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Grazia e il suo essere donna

“Ho avuto tutte le cose che una donna può chiedere al suo destino, ma grande sopra ogni fortuna la fede
nella vita, e in Dio” p. 5

PALMIRO: Quella donna ha superato cose che lei non può neanche immaginare. Per quella donna là dentro
un paese di livorosi è diventato città! Quindi non mi venga a dire che ha i giorni contati. Va bene? p.108

GRAZIA: No per carità, e chi si azzarda. A babbo buonanima guai a toccarlo. Ci comanda perfino dopo
morto… Ma se per avventura mi fossi accecata per il corredo alla luce del lume, come fanno le donne
onorate e senza grilli per la testa? Allora andava bene… p. 13

GRAZIA: E anche perché rappresentavano tempo rubato all’esercizio del fare la femmina. Lo capite che
nemmeno a voi rispettava, dicendo una cosa del genere? p. 14

GRAZIA: Che la donna è donna se non pensa: questo ha sempre detto! p. 14

MAMMA: Vedrai che per donne come noi è una fregatura persino comandare. Tu certo hai diritto di fare
quello che vuoi della tua vita, ma devi anche considerare che a me e tuo padre ci preoccupava questa cosa
di scrivere, di essere sulla bocca di tutti. Noi siamo gente riservata lo sai questo… p.
26

GRAZIA: No, no. Lasciala dire. Tanto da domani della gente non dovrà più preoccuparsi e nemmeno di
questa figlia pazza che vuole realizzare sé stessa senza diventare schiava. p. 41

GRAZIA: Se fossi stata saggia, come dite voi, a quest’ora ero ancora a Nuoro a fare la “donna per bene”.

p. 66

MAMMA: Proprio. L’errore che abbiamo fatto noi con te, io e tuo padre intendo, è stato lasciare che
diventassi così arrogante… Questo è stato: il continuo permetterti di ribattere, il continuo permetterti di
avere l’ultima parola. I tuoi fratelli tacevano e tu no. Tu non avevi paura di nulla. p. 68

GRAZIA: Io avevo paura persino della mia ombra! Avevo così paura che quasi mi si spezzavano i denti da
tanto che battevano. p. 68

GRAZIA: Mi chiamava mostro. Mi passava accanto sussurrandomi: “Mostro”. E la cosa buffa è che pensavo:
ha ragione lei, sono un mostro. E ogni volta che le davo ragione, la odiavo sempre di più. p. 75

GRAZIA: Sono una vecchia grassa che teme il ridicolo, quindi se mi vogliono lì mi prendono come va bene a
me, a costo di farglieli chiudere tutti e due gli occhi. p. 78

Il legame con la scrittura

“Io non so fare discorsi, mi contenterò di ringraziare.” p. 43

GRAZIA: Possibile, ma volete mettere la soddisfazione di poter dire una volta per tutte che quei libri erano il
problema. Ed era un problema perché era la passione mia. p. 14

GRAZIA: Ecco, è proprio questo che non sono mai riuscita a farvi capire… Che questa cosa di scrivere, come
dite voi, per me è la più importante di tutte… È quella che mi ha tenuto in vita.

GRAZIA: Mio padre scriveva poesie. Da quale mondo le avesse prese non potevo spiegarmelo, ma capii che
era il mondo in cui anche io volevo abitare…
MAMMA: Credi che abbia mai avuto bisogno dell’avvenenza per essere bella? Lei ha la scrittura. E la lettura.
Quando legge, lei non legge e basta. Quando scrive non scrive e basta. Lei si guarda costantemente leggere
e scrivere. Lo capisci?

MAMMA: E sa che tutto potrebbe tradirla, tutto tranne la scrittura. Passava le ore nella sua stanza col
braciere acceso e qualche volta non si accorgeva nemmeno che era spento, ma non pativa il freddo.

MAMMA: Tu dici di fare la scrittrice e che controlli le parole, ma quando dici “scelto” non stai controllando
niente. Tu non hai scelto, tu sei solo ambiziosa.

PALMIRO: Che le è preso: scrivere questa storia senza redenzione? Perché mai si dovrebbe scrivere se non
si può rovesciare il mondo, se l’ineluttabile non si può emendare almeno sul foglio?

PALMIRO: Perché mai nei tuoi racconti ognuno fa esattamene quello che deve fare? Che bisogni avremmo
dei racconti se non ci rappresentassero quello che non sappiamo? Questo mi sono sempre chiesto.

PALMIRO: E tu ti ostini a rifare la vita.

PALMIRO: Per esempio a questa tua ostinazione a voler a tutti i costi rappresentare i sardi.

GRAZIA: Certo, e ti dirò di più: è l’origine di tutto. Essermi rifiutata di mediare… Di offrire una possibile
consolazione. Si sono abituati a confondere lo scrittore col cerimoniere. E invece lo scrittore è uno specchio.
Riflette e ti mette davanti a quello che sei, senza sconti. Sennò non è uno scrittore.

GRAZIA: Ribadire l’ovvietà: ecco il mio lavoro.

GRAZIA: Ma, a ben pensarci, se ho lottato con tutta me stessa per riuscire a intraprendere questa
professione è evidente che il fine ultimo era “una portata mondiale”.

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