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Quindicesimo canto Paradiso (Vv1-48)

Questo quindicesimo canto si contestualizza nel cielo di Marte, dove si trovano le


anime beate combattenti per la fede. Dante narra l’ascesa al quinto dei cieli
concentrici nel quattordicesimo canto in cui anticipa già la descrizione delle anime
beate che sono disposte seconde una croce greca , avente i quattro bracci uguali e si
muovono in senso orizzontale e verticale al centro della quale sfavilla la figura di
Cristo. Quando Dante accede in questo quinto cerchio viene assalito da un infinito
silenzio che genera in Dante una sensazione di sospensione e ad un certo punto
interviene l’anima di un beato che si rivolge a Dante in latino e recita parole a lui
incomprensibili. Ritorna sempre il tema del limite delle capacità intellettive e umane
per addentrarsi nei misteri cristiani.

Le prima due terzine hanno una struttura ipotatattica , la presenza di proposizione


principali e proposizioni relative. La figura retorica presente nelle prima due terzine è
la similitudine ma la figura retorica che predomina è l’antitesi. La prima terzina
dominata dall’antitesi tra volontà protesa al bene e la cupidigia degli uomini .

V5: “le sante corde” metafora , indicano l’armonia delle preghiere dei beati

V6: “la destra del cielo” è una perifrasi per indicare Dio

Questo è l’incipit del primo dei tre canti di Cacciaguida nei quali Dante fa convergere
in principale nucleo tematico dell’intero poema , in modo particolare Dante fa
riferimento al senso del suo operare storico e morale, poi Dante poggia il focus sul
senso della Divina Commedia e infatti questo sarà il tema centrale che trova ampio
sviluppo nel diciassettesimo canto che poi rappresenta il centro numerico dell’intera
cantica del Paradiso in cui Dante fa annunciare da parte di Cacciaguida la sua
missione provvidenziale affidata da Dio , ovvero quella di rivelare la verità agli
uomini e non è un caso che questa trilogia abbiano come collocazione il cielo di
Marte che è al centro delle nove orbite rotanti intorno alla terra e dall’astrologia
medioevale il cielo di Marte era considerato il cielo in cui era decretato il giudizio
divino circa il corso della storia dell’umanità. Tutte queste profezie Dante le riceve
attraverso il personaggio funzionale del suo trisavolo ovvero di Cacciaguida. La
narrazione si avvia con la descrizione del movimento dell’anima di Cacciaguida e
quindi spiega anche la condizione delle anime.

Legge dal v 13 al 21
Dante attraverso una similitudine paragona il movimento di Cacciaguida attraverso
la croce sacra in cui è collocato al fenomeno astronomico delle stelle cadenti. Segue
una serie di terzine importanti per l’argomento che racchiudono , Dante recupera il
ricordo di Anchise quindi si riallaccia all’Eneide del maestro Virgilio per spiegare
l’atteggiamento che questo beato mostra nei suoi confronti.

Legge dal v 24al v27

V26: “nostra maggior musa”: Perifrasi per indicare Virgilio

L’anima del beato si manifestò a Dante con la stessa premura che manifestò Anchise
ad Enea quando lo vede arrivare nei campi elisi. Dante riprende questo ricordo
Virgiliano per alludere al legame di sangue tra sé stesso e Cacciaguida

Legge dal v 25 al 36

Dante guardò prima il beato, poi, per avere sostegno , guardò Beatrice e da una parte
dall’altra rimane stupefatto perché il sorriso di Beatrice infuse in Dante un tale stato
di felicità che gli sembrò di aver toccato il fondo della sua beatitudine ,

Legge dal v 37al42

Il fatto di rimanere incomprensibile non era imputabile ad una scelta dell’anima


stessa ma in quanto i suoi concetti superavano il limite imposto dai mortali.

Legge fino al v 48

Cacciaguida ringrazia il signore per aver concesso a Dante un cammino verso il


paradiso. La seconda antitesi la vediamo tra la profondità delle parole di Cacciaguida
e la debolezza intellettuale di Dante (v37-45) Allegoricamente questa
contrapposizione è la contrapposizione tra il cielo e la terra e il bene e il male, tra la
grandezza del mistero cristiano e il limite dell’intelligenza umana . L’antitesi
dominerà nella terza parte del canto che è quella in cui Cacciaguida metterà a fuoco
la contrapposizione tra la Firenze del suo tempo e la contrapposizione tra la Firenze
di Dante

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