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RIAE URBIUM ET REGIONUM ITALIAE RARIORES
XLVI . 1.
Pier Zagata
CRONICA
DELLA
CITTA' DI VERONA
Volume I
R?CF.,T7;:o
r
HISTORIAE
URBIUM ET REGIONUM
ITALIAE
RARIORES
XLVI. i.
Ristampa fotomeccanica
CRONICA
DELLA
CITTA' DI VERONA
Opera
di Pier Zagata
Volume I
DA PIER ZAGÀTA;
AMPLIATA, E SUPPLITA
AL MOBILE SIGNOR
DIONISIO NICHESOLA
, IN VERONA, MDCCXLV.
Per Dionifio Ràmanzini Libraio a San Tornio.
COTi HCEHZsi DE' SUPERIORI.
/
ILLUSTRISS.*10 SIGNORE!
a 2 rag-
ir
Ni
Nicbefolà , che fu degno di avere per ritoglierà Cat
An-
Antiquario , e Nichefola detto Alejfandro nelV Ordi
Bafierà dunque che noi diciamo che per tal modo col prò»
nanzi
nanzi agli occhi reggiamo apparirci fplendentiffimi lumi
queir
•• •
tifammo.
Pi Y. 5. HtoftrUn
A' LETTORI*
NOI
N O I
RIFORMATORI
AU-
XF»J
AUTORI
\ Leflandro Canobio
Battifta Platina.
Bernardin Corio.
Carlo Cannelli Canonico della Cattedrale di Verona.
Carlo Dufrefne Sia. di Cange .
Dottor Domenico Micheli Avvocato .
Abbate Ferdinando Ughellio.
Flavio Biondo.
Gabriello Simeoni.
Gafparo Sciopio Co: di C.hiaravalle .
Giambatifta Pigna.
Gianfrancefco Tinto.
Giornande .
Giovanni Bonifacio.
Giovanni Villani.
Girolamo dalla Corte.
Fra Leandro Alberti de' Predicatori.
Co: Lodovico Mofcardo.
Dottor Lodovico Antonio Muratori.
Marcantonio Sabellico.
Matteo Villani.
Fra Onofrio Panvinio Agoftiniano.
Fra
Paulo Diacono della Chiefa d'Aquileja.
Pietro Marcello Patricio Veneto.
Fra Piermaria Erbifti de' Predicatori.
Procopio di Cefarea.
Scipione Agnello Maffei Vefcovo di Mantova.
March. Scipione Maffei.
Sebaftian Sexlio.
Silio Italico .
Statuti della Città, e del Mercantil Magiftrato di Verona
Torello Saraina .
c sr
DI GIROLAMO FRACASTORIO
PROE-
P R OEMIO.
PIER
(a) Bifogna che il te fto fia viziato , perciocché da Aleflàndro fino
a uesu Lnfto, fecondo il computo del Zagara med efirn© , farebbeso
cord anni 3iz , e 1453 da Gesù Crifto fino al tempo che ep li ferirti
u prefen te Cronica. 11
PIER ZAGATA
CRONICA.
vano
PARTE PRIMA. 7
vano in maggior copia che in qualunque altro luogo della Gallia Ci
salpina , e forfè delP Italia tutta , fé Roma fi eccettui ^ ontP è che Se-
bafiian Serlio celebre Architetto Bolognefe- nel 111. libra del? Archi
tettura da effb compofìo , parlando ddP antico noflro Teatro ed altri
Edificj , nel colle , e a pie di quello fumati ,. ebbe così a favellare .
Ma le rume di quelli Edificj' fono- tante r e così abbattute dal
tempo , che farebbe grande fpefa e coniboia mento di tempo a
-volerle ritrovare . Avendone io veduti alcuni membri in piìv
parti del monte, mi dà ftupo>*e Colo a penlarvi. Ed è ben ragio
ne fe i Romani fecero cai cofe a Verona ; perciocché egli è il
più bel fito d'Italia-, per mio parere , di pianure, e di colli,, e
ai monti, ed anco d'acque ,. e fopratutto gli uomini di queilb
città fono molto generofi, e converfevoli . Ma perche imperfetta
farebbe Plfloria tC una città, fe- nulla fi dicejfe del Territorio fuo .
Noi peri , per- non fcoflarci dalla brevità , che ci ftam propofli di
feguire , molte cofe da parte lafciando , ci rifhngucrcmo fidamente a
dar contenga delP amplerà de funi confini , i quali al rne^p giorno
arrivavano fino al Pi, a Ponente al fiume Chiefio- , a Tramonta
na , oltre abbracciar tutto il Lago- di Garda , fi efltndeano nel Lito
rale di effb , indi ben- dentro il Trentino , a Levante cumprendeano-
Còlogna , e confinavano con Monfelice , e oltra P Adige colla piccio
tti città d'Adria . Ma per ripigliare il filo delP Ifloria, fa morte delP
bnperador Filippo il vecchio ricorderemo ; il quale fm uccifo in Vero
na dafaldati ,, dopo aver ricevuto una- fconfitta. da Trojan Decto *
Delle mura poi , che da Gallieno furono nel 265. innalzate, man
dati avendo nuovi Coloni in Verona ,. come dall'' 1feritone fopra La
porta, che rimane in piedi raccoglie/! , fe ne parlerà in altro luogo y
e qui intanto riferiremo come a Gallieno fuccejfe Claudio Gotico, fìt
to del quale fendo- difcefi nel Veronefe gli Aternani non lungi dal la
go Benaco furono- da quefio Imperador battuti: ficchi appena la me
tà ne rimafe .
Narra Vòpifco , che i pofieri delP Imperador Probo vennero ad abi
tare fui Veronefe , e vicino al Lago di Garda .
Giuliano- dopo la morto di Cajo fecefì Imperador proclamare , ma
da Carino fu uccifo nella campagna Veronefe .
Diocleziano , e Majfimiano Imperadori furono più volte in Verona',
vi fu pure Galixjo Majfiauam ,. e ordinò che vi fi erigefje una nuo
va porta, della Città .
Il Grande Coflantino , il quale nelP anno di Crifio 31 1 ven
ne contro di Muffendo in Italia , prima di rrvolgeefi verjo Roma ,
marchiò verfo Verona , dove erafi fatto forte Bompejam il più famofo
capi-
■
8 CRONICA DI VERONA
capitano di Maffen^ie. Stretta da ogni parte la città et affedio, ven
ne alle mani con Pompe/ano , che ti era ufeite per introdurvi mag
gior numero di folci'ati , Ù quale vinto , ed ucci/o fu cojìretta la città
finalmente a render/i a di/erezione .
Fu onorata dipoi la città no/ira dalla presenza di alcuni Impera-
dorix cioè da' due Valentiniani padre , e figliuolo , Teodofio il gran-
de, ed Onorio , come fi raccoglie dalla data di alcune leggi qui da
ejfi fottoferitte : una che porta il nome di Graziano , ha fatto credere
eh'' egli in Verona fi trovaffe F Agofio del 98».
Eravi pure in que tempi Prefidio e Corpo- di Milita , cioè il Pre
fetto, di Sarmati Gentili in Verona •• così pubblico Arfenaie , 0 fia
.Fabbrica a" armi J alcuna cofa del quale ne toccheremo dove della
'Porta Organa di quefla città ci accaderà fa* menzione . In tanto ,
dàlia brevità propoflaci niente feoftandoci , volgeremo il nofirv rag-
jgionamento a rapprefentare il nuovo e deplorabile afpetto dell'Italia
per ? irruzione de Barbari , che le tolfer*> non fidamente il deminio
delle altre nazioni , nta ancora di fcjlejfa ,
Nell'anno 400 venne dalla Pan nenia in Italia Atavico Re de*Got$,
ma dopo la battaglia di Ptllenzp ' incamminato per ufeir ne , giunto che
fu a Verona , mutò parere , e contro la fede data volle di nuovo con»
traftare, onde feguì altro fatto d'arme con vittoria de' Romani m} che
peri. Qlaudiano , nelle lodi d'Onorio e Stilicene drffe , ehe Verona non
picciot membro al trionfo aggiunto avea , e ehe i Adige avea portato
al mare il fangue e i corpi de Goti . Ma nel?anno 408 ritornacene in
balia con nuova e maggiore armata per la Jolita via di Emo
na > e lafciate addietro Aquila;a , Concordia , Aitino , e dopo que-
fle Verona t pa/tò l'Adige , indi H Pò ad Ojliglta , e lafcian-
eh Onorio in Ravenna , fi condujfe dirittamente ad aflettiare
1 la c.ttà di Roma, la- quale, alfe/iremo ridotta , fi compofe con Ala
rico . Ma y dopo varj accidenti , ritornò eglr F anno appreso , e la
prefe e la faccheggiò , proflrando la prima volta la grandezza e
maeflà del fu» nome.
Verfo la metà del fccolo Jfeffo fu fingolarmente fatate a quefle no*
ftre regioni F irruzione degli Unni , che guidati da Attila le mife*
re a fuoco e fiamma . Aquileia efpugnata ed incenerita-. Aitino , Con*
cordia , Uderzp- defolate ut modo , che al loro primo flato non più
ritornarono . Stava H fiero Attila in penfiero di pajfare a Roma ,
quando illuflre e pacìfica legazione gli giunfe , la qttal fetegli co*
der F armi di mano , e ripaffar FAlpi . Capo di tal legazione fu il
gran Pontefice- San Leone , e il luogo ove jeguì fu nel Veronefe, ove
era abbiamo Pefcbiera.- il che fi fa chiare da Giertfahde ; che la*
PARTE PRIMA. 9
fcii feriti» fegutjp: ove fi pajfa il Mincio, e dove il piaggio di
tal fiume è molto frequentato da quei che viaggiano, con che vie
ne a indicarfi il fitto teflè citato , pel quote cor/e fempre P Impe.
rial via da Milano ad Aquileia . Altri fiorifero , il luogo di sì Me*
morahil fatto , effer flato ove sbocca il Mincio nel Pò, come fi legge
nel Breviario Romano nella vita di S. Leone fotta f undecima giorno
d'Aprile. ìl Muratori negli Annali d'Italia T. Ili, e lo fieffb negti
Scrittori Jelle cofe d'Italia Voi. I.
Nel 47Ó pafisò .in Italia Odoacre con eferche et Eruli, e Tursi»
Ungi ed altre genti.' prefe Roma, imprigionò- Augufiolo in Ravenna,
f ultimo degf Imperatori d'Occidente, .e le rilegò indi fioggiogata
F Italia tutta., prefe sitolo di fm» Re , e per poco meno di quattot*
dici anni vi fi mantenne .
Venuta nell'anno 480 contro di lui Teodorico co fimi Ofirogoti ,
e refpinto con perdita da/ fiume Lifonx» fi ritirò a Verona , e fi ac
campò nella minor Campagna : ma fopraggiunto futra indugio Teo
dorico a combatterlo lo ninfe , -e nel calar della vittoria reffò anche
Verona occupata.. Ma dopo quattro anni uccifo in Ravenna Odoacre,
Teodorico fu da fuoi proclamato Re d'Italia.
Quefli amò tanto Verona, che ne riportò il nome di Veronefe prefi-
fio la maggior parte di Scrittori Tedefchi , e prima Ennodio ne\
Panegirico , dovendogli nominare quefla Città diffie, la tua Vero
na .. Qui però fece egli ordinariamente fina refiden^a , coflruitovi
Regal Palatgo , <ed altre .infigni fabbriche., cioè Terme , Acquedot
to , e Portico . Il Palalo , .memorie non avendofi ove foffie preafa-
mente fintato , alcuni oonjetturano che nella Collina di S. Pietro , dove
abitarono ancora altri Re a lut pofleriori. Altri tengono , che a piè di
effe fojfie coflruito ; e credono che le veftigia quelle ne fiano che futi
ora appajono nelle cafie fintate r'mpetto alla Cbiefia del Redento
re ; fondando quefla loro credenza fiopra certe parole -efiprejfe nella
carta di donazione fatta da Berengario Primo a Giovanni 'Cancel
liere di certa poca serra fituata nel Caflello antico di Verona ; della
qual terra i confini accennando/i i Regi Edificj fi nominano .' Ab
Oriente, & Aquilone conGftunt publica, & Regia MàìUài ec.
A queflo monumento altro del 1070 vi aggiungono, che meli'Ar
chivio della Cbiefia -di S. Stefano fi cuflodifee e nel quale fi legge
cb'eravi un Ponte accanto al Palanco, Ad pontem prope Patacio
ec. Il qual Pome tffi ungono effer quello che nella piena del 1230
fu dall'acque in parte abbattuto, come avea Ietto H Rev. D. Carlo
Cannelli fu Canonie» della Cattedrale, in certe memorie che neV'Ar
chivio delle Monache di S. Spirito efiflono, del cui Monaftero egli
B ficrtffe
io CRONICA DI VERONA
fcriffe la Storia , e nella quale effb così il cafo racconta .'■ Al tor"
reme di tante difgrazie , s' aggiunfe una grandiffima innonda"
zione dell'Adige leguita il giorno 5 Ottobre, quale ftraordina"
riamente baccante, coli' impeto dell'onde lue furiofe, urtando
nel Ponte di Pietra vicino a Pufterla piana, abbattendolo, lo
tirò nel fuo fondo , e tanto fece di varj archi dell' altro pel
quale pafTavafi dalla Città al Cartello di S. Pietro. Que,i altro
documento appo il Rever. Sig. D. Bartolomei Campagnola aiduceu»
do, [crino da Bonamente Nodaro nel 12.03 , nel quale qnefte paro
le fi leggono.' novuni opus a ponte fra&o* quod conlueverat el-
fe fupra - Ecclefìam Sancii Fauftini in flumine Athefis. Ma que-
fte fono confetture, e però d' altre cofe ci farem noi a di/correre.
Teodorico dunque oltre le già dette cofe , dicono che fece recignere
di M(tra la Città. no/Ira . Altri però il contrario no riferijcono , e [pe
nalmente Canobio , cow in altro luogo dtmoflreremo .
Morì Teodorico l'anno $ló , e gli fucceffe Amalafunta fua figli-
uola vedova di Euterico Vijigoto , rimajla con un figliuolo d'età d'an
ni otto chiamato Atalarìco , per nome del quale prefe il Regno. Ma
nel 536 finì il garzone di vivere feguito dalla Madre nel 597, ucci*
fa da Teodato fuo Cugino, a cui era/i dopo la morte del figliuolo
maritata . A qncflo Teodato , che fu morto per una congiura de' fuoi
nazionali , Jucceffe Viùge ; depofto il quale, fu da' Goti eletto Re
Teudobaldo , 0 Idovaldo, cb'* era comandante del Prefidw di Verona ,
uomo nelP armi valorofo . Ma nel 540 fu ammazzato, mentre fede*
va a menfa , da', fuoi Capitani , per vendetta di Uraia nipote di Teo
dorico, che era fiato, poco avanti per ordine di Teudobaldo trucida
to. Morto co/Itti , crearono i Goti Attarico per loro Re. Quejti trai*
tando co' fuoi Cpnfiglieri di Jìabilìrs la pace colPImperadore , fu mcr*
10 da' fuoi P anno 543, e conferito lo Scettro a Baduila, 0 Badntla ,
che da Procopio e da' Greci fu detto Totila > il quale nipote era di
Teudobaldo.
Nel . principio del Regno di Totila , i Capitani dell' haperator
Giujliniano tentarono di forprender Verona, e riufeì loro d' impadro-
nirfi d' una Porta , e di mettere in fuga i nemici : ma, non e/fendo
a. tempo fecondata P imprefa , i Goti ripigliarono la C.ttà . Teja che
fu il migliore de' Capitani di Totila , e che gli fuccedette nel Re
gno, fu mandato a Verona col fior più fcelto delle fue truppe per pre
cludere a Narfete la confueta firada d' internarfi neìl' Italia , ma
quejlo condujfe P armata fua lungo il Mare Adriatico fino a Ra
venna . Venuto Narfete alle mani con Totila a BrefceIlo , volgar
mente Berfella, fopra il Pò , vi perfe quefii la vita e l' eferc 1 1 [con
PARTE PRIMA, u
fitto . I Goti crearono Teja in fua luogo Fanno $60, ma net $6z
mediò Teja da Narfete prejfo il fiume Sarno vicina al Monte Ve*
Juvto finì con effa il Regno di Goti ; disfatti i quali , Veronefi
prefera F armi per tenerfi in libertà , e per difender/i da' Greci ,
tna feguito un conflitto , reflà prefa la Città, e fòggetta alF Impe
rio di Giufliniano. Rimafe pacifica F Italia fina all'anno 5 6" 8. In
quefto per la venuta del Re Alboino ,. co' fuoi Longobardi , invita
to da Narfete [perciò, che fiamo per raccontare^ ad invaderla , fu
nuovamente meffa foffopra y e pofìa in grande calamità . Morto Giù-
filmano fu ajjunto ali Impera Giuftina figliuola di fua fonila; Quefto
Principe , che da principio dato avea qualche fperanza di fe , diven
ne pofcia nel governo inettijfimo, onde a volontà di Sofia fua mo
glie reggeva F Imperio . Da quefta perfuafo. a richiamare Narfete
in Coflantinopoli , e a mandargli per fu ceffore Longino, tanto fu
ancora efeguito . Ni contenta di ciò F Ir/.peradrice , volle infìeme-
metìte oltraggiarlo , fcrivendogli , ch'ella il voleva in Coftan tino-
poli , perche cogli altri Eunuchi e donzelle difpeni'affe le lane ,
e le filaflè ancora , e teflèffe . Ciò. da Narfete udito , come colui eh'
era di grande animo, fdegnata rifpofe :. Giacche così ingratamente
le mie fatiche fi pagano, ordirò, ben predo una tela, che cen
to Sofie difciorla non potranno giammai. E tofto ch'egli ebbe in-
tefo gtunto ejfergli il. fucceffore in Ravenna , licenziato a un tratto
F Efercito , perche non fe ne poteffe Longino fervire, in Napoli fi ri
tirò .- E di qui Alboino dal? Ungheria fallecitando a. calare in Italia ,
fu da quefto accettato l'invito, e ben tofto co' fuoi Longobardi ci ven
ne. Fra le altre città che prefe furono , piacque ad Alboino famma-
mente Verona, onde in effa nel 570 fifsò l'ordinaria fua refidenza .
Poco però viffe nel Regna; perciocché nelF anno 573 fu da Elmige
per commijfione di Rofimanda fua moglie ammazzata ( per effere fia
ta da effo capretta a bere in un convito nel tefchio- del di lei padre
da ejfo morto ) e fu fepolto , come dicono , fotta una fcala contigua al
Palazzo- Rofimonda fuggì pofcia con Elmige a Ravenna; e. a co-
fluì congiuntzfi in matrimonio colà entrambi malamente perirono ; per
ciocché Elmige da co(lei ave!enato , fu effa pure dalla fieffb marito co-
ftretta a bere di quel veleno ,. eh? effa porto gli avea; onde amendue
a un tratto lo fpirito efalarono .
Succeffe Clefio ad Alboino nel Regno, al quale nel' 578 fu tolta
da' fuoi famigliari la vita. I Longobardi, invece eF elegger/i altro
Re , penfarono di governarli per Repubbliche . Laonde Autori figliuo
lo di Clefio rimafe Dura in Verona, ma nel 585 fu poi Re dichiarato.
Cojìui prefe per compagno ne! governo Agilulfo Duca di Turino , il
B 2 quale
t% CRONICA DI VERONA
quale ebbe non filamento molte guerre co*Franchi, e co Greci, ma
ancora co* più Duchi di città , i quali fé gli erano ribellati , fra
quali fu Zangrulfo Duca de^Veronefi , che, cerne gli altri, vinto ri'
mafe ed ucci/o . Poco dopo da contaggiofo morbo furono grandemen-
te afflitte Ravenna , e Verona . Morto il Re Autori nel 591 di vele
no in Pavia, e rima/io filo Agilulfo nel Regno, finì pur ejfo di vi
vere nel 61$ , 0, come altri vogliono, nel 6 18. Dopo di efjo fu meffo
in trono il figlittol fuo Adalaulde fanciullo con la madre Toedelinda^
ma impasto poi, e fparfa tal fama per Arnaldo , fubentrò quefli nel
òzi, e regnò fino al 636. Succejj'or diArioaldo fu Rotori, che fu il
primo delia fua nazione che aveffe leggt proprie e ferine , quali pubbli
cò nel 6/\i\. con nome di Editto . Fra le altre barbare cofe che in effe
contenute erano , quefla inumaniffima vi fu comprefa , che giurando /'
Attore a fe appartenere la cofa con folenne giuramento domandata ,
tt era privato il pojfeditore, ed era a colui conceduta che la proteo-
dea ; nò a quello permeffo era le proprie ragioni addurre , che della
cofa contenxiofa non fojj'e flato prima ifpogliato . Morto Rotari nel
ó$6 Rodoaldo fuo figliuolo nel Regno fucceffigli ,il quale fu uccifi
da un Longobardo a cui violata avea la moglie, e ciò fu del 661 .
A quefla fu fiflituito Ariperto figliuolo di Gondoaldo fratello di Toe-
delinda moglie dì Autari Teir^o Re , e fi morì del 6jo , lafciati
dopo di fe due figliuoli , P uno de" quali fi fuggì , e /' altro fu fat
to morire da Grimoaldo fuo parente , refìando ejfo nella Signoria,
in cui viffe fino al 58o, lafciaudo nel Regno Garibaldo fuo figli-
volo, il quale poco dopo finì di vivere aneti" effo. Partarico figliuo
lo {f Ariperto, che, come abbiam detto, fin era fuggito , udita la
morte di Grimoaldo e del figliuolo , ritornò al Regno col figliuolo
fuo Cuuipertc . Ma Partarico morì nel 6p2 , rimanendo filo Cunim
ferto nel Regno* Coflui fopraviffe al padre fino al 710, e gli fuc-
ceffe Luitperto fuo figliuolo , che viffe foto otto mefi . Dopo quefli
regnò Ragumberto j quefli non vifje più che un anno , e fu co
ronato fio figliuolo Arimpcrta , che regnò fina al 713 ; morto il
quale fu creata Re Afprando , e tenne lo feettro filo tre mefi .
Dopo quefla fu eletto Luitprando, , ma nel 743 finita avendo di vive
re gli fucmffe Ildepranda , che regnò filo fette mefi , fendaflato- da Lon
gobardi fcacciato ed eletto Rachi in fuo luogo, il quale nel 750 pre-
fe F abito- di S. Benedetto , e finì fua vita nel monte Cajfino . Sotto
Udeprando per opera di S. Annone Vefeovo in quel tempo della citta
noflra furono recati di Triefle i Corpi de glonfi Martiri SS. Fermo
e Ruflica cittadini Bergamafcbi . Vogliono gP Iflerici Veronefi , che da
Sa Maria Qùnfilatrice , favella di S. Annòne, fiffero quelle prediofi
reliqu. e
PARTE PRIMA. i3
reliquie in Vertma riportate , le quali nella maggior Cbiefa ad ejt
Martiri dedicata ripa/ano .tuttavia . E febbeue alcuni vogliano , eòe
.le Reliquie loro in Bergamo fi euflodifeano , non per tante- prove
più antiche di eia non adducono che del fecola XVI. Il noflro Ottavio
Alecchi, delf identità de' Corpi di detti fanti Martiri , un dottiamo
.trattato oompofto .avea ,* ma col ceffo* .del fuo vivere, non Joppiamo
■per aiuole accidente , fu alla città naflra il contento rapita di vederlo ,
fe non dia pubblica luce delle fiampe , eujlodito almeno fra i molti
eccellami feritti* che dopo di fe avea lafciati. Ma che qmefli Santi
Corpi non fiano flati altrove tra[portati , fi prova con alquante anti
che memorie, e particolarmente colf autorità del Ve/covo Adelmi» , il
quale nel H£7 eccitò il popola Veronefe a riparar la fabbrica della
Cbiefa de SS. Fermo e Ruflicot in cui dice ripofano i corpi loro.
Di quefli due Santi e del Martirio loro ci riferbiama parlarne un po'
più diflefamente nel fecondo volume, o fia fupplemento di quefla Cro
naca . Ma ripigliando il racconto de'Re Longobardi , Aiflulfo di Rac
chi fratello regni dopo di lui. Morto che fu ii Re Aiflulfo, Defiderio
ed Aldigifio furono di lui fucceffari , e gli ultimi de'Re Longobardo
in Italia. Perciocché venuto nel 773 Carlo Magno di Francia con
numerafo efercito, invitato da Adriano- Pontefice ■ a liberarla dal do
minio de* Longobardi , e a far acquiflo di sì bel Regno . S'oppofe
Defiderio aW imboccatura de' monti , ma poi con precipuofa ritirata ,
abbandonato tutto il paefe a nemici , alla difefa di due fole piagge
fi riduffk racchiudendofi ejfo in Pavia , e Aldigifio , 0 Adalgijo fuo
figliuolo , già dichiarato Re , in Verona , che per detto di Anaflafie
Bibliotecario era fortiffima fopra tutte le città de* Longobardi . Ma
fanno feguente venuto Carlo ad attaccarla, effondavi uno fcarfo pre-
fidio- dovette arrender/i , fuggendo Adalgifo per acqua a Coflantino*
peli . Cadde anche Pavia , e Defiderio fu fatto prigione . In queflo
enodo il dominio de' Longobardi ebbe fine , the da Alboino fino alla
dtpreffione di Defiderio era in Italia 204 anni durato , e Signori
ne rima/èro i Franchi , *' quali furono i Veronefi foggetti da Carlo e
fuo* fuccefforì fino all'anno 88d. Ma prma di jeendere d' altro a
ragionare y delF origine di quefli Longobardi, che alla noflra Lombar
dia il nome diedero , decorreremo . Ufcirono primieramente quefli popo
li , ( che dalle lunghe barbe loro detti furono Longobarbi , 0 poi corrot
tamente Longobardi e Lombardi)fatto di Taonte ed Aioue lor capuani
dall''Ifola ,0 Penifola di Scandinavia , 0 Scandia , dalla quale anche i
Goti Porigine aveatt tratto . Fecero gran tempo i Longobardi fianca nel
la Germania, e perciò furono da'Romani , prima che andaffé PImperio
dell'Occidente in ruina , conofeiuti per nome .E dallo fpeffo mutar fian-
V* fu-
i* CRONICA DI VERONA
M furono, anche Vìntili detti . Guerreggiarono, affai fpejp* contro molti
popoli e co1 Bulgari ferialmente K Mia fine nell'Ungheria inferiore
annidaronfl , e combattendo, con Turi/mando Re de'Gepidir e vincen-
dolo ,. fermarono in quelle contrade il piede , dipoi fotta Alboino ,
come dicemmo , in Italia pacarono. Ma ritorniamo, a. Carlo Imperado-
re, il quale avendo P Italia da' Longobardi liberata , lafciò. in Verona
Pipino fuo. figliuolo ,. // quale creato avea Re a" Italia . Queflo, buon
Principe, dicono, che erger fece la celebre Ba/ilica di S. Zeno maggiore .
Altri però, fono di contraria opinione, dicendo ejfere jiata da ejfo fo-
lamente rifiaurata , od ampliata : ma di qucjle tali cofe ci rijerbiamo di
favellarne più a lungo nella feconda Parte , o Supplemento di quefla
Cronaca. Ora entrato Panno 886 , in queflo cominciarono alcuni Du
chi ad ufurpar.fi la Signoria d'Italia. Fra quali fu Berengario Pri
mo Duca del Friuli v e Guido Duca di Spoleto; ma Guido fu da
Berengario nella Tofcana vinta e debell. 'o, onde rima/e a Berenga
rio P Impero , nel quale viffe fino. alP anno 023 . Dopo quefli Rodol
fo Duca di Borgogna regnò, in Italia; indi Ugo Duca a ' Arli com
Lotario fuo figliuolo ; poi Berengario Secondo ftmilmentt col fuo fi
gliuolo Alberto. . Quali tutti tirranneggiarono. non folo Verona ma.
quafi tutta PItalia . Finalmente vinto Berengario da Ottone I, fu co
ronato queflo in Acqvifgrana da Papa Leone Vili nelP anno c?6z ,.
onde le citta, d' Italia tornarono a governarji con la primiera liber
tà . I Veronefi pure nelP anno 073 , in cui feguì la morte di Otto
ne , prefero, anch' ejfi a reggerjì. per fe mede/imi , come in altro luo
go di queflo primo Volume dhnoflreremo ..
L'anno della Natività del Noftro Signore Mifs.Gesìi Chrifto.
11 15 ,. fò una Donna, chjamada la. Co: Matelda, morì in Lom
bardia,, la quale edificò molti. Cartelli, e Monaft'eri lui Terrea
Veronefe ,. e Hofpedali ,, e Ponti dei quali lezando. non trovar!
li auttori, che li edificafle, fappi,. che la fò lei. Unde quando
la venne a morte fece el fo. Teftamenro, e fi lafsò tutte le foe
ricchezze,, e tutti li foi beni alla Chiefa Romana, zoè a S. Pie
ro in libertà de Papa Bonifacio, ma prima havea dotado Mo-
nafteri , e Ho( pedali in la. Città di- Verona , e de fora , la qua
le Con tefflà Matelda era fuzida dal Padre, e dal Marido Enri-
go (a)„. Andò a Vangadizza fu Quarolo, & comprò detto Qua-
rolo, & laiTollo a una Gefia detta S. Maria; la qual. Gefi.i la
dotò
ANNO DNI
MCLXXII
COMBUSTA |
EST CIVITASj
VERONAE
Nel muro a man deflra nélF afeendere la [cala che fi va nella [ala
Epifcopate , ove fono dipinti tutti li Vefcovi , vi è la [eguente aferitone
if -AOJ- 1 M C I/XXII'
cvrvs svTesTis Me olivcrtvs ectt
IN IVLH NONA qVANDO FVIT ARSA V6R0NA
(a) Quella guerra nacque fra' Veronefi e Vicentini per differenza de'
Confini . Tinto lib. V.
»4 cronica di Verona
ro Re venne in Italia, e fu coronà iti Roma , & in quell'anno i
Verònefi andò in foccorfo contra de Mantoani a edincar Gonza*
gi, eh' era ftada deftrutta da Cremoncfi, e da Rezani , e per
lo ditto foccorfo li nemici fi levò de campo , e fu recoverado il
Cartello.
V anno 1212 Rizzardo Conte de San Lorenzo in Colonna de
Bologna fu Podeftà de Verona , e Piero de Lamberti fu Podeftà
in Cerea, & in quell'anno Chriftiani abbandonò la città de Da*
miata , e Pagani la tolfe per loro , & in quel.' anno Rizardo Con
te fopraferitto con lo efercito Verónefe andò contro Ferrara , e
combatte con Mifier Salinguerra da Ferrara , e li fu prefo el di*
to Conce con molti altri Veronefi . Adi 8 Zugno , e adi 14
de Lugio fono tratti fora de prefon tatti i Veronefi , eh' era in
prefoa a Ferrara , & in quello zorno Aleardin de Cavo de Pon
te , e Tixolin da Battu fu morti in fu la Piazza de Ferrara .
P-corar» L' anno da Mercà Novo fu Podeftà de Vero-
di Merca. na , e Fermo de TAncilla fu Podeftà in Cerea, & in quell'anno
noi o Po- ci dito Podeftà di Cerea fi comprò le rafone di Calonefi * de Ve*
deftà di rona pg,. |0 Commun de Cerea per 8000 libra de danari (a), & in
*ot£,'ui quell'anno el di de Nadal all'ora de terza fu uno terramoto sì
Canonici.'- srande , che el Cartello de Maran , e le cafe de quelli da Lazife
fi cazl per terra, e per la mazor pane de muri de Brefta, & al
tre cale affai.
Queflo Cafteiio era fitto edificate da Gajo Maria Confile Roman»
f anno di Roma 04$ , ed avanti la Incarnartene dell' Eterne Verbi
106 in memoria della celebre vittoria da effb ottenuta fepra de* Cim
bri {che al numero di trecentomila erano venuti dalla Gottilandia , pae-
fe vicino alla Danimarca , in Italia) fulla campagna di Verona in «e*
luoghi detti la Cd di David , e la Croce Bianca , chiamando il Caftei
io , dal tuo nome Mariano , che poi corrottamente fu detto Marano nel
la Valpolicella . E* tradizione che quelle genti , le quali ora abitano la
Cbiefa Nuova , il Cero , ed altri luoghi nelle Montagne confinanti col
Tiralo a eoi Vicentine , fiano li pofieri di quelli Cimbri cb' ebbero la
forte di fottrarjì in detta guerra dalle mani de Romani , tuttavia con»
fervando V antico linguaggio.
L.tuber- L'anno 1224 Lambertin de Lambertini a. _, gU<t fu Pode
ri n Lam- rtà in Verona, e Bonifacio Bocafalfa fò Podeftà in Cerea, Se io
benini quell'anno Azo Novello, e Bonifacio Marchefe da Eft, e Rizar-
Bologaefe j
Podeftà di ao
Verona . b^*— 11
(») Sarebbero in oggi il prezzo di Lire 90800 moneta corrente Ve
neta , conteggiata la lira Veronefc a Lire n - 7 correnti Venete.
PARTE PRIMA. ij
do de San Bonifacio fi meffe campo , e affediè el Caftello della
Fratta de Meflèr di Salinguerra da Ferrara , e fi ghe flette fette
fettemane , e li lavè per forza , e fil guaflè tutto , e adì 23 Apri
le molte famegie de Mafnade del ditto Meflèr Salinguerra fò ma
lamente morti in el ditto Caftello , e da poi la fefta de San Mi
chel© i Veronefi mefe campo al Caftello dè Borni en , e_quello per
due mefi continui 1* attediò , e fi non lo potè aver .
Fm contratta lega , autore effendone il Co: Riigardo di Sanbonifa-
ciò figliuolo di Lodovico , tra la Repubblica di Verona, ed i Marche-
fi Afgane il giovane , e Bonifacio Efienji acciò cacciato di Ferrara
Salinguerra Tiranno fojfero i detti Marchefi in quella città ritorna'
ti . Durante P ajfedio del Caftello della Fratta , il Conte Ritardo
chiamato da Salinguerra a Ferrara , come per dover trattare [eco
le condizioni della pace , fu da quello arre/lato ma poco dopo rila-
fciato per comando de Rettori di Lombardia come a tradimento im
prigionato . Per occafione di quefta guerra foleeitò Salinguerra
Zeltno fuo nipote a dar principio alla milizia , ficcamo colui , che fui-
fiorato Ghibellino era t giovane prontiffimo, audace ed «fiuto , come tn
appreffo vedremo. Tinto lib. V.
L'anno 1225* "Goffredo di Provatle da Milan fu Podeftà di Ve
rona , e Maiulotto de Maiulotti * fò Podeftà in Cerea , & in lW
quell' anno Lion dalle Carcere , e tutti i Monticoli , e Quat- £\ g°j"°
trovimi de Verona fi zurò infieme per una parte d' effer contrariti,
nizzardo Conte di Sanbonifacio, e della fua parte, & in queir
anno A bofco de Cerea , de Nogara , e de Gazo fò partiti tra
loro.
L' anno 1220". adi 20 Xmbro Miffer Lion dalle Carcere fu
fatto Capitanio de Verona, zeè -di Monticuli, e Quattrovinri
de Verona , e fi combattè con la parte contraria , zoè del Conte
Rizzardo de Sanbonifacio , •& havè vittoria , & tolfe la città in fi
« preie Mefler Guffredo Capitanio foprafcritto, e fi el meffè in pre-
fon con i ferri a' piè in te la cà de Miffer Guielmo di Gerii, & in
queir aano Meffer Lion 'dèlie Carceri fò Rettor per la mittà dell'
anno, e Meffèr Licerin da Roman per l'altra mittà, e fe mina
re , e deftruzere i muri, e torre, e cafe del Conte de San Boni
facio, & in quell'anno Corà * fò Podeftà in Cerea. •
L'anno 1227. Manfredo Conte de Corte Nova fò Podeftà inCorado d'
Verona , e Iacomo da Brian fò Podeftà in Cerea , 8c in quelP an- Abrian .
no el Conte Rizzardo de San Bonifacio con la fua parte fe pafe
con la parte de Montechi , e Quattrovinti de Verona appreffo la
villa de Nogara per interpofizion di Rettori di Lombardia.
D L'an«
2(5 CRONICA DI VERONA
V anno 12,28 Miller Perin di Candi da Milan fò Podeftà in
Verona, e Martin Zudefe di Lafranchini Podeftà di Cerea.
Iti quefi1 anno fu compito il Statuto della Repubblica Veronefe ; co
pia del quale fu pubblicata dal Reverendo D. Bartolomeo Campagno
la Parroco di Santa Cecilia per le Jlampe di Pietro Antonio Ber.
no P anno 1728, ed il libro fu intitolato Liber Juris Civilis Urbis
Verona; .
L' anno 1220 Rainero de Cà Zen da Venezia fò Podeftà in
Verona, eLancetto Taiabaffa Podeftà in Cerea, & in quell'anno
Federigo Ruzero Imperador fenza alcuna battagia have la città
1 Gt'ru(*" de Hierufalem, & altre terre ultra mare; E li fb incoronà de
cq'uiftat* " <ìueJla città de Hierufalem per fuo Re , & in quell' anno i Cre
dali' Im- monefì, e Modenefi, e Parmefàni da una parte, & i Bologne!!
perator con Rezani , e quelli da Imola, e da Faenza con una certa quan-
Federico. tjt^ <je cavalli de Lombardia da altra parte fi combattè infra lo
ro appreffo el Cartello Bazan Bolognefe fottomettendo i Bolo-
gnefi con la parte fua con danno, e vergogna, e fò grande ta-
giada infra loro, & in quell'anno Miffer Alberto, e Caftellan,
Zuanne de Miffer Lanzo, Bonaventura de Miffer Zilio, & altri
affai Cavalieri de Verona a fpefe del Commun de Verona cavalcò
in la Marca d' Ancona in fervitio de Sanéia Chiefa per lo dito
Papa contro lo Imperador Federigo Ruzer, & incontra lui fu ot-
tegnudo la intention della Chiefa per la fanta Fede.
Eranojì ribellate alcune città fuddite della Chiefa, onde Gregorio
IX fra gli Altri ajuti , richiefe quello de Veroneji , e maflìme contro
Federico per certe jurìfdizioni nella Sicilia.
L' anno dito el Conte Rizzardo da San Bonifacio , Pegoraro
da Mercanovo, Grego da Morega con la fua parte zurò de ob
bedire i commandamenti de Rainer Zen Podeftà de Verona , e per
lo fuo arbitrio volfe , che quefte parte feffe bona pafe con bona
fede adi 25 de Luio, e poi el dì feguente el dito Podeftà fe ta-
iar la tetta al Prete de Cavrin de volontà, e confentimento de
Zulian de Ochiodecan , & in quello di Zufreddo da Milan Gar-
denale, e Legato da Papa Gregorio fi fcomunicò per Eretico lo
yicenza Imperador Federigo per molte caufe , & in quell'anno Miffer
fotto i Icerin da Roman con la parte di Montechi tolfe Vicenza in fi.
Veronefi. Riferifce il Platina , che Gregorio , appena ajfunto al Pontificato , fe
ce intendere all' Imperator Federico che fottopena di fcomunica doveffe
paffare in Afta alla recupera di Terra Santa ; il che da Federico prò-
meffo , e fintofi pofcia ammalato , ritardò molto a gire all'armata che
tnBrindiJi F attendeva deve in tanto il Langravio d' JiJJìa morendo,
Federico
PARTE PRIMA. 27
Federico allora fubito vi fi portò appropriando/i gli addobbamenti e
la guardaroba del Principe morto . Indi , fingendo voler poffare nel?
Afìa , fece vela con F armata , ma non molto dopo efferfì di Brin~
di/i allontanato , fitto pretejlo d' e[fere dal mare travagliato, addietro
fi ritornò fen-^ altro fare, e che Gregorio perciò la fcomunica già da
Onorio III fulminata contro di Federico riconfermajfe . Platina nella
Vita di Gregorio IX»
L' anno 1230 Adi Domenega 7 d* Aprile el dì de Pafqua in
Verona in campo Marzo fò in lo Populo una gran paura per
che el fò morto el Nevodo de Rubaldo Intrighetto Migola , e
molti altri feridi, perche Rainer Zen Podeftà de Verona li con
finò el Conte Rizzardo, e Pegoraro, e Aleardo de Lendenara, e
Monticoli, e Quattrovinti, e quelli della fua parte a dover ftar
in Venezia , e poi el dì de San Pero de Zugno alcuni della par
te del Conte comenzò a combatter con la parte di Monticoli ,
e Quattrovinti, e quelli della fua parte, eh era tornati da Ve
nezia , li che in quella coftion fò prefo el Conte con tutta la II Conte
fua parte , in li quali fò prefo Pegoraro de Mercanovo con uno Riardo
fuo fiolo , e Guielmo da Lendenara , e Grego da Moraga con uno 5* "io^r°"i
fuo fiolo, Guielmo di Zerli con dui fioli , Donna Bonifacio , prigione
Zuanne da Palazzo, Lion dalle Carcere, Coftantin Calonego , con altri
Valerian de Braganzo, e molti altri, e le cafe e fortezze fò ze- f»"iona-
tate per terra, e loro tutti fono polli in prefon* T> '
L' anno 129 1 Stevano Baduar da Venezia Podeftà de Padoa
con li Ibi carozzi venne fora de Padoa, e venne a Torconte ,
eh' è una villa del Padoan in le corte de San Zeno, e l'altro
dì venne a Rivalta; Et Lorenga de Stracca Podeftà de Man-
toa con Mantoani con li foi carozzi venne in cavo del ponte
diMolini de Mantoa verfo Verona per ener in foccorfo del Con
te Rizzardo, e della fua parte, eh' era in Prefon in Verona co
me è dito de fopra, azò che i fonerò ìalTadi de Prefon, e co
sì fono relafladi ' E per lo Podeftà de Breffà i fono accompagna- Il Conte
di a BrefTa , e poi a Piacenza, e poi i Mantoani, e Padoan i i Rizzardo
fono ritorna coi foi carrozzi a cafa, & in quell'anno ai quinde- è liberato
le Luglio el Conte Sanbonefacio con la fua parte, e Monticu- 5" fuoi*
li, e Quattrovinti con la lua parte per ordine dato per coman- aderenti,
damento di Rettori di Lombardia , e della Marca , che quelle due
parte fodero a Villafranca, & a Sanbonefacio, & el dì leguente
fu trattada la pace, e così tutte due parte fè bona pafe infieme,
& in quell' anno fu eletto Guido da Roa * Podeftà di Verona. * Leggi
Adi 8 Novembrio el ditto Podeftà con li Veronefi affediò el lla R°li*
D 2 Ca-
i8 CRONICA DI VERONA
di^ol'1'0 CaftelI° de Colognola' del deftretto di Verona , e alla fine del
gnolapre- ™^ e^ ditto Cartello fu prefo per forza, e fu a faccomanado,
Co e demo- e desfatto , e brusà .
Hto. L'anno 1132. adi 13 de Aprile Mifler Icerin da Roman con
i Cavaleri, e con el populo de Verona fi mandè el dito Mif-
fer Guido fuo Podeftà per Ambaflador con la fua corte de' Zu-
defi, e famegia a Oftegia allo Imperador, eh' era lì, e confor-
tollo per parte del Commun, e ch'el vegnifle a Verona, e cosi
venne* El qual Imperador Federigo venia de Pulia; E così {lan
dò in Verona de lì a pochi zorni el Conte de Tirallo, & Ma-
ginardo Conte , e Bremo , e Rigo Conte de] Piano con cento cin
quanta Cavalieri, e cento Bakftreri venne a Verone a pofta del
Gugliel- dito Imperador, e- per fua guardia e della città, e Guielmo de
»io da Per- per("ego da Cremona fò fatto Podeftà de Verona; El primo dì
Cremona ^e ^azo *"u e^ Càftello de Porto, e fò morto Paltrome-
Podeftàdi ro di Rondinoti da Legnago, e molti altri fèridi, e adi rp Ma-
Verona . zo Mantoani avrì l'acqua de Porto a Ofteggia , e la torre della
Bevrara, ed in quell'anno fu reedificà el Càftello de Rivalta e
li Mantoani desfece el ponte della Prea della Bevrara de Vero
na, e li Veronefi de fece fubito un altro de legname; In queli*
anno adi 27 Zugno Azo Marchefe da Eft, e Rizzardo Conte
di Levarchin , Guerriero da Camin fi combattè coi Trevifani al-
li confini del Padoan , e de Trevifo , e fi ghe venne centra t
Trevifani, e pur alla fin vencè quei da Camin, e fi prefe 48
Cavalieri, e fu menadi, e rmprefonadi eoi ferri a' piedi a Ro
de fui deftretto de Ferrara, e poi adi 2 Lugio Mifler Licerin
da Roman con cento cavalli Veronefi con deftreri coperti , e con'
cento baleftreri fi andè in foccorfo de' Trevifani a Baflan , e per
la Val de Ramo tornò a Verona la detta Compagnia , & in quell7
anno Mifler Giacomo, e Mifler Otto Vefcovi, e Gardenali , e
Pace fta- Legati de Papa Gregorio venne in Lombardia per far pafe in fra
■Vco**** ^° *mPerador, e 1 Lombardi, e venne a Verona, e fé zurare el
Rùzardo Cónte Rizzardo, e la fua parte, e li Monticuli, e Quattrovin-
• Monti-' ti con la fua parte de ftar- a obbedienza de .Santa Chiefa zoè de
ticoli. Papa Gregorio, e comandolli, che tutti i prefoneri, e- deftégnu-
di fodero liberadi de ogni obligazione , fi che le parte fe bona
pafe fra loro, e fò fatta infra Ronco, e Zupa del deftretto de
Verona , e fu ammazzà quel dì fu la Brà Giacomo de Pitali .
Mantova- L' anno 1233. del mele de Ottoro Balduin Conte de Caxo-
n»div«f~^otQ"» e^ P°deftà de Mantoa con li fuoi carrozzi Mantoani ca-
*e* rendei* valco contra i Veronefi, e prefe el Càftello de Nogarole, e bru-
Veronefe .
PARTE PRIMA. z9
folo e Pontepoflèro, e Fagnian, Ifolalto, Povegian, Ifola dalla
Scala , Salezoìe , Bovolon , e mole' altre y & i Cavalieri Verone-
fi dalla parte del Conte fi abbandonò Nogara, e brufola , & in
quell'anno i Veronefi con la parte de' Monticuli , & Miller Ice-
rin da Roman fi combattè con Guido da Lendenara » e con Pe
coraro da Mercanovo, e eoa li altri della Tua parte a Opean,
& havè Vittoria , sì che fu prefo el Duca de Gonto Podeftà de
quelli dentro de Verona, & molti altri della Tua parte, e Zuan
ne da Ingrana mazor fu morto, .& in quell'anno cerca la fine
de Ottoro i Mantoani , e Padoani robbè la villa de Cerea % e
le cafe de Amabero , e di Zerli , di Grotti , e di Galefi , e mol
te altre fono brufate , e per patto fatto de alcuni denari rice-
vudi fu liberade altre cafe d'attorno, che non fu arfe; El pri
mo dì de Novembre Mantoani tornò indietro a cafa foa , Se
hanno 4000. mila lire de danari (a) da quelli de Cerea, da poi
Tixo , e Rigo da Benago fi dè el fuo Cartella a' Padoani , e
fò tutto deftrutto, e con el fuo carrozzo andè a Rivalta, e fi
lavò per tratta fatta per Uguzon di Crefcenti , & in quella vol
ta tutta la Villa de Tomba fu brusà.
L'anne fopraferitto Miffer fra Zuanne da Vicenza dell' Ordì- -Frà G io-
re de' Predicatori fe partè de Mantoa , e venne a Sanbonefacio Ja.npOr
fui Veronefe, 8c i Veronefi ghe andè in coatra, e sì 1' accetta Afae
benignamente, e fi che fé uno pergolo fulla piazza del Mercà, Predica-
e lì predicò, el qua! Frà Zuanne, Miffer Icerin ghe zurè in le tori ven li
mane, e Guizzardo de Redaldefco Podeftà de Verona , e quin- todaMan-
defe Cavalieri de Montecehi , e de Quattrovinti , e la fua par- rapa ch'i
te tutta fe zurò de obbedire i fo comandamenti , e così el Con- Care le
te de*Sanbonefacio , e la fua parte fi zurò de obbedire tutto quel- fazzioni
lo eh' el comandava; E per quella cafon i Ferrarefi, Padoani , Pre<1lc*
TrevHani, Vefèntini, Mantoani, e Breffàni de lì a pochi w>r-p°1„*aa
ni venne a Verona per comandamento del ditto Frà Zuanne con detta del
la licentia del Popolo de Verona fu apparecchiato el Carrozzo le Erbe .
fu la piazza el ditto Frà Zuanne fi montò fu, e fi prefe a pre
dicare , e da poi la detta Predica fi eleffe fuo Dufe » e Guidador,
e Rettor • E adi 21 de Luio el ditto Frà Zuanne in tri zorni
fe arder fu la Brà , e in fu la Giara de Verona quaranta perfo- _ piverfi
ne tra mafehi, e femine, li quali condannò effer Eretici; Et in abbruc-
quell'anno fu fatto una gran /fella in Verona e Corte in fra S. eiati vivi
JaCO- fepra la
Piazza
della Bri
(a) Lire 45400 circa moderne farebbero il prezzo delle lire 4000. di
^uel tempo, a L. 11 e foldt 7 P"
3o CRONICA DI VERONA
Jacomo dalla Tomba , e San Zuanne Lovatoco fopra V Adefe da
quella parte , e dall' altra in li prè de Vigomondoni ; E fu fat
to do ponti in fu 1* Adefe azzò , che la zente podefle panar de
zà , e de là , e fi ghe venne Mantoani , Brelfani , Padoani , Tre-
* Letti vifani, e Veneziani * con i foi carrozzi, e carrette, e molti al-
Vicentini. tri della terra circumftante , zoè da Ferrara , da Bologna , da
Modena» da Rezo, e da Parma, fi che fo ertimà più de 4000
Homeni fenza le donne, e puti : e fu ghe tutti i Vefcovi del
le dite terre, e in mezo della fefta fu fatto un pergolo, e i car-
Sanboni- rozzi d'intorno, fui qual pergolo montò el dito Frà Zuanne, e
facjpaci- pronontiò la paxe, che l'havia fatta tra le ditte parte, zoè del
ficaticoi Conte Rizzardo da Sanbonefacio, e della foa parte , e de Mif-
Manticoli fer Icerir» da Roman, e Montecchi, e Quattrovinti. e della foa
di F.Gio- parte , e fi li fè bafar per la bocca facendo l'un l'altro bona
vanni. pafe, e pronontiò uno nobile parentado fatto traRainaldo Mar-
chefe da Ed con una fiola de Alberigo da Roman,, la quale ghe
fò dada per foa fpofa..
L'anno foprafcntto adi j de Settembrio fò prefo el dito Frà
vanni è ^uanne ^a' Padoani in la città de Vicenza a polla de Guzon
porto in de Pillio, e retegnillo quello che ghe parfe , e pofla lo lafsò
prigione a andare, e venne a Verona, e fentando quello i Bolognefi tolfe
Vicenza e Oftegia in sì , e fi andò in perfona a Oftegia vogiando intrare
f?,.cÌ*. „ in lo dito Cartello i Bolognefi non ohe volle dare , e tornò a
rualciato. r . . .. _ o. . o »
Verona ingannato della lo intention ..
L' anno 1234 adi 14 de Mazo i Breffani , e Mantoani con
Danni* in- ]j fo{ carrozzi, e povoli venne adottò a' Veronefi, e accampof-
Brefciani u ^ Paguaro 3 San Zuanne Lovatoto, e brusò Zevio, Ronco,
e Manto- Opean , el Bovo , el Palù , e Ifola Porcarezza , Bovolon , e la mazor
vani fui parte de Cerea, e dì primo de Zugno tornò a. cala con vittoria.
Veronefe. L' anno foprafcritto adi 15 Zugno MilTer Icerin da Roman
Rcttor della parte dentro , zoè de Montecchi , e Quattrovinti
con li foi Cavalieri Veronefi cavalcò per lo ponte de Rivalta ,
eh' era fatto, e tolfe el Cartello d'Albarè, che ghe fo dato per
quelli de Crefcenzi l'alvo l' avere , e le pedone , e li fu metudo
le guardie, e vogiando andar a Cologna Azo Marchefe da Eli,
con i foi amici, el defviò, sì che Miftèr Icerin tornò indietro,
e del fuo sforzo cazzadi quelli della parte contraria , & in quell'
•IIMof- anno Roberto de Fioli, el Manfrè de Piay * da Modena, eh'
*?r<*0j^° era Podeftà de Verona de volontà de Miffer Icerin , e per parte
béno Py Montecchi, e Quattrovinti de Verona, i Cavaleri de Ve
rona con il fuo sforzo andè»al Cartello de Albarè, e fi dertrul-
le
PARTE PRIMA. 31
fe la Motta , e la Torre de Ruberti da Orti , da poi cavalcò a
Porto, che fi tegniva per nome de Grego da Verona, e Legna
lo , el Torrazzo fono combatudi , e fi non li potè havere , &
in queir anno el Conte Rizzardo con Mantoani tolfe el Cartel-
lo de Pontepoflero , e de San Michele , che è in cavo de Te-
gion, e i Tomafin de Chierefia, e Taiabaffa fu Podeftà in Ce»
rea.
L* anno 1235 adi 18 Aprile Mifler Nicolò , e Mifler Tizzon
Vefcovi de Rezo, e de Trevifo, Legati de Papa Gregorio fi fe-
no zurare al Conte Rizzardo da San Bonefacio , e la parte de
Montechi , e Quattrovinti infrà San Martin Bonalbergo , e San
Michel in Campagna de far pafe infieme, e cosi la lece, e fe San Boni-
bafè per la bocca l'uno, e l'altro, e fe pafc con Lonardo Na- facjrino»
fingucrra, e la fua parte, e quelli Legati era alozadi su la por- v*no ,at
ta de la Brà , e fu la porta del Refiolo , & in quell' anno Rai- Monticò
nero Bolgarelo * da Perofa fò elefto Podeftà de Verona per li di-u.
ti Legati , e fi lo fece zurare in le foe mane , e fui Palazzo de * Il Mof-
Verona de oflervar, e manteener libertà, e de effer obbedienti cardo leg-
à Santa Chiefa. fondio" e
L' anno 1236 Aleardin de Lendenara con la parte de Moti- Bugareù
techi , e Quattrovinti cafsè la parte del Conte Rizzardo da Ve- lo .
rona , e Rainero Bolgarello , eh' era Podeftà de Verona rendè Pa" r0N
la Baftia , overo la Roccha de Garda , el Cartello de Ofteggia J^onrt*co.
alle ditte parti de Monticoli, e Quattrovinti de Verona, e Mai- u e San
fer Icerin da Roman, « Bonifacio Conte de Panigo fono elet- Bouifacj
ti Rettori de Verona , e Rigo de Gazo Podeftà di Cerea , e fu-
bito fu deftrutte le Cale dei figioli de Aleardin de Cavo , e quel»
le dei figioli de Bonaguifa, e quelle de' Vifconti figioli de De-
firà , e cT Ifnardo de Gozo « e de fioli de Perfero , e de Facin
Ragofo dalle Cafelle , e di Macacari , e di Cavalconi , e de Pie»
ro da Monello , e . di Zuccheri , e di Piero Fufo , e cos^de mol
ti altri, & in quell'anno el Caftegion * da Colegnola fò dato al * Cioè il
Conte Rizzardo per Filippo fiolo de Bonaigo, & in quell' an- Calle Ho
no adi iz de Aprile i fioli de Dolfin da Pefchera , e Martin iroccato
Torta, e uno foo Paregno dè el Caftello de Pefchera à Meffer pefcher*
Icerin per la parte de Montecchi , e Quattrovinti per 3000 li- in potere
re de danari (a); E adi \6 Mazo del dito anno Gaboardo am-d,Ecce1'-
baflador dello Imperador Federigo venne a Verona con 300 Ca- no '
valieri ,
(a) Mofcardo dice, che il Duca d'Auftria venne a Verona per con
cludere il matrimonio tra erto e la figliuola di Federico , il che averte an
cora effetto j Lià. Vili c-i%t.
PARTE PRIMA. 41
derìso per qoefta cafon venne a Verona con grande efercito de
Cavalli e fb allozado fui palazzo de Verona . E cosi el Vefcovo
de Brandinborgo venne a Verona, e fb altozà in San Stefano in
Verona, e umilmente Biluin * Imperador de Coftantinopoli ven- *.L'X&'
ne a Verona, e cosi el Duxo de Careuzo; el Duxo de Maran. R, JJq"
El Duca de Savogia. El Conte de Tirallo e molti altri Signori, rufaieai.
e Vefcnvi e Abbati venne a Verena a la corte del dito Impe- me in Ve -
radon. E h fb fatti de molti Cavaleri da novo, e veftidi e ar- ">na .
mati fono 22 de Alemagna . E -adi 10 Luio el dito Impera
dor fe parte da Verona con li diti Prencipi e Baroni allegramen
te. E Lion di Aleardi fb (atto Podeftà in Cerea.
L'anno 1246 adi 27 de Dexembro Albert», -e Nicolò da Len-
deaara fò prefi in Verona a. polla da Miffer icerin e fò tormentadi
per tal modo che i mori fui tormento del palazzo de Verona. Et
mi quelli zorai Pero Gallo da Venezia, e Longarxtlo ^e Bonaven- \
tura da la Schala ghe fb ragià la tetta fu lar Piazza del Mercà per Gal
comandamento de Miffer Rigo da Egna cheterà Podeftà de Ve- ^eto
rona- Et in quella hora Aldrighetco d Arcole fb peefo fui Mer- j0 %%0~
cà cfò morto, Et in quello anno Thomufb da Grezana fò Po- nivenm-
deftà in Cere*. ...... « Scali-
L'anno 1247 Miffer Rigo da Egna Podeftà de Verona fò mor- s"' decl~
to' (a) fui Palazo de Verona , e Zuané de Schan arolla adi 12 *"*au"
de Fevraio. Et in quello .anno adi 25 Marzo Miflèr Icerin per
lo Gomun de Verona , & el Podeftà de Mantova faccordò inneme
de lattare liberameate tutti li -Prel'ooi che era in le prefon de
Verona, e quelli che era in le prefoaede Mantoa, e fò fatto que-
Ra accordo infra Ifola da la Schala el Calici aro, e così ib laffadi li-
■beramente- Et in quello anno el Conte Rizardo da San Bonifa»
ciò coi Veronefi de fora e Mantoani , e Azo Marchete da Efte coi
JFeranefi dè una battaglia ultra Menzo con Miffer Icerin da Ro-
F man
(a) Di quella famiglia de' Cavaziani v' era un Frà Girolamo Pre-
dicator iuGgne, nominato in un Iftromento n Decejabre i*79i rogi
to da Falcone Noraro di Avtfa . *
00 Oggi 1» famiglia de* Marche!» Carlotti.
54 CRONICA DI VERONA
Mifser Bonaventura di Mifser Mazo- di Serdenelli k Antonio,.
Ventura e Serdenella :
Mifser Zerlo da Gravazar-, e tutti i fot defcendenti .
Mifser Aldrighetto Zen da. Graifo , Zuane Lanzarin , e Mar»
(ilio e fot defcendenti ..
Mifser Otto , e Mifser Odongo de Mifser Achille , e Anto,
nio da la Frata e fot defcendenti.
Mifser BoJognin de Bra ,. Bettin da le Stagne , e- tutti quel
li de PlancanL da Pigozo, e. foi defcendenti.
Mifser Iperii» da Modo da Venezia,, e foi defcendenti.
Bavon da Centro , Soncin Bàratero , Zuane da. Forca , e tut
ti i Scaramelli e defcendenti ..
Albregan da. Lazife, e tutti quelli dei Vifconti e foi defcen
denti ..
E tutti i fopradi&i fi foro- in Io tra&ado de la morte di.
Mifser Martin da. la Schala, che fò. Signor de. Verona anni lei
compidi ..
Sendofi temerariamente un nobile Giovane- un» notte di Carno
vale avanzato ad entrare con gente armata nella cafa di una ve
dova della nobile Famiglia de Pigolai per forcare una fua unica fi
gliuolai- , */ cbe gli venne anche, fatto* ricorfe la madre a Scara
mella di Scaramelli di lèi fratello , affai, nobile- e ricca, uomo della- cit
tà no/Ira .. 11. quale infume cogli altri parenti della fanciulla, tenen
do/i gravemente offe/i e vituperati dalla infoienti di quel difonejlo ,
lo fecero carcerare , chiedendo allo Scaligero; che una: tal macchia col
[angue di colui lavar voleffe ; Ma lo Scaligero ,. piacevole per natu
ra , procurava, an^j col matrimonio, le [offe Panor- rifarcito , e perciò
la [enten%a in lungo protraendo , tanto [piacque agli Scaramelli e Pi
goli queflo per altro [aggio contegno di Maftino , che fi ri[ol[ero di
ammainarlo ; e però colta Cocca/ione cV egli paffar dovea vicino alla
ta[a de1 Giudici poco avanti [opra: la Piazza detta delle Erbe fab
bricata, e andaffé ver[o la [ua ca[a, c1> era fituata , come dicem
mo,, rimpetto al pozgp /òpra la firada in. capo» al Vòlto Bàrbaro
contigua alla fuddetta di Giudici , a[pettarono che [offe inoltrato, e
quivi affaiitolo nel mentre cbe andava con. Antonio Nògarola de
correndo , barbaramente lo trucidarono, ed in/teme con effo il Noga*
rola cbe- volle difenderlo : quefla ucci/ione feguì con tale prefle^a
che , nonoflante il numerofo [egu'tto di Maftino ,. non potè effer a tem
po ajutato . Alcuni degli uccifori furono [ul fatto ammazzati, altri
prefi i quali nel giorno [eguente furono per ordine pabblico fatti
crudelmente morire, e gli affenti con grojfijfime taglie banditi, spia
nate.
PARTE PRIMA. SS
mate fino dà fondamenti le loro cafe, e fifcati i loro beni ; nei lon
poderi per maggior fpreigo cavate le viti * tutti gli altri alberi.
La via poi in capo jzlla quale per ire alla Piatta de Signori feguì
il fatto , dalla inumanità de feritori prefe il nome dì Volto Barbaro .
L'anno 1278 .da poi la morte di Mifser Maftin da la Scha-
la Mifser Alberto da la Schala fuo fradello fò faéto Capitanio Albert»
e Signor Generale a feguir-el Dominio e la Signoria de Vero- <t*11* Scaw
un. El qual Signor Milser Alberio Signorezò benignamente, c «Vde? ri
governò magnificamente la Cita .el Diftretto de Verona anni p0jD ,
con grande alegreza e confolacion , e poi morì a foa mor-
,te naturale .
V anno 1283 da Alberto dalla Scala furono domati ì Trentini ,
e ritornato a Verona fece fare la muraglia dalla Porta del Vefcovo
fino alf Adite, chiudendo dentro il Campo Marzio , e fece anco in
nalzare le torri delle porte che fi vedono in detto Campo. Net 1280
fu conclufo il matrimonio fra Coflanza figliuola d'Alberto fuddettot
con Obagp Marcbefe da Efte Signor di Ferrara , Modena , Reggio ec.
Del 1.204 fendo già morta la figliuola maritata ad Obizgp fopprad
detto, poflo in ordine un copio/o efercito , fi volfe alt'acqui/lo di Efle,
che gli riufcì facilmente , fpogliandone .il genero con diverfi altri luo
ghi. Nel IZyj fi impadronì di Vicenza, -nella quale pofeCan Fran-
ce/co fuo terzogenito , .ed occupò anche i Caflelli di quei da Barco ,
come afferma Ciò:.Bonifacio , per le loro difcenfioni . E poco dappoi eb
be anco Feltro e Belluno. Fece ridur in più bella forma la fua abi
tazione, 0 Palaigo, che. è quello che. ora chiamafi de1 Mozzanti. In-
fiente fece fare anco il pozzo eh* è in capo al Volto Barbaro; ma il
bancale è flato mutato . Fece inoltre fabbricare un muro alla riva delF
Adice , che cominciando dal muro amico della città, cb% è ferrato nel
Caftel Vecchio della porta murata che fi chiamava di San Zeno, ter
mina in fine della regafla per andar a S. Zeno Maggiore . Fece acco
modare la regafla fiotto alla Chiefa di S. Stefano , e la torre eh* è in
capo al Ponte della Pietra verfo il Duomo . Quali torri erano chia
mate Caflelli , ed erano cuflodhe dalle milizie . Fece pure edificare
la torre contigua alla Porta di Rofiol per cu fi và a S. Daniele , e
fece ergere queir.altra fopra il Palazzo , che guarda fopra la Piaz?
Zp ove fi vende il pefee del Lago, oggi dagU Eccellentiffimi Camer
lenghi abitata . Nel itpp -fece fabbricare i fondamenti , 0 pile del
Ponte Nuovo, di pietra, che prima erano di legno, con la torre che
fi vede in capo al detto Ponte , che aveva anche il fuo ponte leva-
tojo e le guardie. Del 1301 fece edificare il Magiflrato de' Mercatanti
Jofra la Piazza grande } e ordinò che quivi un Pretore con i fuoi
Confoli
5<5 CRONICA DI VERONA
Confoli afcoìtafferò le caufe e differente tra Mercatanti ed .Artefici, e
quelle fommariamente fpediffero. Mofcardo libro IX pagina 207.
Il motivo -principale che mojfe Alberto ad erigere quejlo mercantil
Magi/irato fi fu il commercio che in que tempi fioriva nella città no-
fira fpecialmente nel lanificio , il cui trafico utile confiderabilijfimo sì
'al pubblico che al privato intereffe porgea , poiché fi fabbricavano
circa 20000 pezje di panni annualmente oltre le calze , berrette , ec. La*
onde anco dopo la dedizione della città alla Signoria di Venezia , oltre
là confermazione de' Prruilegj all' Arte nobile della Lana dagli Scali*
gerì conceduti, altri dal Prencipe noflro SereniJJìmo le furono aggiun
ti . Ma pofciacche di quejla nobile arte ci cade in acconcio di fa*
niellare alcuna co/a di quella diremo .* £ prima , quanto al recinto detta
He Gargerie, è da fapere che quefio era il luogo deputato no» filo a gar
gare i panni, calze c fimili manifatture , ma ferviva in oltre per la
perizia de' panni medefimi , efijìendo ivi ancora a" dì noftri la loggia
ove erano efaminati / quali fe venivano ritrovati non corrifpondere
alla finezza dalle leggi preferita, erano tofto pel met^p tagliati ;
ini fi potean poi vendere fe non per panni baffi. Quel luogo fitua-
■to /opra la riva dell' Adice vicino a San Michele a Porta, ora mar
gazzjno da legname , era a taf effetto fimilmente deflinato . Il Giar»
ditto de Co: Giufii in vicinanza *** S<*n Zeno in Monte fervi un
<tèmpo per difendere i panni ; e quejla Famiglia, che fra le altre
ne facea grandijfimo traffico , avea molti edificj a Gazo , alle SteU
le , ed altri luoghi . Le lane poi non pattano effere fotto rigonfifi
fime pene fuori dello Stato trafportate , ma fola in Verona cpndurfi ,
dove erano cinque luoghi a ciò defittati , quattro fopra la Piazza
ora detta delle Erbe , ed uno in vicinanza del fuddetto Officio di
San Michele a Porta , durando l' aguglia , 0 capitello tuttavia ivi
a tal oggetto innalzato . Di quefle aguglie, o capitelli, uno fe ne
vede fopra la Piazza delle Eròe, altro accanto alla Chic-fa di Sa»
Pietro in Carnario-, ed altro pure appreffb la Chiefa di San Giovane
ni in VaUe , quali altro non dinotano fe non che ivi erano i luoghi
ove i pubblici Mercati faceanfi . Li due fopra la Piazza detta deli-
la Brà : uno rimpetto alla porta dell' Anfiteatro , pel mercato del-'
'le Biade che faffi anche a giorni noftri ogni mercoledì non foftivo .•
'e F altro nel mezjro della Pi*zxa medefima, per la Fiera che vi fi fa
cea prima deìf incendio feguito nell'anno 1712, la medefima cofa fi-
gnificano . Più che dodeci edificj per follare i panni eranvi nella viU
Ha di Montorio, oltre a quelli che in altri luoghi efiflevano,ma quelli di
Monforio ridotti fono ora a due folamente ; non effendo il traffico in
Oggi corri era né tempi andati, ch'era cereamente uno de' maggie"
d"Eu.
PARTE PRIMA. 57
d'Europa in tal genere, pofciacbi la Nobiltà a queir arte aggrega*
va/i, ne /degnavano i cittadini il mercantare come fan di prefente.
Imperciocché le maggiori rendite da quel traffico provenivano , fendi il
territorio Veronefe per la maggior parte pafchivo, e non così coltiva*
to come a giorni nojlri . Nondimeno non è [quejlo negozio così deca*
ditto , che non girini per le rr.ani de mercennarj annualmente pi*
che cento mila Ducati . Di quale filiera fojfero i panni che qui fab-
bricavanfi puojfx da ciò comprendere , che la Signoria di Venezia n*
mandava per regalo al Gran Signore de Turchi. E noi abbiamo ve
duto iftampata una di quelle cedoline del fecolo XVII, delle quali tuttora
nelle piagge principali d' Europa ne fogliono ijìampate vicendevolmente
fra mercanti ejfere mandate co' pre-gi deCamb) tn quejla Fiera Jlabilitia
feudi d' oro marche, dalla quale appariva che in quel fecolo la corrifpon-
den^a coti Siviglia di Spagna ancora durava. Nella quale valuta , ben*
ebe finta , fogliono i pagamenti nelle Fiere di Novi e Bifen^one anco»
ora effettuarfi , conteggiandoli Scudi 122 di L.*J- 12 di Genova per
Scudi i oo di Marche; Il valore del qual Scudo ri/ulta, a L. l$per ogni
Scudo diGenova , L.i S-6 circa moneta Veneta . Per pruova poi di quel
lo che da principio abbiam detto , cioè che lo Scaligero la cafa de Mer
catanti ad oggetto della Nobile arte della Lana innalzar fece , bafia fa-
pere che queflaArte fola ba il carico a proprie fpefe di riparare la detta
Cafa. A fpefe poi di quejlo Magi/Irato , come appare nello Statuto nojlr»
iib.l C Ig , era JUpendiato un perfetto maeflro di Aritmetica,» etAbaco a
beneficio comune di ehi voleva imparare ; il qual Maeflro abitava fopra
la detta Cafa de' Mercanti , ed era eletto dal Configlio de XU e de L.
L* anno 1301 da poi la morte del Signor Mifser Alberto., Bartolo-
Mifser Bertolamè da la Schala Primogenito del difto Signor meo fucce-
Mifser Alberto fb Signor , e fucedè in la Signoria d« Verona <je a<1 A1~
due anni in bon ftado e oonfolation^ e con grandi Trionfi-, e bert*«
morì a foa morte adi 7 de Marzo 1304.
Racconta il Corte che nell' anno 1303 nella Lvteja at òan Tran-
tefeo dal Corfo , ora detta di Cittadella, feguiffe il funeflo miferabil
cafo di Giulietta Cappelletti , e di Romeo Montecchio . I quali amando/i,
con? egli riferifee , di uno ifcambievole ardentiffimo affetto ; per la
nemijlà eh' era fra quefle due famiglie foffero gli amanti ooflreui , per
non incorrere in gravijjime indignazioni e pericoli , cautamente procede
re . Laonde la Giovane fi rifolveffe confidare quejla corri/pendenza al di
lei Confeflore , eh' era de' Minori Conventuali , per avere da quejla
e configlio e infiememente foccorfo : che prefo da quejlo f affunta di
a spacciare le dettò famiglie, ma in vano, mutata opinione, cogli aman*
ti convenire di preflar loro comodo nella fua Cb,efa di fpofarfi , il che
H attn
58 CRONICA DI VERONA
ancora con arguto ripiego feguìjfe , come ivi fi legge . Effettuato il ma
trimonio) indi a fochi giorni, in una coflione feguita fra le parti faz^
Zjonarie , accadde che Tebaldo dalla Cappella JìrettiJJimo parente di
Giulietta rimaneffe da Romeo, benché per neceffaria difefa , ammaz^
zato ; laonde quefli coflretto fofje , la patria abbandonando , a Man
tova rifuggirai ; dove la corrispondenza colla fua fpofa per mezxp
del Frate coltivava. La Giovane defiderando unir/i pure al marito,
e dal Conventuale , il quale Chimico eccellente era , una polvere ri
cevuta , da effo fleffb manipolata , la qual forza avea di fare ifve-
nire e privare di ogni fentimento , prefala rimaneffe indi a poco in
guifa che, tenuta da tutti per morta , fepolta fofje in San France-
feo ; ma palefata dalla fama la di lei creduta morte , ne foffe al
Montecchio bentofto /' avvifo portato . Il quale da veemente paffio-
ne vinto, venijfe prejlamente a Verona, e di notte a San Francefcoj
Mè ivi il Frate Conventuale ritrovando, al Portinaro chiedeffe che
V depofito di Giulietta additategli , ed effo fleffb aitandogli lo per-
fuadejfe ancora ad aprirlo y nè potendo la morte della fua fpofa
fojfrire , foffe immantenente da grande corruccio prefo , e qual for-
fennato , poco ma potentiffimo veleno inghiottito che feco avea, e nel
fepolcro entrato , ivi appo V corpo della giovane in brievi refpiri l'ani
ma efalaffe : che Giulietta indi a poco dall' artificiofo letargo ifve-
gliata , e Ce/liuto Conforte accanto vedutoji , di dolore in quello iftantc
moriffe . Queflo racconto, in fimìl guifa e con altre circoflanze accon
ciamente dìfpoflo , fembra piuttoflo una Novelletta da intertenere le
femplici vecchiereUe , che veridica floria . Oltre che non potea ciò ef-
fere accaduto in quella Cbiefa , avvegnaché erano ventoti anni già
feorfi che i Minori Conventuali a" Frati e Suore Umiliate ceduta P a-
veano ; come nella feconda Parte dimoflreremo .
Alboino L' anno 1305 Mifser Albuin da la Schala fradello del dito
fuccedea Signor Mifser Bertolamè fegul la Signoria de Verona in bon
Bartolo- ftaao e confolacion , e con grande magnificentie anni otto, o
meo. cerca, e morì de morte naturale adi 31 Xmbrio 13x1.
Mofcardo riferifee che Can Grande infìeme col fratello lo flato reg
geffe , e che mandati avendo Ambafciadori all'Imperatore , /'/ quale allora
nella città dì Milano fi tratteneva , foffe dal medefimo coflituho Vicario
Imperiale infìeme con Alboino delle città tutte che poffideano , afferman
do aver letto la floria di queflo fatto , e così effo la riferifee : w In que-
" fio tempo venne in Italia Enrico VII Imperatore per andar a Milano .
M Can Grande gl'invio due Ambafciatori , che furono Bailardin Noga-
" rola , e faganoto de ' Paganoti fuo Configliero , quali furono benigà".
" mente accolti , e maggiormente graziati . IlNogarola fu fletto Vicario
* " Ini-
PARTE PRIMA. $9
**■ Imperiale nella città di Bergamo , ottenendo in dono Lottato, terra del
" Brefctanoz ti Paganoto fu eletto Cameriero Imperiale , e principale Con-
W Jigliero . Can Grande pochi giorni dopo andò a Milano * , con numero- » jj Cortt
" ja comitiva di Nobili, ed ivi gionto offerfe e rinonciò ad Enrico Ve- alla p. 614
ce rana, e tutte le altre città che in/teme col fratello pojfedeva . V del llb-i.*,
ce Imperatore con gran contento le ricevette, e ringraziò Can Gran- jjl^
ti de ed il Fratello , delle quali rinoncie fu formato pubblico Ijlru- cov0 no_
ce mento . QuejF anione fu di fommo dispiacere a' Verone/i, benché Uro Te-
tt il tutto dijjimulaffero , e forfè da ciò, come da principal fonte , de- baldo 1*
ce r'rvò F eflerminìo degli Scaligeri . V Imperatore cojìituì li detti Al-u}timo
u boino e Can Grande Vicarj Imperiali di tutte le città rinonciate , dell* anno
" quali ijleffamente conceffe in feudo perpetuo, con le condizioni fo- deli 310
** lite praticarfi ne feudi di flato , del che ne fecero pubblica fcrit- P« Mila-
" tura. Qui fi trattenne Can Grande fin che vi flette t Imperatore , no_ fim1'-
** e quando partì, F accompagnò fino a Bologna, dove prefa licenza tin-ee ^a,j"
" ritornò a Verona con un fuo Comminarlo. Qui fatti convocar gli Sig. Can
" Anziani, tutto il Conj egl'io , e tutto il Popolo, alla loro prefenzjt Francete»
" egli ed Alboino rinunciarono alla carica del Capitaniato del Popò- ll 8ioril°
" lo nel modo che avea fatto a Milano, e fatto di ciò Iflrumento , fu- dell'anno
u bito il Commiffario pubblicò la elezione fatta dall' Imperatore di ini.
" quefti fratelli per fuoi Vicarj Imperiali, ed infieme pubblicò anco
" lo flato che nelle perfone di quefli egli avea conceffo in perpetuo
" Feudo. In efecuzjone delle quali cófe , il Commtjfario volfe che
" gli Anziani, e gli altri principali Officiali giuraffero prima nelle
" fue mani, e poi di Can Grande e di Alboino di riconofcerli per
" F avvenire veri e legittimi Signori .- aggiunsero anco alle fue genti-
" tizie F Aquila fopra la Scala, le quali cofe furono fatte con gran-
u dijjima Jolennità , e quindi principiarono li detti fratelli , partico-
" larmente Can Grande a flarfene con molta gravità .
L'anno 1312 Mifser Can Grando primo da la Schala , fra. Can Gran-
delio del foprafericto Sig. Mil'ser Albuin, e fiolo del prefaco Si- ™[ ^ibol-
gnor Mifser Alberto primo da la Schala feguì la Signoria de la no.
Cità, & del deftretto de Verona, e fi acquifta Vicenza e tutto CmGran-
el Vefentin, e fece de grandiflìme magnificentie e prodeze vaio-**6 ac<!ui-
rofamente de la foa pedona , fi corno le lezerà feguitando el prò- * Viceu-
cefso del fo Rezimento. El qual Signore nafeè del 1201 adi 8
de Mazo, e fò homo nobile, grando e de bella ftatura, e gratio-
fo in atti e in loquella, e animofo in fatti d'arme, e mirabil
combattente e fiero contra tutti i fuoi inimifi fi corno oldirete.
L'anno 1314 el Signor Mifser Can Grando primo da la Scha
la cavalcò a Vicenza con una certa quantità de zente d'arme, c
H a foi
éo CRONICA DI VERONA
fbi foldati e trovò li lo exercito de Padoani che era in li Borghi
Padovani de Vicenza accampadi per tor laCità, undo el dito Signor fò a le
fuperati mane con loro e fi li rompè e fcoafifse in tutto (a) ,. & prefe più
di Vicea- ^e 5°° P*^01" da tagi* » * molte armadure e cavalli e condirseli
za ^allo » Verona, e fò metudi in prelòn in la Cafa de la Biava, o fia
Scaligero, del Megio che è fu la Brà de Verona , tra i quali fò prefo Mif-
fer Jacomo da Carara e altri afsai Zentilhomeni e Citadini , e fò
adi 12 de Septembro de l'anno foprafcritto .
*FUoru- L' anno foprafcritto i Forainfidi * de Brefsa Uberamente li
Ieri. dete la Cita de Brefsa al Sig. Mifser Can Grando con tutto el
Brefcia paefe de fera, zoè Cartelli e Ville, e fò fatto Signor adi ultimo
Grande de Novembro dell'anno fopraferipto .
L' anno 13 17 el Signor Mii'ser Cangrando ftando a campo
con el fuo exercito a Lonà, che fe tegnia a foa pofta, havo no»
Co', dì San velie che el Conte da Sanbonifacio con i Forainfidi de Verona,
Bonifacio de Vicenza , e de Padoa era andato a Vicenza credendola haver
fatto pri- per uno tr*£lado fitto contea el Segnor, undo el cavalchò tutta
giomero e ja matina e[ fa a Je man con i fo; inimifi,. e dette la
da Can> Battagia e fi li rompè, e prefe el dito Conte de Sanbonifacio, e
Grande, molti altri fò morti e prefì e feonfitti, e fò metudo el dito Con
te in prefon e- morì a %i de Mazo * . .'
* IV Corto riferifce r che fendo, entrato in cuore un altra volta a ' Pa*
iovanr F acqui/lo di Vicenza , fi vai/ero del me^o del Conte dì San»
bonifacto , il quale con alcuni Padovani cominciando a voler corrompe-,
re certi cittadini Vicentini , . pervenne il fatto a nottua di Ug'ucciont
Faggiuola Pretore tu Vicenza per lo Scaligero. Coflui per tirar i Pau
dovani nella rete , feoperto a Can Grande quanto egli di far divn.
fava , e da Cane il tutto approvata , fece molti cittadini di Vicenza in„
conta'
(a) Il Corio non distinguendo quello fatto d' arme fra lo Scaligero,
0 i Padovani, da quello che fegul nell' anno 1 31 7 f ci dà motivo di
avvifarne il" Lettore quello aggiungendo' : che avendo i Padovani il
Borgo di S- Pietro, né potendo entrare in Vicenza , quello faccheg-
giaroao . Del efie lo Scaligero avvifato , ito con le fue genti' in Vi
cenza , e fopra un'alta torre afeendendo , veduto i Padovani- in gran
difordine ilare , diedegli fubito addo/To , e. rupegll in guifa che 1700
ne furono prefi infienie con Giacomo da Carrara nobile Padovano",
Ma i Viniziani interponili fu conchiufa la pace , con quello : che i
prigioni folfero liberi, e Vicenza allo Scaligero rimanerti, ceftituendofri
Viimiani malevadori drlire trecento mila gro/Te per la parte che a-
vefle mancato di tenere l'accordo . Le lire fuddette s'erano di Venezia,
com' è probabile, farebbero in oggi Ducati quattro mi!! ioni /eicent»
quaranta cinque mille cento e felfan canno circa dì Lire fei , e folcii
quattro di moneta ficcala Veneta-,
PARTE PRIMA. 61
contamente adunare , loro da parte di Cane comandando di fcrivere
a Padovani pronti efiere a dar loro la città nelle mani . Il che Vicenti
ni non fen^a di/piacimento udito , nullaoflante ubbidirono , e al Conte
Sanbonifacio notificarono apparecchiati effere la città a congegnargli .
La onde il Conte con i Padovani , colta P occajtone che lo Scaligero
ito era all' ajfedio di Brefcia , il giorno deputarono co* Vicentini; ma
nel? iflejfo tempo Cane , di ciò intefo con Uguccionc , con tal prefle^a
levò di Brefcia /' ajfedio ed a Vicenza il cammino riyolfe , che il gior
no zz Aprile* vi giunfet nel quale il fatto d'arme fen^ altro attac- »Not*
cato , rimafero i Padovani vinti e fracaffati, e '/ Sanbonifacio con differenza
un fuo figliuolo prigionieri di guerra ed in Verona condotti. ffa Corio,
L'anno foprafcntto adi 22 de Dexembro el Signor MifJer CaneZaeattiU
Grando da la Schala fe l' intra del Cartello de Monzelefe de Pa-
doana , e così prefe tutto da Brenta io là , e (il tenne più de uno
anno, e adi zz de Fevraro del 1318 fé bona e perfetta pafe.
L' anno 1310 adi 4 Zenar Miffer Hugolin da Seffo da Rezo Ugolino
fò Podeftà de Verona a porta del prefatto Sig. , e fi ghe fletè più da Sefso
anni e fé molto ben juftizia e portoffe molto bene. Et in quello PodeiUdi
anno Miffer Francefchin da la Mirandola tolfe in sì la Cità de v^
Modena con volontà de foi amili e dei Citadini -y la qual Cità occupa"
era di Mifser Pafarin di Bonaconfi Signor de Mantoa. E adi 24 da Fr'ran
de Luio el Sig. Miffer Cangrando da la Schala con el dito Mif- cerchino
fer Pafarin Sig. de Mantoa con la foa zente da pe e da Cavalo jj*^1* M'
andò per ricoverare la Cità de Modena e non potè far niente e
tornò a Cafa.
L' anno antedito adi 30 de Luio Mifser Jacomo da Carara fò Giacomo
facìo Signore Generale de Padoa e del Padoan. Et in quello an- da Cari a
no el Sig. Miffer Cangrando de la Schala con la foa zente d' ar- ™ Sp^J°rc
me da pe e da cavalo, Veronelì, e Vefentini andò a campo a va>
la Cità de Trevifo , e lì ftcte due mefi , & havo tutti i Cartelli
e Ville del Trevifan, falvo tre, e quello fò perche i Trevilani
fe dè al Conte de Golitia * sì che el Signor tornò a Verona . » r.fgri
L'anno foprafcritto in tei Cartello de Soncin del Gremonefe Gorizia «
fò fatto uno grande Concilio generalmente trà i Signori de Lom
bardia , e fpecialmente trà i Gibellini, in nel Concilio fò eletto
el Signor Mifser Cangrando da la Schala Capitanio de parte
Gibellina generale , la qual fè Liga infieme per guerezar per la
dita Liga contra ciafcheduno Signor, e perfone, & Comun die
foffe contra loro .
Avendo intefo il Sommo Pontefice Giovanni XXII òhe gli Ejlenfi ,
cacciato il prefidio Ecclejiajìico , fi foffero di Ferrara infignoriti , e
Matteo
6z CRONICA DI VERONA
Matteo Vifante col favore di Lodovico il Bavaro fuocero di Can Gran
de fi fojfe fatto Signore di Milano , lafciando per allora gli Eftenfi
da banda , ifcomunicò il Vifconte . Onde quejlo Principe fece convocar
la Dieta in Soncino, nella quale v intervenne Pajferino Signor di
Mantova fra gli altri , pel configlio del quale fu lo Scaligero crea
to Capitano della lega Gibellina contro la fa%ian Guelfa . Laonde
lo Scaligero , terminata la Dieta mede/ima , de' Padovani a vendi-
carfi r animo fuo rivolgendo fenxa indugiare andò con le genti della
lega [opra Monte Silice , o Divite , Caflello ben munito del Padovano e
per fituaxione fortijjimo , quale vennegli anco fatto d'aver per tngan*
ito . Indi formidabile e terribile verfo de Padovani moflrandojt , quin
di incominciò ad effere Can Grande appellato..
L' anno 1310 adi 4 Avorto el Signor MifTèr Cangrando da
la Schala con el fuo exercito e Cavalaria andò a campo a la.
Cicà de Padoa, e al Cartello de Citadella del Padoan , & era
con lui Uguzon da la Fafola , e fè far uno Cartello appretta
Padoa a quattro millia dove fi dito el Battanello, e fazando el
dito Cartello el Signor Mifser Cangrando fi dè e rendè tutti li
Cartelli del Trevilan al Conte de Golicia,. con pa£lo e condi-
tion chel dito Conte de Golicia dovette dar e loftegnir cento
Cavaleri de zente d'arme al Signor Mifser Cangrando a tutto
fuo piafer e voluntà infina a tanto che lo navette aquirtà la Cit
tà de Padoa el Padoan , e cosi el prefatto Signor fi havo el
Cartello de Citadella adi \6 de Ocoro de 1' anno foprafcritto •
& i Padoani habudo tractado con el Conte de Golicia de vo
ler far morir el Signor Mifser Cangrando, e Uguzon predillo,
fapudo quello el prefatto Sig. da la Schala fè pigliare dodcfe de
i mazori, e meiori de quelli eglicìani che era in campo con lui,
undo el fepe che i Padoani volia dar la Cita de Padoa al Con
Padova te de Golicia, e fi ghe la dè . E venne el Duxo de Aftroliche
fotto il (a) el Duxo de Carenza , e fò fatto e ferma tregua tra el di-
Goriiia' ^° ^'8* Mifser Cangrando e Padoani . E comenzò adi 10 de
Zenaro fina a 13 de Marzo tegnando e poffedando el ditto Si
gnor
. (a) Gio: Bonifacio nel liVro IX della Storia Trivigjana ferive che ,
andato l'efeiciio della lega contra Modena , Carlo figliuolo del Redi
Boemia, eh' era rinullo con le fue genti in Parma, accompagnato da
Marili io , e Pietro de' Rofli , e da Manfredo Pio Modenefe , Te gli av
viò centra ', rimanendo vincitore , liberando Modena dall' attedio.
■Ma che Pavia, togliendoli all'obbedienza del Re, diedffi agli Scali
geri.
(b) Cioè in oggi quattordicimila fottecenio feiTantaquattro Zecchini
d* oto Veneti circa.
PARTE PRIMA; 73
L'anno foprafcritto adi 16 Avofto, Rè Carlo fìliolo del Re
de Boemia venne a Verona , e magnificamente fò acceptado dal
Sig. Miffer Martin da la Schala, e fò alozado in lo Vefcova--
do e fi ghe ftette due zorni , e quando el fe partè s el Signor
Miffer Maftin ghe donò molti Palafreni coverti de coverte de
pano d'oro e veludo belliflìme, & altri belliffimi doni affai. E
cavalchò fora de la poita de San Zorzo , & andè per Val
de Lagari verfo Trento , e fletè una notte in tei Cartello de
Avi . Et in quello anno adi 8 de Otoro Miffer Zuane Rè de
Boemia Padre del Re Carlo foprafcritto venne a Verona , e fò
aiozado in li Palazi proprj del Sig. Miffer Maftin , e magnifi
camente fò acceptado, e recevudo con gran Trionfi e fefte, e
li ghe donò el Sig. mcjlti Corferi groffi , e Palafreni coverti de
pano d'oro e veludi, e molti altri doni ghe fo fatti, e poi el
di feguente fe partì , e cavalchò per Val de Lagari verfo Tren*
te.
L'anno 1334 adi 10 de Zenaro el Sig. Miller Maftin da la
Schala, con el luo exercito , e con la liga de Signori de Mi-
lan, de Mantoa , de Ferrara fi mete a Campo a Brefcello de
Parmefana fopra Pò lonzi da Parma 10 milia , e fò fatto uno
Ponte a traverfo Pò, e fe impì le foflè da- Brefcello de Legname
e fò portà fora de Verona affai fornimenti , foghe e vi&uarie , e
altre cofe affai neceffarie per lo diéto Campo. Et in quello an
no adi 23 de Fevraro Miffer Hecìor de Panigo da Bologna, e
Miffer Gutifrè da Seffo da Rezo, e pia altri Zentilhomini che
era in lo Cartello da Corezo fui Rezan, con cerca cinquecen
to Cavali da Verona , & de quelli de la liga fi cavalchò per
andar adoffo al Signor Mifser Gailimberto da Fogian Signor Guilim-
de Rezo per robar el Pacfo , ma incontinente el dito Sig. de berta Si-
Rezo con la fua compagnia cavalchò contra -coftoro , e con pia- J^ore. di
fevoleze fi li ricevete tutti dentro de Rezo, e fi come foldati c*£,°'
de la liga ghe donò fu la Piaza de Rezo defe milla fiorini d'
oro (a), i quali fò metudi a bottin tra loro-.
L' anno foprafcritto adi 15 de Marzo , i Bolognefi corfe a Lega.
Bovolo contra Mifser Beltramo Cardinale, e Legato de Santa Pontificio
Chiefia e Signor de Bologna , e fil ferò in lo Cartel de Bolo- Scacciato
gna e fi l'alsediò, e adi 28 de Marzo li havo el dito Cartello d*'q°Ia'
e fò licentiado el dito Legato fora de Bologna con tutta la foa 2 6 '
K fa.
(a) Quelle macchine non erano niente differenti dalie Baleftre, men
tre, ficcome quelle, fervivano a lanciar dardi , e pietre grandiflinie del
pefo di libre duecento, ed anche di duecento cinquanta, 0 più ancora.
Elle erano tirate e lafciate andare a fona di una corda , la quale con
violenza indietro ritornando gittava dardi e pietre di lontano nella
guifa delle moderne artiglierie.
PARTE PRIMA. 77
corfe le brigate de Miffer Marfilio che l'havea ordinato, e pi
giò le guardie del tra£tado,& havo la Cità, e tutti foldati e no
merà de Signori da la Schala che era in Padoa fono robadi , e
defpogiadi e prefi affai de li amiti di di£ti Signori , tra i quali
fo prefo el Signor Miffer Alberto predicìo, e altri de Verona Alberto
e fò menadi a Venezia e metudi in prefon , e fi ghe ftete alguni fatto pri-
mefi , e fò fatto Signor. Miffer Marfilio da Carara de Padoa, e gioniero
poi Miffer Piero di Rofli Capitanio della Liga . E adi 6 Avofto f^*/^'
cavalcò a Monzelefe e lì meffe campo, e ft> fatto uno bello fat- dova,
to d'arme e fcaramuza, unde uno Fanto da pe fi ferì Miffer
Piero di Rofli Capitanio con una lanza, per tal modo che fubi- Pietro
to caze morto, e fò porta a Venezia e fò fepelido in San Mar- Rofli uc-
co con grande honore, e fu metudo le foe arme e infegne in la ,,e,(
dita Giefia per più honore . a"»c a'
L'anno foprafcritto Miffer Guido da Coreza da Parma Capi- Monfeìi-
tanio in Breffa per lo Signor Miffer Martin, e Miffer Giberto fe.
da Fogian, Miffer Boneto da Malavefina de Verona, ftando lo- Guido da
ro Retori de Breffa per el dito Signor Miffer Martin , Azo Vif- Capitano"
conte Signor de Milan per traóìado facìo con certi traditori de a; Mafti-
Breffa adi 5 de Otoro con el fuo exercito intrò in Breffa e fi no in Bre-
I'havo & ottenela tutta falvo che el Cartello della Città . E adi .
Srimo de Dexembro Miffer Zentilo di Cripriani de Verona fi notere*^1
e el dito Cartello al dito Sig. de Milan, & in quella volta el Azio Vif-
Sig. Miller Martin da la Schala fi havo el Cartello de Pontevi- conce .
go, e havo moki altri Cartelli di Breffana.
L'anno 1338 adi 8 de Marzo Miffer Marfilio da Carara Si-
gnor de Padoa morì de morte naturale, e adi io de Marzo Mil
ler Ubertin da Carara fò fatto Signor Generale de Padoa. Et in
quello anno adi primo di Aprile li Ambafadori, e lo Legato da
Fiorenza , e li Signori de Lombardia con Venetiani fiando in
Venetia afermò, e fè liga infieme a morte e deftrution del Si
gnor Miffer Martin da la Schala , perche el non volea far pafe
con loro. E adi 11 de Avorto fe arendè el Cartello de Moncele-
fe a Venetiani . E adi primo Dexembro fe arendè la Rocha per
defecìo de vi£tuarie.
Gabriello Simeoni della prigionia dì Alberto nulla menzione facen
do , riferifee che , avendo Maflitto cacciati i Rojft di Parma , per tradi
mento prefo avea quella città con Feltro , Belluno e Ceneda già per
addietro fiate tolte dà Roffì al Re Giovanni di Boemia , e che Ma-
flino perciò infuperbito deliberò turbare lo fiato di Viniziani , e così
cominciato a fare fortezze e bacioni intorno a Petabubula , dette lot o
«tuff
78 CRONICA DI VERONA
caufa di collegarfi col Re di Boemia , e qua/i con tutte le Potenze eT
balia {tra le quali fu quella de Fiorentini) a d'anni fuoi : e così
fatto Generale della Imprefa Pietro RoJJi , a la deferitone in Vinegia
di quaranta mila uomini , fu per lui prima faccbeggiato tutto il con
tado de1 Luccbejì , / quali poco innanzi fi erano ribellati a Fioren
tini e datifi a" Signori dalla Scala , e gli flendardi di Ma/lino , che
Pietro avea prefi , flrafcinati per mtxgp Fiorenza ; dove mentre ebe
così vittoriofo metteva in ordine le genti che contribuivano nella leoa
i Fiorentini , Gherardo da Camino d' altra parte nel Frioli ufeito del
Caflello della Motta, e di notte- affatiti quei di Uder^o , s eragià iti
fignorito della terra, quantunque poi da Maflino fojfe recuperata .
Pietro Roflì trovando/! in quel me^ro già a Cbioggia con 1500 ca
valli, de" quali 800 aveano dato Fiorentini, 300 * Bolognefi , ed
Obizgone da Efle tutto il reflo , con pochi de fuoi fi trasferì a Vine
gia , dove prefo lo flendardo di S. Marco, e fatto Generale raffegnò
poi, fetida quelli di Cbioggia, 45 OO cavalli, con\6ooo fanti , oltre a
molti popoli del Frioli, ed Oltramontani che alla fama della nuova guer
ra, e per Podio che a Maflino portavano, vi erano concorfi volontariamen
te. Fatto quefio, e paffato il fiume Anaffo , conduffè F efercito né1 campi
Trivigiani , e paffato il fiume Brenta volfe in fuga Alberto fratello
di Maflino, che di Padova ufeito, era venuto ad incontrarlo. Indi
prefo Capodagere la riduffe infieme con Conegliano in potere de Vini-
%ianì . Nè qui fermando/i fottomife inoltre Mejlre , Trivigi , e Seraval-
le . Frattanto entrati in Lega co" Venizjani Lacchino Vifconte , e Filip
po Gonzaga , Maflino lafciando Alberto alla difefa di Padoa , fi vol
fe a guardar Verona , prefentito avendo che Lacchino , e Filippo iti
v erano per pigliarla . Ma alla venuta di lui quelli ritirati effendofi
ritornò a Padova , e di quivi fofe il campo a Bovolenta per impe
dire le vittovaglie che da Venezia venivano alRoJfi fpedite: Ma Pie
tro conofeendo che Maflino poco poteva durarla , non cercò di arruf
far/! con lui altrimente . In tanto rendtttefi Bergamo , e Brefcia a
Luccbino , Feltro al Re di Boemia , e Padova per me^p di Marfilio
Carrara ribellata/! avendo ricevuto il Rojfi, in modo, tale Maflino fi sbi
gottì , che fi riduffe a promettere Pefcbiera con Francefco fuo figliuolo
ed altri nobili giovani per oflaggi al Duca di Baviera fe gli dava
ajuto, la qual cofa prima promeffagli dal Duca e negatagli poi, lo
conduffè per difperato ad affediare Mcntecchio : nel qual luogo final
mente da Orlando Rojfi ( per la morte di Pietro fuo fratello fatto Ge
nerale de* Vini%iani) fu rotto e meffo in fuga. Rifatto/! poi nondime
no ritentò la battaglia un altra volta, e di nuovo fu vinto; ancora
la tetr^a rimettendo/i intorno all' Ifola di Longara , che da' Padovani
er.r.
PARTE PRIMA. 19
tra affittitala , con perdita di tutti i fuoi naviglj fu cacciato, e Men-
celife prefo per i Vinizjani , da quali fimilmente vicino a Efle ricevu
ta un'altra rotta con perdita di ZOO cava/li, e pofio faffedio a Vi
cenza , fu corretto finalmente a chiedere la pace , la quale in queflt
modo gli fojfe conceduta : che Feltro , Cividale di Belluno , e Ceneda
rimane(fero a Carlo figliuolo del Re Giovanni di Boemia, Bergamo ,
e Brefcia al Vifconte , Trivigi col contado , Caflelbaldo e Baffano a
Vinixiani col pajfo dell' Adice libero e ficuro per i Mercatanti ■ e fui
dominio di Lucca quattro Caflelli a Fiorentini ; poiché durante la guer
ra non avean efji altrimente quella città conquijlata . Simeoni Lib. IIL
L'anno 1330 adi io de Zenaro el Sig. Mifler Alberto da la
Schala, el qua! era in prefon a Venetia, e per infir de prefon
fè pacìi , e Capitoli con la liga per fi e per Martin fuo fradel-
lo, i quali pacìi li fò in quello modo zoì, che el dito Signor
Mifler Alberto debia liberalmente infir de prefon fenza alguna
altra tagia ne moietta , e che la Città de Trevifo debia eflere
de Venitiani fenza algun impazo cum el fuo dettretto, e che Pa-
doani debbia haver Baflan , e Cartel Baldo del deftretto de Pa«
doa , e che Fiorentini debia havere el Cartello de Pefla, e Bu«
zan , e Chiaravalle del diftretto de Luca . E così fò fatto bona
pafe tra la Liga, e li Signori da la Schala predicai, e fò deli-
berado de prefon el dicìo Signor Mifler Alberto. E adi 15 de
Fevraro el Sig. Mifler Martin da la Schala con molti Zentil-
homini e Cittadini de Verona ghe andò contra fina a Legna-
go per farghe grande honor e confolatione e fella , c così el
Signor dito venne a Verona con la dita Compagnia.
L'anno antedifto el Sig. Mifler Alberto da la Schala adi pri
mo Aprile cavalchò a Luca dove el non era ancora ftado mai,
e lì mefle in ordene la Terra zoè de Reéìori e Officiali, e
guardie, e poi tornò a Verona. Et in quello anno adi 20 de
Mazo el Sig. Mifler Alberto da la Schala cavalchò al Cartello
de Maroftega fui" Vefentin e fi ghe mete Campo con 1500 ca
valli, e 3000 Fanti , el qual Cartello Mifler Ificho da Calde-
nazo, traditor del fuo Signor fi lo havea tolto in fi, & rendet
te adi 5 de Zugno , e fò defignado in le man di Mifler Alber
to Guielmo da Caftelbarco a polla del Sig. Mifler Martin da' la
Schala .
L'anno fopraferitto adi 7 de Luio drè nona fe obfcurò el So
le per tal modo che fe havè opinion che fe perdefle de chiare-
za del Sole de le cento parti le l'ettanta .
L'anno 1340 adi 24 Otoro Balardin da la Nichefola * ve- » £ .
chio NoSaroIa.
8o CRONICA DI VERONA
chio de anni 70 mori de morte naturale el afsò uno flgiolo che
havea nome Cagnolo . E adi 20 de Novembro Mifler Vivaro
de Vivari da Vicenza per uno traétado fatto con el Sig. Mif-
fer Martin da la Schala andè, e fi intrò in tei Borgo del Ca
rtello de Roverè de Trento e lì fò morto da Alberto da Rai-
don de Campagna del Veronelb , el qual Alberto fò morto
fubito da li Famegi de Mifler Vivaro , e fimilraente Filiaxo
da Gardon che era in quello tra&ado fuzando fe anegò in l'A-
defe panando con uno Cavallo appretto a Sacco. Et in quello di
Can Si- natte Can Signoro figiolo de Mifler Martin da la Schala.
£nori0 L'anno 1341 adi 12 de Zenaro Mifler Cora de Boche e al-
°* " tri foi amili ghe fò tagia la tefta per comandamento de Mifler
J Luchin Vifconte de Milan , perche el fò accufado che i volea
dare Brefla al Sig. Mifler Martin predifto.
L'anno 1341 adi 2 Otoro el Signor Mifler Martin con la fua
zente, c con la zente de Fiorentini da una parte, e la zente dei
Pifani, e quella del Sig. de Milan da l'altra parte fi dè una grani
Fatto d' bataglia infieme appretto la Città de Lucha, in la quale battaglia
p™,e.tra era più de 5000 Cavalli, & più de 15000 Fanti, e Pifani havo
Fiorenti- v*&°r'a * quali era a campo a Lucha . Et era drento per Capi-
ri appref- tanio Mifler Giberto da Fogian da Rico per el Sig. Mifler Martin
fa Lucca, da la Schala, in la qual battaglia fò morto el dito Mifler Giberto,
V^ggafl la e fatto ]a dita battaglia una quantità de le zente de la fameglia
Gio-'vil- de Mifler Martin fe reduffe dentro da la Terra in guardia de quel*
Uni ali 1» e fò morto molte pedone e prelì , tra i quali fò prefo Guiel-
cap.n8 fi- mo da Fogian e Mifler Luchin dal Vermo, e Mifler Bonetto da
»o al 139. Malavelìna de Verona, e molti altri Zentilhomeni fenza i foldà
e alrra zente , e fò morto ancora Mifler Fregnan da Setto . I qua-
Lucca in li prefoni fò conduci in le preione de Pifa , fi che i Pifani ha-
P^fani. '* vo Lucha per attedio, e fame in quello anno,
Parma in L'anno 1343 Azo da Coreza da Parma per uno tracìado fa-
potere di 6I0 , & ordinado tolfe Parma al Sig. Mifler Martin da la Scha-
Azzoda ja> e cazo fora tutt{ [ f0idati e Recìori, e Officiali che era in
rreggio. parma per ej pr€fato Signor , e fi li robè , e defpogiò vicinamen
te tra i quali gera Mifler Piero dal Vermo, e Mifler Guielmo da
Fogia» con certi foi famegi de cafa , e fè morti più Cittadini de
Mura e- ^arma pattando per cò de Ponte, fi che quelli che venne a Vero-
retta da n« convenne vegnir per le terre de li amili del Sig. Mifler Martin.
Martino, L'anno 1345 el Sig. Mifser Martin da la Schala fi comenzò
1 Villa- ej fondamento del muro del Seragio da Villafranca comenzan-
. , lCKo~ °* a Menzo , e un;4u in fino a Nogarole.
!.. L'anno
PARTE PRIMA. 8r
"L'anno 1348 adi 25 de Zenaro fò un gran Teremoto sì
grando che non fi arecorda mai efscr dado uno fimilc, e fò el
dì de San Polo.
L'anno foprafcritto del mefe de Otoro el Sig. Mifser Martin
da la Schala maridò Madona Raina da la Schala fua forella al Regina
>W..,~ x-j )^ t
mento fexto. Et in quello anno el Signor Mifser Maftin da la conte
Schala adi 22 Novembro fe fpofare Mifser Cangrande fegondo Clemente
fùo figiolo Primogenito Madona Ixabetta figiola del Duxo Lo- y/c^°nte"
devigo de Baviera el qual era Imperador de Roma, de la qual Lifabetta.
dona Mifser Can Grando non have mai figiolo alguno- .figliuola
L* anno 1 35 1 el Signor Mifser Martin 4a la Schala morì a^elBav^~
fua morte naturale adi 3 de Zugno, & in tal dì che morì, in jjj 6
tal dì el nafcete, e fletè Signor più che anni 20, e lafsò detro.<jrail<u_
a lui cinque fìgioli legitimi , e fette baftardi e più figiole . Et Morte di
in quello dì medefimo «1 Sig. Mifser Alberto da la Schala fra- MafliuoIL
dello del dito Signor Mifser Maftin de fua propria -volontà, e
de volontà del Populo Je Verona fò ek£ti e publicadi per Si- CanGrsi*-
gnori de Verona, e de Vicenza Mifser Can Grando fegondo , ef^,^"
« Can Signore, & Mifser Polo Alboino fradelli , e figlioli che e paulo '
fò de Mifser Maftin fegondo da la Schala, el qual Signor del Alboino
1332, ftete Signor de Verona, e de Vicenza otto anni. Signori di
Circa quefli tempi veggendofi efponere tuttavìa in gran copia dai- ^<soaA '
le impudiche e crudeli madri i proprj parti loro fopra le vie, e ne'
io/chi; e quello eh' tra più inumano udendofi frequenti le uccifioni
di quegF innocenti , dicono <he per opera de' Prefidenti del Collegio
de Notari ed altri cittadini foffe ijìituito un luogo ad ufo di Of-
pitale, nel quale furono per alcun tempo caritativamente accolti ed
allevati . Ma indi a non molto pe 7 gran numero , non fendo
fiù capace qual luogo , Taddea da Carrara vedova del Signor Ma
ftin Il dalla Scala fece dono del fuo proprio palalo a quejìi fan
ciulli, che è quello ove ora è la S*nta Cafa di Pietà; dove pure fu
esercitata opera così pia ; ma dopo che la città venne fitto la Signo
ria diVinegia, effendo fiato affegnato qtteflo palazzo per abitazione de*
■Camerlingbi , fu uopo trafportare V ofpizjo nel Palazzo dell' Aquila^
uve ora è Pofieria detta delle due Torri rimpetto alla pianga della
Cotefa di S. Anafiafia ; il qual palazzo fu prima di Alberto dalla
Scala. Ivi fletterò fino all' anno 14.16 nel quale per conceffìone del
Principe .ritornarono nel Jjalaz^p delia Carrarefe , ove fi trovano tut-
L Xavi*
8i CRONICA DI VERONA
tavia. Ed il palalo del" Aquila fu venduto, ed iuve/}ito il ritrite
in tanti beni a beneficio di quei figliuoli , ed alcuni infermi che non
hanno il modo di far/i curare a proprie ffefe .
L'anno 1352 adi 3 Septembro el Signor Mifser Alberto da
Morteci laSchala predico fi morì a Tua morte naturale, e nafsè del 130^,
Alberto e non iaJ-S0 fl?ii0i0 nefsun, e vivete e morì in srande nratia &
Scaligero- j i r» i j ir & &
6 amore del Populo de Verona.
CanGran- L'anno 1354 el Signor Mifser Can Orando predico fi volle la
de efclude Signoria per fe fo!o, e non volfe mai che foi fradelli haveflc
da'iu's/ ^Derta alguna m la Signoria de Verona , nè de Vicenza . E adi
«nona di 3 Fevraro el fe partì da Verona , & andò a folazo in Alemagna
Verona . da i Parenti a Bolzan (a) e menò con lui el Signor Mifser Can
-Signore fuo fradello e molti Zentilhomini , e Cittadini de Vero
na de i mazori, e così de Vicenza. E lafsò in Verona Mifser
Azo da Coreza da Parma in fuo logo Tenente. El qual Mifser
Azo come parie a lui per inftigation -e conlìglio trattò con quelli
Fregnano de Gonzaga Signori de Mantoa a polla de Mifser Fregnan da la
dalla Sca- Schala fradello naturale del dico Signor Mifser Can Orando fi
ìa a'can" to^e m 51 la Signoria de Verona, e li fe fé Signor, e fi cazò fora
Grande e ^e Verona tutti i foldati del Signor Mifser Can Grando, e tolfe
prende la in Verona el Signor de Mantoa in perfona , e i foi foldati e Cit-
Signoria ladini de Mantoa afsai, fi che él Fregnan fi fe Signor de Verona
diVeroua. tanto e non <]e Vicenza, e corno el Signor Mifser Can Grando
lenti la novella fubito fe partì d' Alemagna e venne a Vicenza ,
Giovanni cne fe tegnia al fuo Nome per Mifser Zuano da la Schala che
Scaligero. era na£Urale (Je Ja Cafa da la Schala , che era lì per Rettore ,
e fubito fe adunò certi Cavalli, e Fanti in Vicenza quelli che
potè haver; e così dal Signor de Padoa , e da Venetiani e de
quelli de Verona, che era fuzidi fora da la porta de San Ma
ximo, & era andati a trovar el diéìo Signor , e così el dicìo
Signor Miffer Can Grando venne a Verona con quella compa
gnia & aprelèntoffè alla Porta del Campo Marzo, el dì feguen-
te che fò el dì de Carnovale l'entrò dentro da la dita Porta e
lì fb a l'incontro con Miffer lo Fregnan, e lì fò fato fatti d'
arme in fina aprefio al Ponte da le Nave , e lì fasforzò le bri
gate e fò a le mane , per tal modo che el dito Miffer lo Fre-
Mortedi gnan fò butado , e cazado in l'Adexe con tutto ci Cavallo a
Fregnano. iuria e fi s' anego, e fò tolto fora de l'acqua e lì iopra el Pon
te
(a) Cioè gente amata «li ferro con una celata in tefu ■
84 CRONICA DI VERONA
dendo che non podea far niente , el fe partì molto corezà (a},
e difdegnà fi che Mantoa fcampò la furia»
Mattea Villani nel libro III delle fuc Croniche racconta il fatto dr
Tregnano in certa differente maniera , che ci piace qui regiftrare .
" Chi potrebbe, fcrive egli , esplicare le- feduzjoni, gli inganni e i
" tradimenti , che i Tiranni; pofponendo ogni carità , parentado , ont-
A^biiion " re; pendano, ordinano, e fanno per ambizione di Signoria? Certo
4 r^?nlre u tanti fono i modi , quanti i loro penfieri , ficchè ogni penna ver-
* C°icfo><:* " re^e ftracca . Tuttavia per quello che ora ci occorre , cofa firana
" e notevole , ci sformeremo di mojìrare la viluppata verità di diverfi
" tradimenti , e ftioi effetti. Narrato avemo paco dinanzi, come la
" lega de" Vtnizjani con. gli altri Signori Lombardi era giurata e fer-
" ma contro al Signore di Milano » Ejfenda il Signore di Mantova de1
M piti, avvifati Tiranni di Lombardia vicino alf Arcivefcavo di Mi--
u lana. L' Arcivefcavo con i:\duflriafe fuajìoni e con grandi promeffe-
** il moffe a farlo trattare di tradire Meffer Gran Cane Signore di
** Verona, e di Vicenza, con cui egli era in lega.. Ed egli, per accat—
" tare la henivslenzja dello Arcivefcovo , dimenticato il beneficio rice-
" vitto da quelli della. Scala , che l' avieno fatto Signore di Mantova ,
** diede opera alfatto, e non fenza fperanza da operare per fe , fe la for-
u tuna canduceffe la cofa ov era la fua immaginazione . E perà cono-
" feendo egli Meffer Frignano figliuola baflardo di Meffer Maflino
u uomo prò e ardito d'arme, e di grande animo, accetto nel cofpetto
" del fratello fuo Signore, e amato dal popolo di Verona e di Vicenza,
" vago di Signoria , trattò con lai farlo Signore di Verona con fuo
u configlio-, e con la fua forza , e del Signore di Milano . Queflo fter-
" pone, tornando alla fua natura fenza fede, o fraternale carità, dì
" prefente. intefe al tradimento del fr ittilo ; e col Signore di Manto-
" va ordinarono il modo eh' egli aveffe a tenere , e la ajuto della gen-
" te eh' egli avrebbe da lui. Iti quejla tempo avvenne che 7 Gu»
" Cane andò a parlamentare col Mxrchefe di Eràndinborgo fuo Suo-
«... Q^iil » cero * per li fatti della Lega . Ed il fratello baflardo era cognato
prende " ^ S'gltore di Cajìello Barco eh' era ai confini del' cammino onde
sbaglio " il Gran Cane dovea pajfare . Coflui avvijata da Meffer Frignano
perche il " mife uno agguato per uccidere il Gran Cane , ma feoperto F ag-
Marchefe u gUat0 pafsò fenza impedimento. Come Me(fer Frignano, avea ardi-
eraCogna- t{ a yerona tornarono novelle come il Gran Cane era flato mor-
non Suoc- *« > *M tnnanzj che la novella ventffe, Meffer Frignano avea man-
cero Hello " dati fuori di Verona tutti i Cavalieri faldati : falvo coloro di cui fi
Scaligerg • « era
*' "
divtferemo.
Il Signore di Mantova avendo in Verona quattro fra figliuoli e
u congiunti con goo Cavalieri , procacciava di mettervene anche per
" ejfervi più forte che Meffer Frignano , a intensione di tradire lui ,
** e recare a fe la Signoria, ma non gli potè venire fatto , perocché fen-
" tendo che /' Afrivefcovo di Milano , che. vegghiava a quefìo effetto ,
" mandava Meffer Bernabò Cognato del Gran Cane a Verona con due
" mila Cavalieri, temette di fe ; e non ebbe ardire di sfornire Man-
«' tova di Cavalieri . E così per la non penfata perdè quello che avea
" proveduto lungo tempo . La novella del gran foccorfo che venia da
** Milano , e dello apparecchiamento di quello di Mantova fentito a
** Verona , generò fofpetto a Meffer Frignano , e a' cittadini della ctt-
«' tà . E però prefono P arme , e rafforzarono le guardi* , e flettono m
M più
U, CRONICA DI VERONA
v /"** guardia : Onde i Signori che v erano di Mantova non vidoito>
** molto da fornire loro corrotta intensione . E però fi flettono meflran-
" dofi fedeli a Mejfer Frignano , e alla guardia della Città . In que-
" fio flante Mejfer Bernabò con due mila barbute e gran popolo giun-
" fe a Verona moflrando di volere ricoverare la Signoria di Verotta
" al Cognato. Credendo, con quefto , trare a fe gli animi de* cittadini;
" e credendo eòe i Mantovani che avieno moffa quefla novità , ad / -
" Jlanza del? Arcivefcovo, F ahaffeno entrare nella, terra. E però fi
* Jlrinfe infino alle porte; e. domandava l'entrata, la quale gli fu
*' negata , e non vedendo, che dentro alcuno gli rifpondeffe , cominciò
" a combatterla , ma vedendo il fuo ajfaho tornare in vano: e fen-
" tendo la tornata di Mejfer Gran Cane della Magna fi partì del pae-
" fe, e tornofft a Milano malcontento de' Signori di Mantova , ed egli-
" no peggio contenti dello Arcivefcovo , che avea feoncio il loro fra-
11 tello .per quella cavalcata , come poco appreffo dimojlrarono in ope-
u r.i catana parte fecondoebe feguendo dimoflreremo .
" Quando Mefser Gran Cane cavalcava al Marchefe di Brandin-
*Giov*n _ " borgo avea con feco il fratello* , e fofpicando di novità , quando
ni Mez- " fentì l'agnato del Signore di Caftelbarco , rimandò il fratello a die-
" tro, il quale venendo nel paefe , fentì come Mejfer Frignano avea
" rubellato Verona , e però fe ne', andò in Vicenza , la novella corfe a
M Mejfer Gran Cane. E vennegli , efeudo egli col Marcbefe , e tur-
" bato r uno , e l'altro. Il Marcbefe francamente il confortò , offeren-
M f/og/» tutta, la fua pofsa in racquijlan Verona, ma perche lo indu-
" d cote/i ro/è conobbe pericolo , di prefente il fece montare a ca-
" vallo . £ apparecchiatogli di Jubito cento barbute delle fue , e con
" la gente eh' egli avea da fe , fenza foggiamo , cavalcando il dì e la
* notte fe ne venne a Vicenza , e là trovò ti fratello , . e trovovvi
" Mefser Manno Donati di Firenzi Capitano di zoo Cavalieri, che
" il Signore di Padova aveva mandati, in fuo ajuto. E trovowi del-
" la gente del Marchefc di Ferrara, e fommofso il popolo di Vicen-
" za a cotanto juo bifogno y grande parte ne menò con. feco . E la
*' notte medefima , con feicento barbute , e col popolo di Vicenza fe ttc
*' venne a Verona . E in fui mattino lafciò la flrada , e attraverfan-
44 do pe' campi, entrò in Campo Marzio, eh' è fuori della Città ivi
n prefso , murato intorno, e rijfonde a una. picciola porta della Città,
u la quale meno che altra porta fi folea guardare , e quivi s' affermò
41 Mefs. Gran Cane, e mandò innanzi uno Giovanni dell' Ifcbia (a)
" di
(a) N<n fubii«> li fece decapitare, ma folo alcuni giorni prima eh'
e«li neri (Se , etnie rifeTifc* lo ftc/fo Zanata più innanzi . Bensì fece
decapitare diverrfi de' congiura i nell' Anfiteatro—
96 CRONICA DI VERONA
Milan e venne a Verona e andè a cafa fua, da poi che l'ha*
vo fpofado la dita dona , e foghe fatto de gran doni e fatto de
gran fette in Milan.
L' anno foprafcripto adi 14 Zugno Miflèr Redolfo Duxo de
Stròlich, fradello del Duxo Nepoldo venne a Verona con 300
Cavalli e ftete due zorni , e foghe fatto grande honore in Ve
rona , e Miflèr Ambroxio fìgiolo del Signor Miffer Bernabò Vit
conte , e Miflèr Feltrin da Gonzaga Signor de Mantoa e de
Rezo venne a Verona e fi accompagnò el dito Duxo honorevol-
niente a Milan , e lì ghe fò fatto un grande e magnifico] honore.
L' anno foprafcripto adi Dominica 20 de Luio el prefatto
Miffer Redolfo morì in Milan de morte naturale, e fò porta
el fuo corpo a Verona, e fò fepelido in la Giexia de San Pie-
grò Archivolto appretto el Domo de Verona, & el Signor Mif-.
fer Can Signoro li fe far grando honore e magnifiche exequie
con cavalli coverti de bruna , e baotiere e altre belle cofe, e
poi adi 5 de Avofto el fò portado in Alemagna.
L' anno foprafcripto adi %6 de Luio Aldrìghetto fìgiolo de
Miflèr Federigo da Caftelbarcho , el qual era andado a Milan
con el dito Duxo , morì a fua morte naturale in Milan , e fò
fatto Cavalero inanzi che el moriffè, e fò fepelido in Milan •
Aleflan- L'anno 1307 Miflèr Piero Re de Cipro fé grande exercito de
«uPietro* arma^a e ^e nave c 8a^e » e an<^e con 8ran Knte ultramare , e
Re di Ci- f1 'ntro i° Alexandria, e fi la mettè a faccoman: e adi 13 de
I>ro. Otoro el dito Re lènti che el Soldan ghe vegnia adoflb con
§rande exercito de Saracini, fi che el fe partì per tema e con-
uffè fego cercha 1000 perfone da tagia dei più richi de Ale»
xandria , e fi li conduflò a Simiaxo a cafa foa , e lì fletè due dì,
e poi venne con la foa zente fani e falvi a bon porto (a).
L' anno 136*8 adi Marti 3 de Marzo el Signor Zuane dito
l'Infante Rè de Maioricha, el Marito de la Regina Zuana de
Napoli venne a Verona , e fò molto magnificamente acceptado
dal dito Signor da la Schala, e adi 6 del dicìo mefc fc partì
e andò a Milan con cento cavalli.
Acqua L'anno foprafcripto el fò conduto la Fontana del Borgo de
iella fon- San Zorzo per i cannali de Piombo fu la Piaza de Verona, e
[a "lazza* COS* *a Broli ^e Signori, e così in molti loghi de la terra in
ricondot- ca** de Cittadini che volia far la fpefa .
u in Ve- L fi-
ioni.
(a) Il Re era in lega co' Vinizuni , come nferifee il Si bellico , e
l'efpugnazione della città fegul il giorno X d'Ottobre, oudtnonpiù
ebe 3 giorni in quella riruafe .
PARTE PRIMA/ 07
V acqua nella città era in qui tempi , a coloro che abitavano lun
gi dal fiume , fcarfiffima , e pochi posgi ancora effendovi , lo Scali
gero fece condurla da una fontana di Avefa , luogo due miglia dal
la città diftante , e introdurla in città per la porta di San Giorgio^
indi nel giardino dell' Abbate di San Giorgio , nel -qual Monajler»
edificò una Ciflerna , nella quale P acqua fi avejfe a mondificare ,
facendo un cannone -di piombo che ricevea l' acqua da detta Ciflerna,
e la conducea fino alla Piovra del Mercato , volgarmente la Piazza
delle Erbe , appoggiandolo efteriormente [opra il Ponte della Pietra ,
come fino a dì r.oflri s'è veduto, ma ora di terra catta e fonerrata
centro dd Ponte fteffo . Quefia Fontana che fu eretta da Pipino Re d"
Italia nel?anno della falute Nofira DCCCI, nel pio fu da Berenga
rio , ferrdo in molti luoghi ruinata , fatta riflaurare infieme ceWAcque
dotto , ponendo fiotto la Jlatua della fontana medefima , rapprefintante
Verona , otto figure in baffo rilievo di fini/fimo marmo., dalla bocca-
delie quali ufciva l'acqua ,* quattro di effe erano coronate ed avea-
tto nelle loro corone la feguente iferitone: VER.US ANTONIUS
PIUS IMPERATOR , REX ALBOINUS LONGOBARDO-
RUM : VER. VERONA. BERENGARIUS IMPERATOR
MARMOREA V.ROMA. Mofcardo crede che vi ponefeVert An
tonio Pio , tenendolo per l'edificatore , 0 riflauratore di Verona , penfan-
do ch'egli difcendejfe dalla famiglia Vera, come era creduto in que' tempi.
Alboino come primo Re de'Longobardi , da' quali egli pur difeendea .
^Marmorea Verona V. Roma dagli edifici di marmi, con i quali fu
fempre ornata, e che in certo modo è fiata un' altra Roma . Ora fcrivendo
il Zagata aver lo Scaligero fatto condur l'acqua in Verona, devefi in
tendere che minato l'antico Acquedotto, lo faceffe di nuovo rifare . Ilpie-
Jejlallo con dette otto iefie fu l'anno feorfo 1743 quindi levato e meffo
infieme con le tefle medefime nel Mufeo Lapidario , che ora va erigen
do FAcademia Filarmonica , ed in vece ripoflovi l'altro di forma riton
da come ora fi vede . Li cannoni , per i quali feorreva l'acqua, e ch'e
rano di piombo, conte fi è detto, fono flati levati e rinovati di terra cotta .
L' anno 1374 el Signor Miflèr Can Signor da la Schala fè
far el Ponte da le Nave de preda come lè , e così fè fare i
Granari, e le Caneve del megio che è appretto la porta de la
Brà in fina a la Torre de la Pagia (a).
N L' anno
(a) Della torre della Faglia, eh' era rimpetto alla Chiefa del Croci Affo ,
fituata nella riva del fiume , ora non ne appajono veftigia . Li Granari e
Caneve del Miglio, fervano prefen temente ad ufo di Quartieri , di Ofpi-
tale , e di Cafa dove fi conferva la muniiione da bocca e da guerra per le
mi tizie , principiando dov' era la memorata Torre della Paglia fin*
al'i Portoni detti della Bri.
p8 CRONICA DI VERONA
L' anno 1375 adi Zobia 17 de Otoro a 5 hore de notte el
dito Signor morì a fua morte naturale. E quando vettè che noi
podea Icampare^ el fè tagiare in pezze Mifler Polo Albuin fuo
fradello che era in prefon a Pefchera in la Roccha , e quello
fò tre dì inanzi che lui moriffè , e quello fò perche i figlioli
zoè Mifler Bortolamè, e Mifler Antonio lo figioli naturali ro-
magniffè Signori de Verona, e de Vicenza, e sì ordenè che fof-
fe laflàdi de prefon tutti quelli che «ra ftadi al traéìado de Mif
ler Polo Albuin.
L'anno foprafcripto adi 14 de Otoro inanzi che'l morifle el
Signor Mifler Can Signor foprafcripto fe fè Signori de Verona
Partolo-e de Vicenza i diti Mifler Bartholamè, e Mifler Antonio foi
■vico, ed figioli, e fi volfe che a voxe de populo i fofle cridà, e fatti e
Signori °di confermat* Signori Generali fu fa Piaza de Verona, e così fò
Verona, fatto a voxe de Populo.
SUP-
SUPPLEMENTO
ALLA CRONICA
D I
PIETRO ZAGATA
RACCOLTO
DA GIAMBATTISTA
B I A N C O L I N I.
tot
SUPPLEMENTO *
A L
PARTE PRIMA.
AL SIGNORE
ANTONIO SCALIGERO
DI VERONA.
SFIDATORIA.
GIANGALEAZZO VISCONTE
Co: di Vitti» (a) Vicario Generale dell^Imperiale Otti)
di Milano .
ALT
: m - . . rjr. — -, . .. - .
CONTE DI VIRTÙ'
GALEAZZO VISCONTE
Cónte di Virtù , Vicario ec.
Fiorentini , udito ciò che il Vifconte facea lor fapcre , net
mcdtumo idioma così gli rifpofero:
Ma-
PARTE PRIMA.
ed Amico CariJ/ìmo.
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. PARTE PRIMA. ' nw
mera riempiuta, ed anche a caffa, è tale : pigliarono eoa ta
vole pofte in coltello tanto fpazio , quanto vollero che fbflc
groflb il muro, ed empieronlo pofeia di malta e di pietre me-
icolate infieme d' ogni forte , e così fecero di corfo in cerfo ,
onde fu agevole compierlo in termine di otto mefu A queft*
foggia , come afferma lo fteffo Palladio furono fabbricate le mu
ra di Sermione fopra il Lago di Garda . Io però crederei eh'
cflb intendere di quelle di cui tuttora le ruine appajono, det
te dal volgo le grotte di Catullo ; mentre quelle che circon- Qrotte ^
«Uno la terra ed il Caftello fono altramente fabbricate . Ma Catullo,
per ripigliare il difeorfo del ponte il quale, come piace al Co*
rio , corto al Vifoonte più che cento mila fiorini d'oro (a) ,
fu ruinato dall' armata Francefe nell' anno ijoi , avvegnaché
per impedire il varco del fiume agi' Imperiali guidati dalPren-
cipe Eugenio di Savoja , polli alcuni barili di polvere nelle vie
fotterranee agli archi fovrapofle , per cui fi potè* paffare fegreta- Arco del
mente dall'altra parte del ponte, fecero volare uno degli archi Sor«he«a
fteffi per aria non lenza fpa vento e terrore de' circonvicini abi. minato,
tatori. Agl'Imperiali però non fu difficile il tragitto a S.Leon,
zio, luogo quindi poco difeofìo, ma di quello ponte fi è det
to abbaftanza. Nel 13^4 fu Podeftà Lazarato Regna e nel 13^5
Francefco Scoto Piacentino, nel 1396' Emanuello Co: di Jelij
nel 1307 Spineta Spinola Genovefe, che fu confermato per gli
anni 1398, 13??, 1400. In quello ultimo fu affalita l'Italia
da pede cosi crudele, che in Verona morì la terza parte della
gente. Fu preceduto quello male nell'anno 1300 da tempefle co- Emanuel
si frequenti che minarono gran parte del paele. Nell'anno fud- Paleologo
detto 1400 venne a Verona Emanuel Paleologo Imperadore dì in Vero-
Coftantinopoli, il quale fu nobiliffimamente trattato dal Vifcon-na '
per tutto lo Stato. Andava quello Imperatore per ricevere aju-
to conerà di Orcaria Signore de' Turchi ; ed anco in Francia
per tal effetto al Re Carlo.
Nel 1401 fu confermato lo Spinola Podeftà, ma nel 1401
gli fucceffe Gilio degli Upecinghi Pifano. In quell'anno Gianga- Citti r_
kazzo ebbe Bologna in fuo potere; ond'era così potente dive- {càute dal
nuto, che oltre Milano e Pavia pofTedeva Novara, Monferra- Vifeoate .
U> > Vercelli , Alba , Afti , Aqui , Alexandria , Tortona , Bobbio,
0. 3 Pia-
■■ ■
(a) Il prezzo «li cento otto mila cento e ottantadue Zecchini d'oro
Veneti moderni , e/Tendo maggiore il Fiorino amico di Milano nel pe
to di grani fei di quello di Venezia moderno , avendone noi alcuni ve
duti nell'anno 1738 ftampati dal Vifconte, tutti fei grani ;crefcenti .
n6 CRONICA DI VERONA
Piacenza, Parma, Reggio, Bologna, Pifa, Mafia, Siena, Grof-
fetto, Chiufi, Perugia, Aflifio , Necera, Civita, Lodi, Cremona»
Crema, Bergamo, Brelcia, Verona, Vicenza, Padova, Belluno >
Feltre e Trivigi. Perlochè volendo Re d'Italia incoronarfi, e fa
cendo grandi e magnifici preparamenti , prevenuto dalla mor
di te finì di vivere nell'anno 1402, e dell'età Tua il cinquantefi-
mo quinto. Quella cafa, che afcefa era all'apice delle fortune
più grandi, per le discordie de' fucceffori di Giangaleazzo, mi
nò poi con tanto precipizio, che parrà quali importi bile a cre
derli . Imperciocché avendo lafciato dopo di fe due figliuoli di
tenera età , Gianmaria eh' era il maggiore , d' anni quindici ,
ed il Minore Filippo Maria; lafciato al primo per ceftamento
il Ducato di Milano con le città a quello adiacenti , Bologna,
Siena, Perugia, Alti ec; al fecondo Pavia, Verona, Vicenza
ed altri luoghi, e ad un fuo figliuolo baftardo, Gabriello appel
lato, Pifaj inforfe ben tolto giandiflSma diflènfìone fra loro e
la Ducheffa loro matrigna , e ira' loro parenti e famigliari per
l'amminiftcazione : onde da tali diicordie le città fotcomefle da
Giangaleazzo cominciarono a lcuotere il giogo; e tant' oltre le
£ofe pacarono, che Gianmaria fu indi a poco da'fuoi fteffi cit
tadini ammazzato • e Filippo Maria venne in canta calamità e
miferiaj che gli tu di bilògno mendicare il vivere dagli amici
e dal Caft«llano della Rocca di Pavia , che il ritenne in falvo .
Avea Filippo Maria venti anni, quando mo/to fenza figliuoli
Facino Ca-ne gran Capitano di guerra ricchifllmo e nella Lom
bardia peflenuflimo , come colui che fi era insignorito di Ver
celli , Tortona , Novara ed altri luoghi , lafciò erede Beatrice
fua moglie; e volle che fi rimaritale con Filippo Maria, tut
toché gli anni quaranta ella pattane ; e lo ajutafTe a rimetter
li in inaio . Per mezzo dunque di quefto matrimonio venne Fi
lippo Maria ad aver baflevoli forze per domare i ribelli . Seb
bene quella fventura ta Signora n' ebbe poi da coftui ira tri
llo guiderdone. Cancioflìachè ricuperato eh' egli ebbe lo Sta
to 4 infaftidito di Beatrice , per effere divenuta già vecchia , fe
' Nota in- la levò a quella guifa dinanzi : fece pigliare un bel giovanet-
graci^udi- co , eh' era coppiere di Beatrice , e aila tortura lo pofe ; onde
flCkMte" d mifcro , per fuggire il tormento , confefsò quellp che mai
F?ne iiife- commetto avea , cioè eh' egli fi era con la fua Signora giaciu-
lice dlBea- to; per la qua! cofa fu fatto pubblicamente ^indiziare. E ben*
triee ve- cne lempre Beatrice collantemente un tanto fallo negarti; , fu
Facino' nondimeno, a morte giudicata, e dal Vifconte fatta decollare.
Cane"0 - Ma
PARTE PRIMA. 127
Ma per ritornare onde ci partimmo. Entrato l'anno 1403, ed
il primo dopo la morte di Giangaleazzo , Franccfco da Carrara,
piegando già l'animo fuo all'acquilo di Verona e di Vicenza,
lì motte a ciò fare, tanto più laidamente per trovarli apprettò
di le Guglielmo dalla Scala Patrizio Veneto , con Brunoro ed Gugh'el-
Antonio Tuoi figliuoli, chiamati da Pandolfo Malatefta e venuti1"0 tla"*
di Germania, ove al tempo della mina loro erano rifuggiti . cj^3 "
Quello Guglielmo era figliuolo naturale di Can Grande lecon- Pandolfo
do dalla Scala , onde il Carrara confidava»" che i Veronefi e Malatefta
Vicentini, fentendo nominare coftoro, follerò per follevarfi, e ritorn* di
mediante il favore di quelli giugnere ove s'avea divifato . Al ^™p°i*
Carrara fi accompagnò Nicolò da Elle Signor di Ferrara , e appo jiV*
Carlo Vifconre figliuolo di Bernabò e di Beatrice dalla Scala , Carrara .
che fu figliuola di Martino . E però il Signor di Ferrara con
grotta banda di gente partifofi di Padova giunfe alli 6 d' Apri- Il Carrar»
ìe alla villa di S. Martino difcofta quattro miglia da Verona; qua!
e la notte medefima avuta intelligenza con alcuni feguaci an- f^ina!?* I"
cora di quei dalla Scala , mandò 400 fanti de' migliori alla »Cquifto
muraglia , che è tra la porta del Vefcovo e quella di Campo Hi Veronx
Marzio. Quivi con l'ajuto di quei di dentro, che uccifero leeVicenta.
fentinelle, fece apportare fcalc, e forare le mura. Nel qual tem
po marchiando innanzi con l'efercko, fcorle il romore per la ^ olino
città, tanto che Ugolino Biancardo, che in vita di Giangaleaz- Biancard*
zo, Siccome di fopra dicemmo, vi era al governo, fenato il Governa-
romore, vi accorfe: arrivandovi nel punto che Nicolò, il Car- tore di
rara e Brunoro pattato il follò eh' era fenz' acqua, fi erano fic-^"011**
cati in un foro così picciolo, che a grande fatica v' entrarono:
incitando così i principali a lèguirli. All'entrar che fecero, ca
lando alcuni de* loro foldati, che aveano già occupato due tor-
ricelle, cominciando a combattere, fecero tanta refiftenza che,
fatta l'apertura maggiore, Guglielmo fi fpinfe innanzi con al- Gu"15t i-
cune compagnie ; "per modo che accrefeiuti gli attalitori di for- mo en;ra
ze , e datoli tuttavia maggior tempo agli altri di feguitare a "l Vwt-ma.
mano a mano , i buchi diventarono così larghi , che furono ca
paci di ricevere la cavalleria. Ugolino, viftoli inferiore ai ne
mici, lafciò quella parte della città , pattando nell'altra di là
dall' Adice. Ciò con ogni preftezza efeguito', e pattati i ponti,
fece torto levarli . Il Carrara , prefe le porte del Vefcovo e di
Campo Marzio, difpofe l'efercito nelle cafe verfo la porta di
S. Giorgio. Il dì feguente, Ugolino abbattati i ponti, ulcì in
fui mezzo giorno con tanto impeto , che pofe negli avverfarj
ter-
128 CRONICA DI VERONA
terrore grandiffimo. Nicolò falito a cavallo fubito fe gli oppo-
fe: ed avendo feco una poca parte de' fuoi uomini d'arme, lo
combattè per affai lungo fpazio, prima che gli altri follerò all'
ordine, in guifa caricandolo, che l'ailrinfe a ripaflàre il fiume
con grande mortalità di coloro che l'aveano feguito. Fra qua
li Sartorio di Savoja e Bonifacio dalla Valle, fra molti altri
che rimafero prigioni, a Nicolò fi arrendettero. Coloro che in
quella fazione fi dillinléro, furono Giacopo Carrara, Brunoro
ed Antonio dalla Scala , Filippo da Pifa, Albeito dalla Sale
Ferrarelè, Nani Strozzi , e Michele de' Medici Fiorentini, e
Paolo Leone Padovano. Reftando l'altra metà della terra da pren
derli, fu prela deliberazione di affaltare un ponte di barche, e
di tentare anche il paffaggio con diverti naviglj e con zattere,
così che gli avverfarj in più parti della riva occupati, fodero
men poflTenti a difenderla. EfpugrraK) alla fine quel ponte, ed in
un tempo medefimo panata molta gente in più luoghi della ri*
va oppofta , Nicolò ed il Carrara fatto calare i ponti princi
pi , e paffare la cavalleria, coftrinfero Ugolino a ritirarfi nel-
Ea cittadella , Nel calore di quella profperità tutta Verona gri
Gugliel dò altamente il nome di Guglielmo dalla Scala, e condotto in
mo è gri piazza fu gridato Signore di Verona . Ma non durò in quella
dato Si Signoria fe non una notte , perciocché effo e Carlo Vifconte
gnore di furono ritrovati morti nel letto; altri dicono che quello, chie
Veroni.
dendo di eflere rimborfato delle fpefe incontratte in quella guer
Morte di ra , folle ritrovato mono la mattina fopra una via , e che Gu-
GoglltH- tlielmo moriflè indi a poco avvelenato dal Carrara dopo che
«10 . 1 gridato Signor di Verona una fera nella quale infieme ce
narono. Il Carrara però per fidate il bisbiglio eh' iva d' intor
Brunoro no a fua detenizione , propofe che Brunoro ed Antonio fuece-
ed Anto deffero al padre* Laonde furono torlo acclamati Signori di Ve
nio dalla rona. Ugolino veggendo l' imponibilità di follenere la cittadel
Scala Si la , ottenuto da Nicolò e da Francefco il falvocondotto di paf
gnori di
Verona . fare per il territorio liberamente elfo e la gente fua , fe ne
uk\ . NeM*ifteflò giorno Callel Vecchio fi arrele :- e nel feguen-
te fu fatto il medefimo del Nuovo di S. Pietro . Ma Francef
co Carrara, partito l'Ellenfe di Verona, come già s'è detto, as
pirando alla Signoria di quella Città e di Vicenza , tirato con
bella maniera Filippo da Pifa nella cittadella, e polli parimen
te prefidj nelli due Caflelli, lafcia il palazzo folo a Brunoro ed
Antonio : talché rimangono Signori di titolo, ma non di effet
to. Di poi lafcia GLccpo fuo figliuolo nella Cittadella, il qua
le
PARTE PRIMA. x%9
le venuto il giorno della Pentecoftc, moflrando defiderio di ac
carezzare quelli due Signori , gl'invito % cenare con fcco in quel
la feflività . Cenato che ebbero fece legargli e condurli per F A-
dice a Legnago (a) : ed il giorno feguente, venuto alla piazza,
fece una parlata al popolo., ordita fopra una lettera che dicea
aver ricevuta dal Padre., per la quale appariva come quelli dal
la Scala praticaflèro di dare la .-città alli Signori Viniziani; pa
role gagliardiflìme aggiugnendo in commendazione de' benencj
del padre e di fefteifo , ed acerbiflìrne in obbrobrio della in
gratitudine <leg1i Scaligeri . Quello parlare con efficacia e con
bugie acconciamente ingarbate, e più il trovarfi le armi in fua n Carrara
•podeftà, causò che gli .animi de' Veronefi celiarono generalmen- Signor di
le acchetati. E -per conciliarli tanto più il popolo,, Francesco Verona .
-fuo padre gli mandò da Padova mille carra di biade , di che la
terra pativa affai , e vi conduffe Taddea da Elle fua moglie «
La quale, afFabiliflima eflèndo, guadagnò talmente le matro
ne della città , che il Carrara , quello che prima fi era dif
fidato di (are, -giudicò, fenza gire più oltre, poterfene far Si.
gnore con intiera Gcurezza • .perciocché , veduta una gran dime-
fiichezza e confidenza de' Nobili , ragù nò i primi di loro e pro*
-pofe di voler eflere loso capo e moderatore quando fi con-
■rentaflero di accettarlo; ne fi partì da elfi, ch'ebbe i voti lo
ro , ed infieme l' acclamazione del popolo . Il quale ed i Nobi
li inficine ricordevoli di quanto danno forte lor .flato la Citta
della fono .del Vileonte , ottenuto dal Carrara di abbatterla , in
<ìue giorni quafi tutte le mura a terra gettarono, cominciati- parte rid
do da' Portoni della Brà fino alla Porta Nuova . Diverfo cam- la mura di
«nino prefero le cofe -di Vicenza , che fi diede in quel men- Citeadel-
tre alla Signoria di Venezia. E di qui .ebbe incominciamento Ja>Vy*f
reflerminio del Carrara ; Imperciocché avendogli Giacopo Soriano ron et-t
per un Trombetto notificato, che quefta città non era più del Vi- battuta,
iconte, ma della Signoria; il figliuolo di Francefco ordinò che Origine
fofle Bel ritorno quel mefehino ammazzato. Il che fendo paffa- ^J^^,
to occultamente^ tornato che fu un altro Trombetto ad intimar- Vinhiani
gli il medefimO , fece pur quello uccidere . Ma il Soriano rifapuco e '1 Carra-
ch' ebbe ogni cofa, ne diede conto al Senato , il quale mali Aimo ra •
foddisfatto del Carrara per altre infolenze poco prima tifate
R verfo
Alti
*3S
MI* Molto llluflri Sig. « JWr. mìei Ojfervandifs. Il Sig. Co.-
FLAMINIO
PREVOSTO NELLA -CHIESA CATTEDRALE,
GUIDO
MARCHESE DI SCIPIONE
GENTILE. ED ALVISE
Obbligahjftmo Servito)
AlcflandroCanobio .
FA-
PARTE PRIMA. 137
FAMIGLIA SCALIGERA
DI VERONA^
Padri viveano Mariti e Moglie Dignità
1 BALDUINO|ti3« |i Dottore
r x Adamo I tuo
1149 2 Giudice Confole
» <, 3 Ardizione 1 163
I 4 Arduino 11 60 Almengarda ■
* 5 Ongarello ili 5 PodeftìeRettordiVer.
6 Balduino 120S Catarina 1 ,Carafina 2 6 Giudice Confole
7 Nonardino 1206 Piccia
8 Fui rane 1227 8 Sindico e ConfoU
9 Aleardo 1221
«.10 Giacomo 1240
flt Er inghetto 1222
I 12 Guido 1222
I 13 Aimonte 1222
! 14 Bonizzone 1240 Cecilia
* j 15 Corado 1243
j 16 Uguccione 1243 6 Giudice Confolc
I 1 7 Pietro 1222
l_i8 Martino 1229
ri9 Piccia 221
4 1 io Garfeuda 1221
1 21 Daiida 1223
»2 Pietro i*55 22 Abbate di S. Zeno
"13 Zocco 1227 23 GiudiceConfoIe
14 Bonifacio 246 14 GiudiceConfoIe
.25 Federico 24S 25 Podeftà di Verona
' 26 Giacomino 246 Margarita Gìuflinlana 1
Alima di Superbi 2
.17 Vergalezio 1227
ji —28 Guido 1222
jj —-19 Giovanni 1221
19 —-30 Bonifacio 1224
{31 Bonaventura 1221
3* Arrigo 1223 Beatrice
{33 Agnefe 1240 Nicolò
34 Bonifacio 123O
I2J2 35 Vefcovo di Verona
'"35 Manfredo
36 Corrado i*57 38 Pod.diCerea.diManr.
137 Aimonte 1257 Pod. eCap.del pop.di Ver
38 Martino i*57 39 Podeltà di Mantova
39 Alberto 1260 Verde de' Conti diSatez-
40 Bocca 1269 zole, da altri deits figli 41Cap. del popolo di Ve
Vefcovo di Verona
^41 Guido 1210 uola dtlGo: dì S*iu\\o ■
31 —42 Tantobella 1276
Padri
i38 CRONICA DI VERONA
Padri vìvea no Mariti , e Moglie Dignità
Eringhetto IZ10
f43 Aimonte imi
145 Bonifacio
34—46 Pietro 1179 46 Vefcovo di Verona
f*47 Francefco 1349
36^48 Mana «349
^49 Francefca 1341
37—50 Chechino 1339 49 Monaca in S. Michele
38—51 Niccolò 1195
f 51 Ifeppo 1308 52 Abbate di S. Zeno
" 53 Bartolomeo '30'ICoftanza d' Antiochia 53 Capitano del Popolo
54 AlbuiiH» Ooefta di Savoja ».
i3°4lCatarina Vifconte i< Bea 54 Capitan* del Popolo
55 Cangrande trice da Correggio t
39 56 Lucia I3,7jGiovanna d'Antiochia • 55 Capitano del Popolo
H97' Leonello da Erte
57 Coftanza 1187 Obizzo da Erte 1. Guido
di Bonacolfl 1.
58 Catarina. 1311 Nicolò Foggiano 1. Bai-
V59 Pietro 1 306 lardin Nogarola *. 59 Canonico di Verona
J 60 Francefca 1180
*°"S 61 Picardo 1188 Margarita da Igna 6z Co: e Sig. della Val
-62 Zilia 1288 policella .
4/ 63 Federico 1311 63 Podeftà di Verona
1 64 Bartolomeo 1336
S°1 65 Bailardino 1339 Catarina di Brenzoni
^•66 Maria 1311
51 -67 Francefco 1300
J 68 Alberto 1351 68 Prior di 5- Giorgio
5* j 69 Bartolomeo 1336 69 Abbate di SU Zeno,
>;o Guglielmo 1340 poi Vefcovo di Verona
t' 71 Chechino 1322 Catarina Vifconte
72 Francefco 1308 Catarina
73 Bailardino 1333 Catarina-
f 74 Beatrice 1341 Alberto degli Alberti
175 Pietro 130S 75 Canonico- di Verona
76 Bartolomeo 1369 76 Capitano di Vicenza
j4J 77 Albuino 1300
7S Alberto 78 Capitano del popola
79 Martino '337 Agnefe d'i Gorizia 79 Capitano del popolo
So Verde »33» Taddea da Carrara
J*Si Aibuina »333 Rizzardo da Camin fru 81 Abbatterti delIeMad-
1332 golino Gonzaga 2. dalene
82 Ziliberto 1330
83 Francefco 83 Cavaliefo
1328 Maddalena di Rodi 84 Canonico di Verona
55 ^ 84 Albuino
85 Bartolomeo »354
^96 Angela 1354 86 Abbad. di S. Michele
Federico 1337 87 Co. e Sig. della Val
fi; 1292 Imperatrice d'Antiochia
888 Ifabella policella
1298
Ito Alberto 1195.
Padri
PARTE PRIMA. n9
Padri viveano Mariti, e Moglie Dignità
65—90 Francefco I1341/
f 91 Bonifacio «3*5
68 J °* Arrigo 1326
1 93 Leonardo 1 322
L94 Alberto 1320
69—95 K'eppo 1311
7' —96 Giovanni 1335 Cortami
97 Nicolò *37r 97 Cavaliere
98 Verde 1370 Giovanni della Torre
73'! 99 Bartolomeo 13861 99 Dottor Canonico di
100 Alberto 1386 Vicenza .
.101 Francefco 1389
f 1 oi Pantafìlea 1379 102 Abbad. nelle Madd.
77^ 103 Orfolina »379 103 Monaca nelle Madd.
Li 04 Siivedrà '379 104 Monaca nelle Mad
dalene , la quale fu
Abbadefia nel 1422.
r j°5 Cangrande II 1347 Lifabetta di Bavitra. 105 Capitano del Popola
1 06 Caniignorio 1363 Agnefe figliuola del Du 106 Capitano del Popolo
107 Paolo Albuino 1 360 ca di Durazzo. 107 Capitano del Popolo
10S Beatrice 1350 Bernabò Vifconte
109 Verde 1 360 Nicolò da Elle
Pietro » 35i no Vefcovo di Verona.
I »<o
J IIII Giovanni 1354
70< 112
... Fregnano «345 113 Prior di S. Giorgio
"3 Aimonte 1377
Giacomo Tri/lino
114 Veronefe 1370
Lodovico Marchefe di
"5 AUaluna «354
Brandinburgo
il 116 Catarina 1354 Aldrighetto di Csrtel-
Margarita 1363 barco 117 Abbad. di S- Spirito.
'118 Bartolomeo 118 Canonico di Verona.
'3'7
119 SoAia 1339 Azzo da Caftelbarco
_ no Anna » 3*9 Ano da Caldonazzo
Mtai Beatric» 1349 Corado di Brandinburgo
ìil Catarina 1311 izt Abbad. delle Madd.
Elifabetta 1367 113 Monaca nelle Madd-
^O—124 Chechino 13S0 Manadora Zavarife-
115 Capitano di Vicenza
94—ns Bartolomeo 1364
{126 Arrigo 1369 117 Fu appiccato per có-
.*7 Gio: Pietro i366| giura contro Can Sig-
97—118 Bailardino 1399 norio ■ Zagata pag. 9$-
fii9 Albuina «359 129 Monaca in S. Lucia.
prof- in S- Calar-* e morì
130 Margarita 1360: Guglielmo Sacramofo 1. Abbad- %n S. Agoftino^
Giacomo Bonuccio a.
1 31 Coftanza 1367 Giacomo Cavallo 131 Abbate di S. Zeno
99 1341 1 33 Soldato di valore
1 32. Ubertino
1 •>} Giovanni '354,
• 34 Sdengo 1 360 Bianca Vifconte
135 Bartolomeo 139SÌ
140 CRO NICA DI VERONA
Padri viveano , Mariti , e Moglie Dignità
( 136 Rinaldo ^ 1366 136 Canonico di Verona
)'37 Fregnau© 359
138 Tebaldo 359
10.j *39 Guglielmo 404 Bona figliuola di Jf. Co. 139 Capitano del Popolo
,0* 7 140 Taddea 356 di Savoja • 140 Monaca in San Mi»
141 Cagnola. 356 chele .
141 Beatrice 35*5 14* Abb. in S.Domenico
fs* Turriana- * §uefiaè pofia dal Certe .
■ 143 Bartolomeo 375 143 Capitano del Popolo
io6< 144 Antonio 375 Samaritana dei Polenti 144 Capitano del Popolo
L * Lucia 375 Cortefia Strego , come al
145 Giacomo 35* la pag' 104»
^146 TolomeoMichel 347
' 147 Giorgio 380 147 Prior di S. Giorgio
. 148 Antonio 366
tJ J 149 Domenico 380
' 1 150 Ottavio 380
j 151 Beatrice 360
^15* Lucia 3S0
il4{,53 ^atrice 386 Morando Rambaldo
Li
^- ~ J54~r Verde
' 3S6 Mofcardo Bonuccio
ii6—155 Alberto 3S0
f 15& Leonardo 3»S
,17\iJ7 Arrigo 3S5
Xt58 Sigismondo 396
118 L159 Nicolò 398
( iio Antonio 404 160 Capitano del Popolo
Il 61 Brunoro 404 Filippa figliuola di Ama 161 Capitano dal Popolo
i6x Paolo Albuino 404 dea dt Savoja morto nel 143 7-
< 163 Nicolò 396 hartclomea d'Auflria pro
164 rregnano 396 nipote di Leopoldo il vec
165 Bartolomeo 397 chie Duca d' Auftria-
166 Can Alvife 397
«167 Nicodemo 400
tA Catarina A Seppelitta inVìtnna
B Chiara B In Barone di Tarfing
C Anna C In N. Hartman Bar. di
>45~168 Antonio Maria 1396 Laber , 0 forfè Lamberg
1. TalbertoCo: di Pre
da l.
(■169 Cleofe '397 Maffeo Vifconte
.• 1 70 Antonia 139S Maftinofigliuolo di Bernabò
J 1 71 Can Francefco '399 Vifconte, fec. il Tinto 1 71 Alcuni vogliono, che di
»44« 1?ì Taddea 1390 FrancofroSoardoBergama- qnefio nafcefie un Gio
frO) fecondo il Tinto • vanni , ma t' egli ì vero
^173 PolifTena 1396 Ancillotto Angufciolo che morì in età di anni
Ì47— 1 74 Aimonte 1398 Catarina figl. diGiovanni fei, farebbe un error ma-
{175 Bailardino 139* Alda Nigrella nifefio ■
176 Pietro 1 394 Dorottea di Fidenci
161— 177 Giovanni 1410 E / ena Clofrnerìn Bava/efe
'74—«78 Beatrice 1400 Bartolomeo Goniaga'
Padri
PARTE PRIMA. 141
vincano Mariti , e Moglie Dignità
Chechino iaooj
175' Nicolò «4071
Bartolomeo
Franccfco
Coftanza
Bartolomeo i8ì\ ^meftifene pefii **-
Giovanni 1 g j J ce dai Sciepioy te
Bailàrdino rne tllapxg. 14J sinum.
Bartolomeo 10», *O0.
Chechino
Sigiftnondo
Nicolò
Bailàrdino
Aitadonna Nicoli dal Neve Vietatine.
Lucia Gentile Simonetta
n Francefca Angelo Simonetta
Catarina Zaccaria Nichefola
Dorottea Giovanni Ottobell»
Bartolomei Paolo da Carpi Dottore
Ag-
CRONICA DI VERONA
M Aitino , che vivea nel 1 101 , fecondo il detto Sciopio , fu padre di Bai-
duìno fegnato al num. i.
Fino, il quale viyea nel 1178, come fi rileva dal General Configlio di Ve
rona, nel quale v'intervenne anche Adamo della Scala, in occafione che al
Monaftero di San Zeno Maggiore fu giudicata la reftituzione de' fuoi beni ,
fiatigli da cert* uni occupati .
Ilnardo, che vivea nel 1206, come da Documento nell'Archivio delle
.Monache dette le Maddalene , veduto daCanobio dopo la pubblicazione del
la Genealogia Scaligera da eflb raccolta; il che appare da un foglio fcritto dì
<"uà mano , che ora appo noi fi conferva , e nel quale fpiega , che detto Ifnardo
ebbe moglie, ma che di quella non avea ritrovato il nome,nè la Famìglia;
bensì , che nelle Scritture delle fuddette Monache fi dice padre di Giacomino
di Verona e fratello diBaldoino e degli altri, cioè di quelli fegnati ai numeri
5»6>7»8 ,9, 10. St.indo a ciò, converrebbe correggere la dipendenza di No.iar-
dino al num. 7, e dire, che quello fu padre non di Giacomino porto al n.
16, ma di un altro Giacomo, e che quello non forte la fteffi perlona di Gia
comino; ma che anzi foffero due differenti perfone, uno figliuolo d' ifnardo,
c l'altro di Nonardino.
Pietro, e Marco Bruno furono figliuoli di Ongarello primo, pofto dal Ca-
nobio al num. j; Ciò rilevafi da Illromento 6 Luglio 1214 atti Olivetti
Notare
Dì quefto Pietro, detto per Sopranome Bonodorato, nacquero Ongarello
fecondo, Bonifacino, ed Aderaldo, nominati in Illromento 1249 eliftente
nell' Archiviò delle Monache di S Martino d'Avefa.
PicarJo, pollo al num. 26 foito l'anno 1260, fu figliuolo di Giacomino .
Canobio in vece di quello Picardo pone Guido, il quale fu naturale di Ma-
flin primo, come tutti gl' Illorici accordano. Quefto Picardo era per fuo
vero nome Alberto appellato, come rilevafi dalla Inveftitura, ilguita nell'
anno 1282, de' Beni datigli dal Monaftero di S. Maria in Organo; nella
quale fi dichiara che Alberto riceve per (è, e per nome de' fuoi nipoti, cioè
^Alberto qui diciturTicardus ,f/.i quond. Domìni li ce',).*, T^iCt/ai fitti quond.
Domini Maflint fratrum t)uf*.:m Domini Alberti iyc. cioè fratelli germani .
Vi fu ancora un Ricardo che vifle nel 1289, quando per avventura non
foffe la ftefla perfona di Picardo. Quefto Ricardo ebbe per moglie Marga
rita Pallavicini, come da memoria da noi trovata ira alcune lcritture Ca
nobio: di quefto, ficcome d' Ifnardo, non faflì menzione del padre.
Tutti i figlienti furono figliuoli di Ma/lino, ma naturai, cioè:
Nicolò ch'era in vita nel 12^8, Pietro nel 1270, Francelco nel 127!,
Ardito nel i274,eGuido di l'opra nominato, polio al num. 41 , che nel 1258
fu creato Vcfcovo di Verona ; ma il Canobio , come detto, lo mette figliuo
lo di G r.comino al rum 26.
Di Ardito nacque un Pietro, il quale fu creato Cavaliero da Alberto fe
condo dalla Scala.
Segue
PARTE PRIMA, 143
Che
P A l T E P R I M A. 145
Che quella Famiglia fofle ragguardevoliffima , e nella città
noftra duìinta anche molto prima del tempo dal Pigna e dal
Canohio aflegnato, fi prova 'per un Iftromento di locazione di
certi luoghi in Montorio di ragione de' Frati e Suore di S.
Croce di Cittadella, fcritto nell'anno ioIO da Giacomo figli
uolo di Falco Notare, e pubblicato da Lodovico Perini nella iua
Cronica delie Monache di S. Silveftro; nel qual' Iftromeoco , cer
ti confini accennandofi , fi legge ab una parte jura Dominorum de
la Scala &c. Se dunque rrelF anno ioio col titolo di Signori
venivano appellati, ne viene in conseguenza, che molto prima
di quel tempo fi era quella Famiglia in quefte parti annidata; «e,
fecondo G. C Scaligero , fe pur merita fede , fino al tempo di
Cario Magno , dal quale , dice che per meriti militari furono del
la Signoria del Gattello di Sermiooe fituato lopra il Lago di Garda,
e della Contea della Valpolicella invertiti, decome, alcun tem
po dopo, Alberto pur della Scala della Signoria di Bolzano, fe
condo il Sciopio , e Lucca di Linda . 11 Co: Alfonfo Lolchi ne'fuoi
Compendj I«orici riferifee , che Martin I nato di Albertino , da
altri detto Giacomino e Jacobino, difeefo era d'antica Famiglia
©rionda Bavarefe venuta nel 1020 ad abitare in Verona. -Sciopio
all' incontro da un certo Martino il principio fa -venire <di que»
fta Famiglia nell'anno non; e foggiugne , che il detto Mar
tino padae fu di Balduino dal noftro Canobio porto nell' armo
1136. Dalle quali cofe, quantunque non bene coerenti, chiari'
apparifee però quanto fiali il Villani ingannato in dire, che il
padre di Martin I e di Alberto , per eflere rtato fabbricatore di
Scale, di qui il nomedella Scala quella Famiglia pigliane. Il che
tanto piti è infuffiften te quanto che, ficcome piace al Pigna -da
noi alla pag. 40 ripportato, erano, anco prima di panare in Ita
lia, Conti ci Schallemberg e Burghaufen; e il Linda vuole che
la Contea di Lika limilmeme godeflero . Giulio Celare Scalige
ro ne' fuoi ferini queft' aflèrtiva del Villani dottamente riprova.
£ in fatti tanti concerti fi hanno che il contrario Jdimoftrano^, e
tali che, qualora i Scrittori dell'origine di quella Famìglia im-
Jireiero a feri vere, fi può con fondamento aflerire che abbiano
empre giuocato a indovinare . Concluderemo per tanto , fonda
ti mattine fui documento ioip, che, ficcome abbiam detto ,
anche molto prima di quel tempo era quella Famiglia in Ve
rona delle più diftinte, e ragguardevoli .
F A.
cronica di verona
FAMIGLIE
ALberta Igna 6\
74
Angufciola Laber C
Antiochia Nichefola
53. SS, 87 *9$
* Auftria Nigrella I7S
Baviera 105 Nogarola 58
Bonacolfi * Otting 200
S7
Bonucia dì prefente Mofcar Ottobella ip5
da 154 * Pallavicina 142
Brandinburg 105, 115 121 Polenta 144
Brenzona Preda C
<*S
Caldonazza 120 Puchbeing
Camino "3
80 Rambalda rS3
Carpi 107 r Reitféberigeno Reifféberg 226
Carrara 79 Roffi
Cavalli «3
131 Sacramofa 130
Caftelbarco 116, np Salezzole
39
* Clofmerin 177 Savoja 53» I3P : idi
Corregio S4 Serego 144
Durazzo 106 Simonetta i?3> 104
Elimperg 227 Soarda 172
56 , 57, iop Superbia %6
Fidenza 176 Tarfing B
Fogliana 58 Triflìna 114
Frangipane 20p Turriana pS
Giuftiniana 2<5 Vifconte 135» 54, i6p, 170
Gonzaga 80, I78 Zavarile 124
Gorizia 78 Zelkingi 212
2d. 30. 58. 65. 74. p8. 124. 130. 131. 153. 154. 175. 105. \p6.
PARTE PRIMA. H7
Bergama Pavia
Brelcia Reggio di Lepido
Cividal di Bellun Salò con la Riviera
Feltre Trento
Lucca Trivigi
Padova Verona
Parma. Vicenza
T 2 Nomi
l4S CRONICA DI VERONA
9
Homi e tempo , che hanno regnato i Scalìgeri con fa fita
ordinata fitccejjìone, i quali fi ritroveranno nella,
dipendenza con quejti numeri.
A N N O T A. Z I O N E-
REGISTRO
Alfefine
M Pefchiera del Comune di Verona .
Val
Bori etto di Valegio
della Famiglia de' Faenzi per
Ci
la Camara.
Ferrara di Monte Baldo del Comune di Verona .
Villa Bortolamea de' Conti S. Bonifacio per la Ca
mara ,
Carpi e Spinimbecco del Comune di Verona .
Mazzagata ~j dclli Comuni ed Uomini del Vi
Cà del Magnano J cariato di Campagna per la
Cà di Settimo del Galefe C Camara .
Cà de Fure J
Cà del Cero della Famiglia de'Campagni per
la Camara .
Cà della Caprara- della Famiglia Bevilacqua per
la Camara.
Cà del Mantego del Comune di Verona .
Salezzole del Conte dalla Capella per la
Camara .
Albareto di Gardefana del Comune di Verona.
Cavalcafelle della Famiglia de Monte per la
Camara .
11 Beneficio del Ponte -l'opra Pò . Pel quale il Zagata nella Cro.p.66.
Pontepoffero della Clarifs. Famiglia dima
ni per la Camara.
Ron-
iSx CRONICA DI VERONA
Roncanov* <de'R.R. Monaci di S. Maria in
Organo per la Camara .
Oftiglia , eS. Romano del Sereniamo Duca- di Man*
tova per la Camara
Caftelbaldo con Rigozzo Fatavi
del Comune di Verona .
no Bogoffo
Il Porto del Sereniti». Dominio,
Nichefola del Comune di Verona .
Albareto di Fiume nuovo
Rivalta di Cotogna.
Cavalpone }
Villa Cucca.
Caldiero .
Medica .
Cafelle con Perarolo.
Gazo de* Conti Giudi per la Camara.
Comune di Faedo de' Conti della Torre per la Ca
mara.
Canale de' Conti Bevilacqua per la Ca
mara .
Sparedo della Famiglia de' Lafranchi per
la Camara .
Vifegna della Famiglia de' Turchi per la
Bionde di Vifegna Camara.
Cà di Formighedo della Famiglia de'Lifchi per la
Camara
Cà di Campomarcio
Velo I del Comune di Verona.
Roveredo dì Velo J
Vadi Poro.
Araerino cola Selva
del Comune di Verona.
Progno con Calcile }
Roncada della Clarifs. Famiglia de'Gri-
mani per la Camara.
Monte Chia del Comune di Verona .
Poftumano della Famiglia de'Becelli per la
Camara .
Monzambano del Comune di Monzambano per
la Camara.
DEL-
l$3
DALLA STORIA
DELL' ORIGINE
DI TUTTE LE RELIGIONI
DEL REVERENDO PADRE
V* PAOLO MORIGIA
CAP. L XX.
DAL.
i58
DALLA
NOBILTÀ DI VERONA
D I
GIANFRANCESCO TINTO *
LIBRO V. CAP. I.
Del
CRONICA DI VERONA
CAP. Ih
C A P. ITL
DEL-
1^4
DELLE MURA
L A
CITTA' DI VERONA
SaaNli*11 Vicino a quella Porta de' Borfari fi trova verfb- Oriente un'
•heievil altra antica Porta, detta di San Michele , per efler propinqua,
«ino ali a alh
PARTE PRIMA. x&j
■u!)a Chiefa intitolata dal nome di quello Arcangelo, dell'autor Pot u de*
flclla quale parimente o fe fìa più antica , o più moderna di -quel- Bori*" ,
la de' Borfari, -non fi trova memoria , ben giudico io che quella c^lffì*'
Porta di San Michele, veramente folle più antica di quella de'delltc!»-
Borfari, per quella ragione, che non «(Tendo credibile, che fi *a .
ufaflèro due Porte di città cosi vicine una all'altra come fono
quelle, che pochiffimo fono tra fe dittanti , è veri (limile che
folk ferrata * difiifata quella di San Michele, eflendofi fabbri-
<ata quell'altra piìt commoda alla drada m«e(lra c principale del
la città, c non ci detterebbe ragione alcuna che, fe foùe fiata
edificata quella così magnifica de' Borfari con tanta fpefa ed ele
ganza, fe ne foffè fatta un'altra dappoi picciola « triviale, quali
nel medefimo luogo per chiuder quell'altra, e falciarla dilònora-
ta, e non fi potendo anco conlìderar caufa, perche la Porta de'
Borfari aveflé potuto men fcrvire all'ufo , commodo c ficurezza
della città , di quell* altra ; ed oltra le fudderte ragioni ed il ve
ri fi mile , abbiamo anco un efempio moderno, che molto ben
ferve al giudicio ed opinion noflxa, nella medefima città della
Porta delPalio, fatta a' dì noflri, con fpefa così illuftrc, in quel Torta del
fito ov' è, per maggior commodità della città, imboccando ella PaJi* fat-
quivi la llrada reale , -e maéllra ideila Piazza , eflendofi perciò del f* con.
tutto ferrata, e dimena l'altra antica -di pochiflima tortezza « [p^f*
beltà, eh' era alquanto più là verfo Oriente, appretto la Chiefa tempi no
di San Spirito, chiamata di Calzari. Che la parte verfo il col- Ari .
le oltra l'Adige Solfe abitata , e dal colle e dalla fortezza di S. Porta an-
Pictro munita e difefa, provali con l'autorità di Luitprando Ti-)£| *'e.'
anele nell' iftoria eh' ei latinamente fcriflè de* fuoi tempi nel li- diTufau -
bro fecondo ove deferive l'entrata di Berengario Seniore in Ve- Luitprau-
rona, e la prefa ivi di Lodovico Re e Signor allora di molta «lo 'Mori-
pane d'Italia, che parlando di Verona, dice a quello modo. {j£fcr**e<*
E1 quefla città dal fiume Adige per meigo d'tvifa , come dal Tevere in pane
Roma (e figlia «gli ivi i borghi oltra F Adige per parte detta Città) Veroaa .
[opra il qual fiume è un gran ponte di pietra di mtrabil opra ed ar
tificio; dalla man manca del fiume i pofla parte della città verjoTra-
montana , munita da un -alto e diffidi colle , così che [e la parte ci)
è alla banda deftra dtW Adige fofse prefa da nemici, queJY altra fi
potrebbe gagliardamente difendere; nel fommo di quejìo colle e pofla
una Chiefa a San Pietro dedicata , con fabbriche di grande importan
za ; quivi per f amenità del luogo e per la fua forfora , faceva re-
fidenx* Lodovico ec. Fin qui parla Luitprando. Che quivi folle
Rocca c Callcllo, fi legge anco nelle iflorie di Leonardo Arcti- R0cc4di
no, S. Pieir»
i6% CRONICA DI VERONA
era »»co no, cavate da' fcrittori antichi di quei tempi, nel libro terzo
ae* Gotti. ^ guerre de' Gotti, al tempo di Beliifario Capitanio di Giu-
* ftiniano Imperatore, circa gli anni di Noftro Signore 540 al-
3aante centenara di anni innanzi fiftoria di Luitprando, ove li
ice così . A Verona era una Rocca pofla fopra la citta , dalla qua
le/i vedtva ogni cofa dentro e fuora. I Gotti dunque eh* erano fug
giti in efsa rocca vedendo che pochi de nemici erano entrati nella cit
tà , e che f efercho era di futri , ni j' appreffimava alle mura , di
fendendo fubito dalla Rocca , corfero con impeto nella città , e tolfe-
ro agf inimici la Porta eh' ejjl avevano la notte innanzi prefa . Ma
le Chiefe che abbiamo nominate di fopra , che follerò fuori della
città ne* borghi, lo moflraremo più baflb, allorché parleremo
delle feconde mura fabbricate da Teodorico. Che anco quella
detta*iW k°cca ^°^e ^uor* ^€"a c'tta e ^e^e ^ue Porte» 1° moftra il me
ri della defimo Armino in quello medefimo pafTo, ove poco di fopra di-
città, ce . I Gotti fentendo gl'inimici efser nella città , fuggirono fuori per la
Porta pofla dall'altro canto . Da quello loro efler fuggiti fuor della
città nella Rocca, per la Porta polla dall'altra banda , fi vede
manifeftamcnte che la Rocca era fuori della citta, e della porta.
E quella porta doveva efler oltra il ponte che pattava l'Adige,
appreflb il colle ed il Teatro, verfo quella Rocca, del qual pon
te fa menzione Luitprando , come abbiam villo di fopra , ed era
non dove è ora il ponte della Pietra, ma alquanto più in giù
dirimpetto al Teatro. Quello è quello, che parte per occulati e
certi teftimonj, parte per ragionevoli confetture ed argomenti,
ho potuto dire intorno all'antichiflimo giro della Città noflra,
che difficilmente fi può trovare fondamento per affermare in cia-
Corfod' (cuna lua parte (per la troppa loro antichità) la deferizione di
inni cr Sue^e mura » non & ne avendo alcuna certa memoria particola-
muta ,or re d'autentica fcrittura, o di altri evidenti e manifelh teftimo-
affato con* nj , perciocché per ordinario, il corfo d'infiniti anni quafi ogni
fuma le cofa, non folamente muta, ma ben fpeffò affatto annichila e con»
co f ' fuma , fi che veggiamo ogni dì maggiormente verificarfi la fen-
tenza di quel verfo Virgiliano, nel terzo dell'Eneida, ove aven
do il poeta fcritta la feparazione, che oprò un lunghiflìmo cor
fo di tempo , della Sicilia dalla Italia , col mezzo del mare che
all' una e all'altra s' interpofe, eflendo fiate prima tutte due
quelle terre unite e congiunte, efclamò:
Tanto ha /' antichità lunga degli anni
Forxa a mutar le cofe .
E di quegli altri d'Ovidio:
D./.V
PARTE PRIMA. ióf
Velie cofe quà giìt tempo vorace,
Vinfidic piena , e tu molta veecbiaja,
Il tutto confumate„
E perciò nelle parti ove ci hifogna camminare per le conjet*
ture , mi contenterò aver detto cofa- poffibile , c verifimile , e di
aver eccitato qualche bello intelletto ad affaticarli a trovare , e
inoltrarci piìi certa quella cofa. Ho io dato ancora per antichif-
fimo ferraglio di gran parte della città noftra l'Adige, moifo jJ,'.A<1lt'
dalle fopra allegate ragioni., da quelle che addurrò nel 2 capo mente fe
da quello, e parte da quei verfo latino di Silio Italico antico rava gran
Poeta, coetaneo ed amico di Plinio Juniore, al tempo di Tra- parte di
jano Imperatore, che cosi volgarmente dice: Veroni.
" E Verona città folertet intorno
•** DaW Adige irrigata..
Y 2 ÈRE-
uidim ifc- altri prima di noi per non legit ima la riconobbero; per
ciocché, data effondo nella tir\a inki\hnt di M-ir\o , \euiva ad elle-
re feruta, nel 1' anno 585 tempo rifleflibile rrfpetto al perlonaggio al
quale fu diretta , cioè a Paole Patriarca d/Aquileja. (jfuefto Paolo in
quel' tempo non era. più in vita ,■ avvegnaché , ergato Tairiarca nel
551, e morto nel 573, gli foccedette Probino , e a quelli nel 574 E-
Lia , il quale, e non Paolo, nel 585 la Chiefa Aquile jenfe reggeva.
Nel Breve mede (Imo legge!! pure , chea preghiere, e a richieda di
Tiberio Coftantino quel Privilegio al Patriarca fu conceduto ; e que
llo lmperadore fi era gii morto mio nel- mefe d'Aborto dell'anno $8j»
Altre cole ancora, che per bre.ha fi tralasciano qui , danno a dive
dere quanto in fofpetto quella Bolla tener fi debba, o per falfa af-
Iblu: amente riputarli'
(a) Veggali il Difcorfo deM' Editore fopra la Porta Organa alla pa
gina 1 7»*
r7*
BREVE DISCORSO
DELL' EDITORE
SOPRA
LAPORTA ORGANA
E IL
CASTELLO ANTICO
DI VERONA.
Circa l'anno del Signore 800, nel quale anno il giorno di 1/ anno
Natale Carlo Magno Re di Francia fu da Leone Terzo 80o Jel
Sommo Pontefice confecrato e coronato Imperatore Occidenta- Signore il
le ed Augufto , le Mura della città di Verona per comanda- ^^j1,-
mento fuo furono rinovate e fortificate. La caufa perchè ciò fi Ma<,non°
Zi fa- ili Fran-
ciafuco- 180 CRÒNICA DI VERONA
perator™vfacefle fu quefta. La città di Verona, dopo l'imperio di Caftan-
Verona tino Augufto, pervenne infieme col refto di tutta I1 Italia fot-
fervìagli to ìJ dominio degli Imperatori Occidentali , indi fervi a' Re
n" Occide" C'e' ®ottl ' e aiue'" difcacciati , a Giuftiniano Imperatore dell'
tali. Oriente- effendo pofcia venuti in Italia i Longobardi nazione
Servi a' Germanica, chiamati da Narfete, dopo la morte di Giuftinia-
Re He* nQ) fu Verona, e quali tutte le altre città d'Italia da coftoro
f«r"'a' occupate , e per più di anni 200 poftedute ; Ultimamente ef-
Giuftinia- fendo fuperato in battaglia , e prefo da Carlo Magno Re di
noOrieu- Francia Defiderio loro ultimo Re, venne Verona con tutto Io»
tale Lnpe- Stato de' Longobardi in poteftà de'Francefi, e ciò fu l'anno
ra ! , del Signore 776^. Pipino poi, ejfendo da Carlo Magno fuo pa-
Lonoo- dre creato Re d'Italia, pofe la fua reali fedia in Verona'. In
barrfi. quefto tempo effe rullo gli Unni, gente; feroce, panati in Italia»
Soggetta Carlo e> Pipino, temendo, a quella nohiiilEma < città» le-, fecero
for^Frau" rifaDDr'cape e fortificar le mura , perchè in ogni accidente .ci*
cef, . la folle pili da' nemici ficura . Quefto fi. trova in una antica
Pipino fi- memoria Latina , ma barbaramente fcritta in carta pecorina
gliuolo di nelFantich-ilfima Libreria del Collegio de' Canonici di Verona
gnopofe"*^ tenore" volgarizzato- iafraferitto .. 1 - •..
la Aia Ce- Al ìempo dei Re Pipino , effèxdn egli ancora in età giovanetto>
dia in Ve- gli Unni , altramente detti Avari , con <efercito affaldarono. CItalia efw
rt>na "• fendane flato cagione le fpejfè correrne Con le quali l' eferrite de* Frair-
degli'un' e*^* \* ^uea ^el Friuli, bottinando r moleftavane gli Unni abbi*
ni fece for- taHt' nelF Ungheria t tra £ Italia e '/ Danubio; onde avvìifatOjCarlo
tificarCar. Re di Francia della lor venuta y ebbe- cura di reflaurarle Mura di
lo Magno Verona , allora per la maggior parte rumate, e la circondò di effe- r
Verona. cm farri 0 Foffè y aggiungendovi pali conficcati, e fortificandola fin
da' fondamenti , ed ivi lafrià Pipino fuo figliuolo , avendo mandata
Berengario fuo Legato a ricever la città; della fabbrica de i muri
y, e delle foffe nacque controverfia tra i Cittadini + i Giudici della cit~
«ontro- tà, e la parte di San Zeno , perciocché i Giudici volevano che la
verfia del- parte della caja del Vefcovata ' facejfe la tèrza parte di quelle y
la fabbri- ma la Ghiefa effendo molto picciol parte, rifpetto al refto del popò-
Mura di '*» v0^eva follmente 'la quarta, come anticamente fatava, e non la
Verona. ter%a , non volendo anco quella porzione per fé fola, ma con t aiu
ti e concorrenza del Monaflerv di Santa Maria, fituato alla Ptrt»
dell'Organo , e di tre altri Monafterioli regali y cioh San Pietro in
Moradega , San Stefana in Ferrariis , e San Tormafo delle Fantini,
le nella citta, e di dui Qfpitali del Re accora , uno che è alla Por
ta di San Fermo x e l'altra che fi chiama Galauduftera . Ed efendoi
fon*
PARTE PRIMA» i8r
longamente durata quefta contenzione , non volendo una parte ceder
all' altra , perchè la parte pubblica non poteva provar quello che al
legava , per effer paffuto gran tempo che non fi aveva avuto necef-
fità di fortificar la ctttà , non avendo al tempo de Longobardi , di-
fefa dal pubblico fludio, bifogno d'altro riparo , e fe a quel tem
po qualche poco di muro cadeva , fubito era dal Vicario della citta
rifatto , finalmente, in pubblico configlio fu fiabilito che fi doveffer
quejie differente rimetter al Giudicio di Dio e dello Spirito Santo ,: *j " ™e**e
e perciò eiejfero due Chierici giovani innocenti e dabbene, uno («Wverfiaai
quel della parte pubblica ) chiamato Are^ao , che fu poi Arciprete Giudicio
deila Cbiefa Maggiore, P altro della parte di San Zeno, Pacifico ,AlDio ■
creato poi Arcidiacono df effa Cbiefa , e fecero flar quefii due Chie
rici in piedi nella Cbiefa di San Giovanni Batti/la del Domo , al
la Croce del? Introito della M:\f.t, fino al mezgp delP Evangelio , cV
er* fecondo Matteo , ed allora quello , cV era per la parte pubblica, Declfione
cafcò come morto in terra , P altro per la Cbiefa effondo refiato in della coa-
piede fino al fine. Per queflo fuscejfo tutti rendendo grafie a Dio, troverfia.
la parte del Vefcovato unitamente con i (opraddetti Monafierj , ed J^^^^T
Ofpitali , accetto la quarta parte della Città , e del Cafiello . Al cuae ajtre
tempo prefente , P anno cioè che pafsò Lotario Imperatore con efercito, Chiefe ed
e con i fratelli in Francia al Padre , mandò effe Lotario a Verona fuoi Ofpitali
Nunxj cioè, Mario Conte Bergenfe , ed Erimberto Vefcovo di Lqdi,?™"^™0
per rinovare i muri che minavano della Porta Nuova, del Caftel- qUartj|
lo , ed altri luoghi, della qual fabbrica la parte del Vefcovato , con parte del-
* fuoi compagni prefe la fua quarta porzione , e la fece interamente . ,e Mura
Abbiamo noi ferine quejie cofe per levar ogni dubbio , effendo fiati j^VeY"
prefenti a quefii atti dal principio di fopra narrato fin alP anno pre- Cartello .
fente 837 indi?. 15. Da quefta antica originai memoria cavia*
mo principalmente quefto degno di confiderazione , che al tempo
de' Longobardi jion foflè fatta alcuna univerfal rinovazione del
le Mura di Verona, ma che ella aveffe le medefime fatte da
Teodorico . Parimente che foffe una Porta della città , che fi
chiamaflTe di San Fermo dalla Chiefa di quel Santo ivi vicina.
Appretto , che fotto Carlo Magno per il timor delle incurfio-
ni degli Unni, fodero le Mura predette rinova'te, e maggior
mente fortificate, e che la quarta parte di quella manifattura
foffe fatta dal Vefcovato, e da quelle altre Chiefe ed Ofpita
li , il redo con pubblica fpefà della Città .
AN-
j8* cronica di verona
ANNOTAZIONE.
Delle
(a) Intende di quelle, delle quali ancora a' di noftri alcuna parte
interiormente ne elide , che dai Portoni delta Brà principiando ter
minano rioipetto alla Chiefa del Crocifitto ; e/Tendo che delta altre e-
Seriori contigue al fiumicelio verfo il Monailero di S- Daniele-, che
•sa continuano fino quafi al Cartel Vecchio, non n' ebbe a rare al
cuna rifleflione >
(bj Cioè Porte tr&fportare, quella di San Stefano a San Gregorio :
Organa vecchia, eh' ;rj i San Fluitino-, a Santa Maria in Organo •
di San Ferma, a San Daniele , mx col nome di Rofiot : di S. Zeno^
ch'oca., ed e alia Cotte del Farina, nel Cartel Vecchio-
PARTE PRIMA.
A a - Di
i88 CRONICA DI VE RONA
BERENGARIO RE ce.
Dopo V Edito ftampato nel Tinto, e' è qui parato bene di pubbli
care anche il feguentc Privilegio dello fleffo Re Berengario come al
propofito confacente , e lo abbiamo copiato da un Libro intitolato Pri*
vtlegj della Cbiefa di S. Maria in Organo nel? Archivio di quel Mo
na]}ero efiftente , ed in fine di quefìo Volume gli originali 4° ambidut
in Latino fiamputi fi leggeranno .
BERENGARIO
Ritornando al? JJìoria del Tinti così continua il fito Capitolo. Per
quefta concezione dunque il Teatro noftro che, dal tempo che
mancò la maeftà e potenza dell'Imperio Romano , più non s'usò,
e quindi come cofa inutile trascurato, a poco a poco dalla lun
ghezza del tempo mutilato e corrotto, era in gran parte caduto
e quafi affatto a terra , e fattoli nel fito fuo altre private caie, e
conformati i cementi in quello e in quell' altro edifìcio e pubblico
e privato^ e caduto ultimamente a terra fin a' fondamenti l'an
no 1105 *1 reft° d'una certa parte della feena, che fin allora era Quando
in piedi, per Fimpeto dell'Adige oltramodo crefeiuto, fi riduffe cadde l'ui-
a tale che a pena fi conofee al prefente che vi foffe. Chi folle tmda.£ar"
di così raperò» macchina edificatore , febben non fe n* ha cer- "0 " w"
to teftimonto, fi crede però che foflfe (come abbiamo detto) la
Città noftra , e che al tempo di Augurio foffe in grazia di ^uek
*5>4 CRONICA I VERODNA
lo Imperadore dirizzata , con l'ajuto però delle pubbliche en
trate imperiali , al che fa non piccolo argomento 1* ilcrizione
trovata in una tavola marmorea nell'Adige, l'otto il fuo fico,
di quello tenore;
OCTAVIAE G. F. ET
SOROR. CARISS.
A-Jtanta delp*piano.
B ■Acquedotti.
C-Jcale per cui dal piano s' ascende alti
Vomitoti, e •2? piano.
EL-Camere o Jligioni.
F".Jhspetti de Corridori interni.
GJhojpetto dell ultimo recinto esterno col:
la giunta del auart' ordine, che dd
presenti uesticmi si riletta uifosse, e che
si mostra con jenefboni quadri, perche neff
ultimo ordine tali erano in tutti qti Anfiteatri
MJhspetto intemo del medesimo.
l-JnvpeXto delt ^litica Scala, ed vomitori
pè anali uscivano le persone dloro pofti,
.fecondo d grado loro.
K-Scalette in. detta Scalaper agevolar tasvesa.
LsScaìe interne che portavano dal p° al "S9
piano, d di cut palcoJorr" era. di leqnq,
come scorge/Ida mtaialioni dinémi, the
spuntano dal Cospetto internanti quali
poteuano sostenere le travi de/ro palco .
Aifoggia sulla cima dell ^litica scala, che
innalzavari smo al detto palco altri
vestigli di que/ta non Uvuansi che quel
Solo delie po/te. o sette de ^lastroni nel
yS gradino di essa ^litica; che poi
Jósse con Archi, Colonnati, e Statue, si
Juppone per i ritrovati foagmenti di
Cmxase, Aasi, Qhni\&,(hp'dèlli,Archiuoìti,
Corniciami, eJtalue.,ne' si può' dubita:
re se questa (gqgia ui fosse, perche
molte ragioni la rendono incontrar :
tabile, e che per breuitd qui si
tralasciano .
Jìedijoo Veronesi
PARTE PRIMA. 105
fio : Auguflo condujfe allo fpettacolo gli Ojìaggi de" Parti per Arena eh*
%o r Arena . Quindi i gladiatori iltelfi chiamavanfi Arenarj , e c0'a "
perchè negli Anfiteatri pugnavano i gladiatori di tutte le l'or- c „c;e(j,,
ti, Minniloni, Reziarj, Galli, Sania , Crupelarj , Traci, Ru- v"tl>. .;:
diarj, Secutori, Beftiarj che con le beftie combattevano, Iplo- Giadiato-
maci e limili, e perciò erano quelle macchine edificate, preie ri •
l'Anfiteatro noftro il nome d'Arena, l'ufo de' quali gladiatori Oiunda
come fpettacolo empio e crudele, fu al tutto da Onorio Occi-
dentale Imperatore figliuolo di Teodofio proibito e tolto via . Che ^l-uliato-
abitaflero anco gladiatori in Verona per le pugne e fpett?.coìi rj eo>.iio
gladiatorj , ci moftrano tra gli altri argumenti le due qui fot- tolte via»
topofte il'erizioni, in due antichiflime pietre in quella città ri
trovate :
D. M.
GENEROSO RETIARIÒ INVICTO
PUGNARUM XXVII. N.
ALEXANDRIA QUI PUGNAViT VI. R...
D. M.
AEDONI SECUTORIS PUGNA
VII. EX ACCINA ARIAN1LLA
QUI VIXIT AN. XXV.
L. a FLAMIN1L7S ROMANORUM
CONSUL. AC UN1VERSAE GRECIAE
DOMINATOR
AMPHITEATRUM VfiRONAE PROPRIIS SUMPTIBUS
EREXIT ANNO AB URBE
CONDITA DIIL
non per tanto è quella Ifcrizione per molti riguardi Colpetti. Primis»
ramente v' è errore eli tempo ; perciocché , fecondo Ifacco Cafaubo-
no, L. Q._ Flaminio fu Confole nell' anno di Roma 6oj , o nel 6ot
come piace a Monfignor di Chappozzeau , e qui fi legge 503 ; alcuni
però attribuirono quello divario ad errore di (lampa . Il Corte poi
alla pag. 3» del primo volume della fua .Storia Rampata dal Difcr-
polo , contro quella Ifcrizione fa alcuni riderti non mal fondati né
ipreggevoli. Il dire però che erta Ifcrizione mai non folle , è arterzio-
ne di grande impegno , perchè molto difficile da provarfi } come all'
incontro facilmente fi dee credere che anzi fiata vi lìa • L' Alberti
fenza dubbio non fe 1' averà inventata , che fimil cofa di un tale uo
mo non è da crederli , ma erto pure a veduta, o tale, come la efpo-
ne, faragli (lata rapprefentata ■ Oltre di che già da più d'uno li ve
de riferita ed efpofla nelle (lampe • Che poi la veggiamo con qualcho
divario dall'uno all' altro fcrittore riportata, quello neppure ci può
far credere che non vi fia (lata , ma anzi che ti ; la variazion poi
«Ielle cofe foveate accade , maflìnve di quella natura , quando colla
frappolizione degli anni partano dall'una all'altra mano, ed efpoile
vengono in vai-j tempi da diverfe penne , come accade forfè quando
fopra di un foggetto da varie lingue fi parla e ragiona. In uno ma
noscritto da noi veduto , dopo aver detto che l'Ifcrizione era iiella. mag
gior Capella della Chiefa di S. Fidrlano in Lucca , fi legge la mede-
lima di ftefamente , e iu tutto conviene con quella dell' Alberti, eccet
tuato folo che dopo le parole propriit fumptièut fi legge di più a fun
tiamentis ■ In quella che efpone il Corte non Lucio Quinto , ma Tito
Quinto fi legge ; e veramente che quelli e non quello fu , che pafsò
«iella Grecia come fcrive Polibio . Quello Iltorico riferifee che Tito,
unitoli a que' Greci che malcontenti erano di Filippo, dopo aver ten
tato di appacciare le parti, ma in vano, coft retto foffe a folleggia
re i Greci contro del Re Macedone ; né dice altramente che foffe la
Grecia tutta da quello Confolo foitomeffa ; conciotfiachè quella Pro
vincia fu debellata folo alcun tempo dopo e da altri Confoli , come
nelle Storie Romane fi legge. In ella Ifcrizione adunque cofe non ve
re fi riferirono , perlochè artblutamente per illegittima vien ricevu
ta ; e da ciò ne nfuita che non le fi debba fede alcuna predare, ma non
però che mai fia (lata contro l'afferzione di più Scrittori , che pri
ma di noi ed a que' tempi « a quelle cofe più ricini fi trovarono.
CRONICADI VERONA
C. GAVIO. C. F.
STRABONI..
L. V1TRUVIUS. L. L. CERDO
ARCHITECTUS..
M. GAVIO. C. F.
MACRO.
Tinto. LI B. IL C A P. XVI.
Adelfo non refta in piedi che una fola Porta , demolita F altra chi
fporgea in fuori fopra la via, di cui ora fi vede fola una pietra
vicina alì arco che rimane in piedi, e dell1 iferitone da Serlio citata
non ci fono che quelle parole .• T. FLAVIUS P. F. NORICUS
1111. VIR. 1D. : nè altre ve ne poffoito effere fopra di quel?Arco fia
te giammai ; ni avendoci punto corelazione ; può ejjerc di leggieri av
venuto, che Serlio confu [e avendo le memorie da cjfo raccolte, le ab
bia per sbaglio fatte jotto quella Iferitone ifiampare : delle fet fene
ftre ne refiano tre piamente a* e molte di quelle pietre che lo componea-
no
PARTE PRIMA. aoi
„0 fi veggono ancora accanto mila cafa Mala/pini nella Parrocbia de*
SS. Fermo e Rufiico al Ponte, alcune delle quali fervono per riparo del
portico della mede/ima cafa e di altre rhnpetto ad etfa. Ivi vicino ve-
defi un altro arco fatto di materia molle , fopra del quale Torello Sa*
raina afferma aver veduto una tavoletta di pietra con la feguente
ifcrirjone .
P.VALERIUS, Q.CJECILIUS, Q^SERVILIUS, P.CORNELIUSj
e che quejlo pure foffe un arco trionfale a* tempi di Serlio era quafi
communemente creduto; ond* egli dopo aver dell' altro parlato , nel Opinione
detto libro di quejio così ne difcorre Queft' arco trionfale fu fat- di Serlio
co prima dell' altro panato , perciocché quello è coperto da quel- fopra Tar
lo, e vi è tanto intervallo fra V uno e l'altro, che a fatica vi co ere«°
può entrare un uomo per mifurare le cofe le quali fono ancora j*, Leonù
in eflère. E quello penfo io, eflendo queft' arco in un bel luogo "
della città, e volendo trionfare un altro Imperatore, che a lua
memoria facelfero l'altro arco fopra quello, per non aver luogo
piU comodo , e così confervarono quello, il quale è mifurato
con le medefime mifure dell'altro: così egli. Oggi non fi legge
F iferitone dal Saraina riferita , ed ejfendovi fiato fabbricato un pic
ciolo muro frammezzo non vi fi può entrare dalla parte efteriore, ma
dalV interiore bensì , cioè dal? alto della cafa ivi contìgua . Ma che
quejlo Jta reliquia d un arco trionfale , ovvero dì un palazzo otte fi
amminiftiàjfe Giuflixia , come piace a Cambio e ad altri , non ardi
remo decidere . Diremo bensì , che gli archi trionfali foleano avere ma
o tre apperture, e non due, come quejlo già prima avea; e che Set:
Ho medefimo confeffa che in neffun luogo avea veduto archi con due
porte, come quejlo noftro in Verona.
C C Se-
■
*o» CRONICA DI VERONA
Pia.
(a) Effe ndo il Soldo d'oro la fetta parte d'un oncia , importereb
bero li 600 Soldi a* giorni noftri , a Lire jt:j:4 piccole Venete per
Soldo, Zecchini 898;, e Lire 6 Venete.
PARTE PRIMA. 105
CAR-
PARTE PRIMA. zop
DA CA-
2IO
COSE NOTABILI
CAVATE FRA LE MOLTISSIME CONTENUTE
NEGLI STATUTI
LIBRO SECONDO.
LIBRO TERZO.
Cap. 7. Q*I comanda che ne* giorni fedivi comandati dalla Santa
^ Chicfa nell'uno debba lavorare , ed anco in que' gior
ni comandati dal Reverendiflimo Velcovo col Clero e Confi
glio di Verona, o dal Conleglio e Sig. Podeftà, come fonò fra
gli altri il giorno di San Zenone Protettore, e di San Pietro
Martire Veronefe- ne' quali due giorni neffuno ardilca di tener
aperto i loro traffici e negoz;, nè lavorare pubblicamente nel
la Città e nei Borghi fotto pena ad ogn'uomo di foldi 40, e
ad ogni donna di ioidi 20. Si pofla però tener aperta la Bec
caria al Ponte Nuovo a norma dello Statuto, e per i bifogni
degli infermi pofTa ogni Speziale aprire la fua bottega per da
re e fare medicinali e non altrimenti, lotto pena di foldi 40.
Accadendo poi che alcuno de' predetti giorni venifle in di di
Mercato, cioè di Giovedì o di Sabato , i Merciaj e Bottega)
poffano tener aperto mezza porta de' loro negozi e Botte
ghe lino all'ora di Nona e non più , fenza efponere però al
cuna mercanzia : abitando poi ivi di cafa , poffano tener aper
to la porta per loro ufo . Anco i diftrittuali non poffano in
detti giorni feltivi carreggiare o lavorare fotto dette pene.
Cap. 8. Ogni Arte e Meftiere debba avere il fuo Gonfalo
ne colla fua infegna , fotto cui qualunque di quell' Arte deb
ba
iiz CRONICA DI VERONA
ba radunarli e andare Belle Proceffioni , ed ogni volta che per
ordine del Sign. Podeftà faranno, invitati i Gaftaldi coi loro
Gonfaloni, fotto pena al Gaftaldo, Arte o Meftiero, che non
abbia il fuo Gonfalone , di cento foldi per ogni volta , e di
foldi 5 a quello che non farà fotto. il fuo Gonfalone , e foldi.
3,0 al Gaftaldo quando non v' intervenga ec.
Cap.io. Viene primieramente comandato che neiTuna femmina
vada ad accompagnare il corpo di alcun morto y eccettuato il
corpo de' fanciulli di anni 7,0 meno di età; ad accompagna-
re 1 quali portano andarvi folamente donne, e non uomini fal-
vo che per portarli; e ciò fotto pena di foldi 40 per ognuna
ed ognuna e per ogni volta.
Secondo netTuna perfona per cagion di qualche morto poffà ve»
ftirfi di nuovo a lutto, eccettuato la moglie del defunto, i fi
gliuoli mafchj, e i nipoti mafchj provenienti da' figliuoli del
lo fteflb defunto, fotto pena a cadauno e per ogni volta di L-
QjutfiaCa- 50 de' piccoli. Neppure fiano dati velli neri ad alcuna perfo-
pitff/a ara na fe non ajja m0p|ie figliuole e nezze come fopra , fotta
non i più ' , ° •5 1 1• t j » 1•
«(ftrvats. I*113 a cadauno e per ogni volta di L.. 10 de piccoli..
Parimente nelTun corpo di alcun morto fia veftito di nuovo >
nè fia portato discoperto r eccettuati i corpi de' Soldati , de?
Dottori del Jus Canonico , Civile , e della Fifica , nè vediti con
abito di Religione , in pena per cadauno ed ogni volta di Lire
50 come fopra*
Cap. il cosi è regiftraro - Per il rifpetto noftro inverfo d'Id
dio, feguitando ed efeguendo la parte prefa li 18 di Nov. 1424
nel pien ConfegUo di tutto l'anno della Città di Verona , colla
giunta delli Ragionieri delle Contrade y in tutti 175 e niuno in
contrario, fotto il Reggimento del nobile ed onorevolif's. Cava
liere Sigf Francefco Barbaro per la Sereni fs. Signoria di Venezia
Podeftà di Verona , uomo dottiflìmo nella lingua Greca e Lati
na; mentrechè il Dazio fopra de' Barattieri o Bari, il quale nel
la Città di Verona fino da antico introdotto v' era da' noftrì
maggiori come fi crede non per vile ed inonefto guadagno , ma
per frenare e toglier via i cattivi e fcandalofi collumi , abbia
poi vergognofamente degenerato con certi adulterati ordini e
regole perraiflìve, colle quali rilafciate aveanfi le redini agli in
vogliati del giuoco , permettendo loro luogo e forma , con che
I giuochi venivano frequentati, da dove il più. delle volte ac
cadono mali, rapine, furti, beftemmie, omicidj, e fi corrompo
no tutti i buoni coftumi , ed in confe?,uenza la Città ne cava
va
PARTE PRIMA. 223
va un illecito guadagno ; ed eflb Dazio effondo (lato levato via
dalla Città e dal Diflretto di Verona, e qual fpina pedilente
affatto fradicato, nè pia fé ne difeorra , nè con ordini proibitivi e
penali venga proveduto che per 1' avvenire non fi giuochi *'
dadi , deche quelle pene vengano incantate e rifeoflè come le
cito provento del Comun di Verona . Studiando noi dunque
con tutto zelo e la religione non {blamente all' utile che ali'
•onefto ancora:
Comandiamo primieramente che alcuna perfona sì terriera
che forediera non debba per fé o per altri giuocare o far giuo-
care a' dadi nella Città o nel Territorio , Cotto pena di folcii 10
de' piccoli per ogni volta e per cadauno che giuocarà o farà
-giuocare ; la qual pena fi intenda raddoppiata nel tempo di
notte. £ chi darà alloggio o ricovero a' giuocatori di dadi ,
o in Città, o nel Dirtretto, nella l'uà càfa , ofpizio, bottega,
danza o fornico , o in qualunque altro luogo e forma , cada
nella pena di L. 25 de' piccoli per cadauno ed ogni volta, e
-fia raddoppiata in tempo di notte . Ognuno poi, il quale fo-
praftia al giuoco , fia condannato in L. 3 de piccoli per ogni
volta; e fe accufarà gli altri giuocatori, fopraftanti, o in al
tra forma contraffacenti a quelli ordini , fia affolto dalla fua
pena , e di più fu partecipe delle pene da levarti agli accula
ti , le quali giuda le prelenti ordinazioni applicate fiano agli
accufatori, e li intenda il doppio nel tempo di notte. Qualun
que perk>na poi che nel giuoco de' dadi avrà impreflato dena
ri , o dadi , o altra cofa , cada ogn' uno ed ogni volta nella
pena di Lire 10, e di perdere ancora i denari e tutte quelle
cole che aveffe imprecate, le quali debbano venire al Comun
<li Verona; e di dover, lenza alcun pagamento o reflituzione
di alcuna cofa, redimire que' pegni che aveffe ricevuti; la qual
pena fia doppia nella notte. Quello poi, che nel giuoco avrà
perduto o guadagnato, fe acculerà quello o quelli co' quali a-
vrà giuocato, o quelli che gli avranno alloggiati., o che fia
no dati fopraftanti , o che abbiano impreflato nel giuoco , fia
affolto dalla meritata pena, e guadagni la terza parte della pe
na levata a quelli da eflb acculati ; fe poi avrà perduto, ed
accufarà come fopra , da quello o da quelli , che nel giuoco ri
avranno vinto o guadagnato, gli fia refhtuito tutto quello che
avrà perduto ; e fe il detto accufatore avrà guadagnato nel
giuoco, fi pofTa trattenere il guadagno, e nientemeno oltra ciò
guadagni e partecipi delle pene impofte agli accufati come fo
pra
2Z4 CRONIC A DI VERONA
pra fi è detto . Se alcuno poi ricufarà di aprire la porta , bot
tega , flanza , fòntico, o qualunque altro luogo che non fia ca-
fa di Tua abitazione, a' Miniflri che rintracciafféro i Bari o i
giuocatori a' dadi , cada in pena di L. 25 de piccoli per ca
dauno ed ogni volta, e il doppio la notte . Intendendo però
che per quello non poflfano far ricerche di notte quelli che non
hanno licenza per quel tempo. Ed ognuno fia tenuto di gior
no aprire anco la fteffa Tua cafa a quelli tali ricercatori che
abbiano feco loro il Giurato della contrada con uno o due de'
vicini , o parimente in Villa il Malfarò con uno o due della
.deità Villa, fotto pena di L. 50 de' piccoli e di Ilare un me
te nelle prigioni del Comun di Verona.
E quelli che faranno flati condannati pel giuoco , o per a-
ver dato luogo e permeilo che fi giuochi, o per elfere fla
ti fopraflanti , fiano forzati realmente e perfonalmente al pa
gamento della pena ; che le non avranno con che pagare , lia-
no a fuon di tromba attuffati tre volte nell' Avello del Capi -
tei lo, o diano per due meli nelle carceri del Comun di Ve
rona, a loro elezione.
Tutto quello poi che fi è detto del giuoco de' dadi , fi in
tenda anco della Bifcazia , e di qualunque altro giuoco di for
tuna, ed anco delle Carte; e quel giuoco della Bilcazia e del
la fortuna alle carte fu proibito, il quale farà voluto tale dal
Giudice de' Procuratori del Comun di Verona e da' tuoi Confi-
clieri . E acciocché quelli ordini fiano intieramente ubbiditi ,
fino da ora fia commefló a' Cavalieri de' Procuratori del Co-
jnun di Verona che con ogni diligenza e follecitudine debba
no in ogni tempo, di giorno e di notte , come di fopra rin
tracciare per ogni luogo ed in ogni maniera , tutti e cadau
no dfe' giuocatori e difubbidienti di quelli ordini , e tanto
nella Città che nel Diflretto di Verona , e contra di elfi fare
le invenzioni da effere dinunziate al Giudice de' Procuratori di
Comun cello Jteffo o nel feguente giorno fe ciò farà in Cit
tà, e , fe nel Diflretto, fra otto giorni dal dì dell'invenzio
ne. I quali Cavalieri ritrovandoli guadagneranno la metà del
la pena in cui farà condannato ognuno da elfi invenzionati , e
l'altra metà fia applicata al Comune di Verona da efiggerfi da'
Proveditori di elfo Comune . PofTano farne ricerca anco li Ca
valieri de' Signori Rettori di Verona , e della Cala de' Mer
catanti, e fare invenzioni e denunzie intorno alle prederte co
le , e contro qualunque giuocatore e trafgreffore di quefli or
dini ■
PARTE PRIMA. 215
dirti. I Vicarj ancora delle Ville, e i Capitani ai Contrabban
di poffano iìmilmente fare inquifìzioni , invenzioni e denunzie,
le quali nei termini fopraddetti debbano eflère da effi Cavalieri,
da' Vicarj e Capitani confignate al predetto Giudice de' Procura
tori del Comune, colla dovuta relazione ad ognuno e ad ogni
cofa; e guadagnino la terza parte delle pene nelle quali faran
no condannati i detti giuocatori o in altro modo contraffacen
ti , da effi ritrovati e denunziati come fopra • e le ajtre due
parti debbanlì efiggere da' detti Procuratori del Comun di Ve
rona come fopra fi è detto. E perchè i detti giuocatori e traf-
greflòri non abbiano motivo di oftinatamente perfiftere nel giuo
co e nella difubbidienza , poffano una e pia volte , nello freno
ed altro luogo e giorno , dallo fteffo e da' diverfv officiali e
in diverti luoghi , effere contro effi fatte invenzioni , denunzie,
ed accufè, e dallo fteffo o da' divertì denunzianti o acculato-
ri, a cadauno ogni cola giultamente aferivendo.
. Che il Giudice poi de' Procuratori del Comun di Verona fia
e debba efière il giudice competente, e conofeitor e difinitOre
fopra tutte e cadauna invenzione , denunzia ed accula , le qua
li vengano fatte d'intorno e fopra le predette cofe ; e «infir
mare ex officio le inquifìzionì contro effi accufati; e unitamen
te a' due fuoi Configlieri debba condannare e punire ognuno,
di quelli cioè che fono ritrovati inquifiti e denunziati , o accu
fati di contraffacimento a' predetti ordini , e ciò fecondo i pre-
fenti Statuti e procedendo fummariamente e de plano , ed in
ogni giorno e tempo, feriato e non feriato, fino alla fentenza
ed esecuzione inclufivamente . E non ammetta la difefa di alcu
no contro cui vi fia invenzione, denunzia, accula , o inquifìzio-
ne, fe prima non fia data da eflfo una piegiaria di ftare al giu
dizio e di pagar le lpefè; la qual piegiaria fe alcuno de' pre
detti ricuferà di dare, o non la polfa dare r fia pofto prigione,
nè in alcuna maniera o fotto qualunque pretefto fia ammeffo il
Procuratore o l'Avvocato di effi contro quali vi fia invenzio
ne, acculi, denunzia, o inquifizione; nè alcuno delli conclan»
nati per le predette cofe o per alcuna di effe poffano appella
re, querellare, Supplicare , o intercedere il ripriftino j e fe lo
faceflero, non ftano afcoltati, nè da alcun fuffragio nano affi-
ftrti contro le predette cofe o alcuna di effe. E le alcuno de'
predetti Giudici od> Officiali in alcun modo o per qualche prete
fto non oflferveranno le predette cofe, o in fraude degli predetti
ordini commetteranno qualche cofa o contraffaranno, cadano ncl-
Ff la
42(5 CRONICA DI VERONA
la pena di cento lire di denari per cadauno a per ogni volta,
da eflergli tolta irremiffibilmente ed applicata al Comun di
Verona come fopra.
Cap. zo. Ordina che in tutte le Porte della Città , che ora
fono aperte o che in avvenire fi aprifiero, debbano enervi di
pinte le Immagini di noftra Sign. Maria Santiffima Madre di
Gesù con in braccio il fuo figliuolo , di S. Zenone noftro Pro
tettore, di San Pietro colle chiavi in mano, e di Santo Cri-
ftoforo .
Cap. 14. Vuole che il luogo da abbeverare o fia il Vò che
è di lotto dal Ponte Nuovo pretto la piazza della Pefcaria ;
detta anticamente la piazza maggiore; (ia bene accommodato ,
piantato di fafli e così mantenuto , talmente che i Cavalli e
le altre beftie commodamente. condurli e andar portano a bcrre
alla riva dell' Adice ec.
Cap. 57. Comanda che tutte le Meretrici e pubbliche Ruf-
£ane ftar debbano nell'Arena, e le faranno ritrovate abitar al
trove j fiano condannate per cadauna ed ogni volta in L. 10
di denari, da effere applicate al Comun di Verona : e le nel
la cafa di alcuno vi iarà ritrovata abitare qualche Meretrice,
o Ruffiana, per tali dichiarate, dalla pubblica voce e fama ,. il
padrone di efia cafa fia condannato in 100 foldi tante volte
quante darà loro abitazione • e niffùna Meretrice o pubblica
Ruffiana ardifea di andare per la Città o per i Borghi di Ve
rona in alcuna forma , o per qualunque caufa , le non ave-
rà attaccata fopra della fpalla una benda di pignolato bianco,
larga quattro dita, e lunga quanto è 1' altezza del pignolato ,
la quale fopra la ftefl'a fpalla li vegga bene davanti e di dietro,
fotto pena di 60 foldi per cadauna e per ogni volta. I Ruffia
ni pubblici poi debbano portare, attaccato al capo, o legato fo
pra della fpalla un lònaglio bene in vifta e di ■ buon tuono ,
l'otto la predetta pena j e delle predette cofe tutte ognuno ne
poffa effere l' acculatore , ed abbia la metà della pena .
Cap. do. Proibiice ad ogni pedona , fotto pena di 40 foldi
per ogni beftia , di non dover legare nè tener legato alcun A-
lino o altro animale nel mercato delia Piazza, nella Corte del
Palazzo di Comune, negl' ingrelfi di elfo Palazzo, fopra la ftra-
da del Portello , fopra la Piazza di San Marco, fopra la via
de' Pignolati L nè altrove attorno il circuito del mercato della
Piazza .
Cap. 63. Comanda che perfona alcuna non debba impedire
od
PARTE PRIMA. 227
od occupare il fito del mercato della Piazza , con cafoni , def-
chi, celle, ftuore , nè con qualunque altra cola* nè ilare ivi
a vendere contro la regola degli Statuti ed Ordini, fotto pe
na di 40 foldi per cadauno ed ogni volta . Eccettuato che pof-
fano ftarvi quelli che fui detto Mercato portano a vendere er
baggi , frutti , -polli , e pefci frefchi , e poflano vendere fenza
alcuna pena , purché non fiano perfone che rivendono , a'
quali ciò è proibito come in altro Statuto antecedente . Pari-
inente che gli affittuali di alcuno de' luoghi della Piazza del det
to Mercato non poflano tenere delchi lèrrati , nè banchi, nè
caflòni che liano coperti d'altro che di ftuore, o tende alte fo-
lamente fei piedi. Similmente che gli affittuali di detti delchi,
banchi o caflòni colle dette tende e ftuore debbano averli fat
ti portar fuori di detta Piazza tutti i giorni di Sabbato, e tut
te le vigilie delle Feftività folenni; cioè fulla Tera dopo Tuonata
l'Ave Maria dalla Campana del Palazzo- e chi contraffarà ha
caftigato in cento foldi per cadauna perfona ed ogni volta. Gli
-affittuali di detti luoghi ancora non debbano condurre nè te
nere i detti dei'chi , banchi o caflòni , nè qualunque altre co-
fé fopra di effò Mercato in alcun giorno di "Fella folenne, c
contraffacendo, fiano per ognuno ed ogni volta caftigati in cen
to foldi. Eccettuati quelli che vendono fiori, erbaggi, frutta3
polli , pefci , e pane , potendo elfi nel detto luogo del Mer
cato della Piazza tenere in ogni giorno i loro caflòni e ten
ete dal Capitello in giù, falvo però il giorno di Natale e di
Pafqua colli due feguenti giorni ; e chi contraffarà fia cafti
gato ad arbitrio del Giudice de' Procuratori del Comune e de'
loro Configlieri.
Cap. 71. Vuole quello Capitolo che ogni giorno di buon mat
tino debbafi per una volta bene ed alla lunga fuonare colla cor
da ia Campana detta Marangona; * al qual fuono di campana
tutti i maeftri ed opera j di qualunque Arte, e con qualunque
titolo fiano nominati, i quali lavorano a prezzo, fiano obbli
gati e debbano effère ai loro lavorieri , e di là non partirli fe
prima non farà fuonata la campana nel tramontar del Sole .
E qualunque trafgreffòre fia per ogni volta e per cadauno ca
ftigato in cinque iòidi ; ed ognuno poffa eflerne 1' accufatore ,
ed abbiafi la metà della pena, e creder fi debba al giuramen
to di effò accufatore.
* Alcuni vogliono che il getto di quefta Campana feguijfé nel? an
no 1452, ma meglio avrsbóo» detto fe rifritto aveffero che in queW
Ff 2 anno
ii8 CRONICA DI VERONA
anno fu di nuovo rifatta; perciocché tuli' Archivio del Motfaflero di
Santa Maria in Organo C.37, a». 3 , n. 5 , memoria confervafi , che
fino nelT anno U04, avendo tAbbate pojla gente a lavorare nelF A-
dtgette , quefta lavorava fino al fuono della Marangona. Il P. Mar-
tene , nel libro IV àe antiquis Ecclefue ritibus, dice, che una vol
ta nelle vigilie delle fejie joloafi circa il Vefpero fuonare una Campa-
na per avvifare la eeffarione del lavoro che avea a feguire . Forfè
allora ufavafi qmefto in Verona; e quel tal giorno era vigilia . Quefta
Campana onde foffe così detta , da quanto fiamo per raccontare ,
è fama che cotal nome prendere. Dicono dunque , che una Gentil
donna , della famiglia Nicbefola per nome Lucia , moglie del Co.' Lo
dovico Bevilacqua da Lazjfe, intefo avendo che il marito colla mo
glie di un Fabro da legname , 0 Marangone , come dir lo vogliamo ,
domeflichexja aveffe , e perciò gelofa divenuta , ed implacabile , un
giorno, che fu Pattavo dopo la folenniti del Corpus Domini, pre-
fa oceafione da una Proceffione , che in quel giorno faceafi , e tutto
ra fi fa nella Parrochia di Sa» Paolo di Campo Marcio, e fattafi la
Proceffione ad ojfervare , 0 che le veniffe in acconcio la rivale castal
mente veduta , 0 che a bello ftudio fé l'aveffe fatta condurre per Inter,
pofta ptrfona a mirare la Proceffione fatto ad una feneftra della pro
pria Cafa , {cagliale fopra il capo di quella /graziata una graffa pie-
tra,\coficcbè la méfchina col capo ijchiax^tato ivi morta cadefje . Perla
qua'l cofa la Nicbefola inquiftta dalia Gtuftizja fu condannata alla fpe-
fa del getto di effa Campana, la quale , dalla uccifa Marangona, il
medeftmo nomo pigliafje . In teftimonio del fatto adducono tffere fiata
pofla nel mergo dell' arco che fofliene l' ultimo pam della jcala fatto
della porta per cui entrafì nella prima Sala -del Palazzo della Ragio
ne quella mcTga figura con una pietra fopra del capo in atto di ca
dere , rapprefentante la femmina uccija , veggendoft anco pili fopra un
Genio avente in mano lo Jttmma Lazifio . Noi però non pojfiamo così di
leggieri tal cofa credere , nè del tutto eziandio rigettarla ; perciocché
può effer accaduto benijfimo che U reato fia fiato dalia Nicbefola
comrnefj'o , e forje anco al tempo che quefta Campana fu di nuovo ri
fatta y e a fpefe ancora dell'Inquiftta , come afferifcono ; ma che di qui
la Campana il nome di Marangona prendere , are/iremo dire effere una
manifefta menzogna ; sì perchè, come fuperiormente abbiam dimofìrato,
fino nell'anno 1204 v'era quefta tal Campana in Verona, è fino a
quel tempo con quel nome chiamavafi ; sì ancora perchè in Venezia v
ha una Campana col meùefimo nome nel famojo Campanile di S. Mar
co, come fi legge nella dejcrizjone di Venezia del Sanfavino, la qual
Campana ferve in quella Dominante quafi all' ifieffo ujo che quefta
tiojira
PARTE PRIMA. 22?
«offra in Verona. Che poi il cafo delf uceifione feguiffe nel giorno che
allegano , non è verifimile che poffa cffer vero qualora affermar vo
gliano che prima dell1 anno II04 aVvcuiffe ; Sendocbè , [ebbene la
folennttà del Corpo del Signore fin /lata iflituita. in Liegi , nelF anno
I 24C» dal Vefcovo Ruberto ad iftanra di una drvuoa Retigiofa chia
mata Giuliana , come fi legge uel Bollando, e ordinata folcnue nel
izpq. da Urbano W >• nondimeno il portar/i prooejfionalnunte il Santijjfi.
mo Corpo di Gesh Cri/Io fotto F OJhia con[aerata ebbe principio in Pa
via foto nelF anno 1364. Se poi concedono che foto nel 1452 foffe
condannata la Nicbefoia alla fpe/a del rifacimento della Campana
Jìejfa , converrebbe loro quefF altra circoftan^a provare, cioè che nella
Contrada di S. Paolo fino in quel tempo quefta Proctjfion Ji faceffe;
pure fe il fatto fu vero, come riferifcono , e dalle aonjetture foffe
permeffo alcuna illazione cavare, doverebbefi aggiugnere, che oltre
la '.Campana foffe flato ingiùnto alF Inquifita anche il rijlauro del
pontile mede/imo ove fi veggono e quel Genio , e 7 buflo della pre-
tefa Marangona . Ora quefta Campana , oltre i confueti fegni del
le ore di Ter^a , Nona ec. fuol e(fere fkonata anche tutti i giorni fefli-
vi alle ore ventidue per dar fogno a Molinari di poter incominciare
a macinare : a Pomari di accendere il fuoco ney forni : e sì ad ejfi ,
come agli altri, che cofe vendono allumano foflentamento neceffarie, le
hotteghe aprire , il che prima di quel? ora non è loro permeffo . Ciò
però , a tonfa delle troppo corte giornate , non fajfi in tempo d'Inverno.
Cap. i8o\ Viene comandato che niun bifolco o carradore
di uva, o di vino poffa, o debba alloggiarli nella Villa di Tua
abitazione, nè altrove nella cafa o corte di alcuna villa o con-
trata, ma venir debba direttamente per la ftrada comune a Ve-
rona col carro fteflb alla cafa di cui farà il detto vino o eflà
uva , fotto pena di cento iòidi per cadaun difubbidiente ; ed
ogn' un poffa effére l'accufatore, ed abbiafi la metà della pena .
Cap. 188. Ordina che i Bifolchi o altri che conducono car
ri , non debbano andare fopra di elfi carri per la Città e
Borghi di Verona. E quefti, fubito che fono entrati ne' Bor
ghi o nella Città, debbano tenere la mano al timone del car
ro, e guardare diligentemente che non fìa apportato danno al
cuno dal carro loro e dai buoi ad alcuna perfona o beRia ,
fotto pena di venti foldi per ognuno ed ogni volta; e, fe per
loro negligenza farà apportato alcun danno, fiano tenuti al ri-
farcimento * ed in ogni cafo ciafcuno poffa accufarli ed abbia
la metà della pena , ed il padrone fìa obbligato per il fami
glio.
Cap.
230 CRONICA DI VERONA
Cap. 103. Comanda che ognuno , il quale abbia comperato
vino , o carni , o qualunque altra cola alla minuta , fia con
giuramento obbligato e debba a richiefta degli Officiali del Co-
mun di Verona moftrar loro , e permettere che quelle cofe fia-
no mifurate o pelate , e dire la quantità ed il prezzo che co
fano , e condurli a quello da cui le averanno comperate , e mo
ftrar loro il venditore le farà ivi , fotto pena ad arbitrio del
Giudice de' Procuratori del Comune.
LIBRO Q.U I N T O.
DOMENICO MICHELI
AVVOCATO VERONESE
Gg GA-
234
CAPITOLI ED ORDINI
SPETANTI ALL'UFFICIO
CAPITOLO I.
li %
*5*
CAPITOLI
SPETTANTI ALL'UFFICIO
DE' MAGNIFICI S I G N.
CAVALIERI DI COMUN-
CAPITOLO L
OSSERVAZIONI
Ed altre
OSSER-
OSSERVAZIONI .
§. I.
Lira
PARTE PRIMA. 207
Lira Veneta de' Piccoli vale a Moneta Veneta
dell'anno odierna
166$ L. 1:5:94.
1676 L. t:y.6%
1Ó84 L. 1:4:7^-
JÓS6 L. i:3:zi.
1687 In forza di una Parte Veneta ( cofa non
fino piìi accaduta) in Verona abbacato affai
al il prezzo delle Monete, la Lira Venezia-
1700 na vale L. 1:5:04.
Il feguente riporto è per que' foli pagamenti groffi , nei qua
li regolarmente parlando non. fi ammettono Monete picciole ed.
inferiori:.
1708, L. 1:2:2^
171C» L. 1:1:4-$-'
I73o L. I:..:7i
1730 fino. ad. ogg* 174* L. i:-:~.
Il rapporto dell' anno 1736' non fuffifte fe fi tratta de' pa
gamenti fatti in Monete, d' oro , perchè quefte non hanno fe
condato in detto tempo l'aumento dell'argento. Tutti gli al
tri poi s' intendono rilevati con. un calcolo che differenza al
cuna patir non dovrebbe , ma pure v' intendiamo un qualche
picciolo competente incirca , e falvo conto , fe per forte accaduto'
fofTe- alcun picciolo; sbaglio', trattandofi di cole tanto difficili ,
e di tempi così lontani ed imbrogliati.
A cagion poi di brevità fi ommette a. quefto , o; ad altro
paffo di porvi un Catalogo molto lungo contenente gli Scrit
tori e gli Autori che trattano- di quefta materiale h regiftri,
di' tutti' i quali' fi è: fervito il P. Erbifti per rilevare le. cogni
zioni entro, di quefti-. foglj efpofte ; e quefti, come dal Catalo
go eh' elfo lui tiene, fono molciffìmi, di vario-Stato,, clima, ed
impegno , e di varie condizioni ec. I Trattati fono altri Cam
pati, altri manoferitti , e molti. Proceffi e Carte o fciolte o in
differenti volumi inferite.. Gli Autori altri fono Storici, altri
Giurifti Veneti e d'altri paefi, Italiani ,. Franzefi, Tedefchi ,
Spagnuoli , altri Latini ed altri Italiani , altri Sacri , altri Pror
fàni. Nella vifita poi che il detto P. Erbifti ha fatta di alcu*
ni Proceffi ordinati per caufe: e litiggji a cagion. di Monete ac
caduti sì in Verona , che in Venezia , in Roma ec. , quando
con. felice e quando con tòrte contraria de' pretendenti , effo ha.
Pp rac-
2p8 CRONICA DI VERONA
raccolto un importante avvilo che ci fembra. bene qui ripor»
tarlo ..
XXXIX. Perchè fopra gli. efpofti calcoli nefluno abbia da rac
coglier maffime e fiffar opinioni da fervirfene per caufa del va
lor di Monete ad intrapprender litiggj ftrani e pericolofi con
graffe ed inutili fpefe; perfuadendofi di poter efigere di preferi
te quello che le Lire, i Ducati , od altre Monete degli anti
chi tempi vengono ad importare per l'odierno ragguaglio , nell'
efazione di qualche Canone o Livello con iftromento di quel
le fcorfe età rilevato ; fapiafi che ogni tentativo farà vano ,
quando non vi fia un continuato e legittimo poffèflb di fare in
tal maniera la pretefa rifcoffione, e verrà contro chi che fia in
fallibilmente pronunciato quel nibil ìnnovetur in certa domma-
tica Decifione dal Pontefice San Stefano pubblicata . Lo fletto
intender fi deve per ogni altro calo che ne' fuoi fondamenti
o per la novella pretefa lo fopraelpofto adornigli , eccettuando-
fi quello in cui toglier fr vogliano certi incamminati pregi udi-
cj ed ufi che una mala confuetudine di riscuotere con decapi
to da qualche tempo introdotta averterò; per convincere i qua
li però s'abbiano fondamenti maggiori d'ogni eccezione, e co
me tali per ordinario fiano riconol'ciuti da que' Giudici preflb
de' quali una fimil caufa portar fi debba . Per maggior lume ed
intelligenza fi efporranno qui alcuni cafi dalle offèrvazioni del
P. Erbifti ricavati , ne' quali al parere di effò e ancor di va
lenti Girifperiti fi potrebbe il punto della pretefa di minore a
maggior importo delle Monete a man lalva difendere avan-.
ti ogni. Tribunale, o Laico o Ecclefiaftko : ed uno è il fe-.
guente ..
XL. Tizio è poffeffore di uno Stabile o di una Tenuta in
Campagna per acquifto che i fuoi Maggiori hanno fatto nel
1475 dagli Autori di Sempronio pel prezzo di Ducati dal Graf
fo 2000, o fia di Lire 12400 Venete de' Piccoli, e col patto
della ricupera di effò fondo- fenza. prefcrizion di tempo a. favor
del venditore, e degli eredi fuoi riferbata . Sempronio in que-
fto tempo 1741 confiderata bene la cofa; e vedendo il fuo Sta
bile da redimerli valer oggi fenza errore Ducati 7000 e più
da Lire 6:4 l'uno, ovvero Lire 44000 Venete de' Piccoli, ol
tre il valor di qualche miglioramento fattovi utile neceffàrio
ed efiftente ; inforge effò colla pretenlìone della riferbata ricu
pera , e pretende riavere da Tizio lo Stabile con la reftituzio-
qe e collo sborii? delli Ducati 2000 elpreffi e pagati nell' iftro
mento
PARTE PRIMA. i99
mento di vendita 1475 , col pagare in oltre anche P importar
de' miglioramenti fattivi neceflarj, utili , e che tuttora efifto-
no . Quefta pretenfione di Sempronio anderebbe certamente a
vuoto, quella volta che a Tizio riufcifle di provare al Tribu
nale che i fuoi maggiori collo sborfo delli Ducati zooo fatto
l'anno 1475 abbiano appunto sborfato niente meno di Ducati
7006 L. 4.1Ó Veneti d'oggidì . Poiché, febbene li Ducati dal
Groflb del 1475 quanto quelli d'oggidì liano conteggiati a Li»
re (5:4 Venete, o a Lire 4:13 Veroneli per cadauno, ad o-
gni modo v' è quefta differenza che li Ducati 2,000 del 1475
erano Zecchini Veneti effettivi che allora valevano Lire 6:\
Venete l'uno, e li Ducati d'oggidì nello Stato Veneto da Li
re 6\\ l' uno altro non fono che Monete ideali , le quali non
importano più del valore di un mezzo Ducatd"dalla Croce Ve
neto d'argento del pefo tolerato di Caratti 75 folamente. Sic
ché l'odierno Ducato dal Groflb non arriva neppure ad aggua
gliar il valore della terza parte del Ducato 1475 . Onde len
za una grande lefione della Giuftizia , che vuole fia dato ad o-
gnuno il fuo, non potrebbe Sempronio ripettere lo Stabile col
iolo sborfo di 2000 Ducati dal Groffo Veneti odierni , quan
tunque voleffè ancora sborfare di più le fpefe per li migliora
menti dall'altra parte poffeditrice incontrate; ma sì bene oltre
le fpefe sborfar dovrebbe con giuftizia Ducati 7006 L. 4 : 16
Veneti dal Groflb; e così le Lire 12400, per quella comprada
sborfate, calcolar li devono oggidì a Lire 3:10:1 l-ì...Veneti de'
Piicoli per cadauna.
XLI. Lo fteffb intender fi deve ìn ogni cafo d' evizione di
qualunque Stabile per cagion di Fideicommiflb, o per altro ca
po, il qual Stabile oggi vaglia ¥- g. Ducati 4000 dal Groflb
che importano Lire 24800 Venete de' Piccoli . Mentre chi è
tenuto reftituire il prezzo per l'efercizio di fua ragione , deve
certamente sborfare la fuma oggi importata , tutto che prima
fia ftato numerato un prezzo apparentemente più o meno inferio
re , e noi per chiarezza qui fotto n' efponiamo alcuni efempj,
acciò fi vegga come nell' avanzare degli anni le ftefle Monete
fimilmente avanzano di valore, ed importar maggiore acquifta-
no . Per efercitar dunque la ricupera del fopraddetto Fideicom-
mifso venduto, e che oggi vale Due. 4000 oppure Lire 24800
Venete de' Piccoli , fi dovrà sborfar fempre li detti Ducati
4000 per pareggiar l'antico prezzo ricavato in qualunque del
li feguenti anni che per efempio qui fi regiftrano
Pp 2 Ven«
CRONICA DI VERONA
Vendica fatta
nell' anno
1400 per L. zp$i: 7: 6 Veronefi.
*443 per L. 3611:13: -
Fino a qui non fi conteggiarono mai Ducati da L. 6:4.
1480 per D. iopo L. i:daL.o":4 Ver. olia per L. 6750: Veneta
J528 D. 1350 L. -: 4 ovvero per L. 8371: 4
1564 D. 1871 L. 2: - L. 11602: 4
1500 D. 2222 L. 1: 7 L. i3777:I$
1608 D. 2774 L. 3:10 L. 17202: 6
I630 D. 2005 L. L. 18384:11
1040 D. 3000 L. — L. 18600: —
1665 D. 3100 L. 1» igzoox «
fino
1Ó70
1087
1700.
XLIf. Polle le quali cofe adunque , fi de' credere con mo
rale certezza che una tal caula non farà da perderli davanti
a' Tribunali , ma fi doverà per effa ottenere un favorevol giu-
<Kcio, mediante però l' affluenza e grazia d'Iddio, l'attenzione
e rettitudine del Giudice nell' afcoltare « pronunziare , la dili
genza e fincerità degli Avvocati col non abbracciare alcuna di
quelle maniere già da effi loro dette do'lofe ed inique, e final
mente la prontezza de' Clienti nell' approfittarli de' buoni con-
feglj, e con lo {pendere fecondo l'occorrenza, non tirando la
cofa fino a romperli. Mancando le quali cofe, non fi doverà
mai attribuire alla poca o mala ragione qualunque rovefcio
che accadefle, ma sì bene a <hi '1 fuo dovere non averà cerca
to e meno in pratica.
XLIII. Un altro cafo quivi fi efpone in riguardo alle Mo
nete tanto più. alte di prezzo nell'intrinlèco lor valore, quan
to meno lo dimofirano per eflere più antiche di limito e va
lore che le moderne, le quali moltillìmo eftrinfecamentc alza
te fono di prezzo nell'effer loro di Monete effettive quantun
que d'intrinfeco valore abballate fi trovano . Quello cafo po
trà fervire per molti altri che fiioceder poflbno in circa di que
lle Monete contrattabili , non però effettive , confrontate nel
loro valore antico all' odierno importar di elle a Moneta Ve
neta d'oggidì.
XL1V.
TARTE PRIMA. 3oi
XLIV. Celio Bel 1400 con Tuo Teftameoto Iafcìa ad un Mg»
«altero di Monache la furama di Ducati 250 da Lire 6:4. Ve
nete l'uno, o piuttorto da Lire 4:13 Veronefi, giacché il Te»
fomento è fatto in Verona , e difpone di fondi e d' intereffi in
effa Città e in quello Territorio elìdenti » Lafcia quello dana
ro perchè fi a invertito , e poi col ricavato degli affitti, dopo
il foddisfacimento delle occorrenti neceffarie fpefe , fia ftipen-
<liato un Sacerdote perche ogni giorno Fedivo celebri la San
ta Meda nella Chiefa di effe Monache per loro commodo ed in
iuffraggio delle Anime del Purgatorio . Nel 1403 fi morì il
Teftatore, * per efecuzione del Teftamento le Monache rice
vettero il denaro dovuto , lo invertirono fopra 25 Campi di Ter
ra in Campagna , ed oggi da quel Terreno ricavan elle ogn'
■anno l'entrata di Ducati 40 dal Grò80 ficuri e liberi da ogni
fpefa , e così mantengono un Capellano coli' onorario di Du
cali 30 dal grado, a norma d'una limitazione Vefcovile di Li
re 2 d'elemofina per cadauna MeTa feftiva. Oggi pertanto ca
lde in penfiero a chi affitte quel Monaltero, di non volere per
tal celebrazione fpender più che Ducati IO dal grotta come og
gidì fi conteggiano : e ciò fui rifleffb che tutti i Fondi sì di
Cafe che di Campagna di elfo Monaftero, più o meno antichi
■delli 25 Campi acquatati per il detto Legato , non rendono
frutto netto da ogni fpefa anche ftraordinaria fe non per l'im
portare a ragion del tre o quattro per cento * e quindi non.
li avanza piti oltre la confiderazione fopra lì Ducato* auri bo
ni e jufti ponderis efpreffi in quel Legato , e che fi fono avuti
ed inveititi nel 1403; non penfando che il Ducato d'allora è
un Zecchino oggidì da Lire 22 , e ohe i Ducati 250 in quel
tempo avuti ed invertiti importano prefen temente Ducati poo
c non meno. In quello cafo io credo che neflùn pratico ed o»
nerto uomo potrà una sì fatta ingorda ed ignorante riiòluzio»
ne commendare giammai , e farà fortenibile il contrario , ridu»
cendo quegli antichi 250 Ducati d'oro al valor Veneto d'oggi»
dì, qualunque volta un fimil mortruofo attentato fi votene in
trodurre; e lo fteflb dir fi può d' ogn' altro cafo che quefto af»
fomiglj.
Molti e poi molti famigliami fuccefli nel propofito di Va»
Iute fi fono veduti e fi trovano negli antichi e ne' più vicini
fecoli ed anni, ma di elfi non fi vuol qui far menzione alcu
na, perchè la cofa giammai fi finirebbe : onde il ciò fin qui
detto bafti al noftro propofito , riferbandoci ad altro ufo e tem»
P°
3oi CRONICA DI VERONA
po il più difonderci mediante 1' ajuto d'Iddio e 1' affluenza di
que' lumi che da' Manofcritti del detto P. Erbifti otterremo
liccome luperiormente detto abbiamo.
GIUN-
3°3
GIUNTA
SOPRA
PRima dell'
anno 1283 L. 3: « —
nel 1283 I* 3: 1 —
x3Si L.
3: 4
^53 L. 3:
x35^ L. 5: 8
*35? L. 3:10
3.12
J37° L.
3:14
f37« L. |.i8 „
l379 L.
J38° L. 4: ~ --
4: 2 -
I3^2 L 44.
l399 f»»° al 1407 L; J.*Z
*412 L. 414:8
Hi7 L. 5: ■•
Hi 8 L.
Hi? L.
J44i L. S= 4
S;i3
1443 C , o L« S^4
1453 «no al 1508 L. 6: 4
1514 fino al 1517 L &Jl
1518 L. <5.i4
1S2<5 fino al 1520 L> _:IO _
IS47 al 1552 L. '
1550 lino al 1562 L_ g.___
J573 l! 8:'iI
1504 lino al i<5o8 L 10: --
ifc>8 L. io:r<$
161 2 fino al 1 61 7 L 10.12
1621 L. 12:12
l63° L 1410
1^35 Imo al id_j8 L * mm
1641
jiz CRONICA DI VERONA
164.1 fino al 105 1 L. 16: -
166$ L. 16:10
1667 L. io: —
%696 L. *i: s
ióSj per parte rigorofa retroceffo a L. 17: -
1701 L. 18: -
1701 in Luglio L. 10: -
n Settembre L. 10:10
in Novembre L. 20: —
1706 detto Mefe L. 20: $
1708 n Settembre L. 20:10
1709 n Mano L. 20:12
n Novembre L. 20:15
1710 in Aprile L. 21: —
n Ottobre L. 21: 5
1711 Maggio L. 21:10
in Ottobre L. 21:15
1711 n Gennajo L. 21:10
1714 n Giugno L. 21:15
171Ó n Febbrajo L. 21:18
in Agofto L. 21: -
PARTE PRIMA. 31}
DELLA
MANCUSA O MANCOSO>
Li
PARTE PRIMA. 315
in
(a) Per trovare con facilita il numero della Romana Indizione è
neceflario Tape re quante volte entra il numero quintodecime nel mil
le/imo corrente degli anni della Natività del Signore , ed aggiugne-
re 3 al numero che Sopra^anza ; come a cagion d.' efempio negli an
ni fuddetti S95 entrandovi il 13 cinquantanove volte, ne avanzano
ó , a cui 3 aggiugnendo 9 ne riluttano , clic appunto viene ad efTe«-
re la Nona Indizione .. Perciocché l'Indizione è uno fpaiio di tempo
di quindici anni , cioè di tre luftri d' anni cinque ; perchè in Ro
ma al tempo degli amichi Romani , i Tributari loro folcano porta
re i Tributi , dando nel primo luftro oro , nel fecondo argento , e
metallo nel terzo, e con tale tributo davano indizio della loro fog-
geziooe , e qui ebbe origine , ad acquiilò il nome la Romania Indizio
ne .
PARTE PRIMA. 3»7
BERENGARIUS
Signum Domini
Ex
3"
(a) Onde il nome delle Indizioni origin traefle , alla pag. 316. mo-
11 rato avemo . Ma quando, fiano (late primieramente iftituite non co
rta , e foltanto. fi sà che al. tempo di Coftantino Imperatore , cioè dall'
anno 311. fi refero, ufitate e. comuni. L'Indizione, o è Greca o Ro
mana. La Greca dalle Calende di Settembre incomincia: la Romana
dalle, quelle di Gennajo • Per trovare sì l'una che l'altra 3. anni al
millefimo aggiugnefi, poi come nell' accennato luogo abbiam ricorda
to fi divide con 15. e '1 numero che fopr.' avanza quello fi è l'anno
della corrente Indizione, ficcome il prodotto. è il numero delle inte
re Indizioni. già /corfe-, dovendoft riguardar però. Tempre al giorno ,
ed al mefe y come a cagion d'efempio- per trovare- l'anno dell'In
dizione del Placito. regiftrato alla pag. 205. perchè fcritto in Octobre
del' 1073. confiderarlo fi dee come fé rogato forte nell'anno fufle-
gutnte 1074. perchè l'anno fteflò a'14. Settembre incomincia ; indi 3.
aggiugnendo 1077* riluttano , in. cui il fettant'una volta vi entra,
che tante fono appunto le decorfe Indizioni dalla Natività del Signo
re. Li 12. poi che avanzano quelli gli anni fono della corrente Indi
zione. S'aggiungono 3- anni al milleitmo perche appunto l'anno del
parto della Vergine era il terzo. quali compiuto dell'Indizione che al
lora correa; ond'è che alcuni Nora; anco a' dì noftri l'enumerazione
degli anni dell' Indizione, dal. dì 14- Dicembre incominciano , quan
do , fecondo la Romana Indizione , dal. giorno, primo di Gennajo fu(Te
gnente incominciar dovrebbono.. In. alcuni luoghi I1 anno dell' Indi
zione nel' mefe di Marzo fufieguente al Gennaio principiano. Ora
quelle due divcrfità d'Indizioni tali emendo, ragion volea, che , fe
condo l'inumo noftro , per quelli che lo defiderauero t di quello pu-
jc qui mentori fi face/Te •
in
mut ad Vos VernexlaHa germana fili* quondam Hugoni
babitatrici in eadem Civitate Veron«e non longe ad Pori-
tem prope Palacio argentamiry & alias mertes, denariòs
bonos Veronenfes librar deeem finitura precium pro> peciat
duas de tetris r cum vitibus }& terra aratoria infintiti1 ten-
te juris noftri , in qua nos babere , & poj/fidere vip fu*
tnus , quibus effe vidèntur in finibus Veronenfis foris Por
ta Sancii Stepbani ubi dicitur Talabota - Prima pecia
terra , cum vineis babet per longum. perticas deeem y pe-
des deeem &e.
IL FINE
NOE
3*4
NOI
RIFORMATORI
XLVI . 2.
Pier Zagata
CRONICA
DELLA
CITTA' DI VERONA
Volume II
RSCEIYSD
FFB 6 L58
URBIUM ET REGIONUM
ITALIAE
RARIORES
XLVI. 2.
Ristampa fotomeccanica
CRONICA
DELLA
CITTA' DI VERONA
Opera
di Pier Zagata
Volume II
DA PIER ZAGATA.
COLLA CONTINUAZIONE
DI JACOPO RIZZONL
AMPLIATA E SUPPLITA
DA CIAMBATISTA BIANCOLiNI,
GIANPIERO frOLCE
PATRIZIO VENETO*
VOLUME PRIMO DELLA SECONDA PARTE;
JN VERONA, MDCCXLVII.
Per Dionigi Ramanzini Librajo a San Tornio.
CON LICENZA DE' SUPERIORI .
ECCELLENZA '
a x gnor
19
gnor Giambatifia Biancolini ampliata e jnpplita ;
altre
altre Cai* accolte nelle braccia del Venete fem»
riputati le Jt procurale .
ma "Repubblica.
fer-
vi
fervuti nojira , con profonda fommijfione le bo
L'EDI-
V EDITORE
A* CORTESI
LETTORI.
Varie
XVI II
NOI
(*) Cosi fu ftampato da' Fratelli da Sabio nell'efemplare del
1527.
N O I
RIFORMATORI
Errori
XX
ERRORI. CORREZIONI.
CRX)
CRONICA
DELLA
CITTA DI VERONA
DESCRITTA
DA PIER ZAGATA
(1) Mangano era una macchina militare, la quale, come nel pri
mo volume abbiam riferito , non era differente dalla Balilla e Cica-
pulta , e forfè che quefti due ftromenri col nome di mangani fi chia
mavano La figura della Catapulta fu delineata da Roberto Valtu-
rio nel fuo libro dell'Arte Militare - Ella era tirata e lafciara anda
re dalla fona di una corda , la quale, ritornando indietro con vio
lenza , gittava più Saette ch'erano dentro un trave forato. Stando
a ciò , fi può prefupporre che Jafoue fuddetto foffe a guifa di un
D*rde, o di una pietra ballato, pel detto JlhomentOj fuori dell*
mura della Città .
4 VOLUME PRIMO
che era lì in Signoria fe li oppofe , & fu morto e rota la fua
reme, e il di£o Re Carlo remafe Signor, & fu in quel eferci-
to 44 milia cavalli fenza li pedoni.
L'anno 1^85 Adi 6 de Marzo fu morto Antonio dal Gaio
andando a Montorio, & quefto fu per un buffetto ch'el dete a
Rafaeilo di Balavechi quando Madona Samaritana vene a mari.
Effendo flato conceduto dal Pontefice Urbano VI il Patriarcato d*
Aquileja in Commenda a Filippo d'Alandone della Real Cajadi Fran
gia , Cardinal Vefcovo di S. Sabina . Se ne offe/ero quei d'Udine , di
inala voglia tolerando che quella Cbiefa cotanto infigne e di nobil
Principato fornita foffe ridotta alla condizione di tante Badie , al
lora date in Commenda t fenra dar loro un nuovo Patriarca : peri
mol vollero accettar per Signore . Il Cardinale fece ricorfo al Car
rara , come quello che in tale occafione fi lufingava forfè di ottenere
il dominio di alcuno di quegli Stati . Ma la Signoria di Venezia of-
fefa da quefto Principe, diede fegrett ajuti a quet d'Udine, movenm
do lo Scaligero a1 danni del Carrarefe, e pagandogli perciò quin
dici mila fiorini d' oro al mefe . Per quefto divenne lo Scaligero piit
Muratori gonfio e fuperbo, nè volle mai aderire alla pace col Carrara , come
Ann-toni. He//4 prma fartt fu- per noi ricordato.
lpag.41 ■ ^ je ^jazo deli' anno fudetto, el Conte de Virtù- prefer
Mefler Bernabò Signor de mezo Mi Fan con dui noli legkimi,
cioè Mefler Rodolfo Signor de Bergamo, e Mefler Alvife Si
gnor de Cremona, e fu prelì fora de Milan circa doa milia, &
era Capitanio Mefler Giacomo dal Vermo.
Bernardin Corto nella terza Parte delle Storie di Milano , così il
fatto di Bernabò lafciò fcritto.
„ Vanno 13&5 , del meft di Gemtajo,il Co: di Gonfia, dopo la
„ vendetta di Reggio, fi partì d'Italia, lafciando in libertà quel-
„ la Città , fecondo la promeffia che fegfetamente avea fatta , i>n-
„ però difponeva i capitoli tò Fiorentini , di poter in ejfa Città ri-
manere per fino alla fua partita , E'I fegaente Febbraio Ber-
„ nabò Vi/conte tolfe una figliuola di Antonio della Scala per mo
li gHera di Maft'mo fuo legittimo ed ultimo figliuolo , il quale non
avea fe non cinque anni , e re/litui ad Antonio tutti i Caflelli
„ e Baflit ,cF egli avea nei Veronefe , eufloditi inparte da Gianga-
lea-ZJo . A1 /ei di Maggio , un faiboto , Giangaleazgo Vifconte
y, Conte di Virtù fece prigione Bernabò fratello di Galeazzo fuo pa-
dre , e tutto F Impero del barba , come cofa inaudita , fenz] alcu-
„ na contradizione ebbe in fua podeftà, avendo Bernabò dominato
„ trentanni, e con tanta aujlerità , che non folamente Lombardia t
„ ma
DELLA SECONDA PARTE. $
'„ ma anche tutta f Italia e lontane nazioni erano impaurite da lui .
„ Nella vecchiaia fua , injorfero i figliuoli , che le Città domina-
„ vano , fecondo la divi/ione fatta per lui, e quegli i fudditi fuoi
„ di continuo moicjìavano di efaeton di danari , diverfe gabelle ,
libidini, ed altri ineforabili modi' e non tanto fopra di loro pò-
teano fazjare la vizio/a voglia , che congiurarono contra di Gian-
», galeazgo , fperando privarlo della vita , e dello Stato ; la qual co-
»» fa S'a l"f *vendo intefa , più tempo cominciò con finzione a di*
„ mojìrarfi impaurito di loro, e parimente di Bernabò, dandojì a
„ vita cattolica * quieta . / tempj di Pavia e di fuori fpeffe volte
„ a piedi vifttava, e dhnoftrando ejfo della propria perfona dubi-
„ tare, molte genti armate teneva nella fua guardia , fen%a le quali
„ in alcun luogo non andava , il che più preflo pujìllanimità che
„ timore era /limato , principalmente da Bernabò e fuoi figliuoli , i
„ quali di continuo con dtverfi modi lo di/pregiavano . Quefta vita
„ dunque Giangaleazgp poiché più tempo ebbe efercitato ■ fimulò fi-
„ naIntente un giorno, per divozione, voler andare alla vi/ita del
tempio di Maria Vergine poflo fra1 monti fopra il Borgo di Vare-
»> fi0 fcontro al Lago Verbano , da quella Città trentadue mila pajji
„ lontano . E così partendo/i da Pavia , con gran gente d' arme ,
la fera giunfe a Binafco , e la prajfima mattina per tempo ca-
valcò verfo la Città di Milano , fingendo voler effo prima vi/ita»
„ re il fuo barba , e indi andare al cammino della fua divozione ■
La fua venuta dunque il Vtfconte intendendo, di fubito gli man-
dò all'incontro due fuoi figliuoli, per onorarlo cioè Lodovico e
,, Rodolfo . Dopo loro effo , contra V voler di molti , gli andò incon-
„ tro fopra una mula per fino allo Spedai di S. Ambrogio fuori deU
M la porta Vercellina , dove pervenuto , giunfe il fuo nipote , il qua*
„ le volendo accogliere , per Otto Mondello e Bernardono da Lo-
nato , a Giangaleaz^p fidai /fimi , pel freno della mula fecer pri-
„ gione Bernabò , e di fubito dalle genti d'arme effendo circondato
„ tnfteme con amendue i figliuoli menato entro V Cajlello di porta
„ Zobia , tenuto per Giangaleazzo , poi per Gafparo Vifconte nobi-
„ UJJtmo Cavaliere , e parente del Principe fu condotto nella For-
9, tez%a di Trezp. Dopo Giangaleazzo fenza perdita di tempo, con
„ tutte le genti d'arme entrò in Milano , dove molti ufficiali diBer*
nabò furono prigioni, e fen^ alcuna rejìfìenza ottenne F intiero do*
minio di quefla inclita Città di Milano. Poi, non fenza miftero-
» *i popolo diede in preda tutta la corte del prefo Principe . E nel
„ medefimo libro : Bernabò Vi [conte già effendo mandato nel Cajlel-
y, lo di Trezp, in/teme con Donnina de' Porri fua dilettijfma ama-
6 VOLUME PRIMO
„ ta , g unto alla età di 66 anni, fugli dato il tofflco in una [co-
„ della di fagiuoli , e così finì i fuoi infelici/fimi giorni „ . // Bion
do nel XX libro della fita Storia dice che Bernabò fu imprigiona
to nella rocca di Modaexjay e che Giangaleaxp^ ve lo fece così re-
flare finche vi morì , e che x' tnfìgnorì di tutto il Dominio pienamen
te , perciocché frima fe f aveano a quejla guifa partito : Che Gian-
galeazza aveflè Pavia , Vercelli > Novara , Tortona e tutte le altre
terre volte verfo f Appennino , e l'Alpi: e Bernabò fi poffeileffe Pia
cenza , Cremona , Forma , Lodi, Brefcia e Bergamo , e che Milana
fojfe comune ad ambidui , e per quejla il Zagata dice che Bernabò*
era Signore di me-rxp Milano*
El fiume de l'Adcfe- crefcete sì forte» che Pandè» in fina a
le Fornafe, e in più lochi de Verona del millefimo ludetto.
L' Efer«i- L'anno i%%6 adi 2,5 de Zugno fu fconfko el campo de Meffer
to Scali- Antonio da la Scala in fui Padoan in el feragio de le Brentelle,
fero fcó- e fu rotto per Mefler Zuane Dagp di Zubaldini Capitani» de
Padovat* <lueHi Carara r e Mefler Cortelia da Sarego era Capiranio
ai. de quelli de la Scala , & era cugnì de Mefler Antonio da la
Scala r el qua! campo era in fuma de 44 milia perfone da pie
di , e da cavallo .
Dopo queflo conflitto fra i Verone/i e Padoani alle Brentet»
le , in cui fu lo Scaligero foccombente , fu queflo Principe rincorata
da quaranta mila fiorini d' oro , che il Signor Muratori avea letta
effergli flati fomminiftrati dalla Signoria di Venezia ; e che per quei
fto non volle a patto alcuno pacificar/] col Carrarefe , tuttoché Ven»
ceslao Re de' Romani fatta aveffe ogni sformo per riunir gli ani*
mi loro*
L'anno 1387 adi 11 de Marzo in mei-cori, ancora fu fcon»
fita la zente de Mifler Antonio da la Scala per tradimento ai
Caftagnaro de foto da Legnago, e fu fconfua per Mifler Fran*
cefco Novello da Carara Signor de Padoa , & era fuo Capita»
Ortafio °'° Mifler Zuan Agii , & era Capitanio de quelli da la Scala
Polenta- Stafo da Polenta cugnà de Mefler Antonio, la dona del quale
no Capi- desfece Verona per la fua fuperbia / e per la guera fudetta el
loScalf' Conte de Virtù fece corer la lùa zente in sù le tere del fu.
ro.C fie" detto Mifler Antonio da la Scala »
Verona in E adi 18 de O&obrio el dì de San Luca el Duca de Mi-
podeftà lan havè Verona, e la zente del dicìo Conte fece la intrada
del Vifcó- \n Verona per la porta de San Maflimo, e il primo homo che
fece la intrata fu Zuano quondam de millro Zichero miftro de
Bombarde , e lo fecondo fu Mefler Spineta Marchefe di Mala-
fpini y
DELLA SECONDA PARTE. 7
fpini , perchè ci fudetto Mifler Antonio lo haveva defcazà lui
e il fratello è torto fora de Verona: altro tal'o per non falar.
Per «pera di Guglielmo Bevilacqua fu forprefa la Città noftra ,
cnde lo Scaligero non reggendo altro rimedio al fuo cafo ormai di-
ferrato, -confegnò il Cajìel Vecchio a Corrado Canger Ambasciato?
Cefare* ydal quale per danaro fu ceduto infittine colla Città al Vtfcon-
ie . Indi Guglielmo cavalco a Vicenza, la quale ottenne da quegli
abitanti , che fi rejero a Catarina moglie di Giangalcazzo Vijcon-
te, come colei ch'era nata di Regina della Scala moglie di Ber»
nabò Vifconte . Antonio Scaligero fuggendo a Venezia rtcoverojfi ;
indi a Fiorenza '3 ma forprejo da malore, o da veleno , tome altri
dicono, fopra le montagne di Forlì, o di Faenza terminò nel 1-388
0 fecondo altri nel IJOO mifermamente di vivere. LaJciò un figliuolo
majehio e tre femmine con la moglie in poverijfimo fiato , a quali fu
affegnato il vitto dalla Signoria di Venezia , come a quegli 1 quali
erano aggregati alia Nobiltà di quella Repubblica , £ quejia Illuftrif- Muratori
fimo Famiglia , che da Maftin I fino 4 quejlo Antonio avea ftgno- Anu.tom.
reggiato non falò la Città no/Ira , ma altre molte ezjandio , ficcarne 8 j*°
nel primo Volume di quefta Cronica fu ricordato , terminò poi mife% 4
rijfimamente . Albertin Muffato Scrittor Padovano , che viffe nel prin
cipio del fecolo XIV\ affegna l'origine di quefta nobilijfima Famiglia
a un vile venditor d^oglto- Onef effo tale notizia ntraffe non cojta ;
nè in prova filtro teftimonio che Je ftefjo ne adduce- Che Albertino
abbia narrato una manifefla menzogna , da quanto alla pag. 145
del primo volume di quefta Cronica fu per noi ricordato , manife-
fiamente apparifee • e da quanto qui fiam per aggiugnere faremo
conofeer vieppiù, come in quefta parte non gli fu nota la verità .
Dicimmo dunque col teftimonio di Giulio Cefare Scaligero , che la
Famiglia Scaligera erafi fino -a tempi di Carlo Magno in quefti
paefi annidata, e come da quel Monarca per meriti militari t in»
•veftitura ottenne della Signoria di Sermtone Caftello fituato alla
fponda del Lago di "Garda. Queft'ajfertiva dello Scaligero vie» com
provata anche dal Co: Mojcardo , il quale afferma aver lette che Ser
mone fino nel I2j6 era Jus Patronato di quella Famiglia. Che
fot il Muffato abbia memorie trovate , dalle quali appariffe come
alcuno di quefta Famiglia avefje ih oglio trafficato, Jarà ciò prò-
babilmente avvenuto di quello che da' beni alla Famiglia Jiejja
fpettanti farà flato raccolto : Ma concedaft pure , che alcuno di
quefta Famiglia in quejlo tai genere .avejje ancor trafficato , non re-
fterebbe per queft0 , eie /,' loro origine non (offe nobiiijjìtna , e in
famemente atiticbijfinia . Avi:egnacche t cittadini 1* que tempi non
avea-
8 VOLUME PRIMO
aveano a vile il mercantare , an^i come cofa al pubblico e al pri
vato interejjfe giovevolijjima da lor riputavafi r onde Sigi/mondo Im~
peradore una legge fece nel 1431, colla qual dichiarava che que
mobili , * quali fi foffero alla mercatura applicati , mediante quefta t
più illuflri riputar fi doveffero. E in fatti [e anche a' dì naftri il
commerci» da' cittadini , ficcarne ne' tempi andati, fi coltivaffe , non
fi vederebbero tante nobili Famiglie depreffè , e » una condizione
ridotte la prù miferabile . Dunque dal mercantar o/curata non era
la nobiltà, ni « tempi degli Scaligeri , ni dopo, ufan do tuttavia i
nobili Fiorentini, Lucehefi &c. di mercantare ; ma egli è tetti,
po vanamente perduto il voler provar tal cofa , chiara effen-
do come la luce étl Sole' E però ripigliando il difeorfo dell'origine
de' Scaligeri in altro luogo cosi di pa/faggio certo documento fcritto
nel IOip fu da noi mentovato , dal quale apparifee che fino i»
quel tempo Signori eran detti tuttoché quefio tal documento fia
fiato pubblicato da Lodovico Perini nella Storia delle Monache di
S. Silveflro , qui fi vuole di bel nuovo inferire , acciò d' intorno F
origine detta Famiglia Scaligera fia pofio fine alle dande , e campa-
rifea una volta manifefiamente la venti.
In Chrifli nomine die Veneris nono intrante Februario Mon
toni in Ora Corubii fub Porticho Domus habitatinnis Bona
ventura quondam Gerardi de di&o Territorio Montoni ; Praefen-
tibusdiéìo Bonaventura, Jacopo quondam Ognabeni,& Alberto
filio domini Falchi omnibus de Montorio tedi bus rogatis. Fra-
ter Jacobus quondam D. Joannis Sindicus, & Procuraror Mo-
nafterii Fratrum,& Sororum Capitoti , & Conventus Monafteni
San&z Crucis de Verona nommatim ad atriòìandum , & locan-
dum terras,& poffetiiones dicli Monafteni , &Fratrum,& Soro
rum prjsdiétarum ,& nomine locationis ,& Conduftionis locavit
heibam iftius prsfentis anni intraferiptarum petiarum terra-
rum pradivarum jacentium in infraferiptis locis cum infraicri-
J)ta pecunia denariis Ventura; quondam Guidonis, & Bomaf-
àrio filio quondam Danièlis ambo de Montorio pretio vigin-
ti librarum denariorum Veronenfium parvorum . Quos vero
den;ii ios pfjfdi&i Ventura, & Bomaflarius flipulantes promife-
runt diclo Smdico recipienti nomine, & vice dicìi Mona/terii
Fratrumv& 5-ororum dare, & lòlvere difto Sindico, Fratri-
bus, vel Sororibus , vel eorum legitimo Nuncio, & Procura
tori , & ipiàrum in Fefto Sanclae Maria? de medio Augufto
cum damtiis omnibus, & expcnfis, & intereffe liiis, & extra
&X. Prima de una petia terra; pradiv* jacentis in pertinentia
Zernz
DELLA SECONDA PARTE. p
Zerpae in Ora ubi dicitur proolina: , cui coha»ret ab una parte
Dominus Boniniegna Campfor de Verona, ab alia parte Man-
fredus de P. Azoìino de Sanftis Apoftoiis de Verona , & te-
net prò Commune Verona?, & Volnnus de P. Bonacurfio Bor-
fatto, Ab uno capite jura diéìi Monafterii S.Crucis, & fi (qui g0^-°tton*
alii funt coha»rentes. Item herbam unius petiae terra pradivae
jacentis in dicìa pertinentia, ibi prope, cui cohaerent ab una
pàrte jura dominorum della Schala, ab alia parte, & uno Ca-
pite Dominus Bonazonta de Foflato de Verona, & P. Boni- jefjf 5^.
facius quondam D. Damori de Cellolis , ab alio Capite jura u,
di£H Monafterii Sanfta; Crucis . Salvo fi alii forent cohaeren-
tes. Item unam petiam terra; pradivas jacentis in di£ta perti
nentia, & loco, cui cohseret ab una parte, & uno capite fot
fatum mafera, ab alia parte p. Boninfegna pradicìus, & jura
diéti Monafterii. Salvo fi alii funt, vel fuerint coluerentes .
Dans licenriam pradiéìis Bomaflario , & Ventura fegandi di-
£tas petias ad fuas voluntates folummodo prò prafenti anno
prò Dominio proprio ufque ad feftum Sancii Martini nup.
venturi . Et prò fic attendendo , & obfervando difti Ventura ,
& Bomaflarius omnia fua bona dièta Sindico recipienti nomi
ne antedi£to pignori obligaverunt , & ad inviccm poflidere ma*
nifeftantes ve} quafi &c.
Anno Domini millefìmo decimo nono Indizione fecunda .
Ego Jacobus fiiius Domini Falchi de Montorio Imperiali Au«
boriiate notarius interrili rogatus, & fcripfì &c
(1) Qui fi pirla della porrà di Santa Croce, per la quale sventrava e ufciva dell»
Cittadella . Perciocché r.on ancora s' era cominciato a correre per I" altra vicina a
Santa IjUCia. Il ihe motivo abbiamo di argomentare, avvegnaché negli ondeggiamenti
della guerra fra i S gnori Vinizi.-ni e i Carrarcli che allora era accefa , dovendoli corre
re il Palio non fu corfo in quell'anno per quefta Porrà , ma per quella dc'Caliolaj,
per cui entrandofi fi paflav; J rr\nz; alle Chiele dt San Spiriro e di Sant'Antonio .
come fra poco ci fati faperc il Zagara . Della Porrà di Santa Croce ne appaion le
vc:';igia tanto nell.- mora accanto al luogo dei Bcrlaglio , ouanto dentro della Città ;
Icnio Pentimento di alcuni che q'ir'grotfi pezzi di ni no , eh' citano ancora fia il
ca" po delle Ccr.vvrttce della Santii'.inia Trinità, c ^li Oin di piacere dc'Siijnoti Con
ti Gazo/a, lia.u icliqu e di ditu l'oi;a.
DELLA SECONDA PARTE. 4$
Io da Carara arento Mozzacavaio , & fu prefo Miffer Tadè
dal Vermo, & altri a la fuma feicento perione, e adi fudetto
Uguzon di Coacrarii rompete fimilmente li Venetiani in lui
Polefene , e fu prefo el Conte de l'Aquila , & Rigo grande
<um cento cavali e nave cum. monitione, e fu fa&o falò(*)in (*) Cioè
Verona. f"Pchi di
Adi 8 de Septembre Rebellò li Bevilaqui, & fuli tolto el ia>6
fuo, & fu donà a Miffer Polo Alboin .
Adi p fudetto el Marchefe da Ferrara cum el gran Conte-
{labile have Badia e Lendenara.
Adi 12 de Septembre fu facìo una Crtda che la Cittadella,
fufe rovina, e lubito fu butà zelo cum grande alegrezza.
Adi 13 li Mantoani haveno la Baftia da Travenzolo, e bru-
fono la Villa.
Adi 18 el Marchefe e il Gran Conteftabile predicìi rupeno
el campo de* Venetiani a Rovigo.
Adi. 10 Li Mantoani paffono per lo muro da Villafranca
e corfeno a Porcillo, e piliono prefoni e befliami.
Adi 2Ó el Marchefe da Ferrara e il gran Conteftabile, e
Sparapan afialtorono Polo Savello,, ch'era al foldo de Vene
tiani , e uno di mazori che aveffe Paulo Savello fu prefo cum
cinquecento cavali e dofento e cinquanta fanii, fi che per que
llo fu un gran defconforto a Venetiani .
Adi 3 Oftobrio del di£to anno Miffer Gulielmo da Lifca
fu prefo con molti' compagni, perche el voleva dar Verona al'
Signor de Mantoa e a Miffer Giacomo dal Vermo, e doveva
no corer in fu le porte de Verona, e non ghe andò ad eflfe&O'
el naftado , e adi 17 fudetto Miffer Gulielmo predico, e
Bortolamè di Bonalini & altri che le tafe. funo apiccadi ia
la Rena .
Del mefe de Novembre del diclo anno pafsò el campo de
Venetiani, e andò a Guffolengo e a Pefcantina, e pigliò da
molti prefoni e beftiami, e adi 4 corfeno in parte infina a la
porta de Sorio.
Adi 7 code el populo a remor dicendo che li inimici vo
levano pafl'ar l'Adele, & erano vegnudi in Verona.
Adi ludeto li Venetiani feceno una baftia a Guffolengo e a.
Pefcantina, e una a Caftelrotto.
Adi 11 de Novembre Miffer Domenego dal Serafin tolfe la
baftia de Rivole , & pafsò da la Chiul'a , & la dete a Vene
tiani e non la poteno tegnir .
F 2 Adi
44 VOLUME PRIMO
Adi 3 de Decembro . Li Villani da Nogarole dcteno la for
tezza al Signor de Mantoa. Adi difto bave el ponte Zerpan ,
Arcole , e Sanbonifacio , e adi 8 have Villanova, e adi 14.
have la tore de Roncalado.
(») Leggi Adi 18" morì Miflèr Grigolo (*) dal Lion.
Gregorio. Adi del diéìo mefe la zente de Miffer Francefco da Ca-
rara rompete la zente de Veneziani a Roncà , e fu prefi mil
le e 16 cavali, e morti circa cinquecento, e quello fu per con
fitto de Luchin da Saluzzo Capitanici del Signor.
Adi predicìo Miffer Giacomo dal Vermoj e il Signor de Man
toa fuzmo & andono a Mantoa .
• Adi 18 Polo Savello intrò in el Seralio de Torgola arento
Pieve de Sacco.
Adi li MiflTer Andrea Neri da Fiorenza vene Podeftà a Ve
rona per Meffer Francefco da Carara con grande honore : pri
mo cum 16 cavali coperti cura bandere e ftendardi, e 6 ca
vali coperti de ftrati , e 6 corferi coverti cum li familii, e
6 cavali cum li pagi cum cimeri e capotine, e adi vó Te per-
dè Monza rnban.
L'anno 1405 adi 8 de Zenar fu rotto el muro arento la por
ta di Calegari in 8 lochi per il Signor de Mantoa , e Miffer
Giacomo dal Vermo, e prgliò tri torefini, ma fubito Miffer
Giacomo da Carara con Lodovio di' Obici , e li cittadini dete
foccorfo con foco & altre cofe , & cacciali zofo di muri , & fu
prefo Miffer Zuan di Galluzi da Bologna & altri circa 150^
Adi fudetto fu piglia Meffer Verità e Sparapan tradito
ri, e Andriolo da Parma Caftellan in Valezo fu menà, e ate-
negià , e fquartà in Campo Marzo , perche el voleva dar Va«-
Jezo- a Veneziani.
Adì 1 1 fodeto in domenega fu fafta proceftibn ad honor de
Miffer San Criftoforo, e full offerto uno palio de oro, & fuli
tute le arte per la viatoria centra Venetiani , & portolo li
puti Verzeni per più- dignità ,
Adi 14 Miffer Giacomo da Carara cavalcò in Valpolifella»
eontra le badie, e adi dióìo tornò a Verona.
Adi 10 de Febrar rebellò Herbè, e adi ir rebellò Fagnan,
e adi 13 rebellò Ponte Poffero, e Miffer Francefco terzo da
Carara vene a Verona a di fudetto.
Adi fudetto. Rebellò Itola da la Scala, e adi 18 fu apicà4da
Fagnan, e 6 da Ponte Poffero , che era hoftafii : Adi difto fe perdè
Moradega per tradimento , e adi fudetto fe perdè Nogara per forzav
Adi
DELLA SECONDA PARTE. 45
Adi fudetto el Marchefe da Ferrara rompe Venetiani .
Adi 8 de Marzo fe corfe al palio per la porta di Calzari (1) ,
e fi lo havè quello de li cavali Mifler Zuan Nicola di Salerni.
Adi 18 fudetto el campo de Venetiani pafsò l'Adefe a Ze-
vio, e andò a metter campo a Hall.
Adi 8 de Aprile fe perdè la Roca de Garda, e adi di&o
rebellò la montagna da Val de Pantena.
Adi 8 del diéto fu faóìo uno accordo in frà Venetiani, e il
Marchefe da Ferrara.
Adi 13 fe perdè la badia de Mezane , e adi 16 fe perdè
quella de Porcillo e de Albarè.
Adi 17 fu recupera la Roca de Garda.
Adi zi Mifler Polo dal Lion cavalcò in Val de Pantena (*) (*) Leggi
e ricuperè tuta la Valle. Val Palte-
Adi 20 fe rompè el ponte de li inimifi che era a Guf- na-
folengo .
Adi 30 Mifler Polo dal Lion, e Checho cavalcò in Valpu-
lifella , e mete campo a la baftia , che era in cavo al ponte a
Arcè, & la have per forza.
Adi 5 de Mazo cavalcò ci campo de Venetiani fu per la
montagna de Val de Pantena, e vene a referir a Sànéto Mat
tia de lopra de San Lonardo , e vene a Avefa , e andò in Val-
polifella e lì fletè.
Adi 7 li Venetiani reaquiflò la baftia de Arcè, & haveno
Zevio, e adi fodetto fu mefli li hoftafii in prefon.
Adi 3 de Zugno el Signor de Mantoa vene con lo campo
de Venetiani a l'aitar li muri de Verona da Santa Croce in el
levar del Sole, quando le guardie erano partite, e ne intrò
dentro circa zoo, e 11 fe fece una batalia, e funo defcazadi
de fora, e fu morti 7.
Adi 15 quelli da Lazifo defe il Cartello a la Signoria per
la fame.
Adi 17 la Signoria have Soave.
Adi ip quelli da Carara fece brufar il Cartel da Ilafi.
Adi 23 el populo de Verona tolte la Città a quelli da Ci*
rara , e adi 24 la dete a la Signoria de Venefia .
Adi
(1) Quella non foli ta corfa peri» porta de'Calzollaj fece credere ad
alcuni Scrittori , che quivi il Palio, c uon alla porta di Santa Croce
forte corti) y e che di qui le Monache di S. Antonio col nome di S*
Antonio dal Corfo fonerò appellate j il che è uanifcIUmcntc falfo.
4<5 VOLUME PRIMO
V'ere*d!? * ^ ^u^° *"u *"a^° Ambaffadori. in Verona per man-
Signori * ^ar a Venefia a dar la obedientia a la Signoria', & funo cir-
Yiuiziani. ca 40 Cittadini tutti veftidi de bianco, e adi 8. ariverono in
Venefia , e furono rlcevudi con grande honor , e andono a ca
vai infina in fu la piaza da San Marco, & lì defmontarono ,
ove trovarono il Dufe & la Signoria in lu uno tribunale che
afpe&avano , & quelli falutarono offerendoli la infegna del
Comun de Verona, e un altra di Zentili de Verona in dui
Confaloni & le chiave, & li zurorono de efler fedeli : el Dufe
fe veftì de bianco in fegno de alegreza, con tutta la fua fa-
milia, & donò un Confa lon bello a li di£ti Ambaffadori, il
qual doveffe fir levado per vigoria de Venetiani in fu la pia
za de Verona .
Acciò nelP ofcurità delle cofe, che nella preferite Cronica fi ri
ferì/cono , il lettore non fi rimanga dubbioso , e per così dire , con-
fufo , ciò che fcriffe Mirco Antonio Sabdlico nel libro ottavo
della feconda Deca della Vìnixiana Ifioria circa la dedizione della
Città no/Ira nella pode/ià della. Signoria di Venezia , qui riferir
vogliamo .
„ Intanto i Veronefi per lungo affedio oppreffi , già avevano in-
„ cominciato a volerfi rendere , perche ancor e/fi avevano in odio
„ il nome del Carrara. Era in difefa della Città Giacopo Carra-
ra , il quale da principio dicemmo effcr fiata dato a Ve ronefì per
Signore. Quefti vedendo che ogni cofa gli era oggimaì molefia y
„ e non tenendo/i più ficuro sì nella Città , come di fuori ,• non
„ avendo alcuna Jperanza di poterfi più tenere , occultamente
„ fe ne fuggì . Andò prima a Gfiiglia , dipoi pacando il Pò , fa
,, prefo fu la riva del fiume , e menato a Venezia : Ma non sÒ
,, perche andaffé a Ofliglia ,caaciojffia cofa che allora quella era di
„ Francefco Gonzaga , fe forfè non andò a quel luogo con fceuo-
„ fciuto abito, penfando poterfi occultare fino a tanto cb' egli foffe
„ paffato fu r altra riva del Pò. Alcuni dicono, c/S egli fu prefo
„ in Ajfellaria , la quale fi è terra del Veronefe : Ma o foffe-
„ quivi , ovvero in altro luogo , quefio abbiamo certo , cV egli non
„ fi partì della. Città , fin che non intefe i cittadini efferfi refi .
„ Venuti i Veronefi nella podeflà deVinixiani , in pochi giorni i
„ Cafletti attorno la Città fi refero. Lo acquifio di così ricca Cit-
5, tà diede grande fperanza aVinizjani di maggiori cofe : E fu
quella vittoria tanto grata a' Senatori, che avanzò tutte le altre
„ di quel tempo .• E non fen^a cagione , perciocché ( acciocché io aU
»ì. cune cofe dica di quella ) Verona è tra tutte le altre Città della
„ LùnP-
DELLA SECONDA PARTE. 47
„ Lombardia nobilijffma , sì di nome , come per la qualità del firn
„ belliffimo fito. Gli edificatori di lei fi poffono per queflo crede-
„ re ejfere flati Francefi , perche tutte le più nobili Città di ej]a
„ Lombardia fi /lima che foffero fabbricate da quella nazione. E
„ pare che Trogo Pompeo attribuifca la fua origine a quei Tran-
„ cefi che con Brenno vennero nel? Italia . Ma quali che e/fi
ìt fi foffero quelli che pofero i primi fondamenti delle fue mura ,
„ è ad ifltmare che foffero uomini degni , perche diedero principio
„ a una degna opera a guifa d' accurati e prudenti, e non come
„ gli edificatori di Cahedonia^ ciechi dall' oracolo d Apollo giudi-
„ coti. Perciocché oltra i campi , che fono attorno la Città ab-
„ bondanti di formento , d'oglio, di vino , di frutti, e pietre no-
„ biliffime , di fiumi, acque e laghi: tra i quali è quel di Gar-
„ da , di tutti gli altri, che fono in Italia , il più vago e più pia-
„ cevole: e ha molte fontane di acque fallitifere , le quali fi poffo-
no giudicare già ejfere fiate a ufo de1 bagni , perche fono calde ,
„ e ancora a quefii giorni fi veggono alcuni fegni di muri intorno
„ alle acque. Ma che diremo del nobilijfimo fito? Non è cofa in-
,, vero ni più bella, nè più dilettevole a riguardare . Nè giam-
„ mai mano di prudentijfimo dipintore difegnò nè il pih giocondo,
,, nè il più grato paefe . Perciocché quafi tutta la Città è pofla in
,, terra piana , o riguardando così verfo mez^o giorno , come ver-
., fo Levante e Ponente , eleva il ferretto piacevolmente verfo Set'
„ tentrione. 1 monti del quale , attorno pofii con breve e gì ato giro ,
„ fanno quafi una forma di Teatro abbracciando leggiermente una
„ valle eh 'è nel mezgp e ha dentro vigne e giardini piacevolijft-
„ mi ,i quali tanto fono grati a chi da lontano gli vede, che fubi-
„ to muovono F animo di colui con fubita allegrezza. Nella fom-
„ mità del monte fono due nobilijffime Rocche • una delle quali qua-
„ fi giace fopra l' Adice, che corre bagnando l'ultima parte della
„ valle ; P altra in luogo più alto quafi f ofìa fopra la valle ,
„ guarda le muta a lei fottoppofie della Città, e per lunghezza e
larghezza feopre tutte le campagne, e quafi tutta la Lombardia .
„ Sono molto nobili ponti pofii fopra il fiume . In mezjp la Città è
„ un grande Anfiteatro , che dicono f Arena , deve fi veggono ar-
,, chi e molti fegni di antichità , i quali tutti dimofirano chiaramen-
„ te r antica ricchezza della Città. Grande e degne cofe fono quel-
,, le che ho detto, ma, quelle che feguono , molto maggiori. Que-
„ fia Città è fiata da principio madre, e prodttcitrice di uomini
„ eccellenti/fimi in opni [erte di <-aurina . Le quali cofe efjendo ma-
nifefie a' Vinizjant , Unito lar fu più grata la vittoria. E fubtto
48 VOLUME PRIMO
fornirono la Citta di molto foccorfo , e vi mandarono Capitano
„ Pietro Raimondo, e Podejlà Roberto Marino. Ma mentre tali co~
fe a Verona fi facevano , Galeaxx0 guaflava il Contado con fo-
„ eo , e faccheggiando tutto ciò che trovava , e preji molti CafteUi ,
„ aveva poflo campo alla Città a un luogo fuori della porta di
,, Santa Croce , cF è chiamato Terranegra . Quivi i Vinizjani ave-
„ vano gli alloggiamenti , e con grandi/fimo ajfedio , e quafi in
„ continue battaglie tenevano i Padovani follecitati , e flringeva-
ho la Città. I Cartari tra quejlo , eòe vedevano le lor cofe
,, ridotte a gran pericolo , con molta foltecitudine difendevano le mu-
„ ra, ttè ceffavano di notte /correr la Città, di poner i ripari, e
„ dare animo a* Cittadini . Alcuna volta ancora ufeendo a tempo
„ facevano di fuori alcune piccole fcaramuccie attorno gli alloggia-
„ menti. Gran follecitudine era dall'una parte e P altra, e molta
„ fatica. Ma mentre con molta forza fi combatteva Padova e ve-
„ niva difefa , Mafolerio Vinizjano cadde in fofpetto , che con faet-
„ te occultamente gittava lettere a' nimici nella Città . Poflo in fer-
,, ri fu mandate a Venezia , dove cenfeffato il fuo errore , fu im-
,, piccato alle colonne del Palalo . In quel mede/imo dì ancora fu
poflo fuo fratello con due altri chertei tra le colonne vivi con le
„ tefle in giù la qual cofa non più veduta per adietro fpaventò i
„ cittadini. Dicevanfi quelli aver ordinato in più luoghi di notte
„ poner fuoco nella Città • ed ejfere flati molti altri con loro a" ac-
„ cordo , de' quali alcuni fra pochi giorni furono trovati mòrti ap-
,, preffo i liti, venendo fopra l'acqua legati in facebi, nè però co-
„ nofeiuti. Fu portato ancora Giovan da Ticino • il quale a quei
giorni aveva gran condotta ne campi Vin'vriani . Dicevafi lui
„ parlare fecretamente con li Mimici . Queflo ancora fu impiccato
y, fra le colonne. Il Carrara ebbe di ciò gran dolore: perciocché
„ vedeva effergli tolta la via d* intender quello che fi faceva nel
,} campo. Dipoi ancora queflo effer efenipio agli altri, che non fi
„ metteffero a tale pericolo . Volendo dunque con nuovo modo in-
„ tendere quello che feguiva , quali fimulando di voler la pace ,
„ dimandò la fede pubblica , affermando -voler parlare con Ga-
„ leaigp e trattare di pace alla fua prefenza. Avendo avuto la
„ foie andò agli alloggiamenti , dove dicono che gli furono prò-
» P°fl* <Jt**fi* condizioni, ch'agli lafciaffe Padova a" Vinizjani, e
„ co* li figliuoli ahitaffé cento miglia lontano . I Viniziani dovef-
„ faro rtflrtmire a quello Giacopo fuo figliuolo e partendofi gli fi
„ cameétffe di portare con lui oro e argento e vefliti , e tutto quel-
lo tkt fi trovava ,* e gli foffer dati in due anni fefjanta mila
„ duca-
DELLA SECONDA PARTE. 4?
ducati. Egli non volendo accettare tal condizione ritornò nella
„ Città, volendo piultofìo patire ogni ejìremo male, che a tale ver-
,, gognofa pace consentire. Allora i Vinizjani fèntendo alquanto ef»
,, fer rotte h forze di co/lui , più acerbamente del /olito incomincia-
„ rono a mcleflar la Città* Finalmente la notte, pofle le [cale alle
,, mura , molti vi afcefero [opra , dormendo le guardie . Quefìi , e
„ gli altri, ch'erano alla porta di Santa Croce oppreffi , fenza tu-
multo tutte le genti ( le quali furono preffe ) fubito entrarono
„ dentro . La Città di Padova è ferrata da tre cinte di mura ,
„ onde perduta la parte dt fuori, la quale i Vinizjani fubito for-
,, tifìcarono, ti nnnico fi teneva velie mura di dentro. Ma ejfendo
„ rotte le fue forze , uè avendo fperanza di' altri , mandò a pre*
,, gare Galeazzo che aveffe per raccomandati lui e fuoi figliuoli ,
e tutto il fuo avere , pregandolo che gli concedeffk di poter ve-
„ nire alla fua prejen^a , per potergli dire a bocca come egli fe
» gH voleva rendere. Il quale infieme con gli altri il confortò a
,, gire al Principe e a Senatori , gittandofi umilmente a ' lor piedi\
„ che forfè otterrebbe piìt di quello ci) egli addimandava . Egli
„ adunque dimandò la fede di poter andare a Venezia. Gli fu ri-
„ fpofto che manderebbono a Mejlre per e/fere ivi afcoltato . Dove
effendo andato , per nome de' Senatori , chi afcoltare lo deveffe ,
,, e avendo molto contefo , non fi poterono accordare . Partito il
„ Carrara accompagnato da Galeazzo andò ttella Città* Il quale
>> fe"\? I* Pace tornato, così fu mal veduto, che molti in fua pre-
^, fenza ebbero ardimento di dire che i Padovani erano di cotale
„ animo , che non volevano più fopportare il preferite fleto delle
„ /or cofe . Adunque per fuo meglio , non potendo aver la pace da
„ vincitori come effo voleva , cercajfe di averla come poteva . Di'
cevano ancora, che affai avevano i cittadini patito per cagione
della fua fuperbia, e già il nimico e[fer dentro delle mura . Nò
afpettavaio altro, fe non che, paffati i faldati denteo de 'ripari ,
,, facchcggtaffero tutto quello eh* era rimafo alla mifera Città per
„ ventura, e non per virtù: aggiungendo effer pazzia e non oflù
„ nazione a non volerfi tendere , non avendo più alcun potere .
„ Per le quali parole egli fpaventato -, in ultimo Pregò Galeazzo
con molte lagrime , ch'egli voleffe avere compaffione della fua
,, difavventura ; e fare che i fuoi figliuoli fojfero Jalvi . E così i
cittadini, fenza altro maggiore contrafìo, il mefe di Decembre
„ tntroduffero i Vinizjani neHa Città . Avuta Padova , Novello con
„ Francefco Terzo, e Guglielmo fuoi figliuoli furono menati a Ve-
„ neria . Ub'rtino e Marfilìo avànti il rende)fi della Città fug-
Crojhdi Vcr.P.H.VoI.I. G „ girono
So VOf-UME PRIMO
girono iti Tofcana. Quefli furono pofli in Saa Giorgio , cl> e di-
„ rimpetto al Palalo ; e fatto lor guardia da molti naviglj di
ordine de Senatori , actiò non fuggi/fero . Zacsaria Trivigiano
„ fu mandato primo Capitano a Padova , e May/no Corianello Po-
deflà , e fubito fortificarono la Città di potenti ripari e foccorji .
,, Similmente confinarono alcuni amici del Carrara , a ogni cofa
„ con follecita cura provedendo , ficcarne apparteneva per confer-
„ vare così nobili/finta Città . Il Carrara e i figliuoli di ordine
„ del Senato furono di notte occultamente in prigione flrangolati ,
„ acciò il popolo non gli vedejfe ; il quale per P antico odio gli
averebbe ijìracetati. Fu il padre portato a San Stefano , i fi
li gliuoli a San Giorgio. Tale fu il fine de''Canari , * quali po-
,, co a 'dietro con tanto flrepito e rumore a tutti minacciavano .- a
„ quali non baftava il Principato della fua nobile Città, fe ejji
„ non ifiigavano ancora le arme di quelli , per cagion de quali già
„ / fuoi maggiori avevano acqui/iato il nome di Principi . Ma
„ certo ognuno giudicò che effi doveffero avere un cotal pejfimo
fine per la crudel Tirannide di Francefco . Perciocché fi dice ,
ti ch'egli tenta cani grandijfimi , $ quali mangiavano gli uomini ,
con quefli egli foleva fare ifiraxio di quei mi/eri cittadini, a*
quali effb portava odio . Si veggono ancora , dove fiedono i Ca-
„ pi di dieci y due piccole Baleftre , con le quali egli foleva trafi
li PSer occultamente i forejiieri et' egli chiamava a parlamenta
con lui . Non parlo delle difonefle lafavie , le quali fi dice ivi
avere ufitto ; parciocebe mi pare difonefia cofa a fcrruerlo. Per
„ quella nobile vittoria , Vicenra , Verona , Cologna-, poltre , Bel.
„ luno , e in ultimo Padova vennero fotto il dominio Vin'vriano : e
„ fu tra quefto con tanta fpefa guerreggiato , che fi dice in due
„ anni ejjère fiato fpefo due milioni d' oro. Fu nondimeno cotale
it fp*fa a tutt' gfatijfima per la vittoria feguta . Nel tempo che
»> fu fa*t0 acquiji* , per It varj fuccejfi e liete novelle che
„ quafi ogni giorno erano apportate , mentre tutta la Città era in-
,, tenta a" fuochi che fi facevano la notte e altri fogni d'allegre^
„ v.t , i abbrucaò la cima del campanile di San Marco . Ma
„ quella dipoi fu rifatta molto più bella, e meffa di aro puro, e
„ /* parte del Pala^Z? , che guarda verfo me^p dì , effendo mol-
„ to tempo eh' era incominciata , in quel tempo fu fornita . Refe le
„ cofe in quefla quiete e tranquillità vennero a Venera quaranta
„ Gentiluomini Veronefi vefuti di bianco con bella e onorevole com~
pagnia : E perche per innanzi fi aveva intefo la loro vanta ,
„ per dar Maggior piacere al popolo , t Senatori fecero ordinare
„ avanti
DELLA SECONDA PARTE. 51
avanti la porta di San Marca uno alti(fimo tribunale yornato di
», bellijjìmi panni , dove fi pafe a federe il Prìncipe veflito di
bianco con tutta la fua compagnia v e così con bandiere e in-
fegne bianche per tutto attui giorno y vi fi pofero anco ordinata*
*1 Mente d intorno tutti i Magi/Irati della Città e gran parte de*
M Senatori. IVeronefi apprefentati al tribunale sfatto- riverenza al
TI Principe e a tutti i Senatori t mi/ero- dinanzi a lor piedi le in-
fegne pubbliche con le chiavi delle porte , le quali ejji accettaf-
yj Jero con felice augurio al nome Vincano e a loro . Dicendo quel'
le effere perpetui pegni della fede loro- pubblica e privata verfa
y, il dominio Vini-^iano y e fuppticando, che la Città , i cittadini r
e ajni loro avere e potere così divino , come umano y foffe da lo»
lo favorito e difefo. E quanto apparteneva alla fua volontà ,
doveffèro effer ficuri y che i Verone-fi farebbono di maniera fede
li vtrfo i Vtnixiani , che non farebbono /limati da meno- degli
yy altri popoli al loro Dominio foggetti . Furono molto ben'rgnamen*
te ricevuti gli Ambafacitori • ed effendo loro riferite infinite gra-
„ xje r diedero a quelli fperan%a che , effendo fedeli , come pro-
mettevano , il Senato farebbe che in bneve la Città loro in-
y,. tenderebbe , non aver potuto- occorrer maggior felicità a quelli
„ (non potendo da fe fiejfi difenderfinche ripojarfi fotta uni giufla
„ e legittimo- Domino-: e che loro» dolce cofir farebbe , avendo libero il
yy collo- dal giogo della fervita di un tiranno , effer ricorfi al Db-
micilio e Confatone della libertà ,. non altrimenti che facciano
quelli che^quafi rotti per fortuna nel mare ,finalmente liberi dal
„ furor di quella entrano- in ficurà porto . Ritornaffèro adunque , e
y, feco portando; le bandiere Finiscane , le mette [fero* nella Città r
„ // che foffe di felice fuccedimenta e- al nome Vini^iano e a loro j,
„ e fempre deffero opera di confermarle .- I cittadini foffero obbe-
„ dienti alla debita giufli^ia ed equità volentieri , avendo per al-
„ tra tempo con odiofo animo ubbidito alla fuperba tirannia . Co\t
tali parole furono licenziati i Veronefi ; il cui efempio- i Pado
vani feguendo , m» molto di poi ancora effi fi apprefentarono ^
n Niente qua/i fu dtv fo dalla prima Ambafciaria , fenonche i
n
Padovani vennero vefliti di Cremefhto .
rr Adi z6 Luio cornò li di£H Ainbalfcdori a Verona.
Adi 2. Avofto fu porta fu la piazza el predico Confalon Carocciò;
cum una bella proceffion,& fu portado in fu el Carozzo, che *"tlco
_ „ r ' * ' Verone i
era in San Zen . ferbavafi
Adi 17 Movcmbro la Signoria de Venefia have Padoa con in S-Zeao^
le- fortezze -
G z. Adii
«?2 VOLUME PRIMO
(*) Leggi Adi zp Miffer Roflb (*) Marin vene Eodellà in Verona.
Ruberto . A(Ji I7 Zenar ^ Miffer Francefco da Carara in Venefia .
De el diòìo mefe el minale del fermento valle libre eia-
quanta in Verona, (i)
Del mefe de Febrar fe cominciò a far le guarde per la ter
ra, perche l'era vignudo alcune zente d'arme in Gardefana ,
& pigliavano homeni e beftiame , e de li andorono a Zevio ,
& pafforono Ladei'e , & facevano il fimile/ Adi zi diéto la
Signoria de Venefia mandò a le diète zente ducati 15 milia,
e lor fe levorono del Veronefe , e andorono verfo Breff» .
L'anno 1400 El Signor de Mantoa vene in Verona per uno
voto fatto a Sanata Maria de la Scala adi 4 de Zugno .
t* ) Cioè L'anno 1400 La Signoria de Venefia comprò Zara per cen-
Capaneg- to milia ducati dal Re de Pulia , & fu fa£lo campano. (*)
giamento. Adi 15 de- Zugno del dièlo anno la Signoria de Veneti»
ner'lo°Hi ^ece ^ar una ^rida ia ^u e^ Capitello de Verona, che chi li
cono j Fra- poteflTe dar Miffer Brunoro e Miffer Antonio da la Scala, e
cefi , e i Meffer Marfilio da Carara guadagnava 4 milia ducati , e mot-
Tedefchi ti 3 milia per cadauno.
buten L'anno 14 10 adi io de Zugno in marti (*) de nofte traffe
{*) Leggi 0I> grandiffimo teremoto.
martedì. L'anno 141 1 adi iz de Decembro morì Miffer Bernabè
Zudefe .
Ribaldi L'anno 1412 adi 2 de Mazo> fu alcuni ribaldi de Verona e
puniti foraftieri che corfe a remor per meter Verona a male fine , e
celleiftif- Pre^e ^ ponte novo, e il tene per fpazio de 3 bore, e fu al
fimo Capi- ttmpo de Miffer Gabriel Emo Capitanio , e Miffer Nico-
tanio. lò Vener Podeftà, e Miffer Bernabò che era Proveditor cor
fe a le piaze con alcuni foldati e cittadini , e relcoffeno el
ponte; & pafsò per el ponte da le nave alcuni cavali e pe
doni per piliar de quelli malfattori, e in parte ne furono pi-
liadt, ma la mazor pane fe ne fuù fora de la porta del Cam.
po Marzo , e per li muri , e que Ili che furono pigliadi fuao
apicadi , li quali funo .
Primo Perfihppo Cartaro. Dario nolo de Don Pero fu-
Don Pero da San Jufto. detto.
Zuan Picenin . Miftro Pefum Fineo , e quelli
Abolaoro da Pifa. funo apicadi adi fudetto.
Guardalben da Perfana.
Adi
CONTI,
CONTINUAZIONE
D I
GIACOPO RIZZONI
ALLA CRONICA
DI PIER Z AG ATA.
(i) Vengono dalla natura qualche fiata prodotti moftri di tal for-
ta , che Tendono, ammirazione grandiilìma ; onde talvolta di troppo cre
duli vengono, tacciati quegli Scrittori , da' quali fi riferi (cono . £ pu
re nell'anno proffimamente feorfo 1745 il dì 6. Gennaio nella villa
di Veftena nuova del notlro territorio fi sà che nacque una fanciul
la , il. cui -capo era affatto calvo, ed attaccato s\ fatramente al pet
to , che indizio alcuno di collo non fi feorgeva : Aveva ella la fron
te afTai brieve, cioè di oncie una circa ; il nafo ordinario , e a fuo
Luogo; gli occhi di Lepre , fituati in mezzo del vifo, ferii' alcun*
cavità e fenza ciglio; la bocca era aliai picciola ; e eoa due denti
alla patte fuperiorc ben lunghi ; -le orecchie lunghe ancor' effe oncie
tre, ed appuntate. a .guifa di quelle della Lepre : le dira dalle mani
e de' piedi erano affai lunghe e fouili, e fomigliauti a -quelle della
Scimia : Aveva attaccata alla fommità della teda, o fia all'Occipizìo,
ovvero nuca , una borfa di carnagione fanguinofa divifa ia due parti,
che difeendeva fino alla metà della fchiena : Sotto la detta borfa appa
riva una lilla fanguinofa di pelle larga circa tre dita, e protraeva!! fino
all'eitremità del dorfo : e l'accennata borfa di pelle fu la prima ad ufeir
alla luce , con ifpavento della Levatrice; e detta .fanciulla, o fia
inoltro , npn viffe che un quarto d'ora circa, avendo però avuta 1'
acqua Battefimale dalla Qftetrice ,
138 VOLUME PRIMO
difti villani ghe coleva 8 infina a p marcherà de la fecchia de
conJuòìura. (i)
Adi 24 de Mazo del difto anno vene novelle a Verona co
me il campo del Re de Franza ha ve va habuco. Bologna per
un traendo che li era dentro -, & li Bentivoli ; erano in tradì
in cafa , & morto de la parte contraria affai , li qual Fran-
xefi erano vignudi in adiuto del Marchefe da Ferrara, & èra
no contra il Papa; El dì feguente vene novelle come il cam
po del Papa e quel di Vinitiani fe retiravano in drio, e il
campo del Re li feguitava , & li dete a la coda , & ne ama-
zono circa 3 milia e cinquecento in tra da piedi & da caval
lo • & li tolfeno le arteliarie , & tuto lo altro retto del cam
po fe mede in fuga e in rota, e andò chi in quà e chi in là,
& cusi fe difperfe, & per quelle due vi&orie el fe fece cam
pano in Verona, el primo di da la Tore & a tute le Chiede
de la città, che cusi fu comandato per il Locotenente de lo
Imperador , & il fecundo di folamente fe fece campano a la
Tcre de la piaza.
R uina il Adi primo de Zugno a hore doe de nofte cafeò una gran
palaio de' parte del Palazo verlo la Tore granda , che fe adimanda el
Giudici. p3iaio di Zudefi, el qual confina con un capo in fu la piàza
di Sigpori , & vene l'altro in fu la piaza grande , & cafeò
fo'amcnte in mezo , & da li capi rimale in piedi .
In lo anno predi&o el cominciò adi primo de Aprile a pio
ver & piovete in fina adi 10 de Zugno, e ogni dì pioveva,
o affai o pocho, e non credo che in el predicto tempo in tu
to fteflè quattro zorni, chel non pioveflè, & fu gran fredo tan
to che durò la dieta pioza, & lo racolto fu tardo, tal che le
Segalle fe comenzono a meder adi 23 Zugno .
Del mefe de Luio del dicìo anno parte de lè zente de Vi
nitiani paflorono lo Adefe per mezo Runco , & corfeno
per molte ville de la Zofana , zoè a Sanguenè , a Gazo, a
Roncanova, e in molti altri lochi, & bruforono Cavagioni
affai de biave cum grandiflimo danno, & quello facevano per
affediar la città, poi tornarono in drio, & fe retirorono par
te in Padoa, & parte in Trevifo-
Adi
Adi
144 VOLUME PRIMO
II Gritti Adi 2oFebrar I5i2el vene novelle a Verona come li predici
rfi'SguerrtFranzefi at*i ip recuperano Brefla , & introno dtfntro per il ca-
nella per- fello, el qual liViniciani nonio havevano mai pofludo conqui
diti di ftar y fu prefo Miffer Andrea Gritti , che era Proveditor e
Brefcia. Covcrnacor in Breffa, & furono morti da Furia parte e l'al
tra circa io milia perfone e più , & allora fe ritrovava in
Brefla de la zente de Viniciani circa 4 milia perfone , de li
quali pochi ne fcampò, & de la zente de Franzefi el ne mo
rì circa cinque milia , & alcuni de Breffa , & etiam el fe diffe
(*) Leggi cne il Signor Zuan Jacomo da Trauzo (*) Caprtanio general
Triultio. del Re de Franza li azonfe cum grandiffima zente del Mila-
nefe, nè il populo de Brefla fe ne impazò falvo alcuni in par-
ticuldrità , & fe diffe che li Franzefi non la pigliavano mai
le non li foflè ftà aperta una porta , la quale aperfe alcuni
Stradioti Vinitiani per Ccampar , per la quale ancora li di&i
Franzefi introrono, la qual cofa fentendo li foldati Vinitia
ni perfeno lo ardir & le forze , & cusì furono chi morti chi
J>reu , per il che li dicìi Franzefi aquiftorono Brefla , la qual
libito meficno a faco ,«xcepto alcune cafe, le quale erano de
la parte Francefa , olerà de quello affai donne furono maltra-
ftade fenza alcun refpe&o , & li cittadini oltra il torli la ro
ba , erano fa£ìi da li foldati prefoni facendoli piliar taglia chi
più chi manco fjecundo la condition de le perfone, & fcceno
affai altre crudeltade.
Adi lo de Marzo del anno predici© li foldati Franzefi li qua
li fe erano partiti ritornarono in la tera.
In li zorni difti li Franzefi havendo recuperado Breffa , e
in quella laflado bona guardia, fc partirono, &. ritornofono a
Bologna , per il xhe le zente del Papa & li Spagnoli fe tol-
feno da la jmprefa & fe cominciarono a mirar in fina in
fui teritorio de Ravepa , & li fe affirmorono , & fimilmente
el campo de Franzefi lafisò Bologna , & feguitò de contìnuo
el diéìo campo de Spagnoli e del Papa in fina al loco predico,
& li ffeteno alcuni zorni, poi finalmente fe atacorono infic
ine , & feceno fatto d' arme , & era cum Franzefi allora e)
Marchefe da Ferrara adi 12 Aprile come è qui fcripto.
In el tempo prediéto la pelle la qual era ceflàda in Verona
cominciò a refvcliarfè, talché ne moriva cinque e fei al dì.
Fatto d* Adi 14 de Aprile del anno predi&o el yene novelle a Ve-
•rme di rana come li Franzefi contra il campo del Papa & quello de
Ravenna • Spnaguoli havevano fa£to fa&i d'arme aprefio a Ravena , &
erano
DELLA SECONDA PARTE. i4j
erano morti da l'una parte e l'altra de le perfone- circa 20 mi-
lia, & affai Capitanij da l'usa parte & l'altra morti e prcfi,
ma finalmente li Franzefi reftorono fuperiori , per la qual co-
fa el fu fa&o campanò dui zorni a la piaza ia Verona , per
che Franzefi erano in Liga cum lo Imperador . Dapoi ve«
ne novelle come havevano prefa Ravena e fachezada, effen-
doli dentro Marco Antonio CoIona cum alcune zente che la
difendeva .
In li zorni predifti el vene alcuni trombeti de Viniciani a
la porta del Vefcovo a denuntiar , come adi 6 de Aprile fu
conclufa a Roma la Triegua in tra il Papa, & lo Imperador,
& Viniciani, de che li cittadini fteteno fufpefi dal sì al nò,
perche li Confiliarij de lo Imperador, cioè Tuoi Lochitenenti
non havevano ancora habuto littene da lui de quello, & mol
ti cittadini il credevano , & alcuni non ; dapoi alcuni zorni
el vene ancora novelle da Roma de quella cofa, tamen non fe
ne fepe altra chiareza , benché el fe ne fufpetaffe affai.
Adi 24 de Mazo del anno predifto azonfe in fu el Verone-
fe, cioè in Valpulifella , e in la Val de Lagri 25 milia Sgui-
zari, li quali veneno per la via di Trento cum confentimen-
to de lo Imperador contra Franzefi , & allora el fe fepe la
chiareza de la Triegua fa&a , li quali Sguizari erano tutti a
piedi .
In li zorni predicai el pafsò alcune fantarie de Vinitiani
per Valpulifella , & andorono a paffar Ladefe a Puntun , &
fe imbarcorono a Bardolin, & andorono in fu el Breffan, Se
prefeno Salò.
Adi 25 fudetto el fu facìa una Crida a Verona per parte
de li Confiliarij over Lochitenenti de la Cefarea Magieftà ,
che cadaun cittadin podefle andar Uberamente a le fue poffef-
fione , & far li foi racolti , che non li faria dato alcun impa-
zo per effer fa£ta la tregua.
Adi fudetto el fe partete li Franzefi da Verona, perche el
dì manti el vene un Ambafciador del Capitanio de Sguizari
cum un mandato de lo Imperador a darli cumbiado.
Adi 25 fudetto el vene in Verona li predicai Sguizari , & naij1IIer
fe alozorono per le cafe al modo confueto , & furono homeni dabbene '
da ben, & non facevano defpiafer ad alcun.
Adi 27 de Mazo predico el vene il Cardenal de Sguizari a
Verona, & era Legato del Papa, ci qual vigneva da Venefia
da firmar uno acordo, il qual era fa&o intra el Papa, Vini.
Cron.di Ver. P.II. Vol.I. T tiani ,
i4ó* VOLUME PRIMO
tiani » & li di&i Sguizari & pafsò Ladefe ad Albarè in fu uà
ponte facìo per li Viniciani , e inrrò per la porta de Saa
Ma (Timo, & li andò incontra tata la Chierefia, & li Ordeni
di Frati proceffionalatente , & li Configliarij , che casi fe adi.
mandavano li Lochitenenti de lo Imperador , & lo acompa-
<*) Leggi gnorono infina al paiazo de Miller Zuan de Melij (*), & lì
Emiglj. (jefmoncj)( & ]i fu ttiam portado l'opra il capo il BaldacKia da
li più Nobili de la Città, & fu in zobia a bore iz.
Adi 30 predico el fe partè fbr de Verona H predicai Sgui
zari , & andorono a logarfe a Villafranca, dapoi fe pinete il
Gardenale predifto .
Adi 31 predi&o el campo de Vinitiani pafsò el ponte predicìo
ad Albarè , & fe cumzunfe cum-*' campo de Sguizari .
Adi 2 Zugno de l'anno fudeuo el campo de Sguizari e de
Viniciani che era a Villafranca , fe parcè & andò verta Va-
lezo, & Cubito lo prefeno, & paflbrooo de li da Meozo fe-
guitando il campo de Franzefi-
Adi S fudetto el vene in Verona ■circa 300 Todefchi a. ca
vallo , li quali fe alozorono per le cafe zi modo confueto .
Adi p fudetto ancora azonfe circa don milia Todefchi a
piedi , e alozorono pur per le cafe , li quali fe erano parcidi
del campo de Franzefi , perche havevano habudo -conaaadamea»
to da lo Imperador de parcirfe.
In el tempo predico el Papa have Se recupero ratte le cic-
tade de la Romagna , & etiam Bologna , le quale havevano pre-
fe li Franzelì dapoi il fa&o d'arme facto a Ravena,
In el tempo predico el campo de Viniciani e Sguizari in.
dono infina a Pavia fenza alcun contralto, che mai li Fran
zefi non yolfeno afpettar, Se lì a Pavia fu morto molti Fran
zefi , e il retto che fcampò fe andò retirando in fina che paf-
fono li monti , dove che tute le cittade de zà da li monti fe
Fr*ncefi arenderono excepto Brefla e il cartel de Milan & de Crerao-
nano"?0" na ' ^ a'0106 a^tre fortete , e cusì in manco de un mefe il
piazze' ^e F'"anza perdè tutto il fuo Stado in Italia excepto le di
ète forteze dapoi lo efercito de Viniciani lafsò li Sguizari
in Milanefe, & vene a campo a BrelTa.
Adi 4 de Avorio el fe partì de Verona parte de Ji Todef
chi, & andorono a Lignngo a tor il pofTeflb per lo Impera
dor, perche li Franzefi che li erano dentro de fua volontà fe
partirono, e Iaflorono il dicìo cartello, e parte de lor vene-
no a Verona, e parte volendo andar a Ferrara, quando fu
rono
DELLA SECONDA PARTE. 147
■ODO arento a Sanguene, furano affai tadi Se morti de lor eirc*--
da li villani & da alcuni marioli ►
Del mefe predico la parte de Fioremioi che erano fora,
«feiti y cum. lo ajuto deL Papa & de Spagnoli introrono- in
Fiorenza.
Adi 17 Sèptembro vene in Verona uà Ambaflador de Io
Imperador nominado el Vefcovo Gurgenfc , & alozò in el pa-
lazo che era del Capitanio in fu la ptai& di Signori r & vene
cum lui lo Ambaflador del Re de Spagna & de altre potentie
& Signoroti & Baroni afili , li quali fé alozono per le cafe
de li cittadini , el qual Vefcovo Gurgenfc- haveva una gran*
didima autorità di far & desfar come la perfona propria de lo
Imperador, & liete in- Verona cinque zomi» poi fe partite >&.
andò a Mantoa, & de li a Roma.
In el tempo predicalo la pelle celsò- totalmente in Verona er
in fu el Veronefe.
Del difto anno fu principiado un Concilio in Roma, per
che li Franccfì , avanti che luffe no defeazadi de Italia, cum al
cuni Cardinali & altri fuoi feguaci havevano elecìo un novo
Papa in Milan over Vicario r talmente che era per nateer una
Srandiffìma Scifma, per il che Papa Julio che era vero Papa Scifma -
ree convocar il Concilio Univerlàl in Roma: il difto eleao
fu il Cardinal di Santa Croce, & fu chiamato Papa Marti
no, el qual dopo la morte de Papa Julio, da Papa Leono fuo
facceflfor li fù perdonato & a li altri Gardinali fuoi feguaci ,.
& li fu restituito il Capello.
Adi primo O£lobro dèi anno predicìo el cominciò a crefeer L' Adice-
il fiume de Ladefe , & crefeete in fina, adi 3 del diéto mele in inonda la
tanta alteza che anesò quafi le due parte de Verona, & cre-citti*
fccte tri piedi più che non fece lo anno 1403, & era alta V
aqua del pozo da la Cigogna a andar verfo la porta del Pa
lio 1 1 piedi ; Coreva. ettam comenzando a la porta de la Brà
in fina- a la poza de San Spirito, & de lì andava per lo Ol'pe-
dal da San Jacomo a traverfo quelle cafe e broli in fina a la
porta- del Palio (**), e li ufeiva fora- per il muro che fu roto, (•») vedi
& era alta in fu la dicìa contrà de la Giara in alcuni lochi 10 la nota
piedi: fece rovinar un pezo de muro de le foffe del Caftel ve-alIa. Pa8l"
chio, un pezo de muro de la Cittadella apreffo a la porta de "t '^""ó
la Brà , & fece rovinar c^rca diefe cafe in el di&o Borgo , & fegn0 . *»
in la Chiefia de San Bernardino era alta l' aqua 5 piedi, poi
\n el corpo de la cera dal Calici vechio ia fina a la piaza ogni
T 2. cofa.
148 VOLUME PRIMO
cofa era fotto squa' talché non fe li podeva andar : Vene in
fina in la ChieGa del Domo, e in lo Hofpedal de la Pietà al»
ta 3 piedi : Rovinò due volti del Ponte Novo che era de pre
da , rovinò il Ponte de la Preda che era de legname , rovinò
etiam molte cale in Ifolo , & fece altri alfailfimi danni in Ve
rona e in Veronefe.
(**) Alla pag. 21 della Prima Parte di quejla Cronica la ca
gione fu addotta , perche il correr del Palio (offe iflituito nella cit
ta noflra. Ma come che la relazione fcritta dal noflro Corte pi»
fondata di quella ci fembra , giacché della porta del Palio il Riz^
Zpni qui parla , ciò che dal Corte fe ne racconta alla pag. 33Z.
del V. libro della fua Storia riferir -vogliamo.
Ora venuto Eglino al fuo governo là verfo in fine de/Fauna
mille ducento e fette , e informato/i in- che flato fi trovaffero le co»
fe della Città , fubito fece la rajfegna delle genti, e trovato che
ve ne mancavano molti , che erano morti 0 feriti , ne rirnife de gli
altri in lor luogo: e conofcendo di non aver genti abbaftanza , fe
ce alcune altre compagnie di nuovo , ed ejfettdo del continuo folleci-
tato da Governatori a difcacciare i Sanbonifazj di tutti i luoghi e
caflelli , che fui Veronefe pojfedevano , ne quali s'erano fatti forti ,
fenza afpettare che paffafj'e il verno , il quale già cominciava a
far/i molto afpramente fentire , ufcì con F efercito fuori accompa
gnandolo un pe^XP fuor della Città i Governatori e molti altri cit
tadini , e tanto gli fu favorevole la fortuna , che in pochi giorni
fenza quafi fpargere gocciola di fangue ( perciocché i Sanbonifazj
non fi conofcendo baftanti a far cantra/io a coti potente nimico r
giudicarono che foffe il meglio cedere , e dar luogo alla furia )
ebbe in mano tutti i luoghi dì quelli : de' quali parte ne fece ab
battere e fpianare , parte ( benché contra la voglia de commiffar/
Veronefi , che volevano* che tutti fi fpianaffero ) fortificare , e co
pio/amente di vettovaglie, di monizioni e di genti fornire , per po
terfene efft pofcia , quando bifogno foffe , fervire . Scorfe da poi tut
to il Veronefe , perftguitando e uccidendo con gran crudeltà tutti
gli amici e fautori che de Sanbonifazj gli davano ne piedi : nel
qual tempo furono ancora fvaligiate e rumate molte altre cafe e
ville di diverfi cittadini, e ciò per compiacere ad alcuni privati y
che contra quegli avevano odio particolare ... Fatte quefte cofe tornò
con tutto Fefercito a Verona , dove fu da tutto il popolo e da Gover
natori della Città., che gli erano ufciti incontra , ricevuto con gran
di applaufi e gridi , e a fuono di campane , di trombe , e di tam
buri , come loro padre e confervatore al palazzo accompagnato . Fu.
quejla
DELLA SECONDA PARTE. 14?
quefia fua entrata i» Verona la prima Domenica di Quadoagefims
dell' anno milk duecento otto, il popolo in memoria di così: fognala
ta vittoria fece molti torneamenti e fefie : e fn per pubblico decreto
ordinate , che ogn anno in tal giorno fi correjfero quattro Palj , delt
entrate del comune ; uno che foffe dt dodeci braccia di panno fcar-
latino , • al quale avtffero da correr gli uomini : /' altro che foffe di
dodeci braccia di panno verde , al quale dovejfe effer cvrfe dalle
donne .' il terrò , cbe foffe tP una pezga di vakjfio bianco , che da
gli Afini fi correffè- e l'ultimo cbe foffe d'una belliffima porga
di velluto creme/ino t cbe da' cavalli interi foffe corfò : Fm anco or*
dinato , cbe al fecondo cavallo fi deffèro due mozzone di porco , 0
foffero di quattro pcfi l'una, un gallo, certi agire altre cofette a
glt altri y come fi cofiuma ancora oggidì . Fu parimente ordinato
ohe ogn anno s aveffe a bandire un mefe innanzi quefia folennità ,
acciocché vi poteffero da ogni parte concorrerò perfone sì a vede
re come a correre ; come in effetto poi fi fece , perciocché fi leggo
ebe in que primi anni majjpmamente , ne' quali fi celebrava quefto
trionfo co» molto maggior magnificenza e pompa e lealtà di prece-
dere che oggidì non fi fa , vi concorreva da quafi tutte le parti
d'Italia infinita moltitudine d'onorari cavalieri e di nobUiffime dame,
di che la Citta montava in gran gloria T e ne riportava riputazio
ne apprtffo tutte le genti ftraniere . Ma forfè non minore ne ripor
tavano i Sanbonifazj , così fcacciati come fi ritrovavano , poiché una
tanto Illuflre e antica Città, fi degnava cori fplendidamente d'ejfi
pur fnot figliuoli e cittadini e tanto antichi, trionfare . Quefia è
quella fefta , cbe anche oggidì coftumano di fare F ultima Domeni-
ea di Carnevale febbene per colpa non so fe de' tempi , 0 delle per
fone non fi fa più a un gran pezzp con quella pompa e grander?
Za cbe in que' primi tempi fi faceva. Fu ridotta, come a fuo luo
go fi dirà , per le diwtt prodicazjoni di S. Bernardino , dalla pri
ma di Quarefima a ? ultima Domenica -di Carnevale e oggidì
non fi corre più cbe fei braccia di panno noflrano per forte : e in
vece di velluto fi da al cavallo vincitore una p*ZXa di damafco .
E' gran differenza frr gli Scrittori del luogo , ove allora fi corref»
fe : perche alcuni vogliono , cbe fi cominciaffe a correre fuHa flra-
da , che principia fuori nel borgo di Santa Lucia r ove in quei
giorni fi ritrovava una affai groffa terra , e fi veniffe per dove
ora abbiamo le Cbiefe di S. Spirito e di £. Antonio, che fin ora
S. Antonio dal Cor/o fi chiama, giungeffer0 , non v'effondo allora
tante cafe come fono oggidì fulla piarla . Altri dicono , che prin
cipiavano ben nel borgo di Santa Lucia , ma venivano per la firada
rso VOLUME PRIMO
fiejfa y come anche- oggidì fi fa , e correvano fino al fiume , doma
ma- abbiamo la. Cbiefa- di San? Ahaflafia ; e quefla è la migliar
opinione, poiché per molti antichi/fimi iflrumenti fi vede, che que*
fla Jìrada anticamente fi chiamava il Corfo. Del? opinione di cola*
ro che vogliono, the fi corrtffe dalla Tomba fino alla Cbiefa dò
San. Fermo , come di opinione- troppo^ [concia e ridicola non penfa
the fiA da far conto y. perciocché, fe quefto foffe , tutto- il Corfo fa*
tebbe fiato- fuori della Città, H che non ì per akun moda credibile*
Così il Corte, ma fe queflo Scrittore avejffè veduto i documenti cb*
ofiano nelt. Archivio de Padri di S^ Fermo , avrebbe favellato diver-
famtnte d'intorno al luogo per cui fi correva. E però laddove nei
Terzp Volume di quefta feconda Parte accadeva far menzione della Chic*-
far di. S. Fermo, ci riferbiamo manifeflamente provare ciò che al Corte
fembrava imponibile che foffe flato. E in tanto dal qui unito difegno,
feorgetanno i lettori come dalla Tomba, entrando per la porta di S.
Croce, per diritta Jìrada colà ove or fono gli Orti de' Conti della
Torre, o lì intorno, fu la via di S. Fermo fi perveniva. Nel aiuti di-
ftgno.fi fono pelle eziandio le reliquie de Reggi pubblici Edifici e del
Teatro, clreflano- ancora a'di noftri fopra e appiè del Colle di Sbie
tto , di cui alle pag. o- e igz.della Prima Parte menzione abbiam fatto.
Adi 3 predi&o vene ti campo de Spagnoli in Veronefe che.
tea circa io miiia perfone da piedi e da cavallo, e vene da
Hoftegia per Ponte Molto, &. fe alozono a Nogara, a Ifola.
da la Scala, e a.Vigafi & per quelle ville lì intorno, & ve-
ae a nome de la Liga, cioè el Papa,. Inoperador, el Re de
Spagna, & Vinitiani .
Adi 6 fudetto et Vice Re de Spagna, el qual era cum el
dicìo campo de Spagnoli , vene in Verona ,. & li fu facìo gran»
daffimo honor, & aìozò in el palazo in fu la piaza di Signo-
■i, che era de li Capitani), & li foi. Baroni & altre zente per
k cafe de li cittadini-
Adi 21 del predico el di£h> Vice Re fe partì de Verona ,
& andò- a Villafsanca , e in el dieta zorno el campo de Sp*.
gnoli fe levò da- Vigafi & da le ville ctrcumftante dove era
alozado, & vene finalmente a loxar a Villafr&nca, e a Valezo
e a Sommacampagna , & per quelle ville- lì intorno..
Adi 12 fudetto el fe parti- de Verona tutte le zente Todef-
ete, zoè foldati da cavallo e da predi', & andorono- * trovar
li. Spagnoli,. & fe conzonJedo inficine per andar in.Bceflana.
Adi IJ; fitlevò. le diete del Veronefe, & pafforono per Va-
kao, &. andofono; in fu el Breflan , e poi a campo a Breffa.
Adi
DELLA SECONDA PARTE. iSt
, Adì Affato li Franzefi che erano in Pefchera fe arendero
no al Locoteneate de lo Imperador , che era in Verona , 9c
laflbno ia tera libera, in la quale antro li Todefchi per guar
dia , & li Franzefi venero a Verona cum falvo condu&o , poi
fe partirono per andar in Franza per la via de Alemagoa .
Adi zi fudetto li Franzefi che erano in BrefTa fe arendero-
so, & deteno la città a li Spagnoli & finalmente il cartello ,
li oual Franzefi funo acompagnadi fenza farli defpiafer alcuno
verfo li monti, & de lì andorono in Franza.
Adi 28 predico el vene in Verona el Duca de Milan , r\
qual fu fiol del Signor Lodovico difto el Moro , che fu defea»
xado da li Franzefi, & vigne va de la Alemagna per andar a
Milan, & alozò in el palazo che era del Capitanio in fu la
piaza di Signori , le altre Aie zente alozono per le cafe di
cittadini al modo confueto, al qual fu reltituido la fua Signo
ria da la Lisa, cioè el Papa, el Re de Spagna & la Signoria
de Veaefia de confentimento de lo imperador.
Adi io de Novembre del anno prcdi&o el dicìo Duca fo
partì de Verona , & andò a Maotoa , & de lì poi andò a Milan.
Adi 14 fudetto vene in Verona el Cardinal de Ferrara fra*
.fello del Duca , che andava da lo Imperador in gran freta .
. Adi 20 & ai fudetto el pa£»ò in Veronefc le zente de Vi«
niciani che erano in Breflana , 8c fe afìrmorono per le Zofane
facendo de grandinimi danni per il paefe.
Adi primo de Decembro, «1 vene novelle a Verona comi
il Papa, lo Imperador, el Re de Spagna & alcuni altri have*
vano facìo Liga, & deteno termine a Viniciani di poter in-
trar in la dièta Liga fe volevano.
Adi 22 fudetto in tra le quatro & le cinque hore de no&e
grafie unteremoto non tropo grando.
L'anno 15 13 adi 13 de Zenar «1 campo de Spagnoli & de
Todefchi che erano in fu el Breflàn vene in Verona, & fe aio.
zorono per le cafe de li cittadini , fecondo il confueto , & li fu
fa£le le fpefe per lor, & per li cavalli de ogni cofa per co
mandamento del Locotenente de Verona : e adi 15 di£to fe
partete li Spagnoli & tornarono in fu el Brefi&n, & rimafe b
Todefchi da piedi e da cavallo in la tera.
Adi 14 predicìo le zente de Viniciani che erano per Ja Zo*
fana , dapoi fa£to grandiffimi danni e rovinar cafe , e taliar ar
bori per le ville dove erano alozadi, paffòrono Ladele, Se alo-
zorono a Soave & per quelle ville li intorno.
Adi
i5i VOLUME PRIMO
Morte di Adi zi Febraro a hore 16 morite Papa Julio fecundo, e adi
ho lì *3 vene 'e nove^e a Verona de la fua morte .
Adi iz Marzo el vene le novelle a Verona come era faéìo
Papa el Cardinal de Medici de età de anni 45 , & fu nomina-
to Papa Leone de tal nome decimo, & era Fiorentino.
(*) Leggi Adi zi de Aprile la notte cafcò una bruma {*) grand iffma,
brina . la qual fece fecar li mauri over pampani de le vigne , che era
no lunghi circa mezo pè • a le Zofane, dove havevano valle
e paludi havevano poco danno , ma a Nogarole a Vigafi a Ifo-
la & per quelli traverfi fe fecorono tute a facto. In la Gar
desana fe lecorono più de la mità: la Valpulifella & Valpan-
tena haveno poco danno: le qual vigne tornarono a rebucar
(*) Cioè fora li ma ieri (*) ma fecero poca uva .
Pampani. jje{ mefc de Mazo al principio fe diffe effer compida la
Triegua fa£ìa per inanti in tra lo Imperador e Viniciam , e in
el prediéto tempo fu mandato fora de la tera affai cittadini
perche erano in fufpefto al Locotenente , che non foflèno Mar-
chefehi, fi come altre volte fu fatto.
In el tempo predifto el vene novelle a Verona come Vi»
niciani & il Re de Franza havevano faéto Liga infieme .
Circa a mezo il mefe predici© pafsò Ladefe ad Albarè affai
sente de Viniciani che andorono in fu el Breffan prima effen-
do partiti li Spagnoli.
L'Alvia- Adi 19 Mazo el campo de Vinitiani fimilmente fe partì da
do in li- Soave e vene a San Martin , e lì fe alozò , & era Capita-
bertà. njQ ej signor Bortolamio Dalvian , el qual era ftà laffado
dal Re de Franza per la Liga fa&a cum Vinitiani effendo fuo
prefon .
Nel tempo predifto el Locotenente fece convocar el Coniì-
lio & tuta' la tera foto la Loza in fu la piaza di Signori , &
lì con belle parole efortò il populo che voleffe effer ndeliflìrno
a lo Imperador, & che voleffe tor le arme in man, & difen
der la tera contra Viniciani, per il chele fece affai compagnie
de cittadini de zoo in 300 perlone ,li quali di nocìe guardavano
' la tera,& quello fu perche elfe ritrovava in Veron* poche zen-
te de lo Imperador , ne erano fufficienti per lor a difender la
tera , & pochi zorni avanti el fe ne era partì una gran parte
& andati in la Alemagna, perche non ghe dafevano dinari ,
-fiche quelli che erano rimafti non erano in luto in tra da pie-
-di e da cavallo 800.
Adi zo & zi Mazo vene in Verona circa mille fanti, e
più
DELLA SECONDA PARTE. 153
piìi Trentini, & fu fa&o grandiflìme provinone per la città >
& (lece li cittadini in grandilfima paura.
Adi il predicìo le zente de Vinitiani paflbrono Ladefe de
fora da Zevio havendoli facto prima un ponte , & alozono
a San Zuane , & veneno in fina a Sanóta Catarina & a Santi*
Lucia.
Nel tempo predicìo li Breflani de Rivera pafforoHo il La
go , & venero a Brenzon e a Malfefeno & fachezorono le
prediche ville , & feceno prefoni alcuni cittadini , che allora
& ritrovavano .
Adi 23 di6to le zente fle Vinitiani fe partirono & andoro-
no verfo Villafranca , & de lì paflbrono per Valezo , che il ca
rtel fe li arendè fubito, & andorono ia Breflana, & de Jì in
Cremoaefe feguitando el campo de Spagnoli , li quali dubitan
do» non efler tolti in mezo da lor & da Francefi paflbrono
Pò, e andorono in fui Piafentin over Parmefan..
In el tempo predióto le zente de Viniciani havcno Pe
ccherà , & tutta la Gardefana , & ùmilmente la Rivera de
Breflana .
Nel tempo predicìo il Locotenente fece ancora coavocar il
Confilio , & tuta la tera , & lì pubblicò una Littera vignuda
da lo Imperador , ~la qual confettava li cittadini a patientia ,
e ad efler fedeli, prometendoli poi de far ial cofe^che fempre
le laudavano de lui.
Adi 28 Mazo le zente Todefche, che erano in Verona da
pè & da cava-Ilo , -fe partirono , & andorono a Cotogna fenza
alcun contratto, & la meflèno a faco, Se feceno affai prefoni.,
e adi 30 tornorono in Verona.
Nel tempo predici© vene novelle in Verona come il Signor Cremona
Bartolamio da Livian Capitanio de Viniziani have Cremona in poter
cum lo ajuto del Signor Galeazo Palavefin, il qual fe era ri- della Si-
bellato al Duca de Milan: fìmilmeate altri zentilhomeni foto-8"10"**
polli al Duca , li quali erano da la parte Francefa , le ribek
ìorono in el tempo predico al Duca.
In el tempo ditto vene ancora novelle come il Signor Zuan
Giacomo da Trauzo(*)era azonto in la città de Atti cum un (*) Léggi
grandiffimo efercito de Francefi , poi le era partito de lì Se Trilliate,
venuto a campo a Novara.
Adi 8 Zugno el campo de Todefchi , che era in Verona
circa tre milia perfone da piedi e da cavallo, fe parti, & an
dorono a Ariignan in fu el Vcfentin & per quelli lochi lì in-
Cron. di Ver. P.II. Vol.I. V torno,
154 VOLUME PRIMO
torno , & quelli fachezorono & bruforono , & fcceno affai pre-
foni , e adi io fudetto toraorono in Verona.
Fatto d'ar- Adi fudetto vene novelle come il Signor Zuan Jacomo da
Duc^d/1 Trauzo Capitanio del Re de Franza emendo a campo a No-
Miianoe ^ecc d'arme cum el Duca de Milan, Se Sguizari ,
Francefi a li quali erano vignudi in adiu£to al di£to Duca , & monete
Novara. <ja l'ima parte & l'altra cirra iz milia perfone., Se finalmen
te il Duca reftò fuperior,per il che fefece campanò a la Tore
in fu la piaza, & falò, & traile bombarde ale fòrteze.
Adi io fudetto el fu faóìo una Crida in fu la piaza & per
le contrade de Verona per parte del Lottocedente efortando
cadaun , che voleffle cor le arme , & cum li foldati che erano
in la tera andar contra il campo de Viniciani, el qual fe di-
feva che tornava in drio de Cremonefe rotto e malraenado da
li Spagnoli , e poche perfone però fe volfe armar , la qu»i co*
fa poi non fu vera che foflèro rotti»
Cremona Adi 12 predi&o el campo de Viniciani dopo la predifta ror-
abbando- ta de Francefi fe partì de Cremonefe, Se laf6Ò la città de Cre*
na.j^dalle mona , e ogni altra imprefa, & vene in Veronefe , Se pafeò
v'inizia- ^a lancia Lucia Se la Tomba, i quali fu eftimadi circa ej mi
ne, lia perfone, e il Signor Bortolamio d' Alvian fece trar alcu
ne Dote de bombarda in la tera per dar ad intender che non
erano rotti, & non hi vevano padura; El qual efercico pafsò
de lungo , & andò a lozar a San Zuane a Zevio , & piti ia
zo a lungo Ladefe.
Adi 14 el Locotenente de Verona fece convocar il Ccrafc-
glio , perche li cittadini fe lamentavano che l'era hormai il
tempo de li racolti, & che non li era ordine de poterli far ,
& erano affediati in la tera , nè fi poteva ufeir fora de le por
te, per il che volendoli confortar, lefle alcune Lettere man
date da lo Imperador, le quale jefortava il populo a pacien-
tia , & ghe doleva del mal noftro , & che fe ghe faria una
firovifion , Se altre parole limile fecundo il conlueto , le qua-
e erano tutte zanze.
Adi 17 fudetto el vene novelle come le zente di Viniciani
haveno Legnago per forza, & fu morco circa cento fanti, che
li erano dentro, & facto prefon li Capi.
Vinitiani Adi 18 predicìo el campo de Viniciani vene a campo a Ve-
aualgono rona & piantò le arteliarie per mezo la porta de San Malli-
Verona. mQ ^ & cominciorono a trar in la di£ta Porta, & rovinarono
la tore che li era fopra , Se etiam una parte del muro de là
da la
DELLA SECONDA PARTE. 15S
da la di&a porta verfo Ladafe , circa 1 5 perccghe , & a horo
20 del diclo zorno fe aprefentò alcune bandere eoa le fanta-
rie per voler intrar al dici» muro rotto, ma li fu facìo retfi-
ftentia per li foldati che erano in la Tera, e a hore 22 fé le-
vorono da la imprela >. & tornorono a San Zuane e a Zevio ,
8c fu morto in quel sorno da l' una parte Se V altra circa 60
pedone, & affai feriti.
Adi 10 diSo el Locoteaente de Verona fece brufar tute le
cafe de fora da la porta de San Mafiimo , & la Chiefia, Se
etiam tute quelle de fora da la porta di Calzari , perche le zen-
te de Viniciani non fe li potefle più acampar .
Adi 20 el campo de Viniciani fé aprefentò ancora da San-
£ta Lucia cum una quantità de villani, & feceno meder una
tran parte de le biave che erano lotto Chievo, Se li intorno,
: condurle via , per il che li cittadini dubitandoli che non
voleffeno vignir un altra volta a la tera & fachezarla, perche
ha vevano faélo ie Cride che la volevano dar a facho, feceno
un Configlio general in prefentia del Locotenente, in el quai
parlò affai cittadini* primo Mifler Francefco Baioloto Prove»
ditor , Miffer Guido di Mafifei, Mifler Antonio de Veriià ,
Miffer Gulielino di G-aa-rienti , Mifler Ludovico da la Tore Lodovico
Podeftà, Miffer Galeoto da Nogarole, & Mifler Periranceico della lor
de Brà , dolendoti tutti che la tera era affediata, & non li re Podeftà
era dentro viftuarie, nè ù* poteva andar a far li raccolti, & ^ ero"
zi campo de Vinitiani era intorno la tera, e menava via, &
diflipava le biave, & che in fina a quel bora non li era fa&a
alcuna, provifione fecondo le promefle per inanci fatle, & affai
altre fimile parole , & afpetando la refpofta , il populo che
era in fu la piaza comincio a mcter man a le arme & far ru
mor, per il eoe ogni homo andò ad armarli , afpetando a quei
che riufeiva la cola non fenza paura de li foldati, e in quello
mezo el vene novelle come il campo de Vinkiani le era levato
da Sancìa Lucia & tornato a Zevio , & allora ciascun depoGe
ie arme, & fe il campo de Viniciani fe aprelèntava in quel-
hora a la tera , credo che ii cittadini fe li arendevanp, .&. ii
davano la tera.
Adi del di&o effendo il Locotenente andato in Caffei Cittadini
vecchio dopo alcuni zorni, cioè il terzo dì mandò a diraan- arertati
dar affai cittadini dicendo di volerli parlar , li quali non du- J^^**
bitando di cofa alcuna li andarono, & parlato che hebeno fe-vccc 10*
ce retegnir Mifler Francefco Baioloto , e Mifler Gulielmo di
V 2 Gua-
i$d* VOLUME PRIMO
Guarienti & Miffer Perfancefco de Brà, dubitandoli per cflér
ftati de quelli che havevano parlato- in el Coniìlio per inaini
fa£to, non fufleno ftati caufa de indur il populo a pillar le ar
me in fu la piaza, li quali dopo alcune feptimane furono laf-
fadi, cioè il Baioloto, & il Guariente, e Miller Perfrancefco
de Brà folum fu retignudo , e condemaado a pagar quatro
(*) 4000 milia Ducati (*) ,dapoi fu confinado per un tempo a la Miran-
Zecchini. dola , & quefto fu per haver parlado più largamente che alcun
de li altri.
In el tempo- predi£to el fu tolto per li foldati de Vinicìanr
affai biave de cittadini per le ville del Veronefe, & era qaafi
un fachezar oltra quelle che fe confumava dove era il campo
& dove alozava, el qual fu grandiflìmo danno.
In el di£to tempo el vene da la Alemagna & maffime del
contado de Tirol in più volte circa fei milia fanti in Vero»
na, & alotavano al modo confueto per le cafe.
Adi 29 predi&o el campo de Spagnoli effendo partito de
Parmefana vene a Pefchera, & quella cominciorono a bombar
dar t. & fentivafi in fina in Verona, & etiam più oltra, e adi
primo Luio la prefeno- pur a, pa£ti .
Adi fudetto , cioè primo Luio el campo de Vinitiani pafsò-
Ladefe ad Albarè , & fe ritirò in fu el Padoan .
Adi fudetto el campo de Spagnoli fe parti da Pefchera , &
andò a lozar a Villafranca, e a Povegian*
Adi z di£lo el Vice Re de Napoli che era Capo de li Spa
gnoli vene in Verona cum circa 300 cavalli & aloz-ò in el
palazo in fu la piaza di Signori , e l'altra zente per le cafe
di cittadini.'
Adi 4 prediftò el campo de Spagnoli pafsò per Verona , &
andò a lozar a San Martin, & potevano efler circa o&o mi*
li a perfone da piè e da cavallo .
Adi 6 di£to el Vice Re fudetto- fe partì de Verona , & andò
a San Martin al campo*.
Adi- 8 el campo de Spagnoli fe partì da San- Martin, & an
dò a lozar a San Bonifacio .
Adi fudetto el campo de Todefchi che era- in Verona , fe
partì , & fe andò ad unir con el campo de Spagnoli .
Adi fudetto el fe partì del campo de Spagnoli circa 100 ho^
meni d'arme & mille fanti, & veneno a lozar in Verona, &
dicevano di andar a Bergamo, & il dì feguente fe partirono ,
& andorono a Pefchera per andar poi ai luo viazo.
In.
DELLA SECONDA PARTE. 157
In el tempo predi&o el fu cridà in fu la piaza di Signori ,
e al Capitello in fu la piaza granda , & chiama ancora alcu
ni cittadini de Verona, & altri del Contado, che in termine
de alcuni zorni le doveffeno aprefentar a far fua difefa, altra-
mente fariano pronunciaci: per ribelli, di quali pochi fe apre-
fenrorono, .li altri furono ribeladi fecundo il confueto, li qua
li fu dui fìoli de Francefco di Pellegrini, Marco Antonio da Cittadini
Monte, Miffer Tome de Porhpeio, Hieronimo Guidoco, Lu- dichiarati
dovico da Campo, Pero Sparaviero , & molti altri li quali tl**lìì a,_
per non dTer lungo non ferivo. la Corona.
In el predico tempo il campo de Spagnoli e Todefcht an-
dorono in fina arento a Padoa lenza alcun contrailo, & lì fe
afirmorono.
Adi 21 fudetto, cioè Luio el Vefcovo Gurgenfe, che era
Vicario General in Italia per lo Imperador vene in Verona
per andar in campo.
Adi 22 fudetto el fu talià la teda a Miffer Jacomo da i Boi Giacomo
in fu la piaza di Signori per cofe di Stado. <jai
Adi 25 di£lo el fe partì il Vefcovo Gurgenfe de Verona, e ^c*P,ta"
andò in campo.
A le fine del mefe de Agofto del anno predicìo el campo de
Spagnoli e Todefchi , che erano flati a campo a Padoa , fe
partirono , & venero a Vicenza , & de lì veneno a Monta-
gnana & ad Albarè .
Adi 3 Septembre el Vefcovo Gurgenfe, che era in campo,
▼ene in Verona cum le artiliarie e monitione che era ia
campo .
Adi 7 fudetto el Vice Re vene ancora lui in Verona .
Adi 0 predicìo fe partì el Vefcovo Gurgenfe e il Vice Re
«le Verona T & andorono a Mantoa, e de lì a Cafalmazor ,
ove fu faéìo una Dieta.
In el tempo diéìo fu meno una Colta over Dadia in Vero
na e in Veronefe per il Locotenente de lo Imperador, de do-
defe milia Ducati (*) r cioè cinque milia a la città, e tre milia (*) i*aeo
al Clero, e quatro milia al Contado. Zecchini.
In el tempo predico et campo de Spagnoli & Todefchi che
«ra ad Albarè e a Montagnana fe partì , & tornò in fu el Pa-
doan , & andò in fina a Meftre , & fece de grandinimi botini
& prefoni , & tornorono in drio in fina in fu el Vifentin fen-
za alcun contrailo..
In el dicìo tempo el Campo di Viniciani , che era in Pa»
doa >
»58 VOLUME PRIMO
doa, vene fora feguitando il di&o campo de Spagnoli , & lì
ferorono in fu el Vifentin, talmente che fteteno auediati per
alcuni dì, & rimanevano totalmente morti over prefoni, fe il
Signor Bortolamio d'Alviano che era Capitanio de Viniciani
non li havefle provocadi a far fafti d'arme, et qual confidan«
doli in la moltitudine de la sente che lui haveva ( per gran nu»
mero de villapi , havevano in quel tempo adunati Viniciani in
el filo campo ) volfe far fàéìi de- arme & cum fuo defanvanrazo
L'AI via- dove che il fu rotto il campo & prefi una gran parte de fi foi
no rotto Capitani, & la fior de li homeni d'arme , perche li Spagnoli
dalli Spa-gt Todefchi come homeni deiperati fi erano deliberati o roo-
jnuo i. ]r2r OYtr „fcjrjj ja je mane> & qUefto fu adi 7 Ocìobre, & fo
morto de li homeni d'arme de Viniciani circa cinque cerno ,
de quarro milia fanti ,. & li fu tolto 22 pezi de artiiiarie Se
monitione & altre cole, che fu un grandiffimo danno de Vi*
niciani, & honor de Spagnoli e Todefchi r per il che fu fa»
&o campano a la Tore in fu la piaza de Verona- tri di con»
tinui; habuta la dieta viftoria il campo- de Spagnoli fe reduf»
fe in Vicenza.
Adi li O&ober vene il Vice Re in Verona-
Adi 16 difto fe partì el Vefcovo Gurgenfe de Verona Y e
Andò a Mantoa, & de 11 andò a Roma.
Adi 20 fe parti il Vice Re de Verona e andò al campo ac
Vicenza ..
In ti difto tempo- fu facto in Verona grande aparechiamen»
tode monhione,cioè pan & befeoto , ponti , nave & altre co-
fe per andar in campo.
I» el tempo dicto li foldati Spagnoli che erano in fu el
Breffan e Bergamafco veneno in Veronele & alozorono a Ce
rea , a Cafalavoni , e a Salezole & per quelle ville lì intorno-
facendo de gran danni cum poco piacer de li contadini & cit
tadini , che havevano a far in quelli lochi .
In el tempo- dicto- ancora il campo de Spagnoli & Todefchi
che era in Vicenza fe reduffc a Elle, Momagnana, & a Co»
Iogna & per quelli lochi lì intorno facendo de gran danni ,
HiaflSme in desfar cafe per tor la. legna da brufar»
Adi 21 Novembro dell'anno predi&o vene novelle a Vero
na , Come il caftel de Milan , il quai fe tigneva a nome del Re
^e Franca, fe era arefo al Duca de Milan, per il che fu fi»
fto campanò a la Tore in Verona -
L'anno 15 14 adi 13 Zenar li Todefchi che erano in campo-
cum
DELLA SECONDA PARTE. iSp
cum Spagnoli veneno in Verona, e ghe Itecene* per tri dì, da-
poi fe partirono Se andorono verfo Trento .
In el tempo predióìo el vene un fredo grandiflìmo, talmea-
te che fe agiaciò Ladefe de fopra dal ponte de la preda al
traverfo , & molte perfone ghe pafsò , & traversò fu per U
giacia .
In el dicìo tempo vene novelle come in Veaefia fe apizò Incendia
un foco grandiflìmo in Rio alto, & per quelle «afe, Se fe ne ,!? Veue-
abrusò un numero infinito cum grandiflìmo danno generale Se
particulare de Vinitiani .
Del 'mefe de Marzo del dicìo anno fu meffo un altra Dadìa
de foldi 40 per Hbra in fubfìdio de lo Imperador (1).
Del mefe de Aprile al principio li Spagnoli, che erano alo*
radi per la Zofana, fe partirono & paflòno Ladefe, & andò*
rono a Vicenza infieme cnm le altre zente Spagnole, che era-
no alozade a Cotogna e a Montagnana , & lì lteteno per dui
di, dapoi fe partirono, & tornorono a Cologna, & a Mon
tagnana , & quefto fu perche il Signor Bartoiamio dal Vian Impellali
*ra partido cum parte de le fue zente fora di Padoa, Se andà j*"»"^.
in el Frioli, Se lì fece fa£li d'arme cum alcune zente de Jo^f^^ "
Imperador , de le quale affai ne furono morti & preD , «1 Ca»
-pitanio Zigan fu prefo iniìeme cum alcuni altri , e circa 500
cavalli, el qual era ftado in Verona per inanti Capitanio de
10 Imperador , dapoi lui ritornò in Padoa cum vi&oria , il
perche non parendo a li dicìi Spagnoli poterli refifter le ne
ji tornerò no a li predici fuoi lochi.
Fu meflò un Jubileo in Verona, el qual cominciò la Domi- Giubileo
nica de le Palme , "Se durò in fina a la Oólava de Pafqua cum >n Vero*
autorità di abfolver & difpenfar tuti li cafi & voti, excepto aa'
11 quatro rifervatì a la Sedia Apoflolica, & infognava vìfitar
el Domo, San Zen Mazore, & San Bernardino tri dì conti
nui, & dir cinque Pater noftri & cinque Ave Marie in cada
una Chiefia, & offerirli quanto fe poderia manzar in un pa
lio, fecundo la condi£tion de le perfone, cioè tanti dinari.
Adi 5 Mazo del anno predicìo vene in Verona circa mille e
cinque cento fanti Todefchi, Se fe alozono per le cafe fecun
do il confueto.
Adi zi del dicìo li predicai Todefchi fe partirono da Ve
rona, e andorono a Soave.
Adi
(1) Cioè per un Fiorino, il cui p^eizo odierno farebbero L- I4t Pic*
cole Venete .
i7<* VOLUME PRIMO
io, Jc quelli che andorono fora, & che furon morti over prc-
fi, furon circa trefento e cinquanta, li quali furon conduci
a Venefu .
Maflfimi- In el tempo predi&o effendo perfuafo 1* Imperador dal Gar-
gluno tor- dinal de Sguizari , & da altri , che lui voleffe vignir in Italia
na in Ita- a defcazar \[ Franzeli de Italia , e a recuperar el Stado de Mi-
u lan , vinto da le perluafione vene cum un grandiffimo eferci-
to de pedoni in quello modo : prima circa il principio del
mele de Marzo vene per la via de Alemagna eirca 11 milia
Sguizari , & veneno in ValpolMella , & fe alozorono per la val
le, & non paflòron la villa de San Fioran,& fu con poco pia*
fer de quelli contadini .
Adi ode Marzo vene il Marchefe de Brandemburch in Ve
rona & alozò in el Vefcovà: erano etiam vignudi per alcuni
zorni inanci le fue zente d'arme, & la compagnia del Duca
de Baviera, e alcune altre zente de alcuni altri Signori To-
defehi a la fumma in tuto de circa cinquecento cavalli, & era
no alozadi fecundo el confueto.
Adi li el dicìo Marchefe, e il Signor Marco Antonio fe
partirono, cum lo efercito fora de Verona , e andorono a lozar
in Gardefana , cioè a Sandrà , a Colà , & per quelle ville li
intorno.
Adi detto li Sguizari firn il meo te che erano in Valpolifella
effendo fatto un ponte in fu Ladefe per mezo a Arcè paflbro-
no & andorono ancora lor in Gardefana.
Adi fudetto el Conte de Cariati fimilmente per comandamen
to de lo Imperador fe parti de Verona , e andò al campo per
andar cum lo Imperador.
Adi prediéìo Miffer Bartolamè de Pelegrini , Miller Lonar-
do Cevola , & Miller Francefco da Brenzon Ambaflàdori de
la Comunità de Verona fe partirono, e andorono da lo Im-
(*) Leggi Fra(^or» e* T12* era ignudo a Avi in la Val de Lagri(*) a
Val Laga- offerirceli per nome de la Terra , e a racoraandarghe la Cit
rina, ti- d qUal Imperador fubito fe partì da Avi, & vene a lo
zar a Cavagion in Gardefana inueme cum l'altro campo, &
era cum lui el Gardinal de Sguizari , 8t altri Signoroti e Am
baflàdori.
Adi iz del prediéìo lo Imperador fe partì de Gardefa-
(*) Leg"i na cum ^° efercito , e andò a San Lionzo ( * ) , e lì fece
Lcomio. butar un ponte fui Menzo , & pafsò lènza alcun con
trailo .
DELLA SECONDA PARTE. 177
Adi dìcìo ci Vefcovo de Trento vene in Verona per Gover*
nator in loco del Conte de Cariati.
In el dìfto tempo Pefchera , eflendo ftà arbandonata da Vi-
nitiani infieme cum tute» la Gardefana , fe arendè a lo Im
perador .
In el tempo predi£lo lo Imperador poiché have paflato il
Menzo , andò a Afolà , e lì mefle il campo, & la cominciò
a sbombardar, & lì fletè per dui zorni, & vedendo non la po
ter haver , fe partì e andò de lungo in Giaradada a campo a
Caravazo, el qual fubito fe li arendete.
Effendo, come è ditto, lo Imperador paflato il Menzo cum
10 efercito , el qual poteva efler circa trenta over trentacin-
que milia fanti a piedi , & circa tre milia cavalli in tra ho-
meni d'arme , & cavalli lizeri , Franzefi & Viniciani cum
11 fuoi eferciti fe cominciorono a retirar, nè mai volfeno af»
peótar Io Imperador, anzi de continuo fe ritirorono , tanto
«he andorono in fina n'entro de Milan , & lì fe afirmorono .
Lo efercito de Franzefi & Viniciani era circa a milia homeni
d'arme , quatro milia cavalli a la lizera , 8c qumdefe milia
fanti a piè : azonto «he fu le dicle zente in Milan bruforo-
no alcuni borghi, in li quali fe dubitavano che lo efercito de
lo Imperador non fe alozafle-
In el tempo di£to k> Imperador pafsò il fiume de Ada, c
andò in fina arento a Milan, credendo far facto d'arme cum,
Franzefi, ma vedendo che lor non volevano fe retirò, & ve
ne a Lodi, & prefe il caftel per forza, & fu fachezà.
In el di£lo ^tempo vene alcune littere de lo Imperador
in Verona pregando la Terra che li velefTe preftar denari per
pagar li foldatt , fu convocato il Confegio , & fu determi
na de darli quatro milia Rainefi (1) per manco male, & fu
metta la Dania fopra lo Eftimo de libre tre e tneza per li*
bra (1).
In el tempo di£to el Locotenente ancora mefle una Colta o
ver talia in la Gardefana , primo al Vicaria de Lazifo Du
cati 400 , al Vicarià de Garda Ducati 800, al Vicaria de (*) Intem
Tori Ducati IOO (*) . d| Zecchi»
In el di£to tempo el Locotenente ancora domandò al Clero dcni d gra»
Cron. di Ver.P.II. Voli. Z Verona
(1) Di qui forfè averà prefo il nome di Spagna quel (ito anche a*
41 noftri in Verona così appellato fra'I Monaftero di S. Zeno mag
giore, le mura della città } e il fiume Adice *
180 VOLUME PRIMO
data come è di£to di fopra a Franzefi e a Viniciani a patti ,
cioè falvo lo haver e le perfone , furor* acompagnati da Franzefi
in fina per mezo a Ponton , fecondo li foi pani , & de lì paf-
loron in Valpolifclla , & potevano effer a piedi e a cavallo
feicento .
Adi primo Zugno li Spagnoli & Todefchi che erano andati
per focorer BreiTa , ritornorono in Verona , e alozorono in el
borgo da Ogni Santi & San Zen.
Adi 3 dicìo el Cardinal de Sguizari le parti de Verona, c
andò verfo la Alemagna >
Adi 6 predicìo li Spagnoli che erano flati a BretTa Se che
erano vignudi in Valpolilella veneno in Verona.
Adi 7 dicto lo efercito de Franzefi & de Viniciani riavendo
haburo BrerTa , fe partirono de li & veneno in fa el Vero»
nefe , havendo. prima habuto Pefchera & tuta la Gardefana ,
& fe aceamporono a Palazolo e a GuiTolengo : e adi 8 bue co
rono un, ponte in fa Ladefe per mezo a Arcè per paffar in
Valpolifella che fu in Dominica* la nocìe feguente poi venen
do li Lunt desfeceno il' predico ponte , & fe partirono da
GuiTolengo , & fe ritirorono a Pefchera, & paiToron tati de ìk
da Menzo , & fe aflrmorono. a Ponti e a Monzamban & lì
intorno , & parte etiam. andò in fu el Mantoan a la Volta e
a la Càvriana, nè fe teppe la. caul'a perche fe CuiTeno redradL,
perche era un gcandiiTtmo- efercito , erano- circa 25 milia fan-
ti , & de£e milia cavalli in tra tutti , rimafe però a ViUaw
franca e a Valezo- circa mille cavalli lizeri, che non paflbro.
no di là da Menzo.
Duca d"" *n e^ di£to tempo vene le nove a Verona, come el Papa
Urbino havendo mandato uno efercito contra il Duca de Urbino, el
privo der- di£fco Duca fubito fu defeazado fora, di Stado dal diéto eferci-
lo Scajo. to, el qual Duca fe redufle a Mantoa dal Marchefe che era
fuo Socero.
Milizie ^* r5 Zugno effendo-il tempo- de dar la paga a li foldati
della Lega Spagnoli , che erano in Verona , & non li eficndo denari ,
difertano feicento de lor fe partirono e andorono in eL campa de Vini,
e partano ciani, e il refto rimafe in Verona-.
Veneto'1'0 At** v^ ^ P^iéto vene per la. Alemagna circa mille e
cinquecento Sguizari in Verona.
Adi 1 8 dicìo volendo li Todefchi che erano in Verona da
nari per la fu a paga, c non ghe ne havendo il Conte da Ca
riaci da darghene , circa txe milia de lor andorono fora de la
porta
DELLA SECONDA PARTE. 181
porta de San Spirito per andar in el campo de Viniciani, &
una parte de ior per perfuafione & prorneflé de li Cuoi Capita-
mj 1' quali ghe andoron drio per farli ritornar ritornoron in
ia Terra, & l'altra parte che furon circa 1500 andoron in el
campo de Viniciani.
Adi 20 diéto el Signor Marco Antonio CoIona cum una
parte de lo efercito che era in Verona, andò fora da la por
ta del Vefcovo, e andò a Soave & per quelle ville lì intorno
facendo de grandinimi danni ; e adi 25 difto ritornò in Vero
na, prima havendo fachezado tutte quelle ville lì incorno, &
brufado etiam la villa de cartel Icerin . Calle!
Adi 23 di£to vene dui Conliliarij Cefarei de la Alemagna ria0,
in Verona, & fubito che furon adonti, el Conte Locotenen-
te fece convocar il Confilio de la Terra, & fu adimandà per
li detti Confiliarij dodefe milia Raines (1) imprertito a li cit
tadini , li quali confentiron de dargheli per manco male , &
per fcoderli più pretto; e perche li di&i Conliliarij e il Conte
inrtava, fu eleóìo 12 cittadini li quali havefleno a elezer chi ha-
veflè a impredar quelli tal denari, & furon fubito exborfadi,
alcuni exborsò 25 Raines, alcuni 50, chi 100, e chi 200 e
chi pili fecundo la caffi che haveva facto quelli cittadini che
erano ele&i a ciò; li qual dinari furon dati a li foldati.
In el tempo prediéào el Conte da Cariati melTe ancora una
Talia a la Valpolifella de 300 Ducati, la qual Umilmente fu
bito fu feoffa . '
Adi 28 el Signor Marco Antonio cum una parte del eferci
to fe partì de Verona, e andò in fina a Vicenza, & quella fa-
chezò fenza alcun contrailo , poi fubito fe ritratte ci vene a
Soave, e adi 2 Luio ritornò in Verona.
Adi ip- Luio li Spagnoli , che erano alozadi in el borgo de
fora dal Cartel vechio volendo dinari per le fue paghe che ghe
avanzava, e il Locotenente non ghe ne havendo, & haven-
doghe etiam alcuni zorni inanti dato parole cum dir ben fare
mo, veneno in la terra & fe alozorono per le cafe a difere-
tion , o per dir melio lenza diferetion , facendoti far le fpefe
de ogni cofa, & volevano de quel che non fe trovava, tan
to erano faftidiofi , & fu un grandiflìmo difturbo danno & te»
ror a quelor a chi tocò la forte , & fu feridi & morti in. quelli
tumuli
~~m——1 ■ 1 - f il 1 ' .i ■»
(ì).Lire txr$9 ^
(») Lir
<») Lire 5«o»o
h) Lir
-ire H- io
U> Lire ai
(5) Lire »» Y Di moneta piccola moderna Veneta.
(6) Lire 44
(7) Lire 55
(«) Lire 5«
(9) Lire *7
DELLA SECONDA PARTE. 183
fina in Herbezo, e piìi in fu in fina in li Leffini, facendo pre
foni e faomeni e donne, e fyergognando zovene e vechie, &
facendo mille altre crudeltade: feceno etiam prefoni molti cit
tadini & donne de la città li quali erano partidi fora de Ve
rona , & redu&i in la Valpuhfella cum le robe fue per più
fegureza.
Adi 11 predico haveno la Chiù fa Se trafeorfeno per tutu
la Val de Lagri robando & fachezando ogni cofa.
Adi 16 ditto lo efercito de Viniciani Ce Vene a campar a
Patrona, e a Avefa e a Quinzan , & quel de Franzefi ultco
Io Adefe h in fui Chievo, e alle Sorse in fina a Sanflta Lu- Sorte con*
eia, & fteteno fu li di&i lochi per alcuni zorni fenza far altra *rada c°l1
movefta, falvo alcune fcararauze che fe faceva, & feceno un
ponte per mezo Parona per poter panar il fiume da l'un cam
po e l'altro cum fua comodità.
' In el predico zorno el Conte 4» Cariati de Confilio de li _^r.B°
Capitami che erano in Verona foce brufar tuto il Borgo di
fora da la porta de San Zorzo, che fu un grandiflimo danno to.
& rovina de le perfone de chi erano le caie.
. In li predicai zorni «1 Conte de Cariati fece far la deferi-. Veronefi
ttpn de li vini che fe ritrovava in Verona , 8c trovò che ghe tiranneg-
era circa 300 cara de vin, ,, & volfe da cadaun, che rie have-8»"1-
ya, la mità 'de quel che haveva r
Similmente fece far la deferition del Formento & Segalla ,
& altri menudi , & volfe da ciafeup la ratta, del Formento
over Segalla di quel che luife ritrovava haver in fina a la fum-
ma de ó^oo minali , el qual Formento e Vin fu per dar a li
foldati per farfi le fpefe perche non haveva dinari da darghe .
Volfe edam da li Bechari la carne e da li formagieri il for-
inagio pur per darà li predirti folcati per fue fpeié, Je qual
cofe non furon -però pagade, nè fatisfaéto a queior de chi le
erano, ma cadaun fe reltò cum el fuo danno, & chi ne have
più & chi ne have manco fecundo la quantità de la roba , che
le ritrovava haver , perche chi haveva più roba più ghe ne
era tolta, & chi manco ne haveva manco ghe ne era tolto.
Adi 2,3 Avofto del dicìo anno el campo de Vinitiani ie par
tì da Parona prima havendoghe laffato una bona guardia de
zente, & pafsò Ladefe , & vene a camparfi a Sancta Cateri
na , & fece un ponte in fu Ladefe per poter pattar a fuo be
neplacito.
In li zorni predicai el Conte da Cariati Fece comandamento
a molti
iS4 VOLUME PRIMO
a' molti cittadini che non fé dovette partir de cafa fua , e a
molti altri comandò che andelTeno in la Rochetta de la Cit
tadella, & li flefleno in fin che a lui piaceva, & quello fece
perche li haveva per fufpecìi che non feflèno qualche traélado .
Adi 6 Septembro il Conte adimandò ancora tre milia mi
nali de grano a li cittadini , cioè Formento e Segalla pur per
dar a li foldati , e il Confcgio determinò che quello fe pagaf-
fe per Eftimo, & cusì fu mefla la Dadia a un minale per li
bra , e chi non haveva il grano da darehe ghe dafeva li dinari ,
per il Formento foldi 45 el minale, la Segalla foldi 30 (i)-
Adi 7 fudetto el Conte fece far ancora la defcrition de le
biave & legumi , & volfe che chi haveva formagio el denun
ciale , cusì li zentilhomeni , come Ji formagieri , per] tome a
chi ne haveva di fuperfluo, da dar a li foldati.
Nota. In el ditìo tempo fu vendìi il vin vecchio un Ducato la fe-
ctef^ec0 cn'a'fcnc ^on ^n 4 e meza (2)*
chino?0" Ancora in el tempo predillo non potendo il Conte da Ca
riati mandar a comandar per le ville del Veronefe ' guaftadori,
come era il confueto di far , che vigneflèno a lavorar in la
terra a far ripari, volfe che quelli de la terra ghe andane, &
chi non ghe voleva andar, bifognava che pagafle altri che li
andaffe per lui , & fe lavorava dì e nofcìe per ogni contra
da , e ghe ne andafeva tanti quanti ghe ne tocava per la rata
del fuo Eftimo.
Cireftia ^n c' «mpo predillo fe cominciò affediar la città de carne
grillile ine de vino talmente che non fe ne trovava più da vender, e
Verona . benché qualche cittadino havefle qualche ptioco di vin , nien
te di manco una gran parte non ne haveva, & Umilmente li
foldati non ne havendo , li bifognava bc ver de l'aqua , & que
llo procedea per ' li campi de Franzefi e Viniciani che erano
intorno la Terra , che non li lattava vignir yicìuarìa de alcu
na forte.
Adi 15 Septembro el campo de Viniciani che era a San
ila Cattarina pafsò Ladefe , e andò a camparle a San Michele .
Botteghe In el dièìo tempo li fòldati andafevano per le boteghe de
'-hiufe da' ^ P'aza » ^ volevano da li patroni de quelle chi panno chi
ine'rcanii tcla & a'trc co^e fecofrdo the a lor piaceva lenza pagamen
to , dicendo che il Conte pagarà , né fe4 ardiva farli refi-
lléntia,
SUPPLE-
tory
SUPPLEMENTO
D I
GIAMBATTISTA BIANCOLINI
ALLA CRONICA
DI GIACOPO RIZZONL
(1) A Lire 10. 8 piccole Venete per Scudo, li 6000 Scudi monte
rebbero oggi a Lire 11 6400.
aio VOLUME PRIMO
dinario gonfiamento del fiume Adige, non lènza danno e fpa»
vento degli abitatori . Morì nell'anno medclimo in Verona la
moglie del Signor Teodoro Triulzio , e fu onorevolmente fep»
pemta nella Chiefa di S, Bernardino. Pafsò pure pel Vesonefe
l'Imperator Cario V , il quale fu accompagnato fino a' confi*
ni da quattro Gentiluomini Viniziani: Incanto la città in rendi*
mento di grazie a S. D. M. , dalla cui mifericordia siconobbe
edere fiata liberata dalle panata difgrazie, mandò ad offerii»
alla facra Immagine di Loreto il ritracco della città (teda di
puro argenta fabbricato - Narra il Corte, che defiderando %
Cittadini di toglier l'abufo di certuni , cbe di gir mendicando,
tuttoché fani fofier del corpo, non fi vergognavano, il quale
abufo corre pur troppo anco a' tempi nafta , fi. face fiero a rin
tracciarli, e a diftribuirli negli Speda'i , impiegandogli in que
gli efercizj, a'quali atti li riconobbero; e della città quegli al*
tri cacciando , i quali ricalavano per poltroneria di adoperarli
in alcun raeftiere . Indi eleffero alcuni altri cittadini , i qua
nti giflèro per la città accattando pel mantenimento di que
gli, e per poter fupplire alle fpefe ch'erano neceflarie pel lo
ro governo. Fecero rifar Umilmente il Cannone di piombo
della Fontana , il quale prima era di legno. Entrato l'anno
153 1 per teftimonio dello fteflb Corte fu la città in gran pe
ricolo per una follevazione del popolo contro decorna ), i qua»
li a caufa del prezzo del fermento, ch'erta faliio a foldi qua
ranta il minale , il cui moderno prezzo farebbe lire otto il
minale, e ventiquattro lire il facco, nè, fecondo il calmiero,
trovandoci elfi Fornaj il loro utile, non cuocevano pane» e'1
cotto tenevano rinchiufo: Per la qual cofa grande numero dì
baffa gente correffe furiofamente alla piazza, -e fpezzate le caf<
fe, ov'era il pane rinchiufo, le facefieggiaflero ; e in altri di
sordini ancora incorrendo vogliono alcuni , che di qui per ope
ra di Tommafo da Vico noftro cittadino principio aveffe quella
funzione, che l' ultimo Venerdì di Carnovale fi fa portandoli
l'Eccellentiflìmo Podeftà informa pubblica infiemecol Signor Vi
cario della Cafa de' mercanti , e accompagnato dalla maggior
parte della Nobiltà a S. Zeno Maggiore , ove vien difpenfato a
quella contrada pane, vino, farina, butrro, e fermaglio, il
tutto dalla liberalità del Principe Seren?iffimo contribuito col
provento del Dazio delle Caftagne e delle Olive. E che per
ciò al Vico fofle eretta quella (tatua, ch'ella ancora a' dì no-
ftri accanto alla Chiefa di S. Zeno. Altri però vogliono, che
non
"DELLA SECONDA PARTE. *i«
non m -quello ma. nell'anna antecedente, affai careftiofo, fot»
fe utata quella compaflìone agli abitatori di quella contrada -.
-Fu pure formato l'Eftimo in queflo mede fimo anno , e fu tro-
•vato efiere il numero degli abitatori trenta mila in circa .
fu veduta» nel mefe di Agodo una Cometa per diverte notti,
la cui coda era rivolt' all' Oriente . L' arnia che fegui al 1531
fu condòtto Bernardino' Donata Veronefe a leggere pubblica»
mente Umanità in Verona con ftipendio di 150 feudi annui,
che in oggi farebbero lire due mila novecento di moneta pic
cola Veneta. Nel mefe di Ottobre del medefirna anno l'Adi
ge gonfiò- di maniera, che molti non lieve danna ne rifenti-
«ona. L'Imperatore Carla V ritornò un'altra volta in Italia
per la via dei Friuli ,. dove fu incontrato da quattro Amba»
•sciatori della Signoria;, entrata por nel Veronefe del mefe di
Novembre alloggiò a Ifola della Scala con tutte le fue genti,
«Èerana al numero di trenta mila faldati . Di quV partitoli giun
ge in Mantova ,dove decorò corr titoladr Duca il Marchefe Fe
derica Signore di quelli città . Fecero i Veroneii lafirkare le
via del Corfo da S. An affafta fina alCàft'ervecchio. Racconta
il tradirò Corte come ne'mefi di Settembre ed Ottobre della
fttfa anno apparvero1 due Comete annunciatrici, com'éffo ere-
dea , della careflia che in appretto legni : Ma quelle tali opinio-
•ni fona dalla maggior parte de' moderni per pure inezie fpac-
cinte . Nel 1534 altra non troviamo degna di ricordanza fe
non fe la -parte prefa dalla Città nel dì a Dicembre , con la
quale fu ftatuiro che i Vefeovi non poteffero all'avvenire far
regolazioney ordine o forma alcuna di governa circa i Morra-
Iter; delle Monache fenza la prefenza e confessa di quattro
cittadini eletti dal Configli» de XII, o de'L, cioè due Dot»
tori e due Laici . Il qua! Decreta fu graziofamente dal Prin
cipe Sereniffima eziandio confermata. Nel x$yf fi» fimilmen-
te ordinato da' Padri che fantificar fi dovette con folenne Pro-
ceffione il giorno in cui fi fa memoria del martirio de' Santi
Fermo e Ruftko. Il Corte dice che queftai proceflione a' tem
pi fuor era affatto di falcila j ma fu un'altra volta ordinata
che farla pur fi doveffé, e fi,fa tuttavia. Nell'anno medefimo
vennero Ambafciatori r fpedtti dalla città di Lucca , pregando i
noliri, che voleffera mandarle un Dottore di Collegio , il qua
le agUTe per fei mefi in quella città il carico di maggior Sin
daco e Giudice d'appellazione ;.onde vi fu fpedita Paolo Bellini
«orna diiommo ingegno, e di lettere ornatiffima; il quale fu
Dd x con-
ai» VOLUME PRIMO
confermato per gli -altri fei mefi fuflèguenti. Furono riftaura-
ti i bagni di Caldiero, e nel 1538 in città quel luogo fu fab
bricato vicino al ponte delle Navi per fcaricare il Sale , e
principiato il baftion di S. MaflìmOi Pafsò per Verona la Du-
chelTa di Milano vedova del Duca già morto, la quale fu ono-
revoliflìmamente accompagnata fino a' confini della Germania
dal Signor Valerio Orlino, ch'era ftato mandato in que* gior
ni dalla Signoria Governatore nella città noftra. Nel 1530 il
formento, che valeva folo foldi 36 il minale, cioè lire fette
circa moderne piccole Venete, fall per grandiflìma penuria di
grani fino alli 100 foldi, il cui moderno prezzo farebbe Lire
iy. IJ il minale, e Lire 50 a il facco; ma più fieramente fi
fece fentire la fame nel 1540 ; perciocché ( effendo falito il
prezzo del formento fino a fette lire il minale , che a Lire
3: 10 moderne Venete per lira farebbero a' giorni noftri Lire
27: 13 il minale, e lire 83 circa il facco ) molti per inedia
■perirono. Fu feguita quella feiagura dall'incendio di molte
cafe , e botteghe limate l'opra la piazza grande, occorfo la not
te 2.2 Gennaro del 1541 , per cui gran parte del Palazzo del
la Ragione e le prigioni a quello fovrapofte rimafero incen
diate: Il danno fu tanto più confiderabile , quanto che, oltre
le robbe che furono dal fuoco divorate , perirono molte pubbli
che fcritture . Il Palazzo però , e le prigioni e le cafe fotto la Pre*
tura di Tommafo Contarmi furono riparate. Nell'Ottobre del
lo fteflb anno, abitando le femmine di mal' affare per la città
fparfe , non fenza fcandalo delle onorate perfone , fu per pub
blico Decreto ordinato che o partiffero della città, o dovef-
fero abitare quelle cafe rimpetto- all'Anfiteatro vicine alle ca
fe de'RR. PP. di S, Niccolò, le quali allora alla Nobil Fa
miglia de*Prandini fpetravano . Ma poco' ivi rimafero, per>
ciocché favorite molte di quelle vkuperofe da alcuni Nobili
giovani, non andò guari che fi fparfero di nuovo per la cit
tà, coficchè a' tempi del Corte, oom'effò afferma, non vi era
quali contrada che non ne folle infetta . Venne quell'anno l'Ini-
perator Carlo V un'altra volta in Italia, e quindi pafsò nella
'Spagna. Fra gli altri perfonaggi di rango, che girono ad incon
trarlo, uno fi fu Ottavio Farnefe fuo genero Duca di Camerino,
il quale avea prefa per moglie Margherita d'Auflria vedova di
AlefTandro de' Medici Duca di Fiorenza. Per onorare la qua
le, allorché pafsò per Verona, le fu fatta una gioftra a S. Pietro
in Carnarìo. Ora il Duca pafcò per Verona, e fu il quarto
giorno
DELLA SECONDA PAttTE. aij
giorno d'Agoflo alloggiato nel Vefcovato . L'Imperatore fu
( fecondo il confueto ) incontrato da quattro Ambafciatori del
la Repubblica, e molto generofamente prefentato. Nel 1541
vigilarono i Padri , acciò a caufa delle meretrici non accade!-
fero degli fcandali, ma la cofa , come detto, fu per poco tem
po con rigore ofTervata. Fu in quell'anno murata la porta di
S. Maflìmo, e fabbricata quella dèi Palio. Di quella porta fu
l' Architetto Michel Sanmicheli , uomo neU' Architettura infi-
gniflìmo,ma fu ufata folo fino all'anno 1630,0 poco dopo. Nel
tempo fteflb fu Umilmente principiata quella di S. Zeno. Nei
mele di Agofto venne dai Levante numero di Locufte così
grande , le quali per l'aria volando , la figura prendevano
ci denfilììme nubi. Comparvero nel territorio Veronefe il gior
no 28 Agofto, fpogliando gli alberi e la terra d'erbe d'ogni
forta, e 1 miglj e le meliche eziandio, fenza che fi potefle un
tanto danno riparare : Ma non avendo poi quelli animaletti
onde pafcerfi, di fame perirono, lafciando ne' luoghi, ov'erano
flati , moltitudine innumerabile d'ova fotterra , onde fu corretto
il governo deputare fei cittadini, mediante la cui diligenza fofTe
quel feme affatto f pento. In fatti eran di nuovo ritòrte, ma
tale e | tanta fu la cura e follecitudine di quelli a' quali fu
quella incombenza addoffata, che furono interamente eftirpa-
te, e dappertutto fotterrate. L'anno 1543 venuto il Duca d'
Urbino al militar governo in Verona in luogo dell'Orlino, fu
terminato 1' ifpianto degli alberi e la demolizione di alcune
cafe che reftavano ancora in piedi d'intorno alla città , ond'ebbe
così intero adempimento l'ordine del Principe noftro Serenif-
fimo, il cui fentimento altro non fi fu, fe non le di affìcura-
re la città maggiormente , nel calò che afpettar doveffe un afTe-
dio . Racconta il Corte, che fino in quell'anno v'erano due
Academie in Verona , delle quali quella che prima fu iftituita
degl'Incatenati fi chiamava, e l'altra de' Filarmonici: che uno
degl' iflitutori di quella fi fu Dionigi de'Dionifi nollro citta»
dino, uomo di mutici Hlromenti intendenti ffimo , ficcome quel-
lo, ch'elfo fteffo eccellente maeftro era in fabbricar di quelli
da pernia , come cimbali e altri fimili : che di quelle due
Academie , come noi pure in altro luogo abbiam ricordato ,
una loia ne fecero il giorno primo di Maggio del 1543, qual
giorno votarono allo Spirito Santo con obbligo di cantare nel
dì medefimo una meffa folcnne , e nel luogo dell'Academia fa*,
re un fontuofo convito, chiamandofi poi dai some dell'una e
dell*
*T4 VOIU.ME PII.M8
dell'altra Filarmonici Incatenati , la cui imprefa era l' immagi
ne d' una giovane » che un piede in terra e 1' altro nell' acqua
tenendo, occupava col redo del corpo non fola la regione dell*
aria e del fuoco , ma con la parte fuperiore fino all'ottava
sfera penetrava : teneva in mano gl'iftromenti delle Matemati
che , e fopra del capo avea quello moto : In omnibus fum , &
fine me corruent omnia : Era poi l' arma di quella una catena- d*
oro , e allora principiarono oltre la mufica ,. lora principal
profeflìone, a dar opera ancora alle altre feienze* onde fura
no tre padri creati: Pietro Beroldo Medico e Filoiofa,, e nell*
Aerologia eccellenti Aimo: Pietro Pittata uoma nelle Matema
tiche fingolariffirao , il quale intorno alla regolazione dell'an
no a Paolo III Pontefice dottamente fcriflei e Paola dal Bue-
delie tre lingue principali Latina , Greca ed Ebrea intelligen
te molto, e non fenza cognizione della Caldea eziandio-: fe-
guendo poi a raccontare il mentovato- Scrittore la. diligenza ^
•con cui fi fecera a condurre nella, città, noftra uomini nella.
.Mufica eccellenti con onora» ftipendj ,. narra i nomi di alcu
ni valentuomini in quell'arte v che fiorivano ia quel tempo*
ficcome di molti onorati noftri cittadini che a que' tempi fi>
diftinguevano . Indi feende a raccontare come- fra*, moki
onorati Gentiluomini , che nella Mufica maeftri eccellén-
tiffimi Angolari vi comparivano- ,. dice, che iL Conte- Alef-
fandro Bevilacqua non, s era fdegnata apprendere- l'arte- di
comporre in mufica ; dal qua! difeorfo parrebbe che ia que
lla faenza uomini baffi e vita folo in. que'tempi s'efercitafTero*»
e che perciò i Nobili ,. come da cofa baffa ed. abietta fc: ne-
afteneflero.
Ma comunque di ciò ne abbia creduto* it Corte , i cittadi
ni de' tempi noftri il- contrario ne tengono- certamente • av
vegnaché molti di elfi ,. chi allo ftudio» di una , e chi ad
un altra feienza fi danna. Il Signor Conte Gianfrancefca Sa-
Sramofo il vecchio (alla cui memoria i Dilettanti e ProfefToci
ella Mufica di quella patria fono molto- obbligati, e noi parti
colarmente , come a quella che in ciò fu noftra direttore o- mae-
ftro,d'efferloci proteftiamo ) non credette d'abbaflarfi in appren
dere l'arte del Contrappunto,, ne- d'iftruire graziofamente la
gioventù nella Mufica. Fra i più. ragguardevoli cittadini poi ^
che per nobiltà e per fapere illufttano prefentemente fa città
noftra, uno fi è certamente- il Signor Conte Aleflandró- Pom
pei , il quale per genio alh> ftudia dell' Architettarsi applica*
DELLA SECONDA PARTE. »t$
tati, v' è cosi eccellentemente- riufcito, che Era i più, dotti di
tale arto con ragione fi annovera; nè fi può ad efio apporre
per «guelfo, ch^egli fiafi io verun modo abballato.
Che fe -duetto onorato Gentiluomo avelie creduto di avvi*
lirfi, a quella faenza applicandoli , e a beneficio così pubbli*
co come privato, yattuitamowe «T'eccitandola , non avrebbe)
permeilo •che il di lui nome foffe fcolpito rfella loggia riguar
dante il giardino delli Signori Marchefe Giatnbatifla e Co:
Gianfrancefco Spolverini , la invenzione della qual loggia fu
parto 'del pellegrino fuo ingegno , ficcome della nuova dogana
eziandio. Ma giacché della icienza di quello Gentiluomo ci e
caduto in acconcio di favellare, non farà difearo a quelli che
no 'l fapeflero , come le opere del celebre nollro Architetto
Michel Sanmic'heli , ch'erano, per cosi dire, già fpente, fu
rono gli anni feorfi per di lui opera, non fenza profìtto degli
ftudiófi , al mondo reftituite -. Ora gli Academici Filarino-
nici , non più alla Mufìca , ma folo alle lettere fi danno .
Nel 15Ó5 a -quella un'altra Acadcmia fi aggiunfe , alcun tem*
po innanzi iltituita, per la cui unione Valerio Palermo eccel
lente ProfelTore «delle umane lettere fece nell'Academia una mol
to dotta ed elegante orazione : e allora fu che mutarono gli
Academici Filarmonici la loro imprefa pigliando quella che
prefentemente orfano * cioè la figura di una Sirena polla nel
mare , avente in mano una sfera materiale con quello moto:
Imitatur calorum concentum , e aggiunfero all' imprefa loro del-
la catena un'Ancora. Eravi iimilmente un'altra Academia, i
cui Socj col titolo di Moderati s'appellavano . Per ope
ra di Monfignor Gianfrancefco Bianchini Patrizio nollro un'
altra pure ne fu riabilita, la quale degli Aletofili fi chiama-
-va ( come fi legge nella fua vita fcritta dal P. D. AlelTandro
Mazzoleni della Congregazione dell' Oratorio di San Filip
po Neri», imprefia in Verona l'anno 1735 ) della quale Aca
demia fe ne parla eziandio nel Giornale di Parma dell'anno
alla pagina 237. A' tempi nollri però efla più non fuf-
fide; nè quell'altra che afferma lo fteffo Corte efTere fiata a'
fuoi tempi ifiituita , e i cui Academici, come teftè dicemmo,
il nome fi diedero di Moderati: nella quale il nollro Tinto
afferma che foli mercanti vi fi raunavano: Ma di quelle Aca-
demie balli fin qui aver favellato. Le cofe poi, che avvennero
dopo quell'anno nella città nsflra , fendo fiate da altri difte-
fcmence narrate , e perche egli è verifimile che il Rizzoni non
abbia
it6 VOLUME PRIMO
abbia fcritto fe non felino a que fio tempo , termineremo pur
noi quella brieve giunca ; pofciachè i fatti » quefti fuflegu iti
avendo noi- in un raccolti, c in una tavola Cronologica per
ordine de' tempi in altro Volume diftribuiti , non è d'uopo in-
tertener il lettore applicato nelle medefime cofe che in effa
Cronologica defcrizione fi veggono regiftrate.
MEMO-
MEMORIE
ISTORICHE
RACCOLTE
DA GIACOPO RIZZONI
PATRIZIO VERONESE.
SUPPLE*
SUPPLEMENTI
ALLA CRONICA
D I
PIER ZAGATA.
Annoia-
24* VOLUME f R IVL O
Aureo
z$6 VOLUME PRIMO
Aureo ex fonte quiefcunt in ordirne Regtr
Avur , Pater , hic Filiur He'juìandut tenetur
Cuningèert florentijfimur ac robuflijjimus Rex ,
Quem Dominum Italia , Patrem , ue Paftorem,
Inde flebile maritum jam vìduata gemet .
Alia de parte fi originem amerai ,
Rex ftfit Avur , Mater gubernacula tenui t regni ,
Mifandus erat forma , più/ , mens , fi requiras ,
Miranda
L'altra Ifcrizione edite nell'atrio di S. Maria ad Perticas,
Chiefa fatta fabbricare da Rodelinda moglie del Re Bertari-
do. Ivi fi parla di Ragentruda, Regina anch'erta de' Longo
bardi. Ecco ciò, che retta di «juell Epitafio .
Condita priorum
Raqintbruda piis femper
Memoranda loquillis ,
De vita cunélorum quam
Morf fttrgentibur annit
Alflraxìt fubito regalia fcamna tenentem .
Qua? licet in paucis finiffet jura diebus ,
Taliter ornabat concejjì exordia Regni.
Tempia Dei venerani , Sacerdotifqae miniflros
Ecclefea? fanelo devota coleiat honore
Purpurear cotienr fimul & diademata veflet
Depojuit , famulanr Chrifto in paupere certe ,
Sicque fuis manibus jejuna minijìrat egenif ,
Ut regale
dat decus
mi/ vìlisrecreavit
mutarci inanes
amitiur. t
Lli %
VOLUME PRIMO
Delh
ito VOLUME PRIMO
Riferi {ce il Corte effere (lata iftituita fe» deli* 807 una
utiliffima Fiera fopra la Piazza di S. Zen Maggiore , nel
qual luogo vi {offe anche lungamente continuata , e dif-
tnefla pochi anni innanzi ch'egli la Storia di Verona fcrivefìe ,
come fi legge alla pag. 188 del IV libro della vecchia edizione:
che quella Fiera fu nell'anno 1049 infieme col Borgo di S.Zeno
da fiero incendio incenerita , onde a'Mercantiforeftieri, a quella
intervenuti» da' Verone li il danno delle merci loro incendiate
fbflè del proprio reintegrate. Nell'anno 12 15 altra Fiera in
Campo Marzio faceafi, nella qual Fiera le Monache di San
Michele aveano alcuni Cafotti o Botteghe, fopra de' quali fu
loro accordata la rilcoflione di dodeci danari per cadauno ,
che oggi farebbero il prezzo di Lire li: 7 moneta corrente
piccola Veneta . Ma non lungamente vi fu continuata; affé-
rendaci il Reverendo D.Gianmaria Lugobuono, Rettore odier
no della Chiefa di S. Maria Confolatrice , aver veduto in ma-
co del Signor Canonico Cannelli , di felice ricordanza , fup-
plica della città , da uno de' Signori della Scala fottoferit-
ca , colla quale ù domandava e fu conceduto di poter te
ner una Fiera nel medefuno luogo di Campo Marzio. Co
me quella fofle umilmente difmeUa non fappiam noi. Neil'
anno per canceffione dei Principe Sereniamo otten
ne la Città di poter far due Fiere fopra la Piazza della
Brà , la prima dal dì zy Aprile fino a' 10 di Maggio, e la
feconda dal dà 15 Ottobre fino ali i 10 Novembre , come a
tutti è noto, onde nell'anno fufleguente vi fu quella d'Apri
le principiata, e in tal'occafione fu innalzata quella Colon
na, che fopra la Piazza fletta ora veggiamo, con una ftatua a
ausila fovrapofta fimbolegiante la Città di Venezia , e '1 fiume
Adice . Quella Fiera non ebbe miglior force dell'antica eretta
fopra la Piazza di S. Zeno. Perciocché la notte 28 Ottobre
del 1712 furono da orribile incendio quali del tutto i Catar
ri , o Botteghe , eh' erano di legname, inceneriti, onde molti
mercanti furono ridotti a flato affai miferabile.E quinci occor-
fe ch'eglino feco ftefu diviiando d'ergerne un'altra di muro,
venne finalmente lor fatto di fabbricarla nel Campo Marzio .
Principiata quella del 171 8 , e terminata del 1722 , fu il
giorno
DELLA SECONA PARTE. 281
giorno 28 Ottobre dal Rettore della Chiefa di S. Paolo il do
po pranzo folennemente benedetta con intervento di numero-
io Clero feguito da'Mercanti proceffional mente, tutti con ror-
cie accefe. Nella piazza di mezzo fu eretto un'Altare, ed ivi
cantate le preci, benedetta prima nel mezzo, e poi attornia-
ta, e benedetta negli quattro angoli , li finì la funzione coli'
Inno TeDeum. Il giorno dopo furono le Botteghe per la pri
ma volta aperte, e così ebbe la nuova Fiera principio la ter
za volta nel Campo Marzio. L'Orologio pofto iopra la cala,
del Mercantil Màgiftrato è quello fteflb che una volta lì ve-
dea nella Piazza fopra la cala vecchia de'Giudici contigua al
Volto Barbaro. Il qual Orologio quindi levato rimale alcun
tempo nella Cafa del Configlio e pofto, in occatione di quefta
nuova fabbrica, nel luogo accennato poc'anzi. Ma comiche
quelle cofe , per maggior commodo de'Lettori , fi fono qui in
un raccolte , faran nullaoftante di tempo in tempo nel progref-
lb di quella Cronaca ricordate.
Noti-
VOLUME PRIMO
(i) Forato il gufeio boccia dal verme , aoa first traepofeia alcua
filo ; perocché la foftanza della Seta Del iène éVe'Bacch* fi coaverte, e
quel gufeio , o galletta che dir la vogliamo, a guifa di femplice per»
gatnena rinunci! , onde Seta non (è ne cava. Quando quefti anima-
lucci lavorano, fe l'aria non è ferma , da una loia parte gettano il &»
lo, ma interamente d'intorno al gufeio lavorano*, quando, per la
contrario, il tempo è placido, e tetcne.
300 VOLUME PRIMO
„ già di vermi augelli. Sono fra loro mafch; e femmine, ed
„ effondo tutti tanto fra fe limili , conofcono i mafch; le fera-
„ mine., e fi congiungono per le code con loro, e perle vera»
no in quefto congiungimento per lo Spazio di quattro gior-
„ ni. Nel qual tempo Sembra che in corpi tanto piccioli fia«
„ no i fedì dittimi come mafchi e femmine. Finiti quelli gior-
,, ni muore il mafchio , e la femmina partorisce quelle pie*
cioliffìme uova che al principio dicemmo • e fatto quello ,
„ muore ella ancora, lafciando quella Semenza, con la quale
j, torni poi a rinovellare e rifufcitare il fuo lignaggio . In
che fi vede come a quello folo fine creò la Divina provvi-
„ denza quell' ani maluccio: Finito dunque quello officio, fen-
» xa che niuno gli uccida, elfi alla fua ora muojono, teftifi-
cando con la lua naturale ed affrettata morte che a quello
,, effetto fblamente furano creati , il quale fornito, infieme
con lui fanno eziandio fine di vivere. Così il P. Granata
,» nella fua introduzione al Simbolo.
Quando e d'onde poi fia ftato a noi di quelli animali il Se-
ime portato , non vi fu Scrittore , ch'io fappia , che di taJ cofa
abbia fcritto • quello è certo che , fino a' tempi di Augufta
.Imperadore neffuna contezza fe ne avea, non dico nella eic-
\tà aoftra, ma neppure in alcun altra del Romano Impero *
conciò SofTe cofa che folo in alcune Provincie dell' Afia, non
'.ancora da' Romani Soggiogate , raccogiieafi e fi adoperava la
Seta, fendocliè que' popoli di efitarla agli Stranieri non fi ftu.
Piavano, ira quefle Provincie, come dagli Scrittori raccoglie,
fi, una fi fu la Serica, la cui metropoli da' Latini Sericum de
nominata, oggi Cattai volgarmente fi appella, ed è nel vafto-
Impero della Tartaria Atiatica fituata . Il noftro Plinio, il
quale fioriva circa l'anno 80 della falute noflra, fu il primo
il quale dell'ufo di queft» nobiliifimo prodotto, che nelle Pro
vincie del Romano Impero e nella fteffa città di Roma fi
ccali , ci abbia dato contezza . Avvegnaché Caligola Impera
dore , ficcome colui che vita affai effemminata menava , ve-
ftiva. drappi di Seta , condotta dalie Provincie più rimotte dell*
Alia. Il che avvenne circa il quarantèiimo anno del Signore,
nel qual tempo cotantoquefto prodotto apprezzavafi, che a pefo
e prezzo d'oro fi comperava; ond'ebbe a Scrivere Flavio Vo-
pifeo nella vita d'Aureliano, che prifeis temporibus ferici tanta
frdt catitas , ut aura reponderetnr . Dal che naSceva che nelle
Provincie d'Occidente ^ e in altre non poche del Romano Im
pero ,
DELLA SECONDA PARTE. 3oi
pero , alcune nobili e ricche Matrone fola mente fé ne velli-
vano; non però gli uomini, i quali, tuttoché ricchiffimi fi fof-
(ero , non per altro fe ne afteneano , fe non le per non effe-
re di viver mole ed effèrarainato tacciati; la qual cola nella
città di Roma e in cala degl'idem* lmperadori fu erettamen
te oflèrvata fino a' tempi' di Aureliano , dal quale , perche fof->
fero impedite le rilafciatezze che ne' coitami «' introduceano -
fu ordinato circa Tanno vy\ che ncc vafa auro [elida prò mini-
flrandit cibii fierent , ncc vefles ferieas vires fotdarent : e in fat
ti- lo fteflb Monarca , al riferir del citato Vopifco , veflem [eri-
cam in fuo ve/iiario non babuit , ncque alteri dedit . Un tale ri-
fore per lo fteflb motivo ufavafi anche a'tempi di Dion Caffio
liceo Iftorico celebratiffimo , il quale fioriva nel terzo feco
la j ma col trappaftare del tempo, andato quel rigore in ob-
blio, anche tra i principali de'Romani s'incominciò a ufare i
drappi di Seta ; febbene contro di un tale coftume , ormai
troppo avvanzato si negli uomini che nelle donne , i più ze
lanti Miniftri del Vangelo vi reclamafiero non folamente nel
le Provincie dell' Afia , fra quali un Tertulliano poco dopo T
anno ducento , e un S. Giovanni Grifoltomo in Coftantinopo-
li nel quinto fecolo , ond'ebbe quello fecondo cosi ad mola-
mare pulcra funt vefiimenta [erica , [ed verminum texitura . E
n'avea il Sanco ragione; perocché, aflìcura Ulpiano nel pa
ragrafo primo del hb. XXI del Disello , che il prezzo della
Seta era eguale a quello delle perle.
Ora venendo alla deferizione del nobili/fimo prodotto delia
Seta , è da faperfi che da principio fu quella confiderata, e
da Plinio fteflb deferitta qual fpecie di lana o lanugine ,
prodotta non da pecore, ma da alcuni alberi che dalla loro
provincia aveano il nome di Seres , e da noi fi dicono Mo
ri, ficcome da perfone che affettano la lingua Tofcana detti fo
no Geljt . Prima che introdotto folle il modo., da noi pure ula-
to , di ridurre in filo le Gaiette , quelle fi filavano ancora al
pari che la lana : venivano raccolte e macerate alquanto ia
acqua fredda, e poi (tracciate co'petini di ferro, quali limili
a quelli detti Carti da'noftri Artifti , e co' quali di prefente
fi (traccia la lana di più fina qualità; onde in tal guifa le ri-
ducevano in fiocco, e quello veniva poi iottiliflìmamence fila
to fecondo il collume d'alcuni paefi Afiatici , ove tuttora fi fila
il bombace ed il lino per far tele finiflime ; e quella maniera
di filare la Seta fi ufa e da noi e da1 principali negozianti dà
Zurigo
}o% VOLUME PRIMO
Zurìgo città Svinerà » fervendoli a tale ufo di quelle Galea*
che non fono atte a filarli nell'acqua calda , 6 perche fiano
troppo leggiere, o che abbiano fervito per la femonza. Che
tale fia fiato l'ufo antico di ridurre in nlo le Gaiette fi. rao
coglie pure da uno Scrittore che ci lafciò regiftrato t PopuJi
Senna Afiatie* % quorum regia Serica rutne Cata/a dicitue , mfmé
bv arboree effe dmuntury qua non folum folta » [té Jamam quoque
praferum tenuiffimam » ex quorum fnndibus eauitiem aspe8uni
aqua perfufa , ex qua veliere- veflimenta cenficiunt » qua* ferie*
muncupantur » ut deferiba Solinm capv jj/ e Lucano nel libro
IO verf. 142 Compreffum pettine Serum . Che quello prodotto
della Seta da principio fia a noi pervenuto dalle parti dell?
Afta più e più Sem tori «e lo confermano » come il nollro
Giulio Cefare Scaligero il quale» per teftimooianza del Padre
Ambrogio Calepino» rapporta aver egli veduto in certa parte
dell'Italia» che» per la fua fitnazione verfo cerca parte del ma*
re Adriatico» partecipa del clima d'Afia» negleBue mawvaribus
wrmteulat fine tura » cultuque fericum faceti » e quibm detra»
bum incelai . Lo fteiftx Scaligero attefta aver egli ciò> udito
da varj naviganti e da un Ambafciatore Veneto» e di. averlo
anche letto in più. s&ppoiti Rampati da accreditaci Scrittori »
dicendo che Sericum » quod badie a Scriba* ( popoli Serici ). im
teca stia Jemittitur piane » idem effe oc Hlady qua badie utimur •
E cosk il Cardano rifpctto ad alcuni luoghi dell'Indie» dichia*
rando il lib» z cap. zj di Plinio » fcrive fe vidiffje folia ex Per-
fide & Arabta adveffa meri foliis fimliayfed panda, angufimra
longiara » veliere [erica ctrcumvaluta » quod Bembyx intme latenti
peverat » u* emwno Jerkum Orientale-yac noftrum Bombydauun ne»
dij/èrat fecuadum fubftamiamyfed folum ex accidenti; futa quod in
Oriente Bombycet in aeiorum felu* producant y nobis vera animai,
eulum id cura maxima Jit tuendum fervandumque . Poteva anche
aggiungere che le noftre Sete fono comunemente migliori ».piu
nette e fine delle Afiatieheto raccolte fopea gli alberi »o filate
in acqua calda come predo noi fi & : o anche raccolte nelle
Capane» ove a noftra imitazione vengono que' vermi, euftoditi
a coltivati, e filate nella fuddetta foggia ad. acqua calda. Del*
le quali Sete ne capitano di molto belle in Europa» e prin
cipalmente in Olanda , Inghilterra » ed anche in Venezia .
Quelli vermi da Seta furono dagli antichi Latini chiamati coi
nome Bombyxy cioè Bombice» il qua! nome al riferire d' alcu
ni conveniva ad una lpecie di Ragni Anatici i quali» fiùenxi©
DELLA SECONDA PARTE. 3*3
(opri di alcuni alberi, mandavano fiiori alcune fila lunghe e
(baili , e certamente faranno di quelli che Plinio dice che fog
gi ornavano (opra de'Cipreffi , Fraffini , Terebinti e Quercie dell*
Xfala di Gèo: c Paufania li rifèrifce grandi più dc'Scarafag-
si, e con otto piedi; e confondendo forfè quelli fili con que'
«Bombici, dice che i popoli di quelle provincie fe ne ter»
▼ivano per far delle velli» II nome loro di vermi Serici, 9
da Seta, fi cenofce derivato da' popoli da' quali la lèmenta c'è
rvenuta, come vuole Ifidoro, Autore antico ed accreditato
tale materia, nel ino Jib. VI cap. XXVII: Sericum diurna
*ìftt quia id Sera ftpm miferunt / ahi Sericmm tx arboribus agno»
jfcunt, vermm non ex jnrborum natura ,fcd Bombycum opere fieri tra»
jimnt^ Pretto di noi però acquiftarono il nome di Cavaleri , o
Folliceli, o fia Bigati, ma non fi fa il motivo di tale deno-
aninazionc loro data. Di cucilo utiliifimo prodotto della Seta
ne fu priva ,come fi drflè , 1 antichità Romana per tutto il vado
fùo Impero; ma dipoi vi fi introduce a paco a poco nel corfo
<ti varj fecoli , pervenendovi dalle più dittanti provincie dell*
Af>a > ond'era ni molto caro prezzo . A' tempi di Giuftiniano
Iraperadore fu introdotto in Coftantinopoli , o nel fuo Tetri»
torto l'impianto oVtnorari o mori , e la cultura de'Bacchi per
«pera d'alcuni Monaci dall'Afta ivi capitari, i quali tra 1 al*
tre cofè ripor fecero il feroe di detti Bacchi lotto del Iettarne,
acciocché mediante quel calore fi nafceffe ; e quelli introdut
tori furono perciò dall' Imperadore premiati : il che occorfe
«eli' anno di noflra fahitc 527 . E quindi è da credere che fi
farà avanzata quella nuova introduzione , e fi farà continuato
ad impiantare li mori e coltivare i Bacchi , panando da una
all'altra provincia del detto Impero e in quelle vicine della
Grecia. Quanto a' noftri Europei allorché andarono con efer-
cito all'acquillo de'luoghi Santi, e vider quello bel prodotto
della Seta , dicono che di etto invaghitili e dell'utilità fua nelle
noftre terre fecoloro lo trafportaflero . Ora quello trafporto in
Italia, e fpecialmente nel noftro territorio, credono alcuni che
feguito fia circa l'anno 1000; imperciocché varie fono le offer-
vazioni che lo perfuadon loro, e particolarmente fopra il volu
me de' noftri Statuti feruti l'anno 1228, ove fi ha che alcuni
noftri Verone» fi portarono alle guerre di Terra Santa, o alle
Crociate: ficcome i Veneti, Francefi, ec. avean fatto; a'quali
era riufeito poco prima di fare grandi acquifti non folo nelle
3o4 VOLUME HlMO
Provincie d'Alia, ma anche in quelle di Grecia» fino ad ìrtw
padron irli della fletta capitale dèi Greco Impero , partigiano al
lora degl'infedeli. Ma s'ingannano certamente, perocché rim
pianto de' Mori e la coltivazione de'Bacchi fa qui introdotta
{blamente circa l'anno 1400 . Il che effer vero quindi fi può
argomentare , che nello fteffò Statuto 1218 non le ne fa men
zione alcuna ; fendoche folo del 1505 la Seta ci recava gran
de ricchezza , onde il noftro Sereniffìfimo Principe , con Tua
parte 16 Settembre di detto anno, regiftrata in fine de'noftri
Statuti , dichiarò la Seta qual Teforo de' Veronefi/ minacciò
la pena di Lire 25 Veroneh, che ora fono tre Zecchini e più,
a chi rubbaffe una pianta di Moro per trafportarla altrove ;
e poi iftituì il Dazio fopra le Gaiette che nafcevano. Stando
a ciò, e con la regola che la cultura de'Mori dall'anno r 5 5 5
in qua lì è crefciuta piìx del doppio, è veriiìmile che non pic
cioli» quantità di Seta fi farà quivi ricolta circa l'anno 1500,
e così andando all' indietro con proporzione affai meno vici»
no al 1400 . Prima che mancale il Dominio degli Scaligeri
nella città noftra , era (lata introdotta appo noi l'Arte deTef-
fitori di Seta, come lo era in qualch' altra città vicina,* e di
qui fi fa chiaro che folatnente poco avanti del 1400 ebbe il
fuo principio quell'arte nella città noftra , non però lavoran
do di quella Seta che quivi fi raccogliete (perciocché, o noa
vén'era, o eli' era certamente pocchilfima ) ma adoperando di
quella che dall'Afta veniva qui trafportata. Introdotta poi la
Seta Greca ( a noi più vicina e di non così caro prezzo co
me r Alìatica)e alla perfine anche la noftra, allora fu, che il
numero de'Telfirori venne moltiplicandoli nella città noftra , e
a fiorirvi , come al prefente fi vede .
Quanto alle piante de'Mori noi fìam di opinione che ve ne
fien tempre ftate nel noftro territorio/ febbene non in copia,
nò pel raccolto delia Seta* ma pel frutto foltanto, fpecialmen-
te de' neri ufati nelle medicine, ed anche per cibartene, come
fegue oggi pure sì de' bianchi come de'neri. Ma che decaduto
efiendo l'antico traffico del lanificio in quello paefe,di qui ne fé-
guiffe che i pofTeditori delle campagne e de'campi denéro opera
ad arricchire di quelli alberi i lor beni; onde ben predo videfi
nel territorio di Verona non picciola copia di tali piante-, il che
per le caufe fuperiormente accennate , non era feguito prima
del 1400. E che male non ci apponiamo, già dicemmo che nel
lo Statuto pubblicato nel 1228 noa li fa della noftra Seta nep-
pur
DELLA SECONDA PARTE. 305
ur menzione. Nell'erezione della cafa del mercanti! Magi-
rato feguita nel principio del XIV lècolo, fendo fiato addof-
fato l' incarco alla nobile Arte della lana di ripararla, e non.
a' mercanti Setaiuoli, quinci chiaramente fi fcorge che il La
nifìcio era allora il maggior traffico de' Veronefi; e che della
Seta, cioè della noftra , non fe ne avea neppure contezza .
Anzi è molto probabile che 1' Aiiatica foffe in que' tempi appo
noi rariflima , leggendoli in certo contratto riabilito fra Bar
tolomeo Gardelini,e Donato Aloni , fcritto addi 5 Ottobre del
1350 (che nell'Archivio de'RR.PP. di S. Fermo Maggiore nel
Calto delle Scritture diverfe al numero pi fi cuftodilce )come
fei oncie di Seta d* Alexandria furono vendute fei Ducati d*
oro. E in fatti fe quello prodotto foffe fiato fino in que'tempi
appo noi , certamente che agli Ecclefiaftici ne farebbe fiata
contribuita la decima, Eccome feguì, e fegue ancora del For-
mento e d'altri prodotti; ma nè di Gaiette o Seta, nè di riG,
nè di forgo leggefi ne' vecchi documenti , che la decima alle
Chiefe folle contribuita , come cofe, che folo ne' tempi fuccef-
fivi al XIII fecolo furono a noi qui portate. Ma foprattutto
ferve a provare mirabilmente, che la Seta non fu molto an
tica in quefto noftro territorio, la pena minacciata del 1505
dal Principe noftro Sereniffimo a' furatori delle piante de' mo
ri, come fuperiormente dicemmo: avvegnaché per quella fi fa
manifefto che di tali alberi qui non v' era gran copia .
Alcuni de'noftri Veronefi fi fecero ad offervare ,che que'mo-
ri , quali ora fi veggono rimpetto alla Chiefa della Vittoria,
furono piantati a diritta linea di quelli egualmente vecchi che
fuori delle muTa eftano tuttavia; onde conjetturano che tutti ad
un tempo fien fiati piantati, cioè prima del 1320, in cui da*
Signori della Scala fu la città di mura da quella parte circondata,
coficchè quelli che or fon dentro della città da quelli che fuori
fi vedono rimafero leparati. Che quelli alberi fien così vecchi
non v'è chi lo pofla con licurezza affermare. Egli è ben vero,
che quefi albero non fi gela così facilmente , e che quando que
fto fi gela , ftannogli altri affai male; onde nel Salmo LXXVII
che incomincia Atttndite popule mais tre. dille il rea! Profeta ,
che Iddio diftrufle col gelo tutti i moroni dell'Egitto.* Et oc-
cidit in grandine vineas eorum> & tnoros eerum in pruina^ vo
lendo inferire, che quando i mori fi gelavano non erano gli
altri alberi fai vi. E che Iddio fra gli altri gaftighi che man-
Cron.diVer.P.lI.Vol.1. Q_q ° dò
3o<5 V O LUME PRIMO
dò Copra degli' Egiziani , grande fu quello di privarli del
nobile e ricco prodotto della Seta, di cui que' popoli cotanto
abbondavano Ma che que'mori , quali (opra la fponda del
fiume a'tempi noftri fi vedono , colà ov'è la Chiefa di S. Ma
ria della Vittoria e fuori delle mura a quella vicine, fieno cosi
antichi, come altri penfano, o nò, non retta per quefto, che
dèi 1505 il territorio Veronefe non ne fofle affai fcarfo, e che
folamente da quel tempo in quà quefto prodotto della Seta
non fi fia andato bel bello avanzando per il nottro Territo
rio, come pure in altre provincie d'Italia, così nella Sicilia,
e fors'anche nella Sardegna e Corfica , nel Tirolo confinante a
noi, e nel Friuli. Nella Francia fu introdotto l'impianto de'
mori e coltivazione de' Bacchi nel 1600 per Decreto del Re
Arrigo IV , non volendo egli che del luo Regno fi portane
via tanto danaro per caufa delle Sete o Orientali o Italiane;
ma ivi fi crede che quefta coltivazione, non abbia felice ri.
ufcita, mentre ii Francefi comperano delle Sete in molta quan
tità da' foreftieri . .11 noftro territorio fembra che fia più adat
tato a quefta raccolta, e per il felice terreno e per la falubre
aria che refpira giovevole anche a quelli vermi da Seta . Ri-
efce però di filo alquanto più grotto dell'altre, a caufa che fi
lavorano le Gaiette allarinfuia, fenza accurata feparazione ,
e bollendone molte in una volta nella caldaja ; ficchè o fono
da fefteffe di filo groffo ed ordinario, o più Gaiette concor
rono 1 lavorar un filo: laddove in altre città fi mettono nel
la caldaja a filare tre fole Gaiette per volta, e delle più fcel-
te che s'abhiano, proporzionate al lavoro; delle altre poi fan
no lavoriere più ordinario, e tutto lo dividono in varie fpecie,
e quelle perciò di diverfo valore e prezzo. L'ufo del lavorie
re e delle velli di Sera fra noi è molto ordinario, e affai più
di quello che nel 15010 ferine il Corte Iflorico di noflra città.
Avvegnaché oggi fi è talmente comune che non v'è quali perfo
ra che non abbia della Seta in dono, e gli artigiani, anche di
mediocre condizione , fe ne vertono colle mogli loro e figliuo
li , nè più fi fa diftinzione di grado o condizione veruna , ma
tutti con grave pregiudizio anche dello flato loro di tali abi
ti fi fornifeono, fenza far qui offervazione alle donne, le qua
li veramente eccedono e nel numero e nella qualità delle ve
lli di Seta non che nello abbigliature d'oro e d'altro, quando
nel 1400 alle fole Gentildonne Veronefi di rango facoltofe , le
DELLA SECONDA. PARTE. 3Ó7
quali per il noflro Statuto potevano portare un pajo di mi*
riiche di ftoffa d'oro, era permeflTo avere due l'oli vefti menti di
Seta , che loro duravano dallo fpofalizio (ino quali alla morte.
Ora è da fapere come la noftra Seta per li paefì forallieri li
vende per lo più colorata , e d'ordinario un grande efito le ne
fa nelle quattro famofe annuali Fiere di Bolzano >• dove detta
molila Seta era affai pregiata molti anni prima del 1487. Quivi
pertanto vieni difpofta da' Mercatanti e l'pedita per molti Sta
ci e paefì della Germania, e molta nella gran Fiera di Liplia
in Saflbnia, da dove pafla pel mare Baltico, indi ne'paeli e
Stati del Nord ec.
La quantità di quello ricolto nel 155^ li calcolava da're-
giftri del pubblico Dazio che afcendefle a Libbre cento fettan-
tamila nel 1742 li vede da' pubblici regillri che ne furono
denunziate circa libbre trecen tornila , e li vuole che-per ordina-
rio fe ne raccolgano in quello territorio libbre cinquecentomila.
II prezzo delle Gaiette e della Seta è (lato vario, fecondo 1'
andamento de' tempi e d'altre circoftanze. Nel 1543 fu com
perata un oncia di Seta nera col maggior pofflbìle vantaggio ,
per foldi nove Veronefi,che a moneta Veneta odierna de'tem pi
noftrt importano L. r: 14. onde valendo quella Seta nera qual
che cofa meno che d' altro colore , per la gravezza degT ingre
dienti che un tal colore compongono, viene a riluttare il prezzo
di una libra Seta greggia a moneta Venera de' tempi noftri%
cioè del 1742 Lire 17 circa.
Da' giornali d'un antica famiglia Keligiofa Veronefe, che
da più. feroli pofifede Terreni ben" coltivatile "dotati di morari,
fi fono rilevati i feguentt prezzi .
15 14. 70 Mori giovani pianta- moneta Veneta monéta odierna
ti coli ava no moneta Vero- antica. Ij^zVineta*
nefe Lire 5 : 18-
affatati per varj anni . L- 7 = 17: L. 40: p : 4
1580 Seta a grommi la libra. L. 12: 4: L. 25: 7:
1581 .....a groffi 47 L. p: L. 20 : 12 :
L. n : •m L. 23 ; 2;
1586 Gaiette & foldi 14 Vero-
nelì la libra fottile . L. 18: S L. tiiói
1587 a foldi 14: 8 limili. L. 10: s L. 1 : 1*7 :
1507 Seta a groflì 54. L. 10: 16: L. ip: 14;
1606 Gaiette a foldi 23 Ve-
ronelì . L. 1: 10: 8 L. 2: 3:
2 1007
308 VOLUME PRIMO
1607 Per ecceflìvo fredda nel me.
fe d'Aprile molciffime piante moneta Veneta moneta Veneta
di mori feccaronfi licche la antica* moderna 1742
Seca fall ad alriffimo prezzo .
l<5 1 5 Gaiette a iòidi 18 Veronelì . L. li 4: L. 1:14
1Ó18 a Marchetti 30 - - L, 1:10: L. 2:3
xóip a foldi io. L* 1; j: 4L 1:14:
lózi Seta in Scagione a Lire Ve-
roacG 11 - - L. 14:13: 4 I~ io: 7:
..... fuor di Ragione a
Lire 33 L. 44: : L. 61: a:
ioli Seta la libbra Lire Vero-
nefi 27 --------- - L. 36* : : L. 5 1 : 5
1Ó23 a Lire 22 : 10 - - - L. 30: : L. 42 : 15
1^24 a Lire 15 : 8 - - - L. 20:10: 8 L. 25: 12
1525 ----- a Lire 18:15. - - - L. 2j; : L. 30:12;
,I<$30 Per il contaggio in Verona,
i accaduto non furono bene
coltivati li mori , e per il po
co confumo ebbe Icario prez
zo anche la Seta.,
j 636 Seta la libbra a moneta Ve
neta Lire - - - - L. 12: : L- tSt i
1^37 ......-L. 12 : 12 : L. 16 : 16 :
tói\o .............. L. o : io : L. 12: 13.: 4
1645 Gaiette la libbra fot ti! e - - L. 1 : 1 L. 1:6:8.
1646. Seta ...... ...... 10 : i L- i£: 4:
%6p6. 1697. ióp8 Li Bacchi fe
n'andarono tutti a male. , e in
uno di fuetti anni prefervatifi
i Bacchi del Conte Carlo Sa
gra molo nella fua t enuca di
Pazzon ,, ricavò di una lib
bra di Seta ..... L. 38: : L. 45?:
In una tarifa a (lampa del
i6So relativa ad altra deL
l6$0 dell' Eftimo del Reve.
zendo Clero di Verona, iL
prezzo della Seta fi calcola
per ogni libbra a moneta Ve--
Beta corrente »...--■ L. 12 : 8 :
Nei
DELLA SECONDA PARTE. 30?
Nel preferite fecolo fi fono molto grandemente accrefciute
le piante de' mori , e gran quantità di Seta fi raccoglie, co*
me avanti dicemmo , e pure il fuo prezzo s'è andato ribaf-
fando non ottante il grande efito che fe ne ritrova, e falvo
qualche ftravagante Magione e difgraziato accidente.
Ora fembrerà ad alcuno che qui per noi ditcorrer fi dovcf-
ie anche della maniera di piantare li mori, di allevare li Bac-
chi , e di farli lavorare ec. ma ci batta aver toccato quelle
cofe che alla Scoria polTono appartenere , in alcun paflb delle
quali forfè troppo ci fumo avanzati. Sicché lafcieremo ad al
tri quella fatica , e ci giova credere che fi vedrà forfè pretto
meflb alla luce dal favio intendimento ed ellegante penna del
Signor Gàfpare Bordoni nottro Concittadino un trattato, dove
molte e belle cofe fileggeranno e potranfi apprendere per mag
gior noftro comune vantaggio, e per l'ottima coltivazione di
emetto teforo d'Italia . Per foddisfare però ad alcuni altri , abbiam
voluto qui riportare quello che in proposto de'Bacchi di Seta
riferiice il Signor Salmon nella fua detenzione del Gran Mogol.
„ I Bacchi di Seta dell'Indie fono degni d'effere qui ricorda-
„ ti con dtftinzione: Stanno elfi rinchiufi nelle uova per dodici
„ giorni nel mele di Novembre, e quelli Aliano la Seta detta
„ Aggrovadbund , che è la migliore dell' altra tutta che fi fa
„ negli altri mefi dell'anno.
Addi 12 dunque di Novembre efeono i Bacchi dalle uova,
e fi mettono fu ftuore , dove per quattro giorni quattro vol
te al giorno fi danno loro delle foglie di moro tagliate in
piccioli bocconi: il quinto giorno non danno loro mente af
fatto da mangiare: il fello, fettimo, ottavo, e nono danno
loro delle foglie fopradette, ma in bocconi più grandi: il de
cimo è per lóro giorno di digiuno come il quinto : l'undecimo
e il duodecimo giorno gli danno quattro volte l'erba fuddetta:
e il decimoterzo e decimoquarto niente : dal decimoquinto
fino al decimottavo mangiano quattro volte al giorno le foglie
intiere , e cinque volte ri giorno decimonono fino al ventefi-
«ìofefto. Dal giorno decimoquarto i Bacchi cominciano a di
ventar verdi , e nel ventefimofetto fono grandi due pollici e
un quarto: nel giorno ventefimofettimo mutano colore r e di*
ventano giallici, ed allora non fi dà loro pili da mangiare ,
perche cominciano a fillare : il ventefimottavo in certe cafuc»
eie di ttuoje efponendoli nelle ore men calde del giorno alL*
aria; dentro di quello giorno e della notte ieguentc s'haa già
3ia VOLUME P R I M Q
fatte le loro prigioni» Il di ventefimonono fi levano da quel
le calacele,, e IL mettono alla rifufa fu ftuore porte una fo-
pra l'altra Ih tavole > e il trentelimoterzo giorno vanno a ve»
dere tjualt fanno ftrepno, e quali nò,, per confervare i primi
per far razza c faranno L'optava.,, la dodecima, e la fedicefi-
■ ma parte di tutto il numero de1' Bacchi y perche molti reftano
uccili o dal troppo freddo k ,0- dai troppo caldo ► Dal trentèli
mo quarto queAi: fino al tranteumoleiumo continuano a HI Ta
re, e- nel trentaottelimo fanno nel gufeio uro picciol foro per
cui.eic.onor, ed allora fi [rapportano Copra altre ftuore. I nazionali
riconolcono i ma/cfii e le fémmine dalla gravezza, fendo que
l-te più grofie,. quelli più teacmi : fi. mettono infieme tutti al»
la. rifu (a perche- generino,, ciò che accade nella prima notte;
il giorno feguerae gettarti via. tutti i rnalchi, e le femmine fan
no, le loro uova nel dì. quarantèiimo j, dòpo il quale fi. getta
no- via anch'effe : onde la vita de' Bacchi termina in giorni
cinquancaduev dodecit nell'uovo ,, e- quaranta fuori - La Seta:
de' figli di quelli', che chiamati; Margaund , fi fa nel. Germajo ,
e allora Hanno giorni quattordici nelle uova,, e quaranta fuo
ri, colicene a' 14; Febbrajo Hanno terminato affatto il lavoro r
e quella. Séta è la feda „ e lai più inferiore- di tutte - Dòpo dà
quella fi. fa il .terzo-, lavoro dà' 14 Febhrajo fino a1 2.4 Marzo 9
e quella' Seta fi addimanda Che laburni',, firmata, della, fecondai
forte-; i Bacchi, che la fanno- Hanno otto foli giorni neiT uovo
e ne vivono, fuori, d' elfo trentadue ,, pome pure i generati da
quelli,, che lavorano- perfino a' 6 di Maggio un'altra Seta che.
chiamano S.aukbund ed è della- quinta lotte « I figli di quelli
fanno- ausila- della quarta forte .detta Affottebund' ' e vivono
tanto quanto i primi fino a' 4 Giugno - Vcrfo- la fine" del Lu
glio- fi termina, il lavoro dèlia» terza, forte* di Seta;, ma* neh'
Agofto e nel Settembre non fi. fanno- Sete:. Ne IL' Ottobre:' poc-
ohiffime . Sei volte all'anno- fallano adunque ,. e generano r
Bacchi dell'India per e Aere il paefe caldo ,. laddove in Europa
non- vivono altro che la fola- ftàgione più: calda ,. cioè- nel cuor
della fiate. Se a calo i Bacchi- non abbiano il. loro folito ci
bo, e lor fi dia altra erba,, la Seta non na ice così perfetta .»
Trecento anni fono furono- porcate' le- uova de? Bacco* in Ita-
Jia da due Religiofi; fono però' più' di' mille anni' che noi Eu.
rapei fappiamo cofa fi a la. Seta ,. e le abbiamo dato il nome
Latino di Sertcum da quel popolo che ce la manifcltò- Fino
qui il Salmon a lume della verità.
Stori*
DEXLA StCONRA PARTE. 3tt
Ma
DELLA SECONDA PARTE. 31$
•ptìV
DELLA SECONDA PARTE.
Zaccaretti . 1413
Valenera, o Val- Zaccaria . «413 1737
lifnieri. 1432 Zambonardi. 143 1 a ISS4
Valentini. iS24 Zamboni . 1409
Valorofi . 1406 Zambonini . 1414
Vargatari,o Pol- Zanchi . 1526 a 17x1
francefchi. 141 4 a 1719 Zavarifì. 1408 a 1704
Varugola. 1522. a 1546' Zecchinoti! . 1432
Vaflalini . 15 19 a 1313 Zenara . *S*9
Ubriachi . 1453 a lS99 da'Zeili. 1450 a 1519
Vergeri. 15' 7 a Zucco . 1532 a 1735
Venta. 1406 a 1730
DELI.A SECONDA PARTE. 33»-
Cron.diVer.P.II.Vol.I. Xx De/cri-
346 VOLUME PRIMO
Xz x Numera
348 V © L U MS PRIMO
Alla
DELLA SECONDA PARTE. 34?
A Lift pag. 180 della Prima Parte di quefta Cronaca ab
bina dito il volgarizzamento che fece già il noftro Tin
to di certo documento , che nell'Archivio de' Signori Cano-
ilici «fella noftr» Cattedrale G cuftodifce . Con qucfto tal do
cumento, feguendo il Panvinio, intendea provare effo Tinto
che non- il vecchio recinto ma il più nuovo fu per commiflio-
ne di Carlo Imperadore riftaurato: non già perche il giro di
?quello fecondo muro egualmente che il primo colla Rocca , et
» Col Gattello di S. Pietro fi congiuntone , ma perche , come
altrove fi diflè, il Caftello che ora col nome di vecchio s'ap
pella , e non il più antico , credeva egli che nel fecondo re
cinto fino in quel tempo fotte edificato , si ancora perche
nelle mura di cui nel documento fi fa menzione fi dice che
v'era una Porta detta di San Ferme , e un altra col nome
di Porta nuova. Quanto alla nuova è cofa certa che diverfe
Porte furono ne' recinti della Città noflra, le quali con que
llo nome appellaronfì . Avvegnaché una ve n'era nel Cartel
lo di San Pietro : un ^Itra accanto al fiume , cioè alla cat-
tena di San Zeno : e quell'altra che ora con volgar nome fi
chiama i Portoni della Brà , rimpctto alla quale è cofa mol
to verifimile che un'altra eziandio con quello tal nome ci
foffe, cioè nelle mura da Gallieno edificate. Perocché dalle
vecchie Porte, che a' tempi noftri ne' due primi recinti intat
te rimangono, fi rileva che rimpetto a ciafeuna Porta del più
vecchio recinto ve n' era edificata un' altra nel più nuovo ;
alla quale fi dava per lo più il nome di quella vecchia Porta
rimpetto alla quale era la feconda fabbricata* febben pofeia
col panar del tempo fotte ad effe Porte mutato il primiero
nome* onde all'antica di S. Zeno fu pqi dato il nome di S.
Michele : a quella di S. Fermo di Rottolo: l'altra di Saato
Sepolcro, di cui nella via ove abita la nobil Famiglia de' Si
gnori Conti Gnidi appajono le veftigia , fu pofeia del Vefco-
vo detta. Quella ch'ella ancora a' di noftri nelle mura per
cui s-' entra nella corte detta del Farina., ch'era limata rim
petto alla Porta detta della Vittoria, qual nome da principio
avefle non (appiani noi, benché dicano che di S.Zeno appella-
vafi. E quella finalmente che murata fi vede nel Caftel Vec
chio, che in prima chiamavafi di Zeno, fu poi detta del Mor-
bio. Se v'eran dunque due Porte di S. Zeno , vecchia,, e nuo
va: due altre di S-Fermo , e due ancora come altrove fi difle ,
che col nome di Organa fi chiamavano (la prima nelle mura del
Caftello
3$o VOLUME PRIMO
Cartello fra la Chiefa di San Giovanni in Valle e fucila di
SL Fauftino, e la feconda accanto al ramo dei fiume per gire
al Seminario e alla Chiefa di San Vitale) come non lì potrà
dunque dire che due altre Porte col nome di nuove non ci fien
fiate ? ma cada pure in quiftione fe ik più nuovo recinto e
fton il pru antico fbffe riparato » dacché fono gli Scrittori di»
feordi fe da Teodorico Ila flato veramente edificato il fecondo
recinto,, ovvero fòlo del tot;, come fra gli atri aficura co-
ftan temente il Canotto* mentre per quanto al cartello fi fpet-
ta y certamente di quello che era ove ora è quello che dicefi
di S. Pietro farà forta il dire che nel documento fi favellane*
Se noi per tanto d'intorno a ciò la noftra opinione adducea*
db ne abbiamo dirittamente o nò giudicato > a chi fa me
glio noi di buoni voglia ci rimettiamo - Ora bramando» alcuni
aver quefto taf monumento anche nella lingua in cut fu {frit
to , a qnertt per foddisfàre y e- perche nulla manchi di ciò che
neccfftno fi creda in quell'opera x l'abbi amo in quello nortro
libro, umilmente inferito y ed è- di quelfo tenore.
Anno Domi tucip. Incarnatici*. DCCX1XVIU ~ Ntttiam qualtm pe-
datura» nnrorum Verenenltt dvitatis pars, damus Eptfcepi/ J".
Zenonis prfteritss temporibus, factrt /olita ftterit* Tempore Reg*t
Pipini\. quum adèuc ipfe- putr effet y, gens Httrtnorum, alias Ava-
tei di tia , Italìam cum excrcitu tnva/ìt* Cujus rei bttc caufa- ftut »
quia exercitus Francorum , & prxfertim Dux Forojultenjts r Htm»
nos, qui inter Italiani , & Danubium in Pannoniis babitaban* »
ajfiduts popuìationièus. infejìaéant* Igitur quum de eorum adite»'
tu Carolus. Rex Francorum certior {aBus ejfet Verona** fune
ma/ori ex parte Jirutanr reparare Jìudnit ,. ntmrofque r C* turni ,
foffafque- per urbis gtapini fecit adjetìifque- patts finis, a fole- mf-
que munivit , ibique- Pipinum fiiium reliqtùt y & Berengartus ejus
tegatus ad recipiatdam civitatem mijfus . De- fatiendit antan mu-
rtSy. & fojjis erta ejt contenti* inter crves t & urbis Judbmr9 oc
pattern S. Zenonis ~ Judìces enim ad tertiam pattern domus Epifim-
pij factrt- uolébant y pars vero> Ecclejì* , qnod ad comparationem
tanti populr ex'tgua effet , volebat no» tertiam t [ed quartam r ficus
antjquùus fuerat y dare . Et non fola pars Epifcopif y /ed cunt es
monajlerium S. Maria , qnod fitum ejl ad portar* Organi » & Pria
alia monafleriala regalia , ideji S. Petti tn Mattatici + S. X<«-
pbani m Femrtis y S. Tboma* puellarum in urbe, fed & duo Re~
gis Xenodocbia , unum quod ejl ad portam S. Firmi , & alind ,
food dicitur Calaudujlera . Quumque in bac contentane diu im
mora-
DELLA SECONDA PARTE. $$t
morarentur , & neutra pars alteri cederei , quia pars pitica t
qua dicebat , probare non poterai , quod mmltum tempus tranJìtJL
jet , ex quo banc urbem reparare «pus non «rat; quia Longobar»
dorum tempore nibil indigeiat , publico {Indio munita. Si quid aw*
Un* moditmm ruebat, flatim a Vicario dvkatis reflkuebatur . Tarn*
atem Subito confitto paBi funt ,mt baerei , <£r fiutSi Spiritms re.
fervarentur fudieio% aligentes duos juvenes clerica fine utlé tram*,
ne exifiimator , Jlatuemut in Ecctejìa S. Joaonis Baptifia ad de*
tuum, & ad crueem ftare fecerunt , qunutm ttnus Aregaus , pq/f
Arcb'^nsbjter Ecclefia majoris nomine , ex parte puàiica . Alter
wroìcx parte S. Zenonit Pacificus {cilicet% qui pofi Arcbidiaconus
Ecclefia majoris fuit . Hi ambo ab introitu miffa ffque ai me
diano paffionem tantum , qua «fi fecundum Mattbaum partur fia»
rent ; ilte qui de parte publica datus fuerat t in terram velut
«xanimis corruiP; Pacificus vero ufque ad finem pajftonis ftetit .
■His ge/lis & omnibus grattai Deo agentéus , quartam pattern tam
civitatis^ quamcafieìli pars Epija>pij9 cum bis, qua fupra memcm
ravimus, accepit . Modèrni o igitur tempore , «o feilieet anno , quan
do Imperator Lotbarius tum exercìtu in Franciam cum fratribus ad
patrem perrexit , nuntios fuos , idefi Marium Bergenfem Comitem ,
Herìmbertum Epifcepum Laudenjem Verenam mifit , ut muros, qui
ad portar» , qua dicitur' novay diruebant% fiw in cajlcllo, altif.
que necejfariis tocis refiituertnt , & de "bis cum fuis focus pars
Epifcopij quartati» pattern pedatura accepitt <& «pus iìlud perfecit.
Hcec omnia ob auferendam contentienem nos feripjimus , qui in bis
a Bis ab imito bujus narrationis ufque ad prafèntem annum, idejl
Domiate* Incarnationis DCCCXXXVll. ItidtBione XV. interfuimus.
Supplemento al tejio del R . P. Frà Luigi di Granata d* intorno alla
natura de" Bachi , inferito in quefto Volume alla pag. 208
DI di«erfa fpecìc fono li Bachi cne producon la Seta ; peroc
ché fra i biaivchi ve ne fono dì quelli che han le zatte gìale,
e cjucfti la boccia o gaietta giala producono: e la bianca quegli
altri che han le zatte bianche. Ce ne fono anche di color bruno,
i quali nella guifa de'bianchi forman la boccia giala e bianca, c
quella ancora che tira al verde , ma la giala riefee ordinariamente
del color d'aranzio,onde manifeftamente fi vede che, fecondo il
color delle loro zatte, didiverfo colore riefeono le Golette. Fra
i bianchi ve ne fono di quelli che, ficcome i bruni , fembra ch'ab-
bianoedocchi e nafo, laddove negli altri nelTuna di quelle fem-
bianzenon fi ravvifano, quantunque nel capo abbian due piccioli
legni,
^% VOLUME PRIMO DELLA SEC0NTNE*ARTE .
fegni , quali par che abbian fembianza di occhi; ma tal fesni o
piccioliffimi punti vififcorgono da capo t piedi , onde non fi può
giudicare che quelli che fi vedono ne*loro capi fieno veramente
occhi, ficcomc veggenti occhi non fi può chiamare quella tal fera,
bianza che negli altri pio formatamente fi fcorge . Il P. Granata il
menzione di quella fpeciedrBachifhe mangiano e dormon tre fòle
volte, laddove appo noi la maggior parte quattro volte mangia-
jxO. e altrettante dormono, onde da'ruftici i Bachi della prima
fpecie fi dicono delle tre, e quelli della fecónda delle quattro.
Quelle dunque, gentil Legittore, fono le cofe d'intorqp al
le quali ci proponemmo in quefto volume di ragionarvi . fe fic-
come Prima Parte di quella Cronaca con un Sonetto
ferino dal Fracaftorio Filofofo cclebratiflìmo in lode della cit
tà noftra fi fece incomi ne lame ino, ragion voleva che con qual
che eccellente Elogio quefto libro fimilmente «fi terminafle .
Lo faremo per tanto con i feguenti verfi da un dotto Poe
ta. foprJ lo fteflb foggetto Latinamente ferità.
Verona falve civibq/ clarifiima.
Verona falve Ifgibuf fanllifiima.
Verona falve Uterij dotlifiima.
Verona falve vatibus ditifiìma »
Verona falve moenibu/ tutiffima .
Verona falve fedibut puleberrima l
Verona falve coli/bus cultifiìma.
Verona falve frugibu/ Utiflìma .
Verona falve fontibit/ dulcìfiima*
Verona falve fiumine amoenifilma .
Salve Theatro y ponti bu/, templi/ , foro,
Antiqua , celfa, rara> commendabili/.
Salve vetufii/ arcju&v/ digniffima,
Tribù/ fuperbi/ arcijbu/ fortijfima,
Cunftifque demum rebu/ ornatifilma y
Salve & clyentem nofee deditifimum }
Tihi tuifque laudibus ferenniter ,
Sakff ufquey &ufjuf &ufque fa/ve plurimunt.
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