolica” (con tutto il rispetto per la tradizione cattolica) 0 peggio ancora una specie di figura retorica che serve per addolcire lapillola. E una pillola amara che equi- vale a dire: viviamo in un luogo sgrade- vole ma ci addolciamo la medicina con la vecchia retorica dell’amore irrazio- nale per la terra e per i luoghi. «...anto che ci vuoi fare?», «tira a campare...», etc. Questo @ inaccettabile perché é un nostro solido contributo alla stereoti- pia di un meridionale che fa le cose sen- za ragioni. Non ci sarebbero motivi ma solo sentimenti, Perché di questi amori irrazionali per la terra, di questi richia- midella foresta é colma l'immagine del “terrone”. Bisogna invece arrivare alla radice del nostro attaccamento alle cose, alla terra, a certi ritmi, a certi modi di fare, di ridere, di comunicare e di lavorare. La radice é tutta nell’antica cultura negata del meridionale che una cultu- ra orientale. Una cultura, cio, assolu- AL saggio tamente altra rispetto a quella occiden- tale dei ritmi stringenti, del profitto, del “fine che giustifica i mezzi’. Ci dan: niamo lanima perché non assomigliamo all’Occidente ricco, bello e pulito. Pari- ‘menti ci danniamo anima perché, in fondo, non abbiamo voglia di assomi- gliarglie vorremmo lavorare, pensare, Insostanza vivere a modo nostro. Infat” ti, per assurdo, il problema non éil de- grado, pit o meno acuto, che le varie aree del Mezzogiorno oggi vivono. Il problema giungere alla coscienza che luesto&il frutto di un tipo di moderni- t& tutto sommato imposto Nessuno dice che non si tratta della “nostra” modernita nostro mondo sarebbe diverso. In ‘Macdi John Turturro, il padre siciliano, orgoglioso artigiano ed infaticabile la- voratore, ripete continuamente ai figli «Ci sono dure modi di fare le cose... il modo giusto e il modo mio... esono la stessa Cosa». Infatti Mac non costruisce lecase al "modo americano’, non obbe- disce al suo principale che gi ordina di “rubare” mettendo meno materi ‘meno cura nel suo lavoro. Preferisce lo scontro. Quando si mette in proprio le sute case costruite con coscienziosita e lentezza inizialmente non vendono. Nell’happy end comunque un acquiren- te arriva e dice che vuole acquistare quella casa, che non sa il perché essa co- sti di pitima che in quella casa qualcosa gli ispira fiducia. Al contrario che nell'agone del mercato capitalistico re- ale, sul piano della finzione cinemato- geatica la "lentezza’ mediterranea di il "suo modo" di fare le cose, vince. Mac vince con il suo modo qualitativoe non quantitativo. Ma questo non é cer- toun atteggiamento anti-moderno. Si- curamente non é un atteggiamento in- teramente adatto al cosiddetto “merca~ to”. Proseguendo in quello che a molti potra sembrare un discorso forse deli- ante direi cheé possibile una moderni- {a orientale. In particolare una moder- nita metidionale. La grave difficolta & quella di sollevare la pietra tombale che i_saggio___ stata posta sull’antica cultura del Sud. Inprimo logo daglistessi meridionali ‘edalle loro classi dirigenti. Sono secoli foramai che chi comanda al Sud o & un topardo interessato a perpetuare un Eo qualsasipoteresu un economia af faticata ed arretrata o@ un “illuminista’ cheguarda a Parigi oa Milanocon|a ver- opna di chi si sente in arretrato o in Gebito di modernita. Sono secoli che attendiamo una modernita che non ar- questo secolo -o mai sorto a Gioia Tauro, le acciaie di Taranto che sono ridotte al ino) il Mezzogiorno non mai en- in Europa. La laboriosa cultura a del Sud, fatta di fieri lavora- terra, capaci di sacrifici incre- sopportare com dignita una ltrettanto incredibile & stata con ’emigrazione. Sono oltre ‘anni che i meridionali hanno pre- sola via dell’ Argentina, degli Stati Uni- tiedella Germania, Quelli che sono ri- masti hanno vissuto con l’obbligo di ac- contentarsi dell’assistenzialismo e/0 della convivenza con i mafiosi. Loro si sono sempre pitt “moderni zati, produttivi. La mafia la cosa pittca- pitalistica che il Sud abbia mai prodot- to. Dungue la pit occidentale. i sono oramai dit stesse. Prevale la logica 10 mafie ancl a Puglia ed altre aree . Sud era dunque orientale. In qual- che modo ancora lo &. Lo & per radice storica: la Calabric parte del- la Puy iaCampania sono tate gi posto bizantino. Unmio amico di Bova, una comunit ‘era tempo addietro Miracconta talvolta, uel viaggio. Incontrando un popeorto- losso che gli chiedeva delle sue origini in imberazzo a conies- sbrese "terra di mafiae quella terra fo: vano i paletti della verita: Calabriaé patria di mafic Tutto il resto del Sudnonédameno. i secolari con lealtre culture del madi che si Comunista, al Sud e di questi tempi. Cen’ diche guadagnars il togo Eppu- /e...conoscer, studiare, ren le una real:a emarginata, isgregata. Tornare consape- voli della nostra ricchezza umana, mo- raleed economica, Questa é la vera azio- ne antimperialista che si pud svolgere Yuomo ignoranze. Studiare tun cosa é abbattere unignoranza. Ela buona occasione, di fronte al una novita. In fondo Proust stess« va che «il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nucve terre manel- Yaverenuovi occhio. invito_alla_lettara La poesia sulle dita: Il metodo del dunque di Odisseas Elitis di Tiziana ANTONILLI a poesia sulle dita, ma anche negli occhi, nelle narici, sulle labbra. Nel pore di mare di un dentice arrosto, nella forza e nell’innocenza del- Yerba luisa, nel ciottolo levigato di un fondale, nello scintillio del mare, nella luce enel sole del Mediterraneo. Una volta entrati nel laboratorio poetico di Odisseas Elitis non possiamo sot- trarci alla seduzione della Grecia, E forse proprio li, davanti alle onde, alla calce abbagliante di una chiesa 0 al Partenone andrebbero lette queste pagine per cogliere la Trasparenza, parola ricorrente e paradigmatica (¢ terribile la trasparenza di Elitis, @ scritta con le lacrimee sulle lacrime). Ricorrenti e impregnate di vitalita e sensualita sono le immagini catturate e catturabili dai cinque sensi, perché é dai sensi che parte la poesia di Elitis per approdarvi di nuovo dopo un lungo ed elaborato processo di purificazione. Prendiamo la vista, ad esempio. Ho voglia di mangiare i colori, dice il poeta, quasi avessi bisogno delle loro vitamine. I mare greco non é solo azzurto, i poeti si rivolgono allora ai pittori. Sono belle nel saggio intitolato Via privata le pagine dedicate al cubismo, a Braque, a Picasso. E i pittori rispondono. Alla domanda del poeta: perché non hai mai fatto grandi viaggi? Picasso rispondeva: io i cinque continent li ho tutti nel mio atelier. Cosi come la «poca Grecia rimasta» e quella mitica sono contenuto € forma della poesia di Elitis. Contenuto perché il poeta fa del suo piccolo, im- ‘menso paese molto pitt di cid che si pud definire. La Grecia di Elitis @ talmente fisica e imprescindibile da essere diventata interiore, cosi emblematica nella sua identita da essersi fatta metafora. Eanche forma perché il paesaggio naturale greco ha levigato la lingua come fa da sempre il mare e ’ha irradiata come fa la luce. Questo greco "sognatote e utopista” impugna la poesia come un pennello ebbro di colori, ma anche come arma di ricerca, linguistica ed esistenziale, di conoscenza e di lotta. Scrivo per essere intero, ci dice, perché una meta di me stesso cammina per le strade, I'altra meta é quello che devo diventare. Scrivo perché& cosi che conosco e amo il mio paese e adotto la parola poetica tra le urla di chi vuole appiccicarmi slogan sulla fronte. Lasua poesia é "contro" da sempre, da quando, adolescente, la scrittura era or ae ; invitoalla_lettara soprattutto “un esercizio di eterodossia”. Oggi in un‘epoca in cui «un progresso tecnico incredibile si sforza di curare i mali causati all’ uomo daun incredibile progresso tecnico» la poesia deve assumersi il compito di cambiare il mondo, di indicarci quella che Elitis chiama “la via privata’ («sono in pochi a seguirla. Alcuni, solo quando, una o due volte nella vita, capita loro di essere innamora- ti»). Una via per cosa?, chiederebbe perplesso l'individuo narcot.zzato dal cibo precotto dei media. Per fuggire dall/ergastolo’ cui molti si sono autocondan- nati dopo essersi ingozzati di beni materiali: «ufficio-automobile- letto-toilet- te- bara». Una via personale quindi, non preconfezionata, che ci permetta di accetta- reil mistero dell’esistenza, di mettere e metterci in discusstone liberandoci dai pregitidizi, di vivere con i sensi all’erta. Solo cosi potremo entrare «con un ta- glio profondo dentro la realta». Eallora appostiamoci anche noi e come segugi annusiamo il ramoscello di basilico che la vecchia cuoca cretese usa per i suoi esorcismi davanti a un Elit bambino estasiato e intimorito. Ascoltiamo e lasciamoci rapire dalle parole enigmatiche ed evocative della vecchia: il primo impatto di un bambino con il mistero delle parole. Guardiamo il paradiso privato del poeta: alberi di parole inondate di sole, un’umanita libera e la parola “eros” cantata in greco dagli uccelli ultima immagine: il poeta, non nazionalista, ma greco fin nelle ossa, ha tuttavia “I’ancora alzata”, come @ destino di ogni poeta ‘A dritta, «l’unica strada che ora ci resta é il pericolo» Odisseas Elitis Il metodo del dunque (a c. di P. M. Minucci ) Donzelli, 1995, pp. 101, L.18.000 IL Verso Oscuro Sono di un‘altra lingua purtroppo e del Sole Segreto cos Chinon conosceifatti celesti mi ignora. Impercettibile Come un angelo sulla tomba suono bianchi tessuti Che sbattono al vento e poi dinuovo si ripiegano A svelare qualcosa, forse, le ie belve inceneritefinché RRimane un uccello di mare orfano sulle onde Come fu. Ma sospeso in aria da anni, sono ormai stance Ehobisogno di terra chiusa eserrata Chiavisteli porte orecchie tese campanelli:niente. Ah Cose credibili parlatemil! Fanciulle apparse di tanto in anto Dentro al mio pettoe voi vecchicasolari Fonti dimenticate aperte dentro ai giardini addormentati Parlatemi[..] traduzione di Paola Maria Minucci ¢ har neeesrin_ tn invito_alla_lettura Jane Eyre: iter di una coscienza am no bird and no <« Anet ensnares me: I am a free human being with an independent will». (Non sono un ue- cello da mettere in gab- bia: sono uno spirito libe- ro con una volonta indi- pendente). E una frase emblema- tica in cui @ racchiusa Vessenza di Jane Eyre, ro- manzo scritto da Char- lotte Bronté un secolo mezzo addietro. Jane lo spirito indipendente che gradualmente si ribella alle convenzioni ed im- posizioni che l’epoca vit- toriana sanciva in nome di una respectability in- derogabile. Charlotte Bronté, e non di meno sua sorella Emily, autrice d Cime Tempestose, esprimono un forte inte resse verso le angosce del singolo che combatte strenuamente per libe- rarsi dalle catene che lo costringono in una di- mensione estranea alla propria. La singola don- na dai sentiment intensi, non bellissima(la bellez- za un elemento secon- dario: contingente quin- di non indispensabile) che fugge dalla sua pri- gione e si trova a dover stabilire relazioni con le persone ed il mondo esterno. E un passo diffi- cile, soprattutto se sicon- sidera che l'orizzonte presentato nei loro ro- manzi circoscritto, inti- ‘mo, familiare: Valtrove @ dunque sempre il male! Nelle Bronté si scorge il senno ela sensibilita del- la poesia romantica dei primi dell’Ottocento, particolarmente vicine a Wordsworth per la cele- brazione della natura e Ja sua influenza sugli sta- ti d’animo. Le emozioni pid intime di Jane Eyre sono rese pitt evidenti alla sua coscienza e a quella del lettore, pro- prioattraverso il coinvol- gimento nell’ambiente esterno, nelle case (Lowood e Thornfield), le ros necesaria 1998 diTiziANaMasucci nella campagna, nella natura. Quando Roche- ster le chiede di sposarlo, Ja mattina seguente Jane racconta: «vidi che uno splendido mattino di giugno era seguito alla tempesta della notte. La natura doveva essere fe- stante quando io ero cosi felicen. L’intero roman- zonone altro che il ritrat- to della coscienza di Jane, del suo cammino evolutivo: da orfana op- ppressa e ribelle alla matu- rita di donna. Una sorta di dramatic monologue caro a Robert Browning; tun raccontare i fatti ‘dal di dentro’ permettendo una comprensione del personaggio che parla tramite una forma drammatica di immede- simazione con lui. An- che Virginia Woolf era solita impiegare una tec- nica simile, il cunnelling che le permetteva di met- tere in condizione i suoi protagonisti di guardar- sidall'interno in modo da esternare pitt consape- volmente la propria evo- luzione. Jane Eyre ha dei richiami che ho scorto in Lily Briscoe (una delle protagoniste di Gita al faro della Woolf): en- trambe dipingono,ossia riversano le proprie emozioni sulla tela: colo- rie linee non sono altro che metafore visive di percezioni_ nascoste. Non sono belle. Entram- be sono convinte che la natura sia all’interno, come sosteneva anche Cezanne; entrambe go- dono del dolore deila mancanza (Jane di Ro- chester, Lily di Mrs. Ramsay) e della gioia che deriva dalla sensazione di vuoto. Godono di cid che le tortura! In Jane Eyre il masochismo ha tinte pit forti perché & lei stessa a decidere di la- sciare Rochester, quindi non subisce in modo pas- sivo come Lily che rima- ne inerme di fronte la morte di Mrs Ramsay, ma svolge un ruoloattivo in quanto sceglie. Jane una creatura fragile, seb- bene abbia un forte tem- peramento ma cid che colpisce il suo essere ri- solutiva nell’atavico conflitto tra ragione e passione. La felicita @ azione, Vindipendenza @ un bi- sogno ma quello di dipen- denzaé un desiderio pro- fondo (Rochester come amante-padrone). Charlotte Bronte sembra non temere di infrangere quello che era il codice di moralita della sua epoca. Tsuoi romanzi dovevano risultare all’avanguar- dia come la pittura dei Preraffaelliti. Lo scopo era lo stesso: dare sfogo alla vita passionale che il vittorianesimo reprime- va. Le estasi dei sensi, la perdizione, i turbamenti delle coscienze,ed anco- ra attenersi alla natura con una visione del mon- do senza palpebre. «Guardate in faccia alla realta, anche se pare coperta da una masche- radi ferro!» scrive Char- lotte in Shirley. Il contrasto pitt vio- lento non @ tra ragione e passione, bensi tra pas- sione e sessualita: Jane Eyre e Bertha Masom, la moglie pazza di Roche- ster che vive segregata in una stanza allultimo piano a Thornfield. Ber- tha é affetta da sifilide e da un’insania ereditaria, @la spada di Damocle di Rochester che cerca di tenere nascosta. Girl e lh ro never 1098 Woman: due aspetti della sessualita. La prima rap- presenta il candore ver- ginale, la purezza, la se- conda V’abbrutimento, il torbido associato alla ‘malattia.In realt& Bertha ha moltoin comune con Jane perché &il suo spec- chio deformante, rap- presenta i suoi pensieri nascosti: la rabbia, la fe- roce ribellione dellorfa- na bistrattata. Ad ogni manifestazione di Ber- tha ne ccrrisponde una nascosta di Jane. In tal modo quando Bertha muore tra le fiamme di Thornfield da lei stessa appiccate 2 come se mo- risse anche il lato oscuro di Jane. Tl fuoco diventa ele- mento positivo: distrug- ge per purificare. Roche- ster rimane cieco e la sua cecita & simbolo di una nuova capacit& di perce- zione, non pid fisica ma spirituale. Jane conclude vittoriosail suo processo di evoluzione, prenden- do coscienza di sé e di- ventando padrona della sua vita: «Lettore lo spo- sai» denota la capacita di Jane di prendere deci- sioni importanti e soprat- tutto di essere riuscita nel suo intento principale: «d'llbe myself!» _teatrotetro «Merdre!» Padre Ubu e il teatro del Novecento di Luca Ranpo . strano come un testo della fine _ con Padre Ubu il nostro lato nascosto, del secolo scorso riesca ancora _ oscuro, la nostra doppiezza, senza in- a provocare nello spettatore “smali- _, fingimenti, senza maschere dietro ziato” di oggi un sentimento di imba- cui ripararsi,e le sue battute sono razzo, di fastidio quasi, o anche di tutte legate al suo desiderio di aura. Paura perché non si riesce arricchirsi, al suo ventre, al- ad accettare un testo che ci but- Videa di potere. E lo sma- ta in faccia la realta della no- scheramento dell’'uomo stra meschinita, del no- sotto tutti gli aspetti, stro gretto “quotidia~ quell’ uomo dedito ai no”, Senza ammantarlo piaceri che spesso di lucie paillettes. nasconde dietro la E questo che capita facciata della ri- con opera di Alfred Jar- spettabilita. ry. Assolutamente irrea- Alfred Jarry, le, fuori dagli schemi Yautore, vissuto convenzionali, Ubué un tra il 1873 e il rovesciamento del per- 1907, @ indissolu- sonaggio del teatro del- bilmente legato al VOttocento, “realista”, suo personaggio, che dev’essere necessa- quel Padre Ubu riamente discreto, puli- che nasce, in real- to, specchio distor- ta, come la cari- todiuna socie- catura fatta ta che vuole i dagli_ stu- suoi eroi simili denti del al proprio io ceo di Ren- esteriore, la nes di un facciata chia loro profes- ra,limpida, so- sore, esu cui lare. poi Jarry con- Jarry porta tinueraa la- invece in scena vorare a pitt | rosa necessari 19 i teatrotetro riprese e con diversi testi e rappresen- tazioni fatte con attori, burattini, om- bre... Talmente legato Jarry al suo per- sonaggio da assumerne anche gli at- teggiamenti e la tipica parlata. La storia di Ubu cié stata lasciata da Jarry in quattro testi Ubu Re, Ubu incatenato, Ubu Cornuto e Ubu sulla Collina (tutti pubblicati in un volume unico, intitolato Ubu, dall’ Adelphi nel 1995) ed @ quella di un capitano dei dragoni, ufficiale di fiducia di re Venceslao di Polonia, gia re di Arago- na, che attraverso il tradimento e il massacro della famiglia reale ascende al trono di Polonia (in questoc’é forse un riferimento ironico al Macbeth di Shakespeare). Una volta salito al regno, per la brama di ricchezza, compie tali effe- ratezze (I’eliminazione della nobilta della finanza e della magistratura, il prelievo diretto delle imposte) da pro- vocare una violenta rivolta ed una guerra con lo zar ditutte le Russie che Jo vede sconfitto e costretto all’esilioin. Francia (Ubu Re). La vicenda di Ubu in terra di Francia @ narrata in Ubu in- catenato, dove il nostro eroe insieme alla Madre Ubu, decide di fare lo schiavo, imponendo anche con Ia vio- lenza, nella terra della liberta e della eguaglianza (Ia rivoluzione francese @di undici anni prima), il proprio de- siderio di servitt come sicurezza per il futuro (Padre Ubu in carcere: «Le case di questo paese non chiudevano bene, ci si entrava come il vento in un mulino a vento, e allora questa Iho fatta fortificare con robuste porte di ferro e solide inferriate a tutte le fine- stre. Padroni osservano strettamen- te la consegna di venire due volte al giorno per portarci il pasto», p. 130). Arrivera a far desiderare a tutti di es- ‘hoe necesarin_ 188 sere schiavi e incatenati alle galere. Gli altri due testi sono 0 variazioni sulle storie note (Ubi sulla Collina non @ che una riduzione con qualche lieve cambiamento dell’Ubu Re) ola propo- sizione di nuove, mirabolanti avven- ture di Ubu ora dottore in patafisica (la scienza delle soluzioni immagina- rie) in Ubu Cornuto. ‘Apartelle storie, quello che colpisce @Yassoluta attualita dall'opera di Jar- rynel suo interrogarsi su falsa liberta € schiavitit, potere e opposizione, conformismoe stupidita, falsita e ve- rita enon 2 un caso alllora Vinquietu- dine di cui parlavo allinizio con cui accolta ancora oggi l’opera. La novita e la particolarita di Ubu si pud indicare nella struttura del- Yazione, nei personaggi e nel linguag- gio. Eliminando la possibilita da par- tedel pubblico di immedesimarsi nei personaggi, se non attraverso uno smascheramento della propria natu- 1a, Jarry rivela la falsita di tutto il tea- troborghese, dei suoi personaggi, del- Tesue storie. L’assurdit del teatro tra- gico antico, dove i personaggi vivono passioni assolute per permettere la li- berazione catartica degli spettatori, viene ripresa ironicamente da Ubu che vive in modo assoluto le sue pas- sioni, che perd sono tutte legate al suo ventre («Comincio a constatare che la Mia Ventraglia @ pitt grossa di tutta la terrae chee pit degnoche io mi occu- pidiessa. Elei che servird d’ora in poi, p. 135) e alla sua sete di ricchezze (Oh, bene allora, avanti i Nobili, e siccome voglio continuare ad arric- chirmi, fard giustiziare tutti i Nobili, e cost avrd tutti i beni vacantin, p. 29) Ubu, con la sua sola presenza, ro- vescia i canoni dell’arte drammatica occidentale, evitando «l’adegua- mento dei contenuti e delle forme del- Vopera alla sensibilita, alla cultura eai gusti del pubblico al quale essa é desti- nata» (Gian Renzo Morteo, Nota intro- duttioa a Ubu Re, Einaudi, 1988, p. VIII), mostrando al pubblico, forse in modo esagerato ma fondamental- mente vero, il suo “doppio ignobile” fatto di cinismo e meschinita. Ipersonaggi dell’Ubu sono insieme maschere burattinesche ed epiche, e come i burattini hanno un’unica emo- zione, prendono un sacco di legnate, ma sono sempre prontia rialzarsi per continuare la storia; dall’epica Ubu riprende la mancanza di approfondi- mento psicologico, le stragi disumane, Veroismo (anche se qui avviene in chiave grottesca anzi opposta visto che agli atti di coraggio dei personag- gi dell’epica classica succede la fuga davanti ai pericoli, 'egoismo, la cru- delta gratuita...) Ed allora ecco apparirci davanti il grande Padre Ubu con «il gran pan- Cione tubiforme detto “ventraglia”, la testa piriforme, gli occhi porcini ¢ il muso di coccodrillo, un uncino per af- ferrare i nobili, il bastone da fisica (simbolo della natura, della scienzae delle istituzioni), il bastone da finan- za (simbolo degli onori sociali, del red- dito e dell’accumulazione), nonché la pompe @ merdre, 0 pompa da fogna, con la quale l’energumeno minaccia disvuotare i suoi avversari» (Alfredo Giuliani, Prefzzione a Ubu, Adelphi, 1995, p. XID), Infine dobbiamo ricordare la novi ta linguistica. Alla prima parola (mer- dre!) della prima di Ubu Re, al Theatre 7 teatrotetro de /'Oeuvre, il 10 dicembre 1896, il pubblico comincid a gridare, applau- dire, scazzottarsi... II rinnovamento del linguaggio fatto attraverso la de- formazione, l'invenzione, I’uso im- proprio, il rovesciamento del rappor- to tra significante e significato, la me- scolanza di stili,ecc., significa in real- ta rinnovare la visione del mondo. «l “giuochi” linguistici non sono pit di vertenti e maccheroniche trasgressio- ni di un modello certo: sono la messa in dubbio del modelo» (Gian Renzo Morteo, cit., p. XIII). Ubu, dira Jarry, non dice “battute di spirito”, bensi frasi stupide, con tutta I’autorita che deriva dall’essere stupidi. « in Poesia fori drs) “Petrol, Pastor Post sia deta per incisor anda, tramite le inizil, » Pier Paola Pasoli 2. Cir. George Steiner, I corettore, Garzanti is2:«°Eimpazienca. impazienca. Ecco cos itsocialismo. Una Furia delladesso"-Easun voce era resa roca dalfimpetuosita, Padre Cotlo anna “Cosi era nel primo cristianes mo. Proprio cos L-impazienza si scatend in Geni! Quando maledisse il misero fico, 0 quando disse che era venutoa portarelaspa- In nse moss _o a aa"(p.dsess) 5. Rleordolostaordinario, poten alo pubbicat sl «Corniere della Sera» del novembre 1974 con ttolachecos questo spe e ora leggbil in Sert cosas Garean {0 l57s,conil ool romanco dll stags, ret todallangosciosaanaforacloso» (inom dei responsabil delle stragi di Milano di Brescia e di Bologna, nomi del vertice” che ha mano- wrate eee) 1 Oueglsiessconi quali, secondo Fesempio det Tritram Shandy dl Sterne, NON comincla Petrai(p. 9, "AppuntoL Aneta Einaudi, 1992). ‘e ae 5. Ch, Zignina nel gi citato Hosp. 12768, Paragrale dal titolo “Organtezar fl tasuma: har ehiavedicomprensione dente edi ‘do diZigaina-la morte di Pasolialsarebbe una torte «on accltata passivamente, ma pen Sta, volute costrif: tale da determinate er fa sua opera un campo semantico total. frente nuoto. In poche parole una morte ereativa”. Ma come annuinclare al mondo queste progetto? Solo profetand oscura: enter (p30) Luoghi poetici e poetica dei luoghi Romans di ApRIANONarout ist ans ea su imipetibile Arcadia Linguistica e sentimentale nel Friuli materno, Pasolini é gia un poeta maturo e altissimo. La sua sensi- bilita glottologica, e prima ancorala sua completa adesione a quella civilta pri- mitiva e autenticamente religiosa, lo avevano ispirato ad una esperienza ini- ziatica di profonda sacralita: la scoperta di una lingua mai affidata prima alla scrittura, il friulano della riva destra dei Tagliamento, da cui nacque la poesia de La meglio gioventit. Questo doveva essere in un primo tempo il titolo di un romanzo friulano a cui Pasolini pensd fin dalla fine degli anni Quaranta ea cui si dedicd con accanimento prima che la scoperta poetica di Roma orientasse il suo realismo verso il mondo delle borgate ¢ dei ragazzi di vita auspice ancora una volta un linguaggio capace di essere «la realta stupenda e misera» che lo aveva folgorato ed animato di una nuova vitalita dopo la straziante separa- Zione dalla terra madre. Il romanzo frilano pero nod resto prigioniero, degli scattafacci del poeta, ma venne alla luce con il titolo marxiano de I! sogno di una cosa. Quel romanzo non esauriva del tutto Vinsaziabile entusiasmo del poeta diesprimere il suo mondo, essencio questo ancora troppo vivo troppo legato alla carne ¢ al sangue di un glovane armato di pura passione per con- chiudersi in una unica storia. Romans® pertanto, come dice Naldini nella pre- fazione, «in ramo narrativo che si é staccato da un tronco principale [...]. Non un ramo secco, ma anzi un ramo che con la sua frondosita sarcbbe entrato in conflitto concorrenziale con I’essenziale forma definitiva del Sogna». Non solo ‘ma pit delle tante accurate biografie che non possono comunque resituire i pathos sconvolgente del vissuto, la scrittura del poeta in Romansriesce con uno stile semplice, equidistante dal pastiche dall’inserzione di ranches di pura dia- lettalita nella sua ricercata essenzialita, a rapprendere nella sofferta espe- rienza del protagonista don Paolo il demone carismaticoeiresistibile dell ni- Ziazione. E dell’iniziazione, non solamente all'eros ma a un contesto storico silevante, Italia dellimmediato dopoguerraorfana del fasismo e visa in fazioni orgogliosamente contrapposte. Don Paolo dunque giunge in un paese del Friuli dove vivono piccoli proprietar terrier, ma sopratutte mezzadr fit tavoli, e pit in basso di tutti, braccianti nullatenenti. Seguendc le dispute tra braccianti e padroni, Pasolini fin da piccolo parteggio per i primi e senti di do- Veressere comunista, Nel personaggio di Renato, doles. deciso, vie molto, at tobiograficamente, dell impegno sociale del giovane Pasolini. Ma vié molto di lui soprattutto in don Paolo, nella sua passione pedagogica nel rifiuto dell’ au- toritarismo nel bisogno di riportare alla luce i sentimenti riscattandoli dall'ege- — gy ro nessa 1990 pasoliniana monia arida delle idee, poiché come dice lo stesso personaggio nei brani inizia- li ale idee possono far vivere é vero (...) Ma noi viviamo di sentiment, che tenia- ‘mo ben nascosti. E io ho invece imparato a predicare solo idee». Vié molto di Pasolini anche nella sofferenza del prete dion sapere essere solo uno "stru- ‘mento d/amore”, ma di potere amare solo nella catne senza poter sfuggite al proprio corpo. L’ossessione della carne del corpo, in cui coabitano purezza e impurita, oltre che nell'intera produzione pasolinana, trovera la sua afferma- zione pit estrema edisperata in quel punto del non ritomo chesara, neg ulti- ‘mianni, la Trilogia della vita". Ma cio che rende centrale quest opera nella vi- cenda biografica ¢ intellettuale del futuro autore de La ricotta e del Vangelo® il punto d’incontro in cui comunismo e cristianesimo incrementano nel contem- popassione civileesentimento religioso dell esistenza. Se negli anni Sessanta asolini sentira una viva attrazione per Cristo di Matteo, il Cristo dolce con i pid umilie spietato con i potenti e gli ipocriti, che non porta la pace ma la spada, 11 Cristo scandaloso che rovescia le certezze ¢ insinua i dubbi; se negli anni Set- tanta egli provera la disperazione di non sentitlo pitt vicino, nelle poesie giova- nili (si veda ad esempio La domenica uliva), sul finire degli anni Quaranta ene! dlecenniosuccessivo, questo Cristo presente esfuggente,chelo ama «ma senza luce» & sempre pitt Colui che é entrato nella storia umana, nel tempo, per offri- re lo scandalo del rinnovamento delle «riforme di struttura». Sulla virti cri- stiana si innestano le pit alte virtit sociali, anzi la venuta stessa del Cristo non avrebbe pitt significato se non fosse universalmente rinnovabile in ogni tempo. Nel tempo dei contrasti sociali, dei padroni e dei braccianti, l’accento di Cristo nella storia é pensabile solo nella storia dei poveri, degli sfruttati, in chi credee sostiene con tutte le sue forze la rivoluzione socialista. Cosi, nel segno della scandalosita e dell’attualita del Cristo Pasolini ambientera nel meridione ru- rale e retrogrado il Vangelo, prima del genocidio attuato dalla societa dei con- sumi. Non molto diversamente Silone, nell’Avventura di un povero cristiano, confessera a chiare lettere la sua convinzione di un’eredita cristiana nel socia- lismo, Un’ulteriorepietra miliare della poeticapasoliniana ravvisabile in for- ma gia compiuta in Romans riscontrabile nostalgicamente negli scritti poste- tion @ la familiaritacoinvolgenteenutritiva che stinstaura tral poeta ei 1uo- ghi. Fin nei nomi dei luoghi friulani si avverte impareggiabile Vhic et nunc di ln’esperienza fondamentale, del riconoscersi del poeta nella varieta del pae- saggio, e del riconoscere nella variabilita dei posti e della gente un amore ess0 stesso Vario ediverso che trova appagamento soltanto in urvimmersione com pletae aperta all/imprevisto dell illuminazione in una familiarita sempre pitt ebbra e angosciosa con i nomi, con i volti, con i corpi - Ecco, per l'appunto, an- cora una volta, i volti, i corpi, unica patria veramente esaustiva per una creatu- ra nata per essere «naturale, serena, equilibrata». Una topografia appassio- hata celebra questo amore, questa appartenenza i giovant del paese chiama- to Romans sono biondi, solidi come pioppi bruschi maa loro modo singolar- mente gentil Altra cosa giovani df Marsure, di San Pietro, di Braida, dove prevalgono i tipi bruni. E dietro questi toponimi possiamo riconoscere la Ca- sarsa di tenerezze materne, la Sicilia dei primi innamoramenti e delle prime awversioni per il padre. Le citta, iluoghi paradigm infallibili del proprio uni- verso interiore, un po’ come la Sicilia lombarda solare e magnanima con posta a quella infima fascista di Vittorini in Conversazione in Sicilia. Le citta metafore, eponime ¢ implacabili che danno, conamor de lon, inomi definitivt al cammino dell’uomo nel labirinto dei sentimenti e delle idee. dissonanze Dell’interpretazione in musica di Vincenzo PettEGRINI i ‘una epoca di relativismo culturale come quella che stiamo attraversan- lo, dove sono continuamente messi in discussione criteridi valore e giu- dizio come anche categorie e principi universali, @ ancora legittimo ’operare di una critica, e soprattutto, che cosa interviene nella costituzione di un giudi- Zio? Nel caso di un articolo o una recensione, 8 indubitabile il fatto che i suoi con- tenuti siano legati alla struttura di una cultura, nella fattispecie, la cultura in cui é immerso colui che ha scritto. Molto probabilmente una persona prove- niente da un contesto culturale diverso, sugli stessi argomenti potrebbe scrive- Tecose anche molto diverse. Chi scrive di musica, ma lo stesso discorso lo potremmo estendere a tutto cid che ha a che fare con la riproduzione artistica, necessariamente interpreta per razionalizzare dei contenuti. Lo stesso processo é affrontato anche da un ese- cutore nel momento in cui cerca di proporre delle esegesi di un testo musicale realizzandone una esecuzione. Paradossalmente, il risultato &che lo scrivere di musica diventa molto spesso una esegesi di un’altra esegesi, e non sarebbe del tutto fuori luogo a questo punto avanzare anche un minimodubbio circa la legittimita della critica, in quanto essa, nel momento del suo manifestarsi, di- venta critica della critica. A questo punto, se ammettiamo il paradosso prece- dentemente illustrato, dobbiamo considerare anche la possibilita che possa esistere una critica della critica della critica (scusate il gioco di parole). Liinterpretazione oltre ad essere un qualcosa che da risultatitangibili é perd anche un atto intellettuale che impone agli interpretie ai critici una lunga serie di interrogativi che filtrati dalla cultura e dalle esperienze esistenziali portano poiad una molteplicita di significati. Gadamer ha affermato che interpretazione e comprensione sono indisso- lubilmente legate e che I'interpretazione non si applica solo all'interpretazio- ne ealla spiegazione scientifica ma anche alla riproduzione artistica, per esem- pioall'esecuzione musicale o scenica. Ora, a meno che non si voglia propende- re per una concezione oggettivistica, concezione che risolverebbe la buona parte dei problemi che ci poniamo, risulta chiaro che dobbiamo ammettere l'esi- stenza di molteplici interpretazioni e che concetti come fedeltae verit’ possa- no diventare anche molto evanescent na ‘nro necewara 1990 dissonanze Isignificati di un'opera ci giungono, infatti, sempre ritradotti e mai subito disponibili L’interprete musicale, come anche il critico, pericolosamente si arrogano il diritto di fungere da ponte tra il passato ed il nostro presente. Spesso abbiamo letto che non ha suonato il vero Bach oppu- reche ® invece stato fedele a Beethoven (riempite gli spazi, le mol- teplici soluzione sul prossimo numero) e tutto cid per una ragione molto sem- plice ecioé che sono sempre esistite (nell'interpretazione musicale) due correnti di pensiero tra loro contrapposte. Volendo sintetizzare un discorso molto lun- ‘go, complesso, enon privo di molteplici sfumature, potremo effettuare una di- stinzione tra una corrente che si pone come obiettivo la “fedelta” ed un'altra che invece puntaalla "infedelta’. Cid equivale ad affermare che esiste una di- visione tra chi sostiene che il testo musicale (la partitura o spartito) contenga tutto il necessario per esprimere senso e chi invece non accorda al testo tale fi- ducia ma ritiene che si debba verificare continuamente se le indicazioni siano idonee a rappresentare lopera stessa. In realta, nessuna delle due correnti approda alla ‘verita", ma ognuna ne disvela un frammento che ricostruisce il petcorso storico della attribuzione di senso all’opera stessa. Gadamer affermava che la messa in luce del senso @ in realt® un proceso infinito che non giunge, ad un certo punto, alla sua conchusione. L'affascinan- teipotesi di derivazione fenomenologica perd, pur con il suo forte potere sug- sgestivo che in un certo senso va nella direzione di una parziale giustificazione alle diverse pratiche interpretative, non da una soluzione ad alcuni punti che continuano e forse continueranno a rimanere irrisolti. I problema é, e rimane, quello degli strumenti a disposizione atti a dimo- strare la "verita" di una interpretazione. La filologia, con il suo continuo lavoro di esclusione finalizzato a facilitarci la comprensione e la Jettura ma anche ad evitarci in qualche caso pericolosi equivoci, in realta si pud considerare depositaria solo di alcune verita, una lun- gaserie di unita minime di verita che non sono perd sufficienti a esperire quella che viene fuori dall'interezza di un'opera. Diventaa questo punto necessaria per I'interprete e per il critico una capa- cita di comprensione, capacita che @ strettamente legata si ad un livello di con- sapevolezza, ma anche ad una capacita di trasmissione del tipo di compren- sione, in modo da ricucire in un unico tutte le verita parziali di un’opera Ancora una volta si tratta di un gesto arbitrario, linterprete ed il critico nuovamente non ci danno una verita, ma ci permettono di condividere una loro visione della stessa. A seconda che prevalga il livello "filologico” oppure quello "ermeneutic la ri-costruzione di una verita, in una interpretazione, ci avvicinera o allonta- nera dal nostro contesto. La dove prevale il primo livello potremo ascoltare o leggere cose che ci avvi- cinano all'epoca di un compositore, in caso contrario, una interpretazione sara piitlegata al nostro presente. : molto difficile che il versante poetico e quello estetico possano trovare un punto di incontro. dissonanze Nella sua unica e personalissima posizione (all’estremo di ognuno dei due schieramenti), Glenn Gould ha sempre cercato di "atemporalizzare'-I'opera musicale puntando la sua attenzione soprattutto alle "qualita musicali” della tessa, e forse in un certo senso il suo pud ritenersi il percorso pitt travagliato e sofferto, in quel costante impegno a rifuggire continuamente da convenzioni econtesti. Inrealt l'esempio di Gould 2 fondamentale in quanto segna il momento in cui forse ct stata la maggiore convergenza ¢ la massima divergenza tra strate- gie poetiche e strategie estetiche, ecid in un'epoca dove non erano ancora visi- bili quegli stravolgimenti dettati dall'avvento delle nuove tecnologie, stravolgimenti che stanno nuovamente portando alla convergenza questi due livelli. Uno dei punti cruciali, sul versante estetico, ¢ rappresentato da quelle che sono considerate poi "interpretazioni di riferimento” (e allora vai con Von Karajan, Bruno Walter, Firtwangler ed altri), interpretazioni responsabili della cristallizzazione di una verita (parziale) che si sedimenta e che poi é ca- Pace di influire su generazioni di pubblico e di interpreti. Questo fenomeno di cristallizzazione ha poi come risultato quello di creare un sistema di aspettati- veda cui difficilmente si pud effettuare un allontanamento verso altre verita. Questo assestamento fa poi si che si consolidi in noi una certa idea di cid che si ud considerare come'il vero Mozart" oppure "il vero spirito del concerto KV 466) Tuttavia, ogni tanto ci si pud imbattere in qualche Mozart o qualche Rossini diverso. Emblematici sono in tal senso gli studi di Chopin eseguiti da Pollini qualche anno fa, studi che restituiscono un compositore forse un po’ meno ro- mantico ma pit attento allaspetto strutturale della composizione e cid in contrapposizione a certe interpretazioni di derivazione Cortot. Ritengo sia difficile che una interpretazione abbia la possibilita di esperire tutto il senso compiuto e globale di un‘opera, tuttavia ci sono oggi strumenti sufficientemente sofisticati tali da permetterci di verificare se una serie di veri- ta parziali possano essere considerate attendibili rispetto ad un‘opera Volutamente, in questo frangente, ho adoperato il termine attendibilit’ al po- sto di fedelta anche perché la questione in realta sarebbe mal posta. Molto spes- so, infatti, la chimera di una presunta fedelta al compositore o al testo nascon- de una lunga e consolidata serie di convenzioni e luoghi comuni che allonta- nano "evento inatteso" e che non permettono nuove costruzioni di senso ca- paci di portare il loro contributo di innovazione ad un cosmo musicale, mai come oggi, sempre pitt retto da una precostituita e assiomatica sresunzione di fedelta, non sempre al servizio della Musica. %6 Lastrada bianca della poesia La sete della favola di Raffaele Piazza diMarteoD'Amsrosio Raffaele Piazza @ un poeta napole- tano segnalatosi nel 1993 con la rac- colta dal titolo Luoghi Vistbill (Ama- deus). A tre anni di distanza Piazza ha proposto, presso lo stesso editore, La Setedells fool, con la prefazione di Plinio Perilli. Il libro presenta 37 te- sti, e riprende il titolo dei cinque d’apertura oesia di Piazza é innanzitutto un cotlogaio con Ia presenza femmi- nile, perfino apertamente dichiarato in qualche incipit vocativo. Ad essa rimanda I'uso ricorrente - lo ritrovia- mo anche in un titolo - dell’aggettivo “"duale” che definisce a volte un’espe- rienza, a volte una complicita condi- visa ed auspicata («il risveglio duale»; «il nostro corpo duale») Cosi come pitt volte accaduto lun- go il percorso della nostra tradizione Tirica, sulla base della lezione simboli- sta (sempre maggiormente filtrata, ma ancora attiva negli ermetici e fino a Montale, poeta prediletto da Piaz- za), anche qui sisegnala, trai fenome- ni linguisticl pid evident, uso reite- rato dei risultati di una radicale sele- zione lessicale (uno degli 8 testi aperti dal titolo Le trasfigurazione del presen- te-il sesto -comincia con il verso «La liquida ripetizione delle parole»), che rivendica V’intatto valore espressivo di particolari campi semantici. ‘Questa tendlenza alla costituzione di un idioletto, che ha anche bisogno di un proprio repertorio di immagini (lefragole, lalbereto, il giardino segre- to... ene a suo modo insieme i diver- si testi, usufruendo soprattutto dei _— poeti della rosa regimi della variazione e dello stesso spostamento, a volte della distorsio ne, Si consideri il caso seguente, tra i cospicui: «e l’azzurro laccato del Cielo del dicembren; «chiarissimi mat- tini di infinite azzurrita», «nel pensie- ro azzurro», Rari gli elementi privile- giati enon appartenent allo standard lel parlare comune, tra cui emergono gli aggettivi “sanguato” («le sangua- te fanciulle», «Sei sanguati pensierin) e“limbico” («nel lievitare limbico del- le lagrime). Lostesso ordine del discorso carat- terizza le immagini pitt emblematiche della poesia di Piazza, un universo di solito osservato da un interno (la «stanza della mente», «la camera dei diari»). Una finestra, un «vetro invi- sibile», incorniciano spesso situazio- nied eventie registrano piccoli incan- ti(«Vede immagine di lei / tradursi in miriadi di forme / di ogni tipo di rosa nel giardino». La poesia di Piazza é una poesia delle emozioni, probabilmente non priva di spessore autobiografico: «La casa élo spazio della vita a due», ealla figura defla sposa «madre sorgiva» si affianca una presenza infantile («la bambina rosavestita [...] & un soffio d’acqua verde, un’onda»), con cui si condivide la sete della favola, che per estensioneé la volonta di poesia, «pri- mavera di sillabe». «Sulla scrivania disposti ancora i fogli per resistere / e scrivere il sogna- to», il poeta attende un segno di co- munione da quanti come lui percorro- no «la strada bianca della poesia» Agli amici poeti é destinato il rac- conto del viaggio «per il paese anima- to della favola»: A 20j scrivo questa lettera... ‘amici poeti sempre in primavera, simili al suo paesaggio di chiarita, sfondo in cui entrate € non volete lasciare nemmeno un offerta di ricchezze. ‘a rou recess 7 pocti della rosa La poesia della quotidianita Il bistro e la sabia di Brunella Bruschi diLucaRanpo Lultimo libro di Brunella Bruschi (11 bistro la sabbia, Edizioni Thyrus, 1997, £ 15,000), dopo due precedentiraccolte poe. tiche, si apre nel segno della memoria esi chiude su quello della morte. "Memoria e scrittura’ e Memoria e morte” sono infatti {sottotitoli di due delle quattro sezioni dt ‘cui si compone il libro. Nella parte media- na lasrittara invece indeatacon pial tri due elementi che segnano il percorso poetico dell'autrice: la vitae 'amore. Cosi, Con queste due coppie opposte (memoria/ morte vs vita/amore), fautrice ci parla della sua esperienza di scrittrice, dove ap- punto la scrittura non @ altro che vivere pienamente ogni aspetto della quotidiant- {a, sia esso lieto, sia esso triste. Non, per®, una vita mediata dalla srittura, quasi ft {ro della propria reale esperienza, ma piut- courier pacer ap stante (e passato) che entra di prepotenza Laprima parte, “Bisso (memoria scrit- tura)’,sistruttura proprio come un tessuto ricamato che, attraverso la trama diricor- di della fanciullezza, riporta al presente cla sriura uninferoanno dela Braschi ambina, Ed infatt le quattro lunghe poe- tis dele scone peck Wee dalle quattro stagioni, racchiudendo tutte le esperienze di quell'anno in immagini le- gate a partire dal clima (il freddo di genna~ io, il sole incerto primaverile ilcaldo e il ‘mare dell’estate el brutto tempo autunna- le). Tra questi versitrovo che ci sianoimi- ‘sliori della raccolta. La seconda sezione, "Pei duri sassi (vitae scritturay’, si compone di 16 poesie di varia lunghezza. Sono immagini della vita quotidiana, fatta di letture, di ore pas- sate a pensare, di dura lotta quotidiana (i duri sassi appunto). La terza sezione, la piliampia, che da anche il titolo a tutta la taccolta "II bistro ela sabia (amore scrit- tura)", si compone di38 testi. La sezione a Sua volta articla in gruppi(rspetiva mente di9, 10, 10 e9, cosi da creare una perfetasimimeria)introdott da quattro n- lessioni su altrettanti breni di autori (Cva- etaeva, Raboni, Swift Kaika).[dueelemen- tiche danno il titolo allaraccolta sembre- rebbero indicare la leggerezza e volatilita di questa poesia, o ance lo scorrere del tempo. Siincontrano oggetti e personaggi diversi (torna spesso Borges, un autore ‘molto amato dalla poetessa che lo ha ana- lizzato nella nostra rivista) a segnare le cose ele persone amate (ed ecco la ragione del sottotitolo), Ta raccolta si conclude perd sotto il se- gnodellamorte "-Accanto (morte scrittu- 1a)", ancora 10 testi, come se l'esperienza della nostra quotidianitanon potesse fare ameno di un elemento connaturato al no- stro essere uomini. Dal passato al presen- teal futuro, la raccolta tocca tui punti del cammino della vita. ‘Una cosa che non mi convince del tutto nelle poesie della Bruschié la ricerca a vol- teestrema del vocabolo, della bella parola, Vesagerata attenzione atermini “distan- ti”, Macerto la funzione del termine non & maifinea se stessa, ma serve alla musical idella poesia, al suo “colore” (come ilbi- stro), ed al suo senso finale. Dave su una piazzetia da storia di pollicino con un monumentina insignifieante che non reggeva ilconfronto €on Iopale mattutino eV'odore ciarliera del forno (giovane nelsole) sulle fradice poste ajortitinte = fragrante loro andaredi lena in bici per sorrisi di brevi scale strade portuali- Cosi crsa la casa (e solo superficie) cosi chiusa la piazza usciva sull‘anonima statale a curoatura epenina che arrivando ti consegniaza al mare. Estate pagana di lana nei costunti = di poca pioggia e numerose notti- un bnbacl caplet solo una volia Ja morgana det cinema? manna e pa due reschtragazl conta lora ingen Aappena sbucata dalla guerra. Contessa Lara Dal ramo ischeletrito Vultima foglia pende E, come d’oro, splende pid. Esita, al freddo invito della caduta neve; poi, sospirando lieve, rassegnata si tacca e piomba git. da Poesie, ac. di Marco Amendolara, Edizioni dell’Oleandro, 1998 Margherita Conterio IL CERCHIO Icerchio il colloquio senza risposta in una sera fredda in una casa vuota che protegge ma é un’isola senza golfiné approdi Sono stanca del rigiro ossessivo datemi fiori amori sorrisi paradisi (gioie di lusso calma evolutta?). dda Nore (1993 - 1996), Edizioni del Leone, 1997 L'ULTIMA FOGLIA 5 nN al sol che, smorto, non ha fiamme (fj \! S Q CONFINI , g = La rom meomaria 18 Tiziana Antonilli NERA Nera Vombra della guerra allungata sui nostri giomni e sulle nostre mani che pur stupite continuano a produrre gesti e incontri solo vorrebbero intreceiarsi con altre di diverso colore edi uguale stupore muro di fronte all’ombra della guerra nera da 7poeti del Premio Montale, Abinsegna del pesce d'oro, 1997 Cercher® di spiegarmi meglio Hlo varcato i confini, ho buttato la vanga, Sono troppo piccolo, ‘come un verme di terra. ‘Accanto ai garofani sens’acqua porto acqua ai garofani. Non mi interessa predicare sulla terra: tudi quae tudi la Cammino sopra i solchi. da Identita, Edisioni del Leone, 1997 La mostra di Ugo Simeone a Milano stati percepiti come gli amici dell artista; strana categoria pa- ragonabile, per I’entusiasmo sempre manifestato in una sorta di ingenuita ‘un po’ naif, agli amici dello sposo al- trettanto incapaci di contenere la pro- pria felicita e di manifestarla senza remore. Per gitnta il nostro abbigliamento cosi inadeguato per loccasione esal- tava la differenza nei confronti di co- oro che hanno avuto in dono Vaura dell’autorappresentazione, per quanto sia percepibile l’agio con il quale si muovono alle inaugurazioni. Manon importa: per una volta questa differenza giocava a nostro favore. Ugo era arrivato a quella mostra a Milano senza concedere nulla alle mode, ma anzi facendo della sua inat- tualita, quasi non volendo, un punto di forza. Pit aveva sottoposto se stes- so ela sua ricerca ad una esercizio di sottrazione totale, che lo aveva co- stretto ad un rapporto assoluto con la realta, pit si era allontanato dal com- piacimento. Eravamo felici anche per questo: sotto la compostezza di molti perce- pivamo il disagio di chi stenta a capi- te, disabituato allo sforzo al quale le opere lo invitavano. Ma non aveva 30 row neeara 10 di ANTONIOCARBONE importanza se questa esperienza ve- niva vissuta da tutti, lacosa veramen- tenecessaria & che fossero li Per molto tempo abbiamo silenzio- samente dissentito conchi sempre pit spesso scambia la attivita artistica con Yabilita del cercatore d’oro sempre in ansia per il giudizio dei mercanti dai quali attende la giusta ricompensa. Allontanandosi dal suo compito che rimane, invece, quello di trasmutare larealta fino al raggiumgimento della preziosita tanto desiderata. Pratica di cui cisi impossessa per assimilazione di quel processo di raifinazione rea- lizzato dalla natura in tempi lunghi e al quale lo scienziato da tempo presta tutta la sua attenzione nel tentativo di carpirne ogni segreto. Che quanto pitt gliriesce tanto pit rendenecessario lo sguardo dell’artista da sempre non interessato a riprodurre la realta in qualcosa di sintetico bensi a fare in modo che proprio la realta si sveli e cosi facendo ci renda partecipe d suoi segreti Quello che cerca, attraverso il suo stile, & di incoraggiarne la trasfigura- Zione tale da rendere nello sguardo di chi si pone di fronte all'opera la dura- tadella sua crescita silenziosa fino al raggitungimento dell’essenvza Solo da questo punto di vista é pos- sibile capire il diverso modo di conce- pire immagine. Diversamente dallo scienziato che per soddisfare il suo incessante biso- gno di manipolazione tende in ogni caso ad astrarla dal rapporto con cid che I'ha originata, l'artista, invece, non considerandola separata da que sta relazione, dall’immagine siatten- Ugo Simeone, Natura morta: Stimmate 1995 fotografia a colori sualluminio, em 50x 50. de sempre qualcosa. Condividendo nella concretezza di questo atteggia- mento una pratica da sempre al ser- vizio del sacro. Cid che da ancora senso alla storia delf‘arte, nonostante il giudizio di chi ne ha decretato la morte, @ la partec pazionead un motivo: un ciclo narra- tivo, una natura morta, un ritratto, un paesaggio, fino al pitt insignificante oggetto. ‘Che Fartista trasforma in icona nel tentativo di rag- giungere il valore. Non gli manea la consapevolezza che esso non pud essere ag- giunto alla sua opera attr verso un’ operazione di mo- netizzazione, che la riporte- rebbe automaticamente sulla soglia del sintetico, ma solose sara capace di estrarre dal- Yanonimo, da qualunque cosa lo splendore della mate- Tutta la pittura,al dia del- le possibili distinzioni, @ da vedersi sotto la stessa luce. In sostanza Ugo, nel corso degli anni trascorsi insieme, vole- va farci capire appunto que- sto. Molto spesso aveva inter- rotto il dialogo, non tanto per- emesse di non essere c pito, o sottovalutasse l'im- portanza della parola quan- to perché attendeva che essa si compisse. Tarawa 18 Fh schede a.c. di Luca Rando vita Cleps eNicola Sguera Un editore tra fantasmiletteraried eroi i carta, Le ecizioni Ripostes di Alessandro Tesauro Edizioni Terz0 Millen, 1997, ©. 12,000 Gli editori che riescono a superare l'ambito locale (¢ localistico) nel Sud sono po- chissimi. Ripostes @ sicuramente tra questi, per cui ben venga questo libro che (al dil della mancanza di una distanza critica) rende merito ad un lavoro iniziato nel 1981 Perseguito con tenacia. Molte le foto al centro del libro e utile il cataogo riportato in Conclusione. Scorrendo ititoli notiamo il tentativo di «rompere 'isolanento letterario, dilingue e culture solitamente relegate a ruoli secondari». Oltre ad aver per primo intu- ito il valore letterario di Mahfuz, Alessandro Tesauro, fondatore e anima della Ripo- stes (il cui nome @ mutuato da Pound) pud vantare nomi importanti (da Anceschi.a Pier- re Grimal), oltre a tenere vivo il ricordo della grande opera di Alfonso Gatto, Adriano Accattino Ivantaggi dela dificolta Supplemento aln. 3/97 de «l Medicanti» Originale e inclassificabile, questo libro di Accattino & diviso in due parti ("| vantag- gidella difficota” e “Sensi nuovi’) a loro volta divsi in capitol, ognuno dei quall costit- ito da frammenti che, pur autonomi in sé, costituiscono un discorso unitario. Il tipo di sorittura e la volonta di sfuggire i “gener” ci hanno ricordato Elias Canetti. Ne riportia- mo un passo che permette di capire il senso del titolo, apparentemente ossimorico: «

Potrebbero piacerti anche