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ricompare, ma è anch’esso teatralizzato, grottesco. Tanto più viene sottratto ad una descrizione
fisica, tanto più guadagna corporeità, sostanza.
Il poeta denudandosi denuda la realtà della vita borghese in cui tutto è valore d’uso, merce.
Infatti lui stesso pone il poeta in una gabbia, come un pappagallo
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linguaggio-ferita, che non appartiene a nessun codice istituzionale, né linguistico, né culturale.
Nelle sue poesia si trovano errori grammaticali e ortografici perfettamente funzionali, contam-
inazioni plurilinguistiche (italiano, francese e inglese), onomatopee, trasposizioni morfologiche
(maschile-femminile, fusioni di parole,... Tutto questo porta un linguaggio, vivo, la lingua agisce
letteralmente, in quanto corpo, organismo biologico le cui cellule proliferano incontrollate.
Anche la struttura stessa della poesia è corporea, suddivisa in spazi metrici che il testo va a
riempire. Quadrati vuoti che la poetessa riempie di parole, la sue è una poesia cubica (disegnava
innanzitutto i riquadri, e creava il testo in funzione di quelli, adattando lunghezza e numero
di versi allo spazio disponibile. La parola è realtà fisica, biologica, e come tale occupa un suo
volume.