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RIAE URBIUM ET REGIONUM ITALIAE RARIORES

XLVI . 1.

Pier Zagata

CRONICA

DELLA

CITTA' DI VERONA

Volume I

R?CF.,T7;:o

FORNI EDITORE - BOLOGNA

r
HISTORIAE

URBIUM ET REGIONUM

ITALIAE

RARIORES

XLVI. i.

Ristampa fotomeccanica
CRONICA

DELLA

CITTA' DI VERONA

Opera

di Pier Zagata

Volume I

FORNI EDITORE - BOLOGNA


C RO NI C A

DELLA CITTA' DI VERONA


DESCRITTA

DA PIER ZAGÀTA;

AMPLIATA, E SUPPLITA

DA GIAMBATISTA BIANCOLINI <■

Annessovi Un Trattato Della Moneta


Antica Veronese Ec.
Infame con altre utili cofe tratte dagli Statuti
delia Città medefima-

AL MOBILE SIGNOR

DIONISIO NICHESOLA

PAI RI ZIO VERONESE.


PARTE PRIMA.

, IN VERONA, MDCCXLV.
Per Dionifio Ràmanzini Libraio a San Tornio.
COTi HCEHZsi DE' SUPERIORI.

/
ILLUSTRISS.*10 SIGNORE!

Olerà ragione ILLVSTRISS.m

SIGNORE > che pubblicando/i

per la prima volta la Storia di

Verona di PIER ZAGATA

Scrittore antichi/fimo fin*ora non

imprejfa da alcuno , e con molta diligenza riveduta ed

ampliata dal Sig. Giambatijta Biancolini , aggiuntevi al

cune altre ajfai buone ed utili cofe , ad alcuno de1 piò

a 2 rag-
ir

ragguardevoli Perfonàggi Ma Città, mede/ima la dèdi

ta/fimo . Per d'evenire però a quefia elezione non fu dì

tneftieri che noi ci affatica/fimo con lungo penftero ; percioc*

chè il fovraccennato, Storico fteffo ,. oltre gli altri che

han di Verona ferino y dando cominciamento dall'ono

rata Voftra Famiglia de* fuoi Cittadini parlando y

ci por/e ben tofto dinanzi agli occhi condegno Sogget

to a cui prefentarla . E che in vero antkhijfima eS

ijluftre fia la Voflra Prosapia lo dimoftra ben- chiaro

per fino dall' anno mille cento, fejfanta quattro Pillo

Avo di Azzo della Nicbefola nobiliffimo Ceppo di quer

gentili e fecondi rami che di tempo m tempo fu le ri

ve d'Adige fparfero sì dolci e bei frutti . Tra quali

fentiamo rinomare Galèfio ed Azzo J che neW anno»

mille trecento vent* otto furono da Can Grande I,.

dèlia Scala in premio di loro valore del titolo di

Cavallierì a Speron d'oro magnificamente guiderdona-

ù\ Udiamo pure fare onorata memoria di Zaccaria

Ni
Nicbefolà , che fu degno di avere per ritoglierà Cat

turino figliuola di Francejcbin della Scala : nè rijfuo-

tiare men chiaro quel Guberto prima- Canonico di Ve

rona 9 poi Vefcovo di San Leone? nè la Nipote fua

Donna- Mattea Abbadejfa nell' anno mille quattrocen

to quaranta- cinque nel Monqftero di Santo Antonio

del Corfo, la quale allorché Eugenio IV. Pontefi

ce fembrava divi/are per lo picciol numero delle Mo

nache la fopprejjione della facra loro adunanza, feppe

sì bene adoperare prejfo di Sua Beatitudine , che du

revole la mantenne ; onde prefentemente copiofa e fia

tile fi rallegra della di lei memoria , e ne fa con

fimma laude menzione . Nè fi tace già il chiaro no

ne di Galefio Vefcovo di Belluno , nè quello di Già"

capo detto Girolamo nell'Ordine di S. Domenico pur

Vefiovo di Tiano , ficcome fi ricordano e Daniele e

Fabio e Guberto Dottori del Collegio de' Giudici x

e Cefare Dottore delle Leggi, Canonica, ed erudito

An-
Antiquario , e Nichefola detto Alejfandro nelV Ordi

ne de* Minori di S. Francefco , uomo dottiamo e Giu

dice della S. lnquifmone : i quali tutti magnanima

mente operando acquietarono a fejlejfi eterna fama non

folo, ma eccelfa gloria ed onore a quegli ancora che

dal loro lignaggio dovean discendere dappoi . Altri

moltiffimi fintiamo rammemorare e chiari e lodevoli di

Vofira Famiglia , di cui fe noi volejfmo le pregievoli ope*

re di per fe raccontare diverrebbe peravventura quefia

nofira lettera una lunghiffma pria , e 7 nofiro debile e

baffo ingegno mancherebbe per certo tra via, non ef

fondo atto a feguire sì grande ed eccelfa imprefa .

Bafierà dunque che noi diciamo che per tal modo col prò»

ceder del tempo fi è diffufo lo fplendore della Stirpe

Vofira , che non folo ad illuftrare la Patria fua , ma

che a molte altre e vicine e lontane Terre , come per

più canali purismo e lucidiamo fonte , trafcorfe ,* e che

volgendo noi lo fguardo nelle pajfate età, fempre di

nanzi
nanzi agli occhi reggiamo apparirci fplendentiffimi lumi

de Nicbefoli e in guerra e in pace forti e magnani

mi e valorop e faggi , e fempre foftenitori de* più no

tili incarcbi che fuole quefta Città imporre ai più illu-

firi ed amati fuoi Figliuoli , Ma ornai a* tèmpi nofirì

venendo , diciamo che Fabio Voftro Fratello , cui piacque

a Dio, non è guari, a migliore ed enrna vita chia

mare , che il Padre D. Girolamo Monaco neW Or

dine di S. Benedetto pur Fratel Voftro, che la V<h

fra Sorella Donna Ifabella Felice Profejfa nel Mona"

fiero di Santa Maria degli Angioli , le chiarijfme

orme degli Avi loro feguendo fi fono refi ragguarde

voli prejfo di ciafeheduno : ma quanto valore poi , quan

to reali cojlumi , quanta grandezza e magnanimità di

cuore , quanta carità di fpirito adorni la nobiliffma

anima Voftra , qual lingua faprà mai dire ? Chi potrà

annoverare tutti i voftri bei pregj ? Chi fa che va

glia efprhnere appieno o con parole o con inchioftri

queir
•• •

quelP ardente zeh , the aWopere a Dio care ed accet

te, queir amore che ali* utilità della Patria , quella

benigna pietà, che a giovare a ciajcuna perfona vi [pi

gne ? Ninno certamente the noi crediamo . Per lo che cefi*

fondo noi dalle Vofire lodi per non. derogare al Vo~

firo gran merito, pacamo ora a pregarvi o ILLU

STRISSIMO DIONISIO che non i/degniate d'acco

gliere ed aggradire benignamente quefio nofiro dono ,

mentre con tutta la maggior divozione in tefiimonio

dell* umiliamo nofiro rifpetto lo vi porgiamo , ed alla

Vofira buona grazia fenza file raccomandandoci ci di'

tifammo.

Pi Y. 5. HtoftrUn

Umiliff. Dhotìff. Senh.


<L. O. & C
GIAM-
GIAMBATTISTA BIANCOLINI

A' LETTORI*

E 1 fatti , e le imprèfe più memo


rande degli uomini, che i princi
pati , e le Repubbliche ammmifìra-
Tonò , foflfcro ftate dagli Scrittori
d' Morie neglette, difficile e mala
gevole cofa certamente or farebbe
a coloro non folo , che al gover-
I no de' popoli prepofti fono ; ma a
quegli ancora, i quali privatamen
te fi vivono, bene e rettamente reggere, e governarfi.
Concioffiachè sì delle onorate, come delle vituperevoli a-
tioni i felici, e gli fventurati avvenimenti, che a quel
le feguirono nella Storia leggendoti , per Tuna parte
fiamo a frguire il bene, ed all'acquifto di prudenza fof-
pinti > ed ifvcgliati per l'alti a ad attenerci dal male, e
da tutto che ci puotc vergogna e danno apportare . De
gni di biafimo pertanto fono , a parer noftro , coloro , i
b qua-
quali co' proprj fcritti , o pèr lo meno Con quelli degli
altri t *1 mondo giovare potendo no'l fanno ; che anzi le
opere inedite degli Scrittori , per vana oftentazione , ne*
proprj ftudj racchi ufc fi tengono. Quindi per non eflcrc
noi nel numero di coftoro tenuti , fendoci venuto alle ma
ni la prefente Cronaca della città noftra , fcritta da Pier
Zagata; tuttocchè in baffo ftile ed incolto, come in quel
fecolo in cui egli fioriva di fcrivere e favellar qui folca-
fi; nullaoftante, acciò più occulta non rimane/Te e non
andafle col trapanare .del tempo fmarrita, convenevole ci
è partito di pubblicarla , fperando che tutti quelli grado
ce ne averanno , i quali di leggere e ftudiarc la Storia pia
cere fi prendono . E febbene Tappiamo eflervi di quefta
Cronaca alcuni altri manofcrhri per la città fparfij fra
quali uno nella Libreria de' R. R. P. P. di S. Bernardino;
niuno però, che noi crediamo, biafimerà quefta noftra
come fatica fuperflua ; perchè ne tutti hanno comodità di
portar/i ove tali manoferirti fi trovano, e potrebbe av
venire benifljmp 9 che quefti ancora , come è accaduto di
tanti altri , fi traftugaflero un giorno e andaflfer perduti .
Per teftimonio del Rev. Dott. D. Francefco Salefio Villi,
il noftro Sig. Ottayio Altcchi.- uomo nelle lettere verfà-
tiifiojo , di fommo ingegno e perfetto raziozinio dotato ,
della verità , e delle fané dottrine amico , e alle nuove
oflervazioni c Icoperte favorevole ebbe un tempo defide-
rio ben grande di vedere uno di quefti efemplari , nè gli
venne mai fatto ; fendo eglino folo in quefta occafione ve
nuti a notizia d'alcuni; ma fciiitì con sì feorretta e bar
bara e incoftante ortografia , che fummo lungo tempo dub-
biofi , fe meglio foffe pulire e in buona lingua Italiana ri
durre queft' opera , o pure ftamparla così come fta con le
fuc imperfezioni e diffetti . Ma finalmente , per nulla to
glierle della pregevole e veneranda antichità , utile e fano
configlio ci parve di farne feguir V impresone come fta e
giace
giace nella copia» che per l'Eccellente Signor Avvocato
Gianfrancefco Valdeflariai di felice ricordanza ci fu per-
meflo di eftraere dal Codice eh' ei porte-dea. Sarebbe no-
fira incombenza di quefto Scrittore alcuna' contezza dare ;
ma non fendo a noi riufeito aver lume del fuo vero carat
tere, e foltanto che di quefto nome eravi gli anni feorfì
una Famiglia dell'Ordine Medio in Venezia , di cui folo
alcune femmine ora in vita fi trovano, che di quello Pi
pite egli fòffe non oreremo certamente affermare, quefto
folo diremo, comefembra ch'ei voglia inferire quafi fui
principio di quefti fuoi brievi Annali, eh»' egli era in vi
ta nel fecolo XV , e che , pofte avendo le gefta della città
noftra in Iftoria, fi può credere ch'ei foftè uomo non vol
gare, e- di quefta Patria. Che poi i di lui fcritti foflefò
di credenza riputati degni e d'eftimazione , da quefto chia
ramente fi può conofeere, che di effi alcuni de' noftri Serio-
tori fe ne approfittarono » trafportando nella loro Storia
quafi fchiettamente quefta Cronaca di Verona, differen
ziandola con qualche accidentale picciola giunta , e ii>
di di bel nuovo profeguendola ? ficchi parco loto e nou-
del Zagara apparir dovelfe.
L'ordine per altro dal noftro Autore' tenuto, come fi ve
de, è breviffimo, onefè, eh' è flato neceflario più d'una
volta, per maggior chiarezza, aggiugnere alcuna cofa: nel
ehe però- dal metodo dell'Aurore non ci fiamo quali punto
feoftati ; avvertendo infieme , che per non rendere volu-
minofa'di fo verchio l'opera fteffa, non fi è voluto le cofe
tutte ripetere , che di Verona fi leggono, ma folo aleu-
• ne , cioè qnelle che più a propofiro pareano, e di mag
giore importanza . E perchè lafciò egli in fìlenzio le co
fe avvenute dall'anno MCCCLXXV fino al tempo che
quefta città, dopo i tanti difaftri fbfferti, dovea finalmente
fotto il governo del Sereniamo Dominio della Viniziana
Repubblica d' una tranquilla pace godere , per rendere
b 2. l'ope-
•■

r opera più perfetta, Tabbiam noi in qirefta parte fuppli-


ta ; Avendoci anneflo a tale oggetto la. Genealogia della
Famiglia Scaligera, già da AlefTandro, Gmobio raccolta ,
e co' fuoi proprj fcritti e d' altri ancor illuftrata . E per
maggiore ornamento, un trattato eziandio dell' ampli azio
ne di queftà città con altre cole da Gianfrancefco Tinto,
e da altri Autori fommariamente deferitte : con appretto,
ove occorreva , il valore, delle monete antiche dichiara
to, e fpiegato,, quelle, mediante i lumi che dal Rcv.. Pa
dre Lettore Fra Piermaria Erbifti de' Predicatori ci fu
rono, fomminiftrati, al prezzo de* moderni, tempi ridu
cendo..
Qual fofle poi la cagion che ci moflfe ad unire a que
fta Cronaca i Capitoli fpettanti al Mercantil Magiftrato,
al carico de'Sig.Cavallieri di Cornuti , ed altri fimili Sta
tuti, di ciò, renderemo parimente buon conto. Sendoci
non di rado accaduto* olfervare i noltri uomini , per igno
ranza delle Patrie leggi ,, tratto tratto a quelle trafgreflb-
ri mo.ftrarfi, e in gravi cenfure cadere,. creduto, abbiamo
che opportuno ed. efficace rimedio, a molti farebbe^ fe, in
occafione. di; pubblicare queft' opera, almeno quelle al
le quali fogliono più di frequente contravenire lor fi met-
teflero innanzi . Quefte dunque, tutte, colè fendofi nel. pre-
fente volume inferite,. con effe erafi per noi divifato alla
brieve fatica. noftra por fine, fe per piacere ad alcuni, che
ce ne. pregarono , non ci ibflìmo la briga addogata di
fcrivere i reftanti fatti in quefta- città occorfi; fino al pre-
fente tempo Nel che fare da più; alto, principio è flato
uopo, fare incominciamento^nè fi è potuto ire- ancora con
tanta, riftrettezza che non s'abbia. dovuto forpaflare in più
luoghi. i. limiti della brevità,, fpezialmente. ove. delle Chie-
fe e Monafterj occorrea far menzione; . perciocché ifeoper-
tifi in quefta: parte errori importantiflìmi nelle Croniche
della città noftra , per rendere il lettore del vero informa
to,.
to , è flato neceflario molte particolarità riferire , quali
per altro farebbonfi trahtfciatè ..
Ma perchè ftrana cofa pareva ad alcuni che il Zagata
circa l' origine di Verona certe opinioni feguito avefle ,
che a* tempi noftri per favolofe fi riconofeono , e preten-
deano perciò, che nella prefente impresone foffero trala-
feiare ,. coftretti fiamo ad aggiugnere ,. che tal cofa per lo
contrario inconveniente fembrava ad alcuni altri i, mentre
fe quefte non fervono a mettere in chiaro la verità , pof-
fono farci concepir nondimeno qual fotte l' opinione che
di ciò fi teniva in que' tempi.. Oltre che, chi è colui il
quale, ancorché della Storia mezanamente iftruito, non fap-
pia , che ne' fecoli dell' Idolatria le origini delie città fi
voleano derivare dagli Dei ? e che abbolito il Genttlefi-
mo reftò all' amor della Patria di: cercarne bensì l'ori
gine fra gli uomini ,. ma con quefto che fcuTe al pià
poflìbile gloriofa ed antica ? Fina agli Scrittori delle fa
mi glie nobili pafsò quefta fuperbia j il principio dcìie qua
li farebbe ftata vergogna di uno Scrittore il dèdurlo me
no da alto, che dagl'Imperatori , o da' Confoli Roma
ni..
Il noftro Corre, certamente benemerito di quefta Pa
tria , fi conofee effo pure invafato da quefto fpirito , fen
do che, principiando a difeorrere dell'origine di Verona,,
da. Noè e dalle fue Nuore la dedurle , e mefcolando
autorità e (acre e profane, le impofture d' Annio da Vi
terbo fucoftretto finalmentca difendere . Il Zagata non di
ciamo che fia affatto; efente da fiorile illufione. Conturto-
ciò, dovendoli concèdère che , e. quelle del Corte, e le
fue fiano conjetture fondate meramente, fu l'ingegno, non
farà ingiurio il dire, che il Zagata parla con raziozinio
affai meno imbrogliato , e affai più naturale.; onde Paris
di Cerea , la cui opera, fu. inferita dal DottiflìmO- Murato
ri nella Aia gran Raccolta degli Scrittori delle cofe Ita
liane,
xiv
liane, fi fece pur effo a feguire l'opinion di Sieardo dal
noftro Autor riportata . Pofciachè ; fuppofta la univer-
fàlmente ricevuta opinione» che Antenoie coi Trojani
-fondalTe Padova, è colà obvia e affate© verifimdle , che
parte di quefta gente , internandoli poco più nel noftto
paefe, fondaffe anche Verona.
La Madonna Verona del Zagara può andar in bilancia
«colla Famiglia l'ero del Corte, e ardiremo dire, che a-
mendue fieno dello fteffo pefo. Sarebbe un' inezia l'oifen»»
)derfi , come alcuni fanno , che la città noftra traeffe l' o
pigine da una donna , perchè in ciò adderebbe anzi del
pari colla famofa città dt Cartagine , il cui principio a
JDidone fi attribuiflè . Quanto poi a certuni , L quali del
■ titolo di-Madonna ebbero a formai izzaefi non Tappiamo fi
nir di ftupire , efiendo chiara, che a' tempi del Zagata tal
titolo era pienamente onorifico , e fi ufava in tal fènib da
quegli Scrittori, medefinrì , che del puro parlar* italiano
-«r vengono confiderai come i più accreditati, maeftri ^ e
il Zagata 1' ufa per ifpiegare la condizione che avea fra
-la fua gente la donna di. cut ragiona . Ma farebbe tempo
-vanamente perduto ii voler rifpondere a fimili frivolczzej
-« però quanto all'origine di Verona conchiudendo dirc-
-jno, che nulla certezza avendoti* de' veri conditori di e£-
.fa, e che ferino avendo il Zagata in tempo che i ftudj,.e
le lettere erano,, per dir. così», ancor bambine, converrà
averlo per ifeufaro ,. badando che nel più importante ab
bia feguicola verità. Che fe nella descrizione eh' ei. fece
della ferie de' Re , e degl'Imperatori vi fi feorgono al
cune, onuniffionì e. anacronifmi , ciò donar, devefi alla me-
defima miferabile condizion di quel fccolo, nè puoflì ar
guire per quello, che il foftanziale dell'opera veritiero
aon fia i perocché dallo fcrivcre le cofe antiche, e rimotc >
allo efporre le vicine e prefenti v'ha quefta notiflìma dif
ferenza: che3 fendo noi da quelle per lungo fpazio lonta
ni,.
kv
ni , efpofti damo a commettere degli erróri , ne'quali non
così facilmente fi inciampa qualor fi pongano in ifcrittu-
ra le còfe a' tempi noftri accadute . Se ciò dunque è ve
ro , ccm' è vcriifimo , fcritto avendo il Zagara le getti
del popolo Veronefe , e de' Signori della Scala , a' qua
li contemporaneo era , o vicino , è cofa chiara e fuor d*
ogni dubbio , che di quelle ne dovette cfìfere più piena
mente informato , che di quelle avvenute in Roma , od
altrove al tempo de* Re e degl* Imperatori > de* quali per
altro non ne fece fe nonfe per incidenza menzione.
E poi , chi fu mai qucll' Iftorico , il quale delle coie
antiche trattando, de' sbagli non commettefle? Che noi
fappiamo, vcrun certamente. Ma di un tal fatto comun
que fe ne avvenga, il fine che a mandare in luce queft*
opera ci ha moffi , ficcome ci fembra òneftiflimo , e cofa
non ifpregevole crediamo aver fatta , così fpcrar voglia
mo verrà efTa univerfalmente aggradita , e fpezialmente
da quelli, i quali d' animo cortefe e gentile fi pregiano,
come tale ci pervadiamo vi inoltrerete pur voi Lettore
umanismo .

NOI
N O I

RIFORMATORI

Dello Studio di Padova.

AVendo veduto per la Fede di Revi/ìone, ed Ap-


probaziooe del P. Fra Lauro Maria Piccinelli
Jnquìfitcre del Santo Officio di Verona nel .Libro intito
lato Cronica di Verona fcritta da Pietro Z,agata , am
pliata e fupplita da Giambatifta Bianco/ini , Parte Prima}
non v' eflfer cos'aldina contro la Santa Fede Cattolica ;
e parimente oer Atteftato del Segretario Noftro, nien
te contro Principi , e buoni coftumi ; concediamo Li
cenza, a Dionigi Raman^ini Stampator in Verona, che
porta eflere ftampato , oflcrvando gli ordini in materia
di Stampe, e prefentando le folite .Copie alle Pubbli
che Librerie di Venezia t e di Padova .

Dat. li 19. A gotto 1744-

( G. Piero Pafqualigo Ri£


( Giovanni Emo Proc. Rif.
(

Registrato in Libro a Carte 42. al num. il4.

Michel Angelo Marino Segr.

AU-
XF»J

AUTORI

De quali, oltre alcune antiche tradizioni e- manoscritti , fi è


FEdttore principalmente fervito nel?ampliare , e fupplire
la predente Cronaca.

\ Leflandro Canobio
Battifta Platina.
Bernardin Corio.
Carlo Cannelli Canonico della Cattedrale di Verona.
Carlo Dufrefne Sia. di Cange .
Dottor Domenico Micheli Avvocato .
Abbate Ferdinando Ughellio.
Flavio Biondo.
Gabriello Simeoni.
Gafparo Sciopio Co: di C.hiaravalle .
Giambatifta Pigna.
Gianfrancefco Tinto.
Giornande .
Giovanni Bonifacio.
Giovanni Villani.
Girolamo dalla Corte.
Fra Leandro Alberti de' Predicatori.
Co: Lodovico Mofcardo.
Dottor Lodovico Antonio Muratori.
Marcantonio Sabellico.
Matteo Villani.
Fra Onofrio Panvinio Agoftiniano.
Fra
Paulo Diacono della Chiefa d'Aquileja.
Pietro Marcello Patricio Veneto.
Fra Piermaria Erbifti de' Predicatori.
Procopio di Cefarea.
Scipione Agnello Maffei Vefcovo di Mantova.
March. Scipione Maffei.
Sebaftian Sexlio.
Silio Italico .
Statuti della Città, e del Mercantil Magiftrato di Verona
Torello Saraina .
c sr
DI GIROLAMO FRACASTORIO

In lode della Città di Verona fua Patria.

TOfca Città che fulla riva amena


D' Adige , appiè del facto monte fiedi,
D'onde fuor l' Alpi , e le campagne vedi,
Dentro, gli archi, il teatro, e l'ampia Arena;

Dopo lunghe fortune ornai ferena


La bella frante , ed a te fìefra riedi;
Che da tuoi conditor reftano eredi
Che daran pace alla tua lunga pena .

Spera, piche di te tanta cura have


Quel che V Cielo apre, e può bear col ciglio,
Il Clemente che in vece di Dio regge ;

E a te Nocchier * della fua fanta nave


Ha dato, che dall'onde e dal periglio
Scorgeratti ove Dio fuoi cari elegge .

• Intende di Monfign. Gianraatteo Qiberti , Vefcovo di Verona ce-


lebratiilimo.

PROE-
P R OEMIO.

Kcomincjano li nomi di Re Latini , e


fpecialmente manti la edifica^ion della
Città d? Roma . Et etiam li nomi del-
H Re , & Imperatori da poi la edifica'
tion della diffa Città de Roma: Junio. junio>
Saturno. Pico. Fluito. Latino, «/«/Saturno
quale li Re cbe fono da poi lui , & I»>. p^n"0 .
ferratori fono chiamati Latini. E que- Latino.
fii regnò in Italia inanti la Defiruttion de Troia anni CL,
€ da poi che Troia fb disfatta el primo Re ohe vegnifie fo
ra de Troia a regnare in Italia etm li fmi compagni t don
ne con nave fo Enea , & arrivi fu/ terrea , che fi chiama Enea
mo, e per lui el ferren de Napoli . Enea regni* in Italia
3 anni . Afcanio fuor figioh regno anni i& , e fi edificò- Afc*n;o .
/* Città de Alba, che fb chiamata pai Roma. Pojlurr.a /j-Portumo.
giolo del dito Afemio regno da poi eurto tempo, e per /(ji., Enea sa
rà fb ptifcia chiamadi Re Latini . Eneas Silvio regnò an
ni 28. Ncgiptiano Silvio * regnò anni *4 . Capo Silvio »Eufebio
rei nò anni 28. Carpentio Silvio veznb anni 1 1 . Tiberio , le2Se E-
el qual Tiberio fu per lo fiume , che va per Roma che ha vio .
ìiome. Teatro , ti fb chiamato Tiberio , ma inanti havea Carpen-
xx PROEMIO.
Albula(à), regnò in Italia anni 8. Agrippa regnò anni x6-
Procafco regnò anni. zq. . Amulto fuo figiala con fuo fradei-
^ Numjto- ja jftanjtona , et quale fe partì da fua ftadella Amulio,ma
pet for^a. defcajfado dalla Patria fua , andò con una fua fi-
gioia chiamata] faftal/a . Unde ci dito Monitono bave dui
figioli a. un portada della ditia Vafialla fua figiola, che fo-
fc°»n'° « no, ftomklo , e Rema. Avenne , che quando bave partorì da
li. llfttti figioli , lei fteffa i meffe fu la riva del Tevero , e
li lafsò & fexe una fvjfa fotto terra e lei flejfa fe fepelì ', e
morì per dtfpetto (b). Ora avenne , che i putti Jìando così
fu la riva del fiume, un Paftor , che guardava beftic ret-
tè quejli putti , andò dalla fua donna, e dijfe come /' ba-
via travado dui putti fu la riva del fiume , e venne , e
tolfe quefti dui putti , e portelli , e fi li nodrigò molto ie
ne , el Paflor bavia nome Faojlo , e la donna havia nome
• Laurea- Lorenza * , la quale era una bella donna, e fopra nome era
chiamata Lupa y e quando i putti fò grandi, & allevadi con
Fauftolo.. quefto Faofio , loro fe fenno valenti hamini, sì che li Pafìo-
ri li fece lor Retlori e Governatori , e fece tanto- i detti fra
telli con lo adiutorio delli Tafìori , che lor alcifèno Amul/a
fuo barba perche el ghe fò diclo , che havea ca^ado fuo Ta-
dre Monitono fora del Regnarne , che a loro toccava , e li
mejfe fuo Padre in h regnarne.
Roma di Romulo venne in sAlba , cb' era fia edifica per Afcanio*
e«»*<,i fioh. de Eneas , e fi edificò Roma con muri come la flà , e
per èlio fò pub cbiamada Roma , ó* fò lui lo prima Re
Romano , dopo lui fò cbiamadi tutti Romani a Roma , e Ro
ma a Romolo , & inan^i era cbiamadi Latini . El diclo-
Romulo cojìitul i. Senatori , e fece Cavalieri affai , regnò an
ni
t Ini...
(a) Albula. fu il; primiero nome^UI fiume Tevere in Roma , che poi
<la Tiberino prefe.il nome di Tebro , o Tevere, come oggi fi djce .
(b) Coflei. ebbe, nomi Silvia, ed era delle Vergini facrate alla Dea
/efta , come abbiamo in Dionifio. Alicarnafleo Uh. i pag. 57 edùioo
.io lira , ove fi legge il caio di Silvia più diftefamente .
PROEMI^ xxj
ni 28. Pompeio regnò anni 4 1 Tullio Hofiilio regnò an
ni 22, & fece Monte Celio . Marco Anco fece la città de
Oftiay e regnò' anni 33. Tarquinia Prifco regni* anni 37. Oftiaedi-
Servi/io Tullio fece tre monti in Roma , e regnò anni 34. da
Tarquino Superbo regnò anni 2y. Nota che dredo Tarqutn Marno .
Superbo Julio Cefare fo ci primo Imperador di Roma , t
da fo lui tutti li Imperador1 fu cbiamadi Cefariy el qua/
fò dredo li fette Fe pafj'adi da Romolo , che fu il primo fi
na al ditlo Julio Cefaro , é era ita anni CCXL. *
Nota , che da Etleas fina al diclo Julio Cefaro fi fi, an-
vi 4^4, ti diclo Julio Cefaro era d' età d' anni 56 quan il conto d*
do el morì El fecondo , che regnò driedo a lui , fu Oblx- Eurebio 1
ci r anni 704
Viano Imptrador. Ottaviano Cefaro ^Augujio regnò anni 56. daiiaedi-
Tiberio fecondo regnò anni 20. dio re^nò anni io. Cìau- «caiio? di
J o 1 Roma fino
dio regnò anni 14. Neron regnò anni 14. Galha regnò an- a Giuli»
ni o, mefi 7. Vefpefiano primo regnò anni 8. Tito regnò ^*J£'b1
««/a 2 , we/i 2 . Domiziano regnò anni 1 y , wt/J" 7 . Ner- faccia m£-
1?» reznò anni 1 , we/J 4. Traiano regnò* anni 14 . mtfi 6 . l!oat
. v . ~ . „. T .- p Confoliec.
£//a Adriano regno anni 21. ^«romo P70 co»- Juot /ratei, che tanto
i Lwr/o , Entello , r«rtò" <<»»/ 2 2 , mefi 2 . M^rco An- r,,«vano
' © * * j gli anni
fon/o Vero con fuoi fra deIli Lucio , ^Aurelio, Comodo, re- «40,6464.
gnò <wh» 1 8 , mefi 1 . Lwci'o Antonio Comodo negnò anni-
13 £/;o Pertinace regnò- anni p, wty? 6' . Juliano regnò
mefi 7 . Severo Pertinace regnò anni 1 7 . Antonio Caraca-
U regnò anni 7 . Lutto regnò anni 1 . Marco Aureli» An-
ionio regnò anni 4 . Aurelio Akffandro regnò anni ì j „ Maf-
(imino regnò anni 3 . Gordiano regnò anni 7 . Filippo con
Filippo fuo fiola regnò anni 7 . Gallo con Volufian fuo fio-
7o regnò, anni 2 , mefi 3 . Emilio regni mefi 3 . Valerian,
■ G alieno, fuo fiolo regnò anni- ìj . Poftumo fecondo regnò
ami 10 . Claudio regnò anni 1 , mefi 9 . Quinti/io fuo fra
tello regnò anni 1 7 . Pecio regnò anni 5 . ^Aureliano regnò1
inni 5 e me%o . Tacito regnò mefi 6 . Florian regnò 2 e
me^p . Probo regnò anni 6, mefi 4. Varo con i fioli Ca~
rin
xxij PROEMIO.
rin e Sunterian regnò anni i . Dmle^ian con Erculeo f
* Altri ug. Majpmian fot foli regnò armi 20. Cojiantin con Galieno *
rtoeMaf* e Majpmiano regnò anni 16. Carantia rtgnò ami 7 . Akn-
Htuing. tio regnò mefi 3 . Severo regnò anni 4.. Cofiamino bave Co-
ftatuio de una Concubina , ma pur la Regina Elena Impe-
radrice , regnò anni ^o^mefi iq . Mafentio e Lucilio regni
anni 10. Cojiantin con Cojlantm e Colante regnò anni
14 , mefi 6 . Juliano- ^poftata regnò- anni 2 > mefi 8 . Ju-
y!nl*j<w£ ^*no * reS'B° mefi ^ ' Valentmiano con fm fradelh regnò
uiano . unni 11. Valeri* con Graziano , e Valeniiniano regnò 3
anni . Grattano , e Valentiniano con Teodofio /ho ficb regnò
anni 6 . Teodofio e Valentiniatia fopraferitto regnò, anni 11.
Arcadio fiol di Teodofio regnò anni y. . Teodofio fiolo di
*Altri Ug-. Arecbionori * regnò- anni 26. Valeniiniano fiolo di Coflan-
norio?0' Z9 >*gnb unni- X2. Mattiamo e Valentiniano regnò anni 7»
JUon Maior regnò anni 17. Zeno regnò; anni 17. Anajìa-
fio regnò anni 28 . Jujiino Veochio regnò anni 8 . Jufii-
niano Nevodo di Jufiino regnò 38 . Tiberio Cojlantino re-
*Ai:ri Ug-gnò anni 7 . Morieio regnò anni zi . Vachaxo * tiranno
ifiuo oc- regnft aaiJj 3 ^ Hcraclio regnò anni x6 . Heradora regna an

ni 2. . Cojiantin fiolo di Her adoro regnò anni 6 . Cojiantin.


de Cojiantin fopraferitto regnò anni 2 8. . Cojiantin fiolo de.
* Leggi Cojiantin regnò, anni 1 7 . Sinodo * in Cofiantinopoh regnò
^o'pogo- ami 17 ■ 7ufi^niano del fopraferitto Cojiantin. regnò, anni
mio. 10. Lion-, 0 vero Lion^o regnò anni 3,. Tiberio regnò an
ni 7. Jujiiniano fegonio. con Tiberio regnò anni 6. Filip
po fecondo regnò anni 1. Lion ter^o. regnò, anni 26. Ana-
jiafio fecondo regno anni 3 . Teodofio terzo, regnò anni 1 k
Cojiantin quinto y e Lion foo fiolo regnò, anni 35 .. Lion quar-
Storia? dii w re"no anni 4 • Cofantin fefio fiolo de Lion con Elena * >
Zonara e Hiceforo in Cojìantinopoli regnò anni 9 . Sua Madre rt-
ireoe^ &no gm* 10 • Michele regnò anni 2 . Lodovigo primo con
Lotario fuo fiolo regnò, anni 2 5 . Lodovico fecondo regnò an
ni zi. C.Wo ter^o regnò ami 12 . Lodovico terzo regnò»
ami
PROEMIO. xxiy
anni 6 . Coraio Todefco regnò anni 7 . Henrico Ite anni
1 8 . Lotario fecondo regnò col figiolo in Italia anni 1 1 .
Otto primo regnò anni 12. Otto fecondo regnò anni 10 .
Otto ter^o regnò anni 1 9 . Corado primo regnò anni za:
Henrico regnò anni 1 5 . Corado fecondo regnò anni 1 y :
Henrico quinto regnò anni 8 . Federico fecondo regnò anni
33. Carlo Magno primo in Franca regnò anni 14 , meji
1, dì 4. Lotario ter3^0 regnò anni 10. Carlo fecondo re
gnò anni 1 , mefi 9 . Arnolfo primo regnò anni 11 . Be
rengario primo regnò 4 . Berengario fecondo regnò anni 2 .
Berengario ter^o regnò anni 7 . Berengario quarto regnò con
fo fio/o Alberto in Italia anni 1 1 . Henrico fecondo regnò
unni 1 2 , meft 5 . Henrico ter^o regnò onnì 49 . Lotario
quarto regnò anni 11. Federico primo regnò anni 37. Ot
to quarto regnò anni 35.
La memoria del Tempo paffado ., %oè dell'i anni primamente
della creatione de Adam infina alla Kativitade del Koflro Sig.
Meffer Gesù Cbriflo paffado anni MMMMM.CCCCLXXXXII.
Unde per fapere più certo dell' etade , che fono in quefio tem
po infra de Adam, e Meffer Gesù Cbriflo, fono fritte de
et ade in et ade .
El nofiro Signor Meffer Gesù Cbriflo Dio eterno Creator intendl
del Cielo, e della Terra , e de tutte le cofe, ebe in quejlo «jnie Id-
mondo , prima fatte tutte le cofe el creò poffa V Uomo , Tipi na° ""°
Meffer Adamo , e de elio ne traffe Madonna Eva , e de «n
/or dui forno tutti vegnudi j fi che da Adam infina a Noè, P Adamo
che fu el Diluvio pafsò anni 2242 , e dal Diluvio fina e* Eva.
lAbraam y che Dio volje , che foffe Circuncifo , pafsò anni Àbramo.
942. Da Abraam fina a Moyfes , che Dio ghe favellò ìMois,:'

e degbe le doe Taole della Legge , in le quali era fritto i


defe commandamenù della Le%t, che fe chiama la Le^e de
Moyfes, pafsò anni 507 , e da Moyfes fina alla edification
del Tempio di Salamon pafsò anni 479 , e dalla edification del
dito Tempio fina al grando- Aleffandrò pafsò anni 101 o , e dr^^an"
da 2„0.
xxiv PROEMIO.
da Altjjandro fina alla Natività del nofiro Signore (a) cw-
re fina bora 14.J $ anni.

Fine del Proemio.

PIER
(a) Bifogna che il te fto fia viziato , perciocché da Aleflàndro fino
a uesu Lnfto, fecondo il computo del Zagara med efirn© , farebbeso
cord anni 3iz , e 1453 da Gesù Crifto fino al tempo che ep li ferirti
u prefen te Cronica. 11
PIER ZAGATA

CRONICA.

Ora è da fapcre le cofe maravigliofe , che


fono fiate inanti, che Chrifto vegnifle ,
fecondo che fcrive Sicardo Vefcovo de Sicari!»
Cremona, che trova per Croniche anti Vefcovo
che , che quando fu deftrutta Troia , e ài Cremo
che fe partì molta zente , zoè homeni e na .
donne, come fò principalmente Encas , Enea vie
fecondo è fcritto qui manzi , & Ante- ne in Ita
nor, e molti altri i quali foro in el trat lia.
tato della deftruttion di Troia, per patti fatti con Greci per
aver la città i fò d'accordo d'effer falve le pedone, e le don
ne , e quelle robe che i podea portar con loro , onde i cargo
quelle nave che i pofTe , & metteffe in mare per vegnire in
Italia , e venne corno piacete a Dio . Scrive quello Sicardo ,
che fra le altre donne el venne una donna chiamada Madon Verona
na Verona, & ella vedando el paefe effer bello, & aconzo per Donna
ella fi è dificato il Laberinto, che fi chiama la Rena. Si che Troiana .
per quello edificio andò poi crefeendo la Città di Verona, e
per ella fò chiamata Verona. Et quello afferma Orofio e Giu- Orinine di
flino, perchè fe alcuni, che voi dire che Verona fò prima e- Verona.
difìcata per Breno , & altri per Vero Antonio Azo; che per Orofio .
faper la veritade qui fe fcrive la vegnuda del Dux Breno, e Giuftino .
Vero An
poi de Vero Antonio, el quale venne a Verona da poi la de tonio Pio %
ftruttion de Troia, che era pafTado 1344 anni. El Dux Breno Breno ■
venne manzi , che Chrifto incarnarle de 350 anni, e fi trovò
Verona deftrutta , zoè quella parte eh' era appreffo la Rena
la quale havea edificata quella madonna Verona Troiana, la
A quale
2 CRONICA DI VERONA
Afluero. quale fò al tempo del Re Anfuero , fecundo le croniche Ro
mane, perchè Troia fò avanti che Roma, e per la deftruttion
de Troja fò edificata Roma . Secondo la opinion d' alcuni , che
dice , che la quinta etade inanzi che Chrifto vegniflè de 350
anni Dux Breno fe partì de Svavia , e venne in Alemagna , &
adunò cento mila cavalli, e andò pofla in Franza, e li adunò
* Leggi altri cento mila Francefi, e venne in la parte di Zenova*per
Genov» • la dolcezza di vini , eh' era in Italia , e lì edificò Milan , Pa
via, Bergamo, Brelcia, « Verona, « quello fò in la quinta e-
tade al Tempo de Re Anfuero , e della Regina Eller, fecon
do fe leze in le Storie Romane. Nota, che da poi che Chri
fto venne , eh' era za dado Dux Breno , uno fuo Parente ini
mico , per difpetto venne drieto a Breno con trecento mila
Cavalli fentendo che 1' era andato a Roma per farle Rè e Si
gnore de Italia, e trova, che l'havia edifica quelle cittade, &
fui le diftrufle tutte, ma dapoi la Nativitade di Chrifto de idi
anno venne Vero Antonio a Verona, e trovolla diftrutta , par-
fe a lui di reedificarla , e fi ghe mette quello nome proprio del
la Donna , che avea prima edifica la Rena , e per memoria
del fuo nome a Vero Antonio corfe el fuo nome a Verona , el
quale era chiamado Vero Antonio Marco Imperador Augufto .
Per empiere il gran vano , che , fecondo lo ftiìe delle vecchie
Cronache , s incontra nella prefente operetta del Zagata , {aitando
egli dalle pm rimote antichità a" tempi della famo/a Conteffa Matil
de " e riferendo circa ("origine di Verona , cofe che altro fonda
mento non hanno fe non fe /' opinion di Sicardo , appoggiate , ad
una popolar tradizione , coflretu faremmo ad efaminare onde que-
fta Città più certa origine avelie ; ma chiarirmi uomini prima di
noi ampiamente trattato avendone , farebbe foverebia ed inutil cofa ri
petere ciò che in tale propofito ejft ne riferirono; convenendo majfi-
mamente i più dotti Scrittori de' Veronefi , che i fondatori di quejla
Città furono gli antichi Tofcani i quali abitarono poi fempre queflo
paefe , e molto favorevoli in verfo de"Romani fi dimoiarono , fpezjal-
mente allora quando Annibale fcefo era contro effi Romani in Italia al
riferire di Silio Italico . Quando , e come cofloro fudditi diveniffero del
Romano Impero non fapptamo . Queflo però è certo che nell'anno di Roma
DLXVIII. paffati erano fatto il Dominio di quella Repubblica , non
già per forza , ma per volontaria dedizione , nella primiera libertà
continuando, e nella prima forma di governo fenza ricever Prefetto,
Prefide , 0 altro Magiftrato Romano ordinario: ma folo con obbligo
di contribuir armi, genti, e danaro in tempo di guerra , come fareb
befi
PARTE PRIMA. 3
bejì da' Confederati . E così tutta F Italia fitto de' Romani fi governa
va , a differenza delle Provincie fuori di ejffa% le quali rette erano
dà Prefetti . Dopa quefla tempo Verona infieme con altre città fu
incorporata per ragion di governo alla Gallia Ci/alpina » E quin
di avvenne che poco poi fletterò quefle parti a diventar interamen
te Romane : la lingua Latina fimbra che molto prefto ci fi addat-
taffi, e in breve ne diveniffe comune , benché non così colta v com'
era in Roma .. Così il veflir Romana in tutte quefle Regioni fu
ben tojlo abbracciato , e quindi tutta la Veneta Regione il nome prefe
di Gallia Togata . Frattanto i Cimbri e i Teutoni , venuti dall'ul
tima parte Settentrionale della Germania , marciavano infieme uniti
verfi F Italia per prendervi abitazione: onde nelF anno 6a,o di Ro
ma erano già vicini ad entrarvi dalla parte del Norico . Vinti da
Paptrio Confile , prefero la via della Gallia, e Jìrettifi in lega cogli
Ambrom e Tigurini genti Galliche , nel 644 fortunatamente combat
terono nella Gallia col Confile Giulio Silano ; altra vittoria ebbero
nel Conjolato di CaJJio Longino , e dipoi affai maggiore nel Ó48.
fopra Manlio Confile al Rodano. Pafjati i Cimbri nella Spagna , e
là cacciati dai Celtiberi , fi ritirarono mTeutoni , e i loro sforzi vino-
varono per entrar in Italia ; quefli per le Alpi Liguflicbe , e quelli
per F Alpi Retiche. Ma i primi furono colà interamente disfatti dal
Confile Mario, laddove F altro Confole Catulo non potè trattenere i
fecondi che non entraffero in Italia . Erafi queflo accampato nel Vero-
nefe vicino al fiume Adige nella parte di ejfo deflra riguardo al cor-
fi, e probabilmente non lontano da Rivale e Canale, collocando però
anco prefidj e guardie dalF altra parte del fiume, dove fabbricò an
cora un Caflello in luogo eminente probabilmente nella fimmità di
monte Paflello . Prima però di contar F efito delle cofe avvenute
fra i Romani ed i Cimbri , onde il fiume Adige origine abbia , ed
ove finifia riferiremo . Quefla fiume che dopo il Pò , è il maggio
re che fiorra nelle contrade d' Italia ( il quale da Plinio fu lati
namente Athefis nominato , e ancor da Virgilio nella Buccolica ,
nel? Eneade là dove dice : Si ve Padi ripis, Athefim feu propter
amaenum ) nafie da un lago ne' contorni di Finjlermuntz. , fipra Ma
rano nel Tiralo . Nel fio principio è a" acque affai fiorfi , e da Bol
zano , piegando/i a Mezzogiorno , comincia ad ejj'ere molto rapi
do , ttè può navigarfi fi non fi in vifla~ di Bronzalo terra dieci
miglia da Bolzano diflante . Indi paffa vicino a Trento , le cui radi
ci bagnando, entra poi fra F anguflie de'monti ,ove fiende con tanta
violenza , e forza , che fimbra voglia in alcuni luoghi ruitiar og>:i
cofa . Ma dopo lungo giro entrando in Verona la r!iv::!s in due Parti
A z metten-
4 CRONICA DI VERONA
mettendo capo finalmente nel mare Adriatico . Silio Italico , poco avanti
menzionato , ci fa offervare , che queflo fiume a' fuoi tempi la città
circondava , Athefi circonflua . . dalie quali parole fi manifejla P
antica figura e fituazion di Verona , cioè , com'era da tre patti , Mat
tina , Tramontana , e Sera , da queflo fiume circondata , reflando fa
lò aperta a Mezzogiorno .. Vano è dunque il penfiero di alcuni Sto
rici Veronefi y che anticamente P Adige pajjaffe avanti la città a
Mezzogiorno , e che il predente giro foffe prejo dal fiume Jlejfo , fola-
mente nella gran piena mentovata da S. Gregorio r a ribattere la
quale imaginazione , oltre il pajjo di S>lio fopracitato , ferve mirabil
mente anche r autorità di Servio< ove dice > che ■ P Adige- fiume nella
Venezia ragirava intorno alla città di Verona. Altra prova vifiòHe
è anche a giorni uojlrt il ponte della pietra , qua/i la metà del quale ,
dalla parte del Colle , è un- infigne avanzo di Antichità Romana .•
ponte , che da Lu/tprando , novecent' anni fono , fu detto ampio ,
marmoreo, di meravigliofa opera e di mnabil grandezza.
Ritornando ai Romani , i quali , come dicemmo , in vicinanza di
Rivole accampati sperano , veduto il grande numero degP inimici ,
non ebber coraggio d attaccarli , anzi fpaventati abbandonarono il
Campo , e dieron volta , lafciando a Cimbri libero il paffo , onde
quefìi affediarono ti detto Cajìello prefidiato da Catulo e lo prefero .
Mario vincitore de"" Teutoni , viene a unirfi a Catulo contro i Cim
bri , i quali fi fermarono affai tempo nel Véronefe da loro occupa
to , afpettando. i Teutoni .. Ma faputa la. loro feonfitta vennero a bat
taglia co Romani nella Campagna Veronefe fra P Adige , e 7 Manto
vano , e vi rimafero fimilmente rotti e disfatti , onde Mario in me
moria di quefla vittoria , come in altro luogo riferiremo , un Cajìello
edificò , e dal fuo nume fu detto Mariano ^ Awanzp di queflo popo-
ift , come ancora in altro luogo ricorderemo , fono tuttavia i Cimbri %
che abitano parte delle montagne del Veronefe, del Vicentino, e del
Trentino,, quali confervano tuttavia una lingua differente da tutti i
circolanti paefi ,, ed è veramente Tedefca , in parte fimtle a quel
la de Sajjoni , e molto diverfa. da quella delle Provincie Tedefche
più aiP Italia, vicine. Ci occorfe , non ba gran tempo, cofa che me
ravigliar ci fece ; perciocché fattifi noi un giorno infieme con alcu
ni amici, nofin Alemanl a difeorrere- con una di quefli Cimbri , e-
gli il nojlro favellar perfettamente intendea, laddove noi tutti il fuo
difficilmente , potemmo capire . Ora pochi anni dopo quefla vitto
ria fopra de Cimbri riportata da Mario , la guerra Saziale det
ta anco Italica ,. e Marfica fece flrada a Verona , come a tutte
le Città dentro P Alpi , a crefeere di condizione nella Roman.x Re-
pub-
PARTE PRIMA. 3
pubblica . Per non allontanarci da ciò che precifamente fpefta alla no-
flra Città , noteremo folo , come ella P anno 666 di Roma , per be
neficio di Celare , diventò Colonia Latina , e come nelPanno 705 ella
e le altre Città di quà dal Pò conseguirono la cittadinanza Romana
con affegnazjone di Tribù Y e gius de Suffragj . Verona dunque fu
afcrttta alla Tribù Pobilia, a Papilla, 0 in qualunque altro modo fi
trovi ferino . In quejlo fleffo tempo , e forfè in occafione della vitto
ria. Cimbrica , la Gallia Cifalpina pafsò alla cond'nion dt Provincia ,
e fu retta da Proconfoli in qualità di Prefidi fino a Marcantonio ,
ebe fu P ultimo die/fi : perche nell'anno di Roma 713 ad iflanza
di Ottaviano Auguflo , fu con legg% dichiarata Italia, e trasferita , dt
Provincia che prima et'a , alla condizjon Italica .
In tempo di Cefare fiorì Cajo Valerio Catullo eccellente Poeta .
Alcuni vogliono che in Sermione tratffei natali; ma, come fcrive S.
Girolamo nel Cronico , nacque egli in Verona , e non in Sermione ,
della qual Perniola dicono che fu padrone , ed ebbevi deltziofa vil
la , di. cui fi filmano avanci le reliquie di Romano edificio , che qui
vi ancora fi veggono . Sotto Augufta tre grandi uomini di quefla Cip.
tày. o del fua diflretto fiorirono in Roma, Cornelio Nepotè, Vitruvio,
ea Emilia Macra : il primo eccellente Ijlorico , maejlro degli Archi
tetti il fecondo , ed il terzp Poeta molto lodato .
Per dar poi con evidenza a conofeere P efìere e lo flato di Verona
in. tempo, di Augufto e di Tiberio , uopo è far rictrfo a Strabone Princi
pe de' Greci Geografi, e autor di qui'tempi , il quale ove tratta del
la parte a" Italia di quà dal Pò, metropoli degP Infuòri dice eh* era
fiata Milano , e eh1 era infìgne città tuttavia .' indi fegue che poca
lontana era Verona , gran città anch'effa ; e che minori di quefte due
erano Brefcia , Mantova , Reggia , e Como : in vece però di Reggio
devefi legger Bergamo, come averti anche il Cluverio. Ecco per tan
to Verona pofla in paragone con Milano , che fu fempre sì famofa e
potente città , e ad effe pofpofle Brefcia , e Mantova città confinan
ti.. Al qual propoftto.fi affa- ancora il celebre Diflico di Marziale:
Tantum magna luo -4,ebet Varona Catullo ,.
Quantum parva luo Mantua Virgilio .
Che Verona, poi mai de ' Cenomani fia fiata, uè a Brefcia fogget-
ta y, avendone il noftro Signor Màncbefe Scipione Maffei particolar
mente trattato nel libra intitolato Y Antica condizion di Verona ,
a quella fua opera rimettiamo il curiofo ; e noi ci faremo a difeor-
rere delle dignità , e degli onori che a coloro conceduti erano , i
quali alia. Romana cittadinanza erano aggregati . Il compimento
dunque della perfetta cittadinanza Romana confiJìentlo nel pji:s
degli
6 CRONICA DI VERONA
degli onori , e che non tutti quelli che ottennero il gius di dar vo
to % effcnda perciò, ammejfi alle dignità , e fatti capaci di foflener
in Roma i Magi/Irati - tal diretto a quefte noflre Città y e Colonie
comunicato, fu dentro il fecola ottavo di Roma , il che pare fi facejfe
dalPlmperador Tiberio *. In virtù di queflo. nuovo Privilegio non man
carono r che faliffero in Roma a fupremi gradi . Lucio Pomponio Se*
concio y che fu Veronefe , nelP anno 803 di Roma fu Prefide della
Germania. Superiore , e per aver vinti i Catti gli furono conceduti gli
onori trionfali . Di più foftenne in Roma la fomma dignità, del Con*
folato , fi di/linfe fra i primi perfonaggi di Roma e per dignità , e
per favore • Plinio il vecchio , Veronefe anch'' effo , fra gli ufftcj fu
Prefetto di un Ala , Procurator nella Spagna , e quando morì regge
va con fupremo comando l'armata navale del Mifeno.
Raccoglie/i da un ampia Lapida , che fi cujìodifce nel Mufeo La
pidario Veronefe ( del quale faremo in altro luogo menzione ) come in
Verona era il. Sepolcro delle Famiglie , che in tutta la Region Traf-
padana rifcuoteva la vige/ima della libertà .- dal che appare, come
coloro che da tutta Italia, di quà dal Pò e/ìgevano ye mandavano tal
danaro ,. faceano particalar Refiden^a in Verona . Confettura può trar-
fene , che anco il Queflore di tutta P Italia Trafpadana qui più che
altrove foffe fililo di dimorare , contribuendo a ciò P opportunità del
fito, e P effere quefla Città grande e davi^iofa.
Che tale foffe Verona , oltre il già detto , raccoglìefi da ciò che
fuccejfe nella guerra civile di Vitello e di Vefpafiano : perciocché ne
primi moti , confutando in Padova i capitani di Vefpafiano dove
foffe da far pia^t a" anni , fu pre[celta Verona; sì perche fiutata in
camp/tgne aperte oportune alla cavalleria , in cui prevaleano ; sì per
chè parea ((importanza al credito e alP imprefa il torre aVitelio una
Colonia florida ed abbondante , come fcrive Tacito, il qual [aggiun
ge che ne Veronefi fu ben impiegata P opera , perche e con Pejempio
e con le ricchezze giovarono al partito . Seguendo a raccontare il Ro
mano Iflorico , come vollero i Viteliani invejlire e circonvallare Vero
na , ma che reflò ben prefio libera dal" affedio .
Continuò a diftinguerfi anco a que tempi Verona per lettere , e per
gli Jìudj : però agli chiari(fimi uomini dianzi mentovati devefi ac
coppiare Cajfio Severo Iflorico citato da Svetonìo , detto da Plinio il
giovane concittadino di Cornelio Nepote . Ma fopra tutti rifplende il
vecchio Plinio , chiamato da S. Agojlino e con ragione , dottijfimo ,
e che non ebbe fra i dotti Latini P eguale.
V antico fplendor di Verona dimoflrano anco a noflri giorni i mol
ti veftigiy e pe^i di' antichi fontuofi edificj , che in effa fi confer

vano
PARTE PRIMA. 7
vano in maggior copia che in qualunque altro luogo della Gallia Ci
salpina , e forfè delP Italia tutta , fé Roma fi eccettui ^ ontP è che Se-
bafiian Serlio celebre Architetto Bolognefe- nel 111. libra del? Archi
tettura da effb compofìo , parlando ddP antico noflro Teatro ed altri
Edificj , nel colle , e a pie di quello fumati ,. ebbe così a favellare .
Ma le rume di quelli Edificj' fono- tante r e così abbattute dal
tempo , che farebbe grande fpefa e coniboia mento di tempo a
-volerle ritrovare . Avendone io veduti alcuni membri in piìv
parti del monte, mi dà ftupo>*e Colo a penlarvi. Ed è ben ragio
ne fe i Romani fecero cai cofe a Verona ; perciocché egli è il
più bel fito d'Italia-, per mio parere , di pianure, e di colli,, e
ai monti, ed anco d'acque ,. e fopratutto gli uomini di queilb
città fono molto generofi, e converfevoli . Ma perche imperfetta
farebbe Plfloria tC una città, fe- nulla fi dicejfe del Territorio fuo .
Noi peri , per- non fcoflarci dalla brevità , che ci ftam propofli di
feguire , molte cofe da parte lafciando , ci rifhngucrcmo fidamente a
dar contenga delP amplerà de funi confini , i quali al rne^p giorno
arrivavano fino al Pi, a Ponente al fiume Chiefio- , a Tramonta
na , oltre abbracciar tutto il Lago- di Garda , fi efltndeano nel Lito
rale di effb , indi ben- dentro il Trentino , a Levante cumprendeano-
Còlogna , e confinavano con Monfelice , e oltra P Adige colla piccio
tti città d'Adria . Ma per ripigliare il filo delP Ifloria, fa morte delP
bnperador Filippo il vecchio ricorderemo ; il quale fm uccifo in Vero
na dafaldati ,, dopo aver ricevuto una- fconfitta. da Trojan Decto *
Delle mura poi , che da Gallieno furono nel 265. innalzate, man
dati avendo nuovi Coloni in Verona ,. come dall'' 1feritone fopra La
porta, che rimane in piedi raccoglie/! , fe ne parlerà in altro luogo y
e qui intanto riferiremo come a Gallieno fuccejfe Claudio Gotico, fìt
to del quale fendo- difcefi nel Veronefe gli Aternani non lungi dal la
go Benaco furono- da quefio Imperador battuti: ficchi appena la me
tà ne rimafe .
Narra Vòpifco , che i pofieri delP Imperador Probo vennero ad abi
tare fui Veronefe , e vicino al Lago di Garda .
Giuliano- dopo la morto di Cajo fecefì Imperador proclamare , ma
da Carino fu uccifo nella campagna Veronefe .
Diocleziano , e Majfimiano Imperadori furono più volte in Verona',
vi fu pure Galixjo Majfiauam ,. e ordinò che vi fi erigefje una nuo
va porta, della Città .
Il Grande Coflantino , il quale nelP anno di Crifio 31 1 ven
ne contro di Muffendo in Italia , prima di rrvolgeefi verjo Roma ,
marchiò verfo Verona , dove erafi fatto forte Bompejam il più famofo
capi-


8 CRONICA DI VERONA
capitano di Maffen^ie. Stretta da ogni parte la città et affedio, ven
ne alle mani con Pompe/ano , che ti era ufeite per introdurvi mag
gior numero di folci'ati , Ù quale vinto , ed ucci/o fu cojìretta la città
finalmente a render/i a di/erezione .
Fu onorata dipoi la città no/ira dalla presenza di alcuni Impera-
dorix cioè da' due Valentiniani padre , e figliuolo , Teodofio il gran-
de, ed Onorio , come fi raccoglie dalla data di alcune leggi qui da
ejfi fottoferitte : una che porta il nome di Graziano , ha fatto credere
eh'' egli in Verona fi trovaffe F Agofio del 98».
Eravi pure in que tempi Prefidio e Corpo- di Milita , cioè il Pre
fetto, di Sarmati Gentili in Verona •• così pubblico Arfenaie , 0 fia
.Fabbrica a" armi J alcuna cofa del quale ne toccheremo dove della
'Porta Organa di quefla città ci accaderà fa* menzione . In tanto ,
dàlia brevità propoflaci niente feoftandoci , volgeremo il nofirv rag-
jgionamento a rapprefentare il nuovo e deplorabile afpetto dell'Italia
per ? irruzione de Barbari , che le tolfer*> non fidamente il deminio
delle altre nazioni , nta ancora di fcjlejfa ,
Nell'anno 400 venne dalla Pan nenia in Italia Atavico Re de*Got$,
ma dopo la battaglia di Ptllenzp ' incamminato per ufeir ne , giunto che
fu a Verona , mutò parere , e contro la fede data volle di nuovo con»
traftare, onde feguì altro fatto d'arme con vittoria de' Romani m} che
peri. Qlaudiano , nelle lodi d'Onorio e Stilicene drffe , ehe Verona non
picciot membro al trionfo aggiunto avea , e ehe i Adige avea portato
al mare il fangue e i corpi de Goti . Ma nel?anno 408 ritornacene in
balia con nuova e maggiore armata per la Jolita via di Emo
na > e lafciate addietro Aquila;a , Concordia , Aitino , e dopo que-
fle Verona t pa/tò l'Adige , indi H Pò ad Ojliglta , e lafcian-
eh Onorio in Ravenna , fi condujfe dirittamente ad aflettiare
1 la c.ttà di Roma, la- quale, alfe/iremo ridotta , fi compofe con Ala
rico . Ma y dopo varj accidenti , ritornò eglr F anno appreso , e la
prefe e la faccheggiò , proflrando la prima volta la grandezza e
maeflà del fu» nome.
Verfo la metà del fccolo Jfeffo fu fingolarmente fatate a quefle no*
ftre regioni F irruzione degli Unni , che guidati da Attila le mife*
re a fuoco e fiamma . Aquileia efpugnata ed incenerita-. Aitino , Con*
cordia , Uderzp- defolate ut modo , che al loro primo flato non più
ritornarono . Stava H fiero Attila in penfiero di pajfare a Roma ,
quando illuflre e pacìfica legazione gli giunfe , la qttal fetegli co*
der F armi di mano , e ripaffar FAlpi . Capo di tal legazione fu il
gran Pontefice- San Leone , e il luogo ove jeguì fu nel Veronefe, ove
era abbiamo Pefcbiera.- il che fi fa chiare da Giertfahde ; che la*
PARTE PRIMA. 9
fcii feriti» fegutjp: ove fi pajfa il Mincio, e dove il piaggio di
tal fiume è molto frequentato da quei che viaggiano, con che vie
ne a indicarfi il fitto teflè citato , pel quote cor/e fempre P Impe.
rial via da Milano ad Aquileia . Altri fiorifero , il luogo di sì Me*
morahil fatto , effer flato ove sbocca il Mincio nel Pò, come fi legge
nel Breviario Romano nella vita di S. Leone fotta f undecima giorno
d'Aprile. ìl Muratori negli Annali d'Italia T. Ili, e lo fieffb negti
Scrittori Jelle cofe d'Italia Voi. I.
Nel 47Ó pafisò .in Italia Odoacre con eferche et Eruli, e Tursi»
Ungi ed altre genti.' prefe Roma, imprigionò- Augufiolo in Ravenna,
f ultimo degf Imperatori d'Occidente, .e le rilegò indi fioggiogata
F Italia tutta., prefe sitolo di fm» Re , e per poco meno di quattot*
dici anni vi fi mantenne .
Venuta nell'anno 480 contro di lui Teodorico co fimi Ofirogoti ,
e refpinto con perdita da/ fiume Lifonx» fi ritirò a Verona , e fi ac
campò nella minor Campagna : ma fopraggiunto futra indugio Teo
dorico a combatterlo lo ninfe , -e nel calar della vittoria reffò anche
Verona occupata.. Ma dopo quattro anni uccifo in Ravenna Odoacre,
Teodorico fu da fuoi proclamato Re d'Italia.
Quefli amò tanto Verona, che ne riportò il nome di Veronefe prefi-
fio la maggior parte di Scrittori Tedefchi , e prima Ennodio ne\
Panegirico , dovendogli nominare quefla Città diffie, la tua Vero
na .. Qui però fece egli ordinariamente fina refiden^a , coflruitovi
Regal Palatgo , <ed altre .infigni fabbriche., cioè Terme , Acquedot
to , e Portico . Il Palalo , .memorie non avendofi ove foffie preafa-
mente fintato , alcuni oonjetturano che nella Collina di S. Pietro , dove
abitarono ancora altri Re a lut pofleriori. Altri tengono , che a piè di
effe fojfie coflruito ; e credono che le veftigia quelle ne fiano che futi
ora appajono nelle cafie fintate r'mpetto alla Cbiefia del Redento
re ; fondando quefla loro credenza fiopra certe parole -efiprejfe nella
carta di donazione fatta da Berengario Primo a Giovanni 'Cancel
liere di certa poca serra fituata nel Caflello antico di Verona ; della
qual terra i confini accennando/i i Regi Edificj fi nominano .' Ab
Oriente, & Aquilone conGftunt publica, & Regia MàìUài ec.
A queflo monumento altro del 1070 vi aggiungono, che meli'Ar
chivio della Cbiefia -di S. Stefano fi cuflodifee e nel quale fi legge
cb'eravi un Ponte accanto al Palanco, Ad pontem prope Patacio
ec. Il qual Pome tffi ungono effer quello che nella piena del 1230
fu dall'acque in parte abbattuto, come avea Ietto H Rev. D. Carlo
Cannelli fu Canonie» della Cattedrale, in certe memorie che neV'Ar
chivio delle Monache di S. Spirito efiflono, del cui Monaftero egli
B ficrtffe
io CRONICA DI VERONA
fcriffe la Storia , e nella quale effb così il cafo racconta .'■ Al tor"
reme di tante difgrazie , s' aggiunfe una grandiffima innonda"
zione dell'Adige leguita il giorno 5 Ottobre, quale ftraordina"
riamente baccante, coli' impeto dell'onde lue furiofe, urtando
nel Ponte di Pietra vicino a Pufterla piana, abbattendolo, lo
tirò nel fuo fondo , e tanto fece di varj archi dell' altro pel
quale pafTavafi dalla Città al Cartello di S. Pietro. Que,i altro
documento appo il Rever. Sig. D. Bartolomei Campagnola aiduceu»
do, [crino da Bonamente Nodaro nel 12.03 , nel quale qnefte paro
le fi leggono.' novuni opus a ponte fra&o* quod conlueverat el-
fe fupra - Ecclefìam Sancii Fauftini in flumine Athefis. Ma que-
fte fono confetture, e però d' altre cofe ci farem noi a di/correre.
Teodorico dunque oltre le già dette cofe , dicono che fece recignere
di M(tra la Città. no/Ira . Altri però il contrario no riferijcono , e [pe
nalmente Canobio , cow in altro luogo dtmoflreremo .
Morì Teodorico l'anno $ló , e gli fucceffe Amalafunta fua figli-
uola vedova di Euterico Vijigoto , rimajla con un figliuolo d'età d'an
ni otto chiamato Atalarìco , per nome del quale prefe il Regno. Ma
nel 536 finì il garzone di vivere feguito dalla Madre nel 597, ucci*
fa da Teodato fuo Cugino, a cui era/i dopo la morte del figliuolo
maritata . A qncflo Teodato , che fu morto per una congiura de' fuoi
nazionali , Jucceffe Viùge ; depofto il quale, fu da' Goti eletto Re
Teudobaldo , 0 Idovaldo, cb'* era comandante del Prefidw di Verona ,
uomo nelP armi valorofo . Ma nel 540 fu ammazzato, mentre fede*
va a menfa , da', fuoi Capitani , per vendetta di Uraia nipote di Teo
dorico, che era fiato, poco avanti per ordine di Teudobaldo trucida
to. Morto co/Itti , crearono i Goti Attarico per loro Re. Quejti trai*
tando co' fuoi Cpnfiglieri di Jìabilìrs la pace colPImperadore , fu mcr*
10 da' fuoi P anno 543, e conferito lo Scettro a Baduila, 0 Badntla ,
che da Procopio e da' Greci fu detto Totila > il quale nipote era di
Teudobaldo.
Nel . principio del Regno di Totila , i Capitani dell' haperator
Giujliniano tentarono di forprender Verona, e riufeì loro d' impadro-
nirfi d' una Porta , e di mettere in fuga i nemici : ma, non e/fendo
a. tempo fecondata P imprefa , i Goti ripigliarono la C.ttà . Teja che
fu il migliore de' Capitani di Totila , e che gli fuccedette nel Re
gno, fu mandato a Verona col fior più fcelto delle fue truppe per pre
cludere a Narfete la confueta firada d' internarfi neìl' Italia , ma
quejlo condujfe P armata fua lungo il Mare Adriatico fino a Ra
venna . Venuto Narfete alle mani con Totila a BrefceIlo , volgar
mente Berfella, fopra il Pò , vi perfe quefii la vita e l' eferc 1 1 [con
PARTE PRIMA, u
fitto . I Goti crearono Teja in fua luogo Fanno $60, ma net $6z
mediò Teja da Narfete prejfo il fiume Sarno vicina al Monte Ve*
Juvto finì con effa il Regno di Goti ; disfatti i quali , Veronefi
prefera F armi per tenerfi in libertà , e per difender/i da' Greci ,
tna feguito un conflitto , reflà prefa la Città, e fòggetta alF Impe
rio di Giufliniano. Rimafe pacifica F Italia fina all'anno 5 6" 8. In
quefto per la venuta del Re Alboino ,. co' fuoi Longobardi , invita
to da Narfete [perciò, che fiamo per raccontare^ ad invaderla , fu
nuovamente meffa foffopra y e pofìa in grande calamità . Morto Giù-
filmano fu ajjunto ali Impera Giuftina figliuola di fua fonila; Quefto
Principe , che da principio dato avea qualche fperanza di fe , diven
ne pofcia nel governo inettijfimo, onde a volontà di Sofia fua mo
glie reggeva F Imperio . Da quefta perfuafo. a richiamare Narfete
in Coflantinopoli , e a mandargli per fu ceffore Longino, tanto fu
ancora efeguito . Ni contenta di ciò F Ir/.peradrice , volle infìeme-
metìte oltraggiarlo , fcrivendogli , ch'ella il voleva in Coftan tino-
poli , perche cogli altri Eunuchi e donzelle difpeni'affe le lane ,
e le filaflè ancora , e teflèffe . Ciò. da Narfete udito , come colui eh'
era di grande animo, fdegnata rifpofe :. Giacche così ingratamente
le mie fatiche fi pagano, ordirò, ben predo una tela, che cen
to Sofie difciorla non potranno giammai. E tofto ch'egli ebbe in-
tefo gtunto ejfergli il. fucceffore in Ravenna , licenziato a un tratto
F Efercito , perche non fe ne poteffe Longino fervire, in Napoli fi ri
tirò .- E di qui Alboino dal? Ungheria fallecitando a. calare in Italia ,
fu da quefto accettato l'invito, e ben tofto co' fuoi Longobardi ci ven
ne. Fra le altre città che prefe furono , piacque ad Alboino famma-
mente Verona, onde in effa nel 570 fifsò l'ordinaria fua refidenza .
Poco però viffe nel Regna; perciocché nelF anno 573 fu da Elmige
per commijfione di Rofimanda fua moglie ammazzata ( per effere fia
ta da effo capretta a bere in un convito nel tefchio- del di lei padre
da ejfo morto ) e fu fepolto , come dicono , fotta una fcala contigua al
Palazzo- Rofimonda fuggì pofcia con Elmige a Ravenna; e. a co-
fluì congiuntzfi in matrimonio colà entrambi malamente perirono ; per
ciocché Elmige da co(lei ave!enato , fu effa pure dalla fieffb marito co-
ftretta a bere di quel veleno ,. eh? effa porto gli avea; onde amendue
a un tratto lo fpirito efalarono .
Succeffe Clefio ad Alboino nel Regno, al quale nel' 578 fu tolta
da' fuoi famigliari la vita. I Longobardi, invece eF elegger/i altro
Re , penfarono di governarli per Repubbliche . Laonde Autori figliuo
lo di Clefio rimafe Dura in Verona, ma nel 585 fu poi Re dichiarato.
Cojìui prefe per compagno ne! governo Agilulfo Duca di Turino , il
B 2 quale
t% CRONICA DI VERONA
quale ebbe non filamento molte guerre co*Franchi, e co Greci, ma
ancora co* più Duchi di città , i quali fé gli erano ribellati , fra
quali fu Zangrulfo Duca de^Veronefi , che, cerne gli altri, vinto ri'
mafe ed ucci/o . Poco dopo da contaggiofo morbo furono grandemen-
te afflitte Ravenna , e Verona . Morto il Re Autori nel 591 di vele
no in Pavia, e rima/io filo Agilulfo nel Regno, finì pur ejfo di vi
vere nel 61$ , 0, come altri vogliono, nel 6 18. Dopo di efjo fu meffo
in trono il figlittol fuo Adalaulde fanciullo con la madre Toedelinda^
ma impasto poi, e fparfa tal fama per Arnaldo , fubentrò quefli nel
òzi, e regnò fino al 636. Succejj'or diArioaldo fu Rotori, che fu il
primo delia fua nazione che aveffe leggt proprie e ferine , quali pubbli
cò nel 6/\i\. con nome di Editto . Fra le altre barbare cofe che in effe
contenute erano , quefla inumaniffima vi fu comprefa , che giurando /'
Attore a fe appartenere la cofa con folenne giuramento domandata ,
tt era privato il pojfeditore, ed era a colui conceduta che la proteo-
dea ; nò a quello permeffo era le proprie ragioni addurre , che della
cofa contenxiofa non fojj'e flato prima ifpogliato . Morto Rotari nel
ó$6 Rodoaldo fuo figliuolo nel Regno fucceffigli ,il quale fu uccifi
da un Longobardo a cui violata avea la moglie, e ciò fu del 661 .
A quefla fu fiflituito Ariperto figliuolo di Gondoaldo fratello di Toe-
delinda moglie dì Autari Teir^o Re , e fi morì del 6jo , lafciati
dopo di fe due figliuoli , P uno de" quali fi fuggì , e /' altro fu fat
to morire da Grimoaldo fuo parente , refìando ejfo nella Signoria,
in cui viffe fino al 58o, lafciaudo nel Regno Garibaldo fuo figli-
volo, il quale poco dopo finì di vivere aneti" effo. Partarico figliuo
lo {f Ariperto, che, come abbiam detto, fin era fuggito , udita la
morte di Grimoaldo e del figliuolo , ritornò al Regno col figliuolo
fuo Cuuipertc . Ma Partarico morì nel 6p2 , rimanendo filo Cunim
ferto nel Regno* Coflui fopraviffe al padre fino al 710, e gli fuc-
ceffe Luitperto fuo figliuolo , che viffe foto otto mefi . Dopo quefli
regnò Ragumberto j quefli non vifje più che un anno , e fu co
ronato fio figliuolo Arimpcrta , che regnò fina al 713 ; morto il
quale fu creata Re Afprando , e tenne lo feettro filo tre mefi .
Dopo quefla fu eletto Luitprando, , ma nel 743 finita avendo di vive
re gli fucmffe Ildepranda , che regnò filo fette mefi , fendaflato- da Lon
gobardi fcacciato ed eletto Rachi in fuo luogo, il quale nel 750 pre-
fe F abito- di S. Benedetto , e finì fua vita nel monte Cajfino . Sotto
Udeprando per opera di S. Annone Vefeovo in quel tempo della citta
noflra furono recati di Triefle i Corpi de glonfi Martiri SS. Fermo
e Ruflica cittadini Bergamafcbi . Vogliono gP Iflerici Veronefi , che da
Sa Maria Qùnfilatrice , favella di S. Annòne, fiffero quelle prediofi
reliqu. e
PARTE PRIMA. i3
reliquie in Vertma riportate , le quali nella maggior Cbiefa ad ejt
Martiri dedicata ripa/ano .tuttavia . E febbeue alcuni vogliano , eòe
.le Reliquie loro in Bergamo fi euflodifeano , non per tante- prove
più antiche di eia non adducono che del fecola XVI. Il noflro Ottavio
Alecchi, delf identità de' Corpi di detti fanti Martiri , un dottiamo
.trattato oompofto .avea ,* ma col ceffo* .del fuo vivere, non Joppiamo
■per aiuole accidente , fu alla città naflra il contento rapita di vederlo ,
fe non dia pubblica luce delle fiampe , eujlodito almeno fra i molti
eccellami feritti* che dopo di fe avea lafciati. Ma che qmefli Santi
Corpi non fiano flati altrove tra[portati , fi prova con alquante anti
che memorie, e particolarmente colf autorità del Ve/covo Adelmi» , il
quale nel H£7 eccitò il popola Veronefe a riparar la fabbrica della
Cbiefa de SS. Fermo e Ruflicot in cui dice ripofano i corpi loro.
Di quefli due Santi e del Martirio loro ci riferbiama parlarne un po'
più diflefamente nel fecondo volume, o fia fupplemento di quefla Cro
naca . Ma ripigliando il racconto de'Re Longobardi , Aiflulfo di Rac
chi fratello regni dopo di lui. Morto che fu ii Re Aiflulfo, Defiderio
ed Aldigifio furono di lui fucceffari , e gli ultimi de'Re Longobardo
in Italia. Perciocché venuto nel 773 Carlo Magno di Francia con
numerafo efercito, invitato da Adriano- Pontefice ■ a liberarla dal do
minio de* Longobardi , e a far acquiflo di sì bel Regno . S'oppofe
Defiderio aW imboccatura de' monti , ma poi con precipuofa ritirata ,
abbandonato tutto il paefe a nemici , alla difefa di due fole piagge
fi riduffk racchiudendofi ejfo in Pavia , e Aldigifio , 0 Adalgijo fuo
figliuolo , già dichiarato Re , in Verona , che per detto di Anaflafie
Bibliotecario era fortiffima fopra tutte le città de* Longobardi . Ma
fanno feguente venuto Carlo ad attaccarla, effondavi uno fcarfo pre-
fidio- dovette arrender/i , fuggendo Adalgifo per acqua a Coflantino*
peli . Cadde anche Pavia , e Defiderio fu fatto prigione . In queflo
enodo il dominio de' Longobardi ebbe fine , the da Alboino fino alla
dtpreffione di Defiderio era in Italia 204 anni durato , e Signori
ne rima/èro i Franchi , *' quali furono i Veronefi foggetti da Carlo e
fuo* fuccefforì fino all'anno 88d. Ma prma di jeendere d' altro a
ragionare y delF origine di quefli Longobardi, che alla noflra Lombar
dia il nome diedero , decorreremo . Ufcirono primieramente quefli popo
li , ( che dalle lunghe barbe loro detti furono Longobarbi , 0 poi corrot
tamente Longobardi e Lombardi)fatto di Taonte ed Aioue lor capuani
dall''Ifola ,0 Penifola di Scandinavia , 0 Scandia , dalla quale anche i
Goti Porigine aveatt tratto . Fecero gran tempo i Longobardi fianca nel
la Germania, e perciò furono da'Romani , prima che andaffé PImperio
dell'Occidente in ruina , conofeiuti per nome .E dallo fpeffo mutar fian-
V* fu-
i* CRONICA DI VERONA
M furono, anche Vìntili detti . Guerreggiarono, affai fpejp* contro molti
popoli e co1 Bulgari ferialmente K Mia fine nell'Ungheria inferiore
annidaronfl , e combattendo, con Turi/mando Re de'Gepidir e vincen-
dolo ,. fermarono in quelle contrade il piede , dipoi fotta Alboino ,
come dicemmo , in Italia pacarono. Ma ritorniamo, a. Carlo Imperado-
re, il quale avendo P Italia da' Longobardi liberata , lafciò. in Verona
Pipino fuo. figliuolo ,. // quale creato avea Re a" Italia . Queflo, buon
Principe, dicono, che erger fece la celebre Ba/ilica di S. Zeno maggiore .
Altri però, fono di contraria opinione, dicendo ejfere jiata da ejfo fo-
lamente rifiaurata , od ampliata : ma di qucjle tali cofe ci rijerbiamo di
favellarne più a lungo nella feconda Parte , o Supplemento di quefla
Cronaca. Ora entrato Panno 886 , in queflo cominciarono alcuni Du
chi ad ufurpar.fi la Signoria d'Italia. Fra quali fu Berengario Pri
mo Duca del Friuli v e Guido Duca di Spoleto; ma Guido fu da
Berengario nella Tofcana vinta e debell. 'o, onde rima/e a Berenga
rio P Impero , nel quale viffe fino. alP anno 023 . Dopo quefli Rodol
fo Duca di Borgogna regnò, in Italia; indi Ugo Duca a ' Arli com
Lotario fuo figliuolo ; poi Berengario Secondo ftmilmentt col fuo fi
gliuolo Alberto. . Quali tutti tirranneggiarono. non folo Verona ma.
quafi tutta PItalia . Finalmente vinto Berengario da Ottone I, fu co
ronato queflo in Acqvifgrana da Papa Leone Vili nelP anno c?6z ,.
onde le citta, d' Italia tornarono a governarji con la primiera liber
tà . I Veronefi pure nelP anno 073 , in cui feguì la morte di Otto
ne , prefero, anch' ejfi a reggerjì. per fe mede/imi , come in altro luo
go di queflo primo Volume dhnoflreremo ..
L'anno della Natività del Noftro Signore Mifs.Gesìi Chrifto.
11 15 ,. fò una Donna, chjamada la. Co: Matelda, morì in Lom
bardia,, la quale edificò molti. Cartelli, e Monaft'eri lui Terrea
Veronefe ,. e Hofpedali ,, e Ponti dei quali lezando. non trovar!
li auttori, che li edificafle, fappi,. che la fò lei. Unde quando
la venne a morte fece el fo. Teftamenro, e fi lafsò tutte le foe
ricchezze,, e tutti li foi beni alla Chiefa Romana, zoè a S. Pie
ro in libertà de Papa Bonifacio, ma prima havea dotado Mo-
nafteri , e Ho( pedali in la. Città di- Verona , e de fora , la qua
le Con tefflà Matelda era fuzida dal Padre, e dal Marido Enri-
go (a)„. Andò a Vangadizza fu Quarolo, & comprò detto Qua-
rolo, & laiTollo a una Gefia detta S. Maria; la qual. Gefi.i la
dotò

(a) Non la Contefla Matilde fuggì dal Padre , ma la di lei Midre


come riferifce Gio: Villani , il quale afferma inoltre che effondo il
marito inabile alla generazione, Matilde da fe lo fcacciaùTe .
PARTE PRIMA. 15
dotò , e ghe meffe Nome la Badia de Vangadizza , alla quale
hisò tutta quefta robba , zoè con fta conditione , che el ghe
foffe dette 33 Meffe al di, e lafsò per Prioro Fra Tomaio da
Moncaler, e laffblo per Prior con patto, che el foffe fatto tre
lemofine alla ftemana , e che li horaeni della dita Badia foffc-
110 lcmpre afenti per tempre mai, & lafsò, che dito Frate met-
teffe oni anno Perfònc . Fra T-omafo, e tutto quello ga havea Quj man-
-- .................... ca il tcilo.

Quefta Signora era venuta a Verona nel 1073 accompagnata da


Sani1 [Anfelmo Vcf.ovo di Lucca per vifitare la Cbiefa e V Corpo del
Martire San Zenone, alla qual Chìefa donò tutto quello che avea ift
Bonferrario , iti Pigoigo, in Ronco Levato , in Fatole , e tutti i be
ni eòe pojfedeva nel Veronefe per l'anima di fuo Marito. Chi però
foffe curiofo di fapere molte particolarità di quefta magnanima Prin
ciperà, legga Bernardin Corio nella prima parte delle Storie di Mi
lano , nella vita di Enrico IV Imperatore dal mcaejìmo Cono descrit
ta , e le Iftorie di Mantova ferine da Monfignor Scipione Agnello
M;iffei Vefcovo di quella città . Dal quale ne fu particolarmente ed
in pih luoghi di queir opera favellato .
Nel 11 17 fu grande terremoto il quale , ohre ad altri gravitimi Cade l'ala
danni a quefta città caufati , fece cadere la maggio» parte del reciti- ^el1' ^re"
to,o fi* Ala del? Anfiteatro detto l'Anna. "moto"'"
NtlP anno 11 24 Verone/! fabbricarono il Palalo della Ragione in Fabbricai
quad.o con una corte nel me?go . Ed è da fapere che diverfi faro- il Palazzo
no i Palazzi della Ragione in Verona. Imperciocché dicono, che uno della Ra-
ve nera a San Faujìino ; uno ove ora è la Cbiefa antichiffima di Slone ■
S. Maria in Solare, le carceri del quale erano quel/e dette di Cor-
talta luogo- ivi vicino, le cui ve/ligia tuttora appajono fopra la cor
dicella vicina alla Cafa della Famiglia de* Co: Mini)'calchi . Altro «t
San Michele a Porta , in quel fito eve ora abita la Famiglia de' Co:
Cvffali . Ed altro ancora ove ora è San Gio: in Foro, e le Carceri di
qtiejlo erano vicine a? San Marco , onde quefta Cbiefa. fu poi detta
San Marco ad Carceres.
L'anno 1142 Malregola * Conte de San Bonifacio morì. » Lsgsi
Nel a poco dappoi, nacque diffenfione fra alcuni principa- Marco
li. cittadini di Verona, nò fi fa come; pure la comune opinione fi è Re£ol°'
che dopo , per tenere chi la parte di Aleffandro III Sommo Pontefice
perfeymtato da Federico Imperatore detto Barbaroffa , e chi per fecon
dare eJb Federico , folto quefto pretcfto coitivaffero le vecchie i-.itefl;-
m
\6 CRONICA DI VERONA
me difcordie . De* quali Fottonar) , ettaro cV erano per V Imperato»
Guelfi, ere furono Gibellini appellati , e Guelfi coloro che fintiamo per H
Zibellini Pontefice. Crefcenxj e Menticoli con altri fi dichiararono per Fe-
Cr'efcéni*" ****** » ' ' Traverfi , che poi furono detti di S. Bonifacio , ci lo-
e Monti-' ro aderenti per il Papa . Ma la maggior parte de* cittadini feguia-
coli . no la parte Gibellina , e i Paefani la Guelfa , onde i Cittadini fi
Famigli» fortificarono nelle proprie cafe y così che in breve furono edificate
Traverfi fettecent0 Torri nella Città congionte alle cafe fteffe. alcune delie
detta poi » ,. A °. ,i- • i- 7 •
Sanboui- quali fé ne veggono tuttora , e te vefttgta dt motte- rumate,
facio» Vamio il 56 i Crefcenxj fecero tumulto contro i Sanbonifacj e
fuoi parteggiavi, ed incendiarono una Rocca che teneano i Sanbo
nifacj fopra il monte vicino ove ora è il Caftello Ài S. Pietro .*
indi fi ritirarono entro il Caftello di Montorw da e/fi poffeduto *
Etmano Vicerreggente di Corado Imperatore in Verona , venutovi ad
iftanxa de' Reggenti della Città per fedare i tumulti , pigliò Far
mi contra i Qrefc.eay , e molti ne uccifé .e/pugnato il Caftello di
Montorio. Seguirono dipoi ancora notabili iticendj nella Città, co
me appare dalla feguente iferitone pofta fuori della Cbiefa de* SS.
ApojloU verfo la cafa delt Arciprete Jopra di un avello piccolo dclf
acqua Santa pofto nel muro,

ANNO DNI M.C.L.XL


COMBUSTA EST PORTA
5. ZENONIS,

L'anno 11Ó2 Federigo Barbarofla Imperador venne in Lom


bardia , e deftruflè la- Città di Milan , e fi fe feminar del fa.
le , e quefto fe perche i Milanefi non ghe volfe dar fulfidio
quando ci fafea guerra a' Veneziani per haver Papa Aleffandro
Qui mane* fi - • - «
irTefto. m m . „ . ,
Riferifce Marcantonio Sabellico , che quefto Pontefice , effendo per-
feguitatt a morte da Federico Barbaroffa Imperatore , a Venezia in a-
bito di povero Pellegrino di Roma fuggendo , aveffe ricovero nel Mo-
naftero detto della Carità , ove flette Jìnoattjoutocbe fu i[coperto da
un certo Commodo , dal quale per addietro era cotte[auto . Laonde dal
Principe Ciani Doge in quel tempo fu quindi levato e pofto nella
Cbiefa di S. Pietro in Caftello, Indi fpediti Ambafciadori a Federico
per pacificarlo coi Pontefice , e ricevuta una [uperba rifptfta , veniffie
il Ciani a naval battaglia contro l armata Imperiale , comandata da Ot
tone figliuolo di Federico , non lungi da Salborio 0 Salvore nelflftria,
ri-
f ARTE PRIMA, 17
rimaneffe quefia disfatta >e Ottone tendono prigioniero a Venezia. H
quale avuta ferminone di gire al Padre per trattare effo fteffo la pa
ce,, con impegno di riporfi Mei potere della .Signoria qualora non gli
fortiffe r intemo , foce sì ohe Federico vi acconfentiffe , e che andati
entrambi a Venezia Federico al Pontefice umiliando/i e i piedi ba
ciandogli {offe da Aleffandro aliato da 'terra , .e -nella fronte bacia
to. Si poi entrati nella Cbiefa di San Marco ^ dice, che giunti alt
litote maggiore , giacendo Federico a terra difiefo^ il Pontefice gli
metteffe il piede^fopra del eolio, x rcchaffe il verfetto 13 del Salmo
po. Super afpidèm & bafiHicum ambulabis , & conculcabis leonem
& drtconem. Allora l' Imperadorè ancora di animo invitto e fuper-
bo gli rifpendeffe ? non xibi fed Petro ; .al quale il Pontefice repli
caffe , & Mitri & Perno . In quejla occaftone, .dice il mentovato
Iflorico , che i Veneziani figillatc .avendo con cera le lettere ferme alt
Imperatore jtllera quando fpedtran gli Ambafciateri ciò veduto dal
Pontefice eonceffe loro il privilegio di fognarle col .piombo : e dopo la
■vittoria P inveflitura del Mare Adriatico , onS ebbe origine la ceri
monia ^ che ogni anno il giorno delP Afcenfienc fi ufa dalla Signo
ria y di fpofare il mare Con V attitlo a" oro , in memoria di quello cb*
.ebbe SI Doge Ciani dal Pontefice dopo la vittoria fopra di Ottone ri
portata . Andati poi il Pontefice e l'Imperatore in Ancona in compagnia
del Ciani, ed offerte dagli Anconitani le Ombrelle al Pontefice ed alP
Imperatore, comandò Aleffandro ebe portata foffe al Principe di Venezia
la terza, la quale tuttavia in pompa folenne fi porta colle altre info
gno del Magi/Irato . Indi giunti in Roma , fra gli altri onori fiati fatti
iti Pontefice. ^ uno offendo fiato d' incontrarlo colle trombe <T argen
to , comandò che date otto al Doge ne foffero in memoria delFacquiftata
vittoria , le quali ntfqffe in perpetuo ÀI femmo Magi/Irato de Vene
ziani.
KelF 1*163 Federico fopranominato venne- con grande eferetto per pi
gliare Verona., ma feguho fatto d'arme fra effo ed i ^Veronefi a Vtgafie
villa delDtfhretto Veeouefe , fefercko Imperiale fu vinto epofio m fu
ga nel 1164.
"V anno iliadi 10 de Setembro Fillio avo de Azo dalla PHIio N,
ÌNichefola de Verona .con diefe altri cittadini de Verona lb mot- -«hefoi.-
ti in le prefone de Verona perche i Toleva tradir la cità , e
darla, atio Imperador Federigo fopraferitto .eh' era vegnudo a Va
caido con la foa sente.
L' anno fopraferitto el Catello da Rivole del Diftretto Vero*
nefe fò attedia dai Veronefi da San Martin infina per tutto el
jnefe de Marzo , 8c Jiavelo comra volontà de Gazapan dell' Ifo- Gazala
C dell'irei»
i8 CRONICA DI VERONA
lo de Verona chel tegnia a fua pofta, e non del Coratnun de Ve-
rona , e robava chi pattava de lì .
incendia- L' anno 1172 fu brusa tutta la città di Verona per li citta-
ta per le dint per' le gran parte , eh' era fra loro , & in quello anno £6
fazioni, fatto el fondamento della torre di Signori Lamberti, che li chia-
U Cani1*'" ma ^a mo ^a torre delle campane iòpra el Palazzo de Verona-
ne da chi* m *iuttW anno adi primo di Mazo Meflèr Alto di Pifati Io
principia- amaizà a Sanguinò.
** • Tanto moltiplicarono le intefiine [edizioni , che una contrada face*
guerra con t altra „ e non contenti delle -uccifiotti , e rubberie , che ffi
ccano i Vincitori , abbrugiavano le cafe de' vinti; ed una fiata com
batterono sotto giorni continui depredando , uccidendo ed abbrugiando
a tal fogno che la infelice città era quafi all' e/iremo ridotta ; onde
'per tale caufa credefi effère fiate [colpite quafi dietro della Cbie[a di
S. Giovanni in Foro quefie parole, che oggi pure fi leggono in pie
tra nella panchetta per andar a San Simone , carattere però non di
-que tempi

ANNO DNI
MCLXXII
COMBUSTA |
EST CIVITASj
VERONAE

Vi è pure ultra ifcrhsjone tome [opra a" Santi Apofiolt^ td * la


[egueute
DIE XV. ME MADIJ
ANNO DOMINI. M. C. L. X. X. IL
INDICT. V. DIE. VENERIS
QUAE FUIT. VIII. M. JULIO
COMBUSTA EST CIVITAS VERONENSIS.

Nel muro a man deflra nélF afeendere la [cala che fi va nella [ala
Epifcopate , ove fono dipinti tutti li Vefcovi , vi è la [eguente aferitone

ANNO DOMINI 1172 OMNIBONUS VERONENSIS


EPISCOPUS HOC FECIT FIERI OPUS AD HO-
NOREM DEI ET SANCTI ZENONIS, ET EO-
DEM ANNO SEPTIMO DIE INTRANTE JU
LIO COMBUSTA EST CIVITAS VERONAE.
NeW
P Alt T E P R IH A., 19
NelP Archivio delle Monache dì S. Salvar Corte Regia fi ba la
fogliente memoria , che i Padri Camaldolefi di S. Maria di Vanga-
drzja atieano fatto fondare per ufo della Cbkfa medofima una me
diocre Campana quadrangolare nel mefe di Luglio 1172. con que
lla tfcrizwne

if -AOJ- 1 M C I/XXII'
cvrvs svTesTis Me olivcrtvs ectt
IN IVLH NONA qVANDO FVIT ARSA V6R0NA

Quo/la Campana rimarcabile per la' Jtrottura , e per la ifarinone


del fuddetto memorabile' incendio feguito in Verona e per fanoni fufci-
tato r fu pofcia dalle Monache disfatta per farne il getto d'una mag
giore.- .
L' anno1 1176 I Lombardi quafi tutti combattè con la zente
dello Imperador Federigo , e fi el vince in campo con grande
vittoria , e fò el dì de S. Martin .
L'anno 1180 Miffer Turriffendo di Turriflfendi de Verona ven
de al Commun de Cerea la fua parte di Bofchi dal Gazo , & in
queir anno la torre de miffer Beretin da Gazo fò edificà . II Sommo
L' anno 1183 Papa Lucio, & lo Imperadore Federigo Barba- Pontefice
rtìffa infieme intrò in Verona adi ultimo de Luio , e fò acce- Lucio III,
$tadi honorevol mente dai -cittadini in Verona. ratórFe-"
Quefto Pontefice avea ordinata di adunare il Concilio , e dicono derico in
C 2 che Verona .
20 CRONICA DI VERONA
che il luogo a ciò deputato fojfs la capa de Talentimi ora de1 Meatt-
di in Con tra di Santi Quirico e Giulktu , fiutata [opra la via per
cui da una parte fi paffa nella- via nuova- , e dall'altra- a- S. Nic
coli , confinante fra. ì altre con quella abitata dalla famiglia Nicco
li»/ , la quale è rivolta colla facciata a quella del Parroco di det
ta Cbiefa; ma che , per la morte del Pontefice in quel mentre fegui-
ta, niente avtjfe effètto. Aggiungono ancora y . che il nuovo Pontefi
ce foffe fiato in quella da' Cardinali creato ; Corte e Mofcardo al
tramente ne riferiscono , dicendo, che il. Concilio fu fitto Urbano III
ragunate nella Cbiefa. de* Monaci Benedettini di S. Fermo Maggio
re, e 'l Conclave nel Palaia Vefcovile.
Gerufa- L'armo ll%6 Salandin Cortefo Signor della Soriay e dell' Ar-
I rnme minea ei qual havia tributo da quaranta Re di Corona tutti
l ffi\?al Pagani , tolfe Hierufalfemme el fepolcro del noftro Signor Miffer
- ,d,n<>* Gesù Chrifto in fi; & in queli' anno lo Imperador Federigo Bar-
barofla andò con grande: eièrcido , e Baronia ultra mare per vo
ler recovrare el dito fepulcro e la mazor parte perì..
V anno 1188. el Commun de Verona have et Cartello della»
Fratta, eh' era de Miflèr Salinguerra da Ferrara, & in quell"
anno miflèr Turriffendo de Verona morì.
L' anno 1100 lo ImperadoK fopraferitto fò incoronado in-
Roma de corona di oro , & in quello anno el pafsòel fiume de
Panvi- Solifo Soletro * in Armenia..
sà?effo*# anno X19i ^ <^tto ImPerator venne »n Polià * amalàdo,
* e ^ fabiugò tutta ^otxo lui > e fu. della feria dlOgni Santi „
Puglia. & in quell' anno miflèr Guielmo da Offa de- Milan fò Podeftà.
de Verona, e fe far ci Palazzo del Commun de Verona (a).
L'anno 1107- el dito Impcrator morì in. Polia,.
li Cartello. L' anno 110S i Veroneli andò a edificar el Cartel de Gazo
ài Gaio de folto da Lendenara. fopra TAdefe., Sem quell'anno i Vero»
quando e- nefj an{j0 contra i Padoani, e menò con lor miflèr Icerin da Ro*
Al6cAt0-j mza^ & havè vittoria fiche dei Padoani. nt morì- affai.
L' anno npo adi zz. Genaro i Veroneli edificò el Cartello
" Lrg&i- de Hofteggia * fui fiume de Pò, & in quell'anno i Veroneli cono»
OftJglia . battè con Man roani in capo de Ponte de Mblini da- Mantoa & ha-
ve gran vittoria, e prefe molti Mantoani, e menolli a. Verona
in ». Prefone adi 17 Zugpo .
Iffendofi fino a quefi' anno per; opera do* Sommi Pontefici ed Iòu
*> P*-

(a) Cioè fu rifatto di nuovo , mentre fi era qualche tempo iniiamii


iaceitdiato .
PARTE PRIMA. »t
peratori che furom in Venta fepite le civili difeordie , ora per P o-
uticidio che fere Cerefio Montimi» nella perfona del Conte Sauro Sau-
tonifaci», firn crudeli che mai fi tinovarone % ejfendo principali della
faeton Guelfa i Sanbonifacj , e particolari Capi Bonifacio' figliuolo
delF uccifo Cor Sauro , ed Asgoue il vecchio Marchefe di Efie . £
primarj della faeton Gibellina i Mentitoli , ed i lor Duci Salinguer-
ra Signor di Ferrara ed Esalino Onario cognominato Monaco. Tin-
co lib. V.
L' anno 1200 Mifser Salingucrra da Ferrara fu Podeftà in
Verona , e con ci populo Veronefe andò in fervicio de Ferra»
refi al Caftel de Arzenta, e fi havelo, e fi lo dextrufse.
L'anno imi Mifser Zilio de Lamberti, e Tomafolo fò Po-
detta in Cerca.
L'anno 1203 Mifser Zilio Conte de Corte nova fò Podeftà
in Verona, e Palmeto de Lafranchini fò Podefta in Cerea.
L' anno 1204 Drudo Marchilion fò Podefta in Verona , e
Piero Lamberto fò Podeftà de Cerea.
L' anno 1205 Mifsér Alberigo de Faenza fò Podeftà de Ve
rona, e Mi&er L&nzo fò Podeftà in Cerea.
L'anno 1200" Robaconte fò Podeftà ia Verona, & in quel!'
anno Bonifacio Conte nolo de Savorin de Sanbonifàcio comen-
zò a guerrezar contro i Montecchi * addi Sabbado 14 Mazo , * Lig:ì
c brasò le ftancie, e Palazzi de quelli dalle Carcere, che havia Mentitoli,
ftazone fu fa piazza del mercà y e le cafe di Monticeli , e di quel
li de Lendenara e molte altre in Verona.
L'anno 1207 Mifser Azo Marchefe da Eft fiando Podeftà it
Verona con la parte fua , e del Commun de Verona da una parte
& Mifser Bonifacio Conte de Sanbonifàcio, & Monticolo dall
altra parte , fi combattè infìeme , e fi fò cazà de Podeftaria el
dito Azo Marchefe , & Odorigo Vifconte fò fatto Podeftà di Ve
rona adi 10 de Zugno, & in quell' anno el detto Mefser Azo
tornò in Verona con fubfidio de Mantoani adi 29 Settembrio,
& el ditto Odorigo, e Monticolo con la parte foa fu cazadi de
Verona , e fu incalzadi fina fa la Baftìa de Garda , e calè a
Pefchera , e li fò prefì , e condutti in el Cartello da Fft in Pre-
fon , e fu deftrutte le fue terre, e cafe che lor havia in Vero
na, & in quell'anno morì Re Filippo, ,'
In memoria di quefla vittoria fu ordinato dal popolo di Verona ; Qt ic in€
che la prima Domitiica di Quarefima fi corrtffe un palio r ovvero aU della ó r.
tro pregio pojlo dalla Magnifica Comunità; ma poi a perfuafione di C*At\ 1>J-
Sa» Bernardino^ da Siena, che venne a predicar* in Dumo, detta 1,0 dl Vc
alle»
i% CRONICA DI VERONA
allegrezza fu trasferita alt' ultima Dàminica di Carnovale .. Cornine
stava, il corfo, dalla Porta di Santa Croce,. cF era ove ora i Bom
bardieri piantano il ber/aglio , e paffando- davanti, alle Monache di
Sani Antonio , che. aveano la Chiefa e Monaflero ivi vicino nel /ito
ove ora è la cafa, e giardino dey Signori.Co: Ga%pla appreJfi> il Con
vento de Pp.. Cappuccini , profeguiva per la Porta di Raffiol vici
no al Mouaflero di S. Daniele , e terminava a San Fermo. Ora non
farà difcaro al Lettore il fapere che folcano correre al Palio anco
giovani onefle , per lo più di quelle di Càmpagnuola ; ma a poco a
poco fi venne queflo coflutne di/mettendo, coficche alcuna ,. ni anche
difonefla volea più correre , onde ultimamente erano prefe da Mini-
ftri tre o quattro di quelle povere- fgradiate , che ritrovavano fopra
le flrade ,. e le faccano correre per for%a. Le quali nel correre , con
fa/fi e legni erano malamente dalla plebe oltraggiate. In luogo di
quefte Panno lóyj , come riferifce Lodovico Mofcardo, fi diede prin
cipio a far correre le cavalle con la: vincita del mede/ima Pàlio, eh'
era defliuato alle donne fuddette .. Mofc.Iftor. di Ver. li b. XII.
Ai tempi di Dante correvano gli uomini il Palio verde, e non le
donne, come nel canto Decimoquinto delP Inferno cel< fa- fapere là ove
fingendo aver parlato con Brunetto Latini fuo maeflro , in fine così
canta :
Poi fi rrvoffe , e parve di coloro
Che corrono a Verona 'l drapo verde
Per la campagna ; e parve di cofloro
Quegli che vince , e non colui' che perde .
V anno 1208 Miffèr Azo Marchefe fopraferitto fò Podeftà de
Verona , & in quell'anno Galvagno Torrifendo, e Monticolo
tegnando Pefchera zurò de darla al ditto Miffèr Azo^ e fi ghe
la dè, & el ditto Galvagno , e Monticolo fòjprefo in tei campo,
fu?ò^'U' c^'era a Pefchera, e foghè * i carrozi Veronefi, e Mantoani.
L'anno 1200 Miffèr Guielrao-Rangon da Modena fò Pode
ftà de Verona, & in quell'anno. Otto Re de Romani defeefe in
Lombardia, & i Monticoli fb cavadi de prefon per lui fora del
Caftel da Eft, e poi fò incoronà in Roma.
L' anno fopraferitto fò comenzado li ordeni de Fratr Predica
tori e Minori.
L'anno 1210 Reondello dalle Carcere fò Podeftà de Verona,
e Zilio de Lamberti , & Alberto Caftellan fò Podeftà in Cerea .
L' anno 121 1 Bonifacio Conte de Sanbonifacio fò Podeftà in
Verona, e Giacomo de Bovolon, & Alberto Tagiabaffa fò Po
deftà in Cerea , & in quell'anno el ditto Conte Bonifacio con
i Ve.-
PARTE PRIMA. 23
i Veronefi tolfe el Cartello da Oflènigo, e fil deftruffe, ci qual*
era de Rualdo di Turrifsendi , e limile el Vagazo fò deftrutto .
L' anno 111 2 Bertholamè da Palazzo fò Podeftà de Verona,
e Piero de Lamberti fò Podeftà in Cerea, & in quell'anno Azo
Marchefe , e Bonifacio Conte fi morì , & in queir anno Bartho-
lomè Podeftà andò con i Veronefi verfo Vicenza infina a Pon-
talto, e li combattè con i Vefen tini, e con Icerin da Roman, e
li fò prefi el ditto Mifler Icerin, e Zuano da Palazzo, & altri
Cavalieri Vefentini, e condutti in Verona in prefort (a).
L' anno iz 13 Aleflandrin Marchefe da Ed fu Podeftà de Ve
rona , e Tornatalo, e Parmero fu Podeftà in Cerea, e Mont ito
lo con la fua parte entrò in Verona el di de San Martin , & in
queir anno Fedrigo Imperador intrò in Verona, & aliozoiT al Do
mo, e fu acceptado con gran trionfo in Verona andado lui ver*
fo Alemanna dietro ad Otto Imperador per pigliarlo . Trent»
In queJF anno i Veronefi acquifiarono la città di Trento per opera fono i
di Manfredo Cordovico, e ne fu prefo il póffèflb -da Antonio Nogarola Veronefi ,
ed Aldvipezo da L*%ife ambi Notili Veronefi-.
L'anno 12 14- Pegoraro de Mercà Novo -de Verona fu Podeftà
in Verona , & Amabero, e Giacomin 4a Brian fu Podeftà de Cerea.
L' anno 1215 Papa Innocentio quarto cantò MefTa , e fu fatto
el Concilio generale in Roma, e fighe fu cerca cinquecento Ve-
fcovl , e più de mille Abbati , & altri Chierici infiniti , e Guid
ino de Zerli iti Podeftà xie Cerea .
L'anno 1216 Alberto Conte de Cafalotto * fu Podeftà in Ve- » .
rona, e Ifnardo de Modena fu Podeftà in Cerea. Cafaito.
L' ariho 1217 Matè -de Goreza'* fò Podeftà in Verona, e Mif- • L {
fer Loco de Cerea-. Corre» -
L' anno 121 8 Azo Pertegon da Bologna fò Podeftà de Vero- g«> •
na, e Giacomo Peftameio fò Podeftà in Cerea, e fono cazadi de
Podeftaria per la parte de Pietro de Maledra , e di Conti e fi bru-
fa una parte del Palazzo del Comun de Verona .
L' anno 1210 Rufin de Cavo de Ponte Novo fò Podeftà de
Verona, e Fermo da l' Anelila 'fu Podeftà ia Cerea, & in quéll'
anno Mifler Beret in fu tagia in pezze da Zuan dalle Donne, e
da Mifler Lanzo, & Pannerò morì in foa morte .
L' anno 1220 Ugeto de Crefcenti fò Podeftà de Verona , &
Amabero fu Podeftà in Cerea , & in queir anno Federigo Ruze-
ro

(a) Quella guerra nacque fra' Veronefi e Vicentini per differenza de'
Confini . Tinto lib. V.
»4 cronica di Verona
ro Re venne in Italia, e fu coronà iti Roma , & in quell'anno i
Verònefi andò in foccorfo contra de Mantoani a edincar Gonza*
gi, eh' era ftada deftrutta da Cremoncfi, e da Rezani , e per
lo ditto foccorfo li nemici fi levò de campo , e fu recoverado il
Cartello.
V anno 1212 Rizzardo Conte de San Lorenzo in Colonna de
Bologna fu Podeftà de Verona , e Piero de Lamberti fu Podeftà
in Cerea, & in quell'anno Chriftiani abbandonò la città de Da*
miata , e Pagani la tolfe per loro , & in quel.' anno Rizardo Con
te fopraferitto con lo efercito Verónefe andò contro Ferrara , e
combatte con Mifier Salinguerra da Ferrara , e li fu prefo el di*
to Conce con molti altri Veronefi . Adi 8 Zugno , e adi 14
de Lugio fono tratti fora de prefon tatti i Veronefi , eh' era in
prefoa a Ferrara , & in quello zorno Aleardin de Cavo de Pon
te , e Tixolin da Battu fu morti in fu la Piazza de Ferrara .
P-corar» L' anno da Mercà Novo fu Podeftà de Vero-
di Merca. na , e Fermo de TAncilla fu Podeftà in Cerea, & in quell'anno
noi o Po- ci dito Podeftà di Cerea fi comprò le rafone di Calonefi * de Ve*
deftà di rona pg,. |0 Commun de Cerea per 8000 libra de danari (a), & in
*ot£,'ui quell'anno el di de Nadal all'ora de terza fu uno terramoto sì
Canonici.'- srande , che el Cartello de Maran , e le cafe de quelli da Lazife
fi cazl per terra, e per la mazor pane de muri de Brefta, & al
tre cale affai.
Queflo Cafteiio era fitto edificate da Gajo Maria Confile Roman»
f anno di Roma 04$ , ed avanti la Incarnartene dell' Eterne Verbi
106 in memoria della celebre vittoria da effb ottenuta fepra de* Cim
bri {che al numero di trecentomila erano venuti dalla Gottilandia , pae-
fe vicino alla Danimarca , in Italia) fulla campagna di Verona in «e*
luoghi detti la Cd di David , e la Croce Bianca , chiamando il Caftei
io , dal tuo nome Mariano , che poi corrottamente fu detto Marano nel
la Valpolicella . E* tradizione che quelle genti , le quali ora abitano la
Cbiefa Nuova , il Cero , ed altri luoghi nelle Montagne confinanti col
Tiralo a eoi Vicentine , fiano li pofieri di quelli Cimbri cb' ebbero la
forte di fottrarjì in detta guerra dalle mani de Romani , tuttavia con»
fervando V antico linguaggio.
L.tuber- L'anno 1224 Lambertin de Lambertini a. _, gU<t fu Pode
ri n Lam- rtà in Verona, e Bonifacio Bocafalfa fò Podeftà in Cerea, Se io
benini quell'anno Azo Novello, e Bonifacio Marchefe da Eft, e Rizar-
Bologaefe j
Podeftà di ao
Verona . b^*— 11
(») Sarebbero in oggi il prezzo di Lire 90800 moneta corrente Ve
neta , conteggiata la lira Veronefc a Lire n - 7 correnti Venete.
PARTE PRIMA. ij
do de San Bonifacio fi meffe campo , e affediè el Caftello della
Fratta de Meflèr di Salinguerra da Ferrara , e fi ghe flette fette
fettemane , e li lavè per forza , e fil guaflè tutto , e adì 23 Apri
le molte famegie de Mafnade del ditto Meflèr Salinguerra fò ma
lamente morti in el ditto Caftello , e da poi la fefta de San Mi
chel© i Veronefi mefe campo al Caftello dè Borni en , e_quello per
due mefi continui 1* attediò , e fi non lo potè aver .
Fm contratta lega , autore effendone il Co: Riigardo di Sanbonifa-
ciò figliuolo di Lodovico , tra la Repubblica di Verona, ed i Marche-
fi Afgane il giovane , e Bonifacio Efienji acciò cacciato di Ferrara
Salinguerra Tiranno fojfero i detti Marchefi in quella città ritorna'
ti . Durante P ajfedio del Caftello della Fratta , il Conte Ritardo
chiamato da Salinguerra a Ferrara , come per dover trattare [eco
le condizioni della pace , fu da quello arre/lato ma poco dopo rila-
fciato per comando de Rettori di Lombardia come a tradimento im
prigionato . Per occafione di quefta guerra foleeitò Salinguerra
Zeltno fuo nipote a dar principio alla milizia , ficcamo colui , che fui-
fiorato Ghibellino era t giovane prontiffimo, audace ed «fiuto , come tn
appreffo vedremo. Tinto lib. V.
L'anno 1225* "Goffredo di Provatle da Milan fu Podeftà di Ve
rona , e Maiulotto de Maiulotti * fò Podeftà in Cerea , & in lW
quell' anno Lion dalle Carcere , e tutti i Monticoli , e Quat- £\ g°j"°
trovimi de Verona fi zurò infieme per una parte d' effer contrariti,
nizzardo Conte di Sanbonifacio, e della fua parte, & in queir
anno A bofco de Cerea , de Nogara , e de Gazo fò partiti tra
loro.
L' anno 1220". adi 20 Xmbro Miffer Lion dalle Carcere fu
fatto Capitanio de Verona, zeè -di Monticuli, e Quattrovinri
de Verona , e fi combattè con la parte contraria , zoè del Conte
Rizzardo de Sanbonifacio , •& havè vittoria , & tolfe la città in fi
« preie Mefler Guffredo Capitanio foprafcritto, e fi el meffè in pre-
fon con i ferri a' piè in te la cà de Miffer Guielmo di Gerii, & in
queir aano Meffer Lion 'dèlie Carceri fò Rettor per la mittà dell'
anno, e Meffèr Licerin da Roman per l'altra mittà, e fe mina
re , e deftruzere i muri, e torre, e cafe del Conte de San Boni
facio, & in quell'anno Corà * fò Podeftà in Cerea. •
L'anno 1227. Manfredo Conte de Corte Nova fò Podeftà inCorado d'
Verona , e Iacomo da Brian fò Podeftà in Cerea , 8c in quelP an- Abrian .
no el Conte Rizzardo de San Bonifacio con la fua parte fe pafe
con la parte de Montechi , e Quattrovinti de Verona appreffo la
villa de Nogara per interpofizion di Rettori di Lombardia.
D L'an«
2(5 CRONICA DI VERONA
V anno 12,28 Miller Perin di Candi da Milan fò Podeftà in
Verona, e Martin Zudefe di Lafranchini Podeftà di Cerea.
Iti quefi1 anno fu compito il Statuto della Repubblica Veronefe ; co
pia del quale fu pubblicata dal Reverendo D. Bartolomeo Campagno
la Parroco di Santa Cecilia per le Jlampe di Pietro Antonio Ber.
no P anno 1728, ed il libro fu intitolato Liber Juris Civilis Urbis
Verona; .
L' anno 1220 Rainero de Cà Zen da Venezia fò Podeftà in
Verona, eLancetto Taiabaffa Podeftà in Cerea, & in quell'anno
Federigo Ruzero Imperador fenza alcuna battagia have la città
1 Gt'ru(*" de Hierufalem, & altre terre ultra mare; E li fb incoronà de
cq'uiftat* " <ìueJla città de Hierufalem per fuo Re , & in quell' anno i Cre
dali' Im- monefì, e Modenefi, e Parmefàni da una parte, & i Bologne!!
perator con Rezani , e quelli da Imola, e da Faenza con una certa quan-
Federico. tjt^ <je cavalli de Lombardia da altra parte fi combattè infra lo
ro appreffo el Cartello Bazan Bolognefe fottomettendo i Bolo-
gnefi con la parte fua con danno, e vergogna, e fò grande ta-
giada infra loro, & in quell'anno Miffer Alberto, e Caftellan,
Zuanne de Miffer Lanzo, Bonaventura de Miffer Zilio, & altri
affai Cavalieri de Verona a fpefe del Commun de Verona cavalcò
in la Marca d' Ancona in fervitio de Sanéia Chiefa per lo dito
Papa contro lo Imperador Federigo Ruzer, & incontra lui fu ot-
tegnudo la intention della Chiefa per la fanta Fede.
Eranojì ribellate alcune città fuddite della Chiefa, onde Gregorio
IX fra gli Altri ajuti , richiefe quello de Veroneji , e maflìme contro
Federico per certe jurìfdizioni nella Sicilia.
L' anno dito el Conte Rizzardo da San Bonifacio , Pegoraro
da Mercanovo, Grego da Morega con la fua parte zurò de ob
bedire i commandamenti de Rainer Zen Podeftà de Verona , e per
lo fuo arbitrio volfe , che quefte parte feffe bona pafe con bona
fede adi 25 de Luio, e poi el dì feguente el dito Podeftà fe ta-
iar la tetta al Prete de Cavrin de volontà, e confentimento de
Zulian de Ochiodecan , & in quello di Zufreddo da Milan Gar-
denale, e Legato da Papa Gregorio fi fcomunicò per Eretico lo
yicenza Imperador Federigo per molte caufe , & in quell'anno Miffer
fotto i Icerin da Roman con la parte di Montechi tolfe Vicenza in fi.
Veronefi. Riferifce il Platina , che Gregorio , appena ajfunto al Pontificato , fe
ce intendere all' Imperator Federico che fottopena di fcomunica doveffe
paffare in Afta alla recupera di Terra Santa ; il che da Federico prò-
meffo , e fintofi pofcia ammalato , ritardò molto a gire all'armata che
tnBrindiJi F attendeva deve in tanto il Langravio d' JiJJìa morendo,
Federico
PARTE PRIMA. 27
Federico allora fubito vi fi portò appropriando/i gli addobbamenti e
la guardaroba del Principe morto . Indi , fingendo voler poffare nel?
Afìa , fece vela con F armata , ma non molto dopo efferfì di Brin~
di/i allontanato , fitto pretejlo d' e[fere dal mare travagliato, addietro
fi ritornò fen-^ altro fare, e che Gregorio perciò la fcomunica già da
Onorio III fulminata contro di Federico riconfermajfe . Platina nella
Vita di Gregorio IX»
L' anno 1230 Adi Domenega 7 d* Aprile el dì de Pafqua in
Verona in campo Marzo fò in lo Populo una gran paura per
che el fò morto el Nevodo de Rubaldo Intrighetto Migola , e
molti altri feridi, perche Rainer Zen Podeftà de Verona li con
finò el Conte Rizzardo, e Pegoraro, e Aleardo de Lendenara, e
Monticoli, e Quattrovinti, e quelli della fua parte a dover ftar
in Venezia , e poi el dì de San Pero de Zugno alcuni della par
te del Conte comenzò a combatter con la parte di Monticoli ,
e Quattrovinti, e quelli della fua parte, eh era tornati da Ve
nezia , li che in quella coftion fò prefo el Conte con tutta la II Conte
fua parte , in li quali fò prefo Pegoraro de Mercanovo con uno Riardo
fuo fiolo , e Guielmo da Lendenara , e Grego da Moraga con uno 5* "io^r°"i
fuo fiolo, Guielmo di Zerli con dui fioli , Donna Bonifacio , prigione
Zuanne da Palazzo, Lion dalle Carcere, Coftantin Calonego , con altri
Valerian de Braganzo, e molti altri, e le cafe e fortezze fò ze- f»"iona-
tate per terra, e loro tutti fono polli in prefon* T> '
L' anno 129 1 Stevano Baduar da Venezia Podeftà de Padoa
con li Ibi carozzi venne fora de Padoa, e venne a Torconte ,
eh' è una villa del Padoan in le corte de San Zeno, e l'altro
dì venne a Rivalta; Et Lorenga de Stracca Podeftà de Man-
toa con Mantoani con li foi carozzi venne in cavo del ponte
diMolini de Mantoa verfo Verona per ener in foccorfo del Con
te Rizzardo, e della fua parte, eh' era in Prefon in Verona co
me è dito de fopra, azò che i fonerò ìalTadi de Prefon, e co
sì fono relafladi ' E per lo Podeftà de Breffà i fono accompagna- Il Conte
di a BrefTa , e poi a Piacenza, e poi i Mantoani, e Padoan i i Rizzardo
fono ritorna coi foi carrozzi a cafa, & in quell'anno ai quinde- è liberato
le Luglio el Conte Sanbonefacio con la fua parte, e Monticu- 5" fuoi*
li, e Quattrovinti con la lua parte per ordine dato per coman- aderenti,
damento di Rettori di Lombardia , e della Marca , che quelle due
parte fodero a Villafranca, & a Sanbonefacio, & el dì leguente
fu trattada la pace, e così tutte due parte fè bona pafe infieme,
& in quell' anno fu eletto Guido da Roa * Podeftà di Verona. * Leggi
Adi 8 Novembrio el ditto Podeftà con li Veronefi affediò el lla R°li*
D 2 Ca-
i8 CRONICA DI VERONA
di^ol'1'0 CaftelI° de Colognola' del deftretto di Verona , e alla fine del
gnolapre- ™^ e^ ditto Cartello fu prefo per forza, e fu a faccomanado,
Co e demo- e desfatto , e brusà .
Hto. L'anno 1132. adi 13 de Aprile Mifler Icerin da Roman con
i Cavaleri, e con el populo de Verona fi mandè el dito Mif-
fer Guido fuo Podeftà per Ambaflador con la fua corte de' Zu-
defi, e famegia a Oftegia allo Imperador, eh' era lì, e confor-
tollo per parte del Commun, e ch'el vegnifle a Verona, e cosi
venne* El qual Imperador Federigo venia de Pulia; E così {lan
dò in Verona de lì a pochi zorni el Conte de Tirallo, & Ma-
ginardo Conte , e Bremo , e Rigo Conte de] Piano con cento cin
quanta Cavalieri, e cento Bakftreri venne a Verone a pofta del
Gugliel- dito Imperador, e- per fua guardia e della città, e Guielmo de
»io da Per- per("ego da Cremona fò fatto Podeftà de Verona; El primo dì
Cremona ^e ^azo *"u e^ Càftello de Porto, e fò morto Paltrome-
Podeftàdi ro di Rondinoti da Legnago, e molti altri fèridi, e adi rp Ma-
Verona . zo Mantoani avrì l'acqua de Porto a Ofteggia , e la torre della
Bevrara, ed in quell'anno fu reedificà el Càftello de Rivalta e
li Mantoani desfece el ponte della Prea della Bevrara de Vero
na, e li Veronefi de fece fubito un altro de legname; In queli*
anno adi 27 Zugno Azo Marchefe da Eft, e Rizzardo Conte
di Levarchin , Guerriero da Camin fi combattè coi Trevifani al-
li confini del Padoan , e de Trevifo , e fi ghe venne centra t
Trevifani, e pur alla fin vencè quei da Camin, e fi prefe 48
Cavalieri, e fu menadi, e rmprefonadi eoi ferri a' piedi a Ro
de fui deftretto de Ferrara, e poi adi 2 Lugio Mifler Licerin
da Roman con cento cavalli Veronefi con deftreri coperti , e con'
cento baleftreri fi andè in foccorfo de' Trevifani a Baflan , e per
la Val de Ramo tornò a Verona la detta Compagnia , & in quell7
anno Mifler Giacomo, e Mifler Otto Vefcovi, e Gardenali , e
Pace fta- Legati de Papa Gregorio venne in Lombardia per far pafe in fra
■Vco**** ^° *mPerador, e 1 Lombardi, e venne a Verona, e fé zurare el
Rùzardo Cónte Rizzardo, e la fua parte, e li Monticuli, e Quattrovin-
• Monti-' ti con la fua parte de ftar- a obbedienza de .Santa Chiefa zoè de
ticoli. Papa Gregorio, e comandolli, che tutti i prefoneri, e- deftégnu-
di fodero liberadi de ogni obligazione , fi che le parte fe bona
pafe fra loro, e fò fatta infra Ronco, e Zupa del deftretto de
Verona , e fu ammazzà quel dì fu la Brà Giacomo de Pitali .
Mantova- L' anno 1233. del mele de Ottoro Balduin Conte de Caxo-
n»div«f~^otQ"» e^ P°deftà de Mantoa con li fuoi carrozzi Mantoani ca-
*e* rendei* valco contra i Veronefi, e prefe el Càftello de Nogarole, e bru-
Veronefe .
PARTE PRIMA. z9
folo e Pontepoflèro, e Fagnian, Ifolalto, Povegian, Ifola dalla
Scala , Salezoìe , Bovolon , e mole' altre y & i Cavalieri Verone-
fi dalla parte del Conte fi abbandonò Nogara, e brufola , & in
quell'anno i Veronefi con la parte de' Monticuli , & Miller Ice-
rin da Roman fi combattè con Guido da Lendenara » e con Pe
coraro da Mercanovo, e eoa li altri della Tua parte a Opean,
& havè Vittoria , sì che fu prefo el Duca de Gonto Podeftà de
quelli dentro de Verona, & molti altri della Tua parte, e Zuan
ne da Ingrana mazor fu morto, .& in quell'anno cerca la fine
de Ottoro i Mantoani , e Padoani robbè la villa de Cerea % e
le cafe de Amabero , e di Zerli , di Grotti , e di Galefi , e mol
te altre fono brufate , e per patto fatto de alcuni denari rice-
vudi fu liberade altre cafe d'attorno, che non fu arfe; El pri
mo dì de Novembre Mantoani tornò indietro a cafa foa , Se
hanno 4000. mila lire de danari (a) da quelli de Cerea, da poi
Tixo , e Rigo da Benago fi dè el fuo Cartella a' Padoani , e
fò tutto deftrutto, e con el fuo carrozzo andè a Rivalta, e fi
lavò per tratta fatta per Uguzon di Crefcenti , & in quella vol
ta tutta la Villa de Tomba fu brusà.
L'anne fopraferitto Miffer fra Zuanne da Vicenza dell' Ordì- -Frà G io-
re de' Predicatori fe partè de Mantoa , e venne a Sanbonefacio Ja.npOr
fui Veronefe, 8c i Veronefi ghe andè in coatra, e sì 1' accetta Afae
benignamente, e fi che fé uno pergolo fulla piazza del Mercà, Predica-
e lì predicò, el qua! Frà Zuanne, Miffer Icerin ghe zurè in le tori ven li
mane, e Guizzardo de Redaldefco Podeftà de Verona , e quin- todaMan-
defe Cavalieri de Montecehi , e de Quattrovinti , e la fua par- rapa ch'i
te tutta fe zurò de obbedire i fo comandamenti , e così el Con- Care le
te de*Sanbonefacio , e la fua parte fi zurò de obbedire tutto quel- fazzioni
lo eh' el comandava; E per quella cafon i Ferrarefi, Padoani , Pre<1lc*
TrevHani, Vefèntini, Mantoani, e Breffàni de lì a pochi w>r-p°1„*aa
ni venne a Verona per comandamento del ditto Frà Zuanne con detta del
la licentia del Popolo de Verona fu apparecchiato el Carrozzo le Erbe .
fu la piazza el ditto Frà Zuanne fi montò fu, e fi prefe a pre
dicare , e da poi la detta Predica fi eleffe fuo Dufe » e Guidador,
e Rettor • E adi 21 de Luio el ditto Frà Zuanne in tri zorni
fe arder fu la Brà , e in fu la Giara de Verona quaranta perfo- _ piverfi
ne tra mafehi, e femine, li quali condannò effer Eretici; Et in abbruc-
quell'anno fu fatto una gran /fella in Verona e Corte in fra S. eiati vivi
JaCO- fepra la
Piazza
della Bri
(a) Lire 45400 circa moderne farebbero il prezzo delle lire 4000. di
^uel tempo, a L. 11 e foldt 7 P"
3o CRONICA DI VERONA
Jacomo dalla Tomba , e San Zuanne Lovatoco fopra V Adefe da
quella parte , e dall' altra in li prè de Vigomondoni ; E fu fat
to do ponti in fu 1* Adefe azzò , che la zente podefle panar de
zà , e de là , e fi ghe venne Mantoani , Brelfani , Padoani , Tre-
* Letti vifani, e Veneziani * con i foi carrozzi, e carrette, e molti al-
Vicentini. tri della terra circumftante , zoè da Ferrara , da Bologna , da
Modena» da Rezo, e da Parma, fi che fo ertimà più de 4000
Homeni fenza le donne, e puti : e fu ghe tutti i Vefcovi del
le dite terre, e in mezo della fefta fu fatto un pergolo, e i car-
Sanboni- rozzi d'intorno, fui qual pergolo montò el dito Frà Zuanne, e
facjpaci- pronontiò la paxe, che l'havia fatta tra le ditte parte, zoè del
ficaticoi Conte Rizzardo da Sanbonefacio, e della foa parte , e de Mif-
Manticoli fer Icerir» da Roman, e Montecchi, e Quattrovinti. e della foa
di F.Gio- parte , e fi li fè bafar per la bocca facendo l'un l'altro bona
vanni. pafe, e pronontiò uno nobile parentado fatto traRainaldo Mar-
chefe da Ed con una fiola de Alberigo da Roman,, la quale ghe
fò dada per foa fpofa..
L'anno foprafcntto adi j de Settembrio fò prefo el dito Frà
vanni è ^uanne ^a' Padoani in la città de Vicenza a polla de Guzon
porto in de Pillio, e retegnillo quello che ghe parfe , e pofla lo lafsò
prigione a andare, e venne a Verona, e fentando quello i Bolognefi tolfe
Vicenza e Oftegia in sì , e fi andò in perfona a Oftegia vogiando intrare
f?,.cÌ*. „ in lo dito Cartello i Bolognefi non ohe volle dare , e tornò a
rualciato. r . . .. _ o. . o »
Verona ingannato della lo intention ..
L' anno 1234 adi 14 de Mazo i Breffani , e Mantoani con
Danni* in- ]j fo{ carrozzi, e povoli venne adottò a' Veronefi, e accampof-
Brefciani u ^ Paguaro 3 San Zuanne Lovatoto, e brusò Zevio, Ronco,
e Manto- Opean , el Bovo , el Palù , e Ifola Porcarezza , Bovolon , e la mazor
vani fui parte de Cerea, e dì primo de Zugno tornò a. cala con vittoria.
Veronefe. L' anno foprafcritto adi 15 Zugno MilTer Icerin da Roman
Rcttor della parte dentro , zoè de Montecchi , e Quattrovinti
con li foi Cavalieri Veronefi cavalcò per lo ponte de Rivalta ,
eh' era fatto, e tolfe el Cartello d'Albarè, che ghe fo dato per
quelli de Crefcenzi l'alvo l' avere , e le pedone , e li fu metudo
le guardie, e vogiando andar a Cologna Azo Marchefe da Eli,
con i foi amici, el defviò, sì che Miftèr Icerin tornò indietro,
e del fuo sforzo cazzadi quelli della parte contraria , & in quell'
•IIMof- anno Roberto de Fioli, el Manfrè de Piay * da Modena, eh'
*?r<*0j^° era Podeftà de Verona de volontà de Miffer Icerin , e per parte
béno Py Montecchi, e Quattrovinti de Verona, i Cavaleri de Ve
rona con il fuo sforzo andè»al Cartello de Albarè, e fi dertrul-
le
PARTE PRIMA. 31
fe la Motta , e la Torre de Ruberti da Orti , da poi cavalcò a
Porto, che fi tegniva per nome de Grego da Verona, e Legna
lo , el Torrazzo fono combatudi , e fi non li potè havere , &
in queir anno el Conte Rizzardo con Mantoani tolfe el Cartel-
lo de Pontepoflero , e de San Michele , che è in cavo de Te-
gion, e i Tomafin de Chierefia, e Taiabaffa fu Podeftà in Ce»
rea.
L* anno 1235 adi 18 Aprile Mifler Nicolò , e Mifler Tizzon
Vefcovi de Rezo, e de Trevifo, Legati de Papa Gregorio fi fe-
no zurare al Conte Rizzardo da San Bonefacio , e la parte de
Montechi , e Quattrovinti infrà San Martin Bonalbergo , e San
Michel in Campagna de far pafe infieme, e cosi la lece, e fe San Boni-
bafè per la bocca l'uno, e l'altro, e fe pafc con Lonardo Na- facjrino»
fingucrra, e la fua parte, e quelli Legati era alozadi su la por- v*no ,at
ta de la Brà , e fu la porta del Refiolo , & in quell' anno Rai- Monticò
nero Bolgarelo * da Perofa fò elefto Podeftà de Verona per li di-u.
ti Legati , e fi lo fece zurare in le foe mane , e fui Palazzo de * Il Mof-
Verona de oflervar, e manteener libertà, e de effer obbedienti cardo leg-
à Santa Chiefa. fondio" e
L' anno 1236 Aleardin de Lendenara con la parte de Moti- Bugareù
techi , e Quattrovinti cafsè la parte del Conte Rizzardo da Ve- lo .
rona , e Rainero Bolgarello , eh' era Podeftà de Verona rendè Pa" r0N
la Baftia , overo la Roccha de Garda , el Cartello de Ofteggia J^onrt*co.
alle ditte parti de Monticoli, e Quattrovinti de Verona, e Mai- u e San
fer Icerin da Roman, « Bonifacio Conte de Panigo fono elet- Bouifacj
ti Rettori de Verona , e Rigo de Gazo Podeftà di Cerea , e fu-
bito fu deftrutte le Cale dei figioli de Aleardin de Cavo , e quel»
le dei figioli de Bonaguifa, e quelle de' Vifconti figioli de De-
firà , e cT Ifnardo de Gozo « e de fioli de Perfero , e de Facin
Ragofo dalle Cafelle , e di Macacari , e di Cavalconi , e de Pie»
ro da Monello , e . di Zuccheri , e di Piero Fufo , e cos^de mol
ti altri, & in quell'anno el Caftegion * da Colegnola fò dato al * Cioè il
Conte Rizzardo per Filippo fiolo de Bonaigo, & in quell' an- Calle Ho
no adi iz de Aprile i fioli de Dolfin da Pefchera , e Martin iroccato
Torta, e uno foo Paregno dè el Caftello de Pefchera à Meffer pefcher*
Icerin per la parte de Montecchi , e Quattrovinti per 3000 li- in potere
re de danari (a); E adi \6 Mazo del dito anno Gaboardo am-d,Ecce1'-
baflador dello Imperador Federigo venne a Verona con 300 Ca- no '
valieri ,

( a) Sarebbero in oggi il pretto di L. 3405O correnti di foldi ZO di


denari iz , a L. 11 - 7 per lira .
fi CRONICA DI VERONA
valieri , e con 100 Baleftreri a guardare Verona à porta dello
dito Impendor, & in quell'anno Miffer Icerin con la foa par
te de Mortechi , e Quattrovinti tolfe per forza el Cartello de
Bagnolo, e li havè molti Cavalieri, e pedoni per forza.
Gherardo L' anno 1237 Adi 6 de Luglio Girardo da Dovara da Cre-
<Il ?°iva". mona fi ana*ò Povertà m Verona , e ftando infieme con lo Po-
ili Verona* Pu'°> con de Padoani, e de Veronefi, e li foi povoli, c
' Carrozzi à Campo al Cartello di Sanbonifacio, e sì lo aflèdiò
con nove mangani (a), e più manganelli, e li rtete fina adi 5
de Ottoro, e non lo potè aver perche i fe dè allo Imperador,
e lui li tolfe in sì.
L'anno fopraferitto adi 12 de Settembrio lo Imperador Fed-
rigo di Barbarofla venne da Lomagna , & alozofse al Man
cego , e da poi andò a Vacaldo , e mandò un Ambaffador
al Conte Rizzando da Sanbonifacio , & quello fubito andè da
lui , e fu per trattar la pafe con i Veronefi , e con el dito Con
te de dentro j £ adi 14 dito venne fai Mantoan circa 7000
Saracini con archi , i quali venne da Pugia in -fuffidio dello Im
perador , e adi 7 de Ottoro el dito Imperador con grande e-
jercito andò a Monte Chiaro in Breffana , e -fò in lo fuffidio i
Cremonefi , Parmefani , Modenefi , « Rezani , e Miffer Icerin
con molti Cavalieri Padoani, Trevifam, Vexentini, Veronefi,
Mantoani e Trentini con 2000 Alemani, e quelli 7000 Arce-
ri Saracini , e quello Cartello de Montechiaro fi a rendè allo
ditó Imperador; E adi 41 de Ottoro la Imperadrice, aoè la
Donna dello Imperador venne a Verona , e alozofle al Mona»
ftero de San Zen de Verona .
L' anno izfè adi 12 Mazo Madonna Salvaza figliola del di
to Imperador con grande e bella Compagnia da pè e da caval
lo foi donzelli , e fervi , e donne , e demzeHe venne a Cerea , e
li flette 1,1 dì m la Chiefà de Cerea a ie fpefe del Commun de
Cerea, e de Legnago, e fò molto ben tratti; E poi adi 22 de
Selvaggia Mazo la dita madonna Salvaza venne da Cerea a Verona -con.
jgn.UfU *a Compagnia , e fu in la fefta delle Pentecofte, e fu la
perator P°rta ^c"a Chiefa de San Zen de Verona el dito Imperador
Federico «è la dita foa ingioia per fpofa a Miffer kerin da Roman, e
è conre- li fò fpofada , e sì la menò in Verona in le cafe del Conte dì
If "f "d Sanbonifacio da Panigo con gran -fefta, e fòknnitade, e fe gran
vf?.ùf* nozze

(a) Macchine da lanciar dardi, e pietre, cioè Ballile e Baleltre.


PARTE PRIMA; 3$
nozze, e Io Imperador fè fare una gran corte e feda In Cam
po Marzo de bevre , e de manzar a tutti , che volia , eh' era a
quella feda, e durè ile zorni, e poi lo Imperador fe partì adi
28 de Zugno con el foo efercito , e andè a Goito lui Man*
toan a lozare con la foa zente, e lì (lette 10 zorni.
Sotto il gemer*» di quefto Icerin , 0 Eccelino fu accresciuto il nu
mero degli manta «Ili cinquecento parte Nobili , e la maggior parte
popolari , i quali uniti ali* Gaftaldi delle Arti fecero il governo del
la Repubblica . Diwife la città in cinque quartieri . Il primo quar
tiere conteneva le contrade di S. Tommafo Apoflolo , volgarmente S,
Tornio. San Pietro InCarnario. San .Quirico. S. Andrea. San Fer
mo , cioè San Fermo Maggiore } Santi Formo e Ruflico al Ponte. e
S. Fermo Minore , detto poi il Crocififfoy e r altra Cbiefa dopo fiabi-
Uta detta Badia di Brà . Parte della contrada di S. Nicolò . S. Agne-
fe interiore , cioè tutto quel tratto che oltre la Cbiefa di S. Agnefe in fe
ora comprende S. Maria della Ghiara , le tre Chiefe di S. Croce di Cit
tadella , la Santi(fima Trinità , S. Maria degli Angioli , eccetto perì
della Parrocchia della Santifs. Trinità quella parte , che in fe contiene
if quartiere che ferve ad ufo delle milizie vicino alla Porta Nuova ,
* Padri Riformati di San Francefco , San Spirito , la via delle Sorti
( così detta per le frequenti ucci/toni , che in quella venivano corninef-
fe , alludendo alla forte infelice di quegli i quali rimanevano ivi am
mazzati ) collo cafe rmpetto alle Monache di S. Antonio dal Cor
po fino all' ampia via detta la Pozga per andare a San Luca. Que
fto Quartiere tutto che in fpirituale foggetto fia alla Parrocchia
della Santifs. Trinità , fi regge però in temporale da fe , e fepara-
tamente fotte nome di S. Agnefe extra, creandofi i Capi di Contra
da feparatamente da quelli che vengono eletti dalla Parrocchia di S.
Croce detta comunemente la Madonnina ydi cui fi dà particolare contez
za nella feconda parte fatto Fanno iqpp. Ferratavi o Foro Boario , oggi
la Colomba . La Fratta . Falforgo oggi Ss. Apofioli . San Matteo . S.
Agnefe extra , cioè parte della Santijfimtr Trinità come difopra accen
nammo. S. Sdvejìro , ed Ognifanti , e quofia ultima comprendea San
Bartolomeo detto della Levà , e S. Lucia vecchia.
Il fecondo. Il Ponte della pietra. S. Anafiafia. S. Eiafio . S. Ce
cilia . La Pigna . Mercato Nuovo oggi il Duomo , e S. Maria In Sola
rio y e fu Mercà Nuovo detta per la Fiera che P anno il 87 fu ifii-
tuita fopra ta piovra del Duomo .
Il terrò. S. Maria alla Chiavica. S. Maria Antica. S. Salvator
Corte ]fì.egia , e S. Sebaftiano . Quefta comprendea parte della Contrada
■di S. Tornio t di S. Fermo al Ponte, e di S. Andrea , offendo fiata
E con-
34 CRONICA DI VERONA
conceduta nel? anno 1567 alti Reverendi Padri Gefuiti , come ve
dremo nella feconda parte , nella qual Cbiefa fi ragunano tuttavia i
figgerti air antica Parrocchia per fare i Capi di Contrada ec.
Il Quarto. S. Egidio. S. Benedetto. S.Giovanni in Foro. S. Eu
femia . S. Michele a Porta , volgarmente S. Micheletto . San Martino
Acquario ora nel Caflel Vecchio . S. Zen in Oratorio , e S. Zen Maggiore .
Il Quinto . Quinzano . Avefa . S. Giorgio . S. Bartolomeo in Monte.
Santi Siro e Libera . S. Pietro in Caflello . S. Fauflino . S. Giovan
ni in Valle . £' Olmo oggi vicino a S. Chiara . S. Maria in Organo.
S. Nazaro . S.Michel in Campagna . S. Paolo. S. Vitale. Ifolo di fo-
pra , ed Ifolo di fotto , e quefla ultima comprende oggi la contrada di
S. Maria Rocca Maggiore e S. Tommafo Cantuarienfe . Da cadaun
Quartiere erano eflratti tre eh' erano detti Anziani delle Atti , 0 Sa
pienti- delti Quartieri , otto de quali erano chiamati Gajìaldi , e gli
altri fei cittadini . Vi fi aggiungeva parimente un Giurifia , e tutti
quindeci fi ragunavano ogni giorno al Pubblico Palazzo , eccetto le
fefle folenni , per confultare le cofe della Repubblica . Appreffo detti
Anziani /lavano le chiavi delle Porte della città con obbligo di af
fifiere fempre due di loro nel? aprirfi e chiuderfi delle msdefime: il
più attempato cuflodiva il figillo della Repubblica . Ora per quefla nuo
va forma di governo fu decretato che ogni Podeflà nel principio del
fuo Reggimento, col confenfo però de' Sapienti de1 Quartieri, in
termine di quindici giorni doveffe rivedere il Confeglio de1 cinquecen
to , parendogli , confirmare i vecchi , 0 eleggerne de nuovi , quali fof-
fero intelligenti , e foprattutto fedeli alla fazione che reggea Vero
na : ed accadendo che ne manca/fero per forte, altri riporne in luo
go di quelli a fuo piacere . Che i Gaflaldi foffero eletti ciafcuno dell1
erte fua , con quefla ordine però , che nejfuno entra/fé Gaflaldo , fe non
aveffe almeno l'età d'anni trenta, foffe abitante di Verona per anni
venti , e nato legittimo , efclufi i baflardi . V ufficio di quefii un an
no durava , e due ne vacavano . Eletti fi presentavano al Podeflà ,
dal quale erano ammejfi al Confeglio , e faceali defcrivere nel nume-
ro de Configlieri , facendogli prima giurare d" ufar fedeltà e diligen
za nel loro ufficio.
L' incombenza degli Anziani era di congregarfi infieme , confuta
re quello che loro pareva utile alla Repubblica , e fopra la propofla en
trare in arringo, difputare e concludere, e pofcia porre le loro termina-
Zjoni in foratura ed al Podeflà prefentarle con ogni altro avvifo e
ricordo, ed il Podeflà poi avea carico di proporle al Confeglio de' cin
quecento per la confirr.iazjcne e regezjone . Fu fimilmente ordì nato , che
tutti gli ufficj con fatarlo foffero eflratti a forte. Il Podeflà e gli Ah
PARTE PRIMA. 35
Zjani aveano la cura di eleggere dodect uomini pratici , di retta co-
fetenza , e nati di legittimo matrimonio , nel qual numero fuffero quat
tro degli Gaflaldi delle Arti , ed un Giuri/la, e due Notari per Can
cellieri . Quejli qiùndeci chiufi in un luogo appartato c rimoti da ogni
pratica dove/fero riformare 1 Statuti, nè quindi ufeire [e prima non.
arie(fero l'opera perferzjonata . E fe alcuno de' cittadini aveffe voluta
alcuna cofa ricordare fopra tale materia era lecito fcrivergli , ma ragio
nar loro non già . Corretti e riformati ch'erano gli Jìatutt erano in Con-
feglio a capo per capo con fuffraggi approvati 0 rigettati ; degli ap
provati fe ne fcriveano tre volumi conformi , uno cojludito dal Pode
jlà , f altro dal Giudice de Malefic) , e il terzo nel Palalo della
Ragione a pubblico commodo . Alli compojitori di ejfi Statuti fu deter
minata la mercede a mifura della operazione. Il Podejlà avea cari
co di fare la deferitone di tutti i Cittadini che pagavano le gra
vezze , e de' più efperti e fedeli W erano ejìratti cinquecento a forte*
e da quejli pure fi eflraevano nel mede/imo modo i Vicarj che giu
dicano nelle ville y i Capitani 0 Governatori de' Cajltlli e delle For
tezze .' dal reflante poi erano eflratti pure a forte i faldati, che fot-
to detti Capitani dovean flare alla guardia delle Fortezze . Che a*
Capitani fi deffero fette lire al mefe di moneta Veronefe , che corrif-
pondertbbero in oggi a L. 80 circa moderne di foldi 20, di danari
12 , e tre lire ad ogni foldato 0 Guardiano , che farebbero il prez?
%o di L. 34 moderne Venete conteggiate a L. 11 -7 per lira .
L'ordine del fervigio era tale : Faceanfi due libri, in uno de' qua
li eran rollati quelli eh' erano atti ad effer Capitani , nel? altro le
guardie, ed ogni mefe fi poneva un Capitano per eia/cuna Fortez?
Za, fecondo l'ordine del libro, e le guardie, fecondo l'ordine dell'al
tro , quali tutti fervivano un mefe folamente ; a quejli altrettanti ne
fuccedeano fino al compimento del rollo , il qual finito , fi principia
va da capo, non fendo alcuno ifeufato fe non per legittimo impedi
mento che foffe ammeffo dal Podejlà e dagli Anziani delle Arti .
Ma Eccelino entrato l'anno 1250, e fattofi pubblicare Signor di Ve
rona fenz] altro ricercare P apprcvazjone del Configlio , e da banda
lafciando gli Anziani delle Arti e gli altri Ufizialì , elefje il Pode
jlà e gli altri Magijlrati . L'anno 1253 invece di Podejlà creò due
Vicarj a fuo piacere , e indipendentemente col tempo cangiandoli ; ma
ejlinto il Tiranno, i Veronefi di nuovo il Podefià ed il Capitano del
popolo come innanzi eleffero . A quejla foggia la Repubblica Veronefe
fino al tempo della dedizione della città alla Signoria di Venezia
fi reffe . Imperciocché aveano i Veronefi per efperienza apprefo , che L:
Moltitudine cagionava confufion . Laonde fatto ijìanza al Principe St-
E 2. rentjfi-
jd* CRONICA DI VERONA
rnijfimo , fu dalli dodoci Deputati prefa parte , che in luogo dì cita»
rìare il Configlio di cinquecento , per fare gli Uffìc) ed altri pubblici
affari, fojfero eletti ogni fei mefi cinquanta del numero de1 cittadini,
dell' ordine de Maggiori , Minori e Minimi , li quali uniti alli
Deputati ad utilia rapprefentajfero tutto il corpo de cinquecento . In
di poi di tempo in tempo è flato regolato e ridotto il governo conte
ora fi trova .
L' aitno 1130 adi z6 Luio in Verona in el prà del Mona»
fterio de San Zen MifTer Icerin da Roman, e Bonacorfo da Pa
lli, fi come Rettori, de Verona per si, e per la Comunità de Ve»
L*U* rona, e de fò confentimento zurè in le mane de Cora *figliol de
ora °' lo Imperador per commandamento del dito Imperador, e ne
cavado carta de obbedire , e obfervare i comandamenti del dito»
Imperador azò i felTe pafe con tutti i foi nemifi fino a San Mi
chel de Settembre , e più oltra quanto foffe volontà del dito Im-
Serador Fedrigo , la Carta , o vero Iftromento fò fatto per Piero-
àlla Vigna Canceler del dito Imperador, & in quell' anno lo
Imperador Fedrigo Ruzero * cavalcò a Parma , & a Cremo-
• Lrggì ira, e poi venne a Verona adi t6 de Zenaro, e adi 20 del di-
Rugero. to m^fg e\- fi. part\ f e s\ antje 'm Ja Marca Trivifana, e si ot
tenne Padoa , Vicenza , e Trevifo, el qual Imperador con el
Vice**?* ' Cirr0ZZ,° ^e Padoani fò molto ben onorevolmente accettado da
e Trevifo Padoani , e si ghe fe ogni patto , che i feppe domandar , e fe»
in p«tere ghe publica pale per tutto, e ftàndo el dito Imperador in Pa-
di Federi- doa Papa Gregorio lìl fcomunicò in molte fentenzie, e de mol-
co • ti Proceffi con tra de lui, e- foi aderenti, e feguaci, & in quell*
anno adi 13 de Zugno el dito Imperador in Padoa fè fare una
crida, & uno bando contro la parte del Conte Rizzardo da San
Bonifacio, e si fu fcritto alla Camera dello Imperador tutti i
foi beni , e del Commun de Verona , e foghe fatto termine ot«-
to zorni , che i doveflè comparir perfonalmente inanzi allo Ira*
perador .
Per la venuta di queflo Imperodore in Verona ajfentatefi mite
famiglie di partito Guelfo, contro le quali ad iftiga%ione di "E-T^e-
lino jummariamente procedutofi , e dichiarate nemiche- della Corona
Imperiale , furono nel cor/o di poche fcttimane tutte efigliate, e
pubblicato il bando davanti alla porta di San Zen* vicino al Pvk-
te Orfano , eh' è di prefente quei fon che corrifponde- e dà- P adi'
to alla corte detta del Farina li nomi degli efigliati furono^ li. fe
stanti
PARTE PRIMA. 37
A^XP Novello Marcbeje da Efte . Guglielmo Boccalecca •
Uguccione Conte di Vicenza • Ifnardin Sommariva .
Pietro Conte di Montebello , Crefcenzio Pajfapareto.
Ritardo Co: di Sanbonifacio Bonzen Bruttamajptra di Crefcen •
Uguccion di Fillio . Zjoni .
Pecoraro di Merci Novo . Daniel Scanarola .
Bonacorjo e Danefe da Monza*»- Avocarin di Villimpenta .
bau. * Filippo del Greco. * Mon' e
Baruffaldo Frefcanovella. Zuccbel Pietrofijfo . Zambano.
RtZgardo Bonfante. Pietro bigannamaggior .
Manzol di Mago. Cojlantin Macari.
Alberto di Cafielnovo: Boni]"accio Racofi .
Alberto Crocefiffi . Zenin Cavazgani. Del quale ne
Coftantin Capo di Ponte ~ fa menzione lo Statuto noflro an*
Marchefio Bonagui/i . fico al cap. 38 , e nel moderna
Guidon Frefco . ancora nel lib. 1 cap. 30.
Girando Malcbefello- Bonaventura di Cajlello .
Nicolò dall'Otto. Bonagiunta da Mojìo .
Guglielmo Zerli . Zavarife Vtfcont* .
Valeriano Minerin. Princivai dalle Capre .
Co radia- di Baffa . Lancerotto Teferati.
Bonifacio Boccafalfa. Guafco d'Illa/!.
Bartolomeo da Guanti. Defiderato Magnarti.
Zilio Guarimberti. Giovanni dalla Piazza.
Manuel ) Nicolò Turciani .
Rodolfo ) di Lendenara. Enrico Dedin -
Rizgardo ) Bazan di Buz%a
Biagtto Bajadornai» . Ed altri fenza cognome .
Quefio mede/imo bando fu pubblicato eziandio davanti la Cbiejk
di San Zeno , e furono banditi li figliuoli ancora degli efigliati .
L' anno 1240 adi p de Zenaro- Turrixendo fiolo de Rebaldo
di Turrixendi rendè el Cartello da Offanigo a Mifier Icerin da HCaftel'-
Roman per nome dello Imperator , e fighe mene le guardie OWo-
dentro, e per quello il dito Turrixendo fò molto ben , e o- p0^2re di
norevolmente retenuì in Verona dal Populo , & in quell' an- Ecceiino .
no Miller Icerin adì 7 Febraro fe menare Morbo da Portetto,
Bonaventura so fiolo , e Miffer Benafsù Zudefe de i Spettaini,
eh' eran prefoni , e sì li condufle a Baflan , e feli metter in pre-
fan con i ferri a piedi .
L' anno foprafcritto Jacomo Tiepolo Duxo de Venezia con Giacomo
Veneziani , e Azo Marchefe da Eft , el Conte Rizzardo da San Tiepolo
Bo- Do£e di
38 CRONICA DI VERONA
Veneti* Bonifacio con Mantoani , Alberigo da Roman , Bianchin da Ca-
a (Tedia min, Gregorio da Monte Longo Legato de Papa Gregorio, con
Ferrara.
certi altri Cavalieri de Lombardia , e de Romagna fi affediò Fer
rara , e lì ghe (lete a campo a torno da Santa Maria de Fe-
braro infina adi primo de Zugno > e fi lavè per trattado fatto
Ferrara in per Bortolopo, e per Marchefin Pin , e per Menabò, e per So-
potere del fmello di Lamberti , e altri traditori con altri tali patti fatti
Tiepolo per Miffer Salinguerra Signor de Ferrara , con Polo Intraveda
ed Alleati. de Ravenna, e altri nominati Signori, che le trova al dito af-
fedio , & in quell' anno Rebaldo Francefco Podeftà de Padoa
per lo Imperador Federigo combattè preffo a Monte Roffo con
Azo Marchefe da Eft, e i Ibi Cavalieri , e de Velentini, ma
pur el dito Marchefe perdè la pugna , e fò prefi affai dei foi,
tra quali fò prelò Guizzardo , e Rizzardo da Lendenara , e Fa-
volin da Ferrara, e fu condotti prefon in Padoa.
L'anno fopraferitto- Guizzardo Rangon da Modena Podeftà de
Padoa, con el Populo Mantoano venne a Trevenzolo, e a le Vil
Mantova
ni vinti le circunftante del Veronefe , e si li brusè , e adi 3 de Novem-
da Enrico bro Miffer Rigo da Egna Podeftà de Verona , con i Veronefi ca
da Egna valcò a Trevenzolo, e lì combattè con Mantoani arditamente,
PodelUdi & havè vittoria contra Mantoani in la qual battaglia fò morto
Verona . ci dito Girard» Podeftà da Mantoa Capitano de Mantoani, e
molti altri, e funo condotti a Verona, e fu pofto in prefon con
i ferri a' piè, & in quell' anno lo Rigo da Egna fò Podeftà in
Verona , & Cafnerolo di Montechi fò Podeftà in Cerea .
L'anno 1242 del mefe de Zenaro Uguzon de Pulio fe de el
Cartello de Monte Chio, Maoro, e tutti li altri Cartelli a Mif
fer Icerin da Roman , & el Conte Piero da Montebello , & in
quell'anno Meffer Rigo da Egna Podeftà de Verona fe una gran
Fella pub Corte, e Fefta a' Cavalieri, e Donne de Verona, & ad altri de
blica in ogni condizione in fui Palazzo de Commun de Verona , e fui
Verona Mercà de Verona fu bagorda , e le Donne fi balla fu li pon-
fatta da tefelli fatti de fora del Palazzo, & in quell'anno Miffer Cora„
Enrico da
Egna alla e Bartolamè Dabrian fò Podeftà in Cerea, & adi 25 de Ma
Nobiltà zo fu uno gran foco , e brusò el Cartello de Montagnana , e
ed al Po- Miffer Rigo da Egna , e Miffer Icerin con i Veronefi fi intrò in
pelo . Montagnana , e sì la relè , e refacendola ghe fè un ziron de
Monta-
f nana è terra con una Roccha, & in quell' anno el fò dado per tratta
circonda to el Cartello d'Arcole a Meffer Icerin da Roman l'alvo l'have-
ta di Mu ro e le Pedone .
ra da Ec- I* queJT a»ao fu hflricata la Piatii maggiore di pietre qua.:'- .<
celino .
PARTE PRIMA. 3j
te donate alla Repubblica Veronefe da Guglielmi Zerli , che furono p»f
adoperate per fabbricare il Palaigp della Ragione de' Mercatanti, e
laftricata la detta Fiatga di mattoni.
L' anno 1243 ac^ 11 <-e Marzo i Breflàni, e Mantoani, & el
Conte de San Bonifacio , e Miffer Turrixendi tolfe el Cartello de HCiAel-
Gazo , e fi fornè de vittuarie, & de munizione, e de ciò facea ,0<*'Ga-
bifogno. E Miffer Icerin ghe andè per darghe lòccorfo, e non teredeT
potè far niente habbiando leco 1500 cavalli della Marca, & in San Boni-
queir anno Miflèr Rigo da Egna Podefta de Verona andè a ref- facio .
far el Caftello da Villafranca con grande baltrefche , e foflè , e
una Torre , e sì fe far una fofla dal cavo de Villafranca infina a Fofla <U
Sommacampagna; Et in quell' anno fu fatta una forti fu Ja cara- vill»fr*«-
pagna de Verona , che va dalle calè di Mafcù dalla Tomba in macam tu
tina a Ilòta dalla Scala acciò, che el Conte Rizzardo non podef- gna.
fe andar da Mantoa a Sanbonefacio ; & in quello anno adi o A- Ed altra
prile el Caftello di Villimpenta fu dato a' Mantoani da uno Fa- ^* ™a~
megio dello Avocato di Chiavega , che guardava el dito Ca- if0i'aaal-
ftello falvo lo ha vero, e le perfone, & adi 14 Aprile lo Avo- la Scala
cato fi fiizì, e fi andè dall'altra parte per paura de Miflèr Icerin; Perche
Et in quello anno Rigo da Gazo, e Cofmo de Miflèr Lion dal-
le Carcere morì fui tormento, che ghe fè dar Miflèr Icerin in tei Enrico*
Caftello de Nogara, e quefto fu perche i dè el Caftello de Gazo Villini,
per tradimento a Miflèr Turrixendo, e a' Mantoani* Et in quel- penta tra-
lo anno el Caftel de Nogara fu redificà , e fu prefi i traditori , *' ^
zoè el Conte Bonifacio da Panigo, e Bartolamè da Brian, Già- n, v
corno, e Otto de Fra Baldo, e molti altri traditori, e fu mettu- E<lificaft
di in prefon in Verona, e Bartolamè de Frabaldo, e Albertin H Caftel-
da Piri fiando con Miffer Icerin con lo fuo efercito a Caftel Fran- '°diNo-
co fi fugì in tei Caftello per paura de Miflèr Icerin fapiando, che b
l'era fta preli i diti traditori; Et in quello anno adi 4 di Zu-
gno in Padoa Miflèr Icerin fè tagliar la tefta al Conte Bonifacio £°;0"^'"
da Panigo; Et in quello anno el Caftello, e la Torre de Gazo, e pacn°„0J
le cafe , e li palazzi de 11 i infraicripti cittadini fò zettade per ter- fa no ae
ra , e desfatte, zoè de Bartolamè da Brian, de Alberto da Piri, capitare
e la Torre de Albertin de Caftellan , e de Alberto Sesala fu tut- A* E«eli-
te desfatte , e rotte , e roinate per terra ; E adi 6 di Zugno la no .
Torre, e le cafe de Rigo da Gazo, eh' era in lo Caftello de Ve
rona fu zettade per terra, e desfatte, c le Torre, e le cafe de
Lion dalla Pulcinella, e di quelli dalle Carceri fu desfatte come
fopra , e fu morto Bartolamè da Brian fui tormento in Verona ,
e adi 22 de Luio el Caftello de San Michello , eh' è de cavo
da
40 CRONICA DI VEROttÀ
Tion Fiu- <ja Tegion fu prefo da Mantoani, e dal Conte Rìzzardo de San
lue" Bonifacio. i
V anno foprafcritto adi primo Avofto Miffer Turrixendo fò
Caflello brafar ci Cartello da Gazo , e Azzo MarcheTe , el Conte Rizzar
ti i Gazo do con Mantoani, e altri Lombardi con el fuo efercito fi tolfe
incendia- ej Cartello de Trevenzolo, e la Torre fiando dentro Piero dai
tifeuìÌ\U" Bovo, c^c *° guadava, e molti altri de Verona; & allora MiU
fer Icerin con el fuo efercito de Verona , « de Vicenza , e de Pa-
doa, eh' era a Vigaxi tolfe Mifler Turrixendo per fuo amico, «
dalla fua parte .
L'anno foprafcritto adi \6 de Settembre Mifs. Icerin da Roman
con Veronefi , Padoani , Vefèntini andò con el fuo efercito a
Sanbonifacio à capo per torre el Cartello; E Bonifacio fiolo dei
Conte Rizzardo de fua volontà dè el dito Cartello a Miffer Ice
rin con patto , e condizione , eh' el dko Bonifacio , e la foa fa-
megia , e altri foi amixi , eh' erano in -tei Cartello fótte falvo le
periòne, e la foa roba, e podeffe condur quella a Gazo, e Mil
ler Icerin fu contento , e fu ft aidar condur via tutti i foi beni
infina a Gazo , e poffa fubito ci fè minor , « buttar zofo el di-
Caftello to Cartello de Sanbonifacio in tutto; Et l'anno 1244 adi 14
«liSanBo*- Zenaro el Cartello de Hortcggia fu prefo, e governato, e in fin
nifacio tanto, che i fleti lì a campo Miffer Icerin, e Meffer Rigo da
^TecmI E8na' con 1 Veronefl> Padoani, e Vexentini fi ftete al Caftel-
■ •■••<>. -lo, e in le altre terre fui Marftoan dui mefi continui per far
levar ei campo da Ofteggia, e fi noi potè far levar, e andò per
el Mantoan facendo moltiffimi -malanni, e -danni, & iit quella
anno Lametta da Cerea morì .
Giberto L'anno 1x4$ adi primo de. Zugno fiando Giberto da Vivaro
«la Viva- Podeftà in Verona lo Imperador venfe a Verona con grande quan
di0 Po£e~ tità de Cavalieri , e venne per torre per muier una Nezza del
Iona.*" Duxo de Strolich, ne non l'havo(a), € fb allozà in lo Monafte-
ro de' San Zorzo de Verona , -el dì feguente fò uno gran remo-
Duca d' re tra el dito Duxo eh' era in Verona , & «1 Popolo de Vero-
Auftria na in cavo del Ponte da la Prca in tal modo eh' el Duxo e la
cacciato fa zente perde de molto oro, e arzento, e fono rotti, e fvali-
na ; ero" xadi dal Popolo di Verona e malamente menadi . Et in quello
anno Corano Re de Jerufalem figielo del dito Imperador Fe-

(a) Mofcardo dice, che il Duca d'Auftria venne a Verona per con
cludere il matrimonio tra erto e la figliuola di Federico , il che averte an
cora effetto j Lià. Vili c-i%t.
PARTE PRIMA. 41
derìso per qoefta cafon venne a Verona con grande efercito de
Cavalli e fb allozado fui palazzo de Verona . E cosi el Vefcovo
de Brandinborgo venne a Verona, e fb altozà in San Stefano in
Verona, e umilmente Biluin * Imperador de Coftantinopoli ven- *.L'X&'
ne a Verona, e cosi el Duxo de Careuzo; el Duxo de Maran. R, JJq"
El Duca de Savogia. El Conte de Tirallo e molti altri Signori, rufaieai.
e Vefcnvi e Abbati venne a Verena a la corte del dito Impe- me in Ve -
radon. E h fb fatti de molti Cavaleri da novo, e veftidi e ar- ">na .
mati fono 22 de Alemagna . E -adi 10 Luio el dito Impera
dor fe parte da Verona con li diti Prencipi e Baroni allegramen
te. E Lion di Aleardi fb (atto Podeftà in Cerea.
L'anno 1246 adi 27 de Dexembro Albert», -e Nicolò da Len-
deaara fò prefi in Verona a. polla da Miffer icerin e fò tormentadi
per tal modo che i mori fui tormento del palazzo de Verona. Et
mi quelli zorai Pero Gallo da Venezia, e Longarxtlo ^e Bonaven- \
tura da la Schala ghe fb ragià la tetta fu lar Piazza del Mercà per Gal
comandamento de Miffer Rigo da Egna cheterà Podeftà de Ve- ^eto
rona- Et in quella hora Aldrighetco d Arcole fb peefo fui Mer- j0 %%0~
cà cfò morto, Et in quello anno Thomufb da Grezana fò Po- nivenm-
deftà in Cere*. ...... « Scali-
L'anno 1247 Miffer Rigo da Egna Podeftà de Verona fò mor- s"' decl~
to' (a) fui Palazo de Verona , e Zuané de Schan arolla adi 12 *"*au"
de Fevraio. Et in quello .anno adi 25 Marzo Miflèr Icerin per
lo Gomun de Verona , & el Podeftà de Mantova faccordò inneme
de lattare liberameate tutti li -Prel'ooi che era in le prefon de
Verona, e quelli che era in le prefoaede Mantoa, e fò fatto que-
Ra accordo infra Ifola da la Schala el Calici aro, e così ib laffadi li-
■beramente- Et in quello anno el Conte Rizardo da San Bonifa»
ciò coi Veronefi de fora e Mantoani , e Azo Marchete da Efte coi
JFeranefi dè una battaglia ultra Menzo con Miffer Icerin da Ro-
F man

(a) Quello Rigo, o per vero dire Enrico Ha Egna Podeftà di Ve


rona , era Nipote d'Ecceliiio , procedendo contri dello Scanarolla, che
popolare Veroocfe era , .ed al -quale imputava un trattato con tra lui fat
to , per cui era anco ftato giudicato a morte , fe lo fece condur davanti
pe \oler più pienamente enere informato, e dimandargli d'alcuni fopra
i quali Enrico avea fofpetto. Giovanni allora fingendo voler fcrivere
di fua mano i nomi de' complici nel trattato, fciolte eh' ebbe le mani,
tratto un coltello .che avea nafcollo fra il panno e la fodera della fua
guarnacia con grande impeto fcaglioiTì addoifo al Podeftà, ed innanzi
che potefle e (fere da neftuno impedito, gli diede tre mortali ferite nel
capo, colicene in termine di dieci giorni finì di vivere - Lo Scanarolla
tu fubi:o da' famiglj di Enrico trucidato-
4i CRONICA DI VERONA
man con i Vcronclì dentro per tal modo che de cadauna parte
ne morì & prefi • ma pur per lo gran caldo ne morì affai da Ca-
Tiglii- vallo. E Tagiafero, e Ottolin da Riva fò prefi e meniti in le
ferro , ed preiòne del Comun de Verona e lì morì adi 15 de Zugno. Et
da R1Ìn° in 4ue"° anno Miffer Icerin da Roman comprè le Torre e Ca-
mortiTn famente di Grote che fò di Fidencij, e tutto quello che fò di
Verona . Miffer Zuane da Palagio in Verona , e de fora sì Cafali come
altri beni mobili e ftabeli per prezio de 2500 libre de denari (a)
Veroneh pizoli. Et in quello anno Icerin da Egna fò Podeftà di
Verona , e Tomaio da Grezana Podeftà de Cerea .
L' anno fopralcritto Federigo lmperador con grande eferciro
venne de Pugia , e Cremonefi con foi Cavaleri , e Miffer Icerin
da Roman con i Veroneli, Padoani , e Vicentini con lo dito
lmperador andè a metter campo a la Città de Parma , e lì flette
mero anno e non la potè haver . La cazon fo che Grego da Mon-
telongo Legato de Papa Gregorio , el Conte Rizardo da San Boni
facio, e Bernardo e Rolando di Roffi da Parma con lo fuo fubfi-
dio de la Chiefia ch'era in la Città per defenfione della terra. E
limile Albrigo da Roman , Bianchin da Camin , Azo Marchefe
da Eft, e molti Lombardi e Marchiani con grande compagnia de
zente era in Brexello nel deftretto de Parma , e prefe el ponte che
era fu Pò da uno cavo , e dal altro el Re Henrigo figliolo del
dito lmperador con i Parmeiani de fora che defendea che non
andane vittuarie a Parma . E ultimamente i Lombardi , e Signo
ri prediti eh' era in fervido de quelli dentro , per forza tolte ei
ponte predito e fe andar le vittuarie a Parma, unde per quella
cazon lo lmperador fe fare una Cita da novo che fe chiama Vi*
Vittoria cìoria infra Parma , el Borgo San Donin . Et da poi la edifica*
edificata rion della difta Victoria Miffer lo Legato del Papa Gregorio 6c
da Federi- a\t[i citadini de Parma li la deftruxe in tutto e lì guadagnò de
hni'fda rao^° oroi & arzento e di molte altre cofe, che havia quelli Sa.
rarma , fu raxini , eh' era per lo dito lmperador in guardia de la dita Cità,
diftrutta e fono tutti morti, E convenne che lo lmperador fuziffe più che
da'Parme- ^ palio de Cremona per paura,
perciocché L' anno I?48 Mifler kerin da Ronjan » & Veronefi , Padoani,
era fiata e Vefentini , e Ferrini e quelli de Bellun andè al Cartellar Man
di fempli- toan
ce legna
me con- (a) Lire 1500 di non età piccola Voronefe , cioè di (oidi io di da.
Aructa • ■ari 16, che fauno Ioidi 16 denari 8 moderni di denari n , a difte-
rénra d'altra lira pure di foldi to di danari 18, 10 e *i , corrHpon-
derebbero in oggi a L. 28375 di foldj io di danari 1% correnti yen«-
te a L- 11 - 7 per lira .
PARTE PRIMA. 43
e per quelle Ville fazendo de gran male, e guatando de
molte cole , e tolfe , e prefe el Seragio de Mantoa , e pigiò mol
ti prefoni , e fi el tenne per tutto Ottoro , e fò mena tutti i #
prefoni a Verona. Et in anello anno Datalin da Cauecafto * fò ^ j^j*r"
Podcftà de Verona, e Fedngo da la Scala fò Podcftà in Cerea. dfcavr*^
L'anno 1245? Re Henrigo figiolo dello Imperador Federigo fe flocco,
partè de Mantoa con una gran comitiva de zente,& andò contra
1 Bologne!! , e lì fece e de una gran batagia in la quale fò pre-
fo el dito Re Henrigo da i Bolognefi , e fò menado in Bologna Enrico fi-
con la foa zente. e molti foi CaValeri, e fò meflò in prefon e y-wlo di
Iigato de una cadena di oro perche l'era Re, e figiolo dello Im-
perador per honoranza, e così flette in Bologna in prefon. £ fò gione da'
prefo in quella battagia Doxio da Dovara da Cremona , e mol- Bologneiì,
ti altri Cavaleri da Modena, e per quella cazon i Modenefi fu- come tra c"
bito fe fé fubditi e vaffalli del Gornun de Bologna. "liodtni
L'anno antedicìo MiAèr Icerin da Roman con el Populo de fattoi&o-
Verona , e de Padoa , e de Vincenza andò a Eft , & have la Tor- lognefi .
re per tra&ado e per dinari dati a Vitalian da la Rolda , e fò
adi 1 1 de Septembrio ; ma la Rocha fc tenne du meli , e fò
combatuda con dodefe Mangani (a) grandi combat andò dì &
note , e pur a le fine i 1' have fai ve le perfone e non altro , e
butò zofo tutta la Rocha falvo una Torre guardia, che romafe
>er guardia, e fi ghe fò laifado molte guardie, che la guardarti
e dì, e note molto bene per uno anno; E la Rocha dal Cero,
e de Calaon azò che neflun da la parte del Marchefe non podeffe
andare nè intrare dentro da la Rocha con vi&uarie , e fò fatto-
una foffa grande con cefe grande da la parte dentro fopra. la di
ta folla ; ma pur finalmente per algune de le guardie fò dato per
tracìado la dita Rocha al Marchete da Eft cum pa&o falvo le
perfone e la viétuaria, eh' era dentro, ma laiTando le arme e le
Baleftre (b) . Et in quello anno Araldo da Montefello era Po- Ara Irò <fa
deftà de Verona, e Lion di Aleardi era Podeftà in Cerea. MontJcel-
L' anno 1250 MiAer Icerin da Roman fe fexe Signor de Ve- lo Polt
rona in tuto per lo fuo grande ardire , e fe fare una fofla da , * ^ Ve"
San Spirito de Verona in fina a Ifola da la Scala . Et in quel- Ecceiin»
Io anno el dito MiAer Icerin havò el Cartello e la Villa de delufi i
Moncelefe de Padoana per tracìado fatto, & ordenà per Mif- Cittadini ,.
E 2 fer !:fU:Ar
xiaui , fi
dichiara
da fe Pria-
(3 Macchine da lanciar Dardi , e Pietre . cjpe di
(b) Era una macchina fatta per tirar pietre di pefo graadiflìmo e»- Vcf»ua-
: di Pefi 199 ia ije, ed aaco Dardi,
44 CRONICA DI VERONA
fer Peuo, e per li fìgioli, e amiti da Moncelefe • & in quella
Eccelino anno morì la prima Donna de Miflèr Icerin (a) , e tolfe da poi
zarVs""1" ^u*ere Madona Engranata fìliola di Miflér Beoacoffo di
vagSii per Maftraverfi. Et in quello anno Piero da Formige fb Podeftà de
rimaritar- Verona, e Piero dal Bovo Podeftà de Cerea,
fi con la- L'anno 1251 el Sig. Miflèr Lcerin da Roman con el Populo
granata ^ Verona , e de Padoa , dé Vicenza ,. e de Trento andò fui
rra" deftretto de Mantoa in la Viila de Broletto, e Ir ftete 10 «or
ni, e poi ahdè à la Villa de Capiteli» , e solfe el Campanile
de la dna Villa, e tutti quelli homeni chera dentro e le Ville
fo brufati, e mettudi a faccoman. Et in quello anno i Mila-
nefi con el fuo efercito andè a metter campo a la Cita de Lo»
di per torla , & i Cremonefi con el fuo efercito era Ir per de-
fendere la dieta Cita , e pur a la fine i Milanefi con Victoria
Lo<U in navo Ia dicla Cita per forzai E per paura i Cremonefi e Pavé-
potere de' fi infùgadi da Milanefi più de ij milia tornò in dietro * «afa,
Milanefi. con Ir quali era Miffer Federigo da la Scala e Rainerò de l! Mò
le Ambafadore mandato per lo Sig. Miflèr Icerki per defetìfio»
de Lodi .
L'anno antedito dé! mefò de Otoro Cora RédePòlia-, & el
Sig. Miffer Icerin dà Roman con el Populo de Verona , de Pa
doa, e de Vicenza, con grande efercito- aride oltra Menzo c'ori
molti Todefchi , Se andò a Goko fui Manto— , e fi ghe ftete
15 zorni e fò a parlamento con r- Cretnenefi , Pavefi", e co*"
Piafentmi-, e con altri affai Rettori de Lombardia, e de le Ci-
rade ch'era in liga con l'Imperador, e- paffando yó- zorni tornò
a cafa a Verona e do poi con el fuo efercito con Navi e Por
ti con grande- apparechiamenro pafsòPò, e andò in Pùgia. Et
Rinaldo in quello anno RainaWo Marehefe da- Eft che era- in prefon in
Erte afe Poha fò atofreado per comandamento del dito- Re.
L' anno 1252 Miffer Icerin- da Roman fé piliare Carnarolo di-
Puglia. Montechi , Vito de Becco e foi ffliol*, e Pegunro Monrefin , e
fot fratelli, e Pero dal- Bovo e foi fradelli, Zuanc de- Teudan-
nio e fot filioli, Florio de UiV e foi fraddli-, Alberto de Bo».
?p el fòBaìWdo, Rigo Nodaro, el Pantera eA Ctazett» fradel-
i di Cazetti , Andriolo Nodaro 'e molti altri de Verona , ftarr-
fia"a*PoU" do M'^r ugo-de Sanaa Juliana Podeftà- m Vlrosa con moli,
deflà e" ti'Padoani, ligadi tutti e ftrafeinadi, e condenadi per Miffer
Bonucio Bonino Zudefe dal Maleficio ghe fò tagià la tefta a tuti fu la.
Giudice Pia
de' Male- r ;
Sci in Ve-- ( «•) La barbarie di Eccelino, « l'inumanità fua giunfe a far anj—
ìop.4 . «c.niare a*co la propria moglie, tutto che figlia dell' hsperadore. -
PARTE P R I M A . 4$
Piaza del Mercà de Verona del mefe de Avofto per conjaoda-
mento de Miflér Icerin Signor de Roman. Et in Quello anno
Giberto de Zavarife fò Podeftà io Cerea .
L' anno 1153 el Conte Rizardo da San Bonifacio morì :
Breflà in tei Monafterio di fra Predicatori del mefc di Fcbra-
ro . Et in quello anno Buzacarin di Buzacharini de Padoa fò Butacaria
Podeftà de Verona, e Ziliberto Zavarifo fò .Podeftà in Cerea; & de Bma-
in quello anno nel mefe d'Avofto fòbrusà el Tiron da N9gara •» *j"ini
L anno 1254 Alberto Magogna fò Vicario de Verona. Et Veroni'
Bonapafe da Monfa fò Podeftà in Cerea. Et in quello anno el Ecce/ino,
Signor Miflér Jcerin da Roman fe pigiare Tiro da Caftelrotto, in vece del
Tomafin da Grezana , Tomafin da Ocha , Bonapafe da Mon: Podeftà
fa , Fermo da Cerea , Ferigo fo nolo , Tomafin Sufpigugna , e y "aru
molti altri Citadini de Verona, tuti quelli foro ftrallinadi per
la Cita de Verona , e poi foro amazadi e brufadi fui Mercà de
la Biava.
L'anno 1255 Piero Pengoto, e Bevegnu Favaleflà fò Vicarj
de Verona, e Fraflàpagia da Ponti fò Podeftà de Certa. Et in
quello anno del mefe d' Aprile el Signor Miflér Icerin da Ro
man fè piliar Ziramonto da Roman fò fradello e nife metero Ecce l ino
in prefon con i feri ai piedi in tei Caftel de Semento . El ^ Qi^"rne.
menado e metudo in le prefon del Comun de Verona , e fil te fuo fra_
fe morir lì dentro. Et in quello anno fò mandi Icerin da Entello.
fna prefo e ligato in la Marcha. Et in quello anno Miflér lo
oleo Cavaler de Pugia Podeftà de Trento per Miflér Icerin da ^[1^°
Roman , e Azo e Aldrìghetto da Caftclbarco e con altri Cita-
dini de Trento tolfe la Cita el Cartello de Trento in li contra
lo Signor Miflér Icerin da Roman .
L'anno 1250" Bonifacio da Maròftega, e Prodocimo da Padoa
fò Vicari; de Verona , e Lioh di Aleardi fò Podeftà de Cerea ,
Et in quello anno el Sig. Miflér Icerin da Roman con el Po-
pulo de Verona , e de Padoa, e de Vicenza, e de algu/n Tren
tini defeazadi, e Fel trini con li foi amili per tutto adunadi eoa
grande efercito pafsò ultra Menzo, e andò appreffo la poi ta de
Mantoa verfo fèra:, é lì ftete per tutto el mele di Zugno- dagan*
do el guaito, per] tutte le Ville del Mantoan, tagiando )e Vigne,
arbori e biave , t. {guadando Broli , e brufando cale . Et in quel
la volta Miflér Palavefin Marcbefo Podeftà de Cremona con lo
efercito de Cremona venne in fubfidio de Miflér Icerin da Ro
man .Signor de Verona . Et in quello anno uno Legato del Pa
pa con grande efercito de Soldati per la Giefia, e molti Bale-
ftrieri
CRONICA DI VERONA
ftrieri Venitiant, Bolognefì , e Mantovani , e Marchiani e d>*af«-
'Padova tre parte- andò- a- Padoa., & havo. la Cita e Cartelli tutti exce»
••ltt-ad- nta ^ Monzelefe, e la Rocha de Chalion , i quali fe tene e:
e defendete] affili, e fubito el Marchefe da Eft con le foe guardie
liete intorno- a diti Cartelli azò che no ghe andane vi&uaria ne
focorfo e finalmente i le havo , e Mifler Anfodixio Nevodo de
Mifler Icerin che era Vicario in Padoa , & Qsborgero da Vi-
varo- che era con lui Cazì a Vicenza molto in pretta fidamen
te pur con le perfone Tue . Et il Signor Mifler Icerin fu
bito li fe deftegnir in Verona tutti i Padoani che fe ritrovò-
effèro in Verona , & in lo fuo efercito che lo havea a Man-
toa, e fi li fe meter in prefon in tei Monarterio de San Zor-
Nina grl- xo de Verona e li fe morir tutti, & pattando 15 zorni el di-
■iti'diEcr' CO ^""er Icerm ^c ^are uno grande aparechiamento con gran-
celino'. ^e efercit0» & andò contra al dito Legato inverfo Padoa, e lì
in li Borghi de Padoa liete molti zorni credendofi recoverar
la dita Cità e non potè e tornò, a. Verona-. Et in quello anno
Pero da Legnago, e Bonincontro da San Pero da Legnago, &
Martin da Via , e molti altri da Legnago adi ultimo di Oto-
ro li amazò Còra de Ochi de Can che era. Podertà in Legna
go ■ e la Muier e li noli fe nandò,a Eft cridando e digand o
Signor Marchefe da Efl vegnì a Legnago che la terra . e Vojtra , e
fi haveva la Infegna del Marchefe . Et in quello anno paf-
fando pochi zorni Bonfato da Cólogna , e. Aprilo fuo- figiolo e
più altri da Cologna fi dè el Cartello de Còlogna, e la Villa
al Marchefe da Eft. E per paura de Mifler Icerin molti fe fu-
zi dal altra parte.
L'anno 1x57 Tomafo da Mafon, Charo da Vicenza, e Za.
charia da Fèrara era Vicarij in Verona , e Bonaventura dal Ver
ino era Podertà de Cerea . Et il Sig. Mifler Icerin fe piliar
Federico, Federigo e Bonifacio fradelli da la Scala (a), e Boninfegna de
*- Bon^fa- Chiavega Zenero del dito Federigo, e Avanzo Monzibello, Gia
cca l** fi'* como' Zovenin e tutti de Càia fua, Zenarin e Buel de Porcho,
ti morire Bonaventura Trentin e foi fradéli , Nicolò Pietroduro, e An-
Ja Ecceli- tonio da la Mello , e molti altri. Veronefì sì Zentilhomini co
bo con me Citadini , i quali fò tolti per traditori del Sig. Mifler Ice-
»olti al- rm) e ja Qità de Verona imputadi volerla dare a- Mantoa-
,u* ni, e al Marchefe da Eft. E così quelli tutti furono ftraffina-
di

(a)Mofcardo dice che Corado, ed Aimonte Scaligeri furono giudi


ziali i S forfè che tutti e quattro infieme perixono.
TARTE PRIMA. #
di per tutta la Cita de Verena* « poi fò conduti fui Mercà de
Verona e lì fò amaiadi e brufadi del mefe di Otoro. Et ia
-quello anno Miflfer Albrigo da Roman venne da Trevifo a Ve
rona denanzi al Sic. Mirar Icerin da Roman fuo fradello e fi
ghe dete la Cità <\ Caftello de Trevifo che lo havea tegnudo AhWig*
uno gran tempo per fi , e i fi; pafe infieme e baxofi per la boc- Tre-
ca in figno de bona pale, & concordia., e fi dò Mrfler Albrigo p1RI *(l
.dito tre foi filioli per oftaxi a Miflèr Icerin, i quali fò meffi cce *'
in tei Caftello de San Zen per pi fegurexa de pafe.
L' anno 1158 Tomafo da Mafon , e Zacnaria da Ferara fian
co Vicarij in Verona . E Martin primo de la Scala fiando Po-
deftà in Cerea - 'El Sig. "Miflèr Icerin fi fe piliar Bafan, e Bel- Altri cit-
labranca fuo figiok), e Chabriele Zarmin, e Jacomo fuo fiolo, t,d-ini .ft"
•e Zuane Zarmin , e Bonauane .di Calcarei con foi fioli e tutti JnaC^r.
.de Cafa fua , & Zordan de Capitàlli e uno fuo fradello e mol- barie di
ti altri sì Zentilhomini come Citadini de Verona, i quali tur.- Eccelùi».
-ti fe morir in <5iudicio .
L'anno foprafcritco Miflèr Filippo Arcivefcovo de Ravena e
Legato de Santa Chiefia,, e Miller Coflàdooha fò eletto Vefco-
vo de Verona , & Simon de Miflèr "Bonifacio da Fogian fian
do Podeftà in Mantoa , "Bianéhin da Cam in el Panzera d' Ar
co, -Conato da la Sala con -el Popolo de Breflà -e de Mantoa,
dando accampadi atorno el 'Caftello de Tordèlle de Bréflàna ;
& voiando devedar die duecento Cavalli de Veronefe del Sig.
Miflèr Icerin con i foi Cavaleri e con ci Popolo de Verona*
e de Vicenza , e de Feltro andò verfo Tordelle incontra lo
efercito, e lafsò a Pefchera uno gran redeguardo per fuo fo-
corfo una gran quantità de Cavalli Veronefi , e cosi andè con
grando ardire '• adoflò al dito -Legato , e a li altri fòpraditi e
nano Victoria in la batagia per tal modo che ne fò prefo affai
«le una parte e dd altra , tra i quali fò prefo .il dito Legato.,
él Vefcovo , che età elefto de Verona , el Podeftà de Mantoa,
e quello de Breflà Bonato da la Sala , e molti altri de Brefla Bottat*
e de Mantoa e de Verona, e fò conduti in le prdone de Zer- dalla Sala
li in Curtaka de Verona (a) e ftete pedoni adi 20 d'Avofto « J*^4idi
P*f* vinto da
- Eccelino,
(a) Il (ito di Corte aita nella città noftra fu Sempre così appellato, non condott*
tanto per la eminenza in cui giace , rifpetto alle vicine fit uationi , che *n Verga*,
pendono alla riva dei fiume Adice, quanto per la eccellenza del po-
flo come- Corte del Palazzo Pubblico del Pretore, o Vicario della cit
ta, abitato daCancario o Cajo Ancario nd tempo che palliano i San
ti
4* CRONICA Dt VERONA
Brefci4 in pàffa il dì fegucnte èl Sig. Miflèr kerin entrò' in Breffa con il
Ecce/i no' lùo efercito» & havo la Cit» * Cartelli de Breffana pacefìca-
1 ' mente, e (lete tutti a l'uà obbedienza (a).
L' anno izsp el prefato Sig. Miflèr "lcerin da Roman con
rande aparechiament» con el Populo de" Verona , e de Breffa
inde al Cartello de la Friolla mi Vefentin & havo el difto
Cartello per fòrza, é amatò domini e fèmine che era in lo Ca
rtello, e fil fé brufar'è dèftr'uere, e pòi tornò a Breffa e andò
a campo a Sonzin , e li de il guarto a ogni cofa , e pofcia an
dò a Monza fui Milànefo, e poi aqdò a Caftan de là da l'A
da; e panando el dito Fiume, Doxio da Dovara con certi foi
Compagni andò contra el dito Miflèr 'kerin e fi I ferì in mezo
de la dita aqua, e per lo gran colpo ricevuto dal dito Doxio,
el dito Sig: ib prefo e menato fora del Fiume, e come fo fo
ra h fubito un Villan ghe de fu la refta de un bafton sì for-
Fineinfe-te che per quella bota el morì , mi fò mcnado così ferì in
lice di Ec- Sonzin del Cremonefe, e lì fenì foa vita adi 27 de Septembrio
celino. e fepelido el Corpo fo, e metudo in un molimento de mar-
moro foto la Schala del Palazo del Cartello de Sonzin. Regnò
in Signoria el dito Miflèr Icerin da Roman, el<jual era de Cha
honorà da Roman de Trevifana vi&oriofamente contra home-
ni, hofte e bàtalia con grande ardire, anni 33.
L'anno 1200 da poi la morte del dito Sic. Miflèr kerin da
Maftino Roman Miflèr Martin Primo da la Schala fò fato Podefta de
f*»*^: Verona , e Miflèr Albrigo da Roman fradello del dito Miflèr
la Podeftà ' 9 T .
eli Verona. lcenn

ti Fermo e Ruftico a' tempi di MaAlmi»no , o come altri vogliono, di


Ma Situino. Qiial Palano folea dirfi .Solario, ovvero Solaro , come in
dicano molti antichi monumenti , e conferva tal nome la contigua
Chiefa di S. Maria in Solaro, o\é fino Dell'anno 1510 lì legge eflervi
lata una picciola porta chiamata Pufterola , eh* è forfè 1' Arco anco
aderto efiften,te r pretto S. Paolo Vecchio , per cui poteano i Prelidi entra
re ed ufeire privatamente della città. Nel trafunto compilato dal Rev.
D- BartoIomeo.Ctmpagnuola , per la Chiefa de' Santi Fermo e Ruftico
di Cort' Aitar, elidente predo il Rever. D- Ottavio Rola Morando o-
dierno Rettore di quella Chiefa , la quale fi tiene edere Hata la prima
erretta in onore di detti Santi Martirf, quelle parole fi. leggono : Hoc
tuttin Salarti nomtn Tn ~ vtttrilut decvmintit , ut'in un» circa annum MXX
%'tiitnut pailicum paìittiom pota Rfgir , Vucit , rrtterit , &c. fi*nificabat ■
(a) Sendo pervenuto all'orecchie del Pontefice AleflTandro IV le inu
manità di Etielino , per levare cotal mortro dal mondo, fpedl i fud-
detti Legati con grande mafnada ; a' quali fi unirono ancora i ne
mici del Tiranno , cosi per ordine del Pontefice dai due Ledati ri-
chìefli . Mtfcardg Iti- Vili pag. 190.
PARTE PRIMA. 47
Iteriti con la fua .dona e fioli e tutta la fua famiglia fe reduf-
fe in lo Cartello de S. Zen de Trevilana che el tegnia a fua
pofta e per fua defenfionc per paura de fuoi inimifi . Le in quel
la volta Doxio da Dovara da Cremona, e con lui Azo , e
Antonio Marchefe da Eft, e Mantoani con i foi Carozi Fe-
rarefì , Cremonefi , Veronefi , Padoani , Velentini , e Trevifa-
ni , Feltrini , -e Cividale , tutte quelle Citade andè al Caftello
de San Zen dovera el dito Miffer Albrigo da Roman con tut
ta fba famegia, e fi lo aflèdiò e fletè lì a campo per tutto el
Mele d'Avofto, a le fine l'have per tracìà fatto per Meflan da
Porcile eh' era in lo Caftello con alguni Todelchi de la Mon- Nota att»
tagna falvo lor tutti folamente, e fò prefo Miffer Albrigo pre- in8iuft»f-
di£to e la fua dona e filioli e fìliole , e fubito fò morti a ma- °*
la morte . Et in quello anno Martin di Lantij da Cerea fò Po-
deftà in Cerea de voluntà de Miffer Maftin da la Schala Po»
deftà , e Reftor in Verona .
'£' origine della famiglia dalla Scala , per teflimonio di Aventino , ~. .
fu ortonda Bavarefe, ed incomincia egli da Baione, il quale poffe- della Fai*
deva in Baviera la terra di Burkbaufen , della quale effendo flati /.miglia
fuoi difendenti privi da Enrico Vili da Efie Duca di quella Provi»:Ai^ Sca-
eia , fuggiti in Italia fi fermarono in Verena . Fu di Babone Aribor1* '
ne figliuolo , che fu uccifo da un toro nella caccia del 1015/ quefio.
lafctò di fe Gebeardo , Arduino , e Sicardo . Di Arduino venne Ari-
bone II, e Bottone cognominato il Forte . A Sicardo fucceffe un fi
gliuolo delPiflejfo nome, che fu padre diCebeardo IL, del quale En
rico fu figliuolo , ebe , fcacciato da Enrico fuddetto Duca di Baviera
e di Saffama , e venuto in Italia , fi fermò in Verona . Di luì nacque
■Sigisfreddo , da altri Sigisberto detto, che tra Tedefchi effendo Con
te di Scbalembergb fu dagli Italiani per la fomiglian^a della paro-
4a detto dalla Scala. E che ciò abbia potuto facilmente avvenire, è
da fapere che nella lingua Alemana la filiaba Sch rifuonando come
la V Scin degli Ebrei, e Ch de Francefi , è diffìcile a noi Italia
ni, e non ha alcun ufo nella lingua noflra, eccetto qualora le femi-
•uocali E *d I fi pongono immediatamente dopo Se, tome fcrivendo-
fi Scelto , Scimunito ec. benché con un fuono più dolce e con mi-m
nor for^a. Il che però non ha luogo quando alle Se fuffteguono le vo
cali A , O ed U , che pel contrario nella lingua Germanica è na
turale , e puoffi fcrivere e pronunciare egualmente Scha , Scho ec. Cto
nie Sce, e. Sci in Italiano fen^ alcuna differenra . Per la qual cofa
velia lingua noflra ponendofi una delle tre vocali dopo Se fi pronun
cia in Sca., Sco e Scu come frappare , feoprire e feufare e fimili . E
G quinci
50 CRONICA PI VERONA
quinci fu facile che il nome di Schallemberg potejfe effere cangiato W
Scallembergh , ed ancor Accorciato in Scale o Scala . Imperciocché egli
è ben vero che fe avejfero pronunciato Sciallembergh avrebbe avu-
to qualche fomiglianza con quello nel fuono , ma farebbe nonojlante
a caufa della I s che .non vi deve effere frappofla , flato mal prò-
nun^iato . Sigisberto dunque fu padre di Giacopo, da cui gP Italiani
cominciano quefla ftirpe . Figliuoli di Giacopo (a) furono Maftino , da
Zagata di fopra nominato Bocca , ed Alberto . Il Mofcardo pure al
la pag. J04 del lib. IX della fua Storia di Verona riferifce molte
origini di quefla Famiglia , ma tutte diverfe , come diverfi furono gli
autori che ne favellarono . Lo flemma gentilizio di quefla IlluflriJJi-
tna Famiglia era una fcala a" oro in campo roffb , e di fopra un A'
quila nera. Dante lo conferma nel Canto XVJLl del Paradifo:
'* Lo primo tuo rifugio , e il primo oflello
" Sarà la cortefìa del gran Lombardo (b)
** Che '» fu la fcala porta il fanto Uccello.
La prima abitazione dì quefla famiglia fu quella cafa, che corrifponde
fopra la Piarla del Mercato , detta ora la cafa de'Mainanti , perche fu
dopo dalla famiglia Magante poffeduta . Divenuti poi gli Scaligeri
affoluti padroni della città, di mano in mano fi andarono dilatando, co-
ficchè col tempo oltre la fuddetta cafa fi fecero abitatori di.tutto quel cir
cuito eh" comprefo dalle due le Corti degli Eccellentìflimi Rettori .
L' anno nói del mefe di Septembrio, compido l'anno della
Podeftaria Mifler Maftin da la Sciala de fua volontà fò fatto
Podeftà de Verona Mifler Andrea Zen de Venezia , e Mifler
Ferin de Verona .Podeftà de Cerea . Et in quello anno Aio
Marchefe da Eft coi Ferarefi , e Alvife Conte de San Bonifa
cio con i Veronefi de fora con quelli da Lendenara andò con-
tra la Città de Verona apreffo a cinque milia credendofe in»
trar dentro e haverla per forra , e non potè haverla anzi tor»
nò indetro e andè al Cartello de Cologna & ha velo, e Sabion,
e Legnago , & el Ziron de Porto. Ec in quello anno paflàdo

(a) (Quella Genealogia è così dal Pigna, col reftimonio di Aventino


riferita ; tua Canobio auenfcc eflervi errore , come lo afferma in tuia let
tera fcritta di fua mano , ria noi recentemente in certi fuoi fcritti ri
trovata ; profetando egli che Giacopo foue di Nonardino figliuolo, e
xjueflo di Adamo, e Adamo diBalduino; come fpicca dalla Genealo
gia da effo raccolta, ed in quello volume inferita.
(b) Secondo il Cementatore della «dizione Luchefe , il Poeta inten
de Alboino dalla Scàia perche, al tempo di quello Principe , egli Ci
ritirò di Firenze a Verona . E chiama l'Aquila uccello fanto, per ef
fere quella l' infegiu Imperiale >
PARTE PRIMA. 51
c! mezo anno fb fatto Podeftà de Cèrea Miffer Bonzanin dal
Murnovo, & paflado el tempo del mezo anno fò ordenado e Bonzanin
ftatuido per lo Populo de- Verona che non fieflb piU fatto mai: dal Muro*
ne- mandà Podeftà a Cerea , e così fò fatto Statuto in Verona novo uh f-
eferitto, e che Cerea foffe fotto la Podeftaria de Verona. Et ft°di°cV-
in- quello anno quelli da Leon ago lì 1* rendè in tutto el Ca- rea .
(lello, e la Terra a Mifser Manin da la Schala, e così quelli de Legnago
Porto ; e a 1' ora i Veronefi dentro cazò el Conte Alvife San- J.itornV
bonefacio fora de diti Cartelli. Et in quello hanno 1» parte de SjJJj e"
fora, zoè quelli da Lendenara, & altri de quelli de Verona che
tegnia con loro, tolfe el Cartello de Lavagno e fil tene cerca
uno mefe ,. e poi el dete a Mifser Andrea Zen Podeftà de Ve»
sona a nome de Mifser Martin de la Schala falvo le perfone e
la roba fua , e poder andare , e vegnir e ftare.
L' anno- izóz. el Sig. Mifser Martin- da la Schala fò cridà e Martino1
fitto Signore e Capitanio dei Popolo de Verona de volontà e creato Ca-
confentimento del Confeio del Populo de Verona e del Comun . phano det
& anno el Conte Lodevigo da San- Bonefacio con tut- P°Pol° •
ta là foa parte e tutti li foi feguazi fò cazadi fora de Vero
na adi 13 Septembrio- ,. e da poi el dito Conte mai più non
potè rtar in Verona , ma il Sig. Mifser Martin da la Schala fe
ce gratia al dito Conte che el potefse rtar in; Verona per tutto
el tempo che el vivefse e fignorezafse el dito Sig. Mifs. Martin
da la Schala. in Verona , e così ghe fletè infìna 1' anno 1277^
ma pur el decreto fò fatto e fcritto in li Statuti del Comun
de Veroni, che i diti Conti a tempo vegnando mai piìi non
podefse vegnir nè ftare nè habitare in Verona , e quefto fò fat
to per tor via la parte , che era in la Cità de Verona , e così
fletè la Cità in pale infìna l'anno 126*0.
L'anno 1166 Carlo Rè de là Poglia e Senator de Roma con
grande exercito de Galee andò in Poglia contro Rè Manfrè fi
gliolo de lo Imperador Federigo Rè de la Poglia , Sicilia e Ca
labria , e li fò dato una grande bataglia apprefso la Cità de
Benevento, & in qualla Battaglia el dito Rè fò morto, & de ca- j^^'^1
dauna parte ne morì afsai, ma pur el dito Rè Carlo obtene la pu- <j0-
gna e acquiftò tutto el Reame e le Terre de Sicilia e Calabria e
Poglia . E Papa Clemente fil confermò Rè adi z6 di Fcbraro.
L'anno ilóS Mifser Cora fiolo che fò de Re Cora de Pu-
lia con grande exercito e compagnia de Lombardi , e Thofca-
ni con Henrigo Re de Cartelle chera fuo Zerman , & era Se
nator de Roma andò in fuo focorfo con Romani , e in fembre
G 2- coni
S2 CRONICA DI VERONA
con lo dito Cora intrò in Polia contra Re Cirio Rè de Polii
e fé una gran battalia afpera e crudele; Ma pur a le fine Rè
Vittoria Carlo have vigoria, & in quella battalia fò morti pur' afsai e
pómMd'P1*1* » tra 1 4uali fò Prefo Rè Cora nli°l°. de Re Cora, Mif-
c/rlo Re* *cr R'S° ^ de Oaftelle , el Duxo de Strolich , Miffer Corado
di Puglia de Axentegi , el Conte Gualvano con uno fuo fiolo , Mifler
ft>pra Co- Tomafo da Quino Camerlengo del dito Rè , Mainardo da Ca-
r4£,°* ftagnè e molti altri Todefchi, e Tofcani infiniti, e più de iooo
ne foro decapitadi , ci dito Rè Rigo de Cartella , & el Conte
Galvano per non effer morti le obligò de voler dar iooo on-
zie d' oro ( a ) pur al Rè Carlo e ftar iempre in prefon , e così
ghe fb fatto la grazia adi 23 de Luio del millefimo foprafcritto .
L' anno iióp Miffer Turifendo de Turilendi de Verona fò
morto adi 20 de Otoro da un figiolo de Bernardin da Sancìo»
Apoitolo in Verona a polla de alguni de Verona . Ec in quel»
lj*jciuel"la vola el Ponzinella da le Carcere con alguni Veronefi fu-
Carcerf z* f°ra de Verona. E fapè tanto fare che have Legnago, Vii-,
prende lafranca , Ilafi , & Soave , Bovolca , Veftena & altre Terre e
Legnago Cartelli del Veronefè, e fi fe acorda e fe bona Liga con el Con-
100*1»/^ te Alvife da San Bonifacio , e con la fua parte de fora a do
ma dopò vcr guerezar con el Poputo de Verona, e con el Signor Miffer
due anni Martin da la Schala Capitatilo del Populo de Verona, i quali
vengono Cartelli lo ritene do anni e più guerezando, e fazando de gran
da Marti- dar,™ finalmente i diti Caftelli foro renduti e dati al prelato
ho recu
perati Miffer Martin Signor per uno tractado per alguni «de diti Ca»
ftelli , e da lora m zà el Cómun de Verona ha tegnudo & pof-
feduto i diti Cartelli, e così el Sig. Mifler Martin da la Schala
& poffedete e fignorezò la Cita e li Caftelli de Verona per
tutto el tempo della vita fua , e per quello pigliar e tore che fi
el dito Conte de Sanbonifacio e tutti quelli che have cazon e
opera de far tanta guerra al dito Signor & al Popolo de Ve
rona in quello anno , fb cazadi e rebelladi con la parte fua lo
ra de la Cità e deftretto de Verona.
L'anno 1277 adi 17 de Otoro Miffer Zuane Gambagroflà di
Bonaconfi da Mantoa fb Podeftà de Verona per lo Sig. Miffer
Fine in- Martin da la Schala-, & el prefato Sig. Mifler Martin fò- morto-
Ma'fH^l a mala morte a tradimento per traétado fatta e ordene per al-
daHa Sca. &ur" ^^dini de la Cità de Verona, per la qual morte ne fò
U . prefi e morti affai , e de quelli che fono cazon e che have par
te
(a) A Zecchini 8 e meno e grani due per onzia , farebbero in og
gi il valore di Zecchini 8571 circa Veneti.
PAR TE PR'IM A.'" 5j
te in lo tra&ado. E per quello ne fò rebelladi •, e banditi af
fai in perpetuo , religadi a fon de Campane , e vofe de Populo,*
fu la Piazà al Capitello de Verona foiso c ondane loro, -e .fot
beni a la Camera della Fa£loria de Signori dalla Schala. I qua
li Ribelli non podeffe mai più per algun tempo vegoir ne ha-»t
bitar in Verona , loro nè foi defcendenti . El primo fi fò rebellà
Miffer Lodevigo Conte da San Bonefacio e ibi defcendenti ..; Defedilo»
" Miffcr Cofma da Lendenara e foi fradelli , nevodi e defcen- ?e **?"Ì
, - bandita
denti. _ .autori
Miffer Ifnardo de Cavo de Ponte, e foi fradelli e defcendenti. della uc-
Mifser Bertolamè da Palazzo, e filioli e defcendenti. cifione
Miffer Daniele filiolo de Ifnardo di Caramelli , e defcendenti.ij1.*110 Sca"
Miffer Rizardo da Mercanovo e figioli e defcendenti. 'gero.
Miffer Bertolamè , Nicolò Pegorin e foi nevodi , e figioli c ,
defcendenti .
Miffer Balchavello de Frefcanovilla , e defcendenti.
Miffer Cora * de Cavezani figioli , nevodi e defcendenti * Lfggi
falvo Piramo , e Miffer lo Todeìco, i quali dè al Comun de Corado.
Verona el Cartello de Monzamban (a).
- Mifser Jacomo e Bonifacio di Zerli, e fioli e defcendenti. ,
Mifser Fazolin e Mifser Biancardo, e Mifser Daniele di Cat*.
cani e defcendenti.
Mifser Morbo e Bonaventura da Terzo , e Riconte de San
Bonin e defcendenti.
Mifser Rizardo e 'Rigo, e Inverardo di Nocenti e defcendenti.
Mifser Maxello da San Piero Inganamaoro e foi defcendenti.
Mifser Bonaventura da Garda (b), e Jacomo dal Mozo e
defcendenti .
Mifser Bonzudefe da Montorco, e Sandrin da Pigozo e de«,
fcendenti .
Mifser Bonacofsa Zudefe, e Tebaldo de Pitati, el Sordello de
Mizoli e defcendenti.
Mifser Philippo de Secha Melega, e Lorenzo Galvan, e De-s
lavanzo e defcendenti.
Mifser Moreto da Nugo , Antonio e Bortolin da Pigozo e.
foi defcendenti.
Mifser

(a) Di quella famiglia de' Cavaziani v' era un Frà Girolamo Pre-
dicator iuGgne, nominato in un Iftromento n Decejabre i*79i rogi
to da Falcone Noraro di Avtfa . *
00 Oggi 1» famiglia de* Marche!» Carlotti.
54 CRONICA DI VERONA
Mifser Bonaventura di Mifser Mazo- di Serdenelli k Antonio,.
Ventura e Serdenella :
Mifser Zerlo da Gravazar-, e tutti i fot defcendenti .
Mifser Aldrighetto Zen da. Graifo , Zuane Lanzarin , e Mar»
(ilio e fot defcendenti ..
Mifser Otto , e Mifser Odongo de Mifser Achille , e Anto,
nio da la Frata e fot defcendenti.
Mifser BoJognin de Bra ,. Bettin da le Stagne , e- tutti quel
li de PlancanL da Pigozo, e. foi defcendenti.
Mifser Iperii» da Modo da Venezia,, e foi defcendenti.
Bavon da Centro , Soncin Bàratero , Zuane da. Forca , e tut
ti i Scaramelli e defcendenti ..
Albregan da. Lazife, e tutti quelli dei Vifconti e foi defcen
denti ..
E tutti i fopradi&i fi foro- in Io tra&ado de la morte di.
Mifser Martin da. la Schala, che fò. Signor de. Verona anni lei
compidi ..
Sendofi temerariamente un nobile Giovane- un» notte di Carno
vale avanzato ad entrare con gente armata nella cafa di una ve
dova della nobile Famiglia de Pigolai per forcare una fua unica fi
gliuolai- , */ cbe gli venne anche, fatto* ricorfe la madre a Scara
mella di Scaramelli di lèi fratello , affai, nobile- e ricca, uomo della- cit
tà no/Ira .. 11. quale infume cogli altri parenti della fanciulla, tenen
do/i gravemente offe/i e vituperati dalla infoienti di quel difonejlo ,
lo fecero carcerare , chiedendo allo Scaligero; che una: tal macchia col
[angue di colui lavar voleffe ; Ma lo Scaligero ,. piacevole per natu
ra , procurava, an^j col matrimonio, le [offe Panor- rifarcito , e perciò
la [enten%a in lungo protraendo , tanto [piacque agli Scaramelli e Pi
goli queflo per altro [aggio contegno di Maftino , che fi ri[ol[ero di
ammainarlo ; e però colta Cocca/ione cV egli paffar dovea vicino alla
ta[a de1 Giudici poco avanti [opra: la Piazza detta delle Erbe fab
bricata, e andaffé ver[o la [ua ca[a, c1> era fituata , come dicem
mo,, rimpetto al pozgp /òpra la firada in. capo» al Vòlto Bàrbaro
contigua alla fuddetta di Giudici , a[pettarono che [offe inoltrato, e
quivi affaiitolo nel mentre cbe andava con. Antonio Nògarola de
correndo , barbaramente lo trucidarono, ed in/teme con effo il Noga*
rola cbe- volle difenderlo : quefla ucci/ione feguì con tale prefle^a
che , nonoflante il numerofo [egu'tto di Maftino ,. non potè effer a tem
po ajutato . Alcuni degli uccifori furono [ul fatto ammazzati, altri
prefi i quali nel giorno [eguente furono per ordine pabblico fatti
crudelmente morire, e gli affenti con grojfijfime taglie banditi, spia
nate.
PARTE PRIMA. SS
mate fino dà fondamenti le loro cafe, e fifcati i loro beni ; nei lon
poderi per maggior fpreigo cavate le viti * tutti gli altri alberi.
La via poi in capo jzlla quale per ire alla Piatta de Signori feguì
il fatto , dalla inumanità de feritori prefe il nome dì Volto Barbaro .
L'anno 1278 .da poi la morte di Mifser Maftin da la Scha-
la Mifser Alberto da la Schala fuo fradello fò faéto Capitanio Albert»
e Signor Generale a feguir-el Dominio e la Signoria de Vero- <t*11* Scaw
un. El qual Signor Milser Alberio Signorezò benignamente, c «Vde? ri
governò magnificamente la Cita .el Diftretto de Verona anni p0jD ,
con grande alegreza e confolacion , e poi morì a foa mor-
,te naturale .
V anno 1283 da Alberto dalla Scala furono domati ì Trentini ,
e ritornato a Verona fece fare la muraglia dalla Porta del Vefcovo
fino alf Adite, chiudendo dentro il Campo Marzio , e fece anco in
nalzare le torri delle porte che fi vedono in detto Campo. Net 1280
fu conclufo il matrimonio fra Coflanza figliuola d'Alberto fuddettot
con Obagp Marcbefe da Efte Signor di Ferrara , Modena , Reggio ec.
Del 1.204 fendo già morta la figliuola maritata ad Obizgp fopprad
detto, poflo in ordine un copio/o efercito , fi volfe alt'acqui/lo di Efle,
che gli riufcì facilmente , fpogliandone .il genero con diverfi altri luo
ghi. Nel IZyj fi impadronì di Vicenza, -nella quale pofeCan Fran-
ce/co fuo terzogenito , .ed occupò anche i Caflelli di quei da Barco ,
come afferma Ciò:.Bonifacio , per le loro difcenfioni . E poco dappoi eb
be anco Feltro e Belluno. Fece ridur in più bella forma la fua abi
tazione, 0 Palaigo, che. è quello che. ora chiamafi de1 Mozzanti. In-
fiente fece fare anco il pozzo eh* è in capo al Volto Barbaro; ma il
bancale è flato mutato . Fece inoltre fabbricare un muro alla riva delF
Adice , che cominciando dal muro amico della città, cb% è ferrato nel
Caftel Vecchio della porta murata che fi chiamava di San Zeno, ter
mina in fine della regafla per andar a S. Zeno Maggiore . Fece acco
modare la regafla fiotto alla Chiefa di S. Stefano , e la torre eh* è in
capo al Ponte della Pietra verfo il Duomo . Quali torri erano chia
mate Caflelli , ed erano cuflodhe dalle milizie . Fece pure edificare
la torre contigua alla Porta di Rofiol per cu fi và a S. Daniele , e
fece ergere queir.altra fopra il Palazzo , che guarda fopra la Piaz?
Zp ove fi vende il pefee del Lago, oggi dagU Eccellentiffimi Camer
lenghi abitata . Nel itpp -fece fabbricare i fondamenti , 0 pile del
Ponte Nuovo, di pietra, che prima erano di legno, con la torre che
fi vede in capo al detto Ponte , che aveva anche il fuo ponte leva-
tojo e le guardie. Del 1301 fece edificare il Magiflrato de' Mercatanti
Jofra la Piazza grande } e ordinò che quivi un Pretore con i fuoi
Confoli
5<5 CRONICA DI VERONA
Confoli afcoìtafferò le caufe e differente tra Mercatanti ed .Artefici, e
quelle fommariamente fpediffero. Mofcardo libro IX pagina 207.
Il motivo -principale che mojfe Alberto ad erigere quejlo mercantil
Magi/irato fi fu il commercio che in que tempi fioriva nella città no-
fira fpecialmente nel lanificio , il cui trafico utile confiderabilijfimo sì
'al pubblico che al privato intereffe porgea , poiché fi fabbricavano
circa 20000 pezje di panni annualmente oltre le calze , berrette , ec. La*
onde anco dopo la dedizione della città alla Signoria di Venezia , oltre
là confermazione de' Prruilegj all' Arte nobile della Lana dagli Scali*
gerì conceduti, altri dal Prencipe noflro SereniJJìmo le furono aggiun
ti . Ma pofciacche di quejla nobile arte ci cade in acconcio di fa*
niellare alcuna co/a di quella diremo .* £ prima , quanto al recinto detta
He Gargerie, è da fapere che quefio era il luogo deputato no» filo a gar
gare i panni, calze c fimili manifatture , ma ferviva in oltre per la
perizia de' panni medefimi , efijìendo ivi ancora a" dì noftri la loggia
ove erano efaminati / quali fe venivano ritrovati non corrifpondere
alla finezza dalle leggi preferita, erano tofto pel met^p tagliati ;
ini fi potean poi vendere fe non per panni baffi. Quel luogo fitua-
■to /opra la riva dell' Adice vicino a San Michele a Porta, ora mar
gazzjno da legname , era a taf effetto fimilmente deflinato . Il Giar»
ditto de Co: Giufii in vicinanza *** S<*n Zeno in Monte fervi un
<tèmpo per difendere i panni ; e quejla Famiglia, che fra le altre
ne facea grandijfimo traffico , avea molti edificj a Gazo , alle SteU
le , ed altri luoghi . Le lane poi non pattano effere fotto rigonfifi
fime pene fuori dello Stato trafportate , ma fola in Verona cpndurfi ,
dove erano cinque luoghi a ciò defittati , quattro fopra la Piazza
ora detta delle Erbe , ed uno in vicinanza del fuddetto Officio di
San Michele a Porta , durando l' aguglia , 0 capitello tuttavia ivi
a tal oggetto innalzato . Di quefle aguglie, o capitelli, uno fe ne
vede fopra la Piazza delle Eròe, altro accanto alla Chic-fa di Sa»
Pietro in Carnario-, ed altro pure appreffb la Chiefa di San Giovane
ni in VaUe , quali altro non dinotano fe non che ivi erano i luoghi
ove i pubblici Mercati faceanfi . Li due fopra la Piazza detta deli-
la Brà : uno rimpetto alla porta dell' Anfiteatro , pel mercato del-'
'le Biade che faffi anche a giorni noftri ogni mercoledì non foftivo .•
'e F altro nel mezjro della Pi*zxa medefima, per la Fiera che vi fi fa
cea prima deìf incendio feguito nell'anno 1712, la medefima cofa fi-
gnificano . Più che dodeci edificj per follare i panni eranvi nella viU
Ha di Montorio, oltre a quelli che in altri luoghi efiflevano,ma quelli di
Monforio ridotti fono ora a due folamente ; non effendo il traffico in
Oggi corri era né tempi andati, ch'era cereamente uno de' maggie"
d"Eu.
PARTE PRIMA. 57
d'Europa in tal genere, pofciacbi la Nobiltà a queir arte aggrega*
va/i, ne /degnavano i cittadini il mercantare come fan di prefente.
Imperciocché le maggiori rendite da quel traffico provenivano , fendi il
territorio Veronefe per la maggior parte pafchivo, e non così coltiva*
to come a giorni nojlri . Nondimeno non è [quejlo negozio così deca*
ditto , che non girini per le rr.ani de mercennarj annualmente pi*
che cento mila Ducati . Di quale filiera fojfero i panni che qui fab-
bricavanfi puojfx da ciò comprendere , che la Signoria di Venezia n*
mandava per regalo al Gran Signore de Turchi. E noi abbiamo ve
duto iftampata una di quelle cedoline del fecolo XVII, delle quali tuttora
nelle piagge principali d' Europa ne fogliono ijìampate vicendevolmente
fra mercanti ejfere mandate co' pre-gi deCamb) tn quejla Fiera Jlabilitia
feudi d' oro marche, dalla quale appariva che in quel fecolo la corrifpon-
den^a coti Siviglia di Spagna ancora durava. Nella quale valuta , ben*
ebe finta , fogliono i pagamenti nelle Fiere di Novi e Bifen^one anco»
ora effettuarfi , conteggiandoli Scudi 122 di L.*J- 12 di Genova per
Scudi i oo di Marche; Il valore del qual Scudo ri/ulta, a L. l$per ogni
Scudo diGenova , L.i S-6 circa moneta Veneta . Per pruova poi di quel
lo che da principio abbiam detto , cioè che lo Scaligero la cafa de Mer
catanti ad oggetto della Nobile arte della Lana innalzar fece , bafia fa-
pere che queflaArte fola ba il carico a proprie fpefe di riparare la detta
Cafa. A fpefe poi di quejlo Magi/Irato , come appare nello Statuto nojlr»
iib.l C Ig , era JUpendiato un perfetto maeflro di Aritmetica,» etAbaco a
beneficio comune di ehi voleva imparare ; il qual Maeflro abitava fopra
la detta Cafa de' Mercanti , ed era eletto dal Configlio de XU e de L.
L* anno 1301 da poi la morte del Signor Mifser Alberto., Bartolo-
Mifser Bertolamè da la Schala Primogenito del difto Signor meo fucce-
Mifser Alberto fb Signor , e fucedè in la Signoria d« Verona <je a<1 A1~
due anni in bon ftado e oonfolation^ e con grandi Trionfi-, e bert*«
morì a foa morte adi 7 de Marzo 1304.
Racconta il Corte che nell' anno 1303 nella Lvteja at òan Tran-
tefeo dal Corfo , ora detta di Cittadella, feguiffe il funeflo miferabil
cafo di Giulietta Cappelletti , e di Romeo Montecchio . I quali amando/i,
con? egli riferifee , di uno ifcambievole ardentiffimo affetto ; per la
nemijlà eh' era fra quefle due famiglie foffero gli amanti ooflreui , per
non incorrere in gravijjime indignazioni e pericoli , cautamente procede
re . Laonde la Giovane fi rifolveffe confidare quejla corri/pendenza al di
lei Confeflore , eh' era de' Minori Conventuali , per avere da quejla
e configlio e infiememente foccorfo : che prefo da quejlo f affunta di
a spacciare le dettò famiglie, ma in vano, mutata opinione, cogli aman*
ti convenire di preflar loro comodo nella fua Cb,efa di fpofarfi , il che
H attn
58 CRONICA DI VERONA
ancora con arguto ripiego feguìjfe , come ivi fi legge . Effettuato il ma
trimonio) indi a fochi giorni, in una coflione feguita fra le parti faz^
Zjonarie , accadde che Tebaldo dalla Cappella JìrettiJJimo parente di
Giulietta rimaneffe da Romeo, benché per neceffaria difefa , ammaz^
zato ; laonde quefli coflretto fofje , la patria abbandonando , a Man
tova rifuggirai ; dove la corrispondenza colla fua fpofa per mezxp
del Frate coltivava. La Giovane defiderando unir/i pure al marito,
e dal Conventuale , il quale Chimico eccellente era , una polvere ri
cevuta , da effo fleffb manipolata , la qual forza avea di fare ifve-
nire e privare di ogni fentimento , prefala rimaneffe indi a poco in
guifa che, tenuta da tutti per morta , fepolta fofje in San France-
feo ; ma palefata dalla fama la di lei creduta morte , ne foffe al
Montecchio bentofto /' avvifo portato . Il quale da veemente paffio-
ne vinto, venijfe prejlamente a Verona, e di notte a San Francefcoj
Mè ivi il Frate Conventuale ritrovando, al Portinaro chiedeffe che
V depofito di Giulietta additategli , ed effo fleffb aitandogli lo per-
fuadejfe ancora ad aprirlo y nè potendo la morte della fua fpofa
fojfrire , foffe immantenente da grande corruccio prefo , e qual for-
fennato , poco ma potentiffimo veleno inghiottito che feco avea, e nel
fepolcro entrato , ivi appo V corpo della giovane in brievi refpiri l'ani
ma efalaffe : che Giulietta indi a poco dall' artificiofo letargo ifve-
gliata , e Ce/liuto Conforte accanto vedutoji , di dolore in quello iftantc
moriffe . Queflo racconto, in fimìl guifa e con altre circoflanze accon
ciamente dìfpoflo , fembra piuttoflo una Novelletta da intertenere le
femplici vecchiereUe , che veridica floria . Oltre che non potea ciò ef-
fere accaduto in quella Cbiefa , avvegnaché erano ventoti anni già
feorfi che i Minori Conventuali a" Frati e Suore Umiliate ceduta P a-
veano ; come nella feconda Parte dimoflreremo .
Alboino L' anno 1305 Mifser Albuin da la Schala fradello del dito
fuccedea Signor Mifser Bertolamè fegul la Signoria de Verona in bon
Bartolo- ftaao e confolacion , e con grande magnificentie anni otto, o
meo. cerca, e morì de morte naturale adi 31 Xmbrio 13x1.
Mofcardo riferifee che Can Grande infìeme col fratello lo flato reg
geffe , e che mandati avendo Ambafciadori all'Imperatore , /'/ quale allora
nella città dì Milano fi tratteneva , foffe dal medefimo coflituho Vicario
Imperiale infìeme con Alboino delle città tutte che poffideano , afferman
do aver letto la floria di queflo fatto , e così effo la riferifee : w In que-
" fio tempo venne in Italia Enrico VII Imperatore per andar a Milano .
M Can Grande gl'invio due Ambafciatori , che furono Bailardin Noga-
" rola , e faganoto de ' Paganoti fuo Configliero , quali furono benigà".
" mente accolti , e maggiormente graziati . IlNogarola fu fletto Vicario
* " Ini-
PARTE PRIMA. $9
**■ Imperiale nella città di Bergamo , ottenendo in dono Lottato, terra del
" Brefctanoz ti Paganoto fu eletto Cameriero Imperiale , e principale Con-
W Jigliero . Can Grande pochi giorni dopo andò a Milano * , con numero- » jj Cortt
" ja comitiva di Nobili, ed ivi gionto offerfe e rinonciò ad Enrico Ve- alla p. 614
ce rana, e tutte le altre città che in/teme col fratello pojfedeva . V del llb-i.*,
ce Imperatore con gran contento le ricevette, e ringraziò Can Gran- jjl^
ti de ed il Fratello , delle quali rinoncie fu formato pubblico Ijlru- cov0 no_
ce mento . QuejF anione fu di fommo dispiacere a' Verone/i, benché Uro Te-
tt il tutto dijjimulaffero , e forfè da ciò, come da principal fonte , de- baldo 1*
ce r'rvò F eflerminìo degli Scaligeri . V Imperatore cojìituì li detti Al-u}timo
u boino e Can Grande Vicarj Imperiali di tutte le città rinonciate , dell* anno
" quali ijleffamente conceffe in feudo perpetuo, con le condizioni fo- deli 310
** lite praticarfi ne feudi di flato , del che ne fecero pubblica fcrit- P« Mila-
" tura. Qui fi trattenne Can Grande fin che vi flette t Imperatore , no_ fim1'-
** e quando partì, F accompagnò fino a Bologna, dove prefa licenza tin-ee ^a,j"
" ritornò a Verona con un fuo Comminarlo. Qui fatti convocar gli Sig. Can
" Anziani, tutto il Conj egl'io , e tutto il Popolo, alla loro prefenzjt Francete»
" egli ed Alboino rinunciarono alla carica del Capitaniato del Popò- ll 8ioril°
" lo nel modo che avea fatto a Milano, e fatto di ciò Iflrumento , fu- dell'anno
u bito il Commiffario pubblicò la elezione fatta dall' Imperatore di ini.
" quefti fratelli per fuoi Vicarj Imperiali, ed infieme pubblicò anco
" lo flato che nelle perfone di quefli egli avea conceffo in perpetuo
" Feudo. In efecuzjone delle quali cófe , il Commtjfario volfe che
" gli Anziani, e gli altri principali Officiali giuraffero prima nelle
" fue mani, e poi di Can Grande e di Alboino di riconofcerli per
" F avvenire veri e legittimi Signori .- aggiunsero anco alle fue genti-
" tizie F Aquila fopra la Scala, le quali cofe furono fatte con gran-
u dijjima Jolennità , e quindi principiarono li detti fratelli , partico-
" larmente Can Grande a flarfene con molta gravità .
L'anno 1312 Mifser Can Grando primo da la Schala , fra. Can Gran-
delio del foprafericto Sig. Mil'ser Albuin, e fiolo del prefaco Si- ™[ ^ibol-
gnor Mifser Alberto primo da la Schala feguì la Signoria de la no.
Cità, & del deftretto de Verona, e fi acquifta Vicenza e tutto CmGran-
el Vefentin, e fece de grandiflìme magnificentie e prodeze vaio-**6 ac<!ui-
rofamente de la foa pedona , fi corno le lezerà feguitando el prò- * Viceu-
cefso del fo Rezimento. El qual Signore nafeè del 1201 adi 8
de Mazo, e fò homo nobile, grando e de bella ftatura, e gratio-
fo in atti e in loquella, e animofo in fatti d'arme, e mirabil
combattente e fiero contra tutti i fuoi inimifi fi corno oldirete.
L'anno 1314 el Signor Mifser Can Grando primo da la Scha
la cavalcò a Vicenza con una certa quantità de zente d'arme, c
H a foi
éo CRONICA DI VERONA
fbi foldati e trovò li lo exercito de Padoani che era in li Borghi
Padovani de Vicenza accampadi per tor laCità, undo el dito Signor fò a le
fuperati mane con loro e fi li rompè e fcoafifse in tutto (a) ,. & prefe più
di Vicea- ^e 5°° P*^01" da tagi* » * molte armadure e cavalli e condirseli
za ^allo » Verona, e fò metudi in prelòn in la Cafa de la Biava, o fia
Scaligero, del Megio che è fu la Brà de Verona , tra i quali fò prefo Mif-
fer Jacomo da Carara e altri afsai Zentilhomeni e Citadini , e fò
adi 12 de Septembro de l'anno foprafcritto .
*FUoru- L' anno foprafcritto i Forainfidi * de Brefsa Uberamente li
Ieri. dete la Cita de Brefsa al Sig. Mifser Can Grando con tutto el
Brefcia paefe de fera, zoè Cartelli e Ville, e fò fatto Signor adi ultimo
Grande de Novembro dell'anno fopraferipto .
L' anno 13 17 el Signor Mii'ser Cangrando ftando a campo
con el fuo exercito a Lonà, che fe tegnia a foa pofta, havo no»
Co', dì San velie che el Conte da Sanbonifacio con i Forainfidi de Verona,
Bonifacio de Vicenza , e de Padoa era andato a Vicenza credendola haver
fatto pri- per uno tr*£lado fitto contea el Segnor, undo el cavalchò tutta
giomero e ja matina e[ fa a Je man con i fo; inimifi,. e dette la
da Can> Battagia e fi li rompè, e prefe el dito Conte de Sanbonifacio, e
Grande, molti altri fò morti e prefì e feonfitti, e fò metudo el dito Con
te in prefon e- morì a %i de Mazo * . .'
* IV Corto riferifce r che fendo, entrato in cuore un altra volta a ' Pa*
iovanr F acqui/lo di Vicenza , fi vai/ero del me^o del Conte dì San»
bonifacto , il quale con alcuni Padovani cominciando a voler corrompe-,
re certi cittadini Vicentini , . pervenne il fatto a nottua di Ug'ucciont
Faggiuola Pretore tu Vicenza per lo Scaligero. Coflui per tirar i Pau
dovani nella rete , feoperto a Can Grande quanto egli di far divn.
fava , e da Cane il tutto approvata , fece molti cittadini di Vicenza in„
conta'

(a) Il Corio non distinguendo quello fatto d' arme fra lo Scaligero,
0 i Padovani, da quello che fegul nell' anno 1 31 7 f ci dà motivo di
avvifarne il" Lettore quello aggiungendo' : che avendo i Padovani il
Borgo di S- Pietro, né potendo entrare in Vicenza , quello faccheg-
giaroao . Del efie lo Scaligero avvifato , ito con le fue genti' in Vi
cenza , e fopra un'alta torre afeendendo , veduto i Padovani- in gran
difordine ilare , diedegli fubito addo/To , e. rupegll in guifa che 1700
ne furono prefi infienie con Giacomo da Carrara nobile Padovano",
Ma i Viniziani interponili fu conchiufa la pace , con quello : che i
prigioni folfero liberi, e Vicenza allo Scaligero rimanerti, ceftituendofri
Viimiani malevadori drlire trecento mila gro/Te per la parte che a-
vefle mancato di tenere l'accordo . Le lire fuddette s'erano di Venezia,
com' è probabile, farebbero in oggi Ducati quattro mi!! ioni /eicent»
quaranta cinque mille cento e felfan canno circa dì Lire fei , e folcii
quattro di moneta ficcala Veneta-,
PARTE PRIMA. 61
contamente adunare , loro da parte di Cane comandando di fcrivere
a Padovani pronti efiere a dar loro la città nelle mani . Il che Vicenti
ni non fen^a di/piacimento udito , nullaoflante ubbidirono , e al Conte
Sanbonifacio notificarono apparecchiati effere la città a congegnargli .
La onde il Conte con i Padovani , colta P occajtone che lo Scaligero
ito era all' ajfedio di Brefcia , il giorno deputarono co* Vicentini; ma
nel? iflejfo tempo Cane , di ciò intefo con Uguccionc , con tal prefle^a
levò di Brefcia /' ajfedio ed a Vicenza il cammino riyolfe , che il gior
no zz Aprile* vi giunfet nel quale il fatto d'arme fen^ altro attac- »Not*
cato , rimafero i Padovani vinti e fracaffati, e '/ Sanbonifacio con differenza
un fuo figliuolo prigionieri di guerra ed in Verona condotti. ffa Corio,
L'anno foprafcntto adi 22 de Dexembro el Signor MifJer CaneZaeattiU
Grando da la Schala fe l' intra del Cartello de Monzelefe de Pa-
doana , e così prefe tutto da Brenta io là , e (il tenne più de uno
anno, e adi zz de Fevraro del 1318 fé bona e perfetta pafe.
L' anno 1310 adi 4 Zenar Miffer Hugolin da Seffo da Rezo Ugolino
fò Podeftà de Verona a porta del prefatto Sig. , e fi ghe fletè più da Sefso
anni e fé molto ben juftizia e portoffe molto bene. Et in quello PodeiUdi
anno Miffer Francefchin da la Mirandola tolfe in sì la Cità de v^
Modena con volontà de foi amili e dei Citadini -y la qual Cità occupa"
era di Mifser Pafarin di Bonaconfi Signor de Mantoa. E adi 24 da Fr'ran
de Luio el Sig. Miffer Cangrando da la Schala con el dito Mif- cerchino
fer Pafarin Sig. de Mantoa con la foa zente da pe e da Cavalo jj*^1* M'
andò per ricoverare la Cità de Modena e non potè far niente e
tornò a Cafa.
L' anno antedito adi 30 de Luio Mifser Jacomo da Carara fò Giacomo
facìo Signore Generale de Padoa e del Padoan. Et in quello an- da Cari a
no el Sig. Miffer Cangrando de la Schala con la foa zente d' ar- ™ Sp^J°rc
me da pe e da cavalo, Veronelì, e Vefentini andò a campo a va>
la Cità de Trevifo , e lì ftcte due mefi , & havo tutti i Cartelli
e Ville del Trevifan, falvo tre, e quello fò perche i Trevilani
fe dè al Conte de Golitia * sì che el Signor tornò a Verona . » r.fgri
L'anno foprafcritto in tei Cartello de Soncin del Gremonefe Gorizia «
fò fatto uno grande Concilio generalmente trà i Signori de Lom
bardia , e fpecialmente trà i Gibellini, in nel Concilio fò eletto
el Signor Mifser Cangrando da la Schala Capitanio de parte
Gibellina generale , la qual fè Liga infieme per guerezar per la
dita Liga contra ciafcheduno Signor, e perfone, & Comun die
foffe contra loro .
Avendo intefo il Sommo Pontefice Giovanni XXII òhe gli Ejlenfi ,
cacciato il prefidio Ecclejiajìico , fi foffero di Ferrara infignoriti , e
Matteo
6z CRONICA DI VERONA
Matteo Vifante col favore di Lodovico il Bavaro fuocero di Can Gran
de fi fojfe fatto Signore di Milano , lafciando per allora gli Eftenfi
da banda , ifcomunicò il Vifconte . Onde quejlo Principe fece convocar
la Dieta in Soncino, nella quale v intervenne Pajferino Signor di
Mantova fra gli altri , pel configlio del quale fu lo Scaligero crea
to Capitano della lega Gibellina contro la fa%ian Guelfa . Laonde
lo Scaligero , terminata la Dieta mede/ima , de' Padovani a vendi-
carfi r animo fuo rivolgendo fenxa indugiare andò con le genti della
lega [opra Monte Silice , o Divite , Caflello ben munito del Padovano e
per fituaxione fortijjimo , quale vennegli anco fatto d'aver per tngan*
ito . Indi formidabile e terribile verfo de Padovani moflrandojt , quin
di incominciò ad effere Can Grande appellato..
L' anno 1310 adi 4 Avorto el Signor MifTèr Cangrando da
la Schala con el fuo exercito e Cavalaria andò a campo a la.
Cicà de Padoa, e al Cartello de Citadella del Padoan , & era
con lui Uguzon da la Fafola , e fè far uno Cartello appretta
Padoa a quattro millia dove fi dito el Battanello, e fazando el
dito Cartello el Signor Mifser Cangrando fi dè e rendè tutti li
Cartelli del Trevilan al Conte de Golicia,. con pa£lo e condi-
tion chel dito Conte de Golicia dovette dar e loftegnir cento
Cavaleri de zente d'arme al Signor Mifser Cangrando a tutto
fuo piafer e voluntà infina a tanto che lo navette aquirtà la Cit
tà de Padoa el Padoan , e cosi el prefatto Signor fi havo el
Cartello de Citadella adi \6 de Ocoro de 1' anno foprafcritto •
& i Padoani habudo tractado con el Conte de Golicia de vo
ler far morir el Signor Mifser Cangrando, e Uguzon predillo,
fapudo quello el prefatto Sig. da la Schala fè pigliare dodcfe de
i mazori, e meiori de quelli eglicìani che era in campo con lui,
undo el fepe che i Padoani volia dar la Cita de Padoa al Con
Padova te de Golicia, e fi ghe la dè . E venne el Duxo de Aftroliche
fotto il (a) el Duxo de Carenza , e fò fatto e ferma tregua tra el di-
Goriiia' ^° ^'8* Mifser Cangrando e Padoani . E comenzò adi 10 de
Zenaro fina a 13 de Marzo tegnando e poffedando el ditto Si
gnor

(a) Cioè d' Auftria, c di Carintia . Da Matteo Villani, 1* Auftria è


detta Ofteric. Dante nel XXXII cauto dell'Inferno nella nona danza,
la dice Auftericch , cesi cantando .
Non fece al corfo fuo ti grojfo velo
•Il Da- D» Verno la Danaia * in Auftericch
nubio in I Tedefcbi Ofler- Reich la dicono principiando il nome con una O.
Auftria. io-vrapoftivi dui punti che fanno pron.iniiare una O di fuono ofeu-
io quafi come QV.
PARTE PRIMA. 6}
'gnor tutti i Cartelli del Padoan che lo haveva aquirtadi , falv»
che Baflan . Et in qnello anno Uguzon antedi&o fe morì a Vi
cenza adi primo de Novembre , e adi 3 difto fò portà a Ve*
rona e fò fepelido ai Frè Menori.
Di queflo Uguccione così fcrive M. Lodovico Domenicbi nella fu*
Storia Varia : 44 Uguccion della Faggiuola fu uomo terribile e vaio*
" rofo molto , e per la fua virtù fi fece Signore di due nobilijfime cit*
u tà in Tofcana , cioè di Pifa , e di Lucca . Co/lui aspirando a mag-
** giwe flato , fu a un tempo abboffato ed oppreffo dalla fortuna , per-
" che in un medeftmo giorno perdi quelle due città , e fuggendo tut-
" to sbigottito fenxa fermarfi in luogo alcuno fi raccolfe a Spinetta
" Malafpina Gibellino a Fofdenovo in Lunigiana. Quivi fianco dal*
" la fatica e quafi morto dal dolore, fi riebbe un poco ; ma poi te*
" mendo di peggio da coloro che lo prefeguitavano , fe n andò a Ve*
" rona a trovar Cane della Scala . Perciocché in quel tempo la cafa
" della Scala era ricetto di tutti i fuorufeiti , e degli uomini Illuftri .
'* Stette appreffo di Cane Uguccione in grande onore , e quivi fi ve-
" deva queflo vecchio grande e groffo ritenere ancora la crudeltà nel
■** fuo tirannico volto , come mirabile efempio di fortuna • che di così
u illuflre flato , dov egli era poco dianzi , in termine di me\ ora era
" rumato , e riufeito miferabile e degno di rifo . Perciocché alle mife-
" rie fue queflo avea aggiunto ancora la fortuna , che effendo egli
" difprezgato da molti , era trafitto da alcuni con acuti/fimi morfi.-
" ficcarne -avvenne tuta volta fra P altre , che ragionando/i -alla tavo-
** la di Cane de difonefli mangiatori , Uguccione ebbe a dire che ,
** quando egli era giovane , foleva mangiare a una cena due paja di
44 capponi graffi , altrettante ftarne , un quarto di dietro di capretto
44 arroflo, e un petto di vitella ripieno a lejfo. Allora Pietro Navo
44 uomo molto arguto diffe ; noi non ci meravigliamo punto , Uguccio*
44 ne, cti effendo giovane voi mangiafle tanto, poicli effendo vecchio,
" e con pochi denti v avete mangiato a un definar folo due città in*
44 fere. Perciocché s4*ra detto di quei giorni ; che Uguccione aveva
44 perduto lo flato ; che f' egli non avejfe voluto fornire il definare ,
44 affai per tempo farebbe potuto ritornare a Pifa ad acquetare il prin-
44 cipio del tumulto, che s 'era levato, e confervarfi amendue le cit*
44 tà falve.
L' anno 1310 adi 2,0 de Marzo el Signor Mifler Cangrando
da la Schala fi havo tutti i Cartelli del Trivifan che tegnia el
Conte de Golicia , e poi andò a Fadoa , e ftete lì a campo fin
a 16 d'Avofto , unde el venne el Duxo de Stroliche * , el Duxo » Lt,t,
de Carenza e metè in Padoa una gran quantità de Cavalli , e Auftri» .

04 CRONICA DI VERONA
fb contra el S*g. da là Schala e a le foe Zente , per sì fatto
Lo Scali- modo enei fò rotto el diòlo Signor e foa Zente e fone morti e
8er0 è préfi àfsai , fi chel Signor havo fadiga a tornare chel non fotte
Padovani. P1"^0» **1 c^e * Padoani corè al Bafancllo e a Monzelefo, e lì
ghe ftete a campo più de uno anno, li chel Signor bifognò che
refse pafe a' Padoani , e Trevifani .
* z«ggj L'anno 1321 del mefe de Luio Mifser Giberto da Coreza*
Correggio da Parma morì in Caftelnovo de Parmefana , el qual Mifser
Giberto era Cugnado de Mifser Albuin da la Schala . Et ia
quello anno i figioli del dicìo Mifser Giberto tornò a Parma.
L' anno 1324 adi 17 Zenaro in tei Cartello de Palazolo
de Breflana K> fatto uno Concilio tra i Signori de Lombardia ,
zoè el Sig. Mifser Cangrande de Verona, e quello de Mantoa,
e de Ferrara , c de Milan , e de li altri , quali la mazor par
te di Signori di Lombardia , de effer contra la Giefia de Ro
ma , e dè ordene de fare un Ponte fopra Pò a Piafenza , azò che
le Mercantie poteflè pafsare liberamente da Milan a Venezia .
L'anno 1325 adi 12 de Zenaro el Signor Mifser Cangrando
de la Schala, fenide le tregue tra lui e Padoani, e Trevifani,
andè a campo al Cartello de Brufaporcho, & havelo per tracìa-
do fa,fto per quelli da Vigazolo per pato fatto tra loro che le
guardie che guardava i ditti Caftell! lalvo lè per fone e l'arme
e podefse andar via feguràmente, e^fo adi 10 di Zenaro , e co
me el di£to Signor havo i di&i Cartelli el fè ruinar quello de
Gattello Brufaporcho, e brufar. Ih quello anno adi a di Fevraro Mif-
^fcr01'^: fer, Cechin da la Schala morì.
cendiato L' anno antediéìo adi 15 de Fevraro el Signor Mifser Can
tillo Sea- grando da la Schala con el fo exercito fe partì da Vicenza, e
'"g"0- andò a Lonigò e poi a Mòntagnana , e pafsò per Monzelefe,
e intrò in quello de Padoa , e tutto quello che trovò meffè a
ferro e fogo , e tornò fenza algun contratto . Et in quello an
no adi primo di Zugno el Signor fe mettere una daia de fol
cii 30 (a) per lira in la Cita eie Verona , e per lo Veronefo de
fora de Ioidi 15 (b) per lira.
L' anno fopraferitto adi primo d' Aprile el Sig. Miflcr Can
grande da la Schala con lo adiutorio di Veroneli dentro e de
fora comenzò a fortificar la Cità de Verona da la parte verfo
Vi-

(a) Li foMi 30 corrifponderebbero a L. 14- «3 moderne cor


retiti di foldi venti da danari dodeci l* uno •
(b) Li foldi 15 a Lire 7-6 circa fintili.
PARTE PRIMA. ó$
Vicenza , comenzando alla porta del Vefcovo fina a la porta
■de San Zorzo , zoè de foffe tanto , & quello fò per paura de
Duxi de Stroliche e de Carenza , i quali era aparechiadi a Pa«
doa , e a Trevifo per voler corer a Verona , & in tanto el
ft> fatto tra el Signor, e i Duxi predicai una buona tregua in
fina a Nadale, per la quale tregua i diti tornò indrieto de vo
lontà del dito Signor, e fopra la dita foffa fò fatto uno muro
da la Porta de lo Vefeovo fina alla Porta de San Zen in Mon
te e più oltra, e per i diti muro e foffe fò meno un'altra Da-
■ia in la Cità de Verona, e per lo Veronefe de 7 foldi (a) per
lira . Et in quello anno del raefe de Otoro el prefatto Signor
fe far compire el Muro de la Cità de Verona in verfo Man-
-toa « Breffa, < fò fatto 1500 perteghe de muro , e fò taxade
fedefe ducati (b) per pertega .
L' anno foprafcritto in Vicenza fò un gran fogo , che durò
due zorni, fi the el fe brusò la quarta parte de la Cità. El
Signor vegnando da Modena in adiutori© di Miflèr Paffarin da
Mantoa, Tubito cavalcò verfo Vicenza, e andando fe fentì ama-
iado, e fòbico tornò a Verona, -e fi fe me:è a letto e dubitof-
fc de morire , per la -qual cofa Mifser Federigo da la Schala
fe gran parole con i figioli che fò de Miller Album da la Scha-
ìa Topra el fatto de la Signoria de Verona, fiche oldando el Si
gnor quefte paróle el fe pigliar Mifser Federigo a i foi folda-
ii e fi fe fe render el Calle Ilo de Maran che el tegneva persi, Cartella
e fil fe minare zetar per terra , e fil fe ligar e meter in pre- di Mara-
fon adi -14 de Septembrio , e molti foi amili fò robadi -e dif- no quna-
fatri. d^ed.a
Oppreffo lo Scaligero da così grave infermità fece voto a Dio di ^i ruus*-
far edificare una Cbiefa in onore della Beata Vergine Maria , onde
ricuperata -la primiera falute, ed avendo permeffb -atli Padri Servi
ti a? introdurre la loro Religione m Verona , concedette loro alcune vec
chie -cafe nelle quali era ì" Immagine della Sant'tjfima Vergine , cV è
quella ora detta d'Ile Grazie , facendo fabbricare un pkciol Oratori»
nel luogo ove la detta Immagine prefentemente fi trova . I Padri
i poi

/a) I foldi 7corrifpondereT>bero in oggi a Lire 3-8 piccole di Venezia»


* (b) I Ducati 18, fecondo alcuni, corri fonderebbero a 16 Zecchini Vene-
li, o a L. 35» fintili . Mail Ducato., o Fiorino d'oro Veronefe era più greve
del Zecchino Veneto moderno di 4 grani., onde verrebbe ad efsere il fuo
moderno prezzo di L- 23-4, e fopra tal fondamento diremo , che le
1500 pe rtiche coftarono 556860 lire -piccole moderne 'Venete , che rile-
a L> il. Zecchini venticinque mila duecento fettanta tre circa.
66 CRONICA DI VERONA
poi diedero opera a fabbricare la Cbiefa e Convento , come dal Ma*
/cardo è dijlefamente nel Uh. IX alla pag. 214 narrato; e tnttoc-
che dalli Monaci di San Fermo Minore di Brà , a quali [aggetta
era la Cbiefa e Parrochia di Sani Andrea Apoftelo , foffe lor con-
traflato , fu nondimeno pronunciato a favore de" Serviti. Negli anni
prqjfimamente fsorfi fu da mede/imi Padri la Cbiefa alla forma ridotta
che oggi vediamo.
L'anno 1326 adi 9 de Luio li Ambafadori de Rè Ruberto,
e quelli del Papa venne a Verona, a fò alozadi in la Abbadia
de San Zen , e fb a parlamento con el Signor , e non fe potè
mai faver la cazon , ma Cubito «1 dì medeiimo el Signor fi an
dò verfo Mantoa , e fò a parlamento con Mantoani , Ferarefi ,
e Milanefi , e fò fatto quello confeio a S. Zen a Mozo Vero-
nefe.
Lodovico L'anno 1327 adi ultimo de Mazo Mifser Lodevigo Duxo de
ii Bavaio Baviera Imperador de Romani con la Imperatrice fò incoronà
coronato in Milan in la Chiefia de San£to Ambrosio de Corona de fcr-
Imperaio- ro ^ ajja quaje incoronation e folennità ghe fò quelli Signori ,
* L'&gi ^ e^ Marchefo de Monterà , el Sig. de Vercegi * , & i Signo-
Vercelli. ri de quefte Cita, zoè de Novara, Como, Pavia, e Cremona,
Lodi, Bergamo, Mantoa, Rezo, Ferrara, e molti altri de Ro
magna, e de Tofchana, e de la Marca d'Ancona, e de la Mar
ca Trivifana , e foghe in perfona el Signor Miflèr Cangrando
da la Schala Signor de Verona e de Vicenza, e menò con lui
dormile Cavali , e cinquecento fanti a piedi foi provilìonadi ben
armati , tutti a fue proprie fpefe e non a quelle de lo Impera-
tor nè d'altri Signori , e tegnia Corte bandia a foa polìa, e
per quello grande onor che el fe fe a quella ora lo Imperador
fil fe Vicario Imperiale e fi lo inveiti de Verona, de Vicenza,
& havo licenza el prefatto Signor da lo Imperador che'l podefse
fare un Ponte fopra Pò per mezo al Caftello de Oftegia , e feo-
dere el psffaid de l'acqua fegondo che faGa li altri Signori, ma
ci dito Signor non potè compir quefte cofe, perche el tempo
ghe mancò.
L'anno 1328 adi 7 de Zenaro Mifser lo Imperador predillo
fi fè l'intrada de Roma, & li Romani lo ricevete molto ma
gnificamente con grande onore. Adi 17 de Zenaro el fò inco
ronà de Corona a oro. Et in quello zorno lo Imperador fe Se-
nator de Roma Caltruzo Signor de Luca . Et in quello anno el
prefatto Imperador, con la Chiefia e con el Populo de Roma,
XXn à"- P"vo ^Pa Zuane Vigefimo fegondo, e fi elefle uno altro Papa
che
PARTE PRIMA. 67
che era de l'Ordene di Frà Menori, che fb chiatnà Papa Ni- Jf°J*
colò, e fi fe nove Gardenali. tifica 10' "
L'anno foprafcritto adi 16 Avofto Mi-fser Alvife ck Gonza- dal Bava,
ga , parente de Mifser PafliiTin di Bonaconfi Signor de Matuoa, ro .
le un traftado lui , & fbi figlioli , zoè Guido , Feltrin , e Filipon
da Gonzaga, con el Signor Mifser Cangrando da la Sehalà con
la fua zente, el dito Mifser Alvixe colle Mantoa in sì , & in- Luigi G6-
trò per li Ponti da i Molini, e fi amazò Milser Panari n , ezagaucci-
Miflfer Francefchin fuo fiol , e tutti de cafa fua , e fi fe fe Si- de ^J?0-
gnor de Mantoa, e del Mantoan in quello modo. s*inipa-'
L' anno antediéìo adi 10 de Septembro Mifser Marfilio da drouifce
Carara con molti foi amifi de Padoa , con quelli di Rodi da di Man-
Parma longamente ordinò, e trattò de voler dar Padoa al Si- tov* ■
gnor Mifser Cangrando da la Schala. Et el di feguente in Ge
nerale confilio fatto fui Palazzo delComun de Padoa con el Con-
fàlon del Comun apprefentado fu la Piazza de Padoa fò cridà Padova sì
el Signor Mifser Cangrando Signor de Padoa e del Padoan, e da all°
adi 28 de Septembro el ditto Sig. Mifser Cangrando da la Scha- ScahS«r0 -
la con grande alegreza tornò a Verona con gran Trionphi , e
fé con la man foa Quaranta Cavaleri a Speron d' oro, i quali
era de diverfe parti > ai quali faremo nome a tutti:
Mifser Martin fegondo da la Schala .
Mifser Alberto fegondo da la Schala.
Mifser Dinada da Nogarole .
Mifser Agnolo da Nogarole .
Mifser Nicolò da Nogarole.
Mifser Giacomo dal Vermo .
Mifser Lafranchin di Panizzi .
Mifser Bonaventura da Porcele.
Mifser Galexo da la Nichefola .
Mifser Marfilio da Carara.
Mifser Giacomo- da Carara.
Mifser Marfilio fecondo da Carara .
Mifser Marfilio terzo da Carara.
Mifser Obizo da Carara.
Mifser Alberto da Carara.
Mifser Tixo da Campo San Piero»
Mifser Duxio Buzacarin.
Mifser Zuane da Peraga.
Mifser Giacomo Scorvegno.
Mifser Alvife da Gonzaga da Mantoa»
1 z Mifser
6i CRONICA DI VERONA
Mifser Guielmo da Caftelhareho ..
Mifser Azo da Caftelbarcho .
Mifser Marche Brjun da Caftelbarcho.»
Mifser Raviza Rufchon da Como.
Mifser Alberto Soardo da Bergamo..
Mifser Ugolin da Seno.
Mifser Ribaldon da Novara
Mifser Francefco Cattaneo- da VerzelL*.
Mifser Bernardo Raouzi da Fiorenza..
Mifser Guerzo da Sutri da Fiorenza.
Mifser Cattaneo da Lendenara.
Mifser Nicolò^ Vivaro- da Vicenza..
Mifser Nicolò Fofcari da Venezia .
Mifser Zan Guelmo da. Bologna,
Mifser Aldrighettto di. Bongagi ..
Mifser Francefco filiolo del. prefatto Signor..
Mifser Fedrigo dei Cavagi de Verona .
Mifser Piero dal Vermo de Verona.
Mifser Federigo dei Fitati .
Mifser Azo da. la Nichefola ..
L'anno 132C». adi 2 de Luio el Sig. Mifser CaHgrandcw-da.Iac
Schala con la foa Zente d'arme con grande efercito andò a met--
ter Campo a Trevifo de. zà , e de là dal Siilo, e allozette in
lo Monaftero di Sancii Quaranta, con la fua Compagnia,. e fu-
bito fe far la fpianà atomo la Cita , e fe far i Ponti fopra ci
Trevigi fi Siilo azò fe potefTe panare de za , e de là a. fuo piazer & cosi,
rende allo per li Canali da Meftre. E firnilmente la Vocato da Noale con
Scaligero. [■ ajtrj Mazori de la Città de Trevifo, fi fe accordò,, e dette la
terra al dito Sig. Miller Cangiando adi 18 de Luio, e fe l'in-
trada de la Città magnificamente, e fò onorevolmente, accettado •
dal Popolo de Trevilò con grande alegreza. E in la dita.Cità
fe amalè per la grande fadiga che lui havia foftenuto per aver
la dita Terra, e adi 22 .del mefe di Luio de l'anno foprafcri t-
to in la fefta de la Magdalena el dito Sig. Mifser Cangiando
Can Gra- fi morì a fca morte naturale, e fò portà el fuo corpo honorc-
tnTre^ v°lmente a Verona tra dì , e notte non demoranda niente , e
pi " adi 24 del dito mefe el fò- fepelido in laxca de marmoro mol
to bella in Santa Maria Antiga de Verona con grande honore ,
fi che el dito Signor regnò in Signoria cerca anni defdoto, c
fi dominò tutte le Terre infraferipte nobiliflìmamente con gran
de alegreza de tutti.» foi Popoli,, zoè de Verona , Vicenza, Pa
dda,.
PARTE PRIMft. 69
éoi , Trevifo, Feltro , Cividalc , eòe Brefsa, e lafsè Signori de que-
fte Terre el Sig. Mifler Alberto ,. el Sig. Miffer Martin fegon- Alberto,
do fradelii, e figioli che fb de Mifser Alboin da la Schàla, e f,1**11^,
Nevodi del dito Sig. MflTer Cangrando da la Schala, perche el ,u v/roua.
non volfe che nifun de fot filioh fignorezafle Terra niffiina per
fuo honore.
Lodovico Dbmenichi nel mentovato fuo libro di Varia Ifloria, dì queflo
Signore così lafcìò ferino : u Degna di grandijfime lodi , e di molta hr*
" portanza è Fafluzja che non fi turba per paura; perche ciò è- di rado,
u e fi trova- in pochi majfimamente uomini da guerra . Perciò merita
M molta lode Cane della Scala , il quale era Signore di Verona , e dì
** Trivigi . Perciocché effendo egli per andare a tavola , ebbe una ter-
** ribil nuova ; come i Padovani con groffo eferctto erano entrati nel-
w le prime cafe di Trivigi , e perciò quella- città fi trovava in gran
u pericolo . Perche fen^a siigottirfi punto per quella nuova , fubito
prefe uno util configito per riparare al pericolo', nè fi curando al»
" trimenti per allora deftnare , fi mutò di panni, e montò fopra un
" ronzino-, e con urr folo e fedel compagno , con gran prefleiga giun-
" fé a Trivigi. Quivi tarmò-, e fopra un cavallo da guerra fi fece
" vedere a nimici ? prima eh' ejfi- penfaffero che foffe per venire . Con-
" fidandofì che dovéffe appunto avvenire quel eh1 avvenne, cioè ; che
** i nimici veggendolo, crede/fero che foffe venuto con' lui maggior nume-
u ro,o cheì7 tradimento foffe fatto doppio. Effendo dunque fpaventati;
a e avendo perduta la fperan%a della vittoria , la- quale pareva già
" loro d'avere in mano, e oltra ciò effindo' mejji in difordine per la
** venuta di tanto uomo , perciocché Cane fpinfe centra di loro , fi mi-
** fero in- rotta , ci loro Capitani furono fatti prigioni da Cane.
Queflo Signore non doveva effèr però molto da Trivigi difcoflo ; eforfè
ohe egli in qualche luogo di piacere del Trivigiano, quando il fatto di
fopra narrato accadde , per diporto fi tratteneva'.
L'anno antedetto adi 25 de Luio' el Sig. Mifser Alberto, el'
Sig. Mifser Martin fegondo fopraferitto in la la Piara al Capitel
lo de Verona a vofe de- popù'lo- fonò fatti Signori de la Città de
Verona e delle alfcré' Cìt'tàde •foprtdi&e e Rettóri di quelle, &
adi 17 del dicìo mrT<T de Luio el Sig. Mifser Alberto pTedi&ó
prrfonaliné'nte cava leò Torà, a torè le- regnude de le dite Terre^
e Cartelli di quelle-, e adi* 18 Avofto el tornò a Verona. E adi
1-7 de Sèptembro, el Sig. Mifser Martin, era piìi feorto-e favio,
e cauto a faver rezer la Signoria ,^avegna chel fotte più zovene,
fe partì da Verona , e andò a cor là tegnuda de tutte le Terre
fbpraftrhte, e Cartelli come radio parfe a lui per fua fegureza ..
L'anno
7o CRONICA DI VERONA
JL' anno fòprafcritto .alle fine del mefe de Dexembro Mìflbr
P^Ftolor Bartolamè , e Miflèr Ziliberto fradelli » e .fioli che fò de Miflèr
meo , .e .Qingrando da la Schala legitimi e naturali , fono accufadi che
ScaM^eW 1 traAava 1* "wrte dei ditti Signori , e la deftruzjon del ftado
machina- ^uo» P*r 1* 9iual CQfa * ^OQO Pr*u e imetudi in prefon , e -fb con
no contro dennati a ftar Tempre in prefon in vita foa , e fubito fò prefo
rfiAlber- Maeftro Francelco fuo Maiftro da la fcola, e fò condannado e
ft°ino Mj" fen^entiado a fir ftrafliaado per la Città in fino a le forche a
la Tomba , e li fb appicado per la gola*.
parino 1330 adi 8 de Zugno, et Sig. Miflèr Maflin fegon-
do da la Schala con ei fuo exercito e comitiva cavalcò in la Ri-
Vera 4e Breflaa.a , e hayo molti Cartelli de Breflàna infina aprel-
lb Breflà , e brusò e deftruxe molte Ville, e li (lece circa uno
mefe, e adi 2 Septerabro in quello anno el dito Signor con el
tuo exercito tornò in la dita Riviera e fi l'havo tutta in liber
tà , & havo Val de Sabia e molti altri luoghi chel non have
in pr^raa, & haveli in un mefe.
L' anno 1331 adi 17 de Novembro Miflèr Fra Tebaldo de
Morte Hi r.Qrdcoe de' Remitani & Vefcovo de Verona , vecchio de an-
Vefcovo °^ .nonanta morì de mal de Cataro, el quale era ftado Vefcova
diVerona. ^e Verona anni 36 * . E. adi %f del difto mefe fb eletto Vefcovo
de Veroo» Miflèr Frà Nicolò Abbate de Villanova , e ftete Vef
covo de Verona anni cinque , & mori de morte naturale .
NelF Ifioria MJ~. de' Frati Eremitani di S. Eufemia di Verona , (be
appo i mede/imi fi conferva del B.Teo&aJdo le feguenti paralefi leggo
no: * "Nacque Teobaldo Fanno di N. S. 1243 di onefli e buoni pam.
" reati , attefe agli fiudj dalla primiera fuo. età , e conqfciuta la falla*
" eia del mondo , entrò nella Religione *4&oJliuÌ4»a , e- vivendo con
" edificatone univerfale nel Menafiero predetto di Sani Eufemia ,
" cominciò a fentirfi e per mergo delle fue predicazioni , e per mezjp
" delle fue opere un'odore mirabile di fatuità; per il che effendo mor-
" to il Vefcovo Bonincontro , fu con acclamazione uuiverjale eletto
" Paflore Fanno 1107'. Nel qual carico no», tralafciande le confue-
" te operazjQHt , e fpeciahnente la carità fewnend» tutti gli fiati di
te perfané fecondo i loro bifogni, e nel medefima tempo attendendo a*
«1 aegozj gravijfirni , era riverito da ognuno , e fpecialmcnte da Can
Frqncefco. dalla. Scala Signor di Verona , che non determinava niu-
na cofa fenza il fuo configiiq . Del 1 3Q0 fu autor della fabbrica
M della Cbiefa e Manaflero delle Monache di S. Lucia , e nel mcdtfimo
U anno li 3 Luglio partì da Verona accompagnato da molti gentiluo
li mini e Prelati , ed ebbe con il confenfo 4* tutti i Principi d1 Ita*
PARTE PRIMA. 71
*' Ha , e fpecialmente del Pontefice ,. loco principale nella Dieta che fi
** fece inBologna , dove fi affaticò -molto per la grandetta della Cbiei
** fa ,-e per la concordia df Cattolici, per il che gli convenne F anno
** f*g***te 1311 paffar col Signor Can Francefco dalla Scala a Mi-
** latto per ittrovarfi alla incoronazione di Enrico Imperatore , appref-
*** fò del quale fu in tanta riverenza , che non dimandò grafia jche
** non gli foffe conce/fa, e fpczialmevttc ad iflanza fua furono di~
** chiavati Can Francefco ed Alboino Scaligeri , con tutti i loro
** difendenti , Vicarj Imperiali . Nafeendo poi le guerre per le far.
" tsmi ciff ancora non erano eflinte de Guelfi e Gibellini , atteri»
** </ruj gm 0£»w fpirito a mantener il popolo nel facrofanto rito Cat-
** M/iVo , erf cA^e ta/e </« D*# , cAr w<« parlava in pubblico ,
" c£t »»» commoveffe a lacrime gli afcoltanti , per duri e peccatori
u che fojjtro. Vanno I314 perfezionata la fabbrica della Cbiefa di
** Malfe/ìne di fuo ordine incominciata , andò con il detto Sig. Cane a'
" far la traslazione de* Corpi de Santi Benigno e Caro, quali avta in
" fomma divozione per effere Eremitani coni era lui, e datofi a ra-
" dottar materia per la fabbrica di Sani Eufemia , mentr era per
" farla cominciare, affatilo da lieve infermità di febbre l'anno 1331
« H decimo nono giorno , ovvero cerne altri vogliono il vigefimo fitti.
" mo di Novembre nella età di novanta ami morì . Fu da tutti
univerfalmente pianto, per aver governato 34 anni fantamente ,
" e fu feppdlito con grandi[fimo onore nella Cbiefa di San Stefa-
" no , avendo lafciato molte terre alti fuoi fratelli AgtjUnntni , fa*
" fie nella Villa di Monte Chia , parte delle quali ancora pe/fèdono.
" .f» queflo fanto Padre fecondo V opinione di Gio: Francefco Tin-
" primache foffe Vefcovo, Abbate de Santi Fermo e Rttftico, Chic
" in ^ae' tempi fuori delle mure di Verona,
L'anno 1331 adi 7 de Zugno ci Sig. MifTer Martin predicio
have la Cictà de Brefla per tra&ado la£lo per Cotadin di Be- Brefcìa ri-
chi, e per el Negro di Brufadi , e per quattro altri Cittadini torna fot-
de Brefla , con i fo'feguazi e amifi, la qual giera ribellà . E Mif- J,.° 1
fer MarGlio da Carara fò fatto Podeftà de breffa, a nome de l&erl'
diti Signori da la Schala, e fò dato licenza a parte Guelfa che
per tre dì i podefle tagiar a pezi parte Gibelina dentro e de
fora de Brefla , e quello fò per confeio de MifTer Marfilio fo
praferitto, & opeitr de MifTer Alberto Sig. fopraferitto, e così
in breve tempo tutti i Cartelli, e loghi de Breffàna venne a o-
bedientia del fopraferitto Sig. MifTer Martin da la Schala . Et
in quello anno adi 17 Zugno nafee Mifser Cangrando fecondo
da la Schala filiolo del dicto Miffer Martin fopraferitto.
L'an-
72 CRONICA DI VERONA
L'anno foprafcritto adi %$ Novembro i Segnori e Retori de*
Lombardia , zoè de Milan , Ferrara , Mantoa , - Verona fe liga
infieme d'effèr contra el Rè de Boemia, che tegnia molte ter-
re e Citcade in. Lombardia , e- così fe parti tra loro , zoè Ber
gamo, e Crema al SrgnAr de- Milan , Modena al Marchefo de
Ferrara, Rezo al Signor de Mantoa , Parma al Signor Miflèf
Madia da la Schala. E dimandando i'di&i Signori la liga eoa
Fiorentini , c con el Re Ruberto a deftruzion del Re de Boe
mia , e «osi fò fa&a e cridà e publicà in Verona prefente li
Ambafadoci del Rè Ruberto e de Fiorentini, e fò a le fine de
Marzo , e fubito i diti Signori deliberò che cadauno de loro
meteflc, e mantegniflè a Campo tre mille Cavalli, e due mille
Fanti (a).
L' anno 1333 adi primo de Aprile el Signor Mifler Martin
da la Schala con el fuo exercito e Cavalaria , cavalcò in fo-
oorfo del Signor Obizo da Ed Signor de' Ferrara , contra Mif-
fer Beltrame Gardinale de Odia Legato e Sig. de Bologna, e
de la Romagna, el qual' era a campo a Ferara & havea fatto
una Badia apreflò la Città de Ferrara , unde el prefatto Sign.
Mifler Madia da la Schala , con el di&o Marchcfe « con la zen-
te del Signor de Milan , e de Mantoa tutti adunati infieme , adi
14 del di&o mefe andò vedo la Cittì de Ferrara con le fue
fquadre ordinatamente in battaglia contri el difto Legato , che
era a campo a Ferrara per terra e per aqua, i diti Signori va-
lorofa mente andè, e ràquidando le terre, e forteze che l'havia
acquidate, e molti <di quelli iaimifi pigiando e amazando, tra
i-quali fò prefo el Conte d' Armignago e altri Zentilhomini af-
L'efercito f^i , i quali fono più de i5*>o prefoni, é fò metudi a bottin più
del Lega- de dormile Cavalli de li ih imifi , e altri affai defpogiadi e ro-
to Ponte- badi , e fò vendudo el boyin 14000 Ducati (b) , oltra quello che
to Vdi'f- ^ ^Gnato a certi Zentilnomeni della Compagnia del bottin , e
fatto m più Per molte cofe che fò vendute dai Soldati in Ferrara , che
vìc/àanza non fe potò" faver de certo che non è in numero,
de Ferra- L'anno

. (a) Gio: Bonifacio nel liVro IX della Storia Trivigjana ferive che ,
andato l'efeiciio della lega contra Modena , Carlo figliuolo del Redi
Boemia, eh' era rinullo con le fue genti in Parma, accompagnato da
Marili io , e Pietro de' Rofli , e da Manfredo Pio Modenefe , Te gli av
viò centra ', rimanendo vincitore , liberando Modena dall' attedio.
■Ma che Pavia, togliendoli all'obbedienza del Re, diedffi agli Scali
geri.
(b) Cioè in oggi quattordicimila fottecenio feiTantaquattro Zecchini
d* oto Veneti circa.
PARTE PRIMA; 73
L'anno foprafcritto adi 16 Avofto, Rè Carlo fìliolo del Re
de Boemia venne a Verona , e magnificamente fò acceptado dal
Sig. Miffer Martin da la Schala, e fò alozado in lo Vefcova--
do e fi ghe ftette due zorni , e quando el fe partè s el Signor
Miffer Maftin ghe donò molti Palafreni coverti de coverte de
pano d'oro e veludo belliflìme, & altri belliffimi doni affai. E
cavalchò fora de la poita de San Zorzo , & andè per Val
de Lagari verfo Trento , e fletè una notte in tei Cartello de
Avi . Et in quello anno adi 8 de Otoro Miffer Zuane Rè de
Boemia Padre del Re Carlo foprafcritto venne a Verona , e fò
aiozado in li Palazi proprj del Sig. Miffer Maftin , e magnifi
camente fò acceptado, e recevudo con gran Trionfi e fefte, e
li ghe donò el Sig. mcjlti Corferi groffi , e Palafreni coverti de
pano d'oro e veludi, e molti altri doni ghe fo fatti, e poi el
di feguente fe partì , e cavalchò per Val de Lagari verfo Tren*
te.
L'anno 1334 adi 10 de Zenaro el Sig. Miller Maftin da la
Schala, con el luo exercito , e con la liga de Signori de Mi-
lan, de Mantoa , de Ferrara fi mete a Campo a Brefcello de
Parmefana fopra Pò lonzi da Parma 10 milia , e fò fatto uno
Ponte a traverfo Pò, e fe impì le foflè da- Brefcello de Legname
e fò portà fora de Verona affai fornimenti , foghe e vi&uarie , e
altre cofe affai neceffarie per lo diéto Campo. Et in quello an
no adi 23 de Fevraro Miffer Hecìor de Panigo da Bologna, e
Miffer Gutifrè da Seffo da Rezo, e pia altri Zentilhomini che
era in lo Cartello da Corezo fui Rezan, con cerca cinquecen
to Cavali da Verona , & de quelli de la liga fi cavalchò per
andar adoffo al Signor Mifser Gailimberto da Fogian Signor Guilim-
de Rezo per robar el Pacfo , ma incontinente el dito Sig. de berta Si-
Rezo con la fua compagnia cavalchò contra -coftoro , e con pia- J^ore. di
fevoleze fi li ricevete tutti dentro de Rezo, e fi come foldati c*£,°'
de la liga ghe donò fu la Piaza de Rezo defe milla fiorini d'
oro (a), i quali fò metudi a bottin tra loro-.
L' anno foprafcritto adi 15 de Marzo , i Bolognefi corfe a Lega.
Bovolo contra Mifser Beltramo Cardinale, e Legato de Santa Pontificio
Chiefia e Signor de Bologna , e fil ferò in lo Cartel de Bolo- Scacciato
gna e fi l'alsediò, e adi 28 de Marzo li havo el dito Cartello d*'q°Ia'
e fò licentiado el dito Legato fora de Bologna con tutta la foa 2 6 '
K fa.

( a ) Cioè il moderno valore di diecimila cinquecento quaranta Tei


Zecchini Veneti .
74 CRONICA DI VERONA
famegia, e la roba fua a falvamento, e lui andò a Fiorenza e
lì fò acceptado honorevolmente , e poi andò a Pifa e lì liete
* t*ggi uno poco, e poi intrò in Mare e andò a Vignon *, e arivò
Avignone. ajj 2D- Aprile . Et in quello anno adi 4 de Dexembro, Papa
Zuane vigefimo fegondo li morì in Vignon , & in quello di e
ora fò uno gran terremoto fentido in Verona , e adi 20 di£lo
fò elecìo Papa Benedetto, e fò incoronado come vero Papa.
L'anno 1335 del mele de Zugno a le fine .del mexo in Tifo-
Io de fovra le aprefe uno gran lògo, che brusò tutto el legna-
Ponte me c Cafc , e brusi el Ponte novo che era de legname , e du-
nuovo eh' ro qUei fogo due zorni , e polla l'anno feguente lò fatto el di-
"o, ta- CO PontC ^ Preda-.
cencùato , L' anno foprafcritto adi primo de Luio i Zentilhomeni di
e rifatto Roffi da Parma fi dè la Cita de Parma, e de Luca al Signor
di Pietra . MiflTer Martin da la Schala con certi patti , e conditione fati
iTucTfo't- loro' Adi 7 de Ottoro el prefato Sig. Mifser Martin da la
te degli Schala fi intrò in Parma e fò molto ben e magnificamente acepta-
Scaligeri. do da i diti Roffi da Parma, li quali tegnia le diteCitade e man
dò a Luca Mifler Guielmo da Cavazo di Scanabechi per Capi-
tanio da Bologna . Et in quello anno adi 11 de Dexembro li
Ambafadori de Fiorentini venne a Verona dal Sig. Mifler Ma
rtin da la Scala ,';e fi ghe domandò Luca, e'1 Luchano libera
mente non eftando patti nè conventioni fatte frà loro , i qua
li non potè otegnir cofa alguna.
L' anno foprafcritto Mifler Carlo filiolo del Rè di Boemia
venne in Carenza (a), e a Trento per intrar in tegnuda de le
Terre che era del Duxo de Carenza , che era morto in quello
anno del mefo de Dexembro.
L' anno 1330» Mifler Marfilio Rolando, e Piero di Roffi da
Parma, ftando in Verona alla provifion del Sig. Mifler Martin
da la Schala , e dubitandole perche li era ftadi accufadi al Si
gnor per Mifler Azo da Coreza da Parma, che era fuo inimi
co dimando che i trattava la morte del Signor, undo per timo-
re fuzì da Verona , e andò a Venezia , fiche el Signor li tolfe
fubito i beni tutti di diti fuzidi del mefo di Marzo, e fono
tutti confifeadi a la Camera del diro Signor sì a Parma, come
de fora per tutto dove foflè trovado loro d'haver a fare.
Morto Nicolò Ve/covo gli fuccejfe Bartolomeo dalla Scala, ch'era
Abba

ca) Giovanni Villani la dice Chiarentana , oggi però, come in altro


luogo dicemmo , è volgarmente quella Provincia Carimia appellata.
PARTE PRIMA/ 75
di San Zeno e figliuolo fpurio di Giufeppe naturale di Alber
to primo . Ma poco vijfe nel Vescovato , mentre dopo un anno e dieci
me/i in circa , fu ammainato da Mi/lino Signor di Verona fopra la
porta del Ve/covato per falfa imputazione di Affo da Correggio fua
nemico , che avea dato ad intendere- a Ma/lino come Bartolomeo traU
tato aveffe di tradir la città a Luchino Vtfconti . Per tale ornici'
dio fu lo Scaligero i/comunicato da Benedetto XII, e interdetta la
città; ma Panno feguente 133? trasferito/! a" ordine del Pontefice
in Verona Gottifreddo Ve/covo di Mantova il dì 14 Novembre , e da'
ta pubblicamente 1' affolu%ione a Ma/lino , ribenedì la città , imponendo
allo Scaligero esborjare certa fumma di danaro , da e/fere a' poveri di-
/ìribuito , e che dovejfe inoltre per umiltà andare dalla porta di San
Felice in Monte, ciV era dove ora fi trova il Caflello , fino al Duomo
con una torcia in mano ; il che fu anche da Ma/lino efeguito , acccom.
pagliato da cento nobili tutti con torcie accefe nel? iflef/o modo .
L'anno foprafcritto adi ultimo de Mazo uno Fiorentino che
era Cartellano in lo Cartello della Mafia, per lo Rè de Boe
mia fi vendè el dito Cartello al Sig. Miller Martin da la Sella
la per 6000 Fiorini (a). Et quello anno adi primo de Zugno _
n j 1 j- c- 1 ? ni Pontre-
rtando el dito Signor con el luo exercito a campo a Poliremo- mojj {
lo infrà Parma, e Luca fi havo el dito Cartello da le guardie , potere d:'
a le quale el donò 4000 Fiorini d' oro , e falve 1' havero e le Scaligeri .
pedone .
L' anno antedito la Signoria di Venezia trovando una certa
cazon contra el Sig. Miflfer Martin da la Schala ghe rompè guer
ra e rompè patti , e conventione che li navette infieme e con
le Cita del Sig. e leva fubito tutte le Mercantie che 1' haveva
in le Terre del dito Signor, e mandole a Venezia falvo lo le
gname, ferro e vituaria, e fimile fe el Signor MilTer Martin,
e fubito fe refare uno Cartello de muro, e de foflè in lo deftret-
to de Padoa fu la Marina, el qual fe chiama el Cartello da le Cartello
Saline . delle Sa-
L'annno foprafcritto Fiorentini avifandofe come i podeva ha- J^'.e **^*
ver Luca fi proferfe al Sig. MilTer Martin da la Schala, de vo- dagli Sc«-
lerghe dare aoocoo fiorini d' oro (b), & el dito Sig. non volle ligeri.
far niente, fi che Fiorentini fe liga con Veneziani a morte, e
dertrution del dico Signor, e de le foe Terre, fi che adi primo
K * de

(3) 6317 Zecchini d'oro Veneti.


(b) Cioè il valore di trecento fcdicimil» .trecento frfsantaquattro
Z cechini d'oro Veneti cirea.
7<J CRONICA DI VERONA
de Zugno el dito Sig. fo cridato, e fò sbandito e puhlicato ef-
fer fuo inimico.
L' anno foprafcritto adi 4 de Avofto el Sig. MiflTer Alberto
da la Schala f'radello del dito Sig. Mifler Manin da la Schala,
Alberto con e^ fuo excrcito- metè campo ài CafteHode Guiderzo de Tre-
ottieneil vifana , el qual tegnia Veneziani, e fi l'havo e fi ghe prefe den-
Cailello tro Miffer Ghiardo da Camin, & altri Veneziani, e lì Io have,
1 Uderzo^ej qua]> exercito era ben fornito d' armadure da pe, e da Ca
vallo e vi&uaria, e tutto quello fafia de bifogno, & era più de
2000 Cavalli, e più de 5000 Fanti uiadi, tutti foldadi di ditti
Signori da la Schala.
L'anno foprafcritto Venetianr, c Fiorentini li fe Mifler Pie
ro di Roflì da Parma, fuo Capitanio Generale della Guerra, e
le adunò appreflò el Cartello da la Mota de Trevisana cerca
3000 Cavali , e 5000 Fanti ben armati, e rompe guerra a li
prefatti Signori da la Schala , e più volte fè de belli fatti d*
arme, e battalie infieme l'una parte r e l'altea e de belle fca-
ramuzae .
I Scali- L'anno 1337 adi 6 de Marzo Miflèr Guidino da Campo San-
donoPTri- Piero Padoano li dè eljCaftello de Treville che era de ditiSigno-
vigiemol- " ^a 1* Schala per traótado, e adi 12 de Marzo fina al princi-
ti altri pio de Mazo i diti Signori perdè tutto quello che tegnia de
luoghi. Veneziani zoè, Trevifo, Campofanpiero , Conegian , Rigonzon ,.
Afolo, Roman, San Zen, Vivaro, Meftro, e Setavallo-. Et in
Stuello anno adi & Luio Rè Carlo tolfe Cividale al Signor Mif-
er Martin fò per uno traftado, e adi ultimo de Avofto. el di
tto Re tolfe la Città de Feltro per afledio, & havo altre Ca-
ftella per tra£tado . Et in quello anno Mifler Marfilio da Cara-
ra ftando in Padoa occultamente menò uno traòìado con Vene
ziani, per v\ry ftrana e longa immagination , e tolfe certi man-
. gani (.t), eltó «ra in le Saline, e menoli a Padoa feguitando la
poterete' ^ente della Kga de VenetiaTii , e de Fiorentini . E adi 3 d' Avo-
Veneiia- fto i fò a la Porta del Corvo p*r MiflTer Marfilio da Carara , e
ni . fò averto el Ponte , e come i «Icengani fo in irà la porta fubito
corfe

(a) Quelle macchine non erano niente differenti dalie Baleftre, men
tre, ficcome quelle, fervivano a lanciar dardi , e pietre grandiflinie del
pefo di libre duecento, ed anche di duecento cinquanta, 0 più ancora.
Elle erano tirate e lafciate andare a fona di una corda , la quale con
violenza indietro ritornando gittava dardi e pietre di lontano nella
guifa delle moderne artiglierie.
PARTE PRIMA. 77
corfe le brigate de Miffer Marfilio che l'havea ordinato, e pi
giò le guardie del tra£tado,& havo la Cità, e tutti foldati e no
merà de Signori da la Schala che era in Padoa fono robadi , e
defpogiadi e prefi affai de li amiti di di£ti Signori , tra i quali
fo prefo el Signor Miffer Alberto predicìo, e altri de Verona Alberto
e fò menadi a Venezia e metudi in prefon , e fi ghe ftete alguni fatto pri-
mefi , e fò fatto Signor. Miffer Marfilio da Carara de Padoa, e gioniero
poi Miffer Piero di Rofli Capitanio della Liga . E adi 6 Avofto f^*/^'
cavalcò a Monzelefe e lì meffe campo, e ft> fatto uno bello fat- dova,
to d'arme e fcaramuza, unde uno Fanto da pe fi ferì Miffer
Piero di Rofli Capitanio con una lanza, per tal modo che fubi- Pietro
to caze morto, e fò porta a Venezia e fò fepelido in San Mar- Rofli uc-
co con grande honore, e fu metudo le foe arme e infegne in la ,,e,(
dita Giefia per più honore . a"»c a'
L'anno foprafcritto Miffer Guido da Coreza da Parma Capi- Monfeìi-
tanio in Breffa per lo Signor Miffer Martin, e Miffer Giberto fe.
da Fogian, Miffer Boneto da Malavefina de Verona, ftando lo- Guido da
ro Retori de Breffa per el dito Signor Miffer Martin , Azo Vif- Capitano"
conte Signor de Milan per traóìado facìo con certi traditori de a; Mafti-
Breffa adi 5 de Otoro con el fuo exercito intrò in Breffa e fi no in Bre-
I'havo & ottenela tutta falvo che el Cartello della Città . E adi .
Srimo de Dexembro Miffer Zentilo di Cripriani de Verona fi notere*^1
e el dito Cartello al dito Sig. de Milan, & in quella volta el Azio Vif-
Sig. Miller Martin da la Schala fi havo el Cartello de Pontevi- conce .
go, e havo moki altri Cartelli di Breffana.
L'anno 1338 adi 8 de Marzo Miffer Marfilio da Carara Si-
gnor de Padoa morì de morte naturale, e adi io de Marzo Mil
ler Ubertin da Carara fò fatto Signor Generale de Padoa. Et in
quello anno adi primo di Aprile li Ambafadori, e lo Legato da
Fiorenza , e li Signori de Lombardia con Venetiani fiando in
Venetia afermò, e fè liga infieme a morte e deftrution del Si
gnor Miffer Martin da la Schala , perche el non volea far pafe
con loro. E adi 11 de Avorto fe arendè el Cartello de Moncele-
fe a Venetiani . E adi primo Dexembro fe arendè la Rocha per
defecìo de vi£tuarie.
Gabriello Simeoni della prigionia dì Alberto nulla menzione facen
do , riferifee che , avendo Maflitto cacciati i Rojft di Parma , per tradi
mento prefo avea quella città con Feltro , Belluno e Ceneda già per
addietro fiate tolte dà Roffì al Re Giovanni di Boemia , e che Ma-
flino perciò infuperbito deliberò turbare lo fiato di Viniziani , e così
cominciato a fare fortezze e bacioni intorno a Petabubula , dette lot o
«tuff
78 CRONICA DI VERONA
caufa di collegarfi col Re di Boemia , e qua/i con tutte le Potenze eT
balia {tra le quali fu quella de Fiorentini) a d'anni fuoi : e così
fatto Generale della Imprefa Pietro RoJJi , a la deferitone in Vinegia
di quaranta mila uomini , fu per lui prima faccbeggiato tutto il con
tado de1 Luccbejì , / quali poco innanzi fi erano ribellati a Fioren
tini e datifi a" Signori dalla Scala , e gli flendardi di Ma/lino , che
Pietro avea prefi , flrafcinati per mtxgp Fiorenza ; dove mentre ebe
così vittoriofo metteva in ordine le genti che contribuivano nella leoa
i Fiorentini , Gherardo da Camino d' altra parte nel Frioli ufeito del
Caflello della Motta, e di notte- affatiti quei di Uder^o , s eragià iti
fignorito della terra, quantunque poi da Maflino fojfe recuperata .
Pietro Roflì trovando/! in quel me^ro già a Cbioggia con 1500 ca
valli, de" quali 800 aveano dato Fiorentini, 300 * Bolognefi , ed
Obizgone da Efle tutto il reflo , con pochi de fuoi fi trasferì a Vine
gia , dove prefo lo flendardo di S. Marco, e fatto Generale raffegnò
poi, fetida quelli di Cbioggia, 45 OO cavalli, con\6ooo fanti , oltre a
molti popoli del Frioli, ed Oltramontani che alla fama della nuova guer
ra, e per Podio che a Maflino portavano, vi erano concorfi volontariamen
te. Fatto quefio, e paffato il fiume Anaffo , conduffè F efercito né1 campi
Trivigiani , e paffato il fiume Brenta volfe in fuga Alberto fratello
di Maflino, che di Padova ufeito, era venuto ad incontrarlo. Indi
prefo Capodagere la riduffe infieme con Conegliano in potere de Vini-
%ianì . Nè qui fermando/i fottomife inoltre Mejlre , Trivigi , e Seraval-
le . Frattanto entrati in Lega co" Venizjani Lacchino Vifconte , e Filip
po Gonzaga , Maflino lafciando Alberto alla difefa di Padoa , fi vol
fe a guardar Verona , prefentito avendo che Lacchino , e Filippo iti
v erano per pigliarla . Ma alla venuta di lui quelli ritirati effendofi
ritornò a Padova , e di quivi fofe il campo a Bovolenta per impe
dire le vittovaglie che da Venezia venivano alRoJfi fpedite: Ma Pie
tro conofeendo che Maflino poco poteva durarla , non cercò di arruf
far/! con lui altrimente . In tanto rendtttefi Bergamo , e Brefcia a
Luccbino , Feltro al Re di Boemia , e Padova per me^p di Marfilio
Carrara ribellata/! avendo ricevuto il Rojfi, in modo, tale Maflino fi sbi
gottì , che fi riduffe a promettere Pefcbiera con Francefco fuo figliuolo
ed altri nobili giovani per oflaggi al Duca di Baviera fe gli dava
ajuto, la qual cofa prima promeffagli dal Duca e negatagli poi, lo
conduffè per difperato ad affediare Mcntecchio : nel qual luogo final
mente da Orlando Rojfi ( per la morte di Pietro fuo fratello fatto Ge
nerale de* Vini%iani) fu rotto e meffo in fuga. Rifatto/! poi nondime
no ritentò la battaglia un altra volta, e di nuovo fu vinto; ancora
la tetr^a rimettendo/i intorno all' Ifola di Longara , che da' Padovani
er.r.
PARTE PRIMA. 19
tra affittitala , con perdita di tutti i fuoi naviglj fu cacciato, e Men-
celife prefo per i Vinizjani , da quali fimilmente vicino a Efle ricevu
ta un'altra rotta con perdita di ZOO cava/li, e pofio faffedio a Vi
cenza , fu corretto finalmente a chiedere la pace , la quale in queflt
modo gli fojfe conceduta : che Feltro , Cividale di Belluno , e Ceneda
rimane(fero a Carlo figliuolo del Re Giovanni di Boemia, Bergamo ,
e Brefcia al Vifconte , Trivigi col contado , Caflelbaldo e Baffano a
Vinixiani col pajfo dell' Adice libero e ficuro per i Mercatanti ■ e fui
dominio di Lucca quattro Caflelli a Fiorentini ; poiché durante la guer
ra non avean efji altrimente quella città conquijlata . Simeoni Lib. IIL
L'anno 1330 adi io de Zenaro el Sig. Mifler Alberto da la
Schala, el qua! era in prefon a Venetia, e per infir de prefon
fè pacìi , e Capitoli con la liga per fi e per Martin fuo fradel-
lo, i quali pacìi li fò in quello modo zoì, che el dito Signor
Mifler Alberto debia liberalmente infir de prefon fenza alguna
altra tagia ne moietta , e che la Città de Trevifo debia eflere
de Venitiani fenza algun impazo cum el fuo dettretto, e che Pa-
doani debbia haver Baflan , e Cartel Baldo del deftretto de Pa«
doa , e che Fiorentini debia havere el Cartello de Pefla, e Bu«
zan , e Chiaravalle del diftretto de Luca . E così fò fatto bona
pafe tra la Liga, e li Signori da la Schala predicai, e fò deli-
berado de prefon el dicìo Signor Mifler Alberto. E adi 15 de
Fevraro el Sig. Mifler Martin da la Schala con molti Zentil-
homini e Cittadini de Verona ghe andò contra fina a Legna-
go per farghe grande honor e confolatione e fella , c così el
Signor dito venne a Verona con la dita Compagnia.
L'anno antedifto el Sig. Mifler Alberto da la Schala adi pri
mo Aprile cavalchò a Luca dove el non era ancora ftado mai,
e lì mefle in ordene la Terra zoè de Reéìori e Officiali, e
guardie, e poi tornò a Verona. Et in quello anno adi 20 de
Mazo el Sig. Mifler Alberto da la Schala cavalchò al Cartello
de Maroftega fui" Vefentin e fi ghe mete Campo con 1500 ca
valli, e 3000 Fanti , el qual Cartello Mifler Ificho da Calde-
nazo, traditor del fuo Signor fi lo havea tolto in fi, & rendet
te adi 5 de Zugno , e fò defignado in le man di Mifler Alber
to Guielmo da Caftelbarco a polla del Sig. Mifler Martin da' la
Schala .
L'anno fopraferitto adi 7 de Luio drè nona fe obfcurò el So
le per tal modo che fe havè opinion che fe perdefle de chiare-
za del Sole de le cento parti le l'ettanta .
L'anno 1340 adi 24 Otoro Balardin da la Nichefola * ve- » £ .
chio NoSaroIa.
8o CRONICA DI VERONA
chio de anni 70 mori de morte naturale el afsò uno flgiolo che
havea nome Cagnolo . E adi 20 de Novembro Mifler Vivaro
de Vivari da Vicenza per uno traétado fatto con el Sig. Mif-
fer Martin da la Schala andè, e fi intrò in tei Borgo del Ca
rtello de Roverè de Trento e lì fò morto da Alberto da Rai-
don de Campagna del Veronelb , el qual Alberto fò morto
fubito da li Famegi de Mifler Vivaro , e fimilraente Filiaxo
da Gardon che era in quello tra&ado fuzando fe anegò in l'A-
defe panando con uno Cavallo appretto a Sacco. Et in quello di
Can Si- natte Can Signoro figiolo de Mifler Martin da la Schala.
£nori0 L'anno 1341 adi 12 de Zenaro Mifler Cora de Boche e al-
°* " tri foi amili ghe fò tagia la tefta per comandamento de Mifler
J Luchin Vifconte de Milan , perche el fò accufado che i volea
dare Brefla al Sig. Mifler Martin predifto.
L'anno 1341 adi 2 Otoro el Signor Mifler Martin con la fua
zente, c con la zente de Fiorentini da una parte, e la zente dei
Pifani, e quella del Sig. de Milan da l'altra parte fi dè una grani
Fatto d' bataglia infieme appretto la Città de Lucha, in la quale battaglia
p™,e.tra era più de 5000 Cavalli, & più de 15000 Fanti, e Pifani havo
Fiorenti- v*&°r'a * quali era a campo a Lucha . Et era drento per Capi-
ri appref- tanio Mifler Giberto da Fogian da Rico per el Sig. Mifler Martin
fa Lucca, da la Schala, in la qual battaglia fò morto el dito Mifler Giberto,
V^ggafl la e fatto ]a dita battaglia una quantità de le zente de la fameglia
Gio-'vil- de Mifler Martin fe reduffe dentro da la Terra in guardia de quel*
Uni ali 1» e fò morto molte pedone e prelì , tra i quali fò prefo Guiel-
cap.n8 fi- mo da Fogian e Mifler Luchin dal Vermo, e Mifler Bonetto da
»o al 139. Malavelìna de Verona, e molti altri Zentilhomeni fenza i foldà
e alrra zente , e fò morto ancora Mifler Fregnan da Setto . I qua-
Lucca in li prefoni fò conduci in le preione de Pifa , fi che i Pifani ha-
P^fani. '* vo Lucha per attedio, e fame in quello anno,
Parma in L'anno 1343 Azo da Coreza da Parma per uno tracìado fa-
potere di 6I0 , & ordinado tolfe Parma al Sig. Mifler Martin da la Scha-
Azzoda ja> e cazo fora tutt{ [ f0idati e Recìori, e Officiali che era in
rreggio. parma per ej pr€fato Signor , e fi li robè , e defpogiò vicinamen
te tra i quali gera Mifler Piero dal Vermo, e Mifler Guielmo da
Fogia» con certi foi famegi de cafa , e fè morti più Cittadini de
Mura e- ^arma pattando per cò de Ponte, fi che quelli che venne a Vero-
retta da n« convenne vegnir per le terre de li amili del Sig. Mifler Martin.
Martino, L'anno 1345 el Sig. Mifser Martin da la Schala fi comenzò
1 Villa- ej fondamento del muro del Seragio da Villafranca comenzan-
. , lCKo~ °* a Menzo , e un;4u in fino a Nogarole.
!.. L'anno
PARTE PRIMA. 8r
"L'anno 1348 adi 25 de Zenaro fò un gran Teremoto sì
grando che non fi arecorda mai efscr dado uno fimilc, e fò el
dì de San Polo.
L'anno foprafcritto del mefe de Otoro el Sig. Mifser Martin
da la Schala maridò Madona Raina da la Schala fua forella al Regina

>W..,~ x-j )^ t
mento fexto. Et in quello anno el Signor Mifser Maftin da la conte
Schala adi 22 Novembro fe fpofare Mifser Cangrande fegondo Clemente
fùo figiolo Primogenito Madona Ixabetta figiola del Duxo Lo- y/c^°nte"
devigo de Baviera el qual era Imperador de Roma, de la qual Lifabetta.
dona Mifser Can Grando non have mai figiolo alguno- .figliuola
L* anno 1 35 1 el Signor Mifser Martin 4a la Schala morì a^elBav^~
fua morte naturale adi 3 de Zugno, & in tal dì che morì, in jjj 6
tal dì el nafcete, e fletè Signor più che anni 20, e lafsò detro.<jrail<u_
a lui cinque fìgioli legitimi , e fette baftardi e più figiole . Et Morte di
in quello dì medefimo «1 Sig. Mifser Alberto da la Schala fra- MafliuoIL
dello del dito Signor Mifser Maftin de fua propria -volontà, e
de volontà del Populo Je Verona fò ek£ti e publicadi per Si- CanGrsi*-
gnori de Verona, e de Vicenza Mifser Can Grando fegondo , ef^,^"
« Can Signore, & Mifser Polo Alboino fradelli , e figlioli che e paulo '
fò de Mifser Maftin fegondo da la Schala, el qual Signor del Alboino
1332, ftete Signor de Verona, e de Vicenza otto anni. Signori di
Circa quefli tempi veggendofi efponere tuttavìa in gran copia dai- ^<soaA '
le impudiche e crudeli madri i proprj parti loro fopra le vie, e ne'
io/chi; e quello eh' tra più inumano udendofi frequenti le uccifioni
di quegF innocenti , dicono <he per opera de' Prefidenti del Collegio
de Notari ed altri cittadini foffe ijìituito un luogo ad ufo di Of-
pitale, nel quale furono per alcun tempo caritativamente accolti ed
allevati . Ma indi a non molto pe 7 gran numero , non fendo
fiù capace qual luogo , Taddea da Carrara vedova del Signor Ma
ftin Il dalla Scala fece dono del fuo proprio palalo a quejìi fan
ciulli, che è quello ove ora è la S*nta Cafa di Pietà; dove pure fu
esercitata opera così pia ; ma dopo che la città venne fitto la Signo
ria diVinegia, effendo fiato affegnato qtteflo palazzo per abitazione de*
■Camerlingbi , fu uopo trafportare V ofpizjo nel Palazzo dell' Aquila^
uve ora è Pofieria detta delle due Torri rimpetto alla pianga della
Cotefa di S. Anafiafia ; il qual palazzo fu prima di Alberto dalla
Scala. Ivi fletterò fino all' anno 14.16 nel quale per conceffìone del
Principe .ritornarono nel Jjalaz^p delia Carrarefe , ove fi trovano tut-
L Xavi*
8i CRONICA DI VERONA
tavia. Ed il palalo del" Aquila fu venduto, ed iuve/}ito il ritrite
in tanti beni a beneficio di quei figliuoli , ed alcuni infermi che non
hanno il modo di far/i curare a proprie ffefe .
L'anno 1352 adi 3 Septembro el Signor Mifser Alberto da
Morteci laSchala predico fi morì a Tua morte naturale, e nafsè del 130^,
Alberto e non iaJ-S0 fl?ii0i0 nefsun, e vivete e morì in srande nratia &
Scaligero- j i r» i j ir & &
6 amore del Populo de Verona.
CanGran- L'anno 1354 el Signor Mifser Can Orando predico fi volle la
de efclude Signoria per fe fo!o, e non volfe mai che foi fradelli haveflc
da'iu's/ ^Derta alguna m la Signoria de Verona , nè de Vicenza . E adi
«nona di 3 Fevraro el fe partì da Verona , & andò a folazo in Alemagna
Verona . da i Parenti a Bolzan (a) e menò con lui el Signor Mifser Can
-Signore fuo fradello e molti Zentilhomini , e Cittadini de Vero
na de i mazori, e così de Vicenza. E lafsò in Verona Mifser
Azo da Coreza da Parma in fuo logo Tenente. El qual Mifser
Azo come parie a lui per inftigation -e conlìglio trattò con quelli
Fregnano de Gonzaga Signori de Mantoa a polla de Mifser Fregnan da la
dalla Sca- Schala fradello naturale del dico Signor Mifser Can Orando fi
ìa a'can" to^e m 51 la Signoria de Verona, e li fe fé Signor, e fi cazò fora
Grande e ^e Verona tutti i foldati del Signor Mifser Can Grando, e tolfe
prende la in Verona el Signor de Mantoa in perfona , e i foi foldati e Cit-
Signoria ladini de Mantoa afsai, fi che él Fregnan fi fe Signor de Verona
diVeroua. tanto e non <]e Vicenza, e corno el Signor Mifser Can Grando
lenti la novella fubito fe partì d' Alemagna e venne a Vicenza ,
Giovanni cne fe tegnia al fuo Nome per Mifser Zuano da la Schala che
Scaligero. era na£Urale (Je Ja Cafa da la Schala , che era lì per Rettore ,
e fubito fe adunò certi Cavalli, e Fanti in Vicenza quelli che
potè haver; e così dal Signor de Padoa , e da Venetiani e de
quelli de Verona, che era fuzidi fora da la porta de San Ma
ximo, & era andati a trovar el diéìo Signor , e così el dicìo
Signor Miffer Can Grando venne a Verona con quella compa
gnia & aprelèntoffè alla Porta del Campo Marzo, el dì feguen-
te che fò el dì de Carnovale l'entrò dentro da la dita Porta e
lì fb a l'incontro con Miffer lo Fregnan, e lì fò fato fatti d'
arme in fina aprefio al Ponte da le Nave , e lì fasforzò le bri
gate e fò a le mane , per tal modo che el dito Miffer lo Fre-
Mortedi gnan fò butado , e cazado in l'Adexe con tutto ci Cavallo a
Fregnano. iuria e fi s' anego, e fò tolto fora de l'acqua e lì iopra el Pon
te

(a) Cioè a ritrovare il Marchcfe di Brandemburgo ch'era Conte del


Tirolo. Filippo Villani Ift. X[ eap. 7I.
PARTE PRIMA. 83-
te IV apreflò fò morto Miffer Polo da la Mirandola , che era fa
to Podelìà de Verona per el dito Fregnan , e a quefto modo el
dito Signor Miflèr Can Grando da la Schala fi recovrè la Cit
tà di Verona, ma ftando la cofa così Mifser Barnabò Vifcon-
te Signor de Milan venne aprefent3rfe a la Porta de San Ma
ximo con 500 barbute (a), e fi là combattea, ma fubito come
el fenù che el Signor era venuto per la Porta del Campo Mar
zo quietamente le ne andè e tornò indietro, e non fi potè mai
faver la cazon perchè l'era venuto. E poi el dì Tegnente, zoè
el primo dì de Quarefima fu la Piaza apreffo el Capitello fò a- Fragnano
pichado el corpo del dicìo Fregnan , e Miffer Polo Albuin da c0' àiver&
la Schala, e de tutti li altri infraferipti zoè , Miffer Alberto da g^jf",
Monte Falcon, Zuane di Cancerari e quattro foi fioli, Maftro taccatifo-
Jacomo da Padoa Fixico, Maftro Giberto Ceroicho, Jacomo da praief0r-
Porzillo, Cora da Ilaxi, Zanetto fradello del Fregnan da par- che •
te de Mare , Tebaldo da Camin , Gregorio , e Geronimo foi
fioli, Polo Parelio, Jacomo Notar di Solde , Piero di Garna-
rij, Uberton da le Lamere, Bozolo Contenftabile de Fanti da
pè , Celeflin dal Bovo , Zero da Parma , Nicolò da la Barba ,
due figioli di Miffer Rigazolo da Lendenara . E poi per la ter
ra ne lò trovati affai per la terra morti tra i quali fò trova-
di quelli zoè : Miffer Piero dal Vermo , Miffer Zuan da Sumo-
riva , Miffer Bonlìgnorio de Brà , Zuane da Montagna , Prono
de Lunexana, Cavedale de--- E tutti quelli
tono depenti in fua propria figura , e forma fui Palazo del
Coniun de Verona per traditori de! Signor Miffer Can Gran
do da la Schala , e fò confifeadi tutti i foi beni alla Camera
del Signor predióto , e molti altri fò polli in prefon e conden-
nati a ftar in vita. E alora Miller Fcltrin da Gonzaga Sbnor
de Mantoa con doi foi filioli , e certi Zentilhomeni de Man-
toa , e altri Mantoani che erano venudi in foccorfo del ditto
Fregnan, fò prexi e mctudi in prefon in Verona, e paffando al-
guni di i fono fcoffi per danari tutti, e fò una gran quantità,
e fono laffadi de prefon, e paffando alguni zorni el Signor Mif-
fer lo Màrchexo de Brandenborgo Cugnado del dicìo Sig. Can
Grando con una certa quantità de Cavalli venne a Verona in
fervitio del ditto Signor Miffer Can Grando, con una intcntion
de farne vendeta de la offefa che era ftada fatta al ditto fuo
Cugnado, e fpecialmente contro ci Signor de Manto?.; ma ve.
L. z dendo

(a) Cioè gente amata «li ferro con una celata in tefu ■
84 CRONICA DI VERONA
dendo che non podea far niente , el fe partì molto corezà (a},
e difdegnà fi che Mantoa fcampò la furia»
Mattea Villani nel libro III delle fuc Croniche racconta il fatto dr
Tregnano in certa differente maniera , che ci piace qui regiftrare .
" Chi potrebbe, fcrive egli , esplicare le- feduzjoni, gli inganni e i
" tradimenti , che i Tiranni; pofponendo ogni carità , parentado , ont-
A^biiion " re; pendano, ordinano, e fanno per ambizione di Signoria? Certo
4 r^?nlre u tanti fono i modi , quanti i loro penfieri , ficchè ogni penna ver-
* C°icfo><:* " re^e ftracca . Tuttavia per quello che ora ci occorre , cofa firana
" e notevole , ci sformeremo di mojìrare la viluppata verità di diverfi
" tradimenti , e ftioi effetti. Narrato avemo paco dinanzi, come la
" lega de" Vtnizjani con. gli altri Signori Lombardi era giurata e fer-
" ma contro al Signore di Milano » Ejfenda il Signore di Mantova de1
M piti, avvifati Tiranni di Lombardia vicino alf Arcivefcavo di Mi--
u lana. L' Arcivefcavo con i:\duflriafe fuajìoni e con grandi promeffe-
** il moffe a farlo trattare di tradire Meffer Gran Cane Signore di
** Verona, e di Vicenza, con cui egli era in lega.. Ed egli, per accat—
" tare la henivslenzja dello Arcivefcovo , dimenticato il beneficio rice-
" vitto da quelli della. Scala , che l' avieno fatto Signore di Mantova ,
** diede opera alfatto, e non fenza fperanza da operare per fe , fe la for-
u tuna canduceffe la cofa ov era la fua immaginazione . E perà cono-
" feendo egli Meffer Frignano figliuola baflardo di Meffer Maflino
u uomo prò e ardito d'arme, e di grande animo, accetto nel cofpetto
" del fratello fuo Signore, e amato dal popolo di Verona e di Vicenza,
" vago di Signoria , trattò con lai farlo Signore di Verona con fuo
u configlio-, e con la fua forza , e del Signore di Milano . Queflo fter-
" pone, tornando alla fua natura fenza fede, o fraternale carità, dì
" prefente. intefe al tradimento del fr ittilo ; e col Signore di Manto-
" va ordinarono il modo eh' egli aveffe a tenere , e la ajuto della gen-
" te eh' egli avrebbe da lui. Iti quejla tempo avvenne che 7 Gu»
" Cane andò a parlamentare col Mxrchefe di Eràndinborgo fuo Suo-
«... Q^iil » cero * per li fatti della Lega . Ed il fratello baflardo era cognato
prende " ^ S'gltore di Cajìello Barco eh' era ai confini del' cammino onde
sbaglio " il Gran Cane dovea pajfare . Coflui avvijata da Meffer Frignano
perche il " mife uno agguato per uccidere il Gran Cane , ma feoperto F ag-
Marchefe u gUat0 pafsò fenza impedimento. Come Me(fer Frignano, avea ardi-
eraCogna- t{ a yerona tornarono novelle come il Gran Cane era flato mor-
non Suoc- *« > *M tnnanzj che la novella ventffe, Meffer Frignano avea man-
cero Hello " dati fuori di Verona tutti i Cavalieri faldati : falvo coloro di cui fi
Scaligerg • « era

(a) Corucciato e fdeguato.


PARTE PRIMA. 85
" era fidato , e che con lui s' intefero al tradimento . E pubblicata la
" novella in Verona come il Gran Cane loro Signore era Jlato morto .
** // traditore con gran pianto fece incontanente , addì XVII di Febbra- \
K jo del detto anno , ragunare il popolo . E a uno Giudice , cui egli
" avea informato, fece proporre in parlamento , come il loro Signore
" era morto; e che '/ comune di Verona rimanea in gran pencolo ,
" fenza capo, avendo a vicino uno così polente Signore, com era
" V Mrrivefcovo di Milano. E aggiunfe che a lui parea che Mefjer
" Frignano prendere il loro governamelo . Il Traditore cV era pre-
** /ente fenzl attendere eh* altri fi levaffe a parlamentare , 0 che altra
" Miberazjone fi facejfe , fi levò fitfo e diffe che così prendeva ed ac-
" cettava la Signoria . E montato a cavallo con le mafnade ebe v e-
" rano , corfe la terra , gridando muojano le gabelle . E fece ardere i
" libri e gli atti della Corte , e ruppono le prigioni . E di fubito il
** Signore di Mantova vi mandò Mejj'er Feltrino, e Meffer Federico,
" e Meffer Guglielmo fuo figliuolo, e Meffer Ugolino da Gonzaga, tut-
u ti de Signori di Mantova con 300 Cavalieri. Il Signore di Fer-
" rara ingannato del tradimento vi mandò Meffer Dodazjo con 200
" Cavalieri. Ma innanzi che tutti v entraffono , il Capitano con la
" maggior parte di loro per contramandato fi tornarono a dietro feo-
" perto l' inganno . Meffer Frignano ricevuta quefla gente d'arme , v
" accolti certi cittadini che V feguirono , da capo corfe la terra .* *
" cittadini non fi moffono . Ed egli s' entrò nel palagio della abttazjo-
*' ne del Signore . Meffer Azjp da Correggio eh' era in Verona fe «'
" ufcì non con buona fama . Le guardie furono pofle alle porte, e la
" terra s, acquetò, e Meffer Frignano ut fu Signore ; La qual Signo-
" ria il Signore di Mantova per ingegno , e quello di Milano per in-
** gegno e per forza fi credette cattino avere , come feguendo appreffo

*' "
divtferemo.
Il Signore di Mantova avendo in Verona quattro fra figliuoli e
u congiunti con goo Cavalieri , procacciava di mettervene anche per
" ejfervi più forte che Meffer Frignano , a intensione di tradire lui ,
** e recare a fe la Signoria, ma non gli potè venire fatto , perocché fen-
" tendo che /' Afrivefcovo di Milano , che. vegghiava a quefìo effetto ,
" mandava Meffer Bernabò Cognato del Gran Cane a Verona con due
" mila Cavalieri, temette di fe ; e non ebbe ardire di sfornire Man-
«' tova di Cavalieri . E così per la non penfata perdè quello che avea
" proveduto lungo tempo . La novella del gran foccorfo che venia da
** Milano , e dello apparecchiamento di quello di Mantova fentito a
** Verona , generò fofpetto a Meffer Frignano , e a' cittadini della ctt-
«' tà . E però prefono P arme , e rafforzarono le guardi* , e flettono m
M più
U, CRONICA DI VERONA
v /"** guardia : Onde i Signori che v erano di Mantova non vidoito>
** molto da fornire loro corrotta intensione . E però fi flettono meflran-
" dofi fedeli a Mejfer Frignano , e alla guardia della Città . In que-
" fio flante Mejfer Bernabò con due mila barbute e gran popolo giun-
" fe a Verona moflrando di volere ricoverare la Signoria di Verotta
" al Cognato. Credendo, con quefto , trare a fe gli animi de* cittadini;
" e credendo eòe i Mantovani che avieno moffa quefla novità , ad / -
" Jlanza del? Arcivefcovo, F ahaffeno entrare nella, terra. E però fi
* Jlrinfe infino alle porte; e. domandava l'entrata, la quale gli fu
*' negata , e non vedendo, che dentro alcuno gli rifpondeffe , cominciò
" a combatterla , ma vedendo il fuo ajfaho tornare in vano: e fen-
" tendo la tornata di Mejfer Gran Cane della Magna fi partì del pae-
" fe, e tornofft a Milano malcontento de' Signori di Mantova , ed egli-
" no peggio contenti dello Arcivefcovo , che avea feoncio il loro fra-
11 tello .per quella cavalcata , come poco appreffo dimojlrarono in ope-
u r.i catana parte fecondoebe feguendo dimoflreremo .
" Quando Mefser Gran Cane cavalcava al Marchefe di Brandin-
*Giov*n _ " borgo avea con feco il fratello* , e fofpicando di novità , quando
ni Mez- " fentì l'agnato del Signore di Caftelbarco , rimandò il fratello a die-
" tro, il quale venendo nel paefe , fentì come Mejfer Frignano avea
" rubellato Verona , e però fe ne', andò in Vicenza , la novella corfe a
M Mejfer Gran Cane. E vennegli , efeudo egli col Marcbefe , e tur-
" bato r uno , e l'altro. Il Marcbefe francamente il confortò , offeren-
M f/og/» tutta, la fua pofsa in racquijlan Verona, ma perche lo indu-
" d cote/i ro/è conobbe pericolo , di prefente il fece montare a ca-
" vallo . £ apparecchiatogli di Jubito cento barbute delle fue , e con
" la gente eh' egli avea da fe , fenza foggiamo , cavalcando il dì e la
* notte fe ne venne a Vicenza , e là trovò ti fratello , . e trovovvi
" Mefser Manno Donati di Firenzi Capitano di zoo Cavalieri, che
" il Signore di Padova aveva mandati, in fuo ajuto. E trovowi del-
" la gente del Marchefc di Ferrara, e fommofso il popolo di Vicen-
" za a cotanto juo bifogno y grande parte ne menò con. feco . E la
*' notte medefima , con feicento barbute , e col popolo di Vicenza fe ttc
*' venne a Verona . E in fui mattino lafciò la flrada , e attraverfan-
44 do pe' campi, entrò in Campo Marzio, eh' è fuori della Città ivi
n prefso , murato intorno, e rijfonde a una. picciola porta della Città,
u la quale meno che altra porta fi folea guardare , e quivi s' affermò
41 Mefs. Gran Cane, e mandò innanzi uno Giovanni dell' Ifcbia (a)
" di

Oggi .iuefta Famiglia in Verona chiamali volgarmente da Lif-


PARTE PRIMA. 87
u di Firenze la notte , che procacciaffe tT entrare in Verona , e facefst
" fentire a' confidenti cittadini di Mefs. Gran Cane coni egli era di
44 fuori in Campo Marcio, e accompagno/Io d'vno confidente Tedefco-,
'* Cofloro non avendo altra via , fi mifono a notare co* cavalli per
" lo Adice per venire in fra la Città ove mancava il muro . In que-
44 fio notare il Tedefco poco deftro del fervtgio dell' acqua , vi rimafe
" affogato. Giovanni delF Ifchia entrò nella terra, e andò informa»'
44 do , e fommovendo gli amici di Mtfs. Gran Cane , avifandogli co-
44 me ave[fino a venire a quella porta in fuo favore . I quali ferttendo
M ivi fuori il loro Signore , la mattina vennono con le feuri alla por-
" *" ■> e fptZgaronla . Nondimeno le guardie , eh" erano fopi effa ,
" con le pietre e con le baleflre da alto francamente la difendevano
44 sì , che -non vi lafciarono entrare alcuno . Intanto il traditore Meft.
44 Frignano emendo in follecita guardia del fratello , e ancora di Mef-
44 fer Bernabò che il dì innanzi F aveva afsalito co fuoi Cavalieri ,
11 cavalcava (F intorno alla terra . E la mattina era montato 'in certa
" parte , onde potea vedere di fuori , e guardava fe Mefser Gran Ca~
" ne veniffe ; che già non fapea che fofie coti di prefso ; e guardan
ti do verfo Campo Marcio vide la porta piccola di Verona aperta . E
w dicendo, noi fiamo traditi,j"rancamente traffe con la gente fua itt
44 verfo quella porta per difendere F entrata ; ma innanzi che vi
" &ugnefse » Gran Cane s era tratto innanzi alla porta. E tratta-
44 fi la barbuta e fattofi conofeere a coloro che la guardavano , di-
44 cendo io vedrò chi faranno coloro , che mi contradiranno V ett-
u tratta della mia terra ; e conofeiuto da loro , incontanente gli fecio-
" no r.verenxia : e lafciarono entrare lui e la fua gente fcn%a con-
44 traflo . E foprawenendo Mefser Frignano ti trovò entrato nella
44 città con la maggiore parte della gente, e avvifatelo [che bene ti
44 conofeeva ) nella piovra dentro della porta , fi diriigò verfo lui per
44 fedirlo con la lancia di pofia , e tentare F ultima fortuna : ma già
u era cominciato Fafsalto tra i cavalieri di catuna parte afpro e far-
" te . Sì che -vedendo uno Cavaliere di quelli di Mefser Gran Cane
" trwfso con la lancia Mefser Frignano abbafsata verfo il fuo Signore,
** egli fi dirhgò per traverfo ; e con la lancia il percofse nella guan-
" eia delF elmo per tale forza , come fortuna volle , che F abbatti del
** cavallo a terra . Mefser Giovanni chiamato Me?afcala , vedendo
44 Mefser Frignano abbattuto del deflriere , fcefe del fuo cavallo e
44 difse , che che fe ne avvegna di Verona tu morrai per le mie mani ,
44 e cor/egli addcjfo, e con uno coltello gli fegò le vene , e lafciollo mor-
44 to in terra.
44 Et in quello baratto fu morto con lui Mefser Polo della Miran-
44 dola%
83 CRONICA DI VERONA
'* dola , e Meffer Bonfignore d? Ibra grandi Coniflaboli . E morti co-»
** fioro , F altra gente ruppe , e affai ve ne furono morti fuggendo —
a Le porte della Città erano ferrate , e i cittadini fentendo il loro Si-
u gnore dentro tutti tennero con lui : e però i forejlieri che v erano
" furono prefi , e raffegnati a Meffer Gran Cane . Il quale per la fuat
w follecita tornata , felicemente racquiflò Verona , e uccifé i tradito-
** ri. Che fé al fatto aveffe meffo indugio , non\la racquiflava in lun-
a go tempo , o per avventura non mai , fe fi veniva provedendo alla
u difefa lo flerpone ; e queflo avvenne il dì di Carnafciale atti XXV
u di Febrajo F anno 1353.
" Meffer Gran Cane avendo racquiflata Verona avventurofamente ,
** fi fece apprefentare i prigioni ; e diligentemente volle invejligare la
" verità, come i cittadini avieno conjentito al traditore . E udito la
U fagacità dello inganno; comportò dolcemente F errore del popolo: E
" addrixzato f ordine al governamelo della Città , fece impiccare in
** fu la piazza di mexgp il mercato di Verona il corpo di Meffer Fri-
u gnano , e ventiquattro caporali partefici al tradimento del fratello .
" De1 quali fu Giovannino Canovaro Cittadino grande di Verona , con
" quattro fuoi figliuoli , e Albuin* della Scala fuo conforto, e Meffer
u Alberto -di Monfalcone grandi Conefì abolì , e Giannotto fratello di
" Madre di Meffer Frignano , e due figliuoli di Tebaldo da Camino ,
" e dite Medici del Signore della Scala , e il Notajo della condotta ,
** e altri Ufficiali infino al numero fopradetto. A prigione ritenne Mef-
" fer Feltrino di Mantova, e Meffer Ugolino, e Meffer Guiglielma fuoi
u .figl'uoli > e Meffer Federico fuo fratello , e Pietro Ernai di Firenze ,
" il quale era fatto Podefìà di Verona per Meffer Frignano, il quale
** fi ricomperò per non effere impiccato Fiorini diecimila a" oro ( a ) .
u Guidetto Guidetti fi ricomperò per fìmile cagione Fiorini addecimila
M d'ore (b). Meffer Giovanni da Somariva, e Tebaldo da Camino rima-
" fono prigioni, e a' cavalieri faldati tolfe Farmi e cavalli, e fece-
** li giurare di non effere mai contro a lui , e lafciolli andare . A co-
K loro che più fingularmente F aiutarono in queflo fatto , come fu, ,
* Meffer Manno Donati , e quelli tdelF Ifcbia , e quelli di Boccuccio de*
u Buerì tutti cittadini di Firenze che adoperarono gran cofa in fui
u fatto , provide di poffejjioni de* traditori , e molti altri ebbouo gra-
u v^ie da lui , cittadini e forejlieri . E rimafo libero Signore come di
** prima , aontato contro al Signore di Mantova, avuto gente d'ar.
" me

(a) II valore di di-cimila cinquecento quaranta fei Zecchini d'oro


Veneti -
(b) Zecchini 11655 circa fimili •
■PARTE PRIMA. i9
" me dal Marcbefe di Brandinborgo , cavalchiti fui Mantovano, e rup-
«* pe la lega, e diffimulava trattato a" allegarfi colf Arcivescovo di
'* Milano , in fino cbt le cofe fi riduffono a concordia , per follecita
M operazione de Vinizjani, come al fuo tempo innanzi raccontarono.
Mofcardo racconta , che Can Grande con P ajuto del Signor di Pa
dova venuto Tjerfo Verona fi fermò in Campo Marzio , fuori della cit
tà verfo la porta detta di Campo Marzio , e// è quella che ora fi ve
de vicina air Adiee dove fi tira la catena . Circa Favvifo portato da
Giovanni da Lifca in Verona , conviene tol Villani; ma nel refio, fé-
guendo il Saraina , così il cafo racconta .
" Entrò il Sig. Cane , e ridotte le genti in battaglia incominciarono
" a marchiare verfo la città , quando Fregnano , che tardi j' era av-
" veduto del fatto , corfe con Je fue genti ad incontrarlo , dove ora è
" la Chiefa della Vittoria, e quivi -diede principio ad una crudeli/fi*
u ma battaglia , che andava feguitando fopra la riva delP Adice fino
" apprejfo.il Ponte delle Navi. Il Sig. Cane can grande ardire combat-
u tendo , cominciò a rompere la gente nemica, imperciocché Fregnano
" fentendo la campana di S. Fermo fiumare a martello, impaurito ab-
li , bandoni la battaglia, e procurò di fdlvarfi con la fuga , che però
" trattofi da cavallo , fall in un burchio alla riva dell'Adice , e vo-
" tendo con troppo celerità fuggire a feconda delP acqua, caddè nel fin-
" me, e fi affogò ec. E poco più baffo .
" Il corpo di Fregnano, ritrovato il giorno feguente nel?Adice, fìt fu
*' le forche appiccato nella piazza del Mercato appreffo il Capitello ec.
L'anno antedi&o Mifièr Cario figiolo del Rè de Boemia fb
elefto Imperador de Romani e fb incorona in Miian in San&o
Ambroxio de una Corona de ferro fegondo la confuetudine , e fb
fatto una foleane ièlla per miefta incoronation , e foghe de mol
ti Signori de Lombardia ^ i <juali fb corti tuidi , e fatti Vicari)
Imperiali delle Terre che loro poffedea. £ fpecialmente Miller
Mafè *, e Mifler Bernabb, e Miffer Galeazo e fradelli de Vifoon- »
ti Signori de Milaa . E fò el dito Imperador molto ben tracia* Mattel'
do con gran fèlle e folennitade de gioftre, bagordi, e tornia-
menti , e de combater in sbarra a corpo a corpo , e lì liete mol
ti zerni, e poi cavakhò a Roma e fb incoronado della Corona
Imperiale fecondo la confuetudine honorevolmente , e poi le par
tì e andò in Alemagna occultamente povero, e con pocha com
pagnia .
L' anno fopraferipto *l Signor Miller Can Grando da la Scha» Caftel
Ja fe far el Cartel Vecchio de Verona appreffo la Porta del Mor- vecchio;
bio de San Martin Aquaro con el Ponte de Prea, che paffa in ;*b.br^a"
* »* £> todaCa»
M Cam- Graade .
po CRONICA DI VERONA
Campagnola veffo el Borgo de San Zorzo de Verona In tei qual
Cartello el prefato Signor Tempre ghe ftete , e habitò infina a
la morte fua . Et in quell'anno el fe far el Cartello da Mon«
techio Mazor da Vicenza, e fi fe compire el muro del Seragio
da Vi Ila franca.
Mofcardo alla pag. 233 Jiei libre IX della fua Storia , dite che
pel tradimento di Fregnano lo Scaligero gtlofo ed inquieto divenne •
Imperciocché molti naturali della famiglia Scaligera in Verona trova-,
vanfì , e fofpettava eie cofloro la morte di Fregnano e a" altri di ven
dicar macebinaffero ; onde per maggor ficarezza della fua perfona fe
ce il Caftel vecchio edificare , il quale in termine di tre anni compite,
ivi pofe la fua refidenza , lafciando il palalo poflo fopra della piaz^
%a per abitazione de fuoi fratelli. Il Corte alla pag. 131 del libre
XII quefta precauzione dal Signor Cane prefa finalmente racconta ,
che per maggior commodo de Lettori, qui fi vuol riferire. " Benché,
fcrive egli , " le cofe della nefìra Città feffero affai bene accommoda-
** te per la morte di tanti traditori , non per quefto il Sig. Cane vi-
" veva con Vanimo quieto, e tranquilla, perciocché fapeva d'avere,
u benché legithnamente , offefo melti , e perciò efferc da molti odiato , •
** onde bifognò guardarft molto bene , ed aver buatta cuflodia alla
*' fua , ed alla vita de* figliuoli ; e perciò egli difeguò di fare nella
" Città fu la riva del fiume una fortezza, nella quale poteffe fior
*' fìcuramente con tutti i fuoi, ed in occafimie per un ponte, che fo-
" pra quello difegnava di fare, ricevere afkto, e foccorfo a° Alema-
" gna , promettendoft affai, da quella parte per la parentela, che
" vi aveva della moglie, e della fonila. Ne' primi giorni adunque
" deIP anno fegutnte mille trecento cinquantacincjue fe dar principio
** alla fabbrica del Caflel di S. Martino Acquario, detto oggi a dif-
" ferenza di quello di S. Felice , Caflel Vecchio , fabbrica veramente
*' Per g'u^*V° univerfale fino al dì d' oggi fortijfima , e mirabile per
u lo bellifftmo ponte, che ha fopra il fiume . Occupando con quefla
K fabbrica la Porta del Morbio , che anticamente foleva fervir alla
" Città lungo il fiume, e ferrando nei Caflello l'antica Chiefa di S.
*' Martino.
L'anno 1355 el Signor Miflèr Can Grand» predico fe mcter
una dadia in Verona , e in Vicenza de quattro foldi (a) per Cam
po per lo diftretto di quefte due Citu, e.quefti dinari li tolie
alli Cittadini azò non fofleno così graffi , e ft> per mandarli a
1 ìm-

(a) Se Idi 36-6 circa moderni di danari dodeci farebbero in o?n,i il


prezzo delli loidi^nattroj computando la lira a L- 9-1-3 moderne Vtn.
PARTE PRIMA.' 91
r uh pretti a Venetia. E fe zurare tutti i boni Cittadini e Sol-
dadi in le mane de tre ibi noli che l'havia naturali credendo
lattarli Signori de Verona , e de Vicenza .
L'anno 1356 ci Sij. Mifler Can Grando antedi&o fi mandè
a Venezia 200000 Dacati d'oro (a) a nome del Fregnan Te
baldo, e Guielmo Ibi Moli naturali, e che mai non fotìe dati a
nefsun fe non alli preditti foi fìgioli.
L'anno 1357 el prefaòìo Signor Can Grando da la Schala adi
17 de Mazo andò a Venezia, e lì cum la Signoria afermò i pat
ti foi de i -ditti denari che lo havia mandati per nome de i di-
eli foi fìgioli, & in quella volta fe zurare tutti i foldati in le
mane de di òli foi fìgioli .
L'anno foprafcripto Mifler Bernabò Vifconte Signor de Mi-
lan occultamente per uno tradado fa&o'con uno di Alberi), e
di Torelli da Mantoa mandò Mifler Valerian di Tranceli da
Lucha per fuo Capitanio fopra Pò, e fi intrò in lo feragio de
Maatoa, e in Borgo Forto & havo el Ponte che palla Pò, e
havo la Rocchetra de là da Pò, e fi la prefe per nome del Si
gnor Miiser Bernabò foprafcripto , e per quella cazon Mifler
Guido, e Mifler Feltrin da Gonzaga Signori de Maatoa per de
ietto e lineftro de zente , e de denari che non havia da poder-
fe defendere fi dà e vendè al Signor Mifler Can Grando pre
dico quelli Cartelli zoo, el Cartellalo, Canedo, e Pifbrto * del • pQ
dirtretto Mantoan , per prezio de 30000 ducati d'oro(b) i quali Belfon
el ghe dede e numerò manualmente, fi che per quella cazon Mil
ler Bernabò fi fe pafe con i diti Signori de Mantoa, e fi ghe
rertituè tutto quello che l' havia tolto e pigia , e per conferma-
tion de bona pafe el dè Madona Catalina Tua neza per dona a
Mifler Ugolin fìgiolo de Mifler Guido da Gonzaga.
L' anno 1350 adi Sabato 14 de Dexembro el Signor Mifler
Can Grando da la Schala panando da predò San&a Femia (c)
appreflb la riva de l'Adele fò morto da Can Signoro da la Scha
la fuo fradello , el quale fubito andò a Montagnana fui terren
M 2 de

(a) Cioè il valore di duecento diecimila novecento e dieci Zeofehiiri


moderni di Venezia.
(b) N moderno valore di 31636 Zecchini Veneti circa .
(c) Dicefì , che il fito ove Cu alTalito e morto fia in quell' angolo per
cui dalla Cbiefa di & Eufemia fi va all'edificio- dell» Sega, ed «quel
luogo appunto , ove fopra il canto della corriceli» da mitre circondata,
di ragione de' Padri Agoftiniani , .fi veggono quei due A&gioli Jntagliay
in pietra , che (tanno in atto di pregare con le ginochi» piegate a ter
ra, e con le mnaigiuute .
9z CRONICA DI VERONA
de Padoa c li ftete una notte , e poi andò a Padoa , e 11 fò ace-
ptado magnificamente da Miflèr Francefco da Carara Signor de
Padoa . E adi 17 del di&o mefe con la zente del Signor de
Padoa venne a Verona e intrò dentro , e fu la Piaza appretto
al Capitello el diélo Can Signoro da la Schala, e Mifler Polo
Albuin fradelli fò elefti Signori , e facìi de Verona , e de Vi
cenza .
Lib. IX. Non descrìvendo il Zagata , ma folo accennando la morte di Can
Cap. LIX. Grande , giacché Matteo Villani narra il fatto diflefamente come av
venne, riferiremo quel tanto eh' egli ne lafciò regiftrato . Dice egli
adunque, " che Meffèr Cane della gefta di quelli della Scala Signe-
" ri di Verona , per morbidezze di nuova fortuna era divenuto diffo-
" luto , e crudele ; e per tanto in odio de fuot cittadini grande , fanzl
,l amore de' fuoi cortegiani , eziandio de* fuoi conforti , e parenti . E
" fendo per andare in quefli tempi nella Magna a' Marchefi di Bran-
*4 dimborgo , eh' erano fuoi cognati ; e avendo i fuoi fratelli corna-*
" li , Meffer Cane Signore , e Polo Albuino , fecottdo il teflamento di
" Meffer Maflino , erano con lui conforti nella Signoria, e non
" prendendo di nimo di loro confidanza , ma piuttoflo fofpetto , fe-
gretamente fe giurare i faldati nelle mani di un ' fuo figliuolo ha-
u fiordo. Come qneflo fentirono i fratelli, forte P ebbono a male ; e
** prefonne fdegno. Meffer Cane Signore ne fece parlare, dicendo al
" Gran Cane, che tanta feonfidanza non dovea moftrare ne1 fratei-
'* // . Le parole , quanto che affai foffono amorevoli , furono gravi e
" fofpettofe al Tiranno; e con parole di minacce [paventò e hnpatt-
" ri il fratello { tuttoché per avventura non fojfe nel? animo fuo
" quanto le minacce dicevano . Il Giovane pensò , che affai era lieve
u al fratello a fare quanto dieta in parole; perche conofeea, che
" molta crudeltà regnava nelF animo fuo; e che per tanto poco al
' M Signore arebbe riguardato. Onde un Sabbato, addi XIV di Dicem-
u bre detto anno , effende cavalcato Gran Cane per la terra con pic-
" cola compagnia , e Cane Signore accompagnato di dm feudieri , di
" cui tutto fi confidava , fe n andò alla ftalla del Signore , e- tolfe
** tre corfieri i più eletti , e i migliori vi trovò .- e montativi tutti e
u tre a cavallo colf armi celate fi moffe per la terra o piccoli pajfi-,
«« cercando del Gran Cane ; e come lo feontrareno , il Gran Cane d»f-
" fe al fratello , eh' t' non facea bene a cavalcare i fuoi corfieri .-
u e Cane Signore rifpofe . Voi fate ben fi che voi non volete , eh' io
" cavalchi niuno buono cavallo? E tratto fuori uno flocco eh' avea
M a lato , accortamente gli fi ficcò addoffo , e con effo il pafsò dall'
J< nn lato all' altro : e menatogli un' altro colpo in fui capo , l' ab
PARTE PRIMA, 9i
" batte del cavallo, e per ttma di non effere fopprefo , prefe la fu-
" ga ; avanzando in forma il cammino , che in Padova giunfe la
" fera . Effindo come da parte del Signore ricevuto, gli manifefli
" quello ch'avea fatto al fratello, e le ragioni che mojfo l'avieno.
" II Signore moftrò, per la [piacevolezza del cafo , ne fembianù do-
" glienza , [anza affolvere il fatto , o condannare . Confortato il gio-
" vane , che a lui era fuggito , con fperanza che la cofa , che prò»
**• ceduta era da [degno , arrebbe buono fine . In quefta miferabile
" fortuna di tanto Signore non fi trovò chi traefse ferro fuori , nè
" chi perfeguìtaffe il fratello . E . quelli eh' erano con lui , tremando
" di [e, ciafcuno, per immaginazione , che sì alta cofa ejfore no»
" poteffe fanza ordine , fi fuggirono di prefente , e lafciarono in ter-
" ra il loro Signore a morte fedito.
" Sentito che fu per Verona il cafo finiftro di loro Signore non
" fi trovò nella terra perfona , che fi levaffe di cuore ; tanto era
" odiato e mal voluto . E dopo alquanto fpazjo di tempo fu ricolto
" di terra , fanza avere cenofcimento niuno , e fpirito poco ,* ficchi
" appena levato del luogo pafsò , e lafciò la Tirannia e la vita .
" V efequìe per l'onore del titolo che teneva e della cafa, gli furo*
." no fatte magnifiche, e piìt liete in vifia , che dolorofe: perocché
" tifo e pianto , .e le altre forti pajfioni del? animo colf altro con-
" trario male fi poffono coprire. Il popolo vile e coflumato in fcr~
" vagg'° > trovandofi in fua libertà, perocché non vera capo di Si-
" gnoria , fo non per Polo Albuino , eh' era un piciolo garzone fan-
" Za configlio e fanza gente d'arme, perocché erano tutti in fervi-
** gio di Meffer Bernabò nell'Offe a Bologna, nè altro caldo o fa*
" vore ; non feppono ufare la libertà , e la franchigia , che loro a-
" vea non penfatamente renduto fortuna . Raunati infume i fratelli
" di Gran Cane nel parlamento , in fegno di Signoria, dicrono la
" bacchetta a Polo Albuino, ricevendo per fe e per lo fratello ; e di
" prefente citarono Ambafciadori , e mandarongli a Padova a Cane
" Signore.: invitandolo che veniffe a prendere la cura della fua cit-
" tà di Verona . Il quale accompagnato da dugento Cavalieri del Si-
gnore di Padova, fi partì; e giunto in Verona , coti grande le-
** tizja e onore fu ricevuto : facendoglifi incontro alla porta il fra-
u tello ,* * ivi gli diede la bacchetta , e lo rinveftì della Signoria
** chy avea ricevuta per lui . E così per dimoflranza di fede , rima-
" fono amendue nella Signoria, e la città fi posò fanza novità nhu
" na in buona pace.
L'anno el Signor Miffer Can Signoro da la Schala del
jnefe de Mazo dè Madona Vcrda fua forella a lo Uluftriflìmo ,T .
Verde
Mar- dalla sca
?4 CRONICA DI VERONA
Ì*N°g,i* Marchefe Nicolò da Eft Signor de Ferrara, e de Modena. E
da E(le SU *n 4UC^° anno c^ presto Can Signor , & Mifièr Francesco da
gnore di Carara Signor de Padoa , 8c el Marchefo predito de Ferrara , e
«errar*. Mifièr Guido Carden ale de Spagna Legato in Bologna de la Mar
ella, e de la Romagna per Sanfta Cnieiia, e Mifièr Feltrin da
Gonzaga Signor de Mantoa , tutti quefti feno Liga inficine e bo
na fraternità a morte e deftrution di Mifièr Bernabò Vifconte
da Milan Signore de Pavia , Parma , Breflà , Cremona , Bergamo,
e Lodi . Et in quello anno la dita Liga fe gran guerra al dito
Mifièr Bernabò, e a le fue terre» El Signor Miller Can Signor
da la Schala fi fe fuo Capitanio Mifièr Jacomo de i Cavalli da
Verona , e cavalcbò el dito Mifièr Jacomo con tutta la Compa
gnia in Rivera a Padengo, & havela fubito, e Pontevigo, Pu-
"zolengo , & Gavardo , Gragnan e molti altri Caftelli de Brefia-
na* ma perche el non era Den in accordo con la dita Liga, el
Srefato Can Signor fe accordò e fe bona paxe cum el prefato
liffèr Bernabò , e fi ghe arrendè tutto quello che el ghe havea
Alquanti tolto, e fubito Mifièr Bernabò el fece butar e ruinar i diti Ca-
Carft*1,i ftelli fin in fu le fondamenta per memoria perpetuale del predi-
fa «i dal ^° Signor Mifièr Can Signor da la Schala Signor de Verona (a) .
Vifconte L' anno i^6z el fò una sì grande Peftilentia in Verona che
demolire- èl morì dei cinque i tri, che apena ghe romafe nifun, e quelli
Pocni c^e roma'e fi era fuzidi fora e andati a Venezia % e al»
rona. *~ tro dove non era Peftilenia (b) .
L' anno fopraferipto adi 12 de Novembro Mifièr Ugolin da
Gonzaga Signor de Mantoa fò morto in la fua Camera per
man de Mifièr Ludovigo , e Mifièr Francefco foi fradelli, i
quali fi fe fè Signori de Mantoa fenza atguna contradition ►
L' anno 1363 adi 5 de Zugno el Signor Mifièr Can Signor
Agneftffi-da la Schala fi tolfe e fpoxò Madona Gnexe fua Mogier ngio-
gliuola ]a Duca de Durazo de Pugia , e fò fato gran fefta a Ve-
j' 'rjuraz- rona » e Corte b^ndia per quindefe zorni , a la quale fefta ghe
20 moglie
di Can Si- '
gnono. ^ jj Vifconte, vergendo non poter refiltere a si gagliarda renipe-
fla , fece che la moglie fcrivefle al fratello lettere piene d'umiltà, qua
li fortirono anche l'effetto. Imperciocché lo Scaligero ordine* al Cavai*
li di proceder lentamente; di che accortili gli AUati fciolfero l'efer-
cito •
(b) Quella Epidemia fu introdotta nella città da' Mercatanti Veronefi ,
che a-vetn fatto venire certe mero dalla Puglia ove allora graffava tal
naie ; e fecondo che altri fcrivono , andò il rnaJe di ntaniera. aumen
tando, ebr finalmente morivano dugento perfone al giorno j onde i
cittadini e terrazzani la città abbaudoiurono.
PARTE PRIMA. p$
fò ci Marchefo de Ferrara, e la Marchiana , e Madori a Rai-
ria * da la Schala dona di Miflér Bernabò Vifconte Signor de •Mar» he-
Milan con una nobile compagnia, e magnifica de belle donc, rit* fopra-
Milanefe, e- fi ghe fò Miffer Francefco da Gonzaga Signor de gJV"*"
Mantoa e moiri altri Zentilhomini , e affai Ambafiadori de Lom- jtiu Sc«-
bardia, el quale Can Signoro naffete de Tanno 1340. la moglie
U anno 1364 el prerato Signor Miffer Can Signoro fè edi- Ai Berna-
ficare el Brolo e revolti, e Paìazì e Camere e altri hornamen- bo »'*"c*'
ti come Ila al preferite in li foi Palati de Corte. Palazzo
L'anno 1365 el Signor Miffer Can Signor da la Schala fen- ed Orti '
A adi il de Zenaro uno traòìado che fixea fatto e ordinato <,0.v« °,r*
fecretamente centra lui e fuo ftado, fè pigiar e deftegnire Mif- /i^lSr"
fer Polo Albuin fuo fradcllo, e fil fè mettere in prefon in lo Capitani»
Cartello de Pefchera, e li ghe fè ragia r la teda (a) c a molti de. edificati
quelli che era in k> tra&ado , tra quali ne fò Frà Domenego daCanSi-
Prior in Sanaa Aneftafia de Verona de l' Ordene de Predica-. IJjJJA|.
tori, Iccrado Segramofo, Miner Bertolamè da Pitan, Alvife de boino<bù
Morando, Bonomo Daiardo , Alberto da Micolli, Bernardin Raf- la Scala, e
fa, Michelo Sichadinari , tutti quelli fono decollati in la Re- diverti
na adi Sabato ^5 de Zenaro, che fò el di de la Converfion de ~n£j."""
San Polo, e molti ne lò raetudi ia prefon. decapit'a-
L'anno 1366 el prefeto Signor de i diti prefoneri che l'ha- redaCan
via fatto metter in prefon el ne fè appiccicare a la Tomba que- Signorio .
fti zoè , Zuan Piero da la Sosia , Zuan Graffo figiolo de Mif
fer Nicolò Spenfador, Cuchetto de Adamo da Legnago, Canti
de Corain , Frà Felippò de Accordin, li altri che romafe in
prefon ghe fletè ìnfua a la morte del dito Signor, che fò adi
zobia 17 de Otoro 1375 alla quinta hora de notte. I quali pre
foneri fubiro manca di vita fò lafiàdi de prefon, e certi ne fò
confinadi via de volontà del dito Signor , perche ordenè cosi
quando el morì .
L'anno foprafcripto adi 12 de Fevraro Miffer Nepoldo*Du> -, L'J/'
xo d'Aftrolich venne a Verona con cinquecento Cavalli, e fò * '
magnificamente acceptado in Verona, e poi el dì feguente ca-
valchò verfo Milan , e andè a fpqfar una figiola di MùTer Ber
nabò Vifconte Signor de Milan .
L'anno foprafcripto -adi 8 de Marzo el dito Duxo tornò da
Milan

(a) N<n fubii«> li fece decapitare, ma folo alcuni giorni prima eh'
e«li neri (Se , etnie rifeTifc* lo ftc/fo Zanata più innanzi . Bensì fece
decapitare diverrfi de' congiura i nell' Anfiteatro—
96 CRONICA DI VERONA
Milan e venne a Verona e andè a cafa fua, da poi che l'ha*
vo fpofado la dita dona , e foghe fatto de gran doni e fatto de
gran fette in Milan.
L' anno foprafcripto adi 14 Zugno Miflèr Redolfo Duxo de
Stròlich, fradello del Duxo Nepoldo venne a Verona con 300
Cavalli e ftete due zorni , e foghe fatto grande honore in Ve
rona , e Miflèr Ambroxio fìgiolo del Signor Miffer Bernabò Vit
conte , e Miflèr Feltrin da Gonzaga Signor de Mantoa e de
Rezo venne a Verona e fi accompagnò el dito Duxo honorevol-
niente a Milan , e lì ghe fò fatto un grande e magnifico] honore.
L' anno foprafcripto adi Dominica 20 de Luio el prefatto
Miffer Redolfo morì in Milan de morte naturale, e fò porta
el fuo corpo a Verona, e fò fepelido in la Giexia de San Pie-
grò Archivolto appretto el Domo de Verona, & el Signor Mif-.
fer Can Signoro li fe far grando honore e magnifiche exequie
con cavalli coverti de bruna , e baotiere e altre belle cofe, e
poi adi 5 de Avofto el fò portado in Alemagna.
L' anno foprafcripto adi %6 de Luio Aldrìghetto fìgiolo de
Miflèr Federigo da Caftelbarcho , el qual era andado a Milan
con el dito Duxo , morì a fua morte naturale in Milan , e fò
fatto Cavalero inanzi che el moriffè, e fò fepelido in Milan •
Aleflan- L'anno 1307 Miflèr Piero Re de Cipro fé grande exercito de
«uPietro* arma^a e ^e nave c 8a^e » e an<^e con 8ran Knte ultramare , e
Re di Ci- f1 'ntro i° Alexandria, e fi la mettè a faccoman: e adi 13 de
I>ro. Otoro el dito Re lènti che el Soldan ghe vegnia adoflb con
§rande exercito de Saracini, fi che el fe partì per tema e con-
uffè fego cercha 1000 perfone da tagia dei più richi de Ale»
xandria , e fi li conduflò a Simiaxo a cafa foa , e lì fletè due dì,
e poi venne con la foa zente fani e falvi a bon porto (a).
L' anno 136*8 adi Marti 3 de Marzo el Signor Zuane dito
l'Infante Rè de Maioricha, el Marito de la Regina Zuana de
Napoli venne a Verona , e fò molto magnificamente acceptado
dal dito Signor da la Schala, e adi 6 del dicìo mefc fc partì
e andò a Milan con cento cavalli.
Acqua L'anno foprafcripto el fò conduto la Fontana del Borgo de
iella fon- San Zorzo per i cannali de Piombo fu la Piaza de Verona, e
[a "lazza* COS* *a Broli ^e Signori, e così in molti loghi de la terra in
ricondot- ca** de Cittadini che volia far la fpefa .
u in Ve- L fi-
ioni.
(a) Il Re era in lega co' Vinizuni , come nferifee il Si bellico , e
l'efpugnazione della città fegul il giorno X d'Ottobre, oudtnonpiù
ebe 3 giorni in quella riruafe .
PARTE PRIMA/ 07
V acqua nella città era in qui tempi , a coloro che abitavano lun
gi dal fiume , fcarfiffima , e pochi posgi ancora effendovi , lo Scali
gero fece condurla da una fontana di Avefa , luogo due miglia dal
la città diftante , e introdurla in città per la porta di San Giorgio^
indi nel giardino dell' Abbate di San Giorgio , nel -qual Monajler»
edificò una Ciflerna , nella quale P acqua fi avejfe a mondificare ,
facendo un cannone -di piombo che ricevea l' acqua da detta Ciflerna,
e la conducea fino alla Piovra del Mercato , volgarmente la Piazza
delle Erbe , appoggiandolo efteriormente [opra il Ponte della Pietra ,
come fino a dì r.oflri s'è veduto, ma ora di terra catta e fonerrata
centro dd Ponte fteffo . Quefia Fontana che fu eretta da Pipino Re d"
Italia nel?anno della falute Nofira DCCCI, nel pio fu da Berenga
rio , ferrdo in molti luoghi ruinata , fatta riflaurare infieme ceWAcque
dotto , ponendo fiotto la Jlatua della fontana medefima , rapprefintante
Verona , otto figure in baffo rilievo di fini/fimo marmo., dalla bocca-
delie quali ufciva l'acqua ,* quattro di effe erano coronate ed avea-
tto nelle loro corone la feguente iferitone: VER.US ANTONIUS
PIUS IMPERATOR , REX ALBOINUS LONGOBARDO-
RUM : VER. VERONA. BERENGARIUS IMPERATOR
MARMOREA V.ROMA. Mofcardo crede che vi ponefeVert An
tonio Pio , tenendolo per l'edificatore , 0 riflauratore di Verona , penfan-
do ch'egli difcendejfe dalla famiglia Vera, come era creduto in que' tempi.
Alboino come primo Re de'Longobardi , da' quali egli pur difeendea .
^Marmorea Verona V. Roma dagli edifici di marmi, con i quali fu
fempre ornata, e che in certo modo è fiata un' altra Roma . Ora fcrivendo
il Zagata aver lo Scaligero fatto condur l'acqua in Verona, devefi in
tendere che minato l'antico Acquedotto, lo faceffe di nuovo rifare . Ilpie-
Jejlallo con dette otto iefie fu l'anno feorfo 1743 quindi levato e meffo
infieme con le tefle medefime nel Mufeo Lapidario , che ora va erigen
do FAcademia Filarmonica , ed in vece ripoflovi l'altro di forma riton
da come ora fi vede . Li cannoni , per i quali feorreva l'acqua, e ch'e
rano di piombo, conte fi è detto, fono flati levati e rinovati di terra cotta .
L' anno 1374 el Signor Miflèr Can Signor da la Schala fè
far el Ponte da le Nave de preda come lè , e così fè fare i
Granari, e le Caneve del megio che è appretto la porta de la
Brà in fina a la Torre de la Pagia (a).
N L' anno
(a) Della torre della Faglia, eh' era rimpetto alla Chiefa del Croci Affo ,
fituata nella riva del fiume , ora non ne appajono veftigia . Li Granari e
Caneve del Miglio, fervano prefen temente ad ufo di Quartieri , di Ofpi-
tale , e di Cafa dove fi conferva la muniiione da bocca e da guerra per le
mi tizie , principiando dov' era la memorata Torre della Paglia fin*
al'i Portoni detti della Bri.
p8 CRONICA DI VERONA
L' anno 1375 adi Zobia 17 de Otoro a 5 hore de notte el
dito Signor morì a fua morte naturale. E quando vettè che noi
podea Icampare^ el fè tagiare in pezze Mifler Polo Albuin fuo
fradello che era in prefon a Pefchera in la Roccha , e quello
fò tre dì inanzi che lui moriffè , e quello fò perche i figlioli
zoè Mifler Bortolamè, e Mifler Antonio lo figioli naturali ro-
magniffè Signori de Verona, e de Vicenza, e sì ordenè che fof-
fe laflàdi de prefon tutti quelli che «ra ftadi al traéìado de Mif
ler Polo Albuin.
L'anno foprafcripto adi 14 de Otoro inanzi che'l morifle el
Signor Mifler Can Signor foprafcripto fe fè Signori de Verona
Partolo-e de Vicenza i diti Mifler Bartholamè, e Mifler Antonio foi
■vico, ed figioli, e fi volfe che a voxe de populo i fofle cridà, e fatti e
Signori °di confermat* Signori Generali fu fa Piaza de Verona, e così fò
Verona, fatto a voxe de Populo.

Fine della Cronica di Verona Scrìtta da


Tier Z,agata.

SUP-
SUPPLEMENTO

ALLA CRONICA

D I

PIETRO ZAGATA

RACCOLTO
DA GIAMBATTISTA

B I A N C O L I N I.
tot

SUPPLEMENTO *

Inito eh' ebbe Càn Signorie di vivere , e


rimarli nel poflèffo della Signoria di Ve
rona Bartolomeo ed Antonio fuoi figliuoli,
fotto di quelli un ottimo governamene i
Veronefi di godere fi promettevano. Ma
entrato l'anno 1370 , e fendo effi dalle
armi di Bernabò Visconte moleftati , di
cono cha Antonio ancor giovanetto die
de indicio dell'animo fuo inumano e cru
dele . Concioffiachè eflendogli fiato da alcuni maligni- riferto ,
che Pie tro dalla Scala , Vefcovo di Verona in quel tempo , mac-
chinaflè di tradir la città al Vifconte , lo faceflè di fubito tru
cidare; Altri però il contrario ne riferiscono, e tra quelli l'Ab
bate Ferdinando Ughellio aflèrifee, che quello Vefcovo regge
va la Ghiefa di Verona quando la città- venne fotto la Si
gnoria di Giangaleazzo Vifconte , dal quale ne fofle rimoflò»
nell'anno 1388 e ereato Vefcovo della Ghiefa di Lodi; ma.
quindi pure efigliato marine in Mantova nel 13P3.. Oltre
quell' aflertiva di Ughellio vi fono anche gli atti che del Vef
covo Pietro fino nell'anno 1388 rogati furono, e che efifiono-
tuttavia- Senza che, il Breve di Urbano VI Pontefice, che nell*
Archivio del Vener. Monaftero di San Spirito di quella città
originale confervafi, e del quale copia ne abbiamo pur noi in
fine di quello Volume registrata , metterà in chiaro la verità , e.
ceflerà in confeguenza la fama falfamente fparfafi del facrilegio.
ad Antonio malamente imputato. Egli è ben vero, come tut
ti accordano , che quello Principe giunto all' età di anni 20,.
ed al fommo dell'ambizione, incominciò fecofieflò a divifare co
me poteflè levarli. 'il fratello dinanzi, e folo nella Signoria ri
manere. Per lo che, conferito con alcuni fcelerati quello- fuo
penfaraento , fece il fratello memre dormiva ammazzare, ed in
ficine
ioi CRONICA DI VERONA
fieme con elfo Galvano da Fogliana fuo. favorito. Indi per co-
Bartolo- prire il misfatto , la notte medefima, che fu là duodecima del
"nato^*'" mc^e ^ ^*u8^° dé^'anno , fece poetare i cadaveri di quegl'
Aiuonio*. mfe^c*» eoa una fpada nel petto d'entrambi conficcata., fopra la
corriceli», della Chiefa di S.. Cecilia accanto alla porta, di An
tonio Nogarola , acciò la morte del fratello e del compagno
fotte creduto eflere avvenuta per aver cfli tentato difonoraie la
figliuola del Nogarola fuddetto, ficcome colei che da Bartolo
meo era corteggiata e con parzialità favorita . E. per mag-
S pineta, giormente il fratricidio occultare, fece pigliare Spineta e Leo-
Maiafpi- nartj0 fratelli, Chiarie, e Giacomo de'Malafpini , facendoli nel
Cartel Vecchio imprigionare, a Spineta,come amatore della giova
ne, peraver
gelofia l'omicidio principalmente
abbaftanza ,imputando. Nè paren
dogli colorito il delitto fece Invaligiare la ca-
fa del Nogarola , che ora è pofleduta dal N. H. Sig. N. Gritti
Patrizio Veneto , ed è quella in cui abita la Famiglia Merlo
dalle Donne, contigua all'altra del Parroco di S. Cecilia, du
rando tuttavia in alcune ftanze della medefiraa cafa lo (lemma
Scaligero, dipintovi, o per commiffione d'Antonio, dal quale fu
infieme cogli altri beni del Nogarola al fifeo applicata : o pu
re pel maritaggio di Caterina figliuola di Alberto dalla Scala
con Bailardin Nogarola , ri malia vedova di Nicolò da Foglia
na; la quale velli pofeia 1' abito delle Umiliate in S.. France
sco di Cittadella . Il che , comunque avvenuto fia , chiaro di
Antonio mo^r* eflere quella la cala che noi indichiamo . Il Nogarola,
Nogarola. per fottrarfi alle violenze di Antonio , come reo di tal colpa,
di Verona aflentoffi . Antonio però febbene della feiagura del
fratello grandemente corrucciato , e contro de' fuppofti uccifo-
ri implacabilmente fdegnato moftravafl* non per tanto non vi
era nè fra i cittadini, nè fra i più vili del volgo eziandio, chi al
le di lui finte apparenze alcuna fede predane, che anzi, la cit-
Gugliel- tà tutta cotale empietà deteftando, Guglielmo Bevilacqua, e
sa* Bevi- Tommafo Pellegrini, alla prudenza de' quali. erano flati Bartolo-
Tommàfò mco e^ ^ntoni° ^a Can Signorio per teftamento raccomandà-
Pellcrini 11 > veggendo maffimamente eflere nuovi e malvagi uomini da
tuttoride' Antonio innalzati, fi ritraflero dalla Corte. Ma il Bevilacqua
figliuoli intrepido per natura, fattoli, ad ammonirlo , e a rimoflrargli
«UCanSi- chieda eflere la via- per mandare la famiglia in ruina, n'ebbe in
*u " ricompenfa l' efiglio. Imperciocché fu dal Tiranno cacciato del
la città, e de' fuoi beni l'pogliato : onde fu coftretto rifiiggirfi
a Giangaleazzo Vifeontc Duca di Milano: la qual cofa fu poi
cagione
PARTE PRIMA. 103
cagione della mina d' Antonio , come a fuo luogo vedremo . Onde av-
Ma lo Scaligero lieto d'avere a fine 1' empio difegno recato , '*
volfe l'animo Aio ad ammogliarfì, e però [fpirato l'anno del Antonio'
lutto e del pianto, non già del Tiranno, il quale anzi ne fen- dalla Sca-
tiva allearezza, ma della città tutta) prefe per moglie Sama- "*•
ritana fioliuola di Guido da Polenta Signore di Cervia e Ra- „ Antonio
o i /■* » • /* prende tu
venna : donna quanto avvenente, altrettanto luperba e vanii- coglie Sa.
fima , ai contenti della quale Antonio per foddisfare rilevami!*- inàritana
fime fumme impiegate avendo, fi riduife ad impoverire. L'an- da Polen
no dunque 1382 fu quefta Signora il giorno ventefimo quinto **•
di Luglio condotta in Verona, ove furono i fponfali con gran
de magnificenza celebrati, febbene poca Nobiltà v'intervenne,
al riferire del Saraina. Ora fino ali anno 1383 pattarono le co
le ad Antonio quietiffime, ma entrato il 1384 fu coftretto rì-
fentirfi contra Francefchino da Caldonazzo Barone Trentino ,
il quale Signore effendo di diverfe cartella nella Valle Sugarla,
ebbe ardimento d'impadronirfi di due Villaggi foggetti alla Si
gnoria dello Scaligero. Ma quella baldanza di Francefchino ri
tornò in fua ruina; Imperocché Antonio fpedite alcune milizie Francef-
nella Valle Sugana fece incendiare tutto l'avere del Trentino, di cnin°da
maniera che gli convenne ridurli in Trivigi fotto la protezio- JjJ^"
ne del Carrara che n' era Signore . Antonio intanto favorendo minato
i Furlani contro Filippo cf Alanlone Cardinale Patriarca d' A- dallo Sea-
quileja, eh' era dal Carrara alMito, mandò nel mefe d'Otto- Iiglro. 1
bre 1385 Benedetto da Marchefena a Maroftica per infofpetti- (j'Al«n"!P*
re il Carrara ed obbligarlo a richiamare le milizie in ajuto del font Pa-
Patriarca fpedite. Il Signore di Padova ciò udendo mandò to- triarcad'
flamente Arcoano Buzzaccarino fuo Cognato con molti folda- Aquile/a .
ti alle fortezze di Cittadella e di Badano, con ordine di afta-
lire la mafnada Scaligera , fe però nemica fi d imoft ralle ; ma
non chiedendo i Capitani di Antonio che il patto per ìrfene
n Friuli, e '1 Carrara loro negandolo, vennero quelli due Prin
cipi a manifefta rottura . Lo Scaligero per vendicarti , e '1
Carrara per difenderli, armaronfi ambedue alla gagliarda. Ma
Antonio entrato l'anno 1386, e mandato a sfidare il Carrara Lo Scali
a combatter lèco a fingolar battaglia, fu da quello non folo ri-Kerosfid,t
cufato, ma uè anche volle che luo figliuolo feco combatteffe, j e[j"r*
com'egli defiderava* dicendo non. convenirfi a chi era nobile ed
altamente nato entrare in duello con un baftardo. F- Tu vera
mente impertinente quefta sfida di Antonio , effendo maffima-
mente il Carrara ormai si vecchio , che arrebbe potuto effere
fuo
ao4 CRONICA t>I VERONA
fuo padre. Ora -ributtato cosi lo Scaligero, non fi rimate egji
per tanto dì continuare la guerra , anzi fpedì torto le fue gen
ti comandate da Cortefia Serego Vicentino, al quale avea da-
• Lucia Hai- to iti moglie Luciani lui forella. Coltili venuto alle mani con
^o^"e'adi Giovanni Dazzo Capitano del Carrarefe in una villa del P*-
■Corcefia dovano detta le Brentefle il giorno 25 di Giugno , non fola
Serego, il vi ritnafe fuperato , ma prigioniero ancora inlienae con molti
eguale è perforraggi di rango; de' fuoi foldati ne perirono 510, ne fu-
da?Da«orono P 43°° con I4° carrette, 72 Padiglioni , 6305 ca-
alle Bren-"^^» e 120 rneretrici ch'erano nelPelercko Scaligero. Ma per-
telJe. -che frecome a portare le trifte novelle ogni uomo è pigro e
tardo, così quelle, che fono credute felici , vengono con piè
fnello reccate : perciò della prima zuffa , in cui fu vittoriofo il
Serego, volarono ad Antonio, ch'era in Vicenza, i meiTi, in
oltre avvifandolo che 1' efercito a bandiere (piegate giva ad oc
cupare là città -di Padova : lieto olttemodo lo Scaligero per ta
li novèlle , fi avviò incontanente, da foli 100 cavalli accompa
gnato, fui Padovano. Ma incontratoli in un fervidore del Se
rego, ed intefo come la facenda era ita, rimale fopramodo for-
prefo ed attonito j E mentre ftavafì così irrefoluto, fu certificato
da un altro, che fopraggiunfc, della verità, onde tofto indietro
volgendoft , e come fuggendo co' fuoi in Verona ricoverofli . Per
venute quefte nuove a notizia di Giangaleazzo Vifconte Duca
Direzioni di Milano, fpedì fuoi Ambafciadori allo Scaligero a condoler
ai Vif- fi fe\ danno fofferto , ed al Carrara firailmente ralLegrandofi
verfo del- della vittoria da effò fopra dell' anni Scaligere riportata , ricer
co.Scalige- candolo infìeme ad entrar feco in lega a' darmi di Antonio .
ro, e del Ma il Carrara con buone parole da le gli Oratori del Vifcon-
h Carrara te ''cen;"at* » "randò fubito Ambafciadori al Signor di Vero-
Principe na » ^a Pace °ffèrendogli. Ma lo Scaligero quella con arrogan-
di avvedi- ti parole rifiutata, il Carrara profeguì le oftilità, e col mez-
meiito co- zo del Dazzo fuo Capitano acquiftò la Baftìa di Revolone, e
la Torre di Longàredo nel Vicentino , la quale poco dappoi
^n°e " fa ricuperata ààl Conte di Lezzo , che ultimamente era fiato
dallo Scaligero condótto al fuo foldo : avendo anche fatto fuo
Polenta4* General Capitano Oftafio da Polenta fuo Cognato. Il Carrara
Ca-pirano dall'altro canto prefe al di lui fervigio Giovanni Hauchcvvod.
di Anto- Inglefe molto efperte Capitano, detto corrottamente Aucuto,
«io. ed Aguto, dandogli il Generalato deflle fue armi, e corvducen-
Giovawii jQ af fuo foldo arK:he Giovanni da Pietramala con mille ca
pirò "valli; onde ebbe in tutto il Carrara quell* volta al fuo (oU
Carrara. do
PARTE PRIMA. l 05
do 8000 cavalli , comprefi quelli che fono la condotta di Fa
cino Cane militavano in Friuli . Ora (limando egli molto il
Conte di Lozzo, tentò privarne Antonio, offerendogli perciò
diecimila Ducati di regalo (a) iè paflàado il Pò con le fue gen- Aftuii*
ti , e quivi fei mefi fi fèrmaflè - Rivelata dal Conte quefta ok dtl Carra-
ferra ad Antonio , « ricercandolo di configlio, li contentò lo"*
Scaligero eh' egli ne profittarle , (rimando , per «fiere ormai vi
cino l'inverno, non avere bifogno per allora di lui altramen- Impru-
te. Ciò non piacque però al Conte, H quale diceva che* quan- den.te di*
do egli li (òffe del Veronefe partito, vi farebbe tofto il nemi- SStoScV.
co venuto, e che però era bene penfarci meglio: ma perfeve- ligero.
rando Antonio nella opinion tua, fu dal Conte ubbidito , -ed a-
viiti dal Carrara i dieci mila Ducati pafsò nel Mantovano . Il
Dazzo allora per ordine del Carrara palsò P Adice a' danni del ji r>,IIW
Veronefe , ed unitofi quefto pofeia all' Aucuto , che pure var- affale il
caio avea il fiume al Caftagnaro , cefiègli prontamente il ba- Veronefe .
(Ione del Generalato , dal quale coi conienfo eK Francefco No
vello figliuolo del Carrara fa dichiarato fuo Luogotenente, c
poi con Tefercito tutti unitamente inverfo-di Verona cavalcarono.
Lo Scaligero veggendo i Padovani alle mura della città avvici
narli, fece che Oftafio Polentano, e Giovanni Ordelaffo fuoiCa- Giovanni
pi r ani con tutte le loro genti andaflero ad incontrarli; Laonde il OrdeiatS».
nemico ritirandofi, e P Adice riparlando, il territorio trafcorfè^fP'"00
«d in più parti danneggiollo . Ma fendofi i Padovani trattenuti^ °to"
per 20 giorni, -ed incominciando a penuriare di pane, furon
necefitati a mangiare i cavalli . Il che non pertanto non potè
a notizia del vecchio Carrara pervenire, fendochè, i mefli nelle
mani delle genti Scaligere capitando , non fu mai pofiìbire che
alcuno in Padova giugneflè , onde Antonio , quefta occafione co
gliendo, pensò di venire fenz'altro col nemico alle mani. E pe
rò chiamati lotto k infegne tutti coloro che nel Veronefe atti
•erano a portar Parmi, andava il nemico infèguendo. Ma P Au
cuto, come fuggendo a Caftelbaldo ritiratoti, deliberò di non ri-
cufar piìi la battaglia ; anzi ordinate le fquadre , fu eflò il
primo ad attaccar la mifchia co' fuoi arcieri; a* quali fo dall' Fatto d»
Ordelaffo fatta buona rifpofta . E perche le genti Scaligere era- aTn>e tra
no fuperiori di numero alle avverfarie , crudelmente fi combat- |7^lcu.t<>
teva; ma PAucuro fpinta una banda d'uomini d'arme e d' ar- ^n""
cieri dietro alle milizie Padovane, e tolte in mezzo le fchiere Scaligero
^
O J-ll>
dell' fr-,
fra Cartel
BalHo e'1
Ca(lagna-
(a) Diecimila cinquecento quarantafei Zecchini d'oro moderni Veneti' ro .
io6 CRONICA DI VERONA
dell' Ordelaffo , del Polenta e del Vifconte, le coiìrinfe ritirarli
alle iofegne, perdendo Francefco Vifconte Io ftcndardo Gene
rale, e reftando prigioni il Polenta e 1' Ordelaffo . Da che il
Conte da Colle , Benedetto Marchefena ed Ugolino dal Ver
me impauriti , dieronfi a fuggire con 800 cavalli verfo Porto a
Legnago; ma, dal Dazzo e da altri Capitani infeguiti, furo-
Brarnra nQ fatti prigioni è condotti all' efercito Padovano . Stava an-
il'idtlfo" cora *a^° con ^ ^uc faHter<* Giovanni da Ifola fattofi forte
1„ "in un prato eminente alla ftrada . Quelli invitato dal giovane
Carrara ad arrenderli , tanto fu lontano da farlo , che anzi gli
' aggreffori con bravura incredibile ricevendo , faceva di grandi
prodezze. Ma fòpraffatto dal numero delle Padovane milizie ,
dopo un orribile fanguinofo conflitto , che fu da principio in
danno gravi/Timo degli avverfarj* fendo il luogo ftretto e pie
no di loldati vivi e morti , il Carrara in modo prevalfe, che
non potendo Giovanni altro fare, lì refe. Quello tu l'efito del
la battaglia feguita il giorno fecondo di Marze 1387 fra Ca
rici Baldo e '1 Caftagnaro con grande perdita dello Scaligero, e
pochiffima del Padovano, fe creder vogliamo al Bonifacio. Sa-
raina dice anch' elfo, che l'efercito d'Antonio rimafe fconfìtto
e sbandato, aflèrendo eflérvi reflati morti fui campo da 2000
Coflerna- foldaji , e prigionieri più che 3000 . Avvilito per quelle per
itone d«L dite il Signore di Verona , ed incominciando a conofeere ciò
lo Scali- guidamente avvenirgli pel fratricidio commeffo e per gli al-
dliTiina*11* Ir' ^u0* m's^aIt' > " ritirò nel Cartel Vecchio , fenza più am
mettere alcuno all'udienza, ma, ivi folo palleggiando, forte fi
rammaricava e per dolore ftruggeafi. Intefa frattanto Gianga-
leazzo Vifconte la fconfitta dello Scaligero efercito, andava fe-
colleflb meditando come fpogliare Antonio di Verona e Vicen
za . Ma o conofcendofi inabile da fe folo a compiere quello
fuo dilegno, o temendo che i vicini Principi ad Antonio ajuto
Il Vifc6- •preftafTero , fi rivolfe a Francefco Gonzaga Marchefe di Manto-
te fi uni- va, ed a Francefco Carrara Signore di Padova, co' quali ven-
fee al G6- negli anche fatto accopiar le fue forze . Con chi afa per tanto in
afcarrar ^av'a ^ mc^e d'Aprile la lega, con quei patti che dal Corio
per AiC-* e dal Bonifacio vengono raccontati , il Vifconte contro dello
flruggere Scaligero preterii cogliendo fi fece a denunziargli la guerra, ira
lo Scali- Idioma Latino una lettera fcrivendogli che , in volgar lingua
fiero . recata , era del tenore feguente .

A L
PARTE PRIMA.

AL SIGNORE

ANTONIO SCALIGERO

DI VERONA.

SFIDATORIA.

LA natura, Magnifico Signore , nello fteflb punto dell' Quefla


umana produzione r lebbene fornito abbia 1' Uomo lettera
di per altro meravigliofe grazie ,. efio però s' ha più con le tre
intimamente munito del gradito e mirabile privile- |*8uenti
gio della libertà- alla intolleranza delle ingiurie . E perciò dalCoria
piacque alla natura d'aver gli uomini in cotal modo dota- porte nel-
ti , che di quello beneficio il favore ha trasferito negli Ani- " *"ua So
mali muti eziandio, e di ragione privi, per un certo occul- j^**1 Ml"
to Minto : E ciò , che degno è d' ofTervazione , ha prodotto au° '
negli fteflì muti animali armi , e divede foggie di combat
tere . Quindi è , che ad alcuni ha iniegnato a cozzare colle
corna , ad altri percuoterli colle zampe , ad altri abbatterli
co' morfi , e co denti , ad altri aflalire con alle piantate
nella fronte ( a ) , ad altri ferire co' dardi lanciati da' loro
O 7. cor-

(a) Intende il Rinoceronte, eh' è uu animale quadrupede) grand*


come un Toro r il cui corpo rarfomiglia in figura a quelio del Cin
ghiale , fenonchè egli è molto più grofTo , e più greve. La fua te-
ita è graffa-, involta nella parte di dietro in una maniera di cappuc
cio , «he gli ha fatto" dare da' Portughefì il nome' di Monaco dell»
Indie. La Aia bocca è un poco, fella; il fuo mortacelo è lungo , ed ar
mato Tulle nari di uu corno lungo circa un piede e mezzo, groflb ,
duro, forre , di figura piramidale , colla punta in alto che tende
verfo la fua tefla , di color nero. Porta ancora a mezzo la fchiena un
altro corno lungo come uua mano , fatto in forma fpirale , aguzzo,
della ni ed e f ma durezza « del medefimo colore- dell'altro . Quelle cor
na lo rendono terribile e formidabile a' Bufoli, alle Tigri, ed ezian
dio agli Elefanti, co' quali combatte ben fpeflo j la Aia lingua è ri
coperta d' una pelle così dura, che produce 1' effetto <i' una lima ,
feorticando, e portando via ciò- che lecca. La pelle del Aio corpo è
tutta coperta di fcaglie larghe , grotte, d'una durezza cosi grande,
che non porte no «fiere trapaliate da verun'arm». Sono divile in qua
drelli }
io8 CRONICA DI VERONA
corpi (a), ad altri lacerarli cogli artiglj; e per tacere delle al
tre maniere con che fi aflalgono , certuni da feme non pro
dotti
dreni o bottoni follevati circa una linea fopra la pelle , di color dì
raftagna ; le Aie gambe fono groflè , e fémbrano involte in una ma
niera di flivali fcagliofi ; i fuoi piedi fono grandi. Trovafi queft' ani
male ne' diferti d'Africa, in Alia, a Siam, nella Cina . Mangia eoa
guflo de' rami d'alberi ifpidi da tutte le parti di grotte fpiue j egli è
effai manfueto quando non Te gli fa male ; fe ne addiraeflica ezian
dio qualcuno ; ma è affai da temere quando egli è irritato ed è (la
to meffo in collera ; fradicagli alberi col Aio corno , rompe tuttociò
che incontra; getta a terra un uomo col Aio cavallo fenza molta fa
tica , e fa molti altri limili flrazj. Lecca gli animali , che ha vinti , •
ne leva tutta la carne dall'offa. Nicoli Lemer) .
(a) Accenna l'Iftrice, o Porcofpino , il quale è una fpecie di Ric
cio groffo terreftre,' rotondo come un pallone : la Aia teda è piccio-
fa , ma d' una figura fintile in certo modo a quella d'.un Porco j i
fuor occhi fono piccioli ; la Aia gola è fiorile a quella d' una Lepre ,
guernita di quattro denti lunghi, taglienti, e fìmili a quelli del Ca
noro , due in alto, e due abbaffo ; la Ara lingua è guarnita di fopr*
di molti corpicciuoli ofsofi a guifà di denti ; le Aie orecchie fonofat -
te come quelle dall' Uuomo, e della Scimia , piane intorno alla tetta,
ricoperte di un pelo dilicatifGmo ; i fuoi piedi anteriori rafsomiglia-
no quelli del Tafso, e ciascheduno ha quattro dita; quelli di die
tro ai piedi dell'Orto, eciafeuno ha quattro dita altresì . Il Aio cor
po è ricoperto all' intorno d'una fetola, o pelo grofào , rilucente,
amile a quello del Cinghiale. Quefta fetola è per l'ordinario lunga
tre dita per tutto il corpo , ma Topra il collo ella ha circa un pie
de di lunghezza , e tre volte altrettanto di grofserza che altrove •
Ella forma altresì un pennacchio fui capo all'alterca di circa otto
pollici , e bafsette lunghe quali fèi pollici • Quello pennacchio è il
più delle volte bianco dalla Aia radice fino al merco, e la Aia parte
alta d' un colore bruno di caftagna . Il Aio corpo è ancora guerni-
to d'un* fòrte di lefìne pulite-, rilucenti, formate in fufi , o canno
di penne lunghe come una mano, dure, fatte in punta, pungenti ,
grofse come penne di Cigno, fode , robufte, ora bianche, ora nere,
o di due colori fenza frangia. Efse gli fervono di difefa . Molte di
quefie forti di lefine , che fono le più robufte e le più forti , fono
poco attaccate aria pelle; l'animale le lancia a guifa di freede coa
tra i Cacciatori, fcuotendo la pelle come i Cani nell'ufeire che fan
no dell'acqua , e le lancia con tanta forza , che ferifee ben fpeffo
Cani , e gli Uomini ; le tiene diritte e follevate quando và in Cam
pagna , o quando vede alcuno ; ma le abbaffa , e le appogià fui Aio
corpo quando entra nelle caverne , dove abita per 1' ordinario, e
principalmente nel Verno ; fi nafeonde altresì ne' Cifpuglj . Se ne
trova in Etiopia, in Africa, nell'Indie, in Italia, dirado in Fran
cia. Si nodrifee d'Uva , di melle, di pece, di radici, di pane quan
do gliene vien dato. Beve acqua , equando v' è mefcola to del vino
V inghiotte con avvidità . Va piùttolto di notte che di giorno a cer
eare il Aio nodrimeato , e la lua carne i buona a mangiare . Nicoli
l.*mtrì •
PARTE PRIMA. jop
dotti armò d' altri ripari : dal che ne avviene che abbiano
imparato, maeftra effendo la fletta natura, a metterli in ordi
nanza , e raunare e difporre la folla; giacché la natura ha
piìi ampiamente proveduto V Uomo del modo di difenderli ,
quanto più lo ha di ragione, e di difcernimento. Confederan
do pertanto, Magnifico Signore > con quanto artificio, e con.
quanta Scaltrezza, e con quanto grande trama, a noi, ed allo
Stato noflro infidie ordite avete , da' noflri favori per neflùn
modo convinti , e penfando a' lacci che tefo avete a chi per JmpaH-
altro con fiducia s' incamminava , e come per «oloriti preterii zioni date
coperti avete i torti ftratagemmi de' voftri penfieri ; dalla ra- dal Vif-
gione e dalla prudenza perfuafi , fiamo giuflamente provocati 5^""
ad abbattere quelle macchine sì malvagie colla guerra e coli' c lger0*
armi , affinchè quello che occultamente , e per così dire di {op
piato macchinato avete contro di noi, la delira mano del Si
gnore , facendoci forti e valorofi , a guerra dichiarata lo Scon
tiate . Quali fieno poi quelle cofe che contro di noi credefle
di macchinare, per non fare una marginofa fcrittura, tacendo,
anche con ifeapito della nollra fleflà ragione, la maggior par
te di quelle cofe che avete tramato , alcune folamente fumo
coflrem a dichiarare nel prefente foglio. Tra l'altre cofe noi
non crediamo, che voi cancellato abbiate dall'archivio del vo-
ftro petto quali e quanti trattati formati avete contro lo Sta
to noflro , allorché pendeva 1' attedio della Cittadella di Bre-
feia . Voi fleffo ben fapete quali cofe penfato e tentato avete
alla noflra ruina , e con premj e con feduzioni in quella dit
fatta . Cofiche , per dire con voflra buona pace , non folo i pe
ricoli, a cui fu fottopofla la Cittadella , ma ancora la confu-
fione e torbidezza di Brefcia, e di tutto il Contado contro di
noi fufeitata , il tutto quafi partorito fu da' voftri artifìcj , de*
quali la frode unitamente il popolo tutto in Pefchiera con tan
ti altri confinanti col Brefciano tutto dì a chiara voce l'atte-
flano. Ma noi non così operato abbiamo allora quando la cit- Attuto
tà di Verona, e fuo territorio abbattuto era, e quafi disfatto rimprove-
dalle guerre , e fpefe graviffime : abbiamo adoperata la noflra\
induflria e fapere per la pace voflra e tranquillità dello Sta-J i^°ScaIi- "
to voftro per appacciarvi col fu Signor Bernabò . Perciocché gero •
con quanto noflro fudore, con quante veglie, diligenza, e fa
tica abbiamo riflaurate le già ruinate cofe , come la Città , e
Fortezze del Territorio Veronefe , alla nobiltà voftra ancora
ridire il dovrebbono; che fe ncfiW altra cofa, vi dovrebbono
far
no CRONICA DI VERONA
far conofcère ciò le condizioni della da noi trattata pace; e
l'incarico di rifare le Baftic, e Fortezze,, che .per la voftra lal-
veiza abbiamo intraprefo, dovrebbono m qualche parte, le ave
te punto di fentimento umano, muovere. Ciò pertanto da me
raviglia forprefi non paniamo lotto filenzio, che fummo pron
ti e fenza indugio fare per voi molte altre cofe alla nobiltà
voftra ben note. Accefo effendo in noi un tanto ardore della
noftra amorevolezza, quanto che con più diligenza , ed accu
ratezza vi ha potuto rendere informati il voftro Cortelìa (a)
allora quando per parte voftra venuto era in Piacenza a ritro
varci : ftando noi in attenzione delle fue parole della corril -
pendenza al* noftro lincerò, e puro amore; non avete cenato
punto di rivolgere nell' animo voftro cofe peggiori ; il che il
lùcceffo delle cofe ha fatto pofeia chiaramente vedere . Udite
adunque , quali ricompenfe fatte ci avete per sì gran benefizio -,
imperocché mentre con sì efficaci uffizj l'amorolo noftro cuore-
•stello™* infervorato era per mettere tra yoì e '1 Signor di Padova la
invernato pace, la cui imprefa la nobiltà voftra con ftudiate maniere ha
«lai Vif- impedita. Per sì gran fedeltà , e tanto amorolà affezione con
coaie. tlKti g}i sforzi chiamato avete i Duchi della Baviera a veni
re in Italia con pederofo elercito , fingendo eflTere altrove in
dirizzati : quali poi fieno le cofe da voi in que' tempi mane-
giate cogli fteffi Duchi e '1 Signor Carlo de Vifconti , nell'
interno del voftro petto di fa minate le ; nè qui preferivefte i li.
miti alle vafte voftre idee, ma, ciò che fa orrore a dire, ave
te troppo arditamente chiamati in foccorfo quattro portenti ne
mici noftri per un odio coperto, in danno non leggiero dello
ftato noftro : fe pure fortito averterò il proprio effetto le cole,
che nell'animo ravvolgevate. Ed in aggiunta di sì gravi mali
con crudele trama vi liete ingegnato di macchiare i noftri ma-
trimonj preflò i Principi d'Alemagria : nè qui la li terminò j
ma feordatovi de' benefizi da noi ricevuti , per quanto da voi
fi potè, colle folite maniere voftre ed arti gli avete perfuafi a
calare in Italia armati in guerra.
Le quali cofe ad una -per una raggirafte nell' animo voftro-
per la depreffione di noftra altezza, e difonore del noftro Sta
to . Che più alla fine ? Ci vergogniamo dire di più . Perlo -
chè, o Gran Signore, giuftamente nella mente noftra sì fatte
•ftilità riandando, e ben da vicino fentendo le punture delle:
voftre
PARTE PRIMA. in
voRtc maldicenze, deliberiamo, prima Iddio invocato avendo,
d' intimarvi la guerra non co» occulti pt«tefti mafcherata e
fecreta , come voi, ma manifcfta e giufhfìcata, guida eflendo-
ci la fteflà Giufti*ia ; fperando , fé- fi dee porre qualche fperan-
zm nel Divino Giudi«io, che la verità delle .umane cofe, otti
ma vendicatrice della tracotanza, vi ricorderà in fine quanto con
tro di noi operato avete. Perlochè a norma ed efempio da'
.maggiori , da manifefti nemici disfidiamo ajla battaglia voi, le
Città, e Terre, i Caflelli, e fudditi voflri, e queflo dì 13 del
prefente mefe d' Aprile , così efigendo i demeriti delle tanto da
voi per P innanzi ordite trame , vi fepariamo dalla confueta
pace e confederazione; il quale detonato giorno a quelle no-
ftre lettere a quefto fine noi affiniamo, perchè i voflri fudditi
.intanto abbiano tempo di rimediare alla fua difefa a lor pia
cere e talento.

Data in Pavia il dì %\ Aprile 1387.

GIANGALEAZZO VISCONTE
Co: di Vitti» (a) Vicario Generale dell^Imperiale Otti)
di Milano .

Letto eh' ebbe lo 'Scaligero quella lettera , e conofcendo non


.aver forze baflevoli per difenderfi dal Vifconte -e da' fuoi Alca
li , fece immantenente convocare i Principali de' Veroneli , il
parere de' quali fu che umanamente fi rifpondeflè ; Perlochè
Antonio diede al Vifconte, umilmente in Latino cotti rifpofta.

ALT
: m - . . rjr. — -, . .. - .

(3) Riferifce il Corio , che Giangaleazzo avendo prefo in moglie


I&bclla forella di Carlo Re di Francia, il Contado di Virtù in do
te ancora averte , e che perciò oltre il titolo di Duca di Milano, eoa
queft' altro titolo di Ca: di Virtù ùmilmente chiamar fi facete.
ut CRONICA DI VERONA

ALT ILLUSTRE, ED ECCELSO SIC SIC

CONTE DI VIRTÙ'

ILluftre ed Eccelfo Padre noftro ragguardevolìffimo . Ab


biamo ricevuto le lettere dell' Eccella Paternità voftra in
più parti diftinte. Alle quali in quelle contenute cofe,
lenza ridire le fteffe parti alla predetta Eccelfa Paternità,
così ci è paruto di in foftanza rifpondere . Giacché comincia
to avete la voftra lettera dicendo, che non pure la natura ha
infognato al genere umano , ma anche agli animali mutoli a
non fopportare le ingiurie , anzi di quelle a vendicarli , ope
rando ciò in loro un certo naturale minto : E che a tal fine
le fteflè beftie avea premunite di diverfe forti d'arme; la qual
natura eziandio, come foggiugne la P. V. ha tanto più eccel
lentemente dotato l'Uomo di un tal benefizio, quanto che ef-
fo è differente dagli altri animali nella ragione e giudizio con
tro chi a lui fa ingiuria . E perchè la P. V. , ficcome a voi
fteffo piacque di dire, con fiderando le doppiezze , e macchina-
menti, e gli altri coperti giri de' noftri peniìeri, ha delibera
to di sfidarci a pubblica guerra, a cottila voftra deliberazione
efprefla dalla voftra facondiffima eloquenza rifpondendo, confef-
fiamo fenza tergiverfar* tutta la ferie di ciò che avete efpo
lio nella voftra lettera , aggiungendovi che sì la ragione che
Nota. '1 giudizio dell'uomo non dee chiamare legge la vendetta del
la che 1' k natura » n** piuttofto vero sfogò di chi contro altrui infie-
uomo Ca rifee : nè per altro motivo 1' uomo è fuperiore alle beftie, fe
fuperiore non in . quanto raffrena i moti del proprio fuo animo , che
al_le be- contro il dettame della natura violentemente inforgono . Il
1C° che certamente non pure ad eguali s'appartiene, ma molto pik
a coloro fi compete, che innalzati furono a dignità niìi poten-
A Dio , e ti , ad altezza ed onore più ragguardevole . Quinci n è , che le
non agli parolc dell' Evangelio del Noftro Salvatore comandano : che
•fretta V *^ effo'fi dee lafciare l' incarco di vendicare. Ma fupponiamo
ufficio di ciò nonoftante, che la voftra propofizione fi appoggi al vero .
vendicar Pure, ficcome l'uomo allora quando fia irritato, e provocato
le iughi- venga da manifefte ingiurie , egli pofeia imprende la vendetta:
T,e* la qual cofa l' Eccelfa P- V. non può certamente di noi affe
rà*, per quanto a noi quefta cofa toccaffe . Concioffiacofache
contro
PARTE PRIMA, 113
contro la P. V. certamente non abbiamo noi ordito inganni,
mè iafidie c tradimenti alcuni, come voi dicede, fabbricati *
imperocché una tal arte, grazie a Dio, tempre fu lontana dai
TOoftri coftumi , e di quella ne fumo totalmente ignari . E
^>er lavorare la <ofa anche colle altrui prove mentre che le
■rioftre operazioni e quelle degli altri (noftri fudditi) fono pref-
<Co tutti sì chiare come il raggio del Sole e la luce del mez-
■zo giorno , coficchè come evidenti non abbisognano di prova,
-che -ci può occorre .di più? Già chiaramente conofcìamo, che la
«ftefsa P. V. ha preftato le orecchie ad informazioni non vere: nè
^ da meravigliarfi che ciò fia accaduto a fuggeftione della in-
-vidiofa aftuzia de* malevoli , de' quali è proprio il rimirare di
-mal occhio il bene ed il male per arrivare ali intento di fua per- i^oa fi dn
^fidia (a). Ma non è proprio di un Principe giufto e collante, mai giudi-
lenza udire la parte contraria, venire precipitolamente alla de- care feuz'
cifione della fentenza; anzi un tal Principe difaminato avendo tver P,ri"
l'ordine de'giudizj, e l'afferzione delle parti, s'avanza a profe- ™ dJf-^j"
rirla. E perchè, o Eccellentiffimo Padre, la P. V. lì sforza nelle d«i reo .
ftefle voftre lettere di provare contro di noi certe fpeziali cofe ,
che fan per altro orrore all'udito noftro, e mai da noi furono cono»
fciute; abbiamo perciò voluto, quali figliuoli , inviarvene la rif-
pofta , la quale vi Supplichiamo che vi piaccia, tolta e levata
via ogni iuggeftione e frode de' noftri avverfarj, -con paterne
orecchie udire, e giuftamente ed egualmente dilaminare.
E perchè voi in vero dedotto avete l' efordio delle voftre in«
■giurie., come da un termine , dallafledio della Cittadella di Brc-
icia, lafciando a noi l'efaminare quanti trattati abbiamo ftefi,
■e quali feduzioni abbiamo peniate in quel tempo : aggiungendo
/the noi avevamo macchinata la diftruzione e totale ruina della
•ftefTa Cittadella non folo, ma ancona del Territorio tutto di
Brefcia; adducendq in prova di ciò l'unione fatta in Pefchiera
della noftra gente. A ciò la figliuolanza noftra rifponde, che
guardi il Cielo che la mente noftra abbia in quel tempo con
cepire sì fatte cofe • e £e abbiamo fpedito le noftre genti a Pe
fchiera , c' induffe a ciò fare la difefa di quel noftro luogo , e
per provedere confideratamente agi' improvvifi cali, i quali per
io più in tali ondeggiamenti fogliono accadere . E che a nient'
altro noi penfaflìmo fuorché ad cflcrvi veramente fedeli , fi potè
allora da quefto chiaramente conéfeere, comé l'Eccellenza Vo-
P ftra
(a) Alludendo a Guglielmo Bevilacqua , Antonio Nogarola f c Spi-
reta Malafpina, confiderai: dallo Scaligero Tuoi implacabili nemici.
ti4 CRONICA DI VERONA
ftra molto bene lo avrà in mente r attenuto, che nello ftrepit»
ài que' tumulti e follevazioni , quando Giovanni degli Ubaldùù
non per anche faldato, D. Giovanni Aucut , D. Everardo e
parechi altri con gran copia di genti armate avendo confpirato
con grande sforzo contro de' vollri luoghi , e di effi al totale
ftcrminio panar volendo , noi , come da figliale ardente zelo
# commoflì , nè mai da quello fiaccandoci, vi Ipedimrao in voftro
leggefid*' a'uto ^ Nobile Uomo Benedetto da Marzefine * con cento fe£
Marche- ^anta lancie. Ed una tale fpedizione, che altro veramente di
mena, mofira le non le un contraflégno di molto grande affetto in-
verlb di Voi.? Indi poi feguitamente ci obbiettate che voi non
cos'i fatto avete , quando la noftra Città di Verona pel tumulto
della guerra fatto il Sig. Bernabò travagliava . Imperocché rife
rite d aver frappofti e adoperati i voftri l'udori , veglie , diligen
ze, e fatiche per la nofira falvezza, e per ftabilire la pace tra
noi e lui , fervendovi del teftimonio delle Baftie addoffatevi.
Noi certamente un tal beneficio dalla predetta P. V. conferi
toci mai negheremo d' aver ricevuto ; ma , per fino che la vi
ta ci farà compagna , fempre lo ferbenemo nella viva imma
gine della tioftra memoria* anzi di sì graziola voftra frappofi-
zione ve ne rendiamo infinite grazie. Con tutto che la P. V. non
abbia per noi fatto fe non fe quello, che noi fatto avremmo a
prò di V. P. In feguito aggiugnefte , che noi dovevamo eflérc
commo(fi a manfuetudine dalle relazioni che ci dovette aver fat
te il Nobil Uomo Cortefia de Serafico (a) circa lo fvifeerato a-
more che indubitatamente confervavate per noi , mentre da Pia
cenza a noi approdò dalla P. V. partendofi : aferivendoci d' aver
nell'animo noftro penfate cofe ancora peggiori.
Quella fteffa ambal'eiata pienamente per parte della fteffa P.
V. ce l'ha fatta lo fteflb noftro Cortefia. Anzi più chiaramen
te abbiamo da eflb lui intelò, che la fteffa P. V. avea con giu
ramento confirmato di non voler in alcun tempo mai diretta
mente o indirettamente intimarci guerra , nè pure qualunque
altra moleftia apportarci. Aggiugnendo la fteffa P. V. che, fe
al contrario facefte , pregato avete V Onnipoffente Iddio ed i
Santi del Cielo a caftigarvi con la favverfione si delle voftre
foftanze, che di tutto lo ftato (b). Della quale ambafeiata la
virtù
(a) Volgarmente Serego rietto .
(b) 11 giuramento imprecatorio del Vifconte forti ancora l'effetto;
Imperciocché, divenuto alfai grande e potente, e preparandofi a farfi
coronar Re, fu colio dalla morte , e i fuoi difendenti andarono 10&9
\u mina •
PARTE PRIMA. iry
Tircù fu dì si grande valore ed efficacia , che torto nel noftro
animo addoppiò1 quel figliale amore che verfo la P. V. nutri
vamo in petto : ne* mai potemmo immaginarci che quelle pro
mette, le quali ufcite erano dalla bocca di un tanto Principe,
particolarmente con tante afTerzioni giurate, avefTero ad avve
rarti in contrario . Quelle cofe la P. V. ben a dentro , e nel
più fegreto del cuore efamini , ricordevole dell' eterna fai.
vezza . Oltre a quella vi cadde in penfiero d' aggiugnere che
mentre voi la pace maneggiavate tra noi e '1 Signor di Pa_
dova , noi (limolato abbiamo i Duchi della Baviera e 'l Si
gnor Carlo de' Vilconti, perchè veniffèro a danneggiarvi, fingen
do d'altrove andarlene. A quell' afferzione , non dubitiamo col.
capo alto e chiaramente rifpondere, che noi non abbiamo mai
{limolati r Duchi della Baviera, nè mar tentato il Signor Car
lo a venire in Italia contro di voi . . E fe mai per avventura-
qualche contraria informazione venga data alla P. V., quella
è totalmente discordante dalla verità. Ma la verità di' tal fat
to fi è, che mentre gli fteffi. Duchi, e '1 Signor Carlo ci avea-
no ricercati r e voleano venire in noftro ajuto contro il Signor
di Padova» difpoftr effendo di pofcia indirizzarfr ad altre loro
imprefe , a quelli non abbiamo noi dato alcuna rifpofta T fin
tanto che quelle cole tutte alla predetta P- V., fe ben fi ram
menta , per mezzo del Signor Guglielmo da Perugia e Giaco- Gu?,\ieT-
mo dall'Eredità nollri Configlieri, non facemmo palefi e no- moda Pe-
te; ficchè quelle fon le frodi, quelli gì' inganni e leaftuzie, le r"gia , e
quali, o Padre noftro cariffimo, la figliai noftra divozione ha ?a,[^™*
in verfo di voi fempre ufate . Inoltre, perchè abbiamo veduto ^Ua Con
che la loro venuta era contro il voftro genio, decretammo di fìglieri
affatto ricufare i loro fteffi foccorfi. Che fe al contrario avefli- dello Sca
rno fatto, forte ci farebbe ridondato in grandiffimo vantaggio* •
ma in allora la liberalità , ed il beneficio del voftro paterno amo
re antepofto da noi venne ai noftri vantaggi T ficcome noi en
tro noi fteffi immobilmente fentiamo. Finalmente ci fcrivete
d'aver noi procurato di di'lrarre dai voftri matrimonj i Prin»
cipi dell' Alemp.gna , e i medefimi, quafi che di ciò non conten
ti foflìmo , aver ft'imolati e indotti a calare in Italia contro
di voi. Di aver noi quefto tentato ofiamo di negarlo fili
la teftimonianza di Dio vero , non che delle noftie vere af-
ferzioni contradirlo j Concioffiacofachè non abbiamo mai conce-
pute sì nere e indegne cofe nell' animo noftro. Ma quelle fo
no mere finzioni degli Emoli noftri, i quali, quando fia che
Pi. la
nò CRONICA DI VERONA
la verità non fia loro in pronto, ricorrono alle colorite men
zogne , ed alle ftudiate loro invenzioni , e dove lperano poter
ingannare , fanno d' ogni erba falcio . Delle quali cole tutte la
faviezza di Voftra Paternità deve con maturo elame rilevare
il pelo. Per quello fpetta finalmente alla conclufione delle vo-
ftre lettere, leggiamo che voi col tenore delle medefime lette
re sfidate noi, e i noftri fudditi, le Città, Cartella e le reftan-
ti cole noftre dal dì 13 del mefe prefente , per cagion delle
di fopra narrate cofe, come introducete. Ma a ciò il cordia»
liflimo noftro zelo non lenza grande ammirazione e ftupo-
re è coftretto a lacrimare , chiaramente conoscendo, che per
parte noftra non avete motivo di reftare offefo , fe pure non
voglia la P. V. in tutto predar l'orecchie a falfe cenlure. Noi
per altro molli sì dalli rineHi del predetto Cortefra , che da al
tre confiderazioni , fperavamo che, quando preffante foffe la ne-
eeifità, la fteffa P. V. folle per edere tempre prontillima in no
ftro ajuto e cuftodia . E quel che più. ci riempie di ftupore fi è ,
che avendovi noi fempre,come a figliuolo convieni!, qual padre
orrevolilfimo amato» e tale eliendo ftato femore l'animo noftro
d'anteporre le voftre utilità agli agi noftri, fi dégni adeffa la P.
V. di renderci e contribuirci una sì fatta corni pondenza . Per
altro fe ancora quello rifiutar voglia la fteffa P. V. e lo- nieghi
non lenza fentirfi punto- da un acuto dolore il noftro animo- po
trebbe ciò foffrire,. e la mente noftra farebbe gravemente 00-
preffa e mal contenta , principalmente perchè conofeiamo che
una tal disfida non è già provenuta dalla V. P.., ma dal livo
re e dalla perfìdia de' noftri Emoli ; rammaricandoci fom-mamen-
te che abbiano- colora potuto fcparare la figliale noftra benevo-
lenza dalla P. V.
Contuttociò , eifendoci Iddio in affiftenza e difef» noftra , e
delle cofe noftre , come ci tornerà, e' ingegneremo d' imman»
tenente provedere al ben noftro-, in tutto confidandoci nel tro
tto dell' Eterno Giudice r a cui le cofe tutte sì giufte che ingiù-
fte chiare fono e manifefte»

Data in Verona il dì 21 Aprile 1387. Indizione decima »

ANTONIO SCALIGERO DI VERONA


Vitam Generate Imperiale.
Qué-
'PARTE' PRIMA. 117
' Quella lettera tuttoché attifiima fofle a piegare l'animo più
fuperbo, nonpertanto niente commoflè il Vifconte . Il quale,
ficcome colui che da fovverchio delio d'ampliare il fuo Impe
ro accecato era , altro non illudiava che di lpogliare i Prin
cipi fuoi vicini. Per la qual cola fi rivolfe a fare di grandi pre
paramenti per la futura guerra ; ma prima volle giuftificariene
co' Fiorentini, a' quali lcrifle perciò latinamente una lettera ,
il cui tenore era quello :

Magnanimi Fratelli Carijjìmi .

POtete voi aver udito, nè dubitiamo che non l'abbiate in te-


Lettera
fo, con quanto calore , e con quanto focofo amore abbia- del*Vif-
mo le parti noflre frappofte tra il Signore di Padova conte a
e quello di Verona fin dal principio della tra loro mof- ^orent.
fa guerra pendente, perchè ne feguuTe la buona tranquillità non "'
meno per l'evidente utilità del Signore Vcronefe, che del Si
gnor Padovano. Imperocché avevamo penlàto nell'animo d'in
contrare l'amiftà dello fteffo Sig. Veronefe, e confervarcela , e ri
putare lo ftelTo qual noftro fratello e figliuolo fe mai lì facefle
quella pace per la quale folleciti fummo e collanti per fino a
noja , per quello riguardo principalmente , perchè 1' aleanza già
da gran tempo da noi contratta col Signor Padovano c'impedi
va a non poter altrimente farci amico lo fieno, cioè il Vero
nefe; oltre di che ci oliava ancora il rifleflb dello Stato del Si
gnor Padovano , il quale , ftabilendo noi 1' amicizia col Signor
di Verona, durando tal guerra, non fenza fuo grave pericolo
farebbe divenuto più debole e men poderofo . Ladove per al
tro a noi fu fempre prima d'ogni cofa fiflb nell'animo di ufa-
Te moderazione , ed , illefo il noftro decoro ferbando , procura
re che nè l'uno, nè V altro delli due poteffe deporre 1' al»
tro del proprio Stato , perchè falve ed intate efTendo le follati-
ze sì dell' uno, che dell altro, volevamo piuttofto 1' unione e,
l'amicizia d'ambidue, di quello che l'uno 1' altro foggiogafle .
Quello noftro fentimento all' una , ed all' altra parte abbiamo
più volte manifeftato , e per mezzo de' loro proprj , e per mez
zo de' noftri Ambafciatori ancora; ben conofeendo, che quelle
cofe giovevoli fono a tutto lo Stato della Lombardia , non me
no che a noi, i quali, lode a Dio, contenti «(Tendo del prò.
prio Stato, a quel d'altri non afpiriamo. Ma di .gran lunga dif.
* ' ferente
n& CRONICA DI VERONA
ferente fu la mente del Signor di Verona, il quale oltremodo»
accei'o ed avvampato effendo per la guerra ,■ leguendo il pro-
{>rio Tuo genio, non ftimò ben fatto, quando appunto e pot-
è e dovette farlo , di condifcendere e difporfi alla pace . An
zi egli non folo cercò di offendere ed oltraggiare il Signor di
Padova , col quale avea che fare ; ma nè pure contento delle
prime temerarie offele ed ingiurie fatte allo Stato e decoro no-
ftio , delle quali avevamo hffato nell' animo di non più farne
memoria* in ricompenfa dei già fuperiormente accennati , ta
cendo per decenza di molti altri ricevuti beneficj, nuove offe
fe ci ha fatte, e tutto di sforzavafi di inventarne, procurarne
ed apportarcene vie più maggiori. EfTo i ribelli noftri, e que
gli altri che fofpetti erano- al noftro Stato, mentre negato' a-
veano gli altri vicini noftri di voler dargli ricetto, li chiamò,
e. con lomma diligenza da ogni parte li raunò- Egli col Signor
Carlo. Vilconte figliuolo' del fu Signor Bernabò, non. fece al
tro che incelfantemente maneggiar trattati contro noi e '1 no-
ftro Stato.. Egli cercò di far venire i Duchi della Baviera a
quelle parti lotto- altri occulti pretefti e-fervizj, acciocché qua
li nemici moleft'aflèro il noftro Territorio colle genti armate ,
invitandoli coi doni e colle promeflè . Lo fteflò nella. Camera
del Sereniflìmo Signor noftro Re de' Romani , quando li trat
tava la parentella dell'inclita figliuola noftra coU'Illuftre Ger
mano del nominato Signor Re noftro , acciocché non li ridu-
cefTe a fine, feminò diuenfioni e (caudali . Effo finalmente mac
chinò molte altre cofe contro di noi, dello Stato , e del onore
vole noftro, le quali adeflfo per brevità paniamo lotto filenzio per
non difcorrere d'ogni fatto,- iL che troppo a lungo condurreb
be la cola. Da quelle cofe adunque giuftamente molli ,, abbia
mo di recente determinato di sfidarlo , dilpofti-,. favorendo Id
dio la giuftizia noftra , di in sì fatta maniera provedere , che
certamente non potrà, come difegnato avea, difturbare in avve
nire il noftro- pacifico Stato. Perciò quelle cofe vi facciamo no
te per farvi partecipi e della verità e de' noftri l'uccelli..

Data in Pavia il di 24 Aprile 1387.

GALEAZZO VISCONTE
Cónte di Virtù , Vicario ec.
Fiorentini , udito ciò che il Vifconte facea lor fapcre , net
mcdtumo idioma così gli rifpofero:
Ma-
PARTE PRIMA.

Magnifico, ed Ecceìleatiffimo Signore Fratello,

ed Amico CariJ/ìmo.

NOn fi può «i-edere che la Magnificenza Voftra voglia, Hifpo(U


fe non da giuftifiìme ragioni mofla, intraprender far- de'Fioren-
mi; per qual motivo iiam certi, che la guerra da voi tinialVif-
intimata al Signor di Verona non di ricercate occa- 'coate •
fioni , o da pretelH , ma bensì da caule neceftarie farà ella deri
vata. Di buona voglia però vorreffimo che quella piuttofto li
togliere con onorifica pace , di quello che li fomentarle con
rovina dell'Italia . Con tutto quello (periamo che voi, giudo
alia fentenza di Cicerone , per quello folo fine facciate guerra,
Et potere l' Eccellenza Voftra ieaza fofpetto e fenza infime re-
re in pace-

Data in Fiorenza il dì primo Maggio 1387.

I PRIORI DELLE ARTI,


E '/ Gonfaloniere del Popolo , e Cornuti di Fiorenza,

Ricevuta il Vifconte quella -rifpofla, non frappofe indugio ,


ma unite le armi fue a quelle -del Gonzaga e del Carrara, fu
rono immantenente contro -dello Scaligero le oftilità incomin
ciate. 11 quale, veggendofi da tutte le parti aflalire, fi fece l'a-
juto de' Signori Vimziani a richiedere, ma non velendo elfi in
quella guerra implicarli , nè potendo egli «filiere agli Avver-
iarj, prefe per espediente di ricorrere all' lmperator Venceslao Antonio
per ottenere colla mediazione di quello la pace . E però a ta- r3<"«wi-«a
le effetto a Cefare Ambafciatori fpediti , « conofcendo il Mo- Vcace*lao»
narca quali follerò P ingiuftiflime idee del Vifconte, a favorire
il Signor di Verona dilpofelì -, ed incontanente due Oratori a
quello di Milano inviati, furono quelli dal Vifconte con belle
parole intertenuti • frattanto di nafcollo il Carrara avvifando ,
che per nelTun modo acconfentiffe alla pace ; imperocché «gli
era ficuro che toflo Verona e Vicenza caderebbero nelle loro
mani . 11 che egli fperava che luccedellè col favore di Guglielmo
Bevilacqua, di Spinerà Malafpina , e di Antonio Nqgarola, i
quali
I2t> CRONICA DI VERONA
quali fprezzatì da Antonio, come fuperiormente abbiam raccon
tato , erano ' al fuo fervizio . E in Fatti il • Vifconte non s' in
gannò * cóncioflìachè avuta il Bevilacqua intelligenza con alcu
ni cittadini , che gji dettero la porta di S. Maflimo , forti ancoi a
il fuo intento. Poiché giunti gli Ambafciatòri Cefarei a Verona
con la nuova della pace prometta dal Vifconte , mentre fi da
va ordine che uno di elfi andaffè il feguérite giorno a Padova
per aver la risoluzione anche dal Carrara , nella mezza not
te i congiurati corfero con empito alla porta per pigliare il
Capitano di quella; e dopo un fiero contrailo di dentro fegui-
to tra i congiurati e la guardia della porta, e di fuori adope-
Gughel- ran(Jòfi il Bevilàcqua ed il Dazzo, che erano alla ora preferit»
mo Bevi- • . . ' r , ~,
lacqua ta venuti con molte genti d armi, ottennero finalmente la por-
prende ta. Il che intefo da Antonio s'armò incontanente, e montato
una por- con alcuni pochi a cavallo feorfe per la città gridando viva la
cittì'"* » ma veggendo che alcuno non fi moveva ad ajutarlo ,
fpaventato nel Caftel Vecchio fi ritirò, facendo chiudere le por
te della feconda muraglia, che Imparavano la città dal Borgo di S.
Zeno . Indi per un Trombetto fece intendere a Guglielmo Be
vilacqua che voleflè in luogo venire , ove gli poteffe commoda-
mente favellare : fendochè egli era difpofto a proporre con-
Gugliel- venienti partiti. Il Bevilacqua volle pur compiacerlo, ed itovi
mo, ed - con buona guardia, divifarono infieme gran pezzo. Chiedea lo
Au tomo fi scalij,ero per ultimo una triegua di dodeci giorni, fra i quali
parlano . v, . i- r t 6 *-<• i b r
nel Caftel 'ntendea portarli pedonalmente a Giangaleazzo, e leco patteg-
Vecchio. giare di lafciargli Verona, e ritenerfi Vicenza, ma ifeufandofi
H Bevilacqua, e dicendo non avere facoltà alcuna dal Duca di
potere ciò concedergli; lo configliava rendere la città, il che
fatto gli arrebbe poi conceduto ialvocondotto , confentendolo
ancora gli altri Comminar; Duchefchi , di poterfene andare a
1 Antonio Milano . Allora Antonio accorgendoli effère il calo ormai dif-
abbando- perato» e temendo di rimaner prigioniero, raccomandata la cit-
città fi ri- ta in mano degli Ambafciatòri di Vcnceslao, ufcì la notte mede-
tiraaVe- fima per il ponte del Cartello, verfo Venezia il cammino diriz-
bmìs. zando, avendo già alcuni giorni avanti mandato la moglie con
Suanto di più preziofo potea alportarfi in un grotto naviglio per
fiume a Ravenna . Il giorno dopo la partita di Antonio ,
Verona in gli Ambafciatòri di Cefare lalciata la città per danari al Vifconte,
potere del furono concertati e fot toferitt i i Capitoli da' Cittadini , e con-
Vifconte • legnata la citta ai Commiflarj del Vifconte. Antonio al foldo
della Repubblica di Firenze ricoveroffi . 1 Vicentini intefa la
per-
PARTE PRIMA. 121
perdita di Verona per non divenir fudditi del Carrara fpediro-
no immantenente Ambafciadori ad offerire la città a Gianga-
leazzo, dal quale furono umaniftìmamente fotto il fuo dominio
ricevuti . Il Carrara intefa 1' efpulfione dello Scaligero di Ve
rona , fpettando a lui Vicenza per le convenzioni fatte col j£ ViTco
Vifconte, ordinò al Conte fuo figliuolo che fubito andaffe con- te delude"
tra quella città . Ma intefo che Ugolino Biancardo 1' avea dalla il Carra-
Comunità di Vicenza ricevuta , nè fapendo a nome di chi egli ra •
la teneffe, poiché era e dal Vifconte e dal Carrara ftipendiato,
mandò il Conte un fuo Gentiluomo a richiedergli a nome di
cui la tenefTe. Al quale Ugolino rifpofe : che la Comunità glie.
Tavea confegnata per il Vifconte, il che per la fede promefTa
non poteva fe non efeguire ; e che , quando anche .per qualche
accidente il Vifconte non aveffe voluto tenerla , era in debito
di redimirla a' Vicentini nella fua primiera libertà. Il Signo
re di Padova ciò intefo , fpedì incontanente Oratori al Vifcon
te ad intendere s'egli voleva, com'era il patto tra loro, ce
dergli Vicenza. Ebbe in rifpofta, che appunto ciò egli far voleva,
e che fteffe di buon animo , che Vicenza farebbe fua , facendo il
Vifconte frattanto preTidiare da'fuoi Ufficiali e la città e le ca
rtella. Di che il Carrara dolendofi, il Vifconte ch'era di mal
vagio animo, difiegli eh' egli fapeva beniflìmo di avergliela pro
mefTa, e che credeva eTfere tenuto a rendergliela; ma che i fuoi
Configlieri ed altri fuoi famigliari incontrario fentivano : per
lo che lo pregava mandare fuoi Plenipotenziarj a Pavia , ed ivi
fi terminane quello era di ragione , alalia quale egli non era
per dipartirli. 11 Carrara conofeendo allora qual foflè l'animo
del Vifconte , di fpedire Ambafciadori a Pavia inconveniente
gli parve. Finalmente dopo molte cofe, non avendo il Carra- Il Carrara
ra forze baftevoli per contrattare al Vifconte, non folo non eb-è fpoglia-
be Vicenza, ma fu da quello e di Padova, e di Trivigi e di cut- "atodal
to lo Stato ifpogliato. Onde a Francefco, dal Vifconte così co- Vifooute.
ftretto, convenne ire a Milano, e fermatoti alcuni giorni in
Verona fu da' Principali della città onorevolmente trattato . In
di nel mefe di Gennajo del 1300 portoffi a Milano, ove con
pubblico Iftrumento rinunziato la città di Padova al Vifconte,
ebbe per ricompenfa Cortefone Cartello pofto fotto Alti nel Pie
monte. Ma temendo che il Vifconte lo faceffe in quelle folitu- H Carrara
dini uccidere , fi ritirò con la fua famiglia a Fiorenza» p['"ra *
Ma ritornando allo Scaligero : entrato l'anno 1388 il giorno ,oreni*'
ventefimo d' Aprile fu ritenuto in Piacenza un Antonio da Or-
Q. tona ,
m CRONICA DI VERONA
Tona, al quale furono ritrovati certi veleni. Onde porto al •tor
mento, e confettato volere con .quelli ad iftanza dello Scalige
ro attoficare il pozzo onde fi cavava V acqua per ufo ,di Gian-
Morte di gavazzo > Antonio veggendo affatto imponibile lo Stato perdu-
Antonio to ricuperare, per grande cofternazione d' animo nella Marca ,
dalla Sca- da "febbre jnaligna affatico, terminò di vivere.
Fabbri a L'anno 1380 Giangaleazzo, per tenere i Veronefi ubbiden-
f, ii citta- r'' ^ece ^are ^a Cittadella, dentro la quale teneva le milizie,
delia di principiando il recinto da quel luogo ov' era il Monaftero di
Veroua. San Fermo detto di Brà., il quale fece demolire , in piedi la
Chiefa folamente lafciando ; e i Monaci , rifarcito loro il danno
dal Vifconte , V altra Chiefa e Monaftero fabbricarontì che
Preti del- ora è pofTeduto dai Preti della Congregazione dell' Oratorio
laCongre- di San Filippo Nerio. I primi Fondatori di quella efemplarif-
5* ?■'£?* fima Congregazione in Verona furono i R. R. D. Lodovico
torio [n~ Armani , D. Mattia Stecherle, eD. Benedetto Poli , i quali nell'
Verona . anno 171 5 incominciarono ad abitare queir Abbazia . Dipoi
nel 1728,, effondo la Congregazione fatta numerofa, e di fog-
getti qualificati aumentata, diedero opera a rifabbricare 1' an
tico Monaftero, .riducendolo alla forma che. ora fi vede. Il Vi
fconte, come dicemmo, demolito l'altro più antico, per cir
condare la Cittadella fi valle -di quelle mura che nel 1015, co
me piace al Canobio, furono dirizzate per recinto della città.
Le quali dall'Adice principiando rimpetto alla fuddetta Chiefa diS.
Fermo , ora detta del Crocifitto , continuano fino alla Porta di
Rofiol , che avea un Ponte lcvatojo fopra la fofla ; e profeguend»
la detta Mura, come tuttora fi vede, lino alli Portoni della Brà,
<juivi •formato un angolo fece coftruire un nuovo muro che pro-
fcguiva per diritta linea fino alla Porta Nuova ferrando quelli
due altri lati. Quafi .rimpetto alla Chiefa di S. Antonio fece fare
una Porta con il Ponte fopra la fotta, di cui fe ne veggono ancora
le veftigia. La-qual Porta, per eflfere così vicina alla detta Chiefa,
Caftlloe prefe il nome diS. Antonio. L'antica Rocca fituata l'opra il mon
di S- Pie- te diS.Pietro, ampliandola., fu da lui inCaftello ridotta . E per
tro ri v*'" maggiormente aflicurare la città , fece fare i fondamenti del Ca-
fcontenéì- di S- Felice ■ °ra ll Carrara , il quale era fiato , come fi dif-
la forma fe , dal Vifconte della Signoria di Padova ifpogliato, e nell' an
cona e di no 1300 dal Cafteilo .di' Cortefone , ove era come ritenuto, fiig-
prefente. gitoli, con l'ajuto de' Fiorentini e Viniziani lo Stato ricuperò .
I Veronefi ciò udito, fi levarono all'arme, e dei Duchefchi ma-
liffimo foddisfatti ripigliando il dominio della città , depredarono
per
PARTE PRIMA. 123
per tre giorni con grandiflirao tumulto gli Ufficiali e ftipeh-
diati di Giangaleazzo , i quali appena poterono , ritirandoli
nella Cittadella, in licurezza porli. Indi mandarono i Veroneli
a Venezia per voler creare un figliuolo di Antonio Scaligero
chiamato Can Francefco d'anni 5 per loro Signore (il quale ribellanfi
nel VI dell'età fua , benché fofte da Samaritana lba madre in Ra-alVclcon-
venna gelolamente cuftodito, fu nondimeno da un Nobile di Ve- te .
rona fuo parente avvelenato) ; e temendo in oltre degli Ulìiziali
del Viiconte, ajuti chiefero a' Padovani; ma nel mele di Luglio,
avanti che i Veronefi potefTero avere alcun ibccorib da Padova ,
Uoolino Biancardo di commillìone del Vifconte, venuto a Ve- Ugolino
rona con 800 lancie , ed entrato improvvilamente nella Citta- Biancardo
della, il giorno feguente affaltò con grande animo la città, °vey"01j|sw
più di 500 cittadini furono fenz' alcuna mifericordia crudel
mente ammazzati . Indi , la tirannia de' Duchefchi vieppiù in
fierendo, le principali matrone per la città ftrafcinarono, nul
la pietà avendone. E quello eh' è più orribile da udirli, fiac
cati i teneri bambinelli dalle poppe delle infelici madri , ne face
vano miferabil feempio, quegli inumanillimamente uccidendo ;nè Nota cru-
quì la fi terminò, che anzi quello eh' è più ftomachevole da rac- deità ne-
contarfi verfo le pudiche donzelle faceano, non etìendovi chi dai
barbari predatori le difendefTero ; poiciachè gli uomini, che per
altro valevoli farebbero flati a vendicarle , veduto gran numero
d' infeliciflìmi Veronefi per le mani del Carnefice al furor de' ne
mici in varie guife ed atroci facrificarfi , fi erano di là dal fiu*
me verfo la porta di S. Giorgio ritirati. Di dove la notte fe
guente ( veggendo maffime non perdonarfi neppure a' facri tem
pli , che venivano da quei barbari dilapidati ) come difperati fug
girono . E lo fpettacolo certamente degno era di compaffione air
udire le lamentevoli voci di quei meichini , le ftrida de' quali pa-
rea che fendeffero il cielo . Tre giorni continuarono i Duchef
chi ad efeguire così fiera barbarie ; e farebbe ancora più oltre
continuata, fe Catarina moglie di Giangaleazzo, fubito udita
ftrage così crudele, non lo aveffe impedito.
L anno 1391 fu Podeftà di Verona Balzarin da Pufterla Mi- galzari
lanefe, che fu confermato anco nel feguente i^oz, ed in que- da Pufter-
fto il Vifconte , per meglio afficurar la Cittadella , temendo che la PoHe-
i Veronefi non tentafTero vendicarli della inumanità contro di fti di
loro ufata nel facco, fece continuare la foffa da quel luogo, ove rona"
ora fono i Portoni della Brà , fino al Cartel Vecchio. Mandò a
Verona e Vicenza 2500 lancie con diecimila fonti, e niente de
Q. a Ve-
iz4 CRONICA DI VERONA
Veronefì fidandoli , forano di fu» commilitone la maggior parte
ifcacciati, coficchè fc ve n'era fra terrieri uno rimarto, dieci
ve n'erano de' foraftieri, i quali finirono di confumare quel po
co ch'era avanzato dalla palfata giattura Ma entrato l'anno
1393, ed effendo Podeftà di Verona Dino dalla Roca; il Vii-
conte penfancio in qual modo potefle danneggiare il Gonzaga,.
Fa ut, rioo.fi fece fabbricare un ponte l'opra ii Mincio ai Borghetto, imma-
p.int«s,°al 8Ìnancì°'ì potere levar l'acqua al Lago di Mantova,, le il fiume
Borghec- avelie potuto rimover dal letto , e diialveato farlo feorrere a
Villafranca* e Nogarole; la qual cofa le gli foTe riulcita, cer
tamente che Mantova larebbe rimafta come diftrutta.. I Fio
rentini per tanto e i Bodogneli cogli altri Collegati a richie
da del Gonzaga vigorofamente a' Duchelchi fi oppofero , cofici
Defcri chò non poterono, dal fun ietto- rimaver il fiume. Ora quello
aione del fuperbifluno ponte, eh' h. fituato nella: valle del Mincio contiguo
famofo al Cartello deL Borghetto- da cui riceve il nome , fi fonde tra-
poncedel verfalmente a linea retta da un colle all'altro,, ed in capo di
Borghet- cflfo ponte- per ii via. di Ponente evvi una gran Torre , o Roc
ca di figura quadrilunga , volta, con la. faccia maggiore alla cam
pagna, che difende l'ingreno,, pe 'L quale entrando-fi perviene-
al mezzo ©Ve' trouaft altra. Tòste limile a quella,, indi v^ggem»-
fi due archi di mediocre grandezza , fra' quali feorre il' fiume ,
che in. poco tratto di corlò- bagna le radici del Cartello . Sopra
di quelli archi , o bocche vi fono quattro nafcondiglj,. fatti a
guiia di cafe matte ,. credei! per naicondervi milizie ,. fendo- ca
paci ognuno di cinquanta e più perlòne* non fuperando però il'
piano generale, dimodoché, otturando gl'ingrefli difficilmente po-
trebbeli ifcoprirli- E ficcome fu. fatto ergere dal Vifconte arti-
ficiofamente , come dicemmo,, per difaiveare il fiume, poflbnfi.
chiudere con facilità gli archi fteffi con. tavolati , fendo il pon
te lungo trecento dieciotto parti geometrici , largo' quindici , e
fei alto nella fua maggiore altezza ,. coftando ogni palio di cin
que piedi . Ma aHfoppofto- ingreffo di Levante evvi altra. Torre
minore in grandezza alle dette due, ed all'incontro di quella il
Cartello di Vallegio molto forte , e più nobilmente fabbricato-
che- il primo, sì per la fiuiazione che per la forma. Il Ponte'è
ornato di quattordici altre Torri- lateralmente divife , porte nel
la prima metà di Ponente, e dieci nell' altra metà cinque per
f>arte umilmente divife, ma che le loro- altezze non. forpaffano
e fue merlate cortine ,. come le tre maggiori • Il modo per al
vo che in fabbricarlo fui tenuto y che da Palladio, è detto ma
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. PARTE PRIMA. ' nw
mera riempiuta, ed anche a caffa, è tale : pigliarono eoa ta
vole pofte in coltello tanto fpazio , quanto vollero che fbflc
groflb il muro, ed empieronlo pofeia di malta e di pietre me-
icolate infieme d' ogni forte , e così fecero di corfo in cerfo ,
onde fu agevole compierlo in termine di otto mefu A queft*
foggia , come afferma lo fteffo Palladio furono fabbricate le mu
ra di Sermione fopra il Lago di Garda . Io però crederei eh'
cflb intendere di quelle di cui tuttora le ruine appajono, det
te dal volgo le grotte di Catullo ; mentre quelle che circon- Qrotte ^
«Uno la terra ed il Caftello fono altramente fabbricate . Ma Catullo,
per ripigliare il difeorfo del ponte il quale, come piace al Co*
rio , corto al Vifoonte più che cento mila fiorini d'oro (a) ,
fu ruinato dall' armata Francefe nell' anno ijoi , avvegnaché
per impedire il varco del fiume agi' Imperiali guidati dalPren-
cipe Eugenio di Savoja , polli alcuni barili di polvere nelle vie
fotterranee agli archi fovrapofle , per cui fi potè* paffare fegreta- Arco del
mente dall'altra parte del ponte, fecero volare uno degli archi Sor«he«a
fteffi per aria non lenza fpa vento e terrore de' circonvicini abi. minato,
tatori. Agl'Imperiali però non fu difficile il tragitto a S.Leon,
zio, luogo quindi poco difeofìo, ma di quello ponte fi è det
to abbaftanza. Nel 13^4 fu Podeftà Lazarato Regna e nel 13^5
Francefco Scoto Piacentino, nel 1396' Emanuello Co: di Jelij
nel 1307 Spineta Spinola Genovefe, che fu confermato per gli
anni 1398, 13??, 1400. In quello ultimo fu affalita l'Italia
da pede cosi crudele, che in Verona morì la terza parte della
gente. Fu preceduto quello male nell'anno 1300 da tempefle co- Emanuel
si frequenti che minarono gran parte del paele. Nell'anno fud- Paleologo
detto 1400 venne a Verona Emanuel Paleologo Imperadore dì in Vero-
Coftantinopoli, il quale fu nobiliffimamente trattato dal Vifcon-na '
per tutto lo Stato. Andava quello Imperatore per ricevere aju-
to conerà di Orcaria Signore de' Turchi ; ed anco in Francia
per tal effetto al Re Carlo.
Nel 1401 fu confermato lo Spinola Podeftà, ma nel 1401
gli fucceffe Gilio degli Upecinghi Pifano. In quell'anno Gianga- Citti r_
kazzo ebbe Bologna in fuo potere; ond'era così potente dive- {càute dal
nuto, che oltre Milano e Pavia pofTedeva Novara, Monferra- Vifeoate .
U> > Vercelli , Alba , Afti , Aqui , Alexandria , Tortona , Bobbio,
0. 3 Pia-
■■ ■
(a) Il prezzo «li cento otto mila cento e ottantadue Zecchini d'oro
Veneti moderni , e/Tendo maggiore il Fiorino amico di Milano nel pe
to di grani fei di quello di Venezia moderno , avendone noi alcuni ve
duti nell'anno 1738 ftampati dal Vifconte, tutti fei grani ;crefcenti .
n6 CRONICA DI VERONA
Piacenza, Parma, Reggio, Bologna, Pifa, Mafia, Siena, Grof-
fetto, Chiufi, Perugia, Aflifio , Necera, Civita, Lodi, Cremona»
Crema, Bergamo, Brelcia, Verona, Vicenza, Padova, Belluno >
Feltre e Trivigi. Perlochè volendo Re d'Italia incoronarfi, e fa
cendo grandi e magnifici preparamenti , prevenuto dalla mor
di te finì di vivere nell'anno 1402, e dell'età Tua il cinquantefi-
mo quinto. Quella cafa, che afcefa era all'apice delle fortune
più grandi, per le discordie de' fucceffori di Giangaleazzo, mi
nò poi con tanto precipizio, che parrà quali importi bile a cre
derli . Imperciocché avendo lafciato dopo di fe due figliuoli di
tenera età , Gianmaria eh' era il maggiore , d' anni quindici ,
ed il Minore Filippo Maria; lafciato al primo per ceftamento
il Ducato di Milano con le città a quello adiacenti , Bologna,
Siena, Perugia, Alti ec; al fecondo Pavia, Verona, Vicenza
ed altri luoghi, e ad un fuo figliuolo baftardo, Gabriello appel
lato, Pifaj inforfe ben tolto giandiflSma diflènfìone fra loro e
la Ducheffa loro matrigna , e ira' loro parenti e famigliari per
l'amminiftcazione : onde da tali diicordie le città fotcomefle da
Giangaleazzo cominciarono a lcuotere il giogo; e tant' oltre le
£ofe pacarono, che Gianmaria fu indi a poco da'fuoi fteffi cit
tadini ammazzato • e Filippo Maria venne in canta calamità e
miferiaj che gli tu di bilògno mendicare il vivere dagli amici
e dal Caft«llano della Rocca di Pavia , che il ritenne in falvo .
Avea Filippo Maria venti anni, quando mo/to fenza figliuoli
Facino Ca-ne gran Capitano di guerra ricchifllmo e nella Lom
bardia peflenuflimo , come colui che fi era insignorito di Ver
celli , Tortona , Novara ed altri luoghi , lafciò erede Beatrice
fua moglie; e volle che fi rimaritale con Filippo Maria, tut
toché gli anni quaranta ella pattane ; e lo ajutafTe a rimetter
li in inaio . Per mezzo dunque di quefto matrimonio venne Fi
lippo Maria ad aver baflevoli forze per domare i ribelli . Seb
bene quella fventura ta Signora n' ebbe poi da coftui ira tri
llo guiderdone. Cancioflìachè ricuperato eh' egli ebbe lo Sta
to 4 infaftidito di Beatrice , per effere divenuta già vecchia , fe
' Nota in- la levò a quella guifa dinanzi : fece pigliare un bel giovanet-
graci^udi- co , eh' era coppiere di Beatrice , e aila tortura lo pofe ; onde
flCkMte" d mifcro , per fuggire il tormento , confefsò quellp che mai
F?ne iiife- commetto avea , cioè eh' egli fi era con la fua Signora giaciu-
lice dlBea- to; per la qua! cofa fu fatto pubblicamente ^indiziare. E ben*
triee ve- cne lempre Beatrice collantemente un tanto fallo negarti; , fu
Facino' nondimeno, a morte giudicata, e dal Vifconte fatta decollare.
Cane"0 - Ma
PARTE PRIMA. 127
Ma per ritornare onde ci partimmo. Entrato l'anno 1403, ed
il primo dopo la morte di Giangaleazzo , Franccfco da Carrara,
piegando già l'animo fuo all'acquilo di Verona e di Vicenza,
lì motte a ciò fare, tanto più laidamente per trovarli apprettò
di le Guglielmo dalla Scala Patrizio Veneto , con Brunoro ed Gugh'el-
Antonio Tuoi figliuoli, chiamati da Pandolfo Malatefta e venuti1"0 tla"*
di Germania, ove al tempo della mina loro erano rifuggiti . cj^3 "
Quello Guglielmo era figliuolo naturale di Can Grande lecon- Pandolfo
do dalla Scala , onde il Carrara confidava»" che i Veronefi e Malatefta
Vicentini, fentendo nominare coftoro, follerò per follevarfi, e ritorn* di
mediante il favore di quelli giugnere ove s'avea divifato . Al ^™p°i*
Carrara fi accompagnò Nicolò da Elle Signor di Ferrara , e appo jiV*
Carlo Vifconre figliuolo di Bernabò e di Beatrice dalla Scala , Carrara .
che fu figliuola di Martino . E però il Signor di Ferrara con
grotta banda di gente partifofi di Padova giunfe alli 6 d' Apri- Il Carrar»
ìe alla villa di S. Martino difcofta quattro miglia da Verona; qua!
e la notte medefima avuta intelligenza con alcuni feguaci an- f^ina!?* I"
cora di quei dalla Scala , mandò 400 fanti de' migliori alla »Cquifto
muraglia , che è tra la porta del Vefcovo e quella di Campo Hi Veronx
Marzio. Quivi con l'ajuto di quei di dentro, che uccifero leeVicenta.
fentinelle, fece apportare fcalc, e forare le mura. Nel qual tem
po marchiando innanzi con l'efercko, fcorle il romore per la ^ olino
città, tanto che Ugolino Biancardo, che in vita di Giangaleaz- Biancard*
zo, Siccome di fopra dicemmo, vi era al governo, fenato il Governa-
romore, vi accorfe: arrivandovi nel punto che Nicolò, il Car- tore di
rara e Brunoro pattato il follò eh' era fenz' acqua, fi erano fic-^"011**
cati in un foro così picciolo, che a grande fatica v' entrarono:
incitando così i principali a lèguirli. All'entrar che fecero, ca
lando alcuni de* loro foldati, che aveano già occupato due tor-
ricelle, cominciando a combattere, fecero tanta refiftenza che,
fatta l'apertura maggiore, Guglielmo fi fpinfe innanzi con al- Gu"15t i-
cune compagnie ; "per modo che accrefeiuti gli attalitori di for- mo en;ra
ze , e datoli tuttavia maggior tempo agli altri di feguitare a "l Vwt-ma.
mano a mano , i buchi diventarono così larghi , che furono ca
paci di ricevere la cavalleria. Ugolino, viftoli inferiore ai ne
mici, lafciò quella parte della città , pattando nell'altra di là
dall' Adice. Ciò con ogni preftezza efeguito', e pattati i ponti,
fece torto levarli . Il Carrara , prefe le porte del Vefcovo e di
Campo Marzio, difpofe l'efercito nelle cafe verfo la porta di
S. Giorgio. Il dì feguente, Ugolino abbattati i ponti, ulcì in
fui mezzo giorno con tanto impeto , che pofe negli avverfarj
ter-
128 CRONICA DI VERONA
terrore grandiffimo. Nicolò falito a cavallo fubito fe gli oppo-
fe: ed avendo feco una poca parte de' fuoi uomini d'arme, lo
combattè per affai lungo fpazio, prima che gli altri follerò all'
ordine, in guifa caricandolo, che l'ailrinfe a ripaflàre il fiume
con grande mortalità di coloro che l'aveano feguito. Fra qua
li Sartorio di Savoja e Bonifacio dalla Valle, fra molti altri
che rimafero prigioni, a Nicolò fi arrendettero. Coloro che in
quella fazione fi dillinléro, furono Giacopo Carrara, Brunoro
ed Antonio dalla Scala , Filippo da Pifa, Albeito dalla Sale
Ferrarelè, Nani Strozzi , e Michele de' Medici Fiorentini, e
Paolo Leone Padovano. Reftando l'altra metà della terra da pren
derli, fu prela deliberazione di affaltare un ponte di barche, e
di tentare anche il paffaggio con diverti naviglj e con zattere,
così che gli avverfarj in più parti della riva occupati, fodero
men poflTenti a difenderla. EfpugrraK) alla fine quel ponte, ed in
un tempo medefimo panata molta gente in più luoghi della ri*
va oppofta , Nicolò ed il Carrara fatto calare i ponti princi
pi , e paffare la cavalleria, coftrinfero Ugolino a ritirarfi nel-
Ea cittadella , Nel calore di quella profperità tutta Verona gri
Gugliel dò altamente il nome di Guglielmo dalla Scala, e condotto in
mo è gri piazza fu gridato Signore di Verona . Ma non durò in quella
dato Si Signoria fe non una notte , perciocché effo e Carlo Vifconte
gnore di furono ritrovati morti nel letto; altri dicono che quello, chie
Veroni.
dendo di eflere rimborfato delle fpefe incontratte in quella guer
Morte di ra , folle ritrovato mono la mattina fopra una via , e che Gu-
GoglltH- tlielmo moriflè indi a poco avvelenato dal Carrara dopo che
«10 . 1 gridato Signor di Verona una fera nella quale infieme ce
narono. Il Carrara però per fidate il bisbiglio eh' iva d' intor
Brunoro no a fua detenizione , propofe che Brunoro ed Antonio fuece-
ed Anto deffero al padre* Laonde furono torlo acclamati Signori di Ve
nio dalla rona. Ugolino veggendo l' imponibilità di follenere la cittadel
Scala Si la , ottenuto da Nicolò e da Francefco il falvocondotto di paf
gnori di
Verona . fare per il territorio liberamente elfo e la gente fua , fe ne
uk\ . NeM*ifteflò giorno Callel Vecchio fi arrele :- e nel feguen-
te fu fatto il medefimo del Nuovo di S. Pietro . Ma Francef
co Carrara, partito l'Ellenfe di Verona, come già s'è detto, as
pirando alla Signoria di quella Città e di Vicenza , tirato con
bella maniera Filippo da Pifa nella cittadella, e polli parimen
te prefidj nelli due Caflelli, lafcia il palazzo folo a Brunoro ed
Antonio : talché rimangono Signori di titolo, ma non di effet
to. Di poi lafcia GLccpo fuo figliuolo nella Cittadella, il qua
le
PARTE PRIMA. x%9
le venuto il giorno della Pentecoftc, moflrando defiderio di ac
carezzare quelli due Signori , gl'invito % cenare con fcco in quel
la feflività . Cenato che ebbero fece legargli e condurli per F A-
dice a Legnago (a) : ed il giorno feguente, venuto alla piazza,
fece una parlata al popolo., ordita fopra una lettera che dicea
aver ricevuta dal Padre., per la quale appariva come quelli dal
la Scala praticaflèro di dare la .-città alli Signori Viniziani; pa
role gagliardiflìme aggiugnendo in commendazione de' benencj
del padre e di fefteifo , ed acerbiflìrne in obbrobrio della in
gratitudine <leg1i Scaligeri . Quello parlare con efficacia e con
bugie acconciamente ingarbate, e più il trovarfi le armi in fua n Carrara
•podeftà, causò che gli .animi de' Veronefi celiarono generalmen- Signor di
le acchetati. E -per conciliarli tanto più il popolo,, Francesco Verona .
-fuo padre gli mandò da Padova mille carra di biade , di che la
terra pativa affai , e vi conduffe Taddea da Elle fua moglie «
La quale, afFabiliflima eflèndo, guadagnò talmente le matro
ne della città , che il Carrara , quello che prima fi era dif
fidato di (are, -giudicò, fenza gire più oltre, poterfene far Si.
gnore con intiera Gcurezza • .perciocché , veduta una gran dime-
fiichezza e confidenza de' Nobili , ragù nò i primi di loro e pro*
-pofe di voler eflere loso capo e moderatore quando fi con-
■rentaflero di accettarlo; ne fi partì da elfi, ch'ebbe i voti lo
ro , ed infieme l' acclamazione del popolo . Il quale ed i Nobi
li inficine ricordevoli di quanto danno forte lor .flato la Citta
della fono .del Vileonte , ottenuto dal Carrara di abbatterla , in
<ìue giorni quafi tutte le mura a terra gettarono, cominciati- parte rid
do da' Portoni della Brà fino alla Porta Nuova . Diverfo cam- la mura di
«nino prefero le cofe -di Vicenza , che fi diede in quel men- Citeadel-
tre alla Signoria di Venezia. E di qui .ebbe incominciamento Ja>Vy*f
reflerminio del Carrara ; Imperciocché avendogli Giacopo Soriano ron et-t
per un Trombetto notificato, che quefta città non era più del Vi- battuta,
iconte, ma della Signoria; il figliuolo di Francefco ordinò che Origine
fofle Bel ritorno quel mefehino ammazzato. Il che fendo paffa- ^J^^,
to occultamente^ tornato che fu un altro Trombetto ad intimar- Vinhiani
gli il medefimO , fece pur quello uccidere . Ma il Soriano rifapuco e '1 Carra-
ch' ebbe ogni cofa, ne diede conto al Senato , il quale mali Aimo ra •
foddisfatto del Carrara per altre infolenze poco prima tifate
R verfo

ia) Cosi il Pigna Scrittore delle Cofe di Ferrara, ma il Molcardo


cogli altri Scrittori Veronefi dicono eifere flati Riediti nel Cartella
di Moncelice-
ijó CROMICA DI VERONA
, verfo la Signoria, deliberò reprimere 1* orgoglio e la temerità
del Carrara e del figlio; i quali veggendo nulla poter allora
fortire , levato l' affedio di Vicenza , fi ritennero Colonia . En
trato l'anno 1405 il giorno quinto di Gennaro il -Gonzaga Si
gnore di Mantova , e Giacopo dal Verme Capitani de' Signori
Viniziani, fperandò poterfi agevolmente impadronir di Vero
na, iti alla muraglia polla tra la Porta de' Calzolai ed il Mo
ri afiero della Trinità , vi fecero un'apertura, « con fcale pi
gliarono due torricelle* -e cominciando ad entrare i foldati, eh'
«rano già al numero di quattrocento , Giacopo Carrara vi cor-
fe prettamente , e di maniera usò la difefa , che vi rimafero
quafi tutti morti, con la prigionia di Bartolomeo e Feltrino
Gonzaghi, di Giovanni e 'Guglielmo Galluzzi , e di Guido Torelli,
che deliderofi di farfi prodi uomini conofeere, non ebbero ri
guardo di fpignerfi innanzi. Intanto con nuovi misfatti anda
va Francefco Carrara tirandoli addoffo la divina indignazione.
Concioflìachè avendo feoperto un trattato che Giacopo fuo
fratello naturale avea co' Viniziani di dar loro una porta di
Giacopo Padova , fu trovato Giacopo morto col petto pattato da una
deVcàrra *Pa<^a ' ^ Ebbene correflè la voce, ch'egli di fuo pugno fi foITe
ia uccifo" uccif° » nondimeno fu comune credenza che Francefco lo avef-
fe con le fue proprie mani ammazzato . Durava non per tan
to ancora l'aflèdio <li Verona, e la fame anguftiando 1 miferi
Vcronefi, li 13 di Giugno, poflofi il popolo in arme, corfe alla
porta del Vefcovo, per la quale furono il Gonzaga e quello dal Ver
me introdotti . Nel gire che quelli fecero direttivamente alla piaz
za con le bandiere lpiegate, Giacopo fi ritirò in Caftel di S.
Giacopo Pietro, ov'era la lua reìidenza , c tre giorni dappoi elfo e Pao-
figliuolo lo Leone «avelliti fuggironfi; ma prefi da' villani a Cerea fu-
ra 'e^aolo Iono con^ott' m c'tta > e quindi fotto buona guardia a Ve-
Leone có- nczii • Il Carrara privo d'ogni fperaflza di ajuto e ridotto all'
botila fcftremo, cominciando la fortuna a volgergli le fpalle, le ter-
Veneiia. re foggerte al fuo dominio cominciarono a ribellarfi , « '1 di
13 Settembre Monfelice diedefi alla divozione della Signoria di
Venezia; dandofi ad effa nel dì feguente la terra di Legnogo , Ca
ftel Baldo e Caftel Guglielmo con tutte le altre fortezze e Ca»
ftelli del territorio di Padova , Vicenza e Verona . Cadde poco
Padova dopo anche Padova introdottovi il Gonzaga per la porta di San
t'I"0 '? ta Croce dal Capitano che la guardava- Onde il Carrara ed il
d'i8Vene- %^uo^° conofeendo la perdita irreparabile fuggironfi nel Caftel-
zia . lo , e fecero indi a poco chiamare il Gonzaga parente loro per
»i-
PARTE PRIMA.- 131
ricercarlo di un falvocondotto , per cosi poterfene ire a Ve
nezia a trattare qualche forma di accordo . Ciò daL Gonza
ga lor conceduto e prefo- un abito viliffimo fene andarono en
trambi a Venezia, e prefentatifi in Collegio fi gettarono a' piè
del Principe chiedendogli perdono e mifericordia . Ma non al
tro che rimproveri ottenendo , nell' ufcire di Collegio piangendo,
furono condotti alle carceri , in cui era flato prima condotto
Giacopo, come fi. dine. Al Gonzaga fu ferino come non ave- j.rrore A j
va potuto patteggiare , nè fare aflicurazione alcuna da feftcf- Gonzaga*.
io : e che i Proveditori riteneflero Padova in nome della. Signo
ria . Feltre e Belluno vennero pure in potere della Repubblica
ed il Carrara, cosi Tddio permettendo, Tanno medefimo 1405' pjBe jaf
a* 19 di Gennajo pagò cojìh morte nelle carceri il fio de' fuoi |jce <5"»e~
misfatti j e perchè Ciò conftafie ad ognuno ,. fu portato fenzaCarrarefi .
funerale, a San Stefano. Francefco III e Giacopo fuor figliuoli
occultamente perirono , effendo Ubertino e Marfilio loro fra
telli pochi giorni prima panati in Tòfcana j e tale fu il fine di
quefta Famiglia . Brunoro ed Antonio dalla Scala che furono ri-
làfciati,. allorché la cena ov' erano ritenuti fi dette al Senato, e(1 Anto™
panati nell'Ungheria ritornarono, come piace a Mofcardo , nel nio dalla
T4I3 affiditi dalle armi di quel Re comandate da Pipo- fuo Scala ten-
Capitano; ma pervenuti fino alla villa di San Michele un mi»""0.,
glio circa dittante da Verona,, fenza far nulla quindi partito- yj!^1"
no. Ma per ritornare a' Veronefi, i quali fotto i Tiranni, e
fpecialmente fotto la Signoria del Vifconte ogni maniera di cru
deltà aveano fofferto, lieti di aver finalmente l'cofTo il giogo del
la Tirannide , e di efferfi dati alfa Signoria di Venezia ( av
vegnaché fotto il Dominio di una cosi. potente Repubblica fer
ma fperanza nodrivano di refpirare dalle paffete calamità , e d'a
vere i fuccefTori loro in fìcurezza polli) fpedirono fubito- Amba-
fciadori a Venezia a preftare il folito giuramento- di fedeltà.. Ed .. Verona
ih memoria di tal dedizione fu decretato, che ogni anno il giorno IiJfcj Bu
della natività di S. Gio: Battuta fi andaflfe proceffionalmente alla pubblica
vifita della Chiefa di S.Giovanni in Valle. L'anno 1408 effendo Veneta.
Podeftà Giovanni Trivigiano furono ammeffì gli Ebrei in Vero-. £jjreiia
na. Goftoro da principio mefcolati fra Crifliani abitarono- fopra Verona .
quella flrada che incomincia dalla Chiefa di S. Sebafliano , e con-
tinova fino alla piazza del mercato là dove fi vende il vino. Ma
paffato alcun tempo,. e difoluti moftrandofiy fu per lo Statuto no-
ftro lib. 1 cap. 37 in forza di Ducali del Principe Serenifs. 18 Die,
1422. ordinato , che quella miserabile Nazione per evitare i. fcanr
R 2 dali '
CRONICA DI VERONA
dali, che colle femmine commetteano , e per altre loro inique
operazioni , si nella città che nel diftretto doveffè portare fopra
del veftitOjcioè fopra del petto, in forma vifibile la lettera O for
mata d'una cordicella gialla larga un dito, il qual fegno della
grandezza efler doveffe di un pane del valore di quattro danari ,
che oggi corrifponderebbero al prezzo di due foldi circa . Ciò non
per tanto da coftoro di mala yoglia efeguivafi , e fembrando lor
grave di effere con una tal marca da' Cnftiani diftinti, fi erano
latti a poco fi poco quello fegno a difmettere , onde con al
tre Ducali replicate negli anni 1424 e 1425 fu (labilità la pena
della prigionia di un mefe agli Ebrei trafgreffori , e di Ilare un
giorno alia catena . Ma paffato alcun tempo , e facendofv effi le
cito di quelle cofe fare , che fecondo gli accordi , co' quali furo
no dalla città ricevuti , non erano lor permefle , nel 1443 ia
vece della lettera O fu loro importo di portare una flella , c
proibito di tener fcuole- pubblichedi giuoco , di arce , ovvero dot
trina, di ballare, cantare, fuonare, nejinfegnar fotto la pena di
Ducati cento.. Ciò nonoftante difubbidienti moftravanfi , e con
quella nuova marca non volendo elfep elfi, nè pure diftinti, fu.
nel 1480 per Ducali 15 Ottobre nuovamente ordinato , che dovef-
fero portare la lèttera O un altra volta. Ma recalcitrando- gli
Ebrei tuttavia , fu con alerà Ducale 18. Marzo 152.7 ordina
to che .portaffero gli uomini una beretta gialla, e con tal co
lore tutte le altre foggie della teda le donne » Ora piìv non.
ufano. quello fegno, ma devono portare in vece il capello co
perto di un panno roffò , o pure- di tela cerata. Del luogo che:
prefentemente ferve al Ramanzini ad ufo di ftamperìa, nella caf*
contigua al vicolo- detto dal volgo l'introlo delli Crofoni, fi vai-
fero ad ufo di Sinagoga. Di po» nell'anno 1400 per le immode
rate ufure da elfi- praticate , fendo ite molte famiglie Criltiane in
ruina, furono cacciati della città . Neil* anno pofcia t$p8 fu
rono di nuovo' accoramodati nel luogo ove abitano tuttavia , det
to il Ghetto antico . Indi nelP anno 16f$ fotto la Pretura di
Giovanni Cavalli furono ammeffr anche gli Ebrei Ponentini ,
capi de- quali erano- Moisè Gaon e- Jacob Navarrà, fendo fia
te loro affègnate quelle cafe- che ora il Ghetto nuovo fon det
te. Entrato 1* anno 1400 ed eflendo Podeftà Aiboin Badoero,.
Antonio e Brunoro della Scala e Marfiglio- da Carrara tenta
rono di far ribellar Padova e Verona , ma ciò intefo dalla Si-
gnoria, furono banditi con taglia di Ducati- tremila per cada
uno a chi gli aveffe morti , e 5000 a chi gli aveffe dati vivi ,
come
P A R T E iP R I M A . 133
come ri fenice Mofdardo. II Corte dice che la taglia» a chi nel
termine di due mefi gli avefle confegnati vivi nelle forze del
la Giudizi a, fu di 8000 mila Ducati per ciafeuno, e 4000 a
chi nell' ifteffo termine gli averte ammazzati.
Nell'anno 1411 fotto la Pretura di Gabriel Emo Capitano Gabriel
di Verona fendo ftata prefa la Rocca del Ponte Nuovo da al- EinoCa-
cuni mal accorti Cittadini , a' quali era venuto in capo di ri- yti-ona '
bellarfi e rimettere quei della Scala un' altra volta in Veron?,
accorfovi l'Emo con alcune bande di faldati, fecondato ancora
dai principali della città, furono quei cattivelli difperft, recan
done alquanti uccifi e feriti ed alcuni prigionieri. I quali co- Ribelli
me traditori furono fopra le forche appiccati . Coloro poi che caftigati
con la fuga fi falvarono fuori della porta di Campo Marzio, in Vero-
la quale perciò fu murata , furono capitalmente banditi , e i 113 '
beni loro fifeati . I nomi di quelli che per le mani del Car
nefice la vita perdettero , effondo itati da altri prima di noi
diftintamente deferitti, qui ripetere non fi vogliono; ma que-
fio folo diremo, che tutto che foffero i Ribelli dalla Signoria
feveriflimamente puniti, non fi reftavan per quello cert' uni di
macchinar tradimenti; onde avvenne che nell' anno 1413 Co»
radino dai Bovi, Giacomo da Pigozzo, e Bartolomeo dei Pa»
fini noftri cittadini furono anch' etti con feveriffime taglie ban
diti, ficcome quelli che aveano ricevuto danaro dal Re d'Un
gheria per valerfene a favore d' Antonio e Brunoro dalla Scala .
I quali ogni attentato veggendo eflèr vano, e conofeendo an
cora qual foffe la divozione de* popoli inverfo de' Signori Vi-
niziani , nella Baviera , ood' erano anticamente ufeiti , ricovera
rono; effendo terminata già in Can Signorie» la legittima difeen-
denaa di quella Famiglia, la quale da Martino Primo fino all'
efpulfione d'Antonio 125 anni la città nortra Signoreggiato avea.
L'anno 1417 fotto la Pretura di Nicolò Veniero fu fabbri
cato il muro fopra l' Adice dietro della Chiefa di S. Lorenzo . Fabbri».
Rimafe poi quieta la città nortra fino all'anno 1438 nel qua- fi il muto
le infortì Filippo Maria Vifconte Duca di Milano, e Gian- dietro la
francefeo Gonzaga Signore di Mantova, dopo varj fuccefli frat CbJefa di
l'armata de' Signori Viniziani e quella degli Aleati, riufcl fi- tJ enr
nalmente a Nicolò Picinino Capitano della Lega entrare una Nicolò
notte nella Cittadella • la qual cofa fubito che nella città fu Picinino
faputa, i citiadini da timor fovraprefi incominciarono per la cit- 'orPrel»J«
tà tumultuariamente a trafeorrere, ricordevoli effendo di quanto Veron*-
fotto Giangaleazzo aveano fofferto . E in fatti fe il Gonza
ga,
r34 CRONICA DI VERONA
Antonio ga y che da. Antonio Maggio Jurifconfulto ne fu iftantemente
libera* U Pce8ato» non ^° aveH**" impedito, correva, pericola di eilere un'
città dal a-tra volta ridotta la città a mal partito. Imperocché le mili-
fiicco. zie aveano già incominciato a faccheggiare alcune cafe, e fra
Quefta ca- \e altre «quella de' Montani rimpetto- alla Chiefa di S. Pietro
fa èque a jQ carnarj0 allbr' abitata dalla famiglia di Erafmo da Narni
OVC Ol'il J— . ..... r,
bitala Fa- Capitano de' Signori Viniziani , dalla quale fu ricco bottino
miglia de' afportato . Quello Erafmo era di natura piacevolilfimo ed af-
Marchefi fabile molto e lufinghiero : ufava d' ordinario dolci ed afFet-
Erafn'o'da tate Paro'e > ma lopra tutto nelle marziali cofe pigro e fon-
Narni det- n°lento inverfo de' nemici ftudiatamente- moftravafi , trame frat
to Gatta*, tanto ed infidie loro tendendo , coficche rimaneano ben fpeSb,
melata e e per lo più d'improvvilo, da elfo. uccellati .. Laonde alla natu-
perche .. ra j- un gatto aflomigliandolo , fu col fopranome di Gatta
Melata volgarmente appellato Ora il Gonzaga , chiamati fol
to, le. infegne i foldati , alla efpugnazioae delle fortezze acci-
gneafi; e di; quelle farebbe padrone divenuto, fenz' altro, le il
terzo, o quarto, giorno- dopo non forte comparlo, lo Sforza Capi
tano de' Signori Viniziani ad impedirglielo. Quello per la por
ca del Vefcovo da alcuni cittadini, introdotto , coftriafe il Gon
zaga a ritirarfì frettolosamente di qui dall' Adice, colicchè per
la calca de' foldati e de' carriaggi cadde il Ponte Nuovo ; ma
calate le Viniziane milizie dalla Rocca in foccorlb dello Sfor
za, fiancheggiato ancora da' cittadini, con. tal vigore al Pon-
a^UPl- w delle Navi fi combattè ,, che il Gonzaga ed il Picinino al
cinino ' valore delle genti Sforzesche refiftere non. potendo, nella Cit-
cacciati tadella ricoveraronfi-, e quindi fui Mantovano. Rimafe poi. in
di Verona calma quefta città: fino all' anno 1500, nel quale fendo venutx
^*fc^"f"^_ m potere di- Maffimigliano Imperatore, e da quello nei 15 17
ti- Capita- pofeia alla. Signoria, di Venezia rellituita, fu per pubblica ter-,
no de'Sig. minazione ordinatocene ogni anno il giorno quintodecimo di
V ini*»*- Gennajo fi doveflc andare proceflìoa al mente alla vifìta della. Cat-
*' ' tedrale.. Il che. tuttavia oflèrvandofi, ivi umilmente l' Altiflimo
fiipplicheremo la grazia donarci di efiere per fempre fotto. que
fta Invitta, e Gloriofìffima Repubblica governati.

PINE. DEL. SUPPLEMENTO..

Alti
*3S
MI* Molto llluflri Sig. « JWr. mìei Ojfervandifs. Il Sig. Co.-

FLAMINIO
PREVOSTO NELLA -CHIESA CATTEDRALE,

V Eccellenti/fimo * Molto Jllmfire Sig.

GUIDO

MARCHESE DI SCIPIONE

£ Molto llluflri Xlontt

GENTILE. ED ALVISE

Fratelli tutti della Nobilifs. Famiglia della Torre.

j«0» potendo io defèrivcre con quel/a brevità di


tempo, che viene defìderata , la Genealogia
Scaligera , ejfcndocbc è compartita in diwrfi
pubbliche ferriture , 6* in molti autori , ni
th dinarìaixome ne fino ricercato , con la fèrie
'de* tempi > con gli nccufsmcnti degli uomini^
e delle donne, t con le dignità e Signorie Joro , ho voluto pe*
rò,per foddisfare in qualche parte a chi me ne fa iftan^a^ ri*
durre in quefto foglio , come in fommario , quanto da me fin*
ora è flato ritrovato . E febbene a prima vifla pare di poca
confiderastone , nondimeno in rifpetto di tutta l'opera è a guifa
di picchia medaglia cavata con molto ftudio dalla grandezza
del naturale . Supplico le VV. SS. molto llluflri a favorire
quefla mia fatica, accettandola volontieri . La quale non per al
tro « loro la dedico , 'che perche mi vaglia per un ftmpìice
cenno ad applicare il molto che io debbo , e per ara del debi
to , nel quale mi coftituifeo di obbligarmi a mandar loro quanto
pri-
i3tf CRONICA DI VERONA
frinì* potrò la intiera ijkria di quejìa Famiglia. Udìa'.quale
con la occaftone di Giovanni foro accafato con Verdt dalla Scala
alnum. 9H vedranno nobilijpmamente rifplendere l'antkhijfma
famiglia loro, che a guìfa di fertilijftmo , e prediofifftmo al
bero ha fparfo in diverje provincie , con ifiupor del mondo ,
pregiatami rami , da' quali di preferite pendono prediofifftmi
frutti, e particolarmente nella Germania , nel Friuli , in diverje
città d' Italia , e nella patria nofira di Verona, de' quali quejio
non è luogo di ragionare . Dirò folamente due parole della lo
ro origine in quejìa città , con il tejlificato di Cangrande dal
la Scala, lajciato per ora molte fcritture degne di fede, e la
diligenza ufata dal Corto nello fcrivere la Jìoria di Afilano ,
nella quale per la maggior parte tratta di quejìa famiglia .
Cangrande in un previlegio conj'trvato nei loro archivj Dtduto
da me dice così . Intendentes D. Francifcam ftiiam olim viri
nobilis Gucrclli de Rubeis de Parma uxorem nobilis Bar-
tholomaei della Turre olim de Mediolano &c. Scritto in
Verona a* 7 Luglio 1314. "Bartolomeo fu padre di Domenico,
Giovanni marito della Verde , figliuolo di Domenico , dal
quale fino ufeitì tanti preclari uomini pafjati , ét altri che
al prefente vivono felicemente in Verona . Altro non dirò , fa-
fendo , che le VV. SS. molto Illustri fanno meglio di me quan
to foffo dire , perciò fupplifca la loro molta benignità al poto,
eh' io loro apprefento : e con quejio fine riverentemente ha*
ciò le mani delle W. SS. molto lllufìri.

jD. Verona a' zó di Novembre MDCIL

Vi Vf% SS. molto Illufiri:

Obbligahjftmo Servito)
AlcflandroCanobio .

FA-
PARTE PRIMA. 137

FAMIGLIA SCALIGERA

DI VERONA^
Padri viveano Mariti e Moglie Dignità
1 BALDUINO|ti3« |i Dottore
r x Adamo I tuo
1149 2 Giudice Confole
» <, 3 Ardizione 1 163
I 4 Arduino 11 60 Almengarda ■
* 5 Ongarello ili 5 PodeftìeRettordiVer.
6 Balduino 120S Catarina 1 ,Carafina 2 6 Giudice Confole
7 Nonardino 1206 Piccia
8 Fui rane 1227 8 Sindico e ConfoU
9 Aleardo 1221
«.10 Giacomo 1240
flt Er inghetto 1222
I 12 Guido 1222
I 13 Aimonte 1222
! 14 Bonizzone 1240 Cecilia
* j 15 Corado 1243
j 16 Uguccione 1243 6 Giudice Confolc
I 1 7 Pietro 1222
l_i8 Martino 1229
ri9 Piccia 221
4 1 io Garfeuda 1221
1 21 Daiida 1223
»2 Pietro i*55 22 Abbate di S. Zeno
"13 Zocco 1227 23 GiudiceConfoIe
14 Bonifacio 246 14 GiudiceConfoIe
.25 Federico 24S 25 Podeftà di Verona
' 26 Giacomino 246 Margarita Gìuflinlana 1
Alima di Superbi 2
.17 Vergalezio 1227
ji —28 Guido 1222
jj —-19 Giovanni 1221
19 —-30 Bonifacio 1224
{31 Bonaventura 1221
3* Arrigo 1223 Beatrice
{33 Agnefe 1240 Nicolò
34 Bonifacio 123O
I2J2 35 Vefcovo di Verona
'"35 Manfredo
36 Corrado i*57 38 Pod.diCerea.diManr.
137 Aimonte 1257 Pod. eCap.del pop.di Ver
38 Martino i*57 39 Podeltà di Mantova
39 Alberto 1260 Verde de' Conti diSatez-
40 Bocca 1269 zole, da altri deits figli 41Cap. del popolo di Ve
Vefcovo di Verona
^41 Guido 1210 uola dtlGo: dì S*iu\\o ■
31 —42 Tantobella 1276
Padri
i38 CRONICA DI VERONA
Padri vìvea no Mariti , e Moglie Dignità
Eringhetto IZ10
f43 Aimonte imi
145 Bonifacio
34—46 Pietro 1179 46 Vefcovo di Verona
f*47 Francefco 1349
36^48 Mana «349
^49 Francefca 1341
37—50 Chechino 1339 49 Monaca in S. Michele
38—51 Niccolò 1195
f 51 Ifeppo 1308 52 Abbate di S. Zeno
" 53 Bartolomeo '30'ICoftanza d' Antiochia 53 Capitano del Popolo
54 AlbuiiH» Ooefta di Savoja ».
i3°4lCatarina Vifconte i< Bea 54 Capitan* del Popolo
55 Cangrande trice da Correggio t
39 56 Lucia I3,7jGiovanna d'Antiochia • 55 Capitano del Popolo
H97' Leonello da Erte
57 Coftanza 1187 Obizzo da Erte 1. Guido
di Bonacolfl 1.
58 Catarina. 1311 Nicolò Foggiano 1. Bai-
V59 Pietro 1 306 lardin Nogarola *. 59 Canonico di Verona
J 60 Francefca 1180
*°"S 61 Picardo 1188 Margarita da Igna 6z Co: e Sig. della Val
-62 Zilia 1288 policella .
4/ 63 Federico 1311 63 Podeftà di Verona
1 64 Bartolomeo 1336
S°1 65 Bailardino 1339 Catarina di Brenzoni
^•66 Maria 1311
51 -67 Francefco 1300
J 68 Alberto 1351 68 Prior di 5- Giorgio
5* j 69 Bartolomeo 1336 69 Abbate di SU Zeno,
>;o Guglielmo 1340 poi Vefcovo di Verona
t' 71 Chechino 1322 Catarina Vifconte
72 Francefco 1308 Catarina
73 Bailardino 1333 Catarina-
f 74 Beatrice 1341 Alberto degli Alberti
175 Pietro 130S 75 Canonico- di Verona
76 Bartolomeo 1369 76 Capitano di Vicenza
j4J 77 Albuino 1300
7S Alberto 78 Capitano del popola
79 Martino '337 Agnefe d'i Gorizia 79 Capitano del popolo
So Verde »33» Taddea da Carrara
J*Si Aibuina »333 Rizzardo da Camin fru 81 Abbatterti delIeMad-
1332 golino Gonzaga 2. dalene
82 Ziliberto 1330
83 Francefco 83 Cavaliefo
1328 Maddalena di Rodi 84 Canonico di Verona
55 ^ 84 Albuino
85 Bartolomeo »354
^96 Angela 1354 86 Abbad. di S. Michele
Federico 1337 87 Co. e Sig. della Val
fi; 1292 Imperatrice d'Antiochia
888 Ifabella policella
1298
Ito Alberto 1195.
Padri
PARTE PRIMA. n9
Padri viveano Mariti, e Moglie Dignità
65—90 Francefco I1341/
f 91 Bonifacio «3*5
68 J °* Arrigo 1326
1 93 Leonardo 1 322
L94 Alberto 1320
69—95 K'eppo 1311
7' —96 Giovanni 1335 Cortami
97 Nicolò *37r 97 Cavaliere
98 Verde 1370 Giovanni della Torre
73'! 99 Bartolomeo 13861 99 Dottor Canonico di
100 Alberto 1386 Vicenza .
.101 Francefco 1389
f 1 oi Pantafìlea 1379 102 Abbad. nelle Madd.
77^ 103 Orfolina »379 103 Monaca nelle Madd.
Li 04 Siivedrà '379 104 Monaca nelle Mad
dalene , la quale fu
Abbadefia nel 1422.
r j°5 Cangrande II 1347 Lifabetta di Bavitra. 105 Capitano del Popola
1 06 Caniignorio 1363 Agnefe figliuola del Du 106 Capitano del Popolo
107 Paolo Albuino 1 360 ca di Durazzo. 107 Capitano del Popolo
10S Beatrice 1350 Bernabò Vifconte
109 Verde 1 360 Nicolò da Elle
Pietro » 35i no Vefcovo di Verona.
I »<o
J IIII Giovanni 1354
70< 112
... Fregnano «345 113 Prior di S. Giorgio
"3 Aimonte 1377
Giacomo Tri/lino
114 Veronefe 1370
Lodovico Marchefe di
"5 AUaluna «354
Brandinburgo
il 116 Catarina 1354 Aldrighetto di Csrtel-
Margarita 1363 barco 117 Abbad. di S- Spirito.
'118 Bartolomeo 118 Canonico di Verona.
'3'7
119 SoAia 1339 Azzo da Caftelbarco
_ no Anna » 3*9 Ano da Caldonazzo
Mtai Beatric» 1349 Corado di Brandinburgo
ìil Catarina 1311 izt Abbad. delle Madd.
Elifabetta 1367 113 Monaca nelle Madd-
^O—124 Chechino 13S0 Manadora Zavarife-
115 Capitano di Vicenza
94—ns Bartolomeo 1364
{126 Arrigo 1369 117 Fu appiccato per có-
.*7 Gio: Pietro i366| giura contro Can Sig-
97—118 Bailardino 1399 norio ■ Zagata pag. 9$-
fii9 Albuina «359 129 Monaca in S. Lucia.
prof- in S- Calar-* e morì
130 Margarita 1360: Guglielmo Sacramofo 1. Abbad- %n S. Agoftino^
Giacomo Bonuccio a.
1 31 Coftanza 1367 Giacomo Cavallo 131 Abbate di S. Zeno
99 1341 1 33 Soldato di valore
1 32. Ubertino
1 •>} Giovanni '354,
• 34 Sdengo 1 360 Bianca Vifconte
135 Bartolomeo 139SÌ
140 CRO NICA DI VERONA
Padri viveano , Mariti , e Moglie Dignità
( 136 Rinaldo ^ 1366 136 Canonico di Verona
)'37 Fregnau© 359
138 Tebaldo 359
10.j *39 Guglielmo 404 Bona figliuola di Jf. Co. 139 Capitano del Popolo
,0* 7 140 Taddea 356 di Savoja • 140 Monaca in San Mi»
141 Cagnola. 356 chele .
141 Beatrice 35*5 14* Abb. in S.Domenico
fs* Turriana- * §uefiaè pofia dal Certe .
■ 143 Bartolomeo 375 143 Capitano del Popolo
io6< 144 Antonio 375 Samaritana dei Polenti 144 Capitano del Popolo
L * Lucia 375 Cortefia Strego , come al
145 Giacomo 35* la pag' 104»
^146 TolomeoMichel 347
' 147 Giorgio 380 147 Prior di S. Giorgio
. 148 Antonio 366
tJ J 149 Domenico 380
' 1 150 Ottavio 380
j 151 Beatrice 360
^15* Lucia 3S0
il4{,53 ^atrice 386 Morando Rambaldo
Li
^- ~ J54~r Verde
' 3S6 Mofcardo Bonuccio
ii6—155 Alberto 3S0
f 15& Leonardo 3»S
,17\iJ7 Arrigo 3S5
Xt58 Sigismondo 396
118 L159 Nicolò 398
( iio Antonio 404 160 Capitano del Popolo
Il 61 Brunoro 404 Filippa figliuola di Ama 161 Capitano dal Popolo
i6x Paolo Albuino 404 dea dt Savoja morto nel 143 7-
< 163 Nicolò 396 hartclomea d'Auflria pro
164 rregnano 396 nipote di Leopoldo il vec
165 Bartolomeo 397 chie Duca d' Auftria-
166 Can Alvife 397
«167 Nicodemo 400
tA Catarina A Seppelitta inVìtnna
B Chiara B In Barone di Tarfing
C Anna C In N. Hartman Bar. di
>45~168 Antonio Maria 1396 Laber , 0 forfè Lamberg
1. TalbertoCo: di Pre
da l.
(■169 Cleofe '397 Maffeo Vifconte
.• 1 70 Antonia 139S Maftinofigliuolo di Bernabò
J 1 71 Can Francefco '399 Vifconte, fec. il Tinto 1 71 Alcuni vogliono, che di
»44« 1?ì Taddea 1390 FrancofroSoardoBergama- qnefio nafcefie un Gio
frO) fecondo il Tinto • vanni , ma t' egli ì vero
^173 PolifTena 1396 Ancillotto Angufciolo che morì in età di anni
Ì47— 1 74 Aimonte 1398 Catarina figl. diGiovanni fei, farebbe un error ma-
{175 Bailardino 139* Alda Nigrella nifefio ■
176 Pietro 1 394 Dorottea di Fidenci
161— 177 Giovanni 1410 E / ena Clofrnerìn Bava/efe
'74—«78 Beatrice 1400 Bartolomeo Goniaga'
Padri
PARTE PRIMA. 141
vincano Mariti , e Moglie Dignità
Chechino iaooj
175' Nicolò «4071
Bartolomeo
Franccfco
Coftanza
Bartolomeo i8ì\ ^meftifene pefii **-
Giovanni 1 g j J ce dai Sciepioy te
Bailàrdino rne tllapxg. 14J sinum.
Bartolomeo 10», *O0.
Chechino
Sigiftnondo
Nicolò
Bailàrdino
Aitadonna Nicoli dal Neve Vietatine.
Lucia Gentile Simonetta
n Francefca Angelo Simonetta
Catarina Zaccaria Nichefola
Dorottea Giovanni Ottobell»
Bartolomei Paolo da Carpi Dottore

Fine della Genealogia Scalìgera deferiti*


da Alejfandro Canotto.

Ag-
CRONICA DI VERONA

Aggiunta e correzione da farjl alla Famiglia Scaligera , come fi è


ricavato da Gafparo Sciopio Co: da Cbiaravalle , e da altri*

M Aitino , che vivea nel 1 101 , fecondo il detto Sciopio , fu padre di Bai-
duìno fegnato al num. i.
Fino, il quale viyea nel 1178, come fi rileva dal General Configlio di Ve
rona, nel quale v'intervenne anche Adamo della Scala, in occafione che al
Monaftero di San Zeno Maggiore fu giudicata la reftituzione de' fuoi beni ,
fiatigli da cert* uni occupati .
Ilnardo, che vivea nel 1206, come da Documento nell'Archivio delle
.Monache dette le Maddalene , veduto daCanobio dopo la pubblicazione del
la Genealogia Scaligera da eflb raccolta; il che appare da un foglio fcritto dì
<"uà mano , che ora appo noi fi conferva , e nel quale fpiega , che detto Ifnardo
ebbe moglie, ma che di quella non avea ritrovato il nome,nè la Famìglia;
bensì , che nelle Scritture delle fuddette Monache fi dice padre di Giacomino
di Verona e fratello diBaldoino e degli altri, cioè di quelli fegnati ai numeri
5»6>7»8 ,9, 10. St.indo a ciò, converrebbe correggere la dipendenza di No.iar-
dino al num. 7, e dire, che quello fu padre non di Giacomino porto al n.
16, ma di un altro Giacomo, e che quello non forte la fteffi perlona di Gia
comino; ma che anzi foffero due differenti perfone, uno figliuolo d' ifnardo,
c l'altro di Nonardino.
Pietro, e Marco Bruno furono figliuoli di Ongarello primo, pofto dal Ca-
nobio al num. j; Ciò rilevafi da Illromento 6 Luglio 1214 atti Olivetti
Notare
Dì quefto Pietro, detto per Sopranome Bonodorato, nacquero Ongarello
fecondo, Bonifacino, ed Aderaldo, nominati in Illromento 1249 eliftente
nell' Archiviò delle Monache di S Martino d'Avefa.
PicarJo, pollo al num. 26 foito l'anno 1260, fu figliuolo di Giacomino .
Canobio in vece di quello Picardo pone Guido, il quale fu naturale di Ma-
flin primo, come tutti gl' Illorici accordano. Quefto Picardo era per fuo
vero nome Alberto appellato, come rilevafi dalla Inveftitura, ilguita nell'
anno 1282, de' Beni datigli dal Monaftero di S. Maria in Organo; nella
quale fi dichiara che Alberto riceve per (è, e per nome de' fuoi nipoti, cioè
^Alberto qui diciturTicardus ,f/.i quond. Domìni li ce',).*, T^iCt/ai fitti quond.
Domini Maflint fratrum t)uf*.:m Domini Alberti iyc. cioè fratelli germani .
Vi fu ancora un Ricardo che vifle nel 1289, quando per avventura non
foffe la ftefla perfona di Picardo. Quefto Ricardo ebbe per moglie Marga
rita Pallavicini, come da memoria da noi trovata ira alcune lcritture Ca
nobio: di quefto, ficcome d' Ifnardo, non faflì menzione del padre.
Tutti i figlienti furono figliuoli di Ma/lino, ma naturai, cioè:
Nicolò ch'era in vita nel 12^8, Pietro nel 1270, Francelco nel 127!,
Ardito nel i274,eGuido di l'opra nominato, polio al num. 41 , che nel 1258
fu creato Vcfcovo di Verona ; ma il Canobio , come detto, lo mette figliuo
lo di G r.comino al rum 26.
Di Ardito nacque un Pietro, il quale fu creato Cavaliero da Alberto fe
condo dalla Scala.
Segue
PARTE PRIMA, 143

Segue la Genealogia della Famiglia Scaligera , fecondo


Gafparo Sciopio Co: di Cbiaravalle , ed altri.

Padri •vtvcano Mariti , e Moglie Dignità


160—198 Michele
["199 Lucia 199 Mori vergine
1 200 Beatrice N.Co:d»Otting
161 "> xoi Brunoro 101 Principe dell'in ferior
Giovanni Baviera , morto Paolo
Alboino fuo Padre fu
invertito nella Signo-,
ria nell'anno 1441-
faoj
ì j Benedetto
_
X04 Bonifacio
i6»< *os Girolamo
j xo6 Tito T Morti in guerra contro i
I.X07 Francefco J Turchi •
I xo8 Bartolomeo
f X09 Giovanni '547 Maria Frangipane di 209 Cartellano d'Ingoi-
I o/rr/ qUtfti due no- Cleniingen . ftat mori , il d) 29 Set-
* 77 < *** Cana- temb. 1547 , e feppelli-
> bit aì a. 184, 185 , to in quella Chiela de'
Sciopio mtttt amo PP. Francefcaui.
ilfruttiti .
^xio Bernardo no Cartellano di Schar-
»»t xn Roberto ding •
rxix Maddalena Gio: Zelkingi
213 Maria Pandolfo di Puchbeing
1 Z14 Giovanni 114 Cartellano d'Ingol-
204 Maggiore ftat .
xi 5 Giovanni Mi 115 MaggiorDuomo del
nore Pretore di Baviera .
fxi6 Tito
«03< xi 7 Giulio Cefare 117 Quello, e Giufeppe
t detto Bordone fuo figliuolo, feadofi
vantati ne' loro ferirti
di feendere da quella
Famiglia, furono acre
mente ripred , e di bu
giardi tacciati ; ricco
ni» quelli , che da una
famiglia detta de' Bor
derai, e nondalta Scali
gera , gli rinfaeiarono
104/" 118 Michele che difeendeifero.
\_219 Camila
*°7—no MarcoRofTivo
così dettOjperch'era
di color rubicondo
Padri
»44 CRONICA DI VERONA
Padri Viviano Mariti , e Moglie Dignità
to?—in Giovanni
{zìi Lodovico 222*) Secondo IoScalige-
223 Criftofor» } 223J ro militarono in
211—-114 Claudia ferviziodell'Inip-Car-
fi25 Eleo» Mori nubile lo V in Italia, e fegna-
226 Miri* Miche ! Baron di Reiffé- laronfi nel fatto d'ar
bergen . nie feguiro l'anno 1542
227 Ann» j- - N. Baron Elimperg . alIeCerefole luogo co
si detto nel Piemonte
"5< tre miglia dittante da
Carignano ■ Il Buglio
22$ Crifloforo ne, e il Doglioni dico
220 Giovanni no , che non quelli ,
230 Brunoro det- ma due altri furono in
v toGio: Brunoro quel conflitto , cioè i
( 231 Slefant legnati ai num. 228 , e
232 Silvio 230 , e che ancor vi pe
233 Auieto\ rlifero • Ecco le pa
234 Oiufrppr,0G1O role del Doglioni. "e-
Ceffo, cerne il leg rana in quefto Campo i
gè ne* Frontifpi- " piò fegnalarèCapitani
«7< cj delle fue ope Crifloforo , / Brunoro
re . "fratelli delia Scala ,
235 Giuflo " dtl J"angue già de1 Si-
236 Lunari* ignori Veronefi.
237 Gianna
23Ì Coftantino
Maurizio Diceno alcuni che quelli
Giulio } 2 fratelli i riderne colla
madre In Mantova pe
rlifero nel 1593 : altri
vogliono , che nò que
lli , ma Lodovico , e
Crifloforo in Mantova
la vita perdeifero.
224—241 Antonio 241 Era contemporaneo
aiS—242 Giovanni allo Sciopio .
'243 Scipione
244 Mattia
341 « 245 Nicolò
246Giacomantonio,
L24 7 Caa Fraucefco"

// Fine della Genealogia della Famiglia Scaligera.

Che
P A l T E P R I M A. 145
Che quella Famiglia fofle ragguardevoliffima , e nella città
noftra duìinta anche molto prima del tempo dal Pigna e dal
Canohio aflegnato, fi prova 'per un Iftromento di locazione di
certi luoghi in Montorio di ragione de' Frati e Suore di S.
Croce di Cittadella, fcritto nell'anno ioIO da Giacomo figli
uolo di Falco Notare, e pubblicato da Lodovico Perini nella iua
Cronica delie Monache di S. Silveftro; nel qual' Iftromeoco , cer
ti confini accennandofi , fi legge ab una parte jura Dominorum de
la Scala &c. Se dunque rrelF anno ioio col titolo di Signori
venivano appellati, ne viene in conseguenza, che molto prima
di quel tempo fi era quella Famiglia in quefte parti annidata; «e,
fecondo G. C Scaligero , fe pur merita fede , fino al tempo di
Cario Magno , dal quale , dice che per meriti militari furono del
la Signoria del Gattello di Sermiooe fituato lopra il Lago di Garda,
e della Contea della Valpolicella invertiti, decome, alcun tem
po dopo, Alberto pur della Scala della Signoria di Bolzano, fe
condo il Sciopio , e Lucca di Linda . 11 Co: Alfonfo Lolchi ne'fuoi
Compendj I«orici riferifee , che Martin I nato di Albertino , da
altri detto Giacomino e Jacobino, difeefo era d'antica Famiglia
©rionda Bavarefe venuta nel 1020 ad abitare in Verona. -Sciopio
all' incontro da un certo Martino il principio fa -venire <di que»
fta Famiglia nell'anno non; e foggiugne , che il detto Mar
tino padae fu di Balduino dal noftro Canobio porto nell' armo
1136. Dalle quali cofe, quantunque non bene coerenti, chiari'
apparifee però quanto fiali il Villani ingannato in dire, che il
padre di Martin I e di Alberto , per eflere rtato fabbricatore di
Scale, di qui il nomedella Scala quella Famiglia pigliane. Il che
tanto piti è infuffiften te quanto che, ficcome piace al Pigna -da
noi alla pag. 40 ripportato, erano, anco prima di panare in Ita
lia, Conti ci Schallemberg e Burghaufen; e il Linda vuole che
la Contea di Lika limilmeme godeflero . Giulio Celare Scalige
ro ne' fuoi ferini queft' aflèrtiva del Villani dottamente riprova.
£ in fatti tanti concerti fi hanno che il contrario Jdimoftrano^, e
tali che, qualora i Scrittori dell'origine di quella Famìglia im-
Jireiero a feri vere, fi può con fondamento aflerire che abbiano
empre giuocato a indovinare . Concluderemo per tanto , fonda
ti mattine fui documento ioip, che, ficcome abbiam detto ,
anche molto prima di quel tempo era quella Famiglia in Ve
rona delle più diftinte, e ragguardevoli .

F A.
cronica di verona

FAMIGLIE

CONGIUNTE A QUELLA DELLA SCALA

ALberta Igna 6\
74
Angufciola Laber C
Antiochia Nichefola
53. SS, 87 *9$
* Auftria Nigrella I7S
Baviera 105 Nogarola 58
Bonacolfi * Otting 200
S7
Bonucia dì prefente Mofcar Ottobella ip5
da 154 * Pallavicina 142
Brandinburg 105, 115 121 Polenta 144
Brenzona Preda C
<*S
Caldonazza 120 Puchbeing
Camino "3
80 Rambalda rS3
Carpi 107 r Reitféberigeno Reifféberg 226
Carrara 79 Roffi
Cavalli «3
131 Sacramofa 130
Caftelbarco 116, np Salezzole
39
* Clofmerin 177 Savoja 53» I3P : idi
Corregio S4 Serego 144
Durazzo 106 Simonetta i?3> 104
Elimperg 227 Soarda 172
56 , 57, iop Superbia %6
Fidenza 176 Tarfing B
Fogliana 58 Triflìna 114
Frangipane 20p Turriana pS
Giuftiniana 2<5 Vifconte 135» 54, i6p, 170
Gonzaga 80, I78 Zavarile 124
Gorizia 78 Zelkingi 212

Famiglie Verone/! al numero di 14 fono rapprefcntate


da quefli numeri.

2d. 30. 58. 65. 74. p8. 124. 130. 131. 153. 154. 175. 105. \p6.
PARTE PRIMA. H7

Le Città, oltre i molti CafteìlV e Terre che fono /tate dominate


dagli Scaligeri in diverfi tempi fono quejìe .

Bergama Pavia
Brelcia Reggio di Lepido
Cividal di Bellun Salò con la Riviera
Feltre Trento
Lucca Trivigi
Padova Verona
Parma. Vicenza

Dignità di quejla Famiglia.

4 Abbati al numero 22, 52, 5 Rettori e Podeftà di Città


Óp, 132. al num. 5,25 , 38,30, 63.
6 Abbadefie al num. 81 > 86, 2 Signori della Valle Policel-
102 , 117, 122 , 142» la 61 , 87..
6 Canonici al num. 59 , 75, 5 Vefcovi di Verona al num.
84, pp, 118, 136. 35, 41,46, 60,110.
2 Capitani di Vicenza al n. Due di quelli Vefcovi furo
76,125.. no fatti morire da' mede-
15. Capitani del Popolo di Ve fimi Scaligeri 1' uno al n.
rona al n.38, 30, 53, 54>55> óp , al no l'altro (a) .
78, 70, 105, ioó, 107,
I39>143>144> 160, idi. (a) Di queft' .ultimo prende er
5 Giudici Confoli al n. 2 , 6 , rore manifefto il Canobio cogli al.
tri tutti, che tal cofa aflèrifcono,
8, 16, 24. come nel fuppleméto alla pag. 107
3, Priori al num. 68, 113,147. abbiam dimoftrato .

T 2 Nomi
l4S CRONICA DI VERONA
9
Homi e tempo , che hanno regnato i Scalìgeri con fa fita
ordinata fitccejjìone, i quali fi ritroveranno nella,
dipendenza con quejti numeri.

3%"\M Aftino eretto Capitana perpetuo del popolo di Ve»


J.VJ. rona Tanno izóz.
39 Alberto fratello di Maftino I277
53 Bartolomeo figliuolo- di Alberro ijoi
54 Albuino fratello di Bartolomeo 1304-
55 Can Grande fratello di Bartolomeo» 13 12.
78- Alberto fratello- di Maftino- *3*P^
70 Maftino figliuolo di Albuino *3ZP
105 Can Grande II figliuolo di Maftino, nccifo da Can Sigilo»
rio fuo fratello I3S2b
1 12 Fregnano naturai fratello dì Can. Grande occupa Verona; ,
ricuperata fubito da Càn Grande, morto Fregnano 1354
106 Can Signorio fratello di Can Grande- *-3S9
X07 Paolo Alboino fatto morire, da Can Signorio nel 1375
143 Bartolomeo figliuolo naturai di Can Signorio ammazzai»
da Antonio *37S,
144 Antonio- fratello di Bartolomeo folo- 1381
.... Gianealeazzo Vifcontc tolfe la Signoria ad Antonio 1387
130 Guglielmo figliuolo di Can Grande-. 1404;
zoo Antonio figliuolo di Guglielmo 1404
161 Brunoro fratello di Antonio. I4°4
Privati dello Stato da- Francefco Carrarav
Sono- feppelliti in S. Maria Antica loroChiefà PàrrocHiale in
fepolcri onoratifiìmi> e quello di Can Signorio merita più
nome di Maufoleo che di Sepolcro.

A N N O T A. Z I O N E-

Nott tutti furono feppelliti in Si Maria Antica-, come vuole il Ck-


nobio , imperocché Giufeppe Abbate- di S. Zeno figliuolo naturale di
Alberto, fu feppellito ne' Cb'ioflri di* quella Abbadia.
Giovanni figliuolo di Alboino fu feppellito nella Cbiefa de Santi
Fermo e Ruflico al Ponte- net i^S7'
Paolo Alboino fratello di Can Grande fu fatto decapitare nellat
Rocca- di Pefcbiera da Can Signorio *
Pietro.
PARTE PRIMA. 14?
Pretro Vefcovo di Verona figliuolo di Bonifaciofufeppellito nella ChU-
fa di S- Anajtafia V anno 1105 e poi trasferito fotta P Altare de
dicato al Vefcovo S. Martino . Pietra figliuolo di Mafi'mo , prima Vef-
eovo di Verona , e poi di Lodi, morì in Mantova nel 1303.
Antonia figliuolo di Con Signorio morì nella Marca d Ancona .
Brunoro ed Antonio figliuoli di Guglielmo r ejìgliatì dalla Signoria
di Venezia » non più tornarono in quefli paefi .

Verona ritornata nella primiera Tua Signoria » effondo ftato


eletto Capitano del popolo Pietro Sacco, li diede con giuftif-
fime condizioni al benigno Imperio della Sereni/lima Signoria,
di Venezia l'anno 1405, lotto il quale di prefente vive felice
mente, che è Tanno ióaz, effendo fuoi preclariffimi Rapprefen-
tanti rilluftriflìmo Sig. Ermolao Zane Podeftà , e 1' lliullrilfi-
mo Sig. Francefco Priolo Capitano.

Si potrà facilifihnamente ordinare in qual grandezza fi voglia 1*


Albero ovvero la discendenza t pigliando i nomi, con i loro nu
meri deferitti nel prefente foglio y cominciando da Balduino il pri
mo, che è padre de i nomi fegnati 2, 3, 4 , e poi da Adamo
il fecondo padre de i nomi fegnati 5, 0,7,8,, a, 10. Seguendo-
Arduino al num. 4 padre di LI, 12, 13, 14,15, i<5, 17, 18, e
con quello modo u procederà fin* all' ultimo nome di Bartolo
meo fegnato numero 107 . Avvertendo che i nomi rinchiulì
tra l'una e l'altra linea "fono. fratelli , e il nome che rappre-
fenta il numero porto all' incontro è il padre loro , come lì è
detto di 11 ,.12, 13, 14, 15,16,17, 18, che fono fratelli y & Ar
duino rapprefentat-o dal numero 4 è il loro padre. Si aggiun
gerà il marito alle Donne, e la moglie a gli Uomini in que
sto modo
56rLucia: 55 rCan Grande
(.Leonello da Elie \_Giovanna di Antiochia

La inlegna di quella Famiglia- era una femplice Scala di


quattro gradi di color rodo in campo di argento. Poi di cinque
gradi nel mezzo di due lettere M di carattere Longobardico.
\Jn' altra, nel mezzo di due cani rolli , che Sanno in piedi.
Un'
ijo CRONICA DI VERONA
Un'altra tiene fopra della Scala in campo dorata un Aquila Im
periale . Et una che dovea fervire a quelli non legittimi , era
una mezza Scala, che per quello fi è veduto in diverfe icrit-
ture fi chiamavano, come per efempio, Giovanni Mezza Sca
la . Il Cimiero maflìmamente di quelli che fono flati Signori
era un Cane rotto con Ala bianca.
PARTE PRIMA.

REGISTRO

DELLE TERRE E VILLE

Che furono de' Signori Scaligeri , le quali dopo di tjp fot-


topofìe furono parte alla Fattoria di Verona , e parie al
la giurifdi^ione ordinaria della Città , tratto dal Libro Co
pia Lettere della Magnifica Camara Fifiale dell'anno 1414,
e poi fiampato da Girolamo Pifiepolo in Verona nel fico»
lo XVI.

Alfefine
M Pefchiera del Comune di Verona .
Val
Bori etto di Valegio
della Famiglia de' Faenzi per
Ci
la Camara.
Ferrara di Monte Baldo del Comune di Verona .
Villa Bortolamea de' Conti S. Bonifacio per la Ca
mara ,
Carpi e Spinimbecco del Comune di Verona .
Mazzagata ~j dclli Comuni ed Uomini del Vi
Cà del Magnano J cariato di Campagna per la
Cà di Settimo del Galefe C Camara .
Cà de Fure J
Cà del Cero della Famiglia de'Campagni per
la Camara .
Cà della Caprara- della Famiglia Bevilacqua per
la Camara.
Cà del Mantego del Comune di Verona .
Salezzole del Conte dalla Capella per la
Camara .
Albareto di Gardefana del Comune di Verona.
Cavalcafelle della Famiglia de Monte per la
Camara .
11 Beneficio del Ponte -l'opra Pò . Pel quale il Zagata nella Cro.p.66.
Pontepoffero della Clarifs. Famiglia dima
ni per la Camara.
Ron-
iSx CRONICA DI VERONA
Roncanov* <de'R.R. Monaci di S. Maria in
Organo per la Camara .
Oftiglia , eS. Romano del Sereniamo Duca- di Man*
tova per la Camara
Caftelbaldo con Rigozzo Fatavi
del Comune di Verona .
no Bogoffo
Il Porto del Sereniti». Dominio,
Nichefola del Comune di Verona .
Albareto di Fiume nuovo
Rivalta di Cotogna.
Cavalpone }
Villa Cucca.
Caldiero .
Medica .
Cafelle con Perarolo.
Gazo de* Conti Giudi per la Camara.
Comune di Faedo de' Conti della Torre per la Ca
mara.
Canale de' Conti Bevilacqua per la Ca
mara .
Sparedo della Famiglia de' Lafranchi per
la Camara .
Vifegna della Famiglia de' Turchi per la
Bionde di Vifegna Camara.
Cà di Formighedo della Famiglia de'Lifchi per la
Camara
Cà di Campomarcio
Velo I del Comune di Verona.
Roveredo dì Velo J
Vadi Poro.
Araerino cola Selva
del Comune di Verona.
Progno con Calcile }
Roncada della Clarifs. Famiglia de'Gri-
mani per la Camara.
Monte Chia del Comune di Verona .
Poftumano della Famiglia de'Becelli per la
Camara .
Monzambano del Comune di Monzambano per
la Camara.

DEL-
l$3

DALLA STORIA

DELL' ORIGINE

DI TUTTE LE RELIGIONI
DEL REVERENDO PADRE

V* PAOLO MORIGIA

CAP. L XX.

Ove farla del/a Citta di Lucca, la quale un tempo fit


Jìgnoreggiata da' Signori della Scafa*

tJefta Città è antichiffim a, perciocché fabbri


cata fino al tempo vicino al Diluvio : perchè
eomedottamente ferine il Nobile Sebaftiano
Puccino cittadino Lucchefe nella Tua Croni
ca , ovvero Commentario , che Lucca eb
be origine da Cornerò nipote di Noè , det
to Jofetto di Scitia : benché alcuni abbia
no prefo errore, credendoli che Lucca fi a
ftata fabbricata da Lucio Lucumone., altri
vogliono, come la Cronica Giacinta-, che aveffe -origine da Erco
le. Ho ancora trovato in un Sommarieto raccolto dall' Eccel-
kntiflimo Dottore Meflèr Paolino Maflei Nobile Luccheiè, che
Lucca fu edificata da Urigia nipote di Noè . Laonde , benché
niuno autore affermi la lua vera origine , da qui (fecondo i
dotti) fi può vedere la fua antichità; pofeiacchè anco per tefti-
monio di Virgilio , i Lucchefi combatterono .nella crudel guerra
che fi fece tra Enea ed il Re Turno : e quefta fu di più di
mille e cento e felfantadue anni innanzi che Crifto veniffe al
Mondo , ed avanti che Roma fofle edificata -da quattrocento e
venti anni incirca : il medefimo afferma Srabone , autore gra
ve ed antico , quale fu avanti che Crifto venifle al mondo di
federi anni. Fu ancora Lucca prima che Fifa di più di mille
e trecento anni; perciocché Pila fu edificata dopo la diftruzio
!54 CRONICA DI VERONA
ne di Troja , anzi trovo eh' el fito dove Pifa fu edificata le fu
dato da'Lucchefi- ficcome appare nella raccolta delle cofe anti
che di Lucca, dell'Eccellènte Meffèr Paolino Mafie! nobile Lu-
chefe . Alcuni hanno (limato che Lucca fia detta dalla Luce ri
cevuta, per effere ella (lata la prima che ricevette la Luce del
la Cede di Crifto.' ma è cofa chiara, fecondo il teftimonio di Plu
tarco , che prima che nafeeffe Crifto fi chiamava Lucca . An-
nio vuole che Lucca fofle cosi chiamata da Lucio Lucumo*
ne , ancor che il Volaterrano , feguitando 1' autorità di Va-
ronc , voglia che Lucca così (1 ehiamaffè dagli lucenti feudi che
guardavano le lue alte torri. Molte cofe lodevoli e degne .d*
e(Ter l'apule vi potrei narrare dell'antichità di Lucca, ma, per
non fare al propofuo della noftra Moria , le lafcio in difparte -
Sempre Lucchefi furono amici de' Romani , ed ebbero molti
privilegi in fegno d' amicizia , come l' arma nativa di Roma che
fu il Leone, il liggillare in piombo , il batter danari, lo Inca
ricare il fale ed altre mercanzie , cofa che non potevano fare
l'altre città fenza che prima le fgabellaflcro a Roma . Cefare
ebbe udienza in Lucca quando andò all'acquifto della Francia,
come narra Plutarco nella vita di Cefare , e gran numero d'
uomini vennero a lui con Pompeo. Non mancherò di dirvi
che governandofi poi Lucca fotto l'Imperio e a Repubblica, 1*
anno 1300 fi levò una calata Lucchefe chiamata gli Obici e
s' impadronirono di Lucca , e nove anni la iìgnoreggiarono ,
il che fufeitando alcuni romori, furono fcacciati, e dopo con-
fufamente il popolo con alcune cafate ne furono Signori tre
anni, nel qual tempo furono fcacciati i Nobili Anterminetti ,
con quei del Fondo , e fino a venti cafate , per difendere la
libertà, perlochè affai Lucchefi morirono. L'anno poi 1313 il Re
Roberto di Napoli, con la paite del cafato degli Obici ne (let
te Signore un'anno. L'anno feguente Unuccione della Faggiuola.
Piemontcfe (benché altri autori dicano che fu Romagnuolo) eflén-
do Capitano di gente d'armi entrò in Lucca con il favore de'fuo-
rufeiti, e vi fece molti mali; perciocché diedero il fuoco a più
dii4oocafe, e morirono bene ioooperfone. Coftui fece il tiranno
in Lucca due anni e due mefi e ventitre giorni. Dopo il quale, un
Conte Carlo Pifano fe ne fece tiranno tre mefi e cinque gior
ni : ma ancor quello fu fcacciato da Caflruccio Nobile Lucche
fe, il quale entrò nella città col favore de'Gibellini*, .ed il fab-
bato Santo, che fu appunto l'anno (cacciò fuori di Luc
ca in tre volte meglio di trecento famiglie della parte Guelfa
Coftui
PARTE PRIMA. 155 .
Coftui tenne quella città dodici anni e cinque mefi . Non
refterò di dire che Caftruccio fu uno deT valenti ed eccellen
ti Capitani del lue» tempo; molto {limato ed onorato da' Prin
cipi . Ricevette onorevolmente in Lucca Lodovico Bavaro Im-
peradore de' Germani y ed a' fuoi prieghi V Imperadore liberò
Galeazzo, Signore di Milana, ed i figliuoli, eh erano prigioni
a Monza. Fece Caftruccio di molte degne imprefé , e fe non
era dalla morte tanto predo levato , credo che d' eflb gli fcric-
tori averebbero co' loro fcritti empiute moke carte . Dopo
la morte di Caftruccio , che fu l'anno 1328, Arrigo e Va-
leriano fuoi figliuoli fletterò Signori di Lucca due dì : e l'an
no medefimo il Duca di Baviera s'impadronì della Città: e fla
to che vi fu un' anno fi fece dare da' Lucchefi cento mila fio
rini , e un Francefco figliuolo di Calhuccio pagò ventidua
mila fiorini per aver la Signoria della' città , il quale la ten
ne quindici giorni . Ma via che fu il Duca di Baviera, i fol-
dati Alemani, che quivi erano, fe ne fecero padroni e tennero
il dominio della città cinque mefi e fette giorni . Venderono
poi il Cartello dell' Agofla a Marco Vifconte Signor di Mila
no per quaranta mila fiorini, dal quale fu tennuto quarantatre
dì, e dopo lo vendè ad un Gerardo Spina Veronele per trenta Gerard»
mila fiorini, e quello ne fu Signore per fette mefi e un dì. Spina Ve-
L' anno poi 1331 il Re Giovanni Alemano fu padrone della roneft: s\-
citta due anni, nove meli, e due di. L 1 anno 1333 Arrigo n- Cartello
gliuolo di Caftruccio, come quello ch'era ambizioio di regna- Hi Augu
re, fe ne fece padrone, ma non durò più che fette giorni nella "a •
Signoria; perciocché quell' anno medefimo Roffi Parmegiano
sborsò al fuddetto Re Giovanni quaranta mila fiorini , e fi
fece padrone di Lucca, e vi perfeverò fette anni e due mefi .
Dopo coftui fe ne fece Signore Arrigo, o Martino dalla Sca- Lucca in
la Veronefe , e la tenne fei anni . Dopo quello tempo i Fio- potere di
rentini con la parte Guelfa fuorufeita , prefero la città , e la j^/^" ^
dominarono undeci meli . Ma i Pifani fcacciati i Fiorentini ja
fe ne fecero Signori, e la dominarono venticinque anni, e die
tro loro Giovanni d'Agnello fe ne fece Padrone, e la tenne a
fuo nome quattro anni. In quello tempo i Pifani ebbero una
così fatta rotta da' Fiorentini , che quafi fu 1' ultima lor mi
na : perciocché furono menati prigioni a Firenze piti di mille Pi
fani, e gli mifero fu certi cari, per tutta Fiorenza conducen-
«doli , acciò follerò veduti dal popolo. L'anno poi 1369 venen
do Carlo Imperadore, di quello nome quarto, in Italia, oltre
V 2 che
i$5 CRONICA DI VERONA
che liberò Roma , e gran numero di città di tirannia , aumen
tò anco il Stato della S. Chiefa, fu Cattolico e dotto, e ordinò
molte leggi utiliffime al ben pubblico, chiamate le Carline: dal
che ne avvenne che l'offe liberata Lucca dalla Tirannia de' Pifani
sborfando dugento mila fiorini a Carlo , il quale ne fu Signore
un'anno, ed un' altro anno vi flette il Vefcovo Portuenfe Car
dinale di Bologna , come Vicario dell' Imperatore di tutta la
Tofcana. L' anno dunque medeflmo che l'Imperatore Carlo li
berò la città di Lucca dalla tirannia de' Pifani , eflèndo egli co*
fuoi Baroni nel Cartello dell' Agofta, o Augufta, creò un Tom-
mafo, di nazione Bolognefe, Protonotario e Cancelliere Impe
riale in Lucca. Ordinò ancora il primo Magiftrato nella città
detti Anziani , eleggendone due per Porta; avendo allora la
città cinque Porte : terminò anco un Concilia di cinquanta
uomini amatori della Repubblica, e di buon configlia, ordinan
do che ve ne foffero dieci per Porta , e due invitati per ciaf-
cheduna Porta, i quali infìeme cogli Anziani aveflero autorità
di difponere le cole bifognevoli al ben pubblico. £ perchè lo
Reverendiffimo Cardinale Guidone fopraddetto avea quattro mi
la ducati d'oro al mefe per la guardia del Caftello d'Augufta , e
fuo falario, mandarono Ambalciatori alia Maeftà di Carlo, il
che mifc al tutto la città in libertà pigliandola fotto la fua
tutela, e protezione, onde le fu dato di nuovo ampliflima li
bertà di ordinare qualunque cofa che fofle alla confervazione
del fuo Stato , e accrefcimento della libertà. £ 1' anno 1370
partirono la città in terzieri , fi ordinò un Gonfaloniere di
Giuftizia y e molte altre buone e lodevoli ofTervanze, leggi
« ftatuti , con ringraziare Iddio , Papa Urbano quinto loro be
nefattore , e Carlo quarto Imperatore fuo liberatore : ordi
nando perciò, che ogni anno a perpetua memoria fi faceflc
{•ubblica e generale proceflìone , e fino al di d' oggi fi chiama
a Fefta della Libertà, ed in quella maniera Lucca tornò nel
la fua antica libertà ; nella quale perfeverò fino all' anno 1400;
nel qual tempo (come di già abbiamo detto, era grandiffima
pefte nella città) Paolo Guinigi Nobile Lucchele , fe ne fe
ce Signore , e la tenne %f anni e nove meli, e ventiquattro
giorni. Il che tengo che niuno che fia dotto nelle Morie d'I
talia (per non dire dell'Europa) non fi meraviglierà, udendo
che Lucca fia ftata fossetta a tanti varj Signori in que' tempi
tanto calamitofi ed inftabili ; perchè fe i Scrittori dell' Morie
«i dicono il vero, come il proprio dell' Iftoria è d'efler vera,
ITO-
PARTE PRIMA. 157
troviamo che dopo che nacquero quelle velenofe Vipere de*
Guelfi e Gibellini , quali gitcarono fuori il velenofo capo al
tempo di Federico Imperadore il fecondo, circa 1' anno 1240
dall'ora fino (per cosi dire) alla noftra età , molte città fono
ite in ruina, altre foggettate a mille tiranni", ed" òggi uba cit
ta era dominata da uno, e fubito fe ne faceva Signore un'al
tro, che farebbe lungo a noverarle. Tornando alla noftra nar
razione, dico, che 1 anno 1450 Lucchefi riprefero la fua pri
ma libertà , nella quale d'allora in poi fempre. fono perfeverati ,
ed anco perfeverano nella fua felice e fanta libertà, governan-
dofì con fomma giuftizia , con degne leggi e ftatuci appartenen
ti ad eftirpare i viz], e a mantenere le virtù, con altre catoli-
che e criftiane offervanze , amandofi infieme fcambievolmente
di perfetta concordia , mettendo in difparte il proprio commo
do per il ben pubblico, avendo a memoria le parole di Gesù
Crino , che Omne regnum divifum contra fe , defolabitur' & omnis
crvitas mei domus divi/a centra fe , non flabit . E quell altra fen-
tenza di Pitagora . Omnia auferentt a tt cedt pneter iibertatem .
La quale fi conferva con temere Iddio, ed eflère come fi leg
ge negli Atti degli Apoftoli , che , Multitudinìs credentium trai cor
unum , & anima una . E 1' altra fentenza che dice : Concordi*,
res parvie crefeunt, difeordia vero dilabuntur.

DAL.
i58

DALLA

NOBILTÀ DI VERONA

D I

GIANFRANCESCO TINTO *

.Delia venuta di Papa Lucio Ter^o in Verona* delle anioni


che ivi fece, e della fua morte , e fepoltura
in quejia Città.

LIBRO V. CAP. I.

Anno II 83 di N. Signore, Lucio Pap*


Terzo, travagliato- dalle l'edizioni de' Ro
mani, venne, partendoli di Roma, a Ve
rona, per congregar e celebrar ivi il Con
cilio, a fine di proveder d'ajuto alla guer
ra di Terra Santa , che dall' arme de Sa
raceni era gravemente, e con gran peri
colo moleftata, e di trovar modo di re
primer ancora 1' infolenza de' Romani
contra i Pontefici . E occorfe quello o-
oore alla città noflra 1 eoa doppio favor del Cielo , poiché con
giunto»* quello fupremo» Signore, nel venir a Verona, con Fe
derico primo Imperatore, amba infieme, l'ultimo di di Luglio,
fecero nella città l' entrata , con mirabil concorlb , allegrezza ,
ed applaufo di tutto il popolo, che con ogni forte d'onore e
magnificenza, ornò ed accompagnò- de' dui maggior Prencipi del
mondo il felice ingreffcr . Quindi il Papa avendo con V Impe
ratore , e moltiffimi Prelati, e Prencipi celebrato il Concilio,
fermò in Verona la Pontificia Sede fin al fine di fua vita. E
per maggiormente onorar cotefta città , fece egli , l* anno fe-
guente il primo di de' tempori di Quarefima, promozione di lei
Cardinali , che furono gT infraferitti .
Creazlone- Teobaldo Francele Monaco Cluniacen. Vef. Card. Oftienfe,
«"e'Cardi-
nali fatta e Veliterano.
'n Verona. Meliore Francele Prete Cardinale , tit. di S. Giovanni e Paolo,
Camerario di S. Chiela . Ade-
PARTE PRIMA. i59
Adelardo Cittadino e Canonico di Verona, Prete Cardina
le titolo di San Marcello, poi di Santa Maria in Portico.
Frà Rollando Francefe Monaco , ed eletto Abbate Dolen.
Diacono Cardinale.
Pietro Piacentino Diacono Cardinale di San Nicolò in car
cere Tulliano.
Rodolfo Nigello Pifano Diacono Cardinale di San Giorgio
in Vilatro .
L'anno poi 1185 ammalatoti quivi alli 23 di Novembre paf- Morte d!
so a miglior vita. 11 fuo corpo fu onorevolifiimamente feppel- Lucio III
lieo in Verona nella Chiefa Cattedrale in uno marmoreo fe- Vero-
polcro innanzi all'Aitar maggiore con V infrafcritto Epitafio. "*>
Lue) Luca tibi dedit ortum, Pontificatum p,'""'
Oflia, Papatum Roma, Verona mori. rfj Lucio"
Imo Verona dedit verum tibi vivere , Roma HI.
Exilium , curai Oflia , Luca mori .
Che tradotto nella noftra lingua così fuona
Luca la vita, 0 Lucio, ti diede,
Oflia t' injìgtù poi di Vescovato,
Roma dell'alma Pontificia fede,
In Verona i eflinfe ultimo fato.
Di vera vita anzi Verona erede
Ti fè , ti fu da Roma efiglio dato,
Le cure Oflia t'accrebbe, e alla morte
"T apperfe Luca tua le prime porte .
Ma quello fepolcro Gianmatteo Giberti vigilantifiimo Vef-
covo di Verona, alquanti anni fono, fece levar dal fuo loco,
volendo ornar di nuova fabbrica il Coro, e la Chiefa, eflendo
quel fepolcro al difegno d'impedimento, facendo riponer 1' of-
ia Pontifìcie in un altro Monumento in terra innanzi l'Aitar
.maggiore con quella ifcrizione.

OSSA LUCII IIL PONT- MAX.

Del
CRONICA DI VERONA

Del Conclave fatto in Verona per la creatori di nuvOo


Pontefice , e di ejfa creazione, e de1 Cardinali
che D'intervennero,

CAP. Ih

'Orto Papa Lucio , come fi è detto , in Verona , vacò


. la fede dodici giorni , onde congregatoli in Verona il
Conclave per ventiuno Cardinali che erano in quella città ,
fù eletto in Pontefice Urbano terzo di quello nome , chiama
to innanzi Lamberto. Fu queffo Papa Milanefe della nobil Fa
miglia de' Crivelli, figliuolo di Giovanni. Fu prima Arcidia
cono della Chiefa Cattedrale di Milano , poi fatto Cardinale
da Papa Aleffandro terzo , morto Aldigifio de Pirovano Arcive-
(covo di Milano, fu eletto egli in Arcivefcovo di comun con-
fenfo di tutti i Canonici di quella Chiefa , 1* anno di Noftro
Signore 1181 , ed avendo egli governata la Chiefa Milanefe an
ni cinque , dopo la morte di Lucio, fu 1' anno 1185 in loco
del morto alli 5 di Decembre univerfal Pontefice in Verona
dichiarato . E la Domenica feguente proffima pigliò V infegne
del Papato, nell'Imperio di Friderico Primo Enobardo , « fe-
dè uno anno dieci mefi e 15 giorni.
I Cardinali , che crearono in Verona Papa Urbano furono.
Nomi de* Teodino Vefcovo Cardinale Portuen. e di Santa Rufina.
chedÌnal1 Enrico Vefcovo Cardinale Albano,
rouo in" Paulo Scolar Romano Vefcovo Cardinale Prencftino.
Verona ii Teobaldo Francefe Monaco Cluniacen. Vefcovo Cardinale
Pipa. Oftienfe, e Veliterano .
Alberto de Mora Beneventano Prete Cardinale titolo di
S. Lorenzo in Lucina Arciprete, e Cancelliero di S. Chiefa.
Giovanni de i Conti de Segna Anagnino Prete Cardinale
titolo di San Marco.
Pietro Bono Comafco Prete Cardinale titolo di S. Sufana .
Laborante Prete Cardinale titolo di Santa Maria oltra il
Tevere .
Pandolfo Pifano Prete Cardinale titolo della Chiefa de1 San
ti Apoftoli.
Albino Milanefe Canonico Regolare Prete Cardinale tito
lo di Santa Croce in Jeruialcm •
Mi-
PARTE PRIMA. rtfi
Migliore Francefe Prete Cardinale titolo di San Glovaa*
ai e Paolo, Camerario della Chiefa Romana.
Adelardo Veronefc Prete Cardinale titolo di San Mar»
«Ilo.
Giacinto Bobo Romano Diacono Cardinale di Santa Ma»
xia in Cofmedin Archidiacono di Santa Chiefa Romana.
Ardizzone Rivoltella Milarrefe Diacono Cardinale di Sa«
Teodoro .
Graziano Diacono Cardinale di Santi Cofmo e Damiano.
Bobo Romano Diacono Cardinale di Sant' Angiolo.
Gerardo Allucingolo di Lucca Diacono Cardinale di San
to Adriano.
Ottaviano Diacono Cardinale di Santi Sergio e Bacco.
Soffredo Diacono Cardinale di Santa Maria in Via Lata .
Pietro Piacentino Diacono Cardinale di San Nicolò in Car
cere Tulliano.
Rodolfo Nigello Pifajao Diacono Cardinale di San Gior
gio in Velitra..

Di Papa Urbano Ter^o , della fua rejìdcnza in Verona , e


Je/le azr&ni eh' ivi fece .

C A P. ITL

T Enne Papa Urbano dopo la Tua creazione T Apoftolica fe


de in Verona quafi .tutto il tempo di fua vita, percioc- Ptp*Uc
che eflendo vivuto Papa la mefi e mezzo, per venti uno me- ba no fece
fi fece in Verona continua refidenza, nel qual tempo due voi- refi<*eni*
te cantò Meflà nella Chiefa di San Pietro in Caftello ■ la pri- j."^?™"*
ma volta in giorno di Lunedì 14 d' Aprile, li $6 di che fi tro- to ?1 \tm~
va memoria particolare in una fcrittura Latina nell'archivio del- podi fu»
la detta Chiefa, che così dice in lingua volgare: vita'
L'anno n26 ind. 4 in Lunedì 14 Aprile nel Caftello di Ve
rona nella fua Chiefa di San Pietro, in prefenza di D. Paolo OveUr-
Preneftino, D.Enrico Albanefe Vefcovi Cardinali- Mag. Pan- Jjf*
dolfo, Mag. Laborarue, Mag. Albino, D. Adelardo Preti Car- meMeffè
dinali; D.Bobo, D. Ottaviano, Mag. Graziano, Mag. Soffre- in Verona,
do, Mag. Pietro, Mag. Rolando, Mag. Rodolfo Diaconi Car- e ' Prelati
dinali di° Domino Urbano Papa Terzo , ed in prefenza degli ron0Vpr"_"
Arcivefcovi di Ravenna, di Guafcogna, e di Ungaria, di Ri» fenti.
X prando
\6t CRONICA DI VERONA
prando Vcfcovo di Verona , e di Jonata Vefcovo di Concor
dia, e di molti altri, D. Papa cantò Meffa all'Aitar maggio
re della detta Chiefa , e comandò a Mag. Laborante , che in
Tuo loco fermoneggiafle , e facefle la remiffione al popolo, il
quale il tutto fece, rimettendo agli Italiani uno anno e ven
ti di, ed agli Oltramontani tre anni e trenta giorni, conce
dendo rifletta remilEone , ed indulgenza ivi ogni anno , il fe
condo di di Pafqua di Refurrezione . Confirmò appretto la re
miffione ed Indulgenza che Papa Lucio avea alla iflefla Chiefa
conceda.
Cantò la feconda Mefla folenne nella medefima Chiefa il dì
della Fetta di San Pietro zo Giugno, come li trova nella in-
iranoxata cedola, rcgillrata nelle fcritture di cflà Chiefa, che
in lingua Italiana e di quello tenore:
In Nome del Signore amen. L'anno del Signore u8c» ind.
4 in Dominica alh 20 Giugno il dì della Fella de' Santi A-
pofloli Pietro e Paolo, nella Chiefa di San Pietro in Cartello
in prefenza di D. Enrico Albanefe , di D. Paolo Prcncflino
Vefcovi Cardinali; di D. Pietro, Mag. Laborante , Mag. Pan-
dolfo, D. Adelardo, Mag. Alboino, Mag. Miliore Preti Car
dinali; D. Giacinto, D. Graziano, D. Borbone, D. Ottavia»
no, Mag. Soffredo , Mag. Rolando, Mag. Pietro, Mag. Ro
dolfo Diaconi Cardinali di Santa Romana Chiefa , e di Ur
bano Papa Terzo , in prelenza anco di Riprando Vefcovo di
Verona, D. Urbano Papa cantò Meflà all'Aitar maggiore di
detta Chicli, e comando a D. Enrico Vefcovo Albanefe che
al popolo in fuo nome predicane, e gli facefle generale remif
fione, il che egli il tutto eicquì. Aggiungendofi che per tutta
l'ottava di quella feda in efla Chiela follerò quaranta giorni
d'Indulgenza.
Urbino L'*anno feguente poi che fu il 1187 l'ifteffò Papa il di 13
Papa con- ^' Settembre in Domenica , conlècrò la Chiefa noflra Catte-
fiera la drale di Verona, eh' era Bafilica, di che fi trova memoria in
Chiefa Una fcrittura antica, che quello contiene;
ledi'v"" " g'omo di Domenica il dì 13 Serrembre dell'anno 1187
0JU * fu dedicata , o conlecrata da Papa Urbano Terzo , la Chiefa
Cattedrale di Verona, ad onor di Dio Onnipotente, e della
Bcatiflìma Vergine Maria, e di tutti i Santi e Sante di Dio,
in prclènza di molti Cardinali , c di D. Riprando Vefcovo Ve-
jonefe, e di altri molti Eccleliaftici e fccolari , il qual Papa
predicò al popolo, e in quel giorno diede Indulgenza, che in
per-
PARTE PRIMA. làj
perpetuo dura ogni anno alla detta Chiefa* come li contiene
nella Bolla.
Quello Sommo Pontefice quello anno , poco dopo la confe-
crazione della detta Chiefa, parti di Verona r per andar a Ro
ma , ma eflendo arrivato in Ferrara , udita di' ebbe la (con
ficca de'Criftiani in Soria, e la prela di Gerufalèmme per il Sa
ladino Sultan d'Egitto, per il gran. dolore che ne Tenti, in quel
la Città 1»fermò , ed alli zi di Novembre pal'sò alla vera
vira»

DEL-
1^4

DELLE MURA

ONDE ANTICAMENTE FU CINTA

L A

CITTA' DI VERONA

Tinto*. Della Nobiltà di Verona Lib. U Cap.. Ut.

Enendo- ora immediatamente alla città trac-


Due volte teremo delle fue prime mura, dico prime,,
furono ri perchè due volte poi furono- ampliate co
formate me ft inoltrerà di fotta . Cominciavano- an-
le mura di tichiffimamente le- prime mura di Verona.
Verona .
( e diremo quelle le prime-, più? prefto per
non aver noi indizio d'altre più antiche,,
che perche potiamo in coskgrande antichi
tà, affermar cos'alcuna , e fe pur furono le
prime , fi puì> tener che foffera dopo molti fecoli riìfaurate, per
la vecchiaja,/) per altri accidenti cadute) cominciavano dico al fiu
me Adice sui Leoni y. ed ivi appreffo era. una R&rta, della, città,
chiamata di S. Fermo, per effér vicina alla. Chiefa di S. Fermo e
Ove anti
camente Ruftìco, eh' era* allora- fuori della città-, e camminavano fin all'
comincia Anfiteatro, )parte delle qualLmura fi vede ancora nd giardino
vano e fi della cafa de i Vimereati ed ir* altre cafe vicine, ed un pezzo ap
nivano le preffo al detto Anfiteatro *, piegavano -poi verfo Occidente, e fegui-
mura di
Verona . vano alla Porta de'TJòrfari , ed indi continuando appreflo al lito
*Cioè nel ove ora è la Chiefa e Mònafterio di S. Eufemia all' Adige termi
Cortile navano , 1' Adige poi da quel loco, camminando per 1' alveo
«ie'Conti ove corre anco al prefente, fin al principio delle mura fopraddet-
Turchi
te de i Leoni, ferviva per muro. Era poi abitata anco la par
te oltra l'Adige verfo il monte, effendo ivi il Teatro, ed i- fu-
burbj, o borghi, ove furo al fuo tempo, dopo cioè che la cit
tà noftra , per grandilfimo dono di Dio , ricevè la religione ,
fabbricate delle Chiefe Criftiane , e principalmente quella di S.
ì,a Chiefa Stefano, che allora era la Cattedrale , quella di S. Siro e San
«liS-Stefa- ta Libera, nella quale fi tiene che foffe celebrata la prima Mcf-
«o fu aa-
PARTE PRIMA. *6$
fa che fu detta in Verona (a) e quelle di S.. Giovanni in Val- ticamente
le, e di Santa Maria in Organo, di San Nazaro & altre. Co- Cattedril-
sì anca l'altra parte della, città volta nel mezzo di, aveva bor- j„ cne
ghi, popolo y abitazioni e Chiefe , come quella di S. Zeno in. Chiefa fof-
Qratorio, di San Zeno Maggiore , e altre affai,, e benché que-^'nVe-.
a: borghi
fti i u: foffero
C~cr—~ fuori
e, —: del
,i„i recinto-,, e„ ferraglia
rm i:„ della
,uii„ città
«.:..,>. , s'in- rona
. la
tendevano ance* elfi però della città, ne. vi era differenza alcu- Meffa ce
na nel popolo di facoltà r di ragione e di dignità, abieaffe o- librata.
nella ferrata o- nell'aperta città , perciocché non le mura che
la chiudono fanno la città r ma il popolo . E. la parte verfo Set- Non re
tentrione olerà l'Adige, era anco effa munita, e quafi ferrata mura fan-
dal fopraftante colle ,. che le ferviva per muro-, e forfè poteva tl°
avere alcune mura ancora attaccate a< i fianchi del colle, o del p^oi^^
Teatro,, che fin al fiume arrivaffero ,, ma di cjuefto non ho io
trovato certo monumento » Era appseffò difèia dal Cartello o
Rocca di San Pietro y fui detto colle fabbricata. Per fondamen
to ora di quella detenzione per moftrare che non parliamo in
tutto per immaginazione , addurremo per teltimonio principal
mente la conceffione del Vefcovo di Verona Othberto , ove li
vede che la Chiefa di S. Fermo- e Ruftico era fuora della mu
sa della città, l' d'empio- della quale è quello. I» nome di Dia
Eterno l'anno della incarnazione di Noflro Signore Gesù Cri/io pp6
ind~ o con. la àmedi^ione della Santa Triniti x Jta quejla- noflro:
soru

(a) La Chiefa di S. Siro , prefentemente detta di S. Libera , fu in


parte cofttmita d-a Giovanni VeCcovo di Pavia circa gli anni deila- fa-
Iute naftra SSo,. cioè tutto quel tratto che, principiando dalla por
ta d'e/Ta Chie/à, contiiiua e comprende' in fé V Aitar Maggiore • Nel
muro fottopoflo al monte ed in una cava , come oggi fi vede , Alvi*
anticamente dipinta 1' Immagine di S. Siro in- menroria forfè di aver
vi efTo la Mefla celebrata ; e nell' anno 1337 da una- certa; Suor Alea-
fia fu ivi uua picciol Chiefa eretta con un Eremjtorie , ove inficine
con altre fùt compagne a Dio fervivauo : quella Chiefa fu intitola
ta S. Marfa- dèlia Cava , e mediante una- ftradclla era da quella di S,
Siro dìvifa . Ceflite quelle Romite-, pervenne il- luogo in potere de'
R.R. P.P- di S". Atiallafia, e, da quelli alienato , pafsò finalraenter
in dominio- de'Confratelli- dell' Oratorio di S. Siro } i quali r levata,
quella piccipl ftrada , di due Chiefe una fola ne fecero, eh' è quel
la che ora' infieme cofl' Orate-rio- u« folo-T-emplo compone . Qualora
dunque i Scrittori ed il volgo di quella tradizione ,. Ce. pur è vera,
favellano, intender devefi che là» oV ù dipinta l'Immagine, in que'
primitivi tempi- della uaicente Chiefa folk (lato un*Capella eretta,
e che in quella il Vefcovo S; Siro la prima Mefla in Verona celebraf-
fe , mentre, per altro farebbe un-inez.ii il dire v„ che ciò fo/Tc feguit»
«ella Chiefa dal Vefcovo Giovanni edificata .
1Ó6 CRONICA DI VERONA
twctjjfione principiata y e fi confervi col fua ajuta, da ora in perpe
tuo . Crediamo, che non dubiti alcuno > effir coMceffa licenza olii Ve-
[covi Padri y di porger ajuta a i poveri Chierici Sacerdoti v nelle ne-
cefjìtà loro , perciò io Otbberto in nome di Dio Vefcova della Chie
da Veronese , voglio fio. noto a ciascuno , come i Preti di Dio della
Cl/iefa de * Santi Martiri Fermo e Ruflico fondata fuori de i mu
ri della città appreffiy al? alveo deli Adige , e dove fono- mirabile
mente rifofti i corpi di quei Reati Santi y fono venuti a noi appli
candone mercede,, e in qualche parte follevamente- alle necefjità lonY
_ ax C^e /rven^° "°* g'Hdtcata giufio ,. moffi fpecialmente dall' autorità
tic» della" ^* Santi Padri y col canfenfo, e configito de i Sacerdoti , e Diaco-
cittì dee- ni nofiri di Santa: Madre CJjiefa , concediamo ec. Che vicino alla,
udì San Chielà de' SS. Fermo e Ruftico fòrte una Porta della città , chia-
cina^H mac:i ^ ^aa ^crmo » trova'L nella tcrittura memoriale antica.
Chiefa di della controverfia che fu tra la città,, ed il Vefcovato net rac-
S. Fermo e conciar le mura della città l'otto Carlo Magno, che farà io
li unico, ferta ad verbunx nel terzo, capo, dopo quello.. Che L'Anfiteatro
trofib " anco c"0, mo" della città,. Scrivendo Cornelio Tacito nel
bricato" l% che l' Anfiteatro di Piacenza fu fuor de i muri di quella
fuori del- città fabbricato , come fi legge anco che gli Anfiteatri diPcezuol-
la città, lo, di Eugubio , di Ifpella, e di Alba Lunga,, di Spoleto, e
Si fabbri- Roma y furono- tutti fuori della città coftruiti , e rendo occula-
per ami- ta teft«*»u>nianza ancor io dei Teatro e Anfiteatro di Pola città
co ufo gli dell' Iftria, che fi veggono y cioè alcune lor reliquie, anco al
Anfitea- prefente, affai buon tratto- fuor della città. Che parimente la
yi fuori porta de' Boria ri foffe Porta della città , fi può. facilmente cono-
tl * CIt"^cere dal qui fotto pollo antico epigramma, intagliato nell' ar.
Porta de' chi tra ve- di ella. Porta,, ove appare eh' ella forte nelle mura del-
Borfari la città :
antica-
ritti a» COLONIA AUGUSTA VERONA NOVA
licadelù GALLIENIANA VALERIANO II. ET LUCILIO)
««ti. CONS. MURI VERONENSIUM FABRICATI
EX DIE I1L NON. APRILIUM DEDICATI PR.
NON. DECEMB. JUBENTE SANCTISSIMO
GALLIENO AUG. NON INSISTENTE AUR.
MARCELLINO V. P. DUC. CURANTE JUL.
MARCELLINO.

SaaNli*11 Vicino a quella Porta de' Borfari fi trova verfb- Oriente un'
•heievil altra antica Porta, detta di San Michele , per efler propinqua,
«ino ali a alh
PARTE PRIMA. x&j
■u!)a Chiefa intitolata dal nome di quello Arcangelo, dell'autor Pot u de*
flclla quale parimente o fe fìa più antica , o più moderna di -quel- Bori*" ,
la de' Borfari, -non fi trova memoria , ben giudico io che quella c^lffì*'
Porta di San Michele, veramente folle più antica di quella de'delltc!»-
Borfari, per quella ragione, che non «(Tendo credibile, che fi *a .
ufaflèro due Porte di città cosi vicine una all'altra come fono
quelle, che pochiffimo fono tra fe dittanti , è veri (limile che
folk ferrata * difiifata quella di San Michele, eflendofi fabbri-
<ata quell'altra piìt commoda alla drada m«e(lra c principale del
la città, c non ci detterebbe ragione alcuna che, fe foùe fiata
edificata quella così magnifica de' Borfari con tanta fpefa ed ele
ganza, fe ne foffè fatta un'altra dappoi picciola « triviale, quali
nel medefimo luogo per chiuder quell'altra, e falciarla dilònora-
ta, e non fi potendo anco conlìderar caufa, perche la Porta de'
Borfari aveflé potuto men fcrvire all'ufo , commodo c ficurezza
della città , di quell* altra ; ed oltra le fudderte ragioni ed il ve
ri fi mile , abbiamo anco un efempio moderno, che molto ben
ferve al giudicio ed opinion noflxa, nella medefima città della
Porta delPalio, fatta a' dì noflri, con fpefa così illuftrc, in quel Torta del
fito ov' è, per maggior commodità della città, imboccando ella PaJi* fat-
quivi la llrada reale , -e maéllra ideila Piazza , eflendofi perciò del f* con.
tutto ferrata, e dimena l'altra antica -di pochiflima tortezza « [p^f*
beltà, eh' era alquanto più là verfo Oriente, appretto la Chiefa tempi no
di San Spirito, chiamata di Calzari. Che la parte verfo il col- Ari .
le oltra l'Adige Solfe abitata , e dal colle e dalla fortezza di S. Porta an-
Pictro munita e difefa, provali con l'autorità di Luitprando Ti-)£| *'e.'
anele nell' iftoria eh' ei latinamente fcriflè de* fuoi tempi nel li- diTufau -
bro fecondo ove deferive l'entrata di Berengario Seniore in Ve- Luitprau-
rona, e la prefa ivi di Lodovico Re e Signor allora di molta «lo 'Mori-
pane d'Italia, che parlando di Verona, dice a quello modo. {j£fcr**e<*
E1 quefla città dal fiume Adige per meigo d'tvifa , come dal Tevere in pane
Roma (e figlia «gli ivi i borghi oltra F Adige per parte detta Città) Veroaa .
[opra il qual fiume è un gran ponte di pietra di mtrabil opra ed ar
tificio; dalla man manca del fiume i pofla parte della città verjoTra-
montana , munita da un -alto e diffidi colle , così che [e la parte ci)
è alla banda deftra dtW Adige fofse prefa da nemici, queJY altra fi
potrebbe gagliardamente difendere; nel fommo di quejìo colle e pofla
una Chiefa a San Pietro dedicata , con fabbriche di grande importan
za ; quivi per f amenità del luogo e per la fua forfora , faceva re-
fidenx* Lodovico ec. Fin qui parla Luitprando. Che quivi folle
Rocca c Callcllo, fi legge anco nelle iflorie di Leonardo Arcti- R0cc4di
no, S. Pieir»
i6% CRONICA DI VERONA
era »»co no, cavate da' fcrittori antichi di quei tempi, nel libro terzo
ae* Gotti. ^ guerre de' Gotti, al tempo di Beliifario Capitanio di Giu-
* ftiniano Imperatore, circa gli anni di Noftro Signore 540 al-
3aante centenara di anni innanzi fiftoria di Luitprando, ove li
ice così . A Verona era una Rocca pofla fopra la citta , dalla qua
le/i vedtva ogni cofa dentro e fuora. I Gotti dunque eh* erano fug
giti in efsa rocca vedendo che pochi de nemici erano entrati nella cit
tà , e che f efercho era di futri , ni j' appreffimava alle mura , di
fendendo fubito dalla Rocca , corfero con impeto nella città , e tolfe-
ro agf inimici la Porta eh' ejjl avevano la notte innanzi prefa . Ma
le Chiefe che abbiamo nominate di fopra , che follerò fuori della
città ne* borghi, lo moflraremo più baflb, allorché parleremo
delle feconde mura fabbricate da Teodorico. Che anco quella
detta*iW k°cca ^°^e ^uor* ^€"a c'tta e ^e^e ^ue Porte» 1° moftra il me
ri della defimo Armino in quello medefimo pafTo, ove poco di fopra di-
città, ce . I Gotti fentendo gl'inimici efser nella città , fuggirono fuori per la
Porta pofla dall'altro canto . Da quello loro efler fuggiti fuor della
città nella Rocca, per la Porta polla dall'altra banda , fi vede
manifeftamcnte che la Rocca era fuori della citta, e della porta.
E quella porta doveva efler oltra il ponte che pattava l'Adige,
appreflb il colle ed il Teatro, verfo quella Rocca, del qual pon
te fa menzione Luitprando , come abbiam villo di fopra , ed era
non dove è ora il ponte della Pietra, ma alquanto più in giù
dirimpetto al Teatro. Quello è quello, che parte per occulati e
certi teftimonj, parte per ragionevoli confetture ed argomenti,
ho potuto dire intorno all'antichiflimo giro della Città noflra,
che difficilmente fi può trovare fondamento per affermare in cia-
Corfod' (cuna lua parte (per la troppa loro antichità) la deferizione di
inni cr Sue^e mura » non & ne avendo alcuna certa memoria particola-
muta ,or re d'autentica fcrittura, o di altri evidenti e manifelh teftimo-
affato con* nj , perciocché per ordinario, il corfo d'infiniti anni quafi ogni
fuma le cofa, non folamente muta, ma ben fpeffò affatto annichila e con»
co f ' fuma , fi che veggiamo ogni dì maggiormente verificarfi la fen-
tenza di quel verfo Virgiliano, nel terzo dell'Eneida, ove aven
do il poeta fcritta la feparazione, che oprò un lunghiflìmo cor
fo di tempo , della Sicilia dalla Italia , col mezzo del mare che
all' una e all'altra s' interpofe, eflendo fiate prima tutte due
quelle terre unite e congiunte, efclamò:
Tanto ha /' antichità lunga degli anni
Forxa a mutar le cofe .
E di quegli altri d'Ovidio:
D./.V
PARTE PRIMA. ióf
Velie cofe quà giìt tempo vorace,
Vinfidic piena , e tu molta veecbiaja,
Il tutto confumate„
E perciò nelle parti ove ci hifogna camminare per le conjet*
ture , mi contenterò aver detto cofa- poffibile , c verifimile , e di
aver eccitato qualche bello intelletto ad affaticarli a trovare , e
inoltrarci piìi certa quella cofa. Ho io dato ancora per antichif-
fimo ferraglio di gran parte della città noftra l'Adige, moifo jJ,'.A<1lt'
dalle fopra allegate ragioni., da quelle che addurrò nel 2 capo mente fe
da quello, e parte da quei verfo latino di Silio Italico antico rava gran
Poeta, coetaneo ed amico di Plinio Juniore, al tempo di Tra- parte di
jano Imperatore, che cosi volgarmente dice: Veroni.
" E Verona città folertet intorno
•** DaW Adige irrigata..

Di quelli che allargarono , e riformarono le Mura


di Vtrona dopo Galieno

Tinto Jieffo nel mede/imo luogo Cap. V.

SCrive Giovarmi Diacono della Chiefa noftra di Verona I-


ftorico peritiffimo, che il primo che allargane le Mura del- Teodori-
la città noftra fu Teodorico Amalo , Re de' Gotti in Italia ., co A.mal«
chiamato anco da' Germani fin adeffe per quello ( come giù- £e
■dico) Veronefe, avendo egli -molto frequentata Verona , amata- jip"^,,1*
la fopra tutte le città d'Italia, ed ornata, ed ampliata. Quello che alla**
-Giovanni circa 300 anni compofe annali di grande opera, l'O- g«fle le
•riginale de' quali, fcritto in carta pecorina, riferifee il Padre no- ^?ura di
4lro Panvinio aver veduto in Parma., effendo.ftato nel facco di Xeodori-
Pavia , di quella mirabil Libreria eftratto , che ivi -Giangaleazzo co chia-
-Conte di Virtù, Duca di Milano, e .allora Signor .di Verona, mato da»
copiofiffima d'infiniti libri congrego , trafportato prima ;per lui Germani
in quella città da Verona , fcrive egli in propofito noftro, che Giovanni
Teodorico predetto ampliò le Mura della città noftra, cosi di- Diacono
cendo- Fabbricò Teodorico Re de* Gotti -i muri, che ora circondano Veronefe
la citta di Verona, in quelli ferrati gli antichi. Fu di quelli nuo- '^'J? •
•vi muri parte quel muro che comincia fotto la Chiefa di San 2jonVdeU
Zeno in Monte, e camminando in giù per il brolo de' Conti ]e nuove
Giofti s'ellende fin al rivo dell'Adige, ove a quel tempo cor- Mura di
reva l'alveo grande di quel fiume, chiamato anco al noftro tem-
pb jnuro nuovo, nel quale fono tre gran porte patenti , due Teodori"
Y in- co
\jo CRONICA DI VERONA
infieme congiunte non molto lontane .dal monte ,, ed una piìx
in giù vicina al predetto rivo.. L'altra parte fu quell'altro ma
ro fuo al mezzo dì , che principia -ove ora è la Chiefuola del
Crocefiflò, e cammina alla Porta de i Reifigliuoli , indi a quel
la chiamata di Cittadella, poi a' Portoni della Brà, e feguen-
do finalmente termina -all' Adige . A quelli Portoni della Brà
giudico io che .fofle la Porta chiamata Nuova , della quale fi par
la di Cotto al capo immediatamente Tegnente , nella fcrittura
memoriale della differenza del rifar delle Mura della città, l'ot
to Carlo Magno , moflb da quello argomento, che con quello
jnedefimo nome fu -chiamata e fi chiama quella che gli è di
rimpetto, e vicina , fatta nel muro ultimo della città, fabbri
cata da' Signori della Scala, che ora .ferve in fuo luogo j gran
parte .di quello muro lì vede ancora al tempo noftro in piedi,
benché in molte parti informato , e fpecialmente nel lbmmo , là
ove fi fervi di eflò Giangaleazao Duca di Milano a far la
Cittadella . E quelli fopra deferitti muri della città rimalero
fin alla Signoria de' Scaligeri. E perciò che ho dato di fopra,
che la Chiefa di San Stelano, quelle di San Giovanni in Val
le, ,di Santa Maria in Orgauo, e di San Nazaro, ed altre da
quella parte, e dall'altra parte quella di San Zeno in Orato
rio , e di Santo Zeno Maggiore , erano fuori della città , e co
sì fuori non folo del primo , ma anco del fecondo fuo circuito,
fi conofeerà <di quella di San "Stefano dalla Iftoria di Giovan
ni Diacono , noftro -ove dice : Teodorico Amalo Re de Gotti
Chiefa Ai comandò che foffe rovinato l'Altare e la Chiefa di San Stefa-
S. Se efa no fatto a i Ponticelli, ne i Borghi fuor di Verona. Della Chiefa an-
Veron» 00 di San ciovanni in Valle , che fofle fuor della città l'an-
Chiefa dino 12 ^el Regno di Carlo Magno , fi fa menzione in una an-
i>.Giovati- tichiflima Bolla , -che fi trova nell' Archivio de i Canonici di
niinVal- Verona. Di Santa Maria in Organo abbiamo una Bolla di Pe-
deUe°Mu ^a8*° P*Pa» che così -comincia . Pelagio Vefcovo univerfale a Pau~
ra dtve-" P-atr*arca della Chiefa di Aquile)a diletto figliuolo nel Signore &c.
roiia. Effendo noi molto folleciti della cura di tutte le Chiefe di Dio &c+
Chiefa Ai E poco .di fotto fegue. Onde perchè ne richiedefli che con ogni fuo
S. Maria onore , confirmajftmo jtl Patriarcato della Santa Chiefa Aquilejetife
fuon^del- ^ Monaftero ehe cojìrujpe, e alla giurifdi^ton vojlra fottopofe Fero
le Mura . ce Abbate, fuori de i muri della città di .Verona., nel luogo ove fi
dice all'Organo &c. (a) E fu Pelagio circa cento .anni pollerio-
re
(a) Quella Bolla Pontifìcia , che principia • Qum maina Hthit f»/*. i-
.thtiine
PARTE PRIMA. i7t
re di Teoddrico. Il medefirno fi conofce dal Privilegio concef
fo a quella Chiefa da Carlo. Magno , nel quale così fi trova
fermo . V.a»no quarto dtlP Imperio di Carlo Magno , il mefe di No
vembre ind. terza-, il Mónafterio di Santa Maria pofto nei fobbor-
gbi di Verona nel luogo ove fi dite al? Organo &c. Medefimamen-
te nel Privilegio di Lotario e Lodovico Imperatori, che così
dice . L' anno 3 5 delF Imperio di Lotario Gloriofijimo Imperatore ,
&■ il primo di Lodovico fuo. figliuolo , nella ind*. Jcconda il mefe d*
Giugno, il Mónafterio di Santa Maria di Verona fiatato fuori della
Porta delf Organo (a). Ed in quello' di Berengario- Re d\haliay
ove è così fcritto. Dato in Verona fono il Re Berengario C anno
del regno fuo in balìa io Ind. 10 il mefe di Marzo- nei Monafte-
ro di Santa Maria fuori della Porta dell'Organo. Che anco San Chiefa di
Giorgio in Braida foffe fuori delle Mura, li trova nella erezio- S.Giorgio
ne, e ne' Privilegj della ftefla Chiefa.' Che la Chiefa anco di ["^"'f1*
San Nazaro fbfTe fuori delle Mura , fi vede nel Privilegio, di Verona
Enrico V Imperatore concetto a . quella Chiefa e fuo Monade- s. Naiaro
rio, l'efempio del quale è quello. Nel? anno, del Signore MCXI: fuori del-
htd. 4 Oil. Cai. J.unit , regnante Enrico Quinto Canna quinto del. fuo 'e Mura...
regno, & il primo dell'Imperio . Benedetto Abbate del Mónafterio de
i Santi Martiri Nazaro e Celfo , pofto. fuor di Perotto vicino, alle fue
Mura &c. Dell' una , e l' altra Chiefa di San Zeno non occor
re dar altra prova, vedendoli anco al prelente che fono fuori
di tutte e due le mura antiche della città..

Y 2 ÈRE-

uidim ifc- altri prima di noi per non legit ima la riconobbero; per
ciocché, data effondo nella tir\a inki\hnt di M-ir\o , \euiva ad elle-
re feruta, nel 1' anno 585 tempo rifleflibile rrfpetto al perlonaggio al
quale fu diretta , cioè a Paole Patriarca d/Aquileja. (jfuefto Paolo in
quel' tempo non era. più in vita ,■ avvegnaché , ergato Tairiarca nel
551, e morto nel 573, gli foccedette Probino , e a quelli nel 574 E-
Lia , il quale, e non Paolo, nel 585 la Chiefa Aquile jenfe reggeva.
Nel Breve mede (Imo legge!! pure , chea preghiere, e a richieda di
Tiberio Coftantino quel Privilegio al Patriarca fu conceduto ; e que
llo lmperadore fi era gii morto mio nel- mefe d'Aborto dell'anno $8j»
Altre cole ancora, che per bre.ha fi tralasciano qui , danno a dive
dere quanto in fofpetto quella Bolla tener fi debba, o per falfa af-
Iblu: amente riputarli'
(a) Veggali il Difcorfo deM' Editore fopra la Porta Organa alla pa
gina 1 7»*
r7*
BREVE DISCORSO

DELL' EDITORE

SOPRA

LAPORTA ORGANA
E IL

CASTELLO ANTICO

DI VERONA.

Irca il fico ed il nome della Porta Or


gana e del Cartello antico di quella
Città, ficcome da altri n'è flato di-
verfamente parlato, e varie per con*
feguenza e diverfe le opinioni effon
do; tutto che difficile e malagevol co-
fa fia fondatamente trattarne; nulla-
oftante, colla fcorta di alcuni docu
menti da noi rintracciati , ciò che ,
a parer noflro, più verifimile appare,
brevemente ricorderemo . E quanto
alla Porta Organa , diremo efiere opinione di Autore , per ogni
titolo ri veritiffìmo , che tal nome venga da quelle macchine mu-
ficali, che appo noi col nome di Organi appunto fi appellano.
Così la intefero i Proveditori della noftra Città nell'anno 1501,
quando l'Abbate di Santa Maria in Organo di adornare la fua
Chiefa iftudiandofi ; la quale in quel tempo lenza Organo fi e-
ra ; gì' infinuarono di tale ftromento provvederla, acciò non ne
fofje priva quella che lo portava nel nome : il che in un libro
Memorie MSS. di quel Monaftero fi legge.
E' cofa nota che un Organo fu da un Greco Imperadore in
dono a Pipino mandato; ed è da crederli che l' Imperadore fa-
peffe che quivi in Occidente un tal dono farebbe fiato per ra
ro tenuto.
Il P. Mabilon nel Lib. 13 degli Annali Benedettini dice V
ufo degli Ornimi effer venuto in Italia nel nono fecolo, avve-
gnache
PARTE PRIMA. 17J
gnachè circa quel tempo il Pontefice Giovanni Vili fendè a/
Bainone Vefcovo Frifingeofe che cflb gli fpediva artefici d'Or
gani ■ ond'e probabili/lìmo che allora in Verona non ye ne fot
lero . Se dunque Colo in que' fecoli fu quello muficale ftrotnen-
to nell'Italia introdotto , « la Porta detta Organa molto più
antica efTendo,e cofachiariffima che di qui non le foffe tal no
me dato, e però ricercar devefi cola quello vocabolo ne' tem*
J>i ancor più remoti lignificar voleflè. Il Martinio e lo Scapu-
a lo chiamano finimento quo utimur ad *pus faeiendum . Vota-
buìum ArcbittBottìcum .
Vitruvio lo chiama Instrumentum quodam edifictis conjbrutndts
Mftum. Columela lo die* Iujhrumentum idoneum ad mettcndum . H
P. de Acquino nel fuo Lefficon Militare dice che quali tutti gli
Scrittori di colè militari per indicare le macchine da guerra dì
quella voce li fervono, efl Veneroni nel fuo Dizionario io chia
ma una certa fpecie d'Artiglieria . Per quelle tali cofe fi può pre-
fupporre che nella Contrada dell'Organo gli artefici di macchine
d'artiglieria, o di certi ftromenri lotto quello nome comprefi,
abitaflero: od anco li fabbricatori d'Argani, de' quali nella no-
lira città gran copia ne farà occorfa , come da' groffiffimi pezzi
di pietre che in opera veggiamo, e lpezialmente nell'Anfiteatro,
fi può arguire . Che i profeflbri di un Arte avellerò la dillinta
loro abitazione in un determinato luogo , era cofa ufata non fo«
lo appo i Romani , come il Pitinio racconta di que* che fi chia
mano Sutores, Vitriarii &c. , ma fi ufa anco a' dì noftri in molte
città. Onde là probabiliffimamente vi faranno fiati di tali fab
bricatori, per efière Contrada commoda, fuori della città, e vi
cina al Caftello : Oppure vi farà forfè anche flato un pubblico
Arfenale di tali macchine e llromenti, E in riguardo alla pa
rola Argano può eflere accaduto facilmente che il volgo poi col
la corrotta pronuncia Organo piuttofto che Argano proferito ab
bia; e di qui derivato il nome alla Contrada, e dalla Contra
da alla Porta; come al dire di Lipfio, per cagion di un Arfe
nale un luogo in Collami nopoli Mangana fi chiamava.
Piace ad alcuni lo fpiegar Organum per un edificio da aqua co
me Io fpiega il P. de Acquino nel fuo Nomenclatore del?' AgricoU
tura. La Porta adunque era vicina all' Adice, e fopra di quello
fiume vicino ad effa è probabile che di limili edificj vi follerò.
In fatti un certo Chierico Giovanni donò all'Abbazia di San
ta Maria in Organo due Ariali full' Adice, come fpica da do
cumenti A, I, calto B, numero 13, nell'Archivio di quella
Chiefa .
i74 CRONICA DI VERONA
Chiefa . QuefK erana al Pbnce Fratta vicini all' Ariale di un
Diacono, donati a- lui due anni prima., cioè sci- 005 , da. Be
rengario . H- Du Cange mette Atrialir Mblendinum . Nel' teda-
ioento del Vefcova Giovanni edito in Ughellio, vedelì che fo-
pra il fiume Adice v'erano degli Ariali che a> lui apparteneva-
no. Nell'anno 1104 l'Abbate Martina inveftifce Crefcenzio e
fuo figliuolo di un Ariale o Molina, farle di uno di quelli dal
Vefcovo all'Abbazia col iuddetto teftamenco lanciaci .
Ghe aderto il Monaftero abbia per arma un Organo, non è
ragione concludente che dall' Organo fia ftato denotnin.uo il
Monaftero, e la Contrada, e- là Porta. L'invenzione di quelle
arme famigliari è molto pofteriore a' tempi ne' quali pervenne
là denominazione al Monaftero medefimo ; onde allora avran*
no prefo una corri!pondente arma alla denominazione, cioè un
Organo , fenza peniate a che poteva eftenderfi tal parola ne1
tempi remoti-.
Due Porte accenna it Mofc'ardo, Vecchia, e Nuova. Quefta
deve effere porta nel muro nuovo, del quale fupponefi qualche
parte a* giorni- noftri ancora vederli. Nel uop fi legge in cer
to documento, noli' Archivio della l'udii etra Chiefa : Fuori del
ia Porta di Santa Maria al Muro Nuovo,. In altro del 1218 ivi
pure elìdente : Contrà di Santa Maria in Organo al Muro Nuova
de forti.
Quefta è la Porta Organa nuova trafportata al nuovo recin
to delle Mura, come iegiù di quella di S. Zeno, la quile una
volta era quella che ora fi vede nel vecchio muro della Corte
detta del Farina, trafportata pofcia nelle feconde mura che an
cora nel Cartel vecchio- fufliftono ; di che fi ha documento 23
Dicembre n 17 negli atti di Corodo Nodaro Palatino* nel qua
le della Chiefa di Santa Maria della Frata parlandoli , di erta
Porta fi fa pur. menzione : ed in altro 25 Settembre 1194, am
bi nell'Archivio della Chiefa de'Santi Appoftoli, quefle parole
lì leggono : in Porta ■£. Zeitonis [uà porticum Domtts tllorum de Eo
clefia SanBorum Jpoftolorum ®*c. E che la nuova Porca Organa
quella fia, per cui da Santa Maria in Organo fi va al Semi
nario ed indi- a S< Vitale , fi prova per quello : che avendo là
Città noftra. conceduto a' Monaci- Olivetani, tre anni dono la
venuta loro in Verona, di occupare una ftrada col rimetterne un
altra vicino al Muro Nuovo, fabbricaflero quella che ca quella
parte è vicina all'Orto del Monaftero. Il lito poi dove fu preci-
ia.men.te la. Poeta Organa, vecchia fi è vicino alla Chiefa di S,.
TAITI PHIMA. 17S
Tauftino. Il Corte nel lib. i della dia Storia di "Verona, do-
fcrivendo il circuito delle Mura .della noftra Città , dopo aver
descritta la Porta Regia .detta poi di San Fermo , dice ; Di
qui poi per dove ora corre il fiume paffavano ( cioè le Mura ) ove
°gg' è" I* Cbiefa de" Santi Martiri Faujlino e Jovita , dove era
una Porta detta delP Organo , e quindi andavano a terminare la sk
ov era la Rocca e V Teatro. Anche .il Canobio parla di quefta
Porta nel lib. IH ove anch' egli defcrive il giro delle Mura del
la Città , e così dice : Ritornando alla porta Regta , dalP altra
parte giravano fino alt Adige , vicino a S. Maria in Organo: con
fideu da/auto fopra quanti edificj paffavano, le quali fono fiate ri
trovate in d'werfì luoghi per occafione di cavalloni ; ed il fiume fer-
viva per muraglia, finché fi trovavano le altre poco difcojle dalla
Cbiefa di San Faujlino e dal Ponte Emilio : e quivi era una Por-
ta chiamata Organa poco difcojla dalP Adige , e dalP altra parte
giravano quejle mura alquanto , difcojle da San Giovanni in Valle;
sì che la Cbiefa , fé .vi foffe fiata di quel tempo , era fuori della
Città: ed andavano a finire nel Teatro, il quale ferviva per mu»
raglia per quanto era il fuo circuito . La .Porta Organa era tra la
Cbiefa di San Faujlino e la Cafa de i Portieri . 11 Ponte Emi
lio poi , il qual prefe il nome dalla Via Emilia ora detta il
Cono che a quello conduceva , lo nomina nello fteflb libro co
me fegue : Egli fu P Architetto del Quadrivio , chiamato P Arco an
tico del Cajlel Vecchio , il quale è nella flrada Emilia , ed ha quat
tro Archi, due che fervono alla entrata ed alla ufcita di detta flra
da . Tre delle flrade di queflo Quadrivio per diritta linea paffava
no P Adige fopra tre bellijfimi Ponti , de quali refiano alcune vefli-
già . L'uno è il Ponte Emilio, già dìflrutto , che paffava a Santa
Aiiaflafia ; degli altri due , uno paffava alla Campagnola , ove al
prefente è quello del Caflel Vecchio P altro vicino al Crocifijfo in-
Brà, che paffava P.Adige al Campo Marcio; ec. Per maggior pro
va che ivi foffe la detta Porta , in un Documento fcritto neluzi
efiftente nell' Archivio di S. Maria in Organo , leggefì che l'Of-
pitale, cioè di S. Macario ora di S. Appolonia, era fuori di et
Fa Porta, ed eccone le parole ; Fuori della Porta vicino alP Ofpi-
tale ; Calto 42 , Mazzo 3 , numero 14. Una Carta del Vefcovo
Rotaldo riportata Jall'Ughelio nell'anno £13 nomina la Chiefa
di S. Giovanni Battifta, qn<e efl fita Organa.
l)a quefta Porta, come avanti s' è dimoftrato-, le mura gi
ravano fino al Cartello e Teatro, e da quello per l'altra par
te vicino a San Stefano fino aH'Adicc Tutto il luogo poi con.
te-
i76 CRONICA DI VERONA
tenuto tra il fiume e quefte due mura, Cartello denominavafi .
Ma dopo coftruite le feconde , cioè quella parte detta il Muro
Nuovo , che principiando nella ruppe fottopofta a San Zeno in
Monte, e pattando pel Giardino della Famiglia de' Co: dal Poz
zo vicino all'Adige terminavano, quel tratto pure col nome di
Cartello fu nominato: e così in un documento del 1037 ne* ^et-
to Archivio fi legge ; Caftello di Verona poco lontano da S. Maria m
Organo: nel 1 173 Caftello di Verona in Molisi ; quefto è il vicolo a
fianco della cala ove abita la Famiglia Fumanelli, e adeflb corrot
tamente fi chiama Moisè, come lo chiamavano fino nel Secolo xm
in Rotoli ferini di quel tempo, i quali nell' Archivio delle Mo
nache di S. Spirito fi coafervano : in altro del 1204,- Contri di
Caftello , ovvero S. Fauftino : in Diplomi di Berengario ; Arena del
Caftello dì Verona : nel Teftamento del Vefcovo Giovanni Chic-
fa di San Siro in Caftello : nel 1230 in altro documento apprettò
le fuddette Monache alcuni archi del Ponte per cui dalla Città fi paf-
ja al Caftello. Che poi qui vicino vi fotte la Refidenza del Gover
natore della città , o .del Cartello , come confettura Mofcardo , è
cofa facile da perfuaderfi, eflèndochè poco lungi dalla Chiefa de'SS.
Fauftino e Jovita v' è ancora un luogo che fi chiama Corte del Du
ca, la quale con tal nome fino al tempo del Vefcovo Notherio fi-
milmente chiamava!!, come nel di lui Teftamento fi legge; che
poi colà fotte il Palazzo di Refidenza ove ora è il Monaftero di
S. Chiara , non fi può tal cofa con fondamento affermare . Ma
■della Porta Organa e del Caftello , quefto effóndo tutto ciò che
Per noi s'è indagare potuto e inlìememente riflettere, più oltre
in quefto propofito non ci eftenderemo.

Capitolo del medefimo "Editore fopra te due Accademie di Verona .

AVendo della Porta Organa e del Caftello parlato , delle Acca


demie di Verona c'è paruto bene ancora dover qui breve
mente ragionare . Due fono adunque le Accademie che in Verona
iftituite furono e che tuttora fiiifiitono, le quali , febbene per la
varia condizion de'tempi fiano dall'antico luftro in parte decadu
te, ragguardevoli però in ogni conto ancor fi rendono. Una de1
Filotimt è intitolata , cioè degli Amanti dell' Onore ; de' Filarmo
nici T altra , cioè degli Amatori de^fArmonia . L' iitituto di quel
la fi è una fcuota di perfetta educazione alla nobile gioventù ,
«1 per quello riguarda al morale come al CavaDerefco ; percioc
ché vi tòno gì' infegnamenti per via di regole da ofleivarfì col
PARTE PRIMA.' 177
le pene ftabilite a' trafgreffòri . II primario efercizio di queft'
Accademia fi è delle Gioftre e de' Tornei ; onde nella Città
noftra un tempo limili fpettacoli bene fpeffo vedevanfi : di che
fino dell' anno 042 memorie fi hanno , come di un Palamide-
fio Sagramofo , che in quel tempo fu vincitore in un Certame
giocolo nell' Anfiteatro tenuto . Per quelli Certami disfide a'
Cavalieri d' altri paeli talor premetteanfi , alcuna fiata ancor
da' noftri ricevendotene, colà poi mandando con pompa Accade
mici a mantenere l' impegno . E la grandezza dell' animo lo-
r© giunte a far generolà ©oblazione al Sereniffìmo noftro Princi
pe di fpedire a proprie fpefe, ovunque nalcefte occafione di guer
ra viva, certo numero d'Accademici che a' fianchi del Capitan
Generale ferviffèro ; ed il Prencipe con affigliar danaro al pub
blico dell'Accademia , e foggiando con marche d'onore gli Acca
demici fteffi , benignamente corrifpofc
L' Accademia poi de' Filarmonici è inftituita , come il no
me fuo e la fua Imprefa dinota, pel fuono e pel Canto, delle
quali cofe gli Accademici profetinone faceano, e nelle quali in
pubbliche Affemblee efercitavanfi (come orora della fua origine
-favellando dimoftreremo ) principalmente quando a Verona fog-
.getti Prencipefchi e di gran rango venuti foffero , mentre allora di
•dargli con onorevoli apparati qualche nobile divertimento gran
demente iftudiavanti . Queft' Accademia tiene ancora il vanto
di Letterata, c n'ha ragione - non folo per riguardo al di lei
iftàtuto , ma fpecialmente in rifleffb de' prefenti e de' già fla
ti perfonaggi ad effa deferitti , i ritratti de' quali in gran co
pia le ftanze di quella adornano , e tutti chiariflimi e dottif-
fimi uomini fi furono. Così in materie Letterarie l'opinion fua
più volte ricercata venne* come in occalione d' eflère fiata in
Benevento una certa Lapide ritrovata , fopra cui molte criti
che degli Eruditi variamente cadevano j come pure fopra la
FILLI DI SCIRO , e per più altre cofe : ad effa final
mente il Vefcovo Arrefi dedicò il fuo Libro delle Imprefe Sa
cre e dono le ne fece. La fabbrica, ove radunafi queft' Accade
mia, fu a lue fpefe coftruita circa l'anno 1005 dall'Architetto
Domenico Curtoni; e, ftarrdo full' antico difegno, dovea riu-
feir di mole molto maggiore, mentre un Teatro alla Romana
unir vi fi dovea, il cui modello tuttora confervafi, e di mol
ta fìima fi reputa . La primiera idea cangiatafi per le difficultà
che in fe contenea, nel 1715 altro Teatro moderno ed ificofli ,
che per finezza d'Architettura e nobiltà di fabbrica non è infe-
Z fiore
178 CRONICA DI VERONA
riore ad alcuno di qualunque altra vicina o lontana città. Neil'
anno 1720 avean gli Accademici dato opera ad ergere nel fuo
Cortile il Mufeo Lapidario; ma nel 1738, cangiata l'idea del
diiegno, incominciarono l'altro fopra differente modello per o-
pera del celebre Sig. Marchefe Scipione Maffei , della Patria
noftra certamente benemerito, effendo egli ftato di quello il pri
mo promotore ed ampliatore . Quelli , per maggiormente il
Mufeo fteffo arricchire , lenza alcua rifparmio di lpefa e fatica
fece da diverfi lontani paefi molte ftimatiflime Lapidi qui ve
nire, e in bell'ordine collocare inlìeme con altre fue moltiflime,
le quali unite fanno una raccolta da tutti gli eruditi molto
preggevole tenuta ed eftimata. Ma ritornando alle Accademie,
logliono quelle ogn' anno eleggerli per cadauna un Capo che
fi chiama col nome di Principe dell'Accademia; e quello de' Fi
larmonici fuol fare il fuo ingreflb nel mefe di Maggio nel giorno
de' Santi Filippo e Giacopo, nel qual di con foiennità e pom
pa a fpefe dell'Accademia nella Chiefa d'ordinario di San Lu
ca fi canta una folenne Meffa in m tifica , ove effb Principe e
fuoi Accademici feftevolmente intervengono ; 1' altro poi de'
Filotimi fa il fuo ingreflb li 25 di Gennajo , nel giorno del
la miracolofa Converlione dell' Apoftolo delle Genti San Pao
lo, e in quello dì parimente fi fuole con fella e pompa cantar
la Meffa in mufica nella Chiefa per lo più di San Nicolò : a
J[ual funzione v'interviene Monfignor Reverendiffimo noftro Ve-
covo unitamente agli Eccellentiflimi Rettori e al li Signori Pro
veditori della Città tutti in forma pubblica. Ognuno di que
lli Principi dell' Accademia nel fuo giorno d' ingreflb coftuma
con pranzo e con pubblici altri divertimenti i fuoi nobili Ac
cademici decorofamente intertenere.
I Filotimi a fpefe dell'Accademia loro uno fvelto maeftro di
Spada ftipendiato mantengono per beneficio della gioventù che
nella fcherma efercitar fi vuole; e perchè nulla vi manchi ne'
civili e/ercizi, un' altro maeftro Cavallerizzo, a fpefe però del
la Citta noftra, abbiamo. L'Iftitutore di quella Accademia, co
me fpica^sta Iftromento 2 Maggio 15Ó5 atti Lorenzo Dongio
vanni Notaro, fu Aftor Baglione Generale della Sereniflima Vi-
niziana Repubblica; ma col volger del tempo fendofi quafi an
nientata, nell'anno ióio cominciò un altra volta a rilòrgere,
e li nuovi Accademici facevano le radunanze loro nella cafa
fu del Sig. Conte Antonio S. Bonifacio, ora del Sign. Conte
Gio: Battala Pompei fopra della Via Nuova , la quale tuttora il
nome
PARTE PRIMA. 17?
nome di Accademia Vecchia conferva. Accommodati pofcia da*
Filarmonici in un quarto della fabbrica loro in Brà, mediante
l'annua corrifponfione di Ducati 40, li 21 Gennaro 1718 fe
cero la prima lor riduzione in quel luogo . Quella de1 Filarmo
nici, che da prima anco degl' Incatenati appellavafi, ebbe il fuo
principio nell'anno 1545 dalla congiunzione di due Converta-
zioni di molti onorati e virtuofi Gentiluomini, che garreggia-
vano nell' efercizio della Mufica, e Poefia; ma nell'anno 1547
ftabilito avendo per fare un cumulo di virtù a' ftudj miglio
ri applicarti, decretarono elfi, che foffero ftipendiati uomini nel
la Mufica, nelle Matematiche e Filofofiche difcipline eccellen
ti j Ne' loro principj raunavanfi quefti virtuofi Accademici in
una Cafa alla Vittoria Vecchia , poi in altro luogo, e final
mente verfo l'anno 160$ ove fon di prefente. Ma, prima di
chiudere quello noftro diicorfo , diremo per degno onore di
quelle Aflemblee , che a quella de' Filotimi nel fuo princi
pio non veniva alcuno aggregato, fe almeno d'anni cinquanta
di nobiltà per linea paterna non averte ftabilito le prove: e al-
li 14 Gennaro 1604 fu poi decretato, che tali prove di anni
ducento di mafcolina legittima e nobile difeendenza far fi do
vettero : e finalmente, per nuova parte prefa in 15 Genna-
ro '73S > cne anco per difeendenza materna tenuti folTero i
Supplicanti a ftabilire tali prove. Non cosi rigorofamente pro
cedono però i Filarmonici , i quali , fecondo il loro iftitu-
to , de' Letterati ftima grande facendo , delle femplici pro
ve di nobiltà fi contentano. Quefte dunque ambi due Accade
mie di Armi e di Lettere in quel luogo raunanfi , e la città
noftra onorevolmente illuftrando , da tutte 1' altre anche per
quello viene cflTa diftinta ed ammirata.

DelU Mura di fcrona rifatte e fortificate da


Carlo Magno .

Tinto. LIBRO II. CAP. VI.

Circa l'anno del Signore 800, nel quale anno il giorno di 1/ anno
Natale Carlo Magno Re di Francia fu da Leone Terzo 80o Jel
Sommo Pontefice confecrato e coronato Imperatore Occidenta- Signore il
le ed Augufto , le Mura della città di Verona per comanda- ^^j1,-
mento fuo furono rinovate e fortificate. La caufa perchè ciò fi Ma<,non°
Zi fa- ili Fran-
ciafuco- 180 CRÒNICA DI VERONA
perator™vfacefle fu quefta. La città di Verona, dopo l'imperio di Caftan-
Verona tino Augufto, pervenne infieme col refto di tutta I1 Italia fot-
fervìagli to ìJ dominio degli Imperatori Occidentali , indi fervi a' Re
n" Occide" C'e' ®ottl ' e aiue'" difcacciati , a Giuftiniano Imperatore dell'
tali. Oriente- effendo pofcia venuti in Italia i Longobardi nazione
Servi a' Germanica, chiamati da Narfete, dopo la morte di Giuftinia-
Re He* nQ) fu Verona, e quali tutte le altre città d'Italia da coftoro
f«r"'a' occupate , e per più di anni 200 poftedute ; Ultimamente ef-
Giuftinia- fendo fuperato in battaglia , e prefo da Carlo Magno Re di
noOrieu- Francia Defiderio loro ultimo Re, venne Verona con tutto Io»
tale Lnpe- Stato de' Longobardi in poteftà de'Francefi, e ciò fu l'anno
ra ! , del Signore 776^. Pipino poi, ejfendo da Carlo Magno fuo pa-
Lonoo- dre creato Re d'Italia, pofe la fua reali fedia in Verona'. In
barrfi. quefto tempo effe rullo gli Unni, gente; feroce, panati in Italia»
Soggetta Carlo e> Pipino, temendo, a quella nohiiilEma < città» le-, fecero
for^Frau" rifaDDr'cape e fortificar le mura , perchè in ogni accidente .ci*
cef, . la folle pili da' nemici ficura . Quefto fi. trova in una antica
Pipino fi- memoria Latina , ma barbaramente fcritta in carta pecorina
gliuolo di nelFantich-ilfima Libreria del Collegio de' Canonici di Verona
gnopofe"*^ tenore" volgarizzato- iafraferitto .. 1 - •..
la Aia Ce- Al ìempo dei Re Pipino , effèxdn egli ancora in età giovanetto>
dia in Ve- gli Unni , altramente detti Avari , con <efercito affaldarono. CItalia efw
rt>na "• fendane flato cagione le fpejfè correrne Con le quali l' eferrite de* Frair-
degli'un' e*^* \* ^uea ^el Friuli, bottinando r moleftavane gli Unni abbi*
ni fece for- taHt' nelF Ungheria t tra £ Italia e '/ Danubio; onde avvìifatOjCarlo
tificarCar. Re di Francia della lor venuta y ebbe- cura di reflaurarle Mura di
lo Magno Verona , allora per la maggior parte rumate, e la circondò di effe- r
Verona. cm farri 0 Foffè y aggiungendovi pali conficcati, e fortificandola fin
da' fondamenti , ed ivi lafrià Pipino fuo figliuolo , avendo mandata
Berengario fuo Legato a ricever la città; della fabbrica de i muri
y, e delle foffe nacque controverfia tra i Cittadini + i Giudici della cit~
«ontro- tà, e la parte di San Zeno , perciocché i Giudici volevano che la
verfia del- parte della caja del Vefcovata ' facejfe la tèrza parte di quelle y
la fabbri- ma la Ghiefa effendo molto picciol parte, rifpetto al refto del popò-
Mura di '*» v0^eva follmente 'la quarta, come anticamente fatava, e non la
Verona. ter%a , non volendo anco quella porzione per fé fola, ma con t aiu
ti e concorrenza del Monaflerv di Santa Maria, fituato alla Ptrt»
dell'Organo , e di tre altri Monafterioli regali y cioh San Pietro in
Moradega , San Stefana in Ferrariis , e San Tormafo delle Fantini,
le nella citta, e di dui Qfpitali del Re accora , uno che è alla Por
ta di San Fermo x e l'altra che fi chiama Galauduftera . Ed efendoi
fon*
PARTE PRIMA» i8r
longamente durata quefta contenzione , non volendo una parte ceder
all' altra , perchè la parte pubblica non poteva provar quello che al
legava , per effer paffuto gran tempo che non fi aveva avuto necef-
fità di fortificar la ctttà , non avendo al tempo de Longobardi , di-
fefa dal pubblico fludio, bifogno d'altro riparo , e fe a quel tem
po qualche poco di muro cadeva , fubito era dal Vicario della citta
rifatto , finalmente, in pubblico configlio fu fiabilito che fi doveffer
quejie differente rimetter al Giudicio di Dio e dello Spirito Santo ,: *j " ™e**e
e perciò eiejfero due Chierici giovani innocenti e dabbene, uno («Wverfiaai
quel della parte pubblica ) chiamato Are^ao , che fu poi Arciprete Giudicio
deila Cbiefa Maggiore, P altro della parte di San Zeno, Pacifico ,AlDio ■
creato poi Arcidiacono df effa Cbiefa , e fecero flar quefii due Chie
rici in piedi nella Cbiefa di San Giovanni Batti/la del Domo , al
la Croce del? Introito della M:\f.t, fino al mezgp delP Evangelio , cV
er* fecondo Matteo , ed allora quello , cV era per la parte pubblica, Declfione
cafcò come morto in terra , P altro per la Cbiefa effondo refiato in della coa-
piede fino al fine. Per queflo fuscejfo tutti rendendo grafie a Dio, troverfia.
la parte del Vefcovato unitamente con i (opraddetti Monafierj , ed J^^^^T
Ofpitali , accetto la quarta parte della Città , e del Cafiello . Al cuae ajtre
tempo prefente , P anno cioè che pafsò Lotario Imperatore con efercito, Chiefe ed
e con i fratelli in Francia al Padre , mandò effe Lotario a Verona fuoi Ofpitali
Nunxj cioè, Mario Conte Bergenfe , ed Erimberto Vefcovo di Lqdi,?™"^™0
per rinovare i muri che minavano della Porta Nuova, del Caftel- qUartj|
lo , ed altri luoghi, della qual fabbrica la parte del Vefcovato , con parte del-
* fuoi compagni prefe la fua quarta porzione , e la fece interamente . ,e Mura
Abbiamo noi ferine quejie cofe per levar ogni dubbio , effendo fiati j^VeY"
prefenti a quefii atti dal principio di fopra narrato fin alP anno pre- Cartello .
fente 837 indi?. 15. Da quefta antica originai memoria cavia*
mo principalmente quefto degno di confiderazione , che al tempo
de' Longobardi jion foflè fatta alcuna univerfal rinovazione del
le Mura di Verona, ma che ella aveffe le medefime fatte da
Teodorico . Parimente che foffe una Porta della città , che fi
chiamaflTe di San Fermo dalla Chiefa di quel Santo ivi vicina.
Appretto , che fotto Carlo Magno per il timor delle incurfio-
ni degli Unni, fodero le Mura predette rinova'te, e maggior
mente fortificate, e che la quarta parte di quella manifattura
foffe fatta dal Vefcovato, e da quelle altre Chiefe ed Ofpita
li , il redo con pubblica fpefà della Città .

AN-
j8* cronica di verona

ANNOTAZIONE.

QUefte Mura da Carlo Magno riftaurate , quelle medefi-


me furono , che da Galiena erano ftate la prima volta di
rizzate; e volendo il Tinto, col teftimonio di Giovanni Diaco
no , che quelle fofkro % le quali da Teodorico nel 400 furono co-
ftruite, quel cefto alla pag. 169 fi è da noi a bello Audio riferir
voluto; acciò» da quanto qui fiamo per ricordare, levati fiano
gli equivoci, e porta anzi in chiaro la verità. Imperciocché nar
rando Aleffandro Canobio aver trovate memorie , che le fe
conde Mura, le quali dal Cartel Vecchio al Crocififfo, dal fiu
me vicino a S. Maria in Organo a S. Zeno in Monte , e di
qui alla Baccolla fino all'Adige la città circondavano, folo nell'
anno 1015 e non prima furono edificate , qual fia quello fe
condo recinto è necefTirio inveftigare , e fe tutta la città, t>
foto parte di effà fia Hata nell' anno da effò indicato recinta .
E quanto alle Mura da Carlo Magno riftiurare, è cofa certa
e fuor d'ogni dubbio che, come abbiam detto , quelle me-
defime furono , le quali da Galieno erano (tate già prima in
nalzate; Concioflìacofachè nel luddetto Documento leggendoti,
che in effe efifteva la Porta detta di S. Fermo , quella Porta
in quelle, e non in altre Mura era edificata ; E che quello
recinto, piuttofto che l'altro da Teodorico fabbricato , abbia
voluto Carlo Magno riparare , non è motivo l'ufficiente per
giudicare , che oltre quel circondario altro allora non ve ne
foffè, effóndo anzi cofa naturale e molto verifimile, che le Mu
ra più nuove , di rirtauro per avventura non abbifognaffero .
Ciò fuppoflo, fino nell'anno 837 era la città noftra da doppie
Mura circuita; ma in qual tempo foflèro quelle di Galieno demo-
lite,.non fappiam veramente; e forfè che verfo il millennio anno
della fa Iute noftra farà ciò fucceduto ; Nel qual tempo (forfè, per
chè quella parte era fituata verfo la Campagna , ed era delle al
tre più. efpofta , come dal Cartello lontana , e perciò più facile
a fuperarlì) è verifimile che i Veronefi valendo difender e rin
forzare l'altro muro efteriore, abbatteffero parte del primo in
teriore da Galieno edificato, e fabbricaffèro l'alrro che princi
pia vicino alla Chiela del Crocififfo, il quale tuttora fi vede con
tinuare fino ai Porroni della Brà , ed una volta arrivava fi
no ove ora è il Caflel Vecchio . E quindi arguir potrebbefi
«he il Canobio equivocato ; Perciocché dicendo effò , che nel
PAR TE. PRIMA. 185
I015 fu la città noftra xircondata, e aflferendo, che fra gli al
tri quel muro, che fu dal Vifcoiue riftaurato, uno di quelli fi
folfe . Il quale , e dall' citeriore , e da quello che in vicinanza
di Santa Maria in Organo ancora a' dì noftri in alcuna parte
fufiftono, differentiffimo effondo, ci fa fofpettare, che ne' Docu
menti da eflb veduti non dell' intiero circondario , ma felo di
parte li difcorreffe , cioè del fopraddetto muro che dal Grocififfo
Erincipiando , colà ov' è il Cartel Vecchio fi terminava . Egli è
en vero, che quello Scritture nel IV Libro de' fuoi Annali
francamente negando cfiere ftato da Teodorico alcun nuovo mu
ro dirizzato , e (blamente aver quello Re le vecchie Mura di
G alieno rifarcite , fegue poi nel VI così a ragionare . Per quelli
che io ho offervato, feri ve egli, nel/e molte fcrttture da me vedute, 101 5
majfimamente di quelle dell' Abbadia di S. Zeno , di S. Maria Orga
na , di S. Fermo , e di S. Stefano , furono fatte le feconde Mura del
la città , e non- prima ; cioè quelle del Muro Nuovo , di S. Stefano , e
dai Caflel Vecchio , per poterle meglio deferivere- come fono di prefente;
imperciocché avanti quefio le fcrttture che fon» ne* loro Archrvj dicono
che quefle Cbiefe erano fuori della città , e dopo fono nominate per
dentro . Ed io veramente ho avuto cura così efatta in quefle Mura ,
ebe al tempo che furono fatte non ho ritrovato altra differenza di tem
po , che quello che fi è fpefo nel fondarle , ed elevarle . Il circuito di
quefle Mura era tale; delle quali di prefonte fe ne veggono- in molti
luoghi . Alla parte di Santa Maria Organa fino quelle che fi dicono
il Muro Nuovo , a differenza delle antiche fatte al tempo di Calieno ,
e terminavano air Adige t e la Porta Organa di quefle Mura è quella
che fi vede poco difiófla dall' Adige nella firada de i Signori Lifcbi %
e a diritta linea fino al Torre/ino che è apprejfo la cafa dei Cenagbi,
e difendevano di nuovo r come fe ne veggono vejligia, vicino al det
to Terrefino e negli Orti dei Padri dt San Zeno in Monte, e paf-
fando per la Valle offendevano poi al Caflello di San Pietro , e gira
vano ove fi dice alla Baccella , e quivi terìrùnavano con una Torre
vicina alla Chiefa di San Gregorio , e poi andavano a terminare air
Adige .• ficchè la Cbiefa di San Stefano refiava nella città r e quelle
di San Giorgio fuori , come ho veduto nelle fcrittnre di dette Chiefe .
V Adige ferviva per muraglia fino al Caflel Vecchio , ove comincia
vano le altre Mura alla riva di detto fiume / il quale in que tempi
non avea il fuo vafo tanto vicino al Cjtftel Vecchio , come ha di pre
ferite , ma F avea affai più verfo la Campagnola ; come di quefle Mu-
ra fe ne veggono vefìigia nel mez£? dell' Adige , nel Verno quando è
piccolo e chiaro, Quefle continuavano per diritta linea fin' all'altra
parte
184 CROMICA DI VERONA
parte del fiume , ver/o il Campo Marcio , e 4/ gse/Ze fe ne veggono
ancora in quelle ebo fono di prefente già rifluurate da Giangaleaig*
Duca di Milano per affiorare la Cittadella (a) . Il fiume nel
tttnte feroiva per muraglia ntlt ajficurare la Citta, le Porte di qut*
fie Mura erano quella di S. Stefano poco difeofta dalla Cbiefa ; Porta
Nuova». nel Cafletto di S. Pietro; Porta Organa apprejfo F Adige vi
cina a S. Maria Organa ; Qgella di S. Fermo , che è al Ponte di Ro-
fiol , e quella di S. Zeno , ebo poi fi chiamò del Morbio , la qual fi
vedt dentro il Caflel Veccbn nel muro che fi è detto , del quale una
parte vicino a quejia Porta termina nel fiume (b) . Da quello dif-
corfo, che a noi fembra in alcuna parte o l'euro, pare che egli
la cofa in parte conjetturafle, dicendo che prima dell' annoi 013
la Chiefa di San Stefano non più fuori detta città ma entro di
quella intieme con altre Chiefe dicesti; ma quella non è ragion
concludente per fermare che non prima di quell'anno fonerò ftate
le feconde Mura innalzate; perciocché noi pure abbiamo Docu
menti veduti , da' quali chiaramente apparisce che dopo il tem
po da effo indicato Santa Maria in Organo era , nonostante que
llo fecondo giro di Mura, nella città non comprefa, e che, co
me, della Porta Organa favellando, ti è dimoftrato, quel con-
tenuto luogo fra il circondario ed il fiume, Borgo , e qual
che parte Cartello denominavafi : e città tutto quel tratto che
dal nume, un tempo tino alla Porta de' Boriati, e pofeia tino
colà ove ora è il Cartel Vecchio. Se poi fia vero, com' egli af
ferma, che circa il tempo, altra differenza non ritrovane, fe
non fe di quello che fu impiegato nel fondare ed elevare dette
Mura, la cofa al rovefeto farebbe di quello che noi ci avvitiamo;
c qualora egli accennato avene onde cotali notizie ritratte , fciol-
to farebbe ogni dubbio fenz' altro, e a noi la pena rifparmiata
avrebbe di in tale efame internarci.

Delle

(a) Intende di quelle, delle quali ancora a' di noftri alcuna parte
interiormente ne elide , che dai Portoni delta Brà principiando ter
minano rioipetto alla Chiefa del Crocifitto ; e/Tendo che delta altre e-
Seriori contigue al fiumicelio verfo il Monailero di S- Daniele-, che
•sa continuano fino quafi al Cartel Vecchio, non n' ebbe a rare al
cuna rifleflione >
(bj Cioè Porte tr&fportare, quella di San Stefano a San Gregorio :
Organa vecchia, eh' ;rj i San Fluitino-, a Santa Maria in Organo •
di San Ferma, a San Daniele , mx col nome di Rofiot : di S. Zeno^
ch'oca., ed e alia Cotte del Farina, nel Cartel Vecchio-
PARTE PRIMA.

Delle mura di Verona fabbricate dai Signori della Scala , c


della molta fortezza aggiunta loro da' Signori Vene-*
piatii , della amfie^a del loro giro , e del nu
mero del popolo che v' abita dentro .

Tinto. CAP. VII.


NOn ho mai trovato che le Mura della città noftra fabbri
cate da Teodorico, fiano ftate mutate fin al tempo dei
Signori della Scala, ho ben oflfervato, che furono alquante volte
racconciate , eflendo effe talora in qualche parte per la vecchiez
za cadute , e fpecialmente fotto Carlo Magno , fotto Lotario ,
Berengario Maggiore, ed altri che dopo lui regnarono in Italia,
ed in fpecie eflendo per l'impeto dell'acqua, e dalla vecchiezza
fua , caduta quella parte de' muri eh' era appretto 1* arco del Ca
rtel Vecchio, fu rifatta e fpecialmente con le pietre de i gradi
dell' Arena . Il primo de' Scaligeri , che cominciane ad allargar
il circuito della città, fu Alberto fecondo Principe di Verona fi-^poXeò*
gliuolo di Giacobino, e fratello di Martino primo Signore di dorico al-^
quella, Quelli l'anno di noftra falute 1287 avendo oltra l' Adi- largaflè le
ce verfo Oriente fabbricato il muro della città , dall' Adige Mura di
fin' alla Porta del Vefcovo , terminandolo appreffò alla detta Verona.
Porta fotto la rupe del proffimo Monte tagliato, fortificandolo
dalla parte di fuori con profonde fotte, inclufe nella città il Mo-
nafterio de' SS. Nazario e Celfo , ed il Campo Marzio, nel qua
le , come fi fa anco adeflb, fi folevano anticamente nelle arti Seconda
militari efercitare i foldati . Dopo Alberto, Can Grande fuo fi- ampliator
gliuolo quinto Signor di Verona fabbricò l'altra parte di mu- -ellc M*~
ra.
ro oltra la già detta Porta del Vefcovo, avendola tirata l'an
no 1324 da quella Porta fin all'Adige, alla parte occidentale,
pltra la Chiela di San Giorgio in Braida, camminando per la
maggior parte fopra la fchiena del monte, con le fofle taglia
te nel fatto di quello con fatica incredibile; il che fece egli te
mendo la violenza de' Tedefchi , non effendo da quella parte la
città ficura , fpecialmente reftando fuori agi' inimici quell' alto
monte che le foprafta. Quefti medefimo, avidiflìmo di fabbri
che , e molto ftudiofo dell' ornamento della città , 1' anno fe-
guente cominciò e fini un' altra parte de' muri , co' quali di
qua dall' Adige inclufe nella città il borgo di San Zeno , con
la fua Chiefa maggiore, la Chicfa della Trinità, con molte al-
A a tre ,
i86 CRONICA DI VERONA
tre, e cominciandoli da quella parte dell' Adige eh' è per mez
zo Campo Marzio , li tirò fin all' altra parte oltra la Chiefa
maggiore di San Zeno. In quello corfo di muro fono quattro
Porte della città , la Nuova , quella di Calzari , eh' è per mez
zo alla Chiefa di San Spirito ora murata e di nefTuno ufo ,
quella del Pallio, e l'altra di San Zeno . Fu quella muraglia
Quanto di lunghezza 1500 pertiche, e corto Ducati fedeci la pertica,
perticarla a^a cai faD^"ca farono Deputati Commiflarj , e Prefidenti , tre
fabbrica de' primi cittadini della città, Giovanni Occhio di Cane, Fran
atile Mu- cefeo de' Cavalli, e Dionifio de' Dionifì. Sotto quello Princi
pi di Ve- pC Can Grande, ebbe la città noftra nel circuito la Aia gran-
rp"efi^e„ti dezza maggiore, perciocché dopo quel tempo non è più ftata
(opra la allargata , ma rimala in quello fiato in che al prefente fi tro-
dma fab- va , benché le Mura fue fieno fpefse volte fiate racconciate, e
bnca. fotte più forti, ed effendofi ultimamente per comandamento del
la Sereniffima Repubblica Veneta ingrol'sate , e di folidiflìma
Mura di ^ruttura comP°^e 'c mura intorno la città, ed aggiuntovi in
Verona °gn> opportuno luogo validi ed ottimamente inten e confide-
racconcia- rati Baloardi per fua difefa , e a danno de' nemici di fuori ,
ice forti- e notabilmente allargate e profondate le fofse , e con arte fe-
la V" d*-" 8na^ata c m^'tare accorgimento fortificate e munite le Roc-
ria noftra cne j e fpecialmente quella di San Felice, ferratovi la parte o-
Ai Vene- ve .mancan le mura, dall'Adige grande, alto e rapidiffimo fiu-
1,1 • me, difefa forfè più ficura di quella de' muri, aggiuntovi una
fua qualità di fito in alcune parti, che per fe ftel'so anco na
turalmente a' nemici contrada, fi trova quefta città noflra ora
in tale fiato ridotta, che avendo per natura, e per arte faci
le e vantaggiofo elito per ufeir d' improvifo contra i nemici ,
cosi da terra , come traverfando il fiume , può molto agevol
mente dar loro delle ftrette di fuori, o ftandofi di dentro fi-
cura , farli beffe de i loro citeriori afsalti , e delle loro arti
glierie, lafciando agli infultanti , di defiderarla moltilTìma fa-
Quanto cultà , ma di fuperarla poca, e di efpugnarla niente. Circonda
circondi a(jefso ja ejttà di Verona circa fette miglia; entro quello giro
la citta di r ,, ■ , 5 -i* r ' b
Verona. " alloggia un popolo di circa novanta mila pedone, numero
Numero qual pare ricercare appunto Arifiotile nel lib. 7 della Politica
del popolo nella fua città, non picciolo, onde le manchino i requifiti , e
di Verona. coje necefsarie al confifter per fe ftefso, non ecceflivamente nu
meralo , onde non pofsa efser ben retto e governato , efsendo
Ci it ìi ce- fecondo lui cofa difficiliflìma , anzi quali imponibile , che una
ecfln anic- cjttà ove fw treppo gran moltitudine di popolo, pofsa con
tl',oi0l°- buone
PARTE PRIMA. 187
buone legai e {ufficienti ordinazioni reggerli e regolarli; onde fa difRci-
ella efsendo tra le gran città d Italia comprefa , così per gran •"»«>»•>.»«-
.. o , r j r ■> te ben n
giro di Mura, come per numero di popolo, viene ad clser più governa.
rispettata , e più ficura da' nemici eftnnlechi , non fi potendo " Verona
città di gran circuito facilmente afsediare , e città di gran po- numerata
polo agevolmente vincer in campagna , fe non con grofliflìmo tra le più
V • ° , 1 r ■ ~- K- °- ,• « p . gran cittì
elercito; oltra che lono 1 Cittadini di quelle gran citta e no- ^'Italia .
bili, più onorati, e di maggior riputazione, di quelli delle pie- Cittadini
ciole e mediocri , di che abbiamo argomento nella legge pri- delle ch
ina del Codice, al libro II nel titolo de i Primati d' Alefsan- tà grandi
dria , ove Bartolo ciò efprefsamente nota, dicendo anco cfser f/ ^ i°q ue ì'-
più degno afsai un mediocre cittadino d'una città grande ed in- \; tielle
lìgne, che un maggiore e primario d'una picciola, o mezzana . piccioli- e
Che mo Verona iia ora , e tòlse anco anticamente, grande e n^'l0cri ."
preclara città , abbiamo per quello prefente tempo la prova gfi^r"1^.'0
iènfata ed occulata, onde ciò a tutti efprefsamente appare; per diocre cit-
i fecoli pafsati, non ci mancano vecchilTimi teftimonj, e auto- tadino d"
ri là d'iftorici famofi e principali, Strabone che vivea lotto l'ini- una cltti
pero d'Augufto e di Tiberio, nel libro quinto della fua Geo- ^jeprin-
grafia così dice di Verona. Gf Infuòri fono anco a noflri tempi, cipaie <j>
la lor città principale è Milano, la quale era prima villaggio, qua»- una pic-
do tutti abitavano nelle ville, e ora è una molto degna città. Ap- ci°'a •
preffo a que/fa è Verona, anco ejfa amplijjima città; più picciole di cj,j^™"*
quefte fono Brefcia , Mantova, Reggio e Como. Marziale Poeta no- cUStrabo-
biliflìmo , che fcriveva al tempo di Domiziano Imperatore , co- ne cittì
sì cantò in propofito noftro: ainplilfi-
Tantum magna fuo debet Verona Catullo, "Marziale
Quantum parva fuo Mantua Virgilio. Poeta dice
Che tradotto in noftra lingua volgare così dice: Verona
La gran Verona è debitrice tanto Sran cic*
Al fuo Catullo , quanto al fuo Marone fi '
Deve la città picciola di Manto.
Cornelio Tacito ancora chiama Verona , Colonia gagliarda Q0rnen9
d'uomini militari . Perchè dunque fu Verona ne' tempi a die- Tacito
tro fempre grande e popolola città , ed ora efsendone più che chiama
mai, accumuleremo anco di quefte qualità la nobiltà fua mas- Veroni
giormente. Colonia
o gagliarda
d ' uomin i

A a - Di
i88 CRONICA DI VE RONA

Di quelli che edificarono le Rocche di Verona.

, Tinto. CAP. Vili.

Primo che T A Rocca di San Pietro fu da Berengario Seniore Re d' I-


anipliafTe I ^ talia ampliata e ridotta a maggior fortezza, efiendofi vai-
di Sa"]»* Per *ìue^a ODera ^e"e pietre dell' antichiffimo Teatro minato
tro'n "a *lue^a vicino, circa gli anni 8po del Signore, come fi cava
da 11' Moria di Luitprando Pavefe Scrittore di que' tempi , che
del primo fuo fabbricatore non ho trovato memoria y e ferrò
in efsa la Chiedi di S. Pietro , quivi per innanzi edificata , ed
Rocca di anco l'antica fortezza , che v' era fin al tempo della domina
si Pietro zion de' Gotti in Italia, come fi vede nell1 Moria di Leonardo
ampliata Aretino citata di fopra al cap. 3 , e di altri Scrittori : Quella
leazzoD *" ^"occa ^a^a vecchiezza confumata , con gran Torri e Mura di
ca di M£_" maggior circuito, riparò e allargò Gianealeazzo Vifconte pri-
laao. mo Duca di Milano, quando (cacciati gli Scaligeri acquirtò al
Chi co- fuo dominio Verona. Coftui, oltra quella Rocca , fece quella
CktadeUa C^1€ ^ cn'ama volgarmente la Cittadella , tra V Adige , le vec-
diVerona. cn*c Mura di Teodorico, e la via per la quale fi. va alla Por-
Gianga- ta Nuova, la quale fu già alquanti anni da' Signori Veneziani
leazio Vi- ruinata . Cominciò il medefimo Signore la Rocca di S. Feli-
min'iò U~ CC ^ CO"C a"a "tta Oprato0*8 > « quale a^ tempo prefente
Rocca di ^a' n°ftri Signori è fiata con Mura di grandiflìma opera , e con
S. Felice > validiffimi Bartioni, cavata la fofsa nel fafso , ridotta a mira-
Rocca di bil fortezza. Fece il fecondo Can Grande Scaligero, ottavo Si»
ridotta" &n0r ^ Verona, figliolo di Maftino il giovane, la Rocca del
da'Sign. Cartel Vecchio fopra l'Adige con uno elegantiflìmo ponte, l'ant
Veneziani no di noftra falute 1355 per fua ficureza , faticato dalle conti
li mirabil mie fedizioni e congiure de' parenti , fabbricandola in quel luo-
^ChVedifi 8° °PP°rtuno da introdurre ( facendogli bifogno ) gli a juti Ger-
cafle'nCa- mìni > e quéfta fortificata di Torri, Mura, Argini, e Foffe ,
Ilei Vec- avendovi anco fatto dentro abitazioni per fe , e per i faldati
chio . della fua guardia, finì in tre anni compitamente. Credo io che
quivi foffe l'antico Cartello della città, del quale fi fa menzio
ne di fopra nel capo 6 che fu racconciato, e riftorato per co
mandamento di Carlo Magno, e di cui anco fi parla nella Ue
fa della pace di Coftanza, e che quelli foffe ampliato e ridot
to in altra forma di affai maggiore fortezza e commodità , e
fatteli il ponte da quello Scaligero Signore, e per quello folfe
nomato
PARTE PRIMA. i8p
nomato Cartel Vecchio ; che fe altramente foflè , inettamente
fi farebbe chiamato di quello nome , eflèndoglifi molto meglio
convenuto il nome di nuovo, come fortezza recentemente fab
bricata »

Del Teatro antico di Verona.

Tinto. LIBRO IL CAP. XI.

T Eatro era una certa macchina fabbricata di marmo , o di rj>efcri-


quadrelli , o di legno , didima di molti lochi , cioè di ti0ne del
portici, lochi coperti per il popolo, ove egli fi ritirava per le Teatro a
pioggie ; di cavea ove ledevano i Cavaglieri • di Orcheftra , lo- loco P*^
co de' Senatori ; di Pulpito eh' era fopra 1* Orcheftra , ove fta- £££ ^
va il choro , che cantando intermediava gli atti della Come- che ciaf-
dia o Tragedia* di Logeo, ove erano i Tibicini , i Citaredi, cun de 1
ed altri fonatori chiamati con nome generale Timelici , e li '°c*,i **r~
faltatori e gefticulatori , che, mentre gli Iftrioni erano ancora vlva"
entro nafeofti, trattenevano il popolo; di Profcenio, loco in
nanzi la feena, onde gli attori delle Favole ufeivano nella fee-
na * di Scena , eh' era quel loco aperto , porto in mezzo tra i
due corni del Teatro , fui quale gT Iftrioni recitavano : ed era
il Teatro tutto in forma di um mezzo cerchio fabbricato. Que- Che forma
fte macchine erano di ecceffiva fpefa , così che non potevano averte il
fabbricarli fe non da Principi grandi, o da Repubbliche poten- Jeatr.° '
i r L'i ' i fabbrica
ti, o da pedone private di mirami ricchezze, come erano tra di 4cceg-,_
Romani al tempo che quello Imperio fioriva . Quivi fi recita- va fpefa .
vano dagl' Iftrioni , che fono giocolatori detti dalla parte IJler Iftrioni
tofeana, che fignifica lufo, gioco; e da' Mimi, che vuol dire *^°»
imitatori, perciocché coftoro imitavano in comedia le parole , rivi £| noJ
gli affetti, ed i gefti delle perfone che rapprefentavano ; da Pan- me Iftrio-
tomini, che fono imitatori d'ogni perfona, e d'ogni cofa; da- «• •
gli Etologi , che imitavano co' gefti e col fuono della voce fen- *'jc
za parlare; fi recitavan dico fatire , comedie , tragedie , palliate, p$Jj|omjV
togate, atcllane, ed altre fimili cofe fccniche. Che fabbrica di ni e loro
quefta forte , e vafta foffe nella città noftra fotto il Cartello di officio .
S. Pietro nel loco, ed ivi in cafa dove è al prefente la Glie- Etologi,
fa , il Monafterio , ed i Giardini dei Fratti Gefuati , oltre la
feienza che per continuata tradizione ab antico ne ha la città
noftra, ed i molti veftigj che fin- ora fe ne veggono manifeftif-
fimi, de' quali non farò io particolare deferizione, per non rep-
plicar
ìpo CRONICA DI VERONA
plicar fuor di propofito quello che ne ha con molta diligenza
e fedeltà ferir co il Saraina ne' Tuoi libri, più d'una volta Ram
pati , e fatti anco ultimamente volgari , onde ognuno ne ha
potuto aver cognizione , n' abbiamo autentica fcrittura pubbli
ca di un editto di Berengario Re d' Italia di quello tenore.

Nel Nome di Noltro Signore Gesù Crifto


Dio Eterno.

BERENGARIO RE ce.

ESfendo accaduto , non è molto, nella Citta di Verona,


che una certa parte del Teatro , la quale è fottopo-
Jla al Ca/lello , per la fua troppa antabita caduta
fia , colla rui/ia di tutti gli e-dific] che fotta le fi trovava
no y e coir improvifa morte di tutti gli uomini , eh' erano
prejjo quaranta : perciò a perjuafwne di Adelardo ora Ve-
feovo della Santa Cbiefa Verone]} , e di tutto il Clero e
popolo della Città , per amere de1 fuccejjori , e per rime'
dio dell' anima nojlra ; Noi con quejio afjoluto comando dell'
Autorità Kofìra abbiamo ordinato alla Santa Chiefa di Ve
rona , e a tutto il Clero e popolo della Città , e a tutti gli
abitanti folto di effo Cafìe/lo , che ovunque una qualche fab
brica pubblica , frettante al ponte, minacci caduta , o che fem-
brì ad alcuno che- in qualche maniera fia per apportargli dan
no e jattura , pojjano tutti , tanto la predetta Chiefa e Cle
ro , quanto tutto il popolo della Città atterrare , come fem-
brerà neceffario , quel pubblico edifìcio fino alla parte fua
ferma e flabile , fen^a timore di offendere il pubblico inte
refje e di poterne fentire danno alcuno o molejtia ; ne alcun
chi che fia pubblica Miniftro tentar pojfa. di condannare chi
così opererà, ni ad altri apportare perciò mokfìia di forte
alcuna. Contro il qual Comandamento di noftra Autorità fe
alcuno prefumerà di opporfi , o ardirà di recar molefìia ad
aicuno per detta caufa, o addoffarzli qualche calunnia ficchi
dall'
PARTE PRIMA. ipi
dall' incarninelata opera aveffi è dejtftrc; perchè quefti fimi-
li attintati jìane nulli e di niun valore , fappia ognuno che ft~
rà toriato a pagare Lire 20 d'oro fino, da tfj'ere Applicate
metà alle ragioni nofire, e f altra meta alla parte the fojje
perciò in alcun conto moleftata . Perchè poi fia preftata magm
gtor fede a quefta nojlra ordinatone , e che più pontualmentt
da tutti fia ojfcrnata e ubbidita, affermandola colla nofir*
propria mano , abbiamo comandato che munita fia cott'impron-
io del proprio tto/fro Sigillo .
Dato li 20 Maggio nell' anno 80$ dell' ìncarnazìon del Sì*
gnore, e nel p del Regno del Sereniflìmo Re Berengario, nelT
Indizione 13.
Pubblicato felicemente nel nome tT Iddio in Verona.

Dopo V Edito ftampato nel Tinto, e' è qui parato bene di pubbli
care anche il feguentc Privilegio dello fleffo Re Berengario come al
propofito confacente , e lo abbiamo copiato da un Libro intitolato Pri*
vtlegj della Cbiefa di S. Maria in Organo nel? Archivio di quel Mo
na]}ero efiftente , ed in fine di quefìo Volume gli originali 4° ambidut
in Latino fiamputi fi leggeranno .

Nel Nome del Signor Iddio Eterno.

BERENGARIO

Per favor della Divina Clemenza Re.

"W "V Ovendo Noi li Doni temporali ai Fedeli ajfidua-


\ mente perseveranti nel nrfiro offequio largamente
\^*W impartire , facciamo palefe a tutti i Fedeli del-
la Santa Cbiefa di Dio , e Noftri in ogni luogo frefenti ,
e venturi , fu come il Cloriofo Grimaldo Conte, e diletto
Fedele Nofiro , fi è preferitalo all' Altera della Noftra
Serenità , acciocché fi devnaffimo di concedere per ragion
di proprietà a Giovanni Chierico Nofiro fedeli/fimo Cancel
liere certa piccina quantità di terra di ragione del Re-
A a 4 gno
i*i CRONICA DI VERONA
» Cioè gr* No/ho, detta l'Arena del Caftello Verottefe * - — -fi.
iefci!* ***** mn iu"& ficcome per lo paffato, dicbia-
teUo. " rata di/ Contado di Verona, con Archivolti , e Covali ,
ro* picciola quantità di tetra avanti i medefimi Covali
ed Archivolti , w p*rff d'Oriente , f <//' A^^cgwr-
1» i pubblici ingreffi mettono capo , f p^r* ^//^ par
te <ft Levante, e di Mezzogiorno il più alto muro del Tea-
•Si è tra- troft al^a *, eccettuati quegli Archivolti , * pwft /* /*»»
«et• * Aro^W /«»» A*"' f ifcrizion di Mandato da Noi
padb cosi conferiti ad Azz° dal Caftello; la qual facciola quanti-
*ìi©m"" ta ^ terva> fitf**ta nel Sopraddetto luogo, dall' uno lata
liul^L capifce pertiche dieci di lunghezza , ed altre pertiche fet-
teftoo? ,e ^ btoghezz* dall' altro ; da un capo vi fono pertiche
curimi, due , e da/I' altro capo fonai piedi pei di giufia mifura > al-
* UfcUin la qual terra da Oriente , e da Tramontana confinano i
Ìgn,f«»d Public» , e regj edificj , a Ponente è circondata dalle pro-
l'iuten- prieta rie ragioni del prenominato Giovanni Cancelliere , e
i'/JiùgH vaT> altr$> cel a Mezzogiorno dalla pubblica via . Alle
piace. preghiere del quale Noi annuendo, concediamo e doniama
la medefima picciola quantità di terra nel fopra già men
tovato Caftello , e fra i già detti confini e mifure ejiftente,
con gli Archivolti che ivi eftano , come pur anco gli altri
Archivolti y con lat picciola quantità di terra avanti gli
ftcffi Covali ed Archivolti' pofta , ove da Levante, e da
Mezzogiorno ì pubblici ingreffi mettono capo , e dove dalla
farte pur di Levante e Mezzogiorno il più alto muro del
^Teatro fi alza (eccettuati però quegli Archivolti quali in
filmata di trecci donati abbiamo ad Azio dal Caftello
eia ifetizione di Mandato) al già detto Giovanni Chie
rico , e Cancelliere Noflvo , fìccomt cofe , che una volta al
Contado Verone/è Spettavano , in ragione di proprietà con
cediamo e doniamo e dal gius e Dominio No/iro nel gius
t Dominio fuo facciamo paJJ'are s ignitamente Jevolverfi .*
jid avere, tenere rendere , comutare, aliena *v , m fa
vor df/l ottima gt'.tflii tre r a qualunque fine gti pMerà
j'er*
PARTE PRIMA. 103
fervìrfene , fenza che la pubblica poteftà gli poffa mai con-
tradire . Se alcuno dunque quefta conccjjtonc e Mandata
della No/ira autorità avrà ardimento di frangere e wh
lare , [appi'a , che dovrà pagare di oro fcelto e puro libre
cento , metà alla Camara No/tra , f »tff al predetto
Giovanni Cancelliere Noftro fedele , o 4 fhi effofteffo vor
rà, e concederà. Il che, acciò fia meglio creduto, e eoa
maggior efatezza ofservato , con la noftra propria fotta-
feritone avvalorando il ptefente , abbiamo dato ordine, che
fia in oltre col Sigillo del Noftro Anello improntato.

Segno del Sig. Berengario Re Serenili.

Ambrogio Cancelliere nella vece di Ardingo. Vescovo,


ed Arcicancelliere riconobbi e fottofcrijjt .

Data il giorno ottavo delle Calende di Giugno l'anno della


Incarnazione del Signore pi 3 , ed il decimo fello del Regno del
Sereniffimo Re Berengario Indizione prima.

Rogato in Verona nel Nome di Crifto felicemente così Jia ,

Autentico» e legnato con il Regio Anello.

Ritornando al? JJìoria del Tinti così continua il fito Capitolo. Per
quefta concezione dunque il Teatro noftro che, dal tempo che
mancò la maeftà e potenza dell'Imperio Romano , più non s'usò,
e quindi come cofa inutile trascurato, a poco a poco dalla lun
ghezza del tempo mutilato e corrotto, era in gran parte caduto
e quafi affatto a terra , e fattoli nel fito fuo altre private caie, e
conformati i cementi in quello e in quell' altro edifìcio e pubblico
e privato^ e caduto ultimamente a terra fin a' fondamenti l'an
no 1105 *1 reft° d'una certa parte della feena, che fin allora era Quando
in piedi, per Fimpeto dell'Adige oltramodo crefeiuto, fi riduffe cadde l'ui-
a tale che a pena fi conofee al prefente che vi foffe. Chi folle tmda.£ar"
di così raperò» macchina edificatore , febben non fe n* ha cer- "0 " w"
to teftimonto, fi crede però che foflfe (come abbiamo detto) la
Città noftra , e che al tempo di Augurio foffe in grazia di ^uek
*5>4 CRONICA I VERODNA
lo Imperadore dirizzata , con l'ajuto però delle pubbliche en
trate imperiali , al che fa non piccolo argomento 1* ilcrizione
trovata in una tavola marmorea nell'Adige, l'otto il fuo fico,
di quello tenore;

OCTAVIAE G. F. ET
SOROR. CARISS.

Che ci accenna che quella grandillima macchina folle fatta ad


iftanza d' Augufto , e dedicata ad Ottavia forella l'uà , la qua
le fu figliuola di Cajo Ottavio, e la quale fu a lui cariflìma,
come ne danno manifello fegno gli altri fingolariflìmi edificj
che egli , fotto il nome di lei , in Roma coflruflè . Quanto
foffe quello Teatro gran mole , da quello facilmente intendia
mo , che i fragmenti di elfo in diverfi luoghi , uno dall' altro
molto remoti, s'attrovano.

Peli' ^nfteatro ài Veron* .

Tinto. LIBRO IL CAP. XII.

PEr la medefima caufa fopraddetta, e nell' i (le fio tempò, fu


rizzato nella città, e dalla città noftra, ajutata dall'Impe
ratore, l'Anfiteatro, valla e memorabil mole, la quale non mi
affaticherò io in defcrivere, parendomi opera molto vana il cer
car di mollrar con parole, e quafi con l'ombre , quello ehe in
fatto e in rilevo per feftcffò chiariflìmo fi manifefta , parlando-
fi fpecialmente a' Cittadini di Verona, i quali hanno ogn'ora
quella eccellentiflìma macchina, quali intera e come a princi
pio fu fabbricata, eccetto la parte elleriore, innanzi agli occhi,
oltra 1' effer ella fiata defcritta con molta diligenza dal Sarai-
na infieme col Teatro, come s' detto di fopra; onde il mio
ragionare adeflb farebbe un penfare d* accrelcer la luce del So
le con una accefa candela - Soleanfi quelle grandiflime fabbri
che farfi per ordinario in forma rottonda , quafi di dui Teatri,
che fono dui femicircoli, cioè dui mezzi cerchi, farendofi uno
Anfireatro; ma quello nollro, come fi vede, è di foima ova
ta. Chiamafi ora il nollro Anfiteatro Arena, « non fenza ra
gione; perciocché Arena folevano chiamar gli antichi il Cam
po aperto, che la fabbrica dell' Anfiteatro intorno circondava,
ove combattevano i gladiatori , onde diffe Svetonio in Augu-
-Spiegazione delle lettere die mofìrano
le parti delMtifiteatro delta kARENA
di Verona

A-Jtanta delp*piano.
B ■Acquedotti.
C-Jcale per cui dal piano s' ascende alti
Vomitoti, e •2? piano.

EL-Camere o Jligioni.
F".Jhspetti de Corridori interni.
GJhojpetto dell ultimo recinto esterno col:
la giunta del auart' ordine, che dd
presenti uesticmi si riletta uifosse, e che
si mostra con jenefboni quadri, perche neff
ultimo ordine tali erano in tutti qti Anfiteatri
MJhspetto intemo del medesimo.
l-JnvpeXto delt ^litica Scala, ed vomitori
pè anali uscivano le persone dloro pofti,
.fecondo d grado loro.
K-Scalette in. detta Scalaper agevolar tasvesa.
LsScaìe interne che portavano dal p° al "S9
piano, d di cut palcoJorr" era. di leqnq,
come scorge/Ida mtaialioni dinémi, the
spuntano dal Cospetto internanti quali
poteuano sostenere le travi de/ro palco .
Aifoggia sulla cima dell ^litica scala, che
innalzavari smo al detto palco altri
vestigli di que/ta non Uvuansi che quel
Solo delie po/te. o sette de ^lastroni nel
yS gradino di essa ^litica; che poi
Jósse con Archi, Colonnati, e Statue, si
Juppone per i ritrovati foagmenti di
Cmxase, Aasi, Qhni\&,(hp'dèlli,Archiuoìti,
Corniciami, eJtalue.,ne' si può' dubita:
re se questa (gqgia ui fosse, perche
molte ragioni la rendono incontrar :
tabile, e che per breuitd qui si
tralasciano .

Jìedijoo Veronesi
PARTE PRIMA. 105
fio : Auguflo condujfe allo fpettacolo gli Ojìaggi de" Parti per Arena eh*
%o r Arena . Quindi i gladiatori iltelfi chiamavanfi Arenarj , e c0'a "
perchè negli Anfiteatri pugnavano i gladiatori di tutte le l'or- c „c;e(j,,
ti, Minniloni, Reziarj, Galli, Sania , Crupelarj , Traci, Ru- v"tl>. .;:
diarj, Secutori, Beftiarj che con le beftie combattevano, Iplo- Giadiato-
maci e limili, e perciò erano quelle macchine edificate, preie ri •
l'Anfiteatro noftro il nome d'Arena, l'ufo de' quali gladiatori Oiunda
come fpettacolo empio e crudele, fu al tutto da Onorio Occi-
dentale Imperatore figliuolo di Teodofio proibito e tolto via . Che ^l-uliato-
abitaflero anco gladiatori in Verona per le pugne e fpett?.coìi rj eo>.iio
gladiatorj , ci moftrano tra gli altri argumenti le due qui fot- tolte via»
topofte il'erizioni, in due antichiflime pietre in quella città ri
trovate :
D. M.
GENEROSO RETIARIÒ INVICTO
PUGNARUM XXVII. N.
ALEXANDRIA QUI PUGNAViT VI. R...

D. M.
AEDONI SECUTORIS PUGNA
VII. EX ACCINA ARIAN1LLA
QUI VIXIT AN. XXV.

Era coftume fabbricarfi quelle grandiflìme moli fuori della cit


tà , ove fi trovano quafi tutte le reliquie d' effe che ora iella- v»„fi
no, e ne fu forfè cagione il troppo fpazio che effe occupavano, Anfìtea-
così per la loro circonferenza, come per il campo elio bifoqna tri fuori
lafciar lor vacuo intorno, che mal commodamente avrebbe entro delle cit-
il circuito delle mura, che non molto girava, potuto capire •
o forfè perchè le grandi adunanze d'uomini, che quivi li fan
no al tempo de' fpettacoli , foflcro nelle città fofpette, o folle
fofpetta la moltitudine de' Gladiatori , che con l'arme in ma
no fpeffò s'efibivano negli Anfiteatri, fi temeife forfè anco del
le Fere che quivi per ucciderli s' elponevano , che peravven tu
ra fuggendo dell'Anfiteatro, non guaftaffero all'improvvifo il
popolo per la città fparfo.
Grande certo, e pieno d'una antica maeftà è quello noftro
Anfiteatro al prefente, ma quanto maggiore e più bello e più
elegante loffe anticamente, potiamo facilmente giudicare da quel
poco reftante d'Ala che ritta vegliamo, che effendo innanzi tilt- L'Ala Jet-
la. intera . chiamata portico citeriore, avea amplilfimc l'ale, c l'Arena
Bb 3 deam- che cof*
ipc* CRONICA DI VERONA
forte et deambulatorj coperti, ove il popolo fpettatore , ne' cafi delle
«he fervi/"-■ P'°88'e fopravenenti , fi poteflè ritirare , e circondava intorno
iè. intorno l'Arena , opra per la materia , per 1' artificio, e per
l'altezza, mirabile , come quella che per tre ordini di amplif-
fime involtate feneftre marmoree , uno fopra l'altro innalzan
doli, tanto anco intorno girava, che fettanta due archi per o-
gni ordine conteniva* tra quali ordini il fuperiure, d'altretan-
te ftatue marmoree, quanti erano gli archi intorno (per quel
lo fi conjettura dai nicchj, e dalle bali, che tra l'uno e 1' al
tro di cial'cuno degli archi fi veggiono) era fopra gli altri con-
fpicuo ed elegante. Quella eccellentiflìma fabbrica, chiamata a
quello, tempo Ala , o per vecchiezza , o per altro accidente , co
minciò a cadere molti fecoli innanzi . Altra molta parte , per
quel gran terremoto che l'anno ti 17 a' 12 di Gennaro quali
tutta l'Italia gravemente conquafsò, minò da' fondamenti * il
redo poi l'anno di nolirà fallite 11 83 altro grandiflimo terre
moto delirane e gettò a terra, onde ora non reità in piedi di
così gran ftruxtura altro che una minima parte, e quella anco
imperfetta e mutilata. E benché il longhiffimo girar degli an
ni abbia deteriorato, e corrotto in molte parti dentro e fuori
anco F interior macchina reftata in piedi , è rimala però in ta~
le fiato, che poco manca nel corpo dalla fua prima forma* ed
L'Anfi è, fenza dubbio, il più intero è perfetto di quanti Teatri ed
teatro Ve
ronefé è Anfiteatri fono reftati nel Mondo, così che non meno che pri
il più. in ma, fia ora d'ogni fpettacolo capace , e commodamente polli
tero, di no gli fpettatori , fedendo negli ordini de' gradi , vedere a nu
quanti mero di circa ventiquattromila , le pugne ed i giuochi (a). E
Teatri, •
Anfitea perciocché da alquanti anni in qua , per molto onorata cura
tri fiano de' Magnifici Decurioni , e de' Clariflìmi Rettori della città +
al mondo.

(a) Nella piazza di quello Anfiteatro , fecondo il computo , che a-


«olire iftanze hanno recentemente rilevato il R» D- Gregorio Picco
li, e'1 Perito Adriano Criftofali , vi poflbno capire a nuaiero roton
do 10S00 perfone circa . Sopra i gradi poi, che al numero di 45 a-
fcendono, e di (polli nella loro egual larghezza, avuto riguardo alle
precife mifure del primo, e dell'ultimo , portando e/fi gradi il gire»
di piedi lineari 37731 j e dandone fedecl a nove perfone per- una com-
fflodifiìma ed efperimentata politura, 11114 perfone feder vi pofibuo.
Da chi foife quella fuperba mole edificata , non v' è chi lo fappia ; e
tutto che F. Leandro Alberti ci dica eifer fiata da L. Flaminio fat
ta coflruire, provandolo per una Lapide, che riferifee efiere Hata ri
trovata in Lucca nella Chieii di S- Fidriauo del tenore feguente :
L.Q.
PARTE PRIMA. 197
fi va rimettendo e reftaurando , potranno fperare che , feguen-
do que' bei ipiriti in quelli Signori , e con nobiiiflìma emula
zione ne' lucceffori continuando, abbino i-noftri Nipoti a ve
der quella chiariffima mole per la maggior parte ne' termini
antichi, con evidente demoflrazione della magnanimità de' Cit
tadini , e augumenco alla Città di fpendor {ingoiare . Dal

L. a FLAMIN1L7S ROMANORUM
CONSUL. AC UN1VERSAE GRECIAE
DOMINATOR
AMPHITEATRUM VfiRONAE PROPRIIS SUMPTIBUS
EREXIT ANNO AB URBE
CONDITA DIIL
non per tanto è quella Ifcrizione per molti riguardi Colpetti. Primis»
ramente v' è errore eli tempo ; perciocché , fecondo Ifacco Cafaubo-
no, L. Q._ Flaminio fu Confole nell' anno di Roma 6oj , o nel 6ot
come piace a Monfignor di Chappozzeau , e qui fi legge 503 ; alcuni
però attribuirono quello divario ad errore di (lampa . Il Corte poi
alla pag. 3» del primo volume della fua .Storia Rampata dal Difcr-
polo , contro quella Ifcrizione fa alcuni riderti non mal fondati né
ipreggevoli. Il dire però che erta Ifcrizione mai non folle , è arterzio-
ne di grande impegno , perchè molto difficile da provarfi } come all'
incontro facilmente fi dee credere che anzi fiata vi lìa • L' Alberti
fenza dubbio non fe 1' averà inventata , che fimil cofa di un tale uo
mo non è da crederli , ma erto pure a veduta, o tale, come la efpo-
ne, faragli (lata rapprefentata ■ Oltre di che già da più d'uno li ve
de riferita ed efpofla nelle (lampe • Che poi la veggiamo con qualcho
divario dall'uno all' altro fcrittore riportata, quello neppure ci può
far credere che non vi fia (lata , ma anzi che ti ; la variazion poi
«Ielle cofe foveate accade , maflìnve di quella natura , quando colla
frappolizione degli anni partano dall'una all'altra mano, ed efpoile
vengono in vai-j tempi da diverfe penne , come accade forfè quando
fopra di un foggetto da varie lingue fi parla e ragiona. In uno ma
noscritto da noi veduto , dopo aver detto che l'Ifcrizione era iiella. mag
gior Capella della Chiefa di S. Fidrlano in Lucca , fi legge la mede-
lima di ftefamente , e iu tutto conviene con quella dell' Alberti, eccet
tuato folo che dopo le parole propriit fumptièut fi legge di più a fun
tiamentis ■ In quella che efpone il Corte non Lucio Quinto , ma Tito
Quinto fi legge ; e veramente che quelli e non quello fu , che pafsò
«iella Grecia come fcrive Polibio . Quello Iltorico riferifee che Tito,
unitoli a que' Greci che malcontenti erano di Filippo, dopo aver ten
tato di appacciare le parti, ma in vano, coft retto foffe a folleggia
re i Greci contro del Re Macedone ; né dice altramente che foffe la
Grecia tutta da quello Confolo foitomeffa ; conciotfiachè quella Pro
vincia fu debellata folo alcun tempo dopo e da altri Confoli , come
nelle Storie Romane fi legge. In ella Ifcrizione adunque cofe non ve
re fi riferirono , perlochè artblutamente per illegittima vien ricevu
ta ; e da ciò ne nfuita che non le fi debba fede alcuna predare, ma non
però che mai fia (lata contro l'afferzione di più Scrittori , che pri
ma di noi ed a que' tempi « a quelle cofe più ricini fi trovarono.
CRONICADI VERONA

Val libro III dell' Architettura di Stbàflian Strilo


Bolognefc .

LA forma dell'arco di Cartel Vecchio in Verona è così dif-


pofla, come fi dimolha più fotto* e benché dal fregio in
iù non ci fia vefligio di ornamenti, nondimeno cosi poma fie
re ec. Quello arco trionfale , per quanto fi trova lcritto nel
la parte interiore dell'arco, alcuni vogliono dire che Vitruvio
lo faceffe fare, ma no '1 credo per due cagioni : prima , non
veggo che la ifcrizione dica Vitruvio Pollione , ma forfè fu un
altro Vitruvio che lo fece : V altra più efficace ragione fi è ,
che Vitruvio Pollione ne' fuoi ferirti d'Architettura danna le
menlble , e i dentelli in una fleffa cornice, ed una tal corni
ce fi trova in quello arco; però io non affermo che Vitruvio,
io dico il grande Architettore , abbia ordinato qucflo arco .
Ma fia come effer fi voglia, l'arco ha una bella forma, e lot
to il tabernacolo del piedeflallo ci fono quelle lettere

C. GAVIO. C. F.
STRABONI..

E nel fianco dell' arco nella parte interiore

L. V1TRUVIUS. L. L. CERDO
ARCHITECTUS..

Nel piedeflallo fecondo del tabernacolo

M. GAVIO. C. F.
MACRO.

In oggi di quefle ifcrizioni appajono appena alcune lettere


ma molto corrol'-; dal tempo .
PARTE PRIMA. t9p

Velli Archi della Porta de i Borfari , e di quelli


de i Leoni.

Tinto. LI B. IL C A P. XVI.

TRovanfi nella fopradetta via del Corfo dui altri archi in


fame congiunti , d' eccellentiffima opra Corintia , e di
fpefa veramente reale, fabbricati ivi per Porta della Città nel
le fue antiche Mura : quefti che foffero rizzati per comanda
mento di Gallieno Imperatore, non ho io dubbio alcuno, che
le lettere nell'architrave fcolpite lo fan manifefto. Ma che il
tagliar di quelle pietre, e il mirabil' artifìcio onde fono lavo
rate, foffe di quel tempo, e fpefa di Gallieno, potrebbe effer,
Ecrchè poca cofa fono per uno Imperator Romano; e potreb-
e anco non effer , perchè forfè foffero ftate quelle pietre in
altra opera innanzi , e poi , disfattoti quello edificio, foffero
trafportate quivi, e in quefti archi riformate}; cola che fuole
talvolta avvenire : così in Roma Coftantino deftruffe l'arco di
Trajano, per valerli di quelle pietre a edificar il fuo. Così al
tempo noftro Papa Pio IV ornò e inftruffe l'altare della Capel-
■a del Marchefe di Malignano fuo fratello, nel Domo di Mi
lano, di colonne, di capitelli e bafi di preciofe pietre porfidi,
ferpentini ed alabaftri , di nicchj e locelli di paragone finiffimo,
e di fottiliffimo e mirabile artificio , tutte trafportate da Ro
ma, e raccolte così lavorate parte quà parte là, fragmenti di
quefto o quell'altro altare, o di altra nobile flruttura disfatta.
Che così l'offe anco di quefti archi e Porta de' Borial i , è opi
nione del Saraina e del Panvinio; e perchè quella è mera di
vinazione , e niepte importa al cafo noftro 1' averfi qui più
quefto che quel parere , lalciando tener ciafeuno quel che gli
piace, panerò ali Arco de i Leoni. E' quella belliflima opera e Ar<ndei
fontuofa di marmo intagliato , e benché fia dal tempo mutila- Le0"' ■
ta e manca, rende anco al prefente all'occhio non picciol par
te della fua maeftà antica : è inferma T. FLAV1US P. F.
NORICUS 1111. V. I. D. Chi foffero quefti quattro Viri, e il
loro ofi ciò e dignità efponcremo altrove. Si può credere che
quefto l'ito foffe il fuo edificatore, e non fe ne fapendo altro,
potiam dire che foffe fatto da un ricchifiimo cittadino ad or
namento ed onore della fua paria , o tffendo egli flato valen
te
zoo CRONICA Dr VERONA
Tre Impe- te Capitano ( che non farebbe gran cofa , poiché la Famiglia
mani'^0" ^lavj non ^ohmeate fu di molto valore tra' Romani , ma
rono della v'ebbe tre con ferie continuata grandi Imperatori) dopo qual-
Fatniglia che onorata vittoria, forfè contra i Norici ottenuta, onde a-
flavia. 'cquiftato s'avefTe il nome di Norico, come P. Scipione quello
di Affricano, aveffe in memoria della vittoria quello per arco
trionfale dirizzato ; coftume talora de' Capitani ed Imperatori
Romani. Un altro arco pare che folle ivi vicino, ma perchè
d'éfTo non fi vede ora quafi indizio alcuno, e perchè fu late
rizio , e perciò di non molta importanza , rimettendomi a quel
lo che ne ha detto il Saraina , non fpenderò fopra elfo altre
parole.

Val Lìbro lH. dell' Arcbitettttra di Sebaftian Salto*

IN Verona alla Porta de' Leoni è un arco antico , il quale


ha due aperture* H che in luogo alcuno non ho trovato ,
cioè che fìano due archi, ma tre sì bene. Il qual arco quan
tunque abbia quelle fei feneftre, non fono però aperte, né an
che molto cavate nel muro; dove comprender li polla, che vi
follerò ftatue di tutto rilievo . Sopra la prima cornice nel mez
zo, è incavato a modo di nicchio, ma di una incavatura che
n entra nel muro : nondimeno con l'ajuto dello fporto del -
srnice vi poteano ftar perfone a far qualche officio mentre
fi trionfava. Sopra a quello arco a mano delira nell'architra
ve vi lòno le infraferitte parole

T. FLAVIUS P. F. NORICUS IUI. VIR. ID.


V. F. BARVIA. Q. L. PRIMA
S1BI , ET POL1CL1TO , SIVE SERVO , SIVE
•LIBERTO MEO, ET L. CALPURNIO VEGETO.

Adelfo non refta in piedi che una fola Porta , demolita F altra chi
fporgea in fuori fopra la via, di cui ora fi vede fola una pietra
vicina alì arco che rimane in piedi, e dell1 iferitone da Serlio citata
non ci fono che quelle parole .• T. FLAVIUS P. F. NORICUS
1111. VIR. 1D. : nè altre ve ne poffoito effere fopra di quel?Arco fia
te giammai ; ni avendoci punto corelazione ; può ejjerc di leggieri av
venuto, che Serlio confu [e avendo le memorie da cjfo raccolte, le ab
bia per sbaglio fatte jotto quella Iferitone ifiampare : delle fet fene
ftre ne refiano tre piamente a* e molte di quelle pietre che lo componea-
no
PARTE PRIMA. aoi
„0 fi veggono ancora accanto mila cafa Mala/pini nella Parrocbia de*
SS. Fermo e Rufiico al Ponte, alcune delle quali fervono per riparo del
portico della mede/ima cafa e di altre rhnpetto ad etfa. Ivi vicino ve-
defi un altro arco fatto di materia molle , fopra del quale Torello Sa*
raina afferma aver veduto una tavoletta di pietra con la feguente
ifcrirjone .
P.VALERIUS, Q.CJECILIUS, Q^SERVILIUS, P.CORNELIUSj
e che quejlo pure foffe un arco trionfale a* tempi di Serlio era quafi
communemente creduto; ond* egli dopo aver dell' altro parlato , nel Opinione
detto libro di quejio così ne difcorre Queft' arco trionfale fu fat- di Serlio
co prima dell' altro panato , perciocché quello è coperto da quel- fopra Tar
lo, e vi è tanto intervallo fra V uno e l'altro, che a fatica vi co ere«°
può entrare un uomo per mifurare le cofe le quali fono ancora j*, Leonù
in eflère. E quello penfo io, eflendo queft' arco in un bel luogo "
della città, e volendo trionfare un altro Imperatore, che a lua
memoria facelfero l'altro arco fopra quello, per non aver luogo
piU comodo , e così confervarono quello, il quale è mifurato
con le medefime mifure dell'altro: così egli. Oggi non fi legge
F iferitone dal Saraina riferita , ed ejfendovi fiato fabbricato un pic
ciolo muro frammezzo non vi fi può entrare dalla parte efteriore, ma
dalV interiore bensì , cioè dal? alto della cafa ivi contìgua . Ma che
quejlo Jta reliquia d un arco trionfale , ovvero dì un palazzo otte fi
amminiftiàjfe Giuflixia , come piace a Cambio e ad altri , non ardi
remo decidere . Diremo bensì , che gli archi trionfali foleano avere ma
o tre apperture, e non due, come quejlo già prima avea; e che Set:
Ho medefimo confeffa che in neffun luogo avea veduto archi con due
porte, come quejlo noftro in Verona.

C C Se-


*o» CRONICA DI VERONA

Secondo V iftituto noftro, c&, oltre la Cronica del Zagata,


fi fu di porgere in fuccinto entro di quefto Volume «leu-
ite cofe giovevoli e curio/è per quello riguarda le memo
rie della Città noftra , qui in apprejjb fi daranno tradot
ti alcuni Capitoli dello Statuto di effa Città , dopo di
che feguiranno i Capitoli iella Magnifica Cafit de' Met
tami che nel Reggimento di Giambatifta dal Bovo Jìam-
pati furono , e poi quegli ancora de' Magnifici Signori
Cavalieri del Comune noftro . Ma comecbè anticamente al
Governo delle Città prepofto veniva un Come, e nella noftra
fteffa di quefti Conti memorie trovandofi , così non farà
fuor di propofito efpornprima in Italiano parte di certa Dif
feriamone ebe fopra tale foggetto V Eruditismo Sig. Lodo
vico Antonio Muratori nel primo Volume della pregiabilif-
fima fua Opera , intitolata Antiquitatcs Italiese Mcdii JEvi,
ha in Latino efpofta, la quale è del tenor che fegue:

El cofpicuo ufficio de' Conti ho già nella pri-


glM ma Paste Cap. 5 delle Antichità Eftenfi trat-
I 1 ^HUM-A^t tato a'cune cole, ed ivi moftraj dopo il de
cadimento del Romano Impero efler elfi (la
ti Prendenti o fìa Rettori di città. Peraltro
ne' tempi floridi d' elfo tal titolo di Conte fu
ufitatiflìmo , e fotto di elfo venivano lignifi
cate dignità e ufficj pubblici divedi, come
fi vede appreffo non pochi antichi Scrittori , e fpezialmente nel
la Notizia dell'uno e dell'altro Impero, che il celebre Guido
Pancirolo illuftrò co' fuoi Commentar) . E per verità fino in
que' tempi le piìi infigni Prefetture fotto quefto titolo di Conte
venivano amminiftrate; ma niun Prefidente di città, eh' io fap-
pia, fu in quei fecoli con tal nome onorato . Quegli pertanto
più al vero s' accoderà , che attribuirà 1' ufo del detto titolo
fotto tale fignifìcato a i popoli della Germania, cioè a' Goti,
e fpezialmente a' Franchi , che paflarono nella Gallia e nell' Ita
lia • poiché di quefti fu familiar coftume il chiamare con la vo
ce latina Comites i Prefetti delle loro città, che in linguaggio
Teu-
PARTE PRIMA.' 203
Teutonico chiamavano Gravioni ovvero Grafioni*. Cosi all'ufo* Oggi pn-
de' Latini per mezzo di quella voce fi accomodarono ; come ben '£Jf^*fl
fu avvertito dal Cluerio nel libro primo cap. 48 della Germania Graff f0.
Antica. L'origine poi di tal nome fembra venire da ciò, che i giiono il
Nobili del primo rango folevano efler compagni del Re o Duca Conte de-
nella guerra, ed efcrcitare i carichi più principali della milizia. n0'n,nareJ
E quando poi venne 1 ulo che in ogni citta li proponeva un ca- j- jyiarche-
po alle milizie che ivi fi trovavano r a quelli Conti o fia Com- Ce .
pagni del Re o del Duca fimile uffizio fi commetteva , i quali
anche le redini del governo civile a poco a poco preferq in ma
no . Ed in vero due furono fpezialmente di quelli Conti le fun
zioni* l'una di amminiftrar la giullizia a' popoli, l'altra di con
durre e comandar la milizia a ie foggetta, quando alla guerra
andar fi dovea . Per quel che riguarda al primo , proprio de i
Conti en l'ultimare le liti e le caufe del popolo : che però in
certi determinati1 giorni di quando in quando celebravano quel
li che Mali e Placiti venivan chiamati : vale a dire , iftituivano
pubblici giudizj, a i quali elfi prefiedevano infieme con gli Sca-
bini, o fia gli altri Giudici e Giurifperiti minori, per udire,
confid'erare , e con la fua decitone por fine alle civili controver
se^ ficcome anche al loro uffizio appartenne il punire gli fcel-
lerati e i malfattori fecondo le leggi . Quindi col nome di Giu
dici li troverai chiamati ancora. Caffiodorio nelle fue Varie lib.j
attefla anche al fuo tempo tale enere (lato appreflb i Goti pa
droni d'Italia l'uffizio de' Conti. Inoltre Gregorio Turonefe
nella Vita di S. Nicezio, cap. 8. delle vite de1 Padri t cosi fcri-
ve : Io vidi Bafìtio Prete inviato da lui ad Armentario Conte , il
quale in quefli giorni governava con giudiziaria podeflà la città di
Lione. All'incontro, come narra lo ftenb Scrittore nell'Ifloria
de' Franchi , lib. 6 cap. 8 , eflendo pervenuto alP orecchie di
Sant' Eparchio circa l'anno 560 come un certo ladrone veniva
condotto al patibolo, incontanente il Sant' uomo da pietà mof-
fo mandò un fuo Monaco a fupplicar il Giudice, che volelfe
donar la vita a quel reo . Ma opponendoli con alti gridi la
plebe , non fu permetto al Giudice di mutar la fentenza * febben
quel ribaldo fu di poi dail'ellremo fupplizio in modo meraviglio-
lo liberato. Allor dunque Sant' Eparchio fece chiamare il Con
te , e gli diffe : E perchè oggi tanto indurito non hai rilanciata coluiy
per la cui vita avevo pregato . Ed egli : Tumultuante il volgo non
ho potuto, temendo d'i tirarmi adojfo qualche [edizione. Dalle qua
li parole apertamente intendiamo, non folo quali foffero gli uf-
Cc 2 fizj
i04 CRONICA DI VERONA
Sa.) de' Conti , ma quanto ancora fi eftendeflè la loro autorità ,
mentre a' rei di morte potevano donare la vita ; ed infieme im
pariamo , col nome di Giudice ancora elTere i Conti flati chia
mati . Perciò nelle Leggi Ripuarie da Dagoberto Re circa l'an
no c»30 pubblicate , al capo 53 preflb il Lindebrogio e il Ba-
luzio, i Giudici Fifcali fi chiamano ancora Conti. Se alcuno il
Giudice Fi/cale, che chiamano Conte , priverà di vita , fia condan
nato in feicento Soldi (a) . Per la ftefta ragione ne' Capitola
ri de i Re Franchi fi ordina , che i Conti fiano bene infor
mati della legge, acciò fecondo efla portano giudicare , che a-
mino la giuftizia , e in efecuzione la mettano fenza ritardo *
perciò in ciafcun mefe facciano i Placiti , ne' quali principal
mente abbiano 3 cuore i negozj de' poveri, e fopra tutto le
caufe fpedifcano de' Pupilli, degli Orfani e delle Vedove . In
quelli Placiti doveva ogni Conte aver fempre aflìftente il fuo
Notaro, e infieme i giudici inferiori, acciò Col loro configlio
piìi cautamente fi decidefiero le controverfie. Vi fi aggiungeva
ancora un Angolare , e quello affai lepido requifito , ed era , che
non fi dovefle giudicare , fe non a digiuno , per evitar così i
mal regolati configli del ventre pieno , o per ufare un termi
ne più fonante, dell' imbriachezza , mentre fi maneggiavano le
bilancie della giuflizia . Fino in quel tempo i popoli ufeiti par
ticolarmente della Germania amavano le tazze grandi, e rara
era ne' bevitori la temperanza . Alcuni di quelli Placiti , o fia
pubblici giudizj fi leggono dati in luce dagli eruditi , e quelli
tra le antiche carte , ficcome per ordinario all'erudizione piìi
proficui , con maggior cura e diligenza furono da me ricercati .
Quanti però aver ne ho potuto , gli ho tutti raccolti, e in
quell'Opera gli andrò producendo . Per faggio intanto ricevano
adeflò i lettori il feguente Giudicato, che tempo fa fu da me
deferitto in Verona da un' antica copia efiflente appreffo i Mo
naci Olivetani di S, Maria all'Organo.

Pia.

(a) Effe ndo il Soldo d'oro la fetta parte d'un oncia , importereb
bero li 600 Soldi a* giorni noftri , a Lire jt:j:4 piccole Venete per
Soldo, Zecchini 898;, e Lire 6 Venete.
PARTE PRIMA. 105

Placito fatto da Bonifacio Conte di Verona nel Borgo di


Jllas x in cui nel?anno 1073 viene conceffo il re-
gio Patrocinio al Monaftero di S. Maria
all'Organo di Verona,

DUm In Dei nomine in Comitati! Veronenfe in Vico Mas,


in- Curte Prote propria Inverardo, per ejus data licen-
tia in judicio refider-et Domnus Bonefacius Comes iftius Comitatus Ve-
ronenjts ad fingulorum hominum jufticias faciendas ac deliberan-
das; adeflent cum eo Gaufeimo , & Dodo Judices, adque Jo
hannes Grammatico & Juris prudens, Azo filio, feuTicho,
Lanzo, & Ozor adque Thedaldo, feu Johannes Milites de fu
pràfcripto Comitatus, Martino, & Zeno, & Laurencio, & a-
jhs plures . Ibique eorum honorum hominum prefencia venerunt
Arichelmus Presbyter & Monachus, & Crelèncio Clerico una
cum Ruftico Avocatus eorum , & Mifi Domno Martino Abbas da
pars Monaflerii Sanile Maria de Organo , & retulit- & cepit dice
re : Petimus ad vos , Domnus Bonefacius Comes , propter Deum & a-
mima? Domini Imperatori , ac vefiram mercedem, ut mìttatis bannum
fuper nvs , & fuper omnibus cuntlis cafis & rebus T que fupràfcripto
Domnus Martino Abbas babuit & tenuit da pars prxditto Monafterio
in- fupràfcripto Comitato, & in fupràfcripto ìllas , &-in eorum ter-
ritoriis , per certis locis, ut nullus quislibet omo difveflire aut in
quietare vel moìeflare audeat fine legali judicio . Et cum ipfe Ari
chelmus Monachus & Crefencio Clerico, una cum Ruftico A-
Tocatus eorum ralitcr retuliftèt , & ad hec recorda tus ed iam
di&us Bonefacius Comes, per fufte, quas in manu fua tenebat,
jnifit bannum fuper eumdem Arichelmum Monachum & Crefen
cio Clerico & Ruftico Avocatus eorum , & fuper jam dicìas
cafas & omnibus rebus, qua? fupràfcripto Monafterio habuit &
tenuit in- fupràfcripto Gomitatu , fervis & ancillis , & in eorum
teritoriis locis, in Mancofos * aureos duo mille, nullus quislibet * Vcggai!
omo difveftire audeat fine legali judicio . Qui vero hoc fecerit, Ia P'fler-
predifcìo dua mille Mancofos aureos fe compofìturus agnofcat , fopla"ja
medietatcm parti Camere Domini Regi, & medietatem ad pars Mancuf*
fupràfcripto Monafterio ad fuprafcriptus Domnus Martino Ab- 0 Manco-
bas & ad fuis fupcelforiis . Finita eft caufa, & hac noticia prò fo aIls p.
fecuritate predifto Monafterio fieri amonuerunt» 3%3'
Qiiidem & ego Johannes Notarius ex juffione fupràfcripto Co-
mitis ,
xoó CRONICA DI VERONA
mitis , & Judìcum amonicìone fcripfi , Anni ab Incarnatione Do
mini sottri Jefu Chrifti MLXXIII . Decimo die mcnfis O&u-
bris, Indicione Duodecima felicìter.
Offerva venir qui imploraco da' Monaci, o fia da i Melfi di
Martino Abbate il prefidio della giuftizia per Iddio e per l'a
nima del Signor Imperadore , quando peto Errigo quarto Re
di Germania e d' Italia non aveva peranco affranto il nome e
l'in/ègne delta dignità Imperiale, e quando anzi nell'iftefla per-
gamena della Camera del Signor Re vien fatta aperta menzio
ne. Vuoi ciò attribuirli a i Notari poco delicati e poco dili
genti, a i quali, anche non volendo, le antiche frali o fia for
mule cadevano dalla penna. Per contraria in altri luoghi tro
veremo notati col titolo di Re folamente alcuni , che pur era
no alla dignità imperiale di già fatiti. Per altro piìi ragioni mi
perfuadono, quello Bonifacio Conte dì Verona doverli annove
rare tra i maggiori della ilhiftre famiglia de t Conti di San
Bonifacio, la quale ne' proffimi fuffèguiti fecole e per la Uret
ra unione degli animi coi Prencipi a Erte , e per le valorofe
imprefe, e per la potenza lungamente foftenuta, gran nome fi
acquiftò. nel Regno d'Italia , come io fteflb accennai e nella Par
te prima delle Antichità Eftenfì, e di fòpra in ottetto ifteffo To
mo nella Difsertazione delli Marchefi . E qui potrebbe alcu
no ricercare , per qua! caufa non fi trovi nelle leggi Longo
barde fatta menzione di alcun Conte • e pure degli amminiftra-
tori della giuftizia fi ragiona in effe cosi fpeftb; come nò pure
T ifteffo Paolo Diacono nella fua Storia ne fece menzione . Non
fu egli itk. ufo il nome e la dignità de1 Conti anco fotto i Re
Longobardi? Se gli rifponda : Fu in ufo l'offizio de' Conti pref-
fo i Longobardi non meno che preflb i Franchi j, ma preflb i
primi li coftumo per lo più di chiamarli Giudici , non già Con
ti. Abbiam di quefto un antichiflimo teftimonio, e di fede de
gniamo , perchè Italiano e de i tempi fteffi de' Longobardi , vo
glio dire il Magno Gregorio Pontefice Malli mo , it quale nel
Ebro quarto Ina* 12, nell'epiftola quarantefima iettima dell' e-
drzion Benedettina , a un certo Sabiniano Diacono fuo Apocri-
fario in Coftantinopoli fcrive quelte famofe parole : Se io nella
morte de1 Longobardi avejp voluto, prender parte , oggi la gente Lon
gobarda non avrebbe più ni Re, ni Duchi y ni Conti , e fi trovereb
be fommamentt /concertata e divifa . Similmente Paolo Diacono li
bro terzo cap. 9 d'un certo Anagni fa menzione Cotte de' Lon
gobardi . Erano adunque anche apprettò i Longobardi i loro
Conti »•
PARTE PRI M A. 107
Comi : anzi di loro ancora menzion fecero alcuni degli fteflì Re
Longobardi , come varj loro Diplomi dall' Ughellio , dal Mar
garino e dal Campio pubblicati, fanno fede, ne i quali quella
formula fi trova : Comandando a tutti i Duchi, Conti, Gaffaldi ,
0 fio Agenti nofiri ec. o pur queft' altra , che- neffun Duca, Con.
te, GafiaUo 0 fia Agente nojlro, ec. fotto il nome ài Conti ì Go
vernatori delle città venir lignificati fi deve credere infallibil
mente. Ma fi parla in quelle formule dei Giudici, perchè eoa
tal nome i Conti venivano lignificati.
L'altro uffizio de i Conti confifteva nella prefettura della mi
lizia, efercitata nel fuo Contado da cadaun Conte in occafio-
ce di guerra. In tal uffizio però dipendevano dal fuperior co
mando d' alcuno delli Duchi . Leggali l'Editto di Lodovico il
Pio Imperatore, fpedito 1' anno 815, appretto il Baluzio ne i
Capitolari de i Re di Francia Tom.i pag. 540. Comanda egli,
che gli Spagnuoli, come gli altri uomini liberi, vadano alfe-
fercito col loro Conte. In altro Capitolare di Carlo Magno fpet-
tante all'anno 812, fi ordina, che i Conti, quando fi portano
all'efercito, non lafcino alcuno efente dalla milizia, toltine due
o quattro, e gli altri tutti abbiangli feco dal primo fino all'
ultimo . E di qui s' intende la cagione , perche Bonifacio fe
condo, per quello che pare a noi, Duca della Tofcana e Pre
fetto della Corfica, quando 1' anno 828 intraprefe il paflaggio
nell'Africa , conduffe feco i Conti della Tofcana . Bonifacio Con
te , così negli Annali di Eginarto , prefo [eco il fratello Bere-
tario , e alcuni altri Conti della Tofcana , ec. pafsà in Africa .
11 fimile potrai offervare nella legge LV1 tra le Longobarde di
Lotario primo Imperadore , ove fi legge: Ritornati che faranno da
qual fi fia efpedizjone contro i nemici t Conti t i Borghefani , da
quel giorno da poi per notti quaranta refli il proclama refeifo . Con-
fultiamo ora le leggi de i Re Longobardi . Tra effe la ventèli
ma nona di Luitprando Re Hi. 6 preferive a i Giudici , quan
ti uomini e cavalli per loro fervigio poffano feco condurre ,
quando fia d'uopo marciar coli' efercito . Che vale a dire, po
teva ciafeun giudice lafciar a cafa uomini fei , e valerfi in fuo
ufo de' loro Cavalli. E prendano per le loro faume effi Cavalli fei.
Oflerva qui l'origine della voce Italiana /orna. Degli altri uo
mini privi del Cavallo, non più che dieci potevano efler dif-
penfati dalla milizia, i quali (dice la legge) in ciafeheduna fet-
timana fervano tre giornate a benefizio del Giudice , fin cV egli ritorni
dalC efercito . Quefta legge è limile all'altra rammentata poco fa*
ao8 CRONICA DI VERONA
e qui il Giudice Tuona il medefimo che ivi il Conte • e con l*
uno e con l'altro vocabolo volevafi efprimere chi prefiedeva a
città. Da quelli Conti, e dal tratto alla loro giunfdizion fot-
topoflo , è nata la voce latina Comitatus , che noi diciamo Con
tado, lignificante tutto il territorio, i villaggi, i cartelli e le
terre al governo e all' autorità del Conte foggetti : e però la
campagna di qualunque città fu chiamata Contado , ficcome
quella che dal Conte -Governatore della città dipendeva . Per-,
ciocché non già dal Contado ricevettero il Tuo nome i Conti,
come alcuni han penfato ; ma i Conti al territorio , a cui co
mandavano , diedero il nome . Egidio Menagio nelle .Origini
della Lingua Italiana inveftigando l'etimologia di quella voce,
così feri ve : Contadi . Campagna intorno alla città , nella qual
fi contengono i Villaggi e le Poffeffioni . Da ContraSus , fottitt-
tendendo Pagus , loctis, o qualche cotal cofa . ContraHus , Contra-
tu* , Coiti radus (onde Contrada) Contrada , Contado . Reca ftu-
pore come uomo di tanta erudizione, e nell' inveftigare le al
tre etimologie sì felice , una cola tanto patente non abbia ve
duta, e un'altra in vece totalmente diverfa ne abbia trafeeka .
Non da Contratta* trae V origipe la voce Contado, ma bensì *
come diceva, da Comitatus, Comitato, Contato, Contado; co
me da Comite fi è formata preflò agl'Italiani la voce Conte, In
maniera fimile da Computus abbreviato, Computo, Compto , Cole
rò, derivò la voce Italiana Conto.
Ci piace poi riportar qui la formula, con .cui una volta dal
li Re Franchi li Conti ed altri Governatori di genti eletti ve
nivano, giacché da Marcolfo e*. è ftata confervata nel primo li
bro delle Formule appreffo del Balu7,io nel cap. VIII del vola
ni* fecondo ddìi Capitolari de' Re Franchi.,

CAR-
PARTE PRIMA. zop

CARTA DI DUCATO, PATRIZIATO, O CONTEA.

LA Reale Clemenza evidentemente col nome di perfet


ta viene commendata in quefio , che fra tutto il po
polo P integrità e diligenza delle pérfone fi ricerchi; nè
punto è cofa convenevole che P onore della giudicatone ti
fiti ad ognuno con facilità commejfo , fe prima della fede e
deir abilità ficure prove non /' abbiano . Mentre dunque a
mi fembra di avere fufflcientemente conofciuto la tua fede
e r utilità , perciò della Contea , del Ducato e Patrizia
to , che fino ad ora quel tuo anteceffore è fiato veduto go
vernare y nella tua perfona il governo e P amminifiranione
trafmejfo abbiamo ; ficcbè una fede illibata inverfo del
Reggimento nofiro tu bai fempre a confervare, ed ogni qua
lunque popolo y tanto i Franchi , i Romani , i Borgognoni %
quanto le altre nazioni che ivi abitano infieme , fiano Cot
to di te cuftoditi y diretti , e governati, e con rettitudine
fecondo il diritto e la confuetudine loro li regga , alle ve
dove e a' pupilli ti mofira grandijfimo lor difenfore , i de
litti de1 ladri e malfattori rigorofijfimamente da te corret
ti fiano y così che i popoli ben viventi abbiano fotta del tuo
governo a fiarfene pacifici e contenti ; e qualunque cofa da
effa anione proveniente , che alle ragioni del Fifico appar
tenere fi reputi, da te medefimo venga dentro degli erari
nofiri d'anno in anno riportata.

DA CA-
2IO

COSE NOTABILI
CAVATE FRA LE MOLTISSIME CONTENUTE
NEGLI STATUTI

DELLA CITTA' DI VERONA ^

\A città di Verona , «w* veduto abbiamo, fino neW


anno 1073 reffc* era da un Governatore con tito
lo di Conte. Canobio nel VI libro della fua Sto*
ria ajferifce aver fcritture veduto , dalle quali ap
pariva che nel xoóz era la città governata da u-
no degli otto Confoli con titolo di Rettore. Alber-
yM^^^^ff33! to Tinca, die egli , che di quefto tempo era
famiglia nobilifljma , come I' ho veduta nominare in diverte
fcritture , maflìmamente in quelle che lì confervano nel Mo
nastero delle R. R. M. M. delle Maddalene, in quefto prefente
anno era uno degli otto Giudici Confoli con titolo di Retto
re di Verona . Io credo che a quefto grado di Rettore fcam-
bievolmente fuccedeano nel tempo del loro Magistrato, come
ho oflèrvato nelle fcritture da me vedute. Di qui dunque compren
de/i , che il fupremo governo ad un folo fi concedea , 0 con titolo di
Rettore, 0 di Governatore , 0 di Conte, il cui nome, dal potere ctfegli
(ivea , non è improbabile ebe in quello di Podeflà poi fi cangiale. Sen-
docbò alcun tempo dopo i Veronefi , mutata la forma del governo ,
{/ebbene altri dicano che ciò feguiffe fino nel pj^ al tempo di Ottone
Imperatore, in cui , ficcome alcune altre città cC Italia, quefla pu
re cominciò a reggerfi per fe medefima , cioè colle proprie leggi )
crearono ottanta Ottimati , 0 fia Nobili , chiamati i Quattroventi
Configlieri 0 Governatori della Repubblica Veronefe , ne quali trasfe
rirono la poteflà dì regger lo Stato , diflribuìre le cariche , ed elegge
re gli Officiali . Quefti per fujfragi elejfero otto Jurifdicenti , quat
tro Dottori di Legge e quattro Laici, acciò nel Palalo della Ra
gione
PARTE PRIMA./ 211
glene nelle caufe civili amminiflrafferò la Giuflizia • ed uno Hi ejfi
foffe compagno al Giudice de* Maleficj nelP inquifire i rei , e nelle
formazioni de* ProceJJi Criminali , e tutti uniti affolveatio, e condan
navano gi inquifìti ; I Laici non poteano nelle caufe civili giudi
care oltre la fumrna di cinquanta lire Verone/i , che farebbero in og
gi lire ottocento circa moneta piccola Veneta ; ma i Giurifti di qua
lunque fumma giudicar poteano . Le appellazioni di quefle fenten-
%e devolute erano al Podeftà . A quejìa Carica , ficcarne era la fu-
prema , dagli Ottanta fimilmente eleggevafi foggetto foraftiero y e
dd cittadini molta applicazione e diligenza ufavafi nelP eleggerlo ,
acciò di tutte le condizioni necejfarte ornato foffe per P ammmiflra-
Zjone a" un ottima giufhzja , per la pace , e confervazione a" un if-
cambievole affitto fra gli abitanti, i quali in que tempi calamitofi
con troppo facilita tumultuavano . Conduceva egli feco per ciò un
Vtcereggente 0 Vicario , tre Sergenti 0 Cavallieri , e 25 Satelliti o
Birri , che formavano la Corte Pretoria , tenendo in oltre al di lui
fervizjo fei Scudieri 0 Alabardieri , ed altrettanti Damigelli 0 Sta
ffieri . Oltre la Pretura le cofe della guerra parimente amminijlrava,
come nel decorfo delP epera fi è chiaramente moflrato. Eragli dalla
città corrifpofla annualmente della pubblica caffa cinquemila lire Ve
ronefi , il cui moderno prezzo rileverebbe a dì noftri tredicimila Du
cati circa di L. 6:4 di moneta piccola Veneta , e che gli venivano
esborfati in tre rate , la prima ne primi tre mefi , la feconda com
piuti li fette , e P ultima liberato ctf era dal Sindicato , che finiva
il giorno decimoquinto dopo P anno della, fua Pretura . Ora queflo
Podeftà , il giorno che faceva P ingreffo veniva con- il concorfa di
tutti gli ordini degli abitanti , ed applaufo del popolo lietamente in*
contrato e ricevuto alla Porta di San Spirito , per la quale entran
do al fuono della campana graffa a martello della Tórre maggiore^
10 accompagnavano alla Chiefa di San Zenone maggiore , indi alla
Cattedrale , chi1 erano da effó luì vifitate ; e finalmente nella piaz?
Za arrivato, ed afcefo e fedente nella fedia di pietra preffo il Ca
pitello, ivi venivagli fatta convenevole orazione, e ricevea la bac
chetta del comando della città, come al Cap. I del primo libro del
lo Statuto nofìro più diflefamente fi legge. In queflo al Cap. 17 fi
comanda che i Campanari della Torre del Palazzo del Co
mune di Verona debbiano vigilantemente ftare fopra- di quella
11 giorno e' la notte, e con diligenza e fpeflb guardare di lon
tano mauimamente di notte per la. città le veggono, o fento-
no cola d' importanza , e cosìk per lo territorio al fegno de'
tortini : indi notificar tutto al Signor Podeftà lòtto pena di
Dd 1 fol-
*i* CRONICA DI VERONA
foldi 60 Veronefi ; ' non pagando la qual cena fra tre gioirli ;
fiano pofti in fondo di Torre da flarvi uno che avranno pa-
fato . E cadano nella ftefla pena ogni volta che tralafciaflero
i fuonare la campana della mezza notte . Sia pure caftigato il
Campanaro in cinque foldi ogni volta che non rifponderà dal
la Torre dopo che fia ftata tuonata tre volte la picciol cam
panella attaccata fuori della Torre medefima.
V ufo di fuonare la Campana alla meiga notte era flato affato- dif-
meffoy onde Vanno feorfo 1744 la notte feguente al giorno primo del
Mefe di Luglio fu di nuovo comandato di dare queflo , per ogni ri
guardo t importante fegno agli abitatori . In vece della campanella eie
una volta era attaccata fuori della torre , oggi quella fi fuona , che ac
canto al pergamo dei Sig, Podeflà appefa fi vede.
Cap. zó. Rifguarda la Giuri tdizione di Bodolone e Monte-
forte fpettante a Monfignor noftro Vefcovo, il quale per l'e-
fercizio della medefima viene raccomandato al Sign. Podeftà- e
fuo Vicariò e agli altri Giudici del Comun di Verona.
Alla pag. li di queflo volume , onde , e quando il correr dei
Palio in Verona principio aveffe , infierite con alcune altre particola
ri cofe, fu per noi ricordato. Ma perciocché di favellarne in queflo-
luogo piò diftefamente noflra intensione era, quel tanta ci faremo
qui a riferire che fi legge nel cap. 35 del primo libro dello Statu
to noflro . Dicefi ivi dunque che , ficcome nella prima Domenica di
Quarefima fi dava al popolo tale pubblico divertimento y e cofa di
quel facro giorno inceveniente fu poi riputata y ordinarono, che an-
XÌ in quel dì far fi doveffe una foìenne divota procejfione y. coli'
intervento del Clero- e del popolo , ad onoro della Gran Vergine y
acciò mediante la di lei interceffione foffe la città dalla peflt pre-
fervata ; e che foffe trasferiti) il correr del Palio, al Giovedì ulti
mo di Carnovale , nel quale fi doveffero tfperre quattro premj . H
■primo, fei braccia di Panno verde tambucato fino r al quale dovef
fero correre omfle donne, ancorché una fola fene foffe trovata ; e-
in mancatila di quefle , delle proflitutx Y febbene ancor di quefle-
una folamentt correr voluto avejje . Sei braccia di Scarlatino fino,
era il fecondo premio pel correre degli uomini. , ed un pajo guanti
fi dava a colui che nel corfo ultimo fi rimaneva y il quale tenuta
era di portarli per la città ~ U ter^p venticinque braccia di Pigno-
lato bianco pel correr degli Afini / Ed il quarto venticinque brac
cia di Viluto creme/e di paragone per i Cavalli y quali doveano ef
fere mafehi od intieri , e al collo di quel Cavalla , che ultimo ri
maneva noi forfo-, orano attaccati due mcz$i Porci falati buoni -, di
PAR * &! P R KM AJ mj
cui a ciafcuno lecito ,era per ijirada quella parte' tagliarne che po
tuto aveffe . Quefti premj fu ftatuito che fòffero partati lungo la
via del corfo dalla pianga della Cbiefa di Satit' Anajbafia fin»
alla porta del Caflel Vecchio , e di qui un . ultra Huha\ -firn* a
San*1 Anaflafia . Le dònne rimpetto alla pialla delia Cbtefa di
Santi Apofloli a correre incominciavano : Gli nomimi rimpetto a quel
poz^o che tuti ora fi vede appo lè Beccati* del Caftel Vecchio in
contri <T Ogni Santi : Gli Afini accatto alla Cbiefa di Santa Lu
cia vecchia , la qual Cbtefa perchè foffe còsi detta hi riferbiam %f~
piegare nella feconda Fatte : ma ì Cavalli' fuorh delta - città vicino
alta Chìefa di Santa Lucia extra , che ai pià non efijli, il corfo
principiavano y e per traditoti fi vuole che lè jt deffero le mójfe
ove ancor oggi fi vede piantata una gran pietra- l'ungi poco -pià di
un tiro di boìeflra fuori della porta della- tinè- per cui intra ivwoj
la qual porta fu perciò del Palio denominata ; MB* nelf anno ,
» poco dopo fendofi la porta fiejja difufàta, ora i Cavalli per queli
ta non entrano , e H correr di qnefti, ficcane delle Cavalle fófit-
Ìuite con piò decenza alte donne i dà Saura Luccia ^vecchia meomia-,
ia; ficcome gli uomini , è gli Ajrrti -ancora: io.*he per. . coloro, •dé*
damo , i quali in Verona quefia pepohtr funzione '4uai -.bidono* i'
giorni nojlfr quantùnque i Cavalli intieri no» fiotto -, non -vengono
perciò ricufati , ma come gli altri nel' corfé fi ammettono . I» vece
detli due mezji Porci fatati donafi' un 'Porco vivo T iti dicci Ducati
al padrone di quel Cavallo , il quale è fecondo nel corfo, al terzo
un Gallo vivo, al quarto una collana 47 aglio r e alf ultimo una
veficca ; non donandofi ora più t guanti a colui the nel aorrere- ul~
timo fi dimoflra. Tanto gli uomini che le bejìte al corfo defilinoti,
vengono nella piazza presentati davanti F Eccellentiffimo Sign. Po-
deflà nella fera precedente P ultima Domenica di Carnovale , gior
no da alcun tempo in qua deflrnato al corfo, portandofi a tate og
getto in forma pubblica il Rettore medefimo ce Proveditori e Can
cellile della città , ed un Manifcalco a ciò deputato fotto la Log
gia del maggior Configlio , ove dal Cancelliere 0 dal Notajo fuo
Coadiutore i nomi prima degli uomini che voglio» correre fi deferi
vano con ogni contraffegno e circo/lonza ; il che pure fi fa degli
animali corfieri , difiinguendofi tutti minutamente e con . ogni cir»
coftanza sì rifpetto al pelame che ad altri fegni 0 fornimenti che
aveffero e co* quali correr debbono , fe con briglia , ferri , gente
montata ec. , notandofi il nome fotto cui corrono o del padron loro r
e del paefe ec. la qual funzione fi dice Bollare per f efata nota
che di ogni lor contraffigno fi prende e deferive . I premj {la cui
«4 CRONICA DI VERONA
fpefa è contribuita dalla liberalità e munificenza del Prencipe 9e-
reni/firn ) vengo»* efpofti il mercoledì o giovedì della Jettimana ul
tima di Carnovale fopra il pergamo del palazzo delP Eccellenti/fi
mo Signor Podefià ; ma fe per qualche impedimento in quel deter
minato giorno correr non fi poteffe % vien trasferita la fungane al
la prima Domenica dal meft di Maggia fujfeguente . 1 Giudici del
ia meta fona il Vicario Delegato del Signor Podefià- ed un Giudi
ce Confole della Muta del Confegliof quei delle moffe fono il Si
gnor Giudice, dè Malefic) coi Magnifici Signori Cavallieri di Comu
ne* Il Signor Vicario, col Giudice Confole unitamente al Cancellie
re della Città coi fua. Coadiutore , ed il Manifcalco della Banca
falgono fopra un palco, eretta fopra. il cantone della pianga di Sani
Anafiafia , ov è quella, mezja colonna ; ed ufficio, è. del Manifcal
co, al comparire de! carfari farfi ad offervare come cadauno alla me
ta arrivi, denunciando, tutto minutamente , acciò, dal Coadiutor del
Cancelliere fe ne faccia regifiro .
Prima <£'incominciar» il. corfo fi. portano, i due Cavallieri di Co
mune a. Santa Lucia, vecchia, infime col Giudice de" Maleficj , ac
compagnati da molta Nobiltà or a cavallo , . ed ora in carraia t
preceduti da due pubblici Trombetti quefli fenrpre a. cavalla. Cor-
fa- che- hanno i primi, (ed alle volte anco- ì fecondi) ritornano que
lli Giudici con la comitiva, a. Sani Anafiafia per intendere fe la
corfa fia paffuta in buon ordine v indi ritornano a Santa Lucia a
permettere il corfo. degli altri , e così fanno di corfa in cor/o . Que-
fia popolar funzione riefee giuliva molto sì pel grande concorfo de
Nobili , ed altre onerate perfone nelle safe , come per il popolo fo
pra della via per ove- fi corre,, ma di quefia funzione fi e detto
ahha/lanza _
Cap. 3<5. Vengono- proibite molto religiofamente e fevera-
mente le Ufure . Perciò fono sbanditi dalla città e dal Terri
torio quegli Ebrei che preftano con ufura , e le ftefle preftan-
ze eoa uiura fona proibite Umilmente a qualunque CriAiano ,
con minacia a tutti di rigorofe pene , e anco a chi faceffe a
prò di effi Ufuraj qualche proporla in Confeglio , e agli ftefit
Proveditori , e qualunque- altra che frane in Confeglio ad afcol-
tare, c non fi fuggine da. quello nel landre la propofta ec.
Cap. 38. Sbandtlce dalla città tutti que' che vendono la Fe
lla y cioè que' che vanno attorno eoa caffelle vendendo pafte
dolci, e niuno poflfa dar loro ricovero fotto pena ec.
Lo fteffo è replicato nel Libro 4 Cap. 13.
Cap, 30. Ordina che il Sig. Podefià debba far arredare gli
Ere-
PARTE PRIMA. 21$
Eretici , e fe , efaminati da Monfig. Vefcovo o da eflb Signor oggifi fa*
Podeftà e da quei che da elfi fonerò a ciò ricercati , veranno ri- man» n
levati per tali, e fra 15 ciorni non rigetteranno l'erefia \axo ^pwlfi dal-
e rifiuteranno ritornare alla fanta Cattolica Fede, effo Sig. ¥0-/?s-I"V"'~
deità gli abbia a caftigare fecondo le leggi. tSZSt
Cap. 83. Comanda che preffo i Signori Proveditori e nel loro Monfig.Ve-
ufficio per fempre ftar debbano i Campioni o Paragoni di tutti [covo* sig.
li pefi e di tutte le mifure ec. (a) Podeftà .
Cap. 08. Dichiara fra gli altri ufficj di quefta Città tenere J////"e/f„"
il primato quello del Vicario della Cala de' Mercanti, il qua- »«•, , „e>
le dopo de' Signori Rettori aver deve il primo pofto . Deve V*** dell*
eflère cittadino originario di Verona , rifpettabile, prudente j-'V''* **
onorato e di buona fama , da eleggerfi in ogni fei mefi dal Con- ^a'I'clbi-
feglio di 12 e 50 . Con effo deve eleggerfi un altro cittadino////* Wg-
di buona condizione e fama, bene iftruito e pratico principali"*/ <**r«
mente circa l'arte della Lana e di ogni cofa fpettante a quel- ? ' din°ftri
la , e degli affari delle altre arti e de' meftieri ad cffa Cafa
foggetti ; e fia Cavaliere Confole di detta Cafa . Nello fteffo *iV*»,. ».
tempo Jìano fimilmente eletti altri tre cittadini capaci e fuffi- f*t* pili*
cienri per Confoli di detta Cafa (b) . Parimenti un Nodaro ftabi- ""^J'*,
le ed un Maflaro. I quali tutti hanno a giurare in mano del mldtl'u
Sig. Podeftà di efercitar bene e rettamente l* ufficio loro a nor- della gran-
mi. degli Statuti di effa Cafa . Che nello fteflb ufficio non \i^'ix»del.
poffano effere due di una famiglia ancorché cognati . Le Ten-'V**'{'>
tenze non eccedenti L. io, pronunciate da quefto Vicario o,^/;^£~
da' Confoli fopra cafi di mercanzìa, devono effere efeguite, e riali.
■fatte efeguire e protette anco dal Sig. Podeftà , dal fuo Vica- (b) a* di
rio, e da' Giudici Confoli ; quelle poi di maggior fumma e ^e""^{"cta"~
definitive folamente , poffano effere appellate fra tre giorni al ™„e
Sig. Podeftà o Sig. Giudice della Camera, i quali fra 30 gior-i Confoli %
ni debbano affatto aver giudicato, e quel giudicio fia efeguito, ' 'l Nodar
né fia in contrario afcolrato piìi alcuno . Prima dell' appella- s'*',lt '*
zione debba effere fatto depofito o pofta piegiaria in Officio o deWo"dine
in Camera Fifcale per 1' efecuzione del giudicato : interpofta de'Mercan-
poi l'appellazione, non poffa quefta durare più che 30 giorni"'*
continui dal dì di effa; fcaduto il qual termine, anco di volon
tà delle parti, non poffa dai Giudici di appellazione effere pro
lungato fenon fe una volta fola per altri trenta giorni; fpirato il
qua! tempo fenza aver progredito nell' appellazione , la prima
fcntenza pafferà all' efecuzione niuna eccezione in contrario o-
ftante ec. La Cafa de' Mercanti poi 'deve giudicare folamente
rif.
3HJ cronica di verona.
rifpctto a mercanzie e fra mercanti , e fedamente fra mercanti
•eferccnti o che fono di alcuna arte.
•• Cap. III. Sta eletto un favio e dotto maeftro in Grammatica,
il quale irt Verona legga ed infegni gli ftudj di Umanità con fa-
lano di effa città.
Cap. 112. Similmente iia eletto un Dottore delle Leggi, il
quale abiti in Verona e tenga fcuola ed ammaeftri gli icolarì,
leggendo continuamente i confueti libri delle Leggi, nè pofla
andare nel Palano per difputare caule per fe o per altri .
Cap. Il 3. Così pure il Sig. Podeftà coli' affenfo e parere del
Reverendi (Emo Sig. Vefcovo con que' Chierici che vorrà feco,
debba trattare , ordinare e dilponere che fia eletto un fcelto
Dottore nella legge Canonica , il quale nella città di Verona
debba leggere le Decretali a vantaggio degli ftudiofi , e ciò con
quel più competente falario che li potrà. Il qual falario debba
eflère pagato dal Clero di Verona, storiandolo per metà ad ef-
fo Dottóre ; fra tre meli dall' incominciamento delle lue lezioni,
e P altra metà fra tre altri meli .
Cap. 113. Similmente ua eletto un (ufficiente e buon Dot-
tore delle Arti liberali e della Medicina , come fembrerà al
noftro Eccellente Dominio , con falario conveniente . Il quale
debba far lezioni delle dette Arti liberali e della Fjfica fe avrà
uditori , ed anco medicar debba le perfone nella città di Ve-
roma .
Cap. 115. Dal Conferito di iz e 50 debba efler eletto un
buon maeftro di Aritmetica e di Abaco col falario da eflTergli
contribuito dalla Cafa de' Mercanti , il qual Maeftro debba in-
fegnare l'Abaco a quelli che defideraflfero d'impararlo.
Cap. xió. Ogni Profeffore di qualunque Arte liberale fala-
rìato dal Comune di Verona, fia obbligato e debba ogni me-
fe d'Inverno fare una Di (pura e determinarla.
Cap. 117. Gli Scolari che (Indiano il/«x Civile , o il Cano
nico, o le Arti liberali, o la Fiftca , non fiano forzati andare
alla guardia delle mura della città , di alcun cartello , nè in
campo, nè in alcuna marchia . Lo fteflb s'intenda de' maeftri
delle Arti liberali , de' Medici , e degli Avvocati i quali fiano
deferita nella matricola loro.
Cap. n8. Tutti i Dottori del Jus Civile e del Canonico
della città e del territorio di Verona , i Medici e i maeftri
delle Arti liberali t'eritti nelle loro matricole , iìano efenti da
tutti gli aggrav; pedonai 1 del Comun di Verona ; ma però deb
bano
PARTE PRIMA. 117
bano incontrare e pagare i reali e mifti fecondo gli eftimi lo*
ro. Il Sig. Podeftà col Confeglio di 12 debba fra due meli, dal
fuo ingreflò, eleggere perfone fedeli e pratiche quelle e quante
gli pareranno, le quali debbano ponere e far ponere nella ma
tricola .de' Medici quelli che ne faranno degni* i quali Medi
ci matricolati debbano avere la ibpraddetta efenzione. E fe al
cuni Medici per la loro imperizia non foflero degni di ftare
nella matricola, fiano da quella rimoffi e caffati , e tali s' in
tendano in vigore del prelente Statuto. Lo fteffo s' intenda e
lìa fatto de' Maeftri e de' Dottori delle Arti liberali . I Me
dici poi matricolati debbano a loro fpefe mandare de' Medici
capaci e fufficienti agli eferciti e alle cavalcate, i quali medi
car debbano tutti gli infermi e feriti fenza ricevere da effi al
cun prezzo od altra cofa. Ed ogni Medico fia tenuto e debba
ftare continuamente in Città nel tempo di pelle ; e contraffa
cendo non goda immunità alcuna perfonale o reale ad effo in
qualunque forma generalmente o particolarmente conceduta ,
ma fia tenuto e forzato fottoftare e fupplire a qualunque gra
vame e ad ogni fazione del Comun di Verona per quanto in
avvenire durerà quel fuo eftimo fino ad altro nuovo. Gli Av
vocati o Giudici porti e da ponerfi nella matricola de' Giu
dici fiano efenti dagli aggravj periònali , e fiano tenuti avvo
care a prò delle povere e miferabili perfone della Città, de'
Borghi e del Diftretto, ogni volta che faranno ricercati da ef
fe e fenza alcun falario.
Cap. 120. E' comandato che ogni Medico nel primo e fe
condo giorno, in cui vifitarà 1' infermo, debba ricordargli che
difponga degli affari dell'anima fua e della fua cafa , ec.

LIBRO SECONDO.

Cap.40."T Tiene ordinato che circa gli affitti e diritti in ogni


V giorno feriato e non feriato, eccettuate le ferie
in onore d'Iddio, e in qualunque ora d'ogni giorno poffa ef-
fere fatta ragione e giuftizia dal Sig. Podeftà, e dal fuo Vica
rio , da tutti i Giudici e da' Giudici Confoli del Comun di
Verona : che il debitore fia aftretto al pagamento realmente e
perfonalmente , nonoftante qualunque eccezione o ceffone de'
beni , e non fia ammeffa alcuna eccezione le prima non farà fat?
to il depofito, o carcerato il debitore. Gli affittitali delle altru1
cafe non ardifcano dopo fcaduto il tempo del loro affitto partirfi
E e da
n8 CRONICA DI VERONA
da quelle , o trafportare le loro robe con intenzióne di abitar al
trove, fe prima non averanno pagato l'affitto dovuto fotto penaec.
La moglie , i figliuoli e le figliuole di detti aftìttuali , che a-
bitaflcro in dette cale, fiano tenuti e portano effere forzati a pa
gare intieramente detto affitto come gli fteflì aftìttuali.
In fine di quello Libro , nelle Confuetudini , viene ordinato che
fi paghi l' affitto delle cafe e botteghe di tei in fei meli antici
patamente.
Cap. 50. Stabilifce che fe alcuno con iftromento o fentenza
pretenderà credito per ragion d' impreftito , di vendita d' ani
mali, o di qualunque altro contratto di cofe mobili; e ancor
ché il debitore confetti il debito, oppure venga provato con te-
ftimonj; e il debitore introduca aver fatto il pagamento, quan
tunque non lo pruovi • fe il creditore avrà taciuto per dieci
anni continui, ne' quali non abbia mai reclamato, o ricevuto
qualche cofa a conto , o fu flato in altro paefe , non gli fia
data udienza; falvo fe quelli fotte flato pupillo, o in altro pae
fe; ed eccettuato il cafo della repetizion di dote, delle dimande
fopra donazioni nuziali, focede , fìtti e diritti ed impreftiti, o
fovvenzioni a' lavoratori di campagna alla parte.
Cap. 51. Che nefluna perfona riceva o prender pofla in tenu
ta o pegno buoi nè vacche da giogo, non carri, aratri, o co-
fa a quefti appartenente , nè fieno o altro Ararne per le beftie,
nè paglie, zappe, vanghe, badili, o altra cofa fpettante all'a
gricoltura. Li Viatori e Famuli di GiiiftÌ7.ia contraffacendo fia
no caftigati in 50 foldi Veronefi ; altre perfone poi fiano te
nute alla fubita reftituzione fenza alcuna fpefa, contefa, e cavil
latone . Nè di quefle cole fi poffà fare fequeftri . Salvo però
che in fupplemento di elocuzione dal creditore fatta contro effò
debitore nelle forme legali e fecondo lo Statuto di Verona.
Cap. 78. II Sig. Podeftà, fuo Vicario, gli altri Giudici, e i
Giudici e Officiali del Comun di Verona debbano in ogni gior
no anco feriato e in qualunque luogo di lubito affrignere qua
lunque perfona, che abbia padre o madre, a dar loro gli ali
menti , e cosi agli altri afeendenti fecondo la fua poflibilità , e
fe il padre e la madre e gli afeendenti non abbiano onde ali
mentaci; e fimilmente fiano tenuti a preftar gli alimenti chi
ha figliuoli ed altri fuoi difeendenti porti nella detta impofli-
bilita di alimentarli.
Cap. 167. Chi ha dodici figliuoli debba, finché tutti dodici
vivono, tflere efente da ogni e cadaun gravame e funzione rea
le
PARTE PRIMA. zip
le , perfonale , o mifta , eccetto dalla dadia della Aia Contrada,
delli pozzi e delle fontane.
Nel fine di quello fecondo Libro , fra '1 numero delle con-
fuetudini, fi legge
Che la Fiera di San Zenone del mefe di Maggio fia di tre
giorni, cioè il giorno della vigilia, il giorno di effo Santo,
e il di pofteriore , eccetto fe cadeffe in giorno di Domenica
o di Palqua . Che in que' tre giorni fia lofpefa ogni udienza
Giudiciaria , e che ogni perfona poffa liberamente e con Scurez
za venire a detta Fiera non ottanti fuoi debiti pubblici o privati.
Che i Meftieri e le Arti di quella Città facciano tre an
nuali obblazioni di cera, cioè nel giorno di San Marco, di S.
Gio: Battilta, e di San Zenone nel mele di Maggio, portan
dole ad effe Chiefe per la riparazion e per gli ornamenti delle
xnedefime, e la quantità della cera debba effere come lotto e taf-
fata. Quella poi, che fi fa nel giorno di S. Pieno Martire ,
fia ad arbitrio di cadauna Arte.
Arte de' Nota] Lib, io Brentari 5 Alcune Ar
Drappieri II Radaioli 8 ti trovanfi
Orefici 8 Formagieri ejtinte . Le
3 odierne fo
Scavezzatori 8 Barocieri 3 no in mag
Speziali il Sella) 2 gior nume
Usberghieri 6 Buffolari 2 ro , e molte
Ferraj 6 Oftieri folto di un
S fol nome
Senfali $ Linaroli 3 contenute .
Tintori 8 Macellaj S
Sartori 5 Fornaieri 3
Fabbricatori de' Pignolati 3 Marangoni 4
Fabbricatori delle Coltri 5 Muratori 3
Pezzaroli 4 Nocchieri 2
Garzatori 5 Pelcatori 3
Pellizza) 6 Molinaj 5
Caliari 4 Copritori delle cafe 2
Calzolaj 5 Ciabattini 2
Pillori 3 Carradori 2
Telìitori 4 Porta Vino 2

LIBRO TERZO.

Cap. 7. Q'Iano obbligati i Chirurgi e debbano denunciare tut-


ij te quelle perfone che elfi debbono medicare per cau-
Ec 2 fa
220 CRONICA DI VERONA
fa di ferite , e ciò 'fra due o tre giorni dall' incominciamento
della cura, e fotto pena di Lire 25 per cadauno ed ogni vol
ta. Debbano infìeme dichiarare fe la ferita fia di pericolo: e,
fe sì , allora il Giudice al Malefìcio , fe ne farà richiedo , debba
configliarfi con uno o più Medici , e aftringerli con giuramen
to a dire' fe quella pedona fia in pericolo lènza alcuna condi
zione ; e , fe f' offefo fia nella Città o ne' Borghi , non fi poffa
ricevere che un Ducato per cadaun Medico lotto la detta pe
na, e , fe farà lontano dalla Città e da* Borghi , allora fi paghi
al Medico fecondo l'arbitrio del Giudice.
Cap. 23. Neffuna perfona debba camminare per la Città o per
i Borghi fenza lume acceio dopo il terzo fuono della Campa
na che fi fuona la fera , ne ftare fuori della cafa , focto pena
di 40 foldi per ogni volta* e dopo il detto terzo fuono deb
bano tutti tenire ferrate le porte delle cale loro fotto pena di
5 foldi.
Cap. 28. Chiunque dirà ingiuria o beftemmia contro Dio, fia
caftigato in Lire 50, e in Lire 25 fe contro la Vergine Ma
ria, e in Lire 15 fe contro i Santi , o meno di Lire 15 ad
arbitrio del Signor Podeftà e della Curia , avuto riguardo alla
perfona ed al Tatto. Quando poi il delinquente non abbia con
che pagare, fe farà d'Inverno, fia tre volte immerfo nell' A-
vello del Capitello in Piazza, e fe farà d'Eftate, fia tre vol
te fruttato intorno al detto Capitello.
Cap. 30. Se alcuno darà uno fchiaffo ad un altro , fia cafti
gato in Lire 25 e più e meno ad arbitrio del Sig. Podeftà e
della Curia, avuto riguardo alla pedona, al fatto, ed al luogo.
Cap. 31. Ognuno che porterà a difefa arme per la Città ,
per i Borghi , per le Ville , e per i Cartelli , fia caftigato in
Lire 5 per il Coltello da punta trivellata , per quello da guai
na lunga più di un palmo di punta comune in foldi 20, per
la Daga in Lire 5 , per la fpada, lanzia, lanzone, o lanzetta,
o giavarina, o dardo, o fpontone, o falzone, o rangone, o aza,
o piombata, o altre fimili arme, in L. 10 per cadauna ed o-
gni volta ; e fe fono portate nafcofte lia duplicata la pena j e
per le Ville fi intenda di effe pene la metà . Portandole poi nel
Palazzo della Ragione o de' Signori Rettori , o nel Palazzo del
Sig. Podeftà o del Sig. Capitanio , o dove abitano il Sign. Vi
cario e Giudici del Sig. Podeftà, fia per cadauno ed ogni vol
ta duplicata la pena e perdano le arme', eccettuati i foldati
dell'ordine equeftre, e i cittadini che hanno pubblici officj ed
i loro
PARTE PRIMA. 211
i loro famuli. Ognuno, che alloggiai qualche foreftier*, fia te
nuto avvifarlo fubite che deponga le arme proibite , e non av
vitandolo fia caftigato in 60 foldi , e portandole poi il fore-
ftiero fia caftigato come fe foffe di Città . Salvo che i foreftieri
c d' altro paele viandanti che fi partono di qui , o da altre
parti vengono nella Città, poffano portare le armi purché fu-
biro accaiati le depongano . Similmente accettuanfi 1 Nobili ,
i Cittadini, Mercatanti, e i loro famigliari, e tutti gli abi
tanti nella Città di Verona , i quali poffono con arme di ogni
genere andare e ritornare dalla Città alla Villa e dalla Villa
alla Città, e da una Villa all'altra, alle Chiufure, alle Cam
pagne ec.
Cap. ili. Niun ragazzo o altro famiglio pofla nè debba far
correre cavalli per la Città o per i Borghi in pena di 40 Ioidi ,
e fe non averà con che pagare , debba effere pollo in catena al
Capitello , o in prigione da ftarvi ad arbitrio del Signor Po-
deftà e della Curia.

LIBRO Q.U ARTO.

Cap. 7. Q*I comanda che ne* giorni fedivi comandati dalla Santa
^ Chicfa nell'uno debba lavorare , ed anco in que' gior
ni comandati dal Reverendiflimo Velcovo col Clero e Confi
glio di Verona, o dal Conleglio e Sig. Podeftà, come fonò fra
gli altri il giorno di San Zenone Protettore, e di San Pietro
Martire Veronefe- ne' quali due giorni neffuno ardilca di tener
aperto i loro traffici e negoz;, nè lavorare pubblicamente nel
la Città e nei Borghi fotto pena ad ogn'uomo di foldi 40, e
ad ogni donna di ioidi 20. Si pofla però tener aperta la Bec
caria al Ponte Nuovo a norma dello Statuto, e per i bifogni
degli infermi pofTa ogni Speziale aprire la fua bottega per da
re e fare medicinali e non altrimenti, lotto pena di foldi 40.
Accadendo poi che alcuno de' predetti giorni venifle in di di
Mercato, cioè di Giovedì o di Sabato , i Merciaj e Bottega)
poffano tener aperto mezza porta de' loro negozi e Botte
ghe lino all'ora di Nona e non più , fenza efponere però al
cuna mercanzia : abitando poi ivi di cafa , poffano tener aper
to la porta per loro ufo . Anco i diftrittuali non poffano in
detti giorni feltivi carreggiare o lavorare fotto dette pene.
Cap. 8. Ogni Arte e Meftiere debba avere il fuo Gonfalo
ne colla fua infegna , fotto cui qualunque di quell' Arte deb
ba
iiz CRONICA DI VERONA
ba radunarli e andare Belle Proceffioni , ed ogni volta che per
ordine del Sign. Podeftà faranno, invitati i Gaftaldi coi loro
Gonfaloni, fotto pena al Gaftaldo, Arte o Meftiero, che non
abbia il fuo Gonfalone , di cento foldi per ogni volta , e di
foldi 5 a quello che non farà fotto. il fuo Gonfalone , e foldi.
3,0 al Gaftaldo quando non v' intervenga ec.
Cap.io. Viene primieramente comandato che neiTuna femmina
vada ad accompagnare il corpo di alcun morto y eccettuato il
corpo de' fanciulli di anni 7,0 meno di età; ad accompagna-
re 1 quali portano andarvi folamente donne, e non uomini fal-
vo che per portarli; e ciò fotto pena di foldi 40 per ognuna
ed ognuna e per ogni volta.
Secondo netTuna perfona per cagion di qualche morto poffà ve»
ftirfi di nuovo a lutto, eccettuato la moglie del defunto, i fi
gliuoli mafchj, e i nipoti mafchj provenienti da' figliuoli del
lo fteflb defunto, fotto pena a cadauno e per ogni volta di L-
QjutfiaCa- 50 de' piccoli. Neppure fiano dati velli neri ad alcuna perfo-
pitff/a ara na fe non ajja m0p|ie figliuole e nezze come fopra , fotta
non i più ' , ° •5 1 1• t j » 1•
«(ftrvats. I*113 a cadauno e per ogni volta di L.. 10 de piccoli..
Parimente nelTun corpo di alcun morto fia veftito di nuovo >
nè fia portato discoperto r eccettuati i corpi de' Soldati , de?
Dottori del Jus Canonico , Civile , e della Fifica , nè vediti con
abito di Religione , in pena per cadauno ed ogni volta di Lire
50 come fopra*
Cap. il cosi è regiftraro - Per il rifpetto noftro inverfo d'Id
dio, feguitando ed efeguendo la parte prefa li 18 di Nov. 1424
nel pien ConfegUo di tutto l'anno della Città di Verona , colla
giunta delli Ragionieri delle Contrade y in tutti 175 e niuno in
contrario, fotto il Reggimento del nobile ed onorevolif's. Cava
liere Sigf Francefco Barbaro per la Sereni fs. Signoria di Venezia
Podeftà di Verona , uomo dottiflìmo nella lingua Greca e Lati
na; mentrechè il Dazio fopra de' Barattieri o Bari, il quale nel
la Città di Verona fino da antico introdotto v' era da' noftrì
maggiori come fi crede non per vile ed inonefto guadagno , ma
per frenare e toglier via i cattivi e fcandalofi collumi , abbia
poi vergognofamente degenerato con certi adulterati ordini e
regole perraiflìve, colle quali rilafciate aveanfi le redini agli in
vogliati del giuoco , permettendo loro luogo e forma , con che
I giuochi venivano frequentati, da dove il più. delle volte ac
cadono mali, rapine, furti, beftemmie, omicidj, e fi corrompo
no tutti i buoni coftumi , ed in confe?,uenza la Città ne cava
va
PARTE PRIMA. 223
va un illecito guadagno ; ed eflb Dazio effondo (lato levato via
dalla Città e dal Diflretto di Verona, e qual fpina pedilente
affatto fradicato, nè pia fé ne difeorra , nè con ordini proibitivi e
penali venga proveduto che per 1' avvenire non fi giuochi *'
dadi , deche quelle pene vengano incantate e rifeoflè come le
cito provento del Comun di Verona . Studiando noi dunque
con tutto zelo e la religione non {blamente all' utile che ali'
•onefto ancora:
Comandiamo primieramente che alcuna perfona sì terriera
che forediera non debba per fé o per altri giuocare o far giuo-
care a' dadi nella Città o nel Territorio , Cotto pena di folcii 10
de' piccoli per ogni volta e per cadauno che giuocarà o farà
-giuocare ; la qual pena fi intenda raddoppiata nel tempo di
notte. £ chi darà alloggio o ricovero a' giuocatori di dadi ,
o in Città, o nel Dirtretto, nella l'uà càfa , ofpizio, bottega,
danza o fornico , o in qualunque altro luogo e forma , cada
nella pena di L. 25 de' piccoli per cadauno ed ogni volta, e
-fia raddoppiata in tempo di notte . Ognuno poi, il quale fo-
praftia al giuoco , fia condannato in L. 3 de piccoli per ogni
volta; e fe accufarà gli altri giuocatori, fopraftanti, o in al
tra forma contraffacenti a quelli ordini , fia affolto dalla fua
pena , e di più fu partecipe delle pene da levarti agli accula
ti , le quali giuda le prelenti ordinazioni applicate fiano agli
accufatori, e li intenda il doppio nel tempo di notte. Qualun
que perk>na poi che nel giuoco de' dadi avrà impreflato dena
ri , o dadi , o altra cofa , cada ogn' uno ed ogni volta nella
pena di Lire 10, e di perdere ancora i denari e tutte quelle
cole che aveffe imprecate, le quali debbano venire al Comun
<li Verona; e di dover, lenza alcun pagamento o reflituzione
di alcuna cofa, redimire que' pegni che aveffe ricevuti; la qual
pena fia doppia nella notte. Quello poi, che nel giuoco avrà
perduto o guadagnato, fe acculerà quello o quelli co' quali a-
vrà giuocato, o quelli che gli avranno alloggiati., o che fia
no dati fopraftanti , o che abbiano impreflato nel giuoco , fia
affolto dalla meritata pena, e guadagni la terza parte della pe
na levata a quelli da eflb acculati ; fe poi avrà perduto, ed
accufarà come fopra , da quello o da quelli , che nel giuoco ri
avranno vinto o guadagnato, gli fia refhtuito tutto quello che
avrà perduto ; e fe il detto accufatore avrà guadagnato nel
giuoco, fi pofTa trattenere il guadagno, e nientemeno oltra ciò
guadagni e partecipi delle pene impofte agli accufati come fo
pra
2Z4 CRONIC A DI VERONA
pra fi è detto . Se alcuno poi ricufarà di aprire la porta , bot
tega , flanza , fòntico, o qualunque altro luogo che non fia ca-
fa di Tua abitazione, a' Miniflri che rintracciafféro i Bari o i
giuocatori a' dadi , cada in pena di L. 25 de piccoli per ca
dauno ed ogni volta, e il doppio la notte . Intendendo però
che per quello non poflfano far ricerche di notte quelli che non
hanno licenza per quel tempo. Ed ognuno fia tenuto di gior
no aprire anco la fteffa Tua cafa a quelli tali ricercatori che
abbiano feco loro il Giurato della contrada con uno o due de'
vicini , o parimente in Villa il Malfarò con uno o due della
.deità Villa, fotto pena di L. 50 de' piccoli e di Ilare un me
te nelle prigioni del Comun di Verona.
E quelli che faranno flati condannati pel giuoco , o per a-
ver dato luogo e permeilo che fi giuochi, o per elfere fla
ti fopraflanti , fiano forzati realmente e perfonalmente al pa
gamento della pena ; che le non avranno con che pagare , lia-
no a fuon di tromba attuffati tre volte nell' Avello del Capi -
tei lo, o diano per due meli nelle carceri del Comun di Ve
rona, a loro elezione.
Tutto quello poi che fi è detto del giuoco de' dadi , fi in
tenda anco della Bifcazia , e di qualunque altro giuoco di for
tuna, ed anco delle Carte; e quel giuoco della Bilcazia e del
la fortuna alle carte fu proibito, il quale farà voluto tale dal
Giudice de' Procuratori del Comun di Verona e da' tuoi Confi-
clieri . E acciocché quelli ordini fiano intieramente ubbiditi ,
fino da ora fia commefló a' Cavalieri de' Procuratori del Co-
jnun di Verona che con ogni diligenza e follecitudine debba
no in ogni tempo, di giorno e di notte , come di fopra rin
tracciare per ogni luogo ed in ogni maniera , tutti e cadau
no dfe' giuocatori e difubbidienti di quelli ordini , e tanto
nella Città che nel Diflretto di Verona , e contra di elfi fare
le invenzioni da effere dinunziate al Giudice de' Procuratori di
Comun cello Jteffo o nel feguente giorno fe ciò farà in Cit
tà, e , fe nel Diflretto, fra otto giorni dal dì dell'invenzio
ne. I quali Cavalieri ritrovandoli guadagneranno la metà del
la pena in cui farà condannato ognuno da elfi invenzionati , e
l'altra metà fia applicata al Comune di Verona da efiggerfi da'
Proveditori di elfo Comune . PofTano farne ricerca anco li Ca
valieri de' Signori Rettori di Verona , e della Cala de' Mer
catanti, e fare invenzioni e denunzie intorno alle prederte co
le , e contro qualunque giuocatore e trafgreffore di quefli or
dini ■
PARTE PRIMA. 215
dirti. I Vicarj ancora delle Ville, e i Capitani ai Contrabban
di poffano iìmilmente fare inquifìzioni , invenzioni e denunzie,
le quali nei termini fopraddetti debbano eflère da effi Cavalieri,
da' Vicarj e Capitani confignate al predetto Giudice de' Procura
tori del Comune, colla dovuta relazione ad ognuno e ad ogni
cofa; e guadagnino la terza parte delle pene nelle quali faran
no condannati i detti giuocatori o in altro modo contraffacen
ti , da effi ritrovati e denunziati come fopra • e le ajtre due
parti debbanlì efiggere da' detti Procuratori del Comun di Ve
rona come fopra fi è detto. E perchè i detti giuocatori e traf-
greflòri non abbiano motivo di oftinatamente perfiftere nel giuo
co e nella difubbidienza , poffano una e pia volte , nello freno
ed altro luogo e giorno , dallo fteffo e da' diverfv officiali e
in diverti luoghi , effere contro effi fatte invenzioni , denunzie,
ed accufè, e dallo fteffo o da' divertì denunzianti o acculato-
ri, a cadauno ogni cola giultamente aferivendo.
. Che il Giudice poi de' Procuratori del Comun di Verona fia
e debba efière il giudice competente, e conofeitor e difinitOre
fopra tutte e cadauna invenzione , denunzia ed accula , le qua
li vengano fatte d'intorno e fopra le predette cofe ; e «infir
mare ex officio le inquifìzionì contro effi accufati; e unitamen
te a' due fuoi Configlieri debba condannare e punire ognuno,
di quelli cioè che fono ritrovati inquifiti e denunziati , o accu
fati di contraffacimento a' predetti ordini , e ciò fecondo i pre-
fenti Statuti e procedendo fummariamente e de plano , ed in
ogni giorno e tempo, feriato e non feriato, fino alla fentenza
ed esecuzione inclufivamente . E non ammetta la difefa di alcu
no contro cui vi fia invenzione, denunzia, accula , o inquifìzio-
ne, fe prima non fia data da eflfo una piegiaria di ftare al giu
dizio e di pagar le lpefè; la qual piegiaria fe alcuno de' pre
detti ricuferà di dare, o non la polfa dare r fia pofto prigione,
nè in alcuna maniera o fotto qualunque pretefto fia ammeffo il
Procuratore o l'Avvocato di effi contro quali vi fia invenzio
ne, acculi, denunzia, o inquifizione; nè alcuno delli conclan»
nati per le predette cofe o per alcuna di effe poffano appella
re, querellare, Supplicare , o intercedere il ripriftino j e fe lo
faceflero, non ftano afcoltati, nè da alcun fuffragio nano affi-
ftrti contro le predette cofe o alcuna di effe. E le alcuno de'
predetti Giudici od> Officiali in alcun modo o per qualche prete
fto non oflferveranno le predette cofe, o in fraude degli predetti
ordini commetteranno qualche cofa o contraffaranno, cadano ncl-
Ff la
42(5 CRONICA DI VERONA
la pena di cento lire di denari per cadauno a per ogni volta,
da eflergli tolta irremiffibilmente ed applicata al Comun di
Verona come fopra.
Cap. zo. Ordina che in tutte le Porte della Città , che ora
fono aperte o che in avvenire fi aprifiero, debbano enervi di
pinte le Immagini di noftra Sign. Maria Santiffima Madre di
Gesù con in braccio il fuo figliuolo , di S. Zenone noftro Pro
tettore, di San Pietro colle chiavi in mano, e di Santo Cri-
ftoforo .
Cap. 14. Vuole che il luogo da abbeverare o fia il Vò che
è di lotto dal Ponte Nuovo pretto la piazza della Pefcaria ;
detta anticamente la piazza maggiore; (ia bene accommodato ,
piantato di fafli e così mantenuto , talmente che i Cavalli e
le altre beftie commodamente. condurli e andar portano a bcrre
alla riva dell' Adice ec.
Cap. 57. Comanda che tutte le Meretrici e pubbliche Ruf-
£ane ftar debbano nell'Arena, e le faranno ritrovate abitar al
trove j fiano condannate per cadauna ed ogni volta in L. 10
di denari, da effere applicate al Comun di Verona : e le nel
la cafa di alcuno vi iarà ritrovata abitare qualche Meretrice,
o Ruffiana, per tali dichiarate, dalla pubblica voce e fama ,. il
padrone di efia cafa fia condannato in 100 foldi tante volte
quante darà loro abitazione • e niffùna Meretrice o pubblica
Ruffiana ardifea di andare per la Città o per i Borghi di Ve
rona in alcuna forma , o per qualunque caufa , le non ave-
rà attaccata fopra della fpalla una benda di pignolato bianco,
larga quattro dita, e lunga quanto è 1' altezza del pignolato ,
la quale fopra la ftefl'a fpalla li vegga bene davanti e di dietro,
fotto pena di 60 foldi per cadauna e per ogni volta. I Ruffia
ni pubblici poi debbano portare, attaccato al capo, o legato fo
pra della fpalla un lònaglio bene in vifta e di ■ buon tuono ,
l'otto la predetta pena j e delle predette cofe tutte ognuno ne
poffa effere l' acculatore , ed abbia la metà della pena .
Cap. do. Proibiice ad ogni pedona , fotto pena di 40 foldi
per ogni beftia , di non dover legare nè tener legato alcun A-
lino o altro animale nel mercato delia Piazza, nella Corte del
Palazzo di Comune, negl' ingrelfi di elfo Palazzo, fopra la ftra-
da del Portello , fopra la Piazza di San Marco, fopra la via
de' Pignolati L nè altrove attorno il circuito del mercato della
Piazza .
Cap. 63. Comanda che perfona alcuna non debba impedire
od
PARTE PRIMA. 227
od occupare il fito del mercato della Piazza , con cafoni , def-
chi, celle, ftuore , nè con qualunque altra cola* nè ilare ivi
a vendere contro la regola degli Statuti ed Ordini, fotto pe
na di 40 foldi per cadauno ed ogni volta . Eccettuato che pof-
fano ftarvi quelli che fui detto Mercato portano a vendere er
baggi , frutti , -polli , e pefci frefchi , e poflano vendere fenza
alcuna pena , purché non fiano perfone che rivendono , a'
quali ciò è proibito come in altro Statuto antecedente . Pari-
inente che gli affittuali di alcuno de' luoghi della Piazza del det
to Mercato non poflano tenere delchi lèrrati , nè banchi, nè
caflòni che liano coperti d'altro che di ftuore, o tende alte fo-
lamente fei piedi. Similmente che gli affittuali di detti delchi,
banchi o caflòni colle dette tende e ftuore debbano averli fat
ti portar fuori di detta Piazza tutti i giorni di Sabbato, e tut
te le vigilie delle Feftività folenni; cioè fulla Tera dopo Tuonata
l'Ave Maria dalla Campana del Palazzo- e chi contraffarà ha
caftigato in cento foldi per cadauna perfona ed ogni volta. Gli
-affittuali di detti luoghi ancora non debbano condurre nè te
nere i detti dei'chi , banchi o caflòni , nè qualunque altre co-
fé fopra di effò Mercato in alcun giorno di "Fella folenne, c
contraffacendo, fiano per ognuno ed ogni volta caftigati in cen
to foldi. Eccettuati quelli che vendono fiori, erbaggi, frutta3
polli , pefci , e pane , potendo elfi nel detto luogo del Mer
cato della Piazza tenere in ogni giorno i loro caflòni e ten
ete dal Capitello in giù, falvo però il giorno di Natale e di
Pafqua colli due feguenti giorni ; e chi contraffarà fia cafti
gato ad arbitrio del Giudice de' Procuratori del Comune e de'
loro Configlieri.
Cap. 71. Vuole quello Capitolo che ogni giorno di buon mat
tino debbafi per una volta bene ed alla lunga fuonare colla cor
da ia Campana detta Marangona; * al qual fuono di campana
tutti i maeftri ed opera j di qualunque Arte, e con qualunque
titolo fiano nominati, i quali lavorano a prezzo, fiano obbli
gati e debbano effère ai loro lavorieri , e di là non partirli fe
prima non farà fuonata la campana nel tramontar del Sole .
E qualunque trafgreffòre fia per ogni volta e per cadauno ca
ftigato in cinque iòidi ; ed ognuno poffa eflerne 1' accufatore ,
ed abbiafi la metà della pena, e creder fi debba al giuramen
to di effò accufatore.
* Alcuni vogliono che il getto di quefta Campana feguijfé nel? an
no 1452, ma meglio avrsbóo» detto fe rifritto aveffero che in queW
Ff 2 anno
ii8 CRONICA DI VERONA
anno fu di nuovo rifatta; perciocché tuli' Archivio del Motfaflero di
Santa Maria in Organo C.37, a». 3 , n. 5 , memoria confervafi , che
fino nelT anno U04, avendo tAbbate pojla gente a lavorare nelF A-
dtgette , quefta lavorava fino al fuono della Marangona. Il P. Mar-
tene , nel libro IV àe antiquis Ecclefue ritibus, dice, che una vol
ta nelle vigilie delle fejie joloafi circa il Vefpero fuonare una Campa-
na per avvifare la eeffarione del lavoro che avea a feguire . Forfè
allora ufavafi qmefto in Verona; e quel tal giorno era vigilia . Quefta
Campana onde foffe così detta , da quanto fiamo per raccontare ,
è fama che cotal nome prendere. Dicono dunque , che una Gentil
donna , della famiglia Nicbefola per nome Lucia , moglie del Co.' Lo
dovico Bevilacqua da Lazjfe, intefo avendo che il marito colla mo
glie di un Fabro da legname , 0 Marangone , come dir lo vogliamo ,
domeflichexja aveffe , e perciò gelofa divenuta , ed implacabile , un
giorno, che fu Pattavo dopo la folenniti del Corpus Domini, pre-
fa oceafione da una Proceffione , che in quel giorno faceafi , e tutto
ra fi fa nella Parrochia di Sa» Paolo di Campo Marcio, e fattafi la
Proceffione ad ojfervare , 0 che le veniffe in acconcio la rivale castal
mente veduta , 0 che a bello ftudio fé l'aveffe fatta condurre per Inter,
pofta ptrfona a mirare la Proceffione fatto ad una feneftra della pro
pria Cafa , {cagliale fopra il capo di quella /graziata una graffa pie-
tra,\coficcbè la méfchina col capo ijchiax^tato ivi morta cadefje . Perla
qua'l cofa la Nicbefola inquiftta dalia Gtuftizja fu condannata alla fpe-
fa del getto di effa Campana, la quale , dalla uccifa Marangona, il
medeftmo nomo pigliafje . In teftimonio del fatto adducono tffere fiata
pofla nel mergo dell' arco che fofliene l' ultimo pam della jcala fatto
della porta per cui entrafì nella prima Sala -del Palazzo della Ragio
ne quella mcTga figura con una pietra fopra del capo in atto di ca
dere , rapprefentante la femmina uccija , veggendoft anco pili fopra un
Genio avente in mano lo Jttmma Lazifio . Noi però non pojfiamo così di
leggieri tal cofa credere , nè del tutto eziandio rigettarla ; perciocché
può effer accaduto benijfimo che U reato fia fiato dalia Nicbefola
comrnefj'o , e forje anco al tempo che quefta Campana fu di nuovo ri
fatta y e a fpefe ancora dell'Inquiftta , come afferifcono ; ma che di qui
la Campana il nome di Marangona prendere , are/iremo dire effere una
manifefta menzogna ; sì perchè, come fuperiormente abbiam dimofìrato,
fino nell'anno 1204 v'era quefta tal Campana in Verona, è fino a
quel tempo con quel nome chiamavafi ; sì ancora perchè in Venezia v
ha una Campana col meùefimo nome nel famojo Campanile di S. Mar
co, come fi legge nella dejcrizjone di Venezia del Sanfavino, la qual
Campana ferve in quella Dominante quafi all' ifieffo ujo che quefta
tiojira
PARTE PRIMA. 22?
«offra in Verona. Che poi il cafo delf uceifione feguiffe nel giorno che
allegano , non è verifimile che poffa cffer vero qualora affermar vo
gliano che prima dell1 anno II04 aVvcuiffe ; Sendocbè , [ebbene la
folennttà del Corpo del Signore fin /lata iflituita. in Liegi , nelF anno
I 24C» dal Vefcovo Ruberto ad iftanra di una drvuoa Retigiofa chia
mata Giuliana , come fi legge uel Bollando, e ordinata folcnue nel
izpq. da Urbano W >• nondimeno il portar/i prooejfionalnunte il Santijjfi.
mo Corpo di Gesh Cri/Io fotto F OJhia con[aerata ebbe principio in Pa
via foto nelF anno 1364. Se poi concedono che foto nel 1452 foffe
condannata la Nicbefoia alla fpe/a del rifacimento della Campana
Jìejfa , converrebbe loro quefF altra circoftan^a provare, cioè che nella
Contrada di S. Paolo fino in quel tempo quefta Proctjfion Ji faceffe;
pure fe il fatto fu vero, come riferifcono , e dalle aonjetture foffe
permeffo alcuna illazione cavare, doverebbefi aggiugnere, che oltre
la '.Campana foffe flato ingiùnto alF Inquifita anche il rijlauro del
pontile mede/imo ove fi veggono e quel Genio , e 7 buflo della pre-
tefa Marangona . Ora quefta Campana , oltre i confueti fegni del
le ore di Ter^a , Nona ec. fuol e(fere fkonata anche tutti i giorni fefli-
vi alle ore ventidue per dar fogno a Molinari di poter incominciare
a macinare : a Pomari di accendere il fuoco ney forni : e sì ad ejfi ,
come agli altri, che cofe vendono allumano foflentamento neceffarie, le
hotteghe aprire , il che prima di quel? ora non è loro permeffo . Ciò
però , a tonfa delle troppo corte giornate , non fajfi in tempo d'Inverno.
Cap. i8o\ Viene comandato che niun bifolco o carradore
di uva, o di vino poffa, o debba alloggiarli nella Villa di Tua
abitazione, nè altrove nella cafa o corte di alcuna villa o con-
trata, ma venir debba direttamente per la ftrada comune a Ve-
rona col carro fteflb alla cafa di cui farà il detto vino o eflà
uva , fotto pena di cento iòidi per cadaun difubbidiente ; ed
ogn' un poffa effére l'accufatore, ed abbiafi la metà della pena .
Cap. 188. Ordina che i Bifolchi o altri che conducono car
ri , non debbano andare fopra di elfi carri per la Città e
Borghi di Verona. E quefti, fubito che fono entrati ne' Bor
ghi o nella Città, debbano tenere la mano al timone del car
ro, e guardare diligentemente che non fìa apportato danno al
cuno dal carro loro e dai buoi ad alcuna perfona o beRia ,
fotto pena di venti foldi per ognuno ed ogni volta; e, fe per
loro negligenza farà apportato alcun danno, fiano tenuti al ri-
farcimento * ed in ogni cafo ciafcuno poffa accufarli ed abbia
la metà della pena , ed il padrone fìa obbligato per il fami
glio.
Cap.
230 CRONICA DI VERONA
Cap. 103. Comanda che ognuno , il quale abbia comperato
vino , o carni , o qualunque altra cola alla minuta , fia con
giuramento obbligato e debba a richiefta degli Officiali del Co-
mun di Verona moftrar loro , e permettere che quelle cofe fia-
no mifurate o pelate , e dire la quantità ed il prezzo che co
fano , e condurli a quello da cui le averanno comperate , e mo
ftrar loro il venditore le farà ivi , fotto pena ad arbitrio del
Giudice de' Procuratori del Comune.

LIBRO Q.U I N T O.

Cap. 117. "Y 7"Iene condannata in L. 25 qualunque perfona la


V quale caverà o (pianterà o farà che cavati o
fpiantati fiano dalli confini i termini di alcuno , e di dover
rimettere efio termine nel fuo fìto. Se poi non maliziofamen-
te ne cavalle o fpiantaflè coll'aratro , allora quella tale perfona
lia tenuta nello fteflò o nel feguente giorno denunziare alli poi-
tenori o lavoratori delle terre confinanti al detto termine, o
alla cafa dell' abitazion loro, ficcome abbia cavato coll'aratro
non maliziofamentc il detto termine, e che è pronto a ripor
lo e metterlo nel fuo primo eflère a lue fpefe j il che fe non
farà, fu caligato in cento foldi, e nulladimeno fia obbligato a
fue fpefe rimettere quello o quelli termini.
Cap. 122. Ordina che qualunque contòrte, o fia qualunque
altra perfona che voglia piantare qualche albero da frutto, o
non fruttante, debba piantarlo lontano dal termine delli con
fini non manco di tre piedi : fe poi vorrà piantare vigna, pof-
fa e debba porla lontana da elfo termine non meno di un pie
de . E fe qualunque albero da frutto, o non fruttante nafeef-
fe vicino ad elfo termine fra i detti tre piedi , quello debba
efiere fpiantato da quello nella cui terra farà nato , e ciò fra
tre giorni dopo che ne avrà avuto cognizione. E chi contraf
farà paghi 40 foldi per cadauno, per ogni volta, e per cadau
no arbore , e fia tenuto a rimover effe piante ; -eccettuate le
cefe che pofTono effere piantate nei confini , ma che però non
debbono alzarfi più di otto piedi . E quefio Statuto dia regola
per le cole avvenire , nò li incenda delle paffete j nè abbia Tuo.
go i'arlandofi delle cefe polle fulle ftrade, e nei bofehi.
DAL LIBRO
DEL SIGNOR

DOMENICO MICHELI

AVVOCATO VERONESE

Dcir Ordine di procedere ne' Giudicj civili del foro


di Verena .

PARTE PRIMA, CAP.. VII, num. ó, e 7-

Ra le confuetudini- non fcritte vi fon»


anche gli Ufi popolari, come quello delle
malchere che in Verona vengono efpo-
fte nel dì 16 Dicembre . Quello di an
dare nell' ultimo Giovedì , e fuffeguen-
ti Lunedì , e Martedì del Carnovale nel
nobile Anfiteatro detto l'Arena, e mol
ti altri , nel numero de'quali rilevo per
nobili i feguenti. 11 primo è quello di
effere lecito a chiunque, e fenza pericolo di nota dopo le ore
ventiquattro levare le infegne ammovibili di qual fi fia bottega,
e fopra di effe quantunque foffèro di minimo valore può por
tarle ad un Ofte, e da etto farli dare il vito fino a Lire lei e
Ioidi quattro de' piccoli , effendo in ufo apprettò gli Ofti riceve
re le infegne, e poi efigere dal Padrone Bottegajo quella quan
tità, non effendogti permetta alcuna eccezione in contrario. Non
è certo ancora da qual motivo lia fiato introdotto cjuefto ufo*
Vogliono alcuni che fia originato dal fine di tenere vigilanti *
Bottega) per la. cuftodia delle loro infegne, per le quali vengo
no rieonofeiuti e diftinti , non elfendo permefTo fra Bottegaj
della fretta Arte valerfi di alcuna infegna che fia fimile a quel
la di un altro . Il fecondo Ufo è quello delli Vedovadeghi .
Confifte quello Ufo nel contribuire 1 uno per cento della- dote
nel cafo di matrimonio fra due Vedovi . Quella szione com
pete folamente a' Putti delle Contrade, rifeuotendo quelli del
la Contrada della Femmina l'uno per cento da c!Pa , e fimi!-
menu
*3i CRONICA DI VERONA
mente quelli della Contrada del Marita V uno per cento dal
lo fteflb Marito • e fe i due Vedovi foflèro della medefima Con
trada, devono pagare ambedue 1' uno per cento a' Putti della
fletta Contrada : coficchè fopra la dote deve effere contribuito
il due per cento, l'uno per parte del Marito, l'altro per par
te della Mog-lie . Mancando di pontualità nel pagamento di
quefto Vedovaticò, godono i Putti delle Contrade il Privilegio
di deridere i due contraenti con Baccanali ftrepitofi anche di
giorno , fino a tanto che tormentati dal continuato difprezzo li
rifolyono di pagare . Quelli ftrepiti fi dimandano Baccinelle .
Oltracciò hanno 1' azione di convincerli- ih gìudicio ed obbli
garli al pagamento. L' Ufo di quelli Vedovatici è antichiflìmo»
nè più fi contendono , effendo animato da infiniti giudicj . Si
mile Ufo al riferire di Domenico Magri nella fua notizia de*
Vocaboli Ecclefiaftici , l'opra la parola Cbanvarium % era in pie
na offervanza nella Francia ed altri Paefì, dicendo che nel paf-
faggio alle feconde nozze veniva lo Spofo dagli abitanti della
Contrada fchernito, e burlato con campanazzi r ftrepiti, urli
ed altri fuoni con vali di rame*,, coficchè per liberarli da tan
ti fuoni-, fi componeva con elfi, dando loro qualche mancia pro
porzionata alla firn condizione e poffibilità. Quefto. tumulto fi-
chiamava Carivario , che pofcìa dai Concilio Turonefe 1445
fotto Nicolò V redo- proibito, le di cu* parole dalia fteflb Ma
gri riferite fono le feguenti: btfultationes , clamores, fonos , &
alios tumultus m fecundts , & tertiis quorumdam nuptiis , quos Cba-
rivarium vulgo coppellante fnpter multa & gravia incommoda fle
ti omnino probibemus [ub* poena excommunicattonis . Per foftenere
quefto Ufo fono foliti i Putti delle Contrade convocarli, e fa
ve i loro Capi , la incombenza de' quali alle occaGoni che fi
prefentano è quella di efigere il danaro , che poi difpongono
a piacimento-, o i» demofine, o nella Chiefa , o in pubbliche
ricreazioni . Vive quefto Ufo anche ne' Borghi e Sobbor
ghi, e nelle Ville di tutto ir Territorio. I motivi di quefta
confuetudine pare fiano ftati quelli della Bigamia che appreflb.
tli antichi era in odio . Sono note le pene delli fecondi ni»-
enti, delle quali non occorre farne il Catalogo, effendo quefle
ftate abolite dalle Leggi Canoniche . Di effe però ancora ne
fu (urte alcuna in pratica, e fono; che il Marito non lucra la
metà» ma folamente il terzo della dote per la efiftenza de' fi
gliuoli del primo matrimonio •, La femmina perde la proprie
tà de' Legati, ed ogni altro beneficio lanciatole dal primo Ma
rito,
PARTE PRIMA. 233
rito , o pervenutole per fucceffione dalli figliuoli premancati ,
perchè tenuta rifervare a' figliuoli fuperftiti la fletta proprie
tà , reflando ad effa rifervato il foto ufufrutto : Inoltre per
de 1' eflère di Tutrice , Curatrice , e Committària • gli onori
acquattati dal primo Marito , la educazione delli figliuoli : s'at-
trova tenuta rendere conto flrertiffimo della Tua amminiurazio-
ne ; i figliuoli non pofTono eflère sforzati ad alimentarla , nè
effa può per capo d' ingratitudine rivocare le donazioni fatte
alli figliuoli prima di paflàre alle feconde nozze.
7. Le consuetudini contrarie alle Leggi non fempre giufla-
mente poflono eflère imputate di corruttelle. Non e un ribei-
larfi dalla Legge fcritta quando ella fia antiquata, oppure (la
bilità in tempo, ed a motivo di quelle premure, che ora cef
fate rendono inutile la djfpofizione . Molte Leggi fono (late ab
bandonate, o perchè imponibili ad efeguirfi, o pure col tempo
Fono comparfe di pregiudicio alla rettitudine delli giudicj , o
perchè mutate con altre Leggi , che di prefente non Tono a no
tizia, perchè farebbero fomentatrici di riffe e fcandali, come di-
verfe ve ne fono nel Noftro Statuto , delle quali credo notabili le
Teguenti per dimoftrare la loro defraudine originata dalle maflì.
me deH'onefto . La prima è quella dello Statuto Vero», lib. 2. Cap,
98 che non concede per valida l' aflìcurazione della dote , fe non
Interviene l'attuale feparaajone della Moglie dal Marito . La
feconda è quella dello fteflb Sfatato lib. 1. Cap. 35 , che voleva
efpofte al corfo del Palio le femmine di onefta fama , alle qua
li poi fono fiate foflituite le Cavalle . La terza è quella che
le Meretrici dovettero portare la infegna della propria infamia
col tenere fopra il fuo veftito un diftintivo di certa merce det
ta Pignolato, cioè fopra le fpalle, e pendente d'avanti e di
dietro, Statuto lib. q..Cap. 57. La quarta è quella delli Lenoni
detti volgarmente Ruffiani , quali per il medefimo Cap. 57 e-
rano tenuti portare un Campanello fonoro , o fopra il capo ,
o fulle fpalle, che ferviffe d'avvilo della loro fcellerata profef-
fione. Quelle Leggi più non fono in ufo, o perchè non fia di
decoro vederfi tanti infami per la Città, o perchè dal tintin-
namento di tanti Campanelli non foflero divertite le fode ap
plicazioni degli uomini onefti . Le confuetudini dunque anche
contrarie alle Leggi, purché fìano utili ed onefte, fono da of-
fervarfi .

Gg GA-
234

CAPITOLI ED ORDINI
SPETANTI ALL'UFFICIO

DELLA CASA DE' MERCANTI t

CAPITOLO I.

He il Cavaliere della Cafa de' Mercanti


debba nella fua carica invigilare fincera-
mente , e per confcienza , a rutti i deflet
ti, inganni, fraudi , e contraffazioni che po-
tefle partorir la corruzione de' tempi io
qualunque forte di Arte, tanto nella Cit
tà, quanto nel Territorio, e il tutto abbia
fubito ad inquirire col dare e far defcrive-
re le invenzioni all'Officio di detta Cafa.
Cap. i. Che fe il Cavaliere medefimo non foddisfarà all'ob
bligo fuo; anzi fe accorderà le invenzioni, o dentro nella Cit
tà , o fuori nel Territorio , e non le farà notare , come di fo-
pra , che pure nella Città dovrà effer efequito il giorno fteffo
che le averà fatte , o il fuflequente ; e fe faranno fatte nel Ter
ritorio , il giorno del fuo ritorno , o quello proflimamente fe-
guirà ; poffi «(Ter citato nel Magn. Conl'eglio di XII da chi fi
lia etiam intereffato, ed ivi dal medeiimo Confeglio infieme con
il Signor Vicario non folo debba effer condannato in Ducati
cinquanta , da «(Ter applicati per la metà all' accufatore , e per
l'altra metà a' luoghi pii , ma di più fia conceffa facoltà al
Confeglio predetto, e Vicario, veduto ed efaminato il manca
mento, di privare effo Cavaliere , e Miniftro participante, in
perpetuo, 9 a tempo d' officio , e beneficio ; nè poffi fotto le
pene fuddette accectar doni e prefenti di alcuna forte.
Cap. 3. Che fia obbligato trovando roba , che da effo foffe
tenuta per contrabbando, farla fubito condurre fopra la Cafa j
o pure iè conolcelfe efTer cola , che a moverla da luogo a luogo
potcde patire, all'ora intrometterla e fequeftrarla ove farà in-
venzionata , con la nota diftinta e inventario fatto alla prcfen-
v.a dell' intercffàto , facendoli poi in tal caib dare le chiavi del
luogo in cui làra rinchiudi, quali con la nota fuddetta porte
Parte prima, 23$
rà incontinente all'Officio, e confettiera nelle inani del Nodàr
Stabile, da non efler levate, ficcome nè anco la roba, che co
me avanti foflTe condotta tu la Cafa , fc non quando forte li
cenziata dalla Giuftizia del Sig. Vicario, e Spettab. Confoli.
Cap. 4. Che non porta il Cavaliere fervirh. di Miniftro, o
Famiglio , che non abbi fatto almeno la vacanza di un' anno
intiero* nè polli all' incontro pedona che pur fia fenza queftp
requilito infìnuarfì in efercizio tale , in pena al Cavaliere di
Ducati trenta , e Ducati quindeci al Miniftro contraflfaciente ,
da effer allignati alla Cala, e l'elezione non vaglia.
Cap. 5. Che tutti quelli che elercitano, fanno ed ufano mer
canzia di quallivoglia forte , e di qualunque Arte , debbano tal
mercanzia fare, ed elcrcitare fedelmente e finceramente fecon
do la forma degli Statuti della Cai'.! de' Mercanti , e le buone
confuctudini di quella Magnifica Città; ed ogni una che lari
trovato contraffare, e far fraude in effe fue mercanzie ed Arti,,
fia punito fecondo la forma di eifì Statuti, e del prefente fta-
bilimento, nella perdita delle mercanzie fraudate e falhficate ,
c di più ad arbitrio del Sig. Vicario, e Conloli.
Cap. 6. ogn' uno fia tenuto in termine di giorni otto dopo
l' ingreflb che farà il Sig. Vicario , che fuccede di lei in fei
mefi, cioè quelli della Città,, e quelli del Territorio in termi
ne di giorni quindeci far giuftar e bollar ogni lòrte di mifure,
f>iombini, ftadere , e bilancie, con le oncie, giufta la Parte del-
a Magnifica Città del dì 28 Ottobre 1577, e fecondo gli Sta
tuti della medelima Cafa , altamente faranno puniti giufta le
predette dilpofizioni .
Cap. 7. Che tutti i Merzari , o altri che mifurano merci di
qualunque forte, tanto in Città , quanto in Villa, debbano te
ner i palli, fatti a parte , e bollati dal pubblico Bolladore, e
le gli palli faranno di legno, debbano efler ferrati alle tede
fecondo gli ordini antichi della Cala , e le faranno trovati a-
verli diverlamente , cioè o legnati lopra banchi , ovvero affé
che portano in volta, faranno caftigjui in Lire ciuque de da
nari per cadauno e cadauna contraffazione; e in oltre perde
ranno la roba che averterò venduto; ovvero che fodero a mer
cato per vendere; e pollino efler accufati con aflìgnazione all'
Acculatole della metà della pena .
Cap. 8. Che tutti li Piombini , co' quali li pefa alla grof-
fa , fiano tagliati fui fpigolo da una parte, come lono i Piombi
ni alla fintile; e dall'altra parto abbianole lue lire, e mezze
Gq z lire,
i}6 CRONICA DI VERONA
lire, e anco le tre oneie ; acciò alcun compratore non retti
ingannato, fotto pena di Lire dieci de danari, e di perder la
roba che voleffe vendere , o aveffero venduta, (coprendoli il
mancamento, ovvero il prezzo della mcdeHnu, con li peG co'
quali (offe pefata.
Cap. o. Che tutte le mifure da Calcina flano bollate e giu
riate in termine, come di Copra nel Cap. 6, fotto pena di Li
re tre de danari Veronesi per cadauna mifara e tranfgreffione ,
e ciò dal Bollador deputato , e non fuori della Citta, ne da
altri od altrove, in pena ad arbitrio del Sia* Vicaria e Coil-
fòii.
Cap. io. Che tutti i Coppi, Quadrelli, Mattoncini, e Ta
volette , debbano farfi in modo tale , che cotti e ben condizio
nati , rcftino- di longnezza , larghezza r ed altezza , datogli il
tuo legittimo calo, lecondo la mifura e modello della Cafa ^
altrimente fe faranno trovati cotti, che non fìano come avan
ti s' è detta, debbano i trafgreAori efser puniti in Lire venti
per ogni migliaro della roba fuddetta, e in perdita dcll'iftefsa.
Cap. il. Che tutti quelli che vendono Calcina fiano tenuti
venderla con il Quarter colmo-, fotto pena a cadauno e cadau
na volta che comraffacefse di Lire dieci.
Cap. li. Che nelTuno pofsa comprare Carbone m Verona per
kicanevarm, nh per rivenderlo, nè poflì vender per altri, lot
to qualsivoglia pcetefto j ma quello debba eflèr venduto dalli
proprj patroni ■ fotto pena di perdere il Carbone ,. e. altretanto
quanto valerà..
Cap. 13. Che quelli che vendono Carbone alla minuta di
qualunque forte % flano tenuti aver e tener le mifure giufte e
bollate fecondo gli ordini predetti, fotto l'ifteflè pene.
Cap. 1-4^ Che non fia Gaftaldo 0 altro M-affaro, o Miniftro»
di qualsivoglia- Arte, che arditca. di convocar l'Arte,, o far i
fuoi Officj, o altro negozio in altro luogo-, che fopra la Cafa
de' Mercanti; avuta- prima licenza dal Stg. Vicario, fotto pe
na di Lire cinquanta per cadaun- Miniftro d'ogni forte che con-
traflfàcene, oltre le altre pene Statutarie di Lire venticinque,,
da effer tolta ad ognuno de' predetti , che altrove lafciaflV con-
gregarff, che fopra di effa Cafa, e quefto per la debita efecu»
zione degli Statuti, e perchè, il tutto palli con (inceriti e già.
(tizia -
Cap. 15. Che conforme lo Statuto della Cafa LXVI del ter*
zo libro, ogn uno eh- «lerci u l'Arte del Senfaxo, avvero Me£-
fetto ,
PARTE PRIMA. 437
fetto, fia tenuto una volta air anno dare la fua idonea figurtàj
ma in vece di congegnarla per il Mefe di Febraro, e di Lire
venticinque, come nello Statuto, debba efler data per tutto il
Mefe di Gennaro , e di Ducati venticinque per buona ammU
niftrazione per cadauno; altrimente facendo , e pafTato detto
Mefe; oltre che i trafgreflòri faranno puniti in Lire cinquan
ta de danari Veronefi, la metà de' quali fiirà dell' accufatori,,
e l'altra metà della Cafa ; s' intendine ancor efler cafiì, e pri
vi di effa Arte , con eforeffa dichiarazione, che non poffino
mai pretendere fenfaria d alcun contratto che avellerò fatto do
po eflb mefe; anzi debbano efler obbligati alla reftituzioae di
quanto aveflèro confeguito per detta raeflettaria o lenfaria. In
tutte poi l'altre parti lo Statuto medefimo fia inviolabilmente
oflèrvato, fotto le pene in eflb contenute ,
Cap. 16. Che ogni e qualunque perfon a nefluna eccettuata ,
che tenirà panno baffo foreftiere , ovvero forte alcuna de drap
pi , o lavorieri fatti di detto panno , fia tenuta farli bollare
iopra la Cafa de' Mercanti non il bollo ordinario ; altrimente
le faranno trovati panni o Iavoricri , come s' ha dichiarato ,
non bollati, caderà in pena di perdere i panni o lavorieri, e
di foldi venti per qualunque brazzo di panno, e foldi quaran
ta per ogni lavoriero.
Cap. 17. Che in materia delle pannine non fia alcuno cosi
ardito, cne tenti di contraffare agli ordini per altre provifio-
ni già ftabiliti ; e in particolare al dover far bollare i panni
detenti , fotto le pene in effe contenute y e di più ad arbitrio
del Sig. Vicario, e Confoli .
Cap. 18. Che fia proibito a cadauno che averà panni appref-
fo Cimadori, il portargli altrove, fe prima non faranno licen
ziati dal Cavaliere, conforme le Leggi, in pena di lire venti
cinque per ogni pezza, e qualunque volta contraffaceffe .
Cap. \g. Che il bollo deputato per i panni fuddetti , che è
del gloriofo S Zeno Protettore Santi firmo di quella Città , fia
cuftodito dal Nodar Stabile, che farà prt tempore, apprettò l'Of
ficio della Cifa ; nè pofli d' indi efser levato fotto prctefto ima-
ginabile, fe non con licenza del Sig. Vicario e Spettabili Con-
ioli, in pena al Nodaro contraffacente , o tolerante che fofse
portato altrove, di Ducati venti, da efser applicati per la me
tà all' accufatore , e l'altra metà alle Cere della Beata Vergi
ne efiftente fopra la Cafa ; ma che fe alcuno averà roba da
efser bollata, fia tenuto far portare i panni dopo che faranno
238 CRONICA DI VERONA
ftati legittimati , nè altritnente fecondo le regole antiche » (opra
là Cafa , e ivi nè altrove farli bollar dal Nodaro Stabile al
la prefenza del Cavaliere fe vorrà afliftere , fe anco nò» facci
con il folo Nodaro; quale però- doverà prima effer avvitato dal
Cavaliere» fenza il cui ordine mai averà ardire di bollar cofa
alcuna» fotto le pene fuddette . L'utile poi che renderà effo
bollo fia del Nodaro, conforme l'antica ufo.
Cap. 20. Che per moltiplicità di robe da bollo» e in parti
colare in tempo di Fiera , fia conceffo al Cavaliere di poterft
fervire di detto bollo, facendo dal Nodaro bollare i panni fe
condo le occorrenze (fempre però in quefti cafi alla fua prefen
za) anco per i fonteghi e botteghe, e porti il Cavaliere, e No
daro fuddetti per giudi e legittimi impedimenti, foftituire e de
legare perfona fedele nella fua carica, da effer approvata tìal
Sig» Vicario per giorni otto; fe vorrà di più, fupplichi il Ma
gnifico Confeglio di XII che ne farà uno per modo di provi
none, fin che farà cavato d'impedimento; e in quelle oceano-
ni debba reftar il bollo nelle mani del delegato ,. o fatto per
modo di provifione , lotto le pene di fopra lpecificate per il
proprio Nodaro»
Cap. 21. Che il Nodaro Stabile ordinario» o nelli modi d'
avanti dichiarati» fia diligente nel trovarfi all'Officio,, tanto la
mattina , quanto il dopo pranzo nelle ore che gli faranno depu
tate dal Sig. Vicario e Confoli, e attendi alla fua carica con
ogni fedele applicazione , dovendo fempre efler pronto a tutti
i bifogni, e fpezialmente al bollar de' panni, in pena di Lire
venticinque per cadauna volta che non offervafle quanto di fo
pra refpettivamente fi è ordinato.
Cap. 22. Che per elocuzione degli ordini , fatti in materia
delle tele turchine, niun Tintor ardifea tinger tele turchine di
forte alcuna che non fiano di buona tinta, in conformità de
gli Statuti fopra ciò deponenti, in pena di Ducati venti per 0-
gni contraffazione , e cadauna volta , da effergli tolta irremiflibil-
mente » e fe farà denunziato abbi 1' accufatore la meta della
pena .
Cap. 23. Che nefìun Tintor di qual forte eflèr fi voglia», co
sì della Città, come del Territorio, poffa, nè debba in modo
alcuno non folo adoperar , e tinger in legno tauro alcuna for
te dì rrerce , fotto la pena contenuta nella provinone del dì
31 Agofto 1577 della Magnifica Città: Ma di più. non poffa»
nè deDba tener detto legno in cafa, ne altrove; fotto la pena
PARTE PRIMA. 230
di perder la roba, e di Lire venticinque ; da enere applicate
parte all'accufatore , e l'altra parte alla fabbrica della Cala, e
ciò tante volte quante contraffarà.
Cap. 24. Che fia proibito ad ogni Tintor che tingerà tele
nzure o verdi , il poter tingere con il Verzino cofa alcuna ;
ma fia obbligato tinger di puro guado , endego , o fiorada , fen-
za alcun' altra matura, fotto pena di Ducati venticinque, e dì
eflcr privo per un' anno «li poter efcrcitar V Arte , c quello
tante volte quante contraffarà .
Cap. 15. Che tutti i Tintori da Telami fiano tenuti bollar,
e marcar le pezze di tela che tingeranno di detti colori da tut
te due le tefte e capi delle medelime pezze , mettendo in quel
le che faranno tinte di pien colore due marche per capo, e.
una marca per capo alle pezze di mezzo colore ; fotto pena
di Ducati uno per pezza di tela non marcata.
Cap. 26. Che neffun Mercante , o venditor di tele di qualun
que forte, poffa tener in bottega, o in altro luogo, nè meno
vendere tele turchine, o verdi, o altra cofa che lia tinta d'al
tro, che di puro guado, endego, o fiorada, e che non fia mar
cata ; in pena di perder la roba , e di Scudi uno per pezza di
tela, da effer affigliata la metà all'accufatore , e 1 altra metà
alla Cafa.
Cap. 27. Che fe farà trovato alcun Mercante , o altri che
fabbricano e vendono Coltri, aver e tener roba compofya di
tele tinte, contro gli Ordini, Parti, e Statuti della Magnifi
ca Città; oltre il perdere le Coltri, caderanno anco nella pe
na di Lire dieci per cadauna volta e contraffazione; e fe pu
re alcuno vorrà far fare Coltri di detta forte dì tela tinta .
contro le provjfioni già dette, per proprio ufo , fia obbligato
denunziarle al Signor Vicario e Spettabili Confoli, e da effi
averne prima la licenza che cortefemente gli farà conceffa.
Cap. 28. Che 'per oflervazione della Parte prefa dalla Ma
gnifica Città fotto il dì 25 Agofto 1585 in materia delle Coli
tri, fia fatto intendere che tutte le Coltri che fi venderanno,
«debbano quelle , che faranno di cimadura di lana, aver la tela
di dentro roffa, acciò che dall' altre di Bombafo di falda Ga-
np co.nofciute » e come fono di altra qualità; quelle poi che
fono fabbricate di cimadura, e garzadura di bombafo per ufo
de' poveri , debbano avere nei loro cantoni , fecondo che fu
già ordinato l'anno 1580, cioè una ftella di reve di color di-
'verlo da quello farà la tela, e doverà efser fatta in forma gran»
14o CRONICA DI VERONA
de . Le Coltri poi fatte di Bombafo di falda pollano aver le te
le d'ogni colore, eccetto il roffo , e ciò debba- effer offervato
da cadauno fotto le pene , come negli Ordini e Statuti . In ol
tre ogni uno potrà mette* nelle Coltri del Bombafo vecchio
per quelli che non hanno il modo di fpendere in quelle di
Bombafo nuovo, con quella condizione però che detti Bomba-
fi vecchi fiano fcartezati e battuti ; e tutti quelli- che faranno
di dette Coltri con il Bombafo vecchio, fiano tenuti farli fo-
pra due cantoni una croce per uno, all'incontro una dell'al
tra , e fu gli altri due cantoni far la marca del Mercante con
inchiofiro, ovvero altro colore come gli parerà* e fe farà tro
vato alcuno contraffare al!i fuddetti Ordini, e tener Coltri del
le forti predette, lenza gli fopraferitti legni o marche, fari
punito nella perdita della roba, come proibita e falfa, e di più
ad arbitrio del Sig. Vicario e Confoh.
Cap. zp. Che non fia alcun Ferraro, Calderaro, Bafcherot-
to , o altri che vendono rame in Città e luo Diftretto , eh»
ardifehino vender , o far vender vafi di rame di forte alcuna ,
che non abbiano le recchiare di altro , che di fchietto rame dal
li manichi in noi, fotto pena di perderli, e di Lire dieci per
cadauno, e cadauna volta fotte trovato in contraffazione.
Cap. 30. Che fe farà trovato alcuno che faccia, o facci fare,
venda o tenghi da vender calcetti , o altre gucchiarie che non
fìano d'una materia fchietta , cioè o tutto (lame noflrano, o
tutto di lanetta, cadi in pena di Lire cinque per cadauno pa
ro, con la perdita della roba; e di più fe faranno calzetti , ed
altre gucchiarie di feta , ad arbitrio del Signor Vicario e Con
foli .
Cap. 31. Che per efecuzione della Parte del Magnifico Con-
feglio di quella Città del dì 7 Febbraio 1580, neffuno lìa chi
effer fi voglia abbia ardire di vender, o far vendere in quella
Città e Territorio, Cordelle e Paffamani che fiano mifli e com
porli di varie e diverfe merci ; Ma debbanfi vendere ad ogni
modo li Paffamani tutti , ovvero di pura feta , o pure di fchiet
to filifello, o almeno di 'altra femplice materia - e debbano ef
fer parimente le Cordelle, ovvero tutte di filifello , o tutte di
filo; e finalmente fia ogni compofizione o tutta di feta, o al
meno d'altra fchietta e pura materia; lòtto pena a chi vende
rà o farà vender in quella Città e Territorio merci mefcolate,
e non fchiette, oltre il perder delle merci medefime che faran
no ritrovate e conolciute falfificate , di effer punito il Lire 25
per
PARTE PRIMA. 241
per ogni cavezzo, e per ogni volta che farà contraffatto o in
tutto o in parte alla prefcnte Terminazione.
Cap. 31. Che tutti li Sarti di quella Città e Territorio, che
fi troveranno aver per le loro botteghe Cordelle, PafTamani, o
altre limili merci nel modo già detto mefcoiate, o falfificate,
fiano tenuti denunziarle all'Orcio della Cala, e medefimamen-
te da chi le averanno avute, nel qual cafo fiano tenuti fecre-
ti, e guadagnino la meta della pena che farà levata a chi fa
rà incorfo a far mancamento* altrimenti facendo, cadino elfi
nella pena de' contraffacenti.
Cap. 33. Che fia tenuto il Cavaliere fotto vincolo di giura
mento andar almeno due volte al Mefe per le botteghe de Mer«
canti , de' Sarti, e per ogni luogo dove crederà che lì vendino
dette merci , deligentemente cercando le li Mercanti ne ten
gano a danno di quelli , a' quali le averanno vendute , per
chè in tal cafo faranno obbligati redimire alli compratori il
loro prezioj e fìano tenuti i Sarti a dichiarare dove, e da chi
le averanno -comperate , fe pure faranno flati loro i comprato
ri* ovvero debbano almeno dire di chi faranno le vefti o ro
be, alle quali metteranno le merci ritrovate falfificate j alche
fìano sforzati con giuramento* e non fapendo veramente li Sar
ti chi faranno fiati li venditori di dette merci, debbano pale-
fare li compratori ; altrimente li Sarti nel fuo cafo , e li Pa
troni delle vefti fiano tenuti e accufati per quelli che aveffero
commefTa la fraude , e confeguentemente puniti come di fopra .
Cap. 34. Che debba il Signor Vicario della Cafa, fe il Ca
valiere fuo farà negligente nell'efequire gli Ordini, eie provifio-
ni predette , commettere a due Spettabili Confoli , accompa
gnati da due Miniilri della Cafa, affinchè fupplifchino loro al
diffetto di effo Cavaliere ; nel qual cafo quelli s' intendine a-
ver la medefima autorità e utilità che vien concefTa ad effo
Cavaliere, e quefto acciò per ogni via fiano eftirpati gl'ingan
ni e fraudi per utile e onore della Città.
Cap. 35. Che per efecuzione dovuta alla Parte prefa nel Ma«
gnifico Confeglio de' XII. e L. 1' anno 1561 fotto il dì ulti
mo d'Aprile, non fia alcun Orefice, o altra pedona di qualun
que fiatò e condizione eflcr fi voglia , che ardifea vender o te
ner da vendere anelli d' oro , fe non faranno fatti di zetto e
fenza faldadura , fotto pena di perder detti anelli fatti in altro
modo, e di pagar Lire cinquanta per ogni anello, e cadauna
volta fi troverà efler contraffatto.
Hh Cap. 3<S.
24i CRONICA DI VERONA
Cap. %6. Che neftuno foreftiero che non farà con la fua fa
miglia nella Città, ed anco vi fia {lato per anni dieci, pofla
vendere alcuna forte di Tele bianche, nè di colore alla minu
ta, nè di più pofla fcavezzar in alcun luogo" fotto pena di Li
re dieci per ogni volta trafgredirà ; e fe alcun Mercante per--
mettefle che perfona forefliera, o alcuno della fua famiglia fca-
vez zaffe , o vendette di dette Tele nella fua bottega , cadi nella
pena predetta.
Cap. 37. Che alcun foreftiere nè per fe fteflb, nè per inrer-
pofta perfona pofla vender delle dette Tele, nè all'ingroflo, nè
a minuto , quali avefle comperate o contraccambiate con altra
cofa nella Città o fuo Diftretto ; in pena di Lire dieci per ca
dauna volta contraffatene.
Cap. 38. Che tutti li foreftieri, che conduranno in Verona
merci pertinenti all' Arte de' Barozeri , non portano , anzi a
quelli fia efpreflamente vietato il vender cola alcuna per la
Città; ma folamente nell'Officio della Stadera, vendendo anco
all'ingroflo, e non alla minuta,* in pena di perder la roba, e
di Lire dieci per ogni volta trafgrediranno .
Cap. 30. Che fu ufata ogni agevolezza poffibile a tutti quei
Mercanti foreltieri , che conduceflero mercanzie di qualunque
forte da' Paefi alieni nella Città .
Cap. 40. Che neflun Ebreo pofla andar vendendo per la Cit
tà robe diverfe di merzaria , e altre forti di merci in fcatole,
celle , o fotto li feraroli , e così ridurfi in varj luoghi per ven
der efle mercanzie; falvo fe non fofle llato ricercato t\ ma ef-
clufo fempre da' Monafterj; fotto pena di Lire dieci per ogni
volta che folfe trovato contraffacienr*.
Cap. 41. Che non fia alcuna perfona che ardifea tener fo-
pra la bottega robe di merzaria da vender, fe prima non fa
rà deferitta nell'Arte de' Merzari , fotto pena di Lire dieci .
Cap. 42. Che tutti quelli , che vogliono vender Telami , deb
bano farli deferivere nell'Arte de' Barozeri, altrimente faranno
puniti in Lire dieci, e ad arbitrio del Sig. Vicario.
Cap. 43. Che non fia alcuno che ardifea vender, nè far ven
der Vetri per la Città e Territorio, che non fia deferitto nell*
Arte , in pena di Lire dicci , e di perder la roba .
Cap. 44. Che qualunque perfona che vorrà condur fuori di
quella Città per il fiume Adice , Botte , o Vezoti d' ogni for
te , fia tenuta chiamare il Cavaliere -in conformità dello Sta
tuto fopra ciò difponente, non dovendo detta Mercanzia efler
in-
PARTE PRIMA. 243
inviata fenza licenza, e non bollata* in pena a quello contraf
farà di perder la roba come di fopra non bollata , e partita
fenza licenza ; e di più ad arbitrio del Sig. Vicario •
Cap. 45. Che nefiuno porta eiercitar Arte alcuna , fe in quel
la, che vorrà efercitar, non fi averà fatto prima deferivere, fot-
to le pene contenute negli Statuti della Cafa , e ne' Capitoli di
queir Arte che fi trovaffe efercitare contro la prefente Termi
nazione*
Cap. 46. Che tutti quelli, che comperano Oglio fottopofto al
la mi lina , debbano denunziarlo al Conduttore di eflfa mifura ,
in pena di Lire venticinque de' danari per ogni contraffazione.
Cap. 47. Che alcun Merzaro, o altra perfona che vende Re-
ve, debba quello vender in quarti , nè di manco pefo , e chi
trafgredirà , cada in pena di perder la roba, e di foldi dicci
per ogni quarto.
Cap. 48. Che neffun sì in Verona ^ come nel Territorio ,
pofTa vender Ferrarezze, cos'i nuove come vecchie, ed altre co
le fpettanti all'Arte de' Ferrari , fe non farà detcritto in effa
Arte, in pena di Lire cinque, e perdita della roba .
Cap. 49. Che non fia alcun Sogaro, Baftaro , Merzaro, o
altra perfona che ardifea vender Spago di forte alcuna in go-
mifTelli, quali non fiano di certo e limitato pefo, cioè d'un'
oncia , o mezza oncia almeno , quali dovcranno effer venduti
a rata porzione di quello che per ordinario fi vendono a lira
fecondo la fua qualità • e fe fi trovaflè alcuno tener di detti
gomiffeli non fatti come avanti s' è detto, e così che vendef-
ie il medefimo Spago di più di quello fi vende in ragion di li
ra, fìa condannato nella perdita della roba, e di Lire tre per
ogni lira.
Cap. 50. Che non fia alcuno così ardito nell'Arte de' Ferra
ri, che tenga in giorno Feftivo Ferrarezze d'alcuna forte da
vender fopra la Piazza, nè in altri luoghi della Città; in pe
na di Lire dieci a qualunque trai'grelfore .
Cap. 51. Che ogni Mercante che tiene Pignolati, Tele T o
altra forte di roba di Bambafo da vender , -fia- obbligato in ter
mine di giorni otto, feguito 1' ingreffo del Sigh. vicario, far
portar detti Pignolati c Tele fopra la Cafa , e ivi farli bolla
re conforme l'ordine di detta Cafa, fotto le pene come nello
Statuto, e ad arbitrio del Sig. Vicario.
Cap. 52. Che tutti quelli che fono deferitti nelle Arti, e
fpecialnicntc de' Merzari, non poflano in giorni di Fefta , co
ri li 2 man-
244 CRONICA DI VERONA
mandati dalla Santa Madre Chiefa, cioè le Domeniche, Fede
degli Appoftoli, e i giorni della Beata Vergine in particolare,
tener aperte le loro Botteghe, nò gli ufciuoli di effe, per vender
merci di forte alcuna , nè meno vender, nè far vender nelle
Piazze fopra le tavole o banchetti, ficcome per lo paffato mol*
ti fi hanno fatto lecito di fare contro la torma degli Statuti
della Cafa , con fcandalo e poco timor di Dio; fotto pena a
chi contraffarà di Lire cinque per cadauno , e cadauna volta ,
e anco di più, fe così parerà al Sig. Vicario e Confoli.
Cap. 53. Che alcun Pellizaro non ardifca di batter pelli di
moltizzo fopra pubbliche ftrade • ma quelle debba battere in Cam
po Marzio, ovvero in altro luogo , dove per cauia di quelle
non fi dia danno con la polvere ad alcuno , o con il cattivo
odore non fi rendi naufeaj e chi contraffarà fia condannato in
Lire venticinque, da effere affegnata la metà all'accufatore , e
l'altra metà alla Cafa.
Cap. 54. Che fe farà trovato alcuno, di quelli che fanno e
fabbricano Coltri di Bombafo di falda , ponere in quelle Bom
bata falfo, così mefcolando il buono con il cattivo, fia puni
to in Lire cinquanta , e nella perdita della Coltre mefcolata .
Cap. 55. Che ogn' uno che fa, e vende letti di penna nuo
va , non poffa in quelli ponere penne vecchie , fotto le pene
fuddette* e il medefìmo s' intenda di quelli dagli Stramazzi ,
proibendogli il mefcedare lana calcinarola dal pelo con lana
buona* aftrimente faranno puniti come di fopra.
Cap. $6. Che quelli, che cfercitano l'Arte de! Lavezaro , fia-
no tenuti fornire i Lavezi che acconciano, e fanno da vende
re , con gli cercoli , e recchiare di rame conforme l'ufo antico,
e fe fi ferviranno di ferro o altra robba, cadino in pena di
Lire venticinque.
Cap. 57. Che neffuno poflà tener da vender Sapone con il
pefo di effo fegnato fopra , ma vendendolo debba pefarlo al
compratore , fotto pena di Lire due per ogni lira legnata , e
non pefata, ingiungendo obbligo al venditore di tener la fua
Bottega fornita di Sapone efpofto, e del quale debba vendere.
Cap. 58. Che tutti li Spezzapreda fiano obbligati far bolla
re i loro paffetti, co' quali mifurano le pietre, dal bollador pub
blico conforme gli Ordini in quefta materia* fotto pena alli
contraffacienti di Lire 5 per paffetto non bollato.
Cap. 50. Che fe farà trovato alcun Facchino, o altra perfo-
na che abbia ardire di vender Carbone per altri in qualunque
luogo
PARTE PRIMA. 145
luogo di quella Città , fu punito in Lire venticinque, e di
più ad arbitrio del Sig. Vicario.
Gap. 60. Che li Formaggieri di quefta Città e Territorio ,
non polla no pefare con bilanziétte nefluna forte di roba che
vadi pefata alla graffa , in pena di Lire venticinque , e fé fa*
ranno accufati , guadagni 1' accufatori la metà della pena .
Cap. 61. Che gli Calzareri di quefta Città e Territorio, non
ardiichino vendere corde di feta, o altre merci, fe non faran-
no defcritti nell'Arte de' Merzari, fotto pena di Lire 40.
Cap. 6z. Che non fia lecito ad alcuno far fare corde di fe
ta , fe non farà la feta tutta eguale , cioè la trama; e 1' or
dimento fia purgato nella tinta, come farà la trama; e con
traffacendo fia condannato nella perdita della roba, e di Lire
cento.
Capit. 63. Che tutti quelli che hanno Officio nelle Gar
zane, debbano con ogni diligenza e follecitudinc iollecitare i
loro Officj perfonalmente , lòtto pena di Lire venticinque a
chi trafgredirà per cadauna volta.
Cap. 04. Che quelli che averanno Botteghe nelle Garzane- ,
non ardifeano per f avvenire di tener tende d- avanti le loro
Botteghe o feneftre, in pena di Lire dieci per ogni volta farà
contraffatto.
Cap. 65. Che quelli che fanno, o faranno lavorar di lana,
non debbano dare alle filere che filano a molinello più di lire
fei e foldi otto per mezzetto, giudo la forma dello Statuto,
in pena a quelli che contraffaceffero di Lire quindeci per ca
dauno , e cadauna volta .
Cap. 66. Che quelli che faranno filar Itami, non pofTano
darne più di oncie tredeci per lira, conforme gli Statuti, in pe
na di Lire quindeci come l'opra; nella qual condanna incorri-
no. anco quelli che daffero manco di oncie tredeci per lira ,
per minima quantità che folTe ; e ciò per ovviare alle molte
fraudi e inganni che fi fanno a danno della povertà.
Cap. 6j. Che in virtù della Parte prefa nel Magnifico Con-
feglio di XII. e L di quefta Città lòtto li 22 Giugno 1572,
non oftante la licenza data alli Mercanti Drappieri l'anno 1568
di poter fervirfi di lane foreftiere nelli panni di fefTanta , e lef-
fantadue portade, effendo per efperienza tal licenza conofeiuta
dannofa , fi è ftatuito che alcun Mercante Drappiere dalli pan
ni di cinquantafei in fu , non poffa adoperar lane o ftami Sa-
lonichi, o Tedefchi , nè d'altra forte, intendendo di lane fo
reftiere ;
a4ò CRONICA DI VERONA
reftiere ; falve Tempre le noftrane fine , le Ferrarefi , FranceG , e
Spagnole, fotto pena al li contraffacienti , che gli fìa fquarzia-
to il panno per fchena, e di foggiacere a tutte le altre pene
confuete, e cenfure ordinarie circa i difetti de' panni.
Cap. 68. Che ogni Cimador da panni fìa obbligato bagnare
tutti i panni colorati a fufficienza, e bagnati che fiano, lalciar-
li almeno ore quattro al ruotolo; e fìa tenuto il Maefiro, quan
do va a dare la figurtà fopra la Cala , giurare in mano del Si
gnor V icario , o di uno de' Spettab. Confoli di offervare i pre
lènti Ordini, l'otto pena di {pergiuro, e di privazione dell'Ar
te, e di Lire cinquanta de' danari , e fia tenuto il Patron per
il Garzone , quando fia per la pena pecuniaria , rifervandogli pe
rò il fuo regreffo , perchè non effendo detti panni a fufficienza
bagnati apportano alli compratori grandiflfimo pregiudizio .
Cap. 69. Che in conformità della Parte prefa fotto li 30
Novembre 1587 dalla Magnifica Città, le Rafie non fi pofTano
fabbricare , nè far fare in manco di portade trentatre ; ma ben
in più ad arbitrio de i fabbricatori * nè pollano effer ordite eoa
manco di quaranta fili per portada ; nè tenute con mancò di
tre fili per dente; nè poflano per modo veruno effer ordite eoa
(lami foreftieri filadi.
Cap. 70. Che le Sarze non pofTano efler ordite in manco di
portade trenta; ma ben in più ad arbitrio, ut fupra • nè con
manco di quaranta fili per portada ; nè teflùte in pettine eoa
manco di tre fili per dente - nè poflano in modo alcuno effer
ordite con itami foreftieri filadi.
Cap. 71. Che le Radette non pofTano effer ordite in manco
di portade trentaotto; ma bene in più, come di fopra; nè con
manco di fili quaranta per portada; nè teffute in pettine con
manco di tre fili per dente; nè poflano in modo alcuno effer
ordite con Itami come di fopra .
Cad. 72. Che fe farà trovato alcuno che contraffaceffe in ai-
cuua cola agli Ordini predetti , facendo fabbricar delle fuddet-
te forti di lavorieri diverfamente da quello eh' è fiato d' avanti
cfpreflò, fia principalmente caftigato nella perdita della roba- ,
o del lavoriero che gli farà ritrovato,, e di Lire quarantacin
que per ogni lavoriero per la prima volta ; fe farà trovato la
feconda volta, fia punito, oltre la perdita della roba, in Lire
feffanta de' danari ; fe farà trovato la terza volta , fìa condan
nai nella perdita della roba, e nelle Lire feffanta ; ma di più
fia punito sei poter più efercicare l'Arie della Lana per anni
cinque
PARTE PRIMA. z47
cinque continui- nelli quali anni cinque, dopo la privazione,
i'c farà trovato lavorare, o far lavorare in detta Arte, fia pri-
ma condannato nella perdita di tutti i lavorieri che faranno
trovati aver fabbricato, o far fabbricare , e d* a vantaggio in
Lire cento de' danari, e ciò tante volte, quante contraffarà :
c gli anni cinque fuddetti s' intendano principiare fempre da
quel tempo che farà trovato aver trafgredito.
Cap. 73. Che finalmente li TeflTari che faranno ritrovati a
teflcre , od aver in telaro delle predette forti di lavorieri , con
tro gli Ordini già dichiarati , fiano anco per la prima volta
puniti per ogni lavoriero nella privazione dell' Arte fuddetta
per anni tre; ma fe all'incontro elfi Teflàri veniranno volon
tariamente a denunziare nell'Officio della Cafa li lavorieri dei-
la forte antedetta, denunziando infieme il padrone di quelli, e
da chi gli aver^nno avi^ti , allora i Tenari medefimi non fo-
lamcnte fìano e s- intendano liberi dall'antedetta pena, ma gua
dagnino appreflb il terzo di quella nelli fuoi cafi .
Cap. 74. Che parimente li Garzoni o Lavoranti di detti Tef-
fari , o qualunque altra perfona , poffano e debbano accufare e
denunziare al lòpradetto Officio li lavorieri che faranno con
tro le Regole prenominate ; e tali accufatori guadagnino per
ogni volta il terzo, oltre le pene fopradette nelli fuoi cali, sì
rilpetto al Mercante , come ad altra perfona di cui foffe il la
voriero denunziato, e volendo farà tenuto fecreto.
Cap. 75. Che le pene fopradette nelli fuoi cafi fìano divife,
ut infra ; cioè un terzo all' accusatore o denunziante ; un terzo
all'Arte della Lana; e l'altro terzo alla Cafa de' Mercanti: e
fe farà il Cavaliere che averà portate le fuddette contraffazio
ni , abbia lui folo i due terzi, e l'altro terzo fia della Cafa
medefìma .
Cap. j6. Che nbn fia alcuno di che fiato e condizione efTer
fi voglia, che ardi'fca o prefumi per fe, ovvero per interpofte
perfone , fotto qualfivoglia colore o pretefio , condur o far
condurre Lane nofirane di qualfivoglia forte in grande o picco*
!a quantità fuori di qaefta Città o Territorio , fotto le pene
Statutarie, e degli Ordini di effa Arte, e di più ad arbitrio del
Signor Vicario c Confoli , fecondo la qualità delle perfone , e
del mancamento che farà commeflo; non potendo nè anco toc
, Lane foreftiere fuori della Città e del Territorio fenza licenza,
da eflèrgli concetta giufto lo Statuto dell' Arte della Lana ,
fotto l'ifteffe pene.
Cap. 77.
24S CRONICA DI VERONA
Cap. 77. Che non fìa alcun Telfaro di quefta Città che ar-
difca di accettar più di due tele per telaro da fabbricare ; cioè
una, tenendola in telaro; e l'altra per poter, quella finita, di
nuovo incominciarla , ficcome difpongono gli Statuti , e Capito
li dell'Arte, fotto le pene come in quelli, e altre maggiori ad
arbitrio , e quello per ovviare alle molte fraudi che di conti
nuo vengono fatte dalli Teflari per la loro ingordigia.
Cap. 78. Che li Teflàri da Lana non" portano lavorar del fuo,*
e le faranno trovati contraffare , cadino in pena come negli Sta
tuti , e più ad arbitrio; ciò portano però fare con licenza del
Sig. Vicario.
Cap. 7?. Che li fuddetti Tertàri fiano obbligati a fare il lo
ro fegno di lana fopra le Raffe; fiano o in pezza, o in cavez-
zi; qual fegno farà notificato al Nodar Stabile; e debbano ef-
ferc differenti tutti li fegni; portando chi uno, e chi l'altro;
in pena di Lire dieci per ogni contraffazione.
Cap. 80. Che f« faranno trovati Tenari commetter fraudi >
o falfità nella lana, o ftame in alcuna quantità, benché mini
ma, incori ino in pena d'effer privi dell'Arte, e di non poter
più lavorare per Maeftro , nè per Lavorante ; ma di più pa«
ghino Lire trenta de' danari, e fiano legati alla Catena del pub
blico Capitello in Piazza da Terza fino a Nona, fenz' alcuna
intercertion di grazia.
Cap. 81. Che fe farà trovato lana, (lame, o filadi di qua
lunque forte, o drappi pure di lana o in tutto o in parte, a
pedone che non èfercitaflero détta Arte rettamente , abbiano
quelle da render conto di detta roba, altrimente incorrino in
pena come negli Statuti , e di più gli farà proceduto crimi
nalmente; e fe farà in Gucchiaria alcuno che tenghi lana fof«
petta, fia fottopofto alla medefima pena; e cadauno polfa accu
lare col beneficio dello Statuto,
Cap. 82. Che non fia alcuno così ardito che ufi fraudi nel
bollar panni di forte alcuna al bollo di fopra in Garza ria ,
fotto le pepe degli Statuti, e di più ad arbitrio del Sig. Vi
cario, fecondo la fraude; e fe per negligenza di quel Malfarò
Cuftode di detti bolli foffe trasferito alcuno di detti bolli dal
fuo luogo, cada il detto Malfarò o Bolladore in pena di Li
re venticinque, da ertemi i tolta irremilfibilmente.
Cap. 83. Che non fia perfona dell' Arte de' Radaroli della
Città r che impedifea le rive dell' Adige , per caufa di te
ner pile di legne; e ciò perchè li foreftieri abbiano luogo li-
bero
PARTE PRIMA. 240
bero, per poter (caricare, e governare le loro Legne, in pena
di lire venticinque.
Cap. 84. Che fia proibito ad ogn* uno vender Legne d* alcu-
na forte, fé prima non farà defcritto neil' Arte de Radaroli ,
fotto le pene Statutarie .
Cap. 85. Che ogni Mercante da Leena lìa tenuto, quando
venirà Legna, quella far fubito forcare lotto le pene, come nel-
lo Statuto, e quando farà fortata, debbi a forte per forte far
che Aia feparata l'una dall'altra sì fattamente, che non fìa oc-
cafione di poterli mefcolare infieme , e fe farà trovata altrimen.
te, s'intendi non fortata, dovendo dar le mote lontane alme*
no un piede l'una dall' altra , ed il tutto fotto le pene ordi.
nane.
Cap. 26. Che neflun coffa tener Legna in piedi , che non Ga
fortata come di fopra, lotto pena di Lire dieci, e ogni volta
fia trovata in piedi, s'intendi fortata.
Cap. 87. Che neffiin Mercante da Legna ardifca di vender
Legne, fé prima non faranno fortate, fotto pena di perder ef
fe Legne che averà vendute , o foffe a mercato per vendere , e
di Lire venticinque de' danari, dando facoltà a cadauno, così
CaYrattiere, come Facchino di poter acculare , e guadagni an
co la metà della pena.
Cap. 88. Che (alvi, e rifervati tatti gli Ordini , fopra ciò
difponenti , non fìa alcun Mercante , di quelli però che tengo
no Leone da vendere, che ardifca tener quelle diftefe in terra
piti dell'ordinario ; ma abbiano luogo di poterle riponer, do
ve faranno tenuti dirizzarle fortate , come avanti fi è detto;
e occorrendo che il luogo , o ftallo foffè si fattamente pieno
(come fpeflè volte accade) che effi Mercanti non potettero ri-
ponervi altre Legne , per loro comperate , poffano in tal cafo
quelle tener diftefe in terra in tutto, o in parte fin tanto che
per vendita, o per altra occalìone faranno sbrattati gli ftalli,
o luoghi ripieni , i quali ficcome fi aneleranno feemando , così
ancora con le Legne diftefe in terra fi anderanno riempiendo »
Ordinando apprefio che , mentre faranno effe Legne per la fud-
detta caufa diftefe , i Mercanti medefimi fiano obbligati quel,
le dare in nota al Cavaliere la prima volta che compar al
luogo , ove faranno le Legne , e di quelle non poffano vender
ne per modo alcuno, fenza licenza in fcritto del Sig. Vicario -
Dichiarando in oltre, che la regola prefente non proceda nei
cafi dei foreftieri, quali debbano fempre averle fortate e ven-
I i dute,
a5o CRONICA DI VERONA
dute, e non tenute in terra in maniera alcuna; Quelli poi 1
che in tutto, o in parte trafgrediranno, cadano per ogni vol-
ra in pena di perder le Legne, e di Lire venticinque.
Cap. Sp. Che quelli Mercanti o Radaroli , che vendono Le
gna alla minuta, non portano, nè debbano comprar Legna di
forte alcuna nella Città, nè fuori dalle Porte da alcuno, che
la conduceffe a Verona" fu i carri , o altrimenti; ma portano ,
e fiano in obbligo andare a comprarla fuori alle Ville proprie
de' patroni di erti Legnami, c da Ponton in fu, come coman
dano gli Statuti, fotto pena di perder la roba, e altro tanto
quanto valerà.
Cap. oo. Che tutti li foreftieri , che conduranno Legna in
quella Città , debbano in termine de' giorni otto aver fortata
detta Legna, e in termine de' giorni otto averla venduta fotto
pena, come negli Statuti.
Cap. pi. Che fia vietato ad ogni foreftiero, che condurà Le-
gna di che forte effèr fi voglia in quella Città , incanevare det
ta Legna in pena di ammettere la roba, e di Lire venticinque
per ogni volta , e qualunque contraddente • nella qual pena
pecuniaria incorrino anco i padroni degli Halli, o altri luoghi,
nè quali forte trovata roba , come di fopra , e chi in quelli ca-
fi accufarà, guadagni la metà della pena.
Cap. p%. Che ogn' uno , che venderà Legne , o Stanghe come
di fopra foriate, debba anco cargarle fortate, altrimente tro-
vandofi carri di Stanghe, che non fiano tutte d'una lorte fola,
febbene foflero comperate fortate in diverfe forti, s'intendi ef-
fer incorfo in quella medefima pena, come fe foflero (late ven
dute, e refpettivamente comperate fenza fonare; dovendo ca
dauno , che averte intenzione di vender, o cargar Legna nel
modo fuddetto, prima che fia cargata dimandar licenza al Si
gnor Vicario e Spettabili Confoli , e chi contraffarà fia cali
gato come di fopra.
Cap. 03. Che non fia alcuno, che ardifea comperare Cerco-
li di alcuna forte, per rivenderli, fotto le pene Statutarie.
Cap. 04. Che tutti quelli , che fanno o vendono Cercoli da
Botte, o d'altra forte, debbano quelli far buoni e feguenti- e
così venderli fenza mettere i buoni di fuori via , e Ti cattivi
di dentro con fraude , e danno de' compratori , fotto pena di
Lire dieci per cadauno, e cadauna volta, e di perder la roba;
dando facoltà ad ogn' uno di poter accufare , e guadagni la me
tà della pena.j
Cap. 9$.
PARTE PRIMA. 251
Cap. 05. Che quelli, che vendono Faffi o Mafe in quella Cit
tà , debbano venderle due marcheti la Mala e non più ; e le
Falline cinque quattrini al più, giudo l'ordinario e antica con-
fuetudine; e fe farà trovato alcuna contraffare , fia punito in
Lire venticinque per ogni volta trafgredirà .
Cap. pó. Che neffun foreftiere ardilca condur Legname in al
cuna forte da quella Città alle parti inferiori fuori del Diftret-
to per caufa di vender detto Legname j, e in oltre nelfuno dell'
Arte de' Radaroli Ha cosi ardito v che predi aiuto o favore ,
vendendo con elfi foredieri ,. fotto pena di perder la roba, e
altre pene ad arbitrio del Sig. Vicario..
Cap. 07. Che tutti li Merzari, Barozeri, Radaroli, e altre
perfone nominate di (opra fiano tenuti inviolabilmente oflerva-
re non folo quanto è Irato predetto , fotto le- pene avanti di
chiarate, ma anca tutto quello che fi contiene negli Statuti ,
ed Ordini di quella Magnifica Città, Cafa de' Mercanti1, Pro
clami , e Provifioni fpettanti all' Officia della medefima Cafa ,
fotto le pene in effe ftatuite e ordinate; e fe alcuno accufarà,
o denunzierà qualfivoglia contraffaciente , giudificata V accufa ,
confeguifea la metà della pena, e fia tenuta fecreto , giuda la
fórma degli Statuti»

li %
*5*

CAPITOLI

SPETTANTI ALL'UFFICIO

DE' MAGNIFICI S I G N.

CAVALIERI DI COMUN-
CAPITOLO L

He fia proibito, totalmente a' Cavalieri dì


Comun di levare , o mandar via Cotto pre-
tefto di Contrabbando guai fi fia cofa, ben
ché di poco momento [eccettuati li cafi de
ferita nel Capitolo leguente} ma debba
no, fe troveranno roba che da loro farà
(limata incorfa in contrabbando, intromet
terla appretto perfona ficura , facendo in
ventario diligente alla prelenza del Patro
ne, quando però la roba potrà durare* ma fe correffe pericolo
«li euaftarfi , abbia il Patrone di efla libertà di tenerfela e ven
derla , dato però prima idonea ficurtà all'Officio de' Cavalieri di
quanto valerà effà roba, acciò poi fatta la fentenza dal Giudi
ce de' Cavalieri e Confoli , fervatis fervandis , fe farà laudata
al Sindicato dall' Illufrriflìmo Sign. Podeftà (quando a lui fofle
fiato ricorfo } abbiano i Cavalieri la metà del contrabbando , e
condanna giufto alla Legge, e alle confuetudini fin ora oflervate*
c fe altrimenti fofle terminato > debbano del tutto reftare taciti e
contenti .
Cap. 2. Che fia però conceda autorità a' Cavalieri di man
dar via il Pane alli Pittori» quando lo troveranno difettivo dì
due oncie, o più. del Calmiero detonato , e anco quando tro
veranno nelle Beccarle carni marcie, e di animali morti da fe,
ovvero di Vacche ammazzate fenza licenza di elfi Cavalieri, e
di più quando troveranno Pefce incane vato, e Gambari tenu
ti in viva ; e in oltre il Pefce di qualfivoglia forte , tanto fre-
feo ,. quanto falato che ha fracido. £ però doveranno manda
re il Pane difettivo come di fopra , e il Pefce incanevato , e
Gambali a' luoghi Pii,, c non altrove- ovvero difpenfar il Pa
ne
PARTE PRIMA. *S3
ne (quando ricercherà così la trafgreffione ) in buona parte alla
Povertà, che per cafo ivi lì trovate preferite , facendoli man
dare dalli luoghi Pii (fe a quelli manderanno il Pane) la fe
de in fcrìtto della ricevuta, che doverà eflér moftrata al Giu
dice fe la richiederà. £ le Carni e Pefci fracidi doveranno far
gettare nel Fiume , o far calpeftare co' piedi fu le ftrade , ri
cercando limili trafgreffioni più 1' efecuzionc fòbico veduta dal
Popolo, che alcun altro indugio.
Cap. 3. Che fia proibito a Cavalieri faddetti ricever alcu
na forte di regalie , e particolarmente quella dello Stortone *
eccettuate quelle due fole, che fono le Lingue de' Porci che u
ammazzano al pubblico Macello , nella quantità e modo con-
fueto (inora, e le Sardene nell'iftefio modo.
Cap. 4. Che fe li Cavalieri fuddetti contravenifanno al pri
mo Capitolo, mandando via di fatto, fono pretefto di contrab
bando la roba, e fe contraveniranno al Capitolo terzo , rice
vendo Regalie a loro vietate, e in oltre fe accordaranno le In
venzioni tanto in Città, quanto nel Territorio, e non faran
no notare alli loro Nodari tutte quelle , che per le trafgref
fioni de' Pittori, Beccari, Pefcadori, Revendaroli , e per ogni
altro difetto doveranno eflèr notate , non facendole portare quel
giorno, ovvero il di feguente fe faranno fatte nella Città, e
le fonerò fatte nel Territorio, il giorno che giungeranno nel
la Città y ovvero il fuiTeguente fopra al Banco de Cavalieri ,
poflano eflèr citati nel Confeglio di XII da chi fi ita, benché
fotte intereflato, e ivi dal medefimo Confeglio, inficine con il
Giudice de' Cavalieri , non folo debbano eflèr condannati in
Ducati cinquanta , la metà de' quali farà applicata all' accufa-
tore , e T altra metà a* luoghi Pii , ma ancora fia concena li
bertà al detto Confeglio di XII e Giudice , veduto e confidera-
to il loro mancamento, di privare elfi o alcuno di loro dall'
Officio in perpetuo , o a tempo , e così d' ogn' altro che fia
conferito da quella Città.
Cap. 5. Che fia fatta ogni agevolezza potàbile a tutti quel
li Foreftieri , che conduranno vittuaria d' ogni forte di Paefe
lieno, fecondo gli ordini del Confeglio di Xu delegato a rego»
golare li Capitoli fpettanti all' Officio de' Cavalieri di Comun,
1 quali tanto in Scritto , quanto a ftampa fin ora fono fiati
formati , come per il Capitolo ottavo della Parte del Magnif.
Confeglio di XII e L. del dì 22 Dicembre 1624.
Cap. 6, Che fia finalmente oflervata con ogni rigore la va
canza
254 CRONICA DI VERONA
canza ftatuita d' un* anno a' Famiglj , o Pefadori de* Cavalieri
di Comun : dovendo eftenderfi detta vacanza • ancora dal Pa
dre al Figliuolo» dal Figliuolo al Padre, e dal Fratello al Fra
tello, acciò- piii facilmente fi portano fchiffare quelle fraudi che
nalcona dalla perpetuità de' Miniftri s\ fatti. Ed al prelente
abbia efecuzione quella Terminazione , che è conforme ad altre
Leggi fatte da quello Confeglio in quello propolito , con dichia
razione efpreflà , che ogni atto che farà fatto per 1' avvenire
da' Cavalieri e Giudice per mezzo di quelli Miniftri vacanti,
farà decretato invalido, come aderto per allora è dichiarato da.
quello Confeglio per tale.
Cap. 7» Che non fia perfona alcuna così mafehio , come fem
mina, che ardifea nei giorni di Feda di Precetto, e in quel»
li ancora di Fella offervata dalla Magnifica Città lavorar, nè
meno prefuma alcuno negl' iftefli giorni tenir aperti eli ufei. o-
balconi delle Botteghe , Banchi, o Cartoni, nè tenir fuori zoc-
chi in Piazza benché piccioli per vender, o in altro modo con
trattar* e fe qualche pedona llaflè in famiglia, ove ha la fua
bottega, e non averte altro foro per ulcir di cafa , che dalla
bottega, gli fia lecito per la necertìtà d'entrar, e ufeir di cafa,
aprir e ferrar l' ufeio della fua bottega , e tenir anco aperto-
un balcon di quella , purché non fia veduta alcuna forte di
merce, quali debba tenir coperte, o in altro modo nafeofte ,
si che non fìano vedute da quelli che partano per la ftrada ,
ciò intendendoli anco delli Barbieri, Ebrei, ed ogn* altro ; nè
detti Ebrei portano nelle loro botteghe, benché ferrate, in det
ti giorni Feftivi vender, o con alcuno- contrattare mercato d'
alcuna cofa, e chi contraffarà alli predetti Ordini, calchi' in pe
na per cadauno , e cadauna volta , di Lire venticinque j ed altre
pene maggiori ad arbitrio.
bemy lia anco efpreflàmente proibito- allf Molinari , che nè
Ioro,nè li loro famigli, nè alcun altro di loro commiflione nel-
li fuddetti giorni di Fella di Precetto, e in quelli ancora of-
fervati dalla Magnifica Città , ardiscano con li loro Molini la
vorar, o far lavorar, fe non dopo che faranno fonate le ore
ventidue, in pena per cadaun,e cadauna volta di Lire venti
cinque.
Cap. 8. Che neflun» ardifea in quella Città ,. o fuo Terri
torio- giuocare a carte,, dadi, o altro giuoco di fortuna, ed in
particolare in ftrada, o in Piazza, nelle diarie o Magazeni ,
in pena di Lire venticinque e perdita delli danari, che fe gli
tra-
PARTE PRIMA. 255
troveranno , e altre pene ad arbitrio * e nelle medefime pene
calchino anco qnelli, che daranno recapito a tali giuocatori,
e gli accufatori guadagnino la metà, e fiano tenuti fecreti.
Cap. o. Che li Piftori di quella Città , e Tuo Torritorio deb
bano tenir le loro botteghe , fcaffe , o banchi in Piazza tutti
li giorni forniti, e fornite di Pane bello, ben cotto, e ben fta-
gionato , e non falfificato* qual fia al pefo del Calmiero che
gli farà dato di tempo in tempo , intendendo detto Calmiero
di marcherà quattro la bina , dovendo del continuo aver al
meno un terzo di Pan da Bolla, con il bollo della fu a botte
ga fopra le loro fcaffe , e banchi in Piazza , 1' iftefTo debbano
aver gli fuoi venditori a benefìcio del pubblico ; jiè poflano
detti Piftori bifeottar , nè per fe , nè per altri Pane , qual non
farà al pefo ordinario, in pena per ogn'uno che contraffarà di
Lire venti per la prima volta , c fe più volte contraffaranno
gli fìa duplicata la pena, e anco incorrano in pena di corda,
prigione, -e berlina ad arbitrio; e contra li Piftori «di Villa fia
duplicata la pena : e tutto ciò oltre la perdita «del Pane , che
poffa eflèr diipenfato dal Sig. Cavaliere, quando calafTe più di
due oncie per bina da quattro foldL
Cap. 10. Che tutti li Piftori debbano bollar il fuo Pane con
fìgillo .che abbia quel numero, al quale fi troveranno deferitti
nella loro matricola , il qual numero debbano tenir attaccato
alla fua bottega a fine, che fi polTà conofeer di chi fia il Pa
ne che foflè trovato in mancamento , nè poflano elfi Piftori
vender Pane , che non fia figillato del proprio figillo , come di
fopra, in pena a chi contraffarà di Lire dieci, e altre pene ad
arbitrio.
Cap. 11. Che tutti li Piftori , quali fanno Pane a pofta ad
altri , far debbano che detto Pane fia bollato del proprio bol
lo di chi farà detto' Pane, ovvero che fia bollato di chiave, fa
cendolo anco di forma diverfa da quello che fanno per ven
der , acciocché fia conofeiuto , in pena a chi contraffarà di Li
re dieci, e perdita -del Pane.
Cap. II. Che per levar l'ingiufto pretefto di effi Piftori fon
dato fopra la Parte 1549; cne difpone che, non fi trovando
più di cinque bine di Pane, per ogni infornata di Pane, difet
tive , non fi poffa far invenzione ; fi dichiara , che debbano ef-
fer invenzionati anco per una fòla bina , quando tutta V in-
fornata non fofTe pefata, e trovata di giufto pefo, eccetto bi
ne cinque.
Cap. 13.
2$6 CRONICA DI VERONA
Cap. 13. Che cadaun Malfarò, ConCgliero di cadauna Vil
la di quello Territorio, ovvero Maflàri, e Gaftaldi delle Ar
ti, cioè Barcaroli, Beccari, Fefcatori , Molinari, Carratterì ,
Nolezini , Ofti , Portcnari , Revendaroli , o altri a chi s' afpet-
ta, dehbano in termine di giorni otto proffimi futuri, aver de
nunziato alli Magnifici Signori Cavalieri di Comun tutti gli
efercitanti delle predette Arti, e Medieri, sì in queda Città,
come Territorio, fotto pena di Lire venticinque di denari per
cadauno, che non denunziale il giudo, ed altre ad arbitrio.
Cap. 14. Che tutti li Revendaroli da Folami , Salvaticine ,
ed altre vittuarie , portar . debbano del continuo , ed anco le
Fede nell' andar per la Città il capello tutto turchino , e le
Revendarole una manica tutta turchina allacciata al butto , e
così anco fuori delle Porte per miglia cinque , e fe faranno tro
vati, o accufati contraffattori cafehino in pena di Lire venti
cinque, e debbano dare al luogo dedinato oltre la Scala de'
Mercanti , in pena a chi contraffarà di Lire venticinque con
perdita della roba ; e anco di pena corporale di Corda , Pri
gione, Berlina, ed altro ad arbitrio.
Cap. 15. E perchè vi fono molti, che fanno modra di an
dar a comprar delle Pelli fuori delle Porte, e altre robe, ma
comprano Polami ed altro ; però fi fa intendere , che non pof-
fano andar fuora delle Porte a tal' effetto in pena di Lire ven
ticinque per cadauna volta, e pene corporali, come di Copra*.
Cap. 16. Che tutti li Revendaroli, e Revendarole debbano
in termine di giorni cinque, fe fono di queda Città, e quel
li di Villa dieci proffimi darfi in nota ali Officio delli predet
ti Magnifici Sig. Cavalieri , e ivi dar idonea iìcurtà di Lire
cinquanta, in pena a chi contraffarà di Lire venticinque, e
perdita della roba.
Cap. 17. Che tutti li Revendaroli di queda Città , e di Vil
la , che rivendono Ovi , Frutti , Afparagi , Artichiocchi , Salva
ticine, Polami d'ogni forte, Gambari, e Pefce , o quafivoglia
cofa fpettante al vito quotidiano, nefluna cofa eccettuata, non
poflàno comprar, o far comprar nè per fe , nè per interpode
perfone, nè per altri in luogo alcuno di queda Città, nè con
trattar, nè per miglia cinque fuori delle Porte, fe non quan
do farà levata la Bandirola dal Capitello, e per Io fpazio di
due ore dopo folamente, quali anco fiano in obbligo aver, e
modrar fede reale ad uno de' Magnifici Signori Cavalieri di
Comun della quantità , e qualità delle robe che averanno com
prate;
PARTE PRIMA. 257
prate ; qual fede fia fottoferirsa da uno degl' infraferitti , e non
eia altri , cioè dal Spett. Sig. Vicario , o luo Nodaro , ovvero
<ìal Maflàr di detto luogo , in pena a chi contraffarà di Lire
venticinque, perdita della roba, Corda, Prigione, Berlina, e
altre pene ad arbitrio; e fe faranno trovati alle Porte di que
fta Città, ovvero camminar per la ftrada delli Frutti, ovvero
per l'altra detta di Borgolecco * nelle ore ad eflì proibite , ca- * Comu-
dano nelle fuddette pene , e gli accufatori guadagnino la metà |jeni^nte
delle robe e pene pecuniarie, e fiano tenuti fecreti volendo . gf/ftTo f"
Di più , che non fia lecito a qualfifia Revendarol , o Reven-
darola, fono qualfifia pretefto di comprar, o far comprar, nè
anco per intevpofte pedóne , vittuarie in quefta Città per con
durle fuori, nè anco per miglia cinque fuori della medefìma
Città, per rivender, e condur altrove fotto qualfifìa inganne
vole pretefto, fotto le pene per cadauna volta, e per cadaun
mancamento efpreffe come di fopra : e perchè alcune volte vien
molta roba al tardo, e verfo fera, pertinente al vitto quotidia
no, a chiara intelligenza d'ogn'uno fi dichiara efprefiamente ,
die non fia lecito ad alcuno Revendarol, o Revendarola com
prar nè far comprar neffuna forte di roba , che in tal tempo
veniffe, e maflìme che non fia prima fiata in Piazza, fotto le
pene fudderte , e maggiori ad arbitrio , intendendo anco fem-
pre perduta la roba, e pene corporali, come di fopra.
Cap. 18. Che fe qualche Revendarol nelle ore proibite com
prerà , ovvero per mezzo d' altri farà comprar in luogo alcu
no di quefta Città, e anco per miglia cinque fuori delle Por
te, perda immediatamente tutta la roba da lui comprata, e fia
condannato in Lire venticinque de' danari , e più ad arbitrio,
oltre le pene corporali di Corda , Prigione , e Berlina , di
chiarate di fopra: con dichiarazione, che fia lecito a quel me-
defimo, che ad iftanza di qualche Revendarol averà comprato,
il palefar il nome del contraffaciente col guadagno di tutti i
danari, che il Revendarol gli averà dati per comprare, e più
d'una Lira di dinari per Lira in che il Revendarol farà con
dannato , da effergli il tutto pagato de' beni del Revendarol
contraffaciente, e larà tenuto fecreto, nè farà caftigato; ma fe
non accuferà, e comprerà come di fopra tanto lui, quanto il
Revendarol fiano condannati nelle pene corporali , e pecunia
rie come di fopra .
Cap. 10. Che li Revendaroli da Fieno , non poffano comprar,
Kk nè
258 CRONICA DI VERONA
nè contrattar con perfona alcuna prezio di fieno di quefia Cit
tà, nè meno poffano andar incontro alli carri carrichi, nè per
miglia cinque fuori delle Porte fino che non farà levata la
Bandirola dal Capitello, dovendo detti Rivendaroli continua
mente con il Fieno, che averanno comprato, aver fede reale
del logo ove farà fiato levato, e da chi comprato, in pena di
Lire venticinque c perdita della roba per cadauna volta che
contraffaranno, e altre pene maggiori ad arbitro, e corporali.
Cap. 20. Che quelli, che torranno Orti d' Erbami , Arti-
chiocchi , e Meloni ad affitto, non fi comprendano fotto il no
me di Revendaroli, mentre effì perfonalmente gli vendano, e
fi vadino a dar in nota all'Officio de' Sign. Cavalieri di Co-
mun , prefentando le Locazioni , o con giuramento del Loca
tore .
Cap. il. Che quelli, che conduranno vittuaria in quella Cit
tà di qualfivoglia forte per venderla, incontinente quella con-
dur debbano alli fuoi luoghi deputati , .nè ardifea quella met
ter in alcuna Bottega, o Oftaria, o Stallaci, o in cafa di Re
vendaroli, o in altro luogo, e come volgarmente fi dice, non
fìa lecito in modo alcuno infontegar vittuarie di qualfivoglia
forte , che fi conduranno a Verona fotto qualfivoglia pretefto,
neffuna cofa , e neffuna perfona eccettuata, etiam foreftiera* e
debbano parimente gionti al luogo deputato tenir quelle dilco-
pcrte per venderne a chi piacerà di comprarle, avvertendo pe
rò di non venderne a Revendaroli nell'ora proibita , venden
do detti conduttori detta vittuaria fenza V ajuto di Revenda
roli, o di altri: a' quali Revendaroli fia del tutto proibito ftar
appretto di quelli a vender la vittuaria , nè a)utar a vender
quella de' conduttori , in pena A chi contraffarà per cadauna vol
ta, così al comprator, come al venditor di perder la roba, e
di Lire venticinque, e altro ad arbitrio,
Cap. 22. Che tutti quelli, che conduranno carri di Captici,
o Cipolle in quefia Città , li Capuci poflano efTer fcaricati fu
la Piazza, e 1 Aglio e Cipolle fiano fcaricati in Pefcaria al
la Fontana piccola , ma però dette robe debbano efTer vendu
te per li medefimi conduttori , e non poffano venderne a Re
vendaroli, nè meno incanevarle nell' ora ad eflì proibita , fc
non dopo che farà levata la Bandirola, in pena di Lire venti
cinque, e petdita delle robe.
Cap. 23. Che alcuno non poffa accettar nella fua Bottega ,
o Ca-
PARTE PRIMA. 250
o Cafa, roba fpettante al viver umano in falvo, che fia com
prata da elfi Revendaroli, nè meno altre pedone poffano com
prar per detti Revendaroli, nè far mercato alcuno l'otto le pe
ne come di fopra.
Cap. 24. Che li Pefcatori, che conduranno Pefce in quella
Città, quello condur debbano a1 fuoi luoghi deputati, cioè il
Pefce del Lago di Garda alla Fontana piccola , quello dell' A-
dige, e di Fontana alla Preda del Pefce, e quello di Valle al
le Beccane grandi , proibendo al tutto di portar in Piazza ,
cioè alla Preda dal Pefce , Pefce che non fia di Fontana y in pe
na per cadauna volta a chi contraffarà , di Lire venticinque ,
perdita di tutto il Pefce , ed altre maggiori ad arbitrio etiam
corporali ; liano anco tenuti li conduttori del Pefce di Garda,
o Pelcatori denunziare ad uno de' Magnifici Signori Cavalie
ri la qualità, e quantità del Pefce condotto, prima che lo ven
dano, vendendo elfi Pefcatori il detto Pefce lenza 1' ajuto de'
Revendaroli, od altri, nè poffano occultarlo, nè bagnarlo, nè
tenerlo coperto , nè riponerlo in altro luogo * dovedo anco det
ti conduttori pefarlo con le Bilancie forate nel mezzo del fon
do, tenendo anco le Piadene da Pefce perforate, in pena a chi
contraffarà di Lire cinquanta per cadauna volta , perdita del
Pefce , ed altre pene pecuniarie , e fumo tenuti fecreti vo
lendo .
Item> medefimamente tutti quelli, che portano Gambari , e
Pefce nella Città > fiano obbligati portarli fubito nella Piazza al
luogo che gli farà allignato dalli Signori Cavalieri di Comun,
nè fi facciano lecito in neffun' ora , nè fotto qualfivoglia pre
teso portarli in vivara , o acqua di alcuna lorte , etiam che
non gli aveflèro potuti vender , e in cafo di contraffazione cal
chino in pena di Lire venticinque per cadauna volta , e per
dita della roba, la metà della quale fia dell' accufatore , qual
volendo farà tenuto fecreto : nella qual pena s'intendano anco
incorrer quelli , che li daffero commodità di mettergli in det
te vivare , o acque, ovvero fapendo li teneffero fecreti -y non
levando in oltre, che poffano effer caligari con pene più fe-
vere ad arbitrio.
Cap. 25. Che alcuno non poffa ricever regalie de' Gambari,
Pefce o altri Frutti , o Erbazi , che fiano portati in Piazza ,
in pena di Lire venticinque per qualfivoglia contraffazione, «
di Corda , Berlina-, ed altrè pene corporali ad arbitrio .
K k. 1 Cap. 26.
%6o CRONICA DI VERONA
Cap, ló. Che tutti li Pefcatori di quella Città, e Territo
rio, nefluno eccettuato, debbano in termine di giorni otto prof-
fimi dadi in nota all' Officia delli Magnifici Signori Cavalie
ri, e ivi dar idonea ficurtà di Lire venticinque, in pena a chi
contraffarà di Lire dieci, perdita del Pefce , e ad arbitrio, e
fe farà trovato alcuno di quella Città a vender Pefce, quar
non fia defcritto in detta Arte de' Pefcatori, e non fia padro
ne del Pefee, cafchi in pena di Lire venticinque, perdita del
Pefce, Corda, prigione, Berlina, e ad arbitrio.
Cap. %j. Che li Beccari di quella Città non pollano ammaz
zar , nè vende* animali di forte alcuna , fe non fecondo la for
ma delli Capitoli patititi trà la Magnifica Città, e detti Bec
cari, e fe non faranno prima veduti da uno di detti Magni
fici Signori Cavalieri, vendendo, la Carne per prezj a loro fta^
tuiti, e tenendo le fue polle fempre fornite di Carne di Vi
tello, e Manzo; e dir al comprato*- il pelo , e il collo della
Carne che comprano a tanto la libbra , e li compratori lìano in
obbligo dir ad uno de' Magnifici Signori Cavalieri il pelo , ed
il collo della Carne ; e- non pollano, dar zonta fe non dell' i-
fteflo animale, ma non pollano però dar zonta, nè vender a
pelò, Tefte, nè Interiori d'animali in pena di Lire cinquan
ta per ogni contraffazione, da e (Ter duplicata la feconda volta >
e la terza trafmeflb il procedo al Maleficio ; e tutto ciò oltre
gli altri obblighi, come nelli Capitoli delle locazioni.
Cap». 28» Che tutti quelli Formagieri, ed altri y che in que
lla Città fanno per vender , o venderanno Candele di Sevo ,
Salcizze. , Cervelati , Mortadelle , o altre robe , quali fonerò
fàlfificatc, o guade a giudizio de' Periti dell'Arte-, da effer de
porto con loro giuramento, cadano in pe;:a di Lire cinquanta e
perdita della roba, e più. e meno, e in pene corporali ad ar
bitrio, fecondo la condizione delle perfbne , e qualità delle trat»
greffioni, la metà della qual pena e roba lìa applicata agli ac
cufatori .
Cap. a-p. Che li Formagieri non poffàno ammazzar animali
graffi , nè Capre-, o altri limili in. cala; nè anco, mentre dure
rà il tempo dell'ammazzar i Porci, pollano comprar fimil for
te di Carne , fe non alle Beccarle , ed- al Macello , in pena
di Lire 25, perdita della roba comprata, e degli animali am
mazzati. E gli fia anco proibito il pelar qualfivoglia quantità
di roba mangiativa, che va pelata alla gì offa, con li Mai chi
PARTE PRIMA. %6i
alla fottile, e ciò in pena per ogni volta di L. io 'da effer ap
plicate , come di fopra .
Cap. 30. Che fopra le Brente da Oglio , che leniranno li
Formagieri fopra le loro Botteghe fiano in obbligo di tenirvt
un Breve con il nome della qualità dell' Oglio-, ed.il Breve del
Calmiero conforme al Decreto del Magnifico Confeglio. di XII.
ed anco tenirvi involto una pezza netta,. in pena. /di tire ven
ticinque per ogni volta che contrafaranno , e )ve«der V Oglio
giufta il Calmiero , in pena di Ducati venticinque per ogni
contraffazione. « • •
Cap. 31. Che li Formagieri non portano in modo alcuno te-
nir aperte le Botteghe, nè vender robe in giorno Felci vo, fe
non conforme alla Parte di primo Dicembre lóoì con la di
chiarazione del 'Magnifico Confeglio di XII. del di 2 Decem-
bre lòia
Cap. 33. Che li Formagieri non poflano mai comprar Oglio
porto in Zucche , o altri piccioli Vafi, nè in' Piazza, nè alle
Porte, nè in altro luogo della Citta, mentre V Oglio pollo ia
Zucche, o Vafi piccoli vien portato alla' Città, fò'tto pena di L.
25 di denari , e perdita della roba , che compraffero coatra H
prefenti ordini, dovendo lesene efler applicate , come, di (opra.
Cap. 33. Che dopo li quindeci di Novembre li Formagie
ri non poflano comprar Mezen«,-nè alla Preda idfcl Bel'ce , nè
per ftrada , nè alle Porte della Città lotto pena di Lire ven
ticinque e perdita della roba, applicata .come di J'opra, nè
poflano però comprar nelle Cale de' Cittadini , e anco- nelle. lo
ro Botteghe, quando da altri vi fiano volontariamente portate.
Cap. 34. Che al tutto fi a proibito andai? vendendo per que
lla Città Carne , o Pefce di qualfivoglii force, nè cottal o*
cruda , nè meno vender detta roba in altri luoghi , che nè li
Deputati dalla Magnifica Città in pena di Lire venticinque
perdita della roba, di Corda, Prigione, c altre pene ad arbi
tri», e gl'inventori, o accufatori guadagnino la metà della ro
ba , e pena . ;
Cap. 35. Che nefftin Torcolotto, o Secchianolo da:VnTO, o
altri, non poflano comprar, o far comprar .Vino fu 1* Piaz
za per rivenderlo in alcun' ora del giorno le non lontano da
quella Città per miglia cinque , in pena di Lire cinquanta per
dita del Vino , e altre pene ad arbitrio etiam corporali , e quel*
li che vendono > o fanno vender Vino in Piazza rifentit»; e
guado ,
z6z CRONICA DI VERONA
guado t debbano mettergli una Bandirolla, qual fia con facili
tà veduta fotta le medelìme pene.
Cap, 3<5. Che li Torcolotti debbano dar al fuo luogo depu
tata lenza andar incontro, e attorno al li Carri, nè meno con
trattar, fé non quando faranno chiamati con li Brenti a tuor
il Vino, in pena di Lire venticinque per ogni volta, e altre
pene come di lòpra .
Cap. 37. Che in quella Città fia al tutto proibito comprar»
o far comprar Carbone in alcun luogo, e tempo per rivender
lo in pena di Lire cinquanta e perdita del Carbon , nè polla ef-
fer venduto all' insronV altrove, che alla Piazzola di S. Apo-
ftolo, fotto le luddette pene.
Capit. 38. Che nelfuno polla fervidi di £efi , a Mi iure,
che non fiano bollate , e giufte , nè meno di quelle , che il
Marca fi polTa levare dall' afta del Piombino , o Balanza , e
non fi pollano tenir in Cala, in pena le faranno trovate, che
vadi fuora il Marco di Lire cento per milura , e perdita di
elle.
Cap. 3p. Che tutte le mifùre da colmo debbano eflèr di den
tro tanto larghe , quanto alte , in pena a chi le adopererà in
altro moda di Lire venticinque, perdita delle mifure, e ad ar
bitrio .
Cap. 40. Che gli Olii non pollano tenir in modo alcuno ,
nè fotto qualfivoglia pretefto, Piombini, o Balanze alla foni
le, in pena di Lire cento, a quali anco fia proibito tenir Boc-
caletti con piedi, e fenza , nè meno Boccali di terra in tavo
la, in pena di Lire una per mifura, e fe farà trovato alcuno
di detti Ofti a far fraude nelle mifure di Banda , o in altre
mifure; ingannandoli poveri compratori nel Vino, cafchìno in
pena di Lire venticinque di danari , ed altre maggiori , e cor
porali ad arbitrio.
Cap. 41. Che gli Ofti fiano tenuti tenir il Pane, che dan
no a mangiar in luogo tale, che fia apporto alla veduta, in pe
na di Lire venticinque , ec.
Cap. 4Z. Che quelli, che lafciaranno andar Porci per quella
Città * cadano in pena di Lire dieci e perdita di detti Porci,,
e ad arbitrio.
Cap. 43. Che quelli, che af luogo folito, o altrove ammazza
no y o fanno ammazzar Porci , quelli dopo morti fchiappar non
écbfeano , fe prima non faranno veduti da uno de' Magnifici
Si-
PARTE PRIMA. 263
Signori Cavalieri , in pena di Lire dieci , perdita della roba
ichiapata ad arbitrio.
Gap. 44. Che li Botteghieri di quella Città non poflano le
nir fuori delle lor Botteghe Reftelli, o Scansie, che non fiano
alte da rerra almeno fette piedi , intendendo con la roba, o
merci attaccate, in pena di Lire dieci, e ad arbitrio.
Cap. 45. Che quelli, che hanno Caflòni, o Botteghe in Piaz
za, o in altro luogo di quella Città, impedir non debbano det
ta Piazza ~y nè ftrada -con detti Banchi, Scani , o fimil cofa,
metter fuori delle loro Botteghe Caflòni , o Merci , che occu
pino più fpazio di piedi uno, lotto le fu d dette pene.
Cap. 4Ó. Che le Ortolane di Piazza ftar debbano con li loro
Corghi , o Baltrefche nelli luoghi , <he da' Magnifici Sig. Ca
valieri li faranno deputati , con obbligo però le Felle di Pre
cetto di afportar le loro Baltrefche, ed Erbe d'efla Piazza, in
pena di Lire dieci, ec.
Cap. 47. Che quelli , che conduranno ad affitto Banchi , Caf-
foni , o nitro dalla Magnifica Città, o Spettab. Univerfità, ov
vero da altri particolari, debbano ftar dentro li fuoi termini,
con Merci, o altro, fotto le fuddette pene.
Cap. 48. Che alcuno non poffa gettar fopra la ftrada pub
blica acqua di alcuna forte , uè fporcizie di cattivo odore, e
altre qualità, in pena di Lire venticinque, « ad arbitrio.
Cap. 40. Che tutti quelli, che occupano ftrade pubbliche con
motte di terra, o altro, debbano in termine di giorni otto
profumi aver levate, ovvero avuto licenza di maggior cornino.
dita da' Magnifici Sig. Cavalieri di Cora un , in pena di Lire
venticinque ad arbitrio.
Cap. 50. Che quelli, che hanno Caneve feoperte fenza fer
rate fopra debbano nel detto termine averle fatte coprir, fot
to le fuddette pene.
Cap. 51. Che alcuno non poiTa portar , o far portar, con-
duf , o far condur Terre , o Calcinazzi , Ghiare , o altre fimi-
li cofe fopra le ftrade pubbliche , o in altro luogo pubblico ,
in pena di Lire venticinque, e agli Manuali, oltre le fuddet
te pene , di Corda , Prigione , Berlina , ed altro ad arbitrio .
E che in particolar li Spezzapreda funo tenuti dar conto a'
Magnifici Sign. Cavalieri di Comun delle Scaglie che cavano
dal lavorar delle Pietre, acciò faper poflano ove quelle fiano
condotte , fotto le fuddette pene .
Cap. 52.
2Ó4 CRONICA DI VERONA
Cap. 52. Che alcuno non ardifca nell'Adige, o inqualfivG-
glia altro Fiume del Territorio di quella Città1 , e in qualfi-
voglia modo, nè per tempo alcuno dar, o far dar la Parta al
Peice, dal che ne nafee gran danno e deftruiion di erto , in
pena a chi contraffarà di Lire venticinque per ogni volta ; la
metà de' quali fìano dell' accufator , e fia tenuto lécreto . Do
vendo parimente cadauno inviolabilmente oflèrvar li Capitoli ,
ed Ordini del Magnifico Confeglio di XII. e L. in propofito
della Pefcaggione del Lago di 20, e 21 Dicembre 1Ó22, l'ot
to le pene in quelli contenute.
Cap. 53. Che nefluno ardifca con Arcobugio , o inqualfivo-
glia altro modo, nè per cempo alcuno in quella Città, o Ter
ritorio prender, o ammazzar, offender in alcun modo Colom
bi di Colombara, e domeflici , intendendo, che chi contraffarà
lia punito per l'Officio de' Magnifici Sig. Cavalieri di Comun,
in pena di Lire venticinque , febben anco nè offendeflè un
iblo, e la metà delle pene fia dell' accufatore, qual ha. tenuto
lècreto volendole porta effer punito di altre pene, ttiam cor
porali ad arbitrio.
Cap. 54. Che alcuno non porta portar , o far portar, con-
dur, o far condur fuori di quella Città Candele di Sevo , nè
Jiualfivoglia forte di Graffine, che ecceda il pefo di lire tre; nè
ìa cflratta quaWivoglia forte di roba fenza licenza fcritta , e
fìgillata da Sua Signoria Illuftriffima benché elfi abbiano le Bol
lette della Stadera, in pena 3 chi contraffarà di Lire venticin
que , perdita della roba , Cavalli , Afini , Carri , Barche , e ogn'
altra fimil cola, e altre pene ad arbitrio, e gl'inventori gua
dagnino ut fupra .
Gip. 55. Che alcuno non ardifca portar, o far portar, con
dur, o far condur fuori di. quello Diilretto alcuna quantità di
Pefce del Lago di Garda , o d' altr' acqua di quefìo Territo
rio fenza licenza in fermo, e lìgillata da Sua Signoria Illu
ftriffima, benché averte Bolletta da Daziari, fotto pena di Li
re ventìcinque e perdita della roba , e degli Animali che la
conduceflèro, e di altre pene ad arbitrio , e gl'inventori gua
dagnino come di l'opra .
Cap. 5Ò. Che fia lecito ad ogn' uno valerfi dell' acqua della
Fontana di Piazza, per commodo pubblico, cioè incomincian
do dalle bocche, ove naicono dette acque, lino alla detta Fon
tana di Piazza fenza lakiarli dentro immondizie , nè fporcar
dette
PARTE PRIMA. z6$
dette acque, in pena a chi contraffarà di Lire cinquanta per
cadauna volta , e la metà fia dell' accufatore , e farà tenuto fe-
creto .
Cap. 57. Che quelli, che hanno Spine di Fontana in cafa,
debbano', empiuti li Tuoi Vafì, non laiciar ufcir più acqua lèn
za loro "nuovo bifogno , in pena di Lire venticinque ad arbi
trio.
Cap. 58. Che neffuno ardifca, fia chi fi voglia , così mafchio
come femmina, di portar a vender Frutti di nefluna forte, ed
Uva, fe non faranno maturi, (otto pena di Lire venticinque.
Cap. 5£. Che alcuno non ardifca far Lotti , nè per via di
alcuna forte di giuoco ditpenfar qualfivoglia cofa , fenza licen
za in fcritto e figillata da Sua Signoria Illuftriffima , e fotto-
icritta da uno de' Cancellieri, o de' fuoi Coadiutori , fotto pe
na a cadauno , e per ogni volta farà trovato di Lire venti
cinque .
Cap. 60. Che per l'avvenire Reflua Piftor di quefta Città
e Territtorio ardiica far , o far fare Pane nè per fe , nè per ven
der tanto nelle Piftorie, ed in altro luogo a maggior prezzo
che del limitato e dichiarito dagli Statuti e Parti di quefta
Magnifica Città , intendendoti che il Pane debba effer fatto da
Gazetta , Marchetto , e Bezzo conforme il Decreto del Confe-
gli di XII j e ciò fotto pena a chi contraffarà per cadauna vol
ta* la prima e feconda volta di Lire cinquanta di Danari, ol
tre la perdita del Pane , le quali Lire cinquanta fiano divife
per metà, effèndovi accufator , cioè la metà al detto accufa-
tor, e l'altra metà all'Officio, fecondo il folito ; e fe la ter
za volta farà trovato che contraffaccia al prefente ordine , fia
contro di hri in tal calò duplicata la pena , e punito anco cor
poralmente ad arbitrio.
Cap. 61. Che gli Odi non pofTano tenir in cafa fua Pane
d'altra forte che da. Bolla e Matto-, fotto qualfifia pretefto ,
e in particolare non pofTano tenir Pane di matura di forte al
cuna j e fe di altra forte gli ne farà trovato , cafehino in pe
na di Lire venticinque di Denari e perdita del Pane, e quello
lia per la prima volta , e per la feconda gli fia duplicata la
pena; e fe per altre volte mancheranno, fiano caftigati ad ar
arbitrio corporalmente.
Cap. 61. Che neffun abbia ardir di condur , o far condur
fuori di quefta Città , e del fuo Diftretto robe d' alcuna forte
L 1 per-
z66 CRONICA DI VERONA
pertinenti al vitto quotidiano , così di Frutti come d'altro ,
le quello che prefumerà condur di effe robe, non averà licen
za dall' Illuftriffimo Signor Podeftà , fottofcritta di fuo proprio
pugno , e bollata , nella quale fia efpreffa la quantità e qualità
della roba; e fe faranno più forte , fiano particolarmente de
ferite ad una per una , con la quantità di cadauna forte del
le robe che fi vorranno eftraere , altrimenti effa licenza non va
glia , sì che tutta effa roba fia perfa , e condannato il contraf
fattole in Lire cinquanta di Denari , e perdita anco degli ani
mali, o infhomenti che condurranno dette robe, e altre ad ar
bitrio .
Cap. 6%. Che efpreffamente giufta la Terminazione fatta nel
Magnifico Confeglio di XII, con l'Interveniente dell'Arte de'
Formagieri , lotto il dì 15 Aprile ioli, fia proibito a detti
Formagieri così di quefta Città , come del Territorio vender
qualfivoglia forte di roba mangiativa, che va pefata alla grof-
là fopra le Bilanciette, con li Pefì e Marchi alla fottile, qua
li Pefi alla groffa conforme la detta Terminazione doveranno
per l'avvenire effer d'Ottone, con fopra impreffe 1' Oncie , e
li Fefi alla fottile doveranno effer di Ferro, e quefto a chiara
intelligenza de' compratori , in pena a cadauno, e per cadau
na volta che faranno trovati contraffacienti di Lire cento da
effer applicate come fopra.
Cap. 64. Che neffuna licenza vaglia, data dalli Magnif. Sig.
Cavalieri di Comun , benché minima , fe non farà regiftrata
nell'Officio di detti Sig. Cavalieri.
Cap. 65. Che alcun Molinaro non poffa andar fopra gli ani
mali quando vi è la Farina , ma che ben per coprir detta Fa
rina vi poffa no metter fopra un Sacco vuoto, e che non poffa
andar fopra li Portici della Città in neffun luogo , in pena a
chi contraffarà di Lire venticinque.
Cap. 66. Che alcuno non poffa tenir fuori dalle Aie Feneftre
Vali di alcuna forte, né fopra li Ponticelli, in pena a chi con
traffarà, per la prima volta Lire cinque, e fe più volte, fem-
pre gli fia duplicata la pena.
Cap. 07. Che non fia lecito agli Orti, né a quelli che fan
no Fontico di Vino, comprar in neffun tempo, né altri per
elfi Uva in Some, né in Carghe, sì nella Città, come per mi
glia cinque lontano dalla Città , in pena a chi contraffarà di
Lire cento pep cadauna volta, e perdita dell'Uva.
Jtem.
PARTE PRIMA. i57
Item. Che fe venirà condotto a Verona Uva in Cartellate per
vender in qualfivoglia luogo di querta Città, che vi fia dentro
acqua , o Uva o Vinazze altre volte bollite , colui calchi in
pena di Lire cento per ogni volta, e perdita dell'Uva; la me
tà fu dell' accufator o inventor, e fia tenuto fecreto volendo,
e l'altra metà dell'Officio de' Signori Cavalieri di Comun , ed
altre pene ad arbitrio.
Cap. 68. Quelli che vendono Rane, le debbano vender fenza
Bufto e Bracci, in pena a chi contraffarà di Lire dieci per o-
gni volta, e perdita della roba.
Cap. 69. Che tutti, li Piftori , Orti , Beccari , Revendaroli ,
Pefcatori, Ortolani, Molinari , e Malfari, Gaftaldi di dette
Arti , e altra forte di gente nominate di l'opra , debbano in
violabilmente olfervare non folamente quanto di fopra è fla
to detto, fotto le medefiroe pene di fopra dichiarite, ma an
co tutto quello che fi contiene negli Statuti ed Ordini di
querta Magnifica Città, Proclami e Prpvifìoni fpettanti all'Of
ficio de' Magnifici Signori Cavalieri di Comun , fotto le pene
in effi rtatuite e ordinate, jbenchè non fiano fpecialmente ftate
al prefente pubblicate; e fe alcuno accuferà, o denunziarà qual
fivoglia perlona , che nelle dette cofe contraffarà , o abbia con
traffatto agli Ordini fuddetti e Statuti di querta Magnifica
Città , giultificata che fia 1' accufa , confeguirà la metà della
detta pena , e farà tenuto fecreto , fecondo la forma di detti
Statuti.
Cap. 70. Che le Inquifizioni tutte de' Bolli fpettanti alla vit-
tuaglia , ed alla graffa , e contra i Speciali per quanto s' ap
partiene alle Medicine, debbano effer fatte dagli Spettabili Ca
valieri di Comun . In quelle cofe poi , che concernono la Mer
canzia che non riguarda le vittuaglie , debbano effer fatte le
Inquifizioni dal Cavalier della Caia de' Mercanti . E querto
Capitolo fia offervato tanto in querta Città, quanto nel Ter
ritorio di effa.
Cap. 71. Che inerendoli alle Parti altre volte in querto pro-
pofito prefe, cadaun Botteghiero fia obbligato tener le Bilan-
cie fra loro feparate ; cioè la Bilancia co Peli alla fottile in
una Scatola feparatamente da una parte della Bottega , e la
Bilancia co' Peli alla groffa da un' altra parte , con due Tavo
lette differenti , dove fiano dipinte una Bilancia piccola , e una
grande, dovendo quelle robe che fi vendono alla fottile effer
LI 1 de-
i6S CRONICA DI VERONA PARTE PRIMA.
defcritte a lettere majufcole nella Tavoletta dipinta della Bi
lancia alla fottile , in pena di Lire cinquanta per la trafgref*
fìone di tenìr le Bilancie , Peli e robe contra la forma fopra»
fcritta, e fe farà ritrovata che fia ufata fraude nel pefare al
la fottile quello che deve efler pefato alla graffa, contra il
trafgreffore fia criminalmente proceduto.
1

OSSERVAZIONI

SOPRA LE LIRE E MONETE VERONESI

Ed altre

ESPOSTE IN XLIV PARAGRAFI.


INTRODUZIONE .

Olendo noi qui defcrivere come /' abbia*


no da confederar ne' calco/i d' ogni tem
po le Lire Peronefi ; Monete tanto no
tate nell' antichità del nofiro Paefe ,
e di altri ancora ; fappiafi che appoggia
ti ci fìamo a que' lumi che c' è riufci-
to cavare da' manofcritti del Padre F.
Pier Maria Erbifii Domenicano nofiro
Cittadino , fiatici da un fuo confidente fomminifìrati ; ne'
quali [picca il particolare ftudio e la efatta diligenza di ejfo
Padre in quefla materia , in cui molto tempo ha dovuto
verfarvi per rilevare il giuflo importare e la obbligazione
di alcuni carichi principalmente di S. Meffe , che in varie
Chiefe della Città nofira celebrar fi devono. Ecomechè tal'o-
peranione fu fatta fanno 1 741 , così ogni volta , che fi par
lerà con riguardo al tempo prefinte ed odierno , il fuddet-
to anno 1742 fi doverà fempre intendere. Quefle Offer va-
%ioni poi cadono qui molto a propofito , mentre , fendofi ef-
pofìa una Cronica della Città di Verona, poffono fommini-
firare altri lumi all' Iftoria , avvalorarla , e dilucidarla , maf-
fime ove di effe Monete fi fa menzione come fpejfo acca
de : e a qualunque perfona grate ancor faranno , perchè fu
quefla materia di nojtre Monete alcuna cofa nè in fcritto nè
in fiampa s' è giammai fino ad ora in pubblico veduta .

OSSER-
OSSERVAZIONI .

§. I.

Lira Ve- A Lira Vcronefc , detta de' Piccoli , è fia


ronefe cre- ta Moneta reale in un tempo, e ideale in
fce un ter un altro come lo è di prelente, il di cui
ze della
Veneta . valore afcende a Soldi venti , e a dodeci
Denari quello dogai Soldo. Già da mol
ti fecoli ha effa importato il 33 \ per cen
to di più della Veneziana , la quale pari
mente vien detta Lira de* Piccoli , e va
le Soldi venti : che perciò la Lira Vero-
nefe ha da molto tempo in quà importato Lire 1 foldi 6 e de
nari 8 Veneti de' Piccoli ; onde i Soldi Veronefì hanno impor
tato giuftanaente 16 Denari de' Piccoli Veneti per cadauno. In
alcuni documenti predo del noftro erudito Signor Arciprete
Campagnola fi veggono i Soldi Veronefì calcolati talora in ra-
fion di Denari 16 l'uno, ora di 18, ed ora di 20, ed anche
i più * ma lì de' credere che que' Soldi fìano flati monete ef
fettive e reali aumentate di prezzo, come ufavafi delle antiche,
e maflìmamente delle buone,, le quali nella Piazza correntemen
te fi fpendevano per qualche cofa di più del legale ed ufato
lor valore : come, per efempio, è accaduto dell effettivo Du
cato Veneto d'argento, il quale nell'anno 1700 valeva per leg-
ge e per ufo L. 6 foldi 4 ; ma di poi a pochi foldi alla vol-
ta fi è alzato di prezzo, talché oggi per legge e per ufo vale
Lire 8 Venete de Piccoli. Non ottante quello accrefcimento
del Ducato , in tutti li contratti anche odierni viene oflèrva-
to e mantenuto l'antico fuo valore, che oggi riefce ideale * e,
nominandoli il Ducato, fempre fi intende quello da L. 6 e fol
di 4, quando non fi fpecifichi Ducato effettivo d'argento, poi
ché allora s'intende quello che oggi val^ L. 8. Nel paffuto pe
rnii-
PARTE PRIMA. 273
fiultimo fecolo s* intendeva per Ducato il valore di Lire 4 e
Soldi 13 de* Danari Veronefi, come ben fi prova con circa 500
Iitromenti in membrana enfienti negli Archivj delle Cafe e
Chiefe antiche di quella nollra Città, i quali da tre fecoli in
J[ua ci iilruifcono in riguardo alli Ducati , e da più antichi
ecoli in riguardo alle Lire Veronefi e ad altre che quelle af-
fomigliano in tutto. Una tal difamina ed oflervazione fu fat
ta dal predetto P. Erbifti nell' Archivio principalmente di S.
Anaflafìa di quella Città, ed in quello di S. Corona di Vicen
za, toccando fino gli anni lióo e 1253, e ta'ora ^ 1228, fa
cendo ragionevole e foda prefunzione da quelli per gli anni e
fecoli ancora più antichi .
II. Prima di venire alla defcrizione delle Lire Veronefi in Lira Ro-
particolare, devefi premettere che quello nome di Lira, prefo manaMo.
generalmente in materia di Monete , introdotto fu nella Re- neta ide«.
pubblica Romana , e ne' tempi delle maggiori grandezze di ef- oro *
fa, per cagion di dinotare una Moneta ideale d'oro o d' ar- to del pe
rento , che importafle tant' altra quantità di Monete inferio- fo di On-
ri dette Oncie, e di molti Soldi sì d' oro che d' argento , i ci«»*»
quali rilevaffero il confiderabile e gran valore di oncie 12 dell'
una o dell'altra Lira : e così venne confiderato e riabilito con
quelle ideali Monete o Lire un certo valore da praticarli ne*
contratti anche più riguardevoli e di maggior confìderazione ,
e principalmente in occafione de' pubblici groffi flipendj. Uno
Scrittore (a) afferma effèr qualche volta accaduto che fiano fia
te effettivamente coniate, e realmente fpendute Monete di sì
rilevante importo; ma d' ordinario , come s' è detto, tratta<-
vafi folamente con Monete ideali ed immaginarie. A' tempi di
Auguflo Imperadore 1' ordinario flipendio per un Governatore
di qualche Romana Provincia fi era di Lire 20 d'oro con fi de
rate come fopra dicemmo : e una di quefle Lire , che anche
fra noi avranno allora forfè avuto il loro corfo e valore in
varj incontri , viene a rilevare a Moneta Veneta di quelli tem
pi come fegue .
Lira Romana d'oro vale prefèntemente Ducati 203 Lire 1 Lirad'»-
Soldiió, ed importa a Moneta Veneta de'Piccoli L. 1828:8. ro.
Oncia , che è duodecima parte della Lira, vale L. 151:7: 4»
Soldo, che è fella parte dell'Oncia, vale L. 25:7:10»
Mm Lira

(s) Gruterus de Off. Auguft.


274 CRONICA DI VERONA
Lira,H'ar- Lira Romana d'argento vale L. 133.
£ento. Oncia vale L. li: 1: 8-
Soldo , computato come fcfta parte d'Oncia, vale L. i;i£:n«
e talor fu computato per quinta parte d' Oncia ,
e valerebbe L. 1: 4: 4.
Calcoli HI. Stanti le quali cofe, fi deve dire che le Lire 20 d'oro,
d\ì>le ^ Sua'' avra ^or^e avute d'ordinario ftipendio anche un qual-
roed'ar- cne Governatore di noftra Veneta Provincia nel tempo di Au-
gemoRo- gl'fto 1 importerebbero a Moneta Veneta d'oggidì Ducati da
mane. Lire 6 e Soldi 4 per cadauno 5899:8.
Quelle Lire 12 d'oro, che il Re d'Italia Pipino Giuniore
affegnò di annua rendita alla nodra Chiefa di S. Zenone circa
1' anno 800 , fe erano Lire Romane , oggi importerebbero a
Moneta Veneta Ducati 2538:5:4.
Le Lire 100 d'argento, le quali nell'anno 830 Abudone no-
Aro Vefcovo donò per la fabbrica di Santa Maria all' Orga-
no, importerebbero Ducati 2145:1.
Lo Redo a propomone fi de' intendere delli Soldi d'oro no
minati in alcuni contratti della Città di Trivigi ed anco del
la noftra circa l'anno 800, uno de' quali Soldi lo ha il noftro
P. Erbifti veduto e pelato . Li Soldi poi d' argento , che un
fello d'Oncia importavano, certamente faranno flati quelli co
niati fotto l'Imperio Greco, e fpenduti in Venezia prima dell'
anno 012 col nome di Soldi Groflfì.
Marche IV. Nello fmembramento poi del Romano Impero , e fpe-
d'oroed' cialmente dopo 1* eftinzione del Regno Longobardo in Italia ,
argento. col nome di Lira d'oro e d'argento furono calcolate Monete
del refpettivo loro metallo, le quali a Marco Veneto rilevafse-
ro per cadauna il pefo di oncie 8, e Caratti 144 ogn' oncia* la
qual Lira, ufata ne' contratti più ragguardevoli del paefe , il
nome di Marca ottenne ; e a certo tempo in Francia mezza
Lira Statica fu detta . Monete di quefta forte fi trovano re-
giflrate in Bergomo l'anno 883 , in Roma ed in altre Città
principalmente della Toi'cana l'anno 921 e 941, ed in Vero
na l'anno 887. Sotto nome poi di Lire in varj luoghi e tem
pi furono corneggiate , e fpecialmente prefe in metallo d' ar
gento fi foi\p in Venezia per molti tècoli in varj contratti co-
ftumate fotto nome di Lire de' Grofli , e di Lire di Banco,
come fi è ricavato non folamente dall' antichiflìma tradizione
Lire di delle odierne Lire di Banco Venete calcolabili a Ducati io
BancoVe- cadauna, ed ogni Ducato a ragion di Lire 9 e Soldi 12,
liete. k > o o '
quanto
PARTE PRIMA. i7S
quanto anche da due Scrittori, uno Padovano del fecolo ulti
mamente decorfo, e l'altro Veneto del l'ecolo a quello prece
dente. La ripartizione però e divifione di quelle Marche qui
non fi defcrive, avendo in fe molta diificultà, che neppure ag-
gevolarla poflòno le offervazioni fatte fopra gli antichi Libri del
le Venete Leggi, ove quelle Monete lotto nome di Lire qual
che fiata fi leggono.
Marca d'Oro di que' tempi valerebbe oggidì L. 1300: 2.
Marca d'Argento, rigorolamente couliderata , L. 05: 8»
Le Lire 12 d'oro, che nell'anno 800 il Re Pi
pino afiegnò d'annual rendita alla Gliela di S. Ze
none , fe erano Marche, e confiderando il Ducato
a L. 6:\ y importerebbero oggi a Moneta Veneta D. 2533:4:12 ,
E fe foffero Hate Lire antiche di Franila di in
tiero valore r importerebbero delli detti Ducati 5007:3.
Le Lire 100 d'argento, le quali nell'anno 830
Abudone noltro Velcovo donò per la fabbrica di S.
Maria all'Organo, le furono Marche , importereb
bero oggi a Moneta come lopra Ducati 1532:5:7 .•
V. Da quanto fin qui s' è per noi detto , vedefi chiaramen
te che nefluna delle lopraddette Lire hanno avuto mai che fa
re colle Lire da Soldi 20, e che quelle da quelle oggi pur dif
ferenti Tono; imperciocché le Lire di quello limito in que' tem
pi neppure fognate furono , il principio loro in Franzia nell'
anno 753 folamente tratto avendo lòtto del Re Pipino Senio
re e padre di Carlo Magno , che Lire Pipino-galliche perciò Lire Pipi»
dir fi potrebbono. Quelle certamente fi erano d'oro, e eli va- no-galli-
Ior grande-, mentre con un Soldo d'argento, che importava la che Ha
vigelima parte di una Lira, nell'anno 707 in alcuni paefi ab-Sol<1Ì2*'
bondanti di pafcoli nella Saffonia comperar poteafi un Vitello
di un' anno ; e ciò per tafla firmata da Carlo Magno in uno
de' fuoi Capitolarj. Li Soldi di quelle Lire fi dividevano in più
di 12 Denari ; ma Carlo Magno nello Meno Capitolare , per
rellrizione di alcune penalità , o per qualch' altro faggio fuo
riguardo , fiabilt al numero di dodici li Denari che com-
por doveano il Soldo, il quale era la vigefima parte della Li
ra ; e , come fi può credere , facilmente ad una tal delibera
zione fi condufTe per uniformarfi a quella divilìone di Soldi ,
la quale vedeva effere con tanto plaulo in Italia feguitata j ben
ché quivi , allorché parlavafi di Lire da Soldi 20 per cadauna,
e di Soldi ognuno importante 12 Denari fecondo quella iftitu-
Mm 2 zione
ijó CRONICA DI VERONA
zione alcuni anni prima del 'jgj col di lui affenfo emanata- ,
fi tra «affé di Lire, di Soldi e Danari di più baffo valore»
VI. A propofito pertanto delle Lire di valor maggiore , che
Varie Li Bon erano ^e Venete e le Veronefi riguardandole nella primi-
re d'ora* "va ^oro iftituzione, e non riflettendo ari tempo dell1 avanza-
tra quali mento loro, develi premettere, per quanto fpetta- a' noftri pae-
uuaVene-fi, che parecchi anni intorno al 12.00 una lpecie di Lire ero-
,s " ro fotto diverft nomi ed in varj luoghi fu introdotta • e quan
tunque fonerò in fe ftefie di- valor differente- in riguardo al no-
ftro Paefe , tutte però come fi può credere uniformi erano per
la qualità loro e nell'oro, e nel pefo all'incirca di Dobbla, ap
prezziate Soldi 20 d' argento per cadauna . Quefti Soldi io si
in riguardo a fe fteffi , come alla Lira che componeano Vene
ta , Veronefe, Romana, Franzefe, o altra ch'ella fi foffè, fa
cevano comparfa ed aveano la denominazione di Lira de' Grof-
fi . Di fimil fona di Lire una j coniata in Inghilterra , fi di
ceva Lira Sterlina, e colà come Moneta ideala tuttora fi pra
tica : un altra fe ne ufava in Franza , la quale infieme eoa al
tre 14 ferviva di competente rendita per un Beneficio Eccle-
fiaftico a' tempi del Cantipatrenfe .• altra fe ne praticava ne'
Regni di Napoli e Sicilia , ed Auguftaro o Auguftale nomina
ta era : ed un altra in Milano ancora , che Fiorino diceva!],
colla decima parte della quale , cioè con due Soldi fi compe
rava uno Staro di Biada nell'anno udì quando ivi la careftia
fi provava .*■ in Venezia finalmente nell'anno 1173 fu coniata
Lira, d'oro una Lira d'oro detta Aureola-* e in uno Statuto del 1241 di
in Vene- quella Dominante vien nominata Lira d' oro, come anche in
^j;e^ta un Libretto d'Abaco ftampato in Padova nel 1545 leggefi ,
qual Moneta ideale , fpecificata col nome di Lira de' Grofli
che vale Soldi 20. Di quefta forta di Lire , e fpecialmente
della Veneta s'intende qui di parlare, non già delle Venete a
Veronefi de' Piccoli di alcun tempo o luogo • mentre le Lice
de' Piccoli e i loro Soldi e Danari hanno proceduto fempre con
maggioranza fopra le Lire e Soldi e Danari de' Grofli tanto
Veneti quanto Veronefi d'ogni tempo. E venendo al partico
lare de' Soldi Veneti e de' Veronefi, gli uni e gli altri pofti a
confronto anche delli Soldi derivanti dalla Lira Aureola Ve
neta 1173 , non hanno mai fatta comparfa che di Soldi, de'
Piccoli concorrenti in numero di quattro Veneti, oppure di
tre Veronefi per rilevare un Soldo de' Grofli di effa Aureola ;
ed i Soldi erano ad un tempo Monete ideali ,. ma. però in. a.V
tra
PARTE PRIMA, 477
tro tempo furono Monete reali coniate in argento' , ed anche
in oro ne' tempi più antichi . Quello fervir può di lume per
que' Soldi de' Groffi che il noftro Signor Arciprete Campagno
la in alcuni antichi monumenti di varie Chiele Veroneh ha
veduti regiftrati , de' quali anche il P. Erbifti ne' manoscritti
di Santa Corona di Vicenza ne ha trovato memorie .
VII. Intorno a Varj Soldi fpecialmente d'oro, e di pefo mag- Varj Soldi
giore o minore del fedo d'oncia in cui da Teodofio rimeffi fu- d'oro,
rono* i quali nel Codice nominati fi veggono, e che predò de'
Giurilli sì grandemente fàmofi fono; qut la notizia dar fi vuo
le , come in alcuni tempi e luoghi varie Monete d'oro col no
me di Soldi furono introdotte, alcune delle quali, maffimamen-
te prima che il detto Codice Teodofiano compiuto foffe , infe
riori al pefo del fedo d'oncia fi trovarono per quello, come cre-
defi, perchè così fi ftudiaflèro gl'induflriofi fabbricatori di quel
le, ovvero li fopralìanti che ad tifi opera j comandar doveano.
Altri Soldi vi fono flati del pefo di due dramme, o fia di un
quarto d'oncia Romana; il qual pefo a quello dell'odierna Dob-
bla fi adatta. Da non pochi lì pretende che in var) incontri,
e fotto alcuni Imperadori di Roma e di Coflantinopoli , fiano
flati a quello pefo improntati Soldi effettivi ; e che quelle Mo
nete d'oro coniate in Ifpagna allorché da' Saraceni oppreffa tro
va vafi , e le quali col nome di Dobbla fi qualificarono, da
quelli Soldi provenute fiano . Per la qual cola, tutte le Mo
nete che dal 1300 in qua fono fiate dette Dobble , ovvero
Doppie a cagion eh' effe ordinariamente vagliono un doppio '
Ducato d'oro di Spagna, di Franza , d'Italia ec. , fi può dire
che una derivazione , ed anche una continuazione febben va
ria ed interrotta elle fiano di que' Soldi d'oro antichi, de' qua
li fi reputa che il Grande Collant ino l'autor ne fia (lato. La
fleffa cola dir fi potrebbe di qualunque altra Moneta , che
un fimil valore abbia avuto anche fotto var} nomi o di Lira
Sterlina , o di Aureola Veneta , di Auguflale di N apoli , di
Lira d'oro di Francia , d'Inghilterra ec. In Franza fleffa fin
dal principio della fua Legge Salica » e fotto la condotta del
fuo primo Re Faramondo, è flato con fimil pefo un Soldo d'
oro ìilituito, il quale in Danari 40 d'argento fu poi divifo r
e in altro tempo lucceffivamente in foli Danari 12 ridotto .
Venendo poi a' noflri paefi , quivi 1' ufo delle Monete Impe
riali , e perciò anche de i Soldi Teodofiani , andò molto de
clinando , e fi perdette poi affatto quando i Re Longobardi
ebbero
178 CRONICA DI VERONA
ebbero Utituìte le Zecche loro, ed in effe un altro Soldo d'o
ro fu coniato» del di cui pelo e divifione altra contezza ora
non abbiamo, fe non, che in qualche tempo lì divideffe in 12.
Danari, e di valor maggiore che li fucceUivi Denari VeroneG
non avevano - Quelli Soldi d' oro amichi Romani del pelo di
un fèllo d'oncia, nominati nel Codice Teodofiano , fi lbno dun
que non, fola in quelli noftri paefi che nell'Italia tutta difufa-
ti affatto : e ciò- luccedette circa Tanno $60, quando Longino
Governatore o lìa Efarca di Ravena per volontà dell' Impera -
dorè levò del tutto in Italia di elfi Soldi la coniatura, lurro-
gandovi quella di alcune Monete d' oro col nome di Ducati *
il pefo de' quali, variamente da molti. Scrittori vien riportato,
altri volendolo fimile a quello del Fiorino Tanno 1252 conia
to in Firenze , vale a dire di grani 72 ; altri del pefo del Zec
chino di Venezia ivi coniato circa Tanno 1280 , che a grani
68 alcendeva- E quello, è quanto intorno a quelli Soldi racco
glier s' è potuto..
Varie M<v Vili. Alcune altre Monete in diverfi luoghi e tempi ed in
note d' o- varie circoftanze fono fiate introdotte e coniate in oro del
10, dette fQ Qj un ZeCcliino. poco, più- poco meno ; e quelle ora col
comufa- * . r r,-rr- i> j- r\ j»
mente Sol- nome di rionno d oro, ora dt Lira d oro, o di Ducato d o-
di, Duca- ro, e talora di Soldo d'oro ufate furono. Ciò fi raccoglie da
ti, Fiori- due Autori, uno Latino, e l'altro Francefe .. Dice il primo:
"e'Picco* C a ^ Fl°ren* &~ Lira paruorum. Turronenjìum unum & idem funt
li , in quibufeiam Literis Apofiolicis . Ed il fecondo (b): Libra Tur*
ronenjts eroit un denier d' or, & Jouvant appellò Francus Aureur,
& Scutatus Aureus, & vaìoit 20 Sols . La cagione di quella va
rietà fi crede effer provenuta per la varia denominazione- che
alcuni Scrittori ad effe Monete applicarono, lenza riflettere ef-
fi all' intrinseca natura e aL valor di quelle, nominandole nel
le opere loro come fi credevano poter fare coli' appoggiarvi
que' termini che più ad elfi cadevano pronti ed in acconcio ,
non fondati fu alcuna certa e vera cognizione , ma così for
fè immaginariamente perfuafi riguardo al tempo o al luogo ,
c affiditi da qualche conghiettura che poi dalle circoftanze fa
rà diverfifìcata , o finalmente perchè una tal denominazione in
alcun altro Scrittore abbiano veduta, neflun altro penfiero o di
tmepo o di luogo o di circoftanza prendendoti .. E cos'i vien
data

(a) Gobb. de Monetis .


(b) Martiniere Diction,
PARTE PRIMA, %79
data bene fpeflb una corrotta o in qualch' altro modo fai fa e
pregiudiciale denominazione ad una Moneta, quando Iddio fa
o quaP altra o reale o ideale appartener pofTa , con ifcapito
all' intrinfeco eflère di quella ch'efporre intendono, abballando
le o .alzandole così '1 vero fuo valore ed importare , e V effere
e la natura delle une con quella delle altre mefcolando, e tut
te fra loro infieme confondendo . Che perciò non è da mera
vigliarti fe qualche Giudice alcuna volta in limili materie pro
ferita giudicj al fatto e alla verità contrarj , mentre da una
tal forte di pregiiidic j altro giammai afpettar non fi può . Ed in
fatti , uno Scrittore di età molto avanzata , e morto pochi an
ni fono, ha per quefte cagioni le fopraddette Monete coi Bu
fanti Greci mefcolate e confale : un altro nel 1300 dà il no
me di Fiorini ad alcune Lire d' oro Milanefi -da Soldi zo co
niate Tanno nói, ed altre limili nel H60 improntate furono;
e pure nè meno per un mezzo fecolo innanzi al 1300 dell'im
pronto del Fiorino fi penfava già , ma comunemente quel fo-
10 delle Lire abbracciato era ed in collume. Altri poi con al
tre Monete ancora le confondono : e limili ftravaganze pur
troppo nella lettura d' .alcuni autori frequentemente s' incon
trano.
IX. Pertanto i Soldi Veneti e Veronefi erano , come fi può So\Ai d»
credere, Monete d' argento fino , ed i Veneti prima del 912 argen.o
introdotti furono, e da que' Soldi dell'Impero "Romano in Gre- Veronefi e
eia trafportato 1' origine fua ottennero . I Soldi Romani -con V*0"*' •
quella diminuzione di pefo che richiedevafi nelle rifpettive lo
ro età furono in Grecia coniati, e di poi viepiù in varie gui-
fe declinando, e del pari anco le Lire eh' eflì componevano,
i Soldi così anche Veronefi dall' antico e primario lor valore
fi fono allontanati , e ridotti al fegno dell' ultima coniatura fe-
guita nel 1405 , allorché la noftra Città fotto del Sereni/fimo
Veneto Dominio felicemente ricoverolfi ; e i Soldi Veneti a
quel fegno arrivarono in cui ora li vediamo , così ricercando
11 fiftema delle Monete d'ogni tempo sì del noftro Paefe quan
to d'altre Piazze a noi o vicine o lontane.
X. Ritornando ora alle Lire Veronefi da Soldi zo l'una, e LireVero-
che importavano 240 Denari per efler ogni Soldo da 12 De- nefi quan-
nari comporto , fi de' fapere che introdotte furono circa l'an-doini r0-
no 786", allor quando Carlo Magno fopra le mine de' Longo- Aone "
bardi fondò quel fuo nuovo Regno in Italia. Qiieft' Imperado-
re appoggiò un tal Regno alla condotta del giovine Pipino fuo
figliuolo,
180 CRONICA DI VERONA
figliuolo , il qual ne ricevette la Corona , e ordinariamente nell*
Città noftra rifedeva : il padre per la miglior condotta del Regno
fli inviò ancora qual Configlierc e Direttore Adelardo di Cor-
eia Monaco Benedettino , acciò lo affittene non {blamente negli
affari politici efsendo che di molta dottrina ed efperienza forni
to fi trovava e eh' egli pure da Real famiglia l'origine godeva,
ma di più perchè qua! Teologo nella via della Criftiana perfezio
ne elfo ed il fuo Regno indirizzane, come appunto fantamente efe-
guì , leggendoti nella fua Vita : Maxime in .... Italia , qua fibi a Ca
rolo Magno commijfa fuerat , ut a Pipino J union ad regen.lum magi-
ftraret, & ad jfateram jufiitia Regnum Italicum informaret , ubi
tamtam operatus efi equitatem , ut a popuio camparaverit /ibi ange-
licam laudem : e veramente fra '1 novero <le' Santi ora noi lo ri-
conofeiamo. Sotto dunque del Re Pipino e di quello Santo fuo
Direttore , e in alcuno di que' incontri , ne' quali Carlo Ma-
?,no per trattar qualche affare venne al Re fuo figliuolo in Ita
la, furono la per prima volta circa il ySó iftituite in Verona
Snelle noflre Lire da Soldi 20 , o da Denari 240 l' una . Furon
ette de' Piccoli per la diftinzione più o meno alta ch'aveano
da quelle Lire de' Graffi; e quindi poi ogn' altra Italiana o fo-
reftiere Moneta , che tenga il nome di Lira de' Piccoli da Sol
di 20, il fuo principio e l'origine ha ottenuto.
LireVero- Quella Lira Verande pertanto, mentrechè faceva la prin-
iiefi quan- C'P3' figura fra quante fono nate qui coniate dopo la deftruzio-
toumver- ne del Regno Longobardo, pafsò in ufo anche altrove, e fu ri
fai! ed an- conosciuta ed accettata ; come in Bologna città famofa dello
tiche . Stato Pontificio , e in varie altre Piazze dopo di quella , ed in
quelle principalmente che del diftrutto Regno fuddite furono. Il
Gherardacio Storico accreditato Bolognefe , riferendo la conia
tura delle Monete idi tutu in quella città per ordine di Defide-
rio ultimo Re Longobardo, la qual poi fu levata da Carlo Ma
gno, e indi con Imperiale decreto li 7 Maggio 1196 rimeffa-
vi , così ferive : rivendo i Bolognefi infino a quello tempo dalla ve-
*Lih-4j nuta di Carlo Magno ufata la Moneta Veronese * . Da ciò fi cono-
pag. 101 , fce quanto f0fre acccttata quella noftra Lira, e quando introdot-
c>?'1' ta come avanti detto abbiamo. E tuttoché in Verona nei docu
menti, a quella Città noftra fpettanti, non s' abbiano chiare
ed efprefTe notizie che fole 17 riguardanti l'annoi 178 indietro fi-
no al C2i ; ad ogni modo quelli regiftri del pzi , p22, 973
ce, rapprefentano la cofa fondata fopra sì forte continuata e
lunga tradizione, che fi deve con certezza credere ed aflerire
che
PARTE PRIMA. 281
che per un fecolo e mezze innanzi , cioè nei tempo appunto
di Carlo Magno Imperadore , e di Pipino Re d' Italia fuo fi-
èliuolo, quelle noftre Lire il principio loro abbiano ricevuto.
!he poi le medefime Lire fiano (late univerfalraente ufate.anche
nel Regno Italico-Longobardo, in quello nollro Monaftero di S.
Anaftalia trovafi un documento d'alcuni anni prima del 1300,
nel Monaftero di Santa Corona di Vicenza un altro poco pri
ma del 1200 , uno in Bologna del ir 17, così nella Tofcana
ed in altri paefi che dalla Cornelia. Matilda furono dominaci
varie notizie del 11 12 fi leggono, e in Padova del 1040, del
ppz in certo luogo del Friuli , e finalmente in Milano dell'
820.
XII. Una sì srande antichità delle Lire Veronefi non powo- Lire dì di
ne vantare quelle di Lucca , le quali forfè coniate furono cir- verfe Pro-
ca l'anno 11 00 , e così più moderne fono cert' altre Lire di vincie
Spagna che furono illituite nel 1050, come lo fono .anche al-^"*n<io
cune di Roma o d'altre città d'Italia. Quelle Lire di Tours ,te"
città famofa di Francia, quelle di Linguadocca o fìa d' Occi-
tania Provincia parimente di Francia , non forpaflano o nep
pure arrivano all' anno 1200 : così quelle di Reggio in Lom
bardia coniate furono l'anno 04^, quelle di Fulda in Germa
nia fi trovano regiftrate folo nell'882, e finalmente quelle tant'
altre Lire da Soldi 20 de' Piccoli ufate in varie Provincie e
Città d'Italia, Francia , Spagna, Germania , Inghilterra ec,
folamente vicino agli anni 800 fi coftumarono : che perciò le
noftre con ragione più antiche dell'altre dir fi devono.
XIII. Di quelle Lire Veronefi, che beniftimo chiamarli pò- .
trebbono Pipin-Italiche, fu varia la denominazione fecondo la nomina
diverfità de' luoghi e tempi e delle circoftanze che accaddero ; rione d^
poiché in alcun tempo e luogo dette furono Lire de' Danari, diverte
m alcun altro Lire Imperiali , altrove Lire femplicemente , e
perfino in altro luogo Fiorini appellate furono . Nella grande
confufion d' Italia per le fazioni de' Guelfi e Gibellini , tutte
le Italiane Città fenza capo efièndo , e sfortunatamente da o»
gnuno indipendenti fuorché dalle fole proprie loro feiagure, fu-
ron coniate in Vicenza Lire da Soldi 20 de' Piccoli afratto fó*
miglianti le Veronefi, e Lire Vicentine appellarono! • altre in
Padova , e Lire Padovane furon dette ; altre ancora in Man
tova col nome di Lire Mantovane, come il P. Erbifti in va*
rj monumenti ed Autori di effe città que' manoferitri e le ftam-
pc leggendone ha con diligenza oflervato. Quindi con ragione
N n .ar»
2.82 CRONICA DI VERONA
argomentar fi può che della fteflà qualità fiano che le Verone-
fi , e derivanti dalla coniatura Pipiniana feguita in Verona l'an
no 78Ó , quelle Lire da Soldi 20 de' Piccoli riportate dagli
Scrittori fotto nome di Lire Ferrareli , Modenefi, Brefciane ,
Milanefi ed altre Italiane, per quanto almeno riguarda un cer
to tempo : il che delle Bolognefi , delle Venete , e di alcune al
tre non fi può dire, mentre quefte fempre dalle noftre variarono.
Lirerfet- XIV. Le fteffè Lire Vcronefi ed altre della medefima natit
ele' Pie- ra <Ji quefte , furon dette de' Piccoli , quantunque nella pri
miera loro iftituzione del 786 foriero Lire di più groffo valo
re in riguardo a quello che oggidì avrebbero le veramente fof--
fero Monete reali, e non ideali come lo fono : e quefto accad
de, perchè or più or meno fono effe lempre fiate inferiori al
valor delle confiderabili Lire d' oro e d' argento non folamen-
te Romane, o delle Marche d'oro e d'argento portate in Ita
lia da altri paefi , ma ancor delle Pipino-Galliche di Francia
dell'anno 753, e dell' Aureola Veneta 1173 , e d'altre Lire
d' oro vicine all' 1200 : le quali Lire tutte co' rifpettivi loro
Soldi hanno fempre avuto il nome di Lire de' Groffi a con
fronto delle Lire e de' Soldi Veronefi. Onde non è meraviglia
fe , nonoftante la grande fcarfezza e difficoltà degli antichi re-
giftri, le Lire Veronefi, ed altre loro fomigliantiHime , colf ef
fettivo nome di Lire de' Piccoli regiftrate fi trovano . Ciò s*
è veduto in un documento Pontificio dell'anno 074, in altro
in Verona del 1019, in Ravena del 1200, ed in Venezia d'un
altro tempo poco pofteriore agli anni 1260. E tuttoché quefie
Lire fiano fempre fiate d'importo fuperiori a quelle Venete no
minate pur Lire de' Piccoli fino dal 1236"; e forfè fino da qual
che tempo avanti 1' anno 1228 abbiano fimilmente avanzate
molto di valore altre Lire più antiche , come fono quelle di
Mantova , Modena , Cremona , Reggio , e di altre Città , le quali
non arrivavano ad agguagliar nò meno il valor delle Venete • ad
ogni modo in alcuni luoghi e tempi le Lire Veronefi col caratte
re di Lire de' Piccoli ncceffariamente fono fiate accettate e rico-
nofeer fi devono. Quefto carattere e tal denominazione fu lor da
ta fino dalla prima fua iftituzionc come dicemmo, quantunque co
niate foffero in oro, e per varj fecoli ne continuaffe l'ufo co
me fi din in appreffo . La variazione però delle umane cole
ha fatto che le Lire Vcronefi, fe foffero Monete reali, fareb
bero oggidì poco o tanto inferiori perfino alle Lire di Bolo
gna che pure fon dette Lire de' Piccoli, come in alcuni docu
menti
PARTE PRIMA. 283
mentì giuridici fi legge : cosi parimente inferiori farebbero al
le Lire di Savoja, di Francia, di Genova, di Milano, ed an
che di Brefcia, cioè alle Monete ideali di quelle Città, noma
te Lire de' Planec , e che mai Lire de' Grotti dette furono . Le
Lire pòi Tornefi in Francia , tuttoché iftimite e per lungo tem
po coniate in oro , fi chiamarono Lire de' Piccoli , come in mol-
tifimi documenti di Francia, d'Italia e di Spagna, chiaramen
te appare.
XV. Quivi devefi ricordare alcuna cofa intorno alle Zecche, Zecca in
le quali nel Regno, come fi può dir, Ital-Longobardo , da Car- Verona, e
lo Magno o da Pipino fuo figliuolo iftituite ovvero permeffe fu- non a.'p0"
rono. Certiflima cofa è pertanto che i Re tengono i maggiori vJj^1^.|t^
lor tefori e le principali Officine da Monete, o fiano le Zecche fijlt
in quella città che fra l'altre per la Reale lor propria refiden-
za fi eleggono. E così ragionevolmente accaduto farà in Vero
na, quando Pipino Re d'Italia quivi rifiedette; dove perciò va
rie Monete, e principalmente le Lire, i Soldi e i Danari de*
Piccoli fi coniarono . Che fe ciò fiato non fotte , di quelle Mo
nete e delle Lire Veronefi da Soldi 20 de' Piccoli Veroncfi per
cadauna, o da Soldi ió e due terzi de' Piccoli Veneti, non fi
troverebbero memorie sì antiche , sì ellefe , ed in paefe Ital-
Longobardo tanto univerfali come fi trovano. Ed in fatti, fot-
to T nome di Lire Imperiali (forfè così dette per l'Imperado-
re Berengario I , il quale come Re d' Italia rifiedè in Verona ,
c che nella fua coniatura delle Lire Veronefi alcuna novità e
mutazione avrà fatta ) una qualche traccia delle noftre Lire per
ragion di computo fi trova in certe antiche Lire di Bergomo,
di Milano, e di alcune Città dello fteffo e di altro Stato. Che
in altre Città poi di quello nuovo Regno vi fiano fiate iftitui
te o permeffe Zecche da Carlo Magno , o da Pipino , eccettua
to il Friuli , e qualch' altro paefe in cui fu neceffàrio a quelli
Monarchi permettere l'elezione d'alcuni particolari Duchi con
riguardevoh Privilegi, non fi crede poter effere accaduto; im
perciocché per opera di Carlo Magno fu tolta via la Zecca in .
Bologna , ancorché quella Città fotte molto cofpicua e riguar
devole : onde farà fiata levata da tutte , e da Trivigi , e da
qualunque Città inferiore a Bologna , e così da ogn altra di
effo Regno , come al tempo di Teodorico Re de' Goti fu da
Milano tolta via , quantunque di Bologna più pregevol Città fi
fotte. Milano al tempo di Carlo Magno era inferiore a Ps<»a,
nella quale i Longobardi per lo fpazio di 200 anni avanti la
Nn 2 Re.
s84 CflLOKICA DI VERONA
Regia loro Refidenza twmto aveano Quelle due Piazze., e
qualch' altro luogo e paefe, eccettuato il Friuli, dopo la gran
giornata di Marcata dalle armi vittoriofe di Carlo Magno a
viva forza conquidiate furono » ficchè non ebbero motivo nè ra
gion alcuna di chieder- effe ed ottenere un tal Privilegio di co-
&Ux Monete, o altra Umile pregevol cofa di poter fare. On
de va errato chi pretende che agli Arcivescovi di Milano il
Privilegio di coniar Monete da Carlo Magno conceduto, o con
firmato fofle * giacche fino ad ora monumento alcuno antico Co
pra ciò non s' 4 veduto % ne, letto yerun Scrittore da ogni du-
bietà purgato x e- che fopra fondate ed antiche ragioni e caufe
la difeorn e foftenga » Quello piuttofto dir fi potrà, che non
da' Carlo Magno,, o da Pipano tuo figliuolo, ma da qualche al
tro, pofleriore ad elfi y o Imperatore , o Re d' Italia , una tale
facoltà; farà, (tata a' Milane!! conceduta h come a Bologna , a Pa%
dova, e ad alcun' altra Città, è accaduto.
Lire Ve- XVL Venendo ora all' importare delle Lire, de i Soldi, e
ronefi de' deJ Danari Veronefi , non è difficile da crederli che , febbene que-
Prand1Ì<!Ì ^c faron dette de' Piccoli, rifpetto ad altre maggiori di
va'ore6. ciò i|pnoftante , allora molto più importaffero di qualun
que altra Lira de' Piccoli Veneta v Veronele , Italiana , o Fran-
cefe d'oggidì, attefo quel continuo minoramento e ribatto dell'
ìntrinfeco fuo valore che ogni Moneta per ciafeun Stato e pae-
fe coli* avanzar degli anni ha patito . La pruova è manifefta .
Le Lire Veronefi nella loro iftituzione Pipin - Italica del 780"
erano coniate in metallo d' oro al pefo di Caratti 25 grani 2
e tt Ciò. fi rileva dal calcolo di quelle 28000 Monete di fi-
mil natura-, le quali formarono il valore del fuperbo altare o fia
tkpofito di S. Ambrogio in Milano l'anno 8zo, il quale era, e
fi è d'oro maficcio. e del pe'° di 6zz Marche; e quello valore
appunto ragguagliato era da 28000 Lire Veronefi effettive del
fopraddeftò pelo . La Lira comprendeva il valore di zo Soldi
d'argento , * quali erano di non picelo 1 grandezza mentreche
pelavano Carati 38 per cadauno ; V importo però di un Soldo
era minore a confronto del fuo pefo» ed era proporzionato al
valore di una vigefima parte della Lira , poiché , avendo in fe
due terzi di lega più baffa dell'argento, purgato che folle re-
ftava di Caratti 12 Grani 3^ d'argento fino , il qual pefo e-
gliagltava così il valore dell'argento a confronto dell' oro in
quel tale tempo » 11 P. Erbiftì ha raccolta quella notizia 'da'
manoicritti del P. Galvano Fiamma Scrittore del 1300, i Qua-
PARTE PRIMA. 185
£ nella Biblioteca Ambrofiaaa di Milano li coftudifcono; ed ha
pure ofièrvato come quello Autore, parlando delle mentovate Li
re , anch' egli col nome di Fiorini da Soldi 20 per cadauno ivi
ìt efpone , appoggiato certamente a' pregiudicj di que' tempi che
pur troppo s'abbracciavano come innanzi detto abbiamo.
XVII. Da un s* grande importare jf ragionevole che fìano an- Declina -
date decadendo quanto più dal tempo delia loro iuituzione li zioae del
allontanavano, e principalmente nell' occafjone di quelle tante loro ini-
mittazionj di governo ed in que/ rivolgimenti e fqnfu|ÌQjPÌ, di co- Portaie-
fe che di quando in quando nel paefe nollro. accaddero , il qua
le a' tempi anche della Regia refideqza è. flato bene fpeflo a
molte e (tra ne peripezie fottopoflo . Ed ognuno fa in quanto
(Irene anguille coli Italia tutta il paefe: nollro ila flato ridot
to per le lagrimevoli irruzioni degli Ongarj,. e per le rabbio
se guerre in eflb fotte da chi fu di queflo. Italico Regno ayea
pretenCone . Onde , per cagiqn di tali feoncertt nel paefe no
ftro e nel detto Regno accaduti, devono efière fiate declinate
quelle Lire ed altre nofire Monete Veronefi ; la qua! cofa pel
Junga avanzarli degli anni f dell' ufo- loro parimente farà oc-
corla ; o ,. fe non per. alga?, algaeno pel cambiamento- che fre
quentemente fuole accadere desìi pperaj e fopraintendenti delle
Zecche, e de i Confielieri , o a altri Miniilri de' Sovrani. Una
tal declinazione , eifendofi renduta in alcuni tempi e luoghi
molto- fenfibile, fa che fi pollano afiègnare particolari gradaje
mutazioni : intorno della qual cofa/ può efferc che jtl Padre Er-
bifti fopramenzionato effendi una qualche Scala Metaforica per
facile oflervazione in tale propolito . L' abbaffamento dunque
«lei valor di quelle Lire Veronelì credefli fflèf accaduto fomi-
gliantemente come quello del Ducato Veneta da Lire- 0:4,
vale a dire colla mutazione del metallo in cui prima impron
tate erano- . Nel 1471- il Ducato da Lire 6 : 4 era Moneta
d'oro preziofo , cioè un pecchino odierno, ma in riguardo a
qvcfti noftri tempi sì poco- s' apprezzava : poi nel 1562 que.
fta Moneta d' oro » o Zecchino che detto era Ducato , fu can
giata in altra nuova Moneta d'argento pelante Caratò 158
e grani 3, computata Lire 6:<\ come Y antecedente d' oro, e
fteffameme fu detta Ducato da Lire 6:4, Ducato effettivo Ve
neto, Ducato da Groffi 31 , e Ducato dal Graffo .Onde in
que' tempi, o nel primo fecola deU' iflituzion di quefle Lire,
farà neceffa riamen te feguita o grande alterazione di prezzo del
le medeume non cangiate nell'intrinfeco ioro materiale, o gran
dimi-
286* CRONICA DI VERONA
diminuzione di valore per la mutazione di eflb loro material*
in occafione di nuove coniature e ftampe; o per la divifion d*
effe in Monete effettive ed in Monete ideali : e ciò tanto p»ì*
farà accaduto , quanto dal tempo della primiera loro iftituzio-
ne s'andavano maggiormente allontanando. Non ottanti quefU
avanzamenti, o degradi, fi e però coniervato tèmpre in ieftef-
fe il riparto in 20 Soldi per cadauna , e quello del Soldo in
12 Denari • come fi è pure confervato fempre il riparto del
Ducato Veneto in Lire de' Piccoli Venete 6 e Soidi 4 , e una.
di quelle in Soldi 20, ed il Soldo in Denari 12, oppure il
Ducato ftcffo in Gì orti 51 Veneti, il Groffo in Soldi 4, ed il
Soldo in 12 Denari.
Declina- XVIII. Siccome dunque 1' antico Ducato Veneto d' oro di
ùonii di Caratti 17, che nel 1472 valeva Lire 6:4, lì vede nell'anno
Clic Lll C /» r ■ 1 | j» w
fpiegata l7*z «celò al valore di L. 22:--:--
col c«n- e la Lira da Soldi 20 de' Piccoli L. gnaiiT2?
frontoHeljl Soldo da 12 Denari L. -:a: 6\*,-
VcnVtod' il Denaro L ~:~:S*
argento. C0SI Pure con debita proporzione da detto anno 1742 andando
indietro lino al 1472 rifguardando il Ducato nel iuo fidato va
lore di Lire 6:q, o fia di Groffi 51 de' Piccoli, e di Soldi 20
quello della Lira, e di il Denari quello del Soldo, fi rileva
tanto minorato oggi il prezzo delle antiche Monete , che , per
formar il valore di un Ducato di L. 6:/\ d' oggidì bacavano
di Moneta Veneziana di que' tempi fole L. 2 : 6 : 8 i
per formare la Lira L. — : 5 : 8
per formare il Soldo L. — :-- : 3 -i
il calcolo per formare il Denaro fi tralafcia per effere cofa mi-
nutifiìma , e che non giova per ora .
Tanto dunque deteriorate fono d'intrinfeco valore le ideali
Monete antiche; che a cagion d'efempio, per rilevar un Du
cato da L. 6:4. d'oggidì radano fole L. 2:6":8i Venete del
1472 ; vale a dire , con quel tant'oro o argento , con cui prefen-
temente fi forma il valore di L. 0:4 Venete , nel 1472 fi for
mava appena il valore di L. 2:<5:8i: e cosi a proporzione de
gradate lono le Lire, i Soldi e i Denari, confiderati Tempre co
me Monete Venete de' Piccoli . Le Lire poi ed altre Monete
Veronefi ant«-iori di molti fecoli al 1472 è neceffario che, con
fidente come Monete oggidì effettive ed efiften ti , riefeano di va
lor molto pi» granai- ,1 legno che eeceflìvo e forfè :mpoflibi!e a
•taluno lcmbia.- poirtabe. Coaiìderaw bicorne Monete pur oggi

PARTE PRIMA. 287
di efidenti , la Lira importante Soldi "vinti , ed il Soldo 12
Denari , tanto nel loro antico quanto nel preiente tempo , è
forza che ridicano fuor di modo i'earfe, deteriorate, ed impic
ciolite. In fatti , prefe tali Monete Veronefi nella loro mag
gior altezza d'idituzione 78Ó , e ragguagliandole al corrente
della Piazza Veneta d'oggidì 1742
a Moneta Veronefe a Moneta Veneta
de' Piccoli odierna de' Piccoli odierna
LiraVeron. antica importa L. 21:15: L. 20:-:
Un Soldo L. 1: i:p L. i:p*.
Un Denaro L. --: i:p-i L. --:2.'5
A quello sì fatto computo quietar lì devono alcuni , i quali
non fanno penfare come Lire 20 d'oggidì importino una loia
Lira dell'anno 1300; ed a Uri che , ad onta di Dccifioni de'
Giurccomulti e de' Tribunali , perfuader non fi poffono che li
na Lira d' oggidì Veronefe importi Lire 20 pur Veronefi po-
ftcriori di qualche anno all' 800, ovvero Lire 20 Venete vi
cine di qualche anno al 000.
XIX. Conlìderandofi poi le Lire ed altre Monete Veronefi Aitrz of-
nel loro odierno rilutto a Moneta Veneta, e figurandocele qua- fervaiione
li Monete realmente efidenti ed effettive, quantunque ideali fi circa la Io-
fiano, feorgefi che una Lira Veronefe d'oggidì, confidente in ro decll-
Lire 1:6:8 Veneti, non arriva ad importare fe non che qual- e"
che cofa meno d' un Soldo parte vigefima d'ella Lira del 786: e
per maggior chiarezza, ecco un computo riguardante l'anno odo.
Una Lira Veronefe odierna al coreente d'oggidì rileva a raglia*
glio delle Monete dell'anno odo un Soldo, 7 Denari, ed 1 fedo
Veronefi, ed .1 Moneta Veneta 2 Soldi, un Denaro e mezzore
così a proporzione, un Soldo Veronefe 5 fedi e ± di Denaro Ve ro
nde , ed a Moneta Veneta lei lettimi e -i Umilmente di Denaro
Veneto. A queflo sì baffo valore dunque arrivate fono le Monete
Veronefi , e le Lire di sì grande importare coniate in queda Cit
tà l'anno yS6 . Baffezza poi affai maggiore fi rileva in quelle di Man
tova, Modena, Regio, Cremona, e di altre Città che s'attrovavano
regolate da chi nel detto tempo in Verona rifiedeva. E queda
baffezza fa quindi arguire di quanto gran valore nella fua idi-
tuzione del y8d quelle fi furono quantunque Lire de' Piccoli det
te , ed inferiori d'importo a tant' altre eh' allora fi codumavano.
XX. Ora venendo alla declinazione dell' intrinfeco valore del- Loro pal
le Lire e di altre Monete Veronefi, è d.i faperfi che il pafsag- faggio dal
«io di effe dalla coniatura in oro a quella in argento, a pnre- la coi: ia-
ura in oro
re
288 CRONICA DI VERONA
a quella in re fai detto P. Erbifli, è fucceduto poco dopo del poo, e pia
argento. pro{jabtl mente circa il 960, giacché tra il pjo e poo dal no-
ftro pacfe per mono degli JJngari feguirono trafporti confide-
rabili di danaro , e piìi che in altri tempi allora veduti fi fo
no cangiamenti di Dominio aggravanti « di vetrificanti molto
il primiero noflro efiere : per il che andata eflèndo ogni cofa
in grande confatone , ed .ogni primitivo ordine cangiato aven
do interna ed afpetto , quel Dominante dell' Italia , col mutare
e fmimùre 1' intrinfeco valor delle noltre Monete a avrà pure
cercato di apportare anche per quella via un qualche fuffidio e
vantaggio a'-luoi popoli ed allo Staio fuo. Tuttavia nati eflèn
do firnui fconvolgimenti di colie e mutazioni di governo anche
poco dopo il poo , allora quando ora con felice ed or con fòr
te contraria Berengario 1 Imperadore e Re d' Italia in Vero
na la fua retidenza vi pofe , non è difficile nè lontano da cre
derli che la degradazione delle noftre Monete in quel tempo
Umilmente accaduta fia . Ed in fatti 1' erudito Signor Lodovi
ca Antonio Muratori riporta di quello Re uno Scudo il -qua
le nella fua grandezza il Ducato d'argento di Genova raflbmi-
gtia .• e febbene quefto celebre Letterato confideri tal Moneta
come un figlilo di quel Re , ad ogni modo effo e la grandez-
za e l'importo della Lica Veronefe d'argemo di que' tempi ci
rapprefenta • jonde fi può dire xhe poco prima o poco dopo del
poo quefta mutazione del materiale della Lira Veronefe acca
duta fìa. E' importante cofa da faperfi ancora, come il Pala-
zio riferifee, che nel pi2 in Venezia feguì la prima coniatura
delle Monete d'argento, e perciò ancora di quelle Lire de' Pic
coli Venete inferiori di un terzo alle Veronefi; per il che ne
fiegue che le noftre Lire in quel tempo al pefo di Cara-tti iyS
fiano fiate coniate, mentre il valore appunto di una Lira Ve
neta e di im terzo efTe rilevavano. Nè quello è lontano dalla
ragione . Fa uopo certamenre riconofeere le Lire Venete nel
la primiera loro iflicuzione del pia formate dall' importo di 5
Soddi Greco-legali di j- d'oncia per cadauno , vale a dire di Ca
ttiti 26:3 per Soldo, che perciò fino da' primi anni della Cit
tà Veneta furon detti Groffi , o Soldi groffi , rifpetio a que'
Soldi e Denari piccioli -che prima del pi2 ivi effettivamente
in Monete di rame s'improntavano. Onde Soldi 5 d'argento,
coniati in Venezia nell'anno pi2 Culla pratica del Greco Im
pero, col quale la noflra Dominante aveva sì grande commer
cio , è forza che abbiano renduta la Lira de1 Piccoli Veneta
del
PARTEPRIMA. 28?
del pefo di Caratti 133:3; maflìme che per lunga ed incontra-
ftabile tradizione Veneta fi fa che quella Lira lempre è (lata
del valore di 5 Grotti formata ed intefa • Dunque (tante V an-
tichiflìma tradizione che la noftra Lira abbia valuto fempre un
terzo di più della Veneziana , dopo che fu coniata quella , e
ridotta in argento la Veronefe; necenanamente fi deve dire e
credere che dalla fua prima introduzione in argento la noftra
Lira fia (tata di Caratti 178 , e perciò di 7 Caratti folamente
minore del Ducato di Genova che Genovina comunemente vieti
detto. La cola, per la grande antichità, riefce veramente of-
cura, ed anco qualche volta contrattata come per alcun mano-
lcritto delle Raccolte Venete fuccede, non però antico e con
vincente quale richiedefi. Ma ognuno fi dia pace, e fapia che
a proporzion de1 tempi alla Lira noftra minor valore del pre
detto affegnar non fi può ; anzi fi prova ancor difficoltà nei fo-
ftenere che con -i di effa Lira, vale a dire con Soldi 8, nell'
anno 11 13 s'abbia potuto comperar un Porco da pagarfi per an
nuo Canone ad una certa noftra Chiefa nel giorno fedivo di S.
Martino *: è ben vero che in quel fecolo quelli animali non » ^
valevano tanto come oggi, poiché 1' odierno frequente ufo di tori.
quelle carni , e di fervirfene in tante varie foggie , non era
certamente introdotto. Anzi fe nel detto fecolo 1 argento a con
fronto dell'oro Coffe flato di sì baffo valore come lo è prefente-
mente , per neceffità la Lira Veneta e la Veron. avrebbe pefato
molto piìi dello (labilito , e quefta il pefo quali non ufevole di
Caratti 205:1^ avrebbe avuto ; mentre in tale età con quel!*
oro, con cui oggi fi compera Caratti 205:14. d'argento, non fi
poteva ordinariamente comperar di effò argento che (òli Carat
ti 178, come ad evidenza fi manifefta.
XXI. Volendofi da noi continuare le oflèrvazioni fui degra- LìraVcro»
do dell' intrinfeco valore di quefta noftra Lira, vi farebbe mol- nefe quatt
ro da dire ancora e dilungarti, ma, per isfuggire la proliflìtà to £e'*.v*
e lunghezza che da molti viene abborrita , fi termina con Ila- nodelli
bilire e concludere, che nelli cinque ultimi anni della fua co- fua «ma
rnatura dopo il 1400 , per fondate e ragionevoli oflèrvazioni , tura .
era quefta riufcita del pefo di foli Caratti 77:3^- d'argento fi
no, del che per alcun conto dubitar non fi può.
XXII. Nell'anno 1405 ha fatto punto nè più della Lira Ve» LìraVero-
ronefe s'è profeguita la coniatura , per effèrfi la Città noftra nefequan-
focto del Sereniflìmo Dominio Veneto felicemente collituita. ^D 'er*»'-
II corfo poi ed ufo reale di effa , come fi crede fopra fonda- °e**|e d ef"
_ .v. conia
ci o menti ta e a;
ipo CRONICA DI VERONA
realfe dive- n*«ui addotti dal detto P. Erbifti, ha celiato affatto nel 1471
nifTe idea- per l'introduzion della famola Lira Veneta detta Tron • ed e£-
'e- lo P. Erbifti in Vicenza ne ha veduta una , la quale da quel
Nobile Signor Pietro Colonefe vien cuftodita. L'ordinario pe-
fo del Tron fi era di Caratti 36 ; ma il P. Erbifti , avendo pe
lato quello preflb il Signor Colonefe, lo ha trovato calante a
Caratti, cioè di foli Caratti 34. Onde a quel tempo la Lira
Veronefe farebbe ftata del pefo di Caratti 48 ; e al più , ftan-
te l'odierno confronto dell'argento coli' oro , dovrebbe effere
ftata allora la Lira Veneta Tron del pelo di Caratti 41:3, e la
Veronefe di Caratti 55:1. Ma la cola fu ioggetta a maggior de
grado, mentre la Lira Tron venne prefto ad effere di lòii Carat
ti 34: e perciò la Lira Veronefe a foli Carati 45:1 fi riduceva .
Guanto XXIII. Stanti le quali cofe, in quell'anno 1742 la Lira Ve-
oggi pefa- ronefe d'argento ridotta farebbe al folo pefo di Caratti 16 e
rebbe. non più, come il latto dimoftra.
Quanto XXIV. Di quelle Lire Veronefi , come però Monete ideali,
continuar- fi» per gualche tempo dopo continuato 1' ufo e '1 conteggio in
fé il Aio varj contratti di Verona, Vicenza, Bergomo, e di altre Città
d^ftlon0- ^e"° ^tato Veneto, computandofi ognuna per Lire 1:6": 8 di
ra ideale" Venezia , e folamente nel paefe noftro il nome di Lira Vero
nefe conservava . Finalmente affatto fi difufarono. Nel Mona-
ftero di Sant' Anaftafia di quella Città fi è difmeffo il compu
to di elle nell'anno del Contaggio 1630; nel 1650 nella pub
blica Cancellala di effa Città* predò alcuni Negozianti è fia
to difmeffo dopo del 1680 , e lo fttflò in Vicenza ed in altre
Città dello Stato Veneto in Terra Ferma è accaduto .
Quanto fi XXV. L'ufo ed il conteggio però di quelle Lire fi conferva
durevole' ancne di prefente aiel cafo de' Livelli antichi efìggibili da alcu-
ilfuocom- ne Chiefe , da qualche Luogo Pio, e da certe Catè Nobili ed
puto nel antiche di Verona . Lo fteffo fuccede in detti cafi anche in
velT Vicenza, quantunque fotto nome di Lire Vicentine; e in Ber
gomo ne' conteggi del pubblico Sale. Per altro di quelle Lire,
come s'è detto, più non fe ne parla o fa ufo nè in Verona od
altri Pacfi , eccetto da qualche Macftro d'Aritmetica nato nel fe-
colo antecedentemente fcaduto, il quale iftruifce intorno ad effe i
luoi Scolari , non perchè ora di effe Lire alcun ufo far nè deb
bano, ma perchè fappiano ciò che nel paffuto tempo è accaduto.
Valore in- XXVI. Sembra ora convenevole e neceffario per univerlale
eiVa" Lira ' not,z'J tc" i^ruz.ione dimoftrare quel valore che la Lira Vero-
1 786 fi- ne'c Puo e '-cvc prefentemente avere, conlìderata di tempo in
no sso. tempo
PARTE PRIMA. 201
tempo col ragguaglio alle Monete Venere di «juefti noftri gior
ni. E comechè la coniatura di efta Lira ha (lata di quando in
cjuanda rinovata con regolare declinazione del valor luo intrin-
ieco refo proporzionato alle efigenze de' tempi , e talora lenza
nuova coniatura polfa effere leguita fimil declinazione come fu-
periormente s' è detto; però, in una olcurità di anni sì anti-
chi e mancanti di notizie, mifurando la declinazion delle Mo
nete con riguardo agli accidenti nella patria nodra accaduti ,
ci tacciamo a rilevare il valor della Lira Veronefe incomin
ciando dal 78Ó fino all' 880, ragguagliandolo al valor Veneto
che in quello anno 1742. fi coftuma ed offerva « Si de' poi fa-
pere che la Lira per ogn' anno fino al prelente , tuttoché fia
fempre Hata fpenduta o conteggiata per foli 20 Soldi de' Pic
coli Veronefi, e dal 012 in qua per Soldi zó \ de' Piccoli Ve
neti, quanto più è antica tanto più di valore intrinfeco ha im
portato si a Moneta Veronefe come nella prima colonna , quan
to a Moneta Veneta come nella feconda li regilha.-
Lira Veronefe vale a Moneta Veronefe a Moneta Veneta
dell'anno ideale odierna odierna reale
786 lino aH'8oo L. 21:15 L. 20
818 L. 20:14 L. 27:11
845 L, \%:\6:6 L. 25: 2
880 L. 17: 2 L. 22: 16.
XXVII. Negli anni fottonotati fi riporta la declinazione 5uova[0_
della Lira Veronefe con qualche più llabil ragione e fodo fon- re dal 911
damento , poichc il ragguaglio di e(Ta fi prende da quello in fino al
cui oggidì l'oro di Dobbla fi ritrova, tuttoché coniata in ar- 115l-
gento la Lira di elfi anni fi frapponga; e quello s' è fatto per
inoltrar oggi ragguagliato il confronto dell'argento col detto oro .
Lira Veronefe vale a Moneta Veronefe a Moneta Veneta
dell'anno ideale odierna reale odierna
012 L. 13:10:10 L. 18: 1:1
odo fino al 1000 L. 12:10: 6 L. 16:14
1010 L. 11:16: 3 L. 15:15
1100 L. 11: 2 L. 14:16
udì L. 10: 4 L. 13:12
1173 L. 0:10: 6 L. 13: 4
1200 L. 8:10: 3 L. 11: 7
1252 L. 7:17: d L. 10:10.
Per gli anni 912, lidi , 1172 e 1252 fi ha qualche fodo e val
vole fondamento; ma per gli Altri anni fi ha operato per comet-
O0 2 tura
202 CRONICA DI VERONA
tura con riguardo alla Luigia vecchia d'oro di Francia, o affa
Dobbla di Spagna da Lire 37:10 Venete de' Piccoli .
Continua XXVIII. Il valore della noftra Lira per gli anni feguenti s*
dal i*8o. è rilevato col ragguaglio della Moneta Veneta d' oggidì e con
fino al ogni ficurezza , avendoli prefo regola dal Ducato Veneto d'oro
UH* Caratti 17 coniato circa 1' anno 1280 pel prezzo e valore-
di Lire 3 de' Piecoli Venete, e che oggi è detto Zecchino, il
quale ora comunemente per Lire 22 fi fpende e conteggia.
Lira Veronefe- vale a Moneta ideale a Moneta reale
dell'anno Veronefe odierna Veneta odierna
1280 fino al 1285 L. 7: 6: & L. 9115:6%
13-51 L. 6:16: 6- L. p: 2
1355 L. <5: 10: 6 L. 8.14.
1365 L. 6: 2: 3- L. 8: 3*
1377 L- S:IS: * L. 7:14.
1370- L. s'io: 3 L. 7: 7
1382 L. 4:1*0: p L. 6:1*
1400 fino al 1407 L. 4:14: 6- L. 6: 6.
141 2 L. 4.137- - L. <5: 4
1417- L. 4: & & L. 5:18
1420,. L. 4: 4: 5?» L. 5:13
1443 J~ 3: 17:3 L. 5: 2.
Segue dal XXDT. Continua il riporto della Lira Veron. nel Tuo intrinfeco»
jj»53. fino; rifultato al ragguaglio Veneto d'oggidì , colla regola certiffima det
al ij.tt. Veneto Zecchino e dell'argento ridotto al confronto di" quello::
Lira Veronefe vale a Moneta ideale a Moneta reale
deli' anno Veronefe odierna Veneta odierna
2453 tino *l 1*5*0 L. 3:10^ L. 414
3514 fino- al 1517 L. 3: j:6 L. 4:10
1518 L. 3: 5:3 L. 4: 7
1520 L.. 3: 3:— L. 4: 4
1526 lino ai 1530 L. 2:1^:3; L. 3:10
j'547 fino al 1552 L. 2:18:0 L. 3.17
t$$6 fino al 15Ó1 L. 2:140 L. 3:13.
Zecchilo- Quivi *1 Zecchino termina la fua comparfa di Ducato, rettane
quando, do preflfo ognuno colla fola denominazione di Zecchino,
non!* di XXX. Seguita ora il riporto del rifultato della Lira Vero-
Ducato tttf k co^ ra88uag^a Veneto d'oggidì -y confiderate le Monete in
Vari Da- argento fino, e colla regola certa dello Scudo dalla Croce Ve
ca ti Vene- neto corrente a Lire 12:8 , piuttofto che con quella delli va
ri Ducati Veneti da Lire 6 : 4 coniati 1' un dopo ì' altro ia
luo^o
PARTE PRIMA." 203
luogo del Ducato d' oro Zecchino ; i quali fono i feguonti : t'd'argen-
Ducato Priuli coniato in argento fino Tanno 1562 del pe- to '
fo di Caratti 158:3 e per il prezzo di Lire 6:$* -
Ducato Cicogna I, oggi detto Giuilina grande , a da "Filip
po Veneziano d' argento ano , di pefo nella fila iftitunione di
Caratti 135, coniato nel 1588 per il prezzo di Lire 4$ : 4.
Ducato Cicogna li, d'argento fino, di pefo di Caratti zzo,
coniato* Tanno 1503 per il prezzo di Lire e*: 4.
Ducato Donato, d'argento fino , del pefo di Caratti HO,
coniato pel prezzo di Lire 6:4 Tanno iooc* , collo ftcflb im
pronto in grande ed ifcrizione del Veneto Zecchino . Quello
Ducato fu veduto dal P. Erbifti e pefato nella Racco/Ita del
Nobile Signor Pietro Colonefe di Vicenza ; il qual Ducato fu
detto Reale, o Realone.
XXXI. In forza però di quefto ragguaglio dello Scudo Ve- oflèrva-
neto dalla Croce zlone dal
la Lira Veronefe vale a Moneta ideale a_Moneca reale 1S,s* f'n<>
dell'anno Veronefe odierna Veneta odierna al 1606.
156*2 L. 2: 1: 9 L. .1:17
1588 L. 1:161 - L. 2: 8
1503 L. 1:11: 6 L. 2: 2
lóoè L. 1: 8:io.~. L. 1:18:6.
XXXII. Si continua il riporto dell' intrinfeco rifultato della Altra dal
Lira Veronefe a Moneta Veneta , o fia al ragguaglio Veneto d'og- 16x6 fino
gidì, confìderate le Monete in argento fino, e colla regola cer- al 1*54.
ta dello Scudo Veneto della Croce fecondato dagli aumenti del
Ducato Veneto Donato , o Realone
Lira Veronefe vale a Moneta ideale a Moneta reale
dell'anno Veronefe odierna Veneta odierna
1626 L. 1:8: 8i L. 1:18: 3
1630 L. 1:6:11 -l L. 1.15:11 x
1635 fino al 1643 L. 1:6: 8 L. 1:15: <$.....
1650 fino al 1654 L. 1:6: 1 ' L. 1:14: 5.
Un ragguaglio di tal forte è di neceffità che fia continuato
forfè per qualche anno anche dopo il \66o.
XXXIII. Segue il riporto dell' intrinfeco valor di efìa Lira Ve- Altra dal
ron. al ragguaglio Veneto d'oggidì, colla certa regola delTodier- "ÌO
no Ducato Veneto coniato fotto il Doge Contarini con argen
to di miftura al pefo di Caratti 110 Tanno 1665, e che in
quelli tempi vale Lire 8 Venete de' Piccoli , fecondato dalle
altre Monete Venete d'argento dello Stato Veneto, almeno fe
condo
2p4 CRONICA DI VERONA
condo r ordinaria regola . Quello riporco non fi confà mol
to bene fe non nel, cafo di riguardevoli e grofli pagamen
ti , i quali effettuar non fi poffono con piccioli Monete ; queft*
avvertimento però non fi deve a troppa foctigliezza riferire .
Lira Veronefe vale a Moneta ideale a Moneta reale
dell' anno Veronefe odierna Veneta odierna
1665 L. 1:3:94 L- i:x* S
lóyó L. i:$:6±... L. 1:14: 1
1Ó84 L. 1:4:74- L. 1:12: pi
x6%6 L. 1:3:2,^... L. 1:10:11...
1687 fino al 1700 per
una Parte Veneta
molto ftringentc L. 1:5:0^... L. 1:14: 5
1708 L. 1:2:2-*-... L. 1: p: 7
1716 L. 1:1:47 L. 1: 8: 5X
1730 L. i:~:j4 L. K 7: 6...
1736 fino ad oggi 1742 L.i :--:--: L. 1: 6": 8.
O/Terva- XXXIV. Avendo fin qui parlato della noftra Lira Veronefe
liane e e de' fuoi riporti , nò altro recandoci per ora da maggior-
raggua- mente ricordare di effa , riferbandou ad altro tempo di dar
Lira Ve- e var'e nollZie della medefima fecondo ciò che ci fortirà
ne ziana di ricavare dalle operazioni del predetto P. Erbifti , non farà
dal 911 fi- qui fuor di propofito nè dilagradevol cola 1' eflendere qualche
J3021 1Ì5Z. cognizione anco della Lira Veneziana, rapportandone l'intrin-
feco fuo valore di Soldi 20 de' Piccoli d ogni tempo al rag
guaglio Veneto d' oggidì ; e quefto li è operato filila pratica
del valore e rifultato della noftra Lira Veronefe lenza punto
da quella dipartirfi nè per 1' ofeurità ed incertezza prodotta
dal tempo antico, nè per la qualità delle Monete radicali d'o
ro e d'argento, nè per altro conto e riguardo.
Lira Veneta de' Piccoli vale a Moneta Veneta de' Piccoli
dell'anno d'oggidì 1742
piz L. 13.10:10
póo fino al iooq L. 12:10: 6
1050 L. 11:16: 3
1100 L. 11: 2: •-
nói L. io: 4: ■-
1173 L. p:ip: 6
1200 L. 8:10: 3
1251 L. 7:17: 6 .
Prezzi rilevaci col ngiurdu ai metalli, ^.'oro della Luigia vecchij
'i 1
PARTE PRIMA. 295
di Francia o Dobbla di Spagna da L. 37:10 Vene. de'Piccoli odierne .
XXXV. Segue il rapporto deirintrinfeco valore della Lira Ve- Altra dal
neziana de' Piccoli al corrente d'oggidì , rilevato colla certa re» dal 1380
gola del Ducato d'oro oggi detto Zecchino da Lire 22 Venete f"10 -S1*-
de Piccoli.
Lira Veneta de' Piccoli vale a Moneta Veneta
dell' anno de' Piccoli odierna
1280 fino al 1285 L. 7: 6:8
1351 L. 6:16:6
1356 L. 6:10:6
136$ L. 6: 2:3
1377 L- W-6
1379 L. 5:10:3
1382 L. 4:10:9
1402 fino al 1407 L. 4:14:6
141 2 L. 4:13:..
1417 L. 4: 8:6
1429 L. 4: 4:9
1443 L. 3:17:^
1454 [Quivi il Ducato Veneto d'oro Zecchi-
fino no è ftato or per abufo popolare , or
al per Legge pubblica , rifiato a L. 6:4,
an- prezzo mai per innanzi intefofì, ma
no poi fino ad oggi continuato nel Ve-
del neto Ducato sì reale che ideale . ]
1510 L- 3:10:6:1 l-f ...
XXXVI. Segue il riporto dell' intrinfeco valore della Lira Altra
Veneta de' Piccoli al corrente Veneto d'oggidì , prefo colla regola del 15
del Durato d'oro Zecchino importante ventidue di dette Lire . fino al
Da quello tempo in qua il Ducato Veneto d' oro ha acqui- *5*1-
Rata doppia denominazione, cioè di Ducato d'oro in oro ef
fettivo, ch'era il Zecchino, e di Ducato d'oro da Lire 6:4,
che intendevafi tanta parte del Zecchino, la quale a! corrente
della Piazza formaffe il valore, dal 15 13 fino al 15 17, di Li
re 3:7:6.
E quella fi è appunto la Lira di Libro che i Negozianti di
Verona pagano al pubblico Officio della Stadella per l'entrata
ed uirita delle Merci , quando però facciano il pagamento con
Zecchini , e corTvnutanilo il difeapito delle valute col ridurle al
la Parte 1687.
Lira
iptf CRONICA DI VERONA
Lira Veneta de* Piccoli vale a detta Moneta d'oggidì
dell'anno
1518 L. 3: 5: 3
1510 L. 3: 3: -
15 26" Fabbricatali la maggior Zecca Veneta,
fino il Ducato d' oro vien detto Zecchi*
al no.
IS3° L. i:ip: 3
1547 ^no *1 'SS* I* 2:1 8: 9
1556 lino al L. 2:14: o
Quivi il Zecchino perde affatto il nome di Ducato d' oro ef
fettivo.
Altra dal XXXVII. Continuali il riporto di effe Lire al corrente Ve*
1561 fino neto d'oggidì, confiderate le Monete in argento fino colla re-
ai 1654. gola metodica dello Scudo Veneto dalla Croce che oggi vale
Lire 12:8, la qual regola (la bene a confronto delli varj Du
cati d'argento Veneti nel 30 deferita.
Lira Veneta de' Piccoli vale a detta Moneta
dell' anno odierna
15^2 L. 2: 2: p
1588 L. 1:16: -
1503 L. 1:16: 6
160Ó L. 1: 8:10
\6z6 - i: 8: 8T
1630 L. 1: 6:iz$.
1635 fino al 1643 L. 1: 6: 8
1650 fino al 1654 L. 1: 6: 1 .
Il qual' ultimo ragguaglio farà forfè (lato continuato per alcu
ni anni anche dopc del 1660.
Offcrva- XXXVIII. Segue il riporto dell' intrinfeco valore delle Li-
zionedal re Venete de' Piccoli al corrente Veneto d'oggidì, confidera-
1665 fino w jn argento > e colla regola dell'odierno Ducato Veneto co-
a I74V- niato in argento al pefo di Caratti no nel 1605 fotto il Do-
?e Contarmi pel prezzo di Lire 6:4., e che oggi fi fpende per
.ire 8 Venete de Piccoli : regola cjuafi uniforme a quella che
fi caverebbe da un mezzo Scudo Veneto dalla Croce, già Mo
neta d' argento fino del tolerato pefo di Caratti 75 , e che og
gi fa figura di Ducato Veneto da Lire 6:4 per effere da po
co tempo in qua giunta ad un tal valore.

Lira
PARTE PRIMA. 207
Lira Veneta de' Piccoli vale a Moneta Veneta
dell'anno odierna
166$ L. 1:5:94.
1676 L. t:y.6%
1Ó84 L. 1:4:7^-
JÓS6 L. i:3:zi.
1687 In forza di una Parte Veneta ( cofa non
fino piìi accaduta) in Verona abbacato affai
al il prezzo delle Monete, la Lira Venezia-
1700 na vale L. 1:5:04.
Il feguente riporto è per que' foli pagamenti groffi , nei qua
li regolarmente parlando non. fi ammettono Monete picciole ed.
inferiori:.
1708, L. 1:2:2^
171C» L. 1:1:4-$-'
I73o L. I:..:7i
1730 fino. ad. ogg* 174* L. i:-:~.
Il rapporto dell' anno 1736' non fuffifte fe fi tratta de' pa
gamenti fatti in Monete, d' oro , perchè quefte non hanno fe
condato in detto tempo l'aumento dell'argento. Tutti gli al
tri poi s' intendono rilevati con. un calcolo che differenza al
cuna patir non dovrebbe , ma pure v' intendiamo un qualche
picciolo competente incirca , e falvo conto , fe per forte accaduto'
fofTe- alcun picciolo; sbaglio', trattandofi di cole tanto difficili ,
e di tempi così lontani ed imbrogliati.
A cagion poi di brevità fi ommette a. quefto , o; ad altro
paffo di porvi un Catalogo molto lungo contenente gli Scrit
tori e gli Autori che trattano- di quefta materiale h regiftri,
di' tutti' i quali' fi è: fervito il P. Erbifti per rilevare le. cogni
zioni entro, di quefti-. foglj efpofte ; e quefti, come dal Catalo
go eh' elfo lui tiene, fono molciffìmi, di vario-Stato,, clima, ed
impegno , e di varie condizioni ec. I Trattati fono altri Cam
pati, altri manoferitti , e molti. Proceffi e Carte o fciolte o in
differenti volumi inferite.. Gli Autori altri fono Storici, altri
Giurifti Veneti e d'altri paefi, Italiani ,. Franzefi, Tedefchi ,
Spagnuoli , altri Latini ed altri Italiani , altri Sacri , altri Pror
fàni. Nella vifita poi che il detto P. Erbifti ha fatta di alcu*
ni Proceffi ordinati per caufe: e litiggji a cagion. di Monete ac
caduti sì in Verona , che in Venezia , in Roma ec. , quando
con. felice e quando con tòrte contraria de' pretendenti , effo ha.
Pp rac-
2p8 CRONICA DI VERONA
raccolto un importante avvilo che ci fembra. bene qui ripor»
tarlo ..
XXXIX. Perchè fopra gli. efpofti calcoli nefluno abbia da rac
coglier maffime e fiffar opinioni da fervirfene per caufa del va
lor di Monete ad intrapprender litiggj ftrani e pericolofi con
graffe ed inutili fpefe; perfuadendofi di poter efigere di preferi
te quello che le Lire, i Ducati , od altre Monete degli anti
chi tempi vengono ad importare per l'odierno ragguaglio , nell'
efazione di qualche Canone o Livello con iftromento di quel
le fcorfe età rilevato ; fapiafi che ogni tentativo farà vano ,
quando non vi fia un continuato e legittimo poffèflb di fare in
tal maniera la pretefa rifcoffione, e verrà contro chi che fia in
fallibilmente pronunciato quel nibil ìnnovetur in certa domma-
tica Decifione dal Pontefice San Stefano pubblicata . Lo fletto
intender fi deve per ogni altro calo che ne' fuoi fondamenti
o per la novella pretefa lo fopraelpofto adornigli , eccettuando-
fi quello in cui toglier fr vogliano certi incamminati pregi udi-
cj ed ufi che una mala confuetudine di riscuotere con decapi
to da qualche tempo introdotta averterò; per convincere i qua
li però s'abbiano fondamenti maggiori d'ogni eccezione, e co
me tali per ordinario fiano riconol'ciuti da que' Giudici preflb
de' quali una fimil caufa portar fi debba . Per maggior lume ed
intelligenza fi efporranno qui alcuni cafi dalle offèrvazioni del
P. Erbifti ricavati , ne' quali al parere di effò e ancor di va
lenti Girifperiti fi potrebbe il punto della pretefa di minore a
maggior importo delle Monete a man lalva difendere avan-.
ti ogni. Tribunale, o Laico o Ecclefiaftko : ed uno è il fe-.
guente ..
XL. Tizio è poffeffore di uno Stabile o di una Tenuta in
Campagna per acquifto che i fuoi Maggiori hanno fatto nel
1475 dagli Autori di Sempronio pel prezzo di Ducati dal Graf
fo 2000, o fia di Lire 12400 Venete de' Piccoli, e col patto
della ricupera di effò fondo- fenza. prefcrizion di tempo a. favor
del venditore, e degli eredi fuoi riferbata . Sempronio in que-
fto tempo 1741 confiderata bene la cofa; e vedendo il fuo Sta
bile da redimerli valer oggi fenza errore Ducati 7000 e più
da Lire 6:4 l'uno, ovvero Lire 44000 Venete de' Piccoli, ol
tre il valor di qualche miglioramento fattovi utile neceffàrio
ed efiftente ; inforge effò colla pretenlìone della riferbata ricu
pera , e pretende riavere da Tizio lo Stabile con la reftituzio-
qe e collo sborii? delli Ducati 2000 elpreffi e pagati nell' iftro
mento
PARTE PRIMA. i99
mento di vendita 1475 , col pagare in oltre anche P importar
de' miglioramenti fattivi neceflarj, utili , e che tuttora efifto-
no . Quefta pretenfione di Sempronio anderebbe certamente a
vuoto, quella volta che a Tizio riufcifle di provare al Tribu
nale che i fuoi maggiori collo sborfo delli Ducati zooo fatto
l'anno 1475 abbiano appunto sborfato niente meno di Ducati
7006 L. 4.1Ó Veneti d'oggidì . Poiché, febbene li Ducati dal
Groflb del 1475 quanto quelli d'oggidì liano conteggiati a Li»
re (5:4 Venete, o a Lire 4:13 Veroneli per cadauno, ad o-
gni modo v' è quefta differenza che li Ducati 2,000 del 1475
erano Zecchini Veneti effettivi che allora valevano Lire 6:\
Venete l'uno, e li Ducati d'oggidì nello Stato Veneto da Li
re 6\\ l' uno altro non fono che Monete ideali , le quali non
importano più del valore di un mezzo Ducatd"dalla Croce Ve
neto d'argento del pefo tolerato di Caratti 75 folamente. Sic
ché l'odierno Ducato dal Groflb non arriva neppure ad aggua
gliar il valore della terza parte del Ducato 1475 . Onde len
za una grande lefione della Giuftizia , che vuole fia dato ad o-
gnuno il fuo, non potrebbe Sempronio ripettere lo Stabile col
iolo sborfo di 2000 Ducati dal Groffo Veneti odierni , quan
tunque voleffè ancora sborfare di più le fpefe per li migliora
menti dall'altra parte poffeditrice incontrate; ma sì bene oltre
le fpefe sborfar dovrebbe con giuftizia Ducati 7006 L. 4 : 16
Veneti dal Groflb; e così le Lire 12400, per quella comprada
sborfate, calcolar li devono oggidì a Lire 3:10:1 l-ì...Veneti de'
Piicoli per cadauna.
XLI. Lo fteffb intender fi deve ìn ogni cafo d' evizione di
qualunque Stabile per cagion di Fideicommiflb, o per altro ca
po, il qual Stabile oggi vaglia ¥- g. Ducati 4000 dal Groflb
che importano Lire 24800 Venete de' Piccoli . Mentre chi è
tenuto reftituire il prezzo per l'efercizio di fua ragione , deve
certamente sborfare la fuma oggi importata , tutto che prima
fia ftato numerato un prezzo apparentemente più o meno inferio
re , e noi per chiarezza qui fotto n' efponiamo alcuni efempj,
acciò fi vegga come nell' avanzare degli anni le ftefle Monete
fimilmente avanzano di valore, ed importar maggiore acquifta-
no . Per efercitar dunque la ricupera del fopraddetto Fideicom-
mifso venduto, e che oggi vale Due. 4000 oppure Lire 24800
Venete de' Piccoli , fi dovrà sborfar fempre li detti Ducati
4000 per pareggiar l'antico prezzo ricavato in qualunque del
li feguenti anni che per efempio qui fi regiftrano
Pp 2 Ven«
CRONICA DI VERONA

Vendica fatta
nell' anno
1400 per L. zp$i: 7: 6 Veronefi.
*443 per L. 3611:13: -
Fino a qui non fi conteggiarono mai Ducati da L. 6:4.
1480 per D. iopo L. i:daL.o":4 Ver. olia per L. 6750: Veneta
J528 D. 1350 L. -: 4 ovvero per L. 8371: 4
1564 D. 1871 L. 2: - L. 11602: 4
1500 D. 2222 L. 1: 7 L. i3777:I$
1608 D. 2774 L. 3:10 L. 17202: 6
I630 D. 2005 L. L. 18384:11
1040 D. 3000 L. — L. 18600: —
1665 D. 3100 L. 1» igzoox «
fino
1Ó70
1087
1700.
XLIf. Polle le quali cofe adunque , fi de' credere con mo
rale certezza che una tal caula non farà da perderli davanti
a' Tribunali , ma fi doverà per effa ottenere un favorevol giu-
<Kcio, mediante però l' affluenza e grazia d'Iddio, l'attenzione
e rettitudine del Giudice nell' afcoltare « pronunziare , la dili
genza e fincerità degli Avvocati col non abbracciare alcuna di
quelle maniere già da effi loro dette do'lofe ed inique, e final
mente la prontezza de' Clienti nell' approfittarli de' buoni con-
feglj, e con lo {pendere fecondo l'occorrenza, non tirando la
cofa fino a romperli. Mancando le quali cofe, non fi doverà
mai attribuire alla poca o mala ragione qualunque rovefcio
che accadefle, ma sì bene a <hi '1 fuo dovere non averà cerca
to e meno in pratica.
XLIII. Un altro cafo quivi fi efpone in riguardo alle Mo
nete tanto più. alte di prezzo nell'intrinlèco lor valore, quan
to meno lo dimofirano per eflere più antiche di limito e va
lore che le moderne, le quali moltillìmo eftrinfecamentc alza
te fono di prezzo nell'effer loro di Monete effettive quantun
que d'intrinfeco valore abballate fi trovano . Quello cafo po
trà fervire per molti altri che fiioceder poflbno in circa di que
lle Monete contrattabili , non però effettive , confrontate nel
loro valore antico all' odierno importar di elle a Moneta Ve
neta d'oggidì.
XL1V.
TARTE PRIMA. 3oi
XLIV. Celio Bel 1400 con Tuo Teftameoto Iafcìa ad un Mg»
«altero di Monache la furama di Ducati 250 da Lire 6:4. Ve
nete l'uno, o piuttorto da Lire 4:13 Veronefi, giacché il Te»
fomento è fatto in Verona , e difpone di fondi e d' intereffi in
effa Città e in quello Territorio elìdenti » Lafcia quello dana
ro perchè fi a invertito , e poi col ricavato degli affitti, dopo
il foddisfacimento delle occorrenti neceffarie fpefe , fia ftipen-
<liato un Sacerdote perche ogni giorno Fedivo celebri la San
ta Meda nella Chiefa di effe Monache per loro commodo ed in
iuffraggio delle Anime del Purgatorio . Nel 1403 fi morì il
Teftatore, * per efecuzione del Teftamento le Monache rice
vettero il denaro dovuto , lo invertirono fopra 25 Campi di Ter
ra in Campagna , ed oggi da quel Terreno ricavan elle ogn'
■anno l'entrata di Ducati 40 dal Grò80 ficuri e liberi da ogni
fpefa , e così mantengono un Capellano coli' onorario di Du
cali 30 dal grado, a norma d'una limitazione Vefcovile di Li
re 2 d'elemofina per cadauna MeTa feftiva. Oggi pertanto ca
lde in penfiero a chi affitte quel Monaltero, di non volere per
tal celebrazione fpender più che Ducati IO dal grotta come og
gidì fi conteggiano : e ciò fui rifleffb che tutti i Fondi sì di
Cafe che di Campagna di elfo Monaftero, più o meno antichi
■delli 25 Campi acquatati per il detto Legato , non rendono
frutto netto da ogni fpefa anche ftraordinaria fe non per l'im
portare a ragion del tre o quattro per cento * e quindi non.
li avanza piti oltre la confiderazione fopra lì Ducato* auri bo
ni e jufti ponderis efpreffi in quel Legato , e che fi fono avuti
ed inveititi nel 1403; non penfando che il Ducato d'allora è
un Zecchino oggidì da Lire 22 , e ohe i Ducati 250 in quel
tempo avuti ed invertiti importano prefen temente Ducati poo
c non meno. In quello cafo io credo che neflùn pratico ed o»
nerto uomo potrà una sì fatta ingorda ed ignorante riiòluzio»
ne commendare giammai , e farà fortenibile il contrario , ridu»
cendo quegli antichi 250 Ducati d'oro al valor Veneto d'oggi»
dì, qualunque volta un fimil mortruofo attentato fi votene in
trodurre; e lo fteflb dir fi può d' ogn' altro cafo che quefto af»
fomiglj.
Molti e poi molti famigliami fuccefli nel propofito di Va»
Iute fi fono veduti e fi trovano negli antichi e ne' più vicini
fecoli ed anni, ma di elfi non fi vuol qui far menzione alcu
na, perchè la cofa giammai fi finirebbe : onde il ciò fin qui
detto bafti al noftro propofito , riferbandoci ad altro ufo e tem»

3oi CRONICA DI VERONA
po il più difonderci mediante 1' ajuto d'Iddio e 1' affluenza di
que' lumi che da' Manofcritti del detto P. Erbifti otterremo
liccome luperiormente detto abbiamo.

GIUN-
3°3

GIUNTA

IN SEGUITO ALLE OSSERVAZIONI

SOPRA

LE LIRE ED ALTRE MONETE

DI VERONA E DI ALTRI PAESI.

Elle antecedenti offervazioni effendofi per


noi efpofti diverti calcoli fopra delle Mo
nete ideali e- reali del noftro paefe , ridu-
cendole dall' intrinfeca lor valore a quel
lo di Moneta Veneta ufevole nel 1742 ,
e' è paruto ben fatto efporre qui alcuni
efempi di prezzi che e' è fortito ritrova
re rifguardanti più e diverfi paffati anni,
e con ciò far conofeere che i noftri cal
coli non fono lontani dalla verità, ma convenevoli e propor
zionati alle efiggenze de' tempi , de' luoghi, e delle circoftan-
ze. Le offervazioni di quelli prezzi occorfi nelle cofe fpettan-
ti al viver umano metterann' in chiaro la verità , e fenza di
effe molti valent' uomini hanno in propofito. di Monete più co
fe raccontate dal probabile e dalla verità molto lontane , co
me ad ognuno è facile che accader poffa .
Nel 072 , l' elemoCna per cadauna Meffa da celebrarfi in cer»
to giorno folenne in una Chiefa del Friuli era Denari 10 Ve
neziani, che oggi- a Moneta Veneta fanno Soldi 10 e Denari
6 . Oggi pure poco più fi è 1' elemofina della Meffa in alcuni
paefi ben poveri d'Italia, ne' quali però lì vende anche a prez
zo bafliffimo la vittuaglia che ivi li raccoglie.
073 Avendo Ottone Imperadore porta la Città, noftra in i-
flato di Repubblica quafi affoluta , la quale governata era da
un Podefta , lo ftipendio di quefto Rettore fi era a fuo princi
pio Lire Veronefi 5000 , le quali a Moneta Veneta oggi im
portano Ducati 13407-i-, come fuperiormente ricordato abbiamo.
Un tale ftipendio lì dava a quefto Podeftà , perchè doveva
{fiere l'oggetto foreftiero, dotto, nobile, ed rrmigero capace di
coman-
304 CRONICA DI VERONA
comandare in- capite « ben dirigere le. armi di efla Città .. Av
yeva poi T obbligo di mantenere al fuo lervigio- di Corte un
Vicario-, tre Sergenti o Cavalieri, lei Scudieri, lei Damigelli,,
e venticinque Satelliti , oltre gli occorrenti, cavalli e la. necef-
faria bafla ferviti*. Ed è notabile che quello ftipendio fu (tabi-
lito nella prima iftituzione: di eflò Officio o Magiftrato , e che-
fervir doveva per tutto T anno del governo j il qual' anno for
fè non era di XII meli alla Romana , ma di meli XVI alla
Civile , e- forfè di XVIII per cagion di due meli di certa va-,
canza .
1107, In Piftoja, Città della Tofcana, là mercede che per
i lavoratori di Campagna venne taffetà , oltre la cibaria , fi fu
ne' giorni d'Eftate Denari 4, che oggi a Moneta. Veneta im
portano Soldi 5 e Denari ó"-*-; ne' giorni di Primavera ed Au
tunno Denari j, che importano Soldi 4 e Denari 2; ne' gior
ni d' Inverno Denari 2 ,. che oggi importano Soldi 2. Denari
p±. Quefto convien dire che accaduto fia. perchè, in quel paelè le
Monete faranno fiate al fegno delle Milànefi , vale a. dire un
pò più alte delle Veronefi; e che, per la grande quantità de'
Montanari venuta ivi dalle vicine Alpi, le mercedi allora fa
ranno ftate a baffiffimo prezzo pagate in quell' angufto vullico--
fo territorio.
ili?-, Il valore di un Porcello, pagabilè annualmente ad u-
na Chiefà. di, Verona nel giorno di San Martino, era Soldi 8
Veronefi , che a. Moneta Veneta oggidì importano Lire 6:6.
Quefto però, farà accaduto perchè non vi. farà flato obbligo di
certa grandezza dell'animale , e perchè la carne di effa non fa
rà fiata, di molto prezzo, mentre non fe ne faceva ufo >sì uni-
variale ed in tante maniere come oggi fi' pratica..
1134, La pezza di terra di mezzo Campo, quale da Santa
Tofcana fu comprata da D; Adelardo Arciprette di Zevio, per
il prezzo di Lire 15 Veronefi, rifluita a Moneta Veneta Du
cati $6\■.
11.25 Sino al- 123Ó , onorario del Podeflà di Pàdova Lire
4000 all' anno. Fanno a. Moneta Veneta odierna Due. d8oo.
Lo lleffo Podeflà dava una. piegieria. a quel Commune di 1000
Marche d'argento, che rilevano Ducati 15500.
1171», In Genova , per- cagion di una grandiffima. careftia v
il Formento valeva a Moneta come fi- crede di Milano Soldi
50 la Mina ; e quefta mifura è baftèvole a render ben carico •
vm' uomo; onde a Moneta Veneta oggi importerebbe- L. 42.
Cir-
PARTE PRIMA. 3oj
Circa lo fieno tempo in Verona, ove non v'era careftia, il
prezzo del formento era Soldi 7 Veronefi il Minale che è la
terza pane di un facco • e però era per cadaun faco Lire i:i ,
ed oggi importerebbe Lire 13:14. Quello tal prezzo è compro
vato anche dal feguente paragrafo .
1x78, Vi fu una careftia molto grande in Verona, ed in al
tre Città d'Italia; quivi però il formento valeva Soldi 22 Ve
ronefi il Minale, la Segalla Soldi 20 , il Miglio Soldi 16 , e
la Melica Soldi 12; onde oggi quelle biade importerebbero a
ragion di facco a Moneta Veneta:
Formento L. 43: o
Segalla L. 30:12
Miglio L. 31:13:5
Melica L. 23:13.
La baflèzza del prezzo del Formento negli anni careftofi dì
que' tempi, e così la fua moderazione negli fteffi anni della ca
reftia , procedeva dallo fcarlo ufo che di eflà biada fi faceva nel
la noftra Città , perciocché molto fi coftumava ed efitavafi la
Segalla o pura o mifta col Formento , la quale però fi era con
proporzione più cara del Formento ftelTo. Così pure il prezzo
del Miglio e della Melica riufciva affai caro a cagion del gran
de coniumo che di effe biade nel Territorio fi faceva, e per
chè non era per anco introdotta la cultura del Sorgo Turco,
o fia del Formento Giallo come vien ora comunemente chia
mato; la cultura del quale, effendofi oggi introdotta e molto
bene avanzata , porta grande follievo ed abbondanza per i po
veri malfime del Contado, e perciò non fi veggono piìi sì fre
quenti le careftie e fors' anco le peftilenze .
1103, Un Moggio di Linofa in Ferrara fi vendeva per Sol
di 12, il qual prezzo a Moneca Veneta oggi importerebbe Li
re 7:4.
1225 Sino al 1228, come fi legge nel Volume Latino degli
antichi Statuti di Verona pubblicato dal Molto Rev. D. Barto
lomeo Campagnola , come alla pag. 2<5 di quello Volume abbiam
detto, furono coftumati fra noi 1 feguenti falarj e mercedi:
Al Sig. Podeftà di Verona per la fpefa e pel mantenimen
to fuo e della fervitù, per un Capellano, e per dodici Solda
ti armati , veniva per ogn' anno di dodici meli contribuito Li
re Veronefi 4000, le quali a Moneta Veneta d'oggidì rileva
no Ducati 7006": 4:16".
Q.q A ca-
$o6 CRONICA DI VERONA
A cadauno delli tre Giudici Foreftieri in Verona Lire ioo
che rilevano Ducati 177:2:12.
Al Sig. Podeftà , quando finito il fuo Reggimento dovea trat
tenerli ancora in Verona per affari pubblici, veniva contribui
to per cadaun giorno per le e per i fervi luoi Lire 4 Vero-
nefì , che a Moneta odierna rilevano Lire 44 .
Nello IteflTo cafo a cadauno delli tre Giudici del Reggimen
to fi contribuiva per fe e Tua fervitu Lire 1 , rileva Lire il.
Il Salario di un fopraftante per far feorrer a Verona e pel
Campo Marzio l'acqua di Montorio , e per cuftodire il Tor
rente di Valpaltena , fi era L. 25 le quali importano L. 275.
La fenferia , per un Cavallo del valore di Lire 50 fino a
Lire 120 Veronefi, fi era Soldi 10 che rilevano L. 5:10.
Valor d* un Cavallo qual dovette lervire per alcuni primi Uf
ficiali della Città di Verona fi era Lire 25 Veronefi almeno,
importano L. 275 Venete.
Le mercedi giornaliere de' Falegnami e Copritori de' tetti
delle caie fi erano, dal principio della Quadragefima fino a S.
Michele, Soldi 3 Veronefi quando fi dava loro anche il vit
to, ed importano a Moneta odierna Veneta Lire 1:13: Sen
za la cibaria erano Soldi 4 e Denari 6, che rilevano L. 2:^:6.
Da S. Michele poi fino al primo giorno di Quadragefima , Sol
di 2 e Deuari 5 colla cibaria, ed importano L. 1:6:7, e fen-
za cibaria Soldi 3 e mezzo, che rilevano L. 1:1 8:6.
1230, La paga in Verona per un Capitano guerreggiante fi
era Lire 7 al Mele, che a Moneta Veneta fanno circa L. 75.
Quella di un Soldato Lire 3 al Mefe, che importano L. 32:2.
1252, Il Denaro occorrente per pagare i Prefidenti in Ve
rona, o in varj fuoi Cartelli guerreggiati dall' Imperadore, a-
feendeva a Lire 800 annuali imperiali, che fi credono eguali al
le Milanefi, ed importano Ducati 15241:4.
Per pagare tutti i Prefidj nelle molte Città guerreggiate in
Italia dalf'Imperadore , Lire 14000 imperiali all'anno, che fan-
no Ducati 26073:2:8 .
1260, La giuda ftima di XII Cavalli bardati e ben forniti
del B. Giacopo di Braganze Domenicano Velcovo e Duca di
Vicenza, donati al Convento di S. Corona in quella Città,
fu rilevata in L. 438 Vicentine eguali alle Veronefi; che im
portano Ducati 700:2:16.
1305 Sino al 1313, varj corpi di Terra di Campi 25 l'uno,
detti Mafi, che fono Terre montive , bolchive, pafcolative e
zap-
PARTE PRIMA. 307
zappative nel Diftretto di Calavena, furono affittati da' Padri
Benedettini , oggi di SS. Nazaro e Cello , Lire 3 Veronefi per
cadauno, il qual' affitto nfulta a Moneta Veneta L. 23:5.
1300 , Affitto di una Bottega pjccio'a in Vicenza Lire 1 ,
importa L. 7:15 .
1335 , Livelli vitalicj affegnati alle Monache antiche di San
ta Croce in Cittadella a ragion di Lire 10 1' uno per le Co
nile, ed importa a Moneta Veneta L. 77:10, e di Lire 5 pel
le Converle, che rilulta L. 38:15.
Che che ne fia di qualche altezza o battezza maggiore o mi
nore de' prezzi nelle cole fuddette , di cui non fi può trovar
ceito conto fottile a caufa di alcune circoftanze oggidì imper
cettibili, la cofa però con pili metodo procede nelle cofe lpet-
tanti dia vittuaglia dal 1400 in qua; lalvo che tali prezzi fi
couiiùerino fempre liberi da quelle variazioni alle quali è for
za che qualche fiata fiano loggetti per cagion di can flravagan-
u , o di nuove iflituzioni , o di varietà de fiilemi ec.
1404, In Vicenza un pajo di Guanti di Capretto fu pagato
Soldi 3-5-, rilevano L. 1:1.
1405 , Prezzi patuiti tra l' Abbate e Monaci di San Zeno di
Verona ;
L. 1:10 per un Minale di Formento, che a ragion di facco a
Lira Veneta odierna rileva L. 27:9
L. 3:10 per una Botte di Uva di Ronco Leva, import. L. 22:1
L. —:ió per una Baceda di Oglio, rilevano L. 5:-- p
L. 1:10 per un Garro di Legna groflà, importano L. p:o
L. —.TO per un pajo di Capponi, fanno L. 3:3
I428, Prezzo delle Carni in Bergomo, a ragion di Mone
ta di Milano, e la libra di oncie 30:
Soldi r:8 per libra Carne di Manzo r che a pefo noflro e a
Moneta Veneta rilevano L. -:5: 8
Soldi 2:2 per libra la Carne di Vitella, import. L. -:6:ix
Soldi 1:-- per libra la Carne di Porco, rilevano L. -:6: 6
Quelli prezzi faranno veramente occorfi per effère e(Ta Piaz
za confinante a due diverfi Stati , vicina a' Monti che le fom-
miniflrano in abbondanza dette Carni , uè di effe allora non fi
faceva- grande conlumo : quali prezzi dal Calvi Scrittore del
le Effemeridi di efia Città fono flati accresciuti a proporzione
fino all' anno 1564 , trala'cj.u i cafi di particolari flravagan»
ze , a' quali efla Città fu pure foggetta sì in riguardo alle Bin
de che alle Monete.
Qjì = In
308 CRONICA DI VERONA
In Verona circa il 140Q verfa al 1500 fi. trovano li figlien
ti prezzi fopra varj generi di cofe.
Pietra viva di Borazzo in opera valeva il piede Soldi 12 Ve-
ronefi, che a Moneta Veneta odierna rilevano L. 3: 0:8
Pietra detta Mandolata Soldi 8, che importano L» 2:15:--
Una giornata di Muratore Maeftro. fi pagava Soldi
2Q, fanno L. S;I7:~
Una giornata di uomo da Gazzola fi pagava Soldi i- ?
12, che fanno L. 3:10:2
Un pefo, di Vitello, venduto, a' Beccari per Soldi 22,
importa L. 6: 8:8
Un pefo di Butiro e Formaglio per Seldi 33, ril. L. 9:*3'-~
Un Carro, di Fieno venduto d'accordo, per L. 4:13
che importano L. 22; -:—
Altro venduto al prezza corrente di Lire 7:17:0',
rilevano L. 36: 5:0;
Un Carro di Calcina per L* 3 , fanno L. 14: 2:--
Un centinajo di Quadrelli per Soldi 10 , che imp. L.. 2: 7:—
Una libra di Cera lavorata per Soldi 12, che rile
vano L. 2: 0:4
Un pefo di Sapone cioè lib. 25 per L. 1:5 , che fanno L. 5:17:0*
Una Botte di Uva di Monte per L. 14:10 y che im
portano L. 68: 3:—
Un facco di Segalla per L. 3:1 , che rilevano L. 14: 7:-
Un facco, di Formento per L. 4:-, che fanno L. 18:16":—
Una libra di Pefce del Lago di Garda per Soldi 3 ,
che importano L. >-:i4:~
Una di Pefce dell'Adige, per Soldi 2:4 circa, fanno L. ~:ii:—.
Una Baceta di Oglio dì Venezia che fono libre fi ,
per Lire 1:1 , che rilevano L. ù: !*-:ii
Un pefo di Rifo bianco per Soldi 16*, che imp. L. 3:15:2
Una libra di Ferro lavorato perDen. 0, che fanno. L. —: 2:3....
Una libra di Fichi fecchi proveduti a Venezia per
Soldi 1 , fa L. -: 4:8£
Una di Uva pafTa per Denari 4Ì. , che rilava» L. -: i:8S
Una di Zucchero di Madera per Soldi 5:3, che im
portano L.. 1: 0:4.
Ne' fuddetti prezzi qualche capo è veramente poco unifor
me al fiftema delle Monete occorlb di tempo in tempo , ma
ciò fi de' pazientare; mentre le frequenti guerre , le peftilen-
ze, ed altre fimili difgrazie , che fono cadute in buona parte.
di
PARTE PRIMA. 300
di quel fecolo, hanno renduto il noftrp paefe molto fcarfo di
operaj e di altre perfone : ond* è forza che le mercedi fiano
fiate di prezzo un pò alto , e le altre cofe abbiano valuto un
pò meno di quel che doveano . Ballerà dunque , io propoGto di
riduzione de' prezzi e delle Monete da tempo a tempo , aver
quella conferma che da tali ofTervazioni cavar fi può , maffime
ne' fecoli ripieni di tante ftravaganze e confufioni . Ora fi ere»
de che fu tali fondamenti non fi poiana i calcoli delle ante»
cedenti oflèrvazioni imputare nè di troppa altezza nè di mol
ta e viziofa battezza; mentre un pò più. un pò meno , fecondo
che di valore ejftrimèco fi fono andate aumentando le principa
li Monete del hoftro paefe , e minorando di valore intrinseco
le Monete baffe , cosi pure i prezzi delle cofe frettanti alla
vittuaglia fi fono andate alzando nel prezzo loro. Nè ciò pre
giudicar devono que' capi che hanno particolari oflèrvazioni, i
quali però non fi fono ommefli per non dar fofpetto di poca
lmcerità negli riporti -
Veramente fi fono tralafciati i prezzi delle Sete e del Sorgo
Turco circa V anno idoo • e lo fteffo. pare che far fi doveffe
anche del Rifo , perchè ne lècoli baffi quelle cofe erano di af
fai alto prezzo tuttoché le Monete foffero baffe di valore ; e
ciò accadde perchè quelle tali cofe fi erano allora, di nuova in
troduzione preffo di noi , e perciò fcarfe nella quantità loro ,
affai ricercate da' facoltofi e foreflieri , maffime il Rifo- e la Se
ta ; onde a caro prezzo vender fi doveano più che a' noflri tem
pi, ne' quali il raccolto loro fi è renduto molto abbondevole
non folo pel nollro bifogno che per i foreflieri ancora. I prez
zi dal idoo in quà non fi riportano per fchiffare una tedio-
fa lunghezza , e perchè fi hanno documenti chiari e ficuri cir
ca i peli, e i prezzi delle Monete d' argento che nei contrat
ti del noflro paefe hanno fatto la principal figura.
Da ciò fi de' raccogliere che per cagion dell avidità di fpen-
dere le Monete grofle per qualche «Ola fempre di più dell'or
dinario lor valore; cola comune, agli uomini e ad ogni pae
fe ; è crefeiuto , col valore intrinfeco delle principali Monete ,
il prezzo ancora delle cofe che con tali Monete fi comperano.
Nè ciò è già accaduto a caufa dello feoprimento delle Indie ,
come non poche ragguardevoli perfone fi perfuadono ; imper
ciocché anco prima di un tale feoprimento fi vede che colL'
aumento eflrinfeco delle Monete è crefeiuto il prezzo della vit
tuaglia. E quello feoprimento altro non ha caufato che a noi
fia
jio CRONICA DI VERONA
fia pervenuto a proporzion dell' oro più argento che prima non
s'aveva, recatoli dalle navigazioni per l'Oceano fatte dagli Spa-
gnuoli e da altre nazioni; il che non avevamo prima dalle na
vigazioni per i Mari di Levante fatte da' Veneti, \ quali dall'
Alia più oro che argento ci portavano. All'aumento poi del
danaro , che hanno recato le miniere nuovamente hell' Ameri
ca feoperte , fi dee contrannorre lo dilcapito (eguito dall' efler
mancate quelle dell' Afi» »■•■•_ le- nullaoftante fi vuole che in Eu
ropa oggidì fi ritrovi più danaro di quel che fi trovava prima
dello lcoprirnento delle Indie, mentre tante Monete non ven
gono realmente contante quante coli' oro ~-ento di minie
ra vengono coniate, ciò fi conceda pure; ma la ftefia cola con
ceder anco fi deve per i iecoli al detto (copnmento anteceden
ti , correndo per 1' uno e 1' altro la (leflTa ragione . Da quella
maggior quantità dunque di Monete d' oro e d'argento di mi
niera , che continuamente coli' avanzarfi degli anni e de' fecoli
viene coniata, e non da altro, nafee che , generalmente par
lando, fi trovi in Europa maggior quantità di danaro che in
altre parti del Mondo , crescendo cosi or in un luogo ed or
in un altro ogni giorno i facoltofi e ricchi poflediton di effe,
1 quali delle medefime facendone per la maggior p?rte buon'
ufo (cofa non a tutti comune) è poi facile alle per Ione indù-
ftriofe ingegnarfi perciò ne' loro trafici o in altri giri avantug-
giando i loro intereffi , e viepiù il privato ed il comun bene
aumentando con univerfale profitto e commodo, come 1' espe
rienza ci diraoftra.
PARTE PRIMA.
3"

Valore del Ducato d' oro Veneto , detto prefentemente Zecchi


no , fecondo ha corfo di tempo in tempo, incominciando
dall' anno 1284 fw* a quell'anno 1742.

PRima dell'
anno 1283 L. 3: « —
nel 1283 I* 3: 1 —
x3Si L.
3: 4
^53 L. 3:
x35^ L. 5: 8
*35? L. 3:10
3.12
J37° L.
3:14
f37« L. |.i8 „
l379 L.
J38° L. 4: ~ --
4: 2 -
I3^2 L 44.
l399 f»»° al 1407 L; J.*Z
*412 L. 414:8
Hi7 L. 5: ■•
Hi 8 L.
Hi? L.
J44i L. S= 4
S;i3
1443 C , o L« S^4
1453 «no al 1508 L. 6: 4
1514 fino al 1517 L &Jl
1518 L. <5.i4
1S2<5 fino al 1520 L> _:IO _
IS47 al 1552 L. '
1550 lino al 1562 L_ g.___
J573 l! 8:'iI
1504 lino al i<5o8 L 10: --
ifc>8 L. io:r<$
161 2 fino al 1 61 7 L 10.12
1621 L. 12:12
l63° L 1410
1^35 Imo al id_j8 L * mm
1641
jiz CRONICA DI VERONA
164.1 fino al 105 1 L. 16: -
166$ L. 16:10
1667 L. io: —
%696 L. *i: s
ióSj per parte rigorofa retroceffo a L. 17: -
1701 L. 18: -
1701 in Luglio L. 10: -
n Settembre L. 10:10
in Novembre L. 20: —
1706 detto Mefe L. 20: $
1708 n Settembre L. 20:10
1709 n Mano L. 20:12
n Novembre L. 20:15
1710 in Aprile L. 21: —
n Ottobre L. 21: 5
1711 Maggio L. 21:10
in Ottobre L. 21:15
1711 n Gennajo L. 21:10
1714 n Giugno L. 21:15
171Ó n Febbrajo L. 21:18
in Agofto L. 21: -
PARTE PRIMA. 31}

DELLA

MANCUSA O MANCOSO>

Che ffecit di Moneta fi fofe , e come anticamente differente


la Francefe dalla Spagnola , e d'altri paefi.

P Ariate avendo della Moneta antica Veronefe, e del Du


cato o Zecchino Veneto, cola era convenevole che del
Mancofo eziandio favellar qui fi dovette • avvegnaché
nella Differtazione del Dottiffimo Signor Muratori, im.
quefto Volume inferita , di tal forra di Moneta menzione fa
cendoli , a quefto luogo ci riferbammo alcuna cofa dirne . Per
Mancufa o Mancofo dunque , al dire del Du Cange , talora
pel valore d'una Moneta pigliava!! , e talora per una Mifura
de' Liquidi. Noi però, di quello favellar dovendo, collo fteflb
Du Cange riporteremo che fino nell'anno 857 della falute no*
ftra la Mancufa o Mancolb, ovvero Manca , per Marca inten
de vali , loggiùngendo egli che in certo Codice. Cantuarìenfe, fi
ha che. il Mancofo era del pefo di due Soldi e fei Denari .
Quali Soldi , fecondo noi ci avviliamo , erano Monete Ingleft
d'oro effettive; ed uno di effi [al ragguaglio della Lira Picco
la Veneta , che giufto al valore intrinleco di quel tempo valer
poteva Lire 22: 16 moderne Piccole Venete] valerebbe a' tem-
Si noftri Lire 50 circa : Onde i due Soldi e fei Danari Ingle-
importerebbero Lire 125 circa moderne Piccole Venete. A!
dire dello ftefTo Du Cange , v' erano ancora Mancofi o Mancu-
fe di Spagna , {«temila de' quali . ih Barcellona mille oncie
d'oro importavano. Laonde calcolato l'oro pel prezzo corren
te di otto Zecchini e mezzo e due grani per oncia, ed il Zec
chino per L. 22, riluttando l'oncia L. 187:12 di Moneta Picco
la Veneta , il moderno prezzo del Mancofo di Spagna farebbe
Lire 26:15. Ma perchè, come abbiam detto, il Mancofo tal
volta per Marca pigliavafì, e quefta la metà era di una Libra
Regia Francete, o, come in altro luogo accenammo, una Li
bra Statica il cui pefo era di oncie fedeci, quindi chiaramente
rilevafi che Mancofi fi trovarono , i quali del pefo erano di
oncie otto d'oro. 11 Budeo ed il Merfenio (colla pratica Fran
cese riferita dallo fleffò Du Cange, ne' fecoli più baffi, come
ne! 1158, 1235 , 1286" , 120Ó, 130C» c 130?) dicono che v'
Rr erano
314 CRONICA DI VERONA
erano Marche di minore importo si nella Francia che nell'In,
ghilterra, e che le Ingìefi valevano tredici Soldi e quattro- De
nari Sterlini, i quali, come fuperiormente abbiam detto, era-
no Monete d'oro effettive : e tuttoché uno di quelli Soldi Ster
lini non vaglia a' tempi noftri più che Lire 2:5 dà Moneta,
piccola Veneta , perchè ora non fono reali ma fìnti , nondime»
no in que' tempi, col ragguaglio del corfo delle noftre valute,,
dovea valere a Moneta Veneta
nell'anno 1158 L. 22:17
i*35 L. 10: j
128Ó fino al 1206" L. 16:10
1306 fino al 1300 L. 15: 7,
e così quella Marca o Mancolb del 11 58 L. 204: 13
123S L. 255: 7
i28ófino al npó L. 220: —
i3odfinoal 1300 L. 204: 13.
La Marca Danefe a' tempi del Re Canuto , lecondo di que
llo nome , era del pefo di oncie otto , ficcome la Francefe : ma
la Marca Romana nel 1322, lotto il Pontificato di Giovanni
XXII, era del pefo di 64 Fiorini d'oro; e nel Delfinato, co
me riferifee il precitato Du Cange , era di Fiorini 6$ , fecondo
che da una Carta del 1327 nlevafi; perciocché quel Fiorino
era del pefo di 24 Caratti cF oro fino , onde , fecondo effo ,
nella Marca della Curia Romana feflantacinque entrar ve ne
doveaao e non più . Dal fin qui detto dunque raccogliefi che
Marche o Mancofi vi erano di maggior e minor valore, le
condo il pefo, il luogo, ed il tempo . Di quali Marche o Man
cofi foflè la pena che nel Placito minacciata fi vede, è verifi-
mile che fofle dì Mancofi da oncie otto d' oro per cadauno ,
ficcome quella Marca la quàl credefi efier fiata in quelli paefi
la più untata e comune.

Li
PARTE PRIMA. 315

In Nomine Domini Noftti Jefu Chritti


Dei Eterni ,

Berengarius Rex &c.

QUia eventit nuptr in Civitate Verona , ut pars qui


dam medii Circi , qua fubiacet Cafiro y prx itimi %
vetuftate corruerit colhdcns cunfta fub fe pofita ar-
Jifìcra , bomincfqu* cunilos pene quadraginta attrivii fubita
morte condemn,tns . Ideino prafentis Ade/ardi Epifcopi S.
Vtroncnfis Ecdefìx tunclifque Cleri & totius Populi Civi-
tatis , noverit Sanélx Dei Ecclefia noftrutnque fdelium prar-
fentium fcilket, & futurum induftria pradecefforum quoque
omnium amore nec n$n prò mima no/Ira remedio : Nos San
cii Dei Ecclefix Verona ae cunblo Clero & totius Civita-
tis Populo , & cunclis fub ipfo eajlro morantibus per hoc
nofira auBoritatis prxceptum commifijfe , quatenus ubicum-
que adificium aliquod publicum ponti pertinens ruinam mi"
natitr , aut aìkui vide tur , ut in ruinam ejufdem s quomo-
decumque fit damnum futurum , liceat eis omnibus , tam prx-
dicìx Ecclefia cum Clero , quam cunclo ejufdem Civitatis
Populo , abfque ulla publica partis offenfione ipfum adifì-
cium publicum ufque ad firmam evertere in nullo eis fit tre-
piditas damni , eo videlicet ordine quo cernens^ nec quili-
bet publicus extttlur quempiam hoc agentem condemnare , aut
alieni quicqvam audeat hoc inftrre molefite . Contr/t quod
auEloritatis nojhx prxceptum fi quis pugnare tentaverit , aut
aliquem ex praditlo negotio molefiare prafumpferit , vel ul-
lam infene calumniam , ne quod caperat perficere pojftt ut
conatus ejus redigatur ad nihilum , feiat fe camponiturum XX
curi obrift Hbras , medietatem parti nofìra ■& medietatem
cui ex hoc aliqua fuerit illata moleftia ; Ut hoc autem ve-
Rr z rius
$16 CRONICA DI VERONA
rius credatur , & diiigentius ab omnibus obfervetur ,
propria rottrantcs anuli noftri imprtjjtone duximus inferii*
ri .

Datura quarta Noto. Maii ab incarnatiaoq Dominica


DCCCXCV. Anno vero Regni JSercngarii Screoiflimi
Regio IX Indizione 13 g. (a)

Aeìum Veronas in Dei nomine felicitar:

in
(a) Per trovare con facilita il numero della Romana Indizione è
neceflario Tape re quante volte entra il numero quintodecime nel mil
le/imo corrente degli anni della Natività del Signore , ed aggiugne-
re 3 al numero che Sopra^anza ; come a cagion d.' efempio negli an
ni fuddetti S95 entrandovi il 13 cinquantanove volte, ne avanzano
ó , a cui 3 aggiugnendo 9 ne riluttano , clic appunto viene ad efTe«-
re la Nona Indizione .. Perciocché l'Indizione è uno fpaiio di tempo
di quindici anni , cioè di tre luftri d' anni cinque ; perchè in Ro
ma al tempo degli amichi Romani , i Tributari loro folcano porta
re i Tributi , dando nel primo luftro oro , nel fecondo argento , e
metallo nel terzo, e con tale tributo davano indizio della loro fog-
geziooe , e qui ebbe origine , ad acquiilò il nome la Romania Indizio
ne .
PARTE PRIMA. 3»7

In Nomine Domini Dei Eterni.

BERENGARIUS

Divina favente cJemcnt/a Rex.

QUonidm quidem fidelibu/ in noftro affidue comma-


rantibu/ oéfequio Temporalia praceteri/ largiti
dotta debemur: Ideo notum fit omnibur fidelibut
Santi* Dei Ecclefia> bujquam prarfentibu/ , at-
que futurir : QuoniamGrimaldut gtoriofuf Corner diletluf-
que fidelir nofter, Strenitati/ noftro' adiit celfitudinem, qua-
tenus quandam terrulam jurir regni nofiri Arenam Caftri,
Veronenfi non longe a pofitam ficut olim de Comitatù
Veronenfi - menfurar , & dedarata perti-
nuir * cum Arcubu/ voluti/ ibidem extantibur : nec non * L«g?»
& alióf arcur voluto/, covalo/ cum terrula ante ipfo/ ! UnHÌfi*-
covalo/ , & Arcovoluto/ pofita ficut commune/ ingrejfi in
Orienterà , <S* meridiem decurrunt : &ficut eminentior mu-
rus Tbeatri in meridiana , & Orientali edificata/ decer-
nit , excepti/ illi/ arcovali/ quo/ A^pni de Caftello per
pracepti infcriptioncm coatulimus ti.quorum fumma eftTre-
decim Jobanni Clerico , & fidelij/imo Cancellano noftro iu
re proprietario concedere dìgnaremur : eftque ipfa terrula
infra pranaratum locum pofita in longitudine ab uno late-
re fpatio perticarum decem : ab alio latere in longitudine
confiftunt pertica feptem : ab uno capite adjaccnt pertica
duo? : ab alio rapite funt fede/ leghimi fex : cui terrula1
ab Oriente & Aquilone confiftunt publica , & regia adifi-
cia : ab Occidente circuncingitur proprietate )am ditli
Jobanni/ Cancellarti & p'urimorutn bominum , a merìdie
vero decttrrit publicus meatus : Cuju/ precibu/ acclinati
eandem terrulam in pramminato Caftro , & infra jam di-
Eia
ji8 CRONICA DI VERONA
tia confinia & menfura/ exiftentem Cam arcubus voltitis
ibidem exiftentibu/ , nec non & alio/ ArCw voluto/ cum
Terrula ante ipfo/ covalo/ , & Arcovoluto/ pojita Jicttt co
mune/ ingrtjft in Orieutem & meridiem decurrùnt,& ftcut
tmintntior mum/ Tbtatri in meridiana & in Orientali par
te éedificatu/ decernit , excepti/ illi/ arcovali/ quo/ A%o-
ni de Caftello per pracepti infcriptionem contulimu/ , quo
rum fumma eft tredecim jamdiclo Jobanni Clerico & Can
cellano noftro ftcut de Comitati Veronenji pertinuerunt pro
prietario jure concedimu/ & largimur, ac de noftrQ jure 4*
Dominio in eju/ jur, & Domìnium omnino tran/fundimu/
atque donamu/ : Ad habendum, tenendum, vendendum ,
alienandum , prò anima judn^.-dum, & qtricquid voluerit
faciendum , ammota totiu/ publica: poteftati/ contradicìio-
ne . Si qui/ igitur hcc noftro autìoritati/ , & concezioni/
pneceptum infringere vel violare temptaverit fciat fe com-
poniturum auri optimi libra/ centum, mcdietatem Came
ra noftroe , & medietatem prarditlo Jobanni CaneeIlario fi-
deli noftro , vel cui ipfe dederit aut babere concef/erit :
Quod ut veriu/ credatur , & diligentiu/ obfervetur manu
propria roborantes de annulo noftro fubteriujjimu/ injigniri .

Signum Domini

BERENGARII SERENISS. REGIS.

Ambrofios Cancellarius ad Viccm Ardingi Epifc.


h. Archicancellarii recognovi & fcripfi .

Data Vili Kalcnd. Junii Anno Dominica: Incarna,


tionis DCCCCXIII, Domini vero Berengarii Serenif.
fimi Rcgis XXVI Indicìionel. Acìum Verona: in Chri.
fti nomine feliciter Amen.

Autenticum & ftgnatum annulo regio.


Ut-
PARTE PRIMA.

Urbanus fervus fervorum Dei ad perpe

tuarli rei memoriam.

Ih qu<c prò Regulari obfervantia ac ftatu , & tranquifi-


tate perfonarum Ecckfiafticarum fub Religionis habitu
Domino famulantium provide gefta funt ut illibata con-
fi/iant libenter cum id a nobis requtritur adiicimus Apofio-
liei muniminis firmitate > exbibita fi quidem nobis nuper prò
parte dileclarum in Cbrijlo filiarum Catherine AbbatiJJ'x &
Conventus Monajterii Sancii Francifci de Curfio Feronenf.
Ordinis Sancii Benedicli petitio continebat , quod cum ohm
dicium Monaflerium in cujus funtlione ordinatum fuerat ut
perpetuo ejfet ordinis Sanili Marci de Mantua , & per Prio
rijjun reyretur; propter malum> & difvlutum regimen Supe
riora , & Vifitatorum , ac Fratrum dicli Ordinis Sancii
Mirti , qui ftpijftmc ad ipfum Monaflerium occafione vifi-
tat onis pretenfa , ex caufts etiam quam etiam ex
aliis caufìs ad extremam paupertatem ac defolationem dedu-
tlur» foret & amplius deduceretur adeo quod ubi multa &
ex nohilibus famtìits Moniales in eo la udabiliter , & bonefte
de -ere confueverint, fune pauci/Jimx Moniales in eodem Mo-
naflerio vix poterant fuhfieniari , fenerabtlis Frater nofier
Johannes Bpifcopus Cojtantienfis Venerabilis Fratris noftri Pe-
tri l.audenfis tunc Veronenfis Epifcopi Vicarìus in Spìritua-
ìibus Generalis, & babens ad hoc Jpecialem ab eodem Petro
Epifcopo potefiatem ad injtantem fupplicationetn Catherine
^Abbat. tunc Priorità ipfius Monafierri , & Conventus pre
dici trunt) qua cupiebant ad melioris vita tranfire fruzem ,
diclumque Monaflerium in fpiritualtbus , & temporalibus re-
formar/ , bujufmodi etiam fuperiorum , & vifitatorum acce
dente confenfu, diciu ?; Monaflerium , cum perfonis Rerula-
ribtts in eo degentibus , & omnibus rebus fuis de ijfo Ordi
J20 CRONICA DI VERONA
ne Sanili Marci ad eundem Ordinem Sanili Benedici au&o-
ritate peteftatis bujufmodi tranfìuht^ te ftatutt & ordmavit
quod de attero Monafiertum prxditlum , cum bujufmodi ptr-
fonts, & rebus non Sanili Mini, fed Sancii Beneditli Or-
dinum eor.mdem effet, & quod bujufmodi Perfino? tam prx-
fentis , quam prò- tempore ipfum Ordinem Sanili Benedicii
profiterentur , babitumque mgrum géftarent, & alias Je con
firmartnt ipfius Ordinis Sancii Beneditli regularibus infiìtu-
tis 9 & quod per Abbatiffam quam dièli Conventus tempore
vacationis eligerent , & Epifcopus Veronenfis prò tempore exi-
ftens ektlionent bujufmodi tonfirmafet in perpetuum regerctur,
& quod poflmodum ditia Catberina Abbatìjja , & Monia/es
futrunt eundem Ordinem Sancii Beneditli jprofefx & bujuf
modi nigrum babttum fufeeperunt , eumque gtftarunt prò ut
gefeant , ac etiam fervatis fìfrvandis ipfe Conventus eandem
Catbermam in earùm , & ipfius Monafter*' Abbatijfam con
corditi elegerunt , & eletlionem bujufmodi ab eodem Petra
Epifcopo tunc Ptroncnfi obtinuerunt autloritate ordinaria con
firmari ac ex tumtam Abbatij]a quam Conventus prxfatle
fub regulari vbfervantia ipfius Ordinis Sancii Beneditli vixe-
runf prò ut vfount etiam de prxfemi ex quo Monaflcrium prx-
ditlum fuit , éf efi per' Dei gratiàm in fpiritualibus è" tempo
ralibus mmltipliciter rxfotmalum . Quare prò parte Catbtri-
?u yAhbaiiffx^ & Conventus prxdiclirum nobis fuit humiii-
ter fuplicatum , ut tramiationi Statuto , ord'mationi , & fu-
feeptioni bujufmodi ex inde fecutis ro!>ur Apojiolicx con-
firmationis aditeere dignaremur . Nos igitur bujufmodi fup-
plicationibus intimati Translationem , Statutum , Ordinatio-
mm , & Sufceptionem , ac omnia & fingula fupraferipta ó*
inde fecuta rata habentès , & grata i/la Apojlolica auElorita-
te confirmamus & prxfenti fcripti patrocinio communmus .
Huìli ergo omnino bominum hceat bene paginam nofirx confir-
mutionis infringere vellt aufu temerario contraire . Si quis au*
lem hoc attemptare prxfumpftrit , indignationem Ornnipottn
tis
rARlE prima; $it
tis Dei , & Beatortm Pari & Pauli Apeftohrum ejus fi
noverit incurfurum .

Dat. Pérufii Vili Idus Maii PoneificatUS noftri Anno


undecimo.

Ex
3"

Ex autentico in Archivio Eocleflse Sancii


Stephani Verona?.

IN; nomine- Domini noftri Jefu Cbrifii millefimi feptua-


gefìmo , quinta die menfis Martii , Indizione no
na (a) . Confiat nos Cera onefia fsemina relitta quon-
«OIl
Jjfjj;\dam Rafaldus & Berta > & Gaidulfo mater & filio
rata
ci_izione , habitaturis in parte verfuf Ecclefiam Sanftorum Apoftolo-
j,n,J"e nw» Pbilippi , Jacob/', qui profeta fum ego qua fupra
1070 fido" Gera ex natione mea lege vivere Alamanorum >.& nofque
vrebbe fupra mater >& filio qui prafejfi fumur,ex lege nofira,lege
leggere
1071. vivere Romana , accepijfemus nor omnes comuniter , ficut,
& in prtefentia teftium manifefii fiumus , , quia accepi-
mut

(a) Onde il nome delle Indizioni origin traefle , alla pag. 316. mo-
11 rato avemo . Ma quando, fiano (late primieramente iftituite non co
rta , e foltanto. fi sà che al. tempo di Coftantino Imperatore , cioè dall'
anno 311. fi refero, ufitate e. comuni. L'Indizione, o è Greca o Ro
mana. La Greca dalle Calende di Settembre incomincia: la Romana
dalle, quelle di Gennajo • Per trovare sì l'una che l'altra 3. anni al
millefimo aggiugnefi, poi come nell' accennato luogo abbiam ricorda
to fi divide con 15. e '1 numero che fopr.' avanza quello fi è l'anno
della corrente Indizione, ficcome il prodotto. è il numero delle inte
re Indizioni. già /corfe-, dovendoft riguardar però. Tempre al giorno ,
ed al mefe y come a cagion d'efempio- per trovare- l'anno dell'In
dizione del Placito. regiftrato alla pag. 205. perchè fcritto in Octobre
del' 1073. confiderarlo fi dee come fé rogato forte nell'anno fufle-
gutnte 1074. perchè l'anno fteflò a'14. Settembre incomincia ; indi 3.
aggiugnendo 1077* riluttano , in. cui il fettant'una volta vi entra,
che tante fono appunto le decorfe Indizioni dalla Natività del Signo
re. Li 12. poi che avanzano quelli gli anni fono della corrente Indi
zione. S'aggiungono 3- anni al milleitmo perche appunto l'anno del
parto della Vergine era il terzo. quali compiuto dell'Indizione che al
lora correa; ond'è che alcuni Nora; anco a' dì noftri l'enumerazione
degli anni dell' Indizione, dal. dì 14- Dicembre incominciano , quan
do , fecondo la Romana Indizione , dal. giorno, primo di Gennajo fu(Te
gnente incominciar dovrebbono.. In. alcuni luoghi I1 anno dell' Indi
zione nel' mefe di Marzo fufieguente al Gennaio principiano. Ora
quelle due divcrfità d'Indizioni tali emendo, ragion volea, che , fe
condo l'inumo noftro , per quelli che lo defiderauero t di quello pu-
jc qui mentori fi face/Te •
in
mut ad Vos VernexlaHa germana fili* quondam Hugoni
babitatrici in eadem Civitate Veron«e non longe ad Pori-
tem prope Palacio argentamiry & alias mertes, denariòs
bonos Veronenfes librar deeem finitura precium pro> peciat
duas de tetris r cum vitibus }& terra aratoria infintiti1 ten-
te juris noftri , in qua nos babere , & poj/fidere vip fu*
tnus , quibus effe vidèntur in finibus Veronenfis foris Por
ta Sancii Stepbani ubi dicitur Talabota - Prima pecia
terra , cum vineis babet per longum. perticas deeem y pe-
des deeem &e.

Ego qui fupra Salamon Notarius Sacri Palatii roga»


tus, qui hac charta venditionis fcripfi , & poftradita.
compievi .

IL FINE

Del primo Volume (Itila Cronica di Verona -

NOE
3*4

NOI

RIFORMATORI

Dello Studio di Padova,

AVendo veduto per la Fede di Revifione , ed Ap-


probazkme del P, Fra Girolamo Giacinto Mafia
Medolago lnquifitore del Santo Officio di Verona nel Li
bro intitolato Giunta di varjOpufcoli in feguito alla Cro
nica di Pietro "Lanata non v' e/Ter cos' alcuna contro la
Santa F