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V5: “le sante corde” metafora , indicano l’armonia delle preghiere dei beati
V6: “la destra del cielo” è una perifrasi per indicare Dio
Questo è l’incipit del primo dei tre canti di Cacciaguida nei quali Dante fa convergere
in principale nucleo tematico dell’intero poema , in modo particolare Dante fa
riferimento al senso del suo operare storico e morale, poi Dante poggia il focus sul
senso della Divina Commedia e infatti questo sarà il tema centrale che trova ampio
sviluppo nel diciassettesimo canto che poi rappresenta il centro numerico dell’intera
cantica del Paradiso in cui Dante fa annunciare da parte di Cacciaguida la sua
missione provvidenziale affidata da Dio , ovvero quella di rivelare la verità agli
uomini e non è un caso che questa trilogia abbiano come collocazione il cielo di
Marte che è al centro delle nove orbite rotanti intorno alla terra e dall’astrologia
medioevale il cielo di Marte era considerato il cielo in cui era decretato il giudizio
divino circa il corso della storia dell’umanità. Tutte queste profezie Dante le riceve
attraverso il personaggio funzionale del suo trisavolo ovvero di Cacciaguida. La
narrazione si avvia con la descrizione del movimento dell’anima di Cacciaguida e
quindi spiega anche la condizione delle anime.
Legge dal v 13 al 21
Dante attraverso una similitudine paragona il movimento di Cacciaguida attraverso
la croce sacra in cui è collocato al fenomeno astronomico delle stelle cadenti. Segue
una serie di terzine importanti per l’argomento che racchiudono , Dante recupera il
ricordo di Anchise quindi si riallaccia all’Eneide del maestro Virgilio per spiegare
l’atteggiamento che questo beato mostra nei suoi confronti.
L’anima del beato si manifestò a Dante con la stessa premura che manifestò Anchise
ad Enea quando lo vede arrivare nei campi elisi. Dante riprende questo ricordo
Virgiliano per alludere al legame di sangue tra sé stesso e Cacciaguida
Legge dal v 25 al 36
Dante guardò prima il beato, poi, per avere sostegno , guardò Beatrice e da una parte
dall’altra rimane stupefatto perché il sorriso di Beatrice infuse in Dante un tale stato
di felicità che gli sembrò di aver toccato il fondo della sua beatitudine ,
Legge fino al v 48