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MANUALE DELLA REGOLA1

1849

Avviso Salutare a quei, che vogliono entrare in Congregazione

Hodie si vocem Domini audieritis nolite obdurare corda vestra (Ps 33, 12)

Dilettissimi Fratelli nel N. S. G. C. Voi, che dopo maturo esame, orazione e consiglio,
credete di avere il dono della Divina Vocazione per fare parte di questa minima
Congregazione sia come Sacerdote, sia come Fratello Coadjutore considerate, che siete
obbligati coll'ajuto della grazia a vincere tutte le tentazioni e a superare tutte le difficoltà
per corrispondere a tale vocazione giacchè ne dovete profittare per vivere sino alla morte
nel più perfetto esercizio della carità verso Dio e verso il Prossimo, al che vi conduce la
Congregazione coll'indirizzo delle Regole, e Costituzioni, e delle opere di carità e di zelo;
nelle quali si occupa; E se Iddio ci ha amato tanto che ci ha donato il suo unigenito
Figliuolo «Sic enim Deus dilexit mundum, ut Filium suum Unigenitum daret» (Io: 3 (4).
16): e se lo stesso N. S. Gesù Cristo ci ha detto «Hoc est praeceptum meum, ut diligatis
invicem, sicut dilexi vos» (Io: 15. 12.): questo è il comandamento mio, e propriamente
mio, che vi amiate a vicenda come ho amato voi; dopo ciò come sarà possibile trovare in
Voi, o fuori di voi una ragione vera, un motivo sufficiente, che vi possa persuadere, e
giustificare per non corrispondere alla Divina vocazione? Ricordate che quando Iddio
concede ad un'anima il dono della vocazione, le concede ancora tutte le grazie necessarie
per superare tutte le difficoltà, e per vivere fedele sino alla morte nella sua vocazione, e
una tale anima è obbligata a profittare di tali grazie per gratitudine a Dio, e per non
esporsi al pericolo della eterna sua dannazione e però colla vera diffidenza delle vostre
forze, e colla vera fiducia in Dio, per amore del N. S. G. C. non tardate di mettere le mani
all'opera della vostra vocazione colla ferma risoluzione di perseverare fino alla morte, ed
avrete la corona della vita eterna per la intercessione della nostra Immacolata Madre

1
Seconda ed ultima copia del Manuale della Regola del Ven. Vincenzo Pallotti da lui «corretta quattro o
cinque mesi avanti di morire» come attesta il suo compagno Carlo Orlandi. - 1849 -
Regina degli Apostoli, e per i meriti del N. S. Gesù Cristo che vive, e regna col Padre e collo
Spirito Santo per tutta la eternità. Amen.

Avviso Salutare ai Sacerdoti, e Fratelli della Congregazione.

Venite Filii audite me (ps: 33 (6).

Dilettissimi nel N. S. G. C. leggete spesso le SS. Regole, e tutte le volte, che le leggerete
credete pure che il N. S. G. C. vi dica al cuore "Veni, o figlio, ascoltami; inchina gli orecchi
del cuore ai miei precetti: ricordati, che colla mia ubbidienza sino alla morte di Croce ti
ho appianato non solo, ma ti ho reso dolce, soave, amabile, e sicura la vita di ubbidienza:
vedi che la vita, alla quale pietosamente ti ha chiamato il mio Padre Celeste, e nella quale
a Lui, a Me, e allo Spirito Santo ti sei consagrato è una vita di ubbidienza. A questa vita di
ubbidienza ti ha eletto per farti in tutto simile a Me : in Me trovi il modello, da Me ricevi
le celesti dottrine della ubbidienza, e da Me la grazia per essere un perfetto ubbidiente
sino alla morte, perchè ti voglio a parte di quella gloriosa esaltazione, a cui mi ha
innalzato il mio Padre Celeste per essere stato ubbidiente sino alla morte di Croce. Ricorda
in fine, che come io sono stato, e sono modello di ubbidienza per tutti, così voglio, che
nella condizione di pura creatura, ajutata però dalla mia grazia, e stimolata da' miei
esempi, ti facci Esemplare di ubbidienza per tutti quei figli traviati, che voglio salvare per
mezzo tuo, affinchè quegli come si sono allontanati da Dio per la loro disubidienza (!),
così illuminati e commossi dalla luce, e dalla efficacia della tua vita di perfetta ubbidienza
ritornino ubbidienti nel seno del Padre delle misericordie. Sii fedele sino alla morte e ti
darò la corona della vita.

= Parte prima =
= Regole comuni =

Capo 1.º: Del Fine della Congregazione, e dei mezzi in genere.


Praedestinavit nos (Deus) conformes fieri imaginis Filii sui, ut sit Ipse primogenitus in
multis Fratribus (Rom: 8. 29).

1. Ci avvisa l'Apostolo S. Paolo, che Iddio vuole, che per arrivare noi al nostro unico ultimo
beatissimo Fine, ci rendiamo nella vita simili al suo unigenito Figliuolo fatto uomo per
noi, e ch'è il nostro Primogenito Fratello: dunque è tanto necessario imitare il Nostro
Signore Gesù Cristo, quanto è necessario il salvarci; e perciò la Regola fondamentale della
nostra minima Congregazione dev'essere la vita del N. S. Gesù Cristo per imitarlo con
umiltà, e fiducia con tutta la possibile perfezione in tutte le opere della vita nascosta, e di
pubblico Ministero Evangelico; Quindi è che dobbiamo sforzarci sempre al più perfetto
per fare, che la vita nostra sia ognor più simile a quella del nostro Primogenito Fratello
Gesù Cristo.

2. Il Fine di questa Congregazione è la maggior gloria di Dio, la santificazione e salute


eterna dell'anima propria, e de' nostri prossimi coll'esercizio della vita attiva, e
contemplativa, e delle opere di Misericordia corporali e spirituali: e coll'esercizio della
vita umile, e di vera sottomissione l'unire in sagro vincolo di emulatrice carità, e zelo il
Clero Secolare e Regolare nelle opere del S. Ministero, onde più efficacemente si
provvegga alla salute delle anime, e l' invitare tutti i Fedeli dell'uno, e dell'altro sesso, di
qualunque stato, grado, e condizione o in individuo, o in corpo morale, perchè ciascuno
per la perfetta osservanza del Precetto della carità verso Iddio e verso il prossimo,
concorra a coadjuvare, secondo la possibilità, le opere della maggior gloria di Dio, e della
salute delle anime o colle opere personali gratuite, o colle limosine, ed oblazioni di ogni
specie, o almeno colle Orazioni; e perciò la nostra Congregazione promuove e deputa
anche altri a fare promuovere l'aggregazione di tutti i Fedeli dell'uno e l'altro sesso; e
questi aggregati alla nostra Congregazione costituiscono la Pia Società detta pure
dell'Apostolato Cattolico.

3. Non potendosi giungere ad un fine senza l'uso de' mezzi necessarii per conseguirlo,
perciò tutti quelli, che vivono in Congregazione debbono attendere alla attuata e perfetta
mortificazione di tutte le malvagie passioni, ossia alla vita pratica di sagrificio, come a
mezzo principale per imitare il N. S. G. C. ch'entrò nel mondo, visse, e morì collo spirito di
perfetto sagrifizio.

4. Siccome la vita pratica di sagrifizio in noi miseri figli di Adamo consiste nella perfetta
mortificazione delle nostre brutali passioni, che al dir dell'Apostolo S. Giovanni sono la
disordinata cupidigia delle ricchezze, de' piaceri, e degli onori, perciò nella
Congregazione tutti debbono vivere in povertà, castità, ubbidienza, vita comune perfetta, e
non debbono accettare alcuna dignità di qualunque specie se non sono costretti dalla S.
ubbidienza dovuta al Vicario di Gesù Cristo.

5. Il N. S. G. C. ha detto, che non colui, che incomincia, ma quello, che persevera sino alla
fine sarà salvo, perciò la perseveranza nella Congregazione coll'uso intrapreso dei mezzi è
assolutamente necessaria a tutti quelli, che vi appartengono per attendere alla stabile
santificazione dell'anima propria e de' prossimi.

Capo 2.º= Della Povertà =

Filius hominis non habet ubi caput reclinet. (Matth. 8. 20)

1. Il N. S. Gesù Cristo nacque povero nel Presepio, visse povero, e spogliato persino delle
sue povere vesti, morì povero sulla nuda Croce, e perciò potè dire, che neppure aveva ove
posare il capo: dunque sarebbe sommamente disdicevole, che quelli, che fanno
professione d'imitarlo in Congregazione, si allontanassero dai suoi esempii nella pratica di
una vita povera, che serve, come di base per conservare stabilmente qualsivoglia Istituto. E
perciò

2. Rimirando sempre in fede il N. S. G. C. affidati alla sua grazia ci dobbiamo sforzare per
imitarlo nell'amore, e nella pratica della S. Povertà amandola in guisa, che ci dobbiamo
rallegrare di provarne spesso gli effetti amando ancora di eleggere per noi il più povero, e
il più abbietto sia nella stanza, negli Ufficj, e in qualunque altra cosa qualora ne venisse /
a noi proposta la scelta.
3. La S. Povertà risplenda in tutto, nel vitto, nel vestito, nelle suppellettili, e simili, le quali
cose saranno comuni a tutti, e nessuno potrà disporne senza espressa licenza del
Superiore.

4. Nessuno avrà presso di se cosa alcuna senza permesso del Superiore, e non ne potrà
fare uso diverso da quello, per cui gli è stata affidata, e sia disposto a lasciarla ad ogni
richiesta del medesimo.

5. Tutti nell'entrare in Congregazione depositeranno nelle mani del Rettore del S. Ritiro
del Noviziato tuttociò, che avranno presso di se sia libri, sia danari, o qualsivoglia altro
oggetto, lasciando a lui la cura di provvederli secondo il bisogno, e come meglio
giudicherà nel Signore.

6. Nessuno darà o riceverà in prestito cosa alcuna senza licenza del Superiore, e qualora
l'avesse ricevuta senza licenza, la deve al più presto possibile annunziare al medesimo.

7. Nessuno senza licenza prenderà per se cosa alcuna di ciò, ch'è destinato ad uso altrui o
della Comunità.

8. Tutti daranno altra prova del loro amore alla S. Povertà col tenere ben custodite e usare
con particolare diligenza le cose loro date per uso, onde non si consumino più della vera
necessità, nè periscano per negligenza.

9. Nessuno dimorando nel S. Ritiro tenga la porta di camera chiusa in modo, che non
possa aprirsi al di fuori: nè tenga chiuso alcun mobile, che abbia presso di se, meno i Casi,
nei quali il Rettore giudichi potersi fare diversamente.

10. Nessuno partendo da un S. Ritiro per andare ad un' altro, porterà con se cosa alcuna
senza licenza del Rettore; e del danaro datogli per il viaggio non ne userà, se non quanto
servirà ai veri bisogni personali.
Capo 3.º = Della Castità =

Qui sunt Christi carnem suam crucifixerunt cum vitiis et concupiscentiis (Ad Gal. 5. 24)

1. Tutti coloro, che appartengono a G. C. debbono tener sempre crocefissa e mortificata la


propria carne coi vizj e malvagie concupiscenze, e perciò tutti della Congregazione per
appartenere al N. S. G. C. sono obbligati ad attendere alla mortificazione della carne, e alla
pratica di una perfetta castità, osservando quanto qui si prescrive.

2. Colla dovuta discrezione secondo il permesso del P. Spirituale ciascuno farà


privatamente quelle pratiche anche penitenziali, che sono necessarie per mantenere la S.
Castità, saranno diligenti in iscoprire al P. Spirituale tutte le tentazioni opposte a questa
virtù, e faranno quanto da Esso verrà loro imposto per vincerle, e con profonda umiltà e
fiducia spesso domanderanno a Dio il dono della S. Castità.

3. Saranno sobrii nel mangiare, e nel bere, massime quanto al vino nemico della castità, e
avranno cura di ben adacquarlo, e si terranno lungi da ogni altro incentivo, che potrebbe
indurre ad adombrare la S. Castità.

4. Non si coricheranno mai due insieme, e se talvolta sono obbligati a ciò fare nei viaggi, si
coricheranno vestiti, e in generale sempre porranno cura di non vedersi, e di non lasciarsi
vedere in qualunque modo.

5. Nessuno tocchi altri nè anco per ischerzo, o per sorte alcuna di famigliarità, e ciascuno
usi gran cautela per non lasciarsi toccare da chicchesia, eccetto l'abbracciarsi l'un l'altro
quando alcuno parte, o arriva in qualche S. Ritiro, o in altre occasioni, in cui l'abbracciarsi
a vicenda in segno di carità è in uso nella Congregazione.

6. I Sacerdoti non si lasceranno baciare la mano dalle Donne se non potranno fare
altrimenti ed entrando però nelle Comunità delle Donne per opere di S. Ministero non lo
permetteranno in verun modo, e vi staranno su ciò con grande cautela, perchè non
avvenga improvvisamente.

7. Quando parleranno a persone d'altro sesso, non le rimireranno mai fissamente, e


parleranno loro in modo assai modesto, e grave; ben alieno dalla menoma famigliarità.

8. Dovendo trattare coi Giovani per direzione religiosa, o civile non li toccheranno mai
neppure per ischerzo, e soprattutto non ne toccheranno mai la faccia.

9. Tutti, negli occhi, nelle parole, nella compostezza di tutta la persona, e in ogni azione, e
sempre, e in tutti i luoghi debbono spirare purità, castità, pudore angelico.

Capo 4.º = Della Ubbidienza =

(D. N. I. C.) Factus obediens usque ad mortem, mortem autem Crucis (Ad Philip. 2. 8.)

1. Essendosi il N. S. G. C. con amore infinito fatto ubbidiente per noi non solo all'Eterno
suo Padre con abbracciare una vita umile, povera, penosa, e perfino la morte di Croce per
compiere il suo divino volere, ma ancora alla sua SS. Madre Vergine, a S. Giuseppe, e ad
altre persone costituite in dignità; perciò tutti della Congregazione faranno a gara
d'imitarlo con perfezione nella S. Ubbidienza, e nella pronta sommissione a tutti gli ordini
dei (1) Superiori anche nelle cose alla / {13} natura più ripugnanti. E perciò

2. Ciascuno viva come una Vittima consagrata al divino volere nella libera volontà dei
Superiori (2), non ripugnando, nè contraddicendo, nè dimostrando per verun conto il
proprio giudizio contrario al parer loro.

3. Sieno tutti pronti alla voce del Superiore, come se fosse quella del N. S. G. C. lasciando
qualsivoglia cosa, anche la lettera incominciata, il che pure si dee praticare all'udire il
segno di qualunque atto comune.
4. In qualunque cosa, che non sia peccato manifesto tutti eseguiscano esattamente la
volontà de' Superiori, e se questa fosse espressa a modo di consiglio sono esortati ad
ubbidire sia per la perfezione della S. Ubbidienza, sia per il maggiore profitto spirituale.

5. Tutti debbono ubbidire prontamente non solo al Superiore della Congregazione, o del S.
Ritiro ove dimorano, ma ancora a tutti coloro, che ne avranno da lui ricevuta l'autorità,
riconoscendo in tutti egualmente Iddio.

6. Quando alcuno credesse qualche cosa essergli nociva, o altra necessaria circa il vitto,
vestito, stanza, esercizj quotidiani di Studio, o di S. Ministero, o cose simili: dopo aver fatto
su ciò orazione deve esporre il tutto al Superiore, rimettendosi però con indifferenza a
quanto Egli determinerà nel Signore, senza fare ulteriori istanze o per se o per altri: e ciò
che dovrà fare secondo l'Ordine della Ubbidienza lo faccia con fede, poichè la Ubbidienza
ottiene anche i Miracoli.

7. Nessuno nel ricevere i comandi dal Superiore mostri freddezza, o aspetto malinconico,
e ciascuno si guarderà dall'eseguirli malvolentieri, neghittosamente, o mormorando;
ricordando, che quanto più si oppongono al nostro genio tanto più piace a Dio la nostra
pronta e cieca ubbidienza.

8. Nessuno farà alcuna cosa in altro tempo da quello destinato dal Superiore, nè di quello
che gli viene comandato farà solamente quella parte, che gli piace, lasciando l'altra a cui
sente ripugnanza. (1) /

{15} 9. (2) Tutti si asterranno dallo scrivere lettere ai Parenti, o ad altri senza (3) il
consenso del Superiore, nè potranno mandarle, o riceverne da altri senza espressa licenza
del medesimo (4), il quale potrà anche leggerle se lo crederà espediente, (5) meno quelle
dirette ai Superiori maggiori; e perciò ciascuno metterà la sua lettera in una bussola, di
cui il solo Superiore locale riterrà la chiave.
10. Per essere sicuri della volontà di Dio in tutte le opere, generalmente si faccia tutto col
merito della S. Ubbidienza, domandando il permesso al Superiore perfino, se occorre fra
giorno di bere un poco d'acqua.

11. Per cooperare vieppiù efficacemente alle Imprese della maggior gloria di Dio, e della
salute delle Anime dobbiamo vivere collo spirito di Ubbidienza, e di sommissione non solo
verso gli uguali, ed inferiori della Congregazione, ma eziandio verso gli esterni di
qualunque grado, stato, e condizione in tuttociò, che non si oppone alla legge santa di Dio,
e della Chiesa, alle SS. Regole e Costituzioni. Il Superiore però sebbene nell'interno debba
conservare un tale Spirito, non è obbligato però ridurlo alla pratica con quei della
Congregazione per evitare il pericolo di rendere orgogliosi i Subalterni.

Capo 5.º = Della vita comune perfetta =

Multitudinis autem credentium erat cor unum, et anima una: nec quisquam eorum quae
possidebat aliquid suum esse dicebat, sed erant illis omnia communia. (Act: 4.32.)

1. I primi Fedeli illuminati dagli esempj del N. S. Gesù Cristo, e de' suoi SS: Apostoli, e
mossi dalla grazia interna dello Spirito S[anto] hanno praticato fedelmente la vita comune
perfetta come mezzo utilissimo per distaccare il cuore da ogni proprietà, e per renderlo
così più disposto all'acquisto della perfezione, e perciò tutti della Cong[regazio]ne che per
corrispondere al sublimissimo fine della loro vocazione debbono seguire più dappresso gli
esempi del N. S. G. C., ed operare in tutto coll'ajuto della Divina Grazia il più perfetto,
saranno esattissimi nella osservanza della vita comune perfetta, la quale pratticata
fedelmente manterrà sempre in vigore la disciplina regolare nella Congregazione. E
perciò:

2. Nessuno terrà l'amministrazione de' proprii beni, ma farà amministrarli da altri


secondo il consiglio del Superiore.
3. Per uniformarsi alla Vita Comune perfetta, nessuno potrà far uso de' proprii beni onde
provvedere ai respettivi bisogni personali, ma lascerà al Rettore la cura di amministrarli e
impiegarne le rendite secondo le Costituzioni.

4. Eccettuati i beni stabili ereditarii, ragioni, crediti, e simili nessuno avrà la proprietà di
tutto ciò, che per qualsivoglia titolo acquistasse dopo la Solenne Consagrazione; onde tutto
ciò che ciascuno acquista, l'acquista la Congregazione anche le Limosine delle Messe, che
celebrano i Sacerdoti della Congregazione, e perciò

5. Tutti i Sacerdoti ogni qualvolta celebreranno la S. Messa ne faranno l'applicazione


secondo la intenzione, o l'ordine del Rettore, a cui perciò consegneranno le elemosine, che
percepiscono.

6. Ciascuno si uniformi volentieri nel vitto, nel vestito, e in ogni altra cosa a ciò, che è
prescritto nella Cong[regazio]ne, e perciò nessuno, senza un vero bisogno, potrà
domandare al Superiore cosa alcuna particolare sia per se, o per gli altri.

7. Nessuno potrà lamentarsi con alcuno specialmente de' Forestieri di quanto gli verrà
dato per uso proprio, ma sieno tutti disposti a sperimentare gli effetti della vita comune,
sebbene alla natura più ripugnanti, e perciò nessuno parlerà di ciò, che appartiene al
vitto, vestito, o ad altro bisogno della vita.

8. Nessuno de' Superiori pretenda che gli si usi alcun riguardo particolare, o esenzione in
tutto ciò, che spetta alla osservanza della vita comune la quale anzi procureranno di
mantenere sempre in pieno vigore e in se, e nei loro soggetti in virtù del giuramento
fattone nell'assumere la loro carica.

9. (Perché si fugga dai nostri ogni ombra di singolarità, e di preminenza, nessuno avrà
posto determinato in Coro, in Refettorio, e in qualunque pubblica azione; ma ciascuno
elegga con semplicità, fra i posti destinati per la classe cui appartiene, quello, che gli è più
dappresso; il Superiore locale però giova, che prenda uno di quei posti, che sono più
opportuni a mantenere il buon ordine nell'esercizio degli stessi Atti comuni.

10. Tutti interverranno a qualunque atto comune, che si prattica nel S. Ritiro ove
dimorano, e niuno se ne potrà dispensare senza causa, e la licenza del Superiore, e se
occorra perciò soffrire qualche leggiero incommodo lo soffrano volentieri per amore del
N. S. G. C.

Capo 6º: Del non accettare dignità fuori della Congregazione,


e del frenare l' ambizione circa gli Officii di Superiorità in Congregazione.

Cum invitatus fueris ad nuptias non discumbas in primo loco,


ne forte honoratior te sit invitatus. (Luc: 14.8.)

1. Dopo che il N. S. G. C. si è degnato ordinarci di non prendere i primi posti anche


quando abbiamo ricevuto un qualche invito, e dopoché Egli si è fatto modello per tutti di
una vita umile, povera, laboriosa, e disprezzata avendo detto che non era venuto per
essere servito, ma per servire; non veni ministrari, sed ministrare; Chi mai avrà coraggio
di ambire onori, o dignità di qualunque specie esse sieno? Nondimeno acciò fra tutti
quelli della Cong[regazio]ne, che fanno speciale professione d'imitare il N. S. G. C. non vi
sia alcuno, che si lasci vincere dalla superbia nè anco nella più piccola parte in un punto
di tanta importanza per l'acquisto della Evangelica perfezione, si prescrive ciò, che segue:

2. Nessuno cerchi neppure indirettamente presso i Superiori Ecclesiastici, di esser


promosso a qualunque dignità, od ufficio fuori della Cong[regazio]ne sia nell'Ordine
Gerarchico o Canonicale delle Cattedrali, o Colleggiate, sia di sola giurisdizione in foro
esterno.

3. Nessuno accetterà qualunque dignità, od ufficio che anche spontaneamente gli venisse
offerto senza un' espresso comando del Sommo Pontefice, e molto più tutti sfuggiranno di
usare qualunque artifizio, o mezzo per ottenerlo.
4. Tutti riputandosi per quelli che in verità sono innanzi a Dio, terranno per tentazione
del Demonio, o disordinato stimolo della propria superbia qualunque desiderio di
sovrastare agli altri, e perciò niuno procurerà in qualunque modo, o farà istanza né da
per se stesso, né per mezzo di altri di essere eletto a qualunque degli Officj di Superiorità
anche nella nostra Congregazione.

5. Chiunque ha cessato di essere Superiore non potrà pretendere che gli si usi alcun
riguardo, o distinzione particolare, ma sarà contento di essere trattato in ogni cosa come
gli altri che abitano nello stesso S. Ritiro.

6. Nessuno dei Superiori della Cong[regazio]ne sia dei Maggiori, sia degli Inferiori
eserciterà la sua giurisdizione oltre i limiti del proprio Ufficio, e perciò ciascuno di essi
conoscerà bene quelle parti di Costituzioni, che ne trattano, per osservarle esattamente.

7. Quelli, che sono ammessi nella Congregazione in grado di Chierici non potranno
domandare ai Superiori neppure per mezzo di altri di esser promossi ad alcuno degli
Ordini Minori, o Sagri ma aspetteranno con santa indifferenza, che ciò venga loro
comandato dai medesimi Sup[erio]ri.

8. Nessuno di quelli, che si ricevono in grado di Fratelli Coadjutori, potrà domandare di


passare al grado di Chierico, ma attenda ciascuno a servire Iddio in quegli Uffizj, che sono
proprii dello stato suo.

9. Tutti finalmente per osservare con diligenza queste Regole allontaneranno da se col
Divino Ajuto qualunque forte, o leggiera tentazione di ambizione, e sentendosi alcuno in
ciò tentato, chiederà con umiltà al Sup[erio]re che lo tenga occupato in Uffizj vili, ed
abietti come per rimedio della sua infermità spirituale.

Capo 7. = Della Perseveranza =

Nemo mittens manum suam ad aratrum, et respiciens retro, aptus est Regno Dei
(Luc. 9. (2) 62.)

1. Il N. S. G. C. non contento di avere insegnato a coloro, che vogliono essere suoi


discepoli, che niuno è capace del Regno di Dio, il quale cessi dal bene una volta intrapreso
volle ancora confermare questa celeste dottrina con i suoi esempi, in modo tale, che anche
allorquando si trovava agonizzante nella Croce, sebbene i Crocifissori ardissero dirgli = Si
Filius Dei es, descende de Cruce (Matt: c. 27. v. 40) pure Esso in vece volle morirvi, perciò
ancora noi per imitarlo in qualche modo dobbiamo vivere, e morire nella mistica Croce
della vita di Congregazione, perseverandovi fedelmente sino alla morte. E siccome alcune
cose si debbono fare, altre fuggire, onde disporci ad ottenere il dono della perseveranza
così si farà quanto siegue:

2. Tutti debbono osservare esattamente, e diligentemente le SS. Regole e Costituzioni; non


disprezzandone alcuna sebbene loro sembri di poco momento, imperciocchè dal non far
conto delle piccole inosservanze, si cade poi nelle maggiori, e così si viene a perdere il
prezioso dono della S. Vocazione.

3. Il nostro Signore Gesù Cristo ci assicura che nessuno può essere suo Discepolo, e molto
meno perseverare nella sua sequela, se non rinunzia all'affetto disordinato verso i Parenti,
ed anche verso la propria vita, così tutti debbono procurare di svellere da se ogni affetto
disordinato verso i Parenti, ed amici, amandoli puramente secondo l'ordine della carità
considerato il vincolo di parentela, e dell'amicizia cristiana.

4. Siccome non basta spogliarsi una volta degli affetti disordinati se non si fuggono ancora
quelle occasioni, che c'inducono a rivestircene, perciò tutti si terranno lontani dalla
conversazione dei secolari, coi quali non potranno parlare senza licenza del Superiore, o
per opere di S. Ministero intraprese colla benedizione del medesimo.

5. Per la stessa ragione è proibito a tutti di portarsi in qualunque casa sia di secolari sia di
Religiosi, non che in altro S. Ritiro della nostra Congregazione, che si trovasse nella stessa
Città senza licenza del Superiore.
6. Nessuno prenderà impegno di sorta alcuna e per qualunque siasi persona, come pure
non anderà ne' pubblici Dicasterj od officj senza prima averne ottenuta la licenza dal
Superiore, il quale sarà molto cauto nell' accordarla per un vero bisogno, e di rado assai, e
in ciò si deve piuttosto pregare qualche pia persona estera che agisca per noi.

7. Nessuno riferisca ai Forestieri le cose accadute nei nostri SS. Ritiri, nè comunicherà a
quelli ciò (1), che concerne l'Istituto, le Regole, o Costituzioni della Congregazione, o le
disposizioni de' Superiori.

8. Nessuno senza il consenso del Superiore domandi consiglio dai Forestieri.

9. Tutti scopriranno qualsivoglia tentazione specialmente contro la S. Vocazione al P.


Spirituale, ovvero al Superiore, e non ad altri, ed eseguiranno con umiltà, e prontezza ciò,
che verrà loro prescritto dai medesimi.

10. Ciascuno chiederà spesso con umili preghiere al Signore la grazia della perseveranza,
persuadendosi, che a nulla giovano tutte le nostre industrie e diligenze senza la S.
Orazione umile, confidente, e perseverante.

Capo 8.º = Delle cose spirituali =

Oportet semper orare et non deficere (Luc. 18. 1.)

1. La vita del N. S. G. C. fù una vita di orazione e poichè questa è il mezzo per giungere
alla intima unione con Dio, perciò il N. D. Redentore desideroso sempre di profondere su
noi i tesori delle sue grazie, e di farci in tutto simili a Se, ci ha dato il precetto della S.
Orazione, e di più ha detto, che bisogna pregar sempre, e non venire giammai meno nella
preghiera, onde tutti della Congregazione debbono profittare degli esempii, e del
Comandamento del Nostro Divin Redentore procurando di attendere con ogni possibile
diligenza all'esercizio della S. Orazione, e perciò ognuno che entra in Congregazione fatto
l'ingresso formale farà in un Mese i SS. Esercizi almeno per dieci giorni, e in tale tempo
farà ancora la Confessione generale presso un Sacerdote della nostra Congregazione
perchè meglio lo disponga ad una vita tutta spirituale secondo lo spirito della
Congregazione. Colui che sentisse ripugnanza avverta che tale ripugnanza è un' inganno
del demonio che lo vorrebbe rovinare col secondare la superbia, o almeno col privarlo dei
frutti di quella maggiore umiliazione che esercita facendo la sua Confessione presso un
Sacerdote della Congregazione: e sebbene fosse stato un gran Peccatore consideri, che
quanto più si umilia tanto più è stimato da Dio, e dal Ministro di Dio.

2. Tutti diano il tempo determinato alle cose spirituali, e procurino di eseguirle con
fervore, diligenza, e umiltà.

3. Tutti si sforzino di avere la intenzione retta non solo nelle obbligazioni generali del
proprio stato, ma eziandio nelle azioni particolari, procurando di farle unicamente per la
gloria di Dio e per fare in tutte le cose la Santissima Volontà di Dio, e le facciano tutte
eziamdio per tutti i fini, che vengono prescritti dalle SS. Regole, e Costituzioni.

4. Tutti si confesseranno almeno due volte la settimana, e nelle vigilie delle feste
principali, e nel dì festivo faranno la SS. Comunione, come ancora nei giorni di Giovedì e
Domenica e nel primo Venerdì di ogni mese in onore del SS. Cuore di Gesù, e nelle feste di
Maria SS. di maggiore divozione e dei SS. Apostoli, e nel dì della Dedicazione, e Titolare
della propria Chiesa, e più spesso con la licenza del P. Spirituale. I Sacerdoti non
legitimamente impediti celebreranno ogni giorno la S. Messa.

5. Ciascuno farà ogni giorno per mezz'ora circa la lettura spirituale in un libro ascetico da
determinarsi dal P. Spirituale, ed i Sacerdoti, ed i Chierici leggeranno pure un Capitolo ora
del vecchio, ora del nuovo Testamento a vicenda, e con ordine progressivo. Sono
consigliati a portare sempre seco il Nuovo Testamento, e l'Opuscolo della Imitazione di G.
C. del Kempis per leggerlo spesso anche fra giorno in tutti i momenti liberi, specialmente
quando alcuno si trova ad aspettare per essere ricevuto in Udienza da qualche Superiore o
Personaggio. E quei che ciò faranno diligentemente saranno benedetti dal N. S. G. C.
6. Tutti ogni giorno assisteranno divotamente alla S. Messa, e ne' giorni festivi ne udiranno
due, una in preparazione, l'altra in ringraziamento alla SS. Comunione, come pure quei,
che non sono impediti o per opere di ministero o del proprio ufficio interverranno alle
prediche e ad altri esercizj di divozione, che si faranno nella Chiesa del S. Ritiro ove
dimorano:

7. Tutti faranno ogni giorno un'ora di orazione mentale la mattina, la sera; come pure tre
esami di coscienza, due particolari l'uno sopra l'acquisto di qualche virtù, o sopra la
estirpazione di qualche vizio, l'altro sopra la osservanza delle SS. Regole, il terzo
finalmente sopra tutte le azioni della giornata; sebbene nei due primi particolari daranno
uno sguardo a ciò che hanno fatto dalla levata della mattina sino al primo Esame e dal
primo Esame sino al secondo.

8. Si proibisce a tutti di confessarsi in qualsivoglia circostanza ad altro Sacerdote, che non


sia della nostra Congregazione senza espressa licenza del Rettore, meno quando si trovano
in viaggio o che dimorano fuori dei nostri Ritiri col permesso del Superiore.

9. Tutti una volta l'anno faranno gli esercizj spirituali pel tempo, che verrà determinato
dal Superiore secondo il Metodo ordinato nelle Costituzioni, e renderanno conto al P.
Spirituale della loro coscienza.

10. Tutti una volta il mese nel giorno stabilito renderanno conto al P. Spirituale della
propria coscienza e nell'istesso giorno pure faranno il ritiro spirituale.

11. Ciascuno assisterà diligentemente, e divotamente alle Conferenze spirituali, che si


terranno ogni settimana, immediatamente prima del Capitolo della Accusa delle Colpe; le
quali debbono tendere a formare in tutti la vita di perfetto sagrifizio, e di annegazione di
se stesso, e a promuovere l'esercizio di tutte quelle virtù, che sono proprie del nostro S.
Istituto. I Fratelli Coadjutori poi in un giorno, che destinerà il Superiore assisteranno con
ogni diligenza all'esercizio della Dottrina Cristiana, che si farà ogni settimana per lo
spazio di un'ora circa.

12. In due giorni distinti che in ciascun Ritiro si determineranno dal Rettore locale si
faranno i Capitoli dell'Accusa delle Colpe, e degli Avvertimenti dei difetti; a quali tutti
debbono intervenire: qualora poi alcuno commetta qualche difetto con avvertenza, si
porterà dal Superiore per dire la colpa, e lo farà pubblicamente in Refettorio se il
medesimo lo crederà espediente. Si dirà però la colpa in Refettorio da ognuno, che avrà
rotto o perduto anche per inavvertenza qualunque oggetto.

13. La misura delle penitenze e delle mortificazioni corporali straordinarie si deve


permettere dal P. Spirituale secondo le forze, e gli spirituali bisogni di ciascuno, e perciò è
proibito a tutti il farle di proprio arbitrio.

14. Tutti digiuneranno nel Venerdì di ogni settimana in memoria della Passione del N. S.
G. C. come pure nelle vigilie delle principali Feste di Maria SS: e dei SS. Apostoli ed in tutti
i mercoledì si asterranno dalla carne in ossequio di Maria SS. del Carmine. Nel tempo però
della S. Quaresima non potranno profittare dell'Indulto quaresimale delle respettive
Diocesi in cui si trovano, che con il permesso del Rettore Generale, e nel modo che Egli
prescriverà:

15. Acciocchè si unisca il cibo spirituale al corporale in tutti i SS. Ritiri vi sarà sempre a
mensa la lezione spirituale e non sarà mai dispensata.

16. Nell'entrare od uscire dal S. Ritiro tutti reciteranno genuflessi quelle preci, che sono in
uso nella Congregazione.

17. Per maggior profitto spirituale, ed esercizio di umiltà tutti si contentino, che i loro
difetti vengano manifestati al Superiore da chiunque li sapesse fuori di confessione; e il
Superiore imporrà la recita di un Pater Ave e Gloria a colui che ha manifestato il difetto
del suo Confratello per profitto spirituale di ambedue, e con spirito di carità, e di zelo
ammonirà il Fratello che ha commesso il difetto, e gl'imporrà una discreta penitenza.

18. Per spirito di vicendevole carità procurino anche di avvisarsi a vicenda dei difetti che
uno l'avvisa nell'altro: e ciascuno dia l'avviso, o lo riceva con spirito di umiltà, e di carità e
chi da l'avviso ricordi le parole del N. S. G. C. = Vedi la piccola paglia nell'occhio del tuo
fratello, e non vedi la trave, che stà nell'occhio tuo. =

19. Nell'esercizio degli Uffizj umili e bassi sieno pronti ad intraprender quelli ne' quali
sentono più ripugnanza, specialmente qualora fossero imposti dai Superiori, e perciò
anche i Sacerdoti, e Cherici serviranno a mensa, e in cocina, e si eserciteranno in altri
Officj umili a giudizio dei medesimi.

20. Se alcuno sapesse qualche tentazione di altri ne dia avviso al P. Spirituale, ovvero al
Superiore, onde possa dare a colui, che è tentato quegli ajuti spirituali, che sono necessarj
per vincere la tentazione.

21. Tutti faranno l'Ottavario della Epifania, i dieci giorni di preparazione alla S.
Pentecoste, e l'Ottavario del Corpus Domini, e la Novena del S. Natale del N. Signore G. C.,
le Novene delle principali Feste della Madonna SS., della dedicazione di S. Michele
Arcangelo, di S. Giuseppe, della Decollazione di S. Gio: Batta, dei SS. Apostoli, e
consagreranno il mese di Maggio a Maria SS., e il Mese di Giugno al preziosissimo sangue
del N. S. G. C.

22. Si pratichi spesso l'uso delle aspirazioni a Dio specialmente quando si ascolta il suono
dell'Orologio, e delle Campane.

Capo 9. Della osservanza delle SS. Regole, e Costituzioni

Et quicumque hanc Regulam secuti fuerint pax super illos, et misericordia. (Ad Gal. 6. 16)
1. Come l'Apostolo S. Paolo implora la pace e la Misericordia di Dio per tutti quelli, che
avrebbero seguito quella regola, che loro dava, così non si trova uno, che goda della vera
pace dei figli di Dio, se non osserva le Regole del proprio S. Istituto, perciò tutti della
Congregazione per godere della vera pace dei figli di Dio, e per ottenere copiosissime
misericordie dal Padre celeste, come figli di Dio, che nelle SS. Regole e Costituzioni
conoscono dichiarata la volontà del loro Padre Celeste, le osserveranno tutte
amorosamente, e sempre, secondo lo spirito del nostro S. Istituto. E perciò

2. Tutti avranno in singolare venerazione le SS. Regole, e Costituzioni, considerandole,


come mezzi datici dal medesimo Iddio per acquistare quella perfezione, che conviene alla
nostra S. Vocazione.

3. Tutti una volta il mese leggeranno od ascolteranno leggere le SS. Regole affinché restino
loro più impresse, e più esattamente le osservino, e a questo fine ancora si leggeranno in
Refettorio nei p[ri]mi giorni di ogni mese non impediti da Festa solenne, e ciascuno ne
avrà presso di se il libretto.

4. Ciascuno avanti la cena si esaminerà sulla osservanza delle SS. Regole, e trovandosi reo
imporrà a se stesso una conveniente penitenza.

5. Nelle Confessioni Sagramentali faranno l'accusa dei difetti commessi contro le SS.
Regole e Costituzioni, come mezzo per acquistare gran perfezione.

6. Nelle conferenze private, e nei rendiconti, che ciascuno farà al P. Spirituale parlerà di
proposito sù i difetti, e sù ciò, che meglio stabilisce l'osservanza delle SS. Regole, e
Costituzioni.

7. Chiunque per qualsivoglia motivo giungesse dopo incominciato qualunque atto di


Comunità genuflesso domanderà la Benedizione al Superiore, e vi resterà sino al segno
che ne darà il medesimo, e niuno anderà in Refettorio alla seconda tavola se non è
impedito: e perciò chiunque fosse stato impedito da principio della prima vi anderà
sebbene incominciata, e ciò per profittare della Lezione spirituale.

8. Chiunque senza essere stato impedito da qualche Opera di Ministero, o da qualche


incarico impostogli dal Superiore non intervenisse a qualche atto di comunità, ne esporrà
la ragione al medesimo, e rimetterà in altro tempo quelle opere spirituali, che ha lasciato
qualora altrimenti non paresse al medesimo Superiore.

Capo 10. Del Silenzio

Erit cultus justitiae silentium (Is: 32.17)

1. Tutti nella Congregazione dobbiamo secondo la nostra S. Vocazione attendere


all'acquisto della evangelica perfezione, e poichè uno dei principali mezzi per conseguirla
è lo spirito di orazione, il quale non si può ordinariamente acquistare, custodire, ed
accrescere, se manca il silenzio, perciò è tanto necessaria la perfetta osservanza del S.
Silenzio, quanto è necessaria l'orazione per arrivare alla intima unione con Dio, laonde
per amore del N. S. G. C. tutti lo imiteranno anche nel S. Silenzio, osservando almeno
quanto siegue.

2. Fuori del tempo della Ricreazione o Conferenze di Studio, o di ciò, che occorre
necessariamente dirsi secondo i respettivi officii, si deve osservare il silenzio in modo, che
nessuno parli se non come di passaggio e con poche parole e con voce bassa, quando la
necessità o una evidente utilità lo richiede.

3. Quando alcuno ha bisogno di parlare con altri della Comunità per un certo spazio di
tempo o con gli esterni, non lo farà se non con la licenza e in luogo determinato dal
Rettore.

4. Per non disturbare il comune silenzio useranno molta diligenza di non far rumore sia
nel caminare, sia nell'aprire e chiudere le porte.
5. Nella sagrestia non si parlerà se non sotto voce, e quando lo richiede l'urgenza stessa
dei bisogni di sagrestia: nella Chiesa poi non si parli se non per la pura necessità; e si
risponda piuttosto col cenno, che con la parola, se ciò basta alla necessità del momento.

6. Nel tempo poi che si sta a Messa, Conferenze spirituali, o agli altri atti di Comunità non
parleranno mai ad alcuno eccetto il caso di un urgente bisogno, ed allora si farà con
pochissime parole, e con voce bassa, e meglio sarebbe farlo col cenno se ciò basta.

7. Eccettuati quei, che per grave ragione sufficiente hanno il permesso dal Superiore,
niuno parli con coloro, che stanno in prima probazione, ed anche in Noviziato, il che
ancora si praticherà con gli studenti di diverse scienze, i quali neppure potranno parlare
fra di loro.

8. Osserveranno silenzio rigorosissimo quando è suonato il segno del silenzio sì del


giorno, che della notte, e l'osserveranno fino dopo il primo atto comune, ed in tal tempo
non si parlerà neppure al Rettore meno il caso di necessità.

9. Per mantenere il silenzio, e la unione con Dio allorchè camminano pel S. Ritiro tutti i
Sacerdoti, e i Chierici, sempre con tuono di voce da poter essere sentiti dagli altri, perchè
niuno si faccia vincere dalla negligenza, diranno il Salmo [116] ,, Laudate Dominum
omnes gentes etc.,, ed il Salmo [50] ,, Miserere mei Deus etc. (b2) ,, od altro Salmo, o
divota orazione ad arbitrio. I Fratelli Coadjutori in vece reciteranno i Pater, Ave, e Gloria,
o altre Orazioni, o Giaculatorie a seconda della propria divozione.

10. In generale parli sempre ciascuno con voce bassa sia pe' Dormitorj sia nelle Camere
sia anche nelle Officine, il che si deve pure praticare con gli infermi, allorchè debbono
visitarli.

Capo 11.º Della Modestia

Modestia vestra nota sit omnibus hominibus (Ad Philip. 4.5.)


1. Dobbiamo imitare il N. S. G. C. anche nella santa modestia, onde se l'Apostolo S. Paolo la
ordinava a tutti in guisa da farla risplendere innanzi a tutti gli Uomini, molto più deve
risplendere in noi, che secondo la nostra sublimissima vocazione dobbiamo nella Chiesa
di Dio, come Sacerdoti fare le veci del N. S. G. C. nelle preziose imprese della maggior
gloria di Dio, e della salute eterna delle anime; e i Fratelli Coadjutori nella loro condizione
vi debbono pure cooperare, e perciò colla fiducia in Dio dobbiamo imaginare di vedere in
fede la modestia interna del N. S. G. C. per apprendere in qualche modo quale fosse la sua
modestia esteriore nei cinque sentimenti del suo corpo santissimo, e nel suo esteriore
portamento, e fino nelle sue vestimenta tutto spirante gravità senza peso, ilarità senza
tristezza, amabilità senza indecente familiarità, umiltà, mansuetudine, semplicità,
cordialità senza passione, e quel tutto, che compunge, che edifica, e che porta i cuori a
Dio. E perciò:

2. Tutti nelle loro azioni esteriori facciano risplendere la umiltà unita ad un portamento
ilare insieme e modesto in modo da edificare coloro, con cui avranno a trattare.

3. Per custodire il raccoglimento terranno ordinariamente gli occhi abbassati senza girarli
curiosamente in questa o in quella parte specialmente in Chiesa in tavola e in qualunque
pubblica azione.

4. Il capo non si volti leggermente in qua e in là, ma si tenga dritto, e non inchinato
all'uno o all'altro lato.

5. Facciano tutti apparire nel loro volto piuttosto una santa allegrezza, che dimostri la
serenità e pace dell'anima, e non mai tristezza, o altro affetto meno ordinato.

6. Terranno le mani composte, e le braccia piegate con decenza, e non mai penzoloni, o
dentro le tasche, come ancora quando staranno seduti terranno i piedi quasi giunti senza
incrociarli, nè allargheranno molto, o stenderanno le gambe ne le soprapporranno l'una
all'altra.
7. Il camminare sia moderato senza notabil fretta [,] meno il caso di una urgente necessità,
e andranno compostamente, e non appoggiati gli uni agli altri senza bisogno.

8. Quando andranno agli atti comuni, o ne partiranno cammineranno gli uni dietro gli
altri, oppure due a due affine di evitare la confusione.

9. Nell'andare fuori se sono molti vadano a due o a tre secondo l'ordine del Rettore, ma
ordinariamente si preferisce l'andare a trè.

10. Si guarderanno dal troppo parlare, o troppo alto, o con troppa fretta, come anco dal
ridere smoderatamente ed in modo indecente.

11. Finalmente siamo obbligati d'imitare la modestia del N. S. G. C. non solo quando siamo
alla vista degli Uomini, ma eziandio quando siamo ovunque soli, o in camera alla
presenza solamente di Dio, e del nostro S. Angelo Custode.

Capo 12. = Dei doveri comuni verso i Superiori =

Et erat subditus illis (Luc. 2.51.)

1. Il N. S. G. C. sebbene sia l'indipendente per essenza perchè Dio, pure per la nostra
salute, e pel nostro esempio si è fatto dipendente a Maria SS. sua purissima Madre, e a S.
Giuseppe suo Padre putativo ambedue poveri, di condizione assai bassa innanzi agli
Uomini, e con perfezione incomprensibile in tutta la sua vita SS. ha eseguito tutti gli officii
e doveri di sudditanza, onde tutti siamo obbligati, colla fiducia nella sua grazia ad imitarlo
con gran perfezione, e sempre con eseguire tutti i nostri doveri verso i superiori. E perciò

2. Ciascuno incontrandosi co' Superiori li saluterà con umiltà, e tutti si saluteranno


vicendevolmente gl'inferiori prevenendo i Superiori.
3. Nessuno curiosamente cerchi di sapere ciò, che appartiene al governo del S. Ritiro o
della Congregazione se non quegli, cui spetta per officio, e ciascuno pieno di confidenza
aspetti di essere governato come lo fosse da Dio.

4. Tutti riconoscendo Iddio nel Superiore quando escono o tornano al S. Ritiro si


presenteranno al Rettore, e in sua assenza a chi ne fa le veci, e genuflessi imploreranno da
Lui la Benedizione.

5. Parlando col Rettore lo chiameranno Padre o Vostra Paternità, e ciò per ispirare fiducia
e sommissione figliale in G. C.

6. Quando alcuno viene ammonito da qualunque Superiore per disporsi ad avere la grazia
di profittare dell'ammonizione, genuflesso sottovoce dica l'Ave Maria, e lo ascolti con
umiltà e sommissione, e non lo interrompa.

7. Se ad alcuno sarà stata negata qualche cosa da un Superiore non tratti con altro
Superiore di quella stessa cosa senza manifestargli la risposta avuta dal primo sia inferiore
sia maggiore, e dirà ancora le ragioni per le quali gli è stata negata.

8. Chiunque non potesse eseguire qualche incombenza ne avvisi in tempo il Superiore


affinchè vi provegga.

9. Nessuno faccia mortificazioni in pubblico, nè predichi senza il consenso del Superiore:


in quanto al Predicare si eccettua il caso improviso, in cui mancando sul momento altro
Predicatore destinato uno dei nostri già approvato, ed esercitato nella Predicazione fosse
chiamato a supplire per non lasciare un vuoto.

Capo 13. Dei doveri verso se stesso, ed altri doveri comuni.

Me oportet operari opera Ejus, qui misit me donec dies est, veniet nox quando nemo
potest operari (Io: 9.4)
1. Mentre viviamo non arriviamo mai a comprendere il valore infinito del dono, che ci fa
Iddio quando ci dà un momento di tempo, e perciò tutti i momenti della vita, che
misericordiosamente ci concede sono altrettanti doni innumerabili di valore infinito
perchè ne profittiamo a vantaggio dell'anima nostra per compire il sommo, l'eterno,
l'incomprensibile negozio della Beata Eternità; per profittare dell'inestimabile dono del
tempo, N. S. G. C. si è degnato darci l'esempio del buon uso di esso, assicurandoci, che Egli
in tutta la sua vita sempre ha operato, e ci avverte, che sta per venire quella notte, ossia la
morte, dopo la quale niuno può operare a profitto dell'anima propria, laonde siamo
obbligati a profittare di tutti i momenti del tempo, che Iddio ci concede per arricchirci di
molti meriti e per l'acquisto della nostra maggiore santificazione. E perciò

2. Tutti per tutte le opere spesso rinnoveranno la retta intenzione, e si troveranno sempre
utilmente occupati o in cose spirituali, o di studio, ovvero in opere manuali, o di S.
Ministero. Che se alcuno dopo aver terminato le sue incombenze si trovasse senza qualche
occupazione, si porti dal Superiore da cui intenderà ciò, ch'egli abbia a fare.

3. Quei che studiano debbono tenere molto frequente l'uso di parlare latino nelle
conferenze di studio e nelle scuole.

4. Nessuno dorma con fenestra aperta, né senza la camicia, e le mutande, o in qualunque


modo scoperto.

5. Ognuno sarà sollecito di conservare una onesta pulizia nelle vesti, e negli oggetti, che
gli saranno dati per uso proprio, e si asterranno da una pulizia troppo esquisita o affettata.

6. Tutti terranno ben disposta ed accomodata la camera, ed ogni altra cosa loro affidata.

7. Nessuno esca di camera se non decentemente vestito, e perciò tutti porteranno pel S.
Ritiro la berretta, la fascia, il collare, e le scarpe; e quando stanno per uscire eviteranno di
portare il mantello sul braccio, e di porsi il cappello in testa senza un vero bisogno prima
di uscire dalla Porteria.

8. Per avere riguardo alla sanità, alla temperanza e buon esempio nessuno mangierà nè
beverà fuori di casa, senza licenza del Superiore, il quale non l'accorderà senza vero
bisogno, e una ragione molto edificante.

9. Sentendosi alcuno fuori del solito indisposto ne avvisi il e nessuno prenda medicina
alcuna, o elegga Medico, o gli domandi consiglio senza licenza del Superiore.

10. Ognuno subito che si leva copra il suo letto, e all'ora solita insieme con le altre cose lo
rassetti.

11. Tutti almeno una volta la settimana scopino la camera, eccetto quelli che per
occupazioni di molta importanza o per indisposizioni di salute a giudizio del Superiore
debbono essere ajutati:

12. Nessuno esca dal S. Ritiro se non quando, e con quel compagno, che vorrà il Rettore.

13. Quando alcuno domanda al Rettore la licenza di andare a qualche luogo, o a visitare
qualche persona deve dire a quale fine vuole andarvi, e nell'istesso giorno riferisca al
Rettore ciò, che avrà fatto come giudicherà ch'esso voglia, e la natura della cosa lo
richiederà.

14. Nell'entrare od uscire del S. Ritiro non si suoni la campanella nè più forte nè più
spesso di quello, che conviene, e nessuno esca, nè entri se non per la porta ordinaria.

15. Ognuno, che si trova fuori, ritorni nel S. Ritiro innanzi notte, nè esca innanzi giorno
senza licenza del Rettore.
16. Quando alcuno per viaggio passerà per luogo ove sia alcuno dei SS. Ritiri della
Congregazione non andrà ad altro alloggiamento, e sarà soggetto in tutte le cose agli
ordini del Superiore locale, come gli altri, che abitano nel medesimo Ritiro, e se alcuno
andrà per trattar negozj, non li tratterà se non secondo il consiglio, ed indirizzo del
medesimo.

17. Nessuno dei Fratelli Coadjutori: impari a leggere o a scrivere o qualsivoglia scienza
senza la espressa licenza del Rettore Generale.

18. Ciascuno si astenga dal parlare di se in ciò, che può fomentare l'amore proprio, e le
notizie del secolo non si raccontino senza ragione e frutto spirituale.

19. Tutti si asterranno diligentemente dall'essere Tutori, Procuratori di affari, ovvero


Esecutori Testamentarj, dal trattar Matrimonj, o far da Padrini, e da qualunque faccenda
secolaresca.

20. Tutti impareranno la lingua del paese, in cui dimorano senza lasciare la coltura della
lingua propria.

Capo 14. Dei doveri verso gli altri

Alter Alterius onera portate, et sic adimplebitis legem X.ti (Ad Gal. 6.2.)

1. Nella vita di comunità il più difficile è il mantenere a vicenda la carità, e perciò il N. S.


G. C. mentre conversava con i suoi Apostoli si è fatto a tutti modello di quella carità
paziente, con la quale uno deve sopportare i difetti dell'altro, sebbene Egli fosse senza
difetti, onde se tutti abbiamo i nostri difetti, e questi maggiori quando crediamo di non
averli, quanto più noi dobbiamo sopportare quelli degli altri per imitare in tutto e sempre
il N. S. G. C.; e poichè gli atti di convenienza, e di così detta educazione considerati
cristianamente sono altrettanti officii della carità, perciò non solo dobbiamo sopportare
con pazienza gli altrui difetti, ma dobbiamo ancora esercitare con tutti gli Officj della
cristiana educazione. E perciò 2. Nessuno s'intrometta nell'Officio degli altri, nè entri in
camera altruj, o nelle officine comuni senza particolare o generale licenza del Superiore,
nè apra la porta prima che batta, e che senta dire ,, Sia lodato Gesù e Maria ,, il che si deve
ripetere anche nell'uscire, e stia aperta la porta mentre stanno dentro insieme.

3. Eccetto quelli, che hanno tale autorità dal Superiore niuno comandi ad altri alcuna
cosa, nè riprenda veruno.

4. Quei, che col permesso del Superiore visiteranno gl'infermi del S. Ritiro parlino con
voce bassa, e di cose, che possano santamente rallegrarli, ed ai circostanti sieno di
edificazione nel Signore.

5. Nessuno mentre sta in Refettorio si scuopra il capo ad alcuno de' nostri se non fosse il
Rettore, e quando in tavola manca ad alcuno qualche cosa chi siede vicino ne dia avviso a
chi serve, e ciò faccia col cenno indicando ciò che manca.

6. Quei, che escono porranno il segno al proprio nome nella tavoletta presso la porta, e
avviseranno il Portinaro ove anderanno se ciò occorre o per la urgenza di portarsi a
confessare qualche infermo aggravato, o per altra plausibile ragione.

7. Tutti secondo il proprio grado, offerendosi opportuna occasione si sforzino con pii
discorsi indurre il prossimo a miglior vita, e col consiglio, e colla esortazione invitarlo alle
opere buone specialmente alla confessione.

8. Tutti si guardino da quell'affetto, che suole indurre alcuno di una nazione a sentire o
parlare male dell'altra, perciò nessuno introduca discorsi di guerre fra i Principi Cristiani
se non per pregare senza mostrare propenzione per uno piuttosto che per un altro.

9. Nessuno parlerà se non in bene de' pii Istituti, ch'esistono nella Chiesa: nè parlerà della
nostra minima Congregazione in modo, che venga ad anteporla alle altre.
10. Non si ammettano fra i nostri dottrine differenti nè con parole, nè con libri, o scritti, i
quali non si potranno stampare senza espressa licenza del Rettore generale, il quale se lo
crederà darà l'approvazione in iscritto.

11. Schivino tutti per quanto potranno, la diversità de' pareri anche nelle cose agibili, e
niuno sostenga ostinatamente il proprio parere con pregiudizio della carità.

12. Tutti si porteranno scambievolmente gran rispetto, ed insieme conversino tra loro con
ogni affabilità, e cordialità, fuggendo però in ogni modo le amicizie particolari come
rovina della carità comune.

13. Tutti nel conversare si guardino dal dare alcun segno di molestia o di risentimento o
dal mostrarsi offesi da chicchesia, nell'istesso modo non offenderanno altri nè con parole,
nè con fatti, nè in qualsivoglia altra maniera.

14. Per conservare il rispetto scambievole tutti nel parlare comune ai Sacerdoti e a quelli
che sono in sacris diranno vostra Reverenza per accrescere la venerazione alla S.
Ordinazione, ai Chierici e ai Fratelli Coadjutori diranno vostra carità apprendendo come
per carità quanto ognuno eseguisce nel proprio officio.

15. Nessuno toccherà eziandio leggermente la riputazione degli altri, massime de'
Superiori, e molto meno ardirà di censurare alcuna Regola o Costituzione o qualunque
uso che si tiene dalla Congregazione.

(Parte 2ª Regole dei Fratelli Coadjutori…)

Parte 3ª Regolamento quotidiano e Degli Esercizj


spirituali comuni.2

2
Orig. Degli Esercizi spirituali comuni, e del Regolamento quotidiano. Fu il Pallotti a volere che il
Regolamento quotidiano venisse anteposto agli Esercizi spirituali comuni. Nell'edizione del testo,
naturalmente, seguiamo la sua volontà.
Capo 1 Del Regolamento Quotidiano

1. Dato il segno della levata tutti appena destati si leveranno e si rivolgeranno subito a
Dio, con affetti, e preghiere come siegue, o altre di particolare divozione, baciato il SS:
Crocefisso prenderanno l'acqua benedetta segnandosi col segno salutare della Croce, ed
ecciteranno la fiducia di essere fortificati colla potenza del Padre, illuminati colla sapienza
del Figliuolo, e santificati colla virtù, e carità dello Spirito Santo.

2. Quindi per accrescere la fiducia nella grazia, onde passare la giornata colla pienezza, e
colla perfezione di opere sante sono esortati a segnarsi di nuovo coi più vivi, e sinceri
sentimenti del cuore espressi così:
Ponendo la mano destra al capo diranno: = Da me nulla posso =
Ponendola sotto il petto diranno: = Con Dio posso tutto =
Ponendola alla spalla sinistra, e poi alla destra: = Per amore di Dio voglio far tutto
=
Congiunte le mani supplichevoli innanzi al petto:
= A Dio l'onore, a me il disprezzo =

3. Tutti sono esortati per direzione spirituale di somma importanza rinnovare in tal modo
il segno salutare della S. Croce spesse volte al giorno, e specialmente nelle seguenti
circostanze:

1. Tutte le volte, che sentiranno qualunque segno di Comunità; poichè è di somma importanza
per fare bene gli Atti di Comunità per i quali reggerà l'opera della Congregazione, che
ciascuno vi si porti coi sentimenti espressi in questo segno di Croce.

2. Nelle tentazioni di qualunque specie, poichè l'eccitare tali sentimenti è un mezzo molto efficace
per vincerle tutte.

3. Nel principio, e proseguimento delle operazioni più, o meno durevoli; più, o meno grandi,
poichè tutte sono grandi pel fine nobilissimo della nostra Congregazione, e di tutta la nostra
Pia Società.
4. Ciascuno nel vestirsi col più vivo, ed efficace desiderio, (secondo lo spirito della nostra
Congregazione), che tutte le creature conoscano, onorino, adorino, e obbediscano a Dio
reciterà il Salmo 94. ,Venite exultemus Domino etc. e come si recita nel Divino Officio
della Ottava della Epifania s'interpone il Versetto = Christus apparuit nobis venite
adoremus =, e poi / {(56)} ad arbitrio la seguente analoga:

Orazione. Domine Iesu Christe Salvator noster Deus omnipotens, Qui cuncta creasti, Rex
magnus super omnes Deos in Cuius potestate, ordine, et gubernatione sunt omnia: Tibi
Deo nostro confitemur, et gratias agimus, Qui fecisti nos ad imaginem, et similitudinem
tuam. Respice propitius super oves pascuae tuae, et introducere digneris in requiem
sempiternam. Qui vivis, et regnas cum Deo Patre, et Spiritu Sancto, in saecula saeculorum.
Amen.

5. Quindi per ottenere per noi e per tutti la misericordia, e la grazia del N. S. G. C., e la vita
eterna con gran fiducia diranno il Salmo 66: Deus misereatur nostri, et benedicat nobis
etc. e poi ad arbitrio la seguente analoga

Orazione. Illuminare quaesumus Domine vultum tuum super nos, et benedictionem


perpetuam largire, ut confitentes Te Trinum et Unum, in timore sancto laetemur, et
exultemus in salutari nostro Iesu Christo; Quem ut in humilitate carnis venisse
cognovimus, ita venturum Iudicem super nos clementem sentiamus. Per eumd: Christum
etc.

6. Reciteranno il cantico Magnificat intendendo di recitarlo con quei sentimenti con i


quali lo pronunziò la gran Madre di Dio Maria SS:

7. Diranno il Cantico Benedictus Dominus Deus Israel etc. e intenderanno recitarlo coi
sentimenti del S. Profeta Zaccaria.

8. E finalmente coi sentimenti del S. Profeta Simeone diranno il Cantico: Nunc dimittis per
dare principio alle opere del nuovo giorno colla disposizione alla morte.
9. Se ad alcuno avanzerà tempo potrà ripetere una, o più volte alcuno dei prescritti Salmi,
o Cantici, o altre preghiere ad arbitrio fino che si dà il segno della Meditazione.

10. I Fratelli Coadjutori dal momento della levata fino all'ora della Meditazione diranno i
Pater, Ave, e Gloria e a ciascuno di questi interporranno il versetto = Christus apparuit
nobis venite adoremus. = e faranno tale orazione coi sentimenti di zelo, e di divozione di
sopra espressi per la recita dei Salmi, e Cantici.

11. Dato il segno della Meditazione in comune ognuno nella sua camera genuflesso
rimirando la terra potrà dire a se stesso = Quid superbis pulvis, et cinis? =

12. Quindi ciascuno baciata affettuosamente la imagine del SS: Crocefisso, e di Maria SS:,
e implorata la loro Benedizione dicendo umilmente = Gesù mio Misericordia = Maria SS:
Misericordia, composto negli abiti, modesto nel portamento con passo grave non lento, nè
affrettato si porterà subito in Coro per farvi la S. Meditazione.

13. Terminata Meditazione, e le Preci, e dato il segno della Messa colla campana essendo
già suonata l' Ave Maria del giorno nel principio della S. Orazione, i Chierici, e Fratelli
Coadjutori resteranno in Coro per udirvi la S. Messa.

14. Tutti sono esortati a fare la Comunione spirituale quando si comunica il Sacerdote
all'Altare, ed anche più volte al 1 giorno, e specialmente quando si portano a visitare Gesù
Sagramentato.

15. I Sacerdoti che debbono confessare, dopo la Meditazione, si porteranno a confessare


in Chiesa. Quelli poi che non debbono confessare possono recitare le Ore Minori ognuno
da se nel tempo della prima Messa.
16. Quello, che deve celebrare la seconda Messa, nel tempo della prima farà la
preparazione, o dirà le Ore Minori se già l'avesse fatta; e così successivamente, e con
ordine.

17. Terminata la Messa i Fratelli Coadjutori si porteranno immediatamente ad eseguire le


incombenze del proprio officio; e gli Studenti si porteranno allo studio.

18. I Sacerdoti non occupati nel confessare nel corso della mattina avranno un'ora e
mezzo di tempo per la preparazione, celebrazione, e ringraziamento della S. Messa; tutte
le altre ore della mattina libere dagli atti di comunità in Coro, debbono occuparle nello
Studio, o in altre opere imposte dal Rettore.

19. Un'ora dopo la prima Messa vi sarà la colazione, a cui si premette la seguente:
= Benedizione. =
Benedicite = . Deus =
Nos, et ea quae sumus sumpturi benedicat dextera X.ti in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. =
Amen.
= Per le grazie. =
Agimus Tibi gratias Omnipotens Deus pro universis beneficiis tuis, Qui (3) vivis, et regnas in
saecula saeculorum = Amen.
. Beata viscera Mariae Virginis, quae portaverunt aeterni Patris Filium.
. Et beata ubera, quae lactaverunt X.tum Dominum.
. Divinum auxilium maneat semper nobiscum.
. Et cum Fratribus nostris absentibus. Amen.
. Benedicamus D[omi]no. = . Deo gratias. =
. Fidelium animae per Misericordiam Dei requiescant in pace. = . Amen.
= Pater noster etc. = . Et ne nos inducas etc. . sed libera etc. =
. Deus det nobis suam pacem. = . Et vitam aeternam == Amen.
Ps: [116] Laudate Dominus omnes gentes etc. Gloria Patri etc.

20. Gli Studenti dopo la colazione faranno una brevissima Visita a Gesù Sagramentato,
alla B.ma Vergine Regina degli Apostoli, e ai SS: Apostoli; quindi si porteranno ad eseguire
quanto è prescritto nel loro Orario.
21. Nel principio di tutti gli Esercizj di studio in comune, o in camera si premette sempre
in ginocchio la seguente.
Veni S. Spiritus etc.
. Emitte spiritum tuum etc. = . Et renovabis etc. =
Oremus. Deus qui corda fidelium etc.
Deus qui superbis resistis etc. per eumdem X.tum Dominum nostrum = Amen.
Regina Apostolorum = Ora etc.
= In fine dello studio genuflessi diranno: =
Confirma hoc Deus quod operatus es in nobis a templo sancto tuo quod est in Ierusalem .
Per sacrosancta humanae etc. = Mitte Domine operarios etc.
Per merita, et intercessionem etc. = Mitte Domine etc.
Regina Apostolorum etc. = Ut mittat operarios in messem suam etc.

22. Un'ora e mezzo avanti il mezzo giorno vi sarà la Conferenza di studio, alla quale
interverranno tutti i Sacerdoti, che dimorano nel S. Ritiro, e da cui niuno si potrà
dispensare senza una legitima causa da approvarsi dal Rettore. In essa si dovrà trattare
uno o varj punti di scienza sagra, ossia della S. Scrittura, o di S. Teologia Dommatica,
Polemica, Morale, Ascetica, e Mistica descritti, e disposti in Tabella dal Prefetto degli Studj
per ogni settimana per comodo di tutti, onde abbiano campo di prevedere le materie
analoghe, e per ciascun giorno dallo stesso Prefetto sarà destinato chi deve proporre il
punto, cui per turno tutti debbono corrispondere, secondo il metodo, che è prescritto dalle
Costituzioni.

23. Un quarto d'ora prima del Mezzogiorno si diranno in Coro i Salmi di S. Bonaventura
per ottenere la grazia di una santa vita, e di una buona morte; quindi si farà l'esame
particolare sopra l'acquisto di qualche virtù, o l'estirpazione di qualche vizio, e si darà uno
sguardo su ciò, che si è fatto dalla levata della mattina sino a quell'ora, e si reciteranno le
altre preci prescritte.
24. I Fratelli Coadjutori invece dei Salmi reciteranno cinque volte il Pater, Ave, e Gloria in
memoria della Passione del N. S. G. C. e dei dolori di Maria SS: per ottenere una vita di
grazia, per morire della morte dei giusti.

25. Terminate le Preci si porteranno in Refettorio, nel quale entrati faranno l'inchino
profondo al SS: Crocefisso, e tutti colle mani modestamente composte innanzi al petto,
staranno in piedi presso la mensa per recitare le Preci della Benedizione, che si farà
sempre secondo il rito della Chiesa, da un Sacerdote per turno.

26. Fatta la Benedizione della mensa in tutti i Venerdì, e in tutti i giorni di digiuno tutti
genuflessi diranno sottovoce cinque Pater, Ave, e Gloria in memoria della Passione di G. C.
e dei dolori di Maria SS: colle braccia distese in forma di Croce per la conversione dei
poveri Peccatori, Infedeli, ed Eretici.

27. Quindi ciascuno con quiete, e modestia si porrà a mensa, e la prima volta, che tocca il
pane lo bacierà come dono della Divina Misericordiosa Provvidenza.

28. Terminata la Refezione si fà il rendimento di grazie secondo il rito della S. Chiesa. E


fatto l'inchino profondo al SS. Crocefisso, dicendo chi dirige le Preci = Per ottenere la
perfetta contrizione, e il perdono de' nostri peccati diciamo di cuore = si comincia il Salmo
[50] Miserere col Gloria Patri etc. e si portano in Coro per farvi il devoto breve Esercizio
assegnato in tal punto.

29. Usciti dal Coro si porteranno alla Ricreazione, e ciascuno tenga un tal tempo come
quello che G. C. concedeva alcune volte ai suoi Apostoli allorchè diceva: = Venite a
prendere un poco di riposo = e perciò parli, ed operi come si diporterebbe se si trovasse a
ricrearsi con G. C. e perciò custodisca vivissima la Fede della Presenza di Dio.

30. Come i Fabri, e Mercadanti nelle loro ricreazioni parlano spesso delle opere di loro
Professione, così noi dobbiamo parlare delle opere del S. Ministero, e dell'acquisto della
Evangelica Perfezione.
31. Affinchè tali discorsi non si omettano mai nelle nostre Ricreazioni, per turno uno per
settimana destinato dal P. Spirituale aprirà la Ricreazione fin da principio con discorsi
analoghi alle varie parti dell'Evangelico Ministero, e alle virtù cristiane.

32. Nel luogo della Ricreazione vi sia una cassettina in cui si terranno descritte in tante
cartoline quelle Massime Scritturali, e specialmente Evangeliche, che sono più a proposito
per la Vita Apostolica e passato il primo quarto della Ricreazione se ne estrae una a sorte,
e sù quella si prende a parlare.

33. Ad ogni quarto d'ora della Ricreazione, colla campana di Comunità si darà il ricordo
della Presenza di Dio, e della Eternità, affinchè il Demonio non abbia a danneggiare
alcuno nell'anima; e perciò il Rettore o altri in sua vece, che si troverà in Ricreazione
all'udire un tal segno dirà = Presenza di Dio = e gli altri risponderanno = Eternità = ma con
tuono grave, e divoto; e si dirà lo stesso se nel parlare alcuno si accendesse alquanto, e ciò
detto si cambierà la materia del discorso.

34. Dato il segno del fine della Ricreazione, tutti al momento si pongono in perfetto
silenzio, troncando non solo il discorso, ma ben anche la parola incominciata, e in tal
modo coroneranno la Ricreazione con un' atto di Ubbidienza, e di mortificazione.

35. Nei mesi in cui secondo l'Orario vi è il riposo, immediatamente dopo la Ricreazione,
quelli che vorranno riposare; prima di coricarsi faranno genuflessi qualche breve
Orazione alla B.ma Vergine, l' Angele Dei al S. Angelo Custode, e l'atto di Contrizione; ed
aspergeranno il letto coll'acqua benedetta, e baciato il SS: Crocefisso, e facendo umili, e
ferventi giaculatorie prenderanno riposo. Di tali armi sp[iri]t[ua]li ne abbiamo necessità
per non rimanere vinti dal Demonio Meridiano.

36. Quei, che non prendono riposo possono occuparsi in opere ad arbitrio, ma utili, e
convenienti al proprio stato, purchè non abitino insieme con altri nella medesima camera,
perchè allora staranno in quiete, ma non in ozio per non disturbare quei, che riposano.
Meglio sarebbe che il Rettore assegnasse loro un sito da trattenersi senza disturbare
alcuno, e senza pericolo di verun disordine.

37. Passato il tempo del ritiro in camera, nei mesi nei quali vi è, o non essendovi appena
terminata la Ricreazione, si porteranno alla Visita del SS: Sagramento, e di Maria SS: e
reciteranno anche il S. Rosario nel tempo in cui viene prescritto dall'Orario il dirsi dopo la
Visita; quindi ciascuno si porterà o allo studio, o alle respettive incombenze.

38. All'ora determinata vi è il Passeggio o nella loggia o nel giardino del S. Ritiro; ovvero
fuori di esso una, o due volte la settimana se lo crederà il Superiore e lo potrà accordare
più volte se ne conosce la necessità. Nell'uscire e tornare recitino sempre le Preci che sono
in uso nella Congregazione; e si ricordino di dare edificazione colla osservanza delle
Regole della Modestia, e a tale effetto si asterranno anche dal parlare, allorchè passano
per luoghi molto frequentati dal Popolo, e invece con molto profitto spirituale proprio, e
dei prossimi potranno pregare o insieme a voce sommessa, oppure ognuno da se.

39. Allorchè suona l' Ave Maria della sera, dopo l' Angelus Domini, o la Regina Coeli
secondo i tempi reciteranno un Pater, Ave, e Gloria alla SS: Trinità in ringraziamento dei
doni conceduti al Patriarca S. Giuseppe per ottenere per noi, e per tutti i moribondi la
grazia di una santa morte. ! e in fine diranno In manus tuas Domine commendo spiritum
meum, et proximi mei.

40. Nell'ora stabilita dall'Orario si porteranno in Coro per farvi la S. Meditazione della
Sera, e recitarvi le Preci; quindi anderanno in Refettorio ove giunti faranno tutto come
nella mattina.

41. Terminato il Refettorio si portano in Coro, recitando il Salmo [50] Miserere, vi faranno
l'Adorazione al SS: Sagramento, quindi si comincia l'Esame Generale con le Preci
assegnate.
42. Dopo l'Esame generale, e preci tutti si porteranno nella propria Camera, ove
entreranno col più vivo sentimento di Fede che la Camera è piena di Dio, e perchè tutto
Dio Uno nella Essenza, Trino nelle persone, infinito negli attributi con tutta la sua
sostanza, e con tutte le sue infinite perfezioni stà da per tutto: e perciò genuflessi lo
adoreranno profondamente, e imploreranno la Sua Divina Misericordia colle giaculatorie:
Dio mio misericordia - Gesù mio misericordia - Maria SS: misericordia - e diranno
= Oremus = Omnipotens sempiterne Deus, da nobis Fidei, Spei, et Charitatis augmentum, et ut
mereamur assequi quod promittis, fac nos amare quod praecipis. Per X.tum etc.
I Fratelli Coadjutori invece diranno: Dio mio credo in Voi, spero in Voi, amo Voi, mi pento
di avervi offeso.

43. Quindi con vero spirito di Fede, e di zelo aspergeranno coll'acqua benedetta trè volte il
letto, e nelle quattro pareti della camera intendendo non solo di fugare i Demonj, ma
eziandio di implorare tutti i doni di vita eterna per se, e per tutte le anime che sono e
saranno in tutte le parti del mondo.

44. Dopo ciò ognuno può recitare quelle preghiere, e giaculatorie, che gli suggerisce la
propria devozione, fino che và a riposare.

45. Tutti baciata la Imagine di Maria SS:, e di Gesù Crocefisso lasceranno il Crocefisso
sotto il capezzale, o cuscino, o lo terranno in mano se lo hanno appeso a una corona che
tengono pendente dal collo.

46. Sono tutti esortati di prender riposo con le braccia composte in forma di Croce sul
petto; e di tenere nelle mani o pendente dal collo la Corona di Maria SS.

47. Ognuno coricato si disponga al riposo facendo ferventi, ed amorose giaculatorie ai SS:
Cuori di Gesù, e di Maria, e formi la intenzione di rinnovare in tutti i respiri che darà
nella notte e sempre tutte le pie intenzioni, affetti, e Offerte che sono in uso negli Esercizi
spirituali quotidiani della nostra minima Congregazione, e ricordiamo in Fede, che Dio
bontà infinita, e perciò infinitamente diffusivo di se stesso, giorno e notte, e sempre, si
vuole comunicare all'anima n[ost]ra creata ad imagine, e similitudine sua.

48. Per conservare viva la fede della presenza di Dio in qualunque ora del giorno
nell'entrare in Camera, e nell'uscirne dopo un discreto trattenimento sono esortati fare
una genuflessione semplice per adorare Iddio sempre presente a noi, e a tutti.

Capo 2º = Esercizio spirituale quotidiano =

= Meditazione della mattina =


1. Tutti giunti in Coro per farvi la S. Meditazione si umilieranno innanzi la Maestà di Dio,
e col capo alquanto chino verso la terra diranno:
= Quid superbie pulvis, et cinis?
= e ripeteranno le parole dell'umile Publicano = Deus Deus meus propitius esto mihi maximo
peccatori =
(Il medesimo faranno tutte le volte che per gli atti comuni spirituali che si portano in
Coro, o ne partono per ottenere e conservare con umiltà i doni di Dio, colla differenza,
che in principio ciascuno dirà le dette parole sotto, voce, e in fine per tutti le ripete ad alta
voce il Direttore delle Preci.)

2. Quindi chi sarà destinato dal Rettore, per dirigere le Preghiere con sentimenti di
affettuosa divozione, e con buona voce senza cagionare noja dirà: prima le parole che gli
Apostoli indirizzarono al N. S. G. C.: Domine doce nos orare: Signore insegnateci a
pregare, quindi come siegue:
In Nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.

Colla più viva fiducia che il N. S. G. C. nel SS: Sagramento stà in Trono di grazie
aspettandoci con amore infinito per comunicarcele tutte ad ogni momento diciamo con
amore, e umiltà:
O Sacrum Convivium, in quo X.tus sumitur, recolitur memoria Passionis Eius, mens impletur gratia,
et futurae gloriae nobis pignus datur.
. Panem de coelo praestitisti eis
. Omne delectamentum in se habentem.
Oremus. Deus qui nobis sub Sacramento mirabili Passionis Tuae memoriam reliquisti, tribue
quaesumus ita nos corporis, et sanguinis Tui Sacra Mysteria venerari, ut Redemptionis Tuae
fructum in nobis jugiter sentiamus. Qui vivis, et regnas per omnia saecula saeculorum. Amen.

Angelus Domini nuntiavit Mariae, et concepit de Spiritu Sancto. = Ave Maria = etc.
Ecce ancilla Domini fiat mihi secundum verbum tuum. = Ave Maria = etc.
Et Verbum caro factum est, et habitavit in nobis. = Ave Maria = etc.
. Ora pro nobis Sancta Dei genitrix. =
. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus. Gratiam tuam quaesumus Domine mentibus nostris infunde, ut qui Angelo nuntiante X.ti
Filii Tui Incarnationem cognovimus, per Passionem Eius, et Crucem ad Resurrectionis gloriam
perducamur. Per eumdem X.tum D[omi]num nostrum. Amen.

(Nel tempo pasquale in vece si dice:)


Antiph: Regina coeli laetare Alleluja = Quia quem meruisti portare Alleluja =
Resurrexit sicut dixit All: = Ora pro nobis Deum All: =
. Gaude, et laetare Virgo Maria All:
. Quia surrexit Dominus vere = All:
Oremus. Deus qui per Resurrectionem Filii Tui Domini nostri Iesu X.ti mundum laetificare dignatus
es, praesta quaesumus, ut per Eius Genitricem Virginem Mariam perpetuae capiamus gaudia vitae.
Per eumdem X.tum Dominum nostrum. Amen.
Gloria Patri etc: = Gloria Patri etc: = Gloria Patri etc:
Angele Dei qui custos es mei, me tibi commissum pietate superna hodie illumina, custodi, rege, et
guberna. = Amen.
. Per sacrosancta humanae Redemptionis Mysteria.
. Mitte Domine operarios in Messem tuam , et parce populo tuo.
. Per merita, et intercessionem Beatissimae Genitricis tuae, et omnium Angelorum, atque
Sanctorum.
. Mitte Domine etc.
. Regina Apostolorum, et omnes Angeli, et Sancti rogate Dominum Messis.
. Ut mittat operarios in Messem suam, et parcat populo suo, ut omnes cum ipso, et Patre, et Spiritu
Sancto gaudere possimus in saecula saeculorum. - Amen.
Col più vivo desiderio che Dio sia conosciuto, amato, e glorificato da tutte le creature adesso, e
sempre diciamo di cuore: (così sempre avanti di dire in comune il seguente)
Salmo 116.
Laudate Dominum omnes gentes, laudate eum omnes populi.
Quoniam confirmata est super nos misericordia Eius, et veritas D[omi]ni manet in aeternum. (b3)
Gloria Patri etc. = Sicut erat in principio etc. = /

Con profonda umiltà, amore, e fiducia diciamo di cuore:


Si canta = Hymnus. =

Veni Creator Spiritus etc.


. Emitte Spiritum tuum, et creabuntur.
. Et renovabis faciem terrae.

Oremus. Deus qui corda fidelium S. Spiritus illustratione docuisti, da nobis in eodem spiritu (!)
recta sapere et de Eius semper consolatione gaudere.
Deus qui superbis resistis, et gratiam praestas humilibus concede nobis verae humilitatis virtutem
cuius in se formam fidelibus Unigenitus tuus exibuit, ut nunquam indignationem tuam
provocemus elati, sed potius gratiae tuae capiamus dona subjecti.
Omnipotens, et mitissime Deus, qui sitienti populo fontem viventis aquae de petra produxisti, educ
de cordis nostri duritia lacrymas compunctionis, ut peccata nostra plangere valeamus,
remissionemque eorum te miserante mereamur accipere.
Omnipotens sempiterne Deus, Qui abundantia pietatis tuae, et merita supplicum excedis, et vota
effunde super nos misericordiam tuam, ut dimittas, quae conscientia metuit, et adjicias quod oratio
non praesumit. Per X.tum Dominum nostrum. Amen.
Ave Maria etc. = Sedes Sapientiae = Ora etc. = Regina Apostolorum = Ora etc. =

Orazione.
Dio mio siamo indegni di avere il dono della fede pratica della vostra Divina Presenza, ma Voi ce lo
concedete per la vostra Misericordia Infinita, per i meriti infiniti di G. C., e per i meriti ed
intercessione di Maria SS:, e di tutti gli Angeli, e Santi, e nella fiducia di un tal dono Vi adoriamo
qui a noi presente Padre, Figliuolo, e Spirito S., ma le nostre adorazioni meritano di essere rigettate
da Voi, intendiamo però adorarvi sempre colle adorazioni degli Angeli, dei Santi, e della loro Regina
di Maria SS: e soprattutto intendiamo adorarvi colle adorazioni del SS: Cuore di Gesù.
Dio mio siamo indegni di avere il dono di meditare con frutto per noi, e pel nostro prossimo, come
vorrebbono meditare coloro, che sono morti, e morranno se tornassero a vivere in questa terra, ma
Voi ce lo concedete per la vostra Misericordia Infinita, per i meriti di G. C., e per i meriti, ed

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