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RIAE URBIUM ET REGIONUM ITALIAE RARIORES

XLVI . 1.

Pier Zagata

CRONICA

DELLA

CITTA' DI VERONA

Volume I

R?CF.,T7;:o

FORNI EDITORE - BOLOGNA

r
HISTORIAE

URBIUM ET REGIONUM

ITALIAE

RARIORES

XLVI. i.

Ristampa fotomeccanica
CRONICA

DELLA

CITTA' DI VERONA

Opera

di Pier Zagata

Volume I

FORNI EDITORE - BOLOGNA


C RO NI C A

DELLA CITTA' DI VERONA


DESCRITTA

DA PIER ZAGÀTA;

AMPLIATA, E SUPPLITA

DA GIAMBATISTA BIANCOLINI <■

Annessovi Un Trattato Della Moneta


Antica Veronese Ec.
Infame con altre utili cofe tratte dagli Statuti
delia Città medefima-

AL MOBILE SIGNOR

DIONISIO NICHESOLA

PAI RI ZIO VERONESE.


PARTE PRIMA.

, IN VERONA, MDCCXLV.
Per Dionifio Ràmanzini Libraio a San Tornio.
COTi HCEHZsi DE' SUPERIORI.

/
ILLUSTRISS.*10 SIGNORE!

Olerà ragione ILLVSTRISS.m

SIGNORE > che pubblicando/i

per la prima volta la Storia di

Verona di PIER ZAGATA

Scrittore antichi/fimo fin*ora non

imprejfa da alcuno , e con molta diligenza riveduta ed

ampliata dal Sig. Giambatijta Biancolini , aggiuntevi al

cune altre ajfai buone ed utili cofe , ad alcuno de1 piò

a 2 rag-
ir

ragguardevoli Perfonàggi Ma Città, mede/ima la dèdi

ta/fimo . Per d'evenire però a quefia elezione non fu dì

tneftieri che noi ci affatica/fimo con lungo penftero ; percioc*

chè il fovraccennato, Storico fteffo ,. oltre gli altri che

han di Verona ferino y dando cominciamento dall'ono

rata Voftra Famiglia de* fuoi Cittadini parlando y

ci por/e ben tofto dinanzi agli occhi condegno Sogget

to a cui prefentarla . E che in vero antkhijfima eS

ijluftre fia la Voflra Prosapia lo dimoftra ben- chiaro

per fino dall' anno mille cento, fejfanta quattro Pillo

Avo di Azzo della Nicbefola nobiliffimo Ceppo di quer

gentili e fecondi rami che di tempo m tempo fu le ri

ve d'Adige fparfero sì dolci e bei frutti . Tra quali

fentiamo rinomare Galèfio ed Azzo J che neW anno»

mille trecento vent* otto furono da Can Grande I,.

dèlia Scala in premio di loro valore del titolo di

Cavallierì a Speron d'oro magnificamente guiderdona-

ù\ Udiamo pure fare onorata memoria di Zaccaria

Ni
Nicbefolà , che fu degno di avere per ritoglierà Cat

turino figliuola di Francejcbin della Scala : nè rijfuo-

tiare men chiaro quel Guberto prima- Canonico di Ve

rona 9 poi Vefcovo di San Leone? nè la Nipote fua

Donna- Mattea Abbadejfa nell' anno mille quattrocen

to quaranta- cinque nel Monqftero di Santo Antonio

del Corfo, la quale allorché Eugenio IV. Pontefi

ce fembrava divi/are per lo picciol numero delle Mo

nache la fopprejjione della facra loro adunanza, feppe

sì bene adoperare prejfo di Sua Beatitudine , che du

revole la mantenne ; onde prefentemente copiofa e fia

tile fi rallegra della di lei memoria , e ne fa con

fimma laude menzione . Nè fi tace già il chiaro no

ne di Galefio Vefcovo di Belluno , nè quello di Già"

capo detto Girolamo nell'Ordine di S. Domenico pur

Vefiovo di Tiano , ficcome fi ricordano e Daniele e

Fabio e Guberto Dottori del Collegio de' Giudici x

e Cefare Dottore delle Leggi, Canonica, ed erudito

An-
Antiquario , e Nichefola detto Alejfandro nelV Ordi

ne de* Minori di S. Francefco , uomo dottiamo e Giu

dice della S. lnquifmone : i quali tutti magnanima

mente operando acquietarono a fejlejfi eterna fama non

folo, ma eccelfa gloria ed onore a quegli ancora che

dal loro lignaggio dovean discendere dappoi . Altri

moltiffimi fintiamo rammemorare e chiari e lodevoli di

Vofira Famiglia , di cui fe noi volejfmo le pregievoli ope*

re di per fe raccontare diverrebbe peravventura quefia

nofira lettera una lunghiffma pria , e 7 nofiro debile e

baffo ingegno mancherebbe per certo tra via, non ef

fondo atto a feguire sì grande ed eccelfa imprefa .

Bafierà dunque che noi diciamo che per tal modo col prò»

ceder del tempo fi è diffufo lo fplendore della Stirpe

Vofira , che non folo ad illuftrare la Patria fua , ma

che a molte altre e vicine e lontane Terre , come per

più canali purismo e lucidiamo fonte , trafcorfe ,* e che

volgendo noi lo fguardo nelle pajfate età, fempre di

nanzi
nanzi agli occhi reggiamo apparirci fplendentiffimi lumi

de Nicbefoli e in guerra e in pace forti e magnani

mi e valorop e faggi , e fempre foftenitori de* più no

tili incarcbi che fuole quefta Città imporre ai più illu-

firi ed amati fuoi Figliuoli , Ma ornai a* tèmpi nofirì

venendo , diciamo che Fabio Voftro Fratello , cui piacque

a Dio, non è guari, a migliore ed enrna vita chia

mare , che il Padre D. Girolamo Monaco neW Or

dine di S. Benedetto pur Fratel Voftro, che la V<h

fra Sorella Donna Ifabella Felice Profejfa nel Mona"

fiero di Santa Maria degli Angioli , le chiarijfme

orme degli Avi loro feguendo fi fono refi ragguarde

voli prejfo di ciafeheduno : ma quanto valore poi , quan

to reali cojlumi , quanta grandezza e magnanimità di

cuore , quanta carità di fpirito adorni la nobiliffma

anima Voftra , qual lingua faprà mai dire ? Chi potrà

annoverare tutti i voftri bei pregj ? Chi fa che va

glia efprhnere appieno o con parole o con inchioftri

queir
•• •

quelP ardente zeh , the aWopere a Dio care ed accet

te, queir amore che ali* utilità della Patria , quella

benigna pietà, che a giovare a ciajcuna perfona vi [pi

gne ? Ninno certamente the noi crediamo . Per lo che cefi*

fondo noi dalle Vofire lodi per non. derogare al Vo~

firo gran merito, pacamo ora a pregarvi o ILLU

STRISSIMO DIONISIO che non i/degniate d'acco

gliere ed aggradire benignamente quefio nofiro dono ,

mentre con tutta la maggior divozione in tefiimonio

dell* umiliamo nofiro rifpetto lo vi porgiamo , ed alla

Vofira buona grazia fenza file raccomandandoci ci di'

tifammo.

Pi Y. 5. HtoftrUn

Umiliff. Dhotìff. Senh.


<L. O. & C
GIAM-
GIAMBATTISTA BIANCOLINI

A' LETTORI*

E 1 fatti , e le imprèfe più memo


rande degli uomini, che i princi
pati , e le Repubbliche ammmifìra-
Tonò , foflfcro ftate dagli Scrittori
d' Morie neglette, difficile e mala
gevole cofa certamente or farebbe
a coloro non folo , che al gover-
I no de' popoli prepofti fono ; ma a
quegli ancora, i quali privatamen
te fi vivono, bene e rettamente reggere, e governarfi.
Concioffiachè sì delle onorate, come delle vituperevoli a-
tioni i felici, e gli fventurati avvenimenti, che a quel
le feguirono nella Storia leggendoti , per Tuna parte
fiamo a frguire il bene, ed all'acquifto di prudenza fof-
pinti > ed ifvcgliati per l'alti a ad attenerci dal male, e
da tutto che ci puotc vergogna e danno apportare . De
gni di biafimo pertanto fono , a parer noftro , coloro , i
b qua-
quali co' proprj fcritti , o pèr lo meno Con quelli degli
altri t *1 mondo giovare potendo no'l fanno ; che anzi le
opere inedite degli Scrittori , per vana oftentazione , ne*
proprj ftudj racchi ufc fi tengono. Quindi per non eflcrc
noi nel numero di coftoro tenuti , fendoci venuto alle ma
ni la prefente Cronaca della città noftra , fcritta da Pier
Zagata; tuttocchè in baffo ftile ed incolto, come in quel
fecolo in cui egli fioriva di fcrivere e favellar qui folca-
fi; nullaoftante, acciò più occulta non rimane/Te e non
andafle col trapanare .del tempo fmarrita, convenevole ci
è partito di pubblicarla , fperando che tutti quelli grado
ce ne averanno , i quali di leggere e ftudiarc la Storia pia
cere fi prendono . E febbene Tappiamo eflervi di quefta
Cronaca alcuni altri manofcrhri per la città fparfij fra
quali uno nella Libreria de' R. R. P. P. di S. Bernardino;
niuno però, che noi crediamo, biafimerà quefta noftra
come fatica fuperflua ; perchè ne tutti hanno comodità di
portar/i ove tali manoferirti fi trovano, e potrebbe av
venire benifljmp 9 che quefti ancora , come è accaduto di
tanti altri , fi traftugaflero un giorno e andaflfer perduti .
Per teftimonio del Rev. Dott. D. Francefco Salefio Villi,
il noftro Sig. Ottayio Altcchi.- uomo nelle lettere verfà-
tiifiojo , di fommo ingegno e perfetto raziozinio dotato ,
della verità , e delle fané dottrine amico , e alle nuove
oflervazioni c Icoperte favorevole ebbe un tempo defide-
rio ben grande di vedere uno di quefti efemplari , nè gli
venne mai fatto ; fendo eglino folo in quefta occafione ve
nuti a notizia d'alcuni; ma fciiitì con sì feorretta e bar
bara e incoftante ortografia , che fummo lungo tempo dub-
biofi , fe meglio foffe pulire e in buona lingua Italiana ri
durre queft' opera , o pure ftamparla così come fta con le
fuc imperfezioni e diffetti . Ma finalmente , per nulla to
glierle della pregevole e veneranda antichità , utile e fano
configlio ci parve di farne feguir V impresone come fta e
giace
giace nella copia» che per l'Eccellente Signor Avvocato
Gianfrancefco Valdeflariai di felice ricordanza ci fu per-
meflo di eftraere dal Codice eh' ei porte-dea. Sarebbe no-
fira incombenza di quefto Scrittore alcuna' contezza dare ;
ma non fendo a noi riufeito aver lume del fuo vero carat
tere, e foltanto che di quefto nome eravi gli anni feorfì
una Famiglia dell'Ordine Medio in Venezia , di cui folo
alcune femmine ora in vita fi trovano, che di quello Pi
pite egli fòffe non oreremo certamente affermare, quefto
folo diremo, comefembra ch'ei voglia inferire quafi fui
principio di quefti fuoi brievi Annali, eh»' egli era in vi
ta nel fecolo XV , e che , pofte avendo le gefta della città
noftra in Iftoria, fi può credere ch'ei foftè uomo non vol
gare, e- di quefta Patria. Che poi i di lui fcritti foflefò
di credenza riputati degni e d'eftimazione , da quefto chia
ramente fi può conofeere, che di effi alcuni de' noftri Serio-
tori fe ne approfittarono » trafportando nella loro Storia
quafi fchiettamente quefta Cronaca di Verona, differen
ziandola con qualche accidentale picciola giunta , e ii>
di di bel nuovo profeguendola ? ficchi parco loto e nou-
del Zagara apparir dovelfe.
L'ordine per altro dal noftro Autore' tenuto, come fi ve
de, è breviffimo, onefè, eh' è flato neceflario più d'una
volta, per maggior chiarezza, aggiugnere alcuna cofa: nel
ehe però- dal metodo dell'Aurore non ci fiamo quali punto
feoftati ; avvertendo infieme , che per non rendere volu-
minofa'di fo verchio l'opera fteffa, non fi è voluto le cofe
tutte ripetere , che di Verona fi leggono, ma folo aleu-
• ne , cioè qnelle che più a propofiro pareano, e di mag
giore importanza . E perchè lafciò egli in fìlenzio le co
fe avvenute dall'anno MCCCLXXV fino al tempo che
quefta città, dopo i tanti difaftri fbfferti, dovea finalmente
fotto il governo del Sereniamo Dominio della Viniziana
Repubblica d' una tranquilla pace godere , per rendere
b 2. l'ope-
•■

r opera più perfetta, Tabbiam noi in qirefta parte fuppli-


ta ; Avendoci anneflo a tale oggetto la. Genealogia della
Famiglia Scaligera, già da AlefTandro, Gmobio raccolta ,
e co' fuoi proprj fcritti e d' altri ancor illuftrata . E per
maggiore ornamento, un trattato eziandio dell' ampli azio
ne di queftà città con altre cole da Gianfrancefco Tinto,
e da altri Autori fommariamente deferitte : con appretto,
ove occorreva , il valore, delle monete antiche dichiara
to, e fpiegato,, quelle, mediante i lumi che dal Rcv.. Pa
dre Lettore Fra Piermaria Erbifti de' Predicatori ci fu
rono, fomminiftrati, al prezzo de* moderni, tempi ridu
cendo..
Qual fofle poi la cagion che ci moflfe ad unire a que
fta Cronaca i Capitoli fpettanti al Mercantil Magiftrato,
al carico de'Sig.Cavallieri di Cornuti , ed altri fimili Sta
tuti, di ciò, renderemo parimente buon conto. Sendoci
non di rado accaduto* olfervare i noltri uomini , per igno
ranza delle Patrie leggi ,, tratto tratto a quelle trafgreflb-
ri mo.ftrarfi, e in gravi cenfure cadere,. creduto, abbiamo
che opportuno ed. efficace rimedio, a molti farebbe^ fe, in
occafione. di; pubblicare queft' opera, almeno quelle al
le quali fogliono più di frequente contravenire lor fi met-
teflero innanzi . Quefte dunque, tutte, colè fendofi nel. pre-
fente volume inferite,. con effe erafi per noi divifato alla
brieve fatica. noftra por fine, fe per piacere ad alcuni, che
ce ne. pregarono , non ci ibflìmo la briga addogata di
fcrivere i reftanti fatti in quefta- città occorfi; fino al pre-
fente tempo Nel che fare da più; alto, principio è flato
uopo, fare incominciamento^nè fi è potuto ire- ancora con
tanta, riftrettezza che non s'abbia. dovuto forpaflare in più
luoghi. i. limiti della brevità,, fpezialmente. ove. delle Chie-
fe e Monafterj occorrea far menzione; . perciocché ifeoper-
tifi in quefta: parte errori importantiflìmi nelle Croniche
della città noftra , per rendere il lettore del vero informa
to,.
to , è flato neceflario molte particolarità riferire , quali
per altro farebbonfi trahtfciatè ..
Ma perchè ftrana cofa pareva ad alcuni che il Zagata
circa l' origine di Verona certe opinioni feguito avefle ,
che a* tempi noftri per favolofe fi riconofeono , e preten-
deano perciò, che nella prefente impresone foffero trala-
feiare ,. coftretti fiamo ad aggiugnere ,. che tal cofa per lo
contrario inconveniente fembrava ad alcuni altri i, mentre
fe quefte non fervono a mettere in chiaro la verità , pof-
fono farci concepir nondimeno qual fotte l' opinione che
di ciò fi teniva in que' tempi.. Oltre che, chi è colui il
quale, ancorché della Storia mezanamente iftruito, non fap-
pia , che ne' fecoli dell' Idolatria le origini delie città fi
voleano derivare dagli Dei ? e che abbolito il Genttlefi-
mo reftò all' amor della Patria di: cercarne bensì l'ori
gine fra gli uomini ,. ma con quefto che fcuTe al pià
poflìbile gloriofa ed antica ? Fina agli Scrittori delle fa
mi glie nobili pafsò quefta fuperbia j il principio dcìie qua
li farebbe ftata vergogna di uno Scrittore il dèdurlo me
no da alto, che dagl'Imperatori , o da' Confoli Roma
ni..
Il noftro Corre, certamente benemerito di quefta Pa
tria , fi conofee effo pure invafato da quefto fpirito , fen
do che, principiando a difeorrere dell'origine di Verona,,
da. Noè e dalle fue Nuore la dedurle , e mefcolando
autorità e (acre e profane, le impofture d' Annio da Vi
terbo fucoftretto finalmentca difendere . Il Zagata non di
ciamo che fia affatto; efente da fiorile illufione. Conturto-
ciò, dovendoli concèdère che , e. quelle del Corte, e le
fue fiano conjetture fondate meramente, fu l'ingegno, non
farà ingiurio il dire, che il Zagata parla con raziozinio
affai meno imbrogliato , e affai più naturale.; onde Paris
di Cerea , la cui opera, fu. inferita dal DottiflìmO- Murato
ri nella Aia gran Raccolta degli Scrittori delle cofe Ita
liane,
xiv
liane, fi fece pur effo a feguire l'opinion di Sieardo dal
noftro Autor riportata . Pofciachè ; fuppofta la univer-
fàlmente ricevuta opinione» che Antenoie coi Trojani
-fondalTe Padova, è colà obvia e affate© verifimdle , che
parte di quefta gente , internandoli poco più nel noftto
paefe, fondaffe anche Verona.
La Madonna Verona del Zagara può andar in bilancia
«colla Famiglia l'ero del Corte, e ardiremo dire, che a-
mendue fieno dello fteffo pefo. Sarebbe un' inezia l'oifen»»
)derfi , come alcuni fanno , che la città noftra traeffe l' o
pigine da una donna , perchè in ciò adderebbe anzi del
pari colla famofa città dt Cartagine , il cui principio a
JDidone fi attribuiflè . Quanto poi a certuni , L quali del
■ titolo di-Madonna ebbero a formai izzaefi non Tappiamo fi
nir di ftupire , efiendo chiara, che a' tempi del Zagata tal
titolo era pienamente onorifico , e fi ufava in tal fènib da
quegli Scrittori, medefinrì , che del puro parlar* italiano
-«r vengono confiderai come i più accreditati, maeftri ^ e
il Zagata 1' ufa per ifpiegare la condizione che avea fra
-la fua gente la donna di. cut ragiona . Ma farebbe tempo
-vanamente perduto ii voler rifpondere a fimili frivolczzej
-« però quanto all'origine di Verona conchiudendo dirc-
-jno, che nulla certezza avendoti* de' veri conditori di e£-
.fa, e che ferino avendo il Zagata in tempo che i ftudj,.e
le lettere erano,, per dir. così», ancor bambine, converrà
averlo per ifeufaro ,. badando che nel più importante ab
bia feguicola verità. Che fe nella descrizione eh' ei. fece
della ferie de' Re , e degl'Imperatori vi fi feorgono al
cune, onuniffionì e. anacronifmi , ciò donar, devefi alla me-
defima miferabile condizion di quel fccolo, nè puoflì ar
guire per quello, che il foftanziale dell'opera veritiero
aon fia i perocché dallo fcrivcre le cofe antiche, e rimotc >
allo efporre le vicine e prefenti v'ha quefta notiflìma dif
ferenza: che3 fendo noi da quelle per lungo fpazio lonta
ni,.
kv
ni , efpofti damo a commettere degli erróri , ne'quali non
così facilmente fi inciampa qualor fi pongano in ifcrittu-
ra le còfe a' tempi noftri accadute . Se ciò dunque è ve
ro , ccm' è vcriifimo , fcritto avendo il Zagara le getti
del popolo Veronefe , e de' Signori della Scala , a' qua
li contemporaneo era , o vicino , è cofa chiara e fuor d*
ogni dubbio , che di quelle ne dovette cfìfere più piena
mente informato , che di quelle avvenute in Roma , od
altrove al tempo de* Re e degl* Imperatori > de* quali per
altro non ne fece fe nonfe per incidenza menzione.
E poi , chi fu mai qucll' Iftorico , il quale delle coie
antiche trattando, de' sbagli non commettefle? Che noi
fappiamo, vcrun certamente. Ma di un tal fatto comun
que fe ne avvenga, il fine che a mandare in luce queft*
opera ci ha moffi , ficcome ci fembra òneftiflimo , e cofa
non ifpregevole crediamo aver fatta , così fpcrar voglia
mo verrà efTa univerfalmente aggradita , e fpezialmente
da quelli, i quali d' animo cortefe e gentile fi pregiano,
come tale ci pervadiamo vi inoltrerete pur voi Lettore
umanismo .

NOI
N O I

RIFORMATORI

Dello Studio di Padova.

AVendo veduto per la Fede di Revi/ìone, ed Ap-


probaziooe del P. Fra Lauro Maria Piccinelli
Jnquìfitcre del Santo Officio di Verona nel .Libro intito
lato Cronica di Verona fcritta da Pietro Z,agata , am
pliata e fupplita da Giambatifta Bianco/ini , Parte Prima}
non v' eflfer cos'aldina contro la Santa Fede Cattolica ;
e parimente oer Atteftato del Segretario Noftro, nien
te contro Principi , e buoni coftumi ; concediamo Li
cenza, a Dionigi Raman^ini Stampator in Verona, che
porta eflere ftampato , oflcrvando gli ordini in materia
di Stampe, e prefentando le folite .Copie alle Pubbli
che Librerie di Venezia t e di Padova .

Dat. li 19. A gotto 1744-

( G. Piero Pafqualigo Ri£


( Giovanni Emo Proc. Rif.
(

Registrato in Libro a Carte 42. al num. il4.

Michel Angelo Marino Segr.

AU-
XF»J

AUTORI

De quali, oltre alcune antiche tradizioni e- manoscritti , fi è


FEdttore principalmente fervito nel?ampliare , e fupplire
la predente Cronaca.

\ Leflandro Canobio
Battifta Platina.
Bernardin Corio.
Carlo Cannelli Canonico della Cattedrale di Verona.
Carlo Dufrefne Sia. di Cange .
Dottor Domenico Micheli Avvocato .
Abbate Ferdinando Ughellio.
Flavio Biondo.
Gabriello Simeoni.
Gafparo Sciopio Co: di C.hiaravalle .
Giambatifta Pigna.
Gianfrancefco Tinto.
Giornande .
Giovanni Bonifacio.
Giovanni Villani.
Girolamo dalla Corte.
Fra Leandro Alberti de' Predicatori.
Co: Lodovico Mofcardo.
Dottor Lodovico Antonio Muratori.
Marcantonio Sabellico.
Matteo Villani.
Fra Onofrio Panvinio Agoftiniano.
Fra
Paulo Diacono della Chiefa d'Aquileja.
Pietro Marcello Patricio Veneto.
Fra Piermaria Erbifti de' Predicatori.
Procopio di Cefarea.
Scipione Agnello Maffei Vefcovo di Mantova.
March. Scipione Maffei.
Sebaftian Sexlio.
Silio Italico .
Statuti della Città, e del Mercantil Magiftrato di Verona
Torello Saraina .
c sr
DI GIROLAMO FRACASTORIO

In lode della Città di Verona fua Patria.

TOfca Città che fulla riva amena


D' Adige , appiè del facto monte fiedi,
D'onde fuor l' Alpi , e le campagne vedi,
Dentro, gli archi, il teatro, e l'ampia Arena;

Dopo lunghe fortune ornai ferena


La bella frante , ed a te fìefra riedi;
Che da tuoi conditor reftano eredi
Che daran pace alla tua lunga pena .

Spera, piche di te tanta cura have


Quel che V Cielo apre, e può bear col ciglio,
Il Clemente che in vece di Dio regge ;

E a te Nocchier * della fua fanta nave


Ha dato, che dall'onde e dal periglio
Scorgeratti ove Dio fuoi cari elegge .

• Intende di Monfign. Gianraatteo Qiberti , Vefcovo di Verona ce-


lebratiilimo.

PROE-
P R OEMIO.

Kcomincjano li nomi di Re Latini , e


fpecialmente manti la edifica^ion della
Città d? Roma . Et etiam li nomi del-
H Re , & Imperatori da poi la edifica'
tion della diffa Città de Roma: Junio. junio>
Saturno. Pico. Fluito. Latino, «/«/Saturno
quale li Re cbe fono da poi lui , & I»>. p^n"0 .
ferratori fono chiamati Latini. E que- Latino.
fii regnò in Italia inanti la Defiruttion de Troia anni CL,
€ da poi che Troia fb disfatta el primo Re ohe vegnifie fo
ra de Troia a regnare in Italia etm li fmi compagni t don
ne con nave fo Enea , & arrivi fu/ terrea , che fi chiama Enea
mo, e per lui el ferren de Napoli . Enea regni* in Italia
3 anni . Afcanio fuor figioh regno anni i& , e fi edificò- Afc*n;o .
/* Città de Alba, che fb chiamata pai Roma. Pojlurr.a /j-Portumo.
giolo del dito Afemio regno da poi eurto tempo, e per /(ji., Enea sa
rà fb ptifcia chiamadi Re Latini . Eneas Silvio regnò an
ni 28. Ncgiptiano Silvio * regnò anni *4 . Capo Silvio »Eufebio
rei nò anni 28. Carpentio Silvio veznb anni 1 1 . Tiberio , le2Se E-
el qual Tiberio fu per lo fiume , che va per Roma che ha vio .
ìiome. Teatro , ti fb chiamato Tiberio , ma inanti havea Carpen-
xx PROEMIO.
Albula(à), regnò in Italia anni 8. Agrippa regnò anni x6-
Procafco regnò anni. zq. . Amulto fuo figiala con fuo fradei-
^ Numjto- ja jftanjtona , et quale fe partì da fua ftadella Amulio,ma
pet for^a. defcajfado dalla Patria fua , andò con una fua fi-
gioia chiamata] faftal/a . Unde ci dito Monitono bave dui
figioli a. un portada della ditia Vafialla fua figiola, che fo-
fc°»n'° « no, ftomklo , e Rema. Avenne , che quando bave partorì da
li. llfttti figioli , lei fteffa i meffe fu la riva del Tevero , e
li lafsò & fexe una fvjfa fotto terra e lei flejfa fe fepelì ', e
morì per dtfpetto (b). Ora avenne , che i putti Jìando così
fu la riva del fiume, un Paftor , che guardava beftic ret-
tè quejli putti , andò dalla fua donna, e dijfe come /' ba-
via travado dui putti fu la riva del fiume , e venne , e
tolfe quefti dui putti , e portelli , e fi li nodrigò molto ie
ne , el Paflor bavia nome Faojlo , e la donna havia nome
• Laurea- Lorenza * , la quale era una bella donna, e fopra nome era
chiamata Lupa y e quando i putti fò grandi, & allevadi con
Fauftolo.. quefto Faofio , loro fe fenno valenti hamini, sì che li Pafìo-
ri li fece lor Retlori e Governatori , e fece tanto- i detti fra
telli con lo adiutorio delli Tafìori , che lor alcifèno Amul/a
fuo barba perche el ghe fò diclo , che havea ca^ado fuo Ta-
dre Monitono fora del Regnarne , che a loro toccava , e li
mejfe fuo Padre in h regnarne.
Roma di Romulo venne in sAlba , cb' era fia edifica per Afcanio*
e«»*<,i fioh. de Eneas , e fi edificò Roma con muri come la flà , e
per èlio fò pub cbiamada Roma , ó* fò lui lo prima Re
Romano , dopo lui fò cbiamadi tutti Romani a Roma , e Ro
ma a Romolo , & inan^i era cbiamadi Latini . El diclo-
Romulo cojìitul i. Senatori , e fece Cavalieri affai , regnò an
ni
t Ini...
(a) Albula. fu il; primiero nome^UI fiume Tevere in Roma , che poi
<la Tiberino prefe.il nome di Tebro , o Tevere, come oggi fi djce .
(b) Coflei. ebbe, nomi Silvia, ed era delle Vergini facrate alla Dea
/efta , come abbiamo in Dionifio. Alicarnafleo Uh. i pag. 57 edùioo
.io lira , ove fi legge il caio di Silvia più diftefamente .
PROEMI^ xxj
ni 28. Pompeio regnò anni 4 1 Tullio Hofiilio regnò an
ni 22, & fece Monte Celio . Marco Anco fece la città de
Oftiay e regnò' anni 33. Tarquinia Prifco regni* anni 37. Oftiaedi-
Servi/io Tullio fece tre monti in Roma , e regnò anni 34. da
Tarquino Superbo regnò anni 2y. Nota che dredo Tarqutn Marno .
Superbo Julio Cefare fo ci primo Imperador di Roma , t
da fo lui tutti li Imperador1 fu cbiamadi Cefariy el qua/
fò dredo li fette Fe pafj'adi da Romolo , che fu il primo fi
na al ditlo Julio Cefaro , é era ita anni CCXL. *
Nota , che da Etleas fina al diclo Julio Cefaro fi fi, an-
vi 4^4, ti diclo Julio Cefaro era d' età d' anni 56 quan il conto d*
do el morì El fecondo , che regnò driedo a lui , fu Oblx- Eurebio 1
ci r anni 704
Viano Imptrador. Ottaviano Cefaro ^Augujio regnò anni 56. daiiaedi-
Tiberio fecondo regnò anni 20. dio re^nò anni io. Cìau- «caiio? di
J o 1 Roma fino
dio regnò anni 14. Neron regnò anni 14. Galha regnò an- a Giuli»
ni o, mefi 7. Vefpefiano primo regnò anni 8. Tito regnò ^*J£'b1
««/a 2 , we/i 2 . Domiziano regnò anni 1 y , wt/J" 7 . Ner- faccia m£-
1?» reznò anni 1 , we/J 4. Traiano regnò* anni 14 . mtfi 6 . l!oat
. v . ~ . „. T .- p Confoliec.
£//a Adriano regno anni 21. ^«romo P70 co»- Juot /ratei, che tanto
i Lwr/o , Entello , r«rtò" <<»»/ 2 2 , mefi 2 . M^rco An- r,,«vano
' © * * j gli anni
fon/o Vero con fuoi fra deIli Lucio , ^Aurelio, Comodo, re- «40,6464.
gnò <wh» 1 8 , mefi 1 . Lwci'o Antonio Comodo negnò anni-
13 £/;o Pertinace regnò- anni p, wty? 6' . Juliano regnò
mefi 7 . Severo Pertinace regnò anni 1 7 . Antonio Caraca-
U regnò anni 7 . Lutto regnò anni 1 . Marco Aureli» An-
ionio regnò anni 4 . Aurelio Akffandro regnò anni ì j „ Maf-
(imino regnò anni 3 . Gordiano regnò anni 7 . Filippo con
Filippo fuo fiola regnò anni 7 . Gallo con Volufian fuo fio-
7o regnò, anni 2 , mefi 3 . Emilio regni mefi 3 . Valerian,
■ G alieno, fuo fiolo regnò anni- ìj . Poftumo fecondo regnò
ami 10 . Claudio regnò anni 1 , mefi 9 . Quinti/io fuo fra
tello regnò anni 1 7 . Pecio regnò anni 5 . ^Aureliano regnò1
inni 5 e me%o . Tacito regnò mefi 6 . Florian regnò 2 e
me^p . Probo regnò anni 6, mefi 4. Varo con i fioli Ca~
rin
xxij PROEMIO.
rin e Sunterian regnò anni i . Dmle^ian con Erculeo f
* Altri ug. Majpmian fot foli regnò armi 20. Cojiantin con Galieno *
rtoeMaf* e Majpmiano regnò anni 16. Carantia rtgnò ami 7 . Akn-
Htuing. tio regnò mefi 3 . Severo regnò anni 4.. Cofiamino bave Co-
ftatuio de una Concubina , ma pur la Regina Elena Impe-
radrice , regnò anni ^o^mefi iq . Mafentio e Lucilio regni
anni 10. Cojiantin con Cojlantm e Colante regnò anni
14 , mefi 6 . Juliano- ^poftata regnò- anni 2 > mefi 8 . Ju-
y!nl*j<w£ ^*no * reS'B° mefi ^ ' Valentmiano con fm fradelh regnò
uiano . unni 11. Valeri* con Graziano , e Valeniiniano regnò 3
anni . Grattano , e Valentiniano con Teodofio /ho ficb regnò
anni 6 . Teodofio e Valentiniatia fopraferitto regnò, anni 11.
Arcadio fiol di Teodofio regnò anni y. . Teodofio fiolo di
*Altri Ug-. Arecbionori * regnò- anni 26. Valeniiniano fiolo di Coflan-
norio?0' Z9 >*gnb unni- X2. Mattiamo e Valentiniano regnò anni 7»
JUon Maior regnò anni 17. Zeno regnò; anni 17. Anajìa-
fio regnò anni 28 . Jujiino Veochio regnò anni 8 . Jufii-
niano Nevodo di Jufiino regnò 38 . Tiberio Cojlantino re-
*Ai:ri Ug-gnò anni 7 . Morieio regnò anni zi . Vachaxo * tiranno
ifiuo oc- regnft aaiJj 3 ^ Hcraclio regnò anni x6 . Heradora regna an

ni 2. . Cojiantin fiolo di Her adoro regnò anni 6 . Cojiantin.


de Cojiantin fopraferitto regnò anni 2 8. . Cojiantin fiolo de.
* Leggi Cojiantin regnò, anni 1 7 . Sinodo * in Cofiantinopoh regnò
^o'pogo- ami 17 ■ 7ufi^niano del fopraferitto Cojiantin. regnò, anni
mio. 10. Lion-, 0 vero Lion^o regnò anni 3,. Tiberio regnò an
ni 7. Jujiiniano fegonio. con Tiberio regnò anni 6. Filip
po fecondo regnò anni 1. Lion ter^o. regnò, anni 26. Ana-
jiafio fecondo regno anni 3 . Teodofio terzo, regnò anni 1 k
Cojiantin quinto y e Lion foo fiolo regnò, anni 35 .. Lion quar-
Storia? dii w re"no anni 4 • Cofantin fefio fiolo de Lion con Elena * >
Zonara e Hiceforo in Cojìantinopoli regnò anni 9 . Sua Madre rt-
ireoe^ &no gm* 10 • Michele regnò anni 2 . Lodovigo primo con
Lotario fuo fiolo regnò, anni 2 5 . Lodovico fecondo regnò an
ni zi. C.Wo ter^o regnò ami 12 . Lodovico terzo regnò»
ami
PROEMIO. xxiy
anni 6 . Coraio Todefco regnò anni 7 . Henrico Ite anni
1 8 . Lotario fecondo regnò col figiolo in Italia anni 1 1 .
Otto primo regnò anni 12. Otto fecondo regnò anni 10 .
Otto ter^o regnò anni 1 9 . Corado primo regnò anni za:
Henrico regnò anni 1 5 . Corado fecondo regnò anni 1 y :
Henrico quinto regnò anni 8 . Federico fecondo regnò anni
33. Carlo Magno primo in Franca regnò anni 14 , meji
1, dì 4. Lotario ter3^0 regnò anni 10. Carlo fecondo re
gnò anni 1 , mefi 9 . Arnolfo primo regnò anni 11 . Be
rengario primo regnò 4 . Berengario fecondo regnò anni 2 .
Berengario ter^o regnò anni 7 . Berengario quarto regnò con
fo fio/o Alberto in Italia anni 1 1 . Henrico fecondo regnò
unni 1 2 , meft 5 . Henrico ter^o regnò onnì 49 . Lotario
quarto regnò anni 11. Federico primo regnò anni 37. Ot
to quarto regnò anni 35.
La memoria del Tempo paffado ., %oè dell'i anni primamente
della creatione de Adam infina alla Kativitade del Koflro Sig.
Meffer Gesù Cbriflo paffado anni MMMMM.CCCCLXXXXII.
Unde per fapere più certo dell' etade , che fono in quefio tem
po infra de Adam, e Meffer Gesù Cbriflo, fono fritte de
et ade in et ade .
El nofiro Signor Meffer Gesù Cbriflo Dio eterno Creator intendl
del Cielo, e della Terra , e de tutte le cofe, ebe in quejlo «jnie Id-
mondo , prima fatte tutte le cofe el creò poffa V Uomo , Tipi na° ""°
Meffer Adamo , e de elio ne traffe Madonna Eva , e de «n
/or dui forno tutti vegnudi j fi che da Adam infina a Noè, P Adamo
che fu el Diluvio pafsò anni 2242 , e dal Diluvio fina e* Eva.
lAbraam y che Dio volje , che foffe Circuncifo , pafsò anni Àbramo.
942. Da Abraam fina a Moyfes , che Dio ghe favellò ìMois,:'

e degbe le doe Taole della Legge , in le quali era fritto i


defe commandamenù della Le%t, che fe chiama la Le^e de
Moyfes, pafsò anni 507 , e da Moyfes fina alla edification
del Tempio di Salamon pafsò anni 479 , e dalla edification del
dito Tempio fina al grando- Aleffandrò pafsò anni 101 o , e dr^^an"
da 2„0.
xxiv PROEMIO.
da Altjjandro fina alla Natività del nofiro Signore (a) cw-
re fina bora 14.J $ anni.

Fine del Proemio.

PIER
(a) Bifogna che il te fto fia viziato , perciocché da Aleflàndro fino
a uesu Lnfto, fecondo il computo del Zagara med efirn© , farebbeso
cord anni 3iz , e 1453 da Gesù Crifto fino al tempo che ep li ferirti
u prefen te Cronica. 11
PIER ZAGATA

CRONICA.

Ora è da fapcre le cofe maravigliofe , che


fono fiate inanti, che Chrifto vegnifle ,
fecondo che fcrive Sicardo Vefcovo de Sicari!»
Cremona, che trova per Croniche anti Vefcovo
che , che quando fu deftrutta Troia , e ài Cremo
che fe partì molta zente , zoè homeni e na .
donne, come fò principalmente Encas , Enea vie
fecondo è fcritto qui manzi , & Ante- ne in Ita
nor, e molti altri i quali foro in el trat lia.
tato della deftruttion di Troia, per patti fatti con Greci per
aver la città i fò d'accordo d'effer falve le pedone, e le don
ne , e quelle robe che i podea portar con loro , onde i cargo
quelle nave che i pofTe , & metteffe in mare per vegnire in
Italia , e venne corno piacete a Dio . Scrive quello Sicardo ,
che fra le altre donne el venne una donna chiamada Madon Verona
na Verona, & ella vedando el paefe effer bello, & aconzo per Donna
ella fi è dificato il Laberinto, che fi chiama la Rena. Si che Troiana .
per quello edificio andò poi crefeendo la Città di Verona, e
per ella fò chiamata Verona. Et quello afferma Orofio e Giu- Orinine di
flino, perchè fe alcuni, che voi dire che Verona fò prima e- Verona.
difìcata per Breno , & altri per Vero Antonio Azo; che per Orofio .
faper la veritade qui fe fcrive la vegnuda del Dux Breno, e Giuftino .
Vero An
poi de Vero Antonio, el quale venne a Verona da poi la de tonio Pio %
ftruttion de Troia, che era pafTado 1344 anni. El Dux Breno Breno ■
venne manzi , che Chrifto incarnarle de 350 anni, e fi trovò
Verona deftrutta , zoè quella parte eh' era appreffo la Rena
la quale havea edificata quella madonna Verona Troiana, la
A quale
2 CRONICA DI VERONA
Afluero. quale fò al tempo del Re Anfuero , fecundo le croniche Ro
mane, perchè Troia fò avanti che Roma, e per la deftruttion
de Troja fò edificata Roma . Secondo la opinion d' alcuni , che
dice , che la quinta etade inanzi che Chrifto vegniflè de 350
anni Dux Breno fe partì de Svavia , e venne in Alemagna , &
adunò cento mila cavalli, e andò pofla in Franza, e li adunò
* Leggi altri cento mila Francefi, e venne in la parte di Zenova*per
Genov» • la dolcezza di vini , eh' era in Italia , e lì edificò Milan , Pa
via, Bergamo, Brelcia, « Verona, « quello fò in la quinta e-
tade al Tempo de Re Anfuero , e della Regina Eller, fecon
do fe leze in le Storie Romane. Nota, che da poi che Chri
fto venne , eh' era za dado Dux Breno , uno fuo Parente ini
mico , per difpetto venne drieto a Breno con trecento mila
Cavalli fentendo che 1' era andato a Roma per farle Rè e Si
gnore de Italia, e trova, che l'havia edifica quelle cittade, &
fui le diftrufle tutte, ma dapoi la Nativitade di Chrifto de idi
anno venne Vero Antonio a Verona, e trovolla diftrutta , par-
fe a lui di reedificarla , e fi ghe mette quello nome proprio del
la Donna , che avea prima edifica la Rena , e per memoria
del fuo nome a Vero Antonio corfe el fuo nome a Verona , el
quale era chiamado Vero Antonio Marco Imperador Augufto .
Per empiere il gran vano , che , fecondo lo ftiìe delle vecchie
Cronache , s incontra nella prefente operetta del Zagata , {aitando
egli dalle pm rimote antichità a" tempi della famo/a Conteffa Matil
de " e riferendo circa ("origine di Verona , cofe che altro fonda
mento non hanno fe non fe /' opinion di Sicardo , appoggiate , ad
una popolar tradizione , coflretu faremmo ad efaminare onde que-
fta Città più certa origine avelie ; ma chiarirmi uomini prima di
noi ampiamente trattato avendone , farebbe foverebia ed inutil cofa ri
petere ciò che in tale propofito ejft ne riferirono; convenendo majfi-
mamente i più dotti Scrittori de' Veronefi , che i fondatori di quejla
Città furono gli antichi Tofcani i quali abitarono poi fempre queflo
paefe , e molto favorevoli in verfo de"Romani fi dimoiarono , fpezjal-
mente allora quando Annibale fcefo era contro effi Romani in Italia al
riferire di Silio Italico . Quando , e come cofloro fudditi diveniffero del
Romano Impero non fapptamo . Queflo però è certo che nell'anno di Roma
DLXVIII. paffati erano fatto il Dominio di quella Repubblica , non
già per forza , ma per volontaria dedizione , nella primiera libertà
continuando, e nella prima forma di governo fenza ricever Prefetto,
Prefide , 0 altro Magiftrato Romano ordinario: ma folo con obbligo
di contribuir armi, genti, e danaro in tempo di guerra , come fareb
befi
PARTE PRIMA. 3
bejì da' Confederati . E così tutta F Italia fitto de' Romani fi governa
va , a differenza delle Provincie fuori di ejffa% le quali rette erano
dà Prefetti . Dopa quefla tempo Verona infieme con altre città fu
incorporata per ragion di governo alla Gallia Ci/alpina » E quin
di avvenne che poco poi fletterò quefle parti a diventar interamen
te Romane : la lingua Latina fimbra che molto prefto ci fi addat-
taffi, e in breve ne diveniffe comune , benché non così colta v com'
era in Roma .. Così il veflir Romana in tutte quefle Regioni fu
ben tojlo abbracciato , e quindi tutta la Veneta Regione il nome prefe
di Gallia Togata . Frattanto i Cimbri e i Teutoni , venuti dall'ul
tima parte Settentrionale della Germania , marciavano infieme uniti
verfi F Italia per prendervi abitazione: onde nelF anno 6a,o di Ro
ma erano già vicini ad entrarvi dalla parte del Norico . Vinti da
Paptrio Confile , prefero la via della Gallia, e Jìrettifi in lega cogli
Ambrom e Tigurini genti Galliche , nel 644 fortunatamente combat
terono nella Gallia col Confile Giulio Silano ; altra vittoria ebbero
nel Conjolato di CaJJio Longino , e dipoi affai maggiore nel Ó48.
fopra Manlio Confile al Rodano. Pafjati i Cimbri nella Spagna , e
là cacciati dai Celtiberi , fi ritirarono mTeutoni , e i loro sforzi vino-
varono per entrar in Italia ; quefli per le Alpi Liguflicbe , e quelli
per F Alpi Retiche. Ma i primi furono colà interamente disfatti dal
Confile Mario, laddove F altro Confole Catulo non potè trattenere i
fecondi che non entraffero in Italia . Erafi queflo accampato nel Vero-
nefe vicino al fiume Adige nella parte di ejfo deflra riguardo al cor-
fi, e probabilmente non lontano da Rivale e Canale, collocando però
anco prefidj e guardie dalF altra parte del fiume, dove fabbricò an
cora un Caflello in luogo eminente probabilmente nella fimmità di
monte Paflello . Prima però di contar F efito delle cofe avvenute
fra i Romani ed i Cimbri , onde il fiume Adige origine abbia , ed
ove finifia riferiremo . Quefla fiume che dopo il Pò , è il maggio
re che fiorra nelle contrade d' Italia ( il quale da Plinio fu lati
namente Athefis nominato , e ancor da Virgilio nella Buccolica ,
nel? Eneade là dove dice : Si ve Padi ripis, Athefim feu propter
amaenum ) nafie da un lago ne' contorni di Finjlermuntz. , fipra Ma
rano nel Tiralo . Nel fio principio è a" acque affai fiorfi , e da Bol
zano , piegando/i a Mezzogiorno , comincia ad ejj'ere molto rapi
do , ttè può navigarfi fi non fi in vifla~ di Bronzalo terra dieci
miglia da Bolzano diflante . Indi paffa vicino a Trento , le cui radi
ci bagnando, entra poi fra F anguflie de'monti ,ove fiende con tanta
violenza , e forza , che fimbra voglia in alcuni luoghi ruitiar og>:i
cofa . Ma dopo lungo giro entrando in Verona la r!iv::!s in due Parti
A z metten-
4 CRONICA DI VERONA
mettendo capo finalmente nel mare Adriatico . Silio Italico , poco avanti
menzionato , ci fa offervare , che queflo fiume a' fuoi tempi la città
circondava , Athefi circonflua . . dalie quali parole fi manifejla P
antica figura e fituazion di Verona , cioè , com'era da tre patti , Mat
tina , Tramontana , e Sera , da queflo fiume circondata , reflando fa
lò aperta a Mezzogiorno .. Vano è dunque il penfiero di alcuni Sto
rici Veronefi y che anticamente P Adige pajjaffe avanti la città a
Mezzogiorno , e che il predente giro foffe prejo dal fiume Jlejfo , fola-
mente nella gran piena mentovata da S. Gregorio r a ribattere la
quale imaginazione , oltre il pajjo di S>lio fopracitato , ferve mirabil
mente anche r autorità di Servio< ove dice > che ■ P Adige- fiume nella
Venezia ragirava intorno alla città di Verona. Altra prova vifiòHe
è anche a giorni uojlrt il ponte della pietra , qua/i la metà del quale ,
dalla parte del Colle , è un- infigne avanzo di Antichità Romana .•
ponte , che da Lu/tprando , novecent' anni fono , fu detto ampio ,
marmoreo, di meravigliofa opera e di mnabil grandezza.
Ritornando ai Romani , i quali , come dicemmo , in vicinanza di
Rivole accampati sperano , veduto il grande numero degP inimici ,
non ebber coraggio d attaccarli , anzi fpaventati abbandonarono il
Campo , e dieron volta , lafciando a Cimbri libero il paffo , onde
quefìi affediarono ti detto Cajìello prefidiato da Catulo e lo prefero .
Mario vincitore de"" Teutoni , viene a unirfi a Catulo contro i Cim
bri , i quali fi fermarono affai tempo nel Véronefe da loro occupa
to , afpettando. i Teutoni .. Ma faputa la. loro feonfitta vennero a bat
taglia co Romani nella Campagna Veronefe fra P Adige , e 7 Manto
vano , e vi rimafero fimilmente rotti e disfatti , onde Mario in me
moria di quefla vittoria , come in altro luogo riferiremo , un Cajìello
edificò , e dal fuo nume fu detto Mariano ^ Awanzp di queflo popo-
ift , come ancora in altro luogo ricorderemo , fono tuttavia i Cimbri %
che abitano parte delle montagne del Veronefe, del Vicentino, e del
Trentino,, quali confervano tuttavia una lingua differente da tutti i
circolanti paefi ,, ed è veramente Tedefca , in parte fimtle a quel
la de Sajjoni , e molto diverfa. da quella delle Provincie Tedefche
più aiP Italia, vicine. Ci occorfe , non ba gran tempo, cofa che me
ravigliar ci fece ; perciocché fattifi noi un giorno infieme con alcu
ni amici, nofin Alemanl a difeorrere- con una di quefli Cimbri , e-
gli il nojlro favellar perfettamente intendea, laddove noi tutti il fuo
difficilmente , potemmo capire . Ora pochi anni dopo quefla vitto
ria fopra de Cimbri riportata da Mario , la guerra Saziale det
ta anco Italica ,. e Marfica fece flrada a Verona , come a tutte
le Città dentro P Alpi , a crefeere di condizione nella Roman.x Re-
pub-
PARTE PRIMA. 3
pubblica . Per non allontanarci da ciò che precifamente fpefta alla no-
flra Città , noteremo folo , come ella P anno 666 di Roma , per be
neficio di Celare , diventò Colonia Latina , e come nelPanno 705 ella
e le altre Città di quà dal Pò conseguirono la cittadinanza Romana
con affegnazjone di Tribù Y e gius de Suffragj . Verona dunque fu
afcrttta alla Tribù Pobilia, a Papilla, 0 in qualunque altro modo fi
trovi ferino . In quejlo fleffo tempo , e forfè in occafione della vitto
ria. Cimbrica , la Gallia Cifalpina pafsò alla cond'nion dt Provincia ,
e fu retta da Proconfoli in qualità di Prefidi fino a Marcantonio ,
ebe fu P ultimo die/fi : perche nell'anno di Roma 713 ad iflanza
di Ottaviano Auguflo , fu con legg% dichiarata Italia, e trasferita , dt
Provincia che prima et'a , alla condizjon Italica .
In tempo di Cefare fiorì Cajo Valerio Catullo eccellente Poeta .
Alcuni vogliono che in Sermione tratffei natali; ma, come fcrive S.
Girolamo nel Cronico , nacque egli in Verona , e non in Sermione ,
della qual Perniola dicono che fu padrone , ed ebbevi deltziofa vil
la , di. cui fi filmano avanci le reliquie di Romano edificio , che qui
vi ancora fi veggono . Sotto Augufta tre grandi uomini di quefla Cip.
tày. o del fua diflretto fiorirono in Roma, Cornelio Nepotè, Vitruvio,
ea Emilia Macra : il primo eccellente Ijlorico , maejlro degli Archi
tetti il fecondo , ed il terzp Poeta molto lodato .
Per dar poi con evidenza a conofeere P efìere e lo flato di Verona
in. tempo, di Augufto e di Tiberio , uopo è far rictrfo a Strabone Princi
pe de' Greci Geografi, e autor di qui'tempi , il quale ove tratta del
la parte a" Italia di quà dal Pò, metropoli degP Infuòri dice eh* era
fiata Milano , e eh1 era infìgne città tuttavia .' indi fegue che poca
lontana era Verona , gran città anch'effa ; e che minori di quefte due
erano Brefcia , Mantova , Reggia , e Como : in vece però di Reggio
devefi legger Bergamo, come averti anche il Cluverio. Ecco per tan
to Verona pofla in paragone con Milano , che fu fempre sì famofa e
potente città , e ad effe pofpofle Brefcia , e Mantova città confinan
ti.. Al qual propoftto.fi affa- ancora il celebre Diflico di Marziale:
Tantum magna luo -4,ebet Varona Catullo ,.
Quantum parva luo Mantua Virgilio .
Che Verona, poi mai de ' Cenomani fia fiata, uè a Brefcia fogget-
ta y, avendone il noftro Signor Màncbefe Scipione Maffei particolar
mente trattato nel libra intitolato Y Antica condizion di Verona ,
a quella fua opera rimettiamo il curiofo ; e noi ci faremo a difeor-
rere delle dignità , e degli onori che a coloro conceduti erano , i
quali alia. Romana cittadinanza erano aggregati . Il compimento
dunque della perfetta cittadinanza Romana confiJìentlo nel pji:s
degli
6 CRONICA DI VERONA
degli onori , e che non tutti quelli che ottennero il gius di dar vo
to % effcnda perciò, ammejfi alle dignità , e fatti capaci di foflener
in Roma i Magi/Irati - tal diretto a quefte noflre Città y e Colonie
comunicato, fu dentro il fecola ottavo di Roma , il che pare fi facejfe
dalPlmperador Tiberio *. In virtù di queflo. nuovo Privilegio non man
carono r che faliffero in Roma a fupremi gradi . Lucio Pomponio Se*
concio y che fu Veronefe , nelP anno 803 di Roma fu Prefide della
Germania. Superiore , e per aver vinti i Catti gli furono conceduti gli
onori trionfali . Di più foftenne in Roma la fomma dignità, del Con*
folato , fi di/linfe fra i primi perfonaggi di Roma e per dignità , e
per favore • Plinio il vecchio , Veronefe anch'' effo , fra gli ufftcj fu
Prefetto di un Ala , Procurator nella Spagna , e quando morì regge
va con fupremo comando l'armata navale del Mifeno.
Raccoglie/i da un ampia Lapida , che fi cujìodifce nel Mufeo La
pidario Veronefe ( del quale faremo in altro luogo menzione ) come in
Verona era il. Sepolcro delle Famiglie , che in tutta la Region Traf-
padana rifcuoteva la vige/ima della libertà .- dal che appare, come
coloro che da tutta Italia, di quà dal Pò e/ìgevano ye mandavano tal
danaro ,. faceano particalar Refiden^a in Verona . Confettura può trar-
fene , che anco il Queflore di tutta P Italia Trafpadana qui più che
altrove foffe fililo di dimorare , contribuendo a ciò P opportunità del
fito, e P effere quefla Città grande e davi^iofa.
Che tale foffe Verona , oltre il già detto , raccoglìefi da ciò che
fuccejfe nella guerra civile di Vitello e di Vefpafiano : perciocché ne
primi moti , confutando in Padova i capitani di Vefpafiano dove
foffe da far pia^t a" anni , fu pre[celta Verona; sì perche fiutata in
camp/tgne aperte oportune alla cavalleria , in cui prevaleano ; sì per
chè parea ((importanza al credito e alP imprefa il torre aVitelio una
Colonia florida ed abbondante , come fcrive Tacito, il qual [aggiun
ge che ne Veronefi fu ben impiegata P opera , perche e con Pejempio
e con le ricchezze giovarono al partito . Seguendo a raccontare il Ro
mano Iflorico , come vollero i Viteliani invejlire e circonvallare Vero
na , ma che reflò ben prefio libera dal" affedio .
Continuò a diftinguerfi anco a que tempi Verona per lettere , e per
gli Jìudj : però agli chiari(fimi uomini dianzi mentovati devefi ac
coppiare Cajfio Severo Iflorico citato da Svetonìo , detto da Plinio il
giovane concittadino di Cornelio Nepote . Ma fopra tutti rifplende il
vecchio Plinio , chiamato da S. Agojlino e con ragione , dottijfimo ,
e che non ebbe fra i dotti Latini P eguale.
V antico fplendor di Verona dimoflrano anco a noflri giorni i mol
ti veftigiy e pe^i di' antichi fontuofi edificj , che in effa fi confer

vano
PARTE PRIMA. 7
vano in maggior copia che in qualunque altro luogo della Gallia Ci
salpina , e forfè delP Italia tutta , fé Roma fi eccettui ^ ontP è che Se-
bafiian Serlio celebre Architetto Bolognefe- nel 111. libra del? Archi
tettura da effb compofìo , parlando ddP antico noflro Teatro ed altri
Edificj , nel colle , e a pie di quello fumati ,. ebbe così a favellare .
Ma le rume di quelli Edificj' fono- tante r e così abbattute dal
tempo , che farebbe grande fpefa e coniboia mento di tempo a
-volerle ritrovare . Avendone io veduti alcuni membri in piìv
parti del monte, mi dà ftupo>*e Colo a penlarvi. Ed è ben ragio
ne fe i Romani fecero cai cofe a Verona ; perciocché egli è il
più bel fito d'Italia-, per mio parere , di pianure, e di colli,, e
ai monti, ed anco d'acque ,. e fopratutto gli uomini di queilb
città fono molto generofi, e converfevoli . Ma perche imperfetta
farebbe Plfloria tC una città, fe- nulla fi dicejfe del Territorio fuo .
Noi peri , per- non fcoflarci dalla brevità , che ci ftam propofli di
feguire , molte cofe da parte lafciando , ci rifhngucrcmo fidamente a
dar contenga delP amplerà de funi confini , i quali al rne^p giorno
arrivavano fino al Pi, a Ponente al fiume Chiefio- , a Tramonta
na , oltre abbracciar tutto il Lago- di Garda , fi efltndeano nel Lito
rale di effb , indi ben- dentro il Trentino , a Levante cumprendeano-
Còlogna , e confinavano con Monfelice , e oltra P Adige colla piccio
tti città d'Adria . Ma per ripigliare il filo delP Ifloria, fa morte delP
bnperador Filippo il vecchio ricorderemo ; il quale fm uccifo in Vero
na dafaldati ,, dopo aver ricevuto una- fconfitta. da Trojan Decto *
Delle mura poi , che da Gallieno furono nel 265. innalzate, man
dati avendo nuovi Coloni in Verona ,. come dall'' 1feritone fopra La
porta, che rimane in piedi raccoglie/! , fe ne parlerà in altro luogo y
e qui intanto riferiremo come a Gallieno fuccejfe Claudio Gotico, fìt
to del quale fendo- difcefi nel Veronefe gli Aternani non lungi dal la
go Benaco furono- da quefio Imperador battuti: ficchi appena la me
tà ne rimafe .
Narra Vòpifco , che i pofieri delP Imperador Probo vennero ad abi
tare fui Veronefe , e vicino al Lago di Garda .
Giuliano- dopo la morto di Cajo fecefì Imperador proclamare , ma
da Carino fu uccifo nella campagna Veronefe .
Diocleziano , e Majfimiano Imperadori furono più volte in Verona',
vi fu pure Galixjo Majfiauam ,. e ordinò che vi fi erigefje una nuo
va porta, della Città .
Il Grande Coflantino , il quale nelP anno di Crifio 31 1 ven
ne contro di Muffendo in Italia , prima di rrvolgeefi verjo Roma ,
marchiò verfo Verona , dove erafi fatto forte Bompejam il più famofo
capi-


8 CRONICA DI VERONA
capitano di Maffen^ie. Stretta da ogni parte la città et affedio, ven
ne alle mani con Pompe/ano , che ti era ufeite per introdurvi mag
gior numero di folci'ati , Ù quale vinto , ed ucci/o fu cojìretta la città
finalmente a render/i a di/erezione .
Fu onorata dipoi la città no/ira dalla presenza di alcuni Impera-
dorix cioè da' due Valentiniani padre , e figliuolo , Teodofio il gran-
de, ed Onorio , come fi raccoglie dalla data di alcune leggi qui da
ejfi fottoferitte : una che porta il nome di Graziano , ha fatto credere
eh'' egli in Verona fi trovaffe F Agofio del 98».
Eravi pure in que tempi Prefidio e Corpo- di Milita , cioè il Pre
fetto, di Sarmati Gentili in Verona •• così pubblico Arfenaie , 0 fia
.Fabbrica a" armi J alcuna cofa del quale ne toccheremo dove della
'Porta Organa di quefla città ci accaderà fa* menzione . In tanto ,
dàlia brevità propoflaci niente feoftandoci , volgeremo il nofirv rag-
jgionamento a rapprefentare il nuovo e deplorabile afpetto dell'Italia
per ? irruzione de Barbari , che le tolfer*> non fidamente il deminio
delle altre nazioni , nta ancora di fcjlejfa ,
Nell'anno 400 venne dalla Pan nenia in Italia Atavico Re de*Got$,
ma dopo la battaglia di Ptllenzp ' incamminato per ufeir ne , giunto che
fu a Verona , mutò parere , e contro la fede data volle di nuovo con»
traftare, onde feguì altro fatto d'arme con vittoria de' Romani m} che
peri. Qlaudiano , nelle lodi d'Onorio e Stilicene drffe , ehe Verona non
picciot membro al trionfo aggiunto avea , e ehe i Adige avea portato
al mare il fangue e i corpi de Goti . Ma nel?anno 408 ritornacene in
balia con nuova e maggiore armata per la Jolita via di Emo
na > e lafciate addietro Aquila;a , Concordia , Aitino , e dopo que-
fle Verona t pa/tò l'Adige , indi H Pò ad Ojliglta , e lafcian-
eh Onorio in Ravenna , fi condujfe dirittamente ad aflettiare
1 la c.ttà di Roma, la- quale, alfe/iremo ridotta , fi compofe con Ala
rico . Ma y dopo varj accidenti , ritornò eglr F anno appreso , e la
prefe e la faccheggiò , proflrando la prima volta la grandezza e
maeflà del fu» nome.
Verfo la metà del fccolo Jfeffo fu fingolarmente fatate a quefle no*
ftre regioni F irruzione degli Unni , che guidati da Attila le mife*
re a fuoco e fiamma . Aquileia efpugnata ed incenerita-. Aitino , Con*
cordia , Uderzp- defolate ut modo , che al loro primo flato non più
ritornarono . Stava H fiero Attila in penfiero di pajfare a Roma ,
quando illuflre e pacìfica legazione gli giunfe , la qttal fetegli co*
der F armi di mano , e ripaffar FAlpi . Capo di tal legazione fu il
gran Pontefice- San Leone , e il luogo ove jeguì fu nel Veronefe, ove
era abbiamo Pefcbiera.- il che fi fa chiare da Giertfahde ; che la*
PARTE PRIMA. 9
fcii feriti» fegutjp: ove fi pajfa il Mincio, e dove il piaggio di
tal fiume è molto frequentato da quei che viaggiano, con che vie
ne a indicarfi il fitto teflè citato , pel quote cor/e fempre P Impe.
rial via da Milano ad Aquileia . Altri fiorifero , il luogo di sì Me*
morahil fatto , effer flato ove sbocca il Mincio nel Pò, come fi legge
nel Breviario Romano nella vita di S. Leone fotta f undecima giorno
d'Aprile. ìl Muratori negli Annali d'Italia T. Ili, e lo fieffb negti
Scrittori Jelle cofe d'Italia Voi. I.
Nel 47Ó pafisò .in Italia Odoacre con eferche et Eruli, e Tursi»
Ungi ed altre genti.' prefe Roma, imprigionò- Augufiolo in Ravenna,
f ultimo degf Imperatori d'Occidente, .e le rilegò indi fioggiogata
F Italia tutta., prefe sitolo di fm» Re , e per poco meno di quattot*
dici anni vi fi mantenne .
Venuta nell'anno 480 contro di lui Teodorico co fimi Ofirogoti ,
e refpinto con perdita da/ fiume Lifonx» fi ritirò a Verona , e fi ac
campò nella minor Campagna : ma fopraggiunto futra indugio Teo
dorico a combatterlo lo ninfe , -e nel calar della vittoria reffò anche
Verona occupata.. Ma dopo quattro anni uccifo in Ravenna Odoacre,
Teodorico fu da fuoi proclamato Re d'Italia.
Quefli amò tanto Verona, che ne riportò il nome di Veronefe prefi-
fio la maggior parte di Scrittori Tedefchi , e prima Ennodio ne\
Panegirico , dovendogli nominare quefla Città diffie, la tua Vero
na .. Qui però fece egli ordinariamente fina refiden^a , coflruitovi
Regal Palatgo , <ed altre .infigni fabbriche., cioè Terme , Acquedot
to , e Portico . Il Palalo , .memorie non avendofi ove foffie preafa-
mente fintato , alcuni oonjetturano che nella Collina di S. Pietro , dove
abitarono ancora altri Re a lut pofleriori. Altri tengono , che a piè di
effe fojfie coflruito ; e credono che le veftigia quelle ne fiano che futi
ora appajono nelle cafie fintate r'mpetto alla Cbiefia del Redento
re ; fondando quefla loro credenza fiopra certe parole -efiprejfe nella
carta di donazione fatta da Berengario Primo a Giovanni 'Cancel
liere di certa poca serra fituata nel Caflello antico di Verona ; della
qual terra i confini accennando/i i Regi Edificj fi nominano .' Ab
Oriente, & Aquilone conGftunt publica, & Regia MàìUài ec.
A queflo monumento altro del 1070 vi aggiungono, che meli'Ar
chivio della Cbiefia -di S. Stefano fi cuflodifee e nel quale fi legge
cb'eravi un Ponte accanto al Palanco, Ad pontem prope Patacio
ec. Il qual Pome tffi ungono effer quello che nella piena del 1230
fu dall'acque in parte abbattuto, come avea Ietto H Rev. D. Carlo
Cannelli fu Canonie» della Cattedrale, in certe memorie che neV'Ar
chivio delle Monache di S. Spirito efiflono, del cui Monaftero egli
B ficrtffe
io CRONICA DI VERONA
fcriffe la Storia , e nella quale effb così il cafo racconta .'■ Al tor"
reme di tante difgrazie , s' aggiunfe una grandiffima innonda"
zione dell'Adige leguita il giorno 5 Ottobre, quale ftraordina"
riamente baccante, coli' impeto dell'onde lue furiofe, urtando
nel Ponte di Pietra vicino a Pufterla piana, abbattendolo, lo
tirò nel fuo fondo , e tanto fece di varj archi dell' altro pel
quale pafTavafi dalla Città al Cartello di S. Pietro. Que,i altro
documento appo il Rever. Sig. D. Bartolomei Campagnola aiduceu»
do, [crino da Bonamente Nodaro nel 12.03 , nel quale qnefte paro
le fi leggono.' novuni opus a ponte fra&o* quod conlueverat el-
fe fupra - Ecclefìam Sancii Fauftini in flumine Athefis. Ma que-
fte fono confetture, e però d' altre cofe ci farem noi a di/correre.
Teodorico dunque oltre le già dette cofe , dicono che fece recignere
di M(tra la Città. no/Ira . Altri però il contrario no riferijcono , e [pe
nalmente Canobio , cow in altro luogo dtmoflreremo .
Morì Teodorico l'anno $ló , e gli fucceffe Amalafunta fua figli-
uola vedova di Euterico Vijigoto , rimajla con un figliuolo d'età d'an
ni otto chiamato Atalarìco , per nome del quale prefe il Regno. Ma
nel 536 finì il garzone di vivere feguito dalla Madre nel 597, ucci*
fa da Teodato fuo Cugino, a cui era/i dopo la morte del figliuolo
maritata . A qncflo Teodato , che fu morto per una congiura de' fuoi
nazionali , Jucceffe Viùge ; depofto il quale, fu da' Goti eletto Re
Teudobaldo , 0 Idovaldo, cb'* era comandante del Prefidw di Verona ,
uomo nelP armi valorofo . Ma nel 540 fu ammazzato, mentre fede*
va a menfa , da', fuoi Capitani , per vendetta di Uraia nipote di Teo
dorico, che era fiato, poco avanti per ordine di Teudobaldo trucida
to. Morto co/Itti , crearono i Goti Attarico per loro Re. Quejti trai*
tando co' fuoi Cpnfiglieri di Jìabilìrs la pace colPImperadore , fu mcr*
10 da' fuoi P anno 543, e conferito lo Scettro a Baduila, 0 Badntla ,
che da Procopio e da' Greci fu detto Totila > il quale nipote era di
Teudobaldo.
Nel . principio del Regno di Totila , i Capitani dell' haperator
Giujliniano tentarono di forprender Verona, e riufeì loro d' impadro-
nirfi d' una Porta , e di mettere in fuga i nemici : ma, non e/fendo
a. tempo fecondata P imprefa , i Goti ripigliarono la C.ttà . Teja che
fu il migliore de' Capitani di Totila , e che gli fuccedette nel Re
gno, fu mandato a Verona col fior più fcelto delle fue truppe per pre
cludere a Narfete la confueta firada d' internarfi neìl' Italia , ma
quejlo condujfe P armata fua lungo il Mare Adriatico fino a Ra
venna . Venuto Narfete alle mani con Totila a BrefceIlo , volgar
mente Berfella, fopra il Pò , vi perfe quefii la vita e l' eferc 1 1 [con
PARTE PRIMA, u
fitto . I Goti crearono Teja in fua luogo Fanno $60, ma net $6z
mediò Teja da Narfete prejfo il fiume Sarno vicina al Monte Ve*
Juvto finì con effa il Regno di Goti ; disfatti i quali , Veronefi
prefera F armi per tenerfi in libertà , e per difender/i da' Greci ,
tna feguito un conflitto , reflà prefa la Città, e fòggetta alF Impe
rio di Giufliniano. Rimafe pacifica F Italia fina all'anno 5 6" 8. In
quefto per la venuta del Re Alboino ,. co' fuoi Longobardi , invita
to da Narfete [perciò, che fiamo per raccontare^ ad invaderla , fu
nuovamente meffa foffopra y e pofìa in grande calamità . Morto Giù-
filmano fu ajjunto ali Impera Giuftina figliuola di fua fonila; Quefto
Principe , che da principio dato avea qualche fperanza di fe , diven
ne pofcia nel governo inettijfimo, onde a volontà di Sofia fua mo
glie reggeva F Imperio . Da quefta perfuafo. a richiamare Narfete
in Coflantinopoli , e a mandargli per fu ceffore Longino, tanto fu
ancora efeguito . Ni contenta di ciò F Ir/.peradrice , volle infìeme-
metìte oltraggiarlo , fcrivendogli , ch'ella il voleva in Coftan tino-
poli , perche cogli altri Eunuchi e donzelle difpeni'affe le lane ,
e le filaflè ancora , e teflèffe . Ciò. da Narfete udito , come colui eh'
era di grande animo, fdegnata rifpofe :. Giacche così ingratamente
le mie fatiche fi pagano, ordirò, ben predo una tela, che cen
to Sofie difciorla non potranno giammai. E tofto ch'egli ebbe in-
tefo gtunto ejfergli il. fucceffore in Ravenna , licenziato a un tratto
F Efercito , perche non fe ne poteffe Longino fervire, in Napoli fi ri
tirò .- E di qui Alboino dal? Ungheria fallecitando a. calare in Italia ,
fu da quefto accettato l'invito, e ben tofto co' fuoi Longobardi ci ven
ne. Fra le altre città che prefe furono , piacque ad Alboino famma-
mente Verona, onde in effa nel 570 fifsò l'ordinaria fua refidenza .
Poco però viffe nel Regna; perciocché nelF anno 573 fu da Elmige
per commijfione di Rofimanda fua moglie ammazzata ( per effere fia
ta da effo capretta a bere in un convito nel tefchio- del di lei padre
da ejfo morto ) e fu fepolto , come dicono , fotta una fcala contigua al
Palazzo- Rofimonda fuggì pofcia con Elmige a Ravenna; e. a co-
fluì congiuntzfi in matrimonio colà entrambi malamente perirono ; per
ciocché Elmige da co(lei ave!enato , fu effa pure dalla fieffb marito co-
ftretta a bere di quel veleno ,. eh? effa porto gli avea; onde amendue
a un tratto lo fpirito efalarono .
Succeffe Clefio ad Alboino nel Regno, al quale nel' 578 fu tolta
da' fuoi famigliari la vita. I Longobardi, invece eF elegger/i altro
Re , penfarono di governarli per Repubbliche . Laonde Autori figliuo
lo di Clefio rimafe Dura in Verona, ma nel 585 fu poi Re dichiarato.
Cojìui prefe per compagno ne! governo Agilulfo Duca di Turino , il
B 2 quale
t% CRONICA DI VERONA
quale ebbe non filamento molte guerre co*Franchi, e co Greci, ma
ancora co* più Duchi di città , i quali fé gli erano ribellati , fra
quali fu Zangrulfo Duca de^Veronefi , che, cerne gli altri, vinto ri'
mafe ed ucci/o . Poco dopo da contaggiofo morbo furono grandemen-
te afflitte Ravenna , e Verona . Morto il Re Autori nel 591 di vele
no in Pavia, e rima/io filo Agilulfo nel Regno, finì pur ejfo di vi
vere nel 61$ , 0, come altri vogliono, nel 6 18. Dopo di efjo fu meffo
in trono il figlittol fuo Adalaulde fanciullo con la madre Toedelinda^
ma impasto poi, e fparfa tal fama per Arnaldo , fubentrò quefli nel
òzi, e regnò fino al 636. Succejj'or diArioaldo fu Rotori, che fu il
primo delia fua nazione che aveffe leggt proprie e ferine , quali pubbli
cò nel 6/\i\. con nome di Editto . Fra le altre barbare cofe che in effe
contenute erano , quefla inumaniffima vi fu comprefa , che giurando /'
Attore a fe appartenere la cofa con folenne giuramento domandata ,
tt era privato il pojfeditore, ed era a colui conceduta che la proteo-
dea ; nò a quello permeffo era le proprie ragioni addurre , che della
cofa contenxiofa non fojj'e flato prima ifpogliato . Morto Rotari nel
ó$6 Rodoaldo fuo figliuolo nel Regno fucceffigli ,il quale fu uccifi
da un Longobardo a cui violata avea la moglie, e ciò fu del 661 .
A quefla fu fiflituito Ariperto figliuolo di Gondoaldo fratello di Toe-
delinda moglie dì Autari Teir^o Re , e fi morì del 6jo , lafciati
dopo di fe due figliuoli , P uno de" quali fi fuggì , e /' altro fu fat
to morire da Grimoaldo fuo parente , refìando ejfo nella Signoria,
in cui viffe fino al 58o, lafciaudo nel Regno Garibaldo fuo figli-
volo, il quale poco dopo finì di vivere aneti" effo. Partarico figliuo
lo {f Ariperto, che, come abbiam detto, fin era fuggito , udita la
morte di Grimoaldo e del figliuolo , ritornò al Regno col figliuolo
fuo Cuuipertc . Ma Partarico morì nel 6p2 , rimanendo filo Cunim
ferto nel Regno* Coflui fopraviffe al padre fino al 710, e gli fuc-
ceffe Luitperto fuo figliuolo , che viffe foto otto mefi . Dopo quefli
regnò Ragumberto j quefli non vifje più che un anno , e fu co
ronato fio figliuolo Arimpcrta , che regnò fina al 713 ; morto il
quale fu creata Re Afprando , e tenne lo feettro filo tre mefi .
Dopo quefla fu eletto Luitprando, , ma nel 743 finita avendo di vive
re gli fucmffe Ildepranda , che regnò filo fette mefi , fendaflato- da Lon
gobardi fcacciato ed eletto Rachi in fuo luogo, il quale nel 750 pre-
fe F abito- di S. Benedetto , e finì fua vita nel monte Cajfino . Sotto
Udeprando per opera di S. Annone Vefeovo in quel tempo della citta
noflra furono recati di Triefle i Corpi de glonfi Martiri SS. Fermo
e Ruflica cittadini Bergamafcbi . Vogliono gP Iflerici Veronefi , che da
Sa Maria Qùnfilatrice , favella di S. Annòne, fiffero quelle prediofi
reliqu. e
PARTE PRIMA. i3
reliquie in Vertma riportate , le quali nella maggior Cbiefa ad ejt
Martiri dedicata ripa/ano .tuttavia . E febbeue alcuni vogliano , eòe
.le Reliquie loro in Bergamo fi euflodifeano , non per tante- prove
più antiche di eia non adducono che del fecola XVI. Il noflro Ottavio
Alecchi, delf identità de' Corpi di detti fanti Martiri , un dottiamo
.trattato oompofto .avea ,* ma col ceffo* .del fuo vivere, non Joppiamo
■per aiuole accidente , fu alla città naflra il contento rapita di vederlo ,
fe non dia pubblica luce delle fiampe , eujlodito almeno fra i molti
eccellami feritti* che dopo di fe avea lafciati. Ma che qmefli Santi
Corpi non fiano flati altrove tra[portati , fi prova con alquante anti
che memorie, e particolarmente colf autorità del Ve/covo Adelmi» , il
quale nel H£7 eccitò il popola Veronefe a riparar la fabbrica della
Cbiefa de SS. Fermo e Ruflicot in cui dice ripofano i corpi loro.
Di quefli due Santi e del Martirio loro ci riferbiama parlarne un po'
più diflefamente nel fecondo volume, o fia fupplemento di quefla Cro
naca . Ma ripigliando il racconto de'Re Longobardi , Aiflulfo di Rac
chi fratello regni dopo di lui. Morto che fu ii Re Aiflulfo, Defiderio
ed Aldigifio furono di lui fucceffari , e gli ultimi de'Re Longobardo
in Italia. Perciocché venuto nel 773 Carlo Magno di Francia con
numerafo efercito, invitato da Adriano- Pontefice ■ a liberarla dal do
minio de* Longobardi , e a far acquiflo di sì bel Regno . S'oppofe
Defiderio aW imboccatura de' monti , ma poi con precipuofa ritirata ,
abbandonato tutto il paefe a nemici , alla difefa di due fole piagge
fi riduffk racchiudendofi ejfo in Pavia , e Aldigifio , 0 Adalgijo fuo
figliuolo , già dichiarato Re , in Verona , che per detto di Anaflafie
Bibliotecario era fortiffima fopra tutte le città de* Longobardi . Ma
fanno feguente venuto Carlo ad attaccarla, effondavi uno fcarfo pre-
fidio- dovette arrender/i , fuggendo Adalgifo per acqua a Coflantino*
peli . Cadde anche Pavia , e Defiderio fu fatto prigione . In queflo
enodo il dominio de' Longobardi ebbe fine , the da Alboino fino alla
dtpreffione di Defiderio era in Italia 204 anni durato , e Signori
ne rima/èro i Franchi , *' quali furono i Veronefi foggetti da Carlo e
fuo* fuccefforì fino all'anno 88d. Ma prma di jeendere d' altro a
ragionare y delF origine di quefli Longobardi, che alla noflra Lombar
dia il nome diedero , decorreremo . Ufcirono primieramente quefli popo
li , ( che dalle lunghe barbe loro detti furono Longobarbi , 0 poi corrot
tamente Longobardi e Lombardi)fatto di Taonte ed Aioue lor capuani
dall''Ifola ,0 Penifola di Scandinavia , 0 Scandia , dalla quale anche i
Goti Porigine aveatt tratto . Fecero gran tempo i Longobardi fianca nel
la Germania, e perciò furono da'Romani , prima che andaffé PImperio
dell'Occidente in ruina , conofeiuti per nome .E dallo fpeffo mutar fian-
V* fu-
i* CRONICA DI VERONA
M furono, anche Vìntili detti . Guerreggiarono, affai fpejp* contro molti
popoli e co1 Bulgari ferialmente K Mia fine nell'Ungheria inferiore
annidaronfl , e combattendo, con Turi/mando Re de'Gepidir e vincen-
dolo ,. fermarono in quelle contrade il piede , dipoi fotta Alboino ,
come dicemmo , in Italia pacarono. Ma ritorniamo, a. Carlo Imperado-
re, il quale avendo P Italia da' Longobardi liberata , lafciò. in Verona
Pipino fuo. figliuolo ,. // quale creato avea Re a" Italia . Queflo, buon
Principe, dicono, che erger fece la celebre Ba/ilica di S. Zeno maggiore .
Altri però, fono di contraria opinione, dicendo ejfere jiata da ejfo fo-
lamente rifiaurata , od ampliata : ma di qucjle tali cofe ci rijerbiamo di
favellarne più a lungo nella feconda Parte , o Supplemento di quefla
Cronaca. Ora entrato Panno 886 , in queflo cominciarono alcuni Du
chi ad ufurpar.fi la Signoria d'Italia. Fra quali fu Berengario Pri
mo Duca del Friuli v e Guido Duca di Spoleto; ma Guido fu da
Berengario nella Tofcana vinta e debell. 'o, onde rima/e a Berenga
rio P Impero , nel quale viffe fino. alP anno 023 . Dopo quefli Rodol
fo Duca di Borgogna regnò, in Italia; indi Ugo Duca a ' Arli com
Lotario fuo figliuolo ; poi Berengario Secondo ftmilmentt col fuo fi
gliuolo Alberto. . Quali tutti tirranneggiarono. non folo Verona ma.
quafi tutta PItalia . Finalmente vinto Berengario da Ottone I, fu co
ronato queflo in Acqvifgrana da Papa Leone Vili nelP anno c?6z ,.
onde le citta, d' Italia tornarono a governarji con la primiera liber
tà . I Veronefi pure nelP anno 073 , in cui feguì la morte di Otto
ne , prefero, anch' ejfi a reggerjì. per fe mede/imi , come in altro luo
go di queflo primo Volume dhnoflreremo ..
L'anno della Natività del Noftro Signore Mifs.Gesìi Chrifto.
11 15 ,. fò una Donna, chjamada la. Co: Matelda, morì in Lom
bardia,, la quale edificò molti. Cartelli, e Monaft'eri lui Terrea
Veronefe ,. e Hofpedali ,, e Ponti dei quali lezando. non trovar!
li auttori, che li edificafle, fappi,. che la fò lei. Unde quando
la venne a morte fece el fo. Teftamenro, e fi lafsò tutte le foe
ricchezze,, e tutti li foi beni alla Chiefa Romana, zoè a S. Pie
ro in libertà de Papa Bonifacio, ma prima havea dotado Mo-
nafteri , e Ho( pedali in la. Città di- Verona , e de fora , la qua
le Con tefflà Matelda era fuzida dal Padre, e dal Marido Enri-
go (a)„. Andò a Vangadizza fu Quarolo, & comprò detto Qua-
rolo, & laiTollo a una Gefia detta S. Maria; la qual. Gefi.i la
dotò

(a) Non la Contefla Matilde fuggì dal Padre , ma la di lei Midre


come riferifce Gio: Villani , il quale afferma inoltre che effondo il
marito inabile alla generazione, Matilde da fe lo fcacciaùTe .
PARTE PRIMA. 15
dotò , e ghe meffe Nome la Badia de Vangadizza , alla quale
hisò tutta quefta robba , zoè con fta conditione , che el ghe
foffe dette 33 Meffe al di, e lafsò per Prioro Fra Tomaio da
Moncaler, e laffblo per Prior con patto, che el foffe fatto tre
lemofine alla ftemana , e che li horaeni della dita Badia foffc-
110 lcmpre afenti per tempre mai, & lafsò, che dito Frate met-
teffe oni anno Perfònc . Fra T-omafo, e tutto quello ga havea Quj man-
-- .................... ca il tcilo.

Quefta Signora era venuta a Verona nel 1073 accompagnata da


Sani1 [Anfelmo Vcf.ovo di Lucca per vifitare la Cbiefa e V Corpo del
Martire San Zenone, alla qual Chìefa donò tutto quello che avea ift
Bonferrario , iti Pigoigo, in Ronco Levato , in Fatole , e tutti i be
ni eòe pojfedeva nel Veronefe per l'anima di fuo Marito. Chi però
foffe curiofo di fapere molte particolarità di quefta magnanima Prin
ciperà, legga Bernardin Corio nella prima parte delle Storie di Mi
lano , nella vita di Enrico IV Imperatore dal mcaejìmo Cono descrit
ta , e le Iftorie di Mantova ferine da Monfignor Scipione Agnello
M;iffei Vefcovo di quella città . Dal quale ne fu particolarmente ed
in pih luoghi di queir opera favellato .
Nel 11 17 fu grande terremoto il quale , ohre ad altri gravitimi Cade l'ala
danni a quefta città caufati , fece cadere la maggio» parte del reciti- ^el1' ^re"
to,o fi* Ala del? Anfiteatro detto l'Anna. "moto"'"
NtlP anno 11 24 Verone/! fabbricarono il Palalo della Ragione in Fabbricai
quad.o con una corte nel me?go . Ed è da fapere che diverfi faro- il Palazzo
no i Palazzi della Ragione in Verona. Imperciocché dicono, che uno della Ra-
ve nera a San Faujìino ; uno ove ora è la Cbiefa antichiffima di Slone ■
S. Maria in Solare, le carceri del quale erano quel/e dette di Cor-
talta luogo- ivi vicino, le cui ve/ligia tuttora appajono fopra la cor
dicella vicina alla Cafa della Famiglia de* Co: Mini)'calchi . Altro «t
San Michele a Porta , in quel fito eve ora abita la Famiglia de' Co:
Cvffali . Ed altro ancora ove ora è San Gio: in Foro, e le Carceri di
qtiejlo erano vicine a? San Marco , onde quefta Cbiefa. fu poi detta
San Marco ad Carceres.
L'anno 1142 Malregola * Conte de San Bonifacio morì. » Lsgsi
Nel a poco dappoi, nacque diffenfione fra alcuni principa- Marco
li. cittadini di Verona, nò fi fa come; pure la comune opinione fi è Re£ol°'
che dopo , per tenere chi la parte di Aleffandro III Sommo Pontefice
perfeymtato da Federico Imperatore detto Barbaroffa , e chi per fecon
dare eJb Federico , folto quefto pretcfto coitivaffero le vecchie i-.itefl;-
m
\6 CRONICA DI VERONA
me difcordie . De* quali Fottonar) , ettaro cV erano per V Imperato»
Guelfi, ere furono Gibellini appellati , e Guelfi coloro che fintiamo per H
Zibellini Pontefice. Crefcenxj e Menticoli con altri fi dichiararono per Fe-
Cr'efcéni*" ****** » ' ' Traverfi , che poi furono detti di S. Bonifacio , ci lo-
e Monti-' ro aderenti per il Papa . Ma la maggior parte de* cittadini feguia-
coli . no la parte Gibellina , e i Paefani la Guelfa , onde i Cittadini fi
Famigli» fortificarono nelle proprie cafe y così che in breve furono edificate
Traverfi fettecent0 Torri nella Città congionte alle cafe fteffe. alcune delie
detta poi » ,. A °. ,i- • i- 7 •
Sanboui- quali fé ne veggono tuttora , e te vefttgta dt motte- rumate,
facio» Vamio il 56 i Crefcenxj fecero tumulto contro i Sanbonifacj e
fuoi parteggiavi, ed incendiarono una Rocca che teneano i Sanbo
nifacj fopra il monte vicino ove ora è il Caftello Ài S. Pietro .*
indi fi ritirarono entro il Caftello di Montorw da e/fi poffeduto *
Etmano Vicerreggente di Corado Imperatore in Verona , venutovi ad
iftanxa de' Reggenti della Città per fedare i tumulti , pigliò Far
mi contra i Qrefc.eay , e molti ne uccifé .e/pugnato il Caftello di
Montorio. Seguirono dipoi ancora notabili iticendj nella Città, co
me appare dalla feguente iferitone pofta fuori della Cbiefa de* SS.
ApojloU verfo la cafa delt Arciprete Jopra di un avello piccolo dclf
acqua Santa pofto nel muro,

ANNO DNI M.C.L.XL


COMBUSTA EST PORTA
5. ZENONIS,

L'anno 11Ó2 Federigo Barbarofla Imperador venne in Lom


bardia , e deftruflè la- Città di Milan , e fi fe feminar del fa.
le , e quefto fe perche i Milanefi non ghe volfe dar fulfidio
quando ci fafea guerra a' Veneziani per haver Papa Aleffandro
Qui mane* fi - • - «
irTefto. m m . „ . ,
Riferifce Marcantonio Sabellico , che quefto Pontefice , effendo per-
feguitatt a morte da Federico Barbaroffa Imperatore , a Venezia in a-
bito di povero Pellegrino di Roma fuggendo , aveffe ricovero nel Mo-
naftero detto della Carità , ove flette Jìnoattjoutocbe fu i[coperto da
un certo Commodo , dal quale per addietro era cotte[auto . Laonde dal
Principe Ciani Doge in quel tempo fu quindi levato e pofto nella
Cbiefa di S. Pietro in Caftello, Indi fpediti Ambafciadori a Federico
per pacificarlo coi Pontefice , e ricevuta una [uperba rifptfta , veniffie
il Ciani a naval battaglia contro l armata Imperiale , comandata da Ot
tone figliuolo di Federico , non lungi da Salborio 0 Salvore nelflftria,
ri-
f ARTE PRIMA, 17
rimaneffe quefia disfatta >e Ottone tendono prigioniero a Venezia. H
quale avuta ferminone di gire al Padre per trattare effo fteffo la pa
ce,, con impegno di riporfi Mei potere della .Signoria qualora non gli
fortiffe r intemo , foce sì ohe Federico vi acconfentiffe , e che andati
entrambi a Venezia Federico al Pontefice umiliando/i e i piedi ba
ciandogli {offe da Aleffandro aliato da 'terra , .e -nella fronte bacia
to. Si poi entrati nella Cbiefa di San Marco ^ dice, che giunti alt
litote maggiore , giacendo Federico a terra difiefo^ il Pontefice gli
metteffe il piede^fopra del eolio, x rcchaffe il verfetto 13 del Salmo
po. Super afpidèm & bafiHicum ambulabis , & conculcabis leonem
& drtconem. Allora l' Imperadorè ancora di animo invitto e fuper-
bo gli rifpendeffe ? non xibi fed Petro ; .al quale il Pontefice repli
caffe , & Mitri & Perno . In quejla occaftone, .dice il mentovato
Iflorico , che i Veneziani figillatc .avendo con cera le lettere ferme alt
Imperatore jtllera quando fpedtran gli Ambafciateri ciò veduto dal
Pontefice eonceffe loro il privilegio di fognarle col .piombo : e dopo la
■vittoria P inveflitura del Mare Adriatico , onS ebbe origine la ceri
monia ^ che ogni anno il giorno delP Afcenfienc fi ufa dalla Signo
ria y di fpofare il mare Con V attitlo a" oro , in memoria di quello cb*
.ebbe SI Doge Ciani dal Pontefice dopo la vittoria fopra di Ottone ri
portata . Andati poi il Pontefice e l'Imperatore in Ancona in compagnia
del Ciani, ed offerte dagli Anconitani le Ombrelle al Pontefice ed alP
Imperatore, comandò Aleffandro ebe portata foffe al Principe di Venezia
la terza, la quale tuttavia in pompa folenne fi porta colle altre info
gno del Magi/Irato . Indi giunti in Roma , fra gli altri onori fiati fatti
iti Pontefice. ^ uno offendo fiato d' incontrarlo colle trombe <T argen
to , comandò che date otto al Doge ne foffero in memoria delFacquiftata
vittoria , le quali ntfqffe in perpetuo ÀI femmo Magi/Irato de Vene
ziani.
KelF 1*163 Federico fopranominato venne- con grande eferetto per pi
gliare Verona., ma feguho fatto d'arme fra effo ed i ^Veronefi a Vtgafie
villa delDtfhretto Veeouefe , fefercko Imperiale fu vinto epofio m fu
ga nel 1164.
"V anno iliadi 10 de Setembro Fillio avo de Azo dalla PHIio N,
ÌNichefola de Verona .con diefe altri cittadini de Verona lb mot- -«hefoi.-
ti in le prefone de Verona perche i Toleva tradir la cità , e
darla, atio Imperador Federigo fopraferitto .eh' era vegnudo a Va
caido con la foa sente.
L' anno fopraferitto el Catello da Rivole del Diftretto Vero*
nefe fò attedia dai Veronefi da San Martin infina per tutto el
jnefe de Marzo , 8c Jiavelo comra volontà de Gazapan dell' Ifo- Gazala
C dell'irei»
i8 CRONICA DI VERONA
lo de Verona chel tegnia a fua pofta, e non del Coratnun de Ve-
rona , e robava chi pattava de lì .
incendia- L' anno 1172 fu brusa tutta la città di Verona per li citta-
ta per le dint per' le gran parte , eh' era fra loro , & in quello anno £6
fazioni, fatto el fondamento della torre di Signori Lamberti, che li chia-
U Cani1*'" ma ^a mo ^a torre delle campane iòpra el Palazzo de Verona-
ne da chi* m *iuttW anno adi primo di Mazo Meflèr Alto di Pifati Io
principia- amaizà a Sanguinò.
** • Tanto moltiplicarono le intefiine [edizioni , che una contrada face*
guerra con t altra „ e non contenti delle -uccifiotti , e rubberie , che ffi
ccano i Vincitori , abbrugiavano le cafe de' vinti; ed una fiata com
batterono sotto giorni continui depredando , uccidendo ed abbrugiando
a tal fogno che la infelice città era quafi all' e/iremo ridotta ; onde
'per tale caufa credefi effère fiate [colpite quafi dietro della Cbie[a di
S. Giovanni in Foro quefie parole, che oggi pure fi leggono in pie
tra nella panchetta per andar a San Simone , carattere però non di
-que tempi

ANNO DNI
MCLXXII
COMBUSTA |
EST CIVITASj
VERONAE

Vi è pure ultra ifcrhsjone tome [opra a" Santi Apofiolt^ td * la


[egueute
DIE XV. ME MADIJ
ANNO DOMINI. M. C. L. X. X. IL
INDICT. V. DIE. VENERIS
QUAE FUIT. VIII. M. JULIO
COMBUSTA EST CIVITAS VERONENSIS.

Nel muro a man deflra nélF afeendere la [cala che fi va nella [ala
Epifcopate , ove fono dipinti tutti li Vefcovi , vi è la [eguente aferitone

ANNO DOMINI 1172 OMNIBONUS VERONENSIS


EPISCOPUS HOC FECIT FIERI OPUS AD HO-
NOREM DEI ET SANCTI ZENONIS, ET EO-
DEM ANNO SEPTIMO DIE INTRANTE JU
LIO COMBUSTA EST CIVITAS VERONAE.
NeW
P Alt T E P R IH A., 19
NelP Archivio delle Monache dì S. Salvar Corte Regia fi ba la
fogliente memoria , che i Padri Camaldolefi di S. Maria di Vanga-
drzja atieano fatto fondare per ufo della Cbkfa medofima una me
diocre Campana quadrangolare nel mefe di Luglio 1172. con que
lla tfcrizwne

if -AOJ- 1 M C I/XXII'
cvrvs svTesTis Me olivcrtvs ectt
IN IVLH NONA qVANDO FVIT ARSA V6R0NA

Quo/la Campana rimarcabile per la' Jtrottura , e per la ifarinone


del fuddetto memorabile' incendio feguito in Verona e per fanoni fufci-
tato r fu pofcia dalle Monache disfatta per farne il getto d'una mag
giore.- .
L' anno1 1176 I Lombardi quafi tutti combattè con la zente
dello Imperador Federigo , e fi el vince in campo con grande
vittoria , e fò el dì de S. Martin .
L'anno 1180 Miffer Turriffendo di Turriflfendi de Verona ven
de al Commun de Cerea la fua parte di Bofchi dal Gazo , & in
queir anno la torre de miffer Beretin da Gazo fò edificà . II Sommo
L' anno 1183 Papa Lucio, & lo Imperadore Federigo Barba- Pontefice
rtìffa infieme intrò in Verona adi ultimo de Luio , e fò acce- Lucio III,
$tadi honorevol mente dai -cittadini in Verona. ratórFe-"
Quefto Pontefice avea ordinata di adunare il Concilio , e dicono derico in
C 2 che Verona .
20 CRONICA DI VERONA
che il luogo a ciò deputato fojfs la capa de Talentimi ora de1 Meatt-
di in Con tra di Santi Quirico e Giulktu , fiutata [opra la via per
cui da una parte fi paffa nella- via nuova- , e dall'altra- a- S. Nic
coli , confinante fra. ì altre con quella abitata dalla famiglia Nicco
li»/ , la quale è rivolta colla facciata a quella del Parroco di det
ta Cbiefa; ma che , per la morte del Pontefice in quel mentre fegui-
ta, niente avtjfe effètto. Aggiungono ancora y . che il nuovo Pontefi
ce foffe fiato in quella da' Cardinali creato ; Corte e Mofcardo al
tramente ne riferiscono , dicendo, che il. Concilio fu fitto Urbano III
ragunate nella Cbiefa. de* Monaci Benedettini di S. Fermo Maggio
re, e 'l Conclave nel Palaia Vefcovile.
Gerufa- L'armo ll%6 Salandin Cortefo Signor della Soriay e dell' Ar-
I rnme minea ei qual havia tributo da quaranta Re di Corona tutti
l ffi\?al Pagani , tolfe Hierufalfemme el fepolcro del noftro Signor Miffer
- ,d,n<>* Gesù Chrifto in fi; & in queli' anno lo Imperador Federigo Bar-
barofla andò con grande: eièrcido , e Baronia ultra mare per vo
ler recovrare el dito fepulcro e la mazor parte perì..
V anno 1188. el Commun de Verona have et Cartello della»
Fratta, eh' era de Miflèr Salinguerra da Ferrara, & in quell"
anno miflèr Turriffendo de Verona morì.
L' anno 1100 lo ImperadoK fopraferitto fò incoronado in-
Roma de corona di oro , & in quello anno el pafsòel fiume de
Panvi- Solifo Soletro * in Armenia..
sà?effo*# anno X19i ^ <^tto ImPerator venne »n Polià * amalàdo,
* e ^ fabiugò tutta ^otxo lui > e fu. della feria dlOgni Santi „
Puglia. & in quell' anno miflèr Guielmo da Offa de- Milan fò Podeftà.
de Verona, e fe far ci Palazzo del Commun de Verona (a).
L'anno 1107- el dito Impcrator morì in. Polia,.
li Cartello. L' anno 110S i Veroneli andò a edificar el Cartel de Gazo
ài Gaio de folto da Lendenara. fopra TAdefe., Sem quell'anno i Vero»
quando e- nefj an{j0 contra i Padoani, e menò con lor miflèr Icerin da Ro*
Al6cAt0-j mza^ & havè vittoria fiche dei Padoani. nt morì- affai.
L' anno npo adi zz. Genaro i Veroneli edificò el Cartello
" Lrg&i- de Hofteggia * fui fiume de Pò, & in quell'anno i Veroneli cono»
OftJglia . battè con Man roani in capo de Ponte de Mblini da- Mantoa & ha-
ve gran vittoria, e prefe molti Mantoani, e menolli a. Verona
in ». Prefone adi 17 Zugpo .
Iffendofi fino a quefi' anno per; opera do* Sommi Pontefici ed Iòu
*> P*-

(a) Cioè fu rifatto di nuovo , mentre fi era qualche tempo iniiamii


iaceitdiato .
PARTE PRIMA. »t
peratori che furom in Venta fepite le civili difeordie , ora per P o-
uticidio che fere Cerefio Montimi» nella perfona del Conte Sauro Sau-
tonifaci», firn crudeli che mai fi tinovarone % ejfendo principali della
faeton Guelfa i Sanbonifacj , e particolari Capi Bonifacio' figliuolo
delF uccifo Cor Sauro , ed Asgoue il vecchio Marchefe di Efie . £
primarj della faeton Gibellina i Mentitoli , ed i lor Duci Salinguer-
ra Signor di Ferrara ed Esalino Onario cognominato Monaco. Tin-
co lib. V.
L' anno 1200 Mifser Salingucrra da Ferrara fu Podeftà in
Verona , e con ci populo Veronefe andò in fervicio de Ferra»
refi al Caftel de Arzenta, e fi havelo, e fi lo dextrufse.
L'anno imi Mifser Zilio de Lamberti, e Tomafolo fò Po-
detta in Cerca.
L'anno 1203 Mifser Zilio Conte de Corte nova fò Podeftà
in Verona, e Palmeto de Lafranchini fò Podefta in Cerea.
L' anno 1204 Drudo Marchilion fò Podefta in Verona , e
Piero Lamberto fò Podeftà de Cerea.
L' anno 1205 Mifsér Alberigo de Faenza fò Podeftà de Ve
rona, e Mi&er L&nzo fò Podeftà in Cerea.
L'anno 1200" Robaconte fò Podeftà ia Verona, & in quel!'
anno Bonifacio Conte nolo de Savorin de Sanbonifàcio comen-
zò a guerrezar contro i Montecchi * addi Sabbado 14 Mazo , * Lig:ì
c brasò le ftancie, e Palazzi de quelli dalle Carcere, che havia Mentitoli,
ftazone fu fa piazza del mercà y e le cafe di Monticeli , e di quel
li de Lendenara e molte altre in Verona.
L'anno 1207 Mifser Azo Marchefe da Eft fiando Podeftà it
Verona con la parte fua , e del Commun de Verona da una parte
& Mifser Bonifacio Conte de Sanbonifàcio, & Monticolo dall
altra parte , fi combattè infìeme , e fi fò cazà de Podeftaria el
dito Azo Marchefe , & Odorigo Vifconte fò fatto Podeftà di Ve
rona adi 10 de Zugno, & in quell' anno el detto Mefser Azo
tornò in Verona con fubfidio de Mantoani adi 29 Settembrio,
& el ditto Odorigo, e Monticolo con la parte foa fu cazadi de
Verona , e fu incalzadi fina fa la Baftìa de Garda , e calè a
Pefchera , e li fò prefì , e condutti in el Cartello da Fft in Pre-
fon , e fu deftrutte le fue terre, e cafe che lor havia in Vero
na, & in quell'anno morì Re Filippo, ,'
In memoria di quefla vittoria fu ordinato dal popolo di Verona ; Qt ic in€
che la prima Domitiica di Quarefima fi corrtffe un palio r ovvero aU della ó r.
tro pregio pojlo dalla Magnifica Comunità; ma poi a perfuafione di C*At\ 1>J-
Sa» Bernardino^ da Siena, che venne a predicar* in Dumo, detta 1,0 dl Vc
alle»
i% CRONICA DI VERONA
allegrezza fu trasferita alt' ultima Dàminica di Carnovale .. Cornine
stava, il corfo, dalla Porta di Santa Croce,. cF era ove ora i Bom
bardieri piantano il ber/aglio , e paffando- davanti, alle Monache di
Sani Antonio , che. aveano la Chiefa e Monaflero ivi vicino nel /ito
ove ora è la cafa, e giardino dey Signori.Co: Ga%pla appreJfi> il Con
vento de Pp.. Cappuccini , profeguiva per la Porta di Raffiol vici
no al Mouaflero di S. Daniele , e terminava a San Fermo. Ora non
farà difcaro al Lettore il fapere che folcano correre al Palio anco
giovani onefle , per lo più di quelle di Càmpagnuola ; ma a poco a
poco fi venne queflo coflutne di/mettendo, coficche alcuna ,. ni anche
difonefla volea più correre , onde ultimamente erano prefe da Mini-
ftri tre o quattro di quelle povere- fgradiate , che ritrovavano fopra
le flrade ,. e le faccano correre per for%a. Le quali nel correre , con
fa/fi e legni erano malamente dalla plebe oltraggiate. In luogo di
quefte Panno lóyj , come riferifce Lodovico Mofcardo, fi diede prin
cipio a far correre le cavalle con la: vincita del mede/ima Pàlio, eh'
era defliuato alle donne fuddette .. Mofc.Iftor. di Ver. li b. XII.
Ai tempi di Dante correvano gli uomini il Palio verde, e non le
donne, come nel canto Decimoquinto delP Inferno cel< fa- fapere là ove
fingendo aver parlato con Brunetto Latini fuo maeflro , in fine così
canta :
Poi fi rrvoffe , e parve di coloro
Che corrono a Verona 'l drapo verde
Per la campagna ; e parve di cofloro
Quegli che vince , e non colui' che perde .
V anno 1208 Miffèr Azo Marchefe fopraferitto fò Podeftà de
Verona , & in quell'anno Galvagno Torrifendo, e Monticolo
tegnando Pefchera zurò de darla al ditto Miffèr Azo^ e fi ghe
la dè, & el ditto Galvagno , e Monticolo fòjprefo in tei campo,
fu?ò^'U' c^'era a Pefchera, e foghè * i carrozi Veronefi, e Mantoani.
L'anno 1200 Miffèr Guielrao-Rangon da Modena fò Pode
ftà de Verona, & in quell'anno. Otto Re de Romani defeefe in
Lombardia, & i Monticoli fb cavadi de prefon per lui fora del
Caftel da Eft, e poi fò incoronà in Roma.
L' anno fopraferitto fò comenzado li ordeni de Fratr Predica
tori e Minori.
L'anno 1210 Reondello dalle Carcere fò Podeftà de Verona,
e Zilio de Lamberti , & Alberto Caftellan fò Podeftà in Cerea .
L' anno 121 1 Bonifacio Conte de Sanbonifacio fò Podeftà in
Verona, e Giacomo de Bovolon, & Alberto Tagiabaffa fò Po
deftà in Cerea , & in quell'anno el ditto Conte Bonifacio con
i Ve.-
PARTE PRIMA. 23
i Veronefi tolfe el Cartello da Oflènigo, e fil deftruffe, ci qual*
era de Rualdo di Turrifsendi , e limile el Vagazo fò deftrutto .
L' anno 111 2 Bertholamè da Palazzo fò Podeftà de Verona,
e Piero de Lamberti fò Podeftà in Cerea, & in quell'anno Azo
Marchefe , e Bonifacio Conte fi morì , & in queir anno Bartho-
lomè Podeftà andò con i Veronefi verfo Vicenza infina a Pon-
talto, e li combattè con i Vefen tini, e con Icerin da Roman, e
li fò prefi el ditto Mifler Icerin, e Zuano da Palazzo, & altri
Cavalieri Vefentini, e condutti in Verona in prefort (a).
L' anno iz 13 Aleflandrin Marchefe da Ed fu Podeftà de Ve
rona , e Tornatalo, e Parmero fu Podeftà in Cerea, e Mont ito
lo con la fua parte entrò in Verona el di de San Martin , & in
queir anno Fedrigo Imperador intrò in Verona, & aliozoiT al Do
mo, e fu acceptado con gran trionfo in Verona andado lui ver*
fo Alemanna dietro ad Otto Imperador per pigliarlo . Trent»
In queJF anno i Veronefi acquifiarono la città di Trento per opera fono i
di Manfredo Cordovico, e ne fu prefo il póffèflb -da Antonio Nogarola Veronefi ,
ed Aldvipezo da L*%ife ambi Notili Veronefi-.
L'anno 12 14- Pegoraro de Mercà Novo -de Verona fu Podeftà
in Verona , & Amabero, e Giacomin 4a Brian fu Podeftà de Cerea.
L' anno 1215 Papa Innocentio quarto cantò MefTa , e fu fatto
el Concilio generale in Roma, e fighe fu cerca cinquecento Ve-
fcovl , e più de mille Abbati , & altri Chierici infiniti , e Guid
ino de Zerli iti Podeftà xie Cerea .
L'anno 1216 Alberto Conte de Cafalotto * fu Podeftà in Ve- » .
rona, e Ifnardo de Modena fu Podeftà in Cerea. Cafaito.
L' ariho 1217 Matè -de Goreza'* fò Podeftà in Verona, e Mif- • L {
fer Loco de Cerea-. Corre» -
L' anno 121 8 Azo Pertegon da Bologna fò Podeftà de Vero- g«> •
na, e Giacomo Peftameio fò Podeftà in Cerea, e fono cazadi de
Podeftaria per la parte de Pietro de Maledra , e di Conti e fi bru-
fa una parte del Palazzo del Comun de Verona .
L' anno 1210 Rufin de Cavo de Ponte Novo fò Podeftà de
Verona, e Fermo da l' Anelila 'fu Podeftà ia Cerea, & in quéll'
anno Mifler Beret in fu tagia in pezze da Zuan dalle Donne, e
da Mifler Lanzo, & Pannerò morì in foa morte .
L' anno 1220 Ugeto de Crefcenti fò Podeftà de Verona , &
Amabero fu Podeftà in Cerea , & in queir anno Federigo Ruze-
ro

(a) Quella guerra nacque fra' Veronefi e Vicentini per differenza de'
Confini . Tinto lib. V.
»4 cronica di Verona
ro Re venne in Italia, e fu coronà iti Roma , & in quell'anno i
Verònefi andò in foccorfo contra de Mantoani a edincar Gonza*
gi, eh' era ftada deftrutta da Cremoncfi, e da Rezani , e per
lo ditto foccorfo li nemici fi levò de campo , e fu recoverado il
Cartello.
V anno 1212 Rizzardo Conte de San Lorenzo in Colonna de
Bologna fu Podeftà de Verona , e Piero de Lamberti fu Podeftà
in Cerea, & in quell'anno Chriftiani abbandonò la città de Da*
miata , e Pagani la tolfe per loro , & in quel.' anno Rizardo Con
te fopraferitto con lo efercito Verónefe andò contro Ferrara , e
combatte con Mifier Salinguerra da Ferrara , e li fu prefo el di*
to Conce con molti altri Veronefi . Adi 8 Zugno , e adi 14
de Lugio fono tratti fora de prefon tatti i Veronefi , eh' era in
prefoa a Ferrara , & in quello zorno Aleardin de Cavo de Pon
te , e Tixolin da Battu fu morti in fu la Piazza de Ferrara .
P-corar» L' anno da Mercà Novo fu Podeftà de Vero-
di Merca. na , e Fermo de TAncilla fu Podeftà in Cerea, & in quell'anno
noi o Po- ci dito Podeftà di Cerea fi comprò le rafone di Calonefi * de Ve*
deftà di rona pg,. |0 Commun de Cerea per 8000 libra de danari (a), & in
*ot£,'ui quell'anno el di de Nadal all'ora de terza fu uno terramoto sì
Canonici.'- srande , che el Cartello de Maran , e le cafe de quelli da Lazife
fi cazl per terra, e per la mazor pane de muri de Brefta, & al
tre cale affai.
Queflo Cafteiio era fitto edificate da Gajo Maria Confile Roman»
f anno di Roma 04$ , ed avanti la Incarnartene dell' Eterne Verbi
106 in memoria della celebre vittoria da effb ottenuta fepra de* Cim
bri {che al numero di trecentomila erano venuti dalla Gottilandia , pae-
fe vicino alla Danimarca , in Italia) fulla campagna di Verona in «e*
luoghi detti la Cd di David , e la Croce Bianca , chiamando il Caftei
io , dal tuo nome Mariano , che poi corrottamente fu detto Marano nel
la Valpolicella . E* tradizione che quelle genti , le quali ora abitano la
Cbiefa Nuova , il Cero , ed altri luoghi nelle Montagne confinanti col
Tiralo a eoi Vicentine , fiano li pofieri di quelli Cimbri cb' ebbero la
forte di fottrarjì in detta guerra dalle mani de Romani , tuttavia con»
fervando V antico linguaggio.
L.tuber- L'anno 1224 Lambertin de Lambertini a. _, gU<t fu Pode
ri n Lam- rtà in Verona, e Bonifacio Bocafalfa fò Podeftà in Cerea, Se io
benini quell'anno Azo Novello, e Bonifacio Marchefe da Eft, e Rizar-
Bologaefe j
Podeftà di ao
Verona . b^*— 11
(») Sarebbero in oggi il prezzo di Lire 90800 moneta corrente Ve
neta , conteggiata la lira Veronefc a Lire n - 7 correnti Venete.
PARTE PRIMA. ij
do de San Bonifacio fi meffe campo , e affediè el Caftello della
Fratta de Meflèr di Salinguerra da Ferrara , e fi ghe flette fette
fettemane , e li lavè per forza , e fil guaflè tutto , e adì 23 Apri
le molte famegie de Mafnade del ditto Meflèr Salinguerra fò ma
lamente morti in el ditto Caftello , e da poi la fefta de San Mi
chel© i Veronefi mefe campo al Caftello dè Borni en , e_quello per
due mefi continui 1* attediò , e fi non lo potè aver .
Fm contratta lega , autore effendone il Co: Riigardo di Sanbonifa-
ciò figliuolo di Lodovico , tra la Repubblica di Verona, ed i Marche-
fi Afgane il giovane , e Bonifacio Efienji acciò cacciato di Ferrara
Salinguerra Tiranno fojfero i detti Marchefi in quella città ritorna'
ti . Durante P ajfedio del Caftello della Fratta , il Conte Ritardo
chiamato da Salinguerra a Ferrara , come per dover trattare [eco
le condizioni della pace , fu da quello arre/lato ma poco dopo rila-
fciato per comando de Rettori di Lombardia come a tradimento im
prigionato . Per occafione di quefta guerra foleeitò Salinguerra
Zeltno fuo nipote a dar principio alla milizia , ficcamo colui , che fui-
fiorato Ghibellino era t giovane prontiffimo, audace ed «fiuto , come tn
appreffo vedremo. Tinto lib. V.
L'anno 1225* "Goffredo di Provatle da Milan fu Podeftà di Ve
rona , e Maiulotto de Maiulotti * fò Podeftà in Cerea , & in lW
quell' anno Lion dalle Carcere , e tutti i Monticoli , e Quat- £\ g°j"°
trovimi de Verona fi zurò infieme per una parte d' effer contrariti,
nizzardo Conte di Sanbonifacio, e della fua parte, & in queir
anno A bofco de Cerea , de Nogara , e de Gazo fò partiti tra
loro.
L' anno 1220". adi 20 Xmbro Miffer Lion dalle Carcere fu
fatto Capitanio de Verona, zeè -di Monticuli, e Quattrovinri
de Verona , e fi combattè con la parte contraria , zoè del Conte
Rizzardo de Sanbonifacio , •& havè vittoria , & tolfe la città in fi
« preie Mefler Guffredo Capitanio foprafcritto, e fi el meffè in pre-
fon con i ferri a' piè in te la cà de Miffer Guielmo di Gerii, & in
queir aano Meffer Lion 'dèlie Carceri fò Rettor per la mittà dell'
anno, e Meffèr Licerin da Roman per l'altra mittà, e fe mina
re , e deftruzere i muri, e torre, e cafe del Conte de San Boni
facio, & in quell'anno Corà * fò Podeftà in Cerea. •
L'anno 1227. Manfredo Conte de Corte Nova fò Podeftà inCorado d'
Verona , e Iacomo da Brian fò Podeftà in Cerea , 8c in quelP an- Abrian .
no el Conte Rizzardo de San Bonifacio con la fua parte fe pafe
con la parte de Montechi , e Quattrovinti de Verona appreffo la
villa de Nogara per interpofizion di Rettori di Lombardia.
D L'an«
2(5 CRONICA DI VERONA
V anno 12,28 Miller Perin di Candi da Milan fò Podeftà in
Verona, e Martin Zudefe di Lafranchini Podeftà di Cerea.
Iti quefi1 anno fu compito il Statuto della Repubblica Veronefe ; co
pia del quale fu pubblicata dal Reverendo D. Bartolomeo Campagno
la Parroco di Santa Cecilia per le Jlampe di Pietro Antonio Ber.
no P anno 1728, ed il libro fu intitolato Liber Juris Civilis Urbis
Verona; .
L' anno 1220 Rainero de Cà Zen da Venezia fò Podeftà in
Verona, eLancetto Taiabaffa Podeftà in Cerea, & in quell'anno
Federigo Ruzero Imperador fenza alcuna battagia have la città
1 Gt'ru(*" de Hierufalem, & altre terre ultra mare; E li fb incoronà de
cq'uiftat* " <ìueJla città de Hierufalem per fuo Re , & in quell' anno i Cre
dali' Im- monefì, e Modenefi, e Parmefàni da una parte, & i Bologne!!
perator con Rezani , e quelli da Imola, e da Faenza con una certa quan-
Federico. tjt^ <je cavalli de Lombardia da altra parte fi combattè infra lo
ro appreffo el Cartello Bazan Bolognefe fottomettendo i Bolo-
gnefi con la parte fua con danno, e vergogna, e fò grande ta-
giada infra loro, & in quell'anno Miffer Alberto, e Caftellan,
Zuanne de Miffer Lanzo, Bonaventura de Miffer Zilio, & altri
affai Cavalieri de Verona a fpefe del Commun de Verona cavalcò
in la Marca d' Ancona in fervitio de Sanéia Chiefa per lo dito
Papa contro lo Imperador Federigo Ruzer, & incontra lui fu ot-
tegnudo la intention della Chiefa per la fanta Fede.
Eranojì ribellate alcune città fuddite della Chiefa, onde Gregorio
IX fra gli Altri ajuti , richiefe quello de Veroneji , e maflìme contro
Federico per certe jurìfdizioni nella Sicilia.
L' anno dito el Conte Rizzardo da San Bonifacio , Pegoraro
da Mercanovo, Grego da Morega con la fua parte zurò de ob
bedire i commandamenti de Rainer Zen Podeftà de Verona , e per
lo fuo arbitrio volfe , che quefte parte feffe bona pafe con bona
fede adi 25 de Luio, e poi el dì feguente el dito Podeftà fe ta-
iar la tetta al Prete de Cavrin de volontà, e confentimento de
Zulian de Ochiodecan , & in quello di Zufreddo da Milan Gar-
denale, e Legato da Papa Gregorio fi fcomunicò per Eretico lo
yicenza Imperador Federigo per molte caufe , & in quell'anno Miffer
fotto i Icerin da Roman con la parte di Montechi tolfe Vicenza in fi.
Veronefi. Riferifce il Platina , che Gregorio , appena ajfunto al Pontificato , fe
ce intendere all' Imperator Federico che fottopena di fcomunica doveffe
paffare in Afta alla recupera di Terra Santa ; il che da Federico prò-
meffo , e fintofi pofcia ammalato , ritardò molto a gire all'armata che
tnBrindiJi F attendeva deve in tanto il Langravio d' JiJJìa morendo,
Federico
PARTE PRIMA. 27
Federico allora fubito vi fi portò appropriando/i gli addobbamenti e
la guardaroba del Principe morto . Indi , fingendo voler poffare nel?
Afìa , fece vela con F armata , ma non molto dopo efferfì di Brin~
di/i allontanato , fitto pretejlo d' e[fere dal mare travagliato, addietro
fi ritornò fen-^ altro fare, e che Gregorio perciò la fcomunica già da
Onorio III fulminata contro di Federico riconfermajfe . Platina nella
Vita di Gregorio IX»
L' anno 1230 Adi Domenega 7 d* Aprile el dì de Pafqua in
Verona in campo Marzo fò in lo Populo una gran paura per
che el fò morto el Nevodo de Rubaldo Intrighetto Migola , e
molti altri feridi, perche Rainer Zen Podeftà de Verona li con
finò el Conte Rizzardo, e Pegoraro, e Aleardo de Lendenara, e
Monticoli, e Quattrovinti, e quelli della fua parte a dover ftar
in Venezia , e poi el dì de San Pero de Zugno alcuni della par
te del Conte comenzò a combatter con la parte di Monticoli ,
e Quattrovinti, e quelli della fua parte, eh era tornati da Ve
nezia , li che in quella coftion fò prefo el Conte con tutta la II Conte
fua parte , in li quali fò prefo Pegoraro de Mercanovo con uno Riardo
fuo fiolo , e Guielmo da Lendenara , e Grego da Moraga con uno 5* "io^r°"i
fuo fiolo, Guielmo di Zerli con dui fioli , Donna Bonifacio , prigione
Zuanne da Palazzo, Lion dalle Carcere, Coftantin Calonego , con altri
Valerian de Braganzo, e molti altri, e le cafe e fortezze fò ze- f»"iona-
tate per terra, e loro tutti fono polli in prefon* T> '
L' anno 129 1 Stevano Baduar da Venezia Podeftà de Padoa
con li Ibi carozzi venne fora de Padoa, e venne a Torconte ,
eh' è una villa del Padoan in le corte de San Zeno, e l'altro
dì venne a Rivalta; Et Lorenga de Stracca Podeftà de Man-
toa con Mantoani con li foi carozzi venne in cavo del ponte
diMolini de Mantoa verfo Verona per ener in foccorfo del Con
te Rizzardo, e della fua parte, eh' era in Prefon in Verona co
me è dito de fopra, azò che i fonerò ìalTadi de Prefon, e co
sì fono relafladi ' E per lo Podeftà de Breffà i fono accompagna- Il Conte
di a BrefTa , e poi a Piacenza, e poi i Mantoani, e Padoan i i Rizzardo
fono ritorna coi foi carrozzi a cafa, & in quell'anno ai quinde- è liberato
le Luglio el Conte Sanbonefacio con la fua parte, e Monticu- 5" fuoi*
li, e Quattrovinti con la lua parte per ordine dato per coman- aderenti,
damento di Rettori di Lombardia , e della Marca , che quelle due
parte fodero a Villafranca, & a Sanbonefacio, & el dì leguente
fu trattada la pace, e così tutte due parte fè bona pafe infieme,
& in quell' anno fu eletto Guido da Roa * Podeftà di Verona. * Leggi
Adi 8 Novembrio el ditto Podeftà con li Veronefi affediò el lla R°li*
D 2 Ca-
i8 CRONICA DI VERONA
di^ol'1'0 CaftelI° de Colognola' del deftretto di Verona , e alla fine del
gnolapre- ™^ e^ ditto Cartello fu prefo per forza, e fu a faccomanado,
Co e demo- e desfatto , e brusà .
Hto. L'anno 1132. adi 13 de Aprile Mifler Icerin da Roman con
i Cavaleri, e con el populo de Verona fi mandè el dito Mif-
fer Guido fuo Podeftà per Ambaflador con la fua corte de' Zu-
defi, e famegia a Oftegia allo Imperador, eh' era lì, e confor-
tollo per parte del Commun, e ch'el vegnifle a Verona, e cosi
venne* El qual Imperador Federigo venia de Pulia; E così {lan
dò in Verona de lì a pochi zorni el Conte de Tirallo, & Ma-
ginardo Conte , e Bremo , e Rigo Conte de] Piano con cento cin
quanta Cavalieri, e cento Bakftreri venne a Verone a pofta del
Gugliel- dito Imperador, e- per fua guardia e della città, e Guielmo de
»io da Per- per("ego da Cremona fò fatto Podeftà de Verona; El primo dì
Cremona ^e ^azo *"u e^ Càftello de Porto, e fò morto Paltrome-
Podeftàdi ro di Rondinoti da Legnago, e molti altri fèridi, e adi rp Ma-
Verona . zo Mantoani avrì l'acqua de Porto a Ofteggia , e la torre della
Bevrara, ed in quell'anno fu reedificà el Càftello de Rivalta e
li Mantoani desfece el ponte della Prea della Bevrara de Vero
na, e li Veronefi de fece fubito un altro de legname; In queli*
anno adi 27 Zugno Azo Marchefe da Eft, e Rizzardo Conte
di Levarchin , Guerriero da Camin fi combattè coi Trevifani al-
li confini del Padoan , e de Trevifo , e fi ghe venne centra t
Trevifani, e pur alla fin vencè quei da Camin, e fi prefe 48
Cavalieri, e fu menadi, e rmprefonadi eoi ferri a' piedi a Ro
de fui deftretto de Ferrara, e poi adi 2 Lugio Mifler Licerin
da Roman con cento cavalli Veronefi con deftreri coperti , e con'
cento baleftreri fi andè in foccorfo de' Trevifani a Baflan , e per
la Val de Ramo tornò a Verona la detta Compagnia , & in quell7
anno Mifler Giacomo, e Mifler Otto Vefcovi, e Gardenali , e
Pace fta- Legati de Papa Gregorio venne in Lombardia per far pafe in fra
■Vco**** ^° *mPerador, e 1 Lombardi, e venne a Verona, e fé zurare el
Rùzardo Cónte Rizzardo, e la fua parte, e li Monticuli, e Quattrovin-
• Monti-' ti con la fua parte de ftar- a obbedienza de .Santa Chiefa zoè de
ticoli. Papa Gregorio, e comandolli, che tutti i prefoneri, e- deftégnu-
di fodero liberadi de ogni obligazione , fi che le parte fe bona
pafe fra loro, e fò fatta infra Ronco, e Zupa del deftretto de
Verona , e fu ammazzà quel dì fu la Brà Giacomo de Pitali .
Mantova- L' anno 1233. del mele de Ottoro Balduin Conte de Caxo-
n»div«f~^otQ"» e^ P°deftà de Mantoa con li fuoi carrozzi Mantoani ca-
*e* rendei* valco contra i Veronefi, e prefe el Càftello de Nogarole, e bru-
Veronefe .
PARTE PRIMA. z9
folo e Pontepoflèro, e Fagnian, Ifolalto, Povegian, Ifola dalla
Scala , Salezoìe , Bovolon , e mole' altre y & i Cavalieri Verone-
fi dalla parte del Conte fi abbandonò Nogara, e brufola , & in
quell'anno i Veronefi con la parte de' Monticuli , & Miller Ice-
rin da Roman fi combattè con Guido da Lendenara » e con Pe
coraro da Mercanovo, e eoa li altri della Tua parte a Opean,
& havè Vittoria , sì che fu prefo el Duca de Gonto Podeftà de
quelli dentro de Verona, & molti altri della Tua parte, e Zuan
ne da Ingrana mazor fu morto, .& in quell'anno cerca la fine
de Ottoro i Mantoani , e Padoani robbè la villa de Cerea % e
le cafe de Amabero , e di Zerli , di Grotti , e di Galefi , e mol
te altre fono brufate , e per patto fatto de alcuni denari rice-
vudi fu liberade altre cafe d'attorno, che non fu arfe; El pri
mo dì de Novembre Mantoani tornò indietro a cafa foa , Se
hanno 4000. mila lire de danari (a) da quelli de Cerea, da poi
Tixo , e Rigo da Benago fi dè el fuo Cartella a' Padoani , e
fò tutto deftrutto, e con el fuo carrozzo andè a Rivalta, e fi
lavò per tratta fatta per Uguzon di Crefcenti , & in quella vol
ta tutta la Villa de Tomba fu brusà.
L'anne fopraferitto Miffer fra Zuanne da Vicenza dell' Ordì- -Frà G io-
re de' Predicatori fe partè de Mantoa , e venne a Sanbonefacio Ja.npOr
fui Veronefe, 8c i Veronefi ghe andè in coatra, e sì 1' accetta Afae
benignamente, e fi che fé uno pergolo fulla piazza del Mercà, Predica-
e lì predicò, el qua! Frà Zuanne, Miffer Icerin ghe zurè in le tori ven li
mane, e Guizzardo de Redaldefco Podeftà de Verona , e quin- todaMan-
defe Cavalieri de Montecehi , e de Quattrovinti , e la fua par- rapa ch'i
te tutta fe zurò de obbedire i fo comandamenti , e così el Con- Care le
te de*Sanbonefacio , e la fua parte fi zurò de obbedire tutto quel- fazzioni
lo eh' el comandava; E per quella cafon i Ferrarefi, Padoani , Pre<1lc*
TrevHani, Vefèntini, Mantoani, e Breffàni de lì a pochi w>r-p°1„*aa
ni venne a Verona per comandamento del ditto Frà Zuanne con detta del
la licentia del Popolo de Verona fu apparecchiato el Carrozzo le Erbe .
fu la piazza el ditto Frà Zuanne fi montò fu, e fi prefe a pre
dicare , e da poi la detta Predica fi eleffe fuo Dufe » e Guidador,
e Rettor • E adi 21 de Luio el ditto Frà Zuanne in tri zorni
fe arder fu la Brà , e in fu la Giara de Verona quaranta perfo- _ piverfi
ne tra mafehi, e femine, li quali condannò effer Eretici; Et in abbruc-
quell'anno fu fatto una gran /fella in Verona e Corte in fra S. eiati vivi
JaCO- fepra la
Piazza
della Bri
(a) Lire 45400 circa moderne farebbero il prezzo delle lire 4000. di
^uel tempo, a L. 11 e foldt 7 P"
3o CRONICA DI VERONA
Jacomo dalla Tomba , e San Zuanne Lovatoco fopra V Adefe da
quella parte , e dall' altra in li prè de Vigomondoni ; E fu fat
to do ponti in fu 1* Adefe azzò , che la zente podefle panar de
zà , e de là , e fi ghe venne Mantoani , Brelfani , Padoani , Tre-
* Letti vifani, e Veneziani * con i foi carrozzi, e carrette, e molti al-
Vicentini. tri della terra circumftante , zoè da Ferrara , da Bologna , da
Modena» da Rezo, e da Parma, fi che fo ertimà più de 4000
Homeni fenza le donne, e puti : e fu ghe tutti i Vefcovi del
le dite terre, e in mezo della fefta fu fatto un pergolo, e i car-
Sanboni- rozzi d'intorno, fui qual pergolo montò el dito Frà Zuanne, e
facjpaci- pronontiò la paxe, che l'havia fatta tra le ditte parte, zoè del
ficaticoi Conte Rizzardo da Sanbonefacio, e della foa parte , e de Mif-
Manticoli fer Icerir» da Roman, e Montecchi, e Quattrovinti. e della foa
di F.Gio- parte , e fi li fè bafar per la bocca facendo l'un l'altro bona
vanni. pafe, e pronontiò uno nobile parentado fatto traRainaldo Mar-
chefe da Ed con una fiola de Alberigo da Roman,, la quale ghe
fò dada per foa fpofa..
L'anno foprafcntto adi j de Settembrio fò prefo el dito Frà
vanni è ^uanne ^a' Padoani in la città de Vicenza a polla de Guzon
porto in de Pillio, e retegnillo quello che ghe parfe , e pofla lo lafsò
prigione a andare, e venne a Verona, e fentando quello i Bolognefi tolfe
Vicenza e Oftegia in sì , e fi andò in perfona a Oftegia vogiando intrare
f?,.cÌ*. „ in lo dito Cartello i Bolognefi non ohe volle dare , e tornò a
rualciato. r . . .. _ o. . o »
Verona ingannato della lo intention ..
L' anno 1234 adi 14 de Mazo i Breffani , e Mantoani con
Danni* in- ]j fo{ carrozzi, e povoli venne adottò a' Veronefi, e accampof-
Brefciani u ^ Paguaro 3 San Zuanne Lovatoto, e brusò Zevio, Ronco,
e Manto- Opean , el Bovo , el Palù , e Ifola Porcarezza , Bovolon , e la mazor
vani fui parte de Cerea, e dì primo de Zugno tornò a. cala con vittoria.
Veronefe. L' anno foprafcritto adi 15 Zugno MilTer Icerin da Roman
Rcttor della parte dentro , zoè de Montecchi , e Quattrovinti
con li foi Cavalieri Veronefi cavalcò per lo ponte de Rivalta ,
eh' era fatto, e tolfe el Cartello d'Albarè, che ghe fo dato per
quelli de Crefcenzi l'alvo l' avere , e le pedone , e li fu metudo
le guardie, e vogiando andar a Cologna Azo Marchefe da Eli,
con i foi amici, el defviò, sì che Miftèr Icerin tornò indietro,
e del fuo sforzo cazzadi quelli della parte contraria , & in quell'
•IIMof- anno Roberto de Fioli, el Manfrè de Piay * da Modena, eh'
*?r<*0j^° era Podeftà de Verona de volontà de Miffer Icerin , e per parte
béno Py Montecchi, e Quattrovinti de Verona, i Cavaleri de Ve
rona con il fuo sforzo andè»al Cartello de Albarè, e fi dertrul-
le
PARTE PRIMA. 31
fe la Motta , e la Torre de Ruberti da Orti , da poi cavalcò a
Porto, che fi tegniva per nome de Grego da Verona, e Legna
lo , el Torrazzo fono combatudi , e fi non li potè havere , &
in queir anno el Conte Rizzardo con Mantoani tolfe el Cartel-
lo de Pontepoflero , e de San Michele , che è in cavo de Te-
gion, e i Tomafin de Chierefia, e Taiabaffa fu Podeftà in Ce»
rea.
L* anno 1235 adi 18 Aprile Mifler Nicolò , e Mifler Tizzon
Vefcovi de Rezo, e de Trevifo, Legati de Papa Gregorio fi fe-
no zurare al Conte Rizzardo da San Bonefacio , e la parte de
Montechi , e Quattrovinti infrà San Martin Bonalbergo , e San
Michel in Campagna de far pafe infieme, e cosi la lece, e fe San Boni-
bafè per la bocca l'uno, e l'altro, e fe pafc con Lonardo Na- facjrino»
fingucrra, e la fua parte, e quelli Legati era alozadi su la por- v*no ,at
ta de la Brà , e fu la porta del Refiolo , & in quell' anno Rai- Monticò
nero Bolgarelo * da Perofa fò elefto Podeftà de Verona per li di-u.
ti Legati , e fi lo fece zurare in le foe mane , e fui Palazzo de * Il Mof-
Verona de oflervar, e manteener libertà, e de effer obbedienti cardo leg-
à Santa Chiefa. fondio" e
L' anno 1236 Aleardin de Lendenara con la parte de Moti- Bugareù
techi , e Quattrovinti cafsè la parte del Conte Rizzardo da Ve- lo .
rona , e Rainero Bolgarello , eh' era Podeftà de Verona rendè Pa" r0N
la Baftia , overo la Roccha de Garda , el Cartello de Ofteggia J^onrt*co.
alle ditte parti de Monticoli, e Quattrovinti de Verona, e Mai- u e San
fer Icerin da Roman, « Bonifacio Conte de Panigo fono elet- Bouifacj
ti Rettori de Verona , e Rigo de Gazo Podeftà di Cerea , e fu-
bito fu deftrutte le Cale dei figioli de Aleardin de Cavo , e quel»
le dei figioli de Bonaguifa, e quelle de' Vifconti figioli de De-
firà , e cT Ifnardo de Gozo « e de fioli de Perfero , e de Facin
Ragofo dalle Cafelle , e di Macacari , e di Cavalconi , e de Pie»
ro da Monello , e . di Zuccheri , e di Piero Fufo , e cos^de mol
ti altri, & in quell'anno el Caftegion * da Colegnola fò dato al * Cioè il
Conte Rizzardo per Filippo fiolo de Bonaigo, & in quell' an- Calle Ho
no adi iz de Aprile i fioli de Dolfin da Pefchera , e Martin iroccato
Torta, e uno foo Paregno dè el Caftello de Pefchera à Meffer pefcher*
Icerin per la parte de Montecchi , e Quattrovinti per 3000 li- in potere
re de danari (a); E adi \6 Mazo del dito anno Gaboardo am-d,Ecce1'-
baflador dello Imperador Federigo venne a Verona con 300 Ca- no '
valieri ,

( a) Sarebbero in oggi il pretto di L. 3405O correnti di foldi ZO di


denari iz , a L. 11 - 7 per lira .
fi CRONICA DI VERONA
valieri , e con 100 Baleftreri a guardare Verona à porta dello
dito Impendor, & in quell'anno Miffer Icerin con la foa par
te de Mortechi , e Quattrovinti tolfe per forza el Cartello de
Bagnolo, e li havè molti Cavalieri, e pedoni per forza.
Gherardo L' anno 1237 Adi 6 de Luglio Girardo da Dovara da Cre-
<Il ?°iva". mona fi ana*ò Povertà m Verona , e ftando infieme con lo Po-
ili Verona* Pu'°> con de Padoani, e de Veronefi, e li foi povoli, c
' Carrozzi à Campo al Cartello di Sanbonifacio, e sì lo aflèdiò
con nove mangani (a), e più manganelli, e li rtete fina adi 5
de Ottoro, e non lo potè aver perche i fe dè allo Imperador,
e lui li tolfe in sì.
L'anno fopraferitto adi 12 de Settembrio lo Imperador Fed-
rigo di Barbarofla venne da Lomagna , & alozofse al Man
cego , e da poi andò a Vacaldo , e mandò un Ambaffador
al Conte Rizzando da Sanbonifacio , & quello fubito andè da
lui , e fu per trattar la pafe con i Veronefi , e con el dito Con
te de dentro j £ adi 14 dito venne fai Mantoan circa 7000
Saracini con archi , i quali venne da Pugia in -fuffidio dello Im
perador , e adi 7 de Ottoro el dito Imperador con grande e-
jercito andò a Monte Chiaro in Breffana , e -fò in lo fuffidio i
Cremonefi , Parmefani , Modenefi , « Rezani , e Miffer Icerin
con molti Cavalieri Padoani, Trevifam, Vexentini, Veronefi,
Mantoani e Trentini con 2000 Alemani, e quelli 7000 Arce-
ri Saracini , e quello Cartello de Montechiaro fi a rendè allo
ditó Imperador; E adi 41 de Ottoro la Imperadrice, aoè la
Donna dello Imperador venne a Verona , e alozofle al Mona»
ftero de San Zen de Verona .
L' anno izfè adi 12 Mazo Madonna Salvaza figliola del di
to Imperador con grande e bella Compagnia da pè e da caval
lo foi donzelli , e fervi , e donne , e demzeHe venne a Cerea , e
li flette 1,1 dì m la Chiefà de Cerea a ie fpefe del Commun de
Cerea, e de Legnago, e fò molto ben tratti; E poi adi 22 de
Selvaggia Mazo la dita madonna Salvaza venne da Cerea a Verona -con.
jgn.UfU *a Compagnia , e fu in la fefta delle Pentecofte, e fu la
perator P°rta ^c"a Chiefa de San Zen de Verona el dito Imperador
Federico «è la dita foa ingioia per fpofa a Miffer kerin da Roman, e
è conre- li fò fpofada , e sì la menò in Verona in le cafe del Conte dì
If "f "d Sanbonifacio da Panigo con gran -fefta, e fòknnitade, e fe gran
vf?.ùf* nozze

(a) Macchine da lanciar dardi, e pietre, cioè Ballile e Baleltre.


PARTE PRIMA; 3$
nozze, e Io Imperador fè fare una gran corte e feda In Cam
po Marzo de bevre , e de manzar a tutti , che volia , eh' era a
quella feda, e durè ile zorni, e poi lo Imperador fe partì adi
28 de Zugno con el foo efercito , e andè a Goito lui Man*
toan a lozare con la foa zente, e lì (lette 10 zorni.
Sotto il gemer*» di quefto Icerin , 0 Eccelino fu accresciuto il nu
mero degli manta «Ili cinquecento parte Nobili , e la maggior parte
popolari , i quali uniti ali* Gaftaldi delle Arti fecero il governo del
la Repubblica . Diwife la città in cinque quartieri . Il primo quar
tiere conteneva le contrade di S. Tommafo Apoflolo , volgarmente S,
Tornio. San Pietro InCarnario. San .Quirico. S. Andrea. San Fer
mo , cioè San Fermo Maggiore } Santi Formo e Ruflico al Ponte. e
S. Fermo Minore , detto poi il Crocififfoy e r altra Cbiefa dopo fiabi-
Uta detta Badia di Brà . Parte della contrada di S. Nicolò . S. Agne-
fe interiore , cioè tutto quel tratto che oltre la Cbiefa di S. Agnefe in fe
ora comprende S. Maria della Ghiara , le tre Chiefe di S. Croce di Cit
tadella , la Santi(fima Trinità , S. Maria degli Angioli , eccetto perì
della Parrocchia della Santifs. Trinità quella parte , che in fe contiene
if quartiere che ferve ad ufo delle milizie vicino alla Porta Nuova ,
* Padri Riformati di San Francefco , San Spirito , la via delle Sorti
( così detta per le frequenti ucci/toni , che in quella venivano corninef-
fe , alludendo alla forte infelice di quegli i quali rimanevano ivi am
mazzati ) collo cafe rmpetto alle Monache di S. Antonio dal Cor
po fino all' ampia via detta la Pozga per andare a San Luca. Que
fto Quartiere tutto che in fpirituale foggetto fia alla Parrocchia
della Santifs. Trinità , fi regge però in temporale da fe , e fepara-
tamente fotte nome di S. Agnefe extra, creandofi i Capi di Contra
da feparatamente da quelli che vengono eletti dalla Parrocchia di S.
Croce detta comunemente la Madonnina ydi cui fi dà particolare contez
za nella feconda parte fatto Fanno iqpp. Ferratavi o Foro Boario , oggi
la Colomba . La Fratta . Falforgo oggi Ss. Apofioli . San Matteo . S.
Agnefe extra , cioè parte della Santijfimtr Trinità come difopra accen
nammo. S. Sdvejìro , ed Ognifanti , e quofia ultima comprendea San
Bartolomeo detto della Levà , e S. Lucia vecchia.
Il fecondo. Il Ponte della pietra. S. Anafiafia. S. Eiafio . S. Ce
cilia . La Pigna . Mercato Nuovo oggi il Duomo , e S. Maria In Sola
rio y e fu Mercà Nuovo detta per la Fiera che P anno il 87 fu ifii-
tuita fopra ta piovra del Duomo .
Il terrò. S. Maria alla Chiavica. S. Maria Antica. S. Salvator
Corte ]fì.egia , e S. Sebaftiano . Quefta comprendea parte della Contrada
■di S. Tornio t di S. Fermo al Ponte, e di S. Andrea , offendo fiata
E con-
34 CRONICA DI VERONA
conceduta nel? anno 1567 alti Reverendi Padri Gefuiti , come ve
dremo nella feconda parte , nella qual Cbiefa fi ragunano tuttavia i
figgerti air antica Parrocchia per fare i Capi di Contrada ec.
Il Quarto. S. Egidio. S. Benedetto. S.Giovanni in Foro. S. Eu
femia . S. Michele a Porta , volgarmente S. Micheletto . San Martino
Acquario ora nel Caflel Vecchio . S. Zen in Oratorio , e S. Zen Maggiore .
Il Quinto . Quinzano . Avefa . S. Giorgio . S. Bartolomeo in Monte.
Santi Siro e Libera . S. Pietro in Caflello . S. Fauflino . S. Giovan
ni in Valle . £' Olmo oggi vicino a S. Chiara . S. Maria in Organo.
S. Nazaro . S.Michel in Campagna . S. Paolo. S. Vitale. Ifolo di fo-
pra , ed Ifolo di fotto , e quefla ultima comprende oggi la contrada di
S. Maria Rocca Maggiore e S. Tommafo Cantuarienfe . Da cadaun
Quartiere erano eflratti tre eh' erano detti Anziani delle Atti , 0 Sa
pienti- delti Quartieri , otto de quali erano chiamati Gajìaldi , e gli
altri fei cittadini . Vi fi aggiungeva parimente un Giurifia , e tutti
quindeci fi ragunavano ogni giorno al Pubblico Palazzo , eccetto le
fefle folenni , per confultare le cofe della Repubblica . Appreffo detti
Anziani /lavano le chiavi delle Porte della città con obbligo di af
fifiere fempre due di loro nel? aprirfi e chiuderfi delle msdefime: il
più attempato cuflodiva il figillo della Repubblica . Ora per quefla nuo
va forma di governo fu decretato che ogni Podeflà nel principio del
fuo Reggimento, col confenfo però de' Sapienti de1 Quartieri, in
termine di quindici giorni doveffe rivedere il Confeglio de1 cinquecen
to , parendogli , confirmare i vecchi , 0 eleggerne de nuovi , quali fof-
fero intelligenti , e foprattutto fedeli alla fazione che reggea Vero
na : ed accadendo che ne manca/fero per forte, altri riporne in luo
go di quelli a fuo piacere . Che i Gaflaldi foffero eletti ciafcuno dell1
erte fua , con quefla ordine però , che nejfuno entra/fé Gaflaldo , fe non
aveffe almeno l'età d'anni trenta, foffe abitante di Verona per anni
venti , e nato legittimo , efclufi i baflardi . V ufficio di quefii un an
no durava , e due ne vacavano . Eletti fi presentavano al Podeflà ,
dal quale erano ammejfi al Confeglio , e faceali defcrivere nel nume-
ro de Configlieri , facendogli prima giurare d" ufar fedeltà e diligen
za nel loro ufficio.
L' incombenza degli Anziani era di congregarfi infieme , confuta
re quello che loro pareva utile alla Repubblica , e fopra la propofla en
trare in arringo, difputare e concludere, e pofcia porre le loro termina-
Zjoni in foratura ed al Podeflà prefentarle con ogni altro avvifo e
ricordo, ed il Podeflà poi avea carico di proporle al Confeglio de' cin
quecento per la confirr.iazjcne e regezjone . Fu fimilmente ordì nato , che
tutti gli ufficj con fatarlo foffero eflratti a forte. Il Podeflà e gli Ah
PARTE PRIMA. 35
Zjani aveano la cura di eleggere dodect uomini pratici , di retta co-
fetenza , e nati di legittimo matrimonio , nel qual numero fuffero quat
tro degli Gaflaldi delle Arti , ed un Giuri/la, e due Notari per Can
cellieri . Quejli qiùndeci chiufi in un luogo appartato c rimoti da ogni
pratica dove/fero riformare 1 Statuti, nè quindi ufeire [e prima non.
arie(fero l'opera perferzjonata . E fe alcuno de' cittadini aveffe voluta
alcuna cofa ricordare fopra tale materia era lecito fcrivergli , ma ragio
nar loro non già . Corretti e riformati ch'erano gli Jìatutt erano in Con-
feglio a capo per capo con fuffraggi approvati 0 rigettati ; degli ap
provati fe ne fcriveano tre volumi conformi , uno cojludito dal Pode
jlà , f altro dal Giudice de Malefic) , e il terzo nel Palalo della
Ragione a pubblico commodo . Alli compojitori di ejfi Statuti fu deter
minata la mercede a mifura della operazione. Il Podejlà avea cari
co di fare la deferitone di tutti i Cittadini che pagavano le gra
vezze , e de' più efperti e fedeli W erano ejìratti cinquecento a forte*
e da quejli pure fi eflraevano nel mede/imo modo i Vicarj che giu
dicano nelle ville y i Capitani 0 Governatori de' Cajltlli e delle For
tezze .' dal reflante poi erano eflratti pure a forte i faldati, che fot-
to detti Capitani dovean flare alla guardia delle Fortezze . Che a*
Capitani fi deffero fette lire al mefe di moneta Veronefe , che corrif-
pondertbbero in oggi a L. 80 circa moderne di foldi 20, di danari
12 , e tre lire ad ogni foldato 0 Guardiano , che farebbero il prez?
%o di L. 34 moderne Venete conteggiate a L. 11 -7 per lira .
L'ordine del fervigio era tale : Faceanfi due libri, in uno de' qua
li eran rollati quelli eh' erano atti ad effer Capitani , nel? altro le
guardie, ed ogni mefe fi poneva un Capitano per eia/cuna Fortez?
Za, fecondo l'ordine del libro, e le guardie, fecondo l'ordine dell'al
tro , quali tutti fervivano un mefe folamente ; a quejli altrettanti ne
fuccedeano fino al compimento del rollo , il qual finito , fi principia
va da capo, non fendo alcuno ifeufato fe non per legittimo impedi
mento che foffe ammeffo dal Podejlà e dagli Anziani delle Arti .
Ma Eccelino entrato l'anno 1250, e fattofi pubblicare Signor di Ve
rona fenz] altro ricercare P apprcvazjone del Configlio , e da banda
lafciando gli Anziani delle Arti e gli altri Ufizialì , elefje il Pode
jlà e gli altri Magijlrati . L'anno 1253 invece di Podejlà creò due
Vicarj a fuo piacere , e indipendentemente col tempo cangiandoli ; ma
ejlinto il Tiranno, i Veronefi di nuovo il Podefià ed il Capitano del
popolo come innanzi eleffero . A quejla foggia la Repubblica Veronefe
fino al tempo della dedizione della città alla Signoria di Venezia
fi reffe . Imperciocché aveano i Veronefi per efperienza apprefo , che L:
Moltitudine cagionava confufion . Laonde fatto ijìanza al Principe St-
E 2. rentjfi-
jd* CRONICA DI VERONA
rnijfimo , fu dalli dodoci Deputati prefa parte , che in luogo dì cita»
rìare il Configlio di cinquecento , per fare gli Uffìc) ed altri pubblici
affari, fojfero eletti ogni fei mefi cinquanta del numero de1 cittadini,
dell' ordine de Maggiori , Minori e Minimi , li quali uniti alli
Deputati ad utilia rapprefentajfero tutto il corpo de cinquecento . In
di poi di tempo in tempo è flato regolato e ridotto il governo conte
ora fi trova .
L' aitno 1130 adi z6 Luio in Verona in el prà del Mona»
fterio de San Zen MifTer Icerin da Roman, e Bonacorfo da Pa
lli, fi come Rettori, de Verona per si, e per la Comunità de Ve»
L*U* rona, e de fò confentimento zurè in le mane de Cora *figliol de
ora °' lo Imperador per commandamento del dito Imperador, e ne
cavado carta de obbedire , e obfervare i comandamenti del dito»
Imperador azò i felTe pafe con tutti i foi nemifi fino a San Mi
chel de Settembre , e più oltra quanto foffe volontà del dito Im-
Serador Fedrigo , la Carta , o vero Iftromento fò fatto per Piero-
àlla Vigna Canceler del dito Imperador, & in quell' anno lo
Imperador Fedrigo Ruzero * cavalcò a Parma , & a Cremo-
• Lrggì ira, e poi venne a Verona adi t6 de Zenaro, e adi 20 del di-
Rugero. to m^fg e\- fi. part\ f e s\ antje 'm Ja Marca Trivifana, e si ot
tenne Padoa , Vicenza , e Trevifo, el qual Imperador con el
Vice**?* ' Cirr0ZZ,° ^e Padoani fò molto ben onorevolmente accettado da
e Trevifo Padoani , e si ghe fe ogni patto , che i feppe domandar , e fe»
in p«tere ghe publica pale per tutto, e ftàndo el dito Imperador in Pa-
di Federi- doa Papa Gregorio lìl fcomunicò in molte fentenzie, e de mol-
co • ti Proceffi con tra de lui, e- foi aderenti, e feguaci, & in quell*
anno adi 13 de Zugno el dito Imperador in Padoa fè fare una
crida, & uno bando contro la parte del Conte Rizzardo da San
Bonifacio, e si fu fcritto alla Camera dello Imperador tutti i
foi beni , e del Commun de Verona , e foghe fatto termine ot«-
to zorni , che i doveflè comparir perfonalmente inanzi allo Ira*
perador .
Per la venuta di queflo Imperodore in Verona ajfentatefi mite
famiglie di partito Guelfo, contro le quali ad iftiga%ione di "E-T^e-
lino jummariamente procedutofi , e dichiarate nemiche- della Corona
Imperiale , furono nel cor/o di poche fcttimane tutte efigliate, e
pubblicato il bando davanti alla porta di San Zen* vicino al Pvk-
te Orfano , eh' è di prefente quei fon che corrifponde- e dà- P adi'
to alla corte detta del Farina li nomi degli efigliati furono^ li. fe
stanti
PARTE PRIMA. 37
A^XP Novello Marcbeje da Efte . Guglielmo Boccalecca •
Uguccione Conte di Vicenza • Ifnardin Sommariva .
Pietro Conte di Montebello , Crefcenzio Pajfapareto.
Ritardo Co: di Sanbonifacio Bonzen Bruttamajptra di Crefcen •
Uguccion di Fillio . Zjoni .
Pecoraro di Merci Novo . Daniel Scanarola .
Bonacorjo e Danefe da Monza*»- Avocarin di Villimpenta .
bau. * Filippo del Greco. * Mon' e
Baruffaldo Frefcanovella. Zuccbel Pietrofijfo . Zambano.
RtZgardo Bonfante. Pietro bigannamaggior .
Manzol di Mago. Cojlantin Macari.
Alberto di Cafielnovo: Boni]"accio Racofi .
Alberto Crocefiffi . Zenin Cavazgani. Del quale ne
Coftantin Capo di Ponte ~ fa menzione lo Statuto noflro an*
Marchefio Bonagui/i . fico al cap. 38 , e nel moderna
Guidon Frefco . ancora nel lib. 1 cap. 30.
Girando Malcbefello- Bonaventura di Cajlello .
Nicolò dall'Otto. Bonagiunta da Mojìo .
Guglielmo Zerli . Zavarife Vtfcont* .
Valeriano Minerin. Princivai dalle Capre .
Co radia- di Baffa . Lancerotto Teferati.
Bonifacio Boccafalfa. Guafco d'Illa/!.
Bartolomeo da Guanti. Defiderato Magnarti.
Zilio Guarimberti. Giovanni dalla Piazza.
Manuel ) Nicolò Turciani .
Rodolfo ) di Lendenara. Enrico Dedin -
Rizgardo ) Bazan di Buz%a
Biagtto Bajadornai» . Ed altri fenza cognome .
Quefio mede/imo bando fu pubblicato eziandio davanti la Cbiejk
di San Zeno , e furono banditi li figliuoli ancora degli efigliati .
L' anno 1240 adi p de Zenaro- Turrixendo fiolo de Rebaldo
di Turrixendi rendè el Cartello da Offanigo a Mifier Icerin da HCaftel'-
Roman per nome dello Imperator , e fighe mene le guardie OWo-
dentro, e per quello il dito Turrixendo fò molto ben , e o- p0^2re di
norevolmente retenuì in Verona dal Populo , & in quell' an- Ecceiino .
no Miller Icerin adì 7 Febraro fe menare Morbo da Portetto,
Bonaventura so fiolo , e Miffer Benafsù Zudefe de i Spettaini,
eh' eran prefoni , e sì li condufle a Baflan , e feli metter in pre-
fan con i ferri a piedi .
L' anno foprafcritto Jacomo Tiepolo Duxo de Venezia con Giacomo
Veneziani , e Azo Marchefe da Eft , el Conte Rizzardo da San Tiepolo
Bo- Do£e di
38 CRONICA DI VERONA
Veneti* Bonifacio con Mantoani , Alberigo da Roman , Bianchin da Ca-
a (Tedia min, Gregorio da Monte Longo Legato de Papa Gregorio, con
Ferrara.
certi altri Cavalieri de Lombardia , e de Romagna fi affediò Fer
rara , e lì ghe (lete a campo a torno da Santa Maria de Fe-
braro infina adi primo de Zugno > e fi lavè per trattado fatto
Ferrara in per Bortolopo, e per Marchefin Pin , e per Menabò, e per So-
potere del fmello di Lamberti , e altri traditori con altri tali patti fatti
Tiepolo per Miffer Salinguerra Signor de Ferrara , con Polo Intraveda
ed Alleati. de Ravenna, e altri nominati Signori, che le trova al dito af-
fedio , & in quell' anno Rebaldo Francefco Podeftà de Padoa
per lo Imperador Federigo combattè preffo a Monte Roffo con
Azo Marchefe da Eft, e i Ibi Cavalieri , e de Velentini, ma
pur el dito Marchefe perdè la pugna , e fò prefi affai dei foi,
tra quali fò prelò Guizzardo , e Rizzardo da Lendenara , e Fa-
volin da Ferrara, e fu condotti prefon in Padoa.
L'anno fopraferitto- Guizzardo Rangon da Modena Podeftà de
Padoa, con el Populo Mantoano venne a Trevenzolo, e a le Vil
Mantova
ni vinti le circunftante del Veronefe , e si li brusè , e adi 3 de Novem-
da Enrico bro Miffer Rigo da Egna Podeftà de Verona , con i Veronefi ca
da Egna valcò a Trevenzolo, e lì combattè con Mantoani arditamente,
PodelUdi & havè vittoria contra Mantoani in la qual battaglia fò morto
Verona . ci dito Girard» Podeftà da Mantoa Capitano de Mantoani, e
molti altri, e funo condotti a Verona, e fu pofto in prefon con
i ferri a' piè, & in quell' anno lo Rigo da Egna fò Podeftà in
Verona , & Cafnerolo di Montechi fò Podeftà in Cerea .
L'anno 1242 del mefe de Zenaro Uguzon de Pulio fe de el
Cartello de Monte Chio, Maoro, e tutti li altri Cartelli a Mif
fer Icerin da Roman , & el Conte Piero da Montebello , & in
quell'anno Meffer Rigo da Egna Podeftà de Verona fe una gran
Fella pub Corte, e Fefta a' Cavalieri, e Donne de Verona, & ad altri de
blica in ogni condizione in fui Palazzo de Commun de Verona , e fui
Verona Mercà de Verona fu bagorda , e le Donne fi balla fu li pon-
fatta da tefelli fatti de fora del Palazzo, & in quell'anno Miffer Cora„
Enrico da
Egna alla e Bartolamè Dabrian fò Podeftà in Cerea, & adi 25 de Ma
Nobiltà zo fu uno gran foco , e brusò el Cartello de Montagnana , e
ed al Po- Miffer Rigo da Egna , e Miffer Icerin con i Veronefi fi intrò in
pelo . Montagnana , e sì la relè , e refacendola ghe fè un ziron de
Monta-
f nana è terra con una Roccha, & in quell' anno el fò dado per tratta
circonda to el Cartello d'Arcole a Meffer Icerin da Roman l'alvo l'have-
ta di Mu ro e le Pedone .
ra da Ec- I* queJT a»ao fu hflricata la Piatii maggiore di pietre qua.:'- .<
celino .
PARTE PRIMA. 3j
te donate alla Repubblica Veronefe da Guglielmi Zerli , che furono p»f
adoperate per fabbricare il Palaigp della Ragione de' Mercatanti, e
laftricata la detta Fiatga di mattoni.
L' anno 1243 ac^ 11 <-e Marzo i Breflàni, e Mantoani, & el
Conte de San Bonifacio , e Miffer Turrixendi tolfe el Cartello de HCiAel-
Gazo , e fi fornè de vittuarie, & de munizione, e de ciò facea ,0<*'Ga-
bifogno. E Miffer Icerin ghe andè per darghe lòccorfo, e non teredeT
potè far niente habbiando leco 1500 cavalli della Marca, & in San Boni-
queir anno Miflèr Rigo da Egna Podefta de Verona andè a ref- facio .
far el Caftello da Villafranca con grande baltrefche , e foflè , e
una Torre , e sì fe far una fofla dal cavo de Villafranca infina a Fofla <U
Sommacampagna; Et in quell' anno fu fatta una forti fu Ja cara- vill»fr*«-
pagna de Verona , che va dalle calè di Mafcù dalla Tomba in macam tu
tina a Ilòta dalla Scala acciò, che el Conte Rizzardo non podef- gna.
fe andar da Mantoa a Sanbonefacio ; & in quello anno adi o A- Ed altra
prile el Caftello di Villimpenta fu dato a' Mantoani da uno Fa- ^* ™a~
megio dello Avocato di Chiavega , che guardava el dito Ca- if0i'aaal-
ftello falvo lo ha vero, e le perfone, & adi 14 Aprile lo Avo- la Scala
cato fi fiizì, e fi andè dall'altra parte per paura de Miflèr Icerin; Perche
Et in quello anno Rigo da Gazo, e Cofmo de Miflèr Lion dal-
le Carcere morì fui tormento, che ghe fè dar Miflèr Icerin in tei Enrico*
Caftello de Nogara, e quefto fu perche i dè el Caftello de Gazo Villini,
per tradimento a Miflèr Turrixendo, e a' Mantoani* Et in quel- penta tra-
lo anno el Caftel de Nogara fu redificà , e fu prefi i traditori , *' ^
zoè el Conte Bonifacio da Panigo, e Bartolamè da Brian, Già- n, v
corno, e Otto de Fra Baldo, e molti altri traditori, e fu mettu- E<lificaft
di in prefon in Verona, e Bartolamè de Frabaldo, e Albertin H Caftel-
da Piri fiando con Miffer Icerin con lo fuo efercito a Caftel Fran- '°diNo-
co fi fugì in tei Caftello per paura de Miflèr Icerin fapiando, che b
l'era fta preli i diti traditori; Et in quello anno adi 4 di Zu-
gno in Padoa Miflèr Icerin fè tagliar la tefta al Conte Bonifacio £°;0"^'"
da Panigo; Et in quello anno el Caftello, e la Torre de Gazo, e pacn°„0J
le cafe , e li palazzi de 11 i infraicripti cittadini fò zettade per ter- fa no ae
ra , e desfatte, zoè de Bartolamè da Brian, de Alberto da Piri, capitare
e la Torre de Albertin de Caftellan , e de Alberto Sesala fu tut- A* E«eli-
te desfatte , e rotte , e roinate per terra ; E adi 6 di Zugno la no .
Torre, e le cafe de Rigo da Gazo, eh' era in lo Caftello de Ve
rona fu zettade per terra, e desfatte, c le Torre, e le cafe de
Lion dalla Pulcinella, e di quelli dalle Carceri fu desfatte come
fopra , e fu morto Bartolamè da Brian fui tormento in Verona ,
e adi 22 de Luio el Caftello de San Michello , eh' è de cavo
da
40 CRONICA DI VEROttÀ
Tion Fiu- <ja Tegion fu prefo da Mantoani, e dal Conte Rìzzardo de San
lue" Bonifacio. i
V anno foprafcritto adi primo Avofto Miffer Turrixendo fò
Caflello brafar ci Cartello da Gazo , e Azzo MarcheTe , el Conte Rizzar
ti i Gazo do con Mantoani, e altri Lombardi con el fuo efercito fi tolfe
incendia- ej Cartello de Trevenzolo, e la Torre fiando dentro Piero dai
tifeuìÌ\U" Bovo, c^c *° guadava, e molti altri de Verona; & allora MiU
fer Icerin con el fuo efercito de Verona , « de Vicenza , e de Pa-
doa, eh' era a Vigaxi tolfe Mifler Turrixendo per fuo amico, «
dalla fua parte .
L'anno foprafcritto adi \6 de Settembre Mifs. Icerin da Roman
con Veronefi , Padoani , Vefèntini andò con el fuo efercito a
Sanbonifacio à capo per torre el Cartello; E Bonifacio fiolo dei
Conte Rizzardo de fua volontà dè el dito Cartello a Miffer Ice
rin con patto , e condizione , eh' el dko Bonifacio , e la foa fa-
megia , e altri foi amixi , eh' erano in -tei Cartello fótte falvo le
periòne, e la foa roba, e podeffe condur quella a Gazo, e Mil
ler Icerin fu contento , e fu ft aidar condur via tutti i foi beni
infina a Gazo , e poffa fubito ci fè minor , « buttar zofo el di-
Caftello to Cartello de Sanbonifacio in tutto; Et l'anno 1244 adi 14
«liSanBo*- Zenaro el Cartello de Hortcggia fu prefo, e governato, e in fin
nifacio tanto, che i fleti lì a campo Miffer Icerin, e Meffer Rigo da
^TecmI E8na' con 1 Veronefl> Padoani, e Vexentini fi ftete al Caftel-
■ •■••<>. -lo, e in le altre terre fui Marftoan dui mefi continui per far
levar ei campo da Ofteggia, e fi noi potè far levar, e andò per
el Mantoan facendo moltiffimi -malanni, e -danni, & iit quella
anno Lametta da Cerea morì .
Giberto L'anno 1x4$ adi primo de. Zugno fiando Giberto da Vivaro
«la Viva- Podeftà in Verona lo Imperador venfe a Verona con grande quan
di0 Po£e~ tità de Cavalieri , e venne per torre per muier una Nezza del
Iona.*" Duxo de Strolich, ne non l'havo(a), € fb allozà in lo Monafte-
ro de' San Zorzo de Verona , -el dì feguente fò uno gran remo-
Duca d' re tra el dito Duxo eh' era in Verona , & «1 Popolo de Vero-
Auftria na in cavo del Ponte da la Prca in tal modo eh' el Duxo e la
cacciato fa zente perde de molto oro, e arzento, e fono rotti, e fvali-
na ; ero" xadi dal Popolo di Verona e malamente menadi . Et in quello
anno Corano Re de Jerufalem figielo del dito Imperador Fe-

(a) Mofcardo dice, che il Duca d'Auftria venne a Verona per con
cludere il matrimonio tra erto e la figliuola di Federico , il che averte an
cora effetto j Lià. Vili c-i%t.
PARTE PRIMA. 41
derìso per qoefta cafon venne a Verona con grande efercito de
Cavalli e fb allozado fui palazzo de Verona . E cosi el Vefcovo
de Brandinborgo venne a Verona, e fb altozà in San Stefano in
Verona, e umilmente Biluin * Imperador de Coftantinopoli ven- *.L'X&'
ne a Verona, e cosi el Duxo de Careuzo; el Duxo de Maran. R, JJq"
El Duca de Savogia. El Conte de Tirallo e molti altri Signori, rufaieai.
e Vefcnvi e Abbati venne a Verena a la corte del dito Impe- me in Ve -
radon. E h fb fatti de molti Cavaleri da novo, e veftidi e ar- ">na .
mati fono 22 de Alemagna . E -adi 10 Luio el dito Impera
dor fe parte da Verona con li diti Prencipi e Baroni allegramen
te. E Lion di Aleardi fb (atto Podeftà in Cerea.
L'anno 1246 adi 27 de Dexembro Albert», -e Nicolò da Len-
deaara fò prefi in Verona a. polla da Miffer icerin e fò tormentadi
per tal modo che i mori fui tormento del palazzo de Verona. Et
mi quelli zorai Pero Gallo da Venezia, e Longarxtlo ^e Bonaven- \
tura da la Schala ghe fb ragià la tetta fu lar Piazza del Mercà per Gal
comandamento de Miffer Rigo da Egna cheterà Podeftà de Ve- ^eto
rona- Et in quella hora Aldrighetco d Arcole fb peefo fui Mer- j0 %%0~
cà cfò morto, Et in quello anno Thomufb da Grezana fò Po- nivenm-
deftà in Cere*. ...... « Scali-
L'anno 1247 Miffer Rigo da Egna Podeftà de Verona fò mor- s"' decl~
to' (a) fui Palazo de Verona , e Zuané de Schan arolla adi 12 *"*au"
de Fevraio. Et in quello .anno adi 25 Marzo Miflèr Icerin per
lo Gomun de Verona , & el Podeftà de Mantova faccordò inneme
de lattare liberameate tutti li -Prel'ooi che era in le prefon de
Verona, e quelli che era in le prefoaede Mantoa, e fò fatto que-
Ra accordo infra Ifola da la Schala el Calici aro, e così ib laffadi li-
■beramente- Et in quello anno el Conte Rizardo da San Bonifa»
ciò coi Veronefi de fora e Mantoani , e Azo Marchete da Efte coi
JFeranefi dè una battaglia ultra Menzo con Miffer Icerin da Ro-
F man

(a) Quello Rigo, o per vero dire Enrico Ha Egna Podeftà di Ve


rona , era Nipote d'Ecceliiio , procedendo contri dello Scanarolla, che
popolare Veroocfe era , .ed al -quale imputava un trattato con tra lui fat
to , per cui era anco ftato giudicato a morte , fe lo fece condur davanti
pe \oler più pienamente enere informato, e dimandargli d'alcuni fopra
i quali Enrico avea fofpetto. Giovanni allora fingendo voler fcrivere
di fua mano i nomi de' complici nel trattato, fciolte eh' ebbe le mani,
tratto un coltello .che avea nafcollo fra il panno e la fodera della fua
guarnacia con grande impeto fcaglioiTì addoifo al Podeftà, ed innanzi
che potefle e (fere da neftuno impedito, gli diede tre mortali ferite nel
capo, colicene in termine di dieci giorni finì di vivere - Lo Scanarolla
tu fubi:o da' famiglj di Enrico trucidato-
4i CRONICA DI VERONA
man con i Vcronclì dentro per tal modo che de cadauna parte
ne morì & prefi • ma pur per lo gran caldo ne morì affai da Ca-
Tiglii- vallo. E Tagiafero, e Ottolin da Riva fò prefi e meniti in le
ferro , ed preiòne del Comun de Verona e lì morì adi 15 de Zugno. Et
da R1Ìn° in 4ue"° anno Miffer Icerin da Roman comprè le Torre e Ca-
mortiTn famente di Grote che fò di Fidencij, e tutto quello che fò di
Verona . Miffer Zuane da Palagio in Verona , e de fora sì Cafali come
altri beni mobili e ftabeli per prezio de 2500 libre de denari (a)
Veroneh pizoli. Et in quello anno Icerin da Egna fò Podeftà di
Verona , e Tomaio da Grezana Podeftà de Cerea .
L' anno fopralcritto Federigo lmperador con grande eferciro
venne de Pugia , e Cremonefi con foi Cavaleri , e Miffer Icerin
da Roman con i Veroneli, Padoani , e Vicentini con lo dito
lmperador andè a metter campo a la Città de Parma , e lì flette
mero anno e non la potè haver . La cazon fo che Grego da Mon-
telongo Legato de Papa Gregorio , el Conte Rizardo da San Boni
facio, e Bernardo e Rolando di Roffi da Parma con lo fuo fubfi-
dio de la Chiefia ch'era in la Città per defenfione della terra. E
limile Albrigo da Roman , Bianchin da Camin , Azo Marchefe
da Eft, e molti Lombardi e Marchiani con grande compagnia de
zente era in Brexello nel deftretto de Parma , e prefe el ponte che
era fu Pò da uno cavo , e dal altro el Re Henrigo figliolo del
dito lmperador con i Parmeiani de fora che defendea che non
andane vittuarie a Parma . E ultimamente i Lombardi , e Signo
ri prediti eh' era in fervido de quelli dentro , per forza tolte ei
ponte predito e fe andar le vittuarie a Parma, unde per quella
cazon lo lmperador fe fare una Cita da novo che fe chiama Vi*
Vittoria cìoria infra Parma , el Borgo San Donin . Et da poi la edifica*
edificata rion della difta Victoria Miffer lo Legato del Papa Gregorio 6c
da Federi- a\t[i citadini de Parma li la deftruxe in tutto e lì guadagnò de
hni'fda rao^° oroi & arzento e di molte altre cofe, che havia quelli Sa.
rarma , fu raxini , eh' era per lo dito lmperador in guardia de la dita Cità,
diftrutta e fono tutti morti, E convenne che lo lmperador fuziffe più che
da'Parme- ^ palio de Cremona per paura,
perciocché L' anno I?48 Mifler kerin da Ronjan » & Veronefi , Padoani,
era fiata e Vefentini , e Ferrini e quelli de Bellun andè al Cartellar Man
di fempli- toan
ce legna
me con- (a) Lire 1500 di non età piccola Voronefe , cioè di (oidi io di da.
Aructa • ■ari 16, che fauno Ioidi 16 denari 8 moderni di denari n , a difte-
rénra d'altra lira pure di foldi to di danari 18, 10 e *i , corrHpon-
derebbero in oggi a L. 28375 di foldj io di danari 1% correnti yen«-
te a L- 11 - 7 per lira .
PARTE PRIMA. 43
e per quelle Ville fazendo de gran male, e guatando de
molte cole , e tolfe , e prefe el Seragio de Mantoa , e pigiò mol
ti prefoni , e fi el tenne per tutto Ottoro , e fò mena tutti i #
prefoni a Verona. Et in anello anno Datalin da Cauecafto * fò ^ j^j*r"
Podcftà de Verona, e Fedngo da la Scala fò Podcftà in Cerea. dfcavr*^
L'anno 1245? Re Henrigo figiolo dello Imperador Federigo fe flocco,
partè de Mantoa con una gran comitiva de zente,& andò contra
1 Bologne!! , e lì fece e de una gran batagia in la quale fò pre-
fo el dito Re Henrigo da i Bolognefi , e fò menado in Bologna Enrico fi-
con la foa zente. e molti foi CaValeri, e fò meflò in prefon e y-wlo di
Iigato de una cadena di oro perche l'era Re, e figiolo dello Im-
perador per honoranza, e così flette in Bologna in prefon. £ fò gione da'
prefo in quella battagia Doxio da Dovara da Cremona , e mol- Bologneiì,
ti altri Cavaleri da Modena, e per quella cazon i Modenefi fu- come tra c"
bito fe fé fubditi e vaffalli del Gornun de Bologna. "liodtni
L'anno antedicìo MiAèr Icerin da Roman con el Populo de fattoi&o-
Verona , e de Padoa , e de Vincenza andò a Eft , & have la Tor- lognefi .
re per tra&ado e per dinari dati a Vitalian da la Rolda , e fò
adi 1 1 de Septembrio ; ma la Rocha fc tenne du meli , e fò
combatuda con dodefe Mangani (a) grandi combat andò dì &
note , e pur a le fine i 1' have fai ve le perfone e non altro , e
butò zofo tutta la Rocha falvo una Torre guardia, che romafe
>er guardia, e fi ghe fò laifado molte guardie, che la guardarti
e dì, e note molto bene per uno anno; E la Rocha dal Cero,
e de Calaon azò che neflun da la parte del Marchefe non podeffe
andare nè intrare dentro da la Rocha con vi&uarie , e fò fatto-
una foffa grande con cefe grande da la parte dentro fopra. la di
ta folla ; ma pur finalmente per algune de le guardie fò dato per
tracìado la dita Rocha al Marchete da Eft cum pa&o falvo le
perfone e la viétuaria, eh' era dentro, ma laiTando le arme e le
Baleftre (b) . Et in quello anno Araldo da Montefello era Po- Ara Irò <fa
deftà de Verona, e Lion di Aleardi era Podeftà in Cerea. MontJcel-
L' anno 1250 MiAer Icerin da Roman fe fexe Signor de Ve- lo Polt
rona in tuto per lo fuo grande ardire , e fe fare una fofla da , * ^ Ve"
San Spirito de Verona in fina a Ifola da la Scala . Et in quel- Ecceiin»
Io anno el dito MiAer Icerin havò el Cartello e la Villa de delufi i
Moncelefe de Padoana per tracìado fatto, & ordenà per Mif- Cittadini ,.
E 2 fer !:fU:Ar
xiaui , fi
dichiara
da fe Pria-
(3 Macchine da lanciar Dardi , e Pietre . cjpe di
(b) Era una macchina fatta per tirar pietre di pefo graadiflìmo e»- Vcf»ua-
: di Pefi 199 ia ije, ed aaco Dardi,
44 CRONICA DI VERONA
fer Peuo, e per li fìgioli, e amiti da Moncelefe • & in quella
Eccelino anno morì la prima Donna de Miflèr Icerin (a) , e tolfe da poi
zarVs""1" ^u*ere Madona Engranata fìliola di Miflér Beoacoffo di
vagSii per Maftraverfi. Et in quello anno Piero da Formige fb Podeftà de
rimaritar- Verona, e Piero dal Bovo Podeftà de Cerea,
fi con la- L'anno 1251 el Sig. Miflèr Lcerin da Roman con el Populo
granata ^ Verona , e de Padoa , dé Vicenza ,. e de Trento andò fui
rra" deftretto de Mantoa in la Viila de Broletto, e Ir ftete 10 «or
ni, e poi ahdè à la Villa de Capiteli» , e solfe el Campanile
de la dna Villa, e tutti quelli homeni chera dentro e le Ville
fo brufati, e mettudi a faccoman. Et in quello anno i Mila-
nefi con el fuo efercito andè a metter campo a la Cita de Lo»
di per torla , & i Cremonefi con el fuo efercito era Ir per de-
fendere la dieta Cita , e pur a la fine i Milanefi con Victoria
Lo<U in navo Ia dicla Cita per forzai E per paura i Cremonefi e Pavé-
potere de' fi infùgadi da Milanefi più de ij milia tornò in dietro * «afa,
Milanefi. con Ir quali era Miffer Federigo da la Scala e Rainerò de l! Mò
le Ambafadore mandato per lo Sig. Miflèr Icerki per defetìfio»
de Lodi .
L'anno antedito dé! mefò de Otoro Cora RédePòlia-, & el
Sig. Miffer Icerin dà Roman con el Populo de Verona , de Pa
doa, e de Vicenza, con grande efercito- aride oltra Menzo c'ori
molti Todefchi , Se andò a Goko fui Manto— , e fi ghe ftete
15 zorni e fò a parlamento con r- Cretnenefi , Pavefi", e co*"
Piafentmi-, e con altri affai Rettori de Lombardia, e de le Ci-
rade ch'era in liga con l'Imperador, e- paffando yó- zorni tornò
a cafa a Verona e do poi con el fuo efercito con Navi e Por
ti con grande- apparechiamenro pafsòPò, e andò in Pùgia. Et
Rinaldo in quello anno RainaWo Marehefe da- Eft che era- in prefon in
Erte afe Poha fò atofreado per comandamento del dito- Re.
L' anno 1252 Miffer Icerin- da Roman fé piliare Carnarolo di-
Puglia. Montechi , Vito de Becco e foi ffliol*, e Pegunro Monrefin , e
fot fratelli, e Pero dal- Bovo e foi fradelli, Zuanc de- Teudan-
nio e fot filioli, Florio de UiV e foi fraddli-, Alberto de Bo».
?p el fòBaìWdo, Rigo Nodaro, el Pantera eA Ctazett» fradel-
i di Cazetti , Andriolo Nodaro 'e molti altri de Verona , ftarr-
fia"a*PoU" do M'^r ugo-de Sanaa Juliana Podeftà- m Vlrosa con moli,
deflà e" ti'Padoani, ligadi tutti e ftrafeinadi, e condenadi per Miffer
Bonucio Bonino Zudefe dal Maleficio ghe fò tagià la tefta a tuti fu la.
Giudice Pia
de' Male- r ;
Sci in Ve-- ( «•) La barbarie di Eccelino, « l'inumanità fua giunfe a far anj—
ìop.4 . «c.niare a*co la propria moglie, tutto che figlia dell' hsperadore. -
PARTE P R I M A . 4$
Piaza del Mercà de Verona del mefe de Avofto per conjaoda-
mento de Miflér Icerin Signor de Roman. Et in Quello anno
Giberto de Zavarife fò Podeftà io Cerea .
L' anno 1153 el Conte Rizardo da San Bonifacio morì :
Breflà in tei Monafterio di fra Predicatori del mefc di Fcbra-
ro . Et in quello anno Buzacarin di Buzacharini de Padoa fò Butacaria
Podeftà de Verona, e Ziliberto Zavarifo fò .Podeftà in Cerea; & de Bma-
in quello anno nel mefe d'Avofto fòbrusà el Tiron da N9gara •» *j"ini
L anno 1254 Alberto Magogna fò Vicario de Verona. Et Veroni'
Bonapafe da Monfa fò Podeftà in Cerea. Et in quello anno el Ecce/ino,
Signor Miflér Jcerin da Roman fe pigiare Tiro da Caftelrotto, in vece del
Tomafin da Grezana , Tomafin da Ocha , Bonapafe da Mon: Podeftà
fa , Fermo da Cerea , Ferigo fo nolo , Tomafin Sufpigugna , e y "aru
molti altri Citadini de Verona, tuti quelli foro ftrallinadi per
la Cita de Verona , e poi foro amazadi e brufadi fui Mercà de
la Biava.
L'anno 1255 Piero Pengoto, e Bevegnu Favaleflà fò Vicarj
de Verona, e Fraflàpagia da Ponti fò Podeftà de Certa. Et in
quello anno del mefe d' Aprile el Signor Miflér Icerin da Ro
man fè piliar Ziramonto da Roman fò fradello e nife metero Ecce l ino
in prefon con i feri ai piedi in tei Caftel de Semento . El ^ Qi^"rne.
menado e metudo in le prefon del Comun de Verona , e fil te fuo fra_
fe morir lì dentro. Et in quello anno fò mandi Icerin da Entello.
fna prefo e ligato in la Marcha. Et in quello anno Miflér lo
oleo Cavaler de Pugia Podeftà de Trento per Miflér Icerin da ^[1^°
Roman , e Azo e Aldrìghetto da Caftclbarco e con altri Cita-
dini de Trento tolfe la Cita el Cartello de Trento in li contra
lo Signor Miflér Icerin da Roman .
L'anno 1250" Bonifacio da Maròftega, e Prodocimo da Padoa
fò Vicari; de Verona , e Lioh di Aleardi fò Podeftà de Cerea ,
Et in quello anno el Sig. Miflér Icerin da Roman con el Po-
pulo de Verona , e de Padoa, e de Vicenza, e de algu/n Tren
tini defeazadi, e Fel trini con li foi amili per tutto adunadi eoa
grande efercito pafsò ultra Menzo, e andò appreffo la poi ta de
Mantoa verfo fèra:, é lì ftete per tutto el mele di Zugno- dagan*
do el guaito, per] tutte le Ville del Mantoan, tagiando )e Vigne,
arbori e biave , t. {guadando Broli , e brufando cale . Et in quel
la volta Miflér Palavefin Marcbefo Podeftà de Cremona con lo
efercito de Cremona venne in fubfidio de Miflér Icerin da Ro
man .Signor de Verona . Et in quello anno uno Legato del Pa
pa con grande efercito de Soldati per la Giefia, e molti Bale-
ftrieri
CRONICA DI VERONA
ftrieri Venitiant, Bolognefì , e Mantovani , e Marchiani e d>*af«-
'Padova tre parte- andò- a- Padoa., & havo. la Cita e Cartelli tutti exce»
••ltt-ad- nta ^ Monzelefe, e la Rocha de Chalion , i quali fe tene e:
e defendete] affili, e fubito el Marchefe da Eft con le foe guardie
liete intorno- a diti Cartelli azò che no ghe andane vi&uaria ne
focorfo e finalmente i le havo , e Mifler Anfodixio Nevodo de
Mifler Icerin che era Vicario in Padoa , & Qsborgero da Vi-
varo- che era con lui Cazì a Vicenza molto in pretta fidamen
te pur con le perfone Tue . Et il Signor Mifler Icerin fu
bito li fe deftegnir in Verona tutti i Padoani che fe ritrovò-
effèro in Verona , & in lo fuo efercito che lo havea a Man-
toa, e fi li fe meter in prefon in tei Monarterio de San Zor-
Nina grl- xo de Verona e li fe morir tutti, & pattando 15 zorni el di-
■iti'diEcr' CO ^""er Icerm ^c ^are uno grande aparechiamento con gran-
celino'. ^e efercit0» & andò contra al dito Legato inverfo Padoa, e lì
in li Borghi de Padoa liete molti zorni credendofi recoverar
la dita Cità e non potè e tornò, a. Verona-. Et in quello anno
Pero da Legnago, e Bonincontro da San Pero da Legnago, &
Martin da Via , e molti altri da Legnago adi ultimo di Oto-
ro li amazò Còra de Ochi de Can che era. Podertà in Legna
go ■ e la Muier e li noli fe nandò,a Eft cridando e digand o
Signor Marchefe da Efl vegnì a Legnago che la terra . e Vojtra , e
fi haveva la Infegna del Marchefe . Et in quello anno paf-
fando pochi zorni Bonfato da Cólogna , e. Aprilo fuo- figiolo e
più altri da Cologna fi dè el Cartello de Còlogna, e la Villa
al Marchefe da Eft. E per paura de Mifler Icerin molti fe fu-
zi dal altra parte.
L'anno 1x57 Tomafo da Mafon, Charo da Vicenza, e Za.
charia da Fèrara era Vicarij in Verona , e Bonaventura dal Ver
ino era Podertà de Cerea . Et il Sig. Mifler Icerin fe piliar
Federico, Federigo e Bonifacio fradelli da la Scala (a), e Boninfegna de
*- Bon^fa- Chiavega Zenero del dito Federigo, e Avanzo Monzibello, Gia
cca l** fi'* como' Zovenin e tutti de Càia fua, Zenarin e Buel de Porcho,
ti morire Bonaventura Trentin e foi fradéli , Nicolò Pietroduro, e An-
Ja Ecceli- tonio da la Mello , e molti altri. Veronefì sì Zentilhomini co
bo con me Citadini , i quali fò tolti per traditori del Sig. Mifler Ice-
»olti al- rm) e ja Qità de Verona imputadi volerla dare a- Mantoa-
,u* ni, e al Marchefe da Eft. E così quelli tutti furono ftraffina-
di

(a)Mofcardo dice che Corado, ed Aimonte Scaligeri furono giudi


ziali i S forfè che tutti e quattro infieme perixono.
TARTE PRIMA. #
di per tutta la Cita de Verena* « poi fò conduti fui Mercà de
Verona e lì fò amaiadi e brufadi del mefe di Otoro. Et ia
-quello anno Miflfer Albrigo da Roman venne da Trevifo a Ve
rona denanzi al Sic. Mirar Icerin da Roman fuo fradello e fi
ghe dete la Cità <\ Caftello de Trevifo che lo havea tegnudo AhWig*
uno gran tempo per fi , e i fi; pafe infieme e baxofi per la boc- Tre-
ca in figno de bona pale, & concordia., e fi dò Mrfler Albrigo p1RI *(l
.dito tre foi filioli per oftaxi a Miflèr Icerin, i quali fò meffi cce *'
in tei Caftello de San Zen per pi fegurexa de pafe.
L' anno 1158 Tomafo da Mafon , e Zacnaria da Ferara fian
co Vicarij in Verona . E Martin primo de la Scala fiando Po-
deftà in Cerea - 'El Sig. "Miflèr Icerin fi fe piliar Bafan, e Bel- Altri cit-
labranca fuo figiok), e Chabriele Zarmin, e Jacomo fuo fiolo, t,d-ini .ft"
•e Zuane Zarmin , e Bonauane .di Calcarei con foi fioli e tutti JnaC^r.
.de Cafa fua , & Zordan de Capitàlli e uno fuo fradello e mol- barie di
ti altri sì Zentilhomini come Citadini de Verona, i quali tur.- Eccelùi».
-ti fe morir in <5iudicio .
L'anno foprafcritco Miflèr Filippo Arcivefcovo de Ravena e
Legato de Santa Chiefia,, e Miller Coflàdooha fò eletto Vefco-
vo de Verona , & Simon de Miflèr "Bonifacio da Fogian fian
do Podeftà in Mantoa , "Bianéhin da Cam in el Panzera d' Ar
co, -Conato da la Sala con -el Popolo de Breflà -e de Mantoa,
dando accampadi atorno el 'Caftello de Tordèlle de Bréflàna ;
& voiando devedar die duecento Cavalli de Veronefe del Sig.
Miflèr Icerin con i foi Cavaleri e con ci Popolo de Verona*
e de Vicenza , e de Feltro andò verfo Tordelle incontra lo
efercito, e lafsò a Pefchera uno gran redeguardo per fuo fo-
corfo una gran quantità de Cavalli Veronefi , e cosi andè con
grando ardire '• adoflò al dito -Legato , e a li altri fòpraditi e
nano Victoria in la batagia per tal modo che ne fò prefo affai
«le una parte e dd altra , tra i quali fò prefo .il dito Legato.,
él Vefcovo , che età elefto de Verona , el Podeftà de Mantoa,
e quello de Breflà Bonato da la Sala , e molti altri de Brefla Bottat*
e de Mantoa e de Verona, e fò conduti in le prdone de Zer- dalla Sala
li in Curtaka de Verona (a) e ftete pedoni adi 20 d'Avofto « J*^4idi
P*f* vinto da
- Eccelino,
(a) Il (ito di Corte aita nella città noftra fu Sempre così appellato, non condott*
tanto per la eminenza in cui giace , rifpetto alle vicine fit uationi , che *n Verga*,
pendono alla riva dei fiume Adice, quanto per la eccellenza del po-
flo come- Corte del Palazzo Pubblico del Pretore, o Vicario della cit
ta, abitato daCancario o Cajo Ancario nd tempo che palliano i San
ti
4* CRONICA Dt VERONA
Brefci4 in pàffa il dì fegucnte èl Sig. Miflèr kerin entrò' in Breffa con il
Ecce/i no' lùo efercito» & havo la Cit» * Cartelli de Breffana pacefìca-
1 ' mente, e (lete tutti a l'uà obbedienza (a).
L' anno izsp el prefato Sig. Miflèr "lcerin da Roman con
rande aparechiament» con el Populo de" Verona , e de Breffa
inde al Cartello de la Friolla mi Vefentin & havo el difto
Cartello per fòrza, é amatò domini e fèmine che era in lo Ca
rtello, e fil fé brufar'è dèftr'uere, e pòi tornò a Breffa e andò
a campo a Sonzin , e li de il guarto a ogni cofa , e pofcia an
dò a Monza fui Milànefo, e poi aqdò a Caftan de là da l'A
da; e panando el dito Fiume, Doxio da Dovara con certi foi
Compagni andò contra el dito Miflèr 'kerin e fi I ferì in mezo
de la dita aqua, e per lo gran colpo ricevuto dal dito Doxio,
el dito Sig: ib prefo e menato fora del Fiume, e come fo fo
ra h fubito un Villan ghe de fu la refta de un bafton sì for-
Fineinfe-te che per quella bota el morì , mi fò mcnado così ferì in
lice di Ec- Sonzin del Cremonefe, e lì fenì foa vita adi 27 de Septembrio
celino. e fepelido el Corpo fo, e metudo in un molimento de mar-
moro foto la Schala del Palazo del Cartello de Sonzin. Regnò
in Signoria el dito Miflèr Icerin da Roman, el<jual era de Cha
honorà da Roman de Trevifana vi&oriofamente contra home-
ni, hofte e bàtalia con grande ardire, anni 33.
L'anno 1200 da poi la morte del dito Sic. Miflèr kerin da
Maftino Roman Miflèr Martin Primo da la Schala fò fato Podefta de
f*»*^: Verona , e Miflèr Albrigo da Roman fradello del dito Miflèr
la Podeftà ' 9 T .
eli Verona. lcenn

ti Fermo e Ruftico a' tempi di MaAlmi»no , o come altri vogliono, di


Ma Situino. Qiial Palano folea dirfi .Solario, ovvero Solaro , come in
dicano molti antichi monumenti , e conferva tal nome la contigua
Chiefa di S. Maria in Solaro, o\é fino Dell'anno 1510 lì legge eflervi
lata una picciola porta chiamata Pufterola , eh* è forfè 1' Arco anco
aderto efiften,te r pretto S. Paolo Vecchio , per cui poteano i Prelidi entra
re ed ufeire privatamente della città. Nel trafunto compilato dal Rev.
D- BartoIomeo.Ctmpagnuola , per la Chiefa de' Santi Fermo e Ruftico
di Cort' Aitar, elidente predo il Rever. D- Ottavio Rola Morando o-
dierno Rettore di quella Chiefa , la quale fi tiene edere Hata la prima
erretta in onore di detti Santi Martirf, quelle parole fi. leggono : Hoc
tuttin Salarti nomtn Tn ~ vtttrilut decvmintit , ut'in un» circa annum MXX
%'tiitnut pailicum paìittiom pota Rfgir , Vucit , rrtterit , &c. fi*nificabat ■
(a) Sendo pervenuto all'orecchie del Pontefice AleflTandro IV le inu
manità di Etielino , per levare cotal mortro dal mondo, fpedl i fud-
detti Legati con grande mafnada ; a' quali fi unirono ancora i ne
mici del Tiranno , cosi per ordine del Pontefice dai due Ledati ri-
chìefli . Mtfcardg Iti- Vili pag. 190.
PARTE PRIMA. 47
Iteriti con la fua .dona e fioli e tutta la fua famiglia fe reduf-
fe in lo Cartello de S. Zen de Trevilana che el tegnia a fua
pofta e per fua defenfionc per paura de fuoi inimifi . Le in quel
la volta Doxio da Dovara da Cremona, e con lui Azo , e
Antonio Marchefe da Eft, e Mantoani con i foi Carozi Fe-
rarefì , Cremonefi , Veronefi , Padoani , Velentini , e Trevifa-
ni , Feltrini , -e Cividale , tutte quelle Citade andè al Caftello
de San Zen dovera el dito Miffer Albrigo da Roman con tut
ta fba famegia, e fi lo aflèdiò e fletè lì a campo per tutto el
Mele d'Avofto, a le fine l'have per tracìà fatto per Meflan da
Porcile eh' era in lo Caftello con alguni Todelchi de la Mon- Nota att»
tagna falvo lor tutti folamente, e fò prefo Miffer Albrigo pre- in8iuft»f-
di£to e la fua dona e filioli e fìliole , e fubito fò morti a ma- °*
la morte . Et in quello anno Martin di Lantij da Cerea fò Po-
deftà in Cerea de voluntà de Miffer Maftin da la Schala Po»
deftà , e Reftor in Verona .
'£' origine della famiglia dalla Scala , per teflimonio di Aventino , ~. .
fu ortonda Bavarefe, ed incomincia egli da Baione, il quale poffe- della Fai*
deva in Baviera la terra di Burkbaufen , della quale effendo flati /.miglia
fuoi difendenti privi da Enrico Vili da Efie Duca di quella Provi»:Ai^ Sca-
eia , fuggiti in Italia fi fermarono in Verena . Fu di Babone Aribor1* '
ne figliuolo , che fu uccifo da un toro nella caccia del 1015/ quefio.
lafctò di fe Gebeardo , Arduino , e Sicardo . Di Arduino venne Ari-
bone II, e Bottone cognominato il Forte . A Sicardo fucceffe un fi
gliuolo delPiflejfo nome, che fu padre diCebeardo IL, del quale En
rico fu figliuolo , ebe , fcacciato da Enrico fuddetto Duca di Baviera
e di Saffama , e venuto in Italia , fi fermò in Verona . Di luì nacque
■Sigisfreddo , da altri Sigisberto detto, che tra Tedefchi effendo Con
te di Scbalembergb fu dagli Italiani per la fomiglian^a della paro-
4a detto dalla Scala. E che ciò abbia potuto facilmente avvenire, è
da fapere che nella lingua Alemana la filiaba Sch rifuonando come
la V Scin degli Ebrei, e Ch de Francefi , è diffìcile a noi Italia
ni, e non ha alcun ufo nella lingua noflra, eccetto qualora le femi-
•uocali E *d I fi pongono immediatamente dopo Se, tome fcrivendo-
fi Scelto , Scimunito ec. benché con un fuono più dolce e con mi-m
nor for^a. Il che però non ha luogo quando alle Se fuffteguono le vo
cali A , O ed U , che pel contrario nella lingua Germanica è na
turale , e puoffi fcrivere e pronunciare egualmente Scha , Scho ec. Cto
nie Sce, e. Sci in Italiano fen^ alcuna differenra . Per la qual cofa
velia lingua noflra ponendofi una delle tre vocali dopo Se fi pronun
cia in Sca., Sco e Scu come frappare , feoprire e feufare e fimili . E
G quinci
50 CRONICA PI VERONA
quinci fu facile che il nome di Schallemberg potejfe effere cangiato W
Scallembergh , ed ancor Accorciato in Scale o Scala . Imperciocché egli
è ben vero che fe avejfero pronunciato Sciallembergh avrebbe avu-
to qualche fomiglianza con quello nel fuono , ma farebbe nonojlante
a caufa della I s che .non vi deve effere frappofla , flato mal prò-
nun^iato . Sigisberto dunque fu padre di Giacopo, da cui gP Italiani
cominciano quefla ftirpe . Figliuoli di Giacopo (a) furono Maftino , da
Zagata di fopra nominato Bocca , ed Alberto . Il Mofcardo pure al
la pag. J04 del lib. IX della fua Storia di Verona riferifce molte
origini di quefla Famiglia , ma tutte diverfe , come diverfi furono gli
autori che ne favellarono . Lo flemma gentilizio di quefla IlluflriJJi-
tna Famiglia era una fcala a" oro in campo roffb , e di fopra un A'
quila nera. Dante lo conferma nel Canto XVJLl del Paradifo:
'* Lo primo tuo rifugio , e il primo oflello
" Sarà la cortefìa del gran Lombardo (b)
** Che '» fu la fcala porta il fanto Uccello.
La prima abitazione dì quefla famiglia fu quella cafa, che corrifponde
fopra la Piarla del Mercato , detta ora la cafa de'Mainanti , perche fu
dopo dalla famiglia Magante poffeduta . Divenuti poi gli Scaligeri
affoluti padroni della città, di mano in mano fi andarono dilatando, co-
ficchè col tempo oltre la fuddetta cafa fi fecero abitatori di.tutto quel cir
cuito eh" comprefo dalle due le Corti degli Eccellentìflimi Rettori .
L' anno nói del mefe di Septembrio, compido l'anno della
Podeftaria Mifler Maftin da la Sciala de fua volontà fò fatto
Podeftà de Verona Mifler Andrea Zen de Venezia , e Mifler
Ferin de Verona .Podeftà de Cerea . Et in quello anno Aio
Marchefe da Eft coi Ferarefi , e Alvife Conte de San Bonifa
cio con i Veronefi de fora con quelli da Lendenara andò con-
tra la Città de Verona apreffo a cinque milia credendofe in»
trar dentro e haverla per forra , e non potè haverla anzi tor»
nò indetro e andè al Cartello de Cologna & ha velo, e Sabion,
e Legnago , & el Ziron de Porto. Ec in quello anno paflàdo

(a) (Quella Genealogia è così dal Pigna, col reftimonio di Aventino


riferita ; tua Canobio auenfcc eflervi errore , come lo afferma in tuia let
tera fcritta di fua mano , ria noi recentemente in certi fuoi fcritti ri
trovata ; profetando egli che Giacopo foue di Nonardino figliuolo, e
xjueflo di Adamo, e Adamo diBalduino; come fpicca dalla Genealo
gia da effo raccolta, ed in quello volume inferita.
(b) Secondo il Cementatore della «dizione Luchefe , il Poeta inten
de Alboino dalla Scàia perche, al tempo di quello Principe , egli Ci
ritirò di Firenze a Verona . E chiama l'Aquila uccello fanto, per ef
fere quella l' infegiu Imperiale >
PARTE PRIMA. 51
c! mezo anno fb fatto Podeftà de Cèrea Miffer Bonzanin dal
Murnovo, & paflado el tempo del mezo anno fò ordenado e Bonzanin
ftatuido per lo Populo de- Verona che non fieflb piU fatto mai: dal Muro*
ne- mandà Podeftà a Cerea , e così fò fatto Statuto in Verona novo uh f-
eferitto, e che Cerea foffe fotto la Podeftaria de Verona. Et ft°di°cV-
in- quello anno quelli da Leon ago lì 1* rendè in tutto el Ca- rea .
(lello, e la Terra a Mifser Manin da la Schala, e così quelli de Legnago
Porto ; e a 1' ora i Veronefi dentro cazò el Conte Alvife San- J.itornV
bonefacio fora de diti Cartelli. Et in quello hanno 1» parte de SjJJj e"
fora, zoè quelli da Lendenara, & altri de quelli de Verona che
tegnia con loro, tolfe el Cartello de Lavagno e fil tene cerca
uno mefe ,. e poi el dete a Mifser Andrea Zen Podeftà de Ve»
sona a nome de Mifser Martin de la Schala falvo le perfone e
la roba fua , e poder andare , e vegnir e ftare.
L' anno- izóz. el Sig. Mifser Martin- da la Schala fò cridà e Martino1
fitto Signore e Capitanio dei Popolo de Verona de volontà e creato Ca-
confentimento del Confeio del Populo de Verona e del Comun . phano det
& anno el Conte Lodevigo da San- Bonefacio con tut- P°Pol° •
ta là foa parte e tutti li foi feguazi fò cazadi fora de Vero
na adi 13 Septembrio- ,. e da poi el dito Conte mai più non
potè rtar in Verona , ma il Sig. Mifser Martin da la Schala fe
ce gratia al dito Conte che el potefse rtar in; Verona per tutto
el tempo che el vivefse e fignorezafse el dito Sig. Mifs. Martin
da la Schala. in Verona , e così ghe fletè infìna 1' anno 1277^
ma pur el decreto fò fatto e fcritto in li Statuti del Comun
de Veroni, che i diti Conti a tempo vegnando mai piìi non
podefse vegnir nè ftare nè habitare in Verona , e quefto fò fat
to per tor via la parte , che era in la Cità de Verona , e così
fletè la Cità in pale infìna l'anno 126*0.
L'anno 1166 Carlo Rè de là Poglia e Senator de Roma con
grande exercito de Galee andò in Poglia contro Rè Manfrè fi
gliolo de lo Imperador Federigo Rè de la Poglia , Sicilia e Ca
labria , e li fò dato una grande bataglia apprefso la Cità de
Benevento, & in qualla Battaglia el dito Rè fò morto, & de ca- j^^'^1
dauna parte ne morì afsai, ma pur el dito Rè Carlo obtene la pu- <j0-
gna e acquiftò tutto el Reame e le Terre de Sicilia e Calabria e
Poglia . E Papa Clemente fil confermò Rè adi z6 di Fcbraro.
L'anno ilóS Mifser Cora fiolo che fò de Re Cora de Pu-
lia con grande exercito e compagnia de Lombardi , e Thofca-
ni con Henrigo Re de Cartelle chera fuo Zerman , & era Se
nator de Roma andò in fuo focorfo con Romani , e in fembre
G 2- coni
S2 CRONICA DI VERONA
con lo dito Cora intrò in Polia contra Re Cirio Rè de Polii
e fé una gran battalia afpera e crudele; Ma pur a le fine Rè
Vittoria Carlo have vigoria, & in quella battalia fò morti pur' afsai e
pómMd'P1*1* » tra 1 4uali fò Prefo Rè Cora nli°l°. de Re Cora, Mif-
c/rlo Re* *cr R'S° ^ de Oaftelle , el Duxo de Strolich , Miffer Corado
di Puglia de Axentegi , el Conte Gualvano con uno fuo fiolo , Mifler
ft>pra Co- Tomafo da Quino Camerlengo del dito Rè , Mainardo da Ca-
r4£,°* ftagnè e molti altri Todefchi, e Tofcani infiniti, e più de iooo
ne foro decapitadi , ci dito Rè Rigo de Cartella , & el Conte
Galvano per non effer morti le obligò de voler dar iooo on-
zie d' oro ( a ) pur al Rè Carlo e ftar iempre in prefon , e così
ghe fb fatto la grazia adi 23 de Luio del millefimo foprafcritto .
L' anno iióp Miffer Turifendo de Turilendi de Verona fò
morto adi 20 de Otoro da un figiolo de Bernardin da Sancìo»
Apoitolo in Verona a polla de alguni de Verona . Ec in quel»
lj*jciuel"la vola el Ponzinella da le Carcere con alguni Veronefi fu-
Carcerf z* f°ra de Verona. E fapè tanto fare che have Legnago, Vii-,
prende lafranca , Ilafi , & Soave , Bovolca , Veftena & altre Terre e
Legnago Cartelli del Veronefè, e fi fe acorda e fe bona Liga con el Con-
100*1»/^ te Alvife da San Bonifacio , e con la fua parte de fora a do
ma dopò vcr guerezar con el Poputo de Verona, e con el Signor Miffer
due anni Martin da la Schala Capitatilo del Populo de Verona, i quali
vengono Cartelli lo ritene do anni e più guerezando, e fazando de gran
da Marti- dar,™ finalmente i diti Caftelli foro renduti e dati al prelato
ho recu
perati Miffer Martin Signor per uno tractado per alguni «de diti Ca»
ftelli , e da lora m zà el Cómun de Verona ha tegnudo & pof-
feduto i diti Cartelli, e così el Sig. Mifler Martin da la Schala
& poffedete e fignorezò la Cita e li Caftelli de Verona per
tutto el tempo della vita fua , e per quello pigliar e tore che fi
el dito Conte de Sanbonifacio e tutti quelli che have cazon e
opera de far tanta guerra al dito Signor & al Popolo de Ve
rona in quello anno , fb cazadi e rebelladi con la parte fua lo
ra de la Cità e deftretto de Verona.
L'anno 1277 adi 17 de Otoro Miffer Zuane Gambagroflà di
Bonaconfi da Mantoa fb Podeftà de Verona per lo Sig. Miffer
Fine in- Martin da la Schala-, & el prefato Sig. Mifler Martin fò- morto-
Ma'fH^l a mala morte a tradimento per traétado fatta e ordene per al-
daHa Sca. &ur" ^^dini de la Cità de Verona, per la qual morte ne fò
U . prefi e morti affai , e de quelli che fono cazon e che have par
te
(a) A Zecchini 8 e meno e grani due per onzia , farebbero in og
gi il valore di Zecchini 8571 circa Veneti.
PAR TE PR'IM A.'" 5j
te in lo tra&ado. E per quello ne fò rebelladi •, e banditi af
fai in perpetuo , religadi a fon de Campane , e vofe de Populo,*
fu la Piazà al Capitello de Verona foiso c ondane loro, -e .fot
beni a la Camera della Fa£loria de Signori dalla Schala. I qua
li Ribelli non podeffe mai più per algun tempo vegoir ne ha-»t
bitar in Verona , loro nè foi defcendenti . El primo fi fò rebellà
Miffer Lodevigo Conte da San Bonefacio e ibi defcendenti ..; Defedilo»
" Miffcr Cofma da Lendenara e foi fradelli , nevodi e defcen- ?e **?"Ì
, - bandita
denti. _ .autori
Miffer Ifnardo de Cavo de Ponte, e foi fradelli e defcendenti. della uc-
Mifser Bertolamè da Palazzo, e filioli e defcendenti. cifione
Miffer Daniele filiolo de Ifnardo di Caramelli , e defcendenti.ij1.*110 Sca"
Miffer Rizardo da Mercanovo e figioli e defcendenti. 'gero.
Miffer Bertolamè , Nicolò Pegorin e foi nevodi , e figioli c ,
defcendenti .
Miffer Balchavello de Frefcanovilla , e defcendenti.
Miffer Cora * de Cavezani figioli , nevodi e defcendenti * Lfggi
falvo Piramo , e Miffer lo Todeìco, i quali dè al Comun de Corado.
Verona el Cartello de Monzamban (a).
- Mifser Jacomo e Bonifacio di Zerli, e fioli e defcendenti. ,
Mifser Fazolin e Mifser Biancardo, e Mifser Daniele di Cat*.
cani e defcendenti.
Mifser Morbo e Bonaventura da Terzo , e Riconte de San
Bonin e defcendenti.
Mifser Rizardo e 'Rigo, e Inverardo di Nocenti e defcendenti.
Mifser Maxello da San Piero Inganamaoro e foi defcendenti.
Mifser Bonaventura da Garda (b), e Jacomo dal Mozo e
defcendenti .
Mifser Bonzudefe da Montorco, e Sandrin da Pigozo e de«,
fcendenti .
Mifser Bonacofsa Zudefe, e Tebaldo de Pitati, el Sordello de
Mizoli e defcendenti.
Mifser Philippo de Secha Melega, e Lorenzo Galvan, e De-s
lavanzo e defcendenti.
Mifser Moreto da Nugo , Antonio e Bortolin da Pigozo e.
foi defcendenti.
Mifser

(a) Di quella famiglia de' Cavaziani v' era un Frà Girolamo Pre-
dicator iuGgne, nominato in un Iftromento n Decejabre i*79i rogi
to da Falcone Noraro di Avtfa . *
00 Oggi 1» famiglia de* Marche!» Carlotti.
54 CRONICA DI VERONA
Mifser Bonaventura di Mifser Mazo- di Serdenelli k Antonio,.
Ventura e Serdenella :
Mifser Zerlo da Gravazar-, e tutti i fot defcendenti .
Mifser Aldrighetto Zen da. Graifo , Zuane Lanzarin , e Mar»
(ilio e fot defcendenti ..
Mifser Otto , e Mifser Odongo de Mifser Achille , e Anto,
nio da la Frata e fot defcendenti.
Mifser BoJognin de Bra ,. Bettin da le Stagne , e- tutti quel
li de PlancanL da Pigozo, e. foi defcendenti.
Mifser Iperii» da Modo da Venezia,, e foi defcendenti.
Bavon da Centro , Soncin Bàratero , Zuane da. Forca , e tut
ti i Scaramelli e defcendenti ..
Albregan da. Lazife, e tutti quelli dei Vifconti e foi defcen
denti ..
E tutti i fopradi&i fi foro- in Io tra&ado de la morte di.
Mifser Martin da. la Schala, che fò. Signor de. Verona anni lei
compidi ..
Sendofi temerariamente un nobile Giovane- un» notte di Carno
vale avanzato ad entrare con gente armata nella cafa di una ve
dova della nobile Famiglia de Pigolai per forcare una fua unica fi
gliuolai- , */ cbe gli venne anche, fatto* ricorfe la madre a Scara
mella di Scaramelli di lèi fratello , affai, nobile- e ricca, uomo della- cit
tà no/Ira .. 11. quale infume cogli altri parenti della fanciulla, tenen
do/i gravemente offe/i e vituperati dalla infoienti di quel difonejlo ,
lo fecero carcerare , chiedendo allo Scaligero; che una: tal macchia col
[angue di colui lavar voleffe ; Ma lo Scaligero ,. piacevole per natu
ra , procurava, an^j col matrimonio, le [offe Panor- rifarcito , e perciò
la [enten%a in lungo protraendo , tanto [piacque agli Scaramelli e Pi
goli queflo per altro [aggio contegno di Maftino , che fi ri[ol[ero di
ammainarlo ; e però colta Cocca/ione cV egli paffar dovea vicino alla
ta[a de1 Giudici poco avanti [opra: la Piazza detta delle Erbe fab
bricata, e andaffé ver[o la [ua ca[a, c1> era fituata , come dicem
mo,, rimpetto al pozgp /òpra la firada in. capo» al Vòlto Bàrbaro
contigua alla fuddetta di Giudici , a[pettarono che [offe inoltrato, e
quivi affaiitolo nel mentre cbe andava con. Antonio Nògarola de
correndo , barbaramente lo trucidarono, ed in/teme con effo il Noga*
rola cbe- volle difenderlo : quefla ucci/ione feguì con tale prefle^a
che , nonoflante il numerofo [egu'tto di Maftino ,. non potè effer a tem
po ajutato . Alcuni degli uccifori furono [ul fatto ammazzati, altri
prefi i quali nel giorno [eguente furono per ordine pabblico fatti
crudelmente morire, e gli affenti con grojfijfime taglie banditi, spia
nate.
PARTE PRIMA. SS
mate fino dà fondamenti le loro cafe, e fifcati i loro beni ; nei lon
poderi per maggior fpreigo cavate le viti * tutti gli altri alberi.
La via poi in capo jzlla quale per ire alla Piatta de Signori feguì
il fatto , dalla inumanità de feritori prefe il nome dì Volto Barbaro .
L'anno 1278 .da poi la morte di Mifser Maftin da la Scha-
la Mifser Alberto da la Schala fuo fradello fò faéto Capitanio Albert»
e Signor Generale a feguir-el Dominio e la Signoria de Vero- <t*11* Scaw
un. El qual Signor Milser Alberio Signorezò benignamente, c «Vde? ri
governò magnificamente la Cita .el Diftretto de Verona anni p0jD ,
con grande alegreza e confolacion , e poi morì a foa mor-
,te naturale .
V anno 1283 da Alberto dalla Scala furono domati ì Trentini ,
e ritornato a Verona fece fare la muraglia dalla Porta del Vefcovo
fino alf Adite, chiudendo dentro il Campo Marzio , e fece anco in
nalzare le torri delle porte che fi vedono in detto Campo. Net 1280
fu conclufo il matrimonio fra Coflanza figliuola d'Alberto fuddettot
con Obagp Marcbefe da Efte Signor di Ferrara , Modena , Reggio ec.
Del 1.204 fendo già morta la figliuola maritata ad Obizgp fopprad
detto, poflo in ordine un copio/o efercito , fi volfe alt'acqui/lo di Efle,
che gli riufcì facilmente , fpogliandone .il genero con diverfi altri luo
ghi. Nel IZyj fi impadronì di Vicenza, -nella quale pofeCan Fran-
ce/co fuo terzogenito , .ed occupò anche i Caflelli di quei da Barco ,
come afferma Ciò:.Bonifacio , per le loro difcenfioni . E poco dappoi eb
be anco Feltro e Belluno. Fece ridur in più bella forma la fua abi
tazione, 0 Palaigo, che. è quello che. ora chiamafi de1 Mozzanti. In-
fiente fece fare anco il pozzo eh* è in capo al Volto Barbaro; ma il
bancale è flato mutato . Fece inoltre fabbricare un muro alla riva delF
Adice , che cominciando dal muro amico della città, cb% è ferrato nel
Caftel Vecchio della porta murata che fi chiamava di San Zeno, ter
mina in fine della regafla per andar a S. Zeno Maggiore . Fece acco
modare la regafla fiotto alla Chiefa di S. Stefano , e la torre eh* è in
capo al Ponte della Pietra verfo il Duomo . Quali torri erano chia
mate Caflelli , ed erano cuflodhe dalle milizie . Fece pure edificare
la torre contigua alla Porta di Rofiol per cu fi và a S. Daniele , e
fece ergere queir.altra fopra il Palazzo , che guarda fopra la Piaz?
Zp ove fi vende il pefee del Lago, oggi dagU Eccellentiffimi Camer
lenghi abitata . Nel itpp -fece fabbricare i fondamenti , 0 pile del
Ponte Nuovo, di pietra, che prima erano di legno, con la torre che
fi vede in capo al detto Ponte , che aveva anche il fuo ponte leva-
tojo e le guardie. Del 1301 fece edificare il Magiflrato de' Mercatanti
Jofra la Piazza grande } e ordinò che quivi un Pretore con i fuoi
Confoli
5<5 CRONICA DI VERONA
Confoli afcoìtafferò le caufe e differente tra Mercatanti ed .Artefici, e
quelle fommariamente fpediffero. Mofcardo libro IX pagina 207.
Il motivo -principale che mojfe Alberto ad erigere quejlo mercantil
Magi/irato fi fu il commercio che in que tempi fioriva nella città no-
fira fpecialmente nel lanificio , il cui trafico utile confiderabilijfimo sì
'al pubblico che al privato intereffe porgea , poiché fi fabbricavano
circa 20000 pezje di panni annualmente oltre le calze , berrette , ec. La*
onde anco dopo la dedizione della città alla Signoria di Venezia , oltre
là confermazione de' Prruilegj all' Arte nobile della Lana dagli Scali*
gerì conceduti, altri dal Prencipe noflro SereniJJìmo le furono aggiun
ti . Ma pofciacche di quejla nobile arte ci cade in acconcio di fa*
niellare alcuna co/a di quella diremo .* £ prima , quanto al recinto detta
He Gargerie, è da fapere che quefio era il luogo deputato no» filo a gar
gare i panni, calze c fimili manifatture , ma ferviva in oltre per la
perizia de' panni medefimi , efijìendo ivi ancora a" dì noftri la loggia
ove erano efaminati / quali fe venivano ritrovati non corrifpondere
alla finezza dalle leggi preferita, erano tofto pel met^p tagliati ;
ini fi potean poi vendere fe non per panni baffi. Quel luogo fitua-
■to /opra la riva dell' Adice vicino a San Michele a Porta, ora mar
gazzjno da legname , era a taf effetto fimilmente deflinato . Il Giar»
ditto de Co: Giufii in vicinanza *** S<*n Zeno in Monte fervi un
<tèmpo per difendere i panni ; e quejla Famiglia, che fra le altre
ne facea grandijfimo traffico , avea molti edificj a Gazo , alle SteU
le , ed altri luoghi . Le lane poi non pattano effere fotto rigonfifi
fime pene fuori dello Stato trafportate , ma fola in Verona cpndurfi ,
dove erano cinque luoghi a ciò defittati , quattro fopra la Piazza
ora detta delle Erbe , ed uno in vicinanza del fuddetto Officio di
San Michele a Porta , durando l' aguglia , 0 capitello tuttavia ivi
a tal oggetto innalzato . Di quefle aguglie, o capitelli, uno fe ne
vede fopra la Piazza delle Eròe, altro accanto alla Chic-fa di Sa»
Pietro in Carnario-, ed altro pure appreffb la Chiefa di San Giovane
ni in VaUe , quali altro non dinotano fe non che ivi erano i luoghi
ove i pubblici Mercati faceanfi . Li due fopra la Piazza detta deli-
la Brà : uno rimpetto alla porta dell' Anfiteatro , pel mercato del-'
'le Biade che faffi anche a giorni noftri ogni mercoledì non foftivo .•
'e F altro nel mezjro della Pi*zxa medefima, per la Fiera che vi fi fa
cea prima deìf incendio feguito nell'anno 1712, la medefima cofa fi-
gnificano . Più che dodeci edificj per follare i panni eranvi nella viU
Ha di Montorio, oltre a quelli che in altri luoghi efiflevano,ma quelli di
Monforio ridotti fono ora a due folamente ; non effendo il traffico in
Oggi corri era né tempi andati, ch'era cereamente uno de' maggie"
d"Eu.
PARTE PRIMA. 57
d'Europa in tal genere, pofciacbi la Nobiltà a queir arte aggrega*
va/i, ne /degnavano i cittadini il mercantare come fan di prefente.
Imperciocché le maggiori rendite da quel traffico provenivano , fendi il
territorio Veronefe per la maggior parte pafchivo, e non così coltiva*
to come a giorni nojlri . Nondimeno non è [quejlo negozio così deca*
ditto , che non girini per le rr.ani de mercennarj annualmente pi*
che cento mila Ducati . Di quale filiera fojfero i panni che qui fab-
bricavanfi puojfx da ciò comprendere , che la Signoria di Venezia n*
mandava per regalo al Gran Signore de Turchi. E noi abbiamo ve
duto iftampata una di quelle cedoline del fecolo XVII, delle quali tuttora
nelle piagge principali d' Europa ne fogliono ijìampate vicendevolmente
fra mercanti ejfere mandate co' pre-gi deCamb) tn quejla Fiera Jlabilitia
feudi d' oro marche, dalla quale appariva che in quel fecolo la corrifpon-
den^a coti Siviglia di Spagna ancora durava. Nella quale valuta , ben*
ebe finta , fogliono i pagamenti nelle Fiere di Novi e Bifen^one anco»
ora effettuarfi , conteggiandoli Scudi 122 di L.*J- 12 di Genova per
Scudi i oo di Marche; Il valore del qual Scudo ri/ulta, a L. l$per ogni
Scudo diGenova , L.i S-6 circa moneta Veneta . Per pruova poi di quel
lo che da principio abbiam detto , cioè che lo Scaligero la cafa de Mer
catanti ad oggetto della Nobile arte della Lana innalzar fece , bafia fa-
pere che queflaArte fola ba il carico a proprie fpefe di riparare la detta
Cafa. A fpefe poi di quejlo Magi/Irato , come appare nello Statuto nojlr»
iib.l C Ig , era JUpendiato un perfetto maeflro di Aritmetica,» etAbaco a
beneficio comune di ehi voleva imparare ; il qual Maeflro abitava fopra
la detta Cafa de' Mercanti , ed era eletto dal Configlio de XU e de L.
L* anno 1301 da poi la morte del Signor Mifser Alberto., Bartolo-
Mifser Bertolamè da la Schala Primogenito del difto Signor meo fucce-
Mifser Alberto fb Signor , e fucedè in la Signoria d« Verona <je a<1 A1~
due anni in bon ftado e oonfolation^ e con grandi Trionfi-, e bert*«
morì a foa morte adi 7 de Marzo 1304.
Racconta il Corte che nell' anno 1303 nella Lvteja at òan Tran-
tefeo dal Corfo , ora detta di Cittadella, feguiffe il funeflo miferabil
cafo di Giulietta Cappelletti , e di Romeo Montecchio . I quali amando/i,
con? egli riferifee , di uno ifcambievole ardentiffimo affetto ; per la
nemijlà eh' era fra quefle due famiglie foffero gli amanti ooflreui , per
non incorrere in gravijjime indignazioni e pericoli , cautamente procede
re . Laonde la Giovane fi rifolveffe confidare quejla corri/pendenza al di
lei Confeflore , eh' era de' Minori Conventuali , per avere da quejla
e configlio e infiememente foccorfo : che prefo da quejlo f affunta di
a spacciare le dettò famiglie, ma in vano, mutata opinione, cogli aman*
ti convenire di preflar loro comodo nella fua Cb,efa di fpofarfi , il che
H attn
58 CRONICA DI VERONA
ancora con arguto ripiego feguìjfe , come ivi fi legge . Effettuato il ma
trimonio) indi a fochi giorni, in una coflione feguita fra le parti faz^
Zjonarie , accadde che Tebaldo dalla Cappella JìrettiJJimo parente di
Giulietta rimaneffe da Romeo, benché per neceffaria difefa , ammaz^
zato ; laonde quefli coflretto fofje , la patria abbandonando , a Man
tova rifuggirai ; dove la corrispondenza colla fua fpofa per mezxp
del Frate coltivava. La Giovane defiderando unir/i pure al marito,
e dal Conventuale , il quale Chimico eccellente era , una polvere ri
cevuta , da effo fleffb manipolata , la qual forza avea di fare ifve-
nire e privare di ogni fentimento , prefala rimaneffe indi a poco in
guifa che, tenuta da tutti per morta , fepolta fofje in San France-
feo ; ma palefata dalla fama la di lei creduta morte , ne foffe al
Montecchio bentofto /' avvifo portato . Il quale da veemente paffio-
ne vinto, venijfe prejlamente a Verona, e di notte a San Francefcoj
Mè ivi il Frate Conventuale ritrovando, al Portinaro chiedeffe che
V depofito di Giulietta additategli , ed effo fleffb aitandogli lo per-
fuadejfe ancora ad aprirlo y nè potendo la morte della fua fpofa
fojfrire , foffe immantenente da grande corruccio prefo , e qual for-
fennato , poco ma potentiffimo veleno inghiottito che feco avea, e nel
fepolcro entrato , ivi appo V corpo della giovane in brievi refpiri l'ani
ma efalaffe : che Giulietta indi a poco dall' artificiofo letargo ifve-
gliata , e Ce/liuto Conforte accanto vedutoji , di dolore in quello iftantc
moriffe . Queflo racconto, in fimìl guifa e con altre circoflanze accon
ciamente dìfpoflo , fembra piuttoflo una Novelletta da intertenere le
femplici vecchiereUe , che veridica floria . Oltre che non potea ciò ef-
fere accaduto in quella Cbiefa , avvegnaché erano ventoti anni già
feorfi che i Minori Conventuali a" Frati e Suore Umiliate ceduta P a-
veano ; come nella feconda Parte dimoflreremo .
Alboino L' anno 1305 Mifser Albuin da la Schala fradello del dito
fuccedea Signor Mifser Bertolamè fegul la Signoria de Verona in bon
Bartolo- ftaao e confolacion , e con grande magnificentie anni otto, o
meo. cerca, e morì de morte naturale adi 31 Xmbrio 13x1.
Mofcardo riferifee che Can Grande infìeme col fratello lo flato reg
geffe , e che mandati avendo Ambafciadori all'Imperatore , /'/ quale allora
nella città dì Milano fi tratteneva , foffe dal medefimo coflituho Vicario
Imperiale infìeme con Alboino delle città tutte che poffideano , afferman
do aver letto la floria di queflo fatto , e così effo la riferifee : w In que-
" fio tempo venne in Italia Enrico VII Imperatore per andar a Milano .
M Can Grande gl'invio due Ambafciatori , che furono Bailardin Noga-
" rola , e faganoto de ' Paganoti fuo Configliero , quali furono benigà".
" mente accolti , e maggiormente graziati . IlNogarola fu fletto Vicario
* " Ini-
PARTE PRIMA. $9
**■ Imperiale nella città di Bergamo , ottenendo in dono Lottato, terra del
" Brefctanoz ti Paganoto fu eletto Cameriero Imperiale , e principale Con-
W Jigliero . Can Grande pochi giorni dopo andò a Milano * , con numero- » jj Cortt
" ja comitiva di Nobili, ed ivi gionto offerfe e rinonciò ad Enrico Ve- alla p. 614
ce rana, e tutte le altre città che in/teme col fratello pojfedeva . V del llb-i.*,
ce Imperatore con gran contento le ricevette, e ringraziò Can Gran- jjl^
ti de ed il Fratello , delle quali rinoncie fu formato pubblico Ijlru- cov0 no_
ce mento . QuejF anione fu di fommo dispiacere a' Verone/i, benché Uro Te-
tt il tutto dijjimulaffero , e forfè da ciò, come da principal fonte , de- baldo 1*
ce r'rvò F eflerminìo degli Scaligeri . V Imperatore cojìituì li detti Al-u}timo
u boino e Can Grande Vicarj Imperiali di tutte le città rinonciate , dell* anno
" quali ijleffamente conceffe in feudo perpetuo, con le condizioni fo- deli 310
** lite praticarfi ne feudi di flato , del che ne fecero pubblica fcrit- P« Mila-
" tura. Qui fi trattenne Can Grande fin che vi flette t Imperatore , no_ fim1'-
** e quando partì, F accompagnò fino a Bologna, dove prefa licenza tin-ee ^a,j"
" ritornò a Verona con un fuo Comminarlo. Qui fatti convocar gli Sig. Can
" Anziani, tutto il Conj egl'io , e tutto il Popolo, alla loro prefenzjt Francete»
" egli ed Alboino rinunciarono alla carica del Capitaniato del Popò- ll 8ioril°
" lo nel modo che avea fatto a Milano, e fatto di ciò Iflrumento , fu- dell'anno
u bito il Commiffario pubblicò la elezione fatta dall' Imperatore di ini.
" quefti fratelli per fuoi Vicarj Imperiali, ed infieme pubblicò anco
" lo flato che nelle perfone di quefli egli avea conceffo in perpetuo
" Feudo. In efecuzjone delle quali cófe , il Commtjfario volfe che
" gli Anziani, e gli altri principali Officiali giuraffero prima nelle
" fue mani, e poi di Can Grande e di Alboino di riconofcerli per
" F avvenire veri e legittimi Signori .- aggiunsero anco alle fue genti-
" tizie F Aquila fopra la Scala, le quali cofe furono fatte con gran-
u dijjima Jolennità , e quindi principiarono li detti fratelli , partico-
" larmente Can Grande a flarfene con molta gravità .
L'anno 1312 Mifser Can Grando primo da la Schala , fra. Can Gran-
delio del foprafericto Sig. Mil'ser Albuin, e fiolo del prefaco Si- ™[ ^ibol-
gnor Mifser Alberto primo da la Schala feguì la Signoria de la no.
Cità, & del deftretto de Verona, e fi acquifta Vicenza e tutto CmGran-
el Vefentin, e fece de grandiflìme magnificentie e prodeze vaio-**6 ac<!ui-
rofamente de la foa pedona , fi corno le lezerà feguitando el prò- * Viceu-
cefso del fo Rezimento. El qual Signore nafeè del 1201 adi 8
de Mazo, e fò homo nobile, grando e de bella ftatura, e gratio-
fo in atti e in loquella, e animofo in fatti d'arme, e mirabil
combattente e fiero contra tutti i fuoi inimifi fi corno oldirete.
L'anno 1314 el Signor Mifser Can Grando primo da la Scha
la cavalcò a Vicenza con una certa quantità de zente d'arme, c
H a foi
éo CRONICA DI VERONA
fbi foldati e trovò li lo exercito de Padoani che era in li Borghi
Padovani de Vicenza accampadi per tor laCità, undo el dito Signor fò a le
fuperati mane con loro e fi li rompè e fcoafifse in tutto (a) ,. & prefe più
di Vicea- ^e 5°° P*^01" da tagi* » * molte armadure e cavalli e condirseli
za ^allo » Verona, e fò metudi in prelòn in la Cafa de la Biava, o fia
Scaligero, del Megio che è fu la Brà de Verona , tra i quali fò prefo Mif-
fer Jacomo da Carara e altri afsai Zentilhomeni e Citadini , e fò
adi 12 de Septembro de l'anno foprafcritto .
*FUoru- L' anno foprafcritto i Forainfidi * de Brefsa Uberamente li
Ieri. dete la Cita de Brefsa al Sig. Mifser Can Grando con tutto el
Brefcia paefe de fera, zoè Cartelli e Ville, e fò fatto Signor adi ultimo
Grande de Novembro dell'anno fopraferipto .
L' anno 13 17 el Signor Mii'ser Cangrando ftando a campo
con el fuo exercito a Lonà, che fe tegnia a foa pofta, havo no»
Co', dì San velie che el Conte da Sanbonifacio con i Forainfidi de Verona,
Bonifacio de Vicenza , e de Padoa era andato a Vicenza credendola haver
fatto pri- per uno tr*£lado fitto contea el Segnor, undo el cavalchò tutta
giomero e ja matina e[ fa a Je man con i fo; inimifi,. e dette la
da Can> Battagia e fi li rompè, e prefe el dito Conte de Sanbonifacio, e
Grande, molti altri fò morti e prefì e feonfitti, e fò metudo el dito Con
te in prefon e- morì a %i de Mazo * . .'
* IV Corto riferifce r che fendo, entrato in cuore un altra volta a ' Pa*
iovanr F acqui/lo di Vicenza , fi vai/ero del me^o del Conte dì San»
bonifacto , il quale con alcuni Padovani cominciando a voler corrompe-,
re certi cittadini Vicentini , . pervenne il fatto a nottua di Ug'ucciont
Faggiuola Pretore tu Vicenza per lo Scaligero. Coflui per tirar i Pau
dovani nella rete , feoperto a Can Grande quanto egli di far divn.
fava , e da Cane il tutto approvata , fece molti cittadini di Vicenza in„
conta'

(a) Il Corio non distinguendo quello fatto d' arme fra lo Scaligero,
0 i Padovani, da quello che fegul nell' anno 1 31 7 f ci dà motivo di
avvifarne il" Lettore quello aggiungendo' : che avendo i Padovani il
Borgo di S- Pietro, né potendo entrare in Vicenza , quello faccheg-
giaroao . Del efie lo Scaligero avvifato , ito con le fue genti' in Vi
cenza , e fopra un'alta torre afeendendo , veduto i Padovani- in gran
difordine ilare , diedegli fubito addo/To , e. rupegll in guifa che 1700
ne furono prefi infienie con Giacomo da Carrara nobile Padovano",
Ma i Viniziani interponili fu conchiufa la pace , con quello : che i
prigioni folfero liberi, e Vicenza allo Scaligero rimanerti, ceftituendofri
Viimiani malevadori drlire trecento mila gro/Te per la parte che a-
vefle mancato di tenere l'accordo . Le lire fuddette s'erano di Venezia,
com' è probabile, farebbero in oggi Ducati quattro mi!! ioni /eicent»
quaranta cinque mille cento e felfan canno circa dì Lire fei , e folcii
quattro di moneta ficcala Veneta-,
PARTE PRIMA. 61
contamente adunare , loro da parte di Cane comandando di fcrivere
a Padovani pronti efiere a dar loro la città nelle mani . Il che Vicenti
ni non fen^a di/piacimento udito , nullaoflante ubbidirono , e al Conte
Sanbonifacio notificarono apparecchiati effere la città a congegnargli .
La onde il Conte con i Padovani , colta P occajtone che lo Scaligero
ito era all' ajfedio di Brefcia , il giorno deputarono co* Vicentini; ma
nel? iflejfo tempo Cane , di ciò intefo con Uguccionc , con tal prefle^a
levò di Brefcia /' ajfedio ed a Vicenza il cammino riyolfe , che il gior
no zz Aprile* vi giunfet nel quale il fatto d'arme fen^ altro attac- »Not*
cato , rimafero i Padovani vinti e fracaffati, e '/ Sanbonifacio con differenza
un fuo figliuolo prigionieri di guerra ed in Verona condotti. ffa Corio,
L'anno foprafcntto adi 22 de Dexembro el Signor MifJer CaneZaeattiU
Grando da la Schala fe l' intra del Cartello de Monzelefe de Pa-
doana , e così prefe tutto da Brenta io là , e (il tenne più de uno
anno, e adi zz de Fevraro del 1318 fé bona e perfetta pafe.
L' anno 1310 adi 4 Zenar Miffer Hugolin da Seffo da Rezo Ugolino
fò Podeftà de Verona a porta del prefatto Sig. , e fi ghe fletè più da Sefso
anni e fé molto ben juftizia e portoffe molto bene. Et in quello PodeiUdi
anno Miffer Francefchin da la Mirandola tolfe in sì la Cità de v^
Modena con volontà de foi amili e dei Citadini -y la qual Cità occupa"
era di Mifser Pafarin di Bonaconfi Signor de Mantoa. E adi 24 da Fr'ran
de Luio el Sig. Miffer Cangrando da la Schala con el dito Mif- cerchino
fer Pafarin Sig. de Mantoa con la foa zente da pe e da Cavalo jj*^1* M'
andò per ricoverare la Cità de Modena e non potè far niente e
tornò a Cafa.
L' anno antedito adi 30 de Luio Mifser Jacomo da Carara fò Giacomo
facìo Signore Generale de Padoa e del Padoan. Et in quello an- da Cari a
no el Sig. Miffer Cangrando de la Schala con la foa zente d' ar- ™ Sp^J°rc
me da pe e da cavalo, Veronelì, e Vefentini andò a campo a va>
la Cità de Trevifo , e lì ftcte due mefi , & havo tutti i Cartelli
e Ville del Trevifan, falvo tre, e quello fò perche i Trevilani
fe dè al Conte de Golitia * sì che el Signor tornò a Verona . » r.fgri
L'anno foprafcritto in tei Cartello de Soncin del Gremonefe Gorizia «
fò fatto uno grande Concilio generalmente trà i Signori de Lom
bardia , e fpecialmente trà i Gibellini, in nel Concilio fò eletto
el Signor Mifser Cangrando da la Schala Capitanio de parte
Gibellina generale , la qual fè Liga infieme per guerezar per la
dita Liga contra ciafcheduno Signor, e perfone, & Comun die
foffe contra loro .
Avendo intefo il Sommo Pontefice Giovanni XXII òhe gli Ejlenfi ,
cacciato il prefidio Ecclejiajìico , fi foffero di Ferrara infignoriti , e
Matteo
6z CRONICA DI VERONA
Matteo Vifante col favore di Lodovico il Bavaro fuocero di Can Gran
de fi fojfe fatto Signore di Milano , lafciando per allora gli Eftenfi
da banda , ifcomunicò il Vifconte . Onde quejlo Principe fece convocar
la Dieta in Soncino, nella quale v intervenne Pajferino Signor di
Mantova fra gli altri , pel configlio del quale fu lo Scaligero crea
to Capitano della lega Gibellina contro la fa%ian Guelfa . Laonde
lo Scaligero , terminata la Dieta mede/ima , de' Padovani a vendi-
carfi r animo fuo rivolgendo fenxa indugiare andò con le genti della
lega [opra Monte Silice , o Divite , Caflello ben munito del Padovano e
per fituaxione fortijjimo , quale vennegli anco fatto d'aver per tngan*
ito . Indi formidabile e terribile verfo de Padovani moflrandojt , quin
di incominciò ad effere Can Grande appellato..
L' anno 1310 adi 4 Avorto el Signor MifTèr Cangrando da
la Schala con el fuo exercito e Cavalaria andò a campo a la.
Cicà de Padoa, e al Cartello de Citadella del Padoan , & era
con lui Uguzon da la Fafola , e fè far uno Cartello appretta
Padoa a quattro millia dove fi dito el Battanello, e fazando el
dito Cartello el Signor Mifser Cangrando fi dè e rendè tutti li
Cartelli del Trevilan al Conte de Golicia,. con pa£lo e condi-
tion chel dito Conte de Golicia dovette dar e loftegnir cento
Cavaleri de zente d'arme al Signor Mifser Cangrando a tutto
fuo piafer e voluntà infina a tanto che lo navette aquirtà la Cit
tà de Padoa el Padoan , e cosi el prefatto Signor fi havo el
Cartello de Citadella adi \6 de Ocoro de 1' anno foprafcritto •
& i Padoani habudo tractado con el Conte de Golicia de vo
ler far morir el Signor Mifser Cangrando, e Uguzon predillo,
fapudo quello el prefatto Sig. da la Schala fè pigliare dodcfe de
i mazori, e meiori de quelli eglicìani che era in campo con lui,
undo el fepe che i Padoani volia dar la Cita de Padoa al Con
Padova te de Golicia, e fi ghe la dè . E venne el Duxo de Aftroliche
fotto il (a) el Duxo de Carenza , e fò fatto e ferma tregua tra el di-
Goriiia' ^° ^'8* Mifser Cangrando e Padoani . E comenzò adi 10 de
Zenaro fina a 13 de Marzo tegnando e poffedando el ditto Si
gnor

(a) Cioè d' Auftria, c di Carintia . Da Matteo Villani, 1* Auftria è


detta Ofteric. Dante nel XXXII cauto dell'Inferno nella nona danza,
la dice Auftericch , cesi cantando .
Non fece al corfo fuo ti grojfo velo
•Il Da- D» Verno la Danaia * in Auftericch
nubio in I Tedefcbi Ofler- Reich la dicono principiando il nome con una O.
Auftria. io-vrapoftivi dui punti che fanno pron.iniiare una O di fuono ofeu-
io quafi come QV.
PARTE PRIMA. 6}
'gnor tutti i Cartelli del Padoan che lo haveva aquirtadi , falv»
che Baflan . Et in qnello anno Uguzon antedi&o fe morì a Vi
cenza adi primo de Novembre , e adi 3 difto fò portà a Ve*
rona e fò fepelido ai Frè Menori.
Di queflo Uguccione così fcrive M. Lodovico Domenicbi nella fu*
Storia Varia : 44 Uguccion della Faggiuola fu uomo terribile e vaio*
" rofo molto , e per la fua virtù fi fece Signore di due nobilijfime cit*
u tà in Tofcana , cioè di Pifa , e di Lucca . Co/lui aspirando a mag-
** giwe flato , fu a un tempo abboffato ed oppreffo dalla fortuna , per-
" che in un medeftmo giorno perdi quelle due città , e fuggendo tut-
" to sbigottito fenxa fermarfi in luogo alcuno fi raccolfe a Spinetta
" Malafpina Gibellino a Fofdenovo in Lunigiana. Quivi fianco dal*
" la fatica e quafi morto dal dolore, fi riebbe un poco ; ma poi te*
" mendo di peggio da coloro che lo prefeguitavano , fe n andò a Ve*
" rona a trovar Cane della Scala . Perciocché in quel tempo la cafa
" della Scala era ricetto di tutti i fuorufeiti , e degli uomini Illuftri .
'* Stette appreffo di Cane Uguccione in grande onore , e quivi fi ve-
" deva queflo vecchio grande e groffo ritenere ancora la crudeltà nel
■** fuo tirannico volto , come mirabile efempio di fortuna • che di così
u illuflre flato , dov egli era poco dianzi , in termine di me\ ora era
" rumato , e riufeito miferabile e degno di rifo . Perciocché alle mife-
" rie fue queflo avea aggiunto ancora la fortuna , che effendo egli
" difprezgato da molti , era trafitto da alcuni con acuti/fimi morfi.-
" ficcarne -avvenne tuta volta fra P altre , che ragionando/i -alla tavo-
** la di Cane de difonefli mangiatori , Uguccione ebbe a dire che ,
** quando egli era giovane , foleva mangiare a una cena due paja di
44 capponi graffi , altrettante ftarne , un quarto di dietro di capretto
44 arroflo, e un petto di vitella ripieno a lejfo. Allora Pietro Navo
44 uomo molto arguto diffe ; noi non ci meravigliamo punto , Uguccio*
44 ne, cti effendo giovane voi mangiafle tanto, poicli effendo vecchio,
" e con pochi denti v avete mangiato a un definar folo due città in*
44 fere. Perciocché s4*ra detto di quei giorni ; che Uguccione aveva
44 perduto lo flato ; che f' egli non avejfe voluto fornire il definare ,
44 affai per tempo farebbe potuto ritornare a Pifa ad acquetare il prin-
44 cipio del tumulto, che s 'era levato, e confervarfi amendue le cit*
44 tà falve.
L' anno 1310 adi 2,0 de Marzo el Signor Mifler Cangrando
da la Schala fi havo tutti i Cartelli del Trivifan che tegnia el
Conte de Golicia , e poi andò a Fadoa , e ftete lì a campo fin
a 16 d'Avofto , unde el venne el Duxo de Stroliche * , el Duxo » Lt,t,
de Carenza e metè in Padoa una gran quantità de Cavalli , e Auftri» .

04 CRONICA DI VERONA
fb contra el S*g. da là Schala e a le foe Zente , per sì fatto
Lo Scali- modo enei fò rotto el diòlo Signor e foa Zente e fone morti e
8er0 è préfi àfsai , fi chel Signor havo fadiga a tornare chel non fotte
Padovani. P1"^0» **1 c^e * Padoani corè al Bafancllo e a Monzelefo, e lì
ghe ftete a campo più de uno anno, li chel Signor bifognò che
refse pafe a' Padoani , e Trevifani .
* z«ggj L'anno 1321 del mefe de Luio Mifser Giberto da Coreza*
Correggio da Parma morì in Caftelnovo de Parmefana , el qual Mifser
Giberto era Cugnado de Mifser Albuin da la Schala . Et ia
quello anno i figioli del dicìo Mifser Giberto tornò a Parma.
L' anno 1324 adi 17 Zenaro in tei Cartello de Palazolo
de Breflana K> fatto uno Concilio tra i Signori de Lombardia ,
zoè el Sig. Mifser Cangrande de Verona, e quello de Mantoa,
e de Ferrara , c de Milan , e de li altri , quali la mazor par
te di Signori di Lombardia , de effer contra la Giefia de Ro
ma , e dè ordene de fare un Ponte fopra Pò a Piafenza , azò che
le Mercantie poteflè pafsare liberamente da Milan a Venezia .
L'anno 1325 adi 12 de Zenaro el Signor Mifser Cangrando
de la Schala, fenide le tregue tra lui e Padoani, e Trevifani,
andè a campo al Cartello de Brufaporcho, & havelo per tracìa-
do fa,fto per quelli da Vigazolo per pato fatto tra loro che le
guardie che guardava i ditti Caftell! lalvo lè per fone e l'arme
e podefse andar via feguràmente, e^fo adi 10 di Zenaro , e co
me el di£to Signor havo i di&i Cartelli el fè ruinar quello de
Gattello Brufaporcho, e brufar. Ih quello anno adi a di Fevraro Mif-
^fcr01'^: fer, Cechin da la Schala morì.
cendiato L' anno antediéìo adi 15 de Fevraro el Signor Mifser Can
tillo Sea- grando da la Schala con el fo exercito fe partì da Vicenza, e
'"g"0- andò a Lonigò e poi a Mòntagnana , e pafsò per Monzelefe,
e intrò in quello de Padoa , e tutto quello che trovò meffè a
ferro e fogo , e tornò fenza algun contratto . Et in quello an
no adi primo di Zugno el Signor fe mettere una daia de fol
cii 30 (a) per lira in la Cita eie Verona , e per lo Veronefo de
fora de Ioidi 15 (b) per lira.
L' anno fopraferitto adi primo d' Aprile el Sig. Miflcr Can
grande da la Schala con lo adiutorio di Veroneli dentro e de
fora comenzò a fortificar la Cità de Verona da la parte verfo
Vi-

(a) Li foMi 30 corrifponderebbero a L. 14- «3 moderne cor


retiti di foldi venti da danari dodeci l* uno •
(b) Li foldi 15 a Lire 7-6 circa fintili.
PARTE PRIMA. ó$
Vicenza , comenzando alla porta del Vefcovo fina a la porta
■de San Zorzo , zoè de foffe tanto , & quello fò per paura de
Duxi de Stroliche e de Carenza , i quali era aparechiadi a Pa«
doa , e a Trevifo per voler corer a Verona , & in tanto el
ft> fatto tra el Signor, e i Duxi predicai una buona tregua in
fina a Nadale, per la quale tregua i diti tornò indrieto de vo
lontà del dito Signor, e fopra la dita foffa fò fatto uno muro
da la Porta de lo Vefeovo fina alla Porta de San Zen in Mon
te e più oltra, e per i diti muro e foffe fò meno un'altra Da-
■ia in la Cità de Verona, e per lo Veronefe de 7 foldi (a) per
lira . Et in quello anno del raefe de Otoro el prefatto Signor
fe far compire el Muro de la Cità de Verona in verfo Man-
-toa « Breffa, < fò fatto 1500 perteghe de muro , e fò taxade
fedefe ducati (b) per pertega .
L' anno foprafcritto in Vicenza fò un gran fogo , che durò
due zorni, fi the el fe brusò la quarta parte de la Cità. El
Signor vegnando da Modena in adiutori© di Miflèr Paffarin da
Mantoa, Tubito cavalcò verfo Vicenza, e andando fe fentì ama-
iado, e fòbico tornò a Verona, -e fi fe me:è a letto e dubitof-
fc de morire , per la -qual cofa Mifser Federigo da la Schala
fe gran parole con i figioli che fò de Miller Album da la Scha-
ìa Topra el fatto de la Signoria de Verona, fiche oldando el Si
gnor quefte paróle el fe pigliar Mifser Federigo a i foi folda-
ii e fi fe fe render el Calle Ilo de Maran che el tegneva persi, Cartella
e fil fe minare zetar per terra , e fil fe ligar e meter in pre- di Mara-
fon adi -14 de Septembrio , e molti foi amili fò robadi -e dif- no quna-
fatri. d^ed.a
Oppreffo lo Scaligero da così grave infermità fece voto a Dio di ^i ruus*-
far edificare una Cbiefa in onore della Beata Vergine Maria , onde
ricuperata -la primiera falute, ed avendo permeffb -atli Padri Servi
ti a? introdurre la loro Religione m Verona , concedette loro alcune vec
chie -cafe nelle quali era ì" Immagine della Sant'tjfima Vergine , cV è
quella ora detta d'Ile Grazie , facendo fabbricare un pkciol Oratori»
nel luogo ove la detta Immagine prefentemente fi trova . I Padri
i poi

/a) I foldi 7corrifpondereT>bero in oggi a Lire 3-8 piccole di Venezia»


* (b) I Ducati 18, fecondo alcuni, corri fonderebbero a 16 Zecchini Vene-
li, o a L. 35» fintili . Mail Ducato., o Fiorino d'oro Veronefe era più greve
del Zecchino Veneto moderno di 4 grani., onde verrebbe ad efsere il fuo
moderno prezzo di L- 23-4, e fopra tal fondamento diremo , che le
1500 pe rtiche coftarono 556860 lire -piccole moderne 'Venete , che rile-
a L> il. Zecchini venticinque mila duecento fettanta tre circa.
66 CRONICA DI VERONA
poi diedero opera a fabbricare la Cbiefa e Convento , come dal Ma*
/cardo è dijlefamente nel Uh. IX alla pag. 214 narrato; e tnttoc-
che dalli Monaci di San Fermo Minore di Brà , a quali [aggetta
era la Cbiefa e Parrochia di Sani Andrea Apoftelo , foffe lor con-
traflato , fu nondimeno pronunciato a favore de" Serviti. Negli anni
prqjfimamente fsorfi fu da mede/imi Padri la Cbiefa alla forma ridotta
che oggi vediamo.
L'anno 1326 adi 9 de Luio li Ambafadori de Rè Ruberto,
e quelli del Papa venne a Verona, a fò alozadi in la Abbadia
de San Zen , e fb a parlamento con el Signor , e non fe potè
mai faver la cazon , ma Cubito «1 dì medeiimo el Signor fi an
dò verfo Mantoa , e fò a parlamento con Mantoani , Ferarefi ,
e Milanefi , e fò fatto quello confeio a S. Zen a Mozo Vero-
nefe.
Lodovico L'anno 1327 adi ultimo de Mazo Mifser Lodevigo Duxo de
ii Bavaio Baviera Imperador de Romani con la Imperatrice fò incoronà
coronato in Milan in la Chiefia de San£to Ambrosio de Corona de fcr-
Imperaio- ro ^ ajja quaje incoronation e folennità ghe fò quelli Signori ,
* L'&gi ^ e^ Marchefo de Monterà , el Sig. de Vercegi * , & i Signo-
Vercelli. ri de quefte Cita, zoè de Novara, Como, Pavia, e Cremona,
Lodi, Bergamo, Mantoa, Rezo, Ferrara, e molti altri de Ro
magna, e de Tofchana, e de la Marca d'Ancona, e de la Mar
ca Trivifana , e foghe in perfona el Signor Miflèr Cangrando
da la Schala Signor de Verona e de Vicenza, e menò con lui
dormile Cavali , e cinquecento fanti a piedi foi provilìonadi ben
armati , tutti a fue proprie fpefe e non a quelle de lo Impera-
tor nè d'altri Signori , e tegnia Corte bandia a foa polìa, e
per quello grande onor che el fe fe a quella ora lo Imperador
fil fe Vicario Imperiale e fi lo inveiti de Verona, de Vicenza,
& havo licenza el prefatto Signor da lo Imperador che'l podefse
fare un Ponte fopra Pò per mezo al Caftello de Oftegia , e feo-
dere el psffaid de l'acqua fegondo che faGa li altri Signori, ma
ci dito Signor non potè compir quefte cofe, perche el tempo
ghe mancò.
L'anno 1328 adi 7 de Zenaro Mifser lo Imperador predillo
fi fè l'intrada de Roma, & li Romani lo ricevete molto ma
gnificamente con grande onore. Adi 17 de Zenaro el fò inco
ronà de Corona a oro. Et in quello zorno lo Imperador fe Se-
nator de Roma Caltruzo Signor de Luca . Et in quello anno el
prefatto Imperador, con la Chiefia e con el Populo de Roma,
XXn à"- P"vo ^Pa Zuane Vigefimo fegondo, e fi elefle uno altro Papa
che
PARTE PRIMA. 67
che era de l'Ordene di Frà Menori, che fb chiatnà Papa Ni- Jf°J*
colò, e fi fe nove Gardenali. tifica 10' "
L'anno foprafcritto adi 16 Avofto Mi-fser Alvife ck Gonza- dal Bava,
ga , parente de Mifser PafliiTin di Bonaconfi Signor de Matuoa, ro .
le un traftado lui , & fbi figlioli , zoè Guido , Feltrin , e Filipon
da Gonzaga, con el Signor Mifser Cangrando da la Sehalà con
la fua zente, el dito Mifser Alvixe colle Mantoa in sì , & in- Luigi G6-
trò per li Ponti da i Molini, e fi amazò Milser Panari n , ezagaucci-
Miflfer Francefchin fuo fiol , e tutti de cafa fua , e fi fe fe Si- de ^J?0-
gnor de Mantoa, e del Mantoan in quello modo. s*inipa-'
L' anno antediéìo adi 10 de Septembro Mifser Marfilio da drouifce
Carara con molti foi amifi de Padoa , con quelli di Rodi da di Man-
Parma longamente ordinò, e trattò de voler dar Padoa al Si- tov* ■
gnor Mifser Cangrando da la Schala. Et el di feguente in Ge
nerale confilio fatto fui Palazzo delComun de Padoa con el Con-
fàlon del Comun apprefentado fu la Piazza de Padoa fò cridà Padova sì
el Signor Mifser Cangrando Signor de Padoa e del Padoan, e da all°
adi 28 de Septembro el ditto Sig. Mifser Cangrando da la Scha- ScahS«r0 -
la con grande alegreza tornò a Verona con gran Trionphi , e
fé con la man foa Quaranta Cavaleri a Speron d' oro, i quali
era de diverfe parti > ai quali faremo nome a tutti:
Mifser Martin fegondo da la Schala .
Mifser Alberto fegondo da la Schala.
Mifser Dinada da Nogarole .
Mifser Agnolo da Nogarole .
Mifser Nicolò da Nogarole.
Mifser Giacomo dal Vermo .
Mifser Lafranchin di Panizzi .
Mifser Bonaventura da Porcele.
Mifser Galexo da la Nichefola .
Mifser Marfilio da Carara.
Mifser Giacomo- da Carara.
Mifser Marfilio fecondo da Carara .
Mifser Marfilio terzo da Carara.
Mifser Obizo da Carara.
Mifser Alberto da Carara.
Mifser Tixo da Campo San Piero»
Mifser Duxio Buzacarin.
Mifser Zuane da Peraga.
Mifser Giacomo Scorvegno.
Mifser Alvife da Gonzaga da Mantoa»
1 z Mifser
6i CRONICA DI VERONA
Mifser Guielmo da Caftelhareho ..
Mifser Azo da Caftelbarcho .
Mifser Marche Brjun da Caftelbarcho.»
Mifser Raviza Rufchon da Como.
Mifser Alberto Soardo da Bergamo..
Mifser Ugolin da Seno.
Mifser Ribaldon da Novara
Mifser Francefco Cattaneo- da VerzelL*.
Mifser Bernardo Raouzi da Fiorenza..
Mifser Guerzo da Sutri da Fiorenza.
Mifser Cattaneo da Lendenara.
Mifser Nicolò^ Vivaro- da Vicenza..
Mifser Nicolò Fofcari da Venezia .
Mifser Zan Guelmo da. Bologna,
Mifser Aldrighettto di. Bongagi ..
Mifser Francefco filiolo del. prefatto Signor..
Mifser Fedrigo dei Cavagi de Verona .
Mifser Piero dal Vermo de Verona.
Mifser Federigo dei Fitati .
Mifser Azo da. la Nichefola ..
L'anno 132C». adi 2 de Luio el Sig. Mifser CaHgrandcw-da.Iac
Schala con la foa Zente d'arme con grande efercito andò a met--
ter Campo a Trevifo de. zà , e de là dal Siilo, e allozette in
lo Monaftero di Sancii Quaranta, con la fua Compagnia,. e fu-
bito fe far la fpianà atomo la Cita , e fe far i Ponti fopra ci
Trevigi fi Siilo azò fe potefTe panare de za , e de là a. fuo piazer & cosi,
rende allo per li Canali da Meftre. E firnilmente la Vocato da Noale con
Scaligero. [■ ajtrj Mazori de la Città de Trevifo, fi fe accordò,, e dette la
terra al dito Sig. Miller Cangiando adi 18 de Luio, e fe l'in-
trada de la Città magnificamente, e fò onorevolmente, accettado •
dal Popolo de Trevilò con grande alegreza. E in la dita.Cità
fe amalè per la grande fadiga che lui havia foftenuto per aver
la dita Terra, e adi 22 .del mefe di Luio de l'anno foprafcri t-
to in la fefta de la Magdalena el dito Sig. Mifser Cangiando
Can Gra- fi morì a fca morte naturale, e fò portà el fuo corpo honorc-
tnTre^ v°lmente a Verona tra dì , e notte non demoranda niente , e
pi " adi 24 del dito mefe el fò- fepelido in laxca de marmoro mol
to bella in Santa Maria Antiga de Verona con grande honore ,
fi che el dito Signor regnò in Signoria cerca anni defdoto, c
fi dominò tutte le Terre infraferipte nobiliflìmamente con gran
de alegreza de tutti.» foi Popoli,, zoè de Verona , Vicenza, Pa
dda,.
PARTE PRIMft. 69
éoi , Trevifo, Feltro , Cividalc , eòe Brefsa, e lafsè Signori de que-
fte Terre el Sig. Mifler Alberto ,. el Sig. Miffer Martin fegon- Alberto,
do fradelii, e figioli che fb de Mifser Alboin da la Schàla, e f,1**11^,
Nevodi del dito Sig. MflTer Cangrando da la Schala, perche el ,u v/roua.
non volfe che nifun de fot filioh fignorezafle Terra niffiina per
fuo honore.
Lodovico Dbmenichi nel mentovato fuo libro di Varia Ifloria, dì queflo
Signore così lafcìò ferino : u Degna di grandijfime lodi , e di molta hr*
" portanza è Fafluzja che non fi turba per paura; perche ciò è- di rado,
u e fi trova- in pochi majfimamente uomini da guerra . Perciò merita
M molta lode Cane della Scala , il quale era Signore di Verona , e dì
** Trivigi . Perciocché effendo egli per andare a tavola , ebbe una ter-
** ribil nuova ; come i Padovani con groffo eferctto erano entrati nel-
w le prime cafe di Trivigi , e perciò quella- città fi trovava in gran
u pericolo . Perche fen^a siigottirfi punto per quella nuova , fubito
prefe uno util configito per riparare al pericolo', nè fi curando al»
" trimenti per allora deftnare , fi mutò di panni, e montò fopra un
" ronzino-, e con urr folo e fedel compagno , con gran prefleiga giun-
" fé a Trivigi. Quivi tarmò-, e fopra un cavallo da guerra fi fece
" vedere a nimici ? prima eh' ejfi- penfaffero che foffe per venire . Con-
" fidandofì che dovéffe appunto avvenire quel eh1 avvenne, cioè ; che
** i nimici veggendolo, crede/fero che foffe venuto con' lui maggior nume-
u ro,o cheì7 tradimento foffe fatto doppio. Effendo dunque fpaventati;
a e avendo perduta la fperan%a della vittoria , la- quale pareva già
" loro d'avere in mano, e oltra ciò effindo' mejji in difordine per la
** venuta di tanto uomo , perciocché Cane fpinfe centra di loro , fi mi-
** fero in- rotta , ci loro Capitani furono fatti prigioni da Cane.
Queflo Signore non doveva effèr però molto da Trivigi difcoflo ; eforfè
ohe egli in qualche luogo di piacere del Trivigiano, quando il fatto di
fopra narrato accadde , per diporto fi tratteneva'.
L'anno antedetto adi 25 de Luio' el Sig. Mifser Alberto, el'
Sig. Mifser Martin fegondo fopraferitto in la la Piara al Capitel
lo de Verona a vofe de- popù'lo- fonò fatti Signori de la Città de
Verona e delle alfcré' Cìt'tàde •foprtdi&e e Rettóri di quelle, &
adi 17 del dicìo mrT<T de Luio el Sig. Mifser Alberto pTedi&ó
prrfonaliné'nte cava leò Torà, a torè le- regnude de le dite Terre^
e Cartelli di quelle-, e adi* 18 Avofto el tornò a Verona. E adi
1-7 de Sèptembro, el Sig. Mifser Martin, era piìi feorto-e favio,
e cauto a faver rezer la Signoria ,^avegna chel fotte più zovene,
fe partì da Verona , e andò a cor là tegnuda de tutte le Terre
fbpraftrhte, e Cartelli come radio parfe a lui per fua fegureza ..
L'anno
7o CRONICA DI VERONA
JL' anno fòprafcritto .alle fine del mefe de Dexembro Mìflbr
P^Ftolor Bartolamè , e Miflèr Ziliberto fradelli » e .fioli che fò de Miflèr
meo , .e .Qingrando da la Schala legitimi e naturali , fono accufadi che
ScaM^eW 1 traAava 1* "wrte dei ditti Signori , e la deftruzjon del ftado
machina- ^uo» P*r 1* 9iual CQfa * ^OQO Pr*u e imetudi in prefon , e -fb con
no contro dennati a ftar Tempre in prefon in vita foa , e fubito fò prefo
rfiAlber- Maeftro Francelco fuo Maiftro da la fcola, e fò condannado e
ft°ino Mj" fen^entiado a fir ftrafliaado per la Città in fino a le forche a
la Tomba , e li fb appicado per la gola*.
parino 1330 adi 8 de Zugno, et Sig. Miflèr Maflin fegon-
do da la Schala con ei fuo exercito e comitiva cavalcò in la Ri-
Vera 4e Breflaa.a , e hayo molti Cartelli de Breflàna infina aprel-
lb Breflà , e brusò e deftruxe molte Ville, e li (lece circa uno
mefe, e adi 2 Septerabro in quello anno el dito Signor con el
tuo exercito tornò in la dita Riviera e fi l'havo tutta in liber
tà , & havo Val de Sabia e molti altri luoghi chel non have
in pr^raa, & haveli in un mefe.
L' anno 1331 adi 17 de Novembro Miflèr Fra Tebaldo de
Morte Hi r.Qrdcoe de' Remitani & Vefcovo de Verona , vecchio de an-
Vefcovo °^ .nonanta morì de mal de Cataro, el quale era ftado Vefcova
diVerona. ^e Verona anni 36 * . E. adi %f del difto mefe fb eletto Vefcovo
de Veroo» Miflèr Frà Nicolò Abbate de Villanova , e ftete Vef
covo de Verona anni cinque , & mori de morte naturale .
NelF Ifioria MJ~. de' Frati Eremitani di S. Eufemia di Verona , (be
appo i mede/imi fi conferva del B.Teo&aJdo le feguenti paralefi leggo
no: * "Nacque Teobaldo Fanno di N. S. 1243 di onefli e buoni pam.
" reati , attefe agli fiudj dalla primiera fuo. età , e conqfciuta la falla*
" eia del mondo , entrò nella Religione *4&oJliuÌ4»a , e- vivendo con
" edificatone univerfale nel Menafiero predetto di Sani Eufemia ,
" cominciò a fentirfi e per mergo delle fue predicazioni , e per mezjp
" delle fue opere un'odore mirabile di fatuità; per il che effendo mor-
" to il Vefcovo Bonincontro , fu con acclamazione uuiverjale eletto
" Paflore Fanno 1107'. Nel qual carico no», tralafciande le confue-
" te operazjQHt , e fpeciahnente la carità fewnend» tutti gli fiati di
te perfané fecondo i loro bifogni, e nel medefima tempo attendendo a*
«1 aegozj gravijfirni , era riverito da ognuno , e fpecialmcnte da Can
Frqncefco. dalla. Scala Signor di Verona , che non determinava niu-
na cofa fenza il fuo configiiq . Del 1 3Q0 fu autor della fabbrica
M della Cbiefa e Manaflero delle Monache di S. Lucia , e nel mcdtfimo
U anno li 3 Luglio partì da Verona accompagnato da molti gentiluo
li mini e Prelati , ed ebbe con il confenfo 4* tutti i Principi d1 Ita*
PARTE PRIMA. 71
*' Ha , e fpecialmente del Pontefice ,. loco principale nella Dieta che fi
** fece inBologna , dove fi affaticò -molto per la grandetta della Cbiei
** fa ,-e per la concordia df Cattolici, per il che gli convenne F anno
** f*g***te 1311 paffar col Signor Can Francefco dalla Scala a Mi-
** latto per ittrovarfi alla incoronazione di Enrico Imperatore , appref-
*** fò del quale fu in tanta riverenza , che non dimandò grafia jche
** non gli foffe conce/fa, e fpczialmevttc ad iflanza fua furono di~
** chiavati Can Francefco ed Alboino Scaligeri , con tutti i loro
** difendenti , Vicarj Imperiali . Nafeendo poi le guerre per le far.
" tsmi ciff ancora non erano eflinte de Guelfi e Gibellini , atteri»
** </ruj gm 0£»w fpirito a mantener il popolo nel facrofanto rito Cat-
** M/iVo , erf cA^e ta/e </« D*# , cAr w<« parlava in pubblico ,
" c£t »»» commoveffe a lacrime gli afcoltanti , per duri e peccatori
u che fojjtro. Vanno I314 perfezionata la fabbrica della Cbiefa di
** Malfe/ìne di fuo ordine incominciata , andò con il detto Sig. Cane a'
" far la traslazione de* Corpi de Santi Benigno e Caro, quali avta in
" fomma divozione per effere Eremitani coni era lui, e datofi a ra-
" dottar materia per la fabbrica di Sani Eufemia , mentr era per
" farla cominciare, affatilo da lieve infermità di febbre l'anno 1331
« H decimo nono giorno , ovvero cerne altri vogliono il vigefimo fitti.
" mo di Novembre nella età di novanta ami morì . Fu da tutti
univerfalmente pianto, per aver governato 34 anni fantamente ,
" e fu feppdlito con grandi[fimo onore nella Cbiefa di San Stefa-
" no , avendo lafciato molte terre alti fuoi fratelli AgtjUnntni , fa*
" fie nella Villa di Monte Chia , parte delle quali ancora pe/fèdono.
" .f» queflo fanto Padre fecondo V opinione di Gio: Francefco Tin-
" primache foffe Vefcovo, Abbate de Santi Fermo e Rttftico, Chic
" in ^ae' tempi fuori delle mure di Verona,
L'anno 1331 adi 7 de Zugno ci Sig. MifTer Martin predicio
have la Cictà de Brefla per tra&ado la£lo per Cotadin di Be- Brefcìa ri-
chi, e per el Negro di Brufadi , e per quattro altri Cittadini torna fot-
de Brefla , con i fo'feguazi e amifi, la qual giera ribellà . E Mif- J,.° 1
fer MarGlio da Carara fò fatto Podeftà de breffa, a nome de l&erl'
diti Signori da la Schala, e fò dato licenza a parte Guelfa che
per tre dì i podefle tagiar a pezi parte Gibelina dentro e de
fora de Brefla , e quello fò per confeio de MifTer Marfilio fo
praferitto, & opeitr de MifTer Alberto Sig. fopraferitto, e così
in breve tempo tutti i Cartelli, e loghi de Breffàna venne a o-
bedientia del fopraferitto Sig. MifTer Martin da la Schala . Et
in quello anno adi 17 Zugno nafee Mifser Cangrando fecondo
da la Schala filiolo del dicto Miffer Martin fopraferitto.
L'an-
72 CRONICA DI VERONA
L'anno foprafcritto adi %$ Novembro i Segnori e Retori de*
Lombardia , zoè de Milan , Ferrara , Mantoa , - Verona fe liga
infieme d'effèr contra el Rè de Boemia, che tegnia molte ter-
re e Citcade in. Lombardia , e- così fe parti tra loro , zoè Ber
gamo, e Crema al SrgnAr de- Milan , Modena al Marchefo de
Ferrara, Rezo al Signor de Mantoa , Parma al Signor Miflèf
Madia da la Schala. E dimandando i'di&i Signori la liga eoa
Fiorentini , c con el Re Ruberto a deftruzion del Re de Boe
mia , e «osi fò fa&a e cridà e publicà in Verona prefente li
Ambafadoci del Rè Ruberto e de Fiorentini, e fò a le fine de
Marzo , e fubito i diti Signori deliberò che cadauno de loro
meteflc, e mantegniflè a Campo tre mille Cavalli, e due mille
Fanti (a).
L' anno 1333 adi primo de Aprile el Signor Mifler Martin
da la Schala con el fuo exercito e Cavalaria , cavalcò in fo-
oorfo del Signor Obizo da Ed Signor de' Ferrara , contra Mif-
fer Beltrame Gardinale de Odia Legato e Sig. de Bologna, e
de la Romagna, el qual' era a campo a Ferara & havea fatto
una Badia apreflò la Città de Ferrara , unde el prefatto Sign.
Mifler Madia da la Schala , con el di&o Marchcfe « con la zen-
te del Signor de Milan , e de Mantoa tutti adunati infieme , adi
14 del di&o mefe andò vedo la Cittì de Ferrara con le fue
fquadre ordinatamente in battaglia contri el difto Legato , che
era a campo a Ferrara per terra e per aqua, i diti Signori va-
lorofa mente andè, e ràquidando le terre, e forteze che l'havia
acquidate, e molti <di quelli iaimifi pigiando e amazando, tra
i-quali fò prefo el Conte d' Armignago e altri Zentilhomini af-
L'efercito f^i , i quali fono più de i5*>o prefoni, é fò metudi a bottin più
del Lega- de dormile Cavalli de li ih imifi , e altri affai defpogiadi e ro-
to Ponte- badi , e fò vendudo el boyin 14000 Ducati (b) , oltra quello che
to Vdi'f- ^ ^Gnato a certi Zentilnomeni della Compagnia del bottin , e
fatto m più Per molte cofe che fò vendute dai Soldati in Ferrara , che
vìc/àanza non fe potò" faver de certo che non è in numero,
de Ferra- L'anno

. (a) Gio: Bonifacio nel liVro IX della Storia Trivigjana ferive che ,
andato l'efeiciio della lega contra Modena , Carlo figliuolo del Redi
Boemia, eh' era rinullo con le fue genti in Parma, accompagnato da
Marili io , e Pietro de' Rofli , e da Manfredo Pio Modenefe , Te gli av
viò centra ', rimanendo vincitore , liberando Modena dall' attedio.
■Ma che Pavia, togliendoli all'obbedienza del Re, diedffi agli Scali
geri.
(b) Cioè in oggi quattordicimila fottecenio feiTantaquattro Zecchini
d* oto Veneti circa.
PARTE PRIMA; 73
L'anno foprafcritto adi 16 Avofto, Rè Carlo fìliolo del Re
de Boemia venne a Verona , e magnificamente fò acceptado dal
Sig. Miffer Martin da la Schala, e fò alozado in lo Vefcova--
do e fi ghe ftette due zorni , e quando el fe partè s el Signor
Miffer Maftin ghe donò molti Palafreni coverti de coverte de
pano d'oro e veludo belliflìme, & altri belliffimi doni affai. E
cavalchò fora de la poita de San Zorzo , & andè per Val
de Lagari verfo Trento , e fletè una notte in tei Cartello de
Avi . Et in quello anno adi 8 de Otoro Miffer Zuane Rè de
Boemia Padre del Re Carlo foprafcritto venne a Verona , e fò
aiozado in li Palazi proprj del Sig. Miffer Maftin , e magnifi
camente fò acceptado, e recevudo con gran Trionfi e fefte, e
li ghe donò el Sig. mcjlti Corferi groffi , e Palafreni coverti de
pano d'oro e veludi, e molti altri doni ghe fo fatti, e poi el
di feguente fe partì , e cavalchò per Val de Lagari verfo Tren*
te.
L'anno 1334 adi 10 de Zenaro el Sig. Miller Maftin da la
Schala, con el luo exercito , e con la liga de Signori de Mi-
lan, de Mantoa , de Ferrara fi mete a Campo a Brefcello de
Parmefana fopra Pò lonzi da Parma 10 milia , e fò fatto uno
Ponte a traverfo Pò, e fe impì le foflè da- Brefcello de Legname
e fò portà fora de Verona affai fornimenti , foghe e vi&uarie , e
altre cofe affai neceffarie per lo diéto Campo. Et in quello an
no adi 23 de Fevraro Miffer Hecìor de Panigo da Bologna, e
Miffer Gutifrè da Seffo da Rezo, e pia altri Zentilhomini che
era in lo Cartello da Corezo fui Rezan, con cerca cinquecen
to Cavali da Verona , & de quelli de la liga fi cavalchò per
andar adoffo al Signor Mifser Gailimberto da Fogian Signor Guilim-
de Rezo per robar el Pacfo , ma incontinente el dito Sig. de berta Si-
Rezo con la fua compagnia cavalchò contra -coftoro , e con pia- J^ore. di
fevoleze fi li ricevete tutti dentro de Rezo, e fi come foldati c*£,°'
de la liga ghe donò fu la Piaza de Rezo defe milla fiorini d'
oro (a), i quali fò metudi a bottin tra loro-.
L' anno foprafcritto adi 15 de Marzo , i Bolognefi corfe a Lega.
Bovolo contra Mifser Beltramo Cardinale, e Legato de Santa Pontificio
Chiefia e Signor de Bologna , e fil ferò in lo Cartel de Bolo- Scacciato
gna e fi l'alsediò, e adi 28 de Marzo li havo el dito Cartello d*'q°Ia'
e fò licentiado el dito Legato fora de Bologna con tutta la foa 2 6 '
K fa.

( a ) Cioè il moderno valore di diecimila cinquecento quaranta Tei


Zecchini Veneti .
74 CRONICA DI VERONA
famegia, e la roba fua a falvamento, e lui andò a Fiorenza e
lì fò acceptado honorevolmente , e poi andò a Pifa e lì liete
* t*ggi uno poco, e poi intrò in Mare e andò a Vignon *, e arivò
Avignone. ajj 2D- Aprile . Et in quello anno adi 4 de Dexembro, Papa
Zuane vigefimo fegondo li morì in Vignon , & in quello di e
ora fò uno gran terremoto fentido in Verona , e adi 20 di£lo
fò elecìo Papa Benedetto, e fò incoronado come vero Papa.
L'anno 1335 del mele de Zugno a le fine .del mexo in Tifo-
Io de fovra le aprefe uno gran lògo, che brusò tutto el legna-
Ponte me c Cafc , e brusi el Ponte novo che era de legname , e du-
nuovo eh' ro qUei fogo due zorni , e polla l'anno feguente lò fatto el di-
"o, ta- CO PontC ^ Preda-.
cencùato , L' anno foprafcritto adi primo de Luio i Zentilhomeni di
e rifatto Roffi da Parma fi dè la Cita de Parma, e de Luca al Signor
di Pietra . MiflTer Martin da la Schala con certi patti , e conditione fati
iTucTfo't- loro' Adi 7 de Ottoro el prefato Sig. Mifser Martin da la
te degli Schala fi intrò in Parma e fò molto ben e magnificamente acepta-
Scaligeri. do da i diti Roffi da Parma, li quali tegnia le diteCitade e man
dò a Luca Mifler Guielmo da Cavazo di Scanabechi per Capi-
tanio da Bologna . Et in quello anno adi 11 de Dexembro li
Ambafadori de Fiorentini venne a Verona dal Sig. Mifler Ma
rtin da la Scala ,';e fi ghe domandò Luca, e'1 Luchano libera
mente non eftando patti nè conventioni fatte frà loro , i qua
li non potè otegnir cofa alguna.
L' anno foprafcritto Mifler Carlo filiolo del Rè di Boemia
venne in Carenza (a), e a Trento per intrar in tegnuda de le
Terre che era del Duxo de Carenza , che era morto in quello
anno del mefo de Dexembro.
L' anno 1330» Mifler Marfilio Rolando, e Piero di Roffi da
Parma, ftando in Verona alla provifion del Sig. Mifler Martin
da la Schala , e dubitandole perche li era ftadi accufadi al Si
gnor per Mifler Azo da Coreza da Parma, che era fuo inimi
co dimando che i trattava la morte del Signor, undo per timo-
re fuzì da Verona , e andò a Venezia , fiche el Signor li tolfe
fubito i beni tutti di diti fuzidi del mefo di Marzo, e fono
tutti confifeadi a la Camera del diro Signor sì a Parma, come
de fora per tutto dove foflè trovado loro d'haver a fare.
Morto Nicolò Ve/covo gli fuccejfe Bartolomeo dalla Scala, ch'era
Abba

ca) Giovanni Villani la dice Chiarentana , oggi però, come in altro


luogo dicemmo , è volgarmente quella Provincia Carimia appellata.
PARTE PRIMA/ 75
di San Zeno e figliuolo fpurio di Giufeppe naturale di Alber
to primo . Ma poco vijfe nel Vescovato , mentre dopo un anno e dieci
me/i in circa , fu ammainato da Mi/lino Signor di Verona fopra la
porta del Ve/covato per falfa imputazione di Affo da Correggio fua
nemico , che avea dato ad intendere- a Ma/lino come Bartolomeo traU
tato aveffe di tradir la città a Luchino Vtfconti . Per tale ornici'
dio fu lo Scaligero i/comunicato da Benedetto XII, e interdetta la
città; ma Panno feguente 133? trasferito/! a" ordine del Pontefice
in Verona Gottifreddo Ve/covo di Mantova il dì 14 Novembre , e da'
ta pubblicamente 1' affolu%ione a Ma/lino , ribenedì la città , imponendo
allo Scaligero esborjare certa fumma di danaro , da e/fere a' poveri di-
/ìribuito , e che dovejfe inoltre per umiltà andare dalla porta di San
Felice in Monte, ciV era dove ora fi trova il Caflello , fino al Duomo
con una torcia in mano ; il che fu anche da Ma/lino efeguito , acccom.
pagliato da cento nobili tutti con torcie accefe nel? iflef/o modo .
L'anno foprafcritto adi ultimo de Mazo uno Fiorentino che
era Cartellano in lo Cartello della Mafia, per lo Rè de Boe
mia fi vendè el dito Cartello al Sig. Miller Martin da la Sella
la per 6000 Fiorini (a). Et quello anno adi primo de Zugno _
n j 1 j- c- 1 ? ni Pontre-
rtando el dito Signor con el luo exercito a campo a Poliremo- mojj {
lo infrà Parma, e Luca fi havo el dito Cartello da le guardie , potere d:'
a le quale el donò 4000 Fiorini d' oro , e falve 1' havero e le Scaligeri .
pedone .
L' anno antedito la Signoria di Venezia trovando una certa
cazon contra el Sig. Miflfer Martin da la Schala ghe rompè guer
ra e rompè patti , e conventione che li navette infieme e con
le Cita del Sig. e leva fubito tutte le Mercantie che 1' haveva
in le Terre del dito Signor, e mandole a Venezia falvo lo le
gname, ferro e vituaria, e fimile fe el Signor MilTer Martin,
e fubito fe refare uno Cartello de muro, e de foflè in lo deftret-
to de Padoa fu la Marina, el qual fe chiama el Cartello da le Cartello
Saline . delle Sa-
L'annno foprafcritto Fiorentini avifandofe come i podeva ha- J^'.e **^*
ver Luca fi proferfe al Sig. MilTer Martin da la Schala, de vo- dagli Sc«-
lerghe dare aoocoo fiorini d' oro (b), & el dito Sig. non volle ligeri.
far niente, fi che Fiorentini fe liga con Veneziani a morte, e
dertrution del dico Signor, e de le foe Terre, fi che adi primo
K * de

(3) 6317 Zecchini d'oro Veneti.


(b) Cioè il valore di trecento fcdicimil» .trecento frfsantaquattro
Z cechini d'oro Veneti cirea.
7<J CRONICA DI VERONA
de Zugno el dito Sig. fo cridato, e fò sbandito e puhlicato ef-
fer fuo inimico.
L' anno foprafcritto adi 4 de Avofto el Sig. MiflTer Alberto
da la Schala f'radello del dito Sig. Mifler Manin da la Schala,
Alberto con e^ fuo excrcito- metè campo ài CafteHode Guiderzo de Tre-
ottieneil vifana , el qual tegnia Veneziani, e fi l'havo e fi ghe prefe den-
Cailello tro Miffer Ghiardo da Camin, & altri Veneziani, e lì Io have,
1 Uderzo^ej qua]> exercito era ben fornito d' armadure da pe, e da Ca
vallo e vi&uaria, e tutto quello fafia de bifogno, & era più de
2000 Cavalli, e più de 5000 Fanti uiadi, tutti foldadi di ditti
Signori da la Schala.
L'anno foprafcritto Venetianr, c Fiorentini li fe Mifler Pie
ro di Roflì da Parma, fuo Capitanio Generale della Guerra, e
le adunò appreflò el Cartello da la Mota de Trevisana cerca
3000 Cavali , e 5000 Fanti ben armati, e rompe guerra a li
prefatti Signori da la Schala , e più volte fè de belli fatti d*
arme, e battalie infieme l'una parte r e l'altea e de belle fca-
ramuzae .
I Scali- L'anno 1337 adi 6 de Marzo Miflèr Guidino da Campo San-
donoPTri- Piero Padoano li dè eljCaftello de Treville che era de ditiSigno-
vigiemol- " ^a 1* Schala per traótado, e adi 12 de Marzo fina al princi-
ti altri pio de Mazo i diti Signori perdè tutto quello che tegnia de
luoghi. Veneziani zoè, Trevifo, Campofanpiero , Conegian , Rigonzon ,.
Afolo, Roman, San Zen, Vivaro, Meftro, e Setavallo-. Et in
Stuello anno adi & Luio Rè Carlo tolfe Cividale al Signor Mif-
er Martin fò per uno traftado, e adi ultimo de Avofto. el di
tto Re tolfe la Città de Feltro per afledio, & havo altre Ca-
ftella per tra£tado . Et in quello anno Mifler Marfilio da Cara-
ra ftando in Padoa occultamente menò uno traòìado con Vene
ziani, per v\ry ftrana e longa immagination , e tolfe certi man-
. gani (.t), eltó «ra in le Saline, e menoli a Padoa feguitando la
poterete' ^ente della Kga de VenetiaTii , e de Fiorentini . E adi 3 d' Avo-
Veneiia- fto i fò a la Porta del Corvo p*r MiflTer Marfilio da Carara , e
ni . fò averto el Ponte , e come i «Icengani fo in irà la porta fubito
corfe

(a) Quelle macchine non erano niente differenti dalie Baleftre, men
tre, ficcome quelle, fervivano a lanciar dardi , e pietre grandiflinie del
pefo di libre duecento, ed anche di duecento cinquanta, 0 più ancora.
Elle erano tirate e lafciate andare a fona di una corda , la quale con
violenza indietro ritornando gittava dardi e pietre di lontano nella
guifa delle moderne artiglierie.
PARTE PRIMA. 77
corfe le brigate de Miffer Marfilio che l'havea ordinato, e pi
giò le guardie del tra£tado,& havo la Cità, e tutti foldati e no
merà de Signori da la Schala che era in Padoa fono robadi , e
defpogiadi e prefi affai de li amiti di di£ti Signori , tra i quali
fo prefo el Signor Miffer Alberto predicìo, e altri de Verona Alberto
e fò menadi a Venezia e metudi in prefon , e fi ghe ftete alguni fatto pri-
mefi , e fò fatto Signor. Miffer Marfilio da Carara de Padoa, e gioniero
poi Miffer Piero di Rofli Capitanio della Liga . E adi 6 Avofto f^*/^'
cavalcò a Monzelefe e lì meffe campo, e ft> fatto uno bello fat- dova,
to d'arme e fcaramuza, unde uno Fanto da pe fi ferì Miffer
Piero di Rofli Capitanio con una lanza, per tal modo che fubi- Pietro
to caze morto, e fò porta a Venezia e fò fepelido in San Mar- Rofli uc-
co con grande honore, e fu metudo le foe arme e infegne in la ,,e,(
dita Giefia per più honore . a"»c a'
L'anno foprafcritto Miffer Guido da Coreza da Parma Capi- Monfeìi-
tanio in Breffa per lo Signor Miffer Martin, e Miffer Giberto fe.
da Fogian, Miffer Boneto da Malavefina de Verona, ftando lo- Guido da
ro Retori de Breffa per el dito Signor Miffer Martin , Azo Vif- Capitano"
conte Signor de Milan per traóìado facìo con certi traditori de a; Mafti-
Breffa adi 5 de Otoro con el fuo exercito intrò in Breffa e fi no in Bre-
I'havo & ottenela tutta falvo che el Cartello della Città . E adi .
Srimo de Dexembro Miffer Zentilo di Cripriani de Verona fi notere*^1
e el dito Cartello al dito Sig. de Milan, & in quella volta el Azio Vif-
Sig. Miller Martin da la Schala fi havo el Cartello de Pontevi- conce .
go, e havo moki altri Cartelli di Breffana.
L'anno 1338 adi 8 de Marzo Miffer Marfilio da Carara Si-
gnor de Padoa morì de morte naturale, e adi io de Marzo Mil
ler Ubertin da Carara fò fatto Signor Generale de Padoa. Et in
quello anno adi primo di Aprile li Ambafadori, e lo Legato da
Fiorenza , e li Signori de Lombardia con Venetiani fiando in
Venetia afermò, e fè liga infieme a morte e deftrution del Si
gnor Miffer Martin da la Schala , perche el non volea far pafe
con loro. E adi 11 de Avorto fe arendè el Cartello de Moncele-
fe a Venetiani . E adi primo Dexembro fe arendè la Rocha per
defecìo de vi£tuarie.
Gabriello Simeoni della prigionia dì Alberto nulla menzione facen
do , riferifee che , avendo Maflitto cacciati i Rojft di Parma , per tradi
mento prefo avea quella città con Feltro , Belluno e Ceneda già per
addietro fiate tolte dà Roffì al Re Giovanni di Boemia , e che Ma-
flino perciò infuperbito deliberò turbare lo fiato di Viniziani , e così
cominciato a fare fortezze e bacioni intorno a Petabubula , dette lot o
«tuff
78 CRONICA DI VERONA
caufa di collegarfi col Re di Boemia , e qua/i con tutte le Potenze eT
balia {tra le quali fu quella de Fiorentini) a d'anni fuoi : e così
fatto Generale della Imprefa Pietro RoJJi , a la deferitone in Vinegia
di quaranta mila uomini , fu per lui prima faccbeggiato tutto il con
tado de1 Luccbejì , / quali poco innanzi fi erano ribellati a Fioren
tini e datifi a" Signori dalla Scala , e gli flendardi di Ma/lino , che
Pietro avea prefi , flrafcinati per mtxgp Fiorenza ; dove mentre ebe
così vittoriofo metteva in ordine le genti che contribuivano nella leoa
i Fiorentini , Gherardo da Camino d' altra parte nel Frioli ufeito del
Caflello della Motta, e di notte- affatiti quei di Uder^o , s eragià iti
fignorito della terra, quantunque poi da Maflino fojfe recuperata .
Pietro Roflì trovando/! in quel me^ro già a Cbioggia con 1500 ca
valli, de" quali 800 aveano dato Fiorentini, 300 * Bolognefi , ed
Obizgone da Efle tutto il reflo , con pochi de fuoi fi trasferì a Vine
gia , dove prefo lo flendardo di S. Marco, e fatto Generale raffegnò
poi, fetida quelli di Cbioggia, 45 OO cavalli, con\6ooo fanti , oltre a
molti popoli del Frioli, ed Oltramontani che alla fama della nuova guer
ra, e per Podio che a Maflino portavano, vi erano concorfi volontariamen
te. Fatto quefio, e paffato il fiume Anaffo , conduffè F efercito né1 campi
Trivigiani , e paffato il fiume Brenta volfe in fuga Alberto fratello
di Maflino, che di Padova ufeito, era venuto ad incontrarlo. Indi
prefo Capodagere la riduffe infieme con Conegliano in potere de Vini-
%ianì . Nè qui fermando/i fottomife inoltre Mejlre , Trivigi , e Seraval-
le . Frattanto entrati in Lega co" Venizjani Lacchino Vifconte , e Filip
po Gonzaga , Maflino lafciando Alberto alla difefa di Padoa , fi vol
fe a guardar Verona , prefentito avendo che Lacchino , e Filippo iti
v erano per pigliarla . Ma alla venuta di lui quelli ritirati effendofi
ritornò a Padova , e di quivi fofe il campo a Bovolenta per impe
dire le vittovaglie che da Venezia venivano alRoJfi fpedite: Ma Pie
tro conofeendo che Maflino poco poteva durarla , non cercò di arruf
far/! con lui altrimente . In tanto rendtttefi Bergamo , e Brefcia a
Luccbino , Feltro al Re di Boemia , e Padova per me^p di Marfilio
Carrara ribellata/! avendo ricevuto il Rojfi, in modo, tale Maflino fi sbi
gottì , che fi riduffe a promettere Pefcbiera con Francefco fuo figliuolo
ed altri nobili giovani per oflaggi al Duca di Baviera fe gli dava
ajuto, la qual cofa prima promeffagli dal Duca e negatagli poi, lo
conduffè per difperato ad affediare Mcntecchio : nel qual luogo final
mente da Orlando Rojfi ( per la morte di Pietro fuo fratello fatto Ge
nerale de* Vini%iani) fu rotto e meffo in fuga. Rifatto/! poi nondime
no ritentò la battaglia un altra volta, e di nuovo fu vinto; ancora
la tetr^a rimettendo/i intorno all' Ifola di Longara , che da' Padovani
er.r.
PARTE PRIMA. 19
tra affittitala , con perdita di tutti i fuoi naviglj fu cacciato, e Men-
celife prefo per i Vinizjani , da quali fimilmente vicino a Efle ricevu
ta un'altra rotta con perdita di ZOO cava/li, e pofio faffedio a Vi
cenza , fu corretto finalmente a chiedere la pace , la quale in queflt
modo gli fojfe conceduta : che Feltro , Cividale di Belluno , e Ceneda
rimane(fero a Carlo figliuolo del Re Giovanni di Boemia, Bergamo ,
e Brefcia al Vifconte , Trivigi col contado , Caflelbaldo e Baffano a
Vinixiani col pajfo dell' Adice libero e ficuro per i Mercatanti ■ e fui
dominio di Lucca quattro Caflelli a Fiorentini ; poiché durante la guer
ra non avean efji altrimente quella città conquijlata . Simeoni Lib. IIL
L'anno 1330 adi io de Zenaro el Sig. Mifler Alberto da la
Schala, el qua! era in prefon a Venetia, e per infir de prefon
fè pacìi , e Capitoli con la liga per fi e per Martin fuo fradel-
lo, i quali pacìi li fò in quello modo zoì, che el dito Signor
Mifler Alberto debia liberalmente infir de prefon fenza alguna
altra tagia ne moietta , e che la Città de Trevifo debia eflere
de Venitiani fenza algun impazo cum el fuo dettretto, e che Pa-
doani debbia haver Baflan , e Cartel Baldo del deftretto de Pa«
doa , e che Fiorentini debia havere el Cartello de Pefla, e Bu«
zan , e Chiaravalle del diftretto de Luca . E così fò fatto bona
pafe tra la Liga, e li Signori da la Schala predicai, e fò deli-
berado de prefon el dicìo Signor Mifler Alberto. E adi 15 de
Fevraro el Sig. Mifler Martin da la Schala con molti Zentil-
homini e Cittadini de Verona ghe andò contra fina a Legna-
go per farghe grande honor e confolatione e fella , c così el
Signor dito venne a Verona con la dita Compagnia.
L'anno antedifto el Sig. Mifler Alberto da la Schala adi pri
mo Aprile cavalchò a Luca dove el non era ancora ftado mai,
e lì mefle in ordene la Terra zoè de Reéìori e Officiali, e
guardie, e poi tornò a Verona. Et in quello anno adi 20 de
Mazo el Sig. Mifler Alberto da la Schala cavalchò al Cartello
de Maroftega fui" Vefentin e fi ghe mete Campo con 1500 ca
valli, e 3000 Fanti , el qual Cartello Mifler Ificho da Calde-
nazo, traditor del fuo Signor fi lo havea tolto in fi, & rendet
te adi 5 de Zugno , e fò defignado in le man di Mifler Alber
to Guielmo da Caftelbarco a polla del Sig. Mifler Martin da' la
Schala .
L'anno fopraferitto adi 7 de Luio drè nona fe obfcurò el So
le per tal modo che fe havè opinion che fe perdefle de chiare-
za del Sole de le cento parti le l'ettanta .
L'anno 1340 adi 24 Otoro Balardin da la Nichefola * ve- » £ .
chio NoSaroIa.
8o CRONICA DI VERONA
chio de anni 70 mori de morte naturale el afsò uno flgiolo che
havea nome Cagnolo . E adi 20 de Novembro Mifler Vivaro
de Vivari da Vicenza per uno traétado fatto con el Sig. Mif-
fer Martin da la Schala andè, e fi intrò in tei Borgo del Ca
rtello de Roverè de Trento e lì fò morto da Alberto da Rai-
don de Campagna del Veronelb , el qual Alberto fò morto
fubito da li Famegi de Mifler Vivaro , e fimilraente Filiaxo
da Gardon che era in quello tra&ado fuzando fe anegò in l'A-
defe panando con uno Cavallo appretto a Sacco. Et in quello di
Can Si- natte Can Signoro figiolo de Mifler Martin da la Schala.
£nori0 L'anno 1341 adi 12 de Zenaro Mifler Cora de Boche e al-
°* " tri foi amili ghe fò tagia la tefta per comandamento de Mifler
J Luchin Vifconte de Milan , perche el fò accufado che i volea
dare Brefla al Sig. Mifler Martin predifto.
L'anno 1341 adi 2 Otoro el Signor Mifler Martin con la fua
zente, c con la zente de Fiorentini da una parte, e la zente dei
Pifani, e quella del Sig. de Milan da l'altra parte fi dè una grani
Fatto d' bataglia infieme appretto la Città de Lucha, in la quale battaglia
p™,e.tra era più de 5000 Cavalli, & più de 15000 Fanti, e Pifani havo
Fiorenti- v*&°r'a * quali era a campo a Lucha . Et era drento per Capi-
ri appref- tanio Mifler Giberto da Fogian da Rico per el Sig. Mifler Martin
fa Lucca, da la Schala, in la qual battaglia fò morto el dito Mifler Giberto,
V^ggafl la e fatto ]a dita battaglia una quantità de le zente de la fameglia
Gio-'vil- de Mifler Martin fe reduffe dentro da la Terra in guardia de quel*
Uni ali 1» e fò morto molte pedone e prelì , tra i quali fò prefo Guiel-
cap.n8 fi- mo da Fogian e Mifler Luchin dal Vermo, e Mifler Bonetto da
»o al 139. Malavelìna de Verona, e molti altri Zentilhomeni fenza i foldà
e alrra zente , e fò morto ancora Mifler Fregnan da Setto . I qua-
Lucca in li prefoni fò conduci in le preione de Pifa , fi che i Pifani ha-
P^fani. '* vo Lucha per attedio, e fame in quello anno,
Parma in L'anno 1343 Azo da Coreza da Parma per uno tracìado fa-
potere di 6I0 , & ordinado tolfe Parma al Sig. Mifler Martin da la Scha-
Azzoda ja> e cazo fora tutt{ [ f0idati e Recìori, e Officiali che era in
rreggio. parma per ej pr€fato Signor , e fi li robè , e defpogiò vicinamen
te tra i quali gera Mifler Piero dal Vermo, e Mifler Guielmo da
Fogia» con certi foi famegi de cafa , e fè morti più Cittadini de
Mura e- ^arma pattando per cò de Ponte, fi che quelli che venne a Vero-
retta da n« convenne vegnir per le terre de li amili del Sig. Mifler Martin.
Martino, L'anno 1345 el Sig. Mifser Martin da la Schala fi comenzò
1 Villa- ej fondamento del muro del Seragio da Villafranca comenzan-
. , lCKo~ °* a Menzo , e un;4u in fino a Nogarole.
!.. L'anno
PARTE PRIMA. 8r
"L'anno 1348 adi 25 de Zenaro fò un gran Teremoto sì
grando che non fi arecorda mai efscr dado uno fimilc, e fò el
dì de San Polo.
L'anno foprafcritto del mefe de Otoro el Sig. Mifser Martin
da la Schala maridò Madona Raina da la Schala fua forella al Regina

>W..,~ x-j )^ t
mento fexto. Et in quello anno el Signor Mifser Maftin da la conte
Schala adi 22 Novembro fe fpofare Mifser Cangrande fegondo Clemente
fùo figiolo Primogenito Madona Ixabetta figiola del Duxo Lo- y/c^°nte"
devigo de Baviera el qual era Imperador de Roma, de la qual Lifabetta.
dona Mifser Can Grando non have mai figiolo alguno- .figliuola
L* anno 1 35 1 el Signor Mifser Martin 4a la Schala morì a^elBav^~
fua morte naturale adi 3 de Zugno, & in tal dì che morì, in jjj 6
tal dì el nafcete, e fletè Signor più che anni 20, e lafsò detro.<jrail<u_
a lui cinque fìgioli legitimi , e fette baftardi e più figiole . Et Morte di
in quello dì medefimo «1 Sig. Mifser Alberto da la Schala fra- MafliuoIL
dello del dito Signor Mifser Maftin de fua propria -volontà, e
de volontà del Populo Je Verona fò ek£ti e publicadi per Si- CanGrsi*-
gnori de Verona, e de Vicenza Mifser Can Grando fegondo , ef^,^"
« Can Signore, & Mifser Polo Alboino fradelli , e figlioli che e paulo '
fò de Mifser Maftin fegondo da la Schala, el qual Signor del Alboino
1332, ftete Signor de Verona, e de Vicenza otto anni. Signori di
Circa quefli tempi veggendofi efponere tuttavìa in gran copia dai- ^<soaA '
le impudiche e crudeli madri i proprj parti loro fopra le vie, e ne'
io/chi; e quello eh' tra più inumano udendofi frequenti le uccifioni
di quegF innocenti , dicono <he per opera de' Prefidenti del Collegio
de Notari ed altri cittadini foffe ijìituito un luogo ad ufo di Of-
pitale, nel quale furono per alcun tempo caritativamente accolti ed
allevati . Ma indi a non molto pe 7 gran numero , non fendo
fiù capace qual luogo , Taddea da Carrara vedova del Signor Ma
ftin Il dalla Scala fece dono del fuo proprio palalo a quejìi fan
ciulli, che è quello ove ora è la S*nta Cafa di Pietà; dove pure fu
esercitata opera così pia ; ma dopo che la città venne fitto la Signo
ria diVinegia, effendo fiato affegnato qtteflo palazzo per abitazione de*
■Camerlingbi , fu uopo trafportare V ofpizjo nel Palazzo dell' Aquila^
uve ora è Pofieria detta delle due Torri rimpetto alla pianga della
Cotefa di S. Anafiafia ; il qual palazzo fu prima di Alberto dalla
Scala. Ivi fletterò fino all' anno 14.16 nel quale per conceffìone del
Principe .ritornarono nel Jjalaz^p delia Carrarefe , ove fi trovano tut-
L Xavi*
8i CRONICA DI VERONA
tavia. Ed il palalo del" Aquila fu venduto, ed iuve/}ito il ritrite
in tanti beni a beneficio di quei figliuoli , ed alcuni infermi che non
hanno il modo di far/i curare a proprie ffefe .
L'anno 1352 adi 3 Septembro el Signor Mifser Alberto da
Morteci laSchala predico fi morì a Tua morte naturale, e nafsè del 130^,
Alberto e non iaJ-S0 fl?ii0i0 nefsun, e vivete e morì in srande nratia &
Scaligero- j i r» i j ir & &
6 amore del Populo de Verona.
CanGran- L'anno 1354 el Signor Mifser Can Orando predico fi volle la
de efclude Signoria per fe fo!o, e non volfe mai che foi fradelli haveflc
da'iu's/ ^Derta alguna m la Signoria de Verona , nè de Vicenza . E adi
«nona di 3 Fevraro el fe partì da Verona , & andò a folazo in Alemagna
Verona . da i Parenti a Bolzan (a) e menò con lui el Signor Mifser Can
-Signore fuo fradello e molti Zentilhomini , e Cittadini de Vero
na de i mazori, e così de Vicenza. E lafsò in Verona Mifser
Azo da Coreza da Parma in fuo logo Tenente. El qual Mifser
Azo come parie a lui per inftigation -e conlìglio trattò con quelli
Fregnano de Gonzaga Signori de Mantoa a polla de Mifser Fregnan da la
dalla Sca- Schala fradello naturale del dico Signor Mifser Can Orando fi
ìa a'can" to^e m 51 la Signoria de Verona, e li fe fé Signor, e fi cazò fora
Grande e ^e Verona tutti i foldati del Signor Mifser Can Grando, e tolfe
prende la in Verona el Signor de Mantoa in perfona , e i foi foldati e Cit-
Signoria ladini de Mantoa afsai, fi che él Fregnan fi fe Signor de Verona
diVeroua. tanto e non <]e Vicenza, e corno el Signor Mifser Can Grando
lenti la novella fubito fe partì d' Alemagna e venne a Vicenza ,
Giovanni cne fe tegnia al fuo Nome per Mifser Zuano da la Schala che
Scaligero. era na£Urale (Je Ja Cafa da la Schala , che era lì per Rettore ,
e fubito fe adunò certi Cavalli, e Fanti in Vicenza quelli che
potè haver; e così dal Signor de Padoa , e da Venetiani e de
quelli de Verona, che era fuzidi fora da la porta de San Ma
ximo, & era andati a trovar el diéìo Signor , e così el dicìo
Signor Miffer Can Grando venne a Verona con quella compa
gnia & aprelèntoffè alla Porta del Campo Marzo, el dì feguen-
te che fò el dì de Carnovale l'entrò dentro da la dita Porta e
lì fb a l'incontro con Miffer lo Fregnan, e lì fò fato fatti d'
arme in fina aprefio al Ponte da le Nave , e lì fasforzò le bri
gate e fò a le mane , per tal modo che el dito Miffer lo Fre-
Mortedi gnan fò butado , e cazado in l'Adexe con tutto ci Cavallo a
Fregnano. iuria e fi s' anego, e fò tolto fora de l'acqua e lì iopra el Pon
te

(a) Cioè a ritrovare il Marchcfe di Brandemburgo ch'era Conte del


Tirolo. Filippo Villani Ift. X[ eap. 7I.
PARTE PRIMA. 83-
te IV apreflò fò morto Miffer Polo da la Mirandola , che era fa
to Podelìà de Verona per el dito Fregnan , e a quefto modo el
dito Signor Miflèr Can Grando da la Schala fi recovrè la Cit
tà di Verona, ma ftando la cofa così Mifser Barnabò Vifcon-
te Signor de Milan venne aprefent3rfe a la Porta de San Ma
ximo con 500 barbute (a), e fi là combattea, ma fubito come
el fenù che el Signor era venuto per la Porta del Campo Mar
zo quietamente le ne andè e tornò indietro, e non fi potè mai
faver la cazon perchè l'era venuto. E poi el dì Tegnente, zoè
el primo dì de Quarefima fu la Piaza apreffo el Capitello fò a- Fragnano
pichado el corpo del dicìo Fregnan , e Miffer Polo Albuin da c0' àiver&
la Schala, e de tutti li altri infraferipti zoè , Miffer Alberto da g^jf",
Monte Falcon, Zuane di Cancerari e quattro foi fioli, Maftro taccatifo-
Jacomo da Padoa Fixico, Maftro Giberto Ceroicho, Jacomo da praief0r-
Porzillo, Cora da Ilaxi, Zanetto fradello del Fregnan da par- che •
te de Mare , Tebaldo da Camin , Gregorio , e Geronimo foi
fioli, Polo Parelio, Jacomo Notar di Solde , Piero di Garna-
rij, Uberton da le Lamere, Bozolo Contenftabile de Fanti da
pè , Celeflin dal Bovo , Zero da Parma , Nicolò da la Barba ,
due figioli di Miffer Rigazolo da Lendenara . E poi per la ter
ra ne lò trovati affai per la terra morti tra i quali fò trova-
di quelli zoè : Miffer Piero dal Vermo , Miffer Zuan da Sumo-
riva , Miffer Bonlìgnorio de Brà , Zuane da Montagna , Prono
de Lunexana, Cavedale de--- E tutti quelli
tono depenti in fua propria figura , e forma fui Palazo del
Coniun de Verona per traditori de! Signor Miffer Can Gran
do da la Schala , e fò confifeadi tutti i foi beni alla Camera
del Signor predióto , e molti altri fò polli in prefon e conden-
nati a ftar in vita. E alora Miller Fcltrin da Gonzaga Sbnor
de Mantoa con doi foi filioli , e certi Zentilhomeni de Man-
toa , e altri Mantoani che erano venudi in foccorfo del ditto
Fregnan, fò prexi e mctudi in prefon in Verona, e paffando al-
guni di i fono fcoffi per danari tutti, e fò una gran quantità,
e fono laffadi de prefon, e paffando alguni zorni el Signor Mif-
fer lo Màrchexo de Brandenborgo Cugnado del dicìo Sig. Can
Grando con una certa quantità de Cavalli venne a Verona in
fervitio del ditto Signor Miffer Can Grando, con una intcntion
de farne vendeta de la offefa che era ftada fatta al ditto fuo
Cugnado, e fpecialmente contro ci Signor de Manto?.; ma ve.
L. z dendo

(a) Cioè gente amata «li ferro con una celata in tefu ■
84 CRONICA DI VERONA
dendo che non podea far niente , el fe partì molto corezà (a},
e difdegnà fi che Mantoa fcampò la furia»
Mattea Villani nel libro III delle fuc Croniche racconta il fatto dr
Tregnano in certa differente maniera , che ci piace qui regiftrare .
" Chi potrebbe, fcrive egli , esplicare le- feduzjoni, gli inganni e i
" tradimenti , che i Tiranni; pofponendo ogni carità , parentado , ont-
A^biiion " re; pendano, ordinano, e fanno per ambizione di Signoria? Certo
4 r^?nlre u tanti fono i modi , quanti i loro penfieri , ficchè ogni penna ver-
* C°icfo><:* " re^e ftracca . Tuttavia per quello che ora ci occorre , cofa firana
" e notevole , ci sformeremo di mojìrare la viluppata verità di diverfi
" tradimenti , e ftioi effetti. Narrato avemo paco dinanzi, come la
" lega de" Vtnizjani con. gli altri Signori Lombardi era giurata e fer-
" ma contro al Signore di Milano » Ejfenda il Signore di Mantova de1
M piti, avvifati Tiranni di Lombardia vicino alf Arcivefcavo di Mi--
u lana. L' Arcivefcavo con i:\duflriafe fuajìoni e con grandi promeffe-
** il moffe a farlo trattare di tradire Meffer Gran Cane Signore di
** Verona, e di Vicenza, con cui egli era in lega.. Ed egli, per accat—
" tare la henivslenzja dello Arcivefcovo , dimenticato il beneficio rice-
" vitto da quelli della. Scala , che l' avieno fatto Signore di Mantova ,
** diede opera alfatto, e non fenza fperanza da operare per fe , fe la for-
u tuna canduceffe la cofa ov era la fua immaginazione . E perà cono-
" feendo egli Meffer Frignano figliuola baflardo di Meffer Maflino
u uomo prò e ardito d'arme, e di grande animo, accetto nel cofpetto
" del fratello fuo Signore, e amato dal popolo di Verona e di Vicenza,
" vago di Signoria , trattò con lai farlo Signore di Verona con fuo
u configlio-, e con la fua forza , e del Signore di Milano . Queflo fter-
" pone, tornando alla fua natura fenza fede, o fraternale carità, dì
" prefente. intefe al tradimento del fr ittilo ; e col Signore di Manto-
" va ordinarono il modo eh' egli aveffe a tenere , e la ajuto della gen-
" te eh' egli avrebbe da lui. Iti quejla tempo avvenne che 7 Gu»
" Cane andò a parlamentare col Mxrchefe di Eràndinborgo fuo Suo-
«... Q^iil » cero * per li fatti della Lega . Ed il fratello baflardo era cognato
prende " ^ S'gltore di Cajìello Barco eh' era ai confini del' cammino onde
sbaglio " il Gran Cane dovea pajfare . Coflui avvijata da Meffer Frignano
perche il " mife uno agguato per uccidere il Gran Cane , ma feoperto F ag-
Marchefe u gUat0 pafsò fenza impedimento. Come Me(fer Frignano, avea ardi-
eraCogna- t{ a yerona tornarono novelle come il Gran Cane era flato mor-
non Suoc- *« > *M tnnanzj che la novella ventffe, Meffer Frignano avea man-
cero Hello " dati fuori di Verona tutti i Cavalieri faldati : falvo coloro di cui fi
Scaligerg • « era

(a) Corucciato e fdeguato.


PARTE PRIMA. 85
" era fidato , e che con lui s' intefero al tradimento . E pubblicata la
" novella in Verona come il Gran Cane loro Signore era Jlato morto .
** // traditore con gran pianto fece incontanente , addì XVII di Febbra- \
K jo del detto anno , ragunare il popolo . E a uno Giudice , cui egli
" avea informato, fece proporre in parlamento , come il loro Signore
" era morto; e che '/ comune di Verona rimanea in gran pencolo ,
" fenza capo, avendo a vicino uno così polente Signore, com era
" V Mrrivefcovo di Milano. E aggiunfe che a lui parea che Mefjer
" Frignano prendere il loro governamelo . Il Traditore cV era pre-
** /ente fenzl attendere eh* altri fi levaffe a parlamentare , 0 che altra
" Miberazjone fi facejfe , fi levò fitfo e diffe che così prendeva ed ac-
" cettava la Signoria . E montato a cavallo con le mafnade ebe v e-
" rano , corfe la terra , gridando muojano le gabelle . E fece ardere i
" libri e gli atti della Corte , e ruppono le prigioni . E di fubito il
** Signore di Mantova vi mandò Mejj'er Feltrino, e Meffer Federico,
" e Meffer Guglielmo fuo figliuolo, e Meffer Ugolino da Gonzaga, tut-
u ti de Signori di Mantova con 300 Cavalieri. Il Signore di Fer-
" rara ingannato del tradimento vi mandò Meffer Dodazjo con 200
" Cavalieri. Ma innanzi che tutti v entraffono , il Capitano con la
" maggior parte di loro per contramandato fi tornarono a dietro feo-
" perto l' inganno . Meffer Frignano ricevuta quefla gente d'arme , v
" accolti certi cittadini che V feguirono , da capo corfe la terra .* *
" cittadini non fi moffono . Ed egli s' entrò nel palagio della abttazjo-
*' ne del Signore . Meffer Azjp da Correggio eh' era in Verona fe «'
" ufcì non con buona fama . Le guardie furono pofle alle porte, e la
" terra s, acquetò, e Meffer Frignano ut fu Signore ; La qual Signo-
" ria il Signore di Mantova per ingegno , e quello di Milano per in-
** gegno e per forza fi credette cattino avere , come feguendo appreffo

*' "
divtferemo.
Il Signore di Mantova avendo in Verona quattro fra figliuoli e
u congiunti con goo Cavalieri , procacciava di mettervene anche per
" ejfervi più forte che Meffer Frignano , a intensione di tradire lui ,
** e recare a fe la Signoria, ma non gli potè venire fatto , perocché fen-
" tendo che /' Afrivefcovo di Milano , che. vegghiava a quefìo effetto ,
" mandava Meffer Bernabò Cognato del Gran Cane a Verona con due
" mila Cavalieri, temette di fe ; e non ebbe ardire di sfornire Man-
«' tova di Cavalieri . E così per la non penfata perdè quello che avea
" proveduto lungo tempo . La novella del gran foccorfo che venia da
** Milano , e dello apparecchiamento di quello di Mantova fentito a
** Verona , generò fofpetto a Meffer Frignano , e a' cittadini della ctt-
«' tà . E però prefono P arme , e rafforzarono le guardi* , e flettono m
M più
U, CRONICA DI VERONA
v /"** guardia : Onde i Signori che v erano di Mantova non vidoito>
** molto da fornire loro corrotta intensione . E però fi flettono meflran-
" dofi fedeli a Mejfer Frignano , e alla guardia della Città . In que-
" fio flante Mejfer Bernabò con due mila barbute e gran popolo giun-
" fe a Verona moflrando di volere ricoverare la Signoria di Verotta
" al Cognato. Credendo, con quefto , trare a fe gli animi de* cittadini;
" e credendo eòe i Mantovani che avieno moffa quefla novità , ad / -
" Jlanza del? Arcivefcovo, F ahaffeno entrare nella, terra. E però fi
* Jlrinfe infino alle porte; e. domandava l'entrata, la quale gli fu
*' negata , e non vedendo, che dentro alcuno gli rifpondeffe , cominciò
" a combatterla , ma vedendo il fuo ajfaho tornare in vano: e fen-
" tendo la tornata di Mejfer Gran Cane della Magna fi partì del pae-
" fe, e tornofft a Milano malcontento de' Signori di Mantova , ed egli-
" no peggio contenti dello Arcivefcovo , che avea feoncio il loro fra-
11 tello .per quella cavalcata , come poco appreffo dimojlrarono in ope-
u r.i catana parte fecondoebe feguendo dimoflreremo .
" Quando Mefser Gran Cane cavalcava al Marchefe di Brandin-
*Giov*n _ " borgo avea con feco il fratello* , e fofpicando di novità , quando
ni Mez- " fentì l'agnato del Signore di Caftelbarco , rimandò il fratello a die-
" tro, il quale venendo nel paefe , fentì come Mejfer Frignano avea
" rubellato Verona , e però fe ne', andò in Vicenza , la novella corfe a
M Mejfer Gran Cane. E vennegli , efeudo egli col Marcbefe , e tur-
" bato r uno , e l'altro. Il Marcbefe francamente il confortò , offeren-
M f/og/» tutta, la fua pofsa in racquijlan Verona, ma perche lo indu-
" d cote/i ro/è conobbe pericolo , di prefente il fece montare a ca-
" vallo . £ apparecchiatogli di Jubito cento barbute delle fue , e con
" la gente eh' egli avea da fe , fenza foggiamo , cavalcando il dì e la
* notte fe ne venne a Vicenza , e là trovò ti fratello , . e trovovvi
" Mefser Manno Donati di Firenzi Capitano di zoo Cavalieri, che
" il Signore di Padova aveva mandati, in fuo ajuto. E trovowi del-
" la gente del Marchefc di Ferrara, e fommofso il popolo di Vicen-
" za a cotanto juo bifogno y grande parte ne menò con. feco . E la
*' notte medefima , con feicento barbute , e col popolo di Vicenza fe ttc
*' venne a Verona . E in fui mattino lafciò la flrada , e attraverfan-
44 do pe' campi, entrò in Campo Marzio, eh' è fuori della Città ivi
n prefso , murato intorno, e rijfonde a una. picciola porta della Città,
u la quale meno che altra porta fi folea guardare , e quivi s' affermò
41 Mefs. Gran Cane, e mandò innanzi uno Giovanni dell' Ifcbia (a)
" di

Oggi .iuefta Famiglia in Verona chiamali volgarmente da Lif-


PARTE PRIMA. 87
u di Firenze la notte , che procacciaffe tT entrare in Verona , e facefst
" fentire a' confidenti cittadini di Mefs. Gran Cane coni egli era di
44 fuori in Campo Marcio, e accompagno/Io d'vno confidente Tedefco-,
'* Cofloro non avendo altra via , fi mifono a notare co* cavalli per
" lo Adice per venire in fra la Città ove mancava il muro . In que-
44 fio notare il Tedefco poco deftro del fervtgio dell' acqua , vi rimafe
" affogato. Giovanni delF Ifchia entrò nella terra, e andò informa»'
44 do , e fommovendo gli amici di Mtfs. Gran Cane , avifandogli co-
44 me ave[fino a venire a quella porta in fuo favore . I quali ferttendo
M ivi fuori il loro Signore , la mattina vennono con le feuri alla por-
" *" ■> e fptZgaronla . Nondimeno le guardie , eh" erano fopi effa ,
" con le pietre e con le baleflre da alto francamente la difendevano
44 sì , che -non vi lafciarono entrare alcuno . Intanto il traditore Meft.
44 Frignano emendo in follecita guardia del fratello , e ancora di Mef-
44 fer Bernabò che il dì innanzi F aveva afsalito co fuoi Cavalieri ,
11 cavalcava (F intorno alla terra . E la mattina era montato 'in certa
" parte , onde potea vedere di fuori , e guardava fe Mefser Gran Ca~
" ne veniffe ; che già non fapea che fofie coti di prefso ; e guardan
ti do verfo Campo Marcio vide la porta piccola di Verona aperta . E
w dicendo, noi fiamo traditi,j"rancamente traffe con la gente fua itt
44 verfo quella porta per difendere F entrata ; ma innanzi che vi
" &ugnefse » Gran Cane s era tratto innanzi alla porta. E tratta-
44 fi la barbuta e fattofi conofeere a coloro che la guardavano , di-
44 cendo io vedrò chi faranno coloro , che mi contradiranno V ett-
u tratta della mia terra ; e conofeiuto da loro , incontanente gli fecio-
" no r.verenxia : e lafciarono entrare lui e la fua gente fcn%a con-
44 traflo . E foprawenendo Mefser Frignano ti trovò entrato nella
44 città con la maggiore parte della gente, e avvifatelo [che bene ti
44 conofeeva ) nella piovra dentro della porta , fi diriigò verfo lui per
44 fedirlo con la lancia di pofia , e tentare F ultima fortuna : ma già
u era cominciato Fafsalto tra i cavalieri di catuna parte afpro e far-
" te . Sì che -vedendo uno Cavaliere di quelli di Mefser Gran Cane
" trwfso con la lancia Mefser Frignano abbafsata verfo il fuo Signore,
** egli fi dirhgò per traverfo ; e con la lancia il percofse nella guan-
" eia delF elmo per tale forza , come fortuna volle , che F abbatti del
** cavallo a terra . Mefser Giovanni chiamato Me?afcala , vedendo
44 Mefser Frignano abbattuto del deflriere , fcefe del fuo cavallo e
44 difse , che che fe ne avvegna di Verona tu morrai per le mie mani ,
44 e cor/egli addcjfo, e con uno coltello gli fegò le vene , e lafciollo mor-
44 to in terra.
44 Et in quello baratto fu morto con lui Mefser Polo della Miran-
44 dola%
83 CRONICA DI VERONA
'* dola , e Meffer Bonfignore d? Ibra grandi Coniflaboli . E morti co-»
** fioro , F altra gente ruppe , e affai ve ne furono morti fuggendo —
a Le porte della Città erano ferrate , e i cittadini fentendo il loro Si-
u gnore dentro tutti tennero con lui : e però i forejlieri che v erano
" furono prefi , e raffegnati a Meffer Gran Cane . Il quale per la fuat
w follecita tornata , felicemente racquiflò Verona , e uccifé i tradito-
** ri. Che fé al fatto aveffe meffo indugio , non\la racquiflava in lun-
a go tempo , o per avventura non mai , fe fi veniva provedendo alla
u difefa lo flerpone ; e queflo avvenne il dì di Carnafciale atti XXV
u di Febrajo F anno 1353.
" Meffer Gran Cane avendo racquiflata Verona avventurofamente ,
** fi fece apprefentare i prigioni ; e diligentemente volle invejligare la
" verità, come i cittadini avieno conjentito al traditore . E udito la
U fagacità dello inganno; comportò dolcemente F errore del popolo: E
" addrixzato f ordine al governamelo della Città , fece impiccare in
** fu la piazza di mexgp il mercato di Verona il corpo di Meffer Fri-
u gnano , e ventiquattro caporali partefici al tradimento del fratello .
" De1 quali fu Giovannino Canovaro Cittadino grande di Verona , con
" quattro fuoi figliuoli , e Albuin* della Scala fuo conforto, e Meffer
u Alberto -di Monfalcone grandi Conefì abolì , e Giannotto fratello di
" Madre di Meffer Frignano , e due figliuoli di Tebaldo da Camino ,
" e dite Medici del Signore della Scala , e il Notajo della condotta ,
** e altri Ufficiali infino al numero fopradetto. A prigione ritenne Mef-
" fer Feltrino di Mantova, e Meffer Ugolino, e Meffer Guiglielma fuoi
u .figl'uoli > e Meffer Federico fuo fratello , e Pietro Ernai di Firenze ,
" il quale era fatto Podefìà di Verona per Meffer Frignano, il quale
** fi ricomperò per non effere impiccato Fiorini diecimila a" oro ( a ) .
u Guidetto Guidetti fi ricomperò per fìmile cagione Fiorini addecimila
M d'ore (b). Meffer Giovanni da Somariva, e Tebaldo da Camino rima-
" fono prigioni, e a' cavalieri faldati tolfe Farmi e cavalli, e fece-
** li giurare di non effere mai contro a lui , e lafciolli andare . A co-
K loro che più fingularmente F aiutarono in queflo fatto , come fu, ,
* Meffer Manno Donati , e quelli tdelF Ifcbia , e quelli di Boccuccio de*
u Buerì tutti cittadini di Firenze che adoperarono gran cofa in fui
u fatto , provide di poffejjioni de* traditori , e molti altri ebbouo gra-
u v^ie da lui , cittadini e forejlieri . E rimafo libero Signore come di
** prima , aontato contro al Signore di Mantova, avuto gente d'ar.
" me

(a) II valore di di-cimila cinquecento quaranta fei Zecchini d'oro


Veneti -
(b) Zecchini 11655 circa fimili •
■PARTE PRIMA. i9
" me dal Marcbefe di Brandinborgo , cavalchiti fui Mantovano, e rup-
«* pe la lega, e diffimulava trattato a" allegarfi colf Arcivescovo di
'* Milano , in fino cbt le cofe fi riduffono a concordia , per follecita
M operazione de Vinizjani, come al fuo tempo innanzi raccontarono.
Mofcardo racconta , che Can Grande con P ajuto del Signor di Pa
dova venuto Tjerfo Verona fi fermò in Campo Marzio , fuori della cit
tà verfo la porta detta di Campo Marzio , e// è quella che ora fi ve
de vicina air Adiee dove fi tira la catena . Circa Favvifo portato da
Giovanni da Lifca in Verona , conviene tol Villani; ma nel refio, fé-
guendo il Saraina , così il cafo racconta .
" Entrò il Sig. Cane , e ridotte le genti in battaglia incominciarono
" a marchiare verfo la città , quando Fregnano , che tardi j' era av-
" veduto del fatto , corfe con Je fue genti ad incontrarlo , dove ora è
" la Chiefa della Vittoria, e quivi -diede principio ad una crudeli/fi*
u ma battaglia , che andava feguitando fopra la riva delP Adice fino
" apprejfo.il Ponte delle Navi. Il Sig. Cane can grande ardire combat-
u tendo , cominciò a rompere la gente nemica, imperciocché Fregnano
" fentendo la campana di S. Fermo fiumare a martello, impaurito ab-
li , bandoni la battaglia, e procurò di fdlvarfi con la fuga , che però
" trattofi da cavallo , fall in un burchio alla riva dell'Adice , e vo-
" tendo con troppo celerità fuggire a feconda delP acqua, caddè nel fin-
" me, e fi affogò ec. E poco più baffo .
" Il corpo di Fregnano, ritrovato il giorno feguente nel?Adice, fìt fu
*' le forche appiccato nella piazza del Mercato appreffo il Capitello ec.
L'anno antedi&o Mifièr Cario figiolo del Rè de Boemia fb
elefto Imperador de Romani e fb incorona in Miian in San&o
Ambroxio de una Corona de ferro fegondo la confuetudine , e fb
fatto una foleane ièlla per miefta incoronation , e foghe de mol
ti Signori de Lombardia ^ i <juali fb corti tuidi , e fatti Vicari)
Imperiali delle Terre che loro poffedea. £ fpecialmente Miller
Mafè *, e Mifler Bernabb, e Miffer Galeazo e fradelli de Vifoon- »
ti Signori de Milaa . E fò el dito Imperador molto ben tracia* Mattel'
do con gran fèlle e folennitade de gioftre, bagordi, e tornia-
menti , e de combater in sbarra a corpo a corpo , e lì liete mol
ti zerni, e poi cavakhò a Roma e fb incoronado della Corona
Imperiale fecondo la confuetudine honorevolmente , e poi le par
tì e andò in Alemagna occultamente povero, e con pocha com
pagnia .
L' anno fopraferipto *l Signor Miller Can Grando da la Scha» Caftel
Ja fe far el Cartel Vecchio de Verona appreffo la Porta del Mor- vecchio;
bio de San Martin Aquaro con el Ponte de Prea, che paffa in ;*b.br^a"
* »* £> todaCa»
M Cam- Graade .
po CRONICA DI VERONA
Campagnola veffo el Borgo de San Zorzo de Verona In tei qual
Cartello el prefato Signor Tempre ghe ftete , e habitò infina a
la morte fua . Et in quell'anno el fe far el Cartello da Mon«
techio Mazor da Vicenza, e fi fe compire el muro del Seragio
da Vi Ila franca.
Mofcardo alla pag. 233 Jiei libre IX della fua Storia , dite che
pel tradimento di Fregnano lo Scaligero gtlofo ed inquieto divenne •
Imperciocché molti naturali della famiglia Scaligera in Verona trova-,
vanfì , e fofpettava eie cofloro la morte di Fregnano e a" altri di ven
dicar macebinaffero ; onde per maggor ficarezza della fua perfona fe
ce il Caftel vecchio edificare , il quale in termine di tre anni compite,
ivi pofe la fua refidenza , lafciando il palalo poflo fopra della piaz^
%a per abitazione de fuoi fratelli. Il Corte alla pag. 131 del libre
XII quefta precauzione dal Signor Cane prefa finalmente racconta ,
che per maggior commodo de Lettori, qui fi vuol riferire. " Benché,
fcrive egli , " le cofe della nefìra Città feffero affai bene accommoda-
** te per la morte di tanti traditori , non per quefto il Sig. Cane vi-
" veva con Vanimo quieto, e tranquilla, perciocché fapeva d'avere,
u benché legithnamente , offefo melti , e perciò efferc da molti odiato , •
** onde bifognò guardarft molto bene , ed aver buatta cuflodia alla
*' fua , ed alla vita de* figliuoli ; e perciò egli difeguò di fare nella
" Città fu la riva del fiume una fortezza, nella quale poteffe fior
*' fìcuramente con tutti i fuoi, ed in occafimie per un ponte, che fo-
" pra quello difegnava di fare, ricevere afkto, e foccorfo a° Alema-
" gna , promettendoft affai, da quella parte per la parentela, che
" vi aveva della moglie, e della fonila. Ne' primi giorni adunque
" deIP anno fegutnte mille trecento cinquantacincjue fe dar principio
** alla fabbrica del Caflel di S. Martino Acquario, detto oggi a dif-
" ferenza di quello di S. Felice , Caflel Vecchio , fabbrica veramente
*' Per g'u^*V° univerfale fino al dì d' oggi fortijfima , e mirabile per
u lo bellifftmo ponte, che ha fopra il fiume . Occupando con quefla
K fabbrica la Porta del Morbio , che anticamente foleva fervir alla
" Città lungo il fiume, e ferrando nei Caflello l'antica Chiefa di S.
*' Martino.
L'anno 1355 el Signor Miflèr Can Grand» predico fe mcter
una dadia in Verona , e in Vicenza de quattro foldi (a) per Cam
po per lo diftretto di quefte due Citu, e.quefti dinari li tolie
alli Cittadini azò non fofleno così graffi , e ft> per mandarli a
1 ìm-

(a) Se Idi 36-6 circa moderni di danari dodeci farebbero in o?n,i il


prezzo delli loidi^nattroj computando la lira a L- 9-1-3 moderne Vtn.
PARTE PRIMA.' 91
r uh pretti a Venetia. E fe zurare tutti i boni Cittadini e Sol-
dadi in le mane de tre ibi noli che l'havia naturali credendo
lattarli Signori de Verona , e de Vicenza .
L'anno 1356 ci Sij. Mifler Can Grando antedi&o fi mandè
a Venezia 200000 Dacati d'oro (a) a nome del Fregnan Te
baldo, e Guielmo Ibi Moli naturali, e che mai non fotìe dati a
nefsun fe non alli preditti foi fìgioli.
L'anno 1357 el prefaòìo Signor Can Grando da la Schala adi
17 de Mazo andò a Venezia, e lì cum la Signoria afermò i pat
ti foi de i -ditti denari che lo havia mandati per nome de i di-
eli foi fìgioli, & in quella volta fe zurare tutti i foldati in le
mane de di òli foi fìgioli .
L'anno foprafcripto Mifler Bernabò Vifconte Signor de Mi-
lan occultamente per uno tradado fa&o'con uno di Alberi), e
di Torelli da Mantoa mandò Mifler Valerian di Tranceli da
Lucha per fuo Capitanio fopra Pò, e fi intrò in lo feragio de
Maatoa, e in Borgo Forto & havo el Ponte che palla Pò, e
havo la Rocchetra de là da Pò, e fi la prefe per nome del Si
gnor Miiser Bernabò foprafcripto , e per quella cazon Mifler
Guido, e Mifler Feltrin da Gonzaga Signori de Maatoa per de
ietto e lineftro de zente , e de denari che non havia da poder-
fe defendere fi dà e vendè al Signor Mifler Can Grando pre
dico quelli Cartelli zoo, el Cartellalo, Canedo, e Pifbrto * del • pQ
dirtretto Mantoan , per prezio de 30000 ducati d'oro(b) i quali Belfon
el ghe dede e numerò manualmente, fi che per quella cazon Mil
ler Bernabò fi fe pafe con i diti Signori de Mantoa, e fi ghe
rertituè tutto quello che l' havia tolto e pigia , e per conferma-
tion de bona pafe el dè Madona Catalina Tua neza per dona a
Mifler Ugolin fìgiolo de Mifler Guido da Gonzaga.
L' anno 1350 adi Sabato 14 de Dexembro el Signor Mifler
Can Grando da la Schala panando da predò San&a Femia (c)
appreflb la riva de l'Adele fò morto da Can Signoro da la Scha
la fuo fradello , el quale fubito andò a Montagnana fui terren
M 2 de

(a) Cioè il valore di duecento diecimila novecento e dieci Zeofehiiri


moderni di Venezia.
(b) N moderno valore di 31636 Zecchini Veneti circa .
(c) Dicefì , che il fito ove Cu alTalito e morto fia in quell' angolo per
cui dalla Cbiefa di & Eufemia fi va all'edificio- dell» Sega, ed «quel
luogo appunto , ove fopra il canto della corriceli» da mitre circondata,
di ragione de' Padri Agoftiniani , .fi veggono quei due A&gioli Jntagliay
in pietra , che (tanno in atto di pregare con le ginochi» piegate a ter
ra, e con le mnaigiuute .
9z CRONICA DI VERONA
de Padoa c li ftete una notte , e poi andò a Padoa , e 11 fò ace-
ptado magnificamente da Miflèr Francefco da Carara Signor de
Padoa . E adi 17 del di&o mefe con la zente del Signor de
Padoa venne a Verona e intrò dentro , e fu la Piaza appretto
al Capitello el diélo Can Signoro da la Schala, e Mifler Polo
Albuin fradelli fò elefti Signori , e facìi de Verona , e de Vi
cenza .
Lib. IX. Non descrìvendo il Zagata , ma folo accennando la morte di Can
Cap. LIX. Grande , giacché Matteo Villani narra il fatto diflefamente come av
venne, riferiremo quel tanto eh' egli ne lafciò regiftrato . Dice egli
adunque, " che Meffèr Cane della gefta di quelli della Scala Signe-
" ri di Verona , per morbidezze di nuova fortuna era divenuto diffo-
" luto , e crudele ; e per tanto in odio de fuot cittadini grande , fanzl
,l amore de' fuoi cortegiani , eziandio de* fuoi conforti , e parenti . E
" fendo per andare in quefli tempi nella Magna a' Marchefi di Bran-
*4 dimborgo , eh' erano fuoi cognati ; e avendo i fuoi fratelli corna-*
" li , Meffer Cane Signore , e Polo Albuino , fecottdo il teflamento di
" Meffer Maflino , erano con lui conforti nella Signoria, e non
" prendendo di nimo di loro confidanza , ma piuttoflo fofpetto , fe-
gretamente fe giurare i faldati nelle mani di un ' fuo figliuolo ha-
u fiordo. Come qneflo fentirono i fratelli, forte P ebbono a male ; e
** prefonne fdegno. Meffer Cane Signore ne fece parlare, dicendo al
" Gran Cane, che tanta feonfidanza non dovea moftrare ne1 fratei-
'* // . Le parole , quanto che affai foffono amorevoli , furono gravi e
" fofpettofe al Tiranno; e con parole di minacce [paventò e hnpatt-
" ri il fratello { tuttoché per avventura non fojfe nel? animo fuo
" quanto le minacce dicevano . Il Giovane pensò , che affai era lieve
u al fratello a fare quanto dieta in parole; perche conofeea, che
" molta crudeltà regnava nelF animo fuo; e che per tanto poco al
' M Signore arebbe riguardato. Onde un Sabbato, addi XIV di Dicem-
u bre detto anno , effende cavalcato Gran Cane per la terra con pic-
" cola compagnia , e Cane Signore accompagnato di dm feudieri , di
" cui tutto fi confidava , fe n andò alla ftalla del Signore , e- tolfe
** tre corfieri i più eletti , e i migliori vi trovò .- e montativi tutti e
u tre a cavallo colf armi celate fi moffe per la terra o piccoli pajfi-,
«« cercando del Gran Cane ; e come lo feontrareno , il Gran Cane d»f-
" fe al fratello , eh' t' non facea bene a cavalcare i fuoi corfieri .-
u e Cane Signore rifpofe . Voi fate ben fi che voi non volete , eh' io
" cavalchi niuno buono cavallo? E tratto fuori uno flocco eh' avea
M a lato , accortamente gli fi ficcò addoffo , e con effo il pafsò dall'
J< nn lato all' altro : e menatogli un' altro colpo in fui capo , l' ab
PARTE PRIMA, 9i
" batte del cavallo, e per ttma di non effere fopprefo , prefe la fu-
" ga ; avanzando in forma il cammino , che in Padova giunfe la
" fera . Effindo come da parte del Signore ricevuto, gli manifefli
" quello ch'avea fatto al fratello, e le ragioni che mojfo l'avieno.
" II Signore moftrò, per la [piacevolezza del cafo , ne fembianù do-
" glienza , [anza affolvere il fatto , o condannare . Confortato il gio-
" vane , che a lui era fuggito , con fperanza che la cofa , che prò»
**• ceduta era da [degno , arrebbe buono fine . In quefta miferabile
" fortuna di tanto Signore non fi trovò chi traefse ferro fuori , nè
" chi perfeguìtaffe il fratello . E . quelli eh' erano con lui , tremando
" di [e, ciafcuno, per immaginazione , che sì alta cofa ejfore no»
" poteffe fanza ordine , fi fuggirono di prefente , e lafciarono in ter-
" ra il loro Signore a morte fedito.
" Sentito che fu per Verona il cafo finiftro di loro Signore non
" fi trovò nella terra perfona , che fi levaffe di cuore ; tanto era
" odiato e mal voluto . E dopo alquanto fpazjo di tempo fu ricolto
" di terra , fanza avere cenofcimento niuno , e fpirito poco ,* ficchi
" appena levato del luogo pafsò , e lafciò la Tirannia e la vita .
" V efequìe per l'onore del titolo che teneva e della cafa, gli furo*
." no fatte magnifiche, e piìt liete in vifia , che dolorofe: perocché
" tifo e pianto , .e le altre forti pajfioni del? animo colf altro con-
" trario male fi poffono coprire. Il popolo vile e coflumato in fcr~
" vagg'° > trovandofi in fua libertà, perocché non vera capo di Si-
" gnoria , fo non per Polo Albuino , eh' era un piciolo garzone fan-
" Za configlio e fanza gente d'arme, perocché erano tutti in fervi-
** gio di Meffer Bernabò nell'Offe a Bologna, nè altro caldo o fa*
" vore ; non feppono ufare la libertà , e la franchigia , che loro a-
" vea non penfatamente renduto fortuna . Raunati infume i fratelli
" di Gran Cane nel parlamento , in fegno di Signoria, dicrono la
" bacchetta a Polo Albuino, ricevendo per fe e per lo fratello ; e di
" prefente citarono Ambafciadori , e mandarongli a Padova a Cane
" Signore.: invitandolo che veniffe a prendere la cura della fua cit-
" tà di Verona . Il quale accompagnato da dugento Cavalieri del Si-
gnore di Padova, fi partì; e giunto in Verona , coti grande le-
** tizja e onore fu ricevuto : facendoglifi incontro alla porta il fra-
u tello ,* * ivi gli diede la bacchetta , e lo rinveftì della Signoria
** chy avea ricevuta per lui . E così per dimoflranza di fede , rima-
" fono amendue nella Signoria, e la città fi posò fanza novità nhu
" na in buona pace.
L'anno el Signor Miffer Can Signoro da la Schala del
jnefe de Mazo dè Madona Vcrda fua forella a lo Uluftriflìmo ,T .
Verde
Mar- dalla sca
?4 CRONICA DI VERONA
Ì*N°g,i* Marchefe Nicolò da Eft Signor de Ferrara, e de Modena. E
da E(le SU *n 4UC^° anno c^ presto Can Signor , & Mifièr Francesco da
gnore di Carara Signor de Padoa , 8c el Marchefo predito de Ferrara , e
«errar*. Mifièr Guido Carden ale de Spagna Legato in Bologna de la Mar
ella, e de la Romagna per Sanfta Cnieiia, e Mifièr Feltrin da
Gonzaga Signor de Mantoa , tutti quefti feno Liga inficine e bo
na fraternità a morte e deftrution di Mifièr Bernabò Vifconte
da Milan Signore de Pavia , Parma , Breflà , Cremona , Bergamo,
e Lodi . Et in quello anno la dita Liga fe gran guerra al dito
Mifièr Bernabò, e a le fue terre» El Signor Miller Can Signor
da la Schala fi fe fuo Capitanio Mifièr Jacomo de i Cavalli da
Verona , e cavalcbò el dito Mifièr Jacomo con tutta la Compa
gnia in Rivera a Padengo, & havela fubito, e Pontevigo, Pu-
"zolengo , & Gavardo , Gragnan e molti altri Caftelli de Brefia-
na* ma perche el non era Den in accordo con la dita Liga, el
Srefato Can Signor fe accordò e fe bona paxe cum el prefato
liffèr Bernabò , e fi ghe arrendè tutto quello che el ghe havea
Alquanti tolto, e fubito Mifièr Bernabò el fece butar e ruinar i diti Ca-
Carft*1,i ftelli fin in fu le fondamenta per memoria perpetuale del predi-
fa «i dal ^° Signor Mifièr Can Signor da la Schala Signor de Verona (a) .
Vifconte L' anno i^6z el fò una sì grande Peftilentia in Verona che
demolire- èl morì dei cinque i tri, che apena ghe romafe nifun, e quelli
Pocni c^e roma'e fi era fuzidi fora e andati a Venezia % e al»
rona. *~ tro dove non era Peftilenia (b) .
L' anno fopraferipto adi 12 de Novembro Mifièr Ugolin da
Gonzaga Signor de Mantoa fò morto in la fua Camera per
man de Mifièr Ludovigo , e Mifièr Francefco foi fradelli, i
quali fi fe fè Signori de Mantoa fenza atguna contradition ►
L' anno 1363 adi 5 de Zugno el Signor Mifièr Can Signor
Agneftffi-da la Schala fi tolfe e fpoxò Madona Gnexe fua Mogier ngio-
gliuola ]a Duca de Durazo de Pugia , e fò fato gran fefta a Ve-
j' 'rjuraz- rona » e Corte b^ndia per quindefe zorni , a la quale fefta ghe
20 moglie
di Can Si- '
gnono. ^ jj Vifconte, vergendo non poter refiltere a si gagliarda renipe-
fla , fece che la moglie fcrivefle al fratello lettere piene d'umiltà, qua
li fortirono anche l'effetto. Imperciocché lo Scaligero ordine* al Cavai*
li di proceder lentamente; di che accortili gli AUati fciolfero l'efer-
cito •
(b) Quella Epidemia fu introdotta nella città da' Mercatanti Veronefi ,
che a-vetn fatto venire certe mero dalla Puglia ove allora graffava tal
naie ; e fecondo che altri fcrivono , andò il rnaJe di ntaniera. aumen
tando, ebr finalmente morivano dugento perfone al giorno j onde i
cittadini e terrazzani la città abbaudoiurono.
PARTE PRIMA. p$
fò ci Marchefo de Ferrara, e la Marchiana , e Madori a Rai-
ria * da la Schala dona di Miflér Bernabò Vifconte Signor de •Mar» he-
Milan con una nobile compagnia, e magnifica de belle donc, rit* fopra-
Milanefe, e- fi ghe fò Miffer Francefco da Gonzaga Signor de gJV"*"
Mantoa e moiri altri Zentilhomini , e affai Ambafiadori de Lom- jtiu Sc«-
bardia, el quale Can Signoro naffete de Tanno 1340. la moglie
U anno 1364 el prerato Signor Miffer Can Signoro fè edi- Ai Berna-
ficare el Brolo e revolti, e Paìazì e Camere e altri hornamen- bo »'*"c*'
ti come Ila al preferite in li foi Palati de Corte. Palazzo
L'anno 1365 el Signor Miffer Can Signor da la Schala fen- ed Orti '
A adi il de Zenaro uno traòìado che fixea fatto e ordinato <,0.v« °,r*
fecretamente centra lui e fuo ftado, fè pigiar e deftegnire Mif- /i^lSr"
fer Polo Albuin fuo fradcllo, e fil fè mettere in prefon in lo Capitani»
Cartello de Pefchera, e li ghe fè ragia r la teda (a) c a molti de. edificati
quelli che era in k> tra&ado , tra quali ne fò Frà Domenego daCanSi-
Prior in Sanaa Aneftafia de Verona de l' Ordene de Predica-. IJjJJA|.
tori, Iccrado Segramofo, Miner Bertolamè da Pitan, Alvife de boino<bù
Morando, Bonomo Daiardo , Alberto da Micolli, Bernardin Raf- la Scala, e
fa, Michelo Sichadinari , tutti quelli fono decollati in la Re- diverti
na adi Sabato ^5 de Zenaro, che fò el di de la Converfion de ~n£j."""
San Polo, e molti ne lò raetudi ia prefon. decapit'a-
L'anno 1366 el prefeto Signor de i diti prefoneri che l'ha- redaCan
via fatto metter in prefon el ne fè appiccicare a la Tomba que- Signorio .
fti zoè , Zuan Piero da la Sosia , Zuan Graffo figiolo de Mif
fer Nicolò Spenfador, Cuchetto de Adamo da Legnago, Canti
de Corain , Frà Felippò de Accordin, li altri che romafe in
prefon ghe fletè ìnfua a la morte del dito Signor, che fò adi
zobia 17 de Otoro 1375 alla quinta hora de notte. I quali pre
foneri fubiro manca di vita fò lafiàdi de prefon, e certi ne fò
confinadi via de volontà del dito Signor , perche ordenè cosi
quando el morì .
L'anno foprafcripto adi 12 de Fevraro Miffer Nepoldo*Du> -, L'J/'
xo d'Aftrolich venne a Verona con cinquecento Cavalli, e fò * '
magnificamente acceptado in Verona, e poi el dì feguente ca-
valchò verfo Milan , e andè a fpqfar una figiola di MùTer Ber
nabò Vifconte Signor de Milan .
L'anno foprafcripto -adi 8 de Marzo el dito Duxo tornò da
Milan

(a) N<n fubii«> li fece decapitare, ma folo alcuni giorni prima eh'
e«li neri (Se , etnie rifeTifc* lo ftc/fo Zanata più innanzi . Bensì fece
decapitare diverrfi de' congiura i nell' Anfiteatro—
96 CRONICA DI VERONA
Milan e venne a Verona e andè a cafa fua, da poi che l'ha*
vo fpofado la dita dona , e foghe fatto de gran doni e fatto de
gran fette in Milan.
L' anno foprafcripto adi 14 Zugno Miflèr Redolfo Duxo de
Stròlich, fradello del Duxo Nepoldo venne a Verona con 300
Cavalli e ftete due zorni , e foghe fatto grande honore in Ve
rona , e Miflèr Ambroxio fìgiolo del Signor Miffer Bernabò Vit
conte , e Miflèr Feltrin da Gonzaga Signor de Mantoa e de
Rezo venne a Verona e fi accompagnò el dito Duxo honorevol-
niente a Milan , e lì ghe fò fatto un grande e magnifico] honore.
L' anno foprafcripto adi Dominica 20 de Luio el prefatto
Miffer Redolfo morì in Milan de morte naturale, e fò porta
el fuo corpo a Verona, e fò fepelido in la Giexia de San Pie-
grò Archivolto appretto el Domo de Verona, & el Signor Mif-.
fer Can Signoro li fe far grando honore e magnifiche exequie
con cavalli coverti de bruna , e baotiere e altre belle cofe, e
poi adi 5 de Avofto el fò portado in Alemagna.
L' anno foprafcripto adi %6 de Luio Aldrìghetto fìgiolo de
Miflèr Federigo da Caftelbarcho , el qual era andado a Milan
con el dito Duxo , morì a fua morte naturale in Milan , e fò
fatto Cavalero inanzi che el moriffè, e fò fepelido in Milan •
Aleflan- L'anno 1307 Miflèr Piero Re de Cipro fé grande exercito de
«uPietro* arma^a e ^e nave c 8a^e » e an<^e con 8ran Knte ultramare , e
Re di Ci- f1 'ntro i° Alexandria, e fi la mettè a faccoman: e adi 13 de
I>ro. Otoro el dito Re lènti che el Soldan ghe vegnia adoflb con
§rande exercito de Saracini, fi che el fe partì per tema e con-
uffè fego cercha 1000 perfone da tagia dei più richi de Ale»
xandria , e fi li conduflò a Simiaxo a cafa foa , e lì fletè due dì,
e poi venne con la foa zente fani e falvi a bon porto (a).
L' anno 136*8 adi Marti 3 de Marzo el Signor Zuane dito
l'Infante Rè de Maioricha, el Marito de la Regina Zuana de
Napoli venne a Verona , e fò molto magnificamente acceptado
dal dito Signor da la Schala, e adi 6 del dicìo mefc fc partì
e andò a Milan con cento cavalli.
Acqua L'anno foprafcripto el fò conduto la Fontana del Borgo de
iella fon- San Zorzo per i cannali de Piombo fu la Piaza de Verona, e
[a "lazza* COS* *a Broli ^e Signori, e così in molti loghi de la terra in
ricondot- ca** de Cittadini che volia far la fpefa .
u in Ve- L fi-
ioni.
(a) Il Re era in lega co' Vinizuni , come nferifee il Si bellico , e
l'efpugnazione della città fegul il giorno X d'Ottobre, oudtnonpiù
ebe 3 giorni in quella riruafe .
PARTE PRIMA/ 07
V acqua nella città era in qui tempi , a coloro che abitavano lun
gi dal fiume , fcarfiffima , e pochi posgi ancora effendovi , lo Scali
gero fece condurla da una fontana di Avefa , luogo due miglia dal
la città diftante , e introdurla in città per la porta di San Giorgio^
indi nel giardino dell' Abbate di San Giorgio , nel -qual Monajler»
edificò una Ciflerna , nella quale P acqua fi avejfe a mondificare ,
facendo un cannone -di piombo che ricevea l' acqua da detta Ciflerna,
e la conducea fino alla Piovra del Mercato , volgarmente la Piazza
delle Erbe , appoggiandolo efteriormente [opra il Ponte della Pietra ,
come fino a dì r.oflri s'è veduto, ma ora di terra catta e fonerrata
centro dd Ponte fteffo . Quefia Fontana che fu eretta da Pipino Re d"
Italia nel?anno della falute Nofira DCCCI, nel pio fu da Berenga
rio , ferrdo in molti luoghi ruinata , fatta riflaurare infieme ceWAcque
dotto , ponendo fiotto la Jlatua della fontana medefima , rapprefintante
Verona , otto figure in baffo rilievo di fini/fimo marmo., dalla bocca-
delie quali ufciva l'acqua ,* quattro di effe erano coronate ed avea-
tto nelle loro corone la feguente iferitone: VER.US ANTONIUS
PIUS IMPERATOR , REX ALBOINUS LONGOBARDO-
RUM : VER. VERONA. BERENGARIUS IMPERATOR
MARMOREA V.ROMA. Mofcardo crede che vi ponefeVert An
tonio Pio , tenendolo per l'edificatore , 0 riflauratore di Verona , penfan-
do ch'egli difcendejfe dalla famiglia Vera, come era creduto in que' tempi.
Alboino come primo Re de'Longobardi , da' quali egli pur difeendea .
^Marmorea Verona V. Roma dagli edifici di marmi, con i quali fu
fempre ornata, e che in certo modo è fiata un' altra Roma . Ora fcrivendo
il Zagata aver lo Scaligero fatto condur l'acqua in Verona, devefi in
tendere che minato l'antico Acquedotto, lo faceffe di nuovo rifare . Ilpie-
Jejlallo con dette otto iefie fu l'anno feorfo 1743 quindi levato e meffo
infieme con le tefle medefime nel Mufeo Lapidario , che ora va erigen
do FAcademia Filarmonica , ed in vece ripoflovi l'altro di forma riton
da come ora fi vede . Li cannoni , per i quali feorreva l'acqua, e ch'e
rano di piombo, conte fi è detto, fono flati levati e rinovati di terra cotta .
L' anno 1374 el Signor Miflèr Can Signor da la Schala fè
far el Ponte da le Nave de preda come lè , e così fè fare i
Granari, e le Caneve del megio che è appretto la porta de la
Brà in fina a la Torre de la Pagia (a).
N L' anno
(a) Della torre della Faglia, eh' era rimpetto alla Chiefa del Croci Affo ,
fituata nella riva del fiume , ora non ne appajono veftigia . Li Granari e
Caneve del Miglio, fervano prefen temente ad ufo di Quartieri , di Ofpi-
tale , e di Cafa dove fi conferva la muniiione da bocca e da guerra per le
mi tizie , principiando dov' era la memorata Torre della Paglia fin*
al'i Portoni detti della Bri.
p8 CRONICA DI VERONA
L' anno 1375 adi Zobia 17 de Otoro a 5 hore de notte el
dito Signor morì a fua morte naturale. E quando vettè che noi
podea Icampare^ el fè tagiare in pezze Mifler Polo Albuin fuo
fradello che era in prefon a Pefchera in la Roccha , e quello
fò tre dì inanzi che lui moriffè , e quello fò perche i figlioli
zoè Mifler Bortolamè, e Mifler Antonio lo figioli naturali ro-
magniffè Signori de Verona, e de Vicenza, e sì ordenè che fof-
fe laflàdi de prefon tutti quelli che «ra ftadi al traéìado de Mif
ler Polo Albuin.
L'anno foprafcripto adi 14 de Otoro inanzi che'l morifle el
Signor Mifler Can Signor foprafcripto fe fè Signori de Verona
Partolo-e de Vicenza i diti Mifler Bartholamè, e Mifler Antonio foi
■vico, ed figioli, e fi volfe che a voxe de populo i fofle cridà, e fatti e
Signori °di confermat* Signori Generali fu fa Piaza de Verona, e così fò
Verona, fatto a voxe de Populo.

Fine della Cronica di Verona Scrìtta da


Tier Z,agata.

SUP-
SUPPLEMENTO

ALLA CRONICA

D I

PIETRO ZAGATA

RACCOLTO
DA GIAMBATTISTA

B I A N C O L I N I.
tot

SUPPLEMENTO *

Inito eh' ebbe Càn Signorie di vivere , e


rimarli nel poflèffo della Signoria di Ve
rona Bartolomeo ed Antonio fuoi figliuoli,
fotto di quelli un ottimo governamene i
Veronefi di godere fi promettevano. Ma
entrato l'anno 1370 , e fendo effi dalle
armi di Bernabò Visconte moleftati , di
cono cha Antonio ancor giovanetto die
de indicio dell'animo fuo inumano e cru
dele . Concioffiachè eflendogli fiato da alcuni maligni- riferto ,
che Pie tro dalla Scala , Vefcovo di Verona in quel tempo , mac-
chinaflè di tradir la città al Vifconte , lo faceflè di fubito tru
cidare; Altri però il contrario ne riferiscono, e tra quelli l'Ab
bate Ferdinando Ughellio aflèrifee, che quello Vefcovo regge
va la Ghiefa di Verona quando la città- venne fotto la Si
gnoria di Giangaleazzo Vifconte , dal quale ne fofle rimoflò»
nell'anno 1388 e ereato Vefcovo della Ghiefa di Lodi; ma.
quindi pure efigliato marine in Mantova nel 13P3.. Oltre
quell' aflertiva di Ughellio vi fono anche gli atti che del Vef
covo Pietro fino nell'anno 1388 rogati furono, e che efifiono-
tuttavia- Senza che, il Breve di Urbano VI Pontefice, che nell*
Archivio del Vener. Monaftero di San Spirito di quella città
originale confervafi, e del quale copia ne abbiamo pur noi in
fine di quello Volume registrata , metterà in chiaro la verità , e.
ceflerà in confeguenza la fama falfamente fparfafi del facrilegio.
ad Antonio malamente imputato. Egli è ben vero, come tut
ti accordano , che quello Principe giunto all' età di anni 20,.
ed al fommo dell'ambizione, incominciò fecofieflò a divifare co
me poteflè levarli. 'il fratello dinanzi, e folo nella Signoria ri
manere. Per lo che, conferito con alcuni fcelerati quello- fuo
penfaraento , fece il fratello memre dormiva ammazzare, ed in
ficine
ioi CRONICA DI VERONA
fieme con elfo Galvano da Fogliana fuo. favorito. Indi per co-
Bartolo- prire il misfatto , la notte medefima, che fu là duodecima del
"nato^*'" mc^e ^ ^*u8^° dé^'anno , fece poetare i cadaveri di quegl'
Aiuonio*. mfe^c*» eoa una fpada nel petto d'entrambi conficcata., fopra la
corriceli», della Chiefa di S.. Cecilia accanto alla porta, di An
tonio Nogarola , acciò la morte del fratello e del compagno
fotte creduto eflere avvenuta per aver cfli tentato difonoraie la
figliuola del Nogarola fuddetto, ficcome colei che da Bartolo
meo era corteggiata e con parzialità favorita . E. per mag-
S pineta, giormente il fratricidio occultare, fece pigliare Spineta e Leo-
Maiafpi- nartj0 fratelli, Chiarie, e Giacomo de'Malafpini , facendoli nel
Cartel Vecchio imprigionare, a Spineta,come amatore della giova
ne, peraver
gelofia l'omicidio principalmente
abbaftanza ,imputando. Nè paren
dogli colorito il delitto fece Invaligiare la ca-
fa del Nogarola , che ora è pofleduta dal N. H. Sig. N. Gritti
Patrizio Veneto , ed è quella in cui abita la Famiglia Merlo
dalle Donne, contigua all'altra del Parroco di S. Cecilia, du
rando tuttavia in alcune ftanze della medefiraa cafa lo (lemma
Scaligero, dipintovi, o per commiffione d'Antonio, dal quale fu
infieme cogli altri beni del Nogarola al fifeo applicata : o pu
re pel maritaggio di Caterina figliuola di Alberto dalla Scala
con Bailardin Nogarola , ri malia vedova di Nicolò da Foglia
na; la quale velli pofeia 1' abito delle Umiliate in S.. France
sco di Cittadella . Il che , comunque avvenuto fia , chiaro di
Antonio mo^r* eflere quella la cala che noi indichiamo . Il Nogarola,
Nogarola. per fottrarfi alle violenze di Antonio , come reo di tal colpa,
di Verona aflentoffi . Antonio però febbene della feiagura del
fratello grandemente corrucciato , e contro de' fuppofti uccifo-
ri implacabilmente fdegnato moftravafl* non per tanto non vi
era nè fra i cittadini, nè fra i più vili del volgo eziandio, chi al
le di lui finte apparenze alcuna fede predane, che anzi, la cit-
Gugliel- tà tutta cotale empietà deteftando, Guglielmo Bevilacqua, e
sa* Bevi- Tommafo Pellegrini, alla prudenza de' quali. erano flati Bartolo-
Tommàfò mco e^ ^ntoni° ^a Can Signorio per teftamento raccomandà-
Pellcrini 11 > veggendo maffimamente eflere nuovi e malvagi uomini da
tuttoride' Antonio innalzati, fi ritraflero dalla Corte. Ma il Bevilacqua
figliuoli intrepido per natura, fattoli, ad ammonirlo , e a rimoflrargli
«UCanSi- chieda eflere la via- per mandare la famiglia in ruina, n'ebbe in
*u " ricompenfa l' efiglio. Imperciocché fu dal Tiranno cacciato del
la città, e de' fuoi beni l'pogliato : onde fu coftretto rifiiggirfi
a Giangaleazzo Vifeontc Duca di Milano: la qual cofa fu poi
cagione
PARTE PRIMA. 103
cagione della mina d' Antonio , come a fuo luogo vedremo . Onde av-
Ma lo Scaligero lieto d'avere a fine 1' empio difegno recato , '*
volfe l'animo Aio ad ammogliarfì, e però [fpirato l'anno del Antonio'
lutto e del pianto, non già del Tiranno, il quale anzi ne fen- dalla Sca-
tiva allearezza, ma della città tutta) prefe per moglie Sama- "*•
ritana fioliuola di Guido da Polenta Signore di Cervia e Ra- „ Antonio
o i /■* » • /* prende tu
venna : donna quanto avvenente, altrettanto luperba e vanii- coglie Sa.
fima , ai contenti della quale Antonio per foddisfare rilevami!*- inàritana
fime fumme impiegate avendo, fi riduife ad impoverire. L'an- da Polen
no dunque 1382 fu quefta Signora il giorno ventefimo quinto **•
di Luglio condotta in Verona, ove furono i fponfali con gran
de magnificenza celebrati, febbene poca Nobiltà v'intervenne,
al riferire del Saraina. Ora fino ali anno 1383 pattarono le co
le ad Antonio quietiffime, ma entrato il 1384 fu coftretto rì-
fentirfi contra Francefchino da Caldonazzo Barone Trentino ,
il quale Signore effendo di diverfe cartella nella Valle Sugarla,
ebbe ardimento d'impadronirfi di due Villaggi foggetti alla Si
gnoria dello Scaligero. Ma quella baldanza di Francefchino ri
tornò in fua ruina; Imperocché Antonio fpedite alcune milizie Francef-
nella Valle Sugana fece incendiare tutto l'avere del Trentino, di cnin°da
maniera che gli convenne ridurli in Trivigi fotto la protezio- JjJ^"
ne del Carrara che n' era Signore . Antonio intanto favorendo minato
i Furlani contro Filippo cf Alanlone Cardinale Patriarca d' A- dallo Sea-
quileja, eh' era dal Carrara alMito, mandò nel mefe d'Otto- Iiglro. 1
bre 1385 Benedetto da Marchefena a Maroftica per infofpetti- (j'Al«n"!P*
re il Carrara ed obbligarlo a richiamare le milizie in ajuto del font Pa-
Patriarca fpedite. Il Signore di Padova ciò udendo mandò to- triarcad'
flamente Arcoano Buzzaccarino fuo Cognato con molti folda- Aquile/a .
ti alle fortezze di Cittadella e di Badano, con ordine di afta-
lire la mafnada Scaligera , fe però nemica fi d imoft ralle ; ma
non chiedendo i Capitani di Antonio che il patto per ìrfene
n Friuli, e '1 Carrara loro negandolo, vennero quelli due Prin
cipi a manifefta rottura . Lo Scaligero per vendicarti , e '1
Carrara per difenderli, armaronfi ambedue alla gagliarda. Ma
Antonio entrato l'anno 1386, e mandato a sfidare il Carrara Lo Scali
a combatter lèco a fingolar battaglia, fu da quello non folo ri-Kerosfid,t
cufato, ma uè anche volle che luo figliuolo feco combatteffe, j e[j"r*
com'egli defiderava* dicendo non. convenirfi a chi era nobile ed
altamente nato entrare in duello con un baftardo. F- Tu vera
mente impertinente quefta sfida di Antonio , effendo maffima-
mente il Carrara ormai si vecchio , che arrebbe potuto effere
fuo
ao4 CRONICA t>I VERONA
fuo padre. Ora -ributtato cosi lo Scaligero, non fi rimate egji
per tanto dì continuare la guerra , anzi fpedì torto le fue gen
ti comandate da Cortefia Serego Vicentino, al quale avea da-
• Lucia Hai- to iti moglie Luciani lui forella. Coltili venuto alle mani con
^o^"e'adi Giovanni Dazzo Capitano del Carrarefe in una villa del P*-
■Corcefia dovano detta le Brentefle il giorno 25 di Giugno , non fola
Serego, il vi ritnafe fuperato , ma prigioniero ancora inlienae con molti
eguale è perforraggi di rango; de' fuoi foldati ne perirono 510, ne fu-
da?Da«orono P 43°° con I4° carrette, 72 Padiglioni , 6305 ca-
alle Bren-"^^» e 120 rneretrici ch'erano nelPelercko Scaligero. Ma per-
telJe. -che frecome a portare le trifte novelle ogni uomo è pigro e
tardo, così quelle, che fono credute felici , vengono con piè
fnello reccate : perciò della prima zuffa , in cui fu vittoriofo il
Serego, volarono ad Antonio, ch'era in Vicenza, i meiTi, in
oltre avvifandolo che 1' efercito a bandiere (piegate giva ad oc
cupare là città -di Padova : lieto olttemodo lo Scaligero per ta
li novèlle , fi avviò incontanente, da foli 100 cavalli accompa
gnato, fui Padovano. Ma incontratoli in un fervidore del Se
rego, ed intefo come la facenda era ita, rimale fopramodo for-
prefo ed attonito j E mentre ftavafì così irrefoluto, fu certificato
da un altro, che fopraggiunfc, della verità, onde tofto indietro
volgendoft , e come fuggendo co' fuoi in Verona ricoverofli . Per
venute quefte nuove a notizia di Giangaleazzo Vifconte Duca
Direzioni di Milano, fpedì fuoi Ambafciadori allo Scaligero a condoler
ai Vif- fi fe\ danno fofferto , ed al Carrara firailmente ralLegrandofi
verfo del- della vittoria da effò fopra dell' anni Scaligere riportata , ricer
co.Scalige- candolo infìeme ad entrar feco in lega a' darmi di Antonio .
ro, e del Ma il Carrara con buone parole da le gli Oratori del Vifcon-
h Carrara te ''cen;"at* » "randò fubito Ambafciadori al Signor di Vero-
Principe na » ^a Pace °ffèrendogli. Ma lo Scaligero quella con arrogan-
di avvedi- ti parole rifiutata, il Carrara profeguì le oftilità, e col mez-
meiito co- zo del Dazzo fuo Capitano acquiftò la Baftìa di Revolone, e
la Torre di Longàredo nel Vicentino , la quale poco dappoi
^n°e " fa ricuperata ààl Conte di Lezzo , che ultimamente era fiato
dallo Scaligero condótto al fuo foldo : avendo anche fatto fuo
Polenta4* General Capitano Oftafio da Polenta fuo Cognato. Il Carrara
Ca-pirano dall'altro canto prefe al di lui fervigio Giovanni Hauchcvvod.
di Anto- Inglefe molto efperte Capitano, detto corrottamente Aucuto,
«io. ed Aguto, dandogli il Generalato deflle fue armi, e corvducen-
Giovawii jQ af fuo foldo arK:he Giovanni da Pietramala con mille ca
pirò "valli; onde ebbe in tutto il Carrara quell* volta al fuo (oU
Carrara. do
PARTE PRIMA. l 05
do 8000 cavalli , comprefi quelli che fono la condotta di Fa
cino Cane militavano in Friuli . Ora (limando egli molto il
Conte di Lozzo, tentò privarne Antonio, offerendogli perciò
diecimila Ducati di regalo (a) iè paflàado il Pò con le fue gen- Aftuii*
ti , e quivi fei mefi fi fèrmaflè - Rivelata dal Conte quefta ok dtl Carra-
ferra ad Antonio , « ricercandolo di configlio, li contentò lo"*
Scaligero eh' egli ne profittarle , (rimando , per «fiere ormai vi
cino l'inverno, non avere bifogno per allora di lui altramen- Impru-
te. Ciò non piacque però al Conte, H quale diceva che* quan- den.te di*
do egli li (òffe del Veronefe partito, vi farebbe tofto il nemi- SStoScV.
co venuto, e che però era bene penfarci meglio: ma perfeve- ligero.
rando Antonio nella opinion tua, fu dal Conte ubbidito , -ed a-
viiti dal Carrara i dieci mila Ducati pafsò nel Mantovano . Il
Dazzo allora per ordine del Carrara palsò P Adice a' danni del ji r>,IIW
Veronefe , ed unitofi quefto pofeia all' Aucuto , che pure var- affale il
caio avea il fiume al Caftagnaro , cefiègli prontamente il ba- Veronefe .
(Ione del Generalato , dal quale coi conienfo eK Francefco No
vello figliuolo del Carrara fa dichiarato fuo Luogotenente, c
poi con Tefercito tutti unitamente inverfo-di Verona cavalcarono.
Lo Scaligero veggendo i Padovani alle mura della città avvici
narli, fece che Oftafio Polentano, e Giovanni Ordelaffo fuoiCa- Giovanni
pi r ani con tutte le loro genti andaflero ad incontrarli; Laonde il OrdeiatS».
nemico ritirandofi, e P Adice riparlando, il territorio trafcorfè^fP'"00
«d in più parti danneggiollo . Ma fendofi i Padovani trattenuti^ °to"
per 20 giorni, -ed incominciando a penuriare di pane, furon
necefitati a mangiare i cavalli . Il che non pertanto non potè
a notizia del vecchio Carrara pervenire, fendochè, i mefli nelle
mani delle genti Scaligere capitando , non fu mai pofiìbire che
alcuno in Padova giugneflè , onde Antonio , quefta occafione co
gliendo, pensò di venire fenz'altro col nemico alle mani. E pe
rò chiamati lotto k infegne tutti coloro che nel Veronefe atti
•erano a portar Parmi, andava il nemico infèguendo. Ma P Au
cuto, come fuggendo a Caftelbaldo ritiratoti, deliberò di non ri-
cufar piìi la battaglia ; anzi ordinate le fquadre , fu eflò il
primo ad attaccar la mifchia co' fuoi arcieri; a* quali fo dall' Fatto d»
Ordelaffo fatta buona rifpofta . E perche le genti Scaligere era- aTn>e tra
no fuperiori di numero alle avverfarie , crudelmente fi combat- |7^lcu.t<>
teva; ma PAucuro fpinta una banda d'uomini d'arme e d' ar- ^n""
cieri dietro alle milizie Padovane, e tolte in mezzo le fchiere Scaligero
^
O J-ll>
dell' fr-,
fra Cartel
BalHo e'1
Ca(lagna-
(a) Diecimila cinquecento quarantafei Zecchini d'oro moderni Veneti' ro .
io6 CRONICA DI VERONA
dell' Ordelaffo , del Polenta e del Vifconte, le coiìrinfe ritirarli
alle iofegne, perdendo Francefco Vifconte Io ftcndardo Gene
rale, e reftando prigioni il Polenta e 1' Ordelaffo . Da che il
Conte da Colle , Benedetto Marchefena ed Ugolino dal Ver
me impauriti , dieronfi a fuggire con 800 cavalli verfo Porto a
Legnago; ma, dal Dazzo e da altri Capitani infeguiti, furo-
Brarnra nQ fatti prigioni è condotti all' efercito Padovano . Stava an-
il'idtlfo" cora *a^° con ^ ^uc faHter<* Giovanni da Ifola fattofi forte
1„ "in un prato eminente alla ftrada . Quelli invitato dal giovane
Carrara ad arrenderli , tanto fu lontano da farlo , che anzi gli
' aggreffori con bravura incredibile ricevendo , faceva di grandi
prodezze. Ma fòpraffatto dal numero delle Padovane milizie ,
dopo un orribile fanguinofo conflitto , che fu da principio in
danno gravi/Timo degli avverfarj* fendo il luogo ftretto e pie
no di loldati vivi e morti , il Carrara in modo prevalfe, che
non potendo Giovanni altro fare, lì refe. Quello tu l'efito del
la battaglia feguita il giorno fecondo di Marze 1387 fra Ca
rici Baldo e '1 Caftagnaro con grande perdita dello Scaligero, e
pochiffima del Padovano, fe creder vogliamo al Bonifacio. Sa-
raina dice anch' elfo, che l'efercito d'Antonio rimafe fconfìtto
e sbandato, aflèrendo eflérvi reflati morti fui campo da 2000
Coflerna- foldaji , e prigionieri più che 3000 . Avvilito per quelle per
itone d«L dite il Signore di Verona , ed incominciando a conofeere ciò
lo Scali- guidamente avvenirgli pel fratricidio commeffo e per gli al-
dliTiina*11* Ir' ^u0* m's^aIt' > " ritirò nel Cartel Vecchio , fenza più am
mettere alcuno all'udienza, ma, ivi folo palleggiando, forte fi
rammaricava e per dolore ftruggeafi. Intefa frattanto Gianga-
leazzo Vifconte la fconfitta dello Scaligero efercito, andava fe-
colleflb meditando come fpogliare Antonio di Verona e Vicen
za . Ma o conofcendofi inabile da fe folo a compiere quello
fuo dilegno, o temendo che i vicini Principi ad Antonio ajuto
Il Vifc6- •preftafTero , fi rivolfe a Francefco Gonzaga Marchefe di Manto-
te fi uni- va, ed a Francefco Carrara Signore di Padova, co' quali ven-
fee al G6- negli anche fatto accopiar le fue forze . Con chi afa per tanto in
afcarrar ^av'a ^ mc^e d'Aprile la lega, con quei patti che dal Corio
per AiC-* e dal Bonifacio vengono raccontati , il Vifconte contro dello
flruggere Scaligero preterii cogliendo fi fece a denunziargli la guerra, ira
lo Scali- Idioma Latino una lettera fcrivendogli che , in volgar lingua
fiero . recata , era del tenore feguente .

A L
PARTE PRIMA.

AL SIGNORE

ANTONIO SCALIGERO

DI VERONA.

SFIDATORIA.

LA natura, Magnifico Signore , nello fteflb punto dell' Quefla


umana produzione r lebbene fornito abbia 1' Uomo lettera
di per altro meravigliofe grazie ,. efio però s' ha più con le tre
intimamente munito del gradito e mirabile privile- |*8uenti
gio della libertà- alla intolleranza delle ingiurie . E perciò dalCoria
piacque alla natura d'aver gli uomini in cotal modo dota- porte nel-
ti , che di quello beneficio il favore ha trasferito negli Ani- " *"ua So
mali muti eziandio, e di ragione privi, per un certo occul- j^**1 Ml"
to Minto : E ciò , che degno è d' ofTervazione , ha prodotto au° '
negli fteflì muti animali armi , e divede foggie di combat
tere . Quindi è , che ad alcuni ha iniegnato a cozzare colle
corna , ad altri percuoterli colle zampe , ad altri abbatterli
co' morfi , e co denti , ad altri aflalire con alle piantate
nella fronte ( a ) , ad altri ferire co' dardi lanciati da' loro
O 7. cor-

(a) Intende il Rinoceronte, eh' è uu animale quadrupede) grand*


come un Toro r il cui corpo rarfomiglia in figura a quelio del Cin
ghiale , fenonchè egli è molto più grofTo , e più greve. La fua te-
ita è graffa-, involta nella parte di dietro in una maniera di cappuc
cio , «he gli ha fatto" dare da' Portughefì il nome' di Monaco dell»
Indie. La Aia bocca è un poco, fella; il fuo mortacelo è lungo , ed ar
mato Tulle nari di uu corno lungo circa un piede e mezzo, groflb ,
duro, forre , di figura piramidale , colla punta in alto che tende
verfo la fua tefla , di color nero. Porta ancora a mezzo la fchiena un
altro corno lungo come uua mano , fatto in forma fpirale , aguzzo,
della ni ed e f ma durezza « del medefimo colore- dell'altro . Quelle cor
na lo rendono terribile e formidabile a' Bufoli, alle Tigri, ed ezian
dio agli Elefanti, co' quali combatte ben fpeflo j la Aia lingua è ri
coperta d' una pelle così dura, che produce 1' effetto <i' una lima ,
feorticando, e portando via ciò- che lecca. La pelle del Aio corpo è
tutta coperta di fcaglie larghe , grotte, d'una durezza cosi grande,
che non porte no «fiere trapaliate da verun'arm». Sono divile in qua
drelli }
io8 CRONICA DI VERONA
corpi (a), ad altri lacerarli cogli artiglj; e per tacere delle al
tre maniere con che fi aflalgono , certuni da feme non pro
dotti
dreni o bottoni follevati circa una linea fopra la pelle , di color dì
raftagna ; le Aie gambe fono groflè , e fémbrano involte in una ma
niera di flivali fcagliofi ; i fuoi piedi fono grandi. Trovafi queft' ani
male ne' diferti d'Africa, in Alia, a Siam, nella Cina . Mangia eoa
guflo de' rami d'alberi ifpidi da tutte le parti di grotte fpiue j egli è
effai manfueto quando non Te gli fa male ; fe ne addiraeflica ezian
dio qualcuno ; ma è affai da temere quando egli è irritato ed è (la
to meffo in collera ; fradicagli alberi col Aio corno , rompe tuttociò
che incontra; getta a terra un uomo col Aio cavallo fenza molta fa
tica , e fa molti altri limili flrazj. Lecca gli animali , che ha vinti , •
ne leva tutta la carne dall'offa. Nicoli Lemer) .
(a) Accenna l'Iftrice, o Porcofpino , il quale è una fpecie di Ric
cio groffo terreftre,' rotondo come un pallone : la Aia teda è piccio-
fa , ma d' una figura fintile in certo modo a quella d'.un Porco j i
fuor occhi fono piccioli ; la Aia gola è fiorile a quella d' una Lepre ,
guernita di quattro denti lunghi, taglienti, e fìmili a quelli del Ca
noro , due in alto, e due abbaffo ; la Ara lingua è guarnita di fopr*
di molti corpicciuoli ofsofi a guifà di denti ; le Aie orecchie fonofat -
te come quelle dall' Uuomo, e della Scimia , piane intorno alla tetta,
ricoperte di un pelo dilicatifGmo ; i fuoi piedi anteriori rafsomiglia-
no quelli del Tafso, e ciascheduno ha quattro dita; quelli di die
tro ai piedi dell'Orto, eciafeuno ha quattro dita altresì . Il Aio cor
po è ricoperto all' intorno d'una fetola, o pelo grofào , rilucente,
amile a quello del Cinghiale. Quefta fetola è per l'ordinario lunga
tre dita per tutto il corpo , ma Topra il collo ella ha circa un pie
de di lunghezza , e tre volte altrettanto di grofserza che altrove •
Ella forma altresì un pennacchio fui capo all'alterca di circa otto
pollici , e bafsette lunghe quali fèi pollici • Quello pennacchio è il
più delle volte bianco dalla Aia radice fino al merco, e la Aia parte
alta d' un colore bruno di caftagna . Il Aio corpo è ancora guerni-
to d'un* fòrte di lefìne pulite-, rilucenti, formate in fufi , o canno
di penne lunghe come una mano, dure, fatte in punta, pungenti ,
grofse come penne di Cigno, fode , robufte, ora bianche, ora nere,
o di due colori fenza frangia. Efse gli fervono di difefa . Molte di
quefie forti di lefine , che fono le più robufte e le più forti , fono
poco attaccate aria pelle; l'animale le lancia a guifa di freede coa
tra i Cacciatori, fcuotendo la pelle come i Cani nell'ufeire che fan
no dell'acqua , e le lancia con tanta forza , che ferifee ben fpeffo
Cani , e gli Uomini ; le tiene diritte e follevate quando và in Cam
pagna , o quando vede alcuno ; ma le abbaffa , e le appogià fui Aio
corpo quando entra nelle caverne , dove abita per 1' ordinario, e
principalmente nel Verno ; fi nafeonde altresì ne' Cifpuglj . Se ne
trova in Etiopia, in Africa, nell'Indie, in Italia, dirado in Fran
cia. Si nodrifee d'Uva , di melle, di pece, di radici, di pane quan
do gliene vien dato. Beve acqua , equando v' è mefcola to del vino
V inghiotte con avvidità . Va piùttolto di notte che di giorno a cer
eare il Aio nodrimeato , e la lua carne i buona a mangiare . Nicoli
l.*mtrì •
PARTE PRIMA. jop
dotti armò d' altri ripari : dal che ne avviene che abbiano
imparato, maeftra effendo la fletta natura, a metterli in ordi
nanza , e raunare e difporre la folla; giacché la natura ha
piìi ampiamente proveduto V Uomo del modo di difenderli ,
quanto più lo ha di ragione, e di difcernimento. Confederan
do pertanto, Magnifico Signore > con quanto artificio, e con.
quanta Scaltrezza, e con quanto grande trama, a noi, ed allo
Stato noflro infidie ordite avete , da' noflri favori per neflùn
modo convinti , e penfando a' lacci che tefo avete a chi per JmpaH-
altro con fiducia s' incamminava , e come per «oloriti preterii zioni date
coperti avete i torti ftratagemmi de' voftri penfieri ; dalla ra- dal Vif-
gione e dalla prudenza perfuafi , fiamo giuflamente provocati 5^""
ad abbattere quelle macchine sì malvagie colla guerra e coli' c lger0*
armi , affinchè quello che occultamente , e per così dire di {op
piato macchinato avete contro di noi, la delira mano del Si
gnore , facendoci forti e valorofi , a guerra dichiarata lo Scon
tiate . Quali fieno poi quelle cofe che contro di noi credefle
di macchinare, per non fare una marginofa fcrittura, tacendo,
anche con ifeapito della nollra fleflà ragione, la maggior par
te di quelle cofe che avete tramato , alcune folamente fumo
coflrem a dichiarare nel prefente foglio. Tra l'altre cofe noi
non crediamo, che voi cancellato abbiate dall'archivio del vo-
ftro petto quali e quanti trattati formati avete contro lo Sta
to noflro , allorché pendeva 1' attedio della Cittadella di Bre-
feia . Voi fleffo ben fapete quali cofe penfato e tentato avete
alla noflra ruina , e con premj e con feduzioni in quella dit
fatta . Cofiche , per dire con voflra buona pace , non folo i pe
ricoli, a cui fu fottopofla la Cittadella , ma ancora la confu-
fione e torbidezza di Brefcia, e di tutto il Contado contro di
noi fufeitata , il tutto quafi partorito fu da' voftri artifìcj , de*
quali la frode unitamente il popolo tutto in Pefchiera con tan
ti altri confinanti col Brefciano tutto dì a chiara voce l'atte-
flano. Ma noi non così operato abbiamo allora quando la cit- Attuto
tà di Verona, e fuo territorio abbattuto era, e quafi disfatto rimprove-
dalle guerre , e fpefe graviffime : abbiamo adoperata la noflra\
induflria e fapere per la pace voflra e tranquillità dello Sta-J i^°ScaIi- "
to voftro per appacciarvi col fu Signor Bernabò . Perciocché gero •
con quanto noflro fudore, con quante veglie, diligenza, e fa
tica abbiamo riflaurate le già ruinate cofe , come la Città , e
Fortezze del Territorio Veronefe , alla nobiltà voftra ancora
ridire il dovrebbono; che fe ncfiW altra cofa, vi dovrebbono
far
no CRONICA DI VERONA
far conofcère ciò le condizioni della da noi trattata pace; e
l'incarico di rifare le Baftic, e Fortezze,, che .per la voftra lal-
veiza abbiamo intraprefo, dovrebbono m qualche parte, le ave
te punto di fentimento umano, muovere. Ciò pertanto da me
raviglia forprefi non paniamo lotto filenzio, che fummo pron
ti e fenza indugio fare per voi molte altre cofe alla nobiltà
voftra ben note. Accefo effendo in noi un tanto ardore della
noftra amorevolezza, quanto che con più diligenza , ed accu
ratezza vi ha potuto rendere informati il voftro Cortelìa (a)
allora quando per parte voftra venuto era in Piacenza a ritro
varci : ftando noi in attenzione delle fue parole della corril -
pendenza al* noftro lincerò, e puro amore; non avete cenato
punto di rivolgere nell' animo voftro cofe peggiori ; il che il
lùcceffo delle cofe ha fatto pofeia chiaramente vedere . Udite
adunque , quali ricompenfe fatte ci avete per sì gran benefizio -,
imperocché mentre con sì efficaci uffizj l'amorolo noftro cuore-
•stello™* infervorato era per mettere tra yoì e '1 Signor di Padova la
invernato pace, la cui imprefa la nobiltà voftra con ftudiate maniere ha
«lai Vif- impedita. Per sì gran fedeltà , e tanto amorolà affezione con
coaie. tlKti g}i sforzi chiamato avete i Duchi della Baviera a veni
re in Italia con pederofo elercito , fingendo eflTere altrove in
dirizzati : quali poi fieno le cofe da voi in que' tempi mane-
giate cogli fteffi Duchi e '1 Signor Carlo de Vifconti , nell'
interno del voftro petto di fa minate le ; nè qui preferivefte i li.
miti alle vafte voftre idee, ma, ciò che fa orrore a dire, ave
te troppo arditamente chiamati in foccorfo quattro portenti ne
mici noftri per un odio coperto, in danno non leggiero dello
ftato noftro : fe pure fortito averterò il proprio effetto le cole,
che nell'animo ravvolgevate. Ed in aggiunta di sì gravi mali
con crudele trama vi liete ingegnato di macchiare i noftri ma-
trimonj preflò i Principi d'Alemagria : nè qui la li terminò j
ma feordatovi de' benefizi da noi ricevuti , per quanto da voi
fi potè, colle folite maniere voftre ed arti gli avete perfuafi a
calare in Italia armati in guerra.
Le quali cofe ad una -per una raggirafte nell' animo voftro-
per la depreffione di noftra altezza, e difonore del noftro Sta
to . Che più alla fine ? Ci vergogniamo dire di più . Perlo -
chè, o Gran Signore, giuftamente nella mente noftra sì fatte
•ftilità riandando, e ben da vicino fentendo le punture delle:
voftre
PARTE PRIMA. in
voRtc maldicenze, deliberiamo, prima Iddio invocato avendo,
d' intimarvi la guerra non co» occulti pt«tefti mafcherata e
fecreta , come voi, ma manifcfta e giufhfìcata, guida eflendo-
ci la fteflà Giufti*ia ; fperando , fé- fi dee porre qualche fperan-
zm nel Divino Giudi«io, che la verità delle .umane cofe, otti
ma vendicatrice della tracotanza, vi ricorderà in fine quanto con
tro di noi operato avete. Perlochè a norma ed efempio da'
.maggiori , da manifefti nemici disfidiamo ajla battaglia voi, le
Città, e Terre, i Caflelli, e fudditi voflri, e queflo dì 13 del
prefente mefe d' Aprile , così efigendo i demeriti delle tanto da
voi per P innanzi ordite trame , vi fepariamo dalla confueta
pace e confederazione; il quale detonato giorno a quelle no-
ftre lettere a quefto fine noi affiniamo, perchè i voflri fudditi
.intanto abbiano tempo di rimediare alla fua difefa a lor pia
cere e talento.

Data in Pavia il dì %\ Aprile 1387.

GIANGALEAZZO VISCONTE
Co: di Vitti» (a) Vicario Generale dell^Imperiale Otti)
di Milano .

Letto eh' ebbe lo 'Scaligero quella lettera , e conofcendo non


.aver forze baflevoli per difenderfi dal Vifconte -e da' fuoi Alca
li , fece immantenente convocare i Principali de' Veroneli , il
parere de' quali fu che umanamente fi rifpondeflè ; Perlochè
Antonio diede al Vifconte, umilmente in Latino cotti rifpofta.

ALT
: m - . . rjr. — -, . .. - .

(3) Riferifce il Corio , che Giangaleazzo avendo prefo in moglie


I&bclla forella di Carlo Re di Francia, il Contado di Virtù in do
te ancora averte , e che perciò oltre il titolo di Duca di Milano, eoa
queft' altro titolo di Ca: di Virtù ùmilmente chiamar fi facete.
ut CRONICA DI VERONA

ALT ILLUSTRE, ED ECCELSO SIC SIC

CONTE DI VIRTÙ'

ILluftre ed Eccelfo Padre noftro ragguardevolìffimo . Ab


biamo ricevuto le lettere dell' Eccella Paternità voftra in
più parti diftinte. Alle quali in quelle contenute cofe,
lenza ridire le fteffe parti alla predetta Eccelfa Paternità,
così ci è paruto di in foftanza rifpondere . Giacché comincia
to avete la voftra lettera dicendo, che non pure la natura ha
infognato al genere umano , ma anche agli animali mutoli a
non fopportare le ingiurie , anzi di quelle a vendicarli , ope
rando ciò in loro un certo naturale minto : E che a tal fine
le fteflè beftie avea premunite di diverfe forti d'arme; la qual
natura eziandio, come foggiugne la P. V. ha tanto più eccel
lentemente dotato l'Uomo di un tal benefizio, quanto che ef-
fo è differente dagli altri animali nella ragione e giudizio con
tro chi a lui fa ingiuria . E perchè la P. V. , ficcome a voi
fteffo piacque di dire, con fiderando le doppiezze , e macchina-
menti, e gli altri coperti giri de' noftri peniìeri, ha delibera
to di sfidarci a pubblica guerra, a cottila voftra deliberazione
efprefla dalla voftra facondiffima eloquenza rifpondendo, confef-
fiamo fenza tergiverfar* tutta la ferie di ciò che avete efpo
lio nella voftra lettera , aggiungendovi che sì la ragione che
Nota. '1 giudizio dell'uomo non dee chiamare legge la vendetta del
la che 1' k natura » n** piuttofto vero sfogò di chi contro altrui infie-
uomo Ca rifee : nè per altro motivo 1' uomo è fuperiore alle beftie, fe
fuperiore non in . quanto raffrena i moti del proprio fuo animo , che
al_le be- contro il dettame della natura violentemente inforgono . Il
1C° che certamente non pure ad eguali s'appartiene, ma molto pik
a coloro fi compete, che innalzati furono a dignità niìi poten-
A Dio , e ti , ad altezza ed onore più ragguardevole . Quinci n è , che le
non agli parolc dell' Evangelio del Noftro Salvatore comandano : che
•fretta V *^ effo'fi dee lafciare l' incarco di vendicare. Ma fupponiamo
ufficio di ciò nonoftante, che la voftra propofizione fi appoggi al vero .
vendicar Pure, ficcome l'uomo allora quando fia irritato, e provocato
le iughi- venga da manifefte ingiurie , egli pofeia imprende la vendetta:
T,e* la qual cofa l' Eccelfa P- V. non può certamente di noi affe
rà*, per quanto a noi quefta cofa toccaffe . Concioffiacofache
contro
PARTE PRIMA, 113
contro la P. V. certamente non abbiamo noi ordito inganni,
mè iafidie c tradimenti alcuni, come voi dicede, fabbricati *
imperocché una tal arte, grazie a Dio, tempre fu lontana dai
TOoftri coftumi , e di quella ne fumo totalmente ignari . E
^>er lavorare la <ofa anche colle altrui prove mentre che le
■rioftre operazioni e quelle degli altri (noftri fudditi) fono pref-
<Co tutti sì chiare come il raggio del Sole e la luce del mez-
■zo giorno , coficchè come evidenti non abbisognano di prova,
-che -ci può occorre .di più? Già chiaramente conofcìamo, che la
«ftefsa P. V. ha preftato le orecchie ad informazioni non vere: nè
^ da meravigliarfi che ciò fia accaduto a fuggeftione della in-
-vidiofa aftuzia de* malevoli , de' quali è proprio il rimirare di
-mal occhio il bene ed il male per arrivare ali intento di fua per- i^oa fi dn
^fidia (a). Ma non è proprio di un Principe giufto e collante, mai giudi-
lenza udire la parte contraria, venire precipitolamente alla de- care feuz'
cifione della fentenza; anzi un tal Principe difaminato avendo tver P,ri"
l'ordine de'giudizj, e l'afferzione delle parti, s'avanza a profe- ™ dJf-^j"
rirla. E perchè, o Eccellentiffimo Padre, la P. V. lì sforza nelle d«i reo .
ftefle voftre lettere di provare contro di noi certe fpeziali cofe ,
che fan per altro orrore all'udito noftro, e mai da noi furono cono»
fciute; abbiamo perciò voluto, quali figliuoli , inviarvene la rif-
pofta , la quale vi Supplichiamo che vi piaccia, tolta e levata
via ogni iuggeftione e frode de' noftri avverfarj, -con paterne
orecchie udire, e giuftamente ed egualmente dilaminare.
E perchè voi in vero dedotto avete l' efordio delle voftre in«
■giurie., come da un termine , dallafledio della Cittadella di Brc-
icia, lafciando a noi l'efaminare quanti trattati abbiamo ftefi,
■e quali feduzioni abbiamo peniate in quel tempo : aggiungendo
/the noi avevamo macchinata la diftruzione e totale ruina della
•ftefTa Cittadella non folo, ma ancona del Territorio tutto di
Brefcia; adducendq in prova di ciò l'unione fatta in Pefchiera
della noftra gente. A ciò la figliuolanza noftra rifponde, che
guardi il Cielo che la mente noftra abbia in quel tempo con
cepire sì fatte cofe • e £e abbiamo fpedito le noftre genti a Pe
fchiera , c' induffe a ciò fare la difefa di quel noftro luogo , e
per provedere confideratamente agi' improvvifi cali, i quali per
io più in tali ondeggiamenti fogliono accadere . E che a nient'
altro noi penfaflìmo fuorché ad cflcrvi veramente fedeli , fi potè
allora da quefto chiaramente conéfeere, comé l'Eccellenza Vo-
P ftra
(a) Alludendo a Guglielmo Bevilacqua , Antonio Nogarola f c Spi-
reta Malafpina, confiderai: dallo Scaligero Tuoi implacabili nemici.
ti4 CRONICA DI VERONA
ftra molto bene lo avrà in mente r attenuto, che nello ftrepit»
ài que' tumulti e follevazioni , quando Giovanni degli Ubaldùù
non per anche faldato, D. Giovanni Aucut , D. Everardo e
parechi altri con gran copia di genti armate avendo confpirato
con grande sforzo contro de' vollri luoghi , e di effi al totale
ftcrminio panar volendo , noi , come da figliale ardente zelo
# commoflì , nè mai da quello fiaccandoci, vi Ipedimrao in voftro
leggefid*' a'uto ^ Nobile Uomo Benedetto da Marzefine * con cento fe£
Marche- ^anta lancie. Ed una tale fpedizione, che altro veramente di
mena, mofira le non le un contraflégno di molto grande affetto in-
verlb di Voi.? Indi poi feguitamente ci obbiettate che voi non
cos'i fatto avete , quando la noftra Città di Verona pel tumulto
della guerra fatto il Sig. Bernabò travagliava . Imperocché rife
rite d aver frappofti e adoperati i voftri l'udori , veglie , diligen
ze, e fatiche per la nofira falvezza, e per ftabilire la pace tra
noi e lui , fervendovi del teftimonio delle Baftie addoffatevi.
Noi certamente un tal beneficio dalla predetta P. V. conferi
toci mai negheremo d' aver ricevuto ; ma , per fino che la vi
ta ci farà compagna , fempre lo ferbenemo nella viva imma
gine della tioftra memoria* anzi di sì graziola voftra frappofi-
zione ve ne rendiamo infinite grazie. Con tutto che la P. V. non
abbia per noi fatto fe non fe quello, che noi fatto avremmo a
prò di V. P. In feguito aggiugnefte , che noi dovevamo eflérc
commo(fi a manfuetudine dalle relazioni che ci dovette aver fat
te il Nobil Uomo Cortefia de Serafico (a) circa lo fvifeerato a-
more che indubitatamente confervavate per noi , mentre da Pia
cenza a noi approdò dalla P. V. partendofi : aferivendoci d' aver
nell'animo noftro penfate cofe ancora peggiori.
Quella fteffa ambal'eiata pienamente per parte della fteffa P.
V. ce l'ha fatta lo fteflb noftro Cortefia. Anzi più chiaramen
te abbiamo da eflb lui intelò, che la fteffa P. V. avea con giu
ramento confirmato di non voler in alcun tempo mai diretta
mente o indirettamente intimarci guerra , nè pure qualunque
altra moleftia apportarci. Aggiugnendo la fteffa P. V. che, fe
al contrario facefte , pregato avete V Onnipoffente Iddio ed i
Santi del Cielo a caftigarvi con la favverfione si delle voftre
foftanze, che di tutto lo ftato (b). Della quale ambafeiata la
virtù
(a) Volgarmente Serego rietto .
(b) 11 giuramento imprecatorio del Vifconte forti ancora l'effetto;
Imperciocché, divenuto alfai grande e potente, e preparandofi a farfi
coronar Re, fu colio dalla morte , e i fuoi difendenti andarono 10&9
\u mina •
PARTE PRIMA. iry
Tircù fu dì si grande valore ed efficacia , che torto nel noftro
animo addoppiò1 quel figliale amore che verfo la P. V. nutri
vamo in petto : ne* mai potemmo immaginarci che quelle pro
mette, le quali ufcite erano dalla bocca di un tanto Principe,
particolarmente con tante afTerzioni giurate, avefTero ad avve
rarti in contrario . Quelle cofe la P. V. ben a dentro , e nel
più fegreto del cuore efamini , ricordevole dell' eterna fai.
vezza . Oltre a quella vi cadde in penfiero d' aggiugnere che
mentre voi la pace maneggiavate tra noi e '1 Signor di Pa_
dova , noi (limolato abbiamo i Duchi della Baviera e 'l Si
gnor Carlo de' Vilconti, perchè veniffèro a danneggiarvi, fingen
do d'altrove andarlene. A quell' afferzione , non dubitiamo col.
capo alto e chiaramente rifpondere, che noi non abbiamo mai
{limolati r Duchi della Baviera, nè mar tentato il Signor Car
lo a venire in Italia contro di voi . . E fe mai per avventura-
qualche contraria informazione venga data alla P. V., quella
è totalmente discordante dalla verità. Ma la verità di' tal fat
to fi è, che mentre gli fteffi. Duchi, e '1 Signor Carlo ci avea-
no ricercati r e voleano venire in noftro ajuto contro il Signor
di Padova» difpoftr effendo di pofcia indirizzarfr ad altre loro
imprefe , a quelli non abbiamo noi dato alcuna rifpofta T fin
tanto che quelle cole tutte alla predetta P- V., fe ben fi ram
menta , per mezzo del Signor Guglielmo da Perugia e Giaco- Gu?,\ieT-
mo dall'Eredità nollri Configlieri, non facemmo palefi e no- moda Pe-
te; ficchè quelle fon le frodi, quelli gì' inganni e leaftuzie, le r"gia , e
quali, o Padre noftro cariffimo, la figliai noftra divozione ha ?a,[^™*
in verfo di voi fempre ufate . Inoltre, perchè abbiamo veduto ^Ua Con
che la loro venuta era contro il voftro genio, decretammo di fìglieri
affatto ricufare i loro fteffi foccorfi. Che fe al contrario avefli- dello Sca
rno fatto, forte ci farebbe ridondato in grandiffimo vantaggio* •
ma in allora la liberalità , ed il beneficio del voftro paterno amo
re antepofto da noi venne ai noftri vantaggi T ficcome noi en
tro noi fteffi immobilmente fentiamo. Finalmente ci fcrivete
d'aver noi procurato di di'lrarre dai voftri matrimonj i Prin»
cipi dell' Alemp.gna , e i medefimi, quafi che di ciò non conten
ti foflìmo , aver ft'imolati e indotti a calare in Italia contro
di voi. Di aver noi quefto tentato ofiamo di negarlo fili
la teftimonianza di Dio vero , non che delle noftie vere af-
ferzioni contradirlo j Concioffiacofachè non abbiamo mai conce-
pute sì nere e indegne cofe nell' animo noftro. Ma quelle fo
no mere finzioni degli Emoli noftri, i quali, quando fia che
Pi. la
nò CRONICA DI VERONA
la verità non fia loro in pronto, ricorrono alle colorite men
zogne , ed alle ftudiate loro invenzioni , e dove lperano poter
ingannare , fanno d' ogni erba falcio . Delle quali cole tutte la
faviezza di Voftra Paternità deve con maturo elame rilevare
il pelo. Per quello fpetta finalmente alla conclufione delle vo-
ftre lettere, leggiamo che voi col tenore delle medefime lette
re sfidate noi, e i noftri fudditi, le Città, Cartella e le reftan-
ti cole noftre dal dì 13 del mefe prefente , per cagion delle
di fopra narrate cofe, come introducete. Ma a ciò il cordia»
liflimo noftro zelo non lenza grande ammirazione e ftupo-
re è coftretto a lacrimare , chiaramente conoscendo, che per
parte noftra non avete motivo di reftare offefo , fe pure non
voglia la P. V. in tutto predar l'orecchie a falfe cenlure. Noi
per altro molli sì dalli rineHi del predetto Cortefra , che da al
tre confiderazioni , fperavamo che, quando preffante foffe la ne-
eeifità, la fteffa P. V. folle per edere tempre prontillima in no
ftro ajuto e cuftodia . E quel che più. ci riempie di ftupore fi è ,
che avendovi noi fempre,come a figliuolo convieni!, qual padre
orrevolilfimo amato» e tale eliendo ftato femore l'animo noftro
d'anteporre le voftre utilità agli agi noftri, fi dégni adeffa la P.
V. di renderci e contribuirci una sì fatta corni pondenza . Per
altro fe ancora quello rifiutar voglia la fteffa P. V. e lo- nieghi
non lenza fentirfi punto- da un acuto dolore il noftro animo- po
trebbe ciò foffrire,. e la mente noftra farebbe gravemente 00-
preffa e mal contenta , principalmente perchè conofeiamo che
una tal disfida non è già provenuta dalla V. P.., ma dal livo
re e dalla perfìdia de' noftri Emoli ; rammaricandoci fom-mamen-
te che abbiano- colora potuto fcparare la figliale noftra benevo-
lenza dalla P. V.
Contuttociò , eifendoci Iddio in affiftenza e difef» noftra , e
delle cofe noftre , come ci tornerà, e' ingegneremo d' imman»
tenente provedere al ben noftro-, in tutto confidandoci nel tro
tto dell' Eterno Giudice r a cui le cofe tutte sì giufte che ingiù-
fte chiare fono e manifefte»

Data in Verona il dì 21 Aprile 1387. Indizione decima »

ANTONIO SCALIGERO DI VERONA


Vitam Generate Imperiale.
Qué-
'PARTE' PRIMA. 117
' Quella lettera tuttoché attifiima fofle a piegare l'animo più
fuperbo, nonpertanto niente commoflè il Vifconte . Il quale,
ficcome colui che da fovverchio delio d'ampliare il fuo Impe
ro accecato era , altro non illudiava che di lpogliare i Prin
cipi fuoi vicini. Per la qual cola fi rivolfe a fare di grandi pre
paramenti per la futura guerra ; ma prima volle giuftificariene
co' Fiorentini, a' quali lcrifle perciò latinamente una lettera ,
il cui tenore era quello :

Magnanimi Fratelli Carijjìmi .

POtete voi aver udito, nè dubitiamo che non l'abbiate in te-


Lettera
fo, con quanto calore , e con quanto focofo amore abbia- del*Vif-
mo le parti noflre frappofte tra il Signore di Padova conte a
e quello di Verona fin dal principio della tra loro mof- ^orent.
fa guerra pendente, perchè ne feguuTe la buona tranquillità non "'
meno per l'evidente utilità del Signore Vcronefe, che del Si
gnor Padovano. Imperocché avevamo penlàto nell'animo d'in
contrare l'amiftà dello fteffo Sig. Veronefe, e confervarcela , e ri
putare lo ftelTo qual noftro fratello e figliuolo fe mai lì facefle
quella pace per la quale folleciti fummo e collanti per fino a
noja , per quello riguardo principalmente , perchè 1' aleanza già
da gran tempo da noi contratta col Signor Padovano c'impedi
va a non poter altrimente farci amico lo fieno, cioè il Vero
nefe; oltre di che ci oliava ancora il rifleflb dello Stato del Si
gnor Padovano , il quale , ftabilendo noi 1' amicizia col Signor
di Verona, durando tal guerra, non fenza fuo grave pericolo
farebbe divenuto più debole e men poderofo . Ladove per al
tro a noi fu fempre prima d'ogni cofa fiflb nell'animo di ufa-
Te moderazione , ed , illefo il noftro decoro ferbando , procura
re che nè l'uno, nè V altro delli due poteffe deporre 1' al»
tro del proprio Stato , perchè falve ed intate efTendo le follati-
ze sì dell' uno, che dell altro, volevamo piuttofto 1' unione e,
l'amicizia d'ambidue, di quello che l'uno 1' altro foggiogafle .
Quello noftro fentimento all' una , ed all' altra parte abbiamo
più volte manifeftato , e per mezzo de' loro proprj , e per mez
zo de' noftri Ambafciatori ancora; ben conofeendo, che quelle
cofe giovevoli fono a tutto lo Stato della Lombardia , non me
no che a noi, i quali, lode a Dio, contenti «(Tendo del prò.
prio Stato, a quel d'altri non afpiriamo. Ma di .gran lunga dif.
* ' ferente
n& CRONICA DI VERONA
ferente fu la mente del Signor di Verona, il quale oltremodo»
accei'o ed avvampato effendo per la guerra ,■ leguendo il pro-
{>rio Tuo genio, non ftimò ben fatto, quando appunto e pot-
è e dovette farlo , di condifcendere e difporfi alla pace . An
zi egli non folo cercò di offendere ed oltraggiare il Signor di
Padova , col quale avea che fare ; ma nè pure contento delle
prime temerarie offele ed ingiurie fatte allo Stato e decoro no-
ftio , delle quali avevamo hffato nell' animo di non più farne
memoria* in ricompenfa dei già fuperiormente accennati , ta
cendo per decenza di molti altri ricevuti beneficj, nuove offe
fe ci ha fatte, e tutto di sforzavafi di inventarne, procurarne
ed apportarcene vie più maggiori. EfTo i ribelli noftri, e que
gli altri che fofpetti erano- al noftro Stato, mentre negato' a-
veano gli altri vicini noftri di voler dargli ricetto, li chiamò,
e. con lomma diligenza da ogni parte li raunò- Egli col Signor
Carlo. Vilconte figliuolo' del fu Signor Bernabò, non. fece al
tro che incelfantemente maneggiar trattati contro noi e '1 no-
ftro Stato.. Egli cercò di far venire i Duchi della Baviera a
quelle parti lotto- altri occulti pretefti e-fervizj, acciocché qua
li nemici moleft'aflèro il noftro Territorio colle genti armate ,
invitandoli coi doni e colle promeflè . Lo fteflò nella. Camera
del Sereniflìmo Signor noftro Re de' Romani , quando li trat
tava la parentella dell'inclita figliuola noftra coU'Illuftre Ger
mano del nominato Signor Re noftro , acciocché non li ridu-
cefTe a fine, feminò diuenfioni e (caudali . Effo finalmente mac
chinò molte altre cofe contro di noi, dello Stato , e del onore
vole noftro, le quali adeflfo per brevità paniamo lotto filenzio per
non difcorrere d'ogni fatto,- iL che troppo a lungo condurreb
be la cola. Da quelle cofe adunque giuftamente molli ,, abbia
mo di recente determinato di sfidarlo , dilpofti-,. favorendo Id
dio la giuftizia noftra , di in sì fatta maniera provedere , che
certamente non potrà, come difegnato avea, difturbare in avve
nire il noftro- pacifico Stato. Perciò quelle cofe vi facciamo no
te per farvi partecipi e della verità e de' noftri l'uccelli..

Data in Pavia il di 24 Aprile 1387.

GALEAZZO VISCONTE
Cónte di Virtù , Vicario ec.
Fiorentini , udito ciò che il Vifconte facea lor fapcre , net
mcdtumo idioma così gli rifpofero:
Ma-
PARTE PRIMA.

Magnifico, ed Ecceìleatiffimo Signore Fratello,

ed Amico CariJ/ìmo.

NOn fi può «i-edere che la Magnificenza Voftra voglia, Hifpo(U


fe non da giuftifiìme ragioni mofla, intraprender far- de'Fioren-
mi; per qual motivo iiam certi, che la guerra da voi tinialVif-
intimata al Signor di Verona non di ricercate occa- 'coate •
fioni , o da pretelH , ma bensì da caule neceftarie farà ella deri
vata. Di buona voglia però vorreffimo che quella piuttofto li
togliere con onorifica pace , di quello che li fomentarle con
rovina dell'Italia . Con tutto quello (periamo che voi, giudo
alia fentenza di Cicerone , per quello folo fine facciate guerra,
Et potere l' Eccellenza Voftra ieaza fofpetto e fenza infime re-
re in pace-

Data in Fiorenza il dì primo Maggio 1387.

I PRIORI DELLE ARTI,


E '/ Gonfaloniere del Popolo , e Cornuti di Fiorenza,

Ricevuta il Vifconte quella -rifpofla, non frappofe indugio ,


ma unite le armi fue a quelle -del Gonzaga e del Carrara, fu
rono immantenente contro -dello Scaligero le oftilità incomin
ciate. 11 quale, veggendofi da tutte le parti aflalire, fi fece l'a-
juto de' Signori Vimziani a richiedere, ma non velendo elfi in
quella guerra implicarli , nè potendo egli «filiere agli Avver-
iarj, prefe per espediente di ricorrere all' lmperator Venceslao Antonio
per ottenere colla mediazione di quello la pace . E però a ta- r3<"«wi-«a
le effetto a Cefare Ambafciatori fpediti , « conofcendo il Mo- Vcace*lao»
narca quali follerò P ingiuftiflime idee del Vifconte, a favorire
il Signor di Verona dilpofelì -, ed incontanente due Oratori a
quello di Milano inviati, furono quelli dal Vifconte con belle
parole intertenuti • frattanto di nafcollo il Carrara avvifando ,
che per nelTun modo acconfentiffe alla pace ; imperocché «gli
era ficuro che toflo Verona e Vicenza caderebbero nelle loro
mani . 11 che egli fperava che luccedellè col favore di Guglielmo
Bevilacqua, di Spinerà Malafpina , e di Antonio Nqgarola, i
quali
I2t> CRONICA DI VERONA
quali fprezzatì da Antonio, come fuperiormente abbiam raccon
tato , erano ' al fuo fervizio . E in Fatti il • Vifconte non s' in
gannò * cóncioflìachè avuta il Bevilacqua intelligenza con alcu
ni cittadini , che gji dettero la porta di S. Maflimo , forti ancoi a
il fuo intento. Poiché giunti gli Ambafciatòri Cefarei a Verona
con la nuova della pace prometta dal Vifconte , mentre fi da
va ordine che uno di elfi andaffè il feguérite giorno a Padova
per aver la risoluzione anche dal Carrara , nella mezza not
te i congiurati corfero con empito alla porta per pigliare il
Capitano di quella; e dopo un fiero contrailo di dentro fegui-
to tra i congiurati e la guardia della porta, e di fuori adope-
Gughel- ran(Jòfi il Bevilàcqua ed il Dazzo, che erano alla ora preferit»
mo Bevi- • . . ' r , ~,
lacqua ta venuti con molte genti d armi, ottennero finalmente la por-
prende ta. Il che intefo da Antonio s'armò incontanente, e montato
una por- con alcuni pochi a cavallo feorfe per la città gridando viva la
cittì'"* » ma veggendo che alcuno non fi moveva ad ajutarlo ,
fpaventato nel Caftel Vecchio fi ritirò, facendo chiudere le por
te della feconda muraglia, che Imparavano la città dal Borgo di S.
Zeno . Indi per un Trombetto fece intendere a Guglielmo Be
vilacqua che voleflè in luogo venire , ove gli poteffe commoda-
mente favellare : fendochè egli era difpofto a proporre con-
Gugliel- venienti partiti. Il Bevilacqua volle pur compiacerlo, ed itovi
mo, ed - con buona guardia, divifarono infieme gran pezzo. Chiedea lo
Au tomo fi scalij,ero per ultimo una triegua di dodeci giorni, fra i quali
parlano . v, . i- r t 6 *-<• i b r
nel Caftel 'ntendea portarli pedonalmente a Giangaleazzo, e leco patteg-
Vecchio. giare di lafciargli Verona, e ritenerfi Vicenza, ma ifeufandofi
H Bevilacqua, e dicendo non avere facoltà alcuna dal Duca di
potere ciò concedergli; lo configliava rendere la città, il che
fatto gli arrebbe poi conceduto ialvocondotto , confentendolo
ancora gli altri Comminar; Duchefchi , di poterfene andare a
1 Antonio Milano . Allora Antonio accorgendoli effère il calo ormai dif-
abbando- perato» e temendo di rimaner prigioniero, raccomandata la cit-
città fi ri- ta in mano degli Ambafciatòri di Vcnceslao, ufcì la notte mede-
tiraaVe- fima per il ponte del Cartello, verfo Venezia il cammino diriz-
bmìs. zando, avendo già alcuni giorni avanti mandato la moglie con
Suanto di più preziofo potea alportarfi in un grotto naviglio per
fiume a Ravenna . Il giorno dopo la partita di Antonio ,
Verona in gli Ambafciatòri di Cefare lalciata la città per danari al Vifconte,
potere del furono concertati e fot toferitt i i Capitoli da' Cittadini , e con-
Vifconte • legnata la citta ai Commiflarj del Vifconte. Antonio al foldo
della Repubblica di Firenze ricoveroffi . 1 Vicentini intefa la
per-
PARTE PRIMA. 121
perdita di Verona per non divenir fudditi del Carrara fpediro-
no immantenente Ambafciadori ad offerire la città a Gianga-
leazzo, dal quale furono umaniftìmamente fotto il fuo dominio
ricevuti . Il Carrara intefa 1' efpulfione dello Scaligero di Ve
rona , fpettando a lui Vicenza per le convenzioni fatte col j£ ViTco
Vifconte, ordinò al Conte fuo figliuolo che fubito andaffe con- te delude"
tra quella città . Ma intefo che Ugolino Biancardo 1' avea dalla il Carra-
Comunità di Vicenza ricevuta , nè fapendo a nome di chi egli ra •
la teneffe, poiché era e dal Vifconte e dal Carrara ftipendiato,
mandò il Conte un fuo Gentiluomo a richiedergli a nome di
cui la tenefTe. Al quale Ugolino rifpofe : che la Comunità glie.
Tavea confegnata per il Vifconte, il che per la fede promefTa
non poteva fe non efeguire ; e che , quando anche .per qualche
accidente il Vifconte non aveffe voluto tenerla , era in debito
di redimirla a' Vicentini nella fua primiera libertà. Il Signo
re di Padova ciò intefo , fpedì incontanente Oratori al Vifcon
te ad intendere s'egli voleva, com'era il patto tra loro, ce
dergli Vicenza. Ebbe in rifpofta, che appunto ciò egli far voleva,
e che fteffe di buon animo , che Vicenza farebbe fua , facendo il
Vifconte frattanto preTidiare da'fuoi Ufficiali e la città e le ca
rtella. Di che il Carrara dolendofi, il Vifconte ch'era di mal
vagio animo, difiegli eh' egli fapeva beniflìmo di avergliela pro
mefTa, e che credeva eTfere tenuto a rendergliela; ma che i fuoi
Configlieri ed altri fuoi famigliari incontrario fentivano : per
lo che lo pregava mandare fuoi Plenipotenziarj a Pavia , ed ivi
fi terminane quello era di ragione , alalia quale egli non era
per dipartirli. 11 Carrara conofeendo allora qual foflè l'animo
del Vifconte , di fpedire Ambafciadori a Pavia inconveniente
gli parve. Finalmente dopo molte cofe, non avendo il Carra- Il Carrara
ra forze baftevoli per contrattare al Vifconte, non folo non eb-è fpoglia-
be Vicenza, ma fu da quello e di Padova, e di Trivigi e di cut- "atodal
to lo Stato ifpogliato. Onde a Francefco, dal Vifconte così co- Vifooute.
ftretto, convenne ire a Milano, e fermatoti alcuni giorni in
Verona fu da' Principali della città onorevolmente trattato . In
di nel mefe di Gennajo del 1300 portoffi a Milano, ove con
pubblico Iftrumento rinunziato la città di Padova al Vifconte,
ebbe per ricompenfa Cortefone Cartello pofto fotto Alti nel Pie
monte. Ma temendo che il Vifconte lo faceffe in quelle folitu- H Carrara
dini uccidere , fi ritirò con la fua famiglia a Fiorenza» p['"ra *
Ma ritornando allo Scaligero : entrato l'anno 1388 il giorno ,oreni*'
ventefimo d' Aprile fu ritenuto in Piacenza un Antonio da Or-
Q. tona ,
m CRONICA DI VERONA
Tona, al quale furono ritrovati certi veleni. Onde porto al •tor
mento, e confettato volere con .quelli ad iftanza dello Scalige
ro attoficare il pozzo onde fi cavava V acqua per ufo ,di Gian-
Morte di gavazzo > Antonio veggendo affatto imponibile lo Stato perdu-
Antonio to ricuperare, per grande cofternazione d' animo nella Marca ,
dalla Sca- da "febbre jnaligna affatico, terminò di vivere.
Fabbri a L'anno 1380 Giangaleazzo, per tenere i Veronefi ubbiden-
f, ii citta- r'' ^ece ^are ^a Cittadella, dentro la quale teneva le milizie,
delia di principiando il recinto da quel luogo ov' era il Monaftero di
Veroua. San Fermo detto di Brà., il quale fece demolire , in piedi la
Chiefa folamente lafciando ; e i Monaci , rifarcito loro il danno
dal Vifconte , V altra Chiefa e Monaftero fabbricarontì che
Preti del- ora è pofTeduto dai Preti della Congregazione dell' Oratorio
laCongre- di San Filippo Nerio. I primi Fondatori di quella efemplarif-
5* ?■'£?* fima Congregazione in Verona furono i R. R. D. Lodovico
torio [n~ Armani , D. Mattia Stecherle, eD. Benedetto Poli , i quali nell'
Verona . anno 171 5 incominciarono ad abitare queir Abbazia . Dipoi
nel 1728,, effondo la Congregazione fatta numerofa, e di fog-
getti qualificati aumentata, diedero opera a rifabbricare 1' an
tico Monaftero, .riducendolo alla forma che. ora fi vede. Il Vi
fconte, come dicemmo, demolito l'altro più antico, per cir
condare la Cittadella fi valle -di quelle mura che nel 1015, co
me piace al Canobio, furono dirizzate per recinto della città.
Le quali dall'Adice principiando rimpetto alla fuddetta Chiefa diS.
Fermo , ora detta del Crocifitto , continuano fino alla Porta di
Rofiol , che avea un Ponte lcvatojo fopra la fofla ; e profeguend»
la detta Mura, come tuttora fi vede, lino alli Portoni della Brà,
<juivi •formato un angolo fece coftruire un nuovo muro che pro-
fcguiva per diritta linea fino alla Porta Nuova ferrando quelli
due altri lati. Quafi .rimpetto alla Chiefa di S. Antonio fece fare
una Porta con il Ponte fopra la fotta, di cui fe ne veggono ancora
le veftigia. La-qual Porta, per eflfere così vicina alla detta Chiefa,
Caftlloe prefe il nome diS. Antonio. L'antica Rocca fituata l'opra il mon
di S- Pie- te diS.Pietro, ampliandola., fu da lui inCaftello ridotta . E per
tro ri v*'" maggiormente aflicurare la città , fece fare i fondamenti del Ca-
fcontenéì- di S- Felice ■ °ra ll Carrara , il quale era fiato , come fi dif-
la forma fe , dal Vifconte della Signoria di Padova ifpogliato, e nell' an
cona e di no 1300 dal Cafteilo .di' Cortefone , ove era come ritenuto, fiig-
prefente. gitoli, con l'ajuto de' Fiorentini e Viniziani lo Stato ricuperò .
I Veronefi ciò udito, fi levarono all'arme, e dei Duchefchi ma-
liffimo foddisfatti ripigliando il dominio della città , depredarono
per
PARTE PRIMA. 123
per tre giorni con grandiflirao tumulto gli Ufficiali e ftipeh-
diati di Giangaleazzo , i quali appena poterono , ritirandoli
nella Cittadella, in licurezza porli. Indi mandarono i Veroneli
a Venezia per voler creare un figliuolo di Antonio Scaligero
chiamato Can Francefco d'anni 5 per loro Signore (il quale ribellanfi
nel VI dell'età fua , benché fofte da Samaritana lba madre in Ra-alVclcon-
venna gelolamente cuftodito, fu nondimeno da un Nobile di Ve- te .
rona fuo parente avvelenato) ; e temendo in oltre degli Ulìiziali
del Viiconte, ajuti chiefero a' Padovani; ma nel mele di Luglio,
avanti che i Veronefi potefTero avere alcun ibccorib da Padova ,
Uoolino Biancardo di commillìone del Vifconte, venuto a Ve- Ugolino
rona con 800 lancie , ed entrato improvvilamente nella Citta- Biancardo
della, il giorno feguente affaltò con grande animo la città, °vey"01j|sw
più di 500 cittadini furono fenz' alcuna mifericordia crudel
mente ammazzati . Indi , la tirannia de' Duchefchi vieppiù in
fierendo, le principali matrone per la città ftrafcinarono, nul
la pietà avendone. E quello eh' è più orribile da udirli, fiac
cati i teneri bambinelli dalle poppe delle infelici madri , ne face
vano miferabil feempio, quegli inumanillimamente uccidendo ;nè Nota cru-
quì la fi terminò, che anzi quello eh' è più ftomachevole da rac- deità ne-
contarfi verfo le pudiche donzelle faceano, non etìendovi chi dai
barbari predatori le difendefTero ; poiciachè gli uomini, che per
altro valevoli farebbero flati a vendicarle , veduto gran numero
d' infeliciflìmi Veronefi per le mani del Carnefice al furor de' ne
mici in varie guife ed atroci facrificarfi , fi erano di là dal fiu*
me verfo la porta di S. Giorgio ritirati. Di dove la notte fe
guente ( veggendo maffime non perdonarfi neppure a' facri tem
pli , che venivano da quei barbari dilapidati ) come difperati fug
girono . E lo fpettacolo certamente degno era di compaffione air
udire le lamentevoli voci di quei meichini , le ftrida de' quali pa-
rea che fendeffero il cielo . Tre giorni continuarono i Duchef
chi ad efeguire così fiera barbarie ; e farebbe ancora più oltre
continuata, fe Catarina moglie di Giangaleazzo, fubito udita
ftrage così crudele, non lo aveffe impedito.
L anno 1391 fu Podeftà di Verona Balzarin da Pufterla Mi- galzari
lanefe, che fu confermato anco nel feguente i^oz, ed in que- da Pufter-
fto il Vifconte , per meglio afficurar la Cittadella , temendo che la PoHe-
i Veronefi non tentafTero vendicarli della inumanità contro di fti di
loro ufata nel facco, fece continuare la foffa da quel luogo, ove rona"
ora fono i Portoni della Brà , fino al Cartel Vecchio. Mandò a
Verona e Vicenza 2500 lancie con diecimila fonti, e niente de
Q. a Ve-
iz4 CRONICA DI VERONA
Veronefì fidandoli , forano di fu» commilitone la maggior parte
ifcacciati, coficchè fc ve n'era fra terrieri uno rimarto, dieci
ve n'erano de' foraftieri, i quali finirono di confumare quel po
co ch'era avanzato dalla palfata giattura Ma entrato l'anno
1393, ed effendo Podeftà di Verona Dino dalla Roca; il Vii-
conte penfancio in qual modo potefle danneggiare il Gonzaga,.
Fa ut, rioo.fi fece fabbricare un ponte l'opra ii Mincio ai Borghetto, imma-
p.int«s,°al 8Ìnancì°'ì potere levar l'acqua al Lago di Mantova,, le il fiume
Borghec- avelie potuto rimover dal letto , e diialveato farlo feorrere a
Villafranca* e Nogarole; la qual cofa le gli foTe riulcita, cer
tamente che Mantova larebbe rimafta come diftrutta.. I Fio
rentini per tanto e i Bodogneli cogli altri Collegati a richie
da del Gonzaga vigorofamente a' Duchelchi fi oppofero , cofici
Defcri chò non poterono, dal fun ietto- rimaver il fiume. Ora quello
aione del fuperbifluno ponte, eh' h. fituato nella: valle del Mincio contiguo
famofo al Cartello deL Borghetto- da cui riceve il nome , fi fonde tra-
poncedel verfalmente a linea retta da un colle all'altro,, ed in capo di
Borghet- cflfo ponte- per ii via. di Ponente evvi una gran Torre , o Roc
ca di figura quadrilunga , volta, con la. faccia maggiore alla cam
pagna, che difende l'ingreno,, pe 'L quale entrando-fi perviene-
al mezzo ©Ve' trouaft altra. Tòste limile a quella,, indi v^ggem»-
fi due archi di mediocre grandezza , fra' quali feorre il' fiume ,
che in. poco tratto di corlò- bagna le radici del Cartello . Sopra
di quelli archi , o bocche vi fono quattro nafcondiglj,. fatti a
guiia di cafe matte ,. credei! per naicondervi milizie ,. fendo- ca
paci ognuno di cinquanta e più perlòne* non fuperando però il'
piano generale, dimodoché, otturando gl'ingrefli difficilmente po-
trebbeli ifcoprirli- E ficcome fu. fatto ergere dal Vifconte arti-
ficiofamente , come dicemmo,, per difaiveare il fiume, poflbnfi.
chiudere con facilità gli archi fteffi con. tavolati , fendo il pon
te lungo trecento dieciotto parti geometrici , largo' quindici , e
fei alto nella fua maggiore altezza ,. coftando ogni palio di cin
que piedi . Ma aHfoppofto- ingreffo di Levante evvi altra. Torre
minore in grandezza alle dette due, ed all'incontro di quella il
Cartello di Vallegio molto forte , e più nobilmente fabbricato-
che- il primo, sì per la fiuiazione che per la forma. Il Ponte'è
ornato di quattordici altre Torri- lateralmente divife , porte nel
la prima metà di Ponente, e dieci nell' altra metà cinque per
f>arte umilmente divife, ma che le loro- altezze non. forpaffano
e fue merlate cortine ,. come le tre maggiori • Il modo per al
vo che in fabbricarlo fui tenuto y che da Palladio, è detto ma
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. PARTE PRIMA. ' nw
mera riempiuta, ed anche a caffa, è tale : pigliarono eoa ta
vole pofte in coltello tanto fpazio , quanto vollero che fbflc
groflb il muro, ed empieronlo pofeia di malta e di pietre me-
icolate infieme d' ogni forte , e così fecero di corfo in cerfo ,
onde fu agevole compierlo in termine di otto mefu A queft*
foggia , come afferma lo fteffo Palladio furono fabbricate le mu
ra di Sermione fopra il Lago di Garda . Io però crederei eh'
cflb intendere di quelle di cui tuttora le ruine appajono, det
te dal volgo le grotte di Catullo ; mentre quelle che circon- Qrotte ^
«Uno la terra ed il Caftello fono altramente fabbricate . Ma Catullo,
per ripigliare il difeorfo del ponte il quale, come piace al Co*
rio , corto al Vifoonte più che cento mila fiorini d'oro (a) ,
fu ruinato dall' armata Francefe nell' anno ijoi , avvegnaché
per impedire il varco del fiume agi' Imperiali guidati dalPren-
cipe Eugenio di Savoja , polli alcuni barili di polvere nelle vie
fotterranee agli archi fovrapofle , per cui fi potè* paffare fegreta- Arco del
mente dall'altra parte del ponte, fecero volare uno degli archi Sor«he«a
fteffi per aria non lenza fpa vento e terrore de' circonvicini abi. minato,
tatori. Agl'Imperiali però non fu difficile il tragitto a S.Leon,
zio, luogo quindi poco difeofìo, ma di quello ponte fi è det
to abbaftanza. Nel 13^4 fu Podeftà Lazarato Regna e nel 13^5
Francefco Scoto Piacentino, nel 1396' Emanuello Co: di Jelij
nel 1307 Spineta Spinola Genovefe, che fu confermato per gli
anni 1398, 13??, 1400. In quello ultimo fu affalita l'Italia
da pede cosi crudele, che in Verona morì la terza parte della
gente. Fu preceduto quello male nell'anno 1300 da tempefle co- Emanuel
si frequenti che minarono gran parte del paele. Nell'anno fud- Paleologo
detto 1400 venne a Verona Emanuel Paleologo Imperadore dì in Vero-
Coftantinopoli, il quale fu nobiliffimamente trattato dal Vifcon-na '
per tutto lo Stato. Andava quello Imperatore per ricevere aju-
to conerà di Orcaria Signore de' Turchi ; ed anco in Francia
per tal effetto al Re Carlo.
Nel 1401 fu confermato lo Spinola Podeftà, ma nel 1401
gli fucceffe Gilio degli Upecinghi Pifano. In quell'anno Gianga- Citti r_
kazzo ebbe Bologna in fuo potere; ond'era così potente dive- {càute dal
nuto, che oltre Milano e Pavia pofTedeva Novara, Monferra- Vifeoate .
U> > Vercelli , Alba , Afti , Aqui , Alexandria , Tortona , Bobbio,
0. 3 Pia-
■■ ■
(a) Il prezzo «li cento otto mila cento e ottantadue Zecchini d'oro
Veneti moderni , e/Tendo maggiore il Fiorino amico di Milano nel pe
to di grani fei di quello di Venezia moderno , avendone noi alcuni ve
duti nell'anno 1738 ftampati dal Vifconte, tutti fei grani ;crefcenti .
n6 CRONICA DI VERONA
Piacenza, Parma, Reggio, Bologna, Pifa, Mafia, Siena, Grof-
fetto, Chiufi, Perugia, Aflifio , Necera, Civita, Lodi, Cremona»
Crema, Bergamo, Brelcia, Verona, Vicenza, Padova, Belluno >
Feltre e Trivigi. Perlochè volendo Re d'Italia incoronarfi, e fa
cendo grandi e magnifici preparamenti , prevenuto dalla mor
di te finì di vivere nell'anno 1402, e dell'età Tua il cinquantefi-
mo quinto. Quella cafa, che afcefa era all'apice delle fortune
più grandi, per le discordie de' fucceffori di Giangaleazzo, mi
nò poi con tanto precipizio, che parrà quali importi bile a cre
derli . Imperciocché avendo lafciato dopo di fe due figliuoli di
tenera età , Gianmaria eh' era il maggiore , d' anni quindici ,
ed il Minore Filippo Maria; lafciato al primo per ceftamento
il Ducato di Milano con le città a quello adiacenti , Bologna,
Siena, Perugia, Alti ec; al fecondo Pavia, Verona, Vicenza
ed altri luoghi, e ad un fuo figliuolo baftardo, Gabriello appel
lato, Pifaj inforfe ben tolto giandiflSma diflènfìone fra loro e
la Ducheffa loro matrigna , e ira' loro parenti e famigliari per
l'amminiftcazione : onde da tali diicordie le città fotcomefle da
Giangaleazzo cominciarono a lcuotere il giogo; e tant' oltre le
£ofe pacarono, che Gianmaria fu indi a poco da'fuoi fteffi cit
tadini ammazzato • e Filippo Maria venne in canta calamità e
miferiaj che gli tu di bilògno mendicare il vivere dagli amici
e dal Caft«llano della Rocca di Pavia , che il ritenne in falvo .
Avea Filippo Maria venti anni, quando mo/to fenza figliuoli
Facino Ca-ne gran Capitano di guerra ricchifllmo e nella Lom
bardia peflenuflimo , come colui che fi era insignorito di Ver
celli , Tortona , Novara ed altri luoghi , lafciò erede Beatrice
fua moglie; e volle che fi rimaritale con Filippo Maria, tut
toché gli anni quaranta ella pattane ; e lo ajutafTe a rimetter
li in inaio . Per mezzo dunque di quefto matrimonio venne Fi
lippo Maria ad aver baflevoli forze per domare i ribelli . Seb
bene quella fventura ta Signora n' ebbe poi da coftui ira tri
llo guiderdone. Cancioflìachè ricuperato eh' egli ebbe lo Sta
to 4 infaftidito di Beatrice , per effere divenuta già vecchia , fe
' Nota in- la levò a quella guifa dinanzi : fece pigliare un bel giovanet-
graci^udi- co , eh' era coppiere di Beatrice , e aila tortura lo pofe ; onde
flCkMte" d mifcro , per fuggire il tormento , confefsò quellp che mai
F?ne iiife- commetto avea , cioè eh' egli fi era con la fua Signora giaciu-
lice dlBea- to; per la qua! cofa fu fatto pubblicamente ^indiziare. E ben*
triee ve- cne lempre Beatrice collantemente un tanto fallo negarti; , fu
Facino' nondimeno, a morte giudicata, e dal Vifconte fatta decollare.
Cane"0 - Ma
PARTE PRIMA. 127
Ma per ritornare onde ci partimmo. Entrato l'anno 1403, ed
il primo dopo la morte di Giangaleazzo , Franccfco da Carrara,
piegando già l'animo fuo all'acquilo di Verona e di Vicenza,
lì motte a ciò fare, tanto più laidamente per trovarli apprettò
di le Guglielmo dalla Scala Patrizio Veneto , con Brunoro ed Gugh'el-
Antonio Tuoi figliuoli, chiamati da Pandolfo Malatefta e venuti1"0 tla"*
di Germania, ove al tempo della mina loro erano rifuggiti . cj^3 "
Quello Guglielmo era figliuolo naturale di Can Grande lecon- Pandolfo
do dalla Scala , onde il Carrara confidava»" che i Veronefi e Malatefta
Vicentini, fentendo nominare coftoro, follerò per follevarfi, e ritorn* di
mediante il favore di quelli giugnere ove s'avea divifato . Al ^™p°i*
Carrara fi accompagnò Nicolò da Elle Signor di Ferrara , e appo jiV*
Carlo Vifconre figliuolo di Bernabò e di Beatrice dalla Scala , Carrara .
che fu figliuola di Martino . E però il Signor di Ferrara con
grotta banda di gente partifofi di Padova giunfe alli 6 d' Apri- Il Carrar»
ìe alla villa di S. Martino difcofta quattro miglia da Verona; qua!
e la notte medefima avuta intelligenza con alcuni feguaci an- f^ina!?* I"
cora di quei dalla Scala , mandò 400 fanti de' migliori alla »Cquifto
muraglia , che è tra la porta del Vefcovo e quella di Campo Hi Veronx
Marzio. Quivi con l'ajuto di quei di dentro, che uccifero leeVicenta.
fentinelle, fece apportare fcalc, e forare le mura. Nel qual tem
po marchiando innanzi con l'efercko, fcorle il romore per la ^ olino
città, tanto che Ugolino Biancardo, che in vita di Giangaleaz- Biancard*
zo, Siccome di fopra dicemmo, vi era al governo, fenato il Governa-
romore, vi accorfe: arrivandovi nel punto che Nicolò, il Car- tore di
rara e Brunoro pattato il follò eh' era fenz' acqua, fi erano fic-^"011**
cati in un foro così picciolo, che a grande fatica v' entrarono:
incitando così i principali a lèguirli. All'entrar che fecero, ca
lando alcuni de* loro foldati, che aveano già occupato due tor-
ricelle, cominciando a combattere, fecero tanta refiftenza che,
fatta l'apertura maggiore, Guglielmo fi fpinfe innanzi con al- Gu"15t i-
cune compagnie ; "per modo che accrefeiuti gli attalitori di for- mo en;ra
ze , e datoli tuttavia maggior tempo agli altri di feguitare a "l Vwt-ma.
mano a mano , i buchi diventarono così larghi , che furono ca
paci di ricevere la cavalleria. Ugolino, viftoli inferiore ai ne
mici, lafciò quella parte della città , pattando nell'altra di là
dall' Adice. Ciò con ogni preftezza efeguito', e pattati i ponti,
fece torto levarli . Il Carrara , prefe le porte del Vefcovo e di
Campo Marzio, difpofe l'efercito nelle cafe verfo la porta di
S. Giorgio. Il dì feguente, Ugolino abbattati i ponti, ulcì in
fui mezzo giorno con tanto impeto , che pofe negli avverfarj
ter-
128 CRONICA DI VERONA
terrore grandiffimo. Nicolò falito a cavallo fubito fe gli oppo-
fe: ed avendo feco una poca parte de' fuoi uomini d'arme, lo
combattè per affai lungo fpazio, prima che gli altri follerò all'
ordine, in guifa caricandolo, che l'ailrinfe a ripaflàre il fiume
con grande mortalità di coloro che l'aveano feguito. Fra qua
li Sartorio di Savoja e Bonifacio dalla Valle, fra molti altri
che rimafero prigioni, a Nicolò fi arrendettero. Coloro che in
quella fazione fi dillinléro, furono Giacopo Carrara, Brunoro
ed Antonio dalla Scala , Filippo da Pifa, Albeito dalla Sale
Ferrarelè, Nani Strozzi , e Michele de' Medici Fiorentini, e
Paolo Leone Padovano. Reftando l'altra metà della terra da pren
derli, fu prela deliberazione di affaltare un ponte di barche, e
di tentare anche il paffaggio con diverti naviglj e con zattere,
così che gli avverfarj in più parti della riva occupati, fodero
men poflTenti a difenderla. EfpugrraK) alla fine quel ponte, ed in
un tempo medefimo panata molta gente in più luoghi della ri*
va oppofta , Nicolò ed il Carrara fatto calare i ponti princi
pi , e paffare la cavalleria, coftrinfero Ugolino a ritirarfi nel-
Ea cittadella , Nel calore di quella profperità tutta Verona gri
Gugliel dò altamente il nome di Guglielmo dalla Scala, e condotto in
mo è gri piazza fu gridato Signore di Verona . Ma non durò in quella
dato Si Signoria fe non una notte , perciocché effo e Carlo Vifconte
gnore di furono ritrovati morti nel letto; altri dicono che quello, chie
Veroni.
dendo di eflere rimborfato delle fpefe incontratte in quella guer
Morte di ra , folle ritrovato mono la mattina fopra una via , e che Gu-
GoglltH- tlielmo moriflè indi a poco avvelenato dal Carrara dopo che
«10 . 1 gridato Signor di Verona una fera nella quale infieme ce
narono. Il Carrara però per fidate il bisbiglio eh' iva d' intor
Brunoro no a fua detenizione , propofe che Brunoro ed Antonio fuece-
ed Anto deffero al padre* Laonde furono torlo acclamati Signori di Ve
nio dalla rona. Ugolino veggendo l' imponibilità di follenere la cittadel
Scala Si la , ottenuto da Nicolò e da Francefco il falvocondotto di paf
gnori di
Verona . fare per il territorio liberamente elfo e la gente fua , fe ne
uk\ . NeM*ifteflò giorno Callel Vecchio fi arrele :- e nel feguen-
te fu fatto il medefimo del Nuovo di S. Pietro . Ma Francef
co Carrara, partito l'Ellenfe di Verona, come già s'è detto, as
pirando alla Signoria di quella Città e di Vicenza , tirato con
bella maniera Filippo da Pifa nella cittadella, e polli parimen
te prefidj nelli due Caflelli, lafcia il palazzo folo a Brunoro ed
Antonio : talché rimangono Signori di titolo, ma non di effet
to. Di poi lafcia GLccpo fuo figliuolo nella Cittadella, il qua
le
PARTE PRIMA. x%9
le venuto il giorno della Pentecoftc, moflrando defiderio di ac
carezzare quelli due Signori , gl'invito % cenare con fcco in quel
la feflività . Cenato che ebbero fece legargli e condurli per F A-
dice a Legnago (a) : ed il giorno feguente, venuto alla piazza,
fece una parlata al popolo., ordita fopra una lettera che dicea
aver ricevuta dal Padre., per la quale appariva come quelli dal
la Scala praticaflèro di dare la .-città alli Signori Viniziani; pa
role gagliardiflìme aggiugnendo in commendazione de' benencj
del padre e di fefteifo , ed acerbiflìrne in obbrobrio della in
gratitudine <leg1i Scaligeri . Quello parlare con efficacia e con
bugie acconciamente ingarbate, e più il trovarfi le armi in fua n Carrara
•podeftà, causò che gli .animi de' Veronefi celiarono generalmen- Signor di
le acchetati. E -per conciliarli tanto più il popolo,, Francesco Verona .
-fuo padre gli mandò da Padova mille carra di biade , di che la
terra pativa affai , e vi conduffe Taddea da Elle fua moglie «
La quale, afFabiliflima eflèndo, guadagnò talmente le matro
ne della città , che il Carrara , quello che prima fi era dif
fidato di (are, -giudicò, fenza gire più oltre, poterfene far Si.
gnore con intiera Gcurezza • .perciocché , veduta una gran dime-
fiichezza e confidenza de' Nobili , ragù nò i primi di loro e pro*
-pofe di voler eflere loso capo e moderatore quando fi con-
■rentaflero di accettarlo; ne fi partì da elfi, ch'ebbe i voti lo
ro , ed infieme l' acclamazione del popolo . Il quale ed i Nobi
li inficine ricordevoli di quanto danno forte lor .flato la Citta
della fono .del Vileonte , ottenuto dal Carrara di abbatterla , in
<ìue giorni quafi tutte le mura a terra gettarono, cominciati- parte rid
do da' Portoni della Brà fino alla Porta Nuova . Diverfo cam- la mura di
«nino prefero le cofe -di Vicenza , che fi diede in quel men- Citeadel-
tre alla Signoria di Venezia. E di qui .ebbe incominciamento Ja>Vy*f
reflerminio del Carrara ; Imperciocché avendogli Giacopo Soriano ron et-t
per un Trombetto notificato, che quefta città non era più del Vi- battuta,
iconte, ma della Signoria; il figliuolo di Francefco ordinò che Origine
fofle Bel ritorno quel mefehino ammazzato. Il che fendo paffa- ^J^^,
to occultamente^ tornato che fu un altro Trombetto ad intimar- Vinhiani
gli il medefimO , fece pur quello uccidere . Ma il Soriano rifapuco e '1 Carra-
ch' ebbe ogni cofa, ne diede conto al Senato , il quale mali Aimo ra •
foddisfatto del Carrara per altre infolenze poco prima tifate
R verfo

ia) Cosi il Pigna Scrittore delle Cofe di Ferrara, ma il Molcardo


cogli altri Scrittori Veronefi dicono eifere flati Riediti nel Cartella
di Moncelice-
ijó CROMICA DI VERONA
, verfo la Signoria, deliberò reprimere 1* orgoglio e la temerità
del Carrara e del figlio; i quali veggendo nulla poter allora
fortire , levato l' affedio di Vicenza , fi ritennero Colonia . En
trato l'anno 1405 il giorno quinto di Gennaro il -Gonzaga Si
gnore di Mantova , e Giacopo dal Verme Capitani de' Signori
Viniziani, fperandò poterfi agevolmente impadronir di Vero
na, iti alla muraglia polla tra la Porta de' Calzolai ed il Mo
ri afiero della Trinità , vi fecero un'apertura, « con fcale pi
gliarono due torricelle* -e cominciando ad entrare i foldati, eh'
«rano già al numero di quattrocento , Giacopo Carrara vi cor-
fe prettamente , e di maniera usò la difefa , che vi rimafero
quafi tutti morti, con la prigionia di Bartolomeo e Feltrino
Gonzaghi, di Giovanni e 'Guglielmo Galluzzi , e di Guido Torelli,
che deliderofi di farfi prodi uomini conofeere, non ebbero ri
guardo di fpignerfi innanzi. Intanto con nuovi misfatti anda
va Francefco Carrara tirandoli addoffo la divina indignazione.
Concioflìachè avendo feoperto un trattato che Giacopo fuo
fratello naturale avea co' Viniziani di dar loro una porta di
Giacopo Padova , fu trovato Giacopo morto col petto pattato da una
deVcàrra *Pa<^a ' ^ Ebbene correflè la voce, ch'egli di fuo pugno fi foITe
ia uccifo" uccif° » nondimeno fu comune credenza che Francefco lo avef-
fe con le fue proprie mani ammazzato . Durava non per tan
to ancora l'aflèdio <li Verona, e la fame anguftiando 1 miferi
Vcronefi, li 13 di Giugno, poflofi il popolo in arme, corfe alla
porta del Vefcovo, per la quale furono il Gonzaga e quello dal Ver
me introdotti . Nel gire che quelli fecero direttivamente alla piaz
za con le bandiere lpiegate, Giacopo fi ritirò in Caftel di S.
Giacopo Pietro, ov'era la lua reìidenza , c tre giorni dappoi elfo e Pao-
figliuolo lo Leone «avelliti fuggironfi; ma prefi da' villani a Cerea fu-
ra 'e^aolo Iono con^ott' m c'tta > e quindi fotto buona guardia a Ve-
Leone có- nczii • Il Carrara privo d'ogni fperaflza di ajuto e ridotto all'
botila fcftremo, cominciando la fortuna a volgergli le fpalle, le ter-
Veneiia. re foggerte al fuo dominio cominciarono a ribellarfi , « '1 di
13 Settembre Monfelice diedefi alla divozione della Signoria di
Venezia; dandofi ad effa nel dì feguente la terra di Legnogo , Ca
ftel Baldo e Caftel Guglielmo con tutte le altre fortezze e Ca»
ftelli del territorio di Padova , Vicenza e Verona . Cadde poco
Padova dopo anche Padova introdottovi il Gonzaga per la porta di San
t'I"0 '? ta Croce dal Capitano che la guardava- Onde il Carrara ed il
d'i8Vene- %^uo^° conofeendo la perdita irreparabile fuggironfi nel Caftel-
zia . lo , e fecero indi a poco chiamare il Gonzaga parente loro per
»i-
PARTE PRIMA.- 131
ricercarlo di un falvocondotto , per cosi poterfene ire a Ve
nezia a trattare qualche forma di accordo . Ciò daL Gonza
ga lor conceduto e prefo- un abito viliffimo fene andarono en
trambi a Venezia, e prefentatifi in Collegio fi gettarono a' piè
del Principe chiedendogli perdono e mifericordia . Ma non al
tro che rimproveri ottenendo , nell' ufcire di Collegio piangendo,
furono condotti alle carceri , in cui era flato prima condotto
Giacopo, come fi. dine. Al Gonzaga fu ferino come non ave- j.rrore A j
va potuto patteggiare , nè fare aflicurazione alcuna da feftcf- Gonzaga*.
io : e che i Proveditori riteneflero Padova in nome della. Signo
ria . Feltre e Belluno vennero pure in potere della Repubblica
ed il Carrara, cosi Tddio permettendo, Tanno medefimo 1405' pjBe jaf
a* 19 di Gennajo pagò cojìh morte nelle carceri il fio de' fuoi |jce <5"»e~
misfatti j e perchè Ciò conftafie ad ognuno ,. fu portato fenzaCarrarefi .
funerale, a San Stefano. Francefco III e Giacopo fuor figliuoli
occultamente perirono , effendo Ubertino e Marfilio loro fra
telli pochi giorni prima panati in Tòfcana j e tale fu il fine di
quefta Famiglia . Brunoro ed Antonio dalla Scala che furono ri-
làfciati,. allorché la cena ov' erano ritenuti fi dette al Senato, e(1 Anto™
panati nell'Ungheria ritornarono, come piace a Mofcardo , nel nio dalla
T4I3 affiditi dalle armi di quel Re comandate da Pipo- fuo Scala ten-
Capitano; ma pervenuti fino alla villa di San Michele un mi»""0.,
glio circa dittante da Verona,, fenza far nulla quindi partito- yj!^1"
no. Ma per ritornare a' Veronefi, i quali fotto i Tiranni, e
fpecialmente fotto la Signoria del Vifconte ogni maniera di cru
deltà aveano fofferto, lieti di aver finalmente l'cofTo il giogo del
la Tirannide , e di efferfi dati alfa Signoria di Venezia ( av
vegnaché fotto il Dominio di una cosi. potente Repubblica fer
ma fperanza nodrivano di refpirare dalle paffete calamità , e d'a
vere i fuccefTori loro in fìcurezza polli) fpedirono fubito- Amba-
fciadori a Venezia a preftare il folito giuramento- di fedeltà.. Ed .. Verona
ih memoria di tal dedizione fu decretato, che ogni anno il giorno IiJfcj Bu
della natività di S. Gio: Battuta fi andaflfe proceffionalmente alla pubblica
vifita della Chiefa di S.Giovanni in Valle. L'anno 1408 effendo Veneta.
Podeftà Giovanni Trivigiano furono ammeffì gli Ebrei in Vero-. £jjreiia
na. Goftoro da principio mefcolati fra Crifliani abitarono- fopra Verona .
quella flrada che incomincia dalla Chiefa di S. Sebafliano , e con-
tinova fino alla piazza del mercato là dove fi vende il vino. Ma
paffato alcun tempo,. e difoluti moftrandofiy fu per lo Statuto no-
ftro lib. 1 cap. 37 in forza di Ducali del Principe Serenifs. 18 Die,
1422. ordinato , che quella miserabile Nazione per evitare i. fcanr
R 2 dali '
CRONICA DI VERONA
dali, che colle femmine commetteano , e per altre loro inique
operazioni , si nella città che nel diftretto doveffè portare fopra
del veftitOjcioè fopra del petto, in forma vifibile la lettera O for
mata d'una cordicella gialla larga un dito, il qual fegno della
grandezza efler doveffe di un pane del valore di quattro danari ,
che oggi corrifponderebbero al prezzo di due foldi circa . Ciò non
per tanto da coftoro di mala yoglia efeguivafi , e fembrando lor
grave di effere con una tal marca da' Cnftiani diftinti, fi erano
latti a poco fi poco quello fegno a difmettere , onde con al
tre Ducali replicate negli anni 1424 e 1425 fu (labilità la pena
della prigionia di un mefe agli Ebrei trafgreffori , e di Ilare un
giorno alia catena . Ma paffato alcun tempo , e facendofv effi le
cito di quelle cofe fare , che fecondo gli accordi , co' quali furo
no dalla città ricevuti , non erano lor permefle , nel 1443 ia
vece della lettera O fu loro importo di portare una flella , c
proibito di tener fcuole- pubblichedi giuoco , di arce , ovvero dot
trina, di ballare, cantare, fuonare, nejinfegnar fotto la pena di
Ducati cento.. Ciò nonoftante difubbidienti moftravanfi , e con
quella nuova marca non volendo elfep elfi, nè pure diftinti, fu.
nel 1480 per Ducali 15 Ottobre nuovamente ordinato , che dovef-
fero portare la lèttera O un altra volta. Ma recalcitrando- gli
Ebrei tuttavia , fu con alerà Ducale 18. Marzo 152.7 ordina
to che .portaffero gli uomini una beretta gialla, e con tal co
lore tutte le altre foggie della teda le donne » Ora piìv non.
ufano. quello fegno, ma devono portare in vece il capello co
perto di un panno roffò , o pure- di tela cerata. Del luogo che:
prefentemente ferve al Ramanzini ad ufo di ftamperìa, nella caf*
contigua al vicolo- detto dal volgo l'introlo delli Crofoni, fi vai-
fero ad ufo di Sinagoga. Di po» nell'anno 1400 per le immode
rate ufure da elfi- praticate , fendo ite molte famiglie Criltiane in
ruina, furono cacciati della città . Neil* anno pofcia t$p8 fu
rono di nuovo' accoramodati nel luogo ove abitano tuttavia , det
to il Ghetto antico . Indi nelP anno 16f$ fotto la Pretura di
Giovanni Cavalli furono ammeffr anche gli Ebrei Ponentini ,
capi de- quali erano- Moisè Gaon e- Jacob Navarrà, fendo fia
te loro affègnate quelle cafe- che ora il Ghetto nuovo fon det
te. Entrato 1* anno 1400 ed eflendo Podeftà Aiboin Badoero,.
Antonio e Brunoro della Scala e Marfiglio- da Carrara tenta
rono di far ribellar Padova e Verona , ma ciò intefo dalla Si-
gnoria, furono banditi con taglia di Ducati- tremila per cada
uno a chi gli aveffe morti , e 5000 a chi gli aveffe dati vivi ,
come
P A R T E iP R I M A . 133
come ri fenice Mofdardo. II Corte dice che la taglia» a chi nel
termine di due mefi gli avefle confegnati vivi nelle forze del
la Giudizi a, fu di 8000 mila Ducati per ciafeuno, e 4000 a
chi nell' ifteffo termine gli averte ammazzati.
Nell'anno 1411 fotto la Pretura di Gabriel Emo Capitano Gabriel
di Verona fendo ftata prefa la Rocca del Ponte Nuovo da al- EinoCa-
cuni mal accorti Cittadini , a' quali era venuto in capo di ri- yti-ona '
bellarfi e rimettere quei della Scala un' altra volta in Veron?,
accorfovi l'Emo con alcune bande di faldati, fecondato ancora
dai principali della città, furono quei cattivelli difperft, recan
done alquanti uccifi e feriti ed alcuni prigionieri. I quali co- Ribelli
me traditori furono fopra le forche appiccati . Coloro poi che caftigati
con la fuga fi falvarono fuori della porta di Campo Marzio, in Vero-
la quale perciò fu murata , furono capitalmente banditi , e i 113 '
beni loro fifeati . I nomi di quelli che per le mani del Car
nefice la vita perdettero , effondo itati da altri prima di noi
diftintamente deferitti, qui ripetere non fi vogliono; ma que-
fio folo diremo, che tutto che foffero i Ribelli dalla Signoria
feveriflimamente puniti, non fi reftavan per quello cert' uni di
macchinar tradimenti; onde avvenne che nell' anno 1413 Co»
radino dai Bovi, Giacomo da Pigozzo, e Bartolomeo dei Pa»
fini noftri cittadini furono anch' etti con feveriffime taglie ban
diti, ficcome quelli che aveano ricevuto danaro dal Re d'Un
gheria per valerfene a favore d' Antonio e Brunoro dalla Scala .
I quali ogni attentato veggendo eflèr vano, e conofeendo an
cora qual foffe la divozione de* popoli inverfo de' Signori Vi-
niziani , nella Baviera , ood' erano anticamente ufeiti , ricovera
rono; effendo terminata già in Can Signorie» la legittima difeen-
denaa di quella Famiglia, la quale da Martino Primo fino all'
efpulfione d'Antonio 125 anni la città nortra Signoreggiato avea.
L'anno 1417 fotto la Pretura di Nicolò Veniero fu fabbri
cato il muro fopra l' Adice dietro della Chiefa di S. Lorenzo . Fabbri».
Rimafe poi quieta la città nortra fino all'anno 1438 nel qua- fi il muto
le infortì Filippo Maria Vifconte Duca di Milano, e Gian- dietro la
francefeo Gonzaga Signore di Mantova, dopo varj fuccefli frat CbJefa di
l'armata de' Signori Viniziani e quella degli Aleati, riufcl fi- tJ enr
nalmente a Nicolò Picinino Capitano della Lega entrare una Nicolò
notte nella Cittadella • la qual cofa fubito che nella città fu Picinino
faputa, i citiadini da timor fovraprefi incominciarono per la cit- 'orPrel»J«
tà tumultuariamente a trafeorrere, ricordevoli effendo di quanto Veron*-
fotto Giangaleazzo aveano fofferto . E in fatti fe il Gonza
ga,
r34 CRONICA DI VERONA
Antonio ga y che da. Antonio Maggio Jurifconfulto ne fu iftantemente
libera* U Pce8ato» non ^° aveH**" impedito, correva, pericola di eilere un'
città dal a-tra volta ridotta la città a mal partito. Imperocché le mili-
fiicco. zie aveano già incominciato a faccheggiare alcune cafe, e fra
Quefta ca- \e altre «quella de' Montani rimpetto- alla Chiefa di S. Pietro
fa èque a jQ carnarj0 allbr' abitata dalla famiglia di Erafmo da Narni
OVC Ol'il J— . ..... r,
bitala Fa- Capitano de' Signori Viniziani , dalla quale fu ricco bottino
miglia de' afportato . Quello Erafmo era di natura piacevolilfimo ed af-
Marchefi fabile molto e lufinghiero : ufava d' ordinario dolci ed afFet-
Erafn'o'da tate Paro'e > ma lopra tutto nelle marziali cofe pigro e fon-
Narni det- n°lento inverfo de' nemici ftudiatamente- moftravafi , trame frat
to Gatta*, tanto ed infidie loro tendendo , coficche rimaneano ben fpeSb,
melata e e per lo più d'improvvilo, da elfo. uccellati .. Laonde alla natu-
perche .. ra j- un gatto aflomigliandolo , fu col fopranome di Gatta
Melata volgarmente appellato Ora il Gonzaga , chiamati fol
to, le. infegne i foldati , alla efpugnazioae delle fortezze acci-
gneafi; e di; quelle farebbe padrone divenuto, fenz' altro, le il
terzo, o quarto, giorno- dopo non forte comparlo, lo Sforza Capi
tano de' Signori Viniziani ad impedirglielo. Quello per la por
ca del Vefcovo da alcuni cittadini, introdotto , coftriafe il Gon
zaga a ritirarfì frettolosamente di qui dall' Adice, colicchè per
la calca de' foldati e de' carriaggi cadde il Ponte Nuovo ; ma
calate le Viniziane milizie dalla Rocca in foccorlb dello Sfor
za, fiancheggiato ancora da' cittadini, con. tal vigore al Pon-
a^UPl- w delle Navi fi combattè ,, che il Gonzaga ed il Picinino al
cinino ' valore delle genti Sforzesche refiftere non. potendo, nella Cit-
cacciati tadella ricoveraronfi-, e quindi fui Mantovano. Rimafe poi. in
di Verona calma quefta città: fino all' anno 1500, nel quale fendo venutx
^*fc^"f"^_ m potere di- Maffimigliano Imperatore, e da quello nei 15 17
ti- Capita- pofeia alla. Signoria, di Venezia rellituita, fu per pubblica ter-,
no de'Sig. minazione ordinatocene ogni anno il giorno quintodecimo di
V ini*»*- Gennajo fi doveflc andare proceflìoa al mente alla vifìta della. Cat-
*' ' tedrale.. Il che. tuttavia oflèrvandofi, ivi umilmente l' Altiflimo
fiipplicheremo la grazia donarci di efiere per fempre fotto. que
fta Invitta, e Gloriofìffima Repubblica governati.

PINE. DEL. SUPPLEMENTO..

Alti
*3S
MI* Molto llluflri Sig. « JWr. mìei Ojfervandifs. Il Sig. Co.-

FLAMINIO
PREVOSTO NELLA -CHIESA CATTEDRALE,

V Eccellenti/fimo * Molto Jllmfire Sig.

GUIDO

MARCHESE DI SCIPIONE

£ Molto llluflri Xlontt

GENTILE. ED ALVISE

Fratelli tutti della Nobilifs. Famiglia della Torre.

j«0» potendo io defèrivcre con quel/a brevità di


tempo, che viene defìderata , la Genealogia
Scaligera , ejfcndocbc è compartita in diwrfi
pubbliche ferriture , 6* in molti autori , ni
th dinarìaixome ne fino ricercato , con la fèrie
'de* tempi > con gli nccufsmcnti degli uomini^
e delle donne, t con le dignità e Signorie Joro , ho voluto pe*
rò,per foddisfare in qualche parte a chi me ne fa iftan^a^ ri*
durre in quefto foglio , come in fommario , quanto da me fin*
ora è flato ritrovato . E febbene a prima vifla pare di poca
confiderastone , nondimeno in rifpetto di tutta l'opera è a guifa
di picchia medaglia cavata con molto ftudio dalla grandezza
del naturale . Supplico le VV. SS. molto llluflri a favorire
quefla mia fatica, accettandola volontieri . La quale non per al
tro « loro la dedico , 'che perche mi vaglia per un ftmpìice
cenno ad applicare il molto che io debbo , e per ara del debi
to , nel quale mi coftituifeo di obbligarmi a mandar loro quanto
pri-
i3tf CRONICA DI VERONA
frinì* potrò la intiera ijkria di quejìa Famiglia. Udìa'.quale
con la occaftone di Giovanni foro accafato con Verdt dalla Scala
alnum. 9H vedranno nobilijpmamente rifplendere l'antkhijfma
famiglia loro, che a guìfa di fertilijftmo , e prediofifftmo al
bero ha fparfo in diverje provincie , con ifiupor del mondo ,
pregiatami rami , da' quali di preferite pendono prediofifftmi
frutti, e particolarmente nella Germania , nel Friuli , in diverje
città d' Italia , e nella patria nofira di Verona, de' quali quejio
non è luogo di ragionare . Dirò folamente due parole della lo
ro origine in quejìa città , con il tejlificato di Cangrande dal
la Scala, lajciato per ora molte fcritture degne di fede, e la
diligenza ufata dal Corto nello fcrivere la Jìoria di Afilano ,
nella quale per la maggior parte tratta di quejìa famiglia .
Cangrande in un previlegio conj'trvato nei loro archivj Dtduto
da me dice così . Intendentes D. Francifcam ftiiam olim viri
nobilis Gucrclli de Rubeis de Parma uxorem nobilis Bar-
tholomaei della Turre olim de Mediolano &c. Scritto in
Verona a* 7 Luglio 1314. "Bartolomeo fu padre di Domenico,
Giovanni marito della Verde , figliuolo di Domenico , dal
quale fino ufeitì tanti preclari uomini pafjati , ét altri che
al prefente vivono felicemente in Verona . Altro non dirò , fa-
fendo , che le VV. SS. molto Illustri fanno meglio di me quan
to foffo dire , perciò fupplifca la loro molta benignità al poto,
eh' io loro apprefento : e con quejio fine riverentemente ha*
ciò le mani delle W. SS. molto lllufìri.

jD. Verona a' zó di Novembre MDCIL

Vi Vf% SS. molto Illufiri:

Obbligahjftmo Servito)
AlcflandroCanobio .

FA-
PARTE PRIMA. 137

FAMIGLIA SCALIGERA

DI VERONA^
Padri viveano Mariti e Moglie Dignità
1 BALDUINO|ti3« |i Dottore
r x Adamo I tuo
1149 2 Giudice Confole
» <, 3 Ardizione 1 163
I 4 Arduino 11 60 Almengarda ■
* 5 Ongarello ili 5 PodeftìeRettordiVer.
6 Balduino 120S Catarina 1 ,Carafina 2 6 Giudice Confole
7 Nonardino 1206 Piccia
8 Fui rane 1227 8 Sindico e ConfoU
9 Aleardo 1221
«.10 Giacomo 1240
flt Er inghetto 1222
I 12 Guido 1222
I 13 Aimonte 1222
! 14 Bonizzone 1240 Cecilia
* j 15 Corado 1243
j 16 Uguccione 1243 6 Giudice Confolc
I 1 7 Pietro 1222
l_i8 Martino 1229
ri9 Piccia 221
4 1 io Garfeuda 1221
1 21 Daiida 1223
»2 Pietro i*55 22 Abbate di S. Zeno
"13 Zocco 1227 23 GiudiceConfoIe
14 Bonifacio 246 14 GiudiceConfoIe
.25 Federico 24S 25 Podeftà di Verona
' 26 Giacomino 246 Margarita Gìuflinlana 1
Alima di Superbi 2
.17 Vergalezio 1227
ji —28 Guido 1222
jj —-19 Giovanni 1221
19 —-30 Bonifacio 1224
{31 Bonaventura 1221
3* Arrigo 1223 Beatrice
{33 Agnefe 1240 Nicolò
34 Bonifacio 123O
I2J2 35 Vefcovo di Verona
'"35 Manfredo
36 Corrado i*57 38 Pod.diCerea.diManr.
137 Aimonte 1257 Pod. eCap.del pop.di Ver
38 Martino i*57 39 Podeltà di Mantova
39 Alberto 1260 Verde de' Conti diSatez-
40 Bocca 1269 zole, da altri deits figli 41Cap. del popolo di Ve
Vefcovo di Verona
^41 Guido 1210 uola dtlGo: dì S*iu\\o ■
31 —42 Tantobella 1276
Padri
i38 CRONICA DI VERONA
Padri vìvea no Mariti , e Moglie Dignità
Eringhetto IZ10
f43 Aimonte imi
145 Bonifacio
34—46 Pietro 1179 46 Vefcovo di Verona
f*47 Francefco 1349
36^48 Mana «349
^49 Francefca 1341
37—50 Chechino 1339 49 Monaca in S. Michele
38—51 Niccolò 1195
f 51 Ifeppo 1308 52 Abbate di S. Zeno
" 53 Bartolomeo '30'ICoftanza d' Antiochia 53 Capitano del Popolo
54 AlbuiiH» Ooefta di Savoja ».
i3°4lCatarina Vifconte i< Bea 54 Capitan* del Popolo
55 Cangrande trice da Correggio t
39 56 Lucia I3,7jGiovanna d'Antiochia • 55 Capitano del Popolo
H97' Leonello da Erte
57 Coftanza 1187 Obizzo da Erte 1. Guido
di Bonacolfl 1.
58 Catarina. 1311 Nicolò Foggiano 1. Bai-
V59 Pietro 1 306 lardin Nogarola *. 59 Canonico di Verona
J 60 Francefca 1180
*°"S 61 Picardo 1188 Margarita da Igna 6z Co: e Sig. della Val
-62 Zilia 1288 policella .
4/ 63 Federico 1311 63 Podeftà di Verona
1 64 Bartolomeo 1336
S°1 65 Bailardino 1339 Catarina di Brenzoni
^•66 Maria 1311
51 -67 Francefco 1300
J 68 Alberto 1351 68 Prior di 5- Giorgio
5* j 69 Bartolomeo 1336 69 Abbate di SU Zeno,
>;o Guglielmo 1340 poi Vefcovo di Verona
t' 71 Chechino 1322 Catarina Vifconte
72 Francefco 1308 Catarina
73 Bailardino 1333 Catarina-
f 74 Beatrice 1341 Alberto degli Alberti
175 Pietro 130S 75 Canonico- di Verona
76 Bartolomeo 1369 76 Capitano di Vicenza
j4J 77 Albuino 1300
7S Alberto 78 Capitano del popola
79 Martino '337 Agnefe d'i Gorizia 79 Capitano del popolo
So Verde »33» Taddea da Carrara
J*Si Aibuina »333 Rizzardo da Camin fru 81 Abbatterti delIeMad-
1332 golino Gonzaga 2. dalene
82 Ziliberto 1330
83 Francefco 83 Cavaliefo
1328 Maddalena di Rodi 84 Canonico di Verona
55 ^ 84 Albuino
85 Bartolomeo »354
^96 Angela 1354 86 Abbad. di S. Michele
Federico 1337 87 Co. e Sig. della Val
fi; 1292 Imperatrice d'Antiochia
888 Ifabella policella
1298
Ito Alberto 1195.
Padri
PARTE PRIMA. n9
Padri viveano Mariti, e Moglie Dignità
65—90 Francefco I1341/
f 91 Bonifacio «3*5
68 J °* Arrigo 1326
1 93 Leonardo 1 322
L94 Alberto 1320
69—95 K'eppo 1311
7' —96 Giovanni 1335 Cortami
97 Nicolò *37r 97 Cavaliere
98 Verde 1370 Giovanni della Torre
73'! 99 Bartolomeo 13861 99 Dottor Canonico di
100 Alberto 1386 Vicenza .
.101 Francefco 1389
f 1 oi Pantafìlea 1379 102 Abbad. nelle Madd.
77^ 103 Orfolina »379 103 Monaca nelle Madd.
Li 04 Siivedrà '379 104 Monaca nelle Mad
dalene , la quale fu
Abbadefia nel 1422.
r j°5 Cangrande II 1347 Lifabetta di Bavitra. 105 Capitano del Popola
1 06 Caniignorio 1363 Agnefe figliuola del Du 106 Capitano del Popolo
107 Paolo Albuino 1 360 ca di Durazzo. 107 Capitano del Popolo
10S Beatrice 1350 Bernabò Vifconte
109 Verde 1 360 Nicolò da Elle
Pietro » 35i no Vefcovo di Verona.
I »<o
J IIII Giovanni 1354
70< 112
... Fregnano «345 113 Prior di S. Giorgio
"3 Aimonte 1377
Giacomo Tri/lino
114 Veronefe 1370
Lodovico Marchefe di
"5 AUaluna «354
Brandinburgo
il 116 Catarina 1354 Aldrighetto di Csrtel-
Margarita 1363 barco 117 Abbad. di S- Spirito.
'118 Bartolomeo 118 Canonico di Verona.
'3'7
119 SoAia 1339 Azzo da Caftelbarco
_ no Anna » 3*9 Ano da Caldonazzo
Mtai Beatric» 1349 Corado di Brandinburgo
ìil Catarina 1311 izt Abbad. delle Madd.
Elifabetta 1367 113 Monaca nelle Madd-
^O—124 Chechino 13S0 Manadora Zavarife-
115 Capitano di Vicenza
94—ns Bartolomeo 1364
{126 Arrigo 1369 117 Fu appiccato per có-
.*7 Gio: Pietro i366| giura contro Can Sig-
97—118 Bailardino 1399 norio ■ Zagata pag. 9$-
fii9 Albuina «359 129 Monaca in S. Lucia.
prof- in S- Calar-* e morì
130 Margarita 1360: Guglielmo Sacramofo 1. Abbad- %n S. Agoftino^
Giacomo Bonuccio a.
1 31 Coftanza 1367 Giacomo Cavallo 131 Abbate di S. Zeno
99 1341 1 33 Soldato di valore
1 32. Ubertino
1 •>} Giovanni '354,
• 34 Sdengo 1 360 Bianca Vifconte
135 Bartolomeo 139SÌ
140 CRO NICA DI VERONA
Padri viveano , Mariti , e Moglie Dignità
( 136 Rinaldo ^ 1366 136 Canonico di Verona
)'37 Fregnau© 359
138 Tebaldo 359
10.j *39 Guglielmo 404 Bona figliuola di Jf. Co. 139 Capitano del Popolo
,0* 7 140 Taddea 356 di Savoja • 140 Monaca in San Mi»
141 Cagnola. 356 chele .
141 Beatrice 35*5 14* Abb. in S.Domenico
fs* Turriana- * §uefiaè pofia dal Certe .
■ 143 Bartolomeo 375 143 Capitano del Popolo
io6< 144 Antonio 375 Samaritana dei Polenti 144 Capitano del Popolo
L * Lucia 375 Cortefia Strego , come al
145 Giacomo 35* la pag' 104»
^146 TolomeoMichel 347
' 147 Giorgio 380 147 Prior di S. Giorgio
. 148 Antonio 366
tJ J 149 Domenico 380
' 1 150 Ottavio 380
j 151 Beatrice 360
^15* Lucia 3S0
il4{,53 ^atrice 386 Morando Rambaldo
Li
^- ~ J54~r Verde
' 3S6 Mofcardo Bonuccio
ii6—155 Alberto 3S0
f 15& Leonardo 3»S
,17\iJ7 Arrigo 3S5
Xt58 Sigismondo 396
118 L159 Nicolò 398
( iio Antonio 404 160 Capitano del Popolo
Il 61 Brunoro 404 Filippa figliuola di Ama 161 Capitano dal Popolo
i6x Paolo Albuino 404 dea dt Savoja morto nel 143 7-
< 163 Nicolò 396 hartclomea d'Auflria pro
164 rregnano 396 nipote di Leopoldo il vec
165 Bartolomeo 397 chie Duca d' Auftria-
166 Can Alvife 397
«167 Nicodemo 400
tA Catarina A Seppelitta inVìtnna
B Chiara B In Barone di Tarfing
C Anna C In N. Hartman Bar. di
>45~168 Antonio Maria 1396 Laber , 0 forfè Lamberg
1. TalbertoCo: di Pre
da l.
(■169 Cleofe '397 Maffeo Vifconte
.• 1 70 Antonia 139S Maftinofigliuolo di Bernabò
J 1 71 Can Francefco '399 Vifconte, fec. il Tinto 1 71 Alcuni vogliono, che di
»44« 1?ì Taddea 1390 FrancofroSoardoBergama- qnefio nafcefie un Gio
frO) fecondo il Tinto • vanni , ma t' egli ì vero
^173 PolifTena 1396 Ancillotto Angufciolo che morì in età di anni
Ì47— 1 74 Aimonte 1398 Catarina figl. diGiovanni fei, farebbe un error ma-
{175 Bailardino 139* Alda Nigrella nifefio ■
176 Pietro 1 394 Dorottea di Fidenci
161— 177 Giovanni 1410 E / ena Clofrnerìn Bava/efe
'74—«78 Beatrice 1400 Bartolomeo Goniaga'
Padri
PARTE PRIMA. 141
vincano Mariti , e Moglie Dignità
Chechino iaooj
175' Nicolò «4071
Bartolomeo
Franccfco
Coftanza
Bartolomeo i8ì\ ^meftifene pefii **-
Giovanni 1 g j J ce dai Sciepioy te
Bailàrdino rne tllapxg. 14J sinum.
Bartolomeo 10», *O0.
Chechino
Sigiftnondo
Nicolò
Bailàrdino
Aitadonna Nicoli dal Neve Vietatine.
Lucia Gentile Simonetta
n Francefca Angelo Simonetta
Catarina Zaccaria Nichefola
Dorottea Giovanni Ottobell»
Bartolomei Paolo da Carpi Dottore

Fine della Genealogia Scalìgera deferiti*


da Alejfandro Canotto.

Ag-
CRONICA DI VERONA

Aggiunta e correzione da farjl alla Famiglia Scaligera , come fi è


ricavato da Gafparo Sciopio Co: da Cbiaravalle , e da altri*

M Aitino , che vivea nel 1 101 , fecondo il detto Sciopio , fu padre di Bai-
duìno fegnato al num. i.
Fino, il quale viyea nel 1178, come fi rileva dal General Configlio di Ve
rona, nel quale v'intervenne anche Adamo della Scala, in occafione che al
Monaftero di San Zeno Maggiore fu giudicata la reftituzione de' fuoi beni ,
fiatigli da cert* uni occupati .
Ilnardo, che vivea nel 1206, come da Documento nell'Archivio delle
.Monache dette le Maddalene , veduto daCanobio dopo la pubblicazione del
la Genealogia Scaligera da eflb raccolta; il che appare da un foglio fcritto dì
<"uà mano , che ora appo noi fi conferva , e nel quale fpiega , che detto Ifnardo
ebbe moglie, ma che di quella non avea ritrovato il nome,nè la Famìglia;
bensì , che nelle Scritture delle fuddette Monache fi dice padre di Giacomino
di Verona e fratello diBaldoino e degli altri, cioè di quelli fegnati ai numeri
5»6>7»8 ,9, 10. St.indo a ciò, converrebbe correggere la dipendenza di No.iar-
dino al num. 7, e dire, che quello fu padre non di Giacomino porto al n.
16, ma di un altro Giacomo, e che quello non forte la fteffi perlona di Gia
comino; ma che anzi foffero due differenti perfone, uno figliuolo d' ifnardo,
c l'altro di Nonardino.
Pietro, e Marco Bruno furono figliuoli di Ongarello primo, pofto dal Ca-
nobio al num. j; Ciò rilevafi da Illromento 6 Luglio 1214 atti Olivetti
Notare
Dì quefto Pietro, detto per Sopranome Bonodorato, nacquero Ongarello
fecondo, Bonifacino, ed Aderaldo, nominati in Illromento 1249 eliftente
nell' Archiviò delle Monache di S Martino d'Avefa.
PicarJo, pollo al num. 26 foito l'anno 1260, fu figliuolo di Giacomino .
Canobio in vece di quello Picardo pone Guido, il quale fu naturale di Ma-
flin primo, come tutti gl' Illorici accordano. Quefto Picardo era per fuo
vero nome Alberto appellato, come rilevafi dalla Inveftitura, ilguita nell'
anno 1282, de' Beni datigli dal Monaftero di S. Maria in Organo; nella
quale fi dichiara che Alberto riceve per (è, e per nome de' fuoi nipoti, cioè
^Alberto qui diciturTicardus ,f/.i quond. Domìni li ce',).*, T^iCt/ai fitti quond.
Domini Maflint fratrum t)uf*.:m Domini Alberti iyc. cioè fratelli germani .
Vi fu ancora un Ricardo che vifle nel 1289, quando per avventura non
foffe la ftefla perfona di Picardo. Quefto Ricardo ebbe per moglie Marga
rita Pallavicini, come da memoria da noi trovata ira alcune lcritture Ca
nobio: di quefto, ficcome d' Ifnardo, non faflì menzione del padre.
Tutti i figlienti furono figliuoli di Ma/lino, ma naturai, cioè:
Nicolò ch'era in vita nel 12^8, Pietro nel 1270, Francelco nel 127!,
Ardito nel i274,eGuido di l'opra nominato, polio al num. 41 , che nel 1258
fu creato Vcfcovo di Verona ; ma il Canobio , come detto, lo mette figliuo
lo di G r.comino al rum 26.
Di Ardito nacque un Pietro, il quale fu creato Cavaliero da Alberto fe
condo dalla Scala.
Segue
PARTE PRIMA, 143

Segue la Genealogia della Famiglia Scaligera , fecondo


Gafparo Sciopio Co: di Cbiaravalle , ed altri.

Padri •vtvcano Mariti , e Moglie Dignità


160—198 Michele
["199 Lucia 199 Mori vergine
1 200 Beatrice N.Co:d»Otting
161 "> xoi Brunoro 101 Principe dell'in ferior
Giovanni Baviera , morto Paolo
Alboino fuo Padre fu
invertito nella Signo-,
ria nell'anno 1441-
faoj
ì j Benedetto
_
X04 Bonifacio
i6»< *os Girolamo
j xo6 Tito T Morti in guerra contro i
I.X07 Francefco J Turchi •
I xo8 Bartolomeo
f X09 Giovanni '547 Maria Frangipane di 209 Cartellano d'Ingoi-
I o/rr/ qUtfti due no- Cleniingen . ftat mori , il d) 29 Set-
* 77 < *** Cana- temb. 1547 , e feppelli-
> bit aì a. 184, 185 , to in quella Chiela de'
Sciopio mtttt amo PP. Francefcaui.
ilfruttiti .
^xio Bernardo no Cartellano di Schar-
»»t xn Roberto ding •
rxix Maddalena Gio: Zelkingi
213 Maria Pandolfo di Puchbeing
1 Z14 Giovanni 114 Cartellano d'Ingol-
204 Maggiore ftat .
xi 5 Giovanni Mi 115 MaggiorDuomo del
nore Pretore di Baviera .
fxi6 Tito
«03< xi 7 Giulio Cefare 117 Quello, e Giufeppe
t detto Bordone fuo figliuolo, feadofi
vantati ne' loro ferirti
di feendere da quella
Famiglia, furono acre
mente ripred , e di bu
giardi tacciati ; ricco
ni» quelli , che da una
famiglia detta de' Bor
derai, e nondalta Scali
gera , gli rinfaeiarono
104/" 118 Michele che difeendeifero.
\_219 Camila
*°7—no MarcoRofTivo
così dettOjperch'era
di color rubicondo
Padri
»44 CRONICA DI VERONA
Padri Viviano Mariti , e Moglie Dignità
to?—in Giovanni
{zìi Lodovico 222*) Secondo IoScalige-
223 Criftofor» } 223J ro militarono in
211—-114 Claudia ferviziodell'Inip-Car-
fi25 Eleo» Mori nubile lo V in Italia, e fegna-
226 Miri* Miche ! Baron di Reiffé- laronfi nel fatto d'ar
bergen . nie feguiro l'anno 1542
227 Ann» j- - N. Baron Elimperg . alIeCerefole luogo co
si detto nel Piemonte
"5< tre miglia dittante da
Carignano ■ Il Buglio
22$ Crifloforo ne, e il Doglioni dico
220 Giovanni no , che non quelli ,
230 Brunoro det- ma due altri furono in
v toGio: Brunoro quel conflitto , cioè i
( 231 Slefant legnati ai num. 228 , e
232 Silvio 230 , e che ancor vi pe
233 Auieto\ rlifero • Ecco le pa
234 Oiufrppr,0G1O role del Doglioni. "e-
Ceffo, cerne il leg rana in quefto Campo i
gè ne* Frontifpi- " piò fegnalarèCapitani
«7< cj delle fue ope Crifloforo , / Brunoro
re . "fratelli delia Scala ,
235 Giuflo " dtl J"angue già de1 Si-
236 Lunari* ignori Veronefi.
237 Gianna
23Ì Coftantino
Maurizio Diceno alcuni che quelli
Giulio } 2 fratelli i riderne colla
madre In Mantova pe
rlifero nel 1593 : altri
vogliono , che nò que
lli , ma Lodovico , e
Crifloforo in Mantova
la vita perdeifero.
224—241 Antonio 241 Era contemporaneo
aiS—242 Giovanni allo Sciopio .
'243 Scipione
244 Mattia
341 « 245 Nicolò
246Giacomantonio,
L24 7 Caa Fraucefco"

// Fine della Genealogia della Famiglia Scaligera.

Che
P A l T E P R I M A. 145
Che quella Famiglia fofle ragguardevoliffima , e nella città
noftra duìinta anche molto prima del tempo dal Pigna e dal
Canohio aflegnato, fi prova 'per un Iftromento di locazione di
certi luoghi in Montorio di ragione de' Frati e Suore di S.
Croce di Cittadella, fcritto nell'anno ioIO da Giacomo figli
uolo di Falco Notare, e pubblicato da Lodovico Perini nella iua
Cronica delie Monache di S. Silveftro; nel qual' Iftromeoco , cer
ti confini accennandofi , fi legge ab una parte jura Dominorum de
la Scala &c. Se dunque rrelF anno ioio col titolo di Signori
venivano appellati, ne viene in conseguenza, che molto prima
di quel tempo fi era quella Famiglia in quefte parti annidata; «e,
fecondo G. C Scaligero , fe pur merita fede , fino al tempo di
Cario Magno , dal quale , dice che per meriti militari furono del
la Signoria del Gattello di Sermiooe fituato lopra il Lago di Garda,
e della Contea della Valpolicella invertiti, decome, alcun tem
po dopo, Alberto pur della Scala della Signoria di Bolzano, fe
condo il Sciopio , e Lucca di Linda . 11 Co: Alfonfo Lolchi ne'fuoi
Compendj I«orici riferifee , che Martin I nato di Albertino , da
altri detto Giacomino e Jacobino, difeefo era d'antica Famiglia
©rionda Bavarefe venuta nel 1020 ad abitare in Verona. -Sciopio
all' incontro da un certo Martino il principio fa -venire <di que»
fta Famiglia nell'anno non; e foggiugne , che il detto Mar
tino padae fu di Balduino dal noftro Canobio porto nell' armo
1136. Dalle quali cofe, quantunque non bene coerenti, chiari'
apparifee però quanto fiali il Villani ingannato in dire, che il
padre di Martin I e di Alberto , per eflere rtato fabbricatore di
Scale, di qui il nomedella Scala quella Famiglia pigliane. Il che
tanto piti è infuffiften te quanto che, ficcome piace al Pigna -da
noi alla pag. 40 ripportato, erano, anco prima di panare in Ita
lia, Conti ci Schallemberg e Burghaufen; e il Linda vuole che
la Contea di Lika limilmeme godeflero . Giulio Celare Scalige
ro ne' fuoi ferini queft' aflèrtiva del Villani dottamente riprova.
£ in fatti tanti concerti fi hanno che il contrario Jdimoftrano^, e
tali che, qualora i Scrittori dell'origine di quella Famìglia im-
Jireiero a feri vere, fi può con fondamento aflerire che abbiano
empre giuocato a indovinare . Concluderemo per tanto , fonda
ti mattine fui documento ioip, che, ficcome abbiam detto ,
anche molto prima di quel tempo era quella Famiglia in Ve
rona delle più diftinte, e ragguardevoli .

F A.
cronica di verona

FAMIGLIE

CONGIUNTE A QUELLA DELLA SCALA

ALberta Igna 6\
74
Angufciola Laber C
Antiochia Nichefola
53. SS, 87 *9$
* Auftria Nigrella I7S
Baviera 105 Nogarola 58
Bonacolfi * Otting 200
S7
Bonucia dì prefente Mofcar Ottobella ip5
da 154 * Pallavicina 142
Brandinburg 105, 115 121 Polenta 144
Brenzona Preda C
<*S
Caldonazza 120 Puchbeing
Camino "3
80 Rambalda rS3
Carpi 107 r Reitféberigeno Reifféberg 226
Carrara 79 Roffi
Cavalli «3
131 Sacramofa 130
Caftelbarco 116, np Salezzole
39
* Clofmerin 177 Savoja 53» I3P : idi
Corregio S4 Serego 144
Durazzo 106 Simonetta i?3> 104
Elimperg 227 Soarda 172
56 , 57, iop Superbia %6
Fidenza 176 Tarfing B
Fogliana 58 Triflìna 114
Frangipane 20p Turriana pS
Giuftiniana 2<5 Vifconte 135» 54, i6p, 170
Gonzaga 80, I78 Zavarile 124
Gorizia 78 Zelkingi 212

Famiglie Verone/! al numero di 14 fono rapprefcntate


da quefli numeri.

2d. 30. 58. 65. 74. p8. 124. 130. 131. 153. 154. 175. 105. \p6.
PARTE PRIMA. H7

Le Città, oltre i molti CafteìlV e Terre che fono /tate dominate


dagli Scaligeri in diverfi tempi fono quejìe .

Bergama Pavia
Brelcia Reggio di Lepido
Cividal di Bellun Salò con la Riviera
Feltre Trento
Lucca Trivigi
Padova Verona
Parma. Vicenza

Dignità di quejla Famiglia.

4 Abbati al numero 22, 52, 5 Rettori e Podeftà di Città


Óp, 132. al num. 5,25 , 38,30, 63.
6 Abbadefie al num. 81 > 86, 2 Signori della Valle Policel-
102 , 117, 122 , 142» la 61 , 87..
6 Canonici al num. 59 , 75, 5 Vefcovi di Verona al num.
84, pp, 118, 136. 35, 41,46, 60,110.
2 Capitani di Vicenza al n. Due di quelli Vefcovi furo
76,125.. no fatti morire da' mede-
15. Capitani del Popolo di Ve fimi Scaligeri 1' uno al n.
rona al n.38, 30, 53, 54>55> óp , al no l'altro (a) .
78, 70, 105, ioó, 107,
I39>143>144> 160, idi. (a) Di queft' .ultimo prende er
5 Giudici Confoli al n. 2 , 6 , rore manifefto il Canobio cogli al.
tri tutti, che tal cofa aflèrifcono,
8, 16, 24. come nel fuppleméto alla pag. 107
3, Priori al num. 68, 113,147. abbiam dimoftrato .

T 2 Nomi
l4S CRONICA DI VERONA
9
Homi e tempo , che hanno regnato i Scalìgeri con fa fita
ordinata fitccejjìone, i quali fi ritroveranno nella,
dipendenza con quejti numeri.

3%"\M Aftino eretto Capitana perpetuo del popolo di Ve»


J.VJ. rona Tanno izóz.
39 Alberto fratello di Maftino I277
53 Bartolomeo figliuolo- di Alberro ijoi
54 Albuino fratello di Bartolomeo 1304-
55 Can Grande fratello di Bartolomeo» 13 12.
78- Alberto fratello- di Maftino- *3*P^
70 Maftino figliuolo di Albuino *3ZP
105 Can Grande II figliuolo di Maftino, nccifo da Can Sigilo»
rio fuo fratello I3S2b
1 12 Fregnano naturai fratello dì Can. Grande occupa Verona; ,
ricuperata fubito da Càn Grande, morto Fregnano 1354
106 Can Signorio fratello di Can Grande- *-3S9
X07 Paolo Alboino fatto morire, da Can Signorio nel 1375
143 Bartolomeo figliuolo naturai di Can Signorio ammazzai»
da Antonio *37S,
144 Antonio- fratello di Bartolomeo folo- 1381
.... Gianealeazzo Vifcontc tolfe la Signoria ad Antonio 1387
130 Guglielmo figliuolo di Can Grande-. 1404;
zoo Antonio figliuolo di Guglielmo 1404
161 Brunoro fratello di Antonio. I4°4
Privati dello Stato da- Francefco Carrarav
Sono- feppelliti in S. Maria Antica loroChiefà PàrrocHiale in
fepolcri onoratifiìmi> e quello di Can Signorio merita più
nome di Maufoleo che di Sepolcro.

A N N O T A. Z I O N E-

Nott tutti furono feppelliti in Si Maria Antica-, come vuole il Ck-


nobio , imperocché Giufeppe Abbate- di S. Zeno figliuolo naturale di
Alberto, fu feppellito ne' Cb'ioflri di* quella Abbadia.
Giovanni figliuolo di Alboino fu feppellito nella Cbiefa de Santi
Fermo e Ruflico al Ponte- net i^S7'
Paolo Alboino fratello di Can Grande fu fatto decapitare nellat
Rocca- di Pefcbiera da Can Signorio *
Pietro.
PARTE PRIMA. 14?
Pretro Vefcovo di Verona figliuolo di Bonifaciofufeppellito nella ChU-
fa di S- Anajtafia V anno 1105 e poi trasferito fotta P Altare de
dicato al Vefcovo S. Martino . Pietra figliuolo di Mafi'mo , prima Vef-
eovo di Verona , e poi di Lodi, morì in Mantova nel 1303.
Antonia figliuolo di Con Signorio morì nella Marca d Ancona .
Brunoro ed Antonio figliuoli di Guglielmo r ejìgliatì dalla Signoria
di Venezia » non più tornarono in quefli paefi .

Verona ritornata nella primiera Tua Signoria » effondo ftato


eletto Capitano del popolo Pietro Sacco, li diede con giuftif-
fime condizioni al benigno Imperio della Sereni/lima Signoria,
di Venezia l'anno 1405, lotto il quale di prefente vive felice
mente, che è Tanno ióaz, effendo fuoi preclariffimi Rapprefen-
tanti rilluftriflìmo Sig. Ermolao Zane Podeftà , e 1' lliullrilfi-
mo Sig. Francefco Priolo Capitano.

Si potrà facilifihnamente ordinare in qual grandezza fi voglia 1*


Albero ovvero la discendenza t pigliando i nomi, con i loro nu
meri deferitti nel prefente foglio y cominciando da Balduino il pri
mo, che è padre de i nomi fegnati 2, 3, 4 , e poi da Adamo
il fecondo padre de i nomi fegnati 5, 0,7,8,, a, 10. Seguendo-
Arduino al num. 4 padre di LI, 12, 13, 14,15, i<5, 17, 18, e
con quello modo u procederà fin* all' ultimo nome di Bartolo
meo fegnato numero 107 . Avvertendo che i nomi rinchiulì
tra l'una e l'altra linea "fono. fratelli , e il nome che rappre-
fenta il numero porto all' incontro è il padre loro , come lì è
detto di 11 ,.12, 13, 14, 15,16,17, 18, che fono fratelli y & Ar
duino rapprefentat-o dal numero 4 è il loro padre. Si aggiun
gerà il marito alle Donne, e la moglie a gli Uomini in que
sto modo
56rLucia: 55 rCan Grande
(.Leonello da Elie \_Giovanna di Antiochia

La inlegna di quella Famiglia- era una femplice Scala di


quattro gradi di color rodo in campo di argento. Poi di cinque
gradi nel mezzo di due lettere M di carattere Longobardico.
\Jn' altra, nel mezzo di due cani rolli , che Sanno in piedi.
Un'
ijo CRONICA DI VERONA
Un'altra tiene fopra della Scala in campo dorata un Aquila Im
periale . Et una che dovea fervire a quelli non legittimi , era
una mezza Scala, che per quello fi è veduto in diverfe icrit-
ture fi chiamavano, come per efempio, Giovanni Mezza Sca
la . Il Cimiero maflìmamente di quelli che fono flati Signori
era un Cane rotto con Ala bianca.
PARTE PRIMA.

REGISTRO

DELLE TERRE E VILLE

Che furono de' Signori Scaligeri , le quali dopo di tjp fot-


topofìe furono parte alla Fattoria di Verona , e parie al
la giurifdi^ione ordinaria della Città , tratto dal Libro Co
pia Lettere della Magnifica Camara Fifiale dell'anno 1414,
e poi fiampato da Girolamo Pifiepolo in Verona nel fico»
lo XVI.

Alfefine
M Pefchiera del Comune di Verona .
Val
Bori etto di Valegio
della Famiglia de' Faenzi per
Ci
la Camara.
Ferrara di Monte Baldo del Comune di Verona .
Villa Bortolamea de' Conti S. Bonifacio per la Ca
mara ,
Carpi e Spinimbecco del Comune di Verona .
Mazzagata ~j dclli Comuni ed Uomini del Vi
Cà del Magnano J cariato di Campagna per la
Cà di Settimo del Galefe C Camara .
Cà de Fure J
Cà del Cero della Famiglia de'Campagni per
la Camara .
Cà della Caprara- della Famiglia Bevilacqua per
la Camara.
Cà del Mantego del Comune di Verona .
Salezzole del Conte dalla Capella per la
Camara .
Albareto di Gardefana del Comune di Verona.
Cavalcafelle della Famiglia de Monte per la
Camara .
11 Beneficio del Ponte -l'opra Pò . Pel quale il Zagata nella Cro.p.66.
Pontepoffero della Clarifs. Famiglia dima
ni per la Camara.
Ron-
iSx CRONICA DI VERONA
Roncanov* <de'R.R. Monaci di S. Maria in
Organo per la Camara .
Oftiglia , eS. Romano del Sereniamo Duca- di Man*
tova per la Camara
Caftelbaldo con Rigozzo Fatavi
del Comune di Verona .
no Bogoffo
Il Porto del Sereniti». Dominio,
Nichefola del Comune di Verona .
Albareto di Fiume nuovo
Rivalta di Cotogna.
Cavalpone }
Villa Cucca.
Caldiero .
Medica .
Cafelle con Perarolo.
Gazo de* Conti Giudi per la Camara.
Comune di Faedo de' Conti della Torre per la Ca
mara.
Canale de' Conti Bevilacqua per la Ca
mara .
Sparedo della Famiglia de' Lafranchi per
la Camara .
Vifegna della Famiglia de' Turchi per la
Bionde di Vifegna Camara.
Cà di Formighedo della Famiglia de'Lifchi per la
Camara
Cà di Campomarcio
Velo I del Comune di Verona.
Roveredo dì Velo J
Vadi Poro.
Araerino cola Selva
del Comune di Verona.
Progno con Calcile }
Roncada della Clarifs. Famiglia de'Gri-
mani per la Camara.
Monte Chia del Comune di Verona .
Poftumano della Famiglia de'Becelli per la
Camara .
Monzambano del Comune di Monzambano per
la Camara.

DEL-
l$3

DALLA STORIA

DELL' ORIGINE

DI TUTTE LE RELIGIONI
DEL REVERENDO PADRE

V* PAOLO MORIGIA

CAP. L XX.

Ove farla del/a Citta di Lucca, la quale un tempo fit


Jìgnoreggiata da' Signori della Scafa*

tJefta Città è antichiffim a, perciocché fabbri


cata fino al tempo vicino al Diluvio : perchè
eomedottamente ferine il Nobile Sebaftiano
Puccino cittadino Lucchefe nella Tua Croni
ca , ovvero Commentario , che Lucca eb
be origine da Cornerò nipote di Noè , det
to Jofetto di Scitia : benché alcuni abbia
no prefo errore, credendoli che Lucca fi a
ftata fabbricata da Lucio Lucumone., altri
vogliono, come la Cronica Giacinta-, che aveffe -origine da Erco
le. Ho ancora trovato in un Sommarieto raccolto dall' Eccel-
kntiflimo Dottore Meflèr Paolino Maflei Nobile Luccheiè, che
Lucca fu edificata da Urigia nipote di Noè . Laonde , benché
niuno autore affermi la lua vera origine , da qui (fecondo i
dotti) fi può vedere la fua antichità; pofeiacchè anco per tefti-
monio di Virgilio , i Lucchefi combatterono .nella crudel guerra
che fi fece tra Enea ed il Re Turno : e quefta fu di più di
mille e cento e felfantadue anni innanzi che Crifto veniffe al
Mondo , ed avanti che Roma fofle edificata -da quattrocento e
venti anni incirca : il medefimo afferma Srabone , autore gra
ve ed antico , quale fu avanti che Crifto venifle al mondo di
federi anni. Fu ancora Lucca prima che Fifa di più di mille
e trecento anni; perciocché Pila fu edificata dopo la diftruzio
!54 CRONICA DI VERONA
ne di Troja , anzi trovo eh' el fito dove Pifa fu edificata le fu
dato da'Lucchefi- ficcome appare nella raccolta delle cofe anti
che di Lucca, dell'Eccellènte Meffèr Paolino Mafie! nobile Lu-
chefe . Alcuni hanno (limato che Lucca fia detta dalla Luce ri
cevuta, per effere ella (lata la prima che ricevette la Luce del
la Cede di Crifto.' ma è cofa chiara, fecondo il teftimonio di Plu
tarco , che prima che nafeeffe Crifto fi chiamava Lucca . An-
nio vuole che Lucca fofle cosi chiamata da Lucio Lucumo*
ne , ancor che il Volaterrano , feguitando 1' autorità di Va-
ronc , voglia che Lucca così (1 ehiamaffè dagli lucenti feudi che
guardavano le lue alte torri. Molte cofe lodevoli e degne .d*
e(Ter l'apule vi potrei narrare dell'antichità di Lucca, ma, per
non fare al propofuo della noftra Moria , le lafcio in difparte -
Sempre Lucchefi furono amici de' Romani , ed ebbero molti
privilegi in fegno d' amicizia , come l' arma nativa di Roma che
fu il Leone, il liggillare in piombo , il batter danari, lo Inca
ricare il fale ed altre mercanzie , cofa che non potevano fare
l'altre città fenza che prima le fgabellaflcro a Roma . Cefare
ebbe udienza in Lucca quando andò all'acquifto della Francia,
come narra Plutarco nella vita di Cefare , e gran numero d'
uomini vennero a lui con Pompeo. Non mancherò di dirvi
che governandofi poi Lucca fotto l'Imperio e a Repubblica, 1*
anno 1300 fi levò una calata Lucchefe chiamata gli Obici e
s' impadronirono di Lucca , e nove anni la iìgnoreggiarono ,
il che fufeitando alcuni romori, furono fcacciati, e dopo con-
fufamente il popolo con alcune cafate ne furono Signori tre
anni, nel qual tempo furono fcacciati i Nobili Anterminetti ,
con quei del Fondo , e fino a venti cafate , per difendere la
libertà, perlochè affai Lucchefi morirono. L'anno poi 1313 il Re
Roberto di Napoli, con la paite del cafato degli Obici ne (let
te Signore un'anno. L'anno feguente Unuccione della Faggiuola.
Piemontcfe (benché altri autori dicano che fu Romagnuolo) eflén-
do Capitano di gente d'armi entrò in Lucca con il favore de'fuo-
rufeiti, e vi fece molti mali; perciocché diedero il fuoco a più
dii4oocafe, e morirono bene ioooperfone. Coftui fece il tiranno
in Lucca due anni e due mefi e ventitre giorni. Dopo il quale, un
Conte Carlo Pifano fe ne fece tiranno tre mefi e cinque gior
ni : ma ancor quello fu fcacciato da Caflruccio Nobile Lucche
fe, il quale entrò nella città col favore de'Gibellini*, .ed il fab-
bato Santo, che fu appunto l'anno (cacciò fuori di Luc
ca in tre volte meglio di trecento famiglie della parte Guelfa
Coftui
PARTE PRIMA. 155 .
Coftui tenne quella città dodici anni e cinque mefi . Non
refterò di dire che Caftruccio fu uno deT valenti ed eccellen
ti Capitani del lue» tempo; molto {limato ed onorato da' Prin
cipi . Ricevette onorevolmente in Lucca Lodovico Bavaro Im-
peradore de' Germani y ed a' fuoi prieghi V Imperadore liberò
Galeazzo, Signore di Milana, ed i figliuoli, eh erano prigioni
a Monza. Fece Caftruccio di molte degne imprefé , e fe non
era dalla morte tanto predo levato , credo che d' eflb gli fcric-
tori averebbero co' loro fcritti empiute moke carte . Dopo
la morte di Caftruccio , che fu l'anno 1328, Arrigo e Va-
leriano fuoi figliuoli fletterò Signori di Lucca due dì : e l'an
no medefimo il Duca di Baviera s'impadronì della Città: e fla
to che vi fu un' anno fi fece dare da' Lucchefi cento mila fio
rini , e un Francefco figliuolo di Calhuccio pagò ventidua
mila fiorini per aver la Signoria della' città , il quale la ten
ne quindici giorni . Ma via che fu il Duca di Baviera, i fol-
dati Alemani, che quivi erano, fe ne fecero padroni e tennero
il dominio della città cinque mefi e fette giorni . Venderono
poi il Cartello dell' Agofla a Marco Vifconte Signor di Mila
no per quaranta mila fiorini, dal quale fu tennuto quarantatre
dì, e dopo lo vendè ad un Gerardo Spina Veronele per trenta Gerard»
mila fiorini, e quello ne fu Signore per fette mefi e un dì. Spina Ve-
L' anno poi 1331 il Re Giovanni Alemano fu padrone della roneft: s\-
citta due anni, nove meli, e due di. L 1 anno 1333 Arrigo n- Cartello
gliuolo di Caftruccio, come quello ch'era ambizioio di regna- Hi Augu
re, fe ne fece padrone, ma non durò più che fette giorni nella "a •
Signoria; perciocché quell' anno medefimo Roffi Parmegiano
sborsò al fuddetto Re Giovanni quaranta mila fiorini , e fi
fece padrone di Lucca, e vi perfeverò fette anni e due mefi .
Dopo coftui fe ne fece Signore Arrigo, o Martino dalla Sca- Lucca in
la Veronefe , e la tenne fei anni . Dopo quello tempo i Fio- potere di
rentini con la parte Guelfa fuorufeita , prefero la città , e la j^/^" ^
dominarono undeci meli . Ma i Pifani fcacciati i Fiorentini ja
fe ne fecero Signori, e la dominarono venticinque anni, e die
tro loro Giovanni d'Agnello fe ne fece Padrone, e la tenne a
fuo nome quattro anni. In quello tempo i Pifani ebbero una
così fatta rotta da' Fiorentini , che quafi fu 1' ultima lor mi
na : perciocché furono menati prigioni a Firenze piti di mille Pi
fani, e gli mifero fu certi cari, per tutta Fiorenza conducen-
«doli , acciò follerò veduti dal popolo. L'anno poi 1369 venen
do Carlo Imperadore, di quello nome quarto, in Italia, oltre
V 2 che
i$5 CRONICA DI VERONA
che liberò Roma , e gran numero di città di tirannia , aumen
tò anco il Stato della S. Chiefa, fu Cattolico e dotto, e ordinò
molte leggi utiliffime al ben pubblico, chiamate le Carline: dal
che ne avvenne che l'offe liberata Lucca dalla Tirannia de' Pifani
sborfando dugento mila fiorini a Carlo , il quale ne fu Signore
un'anno, ed un' altro anno vi flette il Vefcovo Portuenfe Car
dinale di Bologna , come Vicario dell' Imperatore di tutta la
Tofcana. L' anno dunque medeflmo che l'Imperatore Carlo li
berò la città di Lucca dalla tirannia de' Pifani , eflèndo egli co*
fuoi Baroni nel Cartello dell' Agofta, o Augufta, creò un Tom-
mafo, di nazione Bolognefe, Protonotario e Cancelliere Impe
riale in Lucca. Ordinò ancora il primo Magiftrato nella città
detti Anziani , eleggendone due per Porta; avendo allora la
città cinque Porte : terminò anco un Concilia di cinquanta
uomini amatori della Repubblica, e di buon configlia, ordinan
do che ve ne foffero dieci per Porta , e due invitati per ciaf-
cheduna Porta, i quali infìeme cogli Anziani aveflero autorità
di difponere le cole bifognevoli al ben pubblico. £ perchè lo
Reverendiffimo Cardinale Guidone fopraddetto avea quattro mi
la ducati d'oro al mefe per la guardia del Caftello d'Augufta , e
fuo falario, mandarono Ambalciatori alia Maeftà di Carlo, il
che mifc al tutto la città in libertà pigliandola fotto la fua
tutela, e protezione, onde le fu dato di nuovo ampliflima li
bertà di ordinare qualunque cofa che fofle alla confervazione
del fuo Stato , e accrefcimento della libertà. £ 1' anno 1370
partirono la città in terzieri , fi ordinò un Gonfaloniere di
Giuftizia y e molte altre buone e lodevoli ofTervanze, leggi
« ftatuti , con ringraziare Iddio , Papa Urbano quinto loro be
nefattore , e Carlo quarto Imperatore fuo liberatore : ordi
nando perciò, che ogni anno a perpetua memoria fi faceflc
{•ubblica e generale proceflìone , e fino al di d' oggi fi chiama
a Fefta della Libertà, ed in quella maniera Lucca tornò nel
la fua antica libertà ; nella quale perfeverò fino all' anno 1400;
nel qual tempo (come di già abbiamo detto, era grandiffima
pefte nella città) Paolo Guinigi Nobile Lucchele , fe ne fe
ce Signore , e la tenne %f anni e nove meli, e ventiquattro
giorni. Il che tengo che niuno che fia dotto nelle Morie d'I
talia (per non dire dell'Europa) non fi meraviglierà, udendo
che Lucca fia ftata fossetta a tanti varj Signori in que' tempi
tanto calamitofi ed inftabili ; perchè fe i Scrittori dell' Morie
«i dicono il vero, come il proprio dell' Iftoria è d'efler vera,
ITO-
PARTE PRIMA. 157
troviamo che dopo che nacquero quelle velenofe Vipere de*
Guelfi e Gibellini , quali gitcarono fuori il velenofo capo al
tempo di Federico Imperadore il fecondo, circa 1' anno 1240
dall'ora fino (per cosi dire) alla noftra età , molte città fono
ite in ruina, altre foggettate a mille tiranni", ed" òggi uba cit
ta era dominata da uno, e fubito fe ne faceva Signore un'al
tro, che farebbe lungo a noverarle. Tornando alla noftra nar
razione, dico, che 1 anno 1450 Lucchefi riprefero la fua pri
ma libertà , nella quale d'allora in poi fempre. fono perfeverati ,
ed anco perfeverano nella fua felice e fanta libertà, governan-
dofì con fomma giuftizia , con degne leggi e ftatuci appartenen
ti ad eftirpare i viz], e a mantenere le virtù, con altre catoli-
che e criftiane offervanze , amandofi infieme fcambievolmente
di perfetta concordia , mettendo in difparte il proprio commo
do per il ben pubblico, avendo a memoria le parole di Gesù
Crino , che Omne regnum divifum contra fe , defolabitur' & omnis
crvitas mei domus divi/a centra fe , non flabit . E quell altra fen-
tenza di Pitagora . Omnia auferentt a tt cedt pneter iibertatem .
La quale fi conferva con temere Iddio, ed eflère come fi leg
ge negli Atti degli Apoftoli , che , Multitudinìs credentium trai cor
unum , & anima una . E 1' altra fentenza che dice : Concordi*,
res parvie crefeunt, difeordia vero dilabuntur.

DAL.
i58

DALLA

NOBILTÀ DI VERONA

D I

GIANFRANCESCO TINTO *

.Delia venuta di Papa Lucio Ter^o in Verona* delle anioni


che ivi fece, e della fua morte , e fepoltura
in quejia Città.

LIBRO V. CAP. I.

Anno II 83 di N. Signore, Lucio Pap*


Terzo, travagliato- dalle l'edizioni de' Ro
mani, venne, partendoli di Roma, a Ve
rona, per congregar e celebrar ivi il Con
cilio, a fine di proveder d'ajuto alla guer
ra di Terra Santa , che dall' arme de Sa
raceni era gravemente, e con gran peri
colo moleftata, e di trovar modo di re
primer ancora 1' infolenza de' Romani
contra i Pontefici . E occorfe quello o-
oore alla città noflra 1 eoa doppio favor del Cielo , poiché con
giunto»* quello fupremo» Signore, nel venir a Verona, con Fe
derico primo Imperatore, amba infieme, l'ultimo di di Luglio,
fecero nella città l' entrata , con mirabil concorlb , allegrezza ,
ed applaufo di tutto il popolo, che con ogni forte d'onore e
magnificenza, ornò ed accompagnò- de' dui maggior Prencipi del
mondo il felice ingreffcr . Quindi il Papa avendo con V Impe
ratore , e moltiffimi Prelati, e Prencipi celebrato il Concilio,
fermò in Verona la Pontificia Sede fin al fine di fua vita. E
per maggiormente onorar cotefta città , fece egli , l* anno fe-
guente il primo di de' tempori di Quarefima, promozione di lei
Cardinali , che furono gT infraferitti .
Creazlone- Teobaldo Francele Monaco Cluniacen. Vef. Card. Oftienfe,
«"e'Cardi-
nali fatta e Veliterano.
'n Verona. Meliore Francele Prete Cardinale , tit. di S. Giovanni e Paolo,
Camerario di S. Chiela . Ade-
PARTE PRIMA. i59
Adelardo Cittadino e Canonico di Verona, Prete Cardina
le titolo di San Marcello, poi di Santa Maria in Portico.
Frà Rollando Francefe Monaco , ed eletto Abbate Dolen.
Diacono Cardinale.
Pietro Piacentino Diacono Cardinale di San Nicolò in car
cere Tulliano.
Rodolfo Nigello Pifano Diacono Cardinale di San Giorgio
in Vilatro .
L'anno poi 1185 ammalatoti quivi alli 23 di Novembre paf- Morte d!
so a miglior vita. 11 fuo corpo fu onorevolifiimamente feppel- Lucio III
lieo in Verona nella Chiefa Cattedrale in uno marmoreo fe- Vero-
polcro innanzi all'Aitar maggiore con V infrafcritto Epitafio. "*>
Lue) Luca tibi dedit ortum, Pontificatum p,'""'
Oflia, Papatum Roma, Verona mori. rfj Lucio"
Imo Verona dedit verum tibi vivere , Roma HI.
Exilium , curai Oflia , Luca mori .
Che tradotto nella noftra lingua così fuona
Luca la vita, 0 Lucio, ti diede,
Oflia t' injìgtù poi di Vescovato,
Roma dell'alma Pontificia fede,
In Verona i eflinfe ultimo fato.
Di vera vita anzi Verona erede
Ti fè , ti fu da Roma efiglio dato,
Le cure Oflia t'accrebbe, e alla morte
"T apperfe Luca tua le prime porte .
Ma quello fepolcro Gianmatteo Giberti vigilantifiimo Vef-
covo di Verona, alquanti anni fono, fece levar dal fuo loco,
volendo ornar di nuova fabbrica il Coro, e la Chiefa, eflendo
quel fepolcro al difegno d'impedimento, facendo riponer 1' of-
ia Pontifìcie in un altro Monumento in terra innanzi l'Aitar
.maggiore con quella ifcrizione.

OSSA LUCII IIL PONT- MAX.

Del
CRONICA DI VERONA

Del Conclave fatto in Verona per la creatori di nuvOo


Pontefice , e di ejfa creazione, e de1 Cardinali
che D'intervennero,

CAP. Ih

'Orto Papa Lucio , come fi è detto , in Verona , vacò


. la fede dodici giorni , onde congregatoli in Verona il
Conclave per ventiuno Cardinali che erano in quella città ,
fù eletto in Pontefice Urbano terzo di quello nome , chiama
to innanzi Lamberto. Fu queffo Papa Milanefe della nobil Fa
miglia de' Crivelli, figliuolo di Giovanni. Fu prima Arcidia
cono della Chiefa Cattedrale di Milano , poi fatto Cardinale
da Papa Aleffandro terzo , morto Aldigifio de Pirovano Arcive-
(covo di Milano, fu eletto egli in Arcivefcovo di comun con-
fenfo di tutti i Canonici di quella Chiefa , 1* anno di Noftro
Signore 1181 , ed avendo egli governata la Chiefa Milanefe an
ni cinque , dopo la morte di Lucio, fu 1' anno 1185 in loco
del morto alli 5 di Decembre univerfal Pontefice in Verona
dichiarato . E la Domenica feguente proffima pigliò V infegne
del Papato, nell'Imperio di Friderico Primo Enobardo , « fe-
dè uno anno dieci mefi e 15 giorni.
I Cardinali , che crearono in Verona Papa Urbano furono.
Nomi de* Teodino Vefcovo Cardinale Portuen. e di Santa Rufina.
chedÌnal1 Enrico Vefcovo Cardinale Albano,
rouo in" Paulo Scolar Romano Vefcovo Cardinale Prencftino.
Verona ii Teobaldo Francefe Monaco Cluniacen. Vefcovo Cardinale
Pipa. Oftienfe, e Veliterano .
Alberto de Mora Beneventano Prete Cardinale titolo di
S. Lorenzo in Lucina Arciprete, e Cancelliero di S. Chiefa.
Giovanni de i Conti de Segna Anagnino Prete Cardinale
titolo di San Marco.
Pietro Bono Comafco Prete Cardinale titolo di S. Sufana .
Laborante Prete Cardinale titolo di Santa Maria oltra il
Tevere .
Pandolfo Pifano Prete Cardinale titolo della Chiefa de1 San
ti Apoftoli.
Albino Milanefe Canonico Regolare Prete Cardinale tito
lo di Santa Croce in Jeruialcm •
Mi-
PARTE PRIMA. rtfi
Migliore Francefe Prete Cardinale titolo di San Glovaa*
ai e Paolo, Camerario della Chiefa Romana.
Adelardo Veronefc Prete Cardinale titolo di San Mar»
«Ilo.
Giacinto Bobo Romano Diacono Cardinale di Santa Ma»
xia in Cofmedin Archidiacono di Santa Chiefa Romana.
Ardizzone Rivoltella Milarrefe Diacono Cardinale di Sa«
Teodoro .
Graziano Diacono Cardinale di Santi Cofmo e Damiano.
Bobo Romano Diacono Cardinale di Sant' Angiolo.
Gerardo Allucingolo di Lucca Diacono Cardinale di San
to Adriano.
Ottaviano Diacono Cardinale di Santi Sergio e Bacco.
Soffredo Diacono Cardinale di Santa Maria in Via Lata .
Pietro Piacentino Diacono Cardinale di San Nicolò in Car
cere Tulliano.
Rodolfo Nigello Pifajao Diacono Cardinale di San Gior
gio in Velitra..

Di Papa Urbano Ter^o , della fua rejìdcnza in Verona , e


Je/le azr&ni eh' ivi fece .

C A P. ITL

T Enne Papa Urbano dopo la Tua creazione T Apoftolica fe


de in Verona quafi .tutto il tempo di fua vita, percioc- Ptp*Uc
che eflendo vivuto Papa la mefi e mezzo, per venti uno me- ba no fece
fi fece in Verona continua refidenza, nel qual tempo due voi- refi<*eni*
te cantò Meflà nella Chiefa di San Pietro in Caftello ■ la pri- j."^?™"*
ma volta in giorno di Lunedì 14 d' Aprile, li $6 di che fi tro- to ?1 \tm~
va memoria particolare in una fcrittura Latina nell'archivio del- podi fu»
la detta Chiefa, che così dice in lingua volgare: vita'
L'anno n26 ind. 4 in Lunedì 14 Aprile nel Caftello di Ve
rona nella fua Chiefa di San Pietro, in prefenza di D. Paolo OveUr-
Preneftino, D.Enrico Albanefe Vefcovi Cardinali- Mag. Pan- Jjf*
dolfo, Mag. Laborarue, Mag. Albino, D. Adelardo Preti Car- meMeffè
dinali; D.Bobo, D. Ottaviano, Mag. Graziano, Mag. Soffre- in Verona,
do, Mag. Pietro, Mag. Rolando, Mag. Rodolfo Diaconi Car- e ' Prelati
dinali di° Domino Urbano Papa Terzo , ed in prefenza degli ron0Vpr"_"
Arcivefcovi di Ravenna, di Guafcogna, e di Ungaria, di Ri» fenti.
X prando
\6t CRONICA DI VERONA
prando Vcfcovo di Verona , e di Jonata Vefcovo di Concor
dia, e di molti altri, D. Papa cantò Meffa all'Aitar maggio
re della detta Chiefa , e comandò a Mag. Laborante , che in
Tuo loco fermoneggiafle , e facefle la remiffione al popolo, il
quale il tutto fece, rimettendo agli Italiani uno anno e ven
ti di, ed agli Oltramontani tre anni e trenta giorni, conce
dendo rifletta remilEone , ed indulgenza ivi ogni anno , il fe
condo di di Pafqua di Refurrezione . Confirmò appretto la re
miffione ed Indulgenza che Papa Lucio avea alla iflefla Chiefa
conceda.
Cantò la feconda Mefla folenne nella medefima Chiefa il dì
della Fetta di San Pietro zo Giugno, come li trova nella in-
iranoxata cedola, rcgillrata nelle fcritture di cflà Chiefa, che
in lingua Italiana e di quello tenore:
In Nome del Signore amen. L'anno del Signore u8c» ind.
4 in Dominica alh 20 Giugno il dì della Fella de' Santi A-
pofloli Pietro e Paolo, nella Chiefa di San Pietro in Cartello
in prefenza di D. Enrico Albanefe , di D. Paolo Prcncflino
Vefcovi Cardinali; di D. Pietro, Mag. Laborante , Mag. Pan-
dolfo, D. Adelardo, Mag. Alboino, Mag. Miliore Preti Car
dinali; D. Giacinto, D. Graziano, D. Borbone, D. Ottavia»
no, Mag. Soffredo , Mag. Rolando, Mag. Pietro, Mag. Ro
dolfo Diaconi Cardinali di Santa Romana Chiefa , e di Ur
bano Papa Terzo , in prelenza anco di Riprando Vefcovo di
Verona, D. Urbano Papa cantò Meflà all'Aitar maggiore di
detta Chicli, e comando a D. Enrico Vefcovo Albanefe che
al popolo in fuo nome predicane, e gli facefle generale remif
fione, il che egli il tutto eicquì. Aggiungendofi che per tutta
l'ottava di quella feda in efla Chiela follerò quaranta giorni
d'Indulgenza.
Urbino L'*anno feguente poi che fu il 1187 l'ifteffò Papa il di 13
Papa con- ^' Settembre in Domenica , conlècrò la Chiefa noflra Catte-
fiera la drale di Verona, eh' era Bafilica, di che fi trova memoria in
Chiefa Una fcrittura antica, che quello contiene;
ledi'v"" " g'omo di Domenica il dì 13 Serrembre dell'anno 1187
0JU * fu dedicata , o conlecrata da Papa Urbano Terzo , la Chiefa
Cattedrale di Verona, ad onor di Dio Onnipotente, e della
Bcatiflìma Vergine Maria, e di tutti i Santi e Sante di Dio,
in prclènza di molti Cardinali , c di D. Riprando Vefcovo Ve-
jonefe, e di altri molti Eccleliaftici e fccolari , il qual Papa
predicò al popolo, e in quel giorno diede Indulgenza, che in
per-
PARTE PRIMA. làj
perpetuo dura ogni anno alla detta Chiefa* come li contiene
nella Bolla.
Quello Sommo Pontefice quello anno , poco dopo la confe-
crazione della detta Chiefa, parti di Verona r per andar a Ro
ma , ma eflendo arrivato in Ferrara , udita di' ebbe la (con
ficca de'Criftiani in Soria, e la prela di Gerufalèmme per il Sa
ladino Sultan d'Egitto, per il gran. dolore che ne Tenti, in quel
la Città 1»fermò , ed alli zi di Novembre pal'sò alla vera
vira»

DEL-
1^4

DELLE MURA

ONDE ANTICAMENTE FU CINTA

L A

CITTA' DI VERONA

Tinto*. Della Nobiltà di Verona Lib. U Cap.. Ut.

Enendo- ora immediatamente alla città trac-


Due volte teremo delle fue prime mura, dico prime,,
furono ri perchè due volte poi furono- ampliate co
formate me ft inoltrerà di fotta . Cominciavano- an-
le mura di tichiffimamente le- prime mura di Verona.
Verona .
( e diremo quelle le prime-, più? prefto per
non aver noi indizio d'altre più antiche,,
che perche potiamo in coskgrande antichi
tà, affermar cos'alcuna , e fe pur furono le
prime , fi puì> tener che foffera dopo molti fecoli riìfaurate, per
la vecchiaja,/) per altri accidenti cadute) cominciavano dico al fiu
me Adice sui Leoni y. ed ivi appreffo era. una R&rta, della, città,
chiamata di S. Fermo, per effér vicina alla. Chiefa di S. Fermo e
Ove anti
camente Ruftìco, eh' era* allora- fuori della città-, e camminavano fin all'
comincia Anfiteatro, )parte delle qualLmura fi vede ancora nd giardino
vano e fi della cafa de i Vimereati ed ir* altre cafe vicine, ed un pezzo ap
nivano le preffo al detto Anfiteatro *, piegavano -poi verfo Occidente, e fegui-
mura di
Verona . vano alla Porta de'TJòrfari , ed indi continuando appreflo al lito
*Cioè nel ove ora è la Chiefa e Mònafterio di S. Eufemia all' Adige termi
Cortile navano , 1' Adige poi da quel loco, camminando per 1' alveo
«ie'Conti ove corre anco al prefente, fin al principio delle mura fopraddet-
Turchi
te de i Leoni, ferviva per muro. Era poi abitata anco la par
te oltra l'Adige verfo il monte, effendo ivi il Teatro, ed i- fu-
burbj, o borghi, ove furo al fuo tempo, dopo cioè che la cit
tà noftra , per grandilfimo dono di Dio , ricevè la religione ,
fabbricate delle Chiefe Criftiane , e principalmente quella di S.
ì,a Chiefa Stefano, che allora era la Cattedrale , quella di S. Siro e San
«liS-Stefa- ta Libera, nella quale fi tiene che foffe celebrata la prima Mcf-
«o fu aa-
PARTE PRIMA. *6$
fa che fu detta in Verona (a) e quelle di S.. Giovanni in Val- ticamente
le, e di Santa Maria in Organo, di San Nazaro & altre. Co- Cattedril-
sì anca l'altra parte della, città volta nel mezzo di, aveva bor- j„ cne
ghi, popolo y abitazioni e Chiefe , come quella di S. Zeno in. Chiefa fof-
Qratorio, di San Zeno Maggiore , e altre affai,, e benché que-^'nVe-.
a: borghi
fti i u: foffero
C~cr—~ fuori
e, —: del
,i„i recinto-,, e„ ferraglia
rm i:„ della
,uii„ città
«.:..,>. , s'in- rona
. la
tendevano ance* elfi però della città, ne. vi era differenza alcu- Meffa ce
na nel popolo di facoltà r di ragione e di dignità, abieaffe o- librata.
nella ferrata o- nell'aperta città , perciocché non le mura che
la chiudono fanno la città r ma il popolo . E. la parte verfo Set- Non re
tentrione olerà l'Adige, era anco effa munita, e quafi ferrata mura fan-
dal fopraftante colle ,. che le ferviva per muro-, e forfè poteva tl°
avere alcune mura ancora attaccate a< i fianchi del colle, o del p^oi^^
Teatro,, che fin al fiume arrivaffero ,, ma di cjuefto non ho io
trovato certo monumento » Era appseffò difèia dal Cartello o
Rocca di San Pietro y fui detto colle fabbricata. Per fondamen
to ora di quella detenzione per moftrare che non parliamo in
tutto per immaginazione , addurremo per teltimonio principal
mente la conceffione del Vefcovo di Verona Othberto , ove li
vede che la Chiefa di S. Fermo- e Ruftico era fuora della mu
sa della città, l' d'empio- della quale è quello. I» nome di Dia
Eterno l'anno della incarnazione di Noflro Signore Gesù Cri/io pp6
ind~ o con. la àmedi^ione della Santa Triniti x Jta quejla- noflro:
soru

(a) La Chiefa di S. Siro , prefentemente detta di S. Libera , fu in


parte cofttmita d-a Giovanni VeCcovo di Pavia circa gli anni deila- fa-
Iute naftra SSo,. cioè tutto quel tratto che, principiando dalla por
ta d'e/Ta Chie/à, contiiiua e comprende' in fé V Aitar Maggiore • Nel
muro fottopoflo al monte ed in una cava , come oggi fi vede , Alvi*
anticamente dipinta 1' Immagine di S. Siro in- menroria forfè di aver
vi efTo la Mefla celebrata ; e nell' anno 1337 da una- certa; Suor Alea-
fia fu ivi uua picciol Chiefa eretta con un Eremjtorie , ove inficine
con altre fùt compagne a Dio fervivauo : quella Chiefa fu intitola
ta S. Marfa- dèlia Cava , e mediante una- ftradclla era da quella di S,
Siro dìvifa . Ceflite quelle Romite-, pervenne il- luogo in potere de'
R.R. P.P- di S". Atiallafia, e, da quelli alienato , pafsò finalraenter
in dominio- de'Confratelli- dell' Oratorio di S. Siro } i quali r levata,
quella piccipl ftrada , di due Chiefe una fola ne fecero, eh' è quel
la che ora' infieme cofl' Orate-rio- u« folo-T-emplo compone . Qualora
dunque i Scrittori ed il volgo di quella tradizione ,. Ce. pur è vera,
favellano, intender devefi che là» oV ù dipinta l'Immagine, in que'
primitivi tempi- della uaicente Chiefa folk (lato un*Capella eretta,
e che in quella il Vefcovo S; Siro la prima Mefla in Verona celebraf-
fe , mentre, per altro farebbe un-inez.ii il dire v„ che ciò fo/Tc feguit»
«ella Chiefa dal Vefcovo Giovanni edificata .
1Ó6 CRONICA DI VERONA
twctjjfione principiata y e fi confervi col fua ajuta, da ora in perpe
tuo . Crediamo, che non dubiti alcuno > effir coMceffa licenza olii Ve-
[covi Padri y di porger ajuta a i poveri Chierici Sacerdoti v nelle ne-
cefjìtà loro , perciò io Otbberto in nome di Dio Vefcova della Chie
da Veronese , voglio fio. noto a ciascuno , come i Preti di Dio della
Cl/iefa de * Santi Martiri Fermo e Ruflico fondata fuori de i mu
ri della città appreffiy al? alveo deli Adige , e dove fono- mirabile
mente rifofti i corpi di quei Reati Santi y fono venuti a noi appli
candone mercede,, e in qualche parte follevamente- alle necefjità lonY
_ ax C^e /rven^° "°* g'Hdtcata giufio ,. moffi fpecialmente dall' autorità
tic» della" ^* Santi Padri y col canfenfo, e configito de i Sacerdoti , e Diaco-
cittì dee- ni nofiri di Santa: Madre CJjiefa , concediamo ec. Che vicino alla,
udì San Chielà de' SS. Fermo e Ruftico fòrte una Porta della città , chia-
cina^H mac:i ^ ^aa ^crmo » trova'L nella tcrittura memoriale antica.
Chiefa di della controverfia che fu tra la città,, ed il Vefcovato net rac-
S. Fermo e conciar le mura della città l'otto Carlo Magno, che farà io
li unico, ferta ad verbunx nel terzo, capo, dopo quello.. Che L'Anfiteatro
trofib " anco c"0, mo" della città,. Scrivendo Cornelio Tacito nel
bricato" l% che l' Anfiteatro di Piacenza fu fuor de i muri di quella
fuori del- città fabbricato , come fi legge anco che gli Anfiteatri diPcezuol-
la città, lo, di Eugubio , di Ifpella, e di Alba Lunga,, di Spoleto, e
Si fabbri- Roma y furono- tutti fuori della città coftruiti , e rendo occula-
per ami- ta teft«*»u>nianza ancor io dei Teatro e Anfiteatro di Pola città
co ufo gli dell' Iftria, che fi veggono y cioè alcune lor reliquie, anco al
Anfitea- prefente, affai buon tratto- fuor della città. Che parimente la
yi fuori porta de' Boria ri foffe Porta della città , fi può. facilmente cono-
tl * CIt"^cere dal qui fotto pollo antico epigramma, intagliato nell' ar.
Porta de' chi tra ve- di ella. Porta,, ove appare eh' ella forte nelle mura del-
Borfari la città :
antica-
ritti a» COLONIA AUGUSTA VERONA NOVA
licadelù GALLIENIANA VALERIANO II. ET LUCILIO)
««ti. CONS. MURI VERONENSIUM FABRICATI
EX DIE I1L NON. APRILIUM DEDICATI PR.
NON. DECEMB. JUBENTE SANCTISSIMO
GALLIENO AUG. NON INSISTENTE AUR.
MARCELLINO V. P. DUC. CURANTE JUL.
MARCELLINO.

SaaNli*11 Vicino a quella Porta de' Borfari fi trova verfb- Oriente un'
•heievil altra antica Porta, detta di San Michele , per efler propinqua,
«ino ali a alh
PARTE PRIMA. x&j
■u!)a Chiefa intitolata dal nome di quello Arcangelo, dell'autor Pot u de*
flclla quale parimente o fe fìa più antica , o più moderna di -quel- Bori*" ,
la de' Borfari, -non fi trova memoria , ben giudico io che quella c^lffì*'
Porta di San Michele, veramente folle più antica di quella de'delltc!»-
Borfari, per quella ragione, che non «(Tendo credibile, che fi *a .
ufaflèro due Porte di città cosi vicine una all'altra come fono
quelle, che pochiffimo fono tra fe dittanti , è veri (limile che
folk ferrata * difiifata quella di San Michele, eflendofi fabbri-
<ata quell'altra piìt commoda alla drada m«e(lra c principale del
la città, c non ci detterebbe ragione alcuna che, fe foùe fiata
edificata quella così magnifica de' Borfari con tanta fpefa ed ele
ganza, fe ne foffè fatta un'altra dappoi picciola « triviale, quali
nel medefimo luogo per chiuder quell'altra, e falciarla dilònora-
ta, e non fi potendo anco conlìderar caufa, perche la Porta de'
Borfari aveflé potuto men fcrvire all'ufo , commodo c ficurezza
della città , di quell* altra ; ed oltra le fudderte ragioni ed il ve
ri fi mile , abbiamo anco un efempio moderno, che molto ben
ferve al giudicio ed opinion noflxa, nella medefima città della
Porta delPalio, fatta a' dì noflri, con fpefa così illuftrc, in quel Torta del
fito ov' è, per maggior commodità della città, imboccando ella PaJi* fat-
quivi la llrada reale , -e maéllra ideila Piazza , eflendofi perciò del f* con.
tutto ferrata, e dimena l'altra antica -di pochiflima tortezza « [p^f*
beltà, eh' era alquanto più là verfo Oriente, appretto la Chiefa tempi no
di San Spirito, chiamata di Calzari. Che la parte verfo il col- Ari .
le oltra l'Adige Solfe abitata , e dal colle e dalla fortezza di S. Porta an-
Pictro munita e difefa, provali con l'autorità di Luitprando Ti-)£| *'e.'
anele nell' iftoria eh' ei latinamente fcriflè de* fuoi tempi nel li- diTufau -
bro fecondo ove deferive l'entrata di Berengario Seniore in Ve- Luitprau-
rona, e la prefa ivi di Lodovico Re e Signor allora di molta «lo 'Mori-
pane d'Italia, che parlando di Verona, dice a quello modo. {j£fcr**e<*
E1 quefla città dal fiume Adige per meigo d'tvifa , come dal Tevere in pane
Roma (e figlia «gli ivi i borghi oltra F Adige per parte detta Città) Veroaa .
[opra il qual fiume è un gran ponte di pietra di mtrabil opra ed ar
tificio; dalla man manca del fiume i pofla parte della città verjoTra-
montana , munita da un -alto e diffidi colle , così che [e la parte ci)
è alla banda deftra dtW Adige fofse prefa da nemici, queJY altra fi
potrebbe gagliardamente difendere; nel fommo di quejìo colle e pofla
una Chiefa a San Pietro dedicata , con fabbriche di grande importan
za ; quivi per f amenità del luogo e per la fua forfora , faceva re-
fidenx* Lodovico ec. Fin qui parla Luitprando. Che quivi folle
Rocca c Callcllo, fi legge anco nelle iflorie di Leonardo Arcti- R0cc4di
no, S. Pieir»
i6% CRONICA DI VERONA
era »»co no, cavate da' fcrittori antichi di quei tempi, nel libro terzo
ae* Gotti. ^ guerre de' Gotti, al tempo di Beliifario Capitanio di Giu-
* ftiniano Imperatore, circa gli anni di Noftro Signore 540 al-
3aante centenara di anni innanzi fiftoria di Luitprando, ove li
ice così . A Verona era una Rocca pofla fopra la citta , dalla qua
le/i vedtva ogni cofa dentro e fuora. I Gotti dunque eh* erano fug
giti in efsa rocca vedendo che pochi de nemici erano entrati nella cit
tà , e che f efercho era di futri , ni j' appreffimava alle mura , di
fendendo fubito dalla Rocca , corfero con impeto nella città , e tolfe-
ro agf inimici la Porta eh' ejjl avevano la notte innanzi prefa . Ma
le Chiefe che abbiamo nominate di fopra , che follerò fuori della
città ne* borghi, lo moflraremo più baflb, allorché parleremo
delle feconde mura fabbricate da Teodorico. Che anco quella
detta*iW k°cca ^°^e ^uor* ^€"a c'tta e ^e^e ^ue Porte» 1° moftra il me
ri della defimo Armino in quello medefimo pafTo, ove poco di fopra di-
città, ce . I Gotti fentendo gl'inimici efser nella città , fuggirono fuori per la
Porta pofla dall'altro canto . Da quello loro efler fuggiti fuor della
città nella Rocca, per la Porta polla dall'altra banda , fi vede
manifeftamcnte che la Rocca era fuori della citta, e della porta.
E quella porta doveva efler oltra il ponte che pattava l'Adige,
appreflb il colle ed il Teatro, verfo quella Rocca, del qual pon
te fa menzione Luitprando , come abbiam villo di fopra , ed era
non dove è ora il ponte della Pietra, ma alquanto più in giù
dirimpetto al Teatro. Quello è quello, che parte per occulati e
certi teftimonj, parte per ragionevoli confetture ed argomenti,
ho potuto dire intorno all'antichiflimo giro della Città noflra,
che difficilmente fi può trovare fondamento per affermare in cia-
Corfod' (cuna lua parte (per la troppa loro antichità) la deferizione di
inni cr Sue^e mura » non & ne avendo alcuna certa memoria particola-
muta ,or re d'autentica fcrittura, o di altri evidenti e manifelh teftimo-
affato con* nj , perciocché per ordinario, il corfo d'infiniti anni quafi ogni
fuma le cofa, non folamente muta, ma ben fpeffò affatto annichila e con»
co f ' fuma , fi che veggiamo ogni dì maggiormente verificarfi la fen-
tenza di quel verfo Virgiliano, nel terzo dell'Eneida, ove aven
do il poeta fcritta la feparazione, che oprò un lunghiflìmo cor
fo di tempo , della Sicilia dalla Italia , col mezzo del mare che
all' una e all'altra s' interpofe, eflendo fiate prima tutte due
quelle terre unite e congiunte, efclamò:
Tanto ha /' antichità lunga degli anni
Forxa a mutar le cofe .
E di quegli altri d'Ovidio:
D./.V
PARTE PRIMA. ióf
Velie cofe quà giìt tempo vorace,
Vinfidic piena , e tu molta veecbiaja,
Il tutto confumate„
E perciò nelle parti ove ci hifogna camminare per le conjet*
ture , mi contenterò aver detto cofa- poffibile , c verifimile , e di
aver eccitato qualche bello intelletto ad affaticarli a trovare , e
inoltrarci piìi certa quella cofa. Ho io dato ancora per antichif-
fimo ferraglio di gran parte della città noftra l'Adige, moifo jJ,'.A<1lt'
dalle fopra allegate ragioni., da quelle che addurrò nel 2 capo mente fe
da quello, e parte da quei verfo latino di Silio Italico antico rava gran
Poeta, coetaneo ed amico di Plinio Juniore, al tempo di Tra- parte di
jano Imperatore, che cosi volgarmente dice: Veroni.
" E Verona città folertet intorno
•** DaW Adige irrigata..

Di quelli che allargarono , e riformarono le Mura


di Vtrona dopo Galieno

Tinto Jieffo nel mede/imo luogo Cap. V.

SCrive Giovarmi Diacono della Chiefa noftra di Verona I-


ftorico peritiffimo, che il primo che allargane le Mura del- Teodori-
la città noftra fu Teodorico Amalo , Re de' Gotti in Italia ., co A.mal«
chiamato anco da' Germani fin adeffe per quello ( come giù- £e
■dico) Veronefe, avendo egli -molto frequentata Verona , amata- jip"^,,1*
la fopra tutte le città d'Italia, ed ornata, ed ampliata. Quello che alla**
-Giovanni circa 300 anni compofe annali di grande opera, l'O- g«fle le
•riginale de' quali, fcritto in carta pecorina, riferifee il Padre no- ^?ura di
4lro Panvinio aver veduto in Parma., effendo.ftato nel facco di Xeodori-
Pavia , di quella mirabil Libreria eftratto , che ivi -Giangaleazzo co chia-
-Conte di Virtù, Duca di Milano, e .allora Signor .di Verona, mato da»
copiofiffima d'infiniti libri congrego , trafportato prima ;per lui Germani
in quella città da Verona , fcrive egli in propofito noftro, che Giovanni
Teodorico predetto ampliò le Mura della città noftra, cosi di- Diacono
cendo- Fabbricò Teodorico Re de* Gotti -i muri, che ora circondano Veronefe
la citta di Verona, in quelli ferrati gli antichi. Fu di quelli nuo- '^'J? •
•vi muri parte quel muro che comincia fotto la Chiefa di San 2jonVdeU
Zeno in Monte, e camminando in giù per il brolo de' Conti ]e nuove
Giofti s'ellende fin al rivo dell'Adige, ove a quel tempo cor- Mura di
reva l'alveo grande di quel fiume, chiamato anco al noftro tem-
pb jnuro nuovo, nel quale fono tre gran porte patenti , due Teodori"
Y in- co
\jo CRONICA DI VERONA
infieme congiunte non molto lontane .dal monte ,, ed una piìx
in giù vicina al predetto rivo.. L'altra parte fu quell'altro ma
ro fuo al mezzo dì , che principia -ove ora è la Chiefuola del
Crocefiflò, e cammina alla Porta de i Reifigliuoli , indi a quel
la chiamata di Cittadella, poi a' Portoni della Brà, e feguen-
do finalmente termina -all' Adige . A quelli Portoni della Brà
giudico io che .fofle la Porta chiamata Nuova , della quale fi par
la di Cotto al capo immediatamente Tegnente , nella fcrittura
memoriale della differenza del rifar delle Mura della città, l'ot
to Carlo Magno , moflb da quello argomento, che con quello
jnedefimo nome fu -chiamata e fi chiama quella che gli è di
rimpetto, e vicina , fatta nel muro ultimo della città, fabbri
cata da' Signori della Scala, che ora .ferve in fuo luogo j gran
parte .di quello muro lì vede ancora al tempo noftro in piedi,
benché in molte parti informato , e fpecialmente nel lbmmo , là
ove fi fervi di eflò Giangaleazao Duca di Milano a far la
Cittadella . E quelli fopra deferitti muri della città rimalero
fin alla Signoria de' Scaligeri. E perciò che ho dato di fopra,
che la Chiefa di San Stelano, quelle di San Giovanni in Val
le, ,di Santa Maria in Orgauo, e di San Nazaro, ed altre da
quella parte, e dall'altra parte quella di San Zeno in Orato
rio , e di Santo Zeno Maggiore , erano fuori della città , e co
sì fuori non folo del primo , ma anco del fecondo fuo circuito,
fi conofeerà <di quella di San "Stefano dalla Iftoria di Giovan
ni Diacono , noftro -ove dice : Teodorico Amalo Re de Gotti
Chiefa Ai comandò che foffe rovinato l'Altare e la Chiefa di San Stefa-
S. Se efa no fatto a i Ponticelli, ne i Borghi fuor di Verona. Della Chiefa an-
Veron» 00 di San ciovanni in Valle , che fofle fuor della città l'an-
Chiefa dino 12 ^el Regno di Carlo Magno , fi fa menzione in una an-
i>.Giovati- tichiflima Bolla , -che fi trova nell' Archivio de i Canonici di
niinVal- Verona. Di Santa Maria in Organo abbiamo una Bolla di Pe-
deUe°Mu ^a8*° P*Pa» che così -comincia . Pelagio Vefcovo univerfale a Pau~
ra dtve-" P-atr*arca della Chiefa di Aquile)a diletto figliuolo nel Signore &c.
roiia. Effendo noi molto folleciti della cura di tutte le Chiefe di Dio &c+
Chiefa Ai E poco .di fotto fegue. Onde perchè ne richiedefli che con ogni fuo
S. Maria onore , confirmajftmo jtl Patriarcato della Santa Chiefa Aquilejetife
fuon^del- ^ Monaftero ehe cojìrujpe, e alla giurifdi^ton vojlra fottopofe Fero
le Mura . ce Abbate, fuori de i muri della città di .Verona., nel luogo ove fi
dice all'Organo &c. (a) E fu Pelagio circa cento .anni pollerio-
re
(a) Quella Bolla Pontifìcia , che principia • Qum maina Hthit f»/*. i-
.thtiine
PARTE PRIMA. i7t
re di Teoddrico. Il medefirno fi conofce dal Privilegio concef
fo a quella Chiefa da Carlo. Magno , nel quale così fi trova
fermo . V.a»no quarto dtlP Imperio di Carlo Magno , il mefe di No
vembre ind. terza-, il Mónafterio di Santa Maria pofto nei fobbor-
gbi di Verona nel luogo ove fi dite al? Organo &c. Medefimamen-
te nel Privilegio di Lotario e Lodovico Imperatori, che così
dice . L' anno 3 5 delF Imperio di Lotario Gloriofijimo Imperatore ,
&■ il primo di Lodovico fuo. figliuolo , nella ind*. Jcconda il mefe d*
Giugno, il Mónafterio di Santa Maria di Verona fiatato fuori della
Porta delf Organo (a). Ed in quello' di Berengario- Re d\haliay
ove è così fcritto. Dato in Verona fono il Re Berengario C anno
del regno fuo in balìa io Ind. 10 il mefe di Marzo- nei Monafte-
ro di Santa Maria fuori della Porta dell'Organo. Che anco San Chiefa di
Giorgio in Braida foffe fuori delle Mura, li trova nella erezio- S.Giorgio
ne, e ne' Privilegj della ftefla Chiefa.' Che la Chiefa anco di ["^"'f1*
San Nazaro fbfTe fuori delle Mura , fi vede nel Privilegio, di Verona
Enrico V Imperatore concetto a . quella Chiefa e fuo Monade- s. Naiaro
rio, l'efempio del quale è quello. Nel? anno, del Signore MCXI: fuori del-
htd. 4 Oil. Cai. J.unit , regnante Enrico Quinto Canna quinto del. fuo 'e Mura...
regno, & il primo dell'Imperio . Benedetto Abbate del Mónafterio de
i Santi Martiri Nazaro e Celfo , pofto. fuor di Perotto vicino, alle fue
Mura &c. Dell' una , e l' altra Chiefa di San Zeno non occor
re dar altra prova, vedendoli anco al prelente che fono fuori
di tutte e due le mura antiche della città..

Y 2 ÈRE-

uidim ifc- altri prima di noi per non legit ima la riconobbero; per
ciocché, data effondo nella tir\a inki\hnt di M-ir\o , \euiva ad elle-
re feruta, nel 1' anno 585 tempo rifleflibile rrfpetto al perlonaggio al
quale fu diretta , cioè a Paole Patriarca d/Aquileja. (jfuefto Paolo in
quel' tempo non era. più in vita ,■ avvegnaché , ergato Tairiarca nel
551, e morto nel 573, gli foccedette Probino , e a quelli nel 574 E-
Lia , il quale, e non Paolo, nel 585 la Chiefa Aquile jenfe reggeva.
Nel Breve mede (Imo legge!! pure , chea preghiere, e a richieda di
Tiberio Coftantino quel Privilegio al Patriarca fu conceduto ; e que
llo lmperadore fi era gii morto mio nel- mefe d'Aborto dell'anno $8j»
Altre cole ancora, che per bre.ha fi tralasciano qui , danno a dive
dere quanto in fofpetto quella Bolla tener fi debba, o per falfa af-
Iblu: amente riputarli'
(a) Veggali il Difcorfo deM' Editore fopra la Porta Organa alla pa
gina 1 7»*
r7*
BREVE DISCORSO

DELL' EDITORE

SOPRA

LAPORTA ORGANA
E IL

CASTELLO ANTICO

DI VERONA.

Irca il fico ed il nome della Porta Or


gana e del Cartello antico di quella
Città, ficcome da altri n'è flato di-
verfamente parlato, e varie per con*
feguenza e diverfe le opinioni effon
do; tutto che difficile e malagevol co-
fa fia fondatamente trattarne; nulla-
oftante, colla fcorta di alcuni docu
menti da noi rintracciati , ciò che ,
a parer noflro, più verifimile appare,
brevemente ricorderemo . E quanto
alla Porta Organa , diremo efiere opinione di Autore , per ogni
titolo ri veritiffìmo , che tal nome venga da quelle macchine mu-
ficali, che appo noi col nome di Organi appunto fi appellano.
Così la intefero i Proveditori della noftra Città nell'anno 1501,
quando l'Abbate di Santa Maria in Organo di adornare la fua
Chiefa iftudiandofi ; la quale in quel tempo lenza Organo fi e-
ra ; gì' infinuarono di tale ftromento provvederla, acciò non ne
fofje priva quella che lo portava nel nome : il che in un libro
Memorie MSS. di quel Monaftero fi legge.
E' cofa nota che un Organo fu da un Greco Imperadore in
dono a Pipino mandato; ed è da crederli che l' Imperadore fa-
peffe che quivi in Occidente un tal dono farebbe fiato per ra
ro tenuto.
Il P. Mabilon nel Lib. 13 degli Annali Benedettini dice V
ufo degli Ornimi effer venuto in Italia nel nono fecolo, avve-
gnache
PARTE PRIMA. 17J
gnachè circa quel tempo il Pontefice Giovanni Vili fendè a/
Bainone Vefcovo Frifingeofe che cflb gli fpediva artefici d'Or
gani ■ ond'e probabili/lìmo che allora in Verona non ye ne fot
lero . Se dunque Colo in que' fecoli fu quello muficale ftrotnen-
to nell'Italia introdotto , « la Porta detta Organa molto più
antica efTendo,e cofachiariffima che di qui non le foffe tal no
me dato, e però ricercar devefi cola quello vocabolo ne' tem*
J>i ancor più remoti lignificar voleflè. Il Martinio e lo Scapu-
a lo chiamano finimento quo utimur ad *pus faeiendum . Vota-
buìum ArcbittBottìcum .
Vitruvio lo chiama Instrumentum quodam edifictis conjbrutndts
Mftum. Columela lo die* Iujhrumentum idoneum ad mettcndum . H
P. de Acquino nel fuo Lefficon Militare dice che quali tutti gli
Scrittori di colè militari per indicare le macchine da guerra dì
quella voce li fervono, efl Veneroni nel fuo Dizionario io chia
ma una certa fpecie d'Artiglieria . Per quelle tali cofe fi può pre-
fupporre che nella Contrada dell'Organo gli artefici di macchine
d'artiglieria, o di certi ftromenri lotto quello nome comprefi,
abitaflero: od anco li fabbricatori d'Argani, de' quali nella no-
lira città gran copia ne farà occorfa , come da' groffiffimi pezzi
di pietre che in opera veggiamo, e lpezialmente nell'Anfiteatro,
fi può arguire . Che i profeflbri di un Arte avellerò la dillinta
loro abitazione in un determinato luogo , era cofa ufata non fo«
lo appo i Romani , come il Pitinio racconta di que* che fi chia
mano Sutores, Vitriarii &c. , ma fi ufa anco a' dì noftri in molte
città. Onde là probabiliffimamente vi faranno fiati di tali fab
bricatori, per efière Contrada commoda, fuori della città, e vi
cina al Caftello : Oppure vi farà forfè anche flato un pubblico
Arfenale di tali macchine e llromenti, E in riguardo alla pa
rola Argano può eflere accaduto facilmente che il volgo poi col
la corrotta pronuncia Organo piuttofto che Argano proferito ab
bia; e di qui derivato il nome alla Contrada, e dalla Contra
da alla Porta; come al dire di Lipfio, per cagion di un Arfe
nale un luogo in Collami nopoli Mangana fi chiamava.
Piace ad alcuni lo fpiegar Organum per un edificio da aqua co
me Io fpiega il P. de Acquino nel fuo Nomenclatore del?' AgricoU
tura. La Porta adunque era vicina all' Adice, e fopra di quello
fiume vicino ad effa è probabile che di limili edificj vi follerò.
In fatti un certo Chierico Giovanni donò all'Abbazia di San
ta Maria in Organo due Ariali full' Adice, come fpica da do
cumenti A, I, calto B, numero 13, nell'Archivio di quella
Chiefa .
i74 CRONICA DI VERONA
Chiefa . QuefK erana al Pbnce Fratta vicini all' Ariale di un
Diacono, donati a- lui due anni prima., cioè sci- 005 , da. Be
rengario . H- Du Cange mette Atrialir Mblendinum . Nel' teda-
ioento del Vefcova Giovanni edito in Ughellio, vedelì che fo-
pra il fiume Adice v'erano degli Ariali che a> lui apparteneva-
no. Nell'anno 1104 l'Abbate Martina inveftifce Crefcenzio e
fuo figliuolo di un Ariale o Molina, farle di uno di quelli dal
Vefcovo all'Abbazia col iuddetto teftamenco lanciaci .
Ghe aderto il Monaftero abbia per arma un Organo, non è
ragione concludente che dall' Organo fia ftato denotnin.uo il
Monaftero, e la Contrada, e- là Porta. L'invenzione di quelle
arme famigliari è molto pofteriore a' tempi ne' quali pervenne
là denominazione al Monaftero medefimo ; onde allora avran*
no prefo una corri!pondente arma alla denominazione, cioè un
Organo , fenza peniate a che poteva eftenderfi tal parola ne1
tempi remoti-.
Due Porte accenna it Mofc'ardo, Vecchia, e Nuova. Quefta
deve effere porta nel muro nuovo, del quale fupponefi qualche
parte a* giorni- noftri ancora vederli. Nel uop fi legge in cer
to documento, noli' Archivio della l'udii etra Chiefa : Fuori del
ia Porta di Santa Maria al Muro Nuovo,. In altro del 1218 ivi
pure elìdente : Contrà di Santa Maria in Organo al Muro Nuova
de forti.
Quefta è la Porta Organa nuova trafportata al nuovo recin
to delle Mura, come iegiù di quella di S. Zeno, la quile una
volta era quella che ora fi vede nel vecchio muro della Corte
detta del Farina, trafportata pofcia nelle feconde mura che an
cora nel Cartel vecchio- fufliftono ; di che fi ha documento 23
Dicembre n 17 negli atti di Corodo Nodaro Palatino* nel qua
le della Chiefa di Santa Maria della Frata parlandoli , di erta
Porta fi fa pur. menzione : ed in altro 25 Settembre 1194, am
bi nell'Archivio della Chiefa de'Santi Appoftoli, quefle parole
lì leggono : in Porta ■£. Zeitonis [uà porticum Domtts tllorum de Eo
clefia SanBorum Jpoftolorum ®*c. E che la nuova Porca Organa
quella fia, per cui da Santa Maria in Organo fi va al Semi
nario ed indi- a S< Vitale , fi prova per quello : che avendo là
Città noftra. conceduto a' Monaci- Olivetani, tre anni dono la
venuta loro in Verona, di occupare una ftrada col rimetterne un
altra vicino al Muro Nuovo, fabbricaflero quella che ca quella
parte è vicina all'Orto del Monaftero. Il lito poi dove fu preci-
ia.men.te la. Poeta Organa, vecchia fi è vicino alla Chiefa di S,.
TAITI PHIMA. 17S
Tauftino. Il Corte nel lib. i della dia Storia di "Verona, do-
fcrivendo il circuito delle Mura .della noftra Città , dopo aver
descritta la Porta Regia .detta poi di San Fermo , dice ; Di
qui poi per dove ora corre il fiume paffavano ( cioè le Mura ) ove
°gg' è" I* Cbiefa de" Santi Martiri Faujlino e Jovita , dove era
una Porta detta delP Organo , e quindi andavano a terminare la sk
ov era la Rocca e V Teatro. Anche .il Canobio parla di quefta
Porta nel lib. IH ove anch' egli defcrive il giro delle Mura del
la Città , e così dice : Ritornando alla porta Regta , dalP altra
parte giravano fino alt Adige , vicino a S. Maria in Organo: con
fideu da/auto fopra quanti edificj paffavano, le quali fono fiate ri
trovate in d'werfì luoghi per occafione di cavalloni ; ed il fiume fer-
viva per muraglia, finché fi trovavano le altre poco difcojle dalla
Cbiefa di San Faujlino e dal Ponte Emilio : e quivi era una Por-
ta chiamata Organa poco difcojla dalP Adige , e dalP altra parte
giravano quejle mura alquanto , difcojle da San Giovanni in Valle;
sì che la Cbiefa , fé .vi foffe fiata di quel tempo , era fuori della
Città: ed andavano a finire nel Teatro, il quale ferviva per mu»
raglia per quanto era il fuo circuito . La .Porta Organa era tra la
Cbiefa di San Faujlino e la Cafa de i Portieri . 11 Ponte Emi
lio poi , il qual prefe il nome dalla Via Emilia ora detta il
Cono che a quello conduceva , lo nomina nello fteflb libro co
me fegue : Egli fu P Architetto del Quadrivio , chiamato P Arco an
tico del Cajlel Vecchio , il quale è nella flrada Emilia , ed ha quat
tro Archi, due che fervono alla entrata ed alla ufcita di detta flra
da . Tre delle flrade di queflo Quadrivio per diritta linea paffava
no P Adige fopra tre bellijfimi Ponti , de quali refiano alcune vefli-
già . L'uno è il Ponte Emilio, già dìflrutto , che paffava a Santa
Aiiaflafia ; degli altri due , uno paffava alla Campagnola , ove al
prefente è quello del Caflel Vecchio P altro vicino al Crocifijfo in-
Brà, che paffava P.Adige al Campo Marcio; ec. Per maggior pro
va che ivi foffe la detta Porta , in un Documento fcritto neluzi
efiftente nell' Archivio di S. Maria in Organo , leggefì che l'Of-
pitale, cioè di S. Macario ora di S. Appolonia, era fuori di et
Fa Porta, ed eccone le parole ; Fuori della Porta vicino alP Ofpi-
tale ; Calto 42 , Mazzo 3 , numero 14. Una Carta del Vefcovo
Rotaldo riportata Jall'Ughelio nell'anno £13 nomina la Chiefa
di S. Giovanni Battifta, qn<e efl fita Organa.
l)a quefta Porta, come avanti s' è dimoftrato-, le mura gi
ravano fino al Cartello e Teatro, e da quello per l'altra par
te vicino a San Stefano fino aH'Adicc Tutto il luogo poi con.
te-
i76 CRONICA DI VERONA
tenuto tra il fiume e quefte due mura, Cartello denominavafi .
Ma dopo coftruite le feconde , cioè quella parte detta il Muro
Nuovo , che principiando nella ruppe fottopofta a San Zeno in
Monte, e pattando pel Giardino della Famiglia de' Co: dal Poz
zo vicino all'Adige terminavano, quel tratto pure col nome di
Cartello fu nominato: e così in un documento del 1037 ne* ^et-
to Archivio fi legge ; Caftello di Verona poco lontano da S. Maria m
Organo: nel 1 173 Caftello di Verona in Molisi ; quefto è il vicolo a
fianco della cala ove abita la Famiglia Fumanelli, e adeflb corrot
tamente fi chiama Moisè, come lo chiamavano fino nel Secolo xm
in Rotoli ferini di quel tempo, i quali nell' Archivio delle Mo
nache di S. Spirito fi coafervano : in altro del 1204,- Contri di
Caftello , ovvero S. Fauftino : in Diplomi di Berengario ; Arena del
Caftello dì Verona : nel Teftamento del Vefcovo Giovanni Chic-
fa di San Siro in Caftello : nel 1230 in altro documento apprettò
le fuddette Monache alcuni archi del Ponte per cui dalla Città fi paf-
ja al Caftello. Che poi qui vicino vi fotte la Refidenza del Gover
natore della città , o .del Cartello , come confettura Mofcardo , è
cofa facile da perfuaderfi, eflèndochè poco lungi dalla Chiefa de'SS.
Fauftino e Jovita v' è ancora un luogo che fi chiama Corte del Du
ca, la quale con tal nome fino al tempo del Vefcovo Notherio fi-
milmente chiamava!!, come nel di lui Teftamento fi legge; che
poi colà fotte il Palazzo di Refidenza ove ora è il Monaftero di
S. Chiara , non fi può tal cofa con fondamento affermare . Ma
■della Porta Organa e del Caftello , quefto effóndo tutto ciò che
Per noi s'è indagare potuto e inlìememente riflettere, più oltre
in quefto propofito non ci eftenderemo.

Capitolo del medefimo "Editore fopra te due Accademie di Verona .

AVendo della Porta Organa e del Caftello parlato , delle Acca


demie di Verona c'è paruto bene ancora dover qui breve
mente ragionare . Due fono adunque le Accademie che in Verona
iftituite furono e che tuttora fiiifiitono, le quali , febbene per la
varia condizion de'tempi fiano dall'antico luftro in parte decadu
te, ragguardevoli però in ogni conto ancor fi rendono. Una de1
Filotimt è intitolata , cioè degli Amanti dell' Onore ; de' Filarmo
nici T altra , cioè degli Amatori de^fArmonia . L' iitituto di quel
la fi è una fcuota di perfetta educazione alla nobile gioventù ,
«1 per quello riguarda al morale come al CavaDerefco ; percioc
ché vi tòno gì' infegnamenti per via di regole da ofleivarfì col
PARTE PRIMA.' 177
le pene ftabilite a' trafgreffòri . II primario efercizio di queft'
Accademia fi è delle Gioftre e de' Tornei ; onde nella Città
noftra un tempo limili fpettacoli bene fpeffo vedevanfi : di che
fino dell' anno 042 memorie fi hanno , come di un Palamide-
fio Sagramofo , che in quel tempo fu vincitore in un Certame
giocolo nell' Anfiteatro tenuto . Per quelli Certami disfide a'
Cavalieri d' altri paeli talor premetteanfi , alcuna fiata ancor
da' noftri ricevendotene, colà poi mandando con pompa Accade
mici a mantenere l' impegno . E la grandezza dell' animo lo-
r© giunte a far generolà ©oblazione al Sereniffìmo noftro Princi
pe di fpedire a proprie fpefe, ovunque nalcefte occafione di guer
ra viva, certo numero d'Accademici che a' fianchi del Capitan
Generale ferviffèro ; ed il Prencipe con affigliar danaro al pub
blico dell'Accademia , e foggiando con marche d'onore gli Acca
demici fteffi , benignamente corrifpofc
L' Accademia poi de' Filarmonici è inftituita , come il no
me fuo e la fua Imprefa dinota, pel fuono e pel Canto, delle
quali cofe gli Accademici profetinone faceano, e nelle quali in
pubbliche Affemblee efercitavanfi (come orora della fua origine
-favellando dimoftreremo ) principalmente quando a Verona fog-
.getti Prencipefchi e di gran rango venuti foffero , mentre allora di
•dargli con onorevoli apparati qualche nobile divertimento gran
demente iftudiavanti . Queft' Accademia tiene ancora il vanto
di Letterata, c n'ha ragione - non folo per riguardo al di lei
iftàtuto , ma fpecialmente in rifleffb de' prefenti e de' già fla
ti perfonaggi ad effa deferitti , i ritratti de' quali in gran co
pia le ftanze di quella adornano , e tutti chiariflimi e dottif-
fimi uomini fi furono. Così in materie Letterarie l'opinion fua
più volte ricercata venne* come in occalione d' eflère fiata in
Benevento una certa Lapide ritrovata , fopra cui molte criti
che degli Eruditi variamente cadevano j come pure fopra la
FILLI DI SCIRO , e per più altre cofe : ad effa final
mente il Vefcovo Arrefi dedicò il fuo Libro delle Imprefe Sa
cre e dono le ne fece. La fabbrica, ove radunafi queft' Accade
mia, fu a lue fpefe coftruita circa l'anno 1005 dall'Architetto
Domenico Curtoni; e, ftarrdo full' antico difegno, dovea riu-
feir di mole molto maggiore, mentre un Teatro alla Romana
unir vi fi dovea, il cui modello tuttora confervafi, e di mol
ta fìima fi reputa . La primiera idea cangiatafi per le difficultà
che in fe contenea, nel 1715 altro Teatro moderno ed ificofli ,
che per finezza d'Architettura e nobiltà di fabbrica non è infe-
Z fiore
178 CRONICA DI VERONA
riore ad alcuno di qualunque altra vicina o lontana città. Neil'
anno 1720 avean gli Accademici dato opera ad ergere nel fuo
Cortile il Mufeo Lapidario; ma nel 1738, cangiata l'idea del
diiegno, incominciarono l'altro fopra differente modello per o-
pera del celebre Sig. Marchefe Scipione Maffei , della Patria
noftra certamente benemerito, effendo egli ftato di quello il pri
mo promotore ed ampliatore . Quelli , per maggiormente il
Mufeo fteffo arricchire , lenza alcua rifparmio di lpefa e fatica
fece da diverfi lontani paefi molte ftimatiflime Lapidi qui ve
nire, e in bell'ordine collocare inlìeme con altre fue moltiflime,
le quali unite fanno una raccolta da tutti gli eruditi molto
preggevole tenuta ed eftimata. Ma ritornando alle Accademie,
logliono quelle ogn' anno eleggerli per cadauna un Capo che
fi chiama col nome di Principe dell'Accademia; e quello de' Fi
larmonici fuol fare il fuo ingreflb nel mefe di Maggio nel giorno
de' Santi Filippo e Giacopo, nel qual di con foiennità e pom
pa a fpefe dell'Accademia nella Chiefa d'ordinario di San Lu
ca fi canta una folenne Meffa in m tifica , ove effb Principe e
fuoi Accademici feftevolmente intervengono ; 1' altro poi de'
Filotimi fa il fuo ingreflb li 25 di Gennajo , nel giorno del
la miracolofa Converlione dell' Apoftolo delle Genti San Pao
lo, e in quello dì parimente fi fuole con fella e pompa cantar
la Meffa in mufica nella Chiefa per lo più di San Nicolò : a
J[ual funzione v'interviene Monfignor Reverendiffimo noftro Ve-
covo unitamente agli Eccellentiflimi Rettori e al li Signori Pro
veditori della Città tutti in forma pubblica. Ognuno di que
lli Principi dell' Accademia nel fuo giorno d' ingreflb coftuma
con pranzo e con pubblici altri divertimenti i fuoi nobili Ac
cademici decorofamente intertenere.
I Filotimi a fpefe dell'Accademia loro uno fvelto maeftro di
Spada ftipendiato mantengono per beneficio della gioventù che
nella fcherma efercitar fi vuole; e perchè nulla vi manchi ne'
civili e/ercizi, un' altro maeftro Cavallerizzo, a fpefe però del
la Citta noftra, abbiamo. L'Iftitutore di quella Accademia, co
me fpica^sta Iftromento 2 Maggio 15Ó5 atti Lorenzo Dongio
vanni Notaro, fu Aftor Baglione Generale della Sereniflima Vi-
niziana Repubblica; ma col volger del tempo fendofi quafi an
nientata, nell'anno ióio cominciò un altra volta a rilòrgere,
e li nuovi Accademici facevano le radunanze loro nella cafa
fu del Sig. Conte Antonio S. Bonifacio, ora del Sign. Conte
Gio: Battala Pompei fopra della Via Nuova , la quale tuttora il
nome
PARTE PRIMA. 17?
nome di Accademia Vecchia conferva. Accommodati pofcia da*
Filarmonici in un quarto della fabbrica loro in Brà, mediante
l'annua corrifponfione di Ducati 40, li 21 Gennaro 1718 fe
cero la prima lor riduzione in quel luogo . Quella de1 Filarmo
nici, che da prima anco degl' Incatenati appellavafi, ebbe il fuo
principio nell'anno 1545 dalla congiunzione di due Converta-
zioni di molti onorati e virtuofi Gentiluomini, che garreggia-
vano nell' efercizio della Mufica, e Poefia; ma nell'anno 1547
ftabilito avendo per fare un cumulo di virtù a' ftudj miglio
ri applicarti, decretarono elfi, che foffero ftipendiati uomini nel
la Mufica, nelle Matematiche e Filofofiche difcipline eccellen
ti j Ne' loro principj raunavanfi quefti virtuofi Accademici in
una Cafa alla Vittoria Vecchia , poi in altro luogo, e final
mente verfo l'anno 160$ ove fon di prefente. Ma, prima di
chiudere quello noftro diicorfo , diremo per degno onore di
quelle Aflemblee , che a quella de' Filotimi nel fuo princi
pio non veniva alcuno aggregato, fe almeno d'anni cinquanta
di nobiltà per linea paterna non averte ftabilito le prove: e al-
li 14 Gennaro 1604 fu poi decretato, che tali prove di anni
ducento di mafcolina legittima e nobile difeendenza far fi do
vettero : e finalmente, per nuova parte prefa in 15 Genna-
ro '73S > cne anco per difeendenza materna tenuti folTero i
Supplicanti a ftabilire tali prove. Non cosi rigorofamente pro
cedono però i Filarmonici , i quali , fecondo il loro iftitu-
to , de' Letterati ftima grande facendo , delle femplici pro
ve di nobiltà fi contentano. Quefte dunque ambi due Accade
mie di Armi e di Lettere in quel luogo raunanfi , e la città
noftra onorevolmente illuftrando , da tutte 1' altre anche per
quello viene cflTa diftinta ed ammirata.

DelU Mura di fcrona rifatte e fortificate da


Carlo Magno .

Tinto. LIBRO II. CAP. VI.

Circa l'anno del Signore 800, nel quale anno il giorno di 1/ anno
Natale Carlo Magno Re di Francia fu da Leone Terzo 80o Jel
Sommo Pontefice confecrato e coronato Imperatore Occidenta- Signore il
le ed Augufto , le Mura della città di Verona per comanda- ^^j1,-
mento fuo furono rinovate e fortificate. La caufa perchè ciò fi Ma<,non°
Zi fa- ili Fran-
ciafuco- 180 CRÒNICA DI VERONA
perator™vfacefle fu quefta. La città di Verona, dopo l'imperio di Caftan-
Verona tino Augufto, pervenne infieme col refto di tutta I1 Italia fot-
fervìagli to ìJ dominio degli Imperatori Occidentali , indi fervi a' Re
n" Occide" C'e' ®ottl ' e aiue'" difcacciati , a Giuftiniano Imperatore dell'
tali. Oriente- effendo pofcia venuti in Italia i Longobardi nazione
Servi a' Germanica, chiamati da Narfete, dopo la morte di Giuftinia-
Re He* nQ) fu Verona, e quali tutte le altre città d'Italia da coftoro
f«r"'a' occupate , e per più di anni 200 poftedute ; Ultimamente ef-
Giuftinia- fendo fuperato in battaglia , e prefo da Carlo Magno Re di
noOrieu- Francia Defiderio loro ultimo Re, venne Verona con tutto Io»
tale Lnpe- Stato de' Longobardi in poteftà de'Francefi, e ciò fu l'anno
ra ! , del Signore 776^. Pipino poi, ejfendo da Carlo Magno fuo pa-
Lonoo- dre creato Re d'Italia, pofe la fua reali fedia in Verona'. In
barrfi. quefto tempo effe rullo gli Unni, gente; feroce, panati in Italia»
Soggetta Carlo e> Pipino, temendo, a quella nohiiilEma < città» le-, fecero
for^Frau" rifaDDr'cape e fortificar le mura , perchè in ogni accidente .ci*
cef, . la folle pili da' nemici ficura . Quefto fi. trova in una antica
Pipino fi- memoria Latina , ma barbaramente fcritta in carta pecorina
gliuolo di nelFantich-ilfima Libreria del Collegio de' Canonici di Verona
gnopofe"*^ tenore" volgarizzato- iafraferitto .. 1 - •..
la Aia Ce- Al ìempo dei Re Pipino , effèxdn egli ancora in età giovanetto>
dia in Ve- gli Unni , altramente detti Avari , con <efercito affaldarono. CItalia efw
rt>na "• fendane flato cagione le fpejfè correrne Con le quali l' eferrite de* Frair-
degli'un' e*^* \* ^uea ^el Friuli, bottinando r moleftavane gli Unni abbi*
ni fece for- taHt' nelF Ungheria t tra £ Italia e '/ Danubio; onde avvìifatOjCarlo
tificarCar. Re di Francia della lor venuta y ebbe- cura di reflaurarle Mura di
lo Magno Verona , allora per la maggior parte rumate, e la circondò di effe- r
Verona. cm farri 0 Foffè y aggiungendovi pali conficcati, e fortificandola fin
da' fondamenti , ed ivi lafrià Pipino fuo figliuolo , avendo mandata
Berengario fuo Legato a ricever la città; della fabbrica de i muri
y, e delle foffe nacque controverfia tra i Cittadini + i Giudici della cit~
«ontro- tà, e la parte di San Zeno , perciocché i Giudici volevano che la
verfia del- parte della caja del Vefcovata ' facejfe la tèrza parte di quelle y
la fabbri- ma la Ghiefa effendo molto picciol parte, rifpetto al refto del popò-
Mura di '*» v0^eva follmente 'la quarta, come anticamente fatava, e non la
Verona. ter%a , non volendo anco quella porzione per fé fola, ma con t aiu
ti e concorrenza del Monaflerv di Santa Maria, fituato alla Ptrt»
dell'Organo , e di tre altri Monafterioli regali y cioh San Pietro in
Moradega , San Stefana in Ferrariis , e San Tormafo delle Fantini,
le nella citta, e di dui Qfpitali del Re accora , uno che è alla Por
ta di San Fermo x e l'altra che fi chiama Galauduftera . Ed efendoi
fon*
PARTE PRIMA» i8r
longamente durata quefta contenzione , non volendo una parte ceder
all' altra , perchè la parte pubblica non poteva provar quello che al
legava , per effer paffuto gran tempo che non fi aveva avuto necef-
fità di fortificar la ctttà , non avendo al tempo de Longobardi , di-
fefa dal pubblico fludio, bifogno d'altro riparo , e fe a quel tem
po qualche poco di muro cadeva , fubito era dal Vicario della citta
rifatto , finalmente, in pubblico configlio fu fiabilito che fi doveffer
quejie differente rimetter al Giudicio di Dio e dello Spirito Santo ,: *j " ™e**e
e perciò eiejfero due Chierici giovani innocenti e dabbene, uno («Wverfiaai
quel della parte pubblica ) chiamato Are^ao , che fu poi Arciprete Giudicio
deila Cbiefa Maggiore, P altro della parte di San Zeno, Pacifico ,AlDio ■
creato poi Arcidiacono df effa Cbiefa , e fecero flar quefii due Chie
rici in piedi nella Cbiefa di San Giovanni Batti/la del Domo , al
la Croce del? Introito della M:\f.t, fino al mezgp delP Evangelio , cV
er* fecondo Matteo , ed allora quello , cV era per la parte pubblica, Declfione
cafcò come morto in terra , P altro per la Cbiefa effondo refiato in della coa-
piede fino al fine. Per queflo fuscejfo tutti rendendo grafie a Dio, troverfia.
la parte del Vefcovato unitamente con i (opraddetti Monafierj , ed J^^^^T
Ofpitali , accetto la quarta parte della Città , e del Cafiello . Al cuae ajtre
tempo prefente , P anno cioè che pafsò Lotario Imperatore con efercito, Chiefe ed
e con i fratelli in Francia al Padre , mandò effe Lotario a Verona fuoi Ofpitali
Nunxj cioè, Mario Conte Bergenfe , ed Erimberto Vefcovo di Lqdi,?™"^™0
per rinovare i muri che minavano della Porta Nuova, del Caftel- qUartj|
lo , ed altri luoghi, della qual fabbrica la parte del Vefcovato , con parte del-
* fuoi compagni prefe la fua quarta porzione , e la fece interamente . ,e Mura
Abbiamo noi ferine quejie cofe per levar ogni dubbio , effendo fiati j^VeY"
prefenti a quefii atti dal principio di fopra narrato fin alP anno pre- Cartello .
fente 837 indi?. 15. Da quefta antica originai memoria cavia*
mo principalmente quefto degno di confiderazione , che al tempo
de' Longobardi jion foflè fatta alcuna univerfal rinovazione del
le Mura di Verona, ma che ella aveffe le medefime fatte da
Teodorico . Parimente che foffe una Porta della città , che fi
chiamaflTe di San Fermo dalla Chiefa di quel Santo ivi vicina.
Appretto , che fotto Carlo Magno per il timor delle incurfio-
ni degli Unni, fodero le Mura predette rinova'te, e maggior
mente fortificate, e che la quarta parte di quella manifattura
foffe fatta dal Vefcovato, e da quelle altre Chiefe ed Ofpita
li , il redo con pubblica fpefà della Città .

AN-
j8* cronica di verona

ANNOTAZIONE.

QUefte Mura da Carlo Magno riftaurate , quelle medefi-


me furono , che da Galiena erano ftate la prima volta di
rizzate; e volendo il Tinto, col teftimonio di Giovanni Diaco
no , che quelle fofkro % le quali da Teodorico nel 400 furono co-
ftruite, quel cefto alla pag. 169 fi è da noi a bello Audio riferir
voluto; acciò» da quanto qui fiamo per ricordare, levati fiano
gli equivoci, e porta anzi in chiaro la verità. Imperciocché nar
rando Aleffandro Canobio aver trovate memorie , che le fe
conde Mura, le quali dal Cartel Vecchio al Crocififfo, dal fiu
me vicino a S. Maria in Organo a S. Zeno in Monte , e di
qui alla Baccolla fino all'Adige la città circondavano, folo nell'
anno 1015 e non prima furono edificate , qual fia quello fe
condo recinto è necefTirio inveftigare , e fe tutta la città, t>
foto parte di effà fia Hata nell' anno da effò indicato recinta .
E quanto alle Mura da Carlo Magno riftiurare, è cofa certa
e fuor d'ogni dubbio che, come abbiam detto , quelle me-
defime furono , le quali da Galieno erano (tate già prima in
nalzate; Concioflìacofachè nel luddetto Documento leggendoti,
che in effe efifteva la Porta detta di S. Fermo , quella Porta
in quelle, e non in altre Mura era edificata ; E che quello
recinto, piuttofto che l'altro da Teodorico fabbricato , abbia
voluto Carlo Magno riparare , non è motivo l'ufficiente per
giudicare , che oltre quel circondario altro allora non ve ne
foffè, effóndo anzi cofa naturale e molto verifimile, che le Mu
ra più nuove , di rirtauro per avventura non abbifognaffero .
Ciò fuppoflo, fino nell'anno 837 era la città noftra da doppie
Mura circuita; ma in qual tempo foflèro quelle di Galieno demo-
lite,.non fappiam veramente; e forfè che verfo il millennio anno
della fa Iute noftra farà ciò fucceduto ; Nel qual tempo (forfè, per
chè quella parte era fituata verfo la Campagna , ed era delle al
tre più. efpofta , come dal Cartello lontana , e perciò più facile
a fuperarlì) è verifimile che i Veronefi valendo difender e rin
forzare l'altro muro efteriore, abbatteffero parte del primo in
teriore da Galieno edificato, e fabbricaffèro l'alrro che princi
pia vicino alla Chiela del Crocififfo, il quale tuttora fi vede con
tinuare fino ai Porroni della Brà , ed una volta arrivava fi
no ove ora è il Caflel Vecchio . E quindi arguir potrebbefi
«he il Canobio equivocato ; Perciocché dicendo effò , che nel
PAR TE. PRIMA. 185
I015 fu la città noftra xircondata, e aflferendo, che fra gli al
tri quel muro, che fu dal Vifcoiue riftaurato, uno di quelli fi
folfe . Il quale , e dall' citeriore , e da quello che in vicinanza
di Santa Maria in Organo ancora a' dì noftri in alcuna parte
fufiftono, differentiffimo effondo, ci fa fofpettare, che ne' Docu
menti da eflb veduti non dell' intiero circondario , ma felo di
parte li difcorreffe , cioè del fopraddetto muro che dal Grocififfo
Erincipiando , colà ov' è il Cartel Vecchio fi terminava . Egli è
en vero, che quello Scritture nel IV Libro de' fuoi Annali
francamente negando cfiere ftato da Teodorico alcun nuovo mu
ro dirizzato , e (blamente aver quello Re le vecchie Mura di
G alieno rifarcite , fegue poi nel VI così a ragionare . Per quelli
che io ho offervato, feri ve egli, nel/e molte fcrttture da me vedute, 101 5
majfimamente di quelle dell' Abbadia di S. Zeno , di S. Maria Orga
na , di S. Fermo , e di S. Stefano , furono fatte le feconde Mura del
la città , e non- prima ; cioè quelle del Muro Nuovo , di S. Stefano , e
dai Caflel Vecchio , per poterle meglio deferivere- come fono di prefente;
imperciocché avanti quefio le fcrttture che fon» ne* loro Archrvj dicono
che quefle Cbiefe erano fuori della città , e dopo fono nominate per
dentro . Ed io veramente ho avuto cura così efatta in quefle Mura ,
ebe al tempo che furono fatte non ho ritrovato altra differenza di tem
po , che quello che fi è fpefo nel fondarle , ed elevarle . Il circuito di
quefle Mura era tale; delle quali di prefonte fe ne veggono- in molti
luoghi . Alla parte di Santa Maria Organa fino quelle che fi dicono
il Muro Nuovo , a differenza delle antiche fatte al tempo di Calieno ,
e terminavano air Adige t e la Porta Organa di quefle Mura è quella
che fi vede poco difiófla dall' Adige nella firada de i Signori Lifcbi %
e a diritta linea fino al Torre/ino che è apprejfo la cafa dei Cenagbi,
e difendevano di nuovo r come fe ne veggono vejligia, vicino al det
to Terrefino e negli Orti dei Padri dt San Zeno in Monte, e paf-
fando per la Valle offendevano poi al Caflello di San Pietro , e gira
vano ove fi dice alla Baccella , e quivi terìrùnavano con una Torre
vicina alla Chiefa di San Gregorio , e poi andavano a terminare air
Adige .• ficchè la Cbiefa di San Stefano refiava nella città r e quelle
di San Giorgio fuori , come ho veduto nelle fcrittnre di dette Chiefe .
V Adige ferviva per muraglia fino al Caflel Vecchio , ove comincia
vano le altre Mura alla riva di detto fiume / il quale in que tempi
non avea il fuo vafo tanto vicino al Cjtftel Vecchio , come ha di pre
ferite , ma F avea affai più verfo la Campagnola ; come di quefle Mu-
ra fe ne veggono vefìigia nel mez£? dell' Adige , nel Verno quando è
piccolo e chiaro, Quefle continuavano per diritta linea fin' all'altra
parte
184 CROMICA DI VERONA
parte del fiume , ver/o il Campo Marcio , e 4/ gse/Ze fe ne veggono
ancora in quelle ebo fono di prefente già rifluurate da Giangaleaig*
Duca di Milano per affiorare la Cittadella (a) . Il fiume nel
tttnte feroiva per muraglia ntlt ajficurare la Citta, le Porte di qut*
fie Mura erano quella di S. Stefano poco difeofta dalla Cbiefa ; Porta
Nuova». nel Cafletto di S. Pietro; Porta Organa apprejfo F Adige vi
cina a S. Maria Organa ; Qgella di S. Fermo , che è al Ponte di Ro-
fiol , e quella di S. Zeno , ebo poi fi chiamò del Morbio , la qual fi
vedt dentro il Caflel Veccbn nel muro che fi è detto , del quale una
parte vicino a quejia Porta termina nel fiume (b) . Da quello dif-
corfo, che a noi fembra in alcuna parte o l'euro, pare che egli
la cofa in parte conjetturafle, dicendo che prima dell' annoi 013
la Chiefa di San Stefano non più fuori detta città ma entro di
quella intieme con altre Chiefe dicesti; ma quella non è ragion
concludente per fermare che non prima di quell'anno fonerò ftate
le feconde Mura innalzate; perciocché noi pure abbiamo Docu
menti veduti , da' quali chiaramente apparisce che dopo il tem
po da effo indicato Santa Maria in Organo era , nonostante que
llo fecondo giro di Mura, nella città non comprefa, e che, co
me, della Porta Organa favellando, ti è dimoftrato, quel con-
tenuto luogo fra il circondario ed il fiume, Borgo , e qual
che parte Cartello denominavafi : e città tutto quel tratto che
dal nume, un tempo tino alla Porta de' Boriati, e pofeia tino
colà ove ora è il Cartel Vecchio. Se poi fia vero, com' egli af
ferma, che circa il tempo, altra differenza non ritrovane, fe
non fe di quello che fu impiegato nel fondare ed elevare dette
Mura, la cofa al rovefeto farebbe di quello che noi ci avvitiamo;
c qualora egli accennato avene onde cotali notizie ritratte , fciol-
to farebbe ogni dubbio fenz' altro, e a noi la pena rifparmiata
avrebbe di in tale efame internarci.

Delle

(a) Intende di quelle, delle quali ancora a' di noftri alcuna parte
interiormente ne elide , che dai Portoni delta Brà principiando ter
minano rioipetto alla Chiefa del Crocifitto ; e/Tendo che delta altre e-
Seriori contigue al fiumicelio verfo il Monailero di S- Daniele-, che
•sa continuano fino quafi al Cartel Vecchio, non n' ebbe a rare al
cuna rifleflione >
(bj Cioè Porte tr&fportare, quella di San Stefano a San Gregorio :
Organa vecchia, eh' ;rj i San Fluitino-, a Santa Maria in Organo •
di San Ferma, a San Daniele , mx col nome di Rofiot : di S. Zeno^
ch'oca., ed e alia Cotte del Farina, nel Cartel Vecchio-
PARTE PRIMA.

Delle mura di Verona fabbricate dai Signori della Scala , c


della molta fortezza aggiunta loro da' Signori Vene-*
piatii , della amfie^a del loro giro , e del nu
mero del popolo che v' abita dentro .

Tinto. CAP. VII.


NOn ho mai trovato che le Mura della città noftra fabbri
cate da Teodorico, fiano ftate mutate fin al tempo dei
Signori della Scala, ho ben oflfervato, che furono alquante volte
racconciate , eflendo effe talora in qualche parte per la vecchiez
za cadute , e fpecialmente fotto Carlo Magno , fotto Lotario ,
Berengario Maggiore, ed altri che dopo lui regnarono in Italia,
ed in fpecie eflendo per l'impeto dell'acqua, e dalla vecchiezza
fua , caduta quella parte de' muri eh' era appretto 1* arco del Ca
rtel Vecchio, fu rifatta e fpecialmente con le pietre de i gradi
dell' Arena . Il primo de' Scaligeri , che cominciane ad allargar
il circuito della città, fu Alberto fecondo Principe di Verona fi-^poXeò*
gliuolo di Giacobino, e fratello di Martino primo Signore di dorico al-^
quella, Quelli l'anno di noftra falute 1287 avendo oltra l' Adi- largaflè le
ce verfo Oriente fabbricato il muro della città , dall' Adige Mura di
fin' alla Porta del Vefcovo , terminandolo appreffò alla detta Verona.
Porta fotto la rupe del proffimo Monte tagliato, fortificandolo
dalla parte di fuori con profonde fotte, inclufe nella città il Mo-
nafterio de' SS. Nazario e Celfo , ed il Campo Marzio, nel qua
le , come fi fa anco adeflb, fi folevano anticamente nelle arti Seconda
militari efercitare i foldati . Dopo Alberto, Can Grande fuo fi- ampliator
gliuolo quinto Signor di Verona fabbricò l'altra parte di mu- -ellc M*~
ra.
ro oltra la già detta Porta del Vefcovo, avendola tirata l'an
no 1324 da quella Porta fin all'Adige, alla parte occidentale,
pltra la Chiela di San Giorgio in Braida, camminando per la
maggior parte fopra la fchiena del monte, con le fofle taglia
te nel fatto di quello con fatica incredibile; il che fece egli te
mendo la violenza de' Tedefchi , non effendo da quella parte la
città ficura , fpecialmente reftando fuori agi' inimici quell' alto
monte che le foprafta. Quefti medefimo, avidiflìmo di fabbri
che , e molto ftudiofo dell' ornamento della città , 1' anno fe-
guente cominciò e fini un' altra parte de' muri , co' quali di
qua dall' Adige inclufe nella città il borgo di San Zeno , con
la fua Chiefa maggiore, la Chicfa della Trinità, con molte al-
A a tre ,
i86 CRONICA DI VERONA
tre, e cominciandoli da quella parte dell' Adige eh' è per mez
zo Campo Marzio , li tirò fin all' altra parte oltra la Chiefa
maggiore di San Zeno. In quello corfo di muro fono quattro
Porte della città , la Nuova , quella di Calzari , eh' è per mez
zo alla Chiefa di San Spirito ora murata e di nefTuno ufo ,
quella del Pallio, e l'altra di San Zeno . Fu quella muraglia
Quanto di lunghezza 1500 pertiche, e corto Ducati fedeci la pertica,
perticarla a^a cai faD^"ca farono Deputati Commiflarj , e Prefidenti , tre
fabbrica de' primi cittadini della città, Giovanni Occhio di Cane, Fran
atile Mu- cefeo de' Cavalli, e Dionifio de' Dionifì. Sotto quello Princi
pi di Ve- pC Can Grande, ebbe la città noftra nel circuito la Aia gran-
rp"efi^e„ti dezza maggiore, perciocché dopo quel tempo non è più ftata
(opra la allargata , ma rimala in quello fiato in che al prefente fi tro-
dma fab- va , benché le Mura fue fieno fpefse volte fiate racconciate, e
bnca. fotte più forti, ed effendofi ultimamente per comandamento del
la Sereniffima Repubblica Veneta ingrol'sate , e di folidiflìma
Mura di ^ruttura comP°^e 'c mura intorno la città, ed aggiuntovi in
Verona °gn> opportuno luogo validi ed ottimamente inten e confide-
racconcia- rati Baloardi per fua difefa , e a danno de' nemici di fuori ,
ice forti- e notabilmente allargate e profondate le fofse , e con arte fe-
la V" d*-" 8na^ata c m^'tare accorgimento fortificate e munite le Roc-
ria noftra cne j e fpecialmente quella di San Felice, ferratovi la parte o-
Ai Vene- ve .mancan le mura, dall'Adige grande, alto e rapidiffimo fiu-
1,1 • me, difefa forfè più ficura di quella de' muri, aggiuntovi una
fua qualità di fito in alcune parti, che per fe ftel'so anco na
turalmente a' nemici contrada, fi trova quefta città noflra ora
in tale fiato ridotta, che avendo per natura, e per arte faci
le e vantaggiofo elito per ufeir d' improvifo contra i nemici ,
cosi da terra , come traverfando il fiume , può molto agevol
mente dar loro delle ftrette di fuori, o ftandofi di dentro fi-
cura , farli beffe de i loro citeriori afsalti , e delle loro arti
glierie, lafciando agli infultanti , di defiderarla moltilTìma fa-
Quanto cultà , ma di fuperarla poca, e di efpugnarla niente. Circonda
circondi a(jefso ja ejttà di Verona circa fette miglia; entro quello giro
la citta di r ,, ■ , 5 -i* r ' b
Verona. " alloggia un popolo di circa novanta mila pedone, numero
Numero qual pare ricercare appunto Arifiotile nel lib. 7 della Politica
del popolo nella fua città, non picciolo, onde le manchino i requifiti , e
di Verona. coje necefsarie al confifter per fe ftefso, non ecceflivamente nu
meralo , onde non pofsa efser ben retto e governato , efsendo
Ci it ìi ce- fecondo lui cofa difficiliflìma , anzi quali imponibile , che una
ecfln anic- cjttà ove fw treppo gran moltitudine di popolo, pofsa con
tl',oi0l°- buone
PARTE PRIMA. 187
buone legai e {ufficienti ordinazioni reggerli e regolarli; onde fa difRci-
ella efsendo tra le gran città d Italia comprefa , così per gran •"»«>»•>.»«-
.. o , r j r ■> te ben n
giro di Mura, come per numero di popolo, viene ad clser più governa.
rispettata , e più ficura da' nemici eftnnlechi , non fi potendo " Verona
città di gran circuito facilmente afsediare , e città di gran po- numerata
polo agevolmente vincer in campagna , fe non con grofliflìmo tra le più
V • ° , 1 r ■ ~- K- °- ,• « p . gran cittì
elercito; oltra che lono 1 Cittadini di quelle gran citta e no- ^'Italia .
bili, più onorati, e di maggior riputazione, di quelli delle pie- Cittadini
ciole e mediocri , di che abbiamo argomento nella legge pri- delle ch
ina del Codice, al libro II nel titolo de i Primati d' Alefsan- tà grandi
dria , ove Bartolo ciò efprefsamente nota, dicendo anco cfser f/ ^ i°q ue ì'-
più degno afsai un mediocre cittadino d'una città grande ed in- \; tielle
lìgne, che un maggiore e primario d'una picciola, o mezzana . piccioli- e
Che mo Verona iia ora , e tòlse anco anticamente, grande e n^'l0cri ."
preclara città , abbiamo per quello prefente tempo la prova gfi^r"1^.'0
iènfata ed occulata, onde ciò a tutti efprefsamente appare; per diocre cit-
i fecoli pafsati, non ci mancano vecchilTimi teftimonj, e auto- tadino d"
ri là d'iftorici famofi e principali, Strabone che vivea lotto l'ini- una cltti
pero d'Augufto e di Tiberio, nel libro quinto della fua Geo- ^jeprin-
grafia così dice di Verona. Gf Infuòri fono anco a noflri tempi, cipaie <j>
la lor città principale è Milano, la quale era prima villaggio, qua»- una pic-
do tutti abitavano nelle ville, e ora è una molto degna città. Ap- ci°'a •
preffo a que/fa è Verona, anco ejfa amplijjima città; più picciole di cj,j^™"*
quefte fono Brefcia , Mantova, Reggio e Como. Marziale Poeta no- cUStrabo-
biliflìmo , che fcriveva al tempo di Domiziano Imperatore , co- ne cittì
sì cantò in propofito noftro: ainplilfi-
Tantum magna fuo debet Verona Catullo, "Marziale
Quantum parva fuo Mantua Virgilio. Poeta dice
Che tradotto in noftra lingua volgare così dice: Verona
La gran Verona è debitrice tanto Sran cic*
Al fuo Catullo , quanto al fuo Marone fi '
Deve la città picciola di Manto.
Cornelio Tacito ancora chiama Verona , Colonia gagliarda Q0rnen9
d'uomini militari . Perchè dunque fu Verona ne' tempi a die- Tacito
tro fempre grande e popolola città , ed ora efsendone più che chiama
mai, accumuleremo anco di quefte qualità la nobiltà fua mas- Veroni
giormente. Colonia
o gagliarda
d ' uomin i

A a - Di
i88 CRONICA DI VE RONA

Di quelli che edificarono le Rocche di Verona.

, Tinto. CAP. Vili.

Primo che T A Rocca di San Pietro fu da Berengario Seniore Re d' I-


anipliafTe I ^ talia ampliata e ridotta a maggior fortezza, efiendofi vai-
di Sa"]»* Per *ìue^a ODera ^e"e pietre dell' antichiffimo Teatro minato
tro'n "a *lue^a vicino, circa gli anni 8po del Signore, come fi cava
da 11' Moria di Luitprando Pavefe Scrittore di que' tempi , che
del primo fuo fabbricatore non ho trovato memoria y e ferrò
in efsa la Chiedi di S. Pietro , quivi per innanzi edificata , ed
Rocca di anco l'antica fortezza , che v' era fin al tempo della domina
si Pietro zion de' Gotti in Italia, come fi vede nell1 Moria di Leonardo
ampliata Aretino citata di fopra al cap. 3 , e di altri Scrittori : Quella
leazzoD *" ^"occa ^a^a vecchiezza confumata , con gran Torri e Mura di
ca di M£_" maggior circuito, riparò e allargò Gianealeazzo Vifconte pri-
laao. mo Duca di Milano, quando (cacciati gli Scaligeri acquirtò al
Chi co- fuo dominio Verona. Coftui, oltra quella Rocca , fece quella
CktadeUa C^1€ ^ cn'ama volgarmente la Cittadella , tra V Adige , le vec-
diVerona. cn*c Mura di Teodorico, e la via per la quale fi. va alla Por-
Gianga- ta Nuova, la quale fu già alquanti anni da' Signori Veneziani
leazio Vi- ruinata . Cominciò il medefimo Signore la Rocca di S. Feli-
min'iò U~ CC ^ CO"C a"a "tta Oprato0*8 > « quale a^ tempo prefente
Rocca di ^a' n°ftri Signori è fiata con Mura di grandiflìma opera , e con
S. Felice > validiffimi Bartioni, cavata la fofsa nel fafso , ridotta a mira-
Rocca di bil fortezza. Fece il fecondo Can Grande Scaligero, ottavo Si»
ridotta" &n0r ^ Verona, figliolo di Maftino il giovane, la Rocca del
da'Sign. Cartel Vecchio fopra l'Adige con uno elegantiflìmo ponte, l'ant
Veneziani no di noftra falute 1355 per fua ficureza , faticato dalle conti
li mirabil mie fedizioni e congiure de' parenti , fabbricandola in quel luo-
^ChVedifi 8° °PP°rtuno da introdurre ( facendogli bifogno ) gli a juti Ger-
cafle'nCa- mìni > e quéfta fortificata di Torri, Mura, Argini, e Foffe ,
Ilei Vec- avendovi anco fatto dentro abitazioni per fe , e per i faldati
chio . della fua guardia, finì in tre anni compitamente. Credo io che
quivi foffe l'antico Cartello della città, del quale fi fa menzio
ne di fopra nel capo 6 che fu racconciato, e riftorato per co
mandamento di Carlo Magno, e di cui anco fi parla nella Ue
fa della pace di Coftanza, e che quelli foffe ampliato e ridot
to in altra forma di affai maggiore fortezza e commodità , e
fatteli il ponte da quello Scaligero Signore, e per quello folfe
nomato
PARTE PRIMA. i8p
nomato Cartel Vecchio ; che fe altramente foflè , inettamente
fi farebbe chiamato di quello nome , eflèndoglifi molto meglio
convenuto il nome di nuovo, come fortezza recentemente fab
bricata »

Del Teatro antico di Verona.

Tinto. LIBRO IL CAP. XI.

T Eatro era una certa macchina fabbricata di marmo , o di rj>efcri-


quadrelli , o di legno , didima di molti lochi , cioè di ti0ne del
portici, lochi coperti per il popolo, ove egli fi ritirava per le Teatro a
pioggie ; di cavea ove ledevano i Cavaglieri • di Orcheftra , lo- loco P*^
co de' Senatori ; di Pulpito eh' era fopra 1* Orcheftra , ove fta- £££ ^
va il choro , che cantando intermediava gli atti della Come- che ciaf-
dia o Tragedia* di Logeo, ove erano i Tibicini , i Citaredi, cun de 1
ed altri fonatori chiamati con nome generale Timelici , e li '°c*,i **r~
faltatori e gefticulatori , che, mentre gli Iftrioni erano ancora vlva"
entro nafeofti, trattenevano il popolo; di Profcenio, loco in
nanzi la feena, onde gli attori delle Favole ufeivano nella fee-
na * di Scena , eh' era quel loco aperto , porto in mezzo tra i
due corni del Teatro , fui quale gT Iftrioni recitavano : ed era
il Teatro tutto in forma di um mezzo cerchio fabbricato. Que- Che forma
fte macchine erano di ecceffiva fpefa , così che non potevano averte il
fabbricarli fe non da Principi grandi, o da Repubbliche poten- Jeatr.° '
i r L'i ' i fabbrica
ti, o da pedone private di mirami ricchezze, come erano tra di 4cceg-,_
Romani al tempo che quello Imperio fioriva . Quivi fi recita- va fpefa .
vano dagl' Iftrioni , che fono giocolatori detti dalla parte IJler Iftrioni
tofeana, che fignifica lufo, gioco; e da' Mimi, che vuol dire *^°»
imitatori, perciocché coftoro imitavano in comedia le parole , rivi £| noJ
gli affetti, ed i gefti delle perfone che rapprefentavano ; da Pan- me Iftrio-
tomini, che fono imitatori d'ogni perfona, e d'ogni cofa; da- «• •
gli Etologi , che imitavano co' gefti e col fuono della voce fen- *'jc
za parlare; fi recitavan dico fatire , comedie , tragedie , palliate, p$Jj|omjV
togate, atcllane, ed altre fimili cofe fccniche. Che fabbrica di ni e loro
quefta forte , e vafta foffe nella città noftra fotto il Cartello di officio .
S. Pietro nel loco, ed ivi in cafa dove è al prefente la Glie- Etologi,
fa , il Monafterio , ed i Giardini dei Fratti Gefuati , oltre la
feienza che per continuata tradizione ab antico ne ha la città
noftra, ed i molti veftigj che fin- ora fe ne veggono manifeftif-
fimi, de' quali non farò io particolare deferizione, per non rep-
plicar
ìpo CRONICA DI VERONA
plicar fuor di propofito quello che ne ha con molta diligenza
e fedeltà ferir co il Saraina ne' Tuoi libri, più d'una volta Ram
pati , e fatti anco ultimamente volgari , onde ognuno ne ha
potuto aver cognizione , n' abbiamo autentica fcrittura pubbli
ca di un editto di Berengario Re d' Italia di quello tenore.

Nel Nome di Noltro Signore Gesù Crifto


Dio Eterno.

BERENGARIO RE ce.

ESfendo accaduto , non è molto, nella Citta di Verona,


che una certa parte del Teatro , la quale è fottopo-
Jla al Ca/lello , per la fua troppa antabita caduta
fia , colla rui/ia di tutti gli e-dific] che fotta le fi trovava
no y e coir improvifa morte di tutti gli uomini , eh' erano
prejjo quaranta : perciò a perjuafwne di Adelardo ora Ve-
feovo della Santa Cbiefa Verone]} , e di tutto il Clero e
popolo della Città , per amere de1 fuccejjori , e per rime'
dio dell' anima nojlra ; Noi con quejio afjoluto comando dell'
Autorità Kofìra abbiamo ordinato alla Santa Chiefa di Ve
rona , e a tutto il Clero e popolo della Città , e a tutti gli
abitanti folto di effo Cafìe/lo , che ovunque una qualche fab
brica pubblica , frettante al ponte, minacci caduta , o che fem-
brì ad alcuno che- in qualche maniera fia per apportargli dan
no e jattura , pojjano tutti , tanto la predetta Chiefa e Cle
ro , quanto tutto il popolo della Città atterrare , come fem-
brerà neceffario , quel pubblico edifìcio fino alla parte fua
ferma e flabile , fen^a timore di offendere il pubblico inte
refje e di poterne fentire danno alcuno o molejtia ; ne alcun
chi che fia pubblica Miniftro tentar pojfa. di condannare chi
così opererà, ni ad altri apportare perciò mokfìia di forte
alcuna. Contro il qual Comandamento di noftra Autorità fe
alcuno prefumerà di opporfi , o ardirà di recar molefìia ad
aicuno per detta caufa, o addoffarzli qualche calunnia ficchi
dall'
PARTE PRIMA. ipi
dall' incarninelata opera aveffi è dejtftrc; perchè quefti fimi-
li attintati jìane nulli e di niun valore , fappia ognuno che ft~
rà toriato a pagare Lire 20 d'oro fino, da tfj'ere Applicate
metà alle ragioni nofire, e f altra meta alla parte the fojje
perciò in alcun conto moleftata . Perchè poi fia preftata magm
gtor fede a quefta nojlra ordinatone , e che più pontualmentt
da tutti fia ojfcrnata e ubbidita, affermandola colla nofir*
propria mano , abbiamo comandato che munita fia cott'impron-
io del proprio tto/fro Sigillo .
Dato li 20 Maggio nell' anno 80$ dell' ìncarnazìon del Sì*
gnore, e nel p del Regno del Sereniflìmo Re Berengario, nelT
Indizione 13.
Pubblicato felicemente nel nome tT Iddio in Verona.

Dopo V Edito ftampato nel Tinto, e' è qui parato bene di pubbli
care anche il feguentc Privilegio dello fleffo Re Berengario come al
propofito confacente , e lo abbiamo copiato da un Libro intitolato Pri*
vtlegj della Cbiefa di S. Maria in Organo nel? Archivio di quel Mo
na]}ero efiftente , ed in fine di quefìo Volume gli originali 4° ambidut
in Latino fiamputi fi leggeranno .

Nel Nome del Signor Iddio Eterno.

BERENGARIO

Per favor della Divina Clemenza Re.

"W "V Ovendo Noi li Doni temporali ai Fedeli ajfidua-


\ mente perseveranti nel nrfiro offequio largamente
\^*W impartire , facciamo palefe a tutti i Fedeli del-
la Santa Cbiefa di Dio , e Noftri in ogni luogo frefenti ,
e venturi , fu come il Cloriofo Grimaldo Conte, e diletto
Fedele Nofiro , fi è preferitalo all' Altera della Noftra
Serenità , acciocché fi devnaffimo di concedere per ragion
di proprietà a Giovanni Chierico Nofiro fedeli/fimo Cancel
liere certa piccina quantità di terra di ragione del Re-
A a 4 gno
i*i CRONICA DI VERONA
» Cioè gr* No/ho, detta l'Arena del Caftello Verottefe * - — -fi.
iefci!* ***** mn iu"& ficcome per lo paffato, dicbia-
teUo. " rata di/ Contado di Verona, con Archivolti , e Covali ,
ro* picciola quantità di tetra avanti i medefimi Covali
ed Archivolti , w p*rff d'Oriente , f <//' A^^cgwr-
1» i pubblici ingreffi mettono capo , f p^r* ^//^ par
te <ft Levante, e di Mezzogiorno il più alto muro del Tea-
•Si è tra- troft al^a *, eccettuati quegli Archivolti , * pwft /* /*»»
«et• * Aro^W /«»» A*"' f ifcrizion di Mandato da Noi
padb cosi conferiti ad Azz° dal Caftello; la qual facciola quanti-
*ìi©m"" ta ^ terva> fitf**ta nel Sopraddetto luogo, dall' uno lata
liul^L capifce pertiche dieci di lunghezza , ed altre pertiche fet-
teftoo? ,e ^ btoghezz* dall' altro ; da un capo vi fono pertiche
curimi, due , e da/I' altro capo fonai piedi pei di giufia mifura > al-
* UfcUin la qual terra da Oriente , e da Tramontana confinano i
Ìgn,f«»d Public» , e regj edificj , a Ponente è circondata dalle pro-
l'iuten- prieta rie ragioni del prenominato Giovanni Cancelliere , e
i'/JiùgH vaT> altr$> cel a Mezzogiorno dalla pubblica via . Alle
piace. preghiere del quale Noi annuendo, concediamo e doniama
la medefima picciola quantità di terra nel fopra già men
tovato Caftello , e fra i già detti confini e mifure ejiftente,
con gli Archivolti che ivi eftano , come pur anco gli altri
Archivolti y con lat picciola quantità di terra avanti gli
ftcffi Covali ed Archivolti' pofta , ove da Levante, e da
Mezzogiorno ì pubblici ingreffi mettono capo , e dove dalla
farte pur di Levante e Mezzogiorno il più alto muro del
^Teatro fi alza (eccettuati però quegli Archivolti quali in
filmata di trecci donati abbiamo ad Azio dal Caftello
eia ifetizione di Mandato) al già detto Giovanni Chie
rico , e Cancelliere Noflvo , fìccomt cofe , che una volta al
Contado Verone/è Spettavano , in ragione di proprietà con
cediamo e doniamo e dal gius e Dominio No/iro nel gius
t Dominio fuo facciamo paJJ'are s ignitamente Jevolverfi .*
jid avere, tenere rendere , comutare, aliena *v , m fa
vor df/l ottima gt'.tflii tre r a qualunque fine gti pMerà
j'er*
PARTE PRIMA. 103
fervìrfene , fenza che la pubblica poteftà gli poffa mai con-
tradire . Se alcuno dunque quefta conccjjtonc e Mandata
della No/ira autorità avrà ardimento di frangere e wh
lare , [appi'a , che dovrà pagare di oro fcelto e puro libre
cento , metà alla Camara No/tra , f »tff al predetto
Giovanni Cancelliere Noftro fedele , o 4 fhi effofteffo vor
rà, e concederà. Il che, acciò fia meglio creduto, e eoa
maggior efatezza ofservato , con la noftra propria fotta-
feritone avvalorando il ptefente , abbiamo dato ordine, che
fia in oltre col Sigillo del Noftro Anello improntato.

Segno del Sig. Berengario Re Serenili.

Ambrogio Cancelliere nella vece di Ardingo. Vescovo,


ed Arcicancelliere riconobbi e fottofcrijjt .

Data il giorno ottavo delle Calende di Giugno l'anno della


Incarnazione del Signore pi 3 , ed il decimo fello del Regno del
Sereniffimo Re Berengario Indizione prima.

Rogato in Verona nel Nome di Crifto felicemente così Jia ,

Autentico» e legnato con il Regio Anello.

Ritornando al? JJìoria del Tinti così continua il fito Capitolo. Per
quefta concezione dunque il Teatro noftro che, dal tempo che
mancò la maeftà e potenza dell'Imperio Romano , più non s'usò,
e quindi come cofa inutile trascurato, a poco a poco dalla lun
ghezza del tempo mutilato e corrotto, era in gran parte caduto
e quafi affatto a terra , e fattoli nel fito fuo altre private caie, e
conformati i cementi in quello e in quell' altro edifìcio e pubblico
e privato^ e caduto ultimamente a terra fin a' fondamenti l'an
no 1105 *1 reft° d'una certa parte della feena, che fin allora era Quando
in piedi, per Fimpeto dell'Adige oltramodo crefeiuto, fi riduffe cadde l'ui-
a tale che a pena fi conofee al prefente che vi foffe. Chi folle tmda.£ar"
di così raperò» macchina edificatore , febben non fe n* ha cer- "0 " w"
to teftimonto, fi crede però che foflfe (come abbiamo detto) la
Città noftra , e che al tempo di Augurio foffe in grazia di ^uek
*5>4 CRONICA I VERODNA
lo Imperadore dirizzata , con l'ajuto però delle pubbliche en
trate imperiali , al che fa non piccolo argomento 1* ilcrizione
trovata in una tavola marmorea nell'Adige, l'otto il fuo fico,
di quello tenore;

OCTAVIAE G. F. ET
SOROR. CARISS.

Che ci accenna che quella grandillima macchina folle fatta ad


iftanza d' Augufto , e dedicata ad Ottavia forella l'uà , la qua
le fu figliuola di Cajo Ottavio, e la quale fu a lui cariflìma,
come ne danno manifello fegno gli altri fingolariflìmi edificj
che egli , fotto il nome di lei , in Roma coflruflè . Quanto
foffe quello Teatro gran mole , da quello facilmente intendia
mo , che i fragmenti di elfo in diverfi luoghi , uno dall' altro
molto remoti, s'attrovano.

Peli' ^nfteatro ài Veron* .

Tinto. LIBRO IL CAP. XII.

PEr la medefima caufa fopraddetta, e nell' i (le fio tempò, fu


rizzato nella città, e dalla città noftra, ajutata dall'Impe
ratore, l'Anfiteatro, valla e memorabil mole, la quale non mi
affaticherò io in defcrivere, parendomi opera molto vana il cer
car di mollrar con parole, e quafi con l'ombre , quello ehe in
fatto e in rilevo per feftcffò chiariflìmo fi manifefta , parlando-
fi fpecialmente a' Cittadini di Verona, i quali hanno ogn'ora
quella eccellentiflìma macchina, quali intera e come a princi
pio fu fabbricata, eccetto la parte elleriore, innanzi agli occhi,
oltra 1' effer ella fiata defcritta con molta diligenza dal Sarai-
na infieme col Teatro, come s' detto di fopra; onde il mio
ragionare adeflb farebbe un penfare d* accrelcer la luce del So
le con una accefa candela - Soleanfi quelle grandiflime fabbri
che farfi per ordinario in forma rottonda , quafi di dui Teatri,
che fono dui femicircoli, cioè dui mezzi cerchi, farendofi uno
Anfireatro; ma quello nollro, come fi vede, è di foima ova
ta. Chiamafi ora il nollro Anfiteatro Arena, « non fenza ra
gione; perciocché Arena folevano chiamar gli antichi il Cam
po aperto, che la fabbrica dell' Anfiteatro intorno circondava,
ove combattevano i gladiatori , onde diffe Svetonio in Augu-
-Spiegazione delle lettere die mofìrano
le parti delMtifiteatro delta kARENA
di Verona

A-Jtanta delp*piano.
B ■Acquedotti.
C-Jcale per cui dal piano s' ascende alti
Vomitoti, e •2? piano.

EL-Camere o Jligioni.
F".Jhspetti de Corridori interni.
GJhojpetto dell ultimo recinto esterno col:
la giunta del auart' ordine, che dd
presenti uesticmi si riletta uifosse, e che
si mostra con jenefboni quadri, perche neff
ultimo ordine tali erano in tutti qti Anfiteatri
MJhspetto intemo del medesimo.
l-JnvpeXto delt ^litica Scala, ed vomitori
pè anali uscivano le persone dloro pofti,
.fecondo d grado loro.
K-Scalette in. detta Scalaper agevolar tasvesa.
LsScaìe interne che portavano dal p° al "S9
piano, d di cut palcoJorr" era. di leqnq,
come scorge/Ida mtaialioni dinémi, the
spuntano dal Cospetto internanti quali
poteuano sostenere le travi de/ro palco .
Aifoggia sulla cima dell ^litica scala, che
innalzavari smo al detto palco altri
vestigli di que/ta non Uvuansi che quel
Solo delie po/te. o sette de ^lastroni nel
yS gradino di essa ^litica; che poi
Jósse con Archi, Colonnati, e Statue, si
Juppone per i ritrovati foagmenti di
Cmxase, Aasi, Qhni\&,(hp'dèlli,Archiuoìti,
Corniciami, eJtalue.,ne' si può' dubita:
re se questa (gqgia ui fosse, perche
molte ragioni la rendono incontrar :
tabile, e che per breuitd qui si
tralasciano .

Jìedijoo Veronesi
PARTE PRIMA. 105
fio : Auguflo condujfe allo fpettacolo gli Ojìaggi de" Parti per Arena eh*
%o r Arena . Quindi i gladiatori iltelfi chiamavanfi Arenarj , e c0'a "
perchè negli Anfiteatri pugnavano i gladiatori di tutte le l'or- c „c;e(j,,
ti, Minniloni, Reziarj, Galli, Sania , Crupelarj , Traci, Ru- v"tl>. .;:
diarj, Secutori, Beftiarj che con le beftie combattevano, Iplo- Giadiato-
maci e limili, e perciò erano quelle macchine edificate, preie ri •
l'Anfiteatro noftro il nome d'Arena, l'ufo de' quali gladiatori Oiunda
come fpettacolo empio e crudele, fu al tutto da Onorio Occi-
dentale Imperatore figliuolo di Teodofio proibito e tolto via . Che ^l-uliato-
abitaflero anco gladiatori in Verona per le pugne e fpett?.coìi rj eo>.iio
gladiatorj , ci moftrano tra gli altri argumenti le due qui fot- tolte via»
topofte il'erizioni, in due antichiflime pietre in quella città ri
trovate :
D. M.
GENEROSO RETIARIÒ INVICTO
PUGNARUM XXVII. N.
ALEXANDRIA QUI PUGNAViT VI. R...

D. M.
AEDONI SECUTORIS PUGNA
VII. EX ACCINA ARIAN1LLA
QUI VIXIT AN. XXV.

Era coftume fabbricarfi quelle grandiflìme moli fuori della cit


tà , ove fi trovano quafi tutte le reliquie d' effe che ora iella- v»„fi
no, e ne fu forfè cagione il troppo fpazio che effe occupavano, Anfìtea-
così per la loro circonferenza, come per il campo elio bifoqna tri fuori
lafciar lor vacuo intorno, che mal commodamente avrebbe entro delle cit-
il circuito delle mura, che non molto girava, potuto capire •
o forfè perchè le grandi adunanze d'uomini, che quivi li fan
no al tempo de' fpettacoli , foflcro nelle città fofpette, o folle
fofpetta la moltitudine de' Gladiatori , che con l'arme in ma
no fpeffò s'efibivano negli Anfiteatri, fi temeife forfè anco del
le Fere che quivi per ucciderli s' elponevano , che peravven tu
ra fuggendo dell'Anfiteatro, non guaftaffero all'improvvifo il
popolo per la città fparfo.
Grande certo, e pieno d'una antica maeftà è quello noftro
Anfiteatro al prefente, ma quanto maggiore e più bello e più
elegante loffe anticamente, potiamo facilmente giudicare da quel
poco reftante d'Ala che ritta vegliamo, che effendo innanzi tilt- L'Ala Jet-
la. intera . chiamata portico citeriore, avea amplilfimc l'ale, c l'Arena
Bb 3 deam- che cof*
ipc* CRONICA DI VERONA
forte et deambulatorj coperti, ove il popolo fpettatore , ne' cafi delle
«he fervi/"-■ P'°88'e fopravenenti , fi poteflè ritirare , e circondava intorno
iè. intorno l'Arena , opra per la materia , per 1' artificio, e per
l'altezza, mirabile , come quella che per tre ordini di amplif-
fime involtate feneftre marmoree , uno fopra l'altro innalzan
doli, tanto anco intorno girava, che fettanta due archi per o-
gni ordine conteniva* tra quali ordini il fuperiure, d'altretan-
te ftatue marmoree, quanti erano gli archi intorno (per quel
lo fi conjettura dai nicchj, e dalle bali, che tra l'uno e 1' al
tro di cial'cuno degli archi fi veggiono) era fopra gli altri con-
fpicuo ed elegante. Quella eccellentiflìma fabbrica, chiamata a
quello, tempo Ala , o per vecchiezza , o per altro accidente , co
minciò a cadere molti fecoli innanzi . Altra molta parte , per
quel gran terremoto che l'anno ti 17 a' 12 di Gennaro quali
tutta l'Italia gravemente conquafsò, minò da' fondamenti * il
redo poi l'anno di nolirà fallite 11 83 altro grandiflimo terre
moto delirane e gettò a terra, onde ora non reità in piedi di
così gran ftruxtura altro che una minima parte, e quella anco
imperfetta e mutilata. E benché il longhiffimo girar degli an
ni abbia deteriorato, e corrotto in molte parti dentro e fuori
anco F interior macchina reftata in piedi , è rimala però in ta~
le fiato, che poco manca nel corpo dalla fua prima forma* ed
L'Anfi è, fenza dubbio, il più intero è perfetto di quanti Teatri ed
teatro Ve
ronefé è Anfiteatri fono reftati nel Mondo, così che non meno che pri
il più. in ma, fia ora d'ogni fpettacolo capace , e commodamente polli
tero, di no gli fpettatori , fedendo negli ordini de' gradi , vedere a nu
quanti mero di circa ventiquattromila , le pugne ed i giuochi (a). E
Teatri, •
Anfitea perciocché da alquanti anni in qua , per molto onorata cura
tri fiano de' Magnifici Decurioni , e de' Clariflìmi Rettori della città +
al mondo.

(a) Nella piazza di quello Anfiteatro , fecondo il computo , che a-


«olire iftanze hanno recentemente rilevato il R» D- Gregorio Picco
li, e'1 Perito Adriano Criftofali , vi poflbno capire a nuaiero roton
do 10S00 perfone circa . Sopra i gradi poi, che al numero di 45 a-
fcendono, e di (polli nella loro egual larghezza, avuto riguardo alle
precife mifure del primo, e dell'ultimo , portando e/fi gradi il gire»
di piedi lineari 37731 j e dandone fedecl a nove perfone per- una com-
fflodifiìma ed efperimentata politura, 11114 perfone feder vi pofibuo.
Da chi foife quella fuperba mole edificata , non v' è chi lo fappia ; e
tutto che F. Leandro Alberti ci dica eifer fiata da L. Flaminio fat
ta coflruire, provandolo per una Lapide, che riferifee efiere Hata ri
trovata in Lucca nella Chieii di S- Fidriauo del tenore feguente :
L.Q.
PARTE PRIMA. 197
fi va rimettendo e reftaurando , potranno fperare che , feguen-
do que' bei ipiriti in quelli Signori , e con nobiiiflìma emula
zione ne' lucceffori continuando, abbino i-noftri Nipoti a ve
der quella chiariffima mole per la maggior parte ne' termini
antichi, con evidente demoflrazione della magnanimità de' Cit
tadini , e augumenco alla Città di fpendor {ingoiare . Dal

L. a FLAMIN1L7S ROMANORUM
CONSUL. AC UN1VERSAE GRECIAE
DOMINATOR
AMPHITEATRUM VfiRONAE PROPRIIS SUMPTIBUS
EREXIT ANNO AB URBE
CONDITA DIIL
non per tanto è quella Ifcrizione per molti riguardi Colpetti. Primis»
ramente v' è errore eli tempo ; perciocché , fecondo Ifacco Cafaubo-
no, L. Q._ Flaminio fu Confole nell' anno di Roma 6oj , o nel 6ot
come piace a Monfignor di Chappozzeau , e qui fi legge 503 ; alcuni
però attribuirono quello divario ad errore di (lampa . Il Corte poi
alla pag. 3» del primo volume della fua .Storia Rampata dal Difcr-
polo , contro quella Ifcrizione fa alcuni riderti non mal fondati né
ipreggevoli. Il dire però che erta Ifcrizione mai non folle , è arterzio-
ne di grande impegno , perchè molto difficile da provarfi } come all'
incontro facilmente fi dee credere che anzi fiata vi lìa • L' Alberti
fenza dubbio non fe 1' averà inventata , che fimil cofa di un tale uo
mo non è da crederli , ma erto pure a veduta, o tale, come la efpo-
ne, faragli (lata rapprefentata ■ Oltre di che già da più d'uno li ve
de riferita ed efpofla nelle (lampe • Che poi la veggiamo con qualcho
divario dall'uno all' altro fcrittore riportata, quello neppure ci può
far credere che non vi fia (lata , ma anzi che ti ; la variazion poi
«Ielle cofe foveate accade , maflìnve di quella natura , quando colla
frappolizione degli anni partano dall'una all'altra mano, ed efpoile
vengono in vai-j tempi da diverfe penne , come accade forfè quando
fopra di un foggetto da varie lingue fi parla e ragiona. In uno ma
noscritto da noi veduto , dopo aver detto che l'Ifcrizione era iiella. mag
gior Capella della Chiefa di S. Fidrlano in Lucca , fi legge la mede-
lima di ftefamente , e iu tutto conviene con quella dell' Alberti, eccet
tuato folo che dopo le parole propriit fumptièut fi legge di più a fun
tiamentis ■ In quella che efpone il Corte non Lucio Quinto , ma Tito
Quinto fi legge ; e veramente che quelli e non quello fu , che pafsò
«iella Grecia come fcrive Polibio . Quello Iltorico riferifee che Tito,
unitoli a que' Greci che malcontenti erano di Filippo, dopo aver ten
tato di appacciare le parti, ma in vano, coft retto foffe a folleggia
re i Greci contro del Re Macedone ; né dice altramente che foffe la
Grecia tutta da quello Confolo foitomeffa ; conciotfiachè quella Pro
vincia fu debellata folo alcun tempo dopo e da altri Confoli , come
nelle Storie Romane fi legge. In ella Ifcrizione adunque cofe non ve
re fi riferirono , perlochè artblutamente per illegittima vien ricevu
ta ; e da ciò ne nfuita che non le fi debba fede alcuna predare, ma non
però che mai fia (lata contro l'afferzione di più Scrittori , che pri
ma di noi ed a que' tempi « a quelle cofe più ricini fi trovarono.
CRONICADI VERONA

Val libro III dell' Architettura di Stbàflian Strilo


Bolognefc .

LA forma dell'arco di Cartel Vecchio in Verona è così dif-


pofla, come fi dimolha più fotto* e benché dal fregio in
iù non ci fia vefligio di ornamenti, nondimeno cosi poma fie
re ec. Quello arco trionfale , per quanto fi trova lcritto nel
la parte interiore dell'arco, alcuni vogliono dire che Vitruvio
lo faceffe fare, ma no '1 credo per due cagioni : prima , non
veggo che la ifcrizione dica Vitruvio Pollione , ma forfè fu un
altro Vitruvio che lo fece : V altra più efficace ragione fi è ,
che Vitruvio Pollione ne' fuoi ferirti d'Architettura danna le
menlble , e i dentelli in una fleffa cornice, ed una tal corni
ce fi trova in quello arco; però io non affermo che Vitruvio,
io dico il grande Architettore , abbia ordinato qucflo arco .
Ma fia come effer fi voglia, l'arco ha una bella forma, e lot
to il tabernacolo del piedeflallo ci fono quelle lettere

C. GAVIO. C. F.
STRABONI..

E nel fianco dell' arco nella parte interiore

L. V1TRUVIUS. L. L. CERDO
ARCHITECTUS..

Nel piedeflallo fecondo del tabernacolo

M. GAVIO. C. F.
MACRO.

In oggi di quefle ifcrizioni appajono appena alcune lettere


ma molto corrol'-; dal tempo .
PARTE PRIMA. t9p

Velli Archi della Porta de i Borfari , e di quelli


de i Leoni.

Tinto. LI B. IL C A P. XVI.

TRovanfi nella fopradetta via del Corfo dui altri archi in


fame congiunti , d' eccellentiffima opra Corintia , e di
fpefa veramente reale, fabbricati ivi per Porta della Città nel
le fue antiche Mura : quefti che foffero rizzati per comanda
mento di Gallieno Imperatore, non ho io dubbio alcuno, che
le lettere nell'architrave fcolpite lo fan manifefto. Ma che il
tagliar di quelle pietre, e il mirabil' artifìcio onde fono lavo
rate, foffe di quel tempo, e fpefa di Gallieno, potrebbe effer,
Ecrchè poca cofa fono per uno Imperator Romano; e potreb-
e anco non effer , perchè forfè foffero ftate quelle pietre in
altra opera innanzi , e poi , disfattoti quello edificio, foffero
trafportate quivi, e in quefti archi riformate}; cola che fuole
talvolta avvenire : così in Roma Coftantino deftruffe l'arco di
Trajano, per valerli di quelle pietre a edificar il fuo. Così al
tempo noftro Papa Pio IV ornò e inftruffe l'altare della Capel-
■a del Marchefe di Malignano fuo fratello, nel Domo di Mi
lano, di colonne, di capitelli e bafi di preciofe pietre porfidi,
ferpentini ed alabaftri , di nicchj e locelli di paragone finiffimo,
e di fottiliffimo e mirabile artificio , tutte trafportate da Ro
ma, e raccolte così lavorate parte quà parte là, fragmenti di
quefto o quell'altro altare, o di altra nobile flruttura disfatta.
Che così l'offe anco di quefti archi e Porta de' Borial i , è opi
nione del Saraina e del Panvinio; e perchè quella è mera di
vinazione , e niepte importa al cafo noftro 1' averfi qui più
quefto che quel parere , lalciando tener ciafeuno quel che gli
piace, panerò ali Arco de i Leoni. E' quella belliflima opera e Ar<ndei
fontuofa di marmo intagliato , e benché fia dal tempo mutila- Le0"' ■
ta e manca, rende anco al prefente all'occhio non picciol par
te della fua maeftà antica : è inferma T. FLAV1US P. F.
NORICUS 1111. V. I. D. Chi foffero quefti quattro Viri, e il
loro ofi ciò e dignità efponcremo altrove. Si può credere che
quefto l'ito foffe il fuo edificatore, e non fe ne fapendo altro,
potiam dire che foffe fatto da un ricchifiimo cittadino ad or
namento ed onore della fua paria , o tffendo egli flato valen
te
zoo CRONICA Dr VERONA
Tre Impe- te Capitano ( che non farebbe gran cofa , poiché la Famiglia
mani'^0" ^lavj non ^ohmeate fu di molto valore tra' Romani , ma
rono della v'ebbe tre con ferie continuata grandi Imperatori) dopo qual-
Fatniglia che onorata vittoria, forfè contra i Norici ottenuta, onde a-
flavia. 'cquiftato s'avefTe il nome di Norico, come P. Scipione quello
di Affricano, aveffe in memoria della vittoria quello per arco
trionfale dirizzato ; coftume talora de' Capitani ed Imperatori
Romani. Un altro arco pare che folle ivi vicino, ma perchè
d'éfTo non fi vede ora quafi indizio alcuno, e perchè fu late
rizio , e perciò di non molta importanza , rimettendomi a quel
lo che ne ha detto il Saraina , non fpenderò fopra elfo altre
parole.

Val Lìbro lH. dell' Arcbitettttra di Sebaftian Salto*

IN Verona alla Porta de' Leoni è un arco antico , il quale


ha due aperture* H che in luogo alcuno non ho trovato ,
cioè che fìano due archi, ma tre sì bene. Il qual arco quan
tunque abbia quelle fei feneftre, non fono però aperte, né an
che molto cavate nel muro; dove comprender li polla, che vi
follerò ftatue di tutto rilievo . Sopra la prima cornice nel mez
zo, è incavato a modo di nicchio, ma di una incavatura che
n entra nel muro : nondimeno con l'ajuto dello fporto del -
srnice vi poteano ftar perfone a far qualche officio mentre
fi trionfava. Sopra a quello arco a mano delira nell'architra
ve vi lòno le infraferitte parole

T. FLAVIUS P. F. NORICUS IUI. VIR. ID.


V. F. BARVIA. Q. L. PRIMA
S1BI , ET POL1CL1TO , SIVE SERVO , SIVE
•LIBERTO MEO, ET L. CALPURNIO VEGETO.

Adelfo non refta in piedi che una fola Porta , demolita F altra chi
fporgea in fuori fopra la via, di cui ora fi vede fola una pietra
vicina alì arco che rimane in piedi, e dell1 iferitone da Serlio citata
non ci fono che quelle parole .• T. FLAVIUS P. F. NORICUS
1111. VIR. 1D. : nè altre ve ne poffoito effere fopra di quel?Arco fia
te giammai ; ni avendoci punto corelazione ; può ejjerc di leggieri av
venuto, che Serlio confu [e avendo le memorie da cjfo raccolte, le ab
bia per sbaglio fatte jotto quella Iferitone ifiampare : delle fet fene
ftre ne refiano tre piamente a* e molte di quelle pietre che lo componea-
no
PARTE PRIMA. aoi
„0 fi veggono ancora accanto mila cafa Mala/pini nella Parrocbia de*
SS. Fermo e Rufiico al Ponte, alcune delle quali fervono per riparo del
portico della mede/ima cafa e di altre rhnpetto ad etfa. Ivi vicino ve-
defi un altro arco fatto di materia molle , fopra del quale Torello Sa*
raina afferma aver veduto una tavoletta di pietra con la feguente
ifcrirjone .
P.VALERIUS, Q.CJECILIUS, Q^SERVILIUS, P.CORNELIUSj
e che quejlo pure foffe un arco trionfale a* tempi di Serlio era quafi
communemente creduto; ond* egli dopo aver dell' altro parlato , nel Opinione
detto libro di quejio così ne difcorre Queft' arco trionfale fu fat- di Serlio
co prima dell' altro panato , perciocché quello è coperto da quel- fopra Tar
lo, e vi è tanto intervallo fra V uno e l'altro, che a fatica vi co ere«°
può entrare un uomo per mifurare le cofe le quali fono ancora j*, Leonù
in eflère. E quello penfo io, eflendo queft' arco in un bel luogo "
della città, e volendo trionfare un altro Imperatore, che a lua
memoria facelfero l'altro arco fopra quello, per non aver luogo
piU comodo , e così confervarono quello, il quale è mifurato
con le medefime mifure dell'altro: così egli. Oggi non fi legge
F iferitone dal Saraina riferita , ed ejfendovi fiato fabbricato un pic
ciolo muro frammezzo non vi fi può entrare dalla parte efteriore, ma
dalV interiore bensì , cioè dal? alto della cafa ivi contìgua . Ma che
quejlo Jta reliquia d un arco trionfale , ovvero dì un palazzo otte fi
amminiftiàjfe Giuflixia , come piace a Cambio e ad altri , non ardi
remo decidere . Diremo bensì , che gli archi trionfali foleano avere ma
o tre apperture, e non due, come quejlo già prima avea; e che Set:
Ho medefimo confeffa che in neffun luogo avea veduto archi con due
porte, come quejlo noftro in Verona.

C C Se-


*o» CRONICA DI VERONA

Secondo V iftituto noftro, c&, oltre la Cronica del Zagata,


fi fu di porgere in fuccinto entro di quefto Volume «leu-
ite cofe giovevoli e curio/è per quello riguarda le memo
rie della Città noftra , qui in apprejjb fi daranno tradot
ti alcuni Capitoli dello Statuto di effa Città , dopo di
che feguiranno i Capitoli iella Magnifica Cafit de' Met
tami che nel Reggimento di Giambatifta dal Bovo Jìam-
pati furono , e poi quegli ancora de' Magnifici Signori
Cavalieri del Comune noftro . Ma comecbè anticamente al
Governo delle Città prepofto veniva un Come, e nella noftra
fteffa di quefti Conti memorie trovandofi , così non farà
fuor di propofito efpornprima in Italiano parte di certa Dif
feriamone ebe fopra tale foggetto V Eruditismo Sig. Lodo
vico Antonio Muratori nel primo Volume della pregiabilif-
fima fua Opera , intitolata Antiquitatcs Italiese Mcdii JEvi,
ha in Latino efpofta, la quale è del tenor che fegue:

El cofpicuo ufficio de' Conti ho già nella pri-


glM ma Paste Cap. 5 delle Antichità Eftenfi trat-
I 1 ^HUM-A^t tato a'cune cole, ed ivi moftraj dopo il de
cadimento del Romano Impero efler elfi (la
ti Prendenti o fìa Rettori di città. Peraltro
ne' tempi floridi d' elfo tal titolo di Conte fu
ufitatiflìmo , e fotto di elfo venivano lignifi
cate dignità e ufficj pubblici divedi, come
fi vede appreffo non pochi antichi Scrittori , e fpezialmente nel
la Notizia dell'uno e dell'altro Impero, che il celebre Guido
Pancirolo illuftrò co' fuoi Commentar) . E per verità fino in
que' tempi le piìi infigni Prefetture fotto quefto titolo di Conte
venivano amminiftrate; ma niun Prefidente di città, eh' io fap-
pia, fu in quei fecoli con tal nome onorato . Quegli pertanto
più al vero s' accoderà , che attribuirà 1' ufo del detto titolo
fotto tale fignifìcato a i popoli della Germania, cioè a' Goti,
e fpezialmente a' Franchi , che paflarono nella Gallia e nell' Ita
lia • poiché di quefti fu familiar coftume il chiamare con la vo
ce latina Comites i Prefetti delle loro città, che in linguaggio
Teu-
PARTE PRIMA.' 203
Teutonico chiamavano Gravioni ovvero Grafioni*. Cosi all'ufo* Oggi pn-
de' Latini per mezzo di quella voce fi accomodarono ; come ben '£Jf^*fl
fu avvertito dal Cluerio nel libro primo cap. 48 della Germania Graff f0.
Antica. L'origine poi di tal nome fembra venire da ciò, che i giiono il
Nobili del primo rango folevano efler compagni del Re o Duca Conte de-
nella guerra, ed efcrcitare i carichi più principali della milizia. n0'n,nareJ
E quando poi venne 1 ulo che in ogni citta li proponeva un ca- j- jyiarche-
po alle milizie che ivi fi trovavano r a quelli Conti o fia Com- Ce .
pagni del Re o del Duca fimile uffizio fi commetteva , i quali
anche le redini del governo civile a poco a poco preferq in ma
no . Ed in vero due furono fpezialmente di quelli Conti le fun
zioni* l'una di amminiftrar la giullizia a' popoli, l'altra di con
durre e comandar la milizia a ie foggetta, quando alla guerra
andar fi dovea . Per quel che riguarda al primo , proprio de i
Conti en l'ultimare le liti e le caufe del popolo : che però in
certi determinati1 giorni di quando in quando celebravano quel
li che Mali e Placiti venivan chiamati : vale a dire , iftituivano
pubblici giudizj, a i quali elfi prefiedevano infieme con gli Sca-
bini, o fia gli altri Giudici e Giurifperiti minori, per udire,
confid'erare , e con la fua decitone por fine alle civili controver
se^ ficcome anche al loro uffizio appartenne il punire gli fcel-
lerati e i malfattori fecondo le leggi . Quindi col nome di Giu
dici li troverai chiamati ancora. Caffiodorio nelle fue Varie lib.j
attefla anche al fuo tempo tale enere (lato appreflb i Goti pa
droni d'Italia l'uffizio de' Conti. Inoltre Gregorio Turonefe
nella Vita di S. Nicezio, cap. 8. delle vite de1 Padri t cosi fcri-
ve : Io vidi Bafìtio Prete inviato da lui ad Armentario Conte , il
quale in quefli giorni governava con giudiziaria podeflà la città di
Lione. All'incontro, come narra lo ftenb Scrittore nell'Ifloria
de' Franchi , lib. 6 cap. 8 , eflendo pervenuto alP orecchie di
Sant' Eparchio circa l'anno 560 come un certo ladrone veniva
condotto al patibolo, incontanente il Sant' uomo da pietà mof-
fo mandò un fuo Monaco a fupplicar il Giudice, che volelfe
donar la vita a quel reo . Ma opponendoli con alti gridi la
plebe , non fu permetto al Giudice di mutar la fentenza * febben
quel ribaldo fu di poi dail'ellremo fupplizio in modo meraviglio-
lo liberato. Allor dunque Sant' Eparchio fece chiamare il Con
te , e gli diffe : E perchè oggi tanto indurito non hai rilanciata coluiy
per la cui vita avevo pregato . Ed egli : Tumultuante il volgo non
ho potuto, temendo d'i tirarmi adojfo qualche [edizione. Dalle qua
li parole apertamente intendiamo, non folo quali foffero gli uf-
Cc 2 fizj
i04 CRONICA DI VERONA
Sa.) de' Conti , ma quanto ancora fi eftendeflè la loro autorità ,
mentre a' rei di morte potevano donare la vita ; ed infieme im
pariamo , col nome di Giudice ancora elTere i Conti flati chia
mati . Perciò nelle Leggi Ripuarie da Dagoberto Re circa l'an
no c»30 pubblicate , al capo 53 preflb il Lindebrogio e il Ba-
luzio, i Giudici Fifcali fi chiamano ancora Conti. Se alcuno il
Giudice Fi/cale, che chiamano Conte , priverà di vita , fia condan
nato in feicento Soldi (a) . Per la ftefta ragione ne' Capitola
ri de i Re Franchi fi ordina , che i Conti fiano bene infor
mati della legge, acciò fecondo efla portano giudicare , che a-
mino la giuftizia , e in efecuzione la mettano fenza ritardo *
perciò in ciafcun mefe facciano i Placiti , ne' quali principal
mente abbiano 3 cuore i negozj de' poveri, e fopra tutto le
caufe fpedifcano de' Pupilli, degli Orfani e delle Vedove . In
quelli Placiti doveva ogni Conte aver fempre aflìftente il fuo
Notaro, e infieme i giudici inferiori, acciò Col loro configlio
piìi cautamente fi decidefiero le controverfie. Vi fi aggiungeva
ancora un Angolare , e quello affai lepido requifito , ed era , che
non fi dovefle giudicare , fe non a digiuno , per evitar così i
mal regolati configli del ventre pieno , o per ufare un termi
ne più fonante, dell' imbriachezza , mentre fi maneggiavano le
bilancie della giuflizia . Fino in quel tempo i popoli ufeiti par
ticolarmente della Germania amavano le tazze grandi, e rara
era ne' bevitori la temperanza . Alcuni di quelli Placiti , o fia
pubblici giudizj fi leggono dati in luce dagli eruditi , e quelli
tra le antiche carte , ficcome per ordinario all'erudizione piìi
proficui , con maggior cura e diligenza furono da me ricercati .
Quanti però aver ne ho potuto , gli ho tutti raccolti, e in
quell'Opera gli andrò producendo . Per faggio intanto ricevano
adeflò i lettori il feguente Giudicato, che tempo fa fu da me
deferitto in Verona da un' antica copia efiflente appreffo i Mo
naci Olivetani di S, Maria all'Organo.

Pia.

(a) Effe ndo il Soldo d'oro la fetta parte d'un oncia , importereb
bero li 600 Soldi a* giorni noftri , a Lire jt:j:4 piccole Venete per
Soldo, Zecchini 898;, e Lire 6 Venete.
PARTE PRIMA. 105

Placito fatto da Bonifacio Conte di Verona nel Borgo di


Jllas x in cui nel?anno 1073 viene conceffo il re-
gio Patrocinio al Monaftero di S. Maria
all'Organo di Verona,

DUm In Dei nomine in Comitati! Veronenfe in Vico Mas,


in- Curte Prote propria Inverardo, per ejus data licen-
tia in judicio refider-et Domnus Bonefacius Comes iftius Comitatus Ve-
ronenjts ad fingulorum hominum jufticias faciendas ac deliberan-
das; adeflent cum eo Gaufeimo , & Dodo Judices, adque Jo
hannes Grammatico & Juris prudens, Azo filio, feuTicho,
Lanzo, & Ozor adque Thedaldo, feu Johannes Milites de fu
pràfcripto Comitatus, Martino, & Zeno, & Laurencio, & a-
jhs plures . Ibique eorum honorum hominum prefencia venerunt
Arichelmus Presbyter & Monachus, & Crelèncio Clerico una
cum Ruftico Avocatus eorum , & Mifi Domno Martino Abbas da
pars Monaflerii Sanile Maria de Organo , & retulit- & cepit dice
re : Petimus ad vos , Domnus Bonefacius Comes , propter Deum & a-
mima? Domini Imperatori , ac vefiram mercedem, ut mìttatis bannum
fuper nvs , & fuper omnibus cuntlis cafis & rebus T que fupràfcripto
Domnus Martino Abbas babuit & tenuit da pars prxditto Monafterio
in- fupràfcripto Comitato, & in fupràfcripto ìllas , &-in eorum ter-
ritoriis , per certis locis, ut nullus quislibet omo difveflire aut in
quietare vel moìeflare audeat fine legali judicio . Et cum ipfe Ari
chelmus Monachus & Crefencio Clerico, una cum Ruftico A-
Tocatus eorum ralitcr retuliftèt , & ad hec recorda tus ed iam
di&us Bonefacius Comes, per fufte, quas in manu fua tenebat,
jnifit bannum fuper eumdem Arichelmum Monachum & Crefen
cio Clerico & Ruftico Avocatus eorum , & fuper jam dicìas
cafas & omnibus rebus, qua? fupràfcripto Monafterio habuit &
tenuit in- fupràfcripto Gomitatu , fervis & ancillis , & in eorum
teritoriis locis, in Mancofos * aureos duo mille, nullus quislibet * Vcggai!
omo difveftire audeat fine legali judicio . Qui vero hoc fecerit, Ia P'fler-
predifcìo dua mille Mancofos aureos fe compofìturus agnofcat , fopla"ja
medietatcm parti Camere Domini Regi, & medietatem ad pars Mancuf*
fupràfcripto Monafterio ad fuprafcriptus Domnus Martino Ab- 0 Manco-
bas & ad fuis fupcelforiis . Finita eft caufa, & hac noticia prò fo aIls p.
fecuritate predifto Monafterio fieri amonuerunt» 3%3'
Qiiidem & ego Johannes Notarius ex juffione fupràfcripto Co-
mitis ,
xoó CRONICA DI VERONA
mitis , & Judìcum amonicìone fcripfi , Anni ab Incarnatione Do
mini sottri Jefu Chrifti MLXXIII . Decimo die mcnfis O&u-
bris, Indicione Duodecima felicìter.
Offerva venir qui imploraco da' Monaci, o fia da i Melfi di
Martino Abbate il prefidio della giuftizia per Iddio e per l'a
nima del Signor Imperadore , quando peto Errigo quarto Re
di Germania e d' Italia non aveva peranco affranto il nome e
l'in/ègne delta dignità Imperiale, e quando anzi nell'iftefla per-
gamena della Camera del Signor Re vien fatta aperta menzio
ne. Vuoi ciò attribuirli a i Notari poco delicati e poco dili
genti, a i quali, anche non volendo, le antiche frali o fia for
mule cadevano dalla penna. Per contraria in altri luoghi tro
veremo notati col titolo di Re folamente alcuni , che pur era
no alla dignità imperiale di già fatiti. Per altro piìi ragioni mi
perfuadono, quello Bonifacio Conte dì Verona doverli annove
rare tra i maggiori della ilhiftre famiglia de t Conti di San
Bonifacio, la quale ne' proffimi fuffèguiti fecole e per la Uret
ra unione degli animi coi Prencipi a Erte , e per le valorofe
imprefe, e per la potenza lungamente foftenuta, gran nome fi
acquiftò. nel Regno d'Italia , come io fteflb accennai e nella Par
te prima delle Antichità Eftenfì, e di fòpra in ottetto ifteffo To
mo nella Difsertazione delli Marchefi . E qui potrebbe alcu
no ricercare , per qua! caufa non fi trovi nelle leggi Longo
barde fatta menzione di alcun Conte • e pure degli amminiftra-
tori della giuftizia fi ragiona in effe cosi fpeftb; come nò pure
T ifteffo Paolo Diacono nella fua Storia ne fece menzione . Non
fu egli itk. ufo il nome e la dignità de1 Conti anco fotto i Re
Longobardi? Se gli rifponda : Fu in ufo l'offizio de' Conti pref-
fo i Longobardi non meno che preflb i Franchi j, ma preflb i
primi li coftumo per lo più di chiamarli Giudici , non già Con
ti. Abbiam di quefto un antichiflimo teftimonio, e di fede de
gniamo , perchè Italiano e de i tempi fteffi de' Longobardi , vo
glio dire il Magno Gregorio Pontefice Malli mo , it quale nel
Ebro quarto Ina* 12, nell'epiftola quarantefima iettima dell' e-
drzion Benedettina , a un certo Sabiniano Diacono fuo Apocri-
fario in Coftantinopoli fcrive quelte famofe parole : Se io nella
morte de1 Longobardi avejp voluto, prender parte , oggi la gente Lon
gobarda non avrebbe più ni Re, ni Duchi y ni Conti , e fi trovereb
be fommamentt /concertata e divifa . Similmente Paolo Diacono li
bro terzo cap. 9 d'un certo Anagni fa menzione Cotte de' Lon
gobardi . Erano adunque anche apprettò i Longobardi i loro
Conti »•
PARTE PRI M A. 107
Comi : anzi di loro ancora menzion fecero alcuni degli fteflì Re
Longobardi , come varj loro Diplomi dall' Ughellio , dal Mar
garino e dal Campio pubblicati, fanno fede, ne i quali quella
formula fi trova : Comandando a tutti i Duchi, Conti, Gaffaldi ,
0 fio Agenti nofiri ec. o pur queft' altra , che- neffun Duca, Con.
te, GafiaUo 0 fia Agente nojlro, ec. fotto il nome ài Conti ì Go
vernatori delle città venir lignificati fi deve credere infallibil
mente. Ma fi parla in quelle formule dei Giudici, perchè eoa
tal nome i Conti venivano lignificati.
L'altro uffizio de i Conti confifteva nella prefettura della mi
lizia, efercitata nel fuo Contado da cadaun Conte in occafio-
ce di guerra. In tal uffizio però dipendevano dal fuperior co
mando d' alcuno delli Duchi . Leggali l'Editto di Lodovico il
Pio Imperatore, fpedito 1' anno 815, appretto il Baluzio ne i
Capitolari de i Re di Francia Tom.i pag. 540. Comanda egli,
che gli Spagnuoli, come gli altri uomini liberi, vadano alfe-
fercito col loro Conte. In altro Capitolare di Carlo Magno fpet-
tante all'anno 812, fi ordina, che i Conti, quando fi portano
all'efercito, non lafcino alcuno efente dalla milizia, toltine due
o quattro, e gli altri tutti abbiangli feco dal primo fino all'
ultimo . E di qui s' intende la cagione , perche Bonifacio fe
condo, per quello che pare a noi, Duca della Tofcana e Pre
fetto della Corfica, quando 1' anno 828 intraprefe il paflaggio
nell'Africa , conduffe feco i Conti della Tofcana . Bonifacio Con
te , così negli Annali di Eginarto , prefo [eco il fratello Bere-
tario , e alcuni altri Conti della Tofcana , ec. pafsà in Africa .
11 fimile potrai offervare nella legge LV1 tra le Longobarde di
Lotario primo Imperadore , ove fi legge: Ritornati che faranno da
qual fi fia efpedizjone contro i nemici t Conti t i Borghefani , da
quel giorno da poi per notti quaranta refli il proclama refeifo . Con-
fultiamo ora le leggi de i Re Longobardi . Tra effe la ventèli
ma nona di Luitprando Re Hi. 6 preferive a i Giudici , quan
ti uomini e cavalli per loro fervigio poffano feco condurre ,
quando fia d'uopo marciar coli' efercito . Che vale a dire, po
teva ciafeun giudice lafciar a cafa uomini fei , e valerfi in fuo
ufo de' loro Cavalli. E prendano per le loro faume effi Cavalli fei.
Oflerva qui l'origine della voce Italiana /orna. Degli altri uo
mini privi del Cavallo, non più che dieci potevano efler dif-
penfati dalla milizia, i quali (dice la legge) in ciafeheduna fet-
timana fervano tre giornate a benefizio del Giudice , fin cV egli ritorni
dalC efercito . Quefta legge è limile all'altra rammentata poco fa*
ao8 CRONICA DI VERONA
e qui il Giudice Tuona il medefimo che ivi il Conte • e con l*
uno e con l'altro vocabolo volevafi efprimere chi prefiedeva a
città. Da quelli Conti, e dal tratto alla loro giunfdizion fot-
topoflo , è nata la voce latina Comitatus , che noi diciamo Con
tado, lignificante tutto il territorio, i villaggi, i cartelli e le
terre al governo e all' autorità del Conte foggetti : e però la
campagna di qualunque città fu chiamata Contado , ficcome
quella che dal Conte -Governatore della città dipendeva . Per-,
ciocché non già dal Contado ricevettero il Tuo nome i Conti,
come alcuni han penfato ; ma i Conti al territorio , a cui co
mandavano , diedero il nome . Egidio Menagio nelle .Origini
della Lingua Italiana inveftigando l'etimologia di quella voce,
così feri ve : Contadi . Campagna intorno alla città , nella qual
fi contengono i Villaggi e le Poffeffioni . Da ContraSus , fottitt-
tendendo Pagus , loctis, o qualche cotal cofa . ContraHus , Contra-
tu* , Coiti radus (onde Contrada) Contrada , Contado . Reca ftu-
pore come uomo di tanta erudizione, e nell' inveftigare le al
tre etimologie sì felice , una cola tanto patente non abbia ve
duta, e un'altra in vece totalmente diverfa ne abbia trafeeka .
Non da Contratta* trae V origipe la voce Contado, ma bensì *
come diceva, da Comitatus, Comitato, Contato, Contado; co
me da Comite fi è formata preflò agl'Italiani la voce Conte, In
maniera fimile da Computus abbreviato, Computo, Compto , Cole
rò, derivò la voce Italiana Conto.
Ci piace poi riportar qui la formula, con .cui una volta dal
li Re Franchi li Conti ed altri Governatori di genti eletti ve
nivano, giacché da Marcolfo e*. è ftata confervata nel primo li
bro delle Formule appreffo del Balu7,io nel cap. VIII del vola
ni* fecondo ddìi Capitolari de' Re Franchi.,

CAR-
PARTE PRIMA. zop

CARTA DI DUCATO, PATRIZIATO, O CONTEA.

LA Reale Clemenza evidentemente col nome di perfet


ta viene commendata in quefio , che fra tutto il po
polo P integrità e diligenza delle pérfone fi ricerchi; nè
punto è cofa convenevole che P onore della giudicatone ti
fiti ad ognuno con facilità commejfo , fe prima della fede e
deir abilità ficure prove non /' abbiano . Mentre dunque a
mi fembra di avere fufflcientemente conofciuto la tua fede
e r utilità , perciò della Contea , del Ducato e Patrizia
to , che fino ad ora quel tuo anteceffore è fiato veduto go
vernare y nella tua perfona il governo e P amminifiranione
trafmejfo abbiamo ; ficcbè una fede illibata inverfo del
Reggimento nofiro tu bai fempre a confervare, ed ogni qua
lunque popolo y tanto i Franchi , i Romani , i Borgognoni %
quanto le altre nazioni che ivi abitano infieme , fiano Cot
to di te cuftoditi y diretti , e governati, e con rettitudine
fecondo il diritto e la confuetudine loro li regga , alle ve
dove e a' pupilli ti mofira grandijfimo lor difenfore , i de
litti de1 ladri e malfattori rigorofijfimamente da te corret
ti fiano y così che i popoli ben viventi abbiano fotta del tuo
governo a fiarfene pacifici e contenti ; e qualunque cofa da
effa anione proveniente , che alle ragioni del Fifico appar
tenere fi reputi, da te medefimo venga dentro degli erari
nofiri d'anno in anno riportata.

DA CA-
2IO

COSE NOTABILI
CAVATE FRA LE MOLTISSIME CONTENUTE
NEGLI STATUTI

DELLA CITTA' DI VERONA ^

\A città di Verona , «w* veduto abbiamo, fino neW


anno 1073 reffc* era da un Governatore con tito
lo di Conte. Canobio nel VI libro della fua Sto*
ria ajferifce aver fcritture veduto , dalle quali ap
pariva che nel xoóz era la città governata da u-
no degli otto Confoli con titolo di Rettore. Alber-
yM^^^^ff33! to Tinca, die egli , che di quefto tempo era
famiglia nobilifljma , come I' ho veduta nominare in diverte
fcritture , maflìmamente in quelle che lì confervano nel Mo
nastero delle R. R. M. M. delle Maddalene, in quefto prefente
anno era uno degli otto Giudici Confoli con titolo di Retto
re di Verona . Io credo che a quefto grado di Rettore fcam-
bievolmente fuccedeano nel tempo del loro Magistrato, come
ho oflèrvato nelle fcritture da me vedute. Di qui dunque compren
de/i , che il fupremo governo ad un folo fi concedea , 0 con titolo di
Rettore, 0 di Governatore , 0 di Conte, il cui nome, dal potere ctfegli
(ivea , non è improbabile ebe in quello di Podeflà poi fi cangiale. Sen-
docbò alcun tempo dopo i Veronefi , mutata la forma del governo ,
{/ebbene altri dicano che ciò feguiffe fino nel pj^ al tempo di Ottone
Imperatore, in cui , ficcome alcune altre città cC Italia, quefla pu
re cominciò a reggerfi per fe medefima , cioè colle proprie leggi )
crearono ottanta Ottimati , 0 fia Nobili , chiamati i Quattroventi
Configlieri 0 Governatori della Repubblica Veronefe , ne quali trasfe
rirono la poteflà dì regger lo Stato , diflribuìre le cariche , ed elegge
re gli Officiali . Quefti per fujfragi elejfero otto Jurifdicenti , quat
tro Dottori di Legge e quattro Laici, acciò nel Palalo della Ra
gione
PARTE PRIMA./ 211
glene nelle caufe civili amminiflrafferò la Giuflizia • ed uno Hi ejfi
foffe compagno al Giudice de* Maleficj nelP inquifire i rei , e nelle
formazioni de* ProceJJi Criminali , e tutti uniti affolveatio, e condan
navano gi inquifìti ; I Laici non poteano nelle caufe civili giudi
care oltre la fumrna di cinquanta lire Verone/i , che farebbero in og
gi lire ottocento circa moneta piccola Veneta ; ma i Giurifti di qua
lunque fumma giudicar poteano . Le appellazioni di quefle fenten-
%e devolute erano al Podeftà . A quejìa Carica , ficcarne era la fu-
prema , dagli Ottanta fimilmente eleggevafi foggetto foraftiero y e
dd cittadini molta applicazione e diligenza ufavafi nelP eleggerlo ,
acciò di tutte le condizioni necejfarte ornato foffe per P ammmiflra-
Zjone a" un ottima giufhzja , per la pace , e confervazione a" un if-
cambievole affitto fra gli abitanti, i quali in que tempi calamitofi
con troppo facilita tumultuavano . Conduceva egli feco per ciò un
Vtcereggente 0 Vicario , tre Sergenti 0 Cavallieri , e 25 Satelliti o
Birri , che formavano la Corte Pretoria , tenendo in oltre al di lui
fervizjo fei Scudieri 0 Alabardieri , ed altrettanti Damigelli 0 Sta
ffieri . Oltre la Pretura le cofe della guerra parimente amminijlrava,
come nel decorfo delP epera fi è chiaramente moflrato. Eragli dalla
città corrifpofla annualmente della pubblica caffa cinquemila lire Ve
ronefi , il cui moderno prezzo rileverebbe a dì noftri tredicimila Du
cati circa di L. 6:4 di moneta piccola Veneta , e che gli venivano
esborfati in tre rate , la prima ne primi tre mefi , la feconda com
piuti li fette , e P ultima liberato ctf era dal Sindicato , che finiva
il giorno decimoquinto dopo P anno della, fua Pretura . Ora queflo
Podeftà , il giorno che faceva P ingreffo veniva con- il concorfa di
tutti gli ordini degli abitanti , ed applaufo del popolo lietamente in*
contrato e ricevuto alla Porta di San Spirito , per la quale entran
do al fuono della campana graffa a martello della Tórre maggiore^
10 accompagnavano alla Chiefa di San Zenone maggiore , indi alla
Cattedrale , chi1 erano da effó luì vifitate ; e finalmente nella piaz?
Za arrivato, ed afcefo e fedente nella fedia di pietra preffo il Ca
pitello, ivi venivagli fatta convenevole orazione, e ricevea la bac
chetta del comando della città, come al Cap. I del primo libro del
lo Statuto nofìro più diflefamente fi legge. In queflo al Cap. 17 fi
comanda che i Campanari della Torre del Palazzo del Co
mune di Verona debbiano vigilantemente ftare fopra- di quella
11 giorno e' la notte, e con diligenza e fpeflb guardare di lon
tano mauimamente di notte per la. città le veggono, o fento-
no cola d' importanza , e cosìk per lo territorio al fegno de'
tortini : indi notificar tutto al Signor Podeftà lòtto pena di
Dd 1 fol-
*i* CRONICA DI VERONA
foldi 60 Veronefi ; ' non pagando la qual cena fra tre gioirli ;
fiano pofti in fondo di Torre da flarvi uno che avranno pa-
fato . E cadano nella ftefla pena ogni volta che tralafciaflero
i fuonare la campana della mezza notte . Sia pure caftigato il
Campanaro in cinque foldi ogni volta che non rifponderà dal
la Torre dopo che fia ftata tuonata tre volte la picciol cam
panella attaccata fuori della Torre medefima.
V ufo di fuonare la Campana alla meiga notte era flato affato- dif-
meffoy onde Vanno feorfo 1744 la notte feguente al giorno primo del
Mefe di Luglio fu di nuovo comandato di dare queflo , per ogni ri
guardo t importante fegno agli abitatori . In vece della campanella eie
una volta era attaccata fuori della torre , oggi quella fi fuona , che ac
canto al pergamo dei Sig, Podeflà appefa fi vede.
Cap. zó. Rifguarda la Giuri tdizione di Bodolone e Monte-
forte fpettante a Monfignor noftro Vefcovo, il quale per l'e-
fercizio della medefima viene raccomandato al Sign. Podeftà- e
fuo Vicariò e agli altri Giudici del Comun di Verona.
Alla pag. li di queflo volume , onde , e quando il correr dei
Palio in Verona principio aveffe , infierite con alcune altre particola
ri cofe, fu per noi ricordato. Ma perciocché di favellarne in queflo-
luogo piò diftefamente noflra intensione era, quel tanta ci faremo
qui a riferire che fi legge nel cap. 35 del primo libro dello Statu
to noflro . Dicefi ivi dunque che , ficcome nella prima Domenica di
Quarefima fi dava al popolo tale pubblico divertimento y e cofa di
quel facro giorno inceveniente fu poi riputata y ordinarono, che an-
XÌ in quel dì far fi doveffe una foìenne divota procejfione y. coli'
intervento del Clero- e del popolo , ad onoro della Gran Vergine y
acciò mediante la di lei interceffione foffe la città dalla peflt pre-
fervata ; e che foffe trasferiti) il correr del Palio, al Giovedì ulti
mo di Carnovale , nel quale fi doveffero tfperre quattro premj . H
■primo, fei braccia di Panno verde tambucato fino r al quale dovef
fero correre omfle donne, ancorché una fola fene foffe trovata ; e-
in mancatila di quefle , delle proflitutx Y febbene ancor di quefle-
una folamentt correr voluto avejje . Sei braccia di Scarlatino fino,
era il fecondo premio pel correre degli uomini. , ed un pajo guanti
fi dava a colui che nel corfo ultimo fi rimaneva y il quale tenuta
era di portarli per la città ~ U ter^p venticinque braccia di Pigno-
lato bianco pel correr degli Afini / Ed il quarto venticinque brac
cia di Viluto creme/e di paragone per i Cavalli y quali doveano ef
fere mafehi od intieri , e al collo di quel Cavalla , che ultimo ri
maneva noi forfo-, orano attaccati due mcz$i Porci falati buoni -, di
PAR * &! P R KM AJ mj
cui a ciafcuno lecito ,era per ijirada quella parte' tagliarne che po
tuto aveffe . Quefti premj fu ftatuito che fòffero partati lungo la
via del corfo dalla pianga della Cbiefa di Satit' Anajbafia fin»
alla porta del Caflel Vecchio , e di qui un . ultra Huha\ -firn* a
San*1 Anaflafia . Le dònne rimpetto alla pialla delia Cbtefa di
Santi Apofloli a correre incominciavano : Gli nomimi rimpetto a quel
poz^o che tuti ora fi vede appo lè Beccati* del Caftel Vecchio in
contri <T Ogni Santi : Gli Afini accatto alla Cbiefa di Santa Lu
cia vecchia , la qual Cbtefa perchè foffe còsi detta hi riferbiam %f~
piegare nella feconda Fatte : ma ì Cavalli' fuorh delta - città vicino
alta Chìefa di Santa Lucia extra , che ai pià non efijli, il corfo
principiavano y e per traditoti fi vuole che lè jt deffero le mójfe
ove ancor oggi fi vede piantata una gran pietra- l'ungi poco -pià di
un tiro di boìeflra fuori della porta della- tinè- per cui intra ivwoj
la qual porta fu perciò del Palio denominata ; MB* nelf anno ,
» poco dopo fendofi la porta fiejja difufàta, ora i Cavalli per queli
ta non entrano , e H correr di qnefti, ficcane delle Cavalle fófit-
Ìuite con piò decenza alte donne i dà Saura Luccia ^vecchia meomia-,
ia; ficcome gli uomini , è gli Ajrrti -ancora: io.*he per. . coloro, •dé*
damo , i quali in Verona quefia pepohtr funzione '4uai -.bidono* i'
giorni nojlfr quantùnque i Cavalli intieri no» fiotto -, non -vengono
perciò ricufati , ma come gli altri nel' corfé fi ammettono . I» vece
detli due mezji Porci fatati donafi' un 'Porco vivo T iti dicci Ducati
al padrone di quel Cavallo , il quale è fecondo nel corfo, al terzo
un Gallo vivo, al quarto una collana 47 aglio r e alf ultimo una
veficca ; non donandofi ora più t guanti a colui the nel aorrere- ul~
timo fi dimoflra. Tanto gli uomini che le bejìte al corfo defilinoti,
vengono nella piazza presentati davanti F Eccellentiffimo Sign. Po-
deflà nella fera precedente P ultima Domenica di Carnovale , gior
no da alcun tempo in qua deflrnato al corfo, portandofi a tate og
getto in forma pubblica il Rettore medefimo ce Proveditori e Can
cellile della città , ed un Manifcalco a ciò deputato fotto la Log
gia del maggior Configlio , ove dal Cancelliere 0 dal Notajo fuo
Coadiutore i nomi prima degli uomini che voglio» correre fi deferi
vano con ogni contraffegno e circo/lonza ; il che pure fi fa degli
animali corfieri , difiinguendofi tutti minutamente e con . ogni cir»
coftanza sì rifpetto al pelame che ad altri fegni 0 fornimenti che
aveffero e co* quali correr debbono , fe con briglia , ferri , gente
montata ec. , notandofi il nome fotto cui corrono o del padron loro r
e del paefe ec. la qual funzione fi dice Bollare per f efata nota
che di ogni lor contraffigno fi prende e deferive . I premj {la cui
«4 CRONICA DI VERONA
fpefa è contribuita dalla liberalità e munificenza del Prencipe 9e-
reni/firn ) vengo»* efpofti il mercoledì o giovedì della Jettimana ul
tima di Carnovale fopra il pergamo del palazzo delP Eccellenti/fi
mo Signor Podefià ; ma fe per qualche impedimento in quel deter
minato giorno correr non fi poteffe % vien trasferita la fungane al
la prima Domenica dal meft di Maggia fujfeguente . 1 Giudici del
ia meta fona il Vicario Delegato del Signor Podefià- ed un Giudi
ce Confole della Muta del Confegliof quei delle moffe fono il Si
gnor Giudice, dè Malefic) coi Magnifici Signori Cavallieri di Comu
ne* Il Signor Vicario, col Giudice Confole unitamente al Cancellie
re della Città coi fua. Coadiutore , ed il Manifcalco della Banca
falgono fopra un palco, eretta fopra. il cantone della pianga di Sani
Anafiafia , ov è quella, mezja colonna ; ed ufficio, è. del Manifcal
co, al comparire de! carfari farfi ad offervare come cadauno alla me
ta arrivi, denunciando, tutto minutamente , acciò, dal Coadiutor del
Cancelliere fe ne faccia regifiro .
Prima <£'incominciar» il. corfo fi. portano, i due Cavallieri di Co
mune a. Santa Lucia, vecchia, infime col Giudice de" Maleficj , ac
compagnati da molta Nobiltà or a cavallo , . ed ora in carraia t
preceduti da due pubblici Trombetti quefli fenrpre a. cavalla. Cor-
fa- che- hanno i primi, (ed alle volte anco- ì fecondi) ritornano que
lli Giudici con la comitiva, a. Sani Anafiafia per intendere fe la
corfa fia paffuta in buon ordine v indi ritornano a Santa Lucia a
permettere il corfo. degli altri , e così fanno di corfa in cor/o . Que-
fia popolar funzione riefee giuliva molto sì pel grande concorfo de
Nobili , ed altre onerate perfone nelle safe , come per il popolo fo
pra della via per ove- fi corre,, ma di quefia funzione fi e detto
ahha/lanza _
Cap. 3<5. Vengono- proibite molto religiofamente e fevera-
mente le Ufure . Perciò fono sbanditi dalla città e dal Terri
torio quegli Ebrei che preftano con ufura , e le ftefle preftan-
ze eoa uiura fona proibite Umilmente a qualunque CriAiano ,
con minacia a tutti di rigorofe pene , e anco a chi faceffe a
prò di effi Ufuraj qualche proporla in Confeglio , e agli ftefit
Proveditori , e qualunque- altra che frane in Confeglio ad afcol-
tare, c non fi fuggine da. quello nel landre la propofta ec.
Cap. 38. Sbandtlce dalla città tutti que' che vendono la Fe
lla y cioè que' che vanno attorno eoa caffelle vendendo pafte
dolci, e niuno poflfa dar loro ricovero fotto pena ec.
Lo fteffo è replicato nel Libro 4 Cap. 13.
Cap, 30. Ordina che il Sig. Podefià debba far arredare gli
Ere-
PARTE PRIMA. 21$
Eretici , e fe , efaminati da Monfig. Vefcovo o da eflb Signor oggifi fa*
Podeftà e da quei che da elfi fonerò a ciò ricercati , veranno ri- man» n
levati per tali, e fra 15 ciorni non rigetteranno l'erefia \axo ^pwlfi dal-
e rifiuteranno ritornare alla fanta Cattolica Fede, effo Sig. ¥0-/?s-I"V"'~
deità gli abbia a caftigare fecondo le leggi. tSZSt
Cap. 83. Comanda che preffo i Signori Proveditori e nel loro Monfig.Ve-
ufficio per fempre ftar debbano i Campioni o Paragoni di tutti [covo* sig.
li pefi e di tutte le mifure ec. (a) Podeftà .
Cap. 08. Dichiara fra gli altri ufficj di quefta Città tenere J////"e/f„"
il primato quello del Vicario della Cala de' Mercanti, il qua- »«•, , „e>
le dopo de' Signori Rettori aver deve il primo pofto . Deve V*** dell*
eflère cittadino originario di Verona , rifpettabile, prudente j-'V''* **
onorato e di buona fama , da eleggerfi in ogni fei mefi dal Con- ^a'I'clbi-
feglio di 12 e 50 . Con effo deve eleggerfi un altro cittadino////* Wg-
di buona condizione e fama, bene iftruito e pratico principali"*/ <**r«
mente circa l'arte della Lana e di ogni cofa fpettante a quel- ? ' din°ftri
la , e degli affari delle altre arti e de' meftieri ad cffa Cafa
foggetti ; e fia Cavaliere Confole di detta Cafa . Nello fteffo *iV*»,. ».
tempo Jìano fimilmente eletti altri tre cittadini capaci e fuffi- f*t* pili*
cienri per Confoli di detta Cafa (b) . Parimenti un Nodaro ftabi- ""^J'*,
le ed un Maflaro. I quali tutti hanno a giurare in mano del mldtl'u
Sig. Podeftà di efercitar bene e rettamente l* ufficio loro a nor- della gran-
mi. degli Statuti di effa Cafa . Che nello fteflb ufficio non \i^'ix»del.
poffano effere due di una famiglia ancorché cognati . Le Ten-'V**'{'>
tenze non eccedenti L. io, pronunciate da quefto Vicario o,^/;^£~
da' Confoli fopra cafi di mercanzìa, devono effere efeguite, e riali.
■fatte efeguire e protette anco dal Sig. Podeftà , dal fuo Vica- (b) a* di
rio, e da' Giudici Confoli ; quelle poi di maggior fumma e ^e""^{"cta"~
definitive folamente , poffano effere appellate fra tre giorni al ™„e
Sig. Podeftà o Sig. Giudice della Camera, i quali fra 30 gior-i Confoli %
ni debbano affatto aver giudicato, e quel giudicio fia efeguito, ' 'l Nodar
né fia in contrario afcolrato piìi alcuno . Prima dell' appella- s'*',lt '*
zione debba effere fatto depofito o pofta piegiaria in Officio o deWo"dine
in Camera Fifcale per 1' efecuzione del giudicato : interpofta de'Mercan-
poi l'appellazione, non poffa quefta durare più che 30 giorni"'*
continui dal dì di effa; fcaduto il qual termine, anco di volon
tà delle parti, non poffa dai Giudici di appellazione effere pro
lungato fenon fe una volta fola per altri trenta giorni; fpirato il
qua! tempo fenza aver progredito nell' appellazione , la prima
fcntenza pafferà all' efecuzione niuna eccezione in contrario o-
ftante ec. La Cafa de' Mercanti poi 'deve giudicare folamente
rif.
3HJ cronica di verona.
rifpctto a mercanzie e fra mercanti , e fedamente fra mercanti
•eferccnti o che fono di alcuna arte.
•• Cap. III. Sta eletto un favio e dotto maeftro in Grammatica,
il quale irt Verona legga ed infegni gli ftudj di Umanità con fa-
lano di effa città.
Cap. 112. Similmente iia eletto un Dottore delle Leggi, il
quale abiti in Verona e tenga fcuola ed ammaeftri gli icolarì,
leggendo continuamente i confueti libri delle Leggi, nè pofla
andare nel Palano per difputare caule per fe o per altri .
Cap. Il 3. Così pure il Sig. Podeftà coli' affenfo e parere del
Reverendi (Emo Sig. Vefcovo con que' Chierici che vorrà feco,
debba trattare , ordinare e dilponere che fia eletto un fcelto
Dottore nella legge Canonica , il quale nella città di Verona
debba leggere le Decretali a vantaggio degli ftudiofi , e ciò con
quel più competente falario che li potrà. Il qual falario debba
eflère pagato dal Clero di Verona, storiandolo per metà ad ef-
fo Dottóre ; fra tre meli dall' incominciamento delle lue lezioni,
e P altra metà fra tre altri meli .
Cap. 113. Similmente ua eletto un (ufficiente e buon Dot-
tore delle Arti liberali e della Medicina , come fembrerà al
noftro Eccellente Dominio , con falario conveniente . Il quale
debba far lezioni delle dette Arti liberali e della Fjfica fe avrà
uditori , ed anco medicar debba le perfone nella città di Ve-
roma .
Cap. 115. Dal Conferito di iz e 50 debba efler eletto un
buon maeftro di Aritmetica e di Abaco col falario da eflTergli
contribuito dalla Cafa de' Mercanti , il qual Maeftro debba in-
fegnare l'Abaco a quelli che defideraflfero d'impararlo.
Cap. xió. Ogni Profeffore di qualunque Arte liberale fala-
rìato dal Comune di Verona, fia obbligato e debba ogni me-
fe d'Inverno fare una Di (pura e determinarla.
Cap. 117. Gli Scolari che (Indiano il/«x Civile , o il Cano
nico, o le Arti liberali, o la Fiftca , non fiano forzati andare
alla guardia delle mura della città , di alcun cartello , nè in
campo, nè in alcuna marchia . Lo fteflb s'intenda de' maeftri
delle Arti liberali , de' Medici , e degli Avvocati i quali fiano
deferita nella matricola loro.
Cap. n8. Tutti i Dottori del Jus Civile e del Canonico
della città e del territorio di Verona , i Medici e i maeftri
delle Arti liberali t'eritti nelle loro matricole , iìano efenti da
tutti gli aggrav; pedonai 1 del Comun di Verona ; ma però deb
bano
PARTE PRIMA. 117
bano incontrare e pagare i reali e mifti fecondo gli eftimi lo*
ro. Il Sig. Podeftà col Confeglio di 12 debba fra due meli, dal
fuo ingreflò, eleggere perfone fedeli e pratiche quelle e quante
gli pareranno, le quali debbano ponere e far ponere nella ma
tricola .de' Medici quelli che ne faranno degni* i quali Medi
ci matricolati debbano avere la ibpraddetta efenzione. E fe al
cuni Medici per la loro imperizia non foflero degni di ftare
nella matricola, fiano da quella rimoffi e caffati , e tali s' in
tendano in vigore del prelente Statuto. Lo fteffo s' intenda e
lìa fatto de' Maeftri e de' Dottori delle Arti liberali . I Me
dici poi matricolati debbano a loro fpefe mandare de' Medici
capaci e fufficienti agli eferciti e alle cavalcate, i quali medi
car debbano tutti gli infermi e feriti fenza ricevere da effi al
cun prezzo od altra cofa. Ed ogni Medico fia tenuto e debba
ftare continuamente in Città nel tempo di pelle ; e contraffa
cendo non goda immunità alcuna perfonale o reale ad effo in
qualunque forma generalmente o particolarmente conceduta ,
ma fia tenuto e forzato fottoftare e fupplire a qualunque gra
vame e ad ogni fazione del Comun di Verona per quanto in
avvenire durerà quel fuo eftimo fino ad altro nuovo. Gli Av
vocati o Giudici porti e da ponerfi nella matricola de' Giu
dici fiano efenti dagli aggravj periònali , e fiano tenuti avvo
care a prò delle povere e miferabili perfone della Città, de'
Borghi e del Diftretto, ogni volta che faranno ricercati da ef
fe e fenza alcun falario.
Cap. 120. E' comandato che ogni Medico nel primo e fe
condo giorno, in cui vifitarà 1' infermo, debba ricordargli che
difponga degli affari dell'anima fua e della fua cafa , ec.

LIBRO SECONDO.

Cap.40."T Tiene ordinato che circa gli affitti e diritti in ogni


V giorno feriato e non feriato, eccettuate le ferie
in onore d'Iddio, e in qualunque ora d'ogni giorno poffa ef-
fere fatta ragione e giuftizia dal Sig. Podeftà, e dal fuo Vica
rio , da tutti i Giudici e da' Giudici Confoli del Comun di
Verona : che il debitore fia aftretto al pagamento realmente e
perfonalmente , nonoftante qualunque eccezione o ceffone de'
beni , e non fia ammeffa alcuna eccezione le prima non farà fat?
to il depofito, o carcerato il debitore. Gli affittitali delle altru1
cafe non ardifcano dopo fcaduto il tempo del loro affitto partirfi
E e da
n8 CRONICA DI VERONA
da quelle , o trafportare le loro robe con intenzióne di abitar al
trove, fe prima non averanno pagato l'affitto dovuto fotto penaec.
La moglie , i figliuoli e le figliuole di detti aftìttuali , che a-
bitaflcro in dette cale, fiano tenuti e portano effere forzati a pa
gare intieramente detto affitto come gli fteflì aftìttuali.
In fine di quello Libro , nelle Confuetudini , viene ordinato che
fi paghi l' affitto delle cafe e botteghe di tei in fei meli antici
patamente.
Cap. 50. Stabilifce che fe alcuno con iftromento o fentenza
pretenderà credito per ragion d' impreftito , di vendita d' ani
mali, o di qualunque altro contratto di cofe mobili; e ancor
ché il debitore confetti il debito, oppure venga provato con te-
ftimonj; e il debitore introduca aver fatto il pagamento, quan
tunque non lo pruovi • fe il creditore avrà taciuto per dieci
anni continui, ne' quali non abbia mai reclamato, o ricevuto
qualche cofa a conto , o fu flato in altro paefe , non gli fia
data udienza; falvo fe quelli fotte flato pupillo, o in altro pae
fe; ed eccettuato il cafo della repetizion di dote, delle dimande
fopra donazioni nuziali, focede , fìtti e diritti ed impreftiti, o
fovvenzioni a' lavoratori di campagna alla parte.
Cap. 51. Che nefluna perfona riceva o prender pofla in tenu
ta o pegno buoi nè vacche da giogo, non carri, aratri, o co-
fa a quefti appartenente , nè fieno o altro Ararne per le beftie,
nè paglie, zappe, vanghe, badili, o altra cofa fpettante all'a
gricoltura. Li Viatori e Famuli di GiiiftÌ7.ia contraffacendo fia
no caftigati in 50 foldi Veronefi ; altre perfone poi fiano te
nute alla fubita reftituzione fenza alcuna fpefa, contefa, e cavil
latone . Nè di quefle cole fi poffà fare fequeftri . Salvo però
che in fupplemento di elocuzione dal creditore fatta contro effò
debitore nelle forme legali e fecondo lo Statuto di Verona.
Cap. 78. II Sig. Podeftà, fuo Vicario, gli altri Giudici, e i
Giudici e Officiali del Comun di Verona debbano in ogni gior
no anco feriato e in qualunque luogo di lubito affrignere qua
lunque perfona, che abbia padre o madre, a dar loro gli ali
menti , e cosi agli altri afeendenti fecondo la fua poflibilità , e
fe il padre e la madre e gli afeendenti non abbiano onde ali
mentaci; e fimilmente fiano tenuti a preftar gli alimenti chi
ha figliuoli ed altri fuoi difeendenti porti nella detta impofli-
bilita di alimentarli.
Cap. 167. Chi ha dodici figliuoli debba, finché tutti dodici
vivono, tflere efente da ogni e cadaun gravame e funzione rea
le
PARTE PRIMA. zip
le , perfonale , o mifta , eccetto dalla dadia della Aia Contrada,
delli pozzi e delle fontane.
Nel fine di quello fecondo Libro , fra '1 numero delle con-
fuetudini, fi legge
Che la Fiera di San Zenone del mefe di Maggio fia di tre
giorni, cioè il giorno della vigilia, il giorno di effo Santo,
e il di pofteriore , eccetto fe cadeffe in giorno di Domenica
o di Palqua . Che in que' tre giorni fia lofpefa ogni udienza
Giudiciaria , e che ogni perfona poffa liberamente e con Scurez
za venire a detta Fiera non ottanti fuoi debiti pubblici o privati.
Che i Meftieri e le Arti di quella Città facciano tre an
nuali obblazioni di cera, cioè nel giorno di San Marco, di S.
Gio: Battilta, e di San Zenone nel mele di Maggio, portan
dole ad effe Chiefe per la riparazion e per gli ornamenti delle
xnedefime, e la quantità della cera debba effere come lotto e taf-
fata. Quella poi, che fi fa nel giorno di S. Pieno Martire ,
fia ad arbitrio di cadauna Arte.
Arte de' Nota] Lib, io Brentari 5 Alcune Ar
Drappieri II Radaioli 8 ti trovanfi
Orefici 8 Formagieri ejtinte . Le
3 odierne fo
Scavezzatori 8 Barocieri 3 no in mag
Speziali il Sella) 2 gior nume
Usberghieri 6 Buffolari 2 ro , e molte
Ferraj 6 Oftieri folto di un
S fol nome
Senfali $ Linaroli 3 contenute .
Tintori 8 Macellaj S
Sartori 5 Fornaieri 3
Fabbricatori de' Pignolati 3 Marangoni 4
Fabbricatori delle Coltri 5 Muratori 3
Pezzaroli 4 Nocchieri 2
Garzatori 5 Pelcatori 3
Pellizza) 6 Molinaj 5
Caliari 4 Copritori delle cafe 2
Calzolaj 5 Ciabattini 2
Pillori 3 Carradori 2
Telìitori 4 Porta Vino 2

LIBRO TERZO.

Cap. 7. Q'Iano obbligati i Chirurgi e debbano denunciare tut-


ij te quelle perfone che elfi debbono medicare per cau-
Ec 2 fa
220 CRONICA DI VERONA
fa di ferite , e ciò 'fra due o tre giorni dall' incominciamento
della cura, e fotto pena di Lire 25 per cadauno ed ogni vol
ta. Debbano infìeme dichiarare fe la ferita fia di pericolo: e,
fe sì , allora il Giudice al Malefìcio , fe ne farà richiedo , debba
configliarfi con uno o più Medici , e aftringerli con giuramen
to a dire' fe quella pedona fia in pericolo lènza alcuna condi
zione ; e , fe f' offefo fia nella Città o ne' Borghi , non fi poffa
ricevere che un Ducato per cadaun Medico lotto la detta pe
na, e , fe farà lontano dalla Città e da* Borghi , allora fi paghi
al Medico fecondo l'arbitrio del Giudice.
Cap. 23. Neffuna perfona debba camminare per la Città o per
i Borghi fenza lume acceio dopo il terzo fuono della Campa
na che fi fuona la fera , ne ftare fuori della cafa , focto pena
di 40 foldi per ogni volta* e dopo il detto terzo fuono deb
bano tutti tenire ferrate le porte delle cale loro fotto pena di
5 foldi.
Cap. 28. Chiunque dirà ingiuria o beftemmia contro Dio, fia
caftigato in Lire 50, e in Lire 25 fe contro la Vergine Ma
ria, e in Lire 15 fe contro i Santi , o meno di Lire 15 ad
arbitrio del Signor Podeftà e della Curia , avuto riguardo alla
perfona ed al Tatto. Quando poi il delinquente non abbia con
che pagare, fe farà d'Inverno, fia tre volte immerfo nell' A-
vello del Capitello in Piazza, e fe farà d'Eftate, fia tre vol
te fruttato intorno al detto Capitello.
Cap. 30. Se alcuno darà uno fchiaffo ad un altro , fia cafti
gato in Lire 25 e più e meno ad arbitrio del Sig. Podeftà e
della Curia, avuto riguardo alla pedona, al fatto, ed al luogo.
Cap. 31. Ognuno che porterà a difefa arme per la Città ,
per i Borghi , per le Ville , e per i Cartelli , fia caftigato in
Lire 5 per il Coltello da punta trivellata , per quello da guai
na lunga più di un palmo di punta comune in foldi 20, per
la Daga in Lire 5 , per la fpada, lanzia, lanzone, o lanzetta,
o giavarina, o dardo, o fpontone, o falzone, o rangone, o aza,
o piombata, o altre fimili arme, in L. 10 per cadauna ed o-
gni volta ; e fe fono portate nafcofte lia duplicata la pena j e
per le Ville fi intenda di effe pene la metà . Portandole poi nel
Palazzo della Ragione o de' Signori Rettori , o nel Palazzo del
Sig. Podeftà o del Sig. Capitanio , o dove abitano il Sign. Vi
cario e Giudici del Sig. Podeftà, fia per cadauno ed ogni vol
ta duplicata la pena e perdano le arme', eccettuati i foldati
dell'ordine equeftre, e i cittadini che hanno pubblici officj ed
i loro
PARTE PRIMA. 211
i loro famuli. Ognuno, che alloggiai qualche foreftier*, fia te
nuto avvifarlo fubite che deponga le arme proibite , e non av
vitandolo fia caftigato in 60 foldi , e portandole poi il fore-
ftiero fia caftigato come fe foffe di Città . Salvo che i foreftieri
c d' altro paele viandanti che fi partono di qui , o da altre
parti vengono nella Città, poffano portare le armi purché fu-
biro accaiati le depongano . Similmente accettuanfi 1 Nobili ,
i Cittadini, Mercatanti, e i loro famigliari, e tutti gli abi
tanti nella Città di Verona , i quali poffono con arme di ogni
genere andare e ritornare dalla Città alla Villa e dalla Villa
alla Città, e da una Villa all'altra, alle Chiufure, alle Cam
pagne ec.
Cap. ili. Niun ragazzo o altro famiglio pofla nè debba far
correre cavalli per la Città o per i Borghi in pena di 40 Ioidi ,
e fe non averà con che pagare , debba effere pollo in catena al
Capitello , o in prigione da ftarvi ad arbitrio del Signor Po-
deftà e della Curia.

LIBRO Q.U ARTO.

Cap. 7. Q*I comanda che ne* giorni fedivi comandati dalla Santa
^ Chicfa nell'uno debba lavorare , ed anco in que' gior
ni comandati dal Reverendiflimo Velcovo col Clero e Confi
glio di Verona, o dal Conleglio e Sig. Podeftà, come fonò fra
gli altri il giorno di San Zenone Protettore, e di San Pietro
Martire Veronefe- ne' quali due giorni neffuno ardilca di tener
aperto i loro traffici e negoz;, nè lavorare pubblicamente nel
la Città e nei Borghi fotto pena ad ogn'uomo di foldi 40, e
ad ogni donna di ioidi 20. Si pofla però tener aperta la Bec
caria al Ponte Nuovo a norma dello Statuto, e per i bifogni
degli infermi pofTa ogni Speziale aprire la fua bottega per da
re e fare medicinali e non altrimenti, lotto pena di foldi 40.
Accadendo poi che alcuno de' predetti giorni venifle in di di
Mercato, cioè di Giovedì o di Sabato , i Merciaj e Bottega)
poffano tener aperto mezza porta de' loro negozi e Botte
ghe lino all'ora di Nona e non più , fenza efponere però al
cuna mercanzia : abitando poi ivi di cafa , poffano tener aper
to la porta per loro ufo . Anco i diftrittuali non poffano in
detti giorni feltivi carreggiare o lavorare fotto dette pene.
Cap. 8. Ogni Arte e Meftiere debba avere il fuo Gonfalo
ne colla fua infegna , fotto cui qualunque di quell' Arte deb
ba
iiz CRONICA DI VERONA
ba radunarli e andare Belle Proceffioni , ed ogni volta che per
ordine del Sign. Podeftà faranno, invitati i Gaftaldi coi loro
Gonfaloni, fotto pena al Gaftaldo, Arte o Meftiero, che non
abbia il fuo Gonfalone , di cento foldi per ogni volta , e di
foldi 5 a quello che non farà fotto. il fuo Gonfalone , e foldi.
3,0 al Gaftaldo quando non v' intervenga ec.
Cap.io. Viene primieramente comandato che neiTuna femmina
vada ad accompagnare il corpo di alcun morto y eccettuato il
corpo de' fanciulli di anni 7,0 meno di età; ad accompagna-
re 1 quali portano andarvi folamente donne, e non uomini fal-
vo che per portarli; e ciò fotto pena di foldi 40 per ognuna
ed ognuna e per ogni volta.
Secondo netTuna perfona per cagion di qualche morto poffà ve»
ftirfi di nuovo a lutto, eccettuato la moglie del defunto, i fi
gliuoli mafchj, e i nipoti mafchj provenienti da' figliuoli del
lo fteflb defunto, fotto pena a cadauno e per ogni volta di L-
QjutfiaCa- 50 de' piccoli. Neppure fiano dati velli neri ad alcuna perfo-
pitff/a ara na fe non ajja m0p|ie figliuole e nezze come fopra , fotta
non i più ' , ° •5 1 1• t j » 1•
«(ftrvats. I*113 a cadauno e per ogni volta di L.. 10 de piccoli..
Parimente nelTun corpo di alcun morto fia veftito di nuovo >
nè fia portato discoperto r eccettuati i corpi de' Soldati , de?
Dottori del Jus Canonico , Civile , e della Fifica , nè vediti con
abito di Religione , in pena per cadauno ed ogni volta di Lire
50 come fopra*
Cap. il cosi è regiftraro - Per il rifpetto noftro inverfo d'Id
dio, feguitando ed efeguendo la parte prefa li 18 di Nov. 1424
nel pien ConfegUo di tutto l'anno della Città di Verona , colla
giunta delli Ragionieri delle Contrade y in tutti 175 e niuno in
contrario, fotto il Reggimento del nobile ed onorevolif's. Cava
liere Sigf Francefco Barbaro per la Sereni fs. Signoria di Venezia
Podeftà di Verona , uomo dottiflìmo nella lingua Greca e Lati
na; mentrechè il Dazio fopra de' Barattieri o Bari, il quale nel
la Città di Verona fino da antico introdotto v' era da' noftrì
maggiori come fi crede non per vile ed inonefto guadagno , ma
per frenare e toglier via i cattivi e fcandalofi collumi , abbia
poi vergognofamente degenerato con certi adulterati ordini e
regole perraiflìve, colle quali rilafciate aveanfi le redini agli in
vogliati del giuoco , permettendo loro luogo e forma , con che
I giuochi venivano frequentati, da dove il più. delle volte ac
cadono mali, rapine, furti, beftemmie, omicidj, e fi corrompo
no tutti i buoni coftumi , ed in confe?,uenza la Città ne cava
va
PARTE PRIMA. 223
va un illecito guadagno ; ed eflb Dazio effondo (lato levato via
dalla Città e dal Diflretto di Verona, e qual fpina pedilente
affatto fradicato, nè pia fé ne difeorra , nè con ordini proibitivi e
penali venga proveduto che per 1' avvenire non fi giuochi *'
dadi , deche quelle pene vengano incantate e rifeoflè come le
cito provento del Comun di Verona . Studiando noi dunque
con tutto zelo e la religione non {blamente all' utile che ali'
•onefto ancora:
Comandiamo primieramente che alcuna perfona sì terriera
che forediera non debba per fé o per altri giuocare o far giuo-
care a' dadi nella Città o nel Territorio , Cotto pena di folcii 10
de' piccoli per ogni volta e per cadauno che giuocarà o farà
-giuocare ; la qual pena fi intenda raddoppiata nel tempo di
notte. £ chi darà alloggio o ricovero a' giuocatori di dadi ,
o in Città, o nel Dirtretto, nella l'uà càfa , ofpizio, bottega,
danza o fornico , o in qualunque altro luogo e forma , cada
nella pena di L. 25 de' piccoli per cadauno ed ogni volta, e
-fia raddoppiata in tempo di notte . Ognuno poi, il quale fo-
praftia al giuoco , fia condannato in L. 3 de piccoli per ogni
volta; e fe accufarà gli altri giuocatori, fopraftanti, o in al
tra forma contraffacenti a quelli ordini , fia affolto dalla fua
pena , e di più fu partecipe delle pene da levarti agli accula
ti , le quali giuda le prelenti ordinazioni applicate fiano agli
accufatori, e li intenda il doppio nel tempo di notte. Qualun
que perk>na poi che nel giuoco de' dadi avrà impreflato dena
ri , o dadi , o altra cofa , cada ogn' uno ed ogni volta nella
pena di Lire 10, e di perdere ancora i denari e tutte quelle
cole che aveffe imprecate, le quali debbano venire al Comun
<li Verona; e di dover, lenza alcun pagamento o reflituzione
di alcuna cofa, redimire que' pegni che aveffe ricevuti; la qual
pena fia doppia nella notte. Quello poi, che nel giuoco avrà
perduto o guadagnato, fe acculerà quello o quelli co' quali a-
vrà giuocato, o quelli che gli avranno alloggiati., o che fia
no dati fopraftanti , o che abbiano impreflato nel giuoco , fia
affolto dalla meritata pena, e guadagni la terza parte della pe
na levata a quelli da eflb acculati ; fe poi avrà perduto, ed
accufarà come fopra , da quello o da quelli , che nel giuoco ri
avranno vinto o guadagnato, gli fia refhtuito tutto quello che
avrà perduto ; e fe il detto accufatore avrà guadagnato nel
giuoco, fi pofTa trattenere il guadagno, e nientemeno oltra ciò
guadagni e partecipi delle pene impofte agli accufati come fo
pra
2Z4 CRONIC A DI VERONA
pra fi è detto . Se alcuno poi ricufarà di aprire la porta , bot
tega , flanza , fòntico, o qualunque altro luogo che non fia ca-
fa di Tua abitazione, a' Miniflri che rintracciafféro i Bari o i
giuocatori a' dadi , cada in pena di L. 25 de piccoli per ca
dauno ed ogni volta, e il doppio la notte . Intendendo però
che per quello non poflfano far ricerche di notte quelli che non
hanno licenza per quel tempo. Ed ognuno fia tenuto di gior
no aprire anco la fteffa Tua cafa a quelli tali ricercatori che
abbiano feco loro il Giurato della contrada con uno o due de'
vicini , o parimente in Villa il Malfarò con uno o due della
.deità Villa, fotto pena di L. 50 de' piccoli e di Ilare un me
te nelle prigioni del Comun di Verona.
E quelli che faranno flati condannati pel giuoco , o per a-
ver dato luogo e permeilo che fi giuochi, o per elfere fla
ti fopraflanti , fiano forzati realmente e perfonalmente al pa
gamento della pena ; che le non avranno con che pagare , lia-
no a fuon di tromba attuffati tre volte nell' Avello del Capi -
tei lo, o diano per due meli nelle carceri del Comun di Ve
rona, a loro elezione.
Tutto quello poi che fi è detto del giuoco de' dadi , fi in
tenda anco della Bifcazia , e di qualunque altro giuoco di for
tuna, ed anco delle Carte; e quel giuoco della Bilcazia e del
la fortuna alle carte fu proibito, il quale farà voluto tale dal
Giudice de' Procuratori del Comun di Verona e da' tuoi Confi-
clieri . E acciocché quelli ordini fiano intieramente ubbiditi ,
fino da ora fia commefló a' Cavalieri de' Procuratori del Co-
jnun di Verona che con ogni diligenza e follecitudine debba
no in ogni tempo, di giorno e di notte , come di fopra rin
tracciare per ogni luogo ed in ogni maniera , tutti e cadau
no dfe' giuocatori e difubbidienti di quelli ordini , e tanto
nella Città che nel Diflretto di Verona , e contra di elfi fare
le invenzioni da effere dinunziate al Giudice de' Procuratori di
Comun cello Jteffo o nel feguente giorno fe ciò farà in Cit
tà, e , fe nel Diflretto, fra otto giorni dal dì dell'invenzio
ne. I quali Cavalieri ritrovandoli guadagneranno la metà del
la pena in cui farà condannato ognuno da elfi invenzionati , e
l'altra metà fia applicata al Comune di Verona da efiggerfi da'
Proveditori di elfo Comune . PofTano farne ricerca anco li Ca
valieri de' Signori Rettori di Verona , e della Cala de' Mer
catanti, e fare invenzioni e denunzie intorno alle prederte co
le , e contro qualunque giuocatore e trafgreffore di quefli or
dini ■
PARTE PRIMA. 215
dirti. I Vicarj ancora delle Ville, e i Capitani ai Contrabban
di poffano iìmilmente fare inquifìzioni , invenzioni e denunzie,
le quali nei termini fopraddetti debbano eflère da effi Cavalieri,
da' Vicarj e Capitani confignate al predetto Giudice de' Procura
tori del Comune, colla dovuta relazione ad ognuno e ad ogni
cofa; e guadagnino la terza parte delle pene nelle quali faran
no condannati i detti giuocatori o in altro modo contraffacen
ti , da effi ritrovati e denunziati come fopra • e le ajtre due
parti debbanlì efiggere da' detti Procuratori del Comun di Ve
rona come fopra fi è detto. E perchè i detti giuocatori e traf-
greflòri non abbiano motivo di oftinatamente perfiftere nel giuo
co e nella difubbidienza , poffano una e pia volte , nello freno
ed altro luogo e giorno , dallo fteffo e da' diverfv officiali e
in diverti luoghi , effere contro effi fatte invenzioni , denunzie,
ed accufè, e dallo fteffo o da' divertì denunzianti o acculato-
ri, a cadauno ogni cola giultamente aferivendo.
. Che il Giudice poi de' Procuratori del Comun di Verona fia
e debba efière il giudice competente, e conofeitor e difinitOre
fopra tutte e cadauna invenzione , denunzia ed accula , le qua
li vengano fatte d'intorno e fopra le predette cofe ; e «infir
mare ex officio le inquifìzionì contro effi accufati; e unitamen
te a' due fuoi Configlieri debba condannare e punire ognuno,
di quelli cioè che fono ritrovati inquifiti e denunziati , o accu
fati di contraffacimento a' predetti ordini , e ciò fecondo i pre-
fenti Statuti e procedendo fummariamente e de plano , ed in
ogni giorno e tempo, feriato e non feriato, fino alla fentenza
ed esecuzione inclufivamente . E non ammetta la difefa di alcu
no contro cui vi fia invenzione, denunzia, accula , o inquifìzio-
ne, fe prima non fia data da eflfo una piegiaria di ftare al giu
dizio e di pagar le lpefè; la qual piegiaria fe alcuno de' pre
detti ricuferà di dare, o non la polfa dare r fia pofto prigione,
nè in alcuna maniera o fotto qualunque pretefto fia ammeffo il
Procuratore o l'Avvocato di effi contro quali vi fia invenzio
ne, acculi, denunzia, o inquifizione; nè alcuno delli conclan»
nati per le predette cofe o per alcuna di effe poffano appella
re, querellare, Supplicare , o intercedere il ripriftino j e fe lo
faceflero, non ftano afcoltati, nè da alcun fuffragio nano affi-
ftrti contro le predette cofe o alcuna di effe. E le alcuno de'
predetti Giudici od> Officiali in alcun modo o per qualche prete
fto non oflferveranno le predette cofe, o in fraude degli predetti
ordini commetteranno qualche cofa o contraffaranno, cadano ncl-
Ff la
42(5 CRONICA DI VERONA
la pena di cento lire di denari per cadauno a per ogni volta,
da eflergli tolta irremiffibilmente ed applicata al Comun di
Verona come fopra.
Cap. zo. Ordina che in tutte le Porte della Città , che ora
fono aperte o che in avvenire fi aprifiero, debbano enervi di
pinte le Immagini di noftra Sign. Maria Santiffima Madre di
Gesù con in braccio il fuo figliuolo , di S. Zenone noftro Pro
tettore, di San Pietro colle chiavi in mano, e di Santo Cri-
ftoforo .
Cap. 14. Vuole che il luogo da abbeverare o fia il Vò che
è di lotto dal Ponte Nuovo pretto la piazza della Pefcaria ;
detta anticamente la piazza maggiore; (ia bene accommodato ,
piantato di fafli e così mantenuto , talmente che i Cavalli e
le altre beftie commodamente. condurli e andar portano a bcrre
alla riva dell' Adice ec.
Cap. 57. Comanda che tutte le Meretrici e pubbliche Ruf-
£ane ftar debbano nell'Arena, e le faranno ritrovate abitar al
trove j fiano condannate per cadauna ed ogni volta in L. 10
di denari, da effere applicate al Comun di Verona : e le nel
la cafa di alcuno vi iarà ritrovata abitare qualche Meretrice,
o Ruffiana, per tali dichiarate, dalla pubblica voce e fama ,. il
padrone di efia cafa fia condannato in 100 foldi tante volte
quante darà loro abitazione • e niffùna Meretrice o pubblica
Ruffiana ardifea di andare per la Città o per i Borghi di Ve
rona in alcuna forma , o per qualunque caufa , le non ave-
rà attaccata fopra della fpalla una benda di pignolato bianco,
larga quattro dita, e lunga quanto è 1' altezza del pignolato ,
la quale fopra la ftefl'a fpalla li vegga bene davanti e di dietro,
fotto pena di 60 foldi per cadauna e per ogni volta. I Ruffia
ni pubblici poi debbano portare, attaccato al capo, o legato fo
pra della fpalla un lònaglio bene in vifta e di ■ buon tuono ,
l'otto la predetta pena j e delle predette cofe tutte ognuno ne
poffa effere l' acculatore , ed abbia la metà della pena .
Cap. do. Proibiice ad ogni pedona , fotto pena di 40 foldi
per ogni beftia , di non dover legare nè tener legato alcun A-
lino o altro animale nel mercato delia Piazza, nella Corte del
Palazzo di Comune, negl' ingrelfi di elfo Palazzo, fopra la ftra-
da del Portello , fopra la Piazza di San Marco, fopra la via
de' Pignolati L nè altrove attorno il circuito del mercato della
Piazza .
Cap. 63. Comanda che perfona alcuna non debba impedire
od
PARTE PRIMA. 227
od occupare il fito del mercato della Piazza , con cafoni , def-
chi, celle, ftuore , nè con qualunque altra cola* nè ilare ivi
a vendere contro la regola degli Statuti ed Ordini, fotto pe
na di 40 foldi per cadauno ed ogni volta . Eccettuato che pof-
fano ftarvi quelli che fui detto Mercato portano a vendere er
baggi , frutti , -polli , e pefci frefchi , e poflano vendere fenza
alcuna pena , purché non fiano perfone che rivendono , a'
quali ciò è proibito come in altro Statuto antecedente . Pari-
inente che gli affittuali di alcuno de' luoghi della Piazza del det
to Mercato non poflano tenere delchi lèrrati , nè banchi, nè
caflòni che liano coperti d'altro che di ftuore, o tende alte fo-
lamente fei piedi. Similmente che gli affittuali di detti delchi,
banchi o caflòni colle dette tende e ftuore debbano averli fat
ti portar fuori di detta Piazza tutti i giorni di Sabbato, e tut
te le vigilie delle Feftività folenni; cioè fulla Tera dopo Tuonata
l'Ave Maria dalla Campana del Palazzo- e chi contraffarà ha
caftigato in cento foldi per cadauna perfona ed ogni volta. Gli
-affittuali di detti luoghi ancora non debbano condurre nè te
nere i detti dei'chi , banchi o caflòni , nè qualunque altre co-
fé fopra di effò Mercato in alcun giorno di "Fella folenne, c
contraffacendo, fiano per ognuno ed ogni volta caftigati in cen
to foldi. Eccettuati quelli che vendono fiori, erbaggi, frutta3
polli , pefci , e pane , potendo elfi nel detto luogo del Mer
cato della Piazza tenere in ogni giorno i loro caflòni e ten
ete dal Capitello in giù, falvo però il giorno di Natale e di
Pafqua colli due feguenti giorni ; e chi contraffarà fia cafti
gato ad arbitrio del Giudice de' Procuratori del Comune e de'
loro Configlieri.
Cap. 71. Vuole quello Capitolo che ogni giorno di buon mat
tino debbafi per una volta bene ed alla lunga fuonare colla cor
da ia Campana detta Marangona; * al qual fuono di campana
tutti i maeftri ed opera j di qualunque Arte, e con qualunque
titolo fiano nominati, i quali lavorano a prezzo, fiano obbli
gati e debbano effère ai loro lavorieri , e di là non partirli fe
prima non farà fuonata la campana nel tramontar del Sole .
E qualunque trafgreffòre fia per ogni volta e per cadauno ca
ftigato in cinque iòidi ; ed ognuno poffa eflerne 1' accufatore ,
ed abbiafi la metà della pena, e creder fi debba al giuramen
to di effò accufatore.
* Alcuni vogliono che il getto di quefta Campana feguijfé nel? an
no 1452, ma meglio avrsbóo» detto fe rifritto aveffero che in queW
Ff 2 anno
ii8 CRONICA DI VERONA
anno fu di nuovo rifatta; perciocché tuli' Archivio del Motfaflero di
Santa Maria in Organo C.37, a». 3 , n. 5 , memoria confervafi , che
fino nelT anno U04, avendo tAbbate pojla gente a lavorare nelF A-
dtgette , quefta lavorava fino al fuono della Marangona. Il P. Mar-
tene , nel libro IV àe antiquis Ecclefue ritibus, dice, che una vol
ta nelle vigilie delle fejie joloafi circa il Vefpero fuonare una Campa-
na per avvifare la eeffarione del lavoro che avea a feguire . Forfè
allora ufavafi qmefto in Verona; e quel tal giorno era vigilia . Quefta
Campana onde foffe così detta , da quanto fiamo per raccontare ,
è fama che cotal nome prendere. Dicono dunque , che una Gentil
donna , della famiglia Nicbefola per nome Lucia , moglie del Co.' Lo
dovico Bevilacqua da Lazjfe, intefo avendo che il marito colla mo
glie di un Fabro da legname , 0 Marangone , come dir lo vogliamo ,
domeflichexja aveffe , e perciò gelofa divenuta , ed implacabile , un
giorno, che fu Pattavo dopo la folenniti del Corpus Domini, pre-
fa oceafione da una Proceffione , che in quel giorno faceafi , e tutto
ra fi fa nella Parrochia di Sa» Paolo di Campo Marcio, e fattafi la
Proceffione ad ojfervare , 0 che le veniffe in acconcio la rivale castal
mente veduta , 0 che a bello ftudio fé l'aveffe fatta condurre per Inter,
pofta ptrfona a mirare la Proceffione fatto ad una feneftra della pro
pria Cafa , {cagliale fopra il capo di quella /graziata una graffa pie-
tra,\coficcbè la méfchina col capo ijchiax^tato ivi morta cadefje . Perla
qua'l cofa la Nicbefola inquiftta dalia Gtuftizja fu condannata alla fpe-
fa del getto di effa Campana, la quale , dalla uccifa Marangona, il
medeftmo nomo pigliafje . In teftimonio del fatto adducono tffere fiata
pofla nel mergo dell' arco che fofliene l' ultimo pam della jcala fatto
della porta per cui entrafì nella prima Sala -del Palazzo della Ragio
ne quella mcTga figura con una pietra fopra del capo in atto di ca
dere , rapprefentante la femmina uccija , veggendoft anco pili fopra un
Genio avente in mano lo Jttmma Lazifio . Noi però non pojfiamo così di
leggieri tal cofa credere , nè del tutto eziandio rigettarla ; perciocché
può effer accaduto benijfimo che U reato fia fiato dalia Nicbefola
comrnefj'o , e forje anco al tempo che quefta Campana fu di nuovo ri
fatta y e a fpefe ancora dell'Inquiftta , come afferifcono ; ma che di qui
la Campana il nome di Marangona prendere , are/iremo dire effere una
manifefta menzogna ; sì perchè, come fuperiormente abbiam dimofìrato,
fino nell'anno 1204 v'era quefta tal Campana in Verona, è fino a
quel tempo con quel nome chiamavafi ; sì ancora perchè in Venezia v
ha una Campana col meùefimo nome nel famojo Campanile di S. Mar
co, come fi legge nella dejcrizjone di Venezia del Sanfavino, la qual
Campana ferve in quella Dominante quafi all' ifieffo ujo che quefta
tiojira
PARTE PRIMA. 22?
«offra in Verona. Che poi il cafo delf uceifione feguiffe nel giorno che
allegano , non è verifimile che poffa cffer vero qualora affermar vo
gliano che prima dell1 anno II04 aVvcuiffe ; Sendocbè , [ebbene la
folennttà del Corpo del Signore fin /lata iflituita. in Liegi , nelF anno
I 24C» dal Vefcovo Ruberto ad iftanra di una drvuoa Retigiofa chia
mata Giuliana , come fi legge uel Bollando, e ordinata folcnue nel
izpq. da Urbano W >• nondimeno il portar/i prooejfionalnunte il Santijjfi.
mo Corpo di Gesh Cri/Io fotto F OJhia con[aerata ebbe principio in Pa
via foto nelF anno 1364. Se poi concedono che foto nel 1452 foffe
condannata la Nicbefoia alla fpe/a del rifacimento della Campana
Jìejfa , converrebbe loro quefF altra circoftan^a provare, cioè che nella
Contrada di S. Paolo fino in quel tempo quefta Proctjfion Ji faceffe;
pure fe il fatto fu vero, come riferifcono , e dalle aonjetture foffe
permeffo alcuna illazione cavare, doverebbefi aggiugnere, che oltre
la '.Campana foffe flato ingiùnto alF Inquifita anche il rijlauro del
pontile mede/imo ove fi veggono e quel Genio , e 7 buflo della pre-
tefa Marangona . Ora quefta Campana , oltre i confueti fegni del
le ore di Ter^a , Nona ec. fuol e(fere fkonata anche tutti i giorni fefli-
vi alle ore ventidue per dar fogno a Molinari di poter incominciare
a macinare : a Pomari di accendere il fuoco ney forni : e sì ad ejfi ,
come agli altri, che cofe vendono allumano foflentamento neceffarie, le
hotteghe aprire , il che prima di quel? ora non è loro permeffo . Ciò
però , a tonfa delle troppo corte giornate , non fajfi in tempo d'Inverno.
Cap. i8o\ Viene comandato che niun bifolco o carradore
di uva, o di vino poffa, o debba alloggiarli nella Villa di Tua
abitazione, nè altrove nella cafa o corte di alcuna villa o con-
trata, ma venir debba direttamente per la ftrada comune a Ve-
rona col carro fteflb alla cafa di cui farà il detto vino o eflà
uva , fotto pena di cento iòidi per cadaun difubbidiente ; ed
ogn' un poffa effére l'accufatore, ed abbiafi la metà della pena .
Cap. 188. Ordina che i Bifolchi o altri che conducono car
ri , non debbano andare fopra di elfi carri per la Città e
Borghi di Verona. E quefti, fubito che fono entrati ne' Bor
ghi o nella Città, debbano tenere la mano al timone del car
ro, e guardare diligentemente che non fìa apportato danno al
cuno dal carro loro e dai buoi ad alcuna perfona o beRia ,
fotto pena di venti foldi per ognuno ed ogni volta; e, fe per
loro negligenza farà apportato alcun danno, fiano tenuti al ri-
farcimento * ed in ogni cafo ciafcuno poffa accufarli ed abbia
la metà della pena , ed il padrone fìa obbligato per il fami
glio.
Cap.
230 CRONICA DI VERONA
Cap. 103. Comanda che ognuno , il quale abbia comperato
vino , o carni , o qualunque altra cola alla minuta , fia con
giuramento obbligato e debba a richiefta degli Officiali del Co-
mun di Verona moftrar loro , e permettere che quelle cofe fia-
no mifurate o pelate , e dire la quantità ed il prezzo che co
fano , e condurli a quello da cui le averanno comperate , e mo
ftrar loro il venditore le farà ivi , fotto pena ad arbitrio del
Giudice de' Procuratori del Comune.

LIBRO Q.U I N T O.

Cap. 117. "Y 7"Iene condannata in L. 25 qualunque perfona la


V quale caverà o (pianterà o farà che cavati o
fpiantati fiano dalli confini i termini di alcuno , e di dover
rimettere efio termine nel fuo fìto. Se poi non maliziofamen-
te ne cavalle o fpiantaflè coll'aratro , allora quella tale perfona
lia tenuta nello fteflò o nel feguente giorno denunziare alli poi-
tenori o lavoratori delle terre confinanti al detto termine, o
alla cafa dell' abitazion loro, ficcome abbia cavato coll'aratro
non maliziofamentc il detto termine, e che è pronto a ripor
lo e metterlo nel fuo primo eflère a lue fpefe j il che fe non
farà, fu caligato in cento foldi, e nulladimeno fia obbligato a
fue fpefe rimettere quello o quelli termini.
Cap. 122. Ordina che qualunque contòrte, o fia qualunque
altra perfona che voglia piantare qualche albero da frutto, o
non fruttante, debba piantarlo lontano dal termine delli con
fini non manco di tre piedi : fe poi vorrà piantare vigna, pof-
fa e debba porla lontana da elfo termine non meno di un pie
de . E fe qualunque albero da frutto, o non fruttante nafeef-
fe vicino ad elfo termine fra i detti tre piedi , quello debba
efiere fpiantato da quello nella cui terra farà nato , e ciò fra
tre giorni dopo che ne avrà avuto cognizione. E chi contraf
farà paghi 40 foldi per cadauno, per ogni volta, e per cadau
no arbore , e fia tenuto a rimover effe piante ; -eccettuate le
cefe che pofTono effere piantate nei confini , ma che però non
debbono alzarfi più di otto piedi . E quefio Statuto dia regola
per le cole avvenire , nò li incenda delle paffete j nè abbia Tuo.
go i'arlandofi delle cefe polle fulle ftrade, e nei bofehi.
DAL LIBRO
DEL SIGNOR

DOMENICO MICHELI

AVVOCATO VERONESE

Dcir Ordine di procedere ne' Giudicj civili del foro


di Verena .

PARTE PRIMA, CAP.. VII, num. ó, e 7-

Ra le confuetudini- non fcritte vi fon»


anche gli Ufi popolari, come quello delle
malchere che in Verona vengono efpo-
fte nel dì 16 Dicembre . Quello di an
dare nell' ultimo Giovedì , e fuffeguen-
ti Lunedì , e Martedì del Carnovale nel
nobile Anfiteatro detto l'Arena, e mol
ti altri , nel numero de'quali rilevo per
nobili i feguenti. 11 primo è quello di
effere lecito a chiunque, e fenza pericolo di nota dopo le ore
ventiquattro levare le infegne ammovibili di qual fi fia bottega,
e fopra di effe quantunque foffèro di minimo valore può por
tarle ad un Ofte, e da etto farli dare il vito fino a Lire lei e
Ioidi quattro de' piccoli , effendo in ufo apprettò gli Ofti riceve
re le infegne, e poi efigere dal Padrone Bottegajo quella quan
tità, non effendogti permetta alcuna eccezione in contrario. Non
è certo ancora da qual motivo lia fiato introdotto cjuefto ufo*
Vogliono alcuni che fia originato dal fine di tenere vigilanti *
Bottega) per la. cuftodia delle loro infegne, per le quali vengo
no rieonofeiuti e diftinti , non elfendo permefTo fra Bottegaj
della fretta Arte valerfi di alcuna infegna che fia fimile a quel
la di un altro . Il fecondo Ufo è quello delli Vedovadeghi .
Confifte quello Ufo nel contribuire 1 uno per cento della- dote
nel cafo di matrimonio fra due Vedovi . Quella szione com
pete folamente a' Putti delle Contrade, rifeuotendo quelli del
la Contrada della Femmina l'uno per cento da c!Pa , e fimi!-
menu
*3i CRONICA DI VERONA
mente quelli della Contrada del Marita V uno per cento dal
lo fteflb Marito • e fe i due Vedovi foflèro della medefima Con
trada, devono pagare ambedue 1' uno per cento a' Putti della
fletta Contrada : coficchè fopra la dote deve effere contribuito
il due per cento, l'uno per parte del Marito, l'altro per par
te della Mog-lie . Mancando di pontualità nel pagamento di
quefto Vedovaticò, godono i Putti delle Contrade il Privilegio
di deridere i due contraenti con Baccanali ftrepitofi anche di
giorno , fino a tanto che tormentati dal continuato difprezzo li
rifolyono di pagare . Quelli ftrepiti fi dimandano Baccinelle .
Oltracciò hanno 1' azione di convincerli- ih gìudicio ed obbli
garli al pagamento. L' Ufo di quelli Vedovatici è antichiflìmo»
nè più fi contendono , effendo animato da infiniti giudicj . Si
mile Ufo al riferire di Domenico Magri nella fua notizia de*
Vocaboli Ecclefiaftici , l'opra la parola Cbanvarium % era in pie
na offervanza nella Francia ed altri Paefì, dicendo che nel paf-
faggio alle feconde nozze veniva lo Spofo dagli abitanti della
Contrada fchernito, e burlato con campanazzi r ftrepiti, urli
ed altri fuoni con vali di rame*,, coficchè per liberarli da tan
ti fuoni-, fi componeva con elfi, dando loro qualche mancia pro
porzionata alla firn condizione e poffibilità. Quefto. tumulto fi-
chiamava Carivario , che pofcìa dai Concilio Turonefe 1445
fotto Nicolò V redo- proibito, le di cu* parole dalia fteflb Ma
gri riferite fono le feguenti: btfultationes , clamores, fonos , &
alios tumultus m fecundts , & tertiis quorumdam nuptiis , quos Cba-
rivarium vulgo coppellante fnpter multa & gravia incommoda fle
ti omnino probibemus [ub* poena excommunicattonis . Per foftenere
quefto Ufo fono foliti i Putti delle Contrade convocarli, e fa
ve i loro Capi , la incombenza de' quali alle occaGoni che fi
prefentano è quella di efigere il danaro , che poi difpongono
a piacimento-, o i» demofine, o nella Chiefa , o in pubbliche
ricreazioni . Vive quefto Ufo anche ne' Borghi e Sobbor
ghi, e nelle Ville di tutto ir Territorio. I motivi di quefta
confuetudine pare fiano ftati quelli della Bigamia che appreflb.
tli antichi era in odio . Sono note le pene delli fecondi ni»-
enti, delle quali non occorre farne il Catalogo, effendo quefle
ftate abolite dalle Leggi Canoniche . Di effe però ancora ne
fu (urte alcuna in pratica, e fono; che il Marito non lucra la
metà» ma folamente il terzo della dote per la efiftenza de' fi
gliuoli del primo matrimonio •, La femmina perde la proprie
tà de' Legati, ed ogni altro beneficio lanciatole dal primo Ma
rito,
PARTE PRIMA. 233
rito , o pervenutole per fucceffione dalli figliuoli premancati ,
perchè tenuta rifervare a' figliuoli fuperftiti la fletta proprie
tà , reflando ad effa rifervato il foto ufufrutto : Inoltre per
de 1' eflère di Tutrice , Curatrice , e Committària • gli onori
acquattati dal primo Marito , la educazione delli figliuoli : s'at-
trova tenuta rendere conto flrertiffimo della Tua amminiurazio-
ne ; i figliuoli non pofTono eflère sforzati ad alimentarla , nè
effa può per capo d' ingratitudine rivocare le donazioni fatte
alli figliuoli prima di paflàre alle feconde nozze.
7. Le consuetudini contrarie alle Leggi non fempre giufla-
mente poflono eflère imputate di corruttelle. Non e un ribei-
larfi dalla Legge fcritta quando ella fia antiquata, oppure (la
bilità in tempo, ed a motivo di quelle premure, che ora cef
fate rendono inutile la djfpofizione . Molte Leggi fono (late ab
bandonate, o perchè imponibili ad efeguirfi, o pure col tempo
Fono comparfe di pregiudicio alla rettitudine delli giudicj , o
perchè mutate con altre Leggi , che di prefente non Tono a no
tizia, perchè farebbero fomentatrici di riffe e fcandali, come di-
verfe ve ne fono nel Noftro Statuto , delle quali credo notabili le
Teguenti per dimoftrare la loro defraudine originata dalle maflì.
me deH'onefto . La prima è quella dello Statuto Vero», lib. 2. Cap,
98 che non concede per valida l' aflìcurazione della dote , fe non
Interviene l'attuale feparaajone della Moglie dal Marito . La
feconda è quella dello fteflb Sfatato lib. 1. Cap. 35 , che voleva
efpofte al corfo del Palio le femmine di onefta fama , alle qua
li poi fono fiate foflituite le Cavalle . La terza è quella che
le Meretrici dovettero portare la infegna della propria infamia
col tenere fopra il fuo veftito un diftintivo di certa merce det
ta Pignolato, cioè fopra le fpalle, e pendente d'avanti e di
dietro, Statuto lib. q..Cap. 57. La quarta è quella delli Lenoni
detti volgarmente Ruffiani , quali per il medefimo Cap. 57 e-
rano tenuti portare un Campanello fonoro , o fopra il capo ,
o fulle fpalle, che ferviffe d'avvilo della loro fcellerata profef-
fione. Quelle Leggi più non fono in ufo, o perchè non fia di
decoro vederfi tanti infami per la Città, o perchè dal tintin-
namento di tanti Campanelli non foflero divertite le fode ap
plicazioni degli uomini onefti . Le confuetudini dunque anche
contrarie alle Leggi, purché fìano utili ed onefte, fono da of-
fervarfi .

Gg GA-
234

CAPITOLI ED ORDINI
SPETANTI ALL'UFFICIO

DELLA CASA DE' MERCANTI t

CAPITOLO I.

He il Cavaliere della Cafa de' Mercanti


debba nella fua carica invigilare fincera-
mente , e per confcienza , a rutti i deflet
ti, inganni, fraudi , e contraffazioni che po-
tefle partorir la corruzione de' tempi io
qualunque forte di Arte, tanto nella Cit
tà, quanto nel Territorio, e il tutto abbia
fubito ad inquirire col dare e far defcrive-
re le invenzioni all'Officio di detta Cafa.
Cap. i. Che fe il Cavaliere medefimo non foddisfarà all'ob
bligo fuo; anzi fe accorderà le invenzioni, o dentro nella Cit
tà , o fuori nel Territorio , e non le farà notare , come di fo-
pra , che pure nella Città dovrà effer efequito il giorno fteffo
che le averà fatte , o il fuflequente ; e fe faranno fatte nel Ter
ritorio , il giorno del fuo ritorno , o quello proflimamente fe-
guirà ; poffi «(Ter citato nel Magn. Conl'eglio di XII da chi fi
lia etiam intereffato, ed ivi dal medeiimo Confeglio infieme con
il Signor Vicario non folo debba effer condannato in Ducati
cinquanta , da «(Ter applicati per la metà all' accufatore , e per
l'altra metà a' luoghi pii , ma di più fia conceffa facoltà al
Confeglio predetto, e Vicario, veduto ed efaminato il manca
mento, di privare effo Cavaliere , e Miniftro participante, in
perpetuo, 9 a tempo d' officio , e beneficio ; nè poffi fotto le
pene fuddette accectar doni e prefenti di alcuna forte.
Cap. 3. Che fia obbligato trovando roba , che da effo foffe
tenuta per contrabbando, farla fubito condurre fopra la Cafa j
o pure iè conolcelfe efTer cola , che a moverla da luogo a luogo
potcde patire, all'ora intrometterla e fequeftrarla ove farà in-
venzionata , con la nota diftinta e inventario fatto alla prcfen-
v.a dell' intercffàto , facendoli poi in tal caib dare le chiavi del
luogo in cui làra rinchiudi, quali con la nota fuddetta porte
Parte prima, 23$
rà incontinente all'Officio, e confettiera nelle inani del Nodàr
Stabile, da non efler levate, ficcome nè anco la roba, che co
me avanti foflTe condotta tu la Cafa , fc non quando forte li
cenziata dalla Giuftizia del Sig. Vicario, e Spettab. Confoli.
Cap. 4. Che non porta il Cavaliere fervirh. di Miniftro, o
Famiglio , che non abbi fatto almeno la vacanza di un' anno
intiero* nè polli all' incontro pedona che pur fia fenza queftp
requilito infìnuarfì in efercizio tale , in pena al Cavaliere di
Ducati trenta , e Ducati quindeci al Miniftro contraflfaciente ,
da effer allignati alla Cala, e l'elezione non vaglia.
Cap. 5. Che tutti quelli che elercitano, fanno ed ufano mer
canzia di quallivoglia forte , e di qualunque Arte , debbano tal
mercanzia fare, ed elcrcitare fedelmente e finceramente fecon
do la forma degli Statuti della Cai'.! de' Mercanti , e le buone
confuctudini di quella Magnifica Città; ed ogni una che lari
trovato contraffare, e far fraude in effe fue mercanzie ed Arti,,
fia punito fecondo la forma di eifì Statuti, e del prefente fta-
bilimento, nella perdita delle mercanzie fraudate e falhficate ,
c di più ad arbitrio del Sig. Vicario, e Conloli.
Cap. 6. ogn' uno fia tenuto in termine di giorni otto dopo
l' ingreflb che farà il Sig. Vicario , che fuccede di lei in fei
mefi, cioè quelli della Città,, e quelli del Territorio in termi
ne di giorni quindeci far giuftar e bollar ogni lòrte di mifure,
f>iombini, ftadere , e bilancie, con le oncie, giufta la Parte del-
a Magnifica Città del dì 28 Ottobre 1577, e fecondo gli Sta
tuti della medelima Cafa , altamente faranno puniti giufta le
predette dilpofizioni .
Cap. 7. Che tutti i Merzari , o altri che mifurano merci di
qualunque forte, tanto in Città , quanto in Villa, debbano te
ner i palli, fatti a parte , e bollati dal pubblico Bolladore, e
le gli palli faranno di legno, debbano efler ferrati alle tede
fecondo gli ordini antichi della Cala , e le faranno trovati a-
verli diverlamente , cioè o legnati lopra banchi , ovvero affé
che portano in volta, faranno caftigjui in Lire ciuque de da
nari per cadauno e cadauna contraffazione; e in oltre perde
ranno la roba che averterò venduto; ovvero che fodero a mer
cato per vendere; e pollino efler accufati con aflìgnazione all'
Acculatole della metà della pena .
Cap. 8. Che tutti li Piombini , co' quali li pefa alla grof-
fa , fiano tagliati fui fpigolo da una parte, come lono i Piombi
ni alla fintile; e dall'altra parto abbianole lue lire, e mezze
Gq z lire,
i}6 CRONICA DI VERONA
lire, e anco le tre oneie ; acciò alcun compratore non retti
ingannato, fotto pena di Lire dieci de danari, e di perder la
roba che voleffe vendere , o aveffero venduta, (coprendoli il
mancamento, ovvero il prezzo della mcdeHnu, con li peG co'
quali (offe pefata.
Cap. o. Che tutte le mifure da Calcina flano bollate e giu
riate in termine, come di Copra nel Cap. 6, fotto pena di Li
re tre de danari Veronesi per cadauna mifara e tranfgreffione ,
e ciò dal Bollador deputato , e non fuori della Citta, ne da
altri od altrove, in pena ad arbitrio del Sia* Vicaria e Coil-
fòii.
Cap. io. Che tutti i Coppi, Quadrelli, Mattoncini, e Ta
volette , debbano farfi in modo tale , che cotti e ben condizio
nati , rcftino- di longnezza , larghezza r ed altezza , datogli il
tuo legittimo calo, lecondo la mifura e modello della Cafa ^
altrimente fe faranno trovati cotti, che non fìano come avan
ti s' è detta, debbano i trafgreAori efser puniti in Lire venti
per ogni migliaro della roba fuddetta, e in perdita dcll'iftefsa.
Cap. il. Che tutti quelli che vendono Calcina fiano tenuti
venderla con il Quarter colmo-, fotto pena a cadauno e cadau
na volta che comraffacefse di Lire dieci.
Cap. li. Che nelTuno pofsa comprare Carbone m Verona per
kicanevarm, nh per rivenderlo, nè poflì vender per altri, lot
to qualsivoglia pcetefto j ma quello debba eflèr venduto dalli
proprj patroni ■ fotto pena di perdere il Carbone ,. e. altretanto
quanto valerà..
Cap. 13. Che quelli che vendono Carbone alla minuta di
qualunque forte % flano tenuti aver e tener le mifure giufte e
bollate fecondo gli ordini predetti, fotto l'ifteflè pene.
Cap. 1-4^ Che non fia Gaftaldo 0 altro M-affaro, o Miniftro»
di qualsivoglia- Arte, che arditca. di convocar l'Arte,, o far i
fuoi Officj, o altro negozio in altro luogo-, che fopra la Cafa
de' Mercanti; avuta- prima licenza dal Stg. Vicario, fotto pe
na di Lire cinquanta per cadaun- Miniftro d'ogni forte che con-
traflfàcene, oltre le altre pene Statutarie di Lire venticinque,,
da effer tolta ad ognuno de' predetti , che altrove lafciaflV con-
gregarff, che fopra di effa Cafa, e quefto per la debita efecu»
zione degli Statuti, e perchè, il tutto palli con (inceriti e già.
(tizia -
Cap. 15. Che conforme lo Statuto della Cafa LXVI del ter*
zo libro, ogn uno eh- «lerci u l'Arte del Senfaxo, avvero Me£-
fetto ,
PARTE PRIMA. 437
fetto, fia tenuto una volta air anno dare la fua idonea figurtàj
ma in vece di congegnarla per il Mefe di Febraro, e di Lire
venticinque, come nello Statuto, debba efler data per tutto il
Mefe di Gennaro , e di Ducati venticinque per buona ammU
niftrazione per cadauno; altrimente facendo , e pafTato detto
Mefe; oltre che i trafgreflòri faranno puniti in Lire cinquan
ta de danari Veronefi, la metà de' quali fiirà dell' accufatori,,
e l'altra metà della Cafa ; s' intendine ancor efler cafiì, e pri
vi di effa Arte , con eforeffa dichiarazione, che non poffino
mai pretendere fenfaria d alcun contratto che avellerò fatto do
po eflb mefe; anzi debbano efler obbligati alla reftituzioae di
quanto aveflèro confeguito per detta raeflettaria o lenfaria. In
tutte poi l'altre parti lo Statuto medefimo fia inviolabilmente
oflèrvato, fotto le pene in eflb contenute ,
Cap. 16. Che ogni e qualunque perfon a nefluna eccettuata ,
che tenirà panno baffo foreftiere , ovvero forte alcuna de drap
pi , o lavorieri fatti di detto panno , fia tenuta farli bollare
iopra la Cafa de' Mercanti non il bollo ordinario ; altrimente
le faranno trovati panni o Iavoricri , come s' ha dichiarato ,
non bollati, caderà in pena di perdere i panni o lavorieri, e
di foldi venti per qualunque brazzo di panno, e foldi quaran
ta per ogni lavoriero.
Cap. 17. Che in materia delle pannine non fia alcuno cosi
ardito, cne tenti di contraffare agli ordini per altre provifio-
ni già ftabiliti ; e in particolare al dover far bollare i panni
detenti , fotto le pene in effe contenute y e di più ad arbitrio
del Sig. Vicario, e Confoli .
Cap. 18. Che fia proibito a cadauno che averà panni appref-
fo Cimadori, il portargli altrove, fe prima non faranno licen
ziati dal Cavaliere, conforme le Leggi, in pena di lire venti
cinque per ogni pezza, e qualunque volta contraffaceffe .
Cap. \g. Che il bollo deputato per i panni fuddetti , che è
del gloriofo S Zeno Protettore Santi firmo di quella Città , fia
cuftodito dal Nodar Stabile, che farà prt tempore, apprettò l'Of
ficio della Cifa ; nè pofli d' indi efser levato fotto prctefto ima-
ginabile, fe non con licenza del Sig. Vicario e Spettabili Con-
ioli, in pena al Nodaro contraffacente , o tolerante che fofse
portato altrove, di Ducati venti, da efser applicati per la me
tà all' accufatore , e l'altra metà alle Cere della Beata Vergi
ne efiftente fopra la Cafa ; ma che fe alcuno averà roba da
efser bollata, fia tenuto far portare i panni dopo che faranno
238 CRONICA DI VERONA
ftati legittimati , nè altritnente fecondo le regole antiche » (opra
là Cafa , e ivi nè altrove farli bollar dal Nodaro Stabile al
la prefenza del Cavaliere fe vorrà afliftere , fe anco nò» facci
con il folo Nodaro; quale però- doverà prima effer avvitato dal
Cavaliere» fenza il cui ordine mai averà ardire di bollar cofa
alcuna» fotto le pene fuddette . L'utile poi che renderà effo
bollo fia del Nodaro, conforme l'antica ufo.
Cap. 20. Che per moltiplicità di robe da bollo» e in parti
colare in tempo di Fiera , fia conceffo al Cavaliere di poterft
fervire di detto bollo, facendo dal Nodaro bollare i panni fe
condo le occorrenze (fempre però in quefti cafi alla fua prefen
za) anco per i fonteghi e botteghe, e porti il Cavaliere, e No
daro fuddetti per giudi e legittimi impedimenti, foftituire e de
legare perfona fedele nella fua carica, da effer approvata tìal
Sig» Vicario per giorni otto; fe vorrà di più, fupplichi il Ma
gnifico Confeglio di XII che ne farà uno per modo di provi
none, fin che farà cavato d'impedimento; e in quelle oceano-
ni debba reftar il bollo nelle mani del delegato ,. o fatto per
modo di provifione , lotto le pene di fopra lpecificate per il
proprio Nodaro»
Cap. 21. Che il Nodaro Stabile ordinario» o nelli modi d'
avanti dichiarati» fia diligente nel trovarfi all'Officio,, tanto la
mattina , quanto il dopo pranzo nelle ore che gli faranno depu
tate dal Sig. Vicario e Confoli, e attendi alla fua carica con
ogni fedele applicazione , dovendo fempre efler pronto a tutti
i bifogni, e fpezialmente al bollar de' panni, in pena di Lire
venticinque per cadauna volta che non offervafle quanto di fo
pra refpettivamente fi è ordinato.
Cap. 22. Che per elocuzione degli ordini , fatti in materia
delle tele turchine, niun Tintor ardifea tinger tele turchine di
forte alcuna che non fiano di buona tinta, in conformità de
gli Statuti fopra ciò deponenti, in pena di Ducati venti per 0-
gni contraffazione , e cadauna volta , da effergli tolta irremiflibil-
mente » e fe farà denunziato abbi 1' accufatore la meta della
pena .
Cap. 23. Che nefìun Tintor di qual forte eflèr fi voglia», co
sì della Città, come del Territorio, poffa, nè debba in modo
alcuno non folo adoperar , e tinger in legno tauro alcuna for
te dì rrerce , fotto la pena contenuta nella provinone del dì
31 Agofto 1577 della Magnifica Città: Ma di più. non poffa»
nè deDba tener detto legno in cafa, ne altrove; fotto la pena
PARTE PRIMA. 230
di perder la roba, e di Lire venticinque ; da enere applicate
parte all'accufatore , e l'altra parte alla fabbrica della Cala, e
ciò tante volte quante contraffarà.
Cap. 24. Che fia proibito ad ogni Tintor che tingerà tele
nzure o verdi , il poter tingere con il Verzino cofa alcuna ;
ma fia obbligato tinger di puro guado , endego , o fiorada , fen-
za alcun' altra matura, fotto pena di Ducati venticinque, e dì
eflcr privo per un' anno «li poter efcrcitar V Arte , c quello
tante volte quante contraffarà .
Cap. 15. Che tutti i Tintori da Telami fiano tenuti bollar,
e marcar le pezze di tela che tingeranno di detti colori da tut
te due le tefte e capi delle medelime pezze , mettendo in quel
le che faranno tinte di pien colore due marche per capo, e.
una marca per capo alle pezze di mezzo colore ; fotto pena
di Ducati uno per pezza di tela non marcata.
Cap. 26. Che neffun Mercante , o venditor di tele di qualun
que forte, poffa tener in bottega, o in altro luogo, nè meno
vendere tele turchine, o verdi, o altra cofa che lia tinta d'al
tro, che di puro guado, endego, o fiorada, e che non fia mar
cata ; in pena di perder la roba , e di Scudi uno per pezza di
tela, da effer affigliata la metà all'accufatore , e 1 altra metà
alla Cafa.
Cap. 27. Che fe farà trovato alcun Mercante , o altri che
fabbricano e vendono Coltri, aver e tener roba compofya di
tele tinte, contro gli Ordini, Parti, e Statuti della Magnifi
ca Città; oltre il perdere le Coltri, caderanno anco nella pe
na di Lire dieci per cadauna volta e contraffazione; e fe pu
re alcuno vorrà far fare Coltri di detta forte dì tela tinta .
contro le provjfioni già dette, per proprio ufo , fia obbligato
denunziarle al Signor Vicario e Spettabili Confoli, e da effi
averne prima la licenza che cortefemente gli farà conceffa.
Cap. 28. Che 'per oflervazione della Parte prefa dalla Ma
gnifica Città fotto il dì 25 Agofto 1585 in materia delle Coli
tri, fia fatto intendere che tutte le Coltri che fi venderanno,
«debbano quelle , che faranno di cimadura di lana, aver la tela
di dentro roffa, acciò che dall' altre di Bombafo di falda Ga-
np co.nofciute » e come fono di altra qualità; quelle poi che
fono fabbricate di cimadura, e garzadura di bombafo per ufo
de' poveri , debbano avere nei loro cantoni , fecondo che fu
già ordinato l'anno 1580, cioè una ftella di reve di color di-
'verlo da quello farà la tela, e doverà efser fatta in forma gran»
14o CRONICA DI VERONA
de . Le Coltri poi fatte di Bombafo di falda pollano aver le te
le d'ogni colore, eccetto il roffo , e ciò debba- effer offervato
da cadauno fotto le pene , come negli Ordini e Statuti . In ol
tre ogni uno potrà mette* nelle Coltri del Bombafo vecchio
per quelli che non hanno il modo di fpendere in quelle di
Bombafo nuovo, con quella condizione però che detti Bomba-
fi vecchi fiano fcartezati e battuti ; e tutti quelli- che faranno
di dette Coltri con il Bombafo vecchio, fiano tenuti farli fo-
pra due cantoni una croce per uno, all'incontro una dell'al
tra , e fu gli altri due cantoni far la marca del Mercante con
inchiofiro, ovvero altro colore come gli parerà* e fe farà tro
vato alcuno contraffare al!i fuddetti Ordini, e tener Coltri del
le forti predette, lenza gli fopraferitti legni o marche, fari
punito nella perdita della roba, come proibita e falfa, e di più
ad arbitrio del Sig. Vicario e Confoh.
Cap. zp. Che non fia alcun Ferraro, Calderaro, Bafcherot-
to , o altri che vendono rame in Città e luo Diftretto , eh»
ardifehino vender , o far vender vafi di rame di forte alcuna ,
che non abbiano le recchiare di altro , che di fchietto rame dal
li manichi in noi, fotto pena di perderli, e di Lire dieci per
cadauno, e cadauna volta fotte trovato in contraffazione.
Cap. 30. Che fe farà trovato alcuno che faccia, o facci fare,
venda o tenghi da vender calcetti , o altre gucchiarie che non
fìano d'una materia fchietta , cioè o tutto (lame noflrano, o
tutto di lanetta, cadi in pena di Lire cinque per cadauno pa
ro, con la perdita della roba; e di più fe faranno calzetti , ed
altre gucchiarie di feta , ad arbitrio del Signor Vicario e Con
foli .
Cap. 31. Che per efecuzione della Parte del Magnifico Con-
feglio di quella Città del dì 7 Febbraio 1580, neffuno lìa chi
effer fi voglia abbia ardire di vender, o far vendere in quella
Città e Territorio, Cordelle e Paffamani che fiano mifli e com
porli di varie e diverfe merci ; Ma debbanfi vendere ad ogni
modo li Paffamani tutti , ovvero di pura feta , o pure di fchiet
to filifello, o almeno di 'altra femplice materia - e debbano ef
fer parimente le Cordelle, ovvero tutte di filifello , o tutte di
filo; e finalmente fia ogni compofizione o tutta di feta, o al
meno d'altra fchietta e pura materia; lòtto pena a chi vende
rà o farà vender in quella Città e Territorio merci mefcolate,
e non fchiette, oltre il perder delle merci medefime che faran
no ritrovate e conolciute falfificate , di effer punito il Lire 25
per
PARTE PRIMA. 241
per ogni cavezzo, e per ogni volta che farà contraffatto o in
tutto o in parte alla prefcnte Terminazione.
Cap. 31. Che tutti li Sarti di quella Città e Territorio, che
fi troveranno aver per le loro botteghe Cordelle, PafTamani, o
altre limili merci nel modo già detto mefcoiate, o falfificate,
fiano tenuti denunziarle all'Orcio della Cala, e medefimamen-
te da chi le averanno avute, nel qual cafo fiano tenuti fecre-
ti, e guadagnino la meta della pena che farà levata a chi fa
rà incorfo a far mancamento* altrimenti facendo, cadino elfi
nella pena de' contraffacenti.
Cap. 33. Che fia tenuto il Cavaliere fotto vincolo di giura
mento andar almeno due volte al Mefe per le botteghe de Mer«
canti , de' Sarti, e per ogni luogo dove crederà che lì vendino
dette merci , deligentemente cercando le li Mercanti ne ten
gano a danno di quelli , a' quali le averanno vendute , per
chè in tal cafo faranno obbligati redimire alli compratori il
loro prezioj e fìano tenuti i Sarti a dichiarare dove, e da chi
le averanno -comperate , fe pure faranno flati loro i comprato
ri* ovvero debbano almeno dire di chi faranno le vefti o ro
be, alle quali metteranno le merci ritrovate falfificate j alche
fìano sforzati con giuramento* e non fapendo veramente li Sar
ti chi faranno fiati li venditori di dette merci, debbano pale-
fare li compratori ; altrimente li Sarti nel fuo cafo , e li Pa
troni delle vefti fiano tenuti e accufati per quelli che aveffero
commefTa la fraude , e confeguentemente puniti come di fopra .
Cap. 34. Che debba il Signor Vicario della Cafa, fe il Ca
valiere fuo farà negligente nell'efequire gli Ordini, eie provifio-
ni predette , commettere a due Spettabili Confoli , accompa
gnati da due Miniilri della Cafa, affinchè fupplifchino loro al
diffetto di effo Cavaliere ; nel qual cafo quelli s' intendine a-
ver la medefima autorità e utilità che vien concefTa ad effo
Cavaliere, e quefto acciò per ogni via fiano eftirpati gl'ingan
ni e fraudi per utile e onore della Città.
Cap. 35. Che per efecuzione dovuta alla Parte prefa nel Ma«
gnifico Confeglio de' XII. e L. 1' anno 1561 fotto il dì ulti
mo d'Aprile, non fia alcun Orefice, o altra pedona di qualun
que fiatò e condizione eflcr fi voglia , che ardifea vender o te
ner da vendere anelli d' oro , fe non faranno fatti di zetto e
fenza faldadura , fotto pena di perder detti anelli fatti in altro
modo, e di pagar Lire cinquanta per ogni anello, e cadauna
volta fi troverà efler contraffatto.
Hh Cap. 3<S.
24i CRONICA DI VERONA
Cap. %6. Che neftuno foreftiero che non farà con la fua fa
miglia nella Città, ed anco vi fia {lato per anni dieci, pofla
vendere alcuna forte di Tele bianche, nè di colore alla minu
ta, nè di più pofla fcavezzar in alcun luogo" fotto pena di Li
re dieci per ogni volta trafgredirà ; e fe alcun Mercante per--
mettefle che perfona forefliera, o alcuno della fua famiglia fca-
vez zaffe , o vendette di dette Tele nella fua bottega , cadi nella
pena predetta.
Cap. 37. Che alcun foreftiere nè per fe fteflb, nè per inrer-
pofta perfona pofla vender delle dette Tele, nè all'ingroflo, nè
a minuto , quali avefle comperate o contraccambiate con altra
cofa nella Città o fuo Diftretto ; in pena di Lire dieci per ca
dauna volta contraffatene.
Cap. 38. Che tutti li foreftieri, che conduranno in Verona
merci pertinenti all' Arte de' Barozeri , non portano , anzi a
quelli fia efpreflamente vietato il vender cola alcuna per la
Città; ma folamente nell'Officio della Stadera, vendendo anco
all'ingroflo, e non alla minuta,* in pena di perder la roba, e
di Lire dieci per ogni volta trafgrediranno .
Cap. 30. Che fu ufata ogni agevolezza poffibile a tutti quei
Mercanti foreltieri , che conduceflero mercanzie di qualunque
forte da' Paefi alieni nella Città .
Cap. 40. Che neflun Ebreo pofla andar vendendo per la Cit
tà robe diverfe di merzaria , e altre forti di merci in fcatole,
celle , o fotto li feraroli , e così ridurfi in varj luoghi per ven
der efle mercanzie; falvo fe non fofle llato ricercato t\ ma ef-
clufo fempre da' Monafterj; fotto pena di Lire dieci per ogni
volta che folfe trovato contraffacienr*.
Cap. 41. Che non fia alcuna perfona che ardifea tener fo-
pra la bottega robe di merzaria da vender, fe prima non fa
rà deferitta nell'Arte de' Merzari , fotto pena di Lire dieci .
Cap. 42. Che tutti quelli , che vogliono vender Telami , deb
bano farli deferivere nell'Arte de' Barozeri, altrimente faranno
puniti in Lire dieci, e ad arbitrio del Sig. Vicario.
Cap. 43. Che non fia alcuno che ardifea vender, nè far ven
der Vetri per la Città e Territorio, che non fia deferitto nell*
Arte , in pena di Lire dicci , e di perder la roba .
Cap. 44. Che qualunque perfona che vorrà condur fuori di
quella Città per il fiume Adice , Botte , o Vezoti d' ogni for
te , fia tenuta chiamare il Cavaliere -in conformità dello Sta
tuto fopra ciò difponente, non dovendo detta Mercanzia efler
in-
PARTE PRIMA. 243
inviata fenza licenza, e non bollata* in pena a quello contraf
farà di perder la roba come di fopra non bollata , e partita
fenza licenza ; e di più ad arbitrio del Sig. Vicario •
Cap. 45. Che nefiuno porta eiercitar Arte alcuna , fe in quel
la, che vorrà efercitar, non fi averà fatto prima deferivere, fot-
to le pene contenute negli Statuti della Cafa , e ne' Capitoli di
queir Arte che fi trovaffe efercitare contro la prefente Termi
nazione*
Cap. 46. Che tutti quelli, che comperano Oglio fottopofto al
la mi lina , debbano denunziarlo al Conduttore di eflfa mifura ,
in pena di Lire venticinque de' danari per ogni contraffazione.
Cap. 47. Che alcun Merzaro, o altra perfona che vende Re-
ve, debba quello vender in quarti , nè di manco pefo , e chi
trafgredirà , cada in pena di perder la roba, e di foldi dicci
per ogni quarto.
Cap. 48. Che neffun sì in Verona ^ come nel Territorio ,
pofTa vender Ferrarezze, cos'i nuove come vecchie, ed altre co
le fpettanti all'Arte de' Ferrari , fe non farà detcritto in effa
Arte, in pena di Lire cinque, e perdita della roba .
Cap. 49. Che non fia alcun Sogaro, Baftaro , Merzaro, o
altra perfona che ardifea vender Spago di forte alcuna in go-
mifTelli, quali non fiano di certo e limitato pefo, cioè d'un'
oncia , o mezza oncia almeno , quali dovcranno effer venduti
a rata porzione di quello che per ordinario fi vendono a lira
fecondo la fua qualità • e fe fi trovaflè alcuno tener di detti
gomiffeli non fatti come avanti s' è detto, e così che vendef-
ie il medefimo Spago di più di quello fi vende in ragion di li
ra, fìa condannato nella perdita della roba, e di Lire tre per
ogni lira.
Cap. 50. Che non fia alcuno così ardito nell'Arte de' Ferra
ri, che tenga in giorno Feftivo Ferrarezze d'alcuna forte da
vender fopra la Piazza, nè in altri luoghi della Città; in pe
na di Lire dieci a qualunque trai'grelfore .
Cap. 51. Che ogni Mercante che tiene Pignolati, Tele T o
altra forte di roba di Bambafo da vender , -fia- obbligato in ter
mine di giorni otto, feguito 1' ingreffo del Sigh. vicario, far
portar detti Pignolati c Tele fopra la Cafa , e ivi farli bolla
re conforme l'ordine di detta Cafa, fotto le pene come nello
Statuto, e ad arbitrio del Sig. Vicario.
Cap. 52. Che tutti quelli che fono deferitti nelle Arti, e
fpecialnicntc de' Merzari, non poflano in giorni di Fefta , co
ri li 2 man-
244 CRONICA DI VERONA
mandati dalla Santa Madre Chiefa, cioè le Domeniche, Fede
degli Appoftoli, e i giorni della Beata Vergine in particolare,
tener aperte le loro Botteghe, nò gli ufciuoli di effe, per vender
merci di forte alcuna , nè meno vender, nè far vender nelle
Piazze fopra le tavole o banchetti, ficcome per lo paffato mol*
ti fi hanno fatto lecito di fare contro la torma degli Statuti
della Cafa , con fcandalo e poco timor di Dio; fotto pena a
chi contraffarà di Lire cinque per cadauno , e cadauna volta ,
e anco di più, fe così parerà al Sig. Vicario e Confoli.
Cap. 53. Che alcun Pellizaro non ardifca di batter pelli di
moltizzo fopra pubbliche ftrade • ma quelle debba battere in Cam
po Marzio, ovvero in altro luogo , dove per cauia di quelle
non fi dia danno con la polvere ad alcuno , o con il cattivo
odore non fi rendi naufeaj e chi contraffarà fia condannato in
Lire venticinque, da effere affegnata la metà all'accufatore , e
l'altra metà alla Cafa.
Cap. 54. Che fe farà trovato alcuno, di quelli che fanno e
fabbricano Coltri di Bombafo di falda , ponere in quelle Bom
bata falfo, così mefcolando il buono con il cattivo, fia puni
to in Lire cinquanta , e nella perdita della Coltre mefcolata .
Cap. 55. Che ogn' uno che fa, e vende letti di penna nuo
va , non poffa in quelli ponere penne vecchie , fotto le pene
fuddette* e il medefìmo s' intenda di quelli dagli Stramazzi ,
proibendogli il mefcedare lana calcinarola dal pelo con lana
buona* aftrimente faranno puniti come di fopra.
Cap. $6. Che quelli, che cfercitano l'Arte de! Lavezaro , fia-
no tenuti fornire i Lavezi che acconciano, e fanno da vende
re , con gli cercoli , e recchiare di rame conforme l'ufo antico,
e fe fi ferviranno di ferro o altra robba, cadino in pena di
Lire venticinque.
Cap. 57. Che neffuno poflà tener da vender Sapone con il
pefo di effo fegnato fopra , ma vendendolo debba pefarlo al
compratore , fotto pena di Lire due per ogni lira legnata , e
non pefata, ingiungendo obbligo al venditore di tener la fua
Bottega fornita di Sapone efpofto, e del quale debba vendere.
Cap. 58. Che tutti li Spezzapreda fiano obbligati far bolla
re i loro paffetti, co' quali mifurano le pietre, dal bollador pub
blico conforme gli Ordini in quefta materia* fotto pena alli
contraffacienti di Lire 5 per paffetto non bollato.
Cap. 50. Che fe farà trovato alcun Facchino, o altra perfo-
na che abbia ardire di vender Carbone per altri in qualunque
luogo
PARTE PRIMA. 145
luogo di quella Città , fu punito in Lire venticinque, e di
più ad arbitrio del Sig. Vicario.
Gap. 60. Che li Formaggieri di quefta Città e Territorio ,
non polla no pefare con bilanziétte nefluna forte di roba che
vadi pefata alla graffa , in pena di Lire venticinque , e fé fa*
ranno accufati , guadagni 1' accufatori la metà della pena .
Cap. 61. Che gli Calzareri di quefta Città e Territorio, non
ardiichino vendere corde di feta, o altre merci, fe non faran-
no defcritti nell'Arte de' Merzari, fotto pena di Lire 40.
Cap. 6z. Che non fia lecito ad alcuno far fare corde di fe
ta , fe non farà la feta tutta eguale , cioè la trama; e 1' or
dimento fia purgato nella tinta, come farà la trama; e con
traffacendo fia condannato nella perdita della roba, e di Lire
cento.
Capit. 63. Che tutti quelli che hanno Officio nelle Gar
zane, debbano con ogni diligenza e follecitudinc iollecitare i
loro Officj perfonalmente , lòtto pena di Lire venticinque a
chi trafgredirà per cadauna volta.
Cap. 04. Che quelli che averanno Botteghe nelle Garzane- ,
non ardifeano per f avvenire di tener tende d- avanti le loro
Botteghe o feneftre, in pena di Lire dieci per ogni volta farà
contraffatto.
Cap. 65. Che quelli che fanno, o faranno lavorar di lana,
non debbano dare alle filere che filano a molinello più di lire
fei e foldi otto per mezzetto, giudo la forma dello Statuto,
in pena a quelli che contraffaceffero di Lire quindeci per ca
dauno , e cadauna volta .
Cap. 66. Che quelli che faranno filar Itami, non pofTano
darne più di oncie tredeci per lira, conforme gli Statuti, in pe
na di Lire quindeci come l'opra; nella qual condanna incorri-
no. anco quelli che daffero manco di oncie tredeci per lira ,
per minima quantità che folTe ; e ciò per ovviare alle molte
fraudi e inganni che fi fanno a danno della povertà.
Cap. 6j. Che in virtù della Parte prefa nel Magnifico Con-
feglio di XII. e L di quefta Città lòtto li 22 Giugno 1572,
non oftante la licenza data alli Mercanti Drappieri l'anno 1568
di poter fervirfi di lane foreftiere nelli panni di fefTanta , e lef-
fantadue portade, effendo per efperienza tal licenza conofeiuta
dannofa , fi è ftatuito che alcun Mercante Drappiere dalli pan
ni di cinquantafei in fu , non poffa adoperar lane o ftami Sa-
lonichi, o Tedefchi , nè d'altra forte, intendendo di lane fo
reftiere ;
a4ò CRONICA DI VERONA
reftiere ; falve Tempre le noftrane fine , le Ferrarefi , FranceG , e
Spagnole, fotto pena al li contraffacienti , che gli fìa fquarzia-
to il panno per fchena, e di foggiacere a tutte le altre pene
confuete, e cenfure ordinarie circa i difetti de' panni.
Cap. 68. Che ogni Cimador da panni fìa obbligato bagnare
tutti i panni colorati a fufficienza, e bagnati che fiano, lalciar-
li almeno ore quattro al ruotolo; e fìa tenuto il Maefiro, quan
do va a dare la figurtà fopra la Cala , giurare in mano del Si
gnor V icario , o di uno de' Spettab. Confoli di offervare i pre
lènti Ordini, l'otto pena di {pergiuro, e di privazione dell'Ar
te, e di Lire cinquanta de' danari , e fia tenuto il Patron per
il Garzone , quando fia per la pena pecuniaria , rifervandogli pe
rò il fuo regreffo , perchè non effendo detti panni a fufficienza
bagnati apportano alli compratori grandiflfimo pregiudizio .
Cap. 69. Che in conformità della Parte prefa fotto li 30
Novembre 1587 dalla Magnifica Città, le Rafie non fi pofTano
fabbricare , nè far fare in manco di portade trentatre ; ma ben
in più ad arbitrio de i fabbricatori * nè pollano effer ordite eoa
manco di quaranta fili per portada ; nè tenute con mancò di
tre fili per dente; nè poflano per modo veruno effer ordite eoa
(lami foreftieri filadi.
Cap. 70. Che le Sarze non pofTano efler ordite in manco di
portade trenta; ma ben in più ad arbitrio, ut fupra • nè con
manco di quaranta fili per portada ; nè teflùte in pettine eoa
manco di tre fili per dente - nè poflano in modo alcuno effer
ordite con itami foreftieri filadi.
Cap. 71. Che le Radette non pofTano effer ordite in manco
di portade trentaotto; ma bene in più, come di fopra; nè con
manco di fili quaranta per portada; nè teffute in pettine con
manco di tre fili per dente; nè poflano in modo alcuno effer
ordite con Itami come di fopra .
Cad. 72. Che fe farà trovato alcuno che contraffaceffe in ai-
cuua cola agli Ordini predetti , facendo fabbricar delle fuddet-
te forti di lavorieri diverfamente da quello eh' è fiato d' avanti
cfpreflò, fia principalmente caftigato nella perdita della roba- ,
o del lavoriero che gli farà ritrovato,, e di Lire quarantacin
que per ogni lavoriero per la prima volta ; fe farà trovato la
feconda volta, fia punito, oltre la perdita della roba, in Lire
feffanta de' danari ; fe farà trovato la terza volta , fìa condan
nai nella perdita della roba, e nelle Lire feffanta ; ma di più
fia punito sei poter più efercicare l'Arie della Lana per anni
cinque
PARTE PRIMA. z47
cinque continui- nelli quali anni cinque, dopo la privazione,
i'c farà trovato lavorare, o far lavorare in detta Arte, fia pri-
ma condannato nella perdita di tutti i lavorieri che faranno
trovati aver fabbricato, o far fabbricare , e d* a vantaggio in
Lire cento de' danari, e ciò tante volte, quante contraffarà :
c gli anni cinque fuddetti s' intendano principiare fempre da
quel tempo che farà trovato aver trafgredito.
Cap. 73. Che finalmente li TeflTari che faranno ritrovati a
teflcre , od aver in telaro delle predette forti di lavorieri , con
tro gli Ordini già dichiarati , fiano anco per la prima volta
puniti per ogni lavoriero nella privazione dell' Arte fuddetta
per anni tre; ma fe all'incontro elfi Teflàri veniranno volon
tariamente a denunziare nell'Officio della Cafa li lavorieri dei-
la forte antedetta, denunziando infieme il padrone di quelli, e
da chi gli aver^nno avi^ti , allora i Tenari medefimi non fo-
lamcnte fìano e s- intendano liberi dall'antedetta pena, ma gua
dagnino appreflb il terzo di quella nelli fuoi cafi .
Cap. 74. Che parimente li Garzoni o Lavoranti di detti Tef-
fari , o qualunque altra perfona , poffano e debbano accufare e
denunziare al lòpradetto Officio li lavorieri che faranno con
tro le Regole prenominate ; e tali accufatori guadagnino per
ogni volta il terzo, oltre le pene fopradette nelli fuoi cali, sì
rilpetto al Mercante , come ad altra perfona di cui foffe il la
voriero denunziato, e volendo farà tenuto fecreto.
Cap. 75. Che le pene fopradette nelli fuoi cafi fìano divife,
ut infra ; cioè un terzo all' accusatore o denunziante ; un terzo
all'Arte della Lana; e l'altro terzo alla Cafa de' Mercanti: e
fe farà il Cavaliere che averà portate le fuddette contraffazio
ni , abbia lui folo i due terzi, e l'altro terzo fia della Cafa
medefìma .
Cap. j6. Che nbn fia alcuno di che fiato e condizione efTer
fi voglia, che ardi'fca o prefumi per fe, ovvero per interpofte
perfone , fotto qualfivoglia colore o pretefio , condur o far
condurre Lane nofirane di qualfivoglia forte in grande o picco*
!a quantità fuori di qaefta Città o Territorio , fotto le pene
Statutarie, e degli Ordini di effa Arte, e di più ad arbitrio del
Signor Vicario c Confoli , fecondo la qualità delle perfone , e
del mancamento che farà commeflo; non potendo nè anco toc
, Lane foreftiere fuori della Città e del Territorio fenza licenza,
da eflèrgli concetta giufto lo Statuto dell' Arte della Lana ,
fotto l'ifteffe pene.
Cap. 77.
24S CRONICA DI VERONA
Cap. 77. Che non fìa alcun Telfaro di quefta Città che ar-
difca di accettar più di due tele per telaro da fabbricare ; cioè
una, tenendola in telaro; e l'altra per poter, quella finita, di
nuovo incominciarla , ficcome difpongono gli Statuti , e Capito
li dell'Arte, fotto le pene come in quelli, e altre maggiori ad
arbitrio , e quello per ovviare alle molte fraudi che di conti
nuo vengono fatte dalli Teflari per la loro ingordigia.
Cap. 78. Che li Teflàri da Lana non" portano lavorar del fuo,*
e le faranno trovati contraffare , cadino in pena come negli Sta
tuti , e più ad arbitrio; ciò portano però fare con licenza del
Sig. Vicario.
Cap. 7?. Che li fuddetti Tertàri fiano obbligati a fare il lo
ro fegno di lana fopra le Raffe; fiano o in pezza, o in cavez-
zi; qual fegno farà notificato al Nodar Stabile; e debbano ef-
ferc differenti tutti li fegni; portando chi uno, e chi l'altro;
in pena di Lire dieci per ogni contraffazione.
Cap. 80. Che f« faranno trovati Tenari commetter fraudi >
o falfità nella lana, o ftame in alcuna quantità, benché mini
ma, incori ino in pena d'effer privi dell'Arte, e di non poter
più lavorare per Maeftro , nè per Lavorante ; ma di più pa«
ghino Lire trenta de' danari, e fiano legati alla Catena del pub
blico Capitello in Piazza da Terza fino a Nona, fenz' alcuna
intercertion di grazia.
Cap. 81. Che fe farà trovato lana, (lame, o filadi di qua
lunque forte, o drappi pure di lana o in tutto o in parte, a
pedone che non èfercitaflero détta Arte rettamente , abbiano
quelle da render conto di detta roba, altrimente incorrino in
pena come negli Statuti , e di più gli farà proceduto crimi
nalmente; e fe farà in Gucchiaria alcuno che tenghi lana fof«
petta, fia fottopofto alla medefima pena; e cadauno polfa accu
lare col beneficio dello Statuto,
Cap. 82. Che non fia alcuno così ardito che ufi fraudi nel
bollar panni di forte alcuna al bollo di fopra in Garza ria ,
fotto le pepe degli Statuti, e di più ad arbitrio del Sig. Vi
cario, fecondo la fraude; e fe per negligenza di quel Malfarò
Cuftode di detti bolli foffe trasferito alcuno di detti bolli dal
fuo luogo, cada il detto Malfarò o Bolladore in pena di Li
re venticinque, da ertemi i tolta irremilfibilmente.
Cap. 83. Che non fia perfona dell' Arte de' Radaroli della
Città r che impedifea le rive dell' Adige , per caufa di te
ner pile di legne; e ciò perchè li foreftieri abbiano luogo li-
bero
PARTE PRIMA. 240
bero, per poter (caricare, e governare le loro Legne, in pena
di lire venticinque.
Cap. 84. Che fia proibito ad ogn* uno vender Legne d* alcu-
na forte, fé prima non farà defcritto neil' Arte de Radaroli ,
fotto le pene Statutarie .
Cap. 85. Che ogni Mercante da Leena lìa tenuto, quando
venirà Legna, quella far fubito forcare lotto le pene, come nel-
lo Statuto, e quando farà fortata, debbi a forte per forte far
che Aia feparata l'una dall'altra sì fattamente, che non fìa oc-
cafione di poterli mefcolare infieme , e fe farà trovata altrimen.
te, s'intendi non fortata, dovendo dar le mote lontane alme*
no un piede l'una dall' altra , ed il tutto fotto le pene ordi.
nane.
Cap. 26. Che neflun coffa tener Legna in piedi , che non Ga
fortata come di fopra, lotto pena di Lire dieci, e ogni volta
fia trovata in piedi, s'intendi fortata.
Cap. 87. Che neffiin Mercante da Legna ardifca di vender
Legne, fé prima non faranno fortate, fotto pena di perder ef
fe Legne che averà vendute , o foffe a mercato per vendere , e
di Lire venticinque de' danari, dando facoltà a cadauno, così
CaYrattiere, come Facchino di poter acculare , e guadagni an
co la metà della pena.
Cap. 88. Che (alvi, e rifervati tatti gli Ordini , fopra ciò
difponenti , non fìa alcun Mercante , di quelli però che tengo
no Leone da vendere, che ardifca tener quelle diftefe in terra
piti dell'ordinario ; ma abbiano luogo di poterle riponer, do
ve faranno tenuti dirizzarle fortate , come avanti fi è detto;
e occorrendo che il luogo , o ftallo foffè si fattamente pieno
(come fpeflè volte accade) che effi Mercanti non potettero ri-
ponervi altre Legne , per loro comperate , poffano in tal cafo
quelle tener diftefe in terra in tutto, o in parte fin tanto che
per vendita, o per altra occalìone faranno sbrattati gli ftalli,
o luoghi ripieni , i quali ficcome fi aneleranno feemando , così
ancora con le Legne diftefe in terra fi anderanno riempiendo »
Ordinando apprefio che , mentre faranno effe Legne per la fud-
detta caufa diftefe , i Mercanti medefimi fiano obbligati quel,
le dare in nota al Cavaliere la prima volta che compar al
luogo , ove faranno le Legne , e di quelle non poffano vender
ne per modo alcuno, fenza licenza in fcritto del Sig. Vicario -
Dichiarando in oltre, che la regola prefente non proceda nei
cafi dei foreftieri, quali debbano fempre averle fortate e ven-
I i dute,
a5o CRONICA DI VERONA
dute, e non tenute in terra in maniera alcuna; Quelli poi 1
che in tutto, o in parte trafgrediranno, cadano per ogni vol-
ra in pena di perder le Legne, e di Lire venticinque.
Cap. Sp. Che quelli Mercanti o Radaroli , che vendono Le
gna alla minuta, non portano, nè debbano comprar Legna di
forte alcuna nella Città, nè fuori dalle Porte da alcuno, che
la conduceffe a Verona" fu i carri , o altrimenti; ma portano ,
e fiano in obbligo andare a comprarla fuori alle Ville proprie
de' patroni di erti Legnami, c da Ponton in fu, come coman
dano gli Statuti, fotto pena di perder la roba, e altro tanto
quanto valerà.
Cap. oo. Che tutti li foreftieri , che conduranno Legna in
quella Città , debbano in termine de' giorni otto aver fortata
detta Legna, e in termine de' giorni otto averla venduta fotto
pena, come negli Statuti.
Cap. pi. Che fia vietato ad ogni foreftiero, che condurà Le-
gna di che forte effèr fi voglia in quella Città , incanevare det
ta Legna in pena di ammettere la roba, e di Lire venticinque
per ogni volta , e qualunque contraddente • nella qual pena
pecuniaria incorrino anco i padroni degli Halli, o altri luoghi,
nè quali forte trovata roba , come di fopra , e chi in quelli ca-
fi accufarà, guadagni la metà della pena.
Cap. p%. Che ogn' uno , che venderà Legne , o Stanghe come
di fopra foriate, debba anco cargarle fortate, altrimente tro-
vandofi carri di Stanghe, che non fiano tutte d'una lorte fola,
febbene foflero comperate fortate in diverfe forti, s'intendi ef-
fer incorfo in quella medefima pena, come fe foflero (late ven
dute, e refpettivamente comperate fenza fonare; dovendo ca
dauno , che averte intenzione di vender, o cargar Legna nel
modo fuddetto, prima che fia cargata dimandar licenza al Si
gnor Vicario e Spettabili Confoli , e chi contraffarà fia cali
gato come di fopra.
Cap. 03. Che non fia alcuno, che ardifea comperare Cerco-
li di alcuna forte, per rivenderli, fotto le pene Statutarie.
Cap. 04. Che tutti quelli , che fanno o vendono Cercoli da
Botte, o d'altra forte, debbano quelli far buoni e feguenti- e
così venderli fenza mettere i buoni di fuori via , e Ti cattivi
di dentro con fraude , e danno de' compratori , fotto pena di
Lire dieci per cadauno, e cadauna volta, e di perder la roba;
dando facoltà ad ogn' uno di poter accufare , e guadagni la me
tà della pena.j
Cap. 9$.
PARTE PRIMA. 251
Cap. 05. Che quelli, che vendono Faffi o Mafe in quella Cit
tà , debbano venderle due marcheti la Mala e non più ; e le
Falline cinque quattrini al più, giudo l'ordinario e antica con-
fuetudine; e fe farà trovato alcuna contraffare , fia punito in
Lire venticinque per ogni volta trafgredirà .
Cap. pó. Che neffun foreftiere ardilca condur Legname in al
cuna forte da quella Città alle parti inferiori fuori del Diftret-
to per caufa di vender detto Legname j, e in oltre nelfuno dell'
Arte de' Radaroli Ha cosi ardito v che predi aiuto o favore ,
vendendo con elfi foredieri ,. fotto pena di perder la roba, e
altre pene ad arbitrio del Sig. Vicario..
Cap. 07. Che tutti li Merzari, Barozeri, Radaroli, e altre
perfone nominate di (opra fiano tenuti inviolabilmente oflerva-
re non folo quanto è Irato predetto , fotto le- pene avanti di
chiarate, ma anca tutto quello che fi contiene negli Statuti ,
ed Ordini di quella Magnifica Città, Cafa de' Mercanti1, Pro
clami , e Provifioni fpettanti all' Officia della medefima Cafa ,
fotto le pene in effe ftatuite e ordinate; e fe alcuno accufarà,
o denunzierà qualfivoglia contraffaciente , giudificata V accufa ,
confeguifea la metà della pena, e fia tenuta fecreto , giuda la
fórma degli Statuti»

li %
*5*

CAPITOLI

SPETTANTI ALL'UFFICIO

DE' MAGNIFICI S I G N.

CAVALIERI DI COMUN-
CAPITOLO L

He fia proibito, totalmente a' Cavalieri dì


Comun di levare , o mandar via Cotto pre-
tefto di Contrabbando guai fi fia cofa, ben
ché di poco momento [eccettuati li cafi de
ferita nel Capitolo leguente} ma debba
no, fe troveranno roba che da loro farà
(limata incorfa in contrabbando, intromet
terla appretto perfona ficura , facendo in
ventario diligente alla prelenza del Patro
ne, quando però la roba potrà durare* ma fe correffe pericolo
«li euaftarfi , abbia il Patrone di efla libertà di tenerfela e ven
derla , dato però prima idonea ficurtà all'Officio de' Cavalieri di
quanto valerà effà roba, acciò poi fatta la fentenza dal Giudi
ce de' Cavalieri e Confoli , fervatis fervandis , fe farà laudata
al Sindicato dall' Illufrriflìmo Sign. Podeftà (quando a lui fofle
fiato ricorfo } abbiano i Cavalieri la metà del contrabbando , e
condanna giufto alla Legge, e alle confuetudini fin ora oflervate*
c fe altrimenti fofle terminato > debbano del tutto reftare taciti e
contenti .
Cap. 2. Che fia però conceda autorità a' Cavalieri di man
dar via il Pane alli Pittori» quando lo troveranno difettivo dì
due oncie, o più. del Calmiero detonato , e anco quando tro
veranno nelle Beccarle carni marcie, e di animali morti da fe,
ovvero di Vacche ammazzate fenza licenza di elfi Cavalieri, e
di più quando troveranno Pefce incane vato, e Gambari tenu
ti in viva ; e in oltre il Pefce di qualfivoglia forte , tanto fre-
feo ,. quanto falato che ha fracido. £ però doveranno manda
re il Pane difettivo come di fopra , e il Pefce incanevato , e
Gambali a' luoghi Pii,, c non altrove- ovvero difpenfar il Pa
ne
PARTE PRIMA. *S3
ne (quando ricercherà così la trafgreffione ) in buona parte alla
Povertà, che per cafo ivi lì trovate preferite , facendoli man
dare dalli luoghi Pii (fe a quelli manderanno il Pane) la fe
de in fcrìtto della ricevuta, che doverà eflér moftrata al Giu
dice fe la richiederà. £ le Carni e Pefci fracidi doveranno far
gettare nel Fiume , o far calpeftare co' piedi fu le ftrade , ri
cercando limili trafgreffioni più 1' efecuzionc fòbico veduta dal
Popolo, che alcun altro indugio.
Cap. 3. Che fia proibito a Cavalieri faddetti ricever alcu
na forte di regalie , e particolarmente quella dello Stortone *
eccettuate quelle due fole, che fono le Lingue de' Porci che u
ammazzano al pubblico Macello , nella quantità e modo con-
fueto (inora, e le Sardene nell'iftefio modo.
Cap. 4. Che fe li Cavalieri fuddetti contravenifanno al pri
mo Capitolo, mandando via di fatto, fono pretefto di contrab
bando la roba, e fe contraveniranno al Capitolo terzo , rice
vendo Regalie a loro vietate, e in oltre fe accordaranno le In
venzioni tanto in Città, quanto nel Territorio, e non faran
no notare alli loro Nodari tutte quelle , che per le trafgref
fioni de' Pittori, Beccari, Pefcadori, Revendaroli , e per ogni
altro difetto doveranno eflèr notate , non facendole portare quel
giorno, ovvero il di feguente fe faranno fatte nella Città, e
le fonerò fatte nel Territorio, il giorno che giungeranno nel
la Città y ovvero il fuiTeguente fopra al Banco de Cavalieri ,
poflano eflèr citati nel Confeglio di XII da chi fi ita, benché
fotte intereflato, e ivi dal medefimo Confeglio, inficine con il
Giudice de' Cavalieri , non folo debbano eflèr condannati in
Ducati cinquanta , la metà de' quali farà applicata all' accufa-
tore , e T altra metà a* luoghi Pii , ma ancora fia concena li
bertà al detto Confeglio di XII e Giudice , veduto e confidera-
to il loro mancamento, di privare elfi o alcuno di loro dall'
Officio in perpetuo , o a tempo , e così d' ogn' altro che fia
conferito da quella Città.
Cap. 5. Che fia fatta ogni agevolezza potàbile a tutti quel
li Foreftieri , che conduranno vittuaria d' ogni forte di Paefe
lieno, fecondo gli ordini del Confeglio di Xu delegato a rego»
golare li Capitoli fpettanti all' Officio de' Cavalieri di Comun,
1 quali tanto in Scritto , quanto a ftampa fin ora fono fiati
formati , come per il Capitolo ottavo della Parte del Magnif.
Confeglio di XII e L. del dì 22 Dicembre 1624.
Cap. 6, Che fia finalmente oflervata con ogni rigore la va
canza
254 CRONICA DI VERONA
canza ftatuita d' un* anno a' Famiglj , o Pefadori de* Cavalieri
di Comun : dovendo eftenderfi detta vacanza • ancora dal Pa
dre al Figliuolo» dal Figliuolo al Padre, e dal Fratello al Fra
tello, acciò- piii facilmente fi portano fchiffare quelle fraudi che
nalcona dalla perpetuità de' Miniftri s\ fatti. Ed al prelente
abbia efecuzione quella Terminazione , che è conforme ad altre
Leggi fatte da quello Confeglio in quello propolito , con dichia
razione efpreflà , che ogni atto che farà fatto per 1' avvenire
da' Cavalieri e Giudice per mezzo di quelli Miniftri vacanti,
farà decretato invalido, come aderto per allora è dichiarato da.
quello Confeglio per tale.
Cap. 7» Che non fia perfona alcuna così mafehio , come fem
mina, che ardifea nei giorni di Feda di Precetto, e in quel»
li ancora di Fella offervata dalla Magnifica Città lavorar, nè
meno prefuma alcuno negl' iftefli giorni tenir aperti eli ufei. o-
balconi delle Botteghe , Banchi, o Cartoni, nè tenir fuori zoc-
chi in Piazza benché piccioli per vender, o in altro modo con
trattar* e fe qualche pedona llaflè in famiglia, ove ha la fua
bottega, e non averte altro foro per ulcir di cafa , che dalla
bottega, gli fia lecito per la necertìtà d'entrar, e ufeir di cafa,
aprir e ferrar l' ufeio della fua bottega , e tenir anco aperto-
un balcon di quella , purché non fia veduta alcuna forte di
merce, quali debba tenir coperte, o in altro modo nafeofte ,
si che non fìano vedute da quelli che partano per la ftrada ,
ciò intendendoli anco delli Barbieri, Ebrei, ed ogn* altro ; nè
detti Ebrei portano nelle loro botteghe, benché ferrate, in det
ti giorni Feftivi vender, o con alcuno- contrattare mercato d'
alcuna cofa, e chi contraffarà alli predetti Ordini, calchi' in pe
na per cadauno , e cadauna volta , di Lire venticinque j ed altre
pene maggiori ad arbitrio.
bemy lia anco efpreflàmente proibito- allf Molinari , che nè
Ioro,nè li loro famigli, nè alcun altro di loro commiflione nel-
li fuddetti giorni di Fella di Precetto, e in quelli ancora of-
fervati dalla Magnifica Città , ardiscano con li loro Molini la
vorar, o far lavorar, fe non dopo che faranno fonate le ore
ventidue, in pena per cadaun,e cadauna volta di Lire venti
cinque.
Cap. 8. Che neflun» ardifea in quella Città ,. o fuo Terri
torio- giuocare a carte,, dadi, o altro giuoco di fortuna, ed in
particolare in ftrada, o in Piazza, nelle diarie o Magazeni ,
in pena di Lire venticinque e perdita delli danari, che fe gli
tra-
PARTE PRIMA. 255
troveranno , e altre pene ad arbitrio * e nelle medefime pene
calchino anco qnelli, che daranno recapito a tali giuocatori,
e gli accufatori guadagnino la metà, e fiano tenuti fecreti.
Cap. o. Che li Piftori di quella Città , e Tuo Torritorio deb
bano tenir le loro botteghe , fcaffe , o banchi in Piazza tutti
li giorni forniti, e fornite di Pane bello, ben cotto, e ben fta-
gionato , e non falfificato* qual fia al pefo del Calmiero che
gli farà dato di tempo in tempo , intendendo detto Calmiero
di marcherà quattro la bina , dovendo del continuo aver al
meno un terzo di Pan da Bolla, con il bollo della fu a botte
ga fopra le loro fcaffe , e banchi in Piazza , 1' iftefTo debbano
aver gli fuoi venditori a benefìcio del pubblico ; jiè poflano
detti Piftori bifeottar , nè per fe , nè per altri Pane , qual non
farà al pefo ordinario, in pena per ogn'uno che contraffarà di
Lire venti per la prima volta , c fe più volte contraffaranno
gli fìa duplicata la pena, e anco incorrano in pena di corda,
prigione, -e berlina ad arbitrio; e contra li Piftori «di Villa fia
duplicata la pena : e tutto ciò oltre la perdita «del Pane , che
poffa eflèr diipenfato dal Sig. Cavaliere, quando calafTe più di
due oncie per bina da quattro foldL
Cap. 10. Che tutti li Piftori debbano bollar il fuo Pane con
fìgillo .che abbia quel numero, al quale fi troveranno deferitti
nella loro matricola , il qual numero debbano tenir attaccato
alla fua bottega a fine, che fi polTà conofeer di chi fia il Pa
ne che foflè trovato in mancamento , nè poflano elfi Piftori
vender Pane , che non fia figillato del proprio figillo , come di
fopra, in pena a chi contraffarà di Lire dieci, e altre pene ad
arbitrio.
Cap. 11. Che tutti li Piftori , quali fanno Pane a pofta ad
altri , far debbano che detto Pane fia bollato del proprio bol
lo di chi farà detto' Pane, ovvero che fia bollato di chiave, fa
cendolo anco di forma diverfa da quello che fanno per ven
der , acciocché fia conofeiuto , in pena a chi contraffarà di Li
re dieci, e perdita -del Pane.
Cap. II. Che per levar l'ingiufto pretefto di effi Piftori fon
dato fopra la Parte 1549; cne difpone che, non fi trovando
più di cinque bine di Pane, per ogni infornata di Pane, difet
tive , non fi poffa far invenzione ; fi dichiara , che debbano ef-
fer invenzionati anco per una fòla bina , quando tutta V in-
fornata non fofTe pefata, e trovata di giufto pefo, eccetto bi
ne cinque.
Cap. 13.
2$6 CRONICA DI VERONA
Cap. 13. Che cadaun Malfarò, ConCgliero di cadauna Vil
la di quello Territorio, ovvero Maflàri, e Gaftaldi delle Ar
ti, cioè Barcaroli, Beccari, Fefcatori , Molinari, Carratterì ,
Nolezini , Ofti , Portcnari , Revendaroli , o altri a chi s' afpet-
ta, dehbano in termine di giorni otto proffimi futuri, aver de
nunziato alli Magnifici Signori Cavalieri di Comun tutti gli
efercitanti delle predette Arti, e Medieri, sì in queda Città,
come Territorio, fotto pena di Lire venticinque di denari per
cadauno, che non denunziale il giudo, ed altre ad arbitrio.
Cap. 14. Che tutti li Revendaroli da Folami , Salvaticine ,
ed altre vittuarie , portar . debbano del continuo , ed anco le
Fede nell' andar per la Città il capello tutto turchino , e le
Revendarole una manica tutta turchina allacciata al butto , e
così anco fuori delle Porte per miglia cinque , e fe faranno tro
vati, o accufati contraffattori cafehino in pena di Lire venti
cinque, e debbano dare al luogo dedinato oltre la Scala de'
Mercanti , in pena a chi contraffarà di Lire venticinque con
perdita della roba ; e anco di pena corporale di Corda , Pri
gione, Berlina, ed altro ad arbitrio.
Cap. 15. E perchè vi fono molti, che fanno modra di an
dar a comprar delle Pelli fuori delle Porte, e altre robe, ma
comprano Polami ed altro ; però fi fa intendere , che non pof-
fano andar fuora delle Porte a tal' effetto in pena di Lire ven
ticinque per cadauna volta, e pene corporali, come di Copra*.
Cap. 16. Che tutti li Revendaroli, e Revendarole debbano
in termine di giorni cinque, fe fono di queda Città, e quel
li di Villa dieci proffimi darfi in nota ali Officio delli predet
ti Magnifici Sig. Cavalieri , e ivi dar idonea iìcurtà di Lire
cinquanta, in pena a chi contraffarà di Lire venticinque, e
perdita della roba.
Cap. 17. Che tutti li Revendaroli di queda Città , e di Vil
la , che rivendono Ovi , Frutti , Afparagi , Artichiocchi , Salva
ticine, Polami d'ogni forte, Gambari, e Pefce , o quafivoglia
cofa fpettante al vito quotidiano, nefluna cofa eccettuata, non
poflàno comprar, o far comprar nè per fe , nè per interpode
perfone, nè per altri in luogo alcuno di queda Città, nè con
trattar, nè per miglia cinque fuori delle Porte, fe non quan
do farà levata la Bandirola dal Capitello, e per Io fpazio di
due ore dopo folamente, quali anco fiano in obbligo aver, e
modrar fede reale ad uno de' Magnifici Signori Cavalieri di
Comun della quantità , e qualità delle robe che averanno com
prate;
PARTE PRIMA. 257
prate ; qual fede fia fottoferirsa da uno degl' infraferitti , e non
eia altri , cioè dal Spett. Sig. Vicario , o luo Nodaro , ovvero
<ìal Maflàr di detto luogo , in pena a chi contraffarà di Lire
venticinque, perdita della roba, Corda, Prigione, Berlina, e
altre pene ad arbitrio; e fe faranno trovati alle Porte di que
fta Città, ovvero camminar per la ftrada delli Frutti, ovvero
per l'altra detta di Borgolecco * nelle ore ad eflì proibite , ca- * Comu-
dano nelle fuddette pene , e gli accufatori guadagnino la metà |jeni^nte
delle robe e pene pecuniarie, e fiano tenuti fecreti volendo . gf/ftTo f"
Di più , che non fia lecito a qualfifia Revendarol , o Reven-
darola, fono qualfifia pretefto di comprar, o far comprar, nè
anco per intevpofte pedóne , vittuarie in quefta Città per con
durle fuori, nè anco per miglia cinque fuori della medefìma
Città, per rivender, e condur altrove fotto qualfifìa inganne
vole pretefto, fotto le pene per cadauna volta, e per cadaun
mancamento efpreffe come di fopra : e perchè alcune volte vien
molta roba al tardo, e verfo fera, pertinente al vitto quotidia
no, a chiara intelligenza d'ogn'uno fi dichiara efprefiamente ,
die non fia lecito ad alcuno Revendarol, o Revendarola com
prar nè far comprar neffuna forte di roba , che in tal tempo
veniffe, e maflìme che non fia prima fiata in Piazza, fotto le
pene fudderte , e maggiori ad arbitrio , intendendo anco fem-
pre perduta la roba, e pene corporali, come di fopra.
Cap. 18. Che fe qualche Revendarol nelle ore proibite com
prerà , ovvero per mezzo d' altri farà comprar in luogo alcu
no di quefta Città, e anco per miglia cinque fuori delle Por
te, perda immediatamente tutta la roba da lui comprata, e fia
condannato in Lire venticinque de' danari , e più ad arbitrio,
oltre le pene corporali di Corda , Prigione , e Berlina , di
chiarate di fopra: con dichiarazione, che fia lecito a quel me-
defimo, che ad iftanza di qualche Revendarol averà comprato,
il palefar il nome del contraffaciente col guadagno di tutti i
danari, che il Revendarol gli averà dati per comprare, e più
d'una Lira di dinari per Lira in che il Revendarol farà con
dannato , da effergli il tutto pagato de' beni del Revendarol
contraffaciente, e larà tenuto fecreto, nè farà caftigato; ma fe
non accuferà, e comprerà come di fopra tanto lui, quanto il
Revendarol fiano condannati nelle pene corporali , e pecunia
rie come di fopra .
Cap. 10. Che li Revendaroli da Fieno , non poffano comprar,
Kk nè
258 CRONICA DI VERONA
nè contrattar con perfona alcuna prezio di fieno di quefia Cit
tà, nè meno poffano andar incontro alli carri carrichi, nè per
miglia cinque fuori delle Porte fino che non farà levata la
Bandirola dal Capitello, dovendo detti Rivendaroli continua
mente con il Fieno, che averanno comprato, aver fede reale
del logo ove farà fiato levato, e da chi comprato, in pena di
Lire venticinque c perdita della roba per cadauna volta che
contraffaranno, e altre pene maggiori ad arbitro, e corporali.
Cap. 20. Che quelli, che torranno Orti d' Erbami , Arti-
chiocchi , e Meloni ad affitto, non fi comprendano fotto il no
me di Revendaroli, mentre effì perfonalmente gli vendano, e
fi vadino a dar in nota all'Officio de' Sign. Cavalieri di Co-
mun , prefentando le Locazioni , o con giuramento del Loca
tore .
Cap. il. Che quelli, che conduranno vittuaria in quella Cit
tà di qualfivoglia forte per venderla, incontinente quella con-
dur debbano alli fuoi luoghi deputati , .nè ardifea quella met
ter in alcuna Bottega, o Oftaria, o Stallaci, o in cafa di Re
vendaroli, o in altro luogo, e come volgarmente fi dice, non
fìa lecito in modo alcuno infontegar vittuarie di qualfivoglia
forte , che fi conduranno a Verona fotto qualfivoglia pretefto,
neffuna cofa , e neffuna perfona eccettuata, etiam foreftiera* e
debbano parimente gionti al luogo deputato tenir quelle dilco-
pcrte per venderne a chi piacerà di comprarle, avvertendo pe
rò di non venderne a Revendaroli nell'ora proibita , venden
do detti conduttori detta vittuaria fenza V ajuto di Revenda
roli, o di altri: a' quali Revendaroli fia del tutto proibito ftar
appretto di quelli a vender la vittuaria , nè a)utar a vender
quella de' conduttori , in pena A chi contraffarà per cadauna vol
ta, così al comprator, come al venditor di perder la roba, e
di Lire venticinque, e altro ad arbitrio,
Cap. 22. Che tutti quelli, che conduranno carri di Captici,
o Cipolle in quefia Città , li Capuci poflano efTer fcaricati fu
la Piazza, e 1 Aglio e Cipolle fiano fcaricati in Pefcaria al
la Fontana piccola , ma però dette robe debbano efTer vendu
te per li medefimi conduttori , e non poffano venderne a Re
vendaroli, nè meno incanevarle nell' ora ad eflì proibita , fc
non dopo che farà levata la Bandirola, in pena di Lire venti
cinque, e petdita delle robe.
Cap. 23. Che alcuno non poffa accettar nella fua Bottega ,
o Ca-
PARTE PRIMA. 250
o Cafa, roba fpettante al viver umano in falvo, che fia com
prata da elfi Revendaroli, nè meno altre pedone poffano com
prar per detti Revendaroli, nè far mercato alcuno l'otto le pe
ne come di fopra.
Cap. 24. Che li Pefcatori, che conduranno Pefce in quella
Città, quello condur debbano a1 fuoi luoghi deputati, cioè il
Pefce del Lago di Garda alla Fontana piccola , quello dell' A-
dige, e di Fontana alla Preda del Pefce, e quello di Valle al
le Beccane grandi , proibendo al tutto di portar in Piazza ,
cioè alla Preda dal Pefce , Pefce che non fia di Fontana y in pe
na per cadauna volta a chi contraffarà , di Lire venticinque ,
perdita di tutto il Pefce , ed altre maggiori ad arbitrio etiam
corporali ; liano anco tenuti li conduttori del Pefce di Garda,
o Pelcatori denunziare ad uno de' Magnifici Signori Cavalie
ri la qualità, e quantità del Pefce condotto, prima che lo ven
dano, vendendo elfi Pefcatori il detto Pefce lenza 1' ajuto de'
Revendaroli, od altri, nè poffano occultarlo, nè bagnarlo, nè
tenerlo coperto , nè riponerlo in altro luogo * dovedo anco det
ti conduttori pefarlo con le Bilancie forate nel mezzo del fon
do, tenendo anco le Piadene da Pefce perforate, in pena a chi
contraffarà di Lire cinquanta per cadauna volta , perdita del
Pefce , ed altre pene pecuniarie , e fumo tenuti fecreti vo
lendo .
Item> medefimamente tutti quelli, che portano Gambari , e
Pefce nella Città > fiano obbligati portarli fubito nella Piazza al
luogo che gli farà allignato dalli Signori Cavalieri di Comun,
nè fi facciano lecito in neffun' ora , nè fotto qualfivoglia pre
teso portarli in vivara , o acqua di alcuna lorte , etiam che
non gli aveflèro potuti vender , e in cafo di contraffazione cal
chino in pena di Lire venticinque per cadauna volta , e per
dita della roba, la metà della quale fia dell' accufatore , qual
volendo farà tenuto fecreto : nella qual pena s'intendano anco
incorrer quelli , che li daffero commodità di mettergli in det
te vivare , o acque, ovvero fapendo li teneffero fecreti -y non
levando in oltre, che poffano effer caligari con pene più fe-
vere ad arbitrio.
Cap. 25. Che alcuno non poffa ricever regalie de' Gambari,
Pefce o altri Frutti , o Erbazi , che fiano portati in Piazza ,
in pena di Lire venticinque per qualfivoglia contraffazione, «
di Corda , Berlina-, ed altrè pene corporali ad arbitrio .
K k. 1 Cap. 26.
%6o CRONICA DI VERONA
Cap, ló. Che tutti li Pefcatori di quella Città, e Territo
rio, nefluno eccettuato, debbano in termine di giorni otto prof-
fimi dadi in nota all' Officia delli Magnifici Signori Cavalie
ri, e ivi dar idonea ficurtà di Lire venticinque, in pena a chi
contraffarà di Lire dieci, perdita del Pefce , e ad arbitrio, e
fe farà trovato alcuno di quella Città a vender Pefce, quar
non fia defcritto in detta Arte de' Pefcatori, e non fia padro
ne del Pefee, cafchi in pena di Lire venticinque, perdita del
Pefce, Corda, prigione, Berlina, e ad arbitrio.
Cap. %j. Che li Beccari di quella Città non pollano ammaz
zar , nè vende* animali di forte alcuna , fe non fecondo la for
ma delli Capitoli patititi trà la Magnifica Città, e detti Bec
cari, e fe non faranno prima veduti da uno di detti Magni
fici Signori Cavalieri, vendendo, la Carne per prezj a loro fta^
tuiti, e tenendo le fue polle fempre fornite di Carne di Vi
tello, e Manzo; e dir al comprato*- il pelo , e il collo della
Carne che comprano a tanto la libbra , e li compratori lìano in
obbligo dir ad uno de' Magnifici Signori Cavalieri il pelo , ed
il collo della Carne ; e- non pollano, dar zonta fe non dell' i-
fteflo animale, ma non pollano però dar zonta, nè vender a
pelò, Tefte, nè Interiori d'animali in pena di Lire cinquan
ta per ogni contraffazione, da e (Ter duplicata la feconda volta >
e la terza trafmeflb il procedo al Maleficio ; e tutto ciò oltre
gli altri obblighi, come nelli Capitoli delle locazioni.
Cap». 28» Che tutti quelli Formagieri, ed altri y che in que
lla Città fanno per vender , o venderanno Candele di Sevo ,
Salcizze. , Cervelati , Mortadelle , o altre robe , quali fonerò
fàlfificatc, o guade a giudizio de' Periti dell'Arte-, da effer de
porto con loro giuramento, cadano in pe;:a di Lire cinquanta e
perdita della roba, e più. e meno, e in pene corporali ad ar
bitrio, fecondo la condizione delle perfbne , e qualità delle trat»
greffioni, la metà della qual pena e roba lìa applicata agli ac
cufatori .
Cap. a-p. Che li Formagieri non poffàno ammazzar animali
graffi , nè Capre-, o altri limili in. cala; nè anco, mentre dure
rà il tempo dell'ammazzar i Porci, pollano comprar fimil for
te di Carne , fe non alle Beccarle , ed- al Macello , in pena
di Lire 25, perdita della roba comprata, e degli animali am
mazzati. E gli fia anco proibito il pelar qualfivoglia quantità
di roba mangiativa, che va pelata alla gì offa, con li Mai chi
PARTE PRIMA. %6i
alla fottile, e ciò in pena per ogni volta di L. io 'da effer ap
plicate , come di fopra .
Cap. 30. Che fopra le Brente da Oglio , che leniranno li
Formagieri fopra le loro Botteghe fiano in obbligo di tenirvt
un Breve con il nome della qualità dell' Oglio-, ed.il Breve del
Calmiero conforme al Decreto del Magnifico Confeglio. di XII.
ed anco tenirvi involto una pezza netta,. in pena. /di tire ven
ticinque per ogni volta che contrafaranno , e )ve«der V Oglio
giufta il Calmiero , in pena di Ducati venticinque per ogni
contraffazione. « • •
Cap. 31. Che li Formagieri non portano in modo alcuno te-
nir aperte le Botteghe, nè vender robe in giorno Felci vo, fe
non conforme alla Parte di primo Dicembre lóoì con la di
chiarazione del 'Magnifico Confeglio di XII. del di 2 Decem-
bre lòia
Cap. 33. Che li Formagieri non poflano mai comprar Oglio
porto in Zucche , o altri piccioli Vafi, nè in' Piazza, nè alle
Porte, nè in altro luogo della Citta, mentre V Oglio pollo ia
Zucche, o Vafi piccoli vien portato alla' Città, fò'tto pena di L.
25 di denari , e perdita della roba , che compraffero coatra H
prefenti ordini, dovendo lesene efler applicate , come, di (opra.
Cap. 33. Che dopo li quindeci di Novembre li Formagie
ri non poflano comprar Mezen«,-nè alla Preda idfcl Bel'ce , nè
per ftrada , nè alle Porte della Città lotto pena di Lire ven
ticinque e perdita della roba, applicata .come di J'opra, nè
poflano però comprar nelle Cale de' Cittadini , e anco- nelle. lo
ro Botteghe, quando da altri vi fiano volontariamente portate.
Cap. 34. Che al tutto fi a proibito andai? vendendo per que
lla Città Carne , o Pefce di qualfivoglii force, nè cottal o*
cruda , nè meno vender detta roba in altri luoghi , che nè li
Deputati dalla Magnifica Città in pena di Lire venticinque
perdita della roba, di Corda, Prigione, c altre pene ad arbi
tri», e gl'inventori, o accufatori guadagnino la metà della ro
ba , e pena . ;
Cap. 35. Che nefftin Torcolotto, o Secchianolo da:VnTO, o
altri, non poflano comprar, o far comprar .Vino fu 1* Piaz
za per rivenderlo in alcun' ora del giorno le non lontano da
quella Città per miglia cinque , in pena di Lire cinquanta per
dita del Vino , e altre pene ad arbitrio etiam corporali , e quel*
li che vendono > o fanno vender Vino in Piazza rifentit»; e
guado ,
z6z CRONICA DI VERONA
guado t debbano mettergli una Bandirolla, qual fia con facili
tà veduta fotta le medelìme pene.
Cap, 3<5. Che li Torcolotti debbano dar al fuo luogo depu
tata lenza andar incontro, e attorno al li Carri, nè meno con
trattar, fé non quando faranno chiamati con li Brenti a tuor
il Vino, in pena di Lire venticinque per ogni volta, e altre
pene come di lòpra .
Cap. 37. Che in quella Città fia al tutto proibito comprar»
o far comprar Carbone in alcun luogo, e tempo per rivender
lo in pena di Lire cinquanta e perdita del Carbon , nè polla ef-
fer venduto all' insronV altrove, che alla Piazzola di S. Apo-
ftolo, fotto le luddette pene.
Capit. 38. Che nelfuno polla fervidi di £efi , a Mi iure,
che non fiano bollate , e giufte , nè meno di quelle , che il
Marca fi polTa levare dall' afta del Piombino , o Balanza , e
non fi pollano tenir in Cala, in pena le faranno trovate, che
vadi fuora il Marco di Lire cento per milura , e perdita di
elle.
Cap. 3p. Che tutte le mifùre da colmo debbano eflèr di den
tro tanto larghe , quanto alte , in pena a chi le adopererà in
altro moda di Lire venticinque, perdita delle mifure, e ad ar
bitrio .
Cap. 40. Che gli Olii non pollano tenir in modo alcuno ,
nè fotto qualfivoglia pretefto, Piombini, o Balanze alla foni
le, in pena di Lire cento, a quali anco fia proibito tenir Boc-
caletti con piedi, e fenza , nè meno Boccali di terra in tavo
la, in pena di Lire una per mifura, e fe farà trovato alcuno
di detti Ofti a far fraude nelle mifure di Banda , o in altre
mifure; ingannandoli poveri compratori nel Vino, cafchìno in
pena di Lire venticinque di danari , ed altre maggiori , e cor
porali ad arbitrio.
Cap. 41. Che gli Ofti fiano tenuti tenir il Pane, che dan
no a mangiar in luogo tale, che fia apporto alla veduta, in pe
na di Lire venticinque , ec.
Cap. 4Z. Che quelli, che lafciaranno andar Porci per quella
Città * cadano in pena di Lire dieci e perdita di detti Porci,,
e ad arbitrio.
Cap. 43. Che quelli, che af luogo folito, o altrove ammazza
no y o fanno ammazzar Porci , quelli dopo morti fchiappar non
écbfeano , fe prima non faranno veduti da uno de' Magnifici
Si-
PARTE PRIMA. 263
Signori Cavalieri , in pena di Lire dieci , perdita della roba
ichiapata ad arbitrio.
Gap. 44. Che li Botteghieri di quella Città non poflano le
nir fuori delle lor Botteghe Reftelli, o Scansie, che non fiano
alte da rerra almeno fette piedi , intendendo con la roba, o
merci attaccate, in pena di Lire dieci, e ad arbitrio.
Cap. 45. Che quelli, che hanno Caflòni, o Botteghe in Piaz
za, o in altro luogo di quella Città, impedir non debbano det
ta Piazza ~y nè ftrada -con detti Banchi, Scani , o fimil cofa,
metter fuori delle loro Botteghe Caflòni , o Merci , che occu
pino più fpazio di piedi uno, lotto le fu d dette pene.
Cap. 4Ó. Che le Ortolane di Piazza ftar debbano con li loro
Corghi , o Baltrefche nelli luoghi , <he da' Magnifici Sig. Ca
valieri li faranno deputati , con obbligo però le Felle di Pre
cetto di afportar le loro Baltrefche, ed Erbe d'efla Piazza, in
pena di Lire dieci, ec.
Cap. 47. Che quelli , che conduranno ad affitto Banchi , Caf-
foni , o nitro dalla Magnifica Città, o Spettab. Univerfità, ov
vero da altri particolari, debbano ftar dentro li fuoi termini,
con Merci, o altro, fotto le fuddette pene.
Cap. 48. Che alcuno non poffa gettar fopra la ftrada pub
blica acqua di alcuna forte , uè fporcizie di cattivo odore, e
altre qualità, in pena di Lire venticinque, « ad arbitrio.
Cap. 40. Che tutti quelli, che occupano ftrade pubbliche con
motte di terra, o altro, debbano in termine di giorni otto
profumi aver levate, ovvero avuto licenza di maggior cornino.
dita da' Magnifici Sig. Cavalieri di Cora un , in pena di Lire
venticinque ad arbitrio.
Cap. 50. Che quelli, che hanno Caneve feoperte fenza fer
rate fopra debbano nel detto termine averle fatte coprir, fot
to le fuddette pene.
Cap. 51. Che alcuno non poiTa portar , o far portar, con-
duf , o far condur Terre , o Calcinazzi , Ghiare , o altre fimi-
li cofe fopra le ftrade pubbliche , o in altro luogo pubblico ,
in pena di Lire venticinque, e agli Manuali, oltre le fuddet
te pene , di Corda , Prigione , Berlina , ed altro ad arbitrio .
E che in particolar li Spezzapreda funo tenuti dar conto a'
Magnifici Sign. Cavalieri di Comun delle Scaglie che cavano
dal lavorar delle Pietre, acciò faper poflano ove quelle fiano
condotte , fotto le fuddette pene .
Cap. 52.
2Ó4 CRONICA DI VERONA
Cap. 52. Che alcuno non ardifca nell'Adige, o inqualfivG-
glia altro Fiume del Territorio di quella Città1 , e in qualfi-
voglia modo, nè per tempo alcuno dar, o far dar la Parta al
Peice, dal che ne nafee gran danno e deftruiion di erto , in
pena a chi contraffarà di Lire venticinque per ogni volta ; la
metà de' quali fìano dell' accufator , e fia tenuto lécreto . Do
vendo parimente cadauno inviolabilmente oflèrvar li Capitoli ,
ed Ordini del Magnifico Confeglio di XII. e L. in propofito
della Pefcaggione del Lago di 20, e 21 Dicembre 1Ó22, l'ot
to le pene in quelli contenute.
Cap. 53. Che nefluno ardifca con Arcobugio , o inqualfivo-
glia altro modo, nè per cempo alcuno in quella Città, o Ter
ritorio prender, o ammazzar, offender in alcun modo Colom
bi di Colombara, e domeflici , intendendo, che chi contraffarà
lia punito per l'Officio de' Magnifici Sig. Cavalieri di Comun,
in pena di Lire venticinque , febben anco nè offendeflè un
iblo, e la metà delle pene fia dell' accufatore, qual ha. tenuto
lècreto volendole porta effer punito di altre pene, ttiam cor
porali ad arbitrio.
Cap. 54. Che alcuno non porta portar , o far portar, con-
dur, o far condur fuori di quella Città Candele di Sevo , nè
Jiualfivoglia forte di Graffine, che ecceda il pefo di lire tre; nè
ìa cflratta quaWivoglia forte di roba fenza licenza fcritta , e
fìgillata da Sua Signoria Illuftriffima benché elfi abbiano le Bol
lette della Stadera, in pena 3 chi contraffarà di Lire venticin
que , perdita della roba , Cavalli , Afini , Carri , Barche , e ogn'
altra fimil cola, e altre pene ad arbitrio, e gl'inventori gua
dagnino ut fupra .
Gip. 55. Che alcuno non ardifca portar, o far portar, con
dur, o far condur fuori di. quello Diilretto alcuna quantità di
Pefce del Lago di Garda , o d' altr' acqua di quefìo Territo
rio fenza licenza in fermo, e lìgillata da Sua Signoria Illu
ftriffima, benché averte Bolletta da Daziari, fotto pena di Li
re ventìcinque e perdita della roba , e degli Animali che la
conduceflèro, e di altre pene ad arbitrio , e gl'inventori gua
dagnino come di l'opra .
Cap. 5Ò. Che fia lecito ad ogn' uno valerfi dell' acqua della
Fontana di Piazza, per commodo pubblico, cioè incomincian
do dalle bocche, ove naicono dette acque, lino alla detta Fon
tana di Piazza fenza lakiarli dentro immondizie , nè fporcar
dette
PARTE PRIMA. z6$
dette acque, in pena a chi contraffarà di Lire cinquanta per
cadauna volta , e la metà fia dell' accufatore , e farà tenuto fe-
creto .
Cap. 57. Che quelli, che hanno Spine di Fontana in cafa,
debbano', empiuti li Tuoi Vafì, non laiciar ufcir più acqua lèn
za loro "nuovo bifogno , in pena di Lire venticinque ad arbi
trio.
Cap. 58. Che neffuno ardifca, fia chi fi voglia , così mafchio
come femmina, di portar a vender Frutti di nefluna forte, ed
Uva, fe non faranno maturi, (otto pena di Lire venticinque.
Cap. 5£. Che alcuno non ardifca far Lotti , nè per via di
alcuna forte di giuoco ditpenfar qualfivoglia cofa , fenza licen
za in fcritto e figillata da Sua Signoria Illuftriffima , e fotto-
icritta da uno de' Cancellieri, o de' fuoi Coadiutori , fotto pe
na a cadauno , e per ogni volta farà trovato di Lire venti
cinque .
Cap. 60. Che per l'avvenire Reflua Piftor di quefta Città
e Territtorio ardiica far , o far fare Pane nè per fe , nè per ven
der tanto nelle Piftorie, ed in altro luogo a maggior prezzo
che del limitato e dichiarito dagli Statuti e Parti di quefta
Magnifica Città , intendendoti che il Pane debba effer fatto da
Gazetta , Marchetto , e Bezzo conforme il Decreto del Confe-
gli di XII j e ciò fotto pena a chi contraffarà per cadauna vol
ta* la prima e feconda volta di Lire cinquanta di Danari, ol
tre la perdita del Pane , le quali Lire cinquanta fiano divife
per metà, effèndovi accufator , cioè la metà al detto accufa-
tor, e l'altra metà all'Officio, fecondo il folito ; e fe la ter
za volta farà trovato che contraffaccia al prefente ordine , fia
contro di hri in tal calò duplicata la pena , e punito anco cor
poralmente ad arbitrio.
Cap. 61. Che gli Odi non pofTano tenir in cafa fua Pane
d'altra forte che da. Bolla e Matto-, fotto qualfifia pretefto ,
e in particolare non pofTano tenir Pane di matura di forte al
cuna j e fe di altra forte gli ne farà trovato , cafehino in pe
na di Lire venticinque di Denari e perdita del Pane, e quello
lia per la prima volta , e per la feconda gli fia duplicata la
pena; e fe per altre volte mancheranno, fiano caftigati ad ar
arbitrio corporalmente.
Cap. 61. Che neffun abbia ardir di condur , o far condur
fuori di quefta Città , e del fuo Diftretto robe d' alcuna forte
L 1 per-
z66 CRONICA DI VERONA
pertinenti al vitto quotidiano , così di Frutti come d'altro ,
le quello che prefumerà condur di effe robe, non averà licen
za dall' Illuftriffimo Signor Podeftà , fottofcritta di fuo proprio
pugno , e bollata , nella quale fia efpreffa la quantità e qualità
della roba; e fe faranno più forte , fiano particolarmente de
ferite ad una per una , con la quantità di cadauna forte del
le robe che fi vorranno eftraere , altrimenti effa licenza non va
glia , sì che tutta effa roba fia perfa , e condannato il contraf
fattole in Lire cinquanta di Denari , e perdita anco degli ani
mali, o infhomenti che condurranno dette robe, e altre ad ar
bitrio .
Cap. 6%. Che efpreffamente giufta la Terminazione fatta nel
Magnifico Confeglio di XII, con l'Interveniente dell'Arte de'
Formagieri , lotto il dì 15 Aprile ioli, fia proibito a detti
Formagieri così di quefta Città , come del Territorio vender
qualfivoglia forte di roba mangiativa, che va pefata alla grof-
là fopra le Bilanciette, con li Pefì e Marchi alla fottile, qua
li Pefi alla groffa conforme la detta Terminazione doveranno
per l'avvenire effer d'Ottone, con fopra impreffe 1' Oncie , e
li Fefi alla fottile doveranno effer di Ferro, e quefto a chiara
intelligenza de' compratori , in pena a cadauno, e per cadau
na volta che faranno trovati contraffacienti di Lire cento da
effer applicate come fopra.
Cap. 64. Che neffuna licenza vaglia, data dalli Magnif. Sig.
Cavalieri di Comun , benché minima , fe non farà regiftrata
nell'Officio di detti Sig. Cavalieri.
Cap. 65. Che alcun Molinaro non poffa andar fopra gli ani
mali quando vi è la Farina , ma che ben per coprir detta Fa
rina vi poffa no metter fopra un Sacco vuoto, e che non poffa
andar fopra li Portici della Città in neffun luogo , in pena a
chi contraffarà di Lire venticinque.
Cap. 66. Che alcuno non poffa tenir fuori dalle Aie Feneftre
Vali di alcuna forte, né fopra li Ponticelli, in pena a chi con
traffarà, per la prima volta Lire cinque, e fe più volte, fem-
pre gli fia duplicata la pena.
Cap. 07. Che non fia lecito agli Orti, né a quelli che fan
no Fontico di Vino, comprar in neffun tempo, né altri per
elfi Uva in Some, né in Carghe, sì nella Città, come per mi
glia cinque lontano dalla Città , in pena a chi contraffarà di
Lire cento pep cadauna volta, e perdita dell'Uva.
Jtem.
PARTE PRIMA. i57
Item. Che fe venirà condotto a Verona Uva in Cartellate per
vender in qualfivoglia luogo di querta Città, che vi fia dentro
acqua , o Uva o Vinazze altre volte bollite , colui calchi in
pena di Lire cento per ogni volta, e perdita dell'Uva; la me
tà fu dell' accufator o inventor, e fia tenuto fecreto volendo,
e l'altra metà dell'Officio de' Signori Cavalieri di Comun , ed
altre pene ad arbitrio.
Cap. 68. Quelli che vendono Rane, le debbano vender fenza
Bufto e Bracci, in pena a chi contraffarà di Lire dieci per o-
gni volta, e perdita della roba.
Cap. 69. Che tutti, li Piftori , Orti , Beccari , Revendaroli ,
Pefcatori, Ortolani, Molinari , e Malfari, Gaftaldi di dette
Arti , e altra forte di gente nominate di l'opra , debbano in
violabilmente olfervare non folamente quanto di fopra è fla
to detto, fotto le medefiroe pene di fopra dichiarite, ma an
co tutto quello che fi contiene negli Statuti ed Ordini di
querta Magnifica Città, Proclami e Prpvifìoni fpettanti all'Of
ficio de' Magnifici Signori Cavalieri di Comun , fotto le pene
in effi rtatuite e ordinate, jbenchè non fiano fpecialmente ftate
al prefente pubblicate; e fe alcuno accuferà, o denunziarà qual
fivoglia perlona , che nelle dette cofe contraffarà , o abbia con
traffatto agli Ordini fuddetti e Statuti di querta Magnifica
Città , giultificata che fia 1' accufa , confeguirà la metà della
detta pena , e farà tenuto fecreto , fecondo la forma di detti
Statuti.
Cap. 70. Che le Inquifizioni tutte de' Bolli fpettanti alla vit-
tuaglia , ed alla graffa , e contra i Speciali per quanto s' ap
partiene alle Medicine, debbano effer fatte dagli Spettabili Ca
valieri di Comun . In quelle cofe poi , che concernono la Mer
canzia che non riguarda le vittuaglie , debbano effer fatte le
Inquifizioni dal Cavalier della Caia de' Mercanti . E querto
Capitolo fia offervato tanto in querta Città, quanto nel Ter
ritorio di effa.
Cap. 71. Che inerendoli alle Parti altre volte in querto pro-
pofito prefe, cadaun Botteghiero fia obbligato tener le Bilan-
cie fra loro feparate ; cioè la Bilancia co Peli alla fottile in
una Scatola feparatamente da una parte della Bottega , e la
Bilancia co' Peli alla groffa da un' altra parte , con due Tavo
lette differenti , dove fiano dipinte una Bilancia piccola , e una
grande, dovendo quelle robe che fi vendono alla fottile effer
LI 1 de-
i6S CRONICA DI VERONA PARTE PRIMA.
defcritte a lettere majufcole nella Tavoletta dipinta della Bi
lancia alla fottile , in pena di Lire cinquanta per la trafgref*
fìone di tenìr le Bilancie , Peli e robe contra la forma fopra»
fcritta, e fe farà ritrovata che fia ufata fraude nel pefare al
la fottile quello che deve efler pefato alla graffa, contra il
trafgreffore fia criminalmente proceduto.
1

OSSERVAZIONI

SOPRA LE LIRE E MONETE VERONESI

Ed altre

ESPOSTE IN XLIV PARAGRAFI.


INTRODUZIONE .

Olendo noi qui defcrivere come /' abbia*


no da confederar ne' calco/i d' ogni tem
po le Lire Peronefi ; Monete tanto no
tate nell' antichità del nofiro Paefe ,
e di altri ancora ; fappiafi che appoggia
ti ci fìamo a que' lumi che c' è riufci-
to cavare da' manofcritti del Padre F.
Pier Maria Erbifii Domenicano nofiro
Cittadino , fiatici da un fuo confidente fomminifìrati ; ne'
quali [picca il particolare ftudio e la efatta diligenza di ejfo
Padre in quefla materia , in cui molto tempo ha dovuto
verfarvi per rilevare il giuflo importare e la obbligazione
di alcuni carichi principalmente di S. Meffe , che in varie
Chiefe della Città nofira celebrar fi devono. Ecomechè tal'o-
peranione fu fatta fanno 1 741 , così ogni volta , che fi par
lerà con riguardo al tempo prefinte ed odierno , il fuddet-
to anno 1742 fi doverà fempre intendere. Quefle Offer va-
%ioni poi cadono qui molto a propofito , mentre , fendofi ef-
pofìa una Cronica della Città di Verona, poffono fommini-
firare altri lumi all' Iftoria , avvalorarla , e dilucidarla , maf-
fime ove di effe Monete fi fa menzione come fpejfo acca
de : e a qualunque perfona grate ancor faranno , perchè fu
quefla materia di nojtre Monete alcuna cofa nè in fcritto nè
in fiampa s' è giammai fino ad ora in pubblico veduta .

OSSER-
OSSERVAZIONI .

§. I.

Lira Ve- A Lira Vcronefc , detta de' Piccoli , è fia


ronefe cre- ta Moneta reale in un tempo, e ideale in
fce un ter un altro come lo è di prelente, il di cui
ze della
Veneta . valore afcende a Soldi venti , e a dodeci
Denari quello dogai Soldo. Già da mol
ti fecoli ha effa importato il 33 \ per cen
to di più della Veneziana , la quale pari
mente vien detta Lira de* Piccoli , e va
le Soldi venti : che perciò la Lira Vero-
nefe ha da molto tempo in quà importato Lire 1 foldi 6 e de
nari 8 Veneti de' Piccoli ; onde i Soldi Veronefì hanno impor
tato giuftanaente 16 Denari de' Piccoli Veneti per cadauno. In
alcuni documenti predo del noftro erudito Signor Arciprete
Campagnola fi veggono i Soldi Veronefì calcolati talora in ra-
fion di Denari 16 l'uno, ora di 18, ed ora di 20, ed anche
i più * ma lì de' credere che que' Soldi fìano flati monete ef
fettive e reali aumentate di prezzo, come ufavafi delle antiche,
e maflìmamente delle buone,, le quali nella Piazza correntemen
te fi fpendevano per qualche cofa di più del legale ed ufato
lor valore : come, per efempio, è accaduto dell effettivo Du
cato Veneto d'argento, il quale nell'anno 1700 valeva per leg-
ge e per ufo L. 6 foldi 4 ; ma di poi a pochi foldi alla vol-
ta fi è alzato di prezzo, talché oggi per legge e per ufo vale
Lire 8 Venete de Piccoli. Non ottante quello accrefcimento
del Ducato , in tutti li contratti anche odierni viene oflèrva-
to e mantenuto l'antico fuo valore, che oggi riefce ideale * e,
nominandoli il Ducato, fempre fi intende quello da L. 6 e fol
di 4, quando non fi fpecifichi Ducato effettivo d'argento, poi
ché allora s'intende quello che oggi val^ L. 8. Nel paffuto pe
rnii-
PARTE PRIMA. 273
fiultimo fecolo s* intendeva per Ducato il valore di Lire 4 e
Soldi 13 de* Danari Veronefi, come ben fi prova con circa 500
Iitromenti in membrana enfienti negli Archivj delle Cafe e
Chiefe antiche di quella nollra Città, i quali da tre fecoli in
J[ua ci iilruifcono in riguardo alli Ducati , e da più antichi
ecoli in riguardo alle Lire Veronefi e ad altre che quelle af-
fomigliano in tutto. Una tal difamina ed oflervazione fu fat
ta dal predetto P. Erbifti nell' Archivio principalmente di S.
Anaflafìa di quella Città, ed in quello di S. Corona di Vicen
za, toccando fino gli anni lióo e 1253, e ta'ora ^ 1228, fa
cendo ragionevole e foda prefunzione da quelli per gli anni e
fecoli ancora più antichi .
II. Prima di venire alla defcrizione delle Lire Veronefi in Lira Ro-
particolare, devefi premettere che quello nome di Lira, prefo manaMo.
generalmente in materia di Monete , introdotto fu nella Re- neta ide«.
pubblica Romana , e ne' tempi delle maggiori grandezze di ef- oro *
fa, per cagion di dinotare una Moneta ideale d'oro o d' ar- to del pe
rento , che importafle tant' altra quantità di Monete inferio- fo di On-
ri dette Oncie, e di molti Soldi sì d' oro che d' argento , i ci«»*»
quali rilevaffero il confiderabile e gran valore di oncie 12 dell'
una o dell'altra Lira : e così venne confiderato e riabilito con
quelle ideali Monete o Lire un certo valore da praticarli ne*
contratti anche più riguardevoli e di maggior confìderazione ,
e principalmente in occafione de' pubblici groffi flipendj. Uno
Scrittore (a) afferma effèr qualche volta accaduto che fiano fia
te effettivamente coniate, e realmente fpendute Monete di sì
rilevante importo; ma d' ordinario , come s' è detto, tratta<-
vafi folamente con Monete ideali ed immaginarie. A' tempi di
Auguflo Imperadore 1' ordinario flipendio per un Governatore
di qualche Romana Provincia fi era di Lire 20 d'oro con fi de
rate come fopra dicemmo : e una di quefle Lire , che anche
fra noi avranno allora forfè avuto il loro corfo e valore in
varj incontri , viene a rilevare a Moneta Veneta di quelli tem
pi come fegue .
Lira Romana d'oro vale prefèntemente Ducati 203 Lire 1 Lirad'»-
Soldiió, ed importa a Moneta Veneta de'Piccoli L. 1828:8. ro.
Oncia , che è duodecima parte della Lira, vale L. 151:7: 4»
Soldo, che è fella parte dell'Oncia, vale L. 25:7:10»
Mm Lira

(s) Gruterus de Off. Auguft.


274 CRONICA DI VERONA
Lira,H'ar- Lira Romana d'argento vale L. 133.
£ento. Oncia vale L. li: 1: 8-
Soldo , computato come fcfta parte d'Oncia, vale L. i;i£:n«
e talor fu computato per quinta parte d' Oncia ,
e valerebbe L. 1: 4: 4.
Calcoli HI. Stanti le quali cofe, fi deve dire che le Lire 20 d'oro,
d\ì>le ^ Sua'' avra ^or^e avute d'ordinario ftipendio anche un qual-
roed'ar- cne Governatore di noftra Veneta Provincia nel tempo di Au-
gemoRo- gl'fto 1 importerebbero a Moneta Veneta d'oggidì Ducati da
mane. Lire 6 e Soldi 4 per cadauno 5899:8.
Quelle Lire 12 d'oro, che il Re d'Italia Pipino Giuniore
affegnò di annua rendita alla nodra Chiefa di S. Zenone circa
1' anno 800 , fe erano Lire Romane , oggi importerebbero a
Moneta Veneta Ducati 2538:5:4.
Le Lire 100 d'argento, le quali nell'anno 830 Abudone no-
Aro Vefcovo donò per la fabbrica di Santa Maria all' Orga-
no, importerebbero Ducati 2145:1.
Lo Redo a propomone fi de' intendere delli Soldi d'oro no
minati in alcuni contratti della Città di Trivigi ed anco del
la noftra circa l'anno 800, uno de' quali Soldi lo ha il noftro
P. Erbifti veduto e pelato . Li Soldi poi d' argento , che un
fello d'Oncia importavano, certamente faranno flati quelli co
niati fotto l'Imperio Greco, e fpenduti in Venezia prima dell'
anno 012 col nome di Soldi Groflfì.
Marche IV. Nello fmembramento poi del Romano Impero , e fpe-
d'oroed' cialmente dopo 1* eftinzione del Regno Longobardo in Italia ,
argento. col nome di Lira d'oro e d'argento furono calcolate Monete
del refpettivo loro metallo, le quali a Marco Veneto rilevafse-
ro per cadauna il pefo di oncie 8, e Caratti 144 ogn' oncia* la
qual Lira, ufata ne' contratti più ragguardevoli del paefe , il
nome di Marca ottenne ; e a certo tempo in Francia mezza
Lira Statica fu detta . Monete di quefta forte fi trovano re-
giflrate in Bergomo l'anno 883 , in Roma ed in altre Città
principalmente della Toi'cana l'anno 921 e 941, ed in Vero
na l'anno 887. Sotto nome poi di Lire in varj luoghi e tem
pi furono corneggiate , e fpecialmente prefe in metallo d' ar
gento fi foi\p in Venezia per molti tècoli in varj contratti co-
ftumate fotto nome di Lire de' Grofli , e di Lire di Banco,
come fi è ricavato non folamente dall' antichiflìma tradizione
Lire di delle odierne Lire di Banco Venete calcolabili a Ducati io
BancoVe- cadauna, ed ogni Ducato a ragion di Lire 9 e Soldi 12,
liete. k > o o '
quanto
PARTE PRIMA. i7S
quanto anche da due Scrittori, uno Padovano del fecolo ulti
mamente decorfo, e l'altro Veneto del l'ecolo a quello prece
dente. La ripartizione però e divifione di quelle Marche qui
non fi defcrive, avendo in fe molta diificultà, che neppure ag-
gevolarla poflòno le offervazioni fatte fopra gli antichi Libri del
le Venete Leggi, ove quelle Monete lotto nome di Lire qual
che fiata fi leggono.
Marca d'Oro di que' tempi valerebbe oggidì L. 1300: 2.
Marca d'Argento, rigorolamente couliderata , L. 05: 8»
Le Lire 12 d'oro, che nell'anno 800 il Re Pi
pino afiegnò d'annual rendita alla Gliela di S. Ze
none , fe erano Marche, e confiderando il Ducato
a L. 6:\ y importerebbero oggi a Moneta Veneta D. 2533:4:12 ,
E fe foffero Hate Lire antiche di Franila di in
tiero valore r importerebbero delli detti Ducati 5007:3.
Le Lire 100 d'argento, le quali nell'anno 830
Abudone noltro Velcovo donò per la fabbrica di S.
Maria all'Organo, le furono Marche , importereb
bero oggi a Moneta come lopra Ducati 1532:5:7 .•
V. Da quanto fin qui s' è per noi detto , vedefi chiaramen
te che nefluna delle lopraddette Lire hanno avuto mai che fa
re colle Lire da Soldi 20, e che quelle da quelle oggi pur dif
ferenti Tono; imperciocché le Lire di quello limito in que' tem
pi neppure fognate furono , il principio loro in Franzia nell'
anno 753 folamente tratto avendo lòtto del Re Pipino Senio
re e padre di Carlo Magno , che Lire Pipino-galliche perciò Lire Pipi»
dir fi potrebbono. Quelle certamente fi erano d'oro, e eli va- no-galli-
Ior grande-, mentre con un Soldo d'argento, che importava la che Ha
vigelima parte di una Lira, nell'anno 707 in alcuni paefi ab-Sol<1Ì2*'
bondanti di pafcoli nella Saffonia comperar poteafi un Vitello
di un' anno ; e ciò per tafla firmata da Carlo Magno in uno
de' fuoi Capitolarj. Li Soldi di quelle Lire fi dividevano in più
di 12 Denari ; ma Carlo Magno nello Meno Capitolare , per
rellrizione di alcune penalità , o per qualch' altro faggio fuo
riguardo , fiabilt al numero di dodici li Denari che com-
por doveano il Soldo, il quale era la vigefima parte della Li
ra ; e , come fi può credere , facilmente ad una tal delibera
zione fi condufTe per uniformarfi a quella divilìone di Soldi ,
la quale vedeva effere con tanto plaulo in Italia feguitata j ben
ché quivi , allorché parlavafi di Lire da Soldi 20 per cadauna,
e di Soldi ognuno importante 12 Denari fecondo quella iftitu-
Mm 2 zione
ijó CRONICA DI VERONA
zione alcuni anni prima del 'jgj col di lui affenfo emanata- ,
fi tra «affé di Lire, di Soldi e Danari di più baffo valore»
VI. A propofito pertanto delle Lire di valor maggiore , che
Varie Li Bon erano ^e Venete e le Veronefi riguardandole nella primi-
re d'ora* "va ^oro iftituzione, e non riflettendo ari tempo dell1 avanza-
tra quali mento loro, develi premettere, per quanto fpetta- a' noftri pae-
uuaVene-fi, che parecchi anni intorno al 12.00 una lpecie di Lire ero-
,s " ro fotto diverft nomi ed in varj luoghi fu introdotta • e quan
tunque fonerò in fe ftefie di- valor differente- in riguardo al no-
ftro Paefe , tutte però come fi può credere uniformi erano per
la qualità loro e nell'oro, e nel pefo all'incirca di Dobbla, ap
prezziate Soldi 20 d' argento per cadauna . Quefti Soldi io si
in riguardo a fe fteffi , come alla Lira che componeano Vene
ta , Veronefe, Romana, Franzefe, o altra ch'ella fi foffè, fa
cevano comparfa ed aveano la denominazione di Lira de' Grof-
fi . Di fimil fona di Lire una j coniata in Inghilterra , fi di
ceva Lira Sterlina, e colà come Moneta ideala tuttora fi pra
tica : un altra fe ne ufava in Franza , la quale infieme eoa al
tre 14 ferviva di competente rendita per un Beneficio Eccle-
fiaftico a' tempi del Cantipatrenfe .• altra fe ne praticava ne'
Regni di Napoli e Sicilia , ed Auguftaro o Auguftale nomina
ta era : ed un altra in Milano ancora , che Fiorino diceva!],
colla decima parte della quale , cioè con due Soldi fi compe
rava uno Staro di Biada nell'anno udì quando ivi la careftia
fi provava .*■ in Venezia finalmente nell'anno 1173 fu coniata
Lira, d'oro una Lira d'oro detta Aureola-* e in uno Statuto del 1241 di
in Vene- quella Dominante vien nominata Lira d' oro, come anche in
^j;e^ta un Libretto d'Abaco ftampato in Padova nel 1545 leggefi ,
qual Moneta ideale , fpecificata col nome di Lira de' Grofli
che vale Soldi 20. Di quefta forta di Lire , e fpecialmente
della Veneta s'intende qui di parlare, non già delle Venete a
Veronefi de' Piccoli di alcun tempo o luogo • mentre le Lice
de' Piccoli e i loro Soldi e Danari hanno proceduto fempre con
maggioranza fopra le Lire e Soldi e Danari de' Grofli tanto
Veneti quanto Veronefi d'ogni tempo. E venendo al partico
lare de' Soldi Veneti e de' Veronefi, gli uni e gli altri pofti a
confronto anche delli Soldi derivanti dalla Lira Aureola Ve
neta 1173 , non hanno mai fatta comparfa che di Soldi, de'
Piccoli concorrenti in numero di quattro Veneti, oppure di
tre Veronefi per rilevare un Soldo de' Grofli di effa Aureola ;
ed i Soldi erano ad un tempo Monete ideali ,. ma. però in. a.V
tra
PARTE PRIMA, 477
tro tempo furono Monete reali coniate in argento' , ed anche
in oro ne' tempi più antichi . Quello fervir può di lume per
que' Soldi de' Groffi che il noftro Signor Arciprete Campagno
la in alcuni antichi monumenti di varie Chiele Veroneh ha
veduti regiftrati , de' quali anche il P. Erbifti ne' manoscritti
di Santa Corona di Vicenza ne ha trovato memorie .
VII. Intorno a Varj Soldi fpecialmente d'oro, e di pefo mag- Varj Soldi
giore o minore del fedo d'oncia in cui da Teodofio rimeffi fu- d'oro,
rono* i quali nel Codice nominati fi veggono, e che predò de'
Giurilli sì grandemente fàmofi fono; qut la notizia dar fi vuo
le , come in alcuni tempi e luoghi varie Monete d'oro col no
me di Soldi furono introdotte, alcune delle quali, maffimamen-
te prima che il detto Codice Teodofiano compiuto foffe , infe
riori al pefo del fedo d'oncia fi trovarono per quello, come cre-
defi, perchè così fi ftudiaflèro gl'induflriofi fabbricatori di quel
le, ovvero li fopralìanti che ad tifi opera j comandar doveano.
Altri Soldi vi fono flati del pefo di due dramme, o fia di un
quarto d'oncia Romana; il qual pefo a quello dell'odierna Dob-
bla fi adatta. Da non pochi lì pretende che in var) incontri,
e fotto alcuni Imperadori di Roma e di Coflantinopoli , fiano
flati a quello pefo improntati Soldi effettivi ; e che quelle Mo
nete d'oro coniate in Ifpagna allorché da' Saraceni oppreffa tro
va vafi , e le quali col nome di Dobbla fi qualificarono, da
quelli Soldi provenute fiano . Per la qual cola, tutte le Mo
nete che dal 1300 in qua fono fiate dette Dobble , ovvero
Doppie a cagion eh' effe ordinariamente vagliono un doppio '
Ducato d'oro di Spagna, di Franza , d'Italia ec. , fi può dire
che una derivazione , ed anche una continuazione febben va
ria ed interrotta elle fiano di que' Soldi d'oro antichi, de' qua
li fi reputa che il Grande Collant ino l'autor ne fia (lato. La
fleffa cola dir fi potrebbe di qualunque altra Moneta , che
un fimil valore abbia avuto anche fotto var} nomi o di Lira
Sterlina , o di Aureola Veneta , di Auguflale di N apoli , di
Lira d'oro di Francia , d'Inghilterra ec. In Franza fleffa fin
dal principio della fua Legge Salica » e fotto la condotta del
fuo primo Re Faramondo, è flato con fimil pefo un Soldo d'
oro ìilituito, il quale in Danari 40 d'argento fu poi divifo r
e in altro tempo lucceffivamente in foli Danari 12 ridotto .
Venendo poi a' noflri paefi , quivi 1' ufo delle Monete Impe
riali , e perciò anche de i Soldi Teodofiani , andò molto de
clinando , e fi perdette poi affatto quando i Re Longobardi
ebbero
178 CRONICA DI VERONA
ebbero Utituìte le Zecche loro, ed in effe un altro Soldo d'o
ro fu coniato» del di cui pelo e divifione altra contezza ora
non abbiamo, fe non, che in qualche tempo lì divideffe in 12.
Danari, e di valor maggiore che li fucceUivi Denari VeroneG
non avevano - Quelli Soldi d' oro amichi Romani del pelo di
un fèllo d'oncia, nominati nel Codice Teodofiano , fi lbno dun
que non, fola in quelli noftri paefi che nell'Italia tutta difufa-
ti affatto : e ciò- luccedette circa Tanno $60, quando Longino
Governatore o lìa Efarca di Ravena per volontà dell' Impera -
dorè levò del tutto in Italia di elfi Soldi la coniatura, lurro-
gandovi quella di alcune Monete d' oro col nome di Ducati *
il pefo de' quali, variamente da molti. Scrittori vien riportato,
altri volendolo fimile a quello del Fiorino Tanno 1252 conia
to in Firenze , vale a dire di grani 72 ; altri del pefo del Zec
chino di Venezia ivi coniato circa Tanno 1280 , che a grani
68 alcendeva- E quello, è quanto intorno a quelli Soldi racco
glier s' è potuto..
Varie M<v Vili. Alcune altre Monete in diverfi luoghi e tempi ed in
note d' o- varie circoftanze fono fiate introdotte e coniate in oro del
10, dette fQ Qj un ZeCcliino. poco, più- poco meno ; e quelle ora col
comufa- * . r r,-rr- i> j- r\ j»
mente Sol- nome di rionno d oro, ora dt Lira d oro, o di Ducato d o-
di, Duca- ro, e talora di Soldo d'oro ufate furono. Ciò fi raccoglie da
ti, Fiori- due Autori, uno Latino, e l'altro Francefe .. Dice il primo:
"e'Picco* C a ^ Fl°ren* &~ Lira paruorum. Turronenjìum unum & idem funt
li , in quibufeiam Literis Apofiolicis . Ed il fecondo (b): Libra Tur*
ronenjts eroit un denier d' or, & Jouvant appellò Francus Aureur,
& Scutatus Aureus, & vaìoit 20 Sols . La cagione di quella va
rietà fi crede effer provenuta per la varia denominazione- che
alcuni Scrittori ad effe Monete applicarono, lenza riflettere ef-
fi all' intrinseca natura e aL valor di quelle, nominandole nel
le opere loro come fi credevano poter fare coli' appoggiarvi
que' termini che più ad elfi cadevano pronti ed in acconcio ,
non fondati fu alcuna certa e vera cognizione , ma così for
fè immaginariamente perfuafi riguardo al tempo o al luogo ,
c affiditi da qualche conghiettura che poi dalle circoftanze fa
rà diverfifìcata , o finalmente perchè una tal denominazione in
alcun altro Scrittore abbiano veduta, neflun altro penfiero o di
tmepo o di luogo o di circoftanza prendendoti .. E cos'i vien
data

(a) Gobb. de Monetis .


(b) Martiniere Diction,
PARTE PRIMA, %79
data bene fpeflb una corrotta o in qualch' altro modo fai fa e
pregiudiciale denominazione ad una Moneta, quando Iddio fa
o quaP altra o reale o ideale appartener pofTa , con ifcapito
all' intrinfeco eflère di quella ch'efporre intendono, abballando
le o .alzandole così '1 vero fuo valore ed importare , e V effere
e la natura delle une con quella delle altre mefcolando, e tut
te fra loro infieme confondendo . Che perciò non è da mera
vigliarti fe qualche Giudice alcuna volta in limili materie pro
ferita giudicj al fatto e alla verità contrarj , mentre da una
tal forte di pregiiidic j altro giammai afpettar non fi può . Ed in
fatti , uno Scrittore di età molto avanzata , e morto pochi an
ni fono, ha per quefte cagioni le fopraddette Monete coi Bu
fanti Greci mefcolate e confale : un altro nel 1300 dà il no
me di Fiorini ad alcune Lire d' oro Milanefi -da Soldi zo co
niate Tanno nói, ed altre limili nel H60 improntate furono;
e pure nè meno per un mezzo fecolo innanzi al 1300 dell'im
pronto del Fiorino fi penfava già , ma comunemente quel fo-
10 delle Lire abbracciato era ed in collume. Altri poi con al
tre Monete ancora le confondono : e limili ftravaganze pur
troppo nella lettura d' .alcuni autori frequentemente s' incon
trano.
IX. Pertanto i Soldi Veneti e Veronefi erano , come fi può So\Ai d»
credere, Monete d' argento fino , ed i Veneti prima del 912 argen.o
introdotti furono, e da que' Soldi dell'Impero "Romano in Gre- Veronefi e
eia trafportato 1' origine fua ottennero . I Soldi Romani -con V*0"*' •
quella diminuzione di pefo che richiedevafi nelle rifpettive lo
ro età furono in Grecia coniati, e di poi viepiù in varie gui-
fe declinando, e del pari anco le Lire eh' eflì componevano,
i Soldi così anche Veronefi dall' antico e primario lor valore
fi fono allontanati , e ridotti al fegno dell' ultima coniatura fe-
guita nel 1405 , allorché la noftra Città fotto del Sereni/fimo
Veneto Dominio felicemente ricoverolfi ; e i Soldi Veneti a
quel fegno arrivarono in cui ora li vediamo , così ricercando
11 fiftema delle Monete d'ogni tempo sì del noftro Paefe quan
to d'altre Piazze a noi o vicine o lontane.
X. Ritornando ora alle Lire Veronefi da Soldi zo l'una, e LireVero-
che importavano 240 Denari per efler ogni Soldo da 12 De- nefi quan-
nari comporto , fi de' fapere che introdotte furono circa l'an-doini r0-
no 786", allor quando Carlo Magno fopra le mine de' Longo- Aone "
bardi fondò quel fuo nuovo Regno in Italia. Qiieft' Imperado-
re appoggiò un tal Regno alla condotta del giovine Pipino fuo
figliuolo,
180 CRONICA DI VERONA
figliuolo , il qual ne ricevette la Corona , e ordinariamente nell*
Città noftra rifedeva : il padre per la miglior condotta del Regno
fli inviò ancora qual Configlierc e Direttore Adelardo di Cor-
eia Monaco Benedettino , acciò lo affittene non {blamente negli
affari politici efsendo che di molta dottrina ed efperienza forni
to fi trovava e eh' egli pure da Real famiglia l'origine godeva,
ma di più perchè qua! Teologo nella via della Criftiana perfezio
ne elfo ed il fuo Regno indirizzane, come appunto fantamente efe-
guì , leggendoti nella fua Vita : Maxime in .... Italia , qua fibi a Ca
rolo Magno commijfa fuerat , ut a Pipino J union ad regen.lum magi-
ftraret, & ad jfateram jufiitia Regnum Italicum informaret , ubi
tamtam operatus efi equitatem , ut a popuio camparaverit /ibi ange-
licam laudem : e veramente fra '1 novero <le' Santi ora noi lo ri-
conofeiamo. Sotto dunque del Re Pipino e di quello Santo fuo
Direttore , e in alcuno di que' incontri , ne' quali Carlo Ma-
?,no per trattar qualche affare venne al Re fuo figliuolo in Ita
la, furono la per prima volta circa il ySó iftituite in Verona
Snelle noflre Lire da Soldi 20 , o da Denari 240 l' una . Furon
ette de' Piccoli per la diftinzione più o meno alta ch'aveano
da quelle Lire de' Graffi; e quindi poi ogn' altra Italiana o fo-
reftiere Moneta , che tenga il nome di Lira de' Piccoli da Sol
di 20, il fuo principio e l'origine ha ottenuto.
LireVero- Quella Lira Verande pertanto, mentrechè faceva la prin-
iiefi quan- C'P3' figura fra quante fono nate qui coniate dopo la deftruzio-
toumver- ne del Regno Longobardo, pafsò in ufo anche altrove, e fu ri
fai! ed an- conosciuta ed accettata ; come in Bologna città famofa dello
tiche . Stato Pontificio , e in varie altre Piazze dopo di quella , ed in
quelle principalmente che del diftrutto Regno fuddite furono. Il
Gherardacio Storico accreditato Bolognefe , riferendo la conia
tura delle Monete idi tutu in quella città per ordine di Defide-
rio ultimo Re Longobardo, la qual poi fu levata da Carlo Ma
gno, e indi con Imperiale decreto li 7 Maggio 1196 rimeffa-
vi , così ferive : rivendo i Bolognefi infino a quello tempo dalla ve-
*Lih-4j nuta di Carlo Magno ufata la Moneta Veronese * . Da ciò fi cono-
pag. 101 , fce quanto f0fre acccttata quella noftra Lira, e quando introdot-
c>?'1' ta come avanti detto abbiamo. E tuttoché in Verona nei docu
menti, a quella Città noftra fpettanti, non s' abbiano chiare
ed efprefTe notizie che fole 17 riguardanti l'annoi 178 indietro fi-
no al C2i ; ad ogni modo quelli regiftri del pzi , p22, 973
ce, rapprefentano la cofa fondata fopra sì forte continuata e
lunga tradizione, che fi deve con certezza credere ed aflerire
che
PARTE PRIMA. 281
che per un fecolo e mezze innanzi , cioè nei tempo appunto
di Carlo Magno Imperadore , e di Pipino Re d' Italia fuo fi-
èliuolo, quelle noftre Lire il principio loro abbiano ricevuto.
!he poi le medefime Lire fiano (late univerfalraente ufate.anche
nel Regno Italico-Longobardo, in quello nollro Monaftero di S.
Anaftalia trovafi un documento d'alcuni anni prima del 1300,
nel Monaftero di Santa Corona di Vicenza un altro poco pri
ma del 1200 , uno in Bologna del ir 17, così nella Tofcana
ed in altri paefi che dalla Cornelia. Matilda furono dominaci
varie notizie del 11 12 fi leggono, e in Padova del 1040, del
ppz in certo luogo del Friuli , e finalmente in Milano dell'
820.
XII. Una sì srande antichità delle Lire Veronefi non powo- Lire dì di
ne vantare quelle di Lucca , le quali forfè coniate furono cir- verfe Pro-
ca l'anno 11 00 , e così più moderne fono cert' altre Lire di vincie
Spagna che furono illituite nel 1050, come lo fono .anche al-^"*n<io
cune di Roma o d'altre città d'Italia. Quelle Lire di Tours ,te"
città famofa di Francia, quelle di Linguadocca o fìa d' Occi-
tania Provincia parimente di Francia , non forpaflano o nep
pure arrivano all' anno 1200 : così quelle di Reggio in Lom
bardia coniate furono l'anno 04^, quelle di Fulda in Germa
nia fi trovano regiftrate folo nell'882, e finalmente quelle tant'
altre Lire da Soldi 20 de' Piccoli ufate in varie Provincie e
Città d'Italia, Francia , Spagna, Germania , Inghilterra ec,
folamente vicino agli anni 800 fi coftumarono : che perciò le
noftre con ragione più antiche dell'altre dir fi devono.
XIII. Di quelle Lire Veronefi, che beniftimo chiamarli pò- .
trebbono Pipin-Italiche, fu varia la denominazione fecondo la nomina
diverfità de' luoghi e tempi e delle circoftanze che accaddero ; rione d^
poiché in alcun tempo e luogo dette furono Lire de' Danari, diverte
m alcun altro Lire Imperiali , altrove Lire femplicemente , e
perfino in altro luogo Fiorini appellate furono . Nella grande
confufion d' Italia per le fazioni de' Guelfi e Gibellini , tutte
le Italiane Città fenza capo efièndo , e sfortunatamente da o»
gnuno indipendenti fuorché dalle fole proprie loro feiagure, fu-
ron coniate in Vicenza Lire da Soldi 20 de' Piccoli afratto fó*
miglianti le Veronefi, e Lire Vicentine appellarono! • altre in
Padova , e Lire Padovane furon dette ; altre ancora in Man
tova col nome di Lire Mantovane, come il P. Erbifti in va*
rj monumenti ed Autori di effe città que' manoferitri e le ftam-
pc leggendone ha con diligenza oflervato. Quindi con ragione
N n .ar»
2.82 CRONICA DI VERONA
argomentar fi può che della fteflà qualità fiano che le Verone-
fi , e derivanti dalla coniatura Pipiniana feguita in Verona l'an
no 78Ó , quelle Lire da Soldi 20 de' Piccoli riportate dagli
Scrittori fotto nome di Lire Ferrareli , Modenefi, Brefciane ,
Milanefi ed altre Italiane, per quanto almeno riguarda un cer
to tempo : il che delle Bolognefi , delle Venete , e di alcune al
tre non fi può dire, mentre quefte fempre dalle noftre variarono.
Lirerfet- XIV. Le fteffè Lire Vcronefi ed altre della medefima natit
ele' Pie- ra <Ji quefte , furon dette de' Piccoli , quantunque nella pri
miera loro iftituzione del 786 foriero Lire di più groffo valo
re in riguardo a quello che oggidì avrebbero le veramente fof--
fero Monete reali, e non ideali come lo fono : e quefto accad
de, perchè or più or meno fono effe lempre fiate inferiori al
valor delle confiderabili Lire d' oro e d' argento non folamen-
te Romane, o delle Marche d'oro e d'argento portate in Ita
lia da altri paefi , ma ancor delle Pipino-Galliche di Francia
dell'anno 753, e dell' Aureola Veneta 1173 , e d'altre Lire
d' oro vicine all' 1200 : le quali Lire tutte co' rifpettivi loro
Soldi hanno fempre avuto il nome di Lire de' Groffi a con
fronto delle Lire e de' Soldi Veronefi. Onde non è meraviglia
fe , nonoftante la grande fcarfezza e difficoltà degli antichi re-
giftri, le Lire Veronefi, ed altre loro fomigliantiHime , colf ef
fettivo nome di Lire de' Piccoli regiftrate fi trovano . Ciò s*
è veduto in un documento Pontificio dell'anno 074, in altro
in Verona del 1019, in Ravena del 1200, ed in Venezia d'un
altro tempo poco pofteriore agli anni 1260. E tuttoché quefie
Lire fiano fempre fiate d'importo fuperiori a quelle Venete no
minate pur Lire de' Piccoli fino dal 1236"; e forfè fino da qual
che tempo avanti 1' anno 1228 abbiano fimilmente avanzate
molto di valore altre Lire più antiche , come fono quelle di
Mantova , Modena , Cremona , Reggio , e di altre Città , le quali
non arrivavano ad agguagliar nò meno il valor delle Venete • ad
ogni modo in alcuni luoghi e tempi le Lire Veronefi col caratte
re di Lire de' Piccoli ncceffariamente fono fiate accettate e rico-
nofeer fi devono. Quefto carattere e tal denominazione fu lor da
ta fino dalla prima fua iftituzionc come dicemmo, quantunque co
niate foffero in oro, e per varj fecoli ne continuaffe l'ufo co
me fi din in appreffo . La variazione però delle umane cole
ha fatto che le Lire Vcronefi, fe foffero Monete reali, fareb
bero oggidì poco o tanto inferiori perfino alle Lire di Bolo
gna che pure fon dette Lire de' Piccoli, come in alcuni docu
menti
PARTE PRIMA. 283
mentì giuridici fi legge : cosi parimente inferiori farebbero al
le Lire di Savoja, di Francia, di Genova, di Milano, ed an
che di Brefcia, cioè alle Monete ideali di quelle Città, noma
te Lire de' Planec , e che mai Lire de' Grotti dette furono . Le
Lire pòi Tornefi in Francia , tuttoché iftimite e per lungo tem
po coniate in oro , fi chiamarono Lire de' Piccoli , come in mol-
tifimi documenti di Francia, d'Italia e di Spagna, chiaramen
te appare.
XV. Quivi devefi ricordare alcuna cofa intorno alle Zecche, Zecca in
le quali nel Regno, come fi può dir, Ital-Longobardo , da Car- Verona, e
lo Magno o da Pipino fuo figliuolo iftituite ovvero permeffe fu- non a.'p0"
rono. Certiflima cofa è pertanto che i Re tengono i maggiori vJj^1^.|t^
lor tefori e le principali Officine da Monete, o fiano le Zecche fijlt
in quella città che fra l'altre per la Reale lor propria refiden-
za fi eleggono. E così ragionevolmente accaduto farà in Vero
na, quando Pipino Re d'Italia quivi rifiedette; dove perciò va
rie Monete, e principalmente le Lire, i Soldi e i Danari de*
Piccoli fi coniarono . Che fe ciò fiato non fotte , di quelle Mo
nete e delle Lire Veronefi da Soldi 20 de' Piccoli Veroncfi per
cadauna, o da Soldi ió e due terzi de' Piccoli Veneti, non fi
troverebbero memorie sì antiche , sì ellefe , ed in paefe Ital-
Longobardo tanto univerfali come fi trovano. Ed in fatti, fot-
to T nome di Lire Imperiali (forfè così dette per l'Imperado-
re Berengario I , il quale come Re d' Italia rifiedè in Verona ,
c che nella fua coniatura delle Lire Veronefi alcuna novità e
mutazione avrà fatta ) una qualche traccia delle noftre Lire per
ragion di computo fi trova in certe antiche Lire di Bergomo,
di Milano, e di alcune Città dello fteffo e di altro Stato. Che
in altre Città poi di quello nuovo Regno vi fiano fiate iftitui
te o permeffe Zecche da Carlo Magno , o da Pipino , eccettua
to il Friuli , e qualch' altro paefe in cui fu neceffàrio a quelli
Monarchi permettere l'elezione d'alcuni particolari Duchi con
riguardevoh Privilegi, non fi crede poter effere accaduto; im
perciocché per opera di Carlo Magno fu tolta via la Zecca in .
Bologna , ancorché quella Città fotte molto cofpicua e riguar
devole : onde farà fiata levata da tutte , e da Trivigi , e da
qualunque Città inferiore a Bologna , e così da ogn altra di
effo Regno , come al tempo di Teodorico Re de' Goti fu da
Milano tolta via , quantunque di Bologna più pregevol Città fi
fotte. Milano al tempo di Carlo Magno era inferiore a Ps<»a,
nella quale i Longobardi per lo fpazio di 200 anni avanti la
Nn 2 Re.
s84 CflLOKICA DI VERONA
Regia loro Refidenza twmto aveano Quelle due Piazze., e
qualch' altro luogo e paefe, eccettuato il Friuli, dopo la gran
giornata di Marcata dalle armi vittoriofe di Carlo Magno a
viva forza conquidiate furono » ficchè non ebbero motivo nè ra
gion alcuna di chieder- effe ed ottenere un tal Privilegio di co-
&Ux Monete, o altra Umile pregevol cofa di poter fare. On
de va errato chi pretende che agli Arcivescovi di Milano il
Privilegio di coniar Monete da Carlo Magno conceduto, o con
firmato fofle * giacche fino ad ora monumento alcuno antico Co
pra ciò non s' 4 veduto % ne, letto yerun Scrittore da ogni du-
bietà purgato x e- che fopra fondate ed antiche ragioni e caufe
la difeorn e foftenga » Quello piuttofto dir fi potrà, che non
da' Carlo Magno,, o da Pipano tuo figliuolo, ma da qualche al
tro, pofleriore ad elfi y o Imperatore , o Re d' Italia , una tale
facoltà; farà, (tata a' Milane!! conceduta h come a Bologna , a Pa%
dova, e ad alcun' altra Città, è accaduto.
Lire Ve- XVL Venendo ora all' importare delle Lire, de i Soldi, e
ronefi de' deJ Danari Veronefi , non è difficile da crederli che , febbene que-
Prand1Ì<!Ì ^c faron dette de' Piccoli, rifpetto ad altre maggiori di
va'ore6. ciò i|pnoftante , allora molto più importaffero di qualun
que altra Lira de' Piccoli Veneta v Veronele , Italiana , o Fran-
cefe d'oggidì, attefo quel continuo minoramento e ribatto dell'
ìntrinfeco fuo valore che ogni Moneta per ciafeun Stato e pae-
fe coli* avanzar degli anni ha patito . La pruova è manifefta .
Le Lire Veronefi nella loro iftituzione Pipin - Italica del 780"
erano coniate in metallo d' oro al pefo di Caratti 25 grani 2
e tt Ciò. fi rileva dal calcolo di quelle 28000 Monete di fi-
mil natura-, le quali formarono il valore del fuperbo altare o fia
tkpofito di S. Ambrogio in Milano l'anno 8zo, il quale era, e
fi è d'oro maficcio. e del pe'° di 6zz Marche; e quello valore
appunto ragguagliato era da 28000 Lire Veronefi effettive del
fopraddeftò pelo . La Lira comprendeva il valore di zo Soldi
d'argento , * quali erano di non picelo 1 grandezza mentreche
pelavano Carati 38 per cadauno ; V importo però di un Soldo
era minore a confronto del fuo pefo» ed era proporzionato al
valore di una vigefima parte della Lira , poiché , avendo in fe
due terzi di lega più baffa dell'argento, purgato che folle re-
ftava di Caratti 12 Grani 3^ d'argento fino , il qual pefo e-
gliagltava così il valore dell'argento a confronto dell' oro in
quel tale tempo » 11 P. Erbiftì ha raccolta quella notizia 'da'
manoicritti del P. Galvano Fiamma Scrittore del 1300, i Qua-
PARTE PRIMA. 185
£ nella Biblioteca Ambrofiaaa di Milano li coftudifcono; ed ha
pure ofièrvato come quello Autore, parlando delle mentovate Li
re , anch' egli col nome di Fiorini da Soldi 20 per cadauno ivi
ìt efpone , appoggiato certamente a' pregiudicj di que' tempi che
pur troppo s'abbracciavano come innanzi detto abbiamo.
XVII. Da un s* grande importare jf ragionevole che fìano an- Declina -
date decadendo quanto più dal tempo delia loro iuituzione li zioae del
allontanavano, e principalmente nell' occafjone di quelle tante loro ini-
mittazionj di governo ed in que/ rivolgimenti e fqnfu|ÌQjPÌ, di co- Portaie-
fe che di quando in quando nel paefe nollro. accaddero , il qua
le a' tempi anche della Regia refideqza è. flato bene fpeflo a
molte e (tra ne peripezie fottopoflo . Ed ognuno fa in quanto
(Irene anguille coli Italia tutta il paefe: nollro ila flato ridot
to per le lagrimevoli irruzioni degli Ongarj,. e per le rabbio
se guerre in eflb fotte da chi fu di queflo. Italico Regno ayea
pretenCone . Onde , per cagiqn di tali feoncertt nel paefe no
ftro e nel detto Regno accaduti, devono efière fiate declinate
quelle Lire ed altre nofire Monete Veronefi ; la qua! cofa pel
Junga avanzarli degli anni f dell' ufo- loro parimente farà oc-
corla ; o ,. fe non per. alga?, algaeno pel cambiamento- che fre
quentemente fuole accadere desìi pperaj e fopraintendenti delle
Zecche, e de i Confielieri , o a altri Miniilri de' Sovrani. Una
tal declinazione , eifendofi renduta in alcuni tempi e luoghi
molto- fenfibile, fa che fi pollano afiègnare particolari gradaje
mutazioni : intorno della qual cofa/ può efferc che jtl Padre Er-
bifti fopramenzionato effendi una qualche Scala Metaforica per
facile oflervazione in tale propolito . L' abbaffamento dunque
«lei valor di quelle Lire Veronelì credefli fflèf accaduto fomi-
gliantemente come quello del Ducato Veneta da Lire- 0:4,
vale a dire colla mutazione del metallo in cui prima impron
tate erano- . Nel 1471- il Ducato da Lire 6 : 4 era Moneta
d'oro preziofo , cioè un pecchino odierno, ma in riguardo a
qvcfti noftri tempi sì poco- s' apprezzava : poi nel 1562 que.
fta Moneta d' oro » o Zecchino che detto era Ducato , fu can
giata in altra nuova Moneta d'argento pelante Caratò 158
e grani 3, computata Lire 6:<\ come Y antecedente d' oro, e
fteffameme fu detta Ducato da Lire 6:4, Ducato effettivo Ve
neto, Ducato da Groffi 31 , e Ducato dal Graffo .Onde in
que' tempi, o nel primo fecola deU' iflituzion di quefle Lire,
farà neceffa riamen te feguita o grande alterazione di prezzo del
le medeume non cangiate nell'intrinfeco ioro materiale, o gran
dimi-
286* CRONICA DI VERONA
diminuzione di valore per la mutazione di eflb loro material*
in occafione di nuove coniature e ftampe; o per la divifion d*
effe in Monete effettive ed in Monete ideali : e ciò tanto p»ì*
farà accaduto , quanto dal tempo della primiera loro iftituzio-
ne s'andavano maggiormente allontanando. Non ottanti quefU
avanzamenti, o degradi, fi e però coniervato tèmpre in ieftef-
fe il riparto in 20 Soldi per cadauna , e quello del Soldo in
12 Denari • come fi è pure confervato fempre il riparto del
Ducato Veneto in Lire de' Piccoli Venete 6 e Soidi 4 , e una.
di quelle in Soldi 20, ed il Soldo in Denari 12, oppure il
Ducato ftcffo in Gì orti 51 Veneti, il Groffo in Soldi 4, ed il
Soldo in 12 Denari.
Declina- XVIII. Siccome dunque 1' antico Ducato Veneto d' oro di
ùonii di Caratti 17, che nel 1472 valeva Lire 6:4, lì vede nell'anno
Clic Lll C /» r ■ 1 | j» w
fpiegata l7*z «celò al valore di L. 22:--:--
col c«n- e la Lira da Soldi 20 de' Piccoli L. gnaiiT2?
frontoHeljl Soldo da 12 Denari L. -:a: 6\*,-
VcnVtod' il Denaro L ~:~:S*
argento. C0SI Pure con debita proporzione da detto anno 1742 andando
indietro lino al 1472 rifguardando il Ducato nel iuo fidato va
lore di Lire 6:q, o fia di Groffi 51 de' Piccoli, e di Soldi 20
quello della Lira, e di il Denari quello del Soldo, fi rileva
tanto minorato oggi il prezzo delle antiche Monete , che , per
formar il valore di un Ducato di L. 6:/\ d' oggidì bacavano
di Moneta Veneziana di que' tempi fole L. 2 : 6 : 8 i
per formare la Lira L. — : 5 : 8
per formare il Soldo L. — :-- : 3 -i
il calcolo per formare il Denaro fi tralafcia per effere cofa mi-
nutifiìma , e che non giova per ora .
Tanto dunque deteriorate fono d'intrinfeco valore le ideali
Monete antiche; che a cagion d'efempio, per rilevar un Du
cato da L. 6:4. d'oggidì radano fole L. 2:6":8i Venete del
1472 ; vale a dire , con quel tant'oro o argento , con cui prefen-
temente fi forma il valore di L. 0:4 Venete , nel 1472 fi for
mava appena il valore di L. 2:<5:8i: e cosi a proporzione de
gradate lono le Lire, i Soldi e i Denari, confiderati Tempre co
me Monete Venete de' Piccoli . Le Lire poi ed altre Monete
Veronefi ant«-iori di molti fecoli al 1472 è neceffario che, con
fidente come Monete oggidì effettive ed efiften ti , riefeano di va
lor molto pi» granai- ,1 legno che eeceflìvo e forfè :mpoflibi!e a
•taluno lcmbia.- poirtabe. Coaiìderaw bicorne Monete pur oggi

PARTE PRIMA. 287
di efidenti , la Lira importante Soldi "vinti , ed il Soldo 12
Denari , tanto nel loro antico quanto nel preiente tempo , è
forza che ridicano fuor di modo i'earfe, deteriorate, ed impic
ciolite. In fatti , prefe tali Monete Veronefi nella loro mag
gior altezza d'idituzione 78Ó , e ragguagliandole al corrente
della Piazza Veneta d'oggidì 1742
a Moneta Veronefe a Moneta Veneta
de' Piccoli odierna de' Piccoli odierna
LiraVeron. antica importa L. 21:15: L. 20:-:
Un Soldo L. 1: i:p L. i:p*.
Un Denaro L. --: i:p-i L. --:2.'5
A quello sì fatto computo quietar lì devono alcuni , i quali
non fanno penfare come Lire 20 d'oggidì importino una loia
Lira dell'anno 1300; ed a Uri che , ad onta di Dccifioni de'
Giurccomulti e de' Tribunali , perfuader non fi poffono che li
na Lira d' oggidì Veronefe importi Lire 20 pur Veronefi po-
ftcriori di qualche anno all' 800, ovvero Lire 20 Venete vi
cine di qualche anno al 000.
XIX. Conlìderandofi poi le Lire ed altre Monete Veronefi Aitrz of-
nel loro odierno rilutto a Moneta Veneta, e figurandocele qua- fervaiione
li Monete realmente efidenti ed effettive, quantunque ideali fi circa la Io-
fiano, feorgefi che una Lira Veronefe d'oggidì, confidente in ro decll-
Lire 1:6:8 Veneti, non arriva ad importare fe non che qual- e"
che cofa meno d' un Soldo parte vigefima d'ella Lira del 786: e
per maggior chiarezza, ecco un computo riguardante l'anno odo.
Una Lira Veronefe odierna al coreente d'oggidì rileva a raglia*
glio delle Monete dell'anno odo un Soldo, 7 Denari, ed 1 fedo
Veronefi, ed .1 Moneta Veneta 2 Soldi, un Denaro e mezzore
così a proporzione, un Soldo Veronefe 5 fedi e ± di Denaro Ve ro
nde , ed a Moneta Veneta lei lettimi e -i Umilmente di Denaro
Veneto. A queflo sì baffo valore dunque arrivate fono le Monete
Veronefi , e le Lire di sì grande importare coniate in queda Cit
tà l'anno yS6 . Baffezza poi affai maggiore fi rileva in quelle di Man
tova, Modena, Regio, Cremona, e di altre Città che s'attrovavano
regolate da chi nel detto tempo in Verona rifiedeva. E queda
baffezza fa quindi arguire di quanto gran valore nella fua idi-
tuzione del y8d quelle fi furono quantunque Lire de' Piccoli det
te , ed inferiori d'importo a tant' altre eh' allora fi codumavano.
XX. Ora venendo alla declinazione dell' intrinfeco valore del- Loro pal
le Lire e di altre Monete Veronefi, è d.i faperfi che il pafsag- faggio dal
«io di effe dalla coniatura in oro a quella in argento, a pnre- la coi: ia-
ura in oro
re
288 CRONICA DI VERONA
a quella in re fai detto P. Erbifli, è fucceduto poco dopo del poo, e pia
argento. pro{jabtl mente circa il 960, giacché tra il pjo e poo dal no-
ftro pacfe per mono degli JJngari feguirono trafporti confide-
rabili di danaro , e piìi che in altri tempi allora veduti fi fo
no cangiamenti di Dominio aggravanti « di vetrificanti molto
il primiero noflro efiere : per il che andata eflèndo ogni cofa
in grande confatone , ed .ogni primitivo ordine cangiato aven
do interna ed afpetto , quel Dominante dell' Italia , col mutare
e fmimùre 1' intrinfeco valor delle noltre Monete a avrà pure
cercato di apportare anche per quella via un qualche fuffidio e
vantaggio a'-luoi popoli ed allo Staio fuo. Tuttavia nati eflèn
do firnui fconvolgimenti di colie e mutazioni di governo anche
poco dopo il poo , allora quando ora con felice ed or con fòr
te contraria Berengario 1 Imperadore e Re d' Italia in Vero
na la fua retidenza vi pofe , non è difficile nè lontano da cre
derli che la degradazione delle noftre Monete in quel tempo
Umilmente accaduta fia . Ed in fatti 1' erudito Signor Lodovi
ca Antonio Muratori riporta di quello Re uno Scudo il -qua
le nella fua grandezza il Ducato d'argento di Genova raflbmi-
gtia .• e febbene quefto celebre Letterato confideri tal Moneta
come un figlilo di quel Re , ad ogni modo effo e la grandez-
za e l'importo della Lica Veronefe d'argemo di que' tempi ci
rapprefenta • jonde fi può dire xhe poco prima o poco dopo del
poo quefta mutazione del materiale della Lira Veronefe acca
duta fìa. E' importante cofa da faperfi ancora, come il Pala-
zio riferifee, che nel pi2 in Venezia feguì la prima coniatura
delle Monete d'argento, e perciò ancora di quelle Lire de' Pic
coli Venete inferiori di un terzo alle Veronefi; per il che ne
fiegue che le noftre Lire in quel tempo al pefo di Cara-tti iyS
fiano fiate coniate, mentre il valore appunto di una Lira Ve
neta e di im terzo efTe rilevavano. Nè quello è lontano dalla
ragione . Fa uopo certamenre riconofeere le Lire Venete nel
la primiera loro iflicuzione del pia formate dall' importo di 5
Soddi Greco-legali di j- d'oncia per cadauno , vale a dire di Ca
ttiti 26:3 per Soldo, che perciò fino da' primi anni della Cit
tà Veneta furon detti Groffi , o Soldi groffi , rifpetio a que'
Soldi e Denari piccioli -che prima del pi2 ivi effettivamente
in Monete di rame s'improntavano. Onde Soldi 5 d'argento,
coniati in Venezia nell'anno pi2 Culla pratica del Greco Im
pero, col quale la noflra Dominante aveva sì grande commer
cio , è forza che abbiano renduta la Lira de1 Piccoli Veneta
del
PARTEPRIMA. 28?
del pefo di Caratti 133:3; maflìme che per lunga ed incontra-
ftabile tradizione Veneta fi fa che quella Lira lempre è (lata
del valore di 5 Grotti formata ed intefa • Dunque (tante V an-
tichiflìma tradizione che la noftra Lira abbia valuto fempre un
terzo di più della Veneziana , dopo che fu coniata quella , e
ridotta in argento la Veronefe; necenanamente fi deve dire e
credere che dalla fua prima introduzione in argento la noftra
Lira fia (tata di Caratti 178 , e perciò di 7 Caratti folamente
minore del Ducato di Genova che Genovina comunemente vieti
detto. La cola, per la grande antichità, riefce veramente of-
cura, ed anco qualche volta contrattata come per alcun mano-
lcritto delle Raccolte Venete fuccede, non però antico e con
vincente quale richiedefi. Ma ognuno fi dia pace, e fapia che
a proporzion de1 tempi alla Lira noftra minor valore del pre
detto affegnar non fi può ; anzi fi prova ancor difficoltà nei fo-
ftenere che con -i di effa Lira, vale a dire con Soldi 8, nell'
anno 11 13 s'abbia potuto comperar un Porco da pagarfi per an
nuo Canone ad una certa noftra Chiefa nel giorno fedivo di S.
Martino *: è ben vero che in quel fecolo quelli animali non » ^
valevano tanto come oggi, poiché 1' odierno frequente ufo di tori.
quelle carni , e di fervirfene in tante varie foggie , non era
certamente introdotto. Anzi fe nel detto fecolo 1 argento a con
fronto dell'oro Coffe flato di sì baffo valore come lo è prefente-
mente , per neceffità la Lira Veneta e la Veron. avrebbe pefato
molto piìi dello (labilito , e quefta il pefo quali non ufevole di
Caratti 205:1^ avrebbe avuto ; mentre in tale età con quel!*
oro, con cui oggi fi compera Caratti 205:14. d'argento, non fi
poteva ordinariamente comperar di effò argento che (òli Carat
ti 178, come ad evidenza fi manifefta.
XXI. Volendofi da noi continuare le oflèrvazioni fui degra- LìraVcro»
do dell' intrinfeco valore di quefta noftra Lira, vi farebbe mol- nefe quatt
ro da dire ancora e dilungarti, ma, per isfuggire la proliflìtà to £e'*.v*
e lunghezza che da molti viene abborrita , fi termina con Ila- nodelli
bilire e concludere, che nelli cinque ultimi anni della fua co- fua «ma
rnatura dopo il 1400 , per fondate e ragionevoli oflèrvazioni , tura .
era quefta riufcita del pefo di foli Caratti 77:3^- d'argento fi
no, del che per alcun conto dubitar non fi può.
XXII. Nell'anno 1405 ha fatto punto nè più della Lira Ve» LìraVero-
ronefe s'è profeguita la coniatura , per effèrfi la Città noftra nefequan-
focto del Sereniflìmo Dominio Veneto felicemente collituita. ^D 'er*»'-
II corfo poi ed ufo reale di effa , come fi crede fopra fonda- °e**|e d ef"
_ .v. conia
ci o menti ta e a;
ipo CRONICA DI VERONA
realfe dive- n*«ui addotti dal detto P. Erbifti, ha celiato affatto nel 1471
nifTe idea- per l'introduzion della famola Lira Veneta detta Tron • ed e£-
'e- lo P. Erbifti in Vicenza ne ha veduta una , la quale da quel
Nobile Signor Pietro Colonefe vien cuftodita. L'ordinario pe-
fo del Tron fi era di Caratti 36 ; ma il P. Erbifti , avendo pe
lato quello preflb il Signor Colonefe, lo ha trovato calante a
Caratti, cioè di foli Caratti 34. Onde a quel tempo la Lira
Veronefe farebbe ftata del pefo di Caratti 48 ; e al più , ftan-
te l'odierno confronto dell'argento coli' oro , dovrebbe effere
ftata allora la Lira Veneta Tron del pelo di Caratti 41:3, e la
Veronefe di Caratti 55:1. Ma la cola fu ioggetta a maggior de
grado, mentre la Lira Tron venne prefto ad effere di lòii Carat
ti 34: e perciò la Lira Veronefe a foli Carati 45:1 fi riduceva .
Guanto XXIII. Stanti le quali cofe, in quell'anno 1742 la Lira Ve-
oggi pefa- ronefe d'argento ridotta farebbe al folo pefo di Caratti 16 e
rebbe. non più, come il latto dimoftra.
Quanto XXIV. Di quelle Lire Veronefi , come però Monete ideali,
continuar- fi» per gualche tempo dopo continuato 1' ufo e '1 conteggio in
fé il Aio varj contratti di Verona, Vicenza, Bergomo, e di altre Città
d^ftlon0- ^e"° ^tato Veneto, computandofi ognuna per Lire 1:6": 8 di
ra ideale" Venezia , e folamente nel paefe noftro il nome di Lira Vero
nefe conservava . Finalmente affatto fi difufarono. Nel Mona-
ftero di Sant' Anaftafia di quella Città fi è difmeffo il compu
to di elle nell'anno del Contaggio 1630; nel 1650 nella pub
blica Cancellala di effa Città* predò alcuni Negozianti è fia
to difmeffo dopo del 1680 , e lo fttflò in Vicenza ed in altre
Città dello Stato Veneto in Terra Ferma è accaduto .
Quanto fi XXV. L'ufo ed il conteggio però di quelle Lire fi conferva
durevole' ancne di prefente aiel cafo de' Livelli antichi efìggibili da alcu-
ilfuocom- ne Chiefe , da qualche Luogo Pio, e da certe Catè Nobili ed
puto nel antiche di Verona . Lo fteffo fuccede in detti cafi anche in
velT Vicenza, quantunque fotto nome di Lire Vicentine; e in Ber
gomo ne' conteggi del pubblico Sale. Per altro di quelle Lire,
come s'è detto, più non fe ne parla o fa ufo nè in Verona od
altri Pacfi , eccetto da qualche Macftro d'Aritmetica nato nel fe-
colo antecedentemente fcaduto, il quale iftruifce intorno ad effe i
luoi Scolari , non perchè ora di effe Lire alcun ufo far nè deb
bano, ma perchè fappiano ciò che nel paffuto tempo è accaduto.
Valore in- XXVI. Sembra ora convenevole e neceffario per univerlale
eiVa" Lira ' not,z'J tc" i^ruz.ione dimoftrare quel valore che la Lira Vero-
1 786 fi- ne'c Puo e '-cvc prefentemente avere, conlìderata di tempo in
no sso. tempo
PARTE PRIMA. 201
tempo col ragguaglio alle Monete Venere di «juefti noftri gior
ni. E comechè la coniatura di efta Lira ha (lata di quando in
cjuanda rinovata con regolare declinazione del valor luo intrin-
ieco refo proporzionato alle efigenze de' tempi , e talora lenza
nuova coniatura polfa effere leguita fimil declinazione come fu-
periormente s' è detto; però, in una olcurità di anni sì anti-
chi e mancanti di notizie, mifurando la declinazion delle Mo
nete con riguardo agli accidenti nella patria nodra accaduti ,
ci tacciamo a rilevare il valor della Lira Veronefe incomin
ciando dal 78Ó fino all' 880, ragguagliandolo al valor Veneto
che in quello anno 1742. fi coftuma ed offerva « Si de' poi fa-
pere che la Lira per ogn' anno fino al prelente , tuttoché fia
fempre Hata fpenduta o conteggiata per foli 20 Soldi de' Pic
coli Veronefi, e dal 012 in qua per Soldi zó \ de' Piccoli Ve
neti, quanto più è antica tanto più di valore intrinfeco ha im
portato si a Moneta Veronefe come nella prima colonna , quan
to a Moneta Veneta come nella feconda li regilha.-
Lira Veronefe vale a Moneta Veronefe a Moneta Veneta
dell'anno ideale odierna odierna reale
786 lino aH'8oo L. 21:15 L. 20
818 L. 20:14 L. 27:11
845 L, \%:\6:6 L. 25: 2
880 L. 17: 2 L. 22: 16.
XXVII. Negli anni fottonotati fi riporta la declinazione 5uova[0_
della Lira Veronefe con qualche più llabil ragione e fodo fon- re dal 911
damento , poichc il ragguaglio di e(Ta fi prende da quello in fino al
cui oggidì l'oro di Dobbla fi ritrova, tuttoché coniata in ar- 115l-
gento la Lira di elfi anni fi frapponga; e quello s' è fatto per
inoltrar oggi ragguagliato il confronto dell'argento col detto oro .
Lira Veronefe vale a Moneta Veronefe a Moneta Veneta
dell'anno ideale odierna reale odierna
012 L. 13:10:10 L. 18: 1:1
odo fino al 1000 L. 12:10: 6 L. 16:14
1010 L. 11:16: 3 L. 15:15
1100 L. 11: 2 L. 14:16
udì L. 10: 4 L. 13:12
1173 L. 0:10: 6 L. 13: 4
1200 L. 8:10: 3 L. 11: 7
1252 L. 7:17: d L. 10:10.
Per gli anni 912, lidi , 1172 e 1252 fi ha qualche fodo e val
vole fondamento; ma per gli Altri anni fi ha operato per comet-
O0 2 tura
202 CRONICA DI VERONA
tura con riguardo alla Luigia vecchia d'oro di Francia, o affa
Dobbla di Spagna da Lire 37:10 Venete de' Piccoli .
Continua XXVIII. Il valore della noftra Lira per gli anni feguenti s*
dal i*8o. è rilevato col ragguaglio della Moneta Veneta d' oggidì e con
fino al ogni ficurezza , avendoli prefo regola dal Ducato Veneto d'oro
UH* Caratti 17 coniato circa 1' anno 1280 pel prezzo e valore-
di Lire 3 de' Piecoli Venete, e che oggi è detto Zecchino, il
quale ora comunemente per Lire 22 fi fpende e conteggia.
Lira Veronefe- vale a Moneta ideale a Moneta reale
dell'anno Veronefe odierna Veneta odierna
1280 fino al 1285 L. 7: 6: & L. 9115:6%
13-51 L. 6:16: 6- L. p: 2
1355 L. <5: 10: 6 L. 8.14.
1365 L. 6: 2: 3- L. 8: 3*
1377 L- S:IS: * L. 7:14.
1370- L. s'io: 3 L. 7: 7
1382 L. 4:1*0: p L. 6:1*
1400 fino al 1407 L. 4:14: 6- L. 6: 6.
141 2 L. 4.137- - L. <5: 4
1417- L. 4: & & L. 5:18
1420,. L. 4: 4: 5?» L. 5:13
1443 J~ 3: 17:3 L. 5: 2.
Segue dal XXDT. Continua il riporto della Lira Veron. nel Tuo intrinfeco»
jj»53. fino; rifultato al ragguaglio Veneto d'oggidì , colla regola certiffima det
al ij.tt. Veneto Zecchino e dell'argento ridotto al confronto di" quello::
Lira Veronefe vale a Moneta ideale a Moneta reale
deli' anno Veronefe odierna Veneta odierna
2453 tino *l 1*5*0 L. 3:10^ L. 414
3514 fino- al 1517 L. 3: j:6 L. 4:10
1518 L. 3: 5:3 L. 4: 7
1520 L.. 3: 3:— L. 4: 4
1526 lino ai 1530 L. 2:1^:3; L. 3:10
j'547 fino al 1552 L. 2:18:0 L. 3.17
t$$6 fino al 15Ó1 L. 2:140 L. 3:13.
Zecchilo- Quivi *1 Zecchino termina la fua comparfa di Ducato, rettane
quando, do preflfo ognuno colla fola denominazione di Zecchino,
non!* di XXX. Seguita ora il riporto del rifultato della Lira Vero-
Ducato tttf k co^ ra88uag^a Veneto d'oggidì -y confiderate le Monete in
Vari Da- argento fino, e colla regola certa dello Scudo dalla Croce Ve
ca ti Vene- neto corrente a Lire 12:8 , piuttofto che con quella delli va
ri Ducati Veneti da Lire 6 : 4 coniati 1' un dopo ì' altro ia
luo^o
PARTE PRIMA." 203
luogo del Ducato d' oro Zecchino ; i quali fono i feguonti : t'd'argen-
Ducato Priuli coniato in argento fino Tanno 1562 del pe- to '
fo di Caratti 158:3 e per il prezzo di Lire 6:$* -
Ducato Cicogna I, oggi detto Giuilina grande , a da "Filip
po Veneziano d' argento ano , di pefo nella fila iftitunione di
Caratti 135, coniato nel 1588 per il prezzo di Lire 4$ : 4.
Ducato Cicogna li, d'argento fino, di pefo di Caratti zzo,
coniato* Tanno 1503 per il prezzo di Lire e*: 4.
Ducato Donato, d'argento fino , del pefo di Caratti HO,
coniato pel prezzo di Lire 6:4 Tanno iooc* , collo ftcflb im
pronto in grande ed ifcrizione del Veneto Zecchino . Quello
Ducato fu veduto dal P. Erbifti e pefato nella Racco/Ita del
Nobile Signor Pietro Colonefe di Vicenza ; il qual Ducato fu
detto Reale, o Realone.
XXXI. In forza però di quefto ragguaglio dello Scudo Ve- oflèrva-
neto dalla Croce zlone dal
la Lira Veronefe vale a Moneta ideale a_Moneca reale 1S,s* f'n<>
dell'anno Veronefe odierna Veneta odierna al 1606.
156*2 L. 2: 1: 9 L. .1:17
1588 L. 1:161 - L. 2: 8
1503 L. 1:11: 6 L. 2: 2
lóoè L. 1: 8:io.~. L. 1:18:6.
XXXII. Si continua il riporto dell' intrinfeco rifultato della Altra dal
Lira Veronefe a Moneta Veneta , o fia al ragguaglio Veneto d'og- 16x6 fino
gidì, confìderate le Monete in argento fino, e colla regola cer- al 1*54.
ta dello Scudo Veneto della Croce fecondato dagli aumenti del
Ducato Veneto Donato , o Realone
Lira Veronefe vale a Moneta ideale a Moneta reale
dell'anno Veronefe odierna Veneta odierna
1626 L. 1:8: 8i L. 1:18: 3
1630 L. 1:6:11 -l L. 1.15:11 x
1635 fino al 1643 L. 1:6: 8 L. 1:15: <$.....
1650 fino al 1654 L. 1:6: 1 ' L. 1:14: 5.
Un ragguaglio di tal forte è di neceffità che fia continuato
forfè per qualche anno anche dopo il \66o.
XXXIII. Segue il riporto dell' intrinfeco valor di efìa Lira Ve- Altra dal
ron. al ragguaglio Veneto d'oggidì, colla certa regola delTodier- "ÌO
no Ducato Veneto coniato fotto il Doge Contarini con argen
to di miftura al pefo di Caratti 110 Tanno 1665, e che in
quelli tempi vale Lire 8 Venete de' Piccoli , fecondato dalle
altre Monete Venete d'argento dello Stato Veneto, almeno fe
condo
2p4 CRONICA DI VERONA
condo r ordinaria regola . Quello riporco non fi confà mol
to bene fe non nel, cafo di riguardevoli e grofli pagamen
ti , i quali effettuar non fi poffono con piccioli Monete ; queft*
avvertimento però non fi deve a troppa foctigliezza riferire .
Lira Veronefe vale a Moneta ideale a Moneta reale
dell' anno Veronefe odierna Veneta odierna
1665 L. 1:3:94 L- i:x* S
lóyó L. i:$:6±... L. 1:14: 1
1Ó84 L. 1:4:74- L. 1:12: pi
x6%6 L. 1:3:2,^... L. 1:10:11...
1687 fino al 1700 per
una Parte Veneta
molto ftringentc L. 1:5:0^... L. 1:14: 5
1708 L. 1:2:2-*-... L. 1: p: 7
1716 L. 1:1:47 L. 1: 8: 5X
1730 L. i:~:j4 L. K 7: 6...
1736 fino ad oggi 1742 L.i :--:--: L. 1: 6": 8.
O/Terva- XXXIV. Avendo fin qui parlato della noftra Lira Veronefe
liane e e de' fuoi riporti , nò altro recandoci per ora da maggior-
raggua- mente ricordare di effa , riferbandou ad altro tempo di dar
Lira Ve- e var'e nollZie della medefima fecondo ciò che ci fortirà
ne ziana di ricavare dalle operazioni del predetto P. Erbifti , non farà
dal 911 fi- qui fuor di propofito nè dilagradevol cola 1' eflendere qualche
J3021 1Ì5Z. cognizione anco della Lira Veneziana, rapportandone l'intrin-
feco fuo valore di Soldi 20 de' Piccoli d ogni tempo al rag
guaglio Veneto d' oggidì ; e quefto li è operato filila pratica
del valore e rifultato della noftra Lira Veronefe lenza punto
da quella dipartirfi nè per 1' ofeurità ed incertezza prodotta
dal tempo antico, nè per la qualità delle Monete radicali d'o
ro e d'argento, nè per altro conto e riguardo.
Lira Veneta de' Piccoli vale a Moneta Veneta de' Piccoli
dell'anno d'oggidì 1742
piz L. 13.10:10
póo fino al iooq L. 12:10: 6
1050 L. 11:16: 3
1100 L. 11: 2: •-
nói L. io: 4: ■-
1173 L. p:ip: 6
1200 L. 8:10: 3
1251 L. 7:17: 6 .
Prezzi rilevaci col ngiurdu ai metalli, ^.'oro della Luigia vecchij
'i 1
PARTE PRIMA. 295
di Francia o Dobbla di Spagna da L. 37:10 Vene. de'Piccoli odierne .
XXXV. Segue il rapporto deirintrinfeco valore della Lira Ve- Altra dal
neziana de' Piccoli al corrente d'oggidì , rilevato colla certa re» dal 1380
gola del Ducato d'oro oggi detto Zecchino da Lire 22 Venete f"10 -S1*-
de Piccoli.
Lira Veneta de' Piccoli vale a Moneta Veneta
dell' anno de' Piccoli odierna
1280 fino al 1285 L. 7: 6:8
1351 L. 6:16:6
1356 L. 6:10:6
136$ L. 6: 2:3
1377 L- W-6
1379 L. 5:10:3
1382 L. 4:10:9
1402 fino al 1407 L. 4:14:6
141 2 L. 4:13:..
1417 L. 4: 8:6
1429 L. 4: 4:9
1443 L. 3:17:^
1454 [Quivi il Ducato Veneto d'oro Zecchi-
fino no è ftato or per abufo popolare , or
al per Legge pubblica , rifiato a L. 6:4,
an- prezzo mai per innanzi intefofì, ma
no poi fino ad oggi continuato nel Ve-
del neto Ducato sì reale che ideale . ]
1510 L- 3:10:6:1 l-f ...
XXXVI. Segue il riporto dell' intrinfeco valore della Lira Altra
Veneta de' Piccoli al corrente Veneto d'oggidì , prefo colla regola del 15
del Durato d'oro Zecchino importante ventidue di dette Lire . fino al
Da quello tempo in qua il Ducato Veneto d' oro ha acqui- *5*1-
Rata doppia denominazione, cioè di Ducato d'oro in oro ef
fettivo, ch'era il Zecchino, e di Ducato d'oro da Lire 6:4,
che intendevafi tanta parte del Zecchino, la quale a! corrente
della Piazza formaffe il valore, dal 15 13 fino al 15 17, di Li
re 3:7:6.
E quella fi è appunto la Lira di Libro che i Negozianti di
Verona pagano al pubblico Officio della Stadella per l'entrata
ed uirita delle Merci , quando però facciano il pagamento con
Zecchini , e corTvnutanilo il difeapito delle valute col ridurle al
la Parte 1687.
Lira
iptf CRONICA DI VERONA
Lira Veneta de* Piccoli vale a detta Moneta d'oggidì
dell'anno
1518 L. 3: 5: 3
1510 L. 3: 3: -
15 26" Fabbricatali la maggior Zecca Veneta,
fino il Ducato d' oro vien detto Zecchi*
al no.
IS3° L. i:ip: 3
1547 ^no *1 'SS* I* 2:1 8: 9
1556 lino al L. 2:14: o
Quivi il Zecchino perde affatto il nome di Ducato d' oro ef
fettivo.
Altra dal XXXVII. Continuali il riporto di effe Lire al corrente Ve*
1561 fino neto d'oggidì, confiderate le Monete in argento fino colla re-
ai 1654. gola metodica dello Scudo Veneto dalla Croce che oggi vale
Lire 12:8, la qual regola (la bene a confronto delli varj Du
cati d'argento Veneti nel 30 deferita.
Lira Veneta de' Piccoli vale a detta Moneta
dell' anno odierna
15^2 L. 2: 2: p
1588 L. 1:16: -
1503 L. 1:16: 6
160Ó L. 1: 8:10
\6z6 - i: 8: 8T
1630 L. 1: 6:iz$.
1635 fino al 1643 L. 1: 6: 8
1650 fino al 1654 L. 1: 6: 1 .
Il qual' ultimo ragguaglio farà forfè (lato continuato per alcu
ni anni anche dopc del 1660.
Offcrva- XXXVIII. Segue il riporto dell' intrinfeco valore delle Li-
zionedal re Venete de' Piccoli al corrente Veneto d'oggidì, confidera-
1665 fino w jn argento > e colla regola dell'odierno Ducato Veneto co-
a I74V- niato in argento al pefo di Caratti no nel 1605 fotto il Do-
?e Contarmi pel prezzo di Lire 6:4., e che oggi fi fpende per
.ire 8 Venete de Piccoli : regola cjuafi uniforme a quella che
fi caverebbe da un mezzo Scudo Veneto dalla Croce, già Mo
neta d' argento fino del tolerato pefo di Caratti 75 , e che og
gi fa figura di Ducato Veneto da Lire 6:4 per effere da po
co tempo in qua giunta ad un tal valore.

Lira
PARTE PRIMA. 207
Lira Veneta de' Piccoli vale a Moneta Veneta
dell'anno odierna
166$ L. 1:5:94.
1676 L. t:y.6%
1Ó84 L. 1:4:7^-
JÓS6 L. i:3:zi.
1687 In forza di una Parte Veneta ( cofa non
fino piìi accaduta) in Verona abbacato affai
al il prezzo delle Monete, la Lira Venezia-
1700 na vale L. 1:5:04.
Il feguente riporto è per que' foli pagamenti groffi , nei qua
li regolarmente parlando non. fi ammettono Monete picciole ed.
inferiori:.
1708, L. 1:2:2^
171C» L. 1:1:4-$-'
I73o L. I:..:7i
1730 fino. ad. ogg* 174* L. i:-:~.
Il rapporto dell' anno 1736' non fuffifte fe fi tratta de' pa
gamenti fatti in Monete, d' oro , perchè quefte non hanno fe
condato in detto tempo l'aumento dell'argento. Tutti gli al
tri poi s' intendono rilevati con. un calcolo che differenza al
cuna patir non dovrebbe , ma pure v' intendiamo un qualche
picciolo competente incirca , e falvo conto , fe per forte accaduto'
fofTe- alcun picciolo; sbaglio', trattandofi di cole tanto difficili ,
e di tempi così lontani ed imbrogliati.
A cagion poi di brevità fi ommette a. quefto , o; ad altro
paffo di porvi un Catalogo molto lungo contenente gli Scrit
tori e gli Autori che trattano- di quefta materiale h regiftri,
di' tutti' i quali' fi è: fervito il P. Erbifti per rilevare le. cogni
zioni entro, di quefti-. foglj efpofte ; e quefti, come dal Catalo
go eh' elfo lui tiene, fono molciffìmi, di vario-Stato,, clima, ed
impegno , e di varie condizioni ec. I Trattati fono altri Cam
pati, altri manoferitti , e molti. Proceffi e Carte o fciolte o in
differenti volumi inferite.. Gli Autori altri fono Storici, altri
Giurifti Veneti e d'altri paefi, Italiani ,. Franzefi, Tedefchi ,
Spagnuoli , altri Latini ed altri Italiani , altri Sacri , altri Pror
fàni. Nella vifita poi che il detto P. Erbifti ha fatta di alcu*
ni Proceffi ordinati per caufe: e litiggji a cagion. di Monete ac
caduti sì in Verona , che in Venezia , in Roma ec. , quando
con. felice e quando con tòrte contraria de' pretendenti , effo ha.
Pp rac-
2p8 CRONICA DI VERONA
raccolto un importante avvilo che ci fembra. bene qui ripor»
tarlo ..
XXXIX. Perchè fopra gli. efpofti calcoli nefluno abbia da rac
coglier maffime e fiffar opinioni da fervirfene per caufa del va
lor di Monete ad intrapprender litiggj ftrani e pericolofi con
graffe ed inutili fpefe; perfuadendofi di poter efigere di preferi
te quello che le Lire, i Ducati , od altre Monete degli anti
chi tempi vengono ad importare per l'odierno ragguaglio , nell'
efazione di qualche Canone o Livello con iftromento di quel
le fcorfe età rilevato ; fapiafi che ogni tentativo farà vano ,
quando non vi fia un continuato e legittimo poffèflb di fare in
tal maniera la pretefa rifcoffione, e verrà contro chi che fia in
fallibilmente pronunciato quel nibil ìnnovetur in certa domma-
tica Decifione dal Pontefice San Stefano pubblicata . Lo fletto
intender fi deve per ogni altro calo che ne' fuoi fondamenti
o per la novella pretefa lo fopraelpofto adornigli , eccettuando-
fi quello in cui toglier fr vogliano certi incamminati pregi udi-
cj ed ufi che una mala confuetudine di riscuotere con decapi
to da qualche tempo introdotta averterò; per convincere i qua
li però s'abbiano fondamenti maggiori d'ogni eccezione, e co
me tali per ordinario fiano riconol'ciuti da que' Giudici preflb
de' quali una fimil caufa portar fi debba . Per maggior lume ed
intelligenza fi efporranno qui alcuni cafi dalle offèrvazioni del
P. Erbifti ricavati , ne' quali al parere di effò e ancor di va
lenti Girifperiti fi potrebbe il punto della pretefa di minore a
maggior importo delle Monete a man lalva difendere avan-.
ti ogni. Tribunale, o Laico o Ecclefiaftko : ed uno è il fe-.
guente ..
XL. Tizio è poffeffore di uno Stabile o di una Tenuta in
Campagna per acquifto che i fuoi Maggiori hanno fatto nel
1475 dagli Autori di Sempronio pel prezzo di Ducati dal Graf
fo 2000, o fia di Lire 12400 Venete de' Piccoli, e col patto
della ricupera di effò fondo- fenza. prefcrizion di tempo a. favor
del venditore, e degli eredi fuoi riferbata . Sempronio in que-
fto tempo 1741 confiderata bene la cofa; e vedendo il fuo Sta
bile da redimerli valer oggi fenza errore Ducati 7000 e più
da Lire 6:4 l'uno, ovvero Lire 44000 Venete de' Piccoli, ol
tre il valor di qualche miglioramento fattovi utile neceffàrio
ed efiftente ; inforge effò colla pretenlìone della riferbata ricu
pera , e pretende riavere da Tizio lo Stabile con la reftituzio-
qe e collo sborii? delli Ducati 2000 elpreffi e pagati nell' iftro
mento
PARTE PRIMA. i99
mento di vendita 1475 , col pagare in oltre anche P importar
de' miglioramenti fattivi neceflarj, utili , e che tuttora efifto-
no . Quefta pretenfione di Sempronio anderebbe certamente a
vuoto, quella volta che a Tizio riufcifle di provare al Tribu
nale che i fuoi maggiori collo sborfo delli Ducati zooo fatto
l'anno 1475 abbiano appunto sborfato niente meno di Ducati
7006 L. 4.1Ó Veneti d'oggidì . Poiché, febbene li Ducati dal
Groflb del 1475 quanto quelli d'oggidì liano conteggiati a Li»
re (5:4 Venete, o a Lire 4:13 Veroneli per cadauno, ad o-
gni modo v' è quefta differenza che li Ducati 2,000 del 1475
erano Zecchini Veneti effettivi che allora valevano Lire 6:\
Venete l'uno, e li Ducati d'oggidì nello Stato Veneto da Li
re 6\\ l' uno altro non fono che Monete ideali , le quali non
importano più del valore di un mezzo Ducatd"dalla Croce Ve
neto d'argento del pefo tolerato di Caratti 75 folamente. Sic
ché l'odierno Ducato dal Groflb non arriva neppure ad aggua
gliar il valore della terza parte del Ducato 1475 . Onde len
za una grande lefione della Giuftizia , che vuole fia dato ad o-
gnuno il fuo, non potrebbe Sempronio ripettere lo Stabile col
iolo sborfo di 2000 Ducati dal Groffo Veneti odierni , quan
tunque voleffè ancora sborfare di più le fpefe per li migliora
menti dall'altra parte poffeditrice incontrate; ma sì bene oltre
le fpefe sborfar dovrebbe con giuftizia Ducati 7006 L. 4 : 16
Veneti dal Groflb; e così le Lire 12400, per quella comprada
sborfate, calcolar li devono oggidì a Lire 3:10:1 l-ì...Veneti de'
Piicoli per cadauna.
XLI. Lo fteffb intender fi deve ìn ogni cafo d' evizione di
qualunque Stabile per cagion di Fideicommiflb, o per altro ca
po, il qual Stabile oggi vaglia ¥- g. Ducati 4000 dal Groflb
che importano Lire 24800 Venete de' Piccoli . Mentre chi è
tenuto reftituire il prezzo per l'efercizio di fua ragione , deve
certamente sborfare la fuma oggi importata , tutto che prima
fia ftato numerato un prezzo apparentemente più o meno inferio
re , e noi per chiarezza qui fotto n' efponiamo alcuni efempj,
acciò fi vegga come nell' avanzare degli anni le ftefle Monete
fimilmente avanzano di valore, ed importar maggiore acquifta-
no . Per efercitar dunque la ricupera del fopraddetto Fideicom-
mifso venduto, e che oggi vale Due. 4000 oppure Lire 24800
Venete de' Piccoli , fi dovrà sborfar fempre li detti Ducati
4000 per pareggiar l'antico prezzo ricavato in qualunque del
li feguenti anni che per efempio qui fi regiftrano
Pp 2 Ven«
CRONICA DI VERONA

Vendica fatta
nell' anno
1400 per L. zp$i: 7: 6 Veronefi.
*443 per L. 3611:13: -
Fino a qui non fi conteggiarono mai Ducati da L. 6:4.
1480 per D. iopo L. i:daL.o":4 Ver. olia per L. 6750: Veneta
J528 D. 1350 L. -: 4 ovvero per L. 8371: 4
1564 D. 1871 L. 2: - L. 11602: 4
1500 D. 2222 L. 1: 7 L. i3777:I$
1608 D. 2774 L. 3:10 L. 17202: 6
I630 D. 2005 L. L. 18384:11
1040 D. 3000 L. — L. 18600: —
1665 D. 3100 L. 1» igzoox «
fino
1Ó70
1087
1700.
XLIf. Polle le quali cofe adunque , fi de' credere con mo
rale certezza che una tal caula non farà da perderli davanti
a' Tribunali , ma fi doverà per effa ottenere un favorevol giu-
<Kcio, mediante però l' affluenza e grazia d'Iddio, l'attenzione
e rettitudine del Giudice nell' afcoltare « pronunziare , la dili
genza e fincerità degli Avvocati col non abbracciare alcuna di
quelle maniere già da effi loro dette do'lofe ed inique, e final
mente la prontezza de' Clienti nell' approfittarli de' buoni con-
feglj, e con lo {pendere fecondo l'occorrenza, non tirando la
cofa fino a romperli. Mancando le quali cofe, non fi doverà
mai attribuire alla poca o mala ragione qualunque rovefcio
che accadefle, ma sì bene a <hi '1 fuo dovere non averà cerca
to e meno in pratica.
XLIII. Un altro cafo quivi fi efpone in riguardo alle Mo
nete tanto più. alte di prezzo nell'intrinlèco lor valore, quan
to meno lo dimofirano per eflere più antiche di limito e va
lore che le moderne, le quali moltillìmo eftrinfecamentc alza
te fono di prezzo nell'effer loro di Monete effettive quantun
que d'intrinfeco valore abballate fi trovano . Quello cafo po
trà fervire per molti altri che fiioceder poflbno in circa di que
lle Monete contrattabili , non però effettive , confrontate nel
loro valore antico all' odierno importar di elle a Moneta Ve
neta d'oggidì.
XL1V.
TARTE PRIMA. 3oi
XLIV. Celio Bel 1400 con Tuo Teftameoto Iafcìa ad un Mg»
«altero di Monache la furama di Ducati 250 da Lire 6:4. Ve
nete l'uno, o piuttorto da Lire 4:13 Veronefi, giacché il Te»
fomento è fatto in Verona , e difpone di fondi e d' intereffi in
effa Città e in quello Territorio elìdenti » Lafcia quello dana
ro perchè fi a invertito , e poi col ricavato degli affitti, dopo
il foddisfacimento delle occorrenti neceffarie fpefe , fia ftipen-
<liato un Sacerdote perche ogni giorno Fedivo celebri la San
ta Meda nella Chiefa di effe Monache per loro commodo ed in
iuffraggio delle Anime del Purgatorio . Nel 1403 fi morì il
Teftatore, * per efecuzione del Teftamento le Monache rice
vettero il denaro dovuto , lo invertirono fopra 25 Campi di Ter
ra in Campagna , ed oggi da quel Terreno ricavan elle ogn'
■anno l'entrata di Ducati 40 dal Grò80 ficuri e liberi da ogni
fpefa , e così mantengono un Capellano coli' onorario di Du
cali 30 dal grado, a norma d'una limitazione Vefcovile di Li
re 2 d'elemofina per cadauna MeTa feftiva. Oggi pertanto ca
lde in penfiero a chi affitte quel Monaltero, di non volere per
tal celebrazione fpender più che Ducati IO dal grotta come og
gidì fi conteggiano : e ciò fui rifleffb che tutti i Fondi sì di
Cafe che di Campagna di elfo Monaftero, più o meno antichi
■delli 25 Campi acquatati per il detto Legato , non rendono
frutto netto da ogni fpefa anche ftraordinaria fe non per l'im
portare a ragion del tre o quattro per cento * e quindi non.
li avanza piti oltre la confiderazione fopra lì Ducato* auri bo
ni e jufti ponderis efpreffi in quel Legato , e che fi fono avuti
ed inveititi nel 1403; non penfando che il Ducato d'allora è
un Zecchino oggidì da Lire 22 , e ohe i Ducati 250 in quel
tempo avuti ed invertiti importano prefen temente Ducati poo
c non meno. In quello cafo io credo che neflùn pratico ed o»
nerto uomo potrà una sì fatta ingorda ed ignorante riiòluzio»
ne commendare giammai , e farà fortenibile il contrario , ridu»
cendo quegli antichi 250 Ducati d'oro al valor Veneto d'oggi»
dì, qualunque volta un fimil mortruofo attentato fi votene in
trodurre; e lo fteflb dir fi può d' ogn' altro cafo che quefto af»
fomiglj.
Molti e poi molti famigliami fuccefli nel propofito di Va»
Iute fi fono veduti e fi trovano negli antichi e ne' più vicini
fecoli ed anni, ma di elfi non fi vuol qui far menzione alcu
na, perchè la cofa giammai fi finirebbe : onde il ciò fin qui
detto bafti al noftro propofito , riferbandoci ad altro ufo e tem»

3oi CRONICA DI VERONA
po il più difonderci mediante 1' ajuto d'Iddio e 1' affluenza di
que' lumi che da' Manofcritti del detto P. Erbifti otterremo
liccome luperiormente detto abbiamo.

GIUN-
3°3

GIUNTA

IN SEGUITO ALLE OSSERVAZIONI

SOPRA

LE LIRE ED ALTRE MONETE

DI VERONA E DI ALTRI PAESI.

Elle antecedenti offervazioni effendofi per


noi efpofti diverti calcoli fopra delle Mo
nete ideali e- reali del noftro paefe , ridu-
cendole dall' intrinfeca lor valore a quel
lo di Moneta Veneta ufevole nel 1742 ,
e' è paruto ben fatto efporre qui alcuni
efempi di prezzi che e' è fortito ritrova
re rifguardanti più e diverfi paffati anni,
e con ciò far conofeere che i noftri cal
coli non fono lontani dalla verità, ma convenevoli e propor
zionati alle efiggenze de' tempi , de' luoghi, e delle circoftan-
ze. Le offervazioni di quelli prezzi occorfi nelle cofe fpettan-
ti al viver umano metterann' in chiaro la verità , e fenza di
effe molti valent' uomini hanno in propofito. di Monete più co
fe raccontate dal probabile e dalla verità molto lontane , co
me ad ognuno è facile che accader poffa .
Nel 072 , l' elemoCna per cadauna Meffa da celebrarfi in cer»
to giorno folenne in una Chiefa del Friuli era Denari 10 Ve
neziani, che oggi- a Moneta Veneta fanno Soldi 10 e Denari
6 . Oggi pure poco più fi è 1' elemofina della Meffa in alcuni
paefi ben poveri d'Italia, ne' quali però lì vende anche a prez
zo bafliffimo la vittuaglia che ivi li raccoglie.
073 Avendo Ottone Imperadore porta la Città, noftra in i-
flato di Repubblica quafi affoluta , la quale governata era da
un Podefta , lo ftipendio di quefto Rettore fi era a fuo princi
pio Lire Veronefi 5000 , le quali a Moneta Veneta oggi im
portano Ducati 13407-i-, come fuperiormente ricordato abbiamo.
Un tale ftipendio lì dava a quefto Podeftà , perchè doveva
{fiere l'oggetto foreftiero, dotto, nobile, ed rrmigero capace di
coman-
304 CRONICA DI VERONA
comandare in- capite « ben dirigere le. armi di efla Città .. Av
yeva poi T obbligo di mantenere al fuo lervigio- di Corte un
Vicario-, tre Sergenti o Cavalieri, lei Scudieri, lei Damigelli,,
e venticinque Satelliti , oltre gli occorrenti, cavalli e la. necef-
faria bafla ferviti*. Ed è notabile che quello ftipendio fu (tabi-
lito nella prima iftituzione: di eflò Officio o Magiftrato , e che-
fervir doveva per tutto T anno del governo j il qual' anno for
fè non era di XII meli alla Romana , ma di meli XVI alla
Civile , e- forfè di XVIII per cagion di due meli di certa va-,
canza .
1107, In Piftoja, Città della Tofcana, là mercede che per
i lavoratori di Campagna venne taffetà , oltre la cibaria , fi fu
ne' giorni d'Eftate Denari 4, che oggi a Moneta. Veneta im
portano Soldi 5 e Denari ó"-*-; ne' giorni di Primavera ed Au
tunno Denari j, che importano Soldi 4 e Denari 2; ne' gior
ni d' Inverno Denari 2 ,. che oggi importano Soldi 2. Denari
p±. Quefto convien dire che accaduto fia. perchè, in quel paelè le
Monete faranno fiate al fegno delle Milànefi , vale a. dire un
pò più alte delle Veronefi; e che, per la grande quantità de'
Montanari venuta ivi dalle vicine Alpi, le mercedi allora fa
ranno ftate a baffiffimo prezzo pagate in quell' angufto vullico--
fo territorio.
ili?-, Il valore di un Porcello, pagabilè annualmente ad u-
na Chiefà. di, Verona nel giorno di San Martino, era Soldi 8
Veronefi , che a. Moneta Veneta oggidì importano Lire 6:6.
Quefto però, farà accaduto perchè non vi. farà flato obbligo di
certa grandezza dell'animale , e perchè la carne di effa non fa
rà fiata, di molto prezzo, mentre non fe ne faceva ufo >sì uni-
variale ed in tante maniere come oggi fi' pratica..
1134, La pezza di terra di mezzo Campo, quale da Santa
Tofcana fu comprata da D; Adelardo Arciprette di Zevio, per
il prezzo di Lire 15 Veronefi, rifluita a Moneta Veneta Du
cati $6\■.
11.25 Sino al- 123Ó , onorario del Podeflà di Pàdova Lire
4000 all' anno. Fanno a. Moneta Veneta odierna Due. d8oo.
Lo lleffo Podeflà dava una. piegieria. a quel Commune di 1000
Marche d'argento, che rilevano Ducati 15500.
1171», In Genova , per- cagion di una grandiffima. careftia v
il Formento valeva a Moneta come fi- crede di Milano Soldi
50 la Mina ; e quefta mifura è baftèvole a render ben carico •
vm' uomo; onde a Moneta Veneta oggi importerebbe- L. 42.
Cir-
PARTE PRIMA. 3oj
Circa lo fieno tempo in Verona, ove non v'era careftia, il
prezzo del formento era Soldi 7 Veronefi il Minale che è la
terza pane di un facco • e però era per cadaun faco Lire i:i ,
ed oggi importerebbe Lire 13:14. Quello tal prezzo è compro
vato anche dal feguente paragrafo .
1x78, Vi fu una careftia molto grande in Verona, ed in al
tre Città d'Italia; quivi però il formento valeva Soldi 22 Ve
ronefi il Minale, la Segalla Soldi 20 , il Miglio Soldi 16 , e
la Melica Soldi 12; onde oggi quelle biade importerebbero a
ragion di facco a Moneta Veneta:
Formento L. 43: o
Segalla L. 30:12
Miglio L. 31:13:5
Melica L. 23:13.
La baflèzza del prezzo del Formento negli anni careftofi dì
que' tempi, e così la fua moderazione negli fteffi anni della ca
reftia , procedeva dallo fcarlo ufo che di eflà biada fi faceva nel
la noftra Città , perciocché molto fi coftumava ed efitavafi la
Segalla o pura o mifta col Formento , la quale però fi era con
proporzione più cara del Formento ftelTo. Così pure il prezzo
del Miglio e della Melica riufciva affai caro a cagion del gran
de coniumo che di effe biade nel Territorio fi faceva, e per
chè non era per anco introdotta la cultura del Sorgo Turco,
o fia del Formento Giallo come vien ora comunemente chia
mato; la cultura del quale, effendofi oggi introdotta e molto
bene avanzata , porta grande follievo ed abbondanza per i po
veri malfime del Contado, e perciò non fi veggono piìi sì fre
quenti le careftie e fors' anco le peftilenze .
1103, Un Moggio di Linofa in Ferrara fi vendeva per Sol
di 12, il qual prezzo a Moneca Veneta oggi importerebbe Li
re 7:4.
1225 Sino al 1228, come fi legge nel Volume Latino degli
antichi Statuti di Verona pubblicato dal Molto Rev. D. Barto
lomeo Campagnola , come alla pag. 2<5 di quello Volume abbiam
detto, furono coftumati fra noi 1 feguenti falarj e mercedi:
Al Sig. Podeftà di Verona per la fpefa e pel mantenimen
to fuo e della fervitù, per un Capellano, e per dodici Solda
ti armati , veniva per ogn' anno di dodici meli contribuito Li
re Veronefi 4000, le quali a Moneta Veneta d'oggidì rileva
no Ducati 7006": 4:16".
Q.q A ca-
$o6 CRONICA DI VERONA
A cadauno delli tre Giudici Foreftieri in Verona Lire ioo
che rilevano Ducati 177:2:12.
Al Sig. Podeftà , quando finito il fuo Reggimento dovea trat
tenerli ancora in Verona per affari pubblici, veniva contribui
to per cadaun giorno per le e per i fervi luoi Lire 4 Vero-
nefì , che a Moneta odierna rilevano Lire 44 .
Nello IteflTo cafo a cadauno delli tre Giudici del Reggimen
to fi contribuiva per fe e Tua fervitu Lire 1 , rileva Lire il.
Il Salario di un fopraftante per far feorrer a Verona e pel
Campo Marzio l'acqua di Montorio , e per cuftodire il Tor
rente di Valpaltena , fi era L. 25 le quali importano L. 275.
La fenferia , per un Cavallo del valore di Lire 50 fino a
Lire 120 Veronefi, fi era Soldi 10 che rilevano L. 5:10.
Valor d* un Cavallo qual dovette lervire per alcuni primi Uf
ficiali della Città di Verona fi era Lire 25 Veronefi almeno,
importano L. 275 Venete.
Le mercedi giornaliere de' Falegnami e Copritori de' tetti
delle caie fi erano, dal principio della Quadragefima fino a S.
Michele, Soldi 3 Veronefi quando fi dava loro anche il vit
to, ed importano a Moneta odierna Veneta Lire 1:13: Sen
za la cibaria erano Soldi 4 e Denari 6, che rilevano L. 2:^:6.
Da S. Michele poi fino al primo giorno di Quadragefima , Sol
di 2 e Deuari 5 colla cibaria, ed importano L. 1:6:7, e fen-
za cibaria Soldi 3 e mezzo, che rilevano L. 1:1 8:6.
1230, La paga in Verona per un Capitano guerreggiante fi
era Lire 7 al Mele, che a Moneta Veneta fanno circa L. 75.
Quella di un Soldato Lire 3 al Mefe, che importano L. 32:2.
1252, Il Denaro occorrente per pagare i Prefidenti in Ve
rona, o in varj fuoi Cartelli guerreggiati dall' Imperadore, a-
feendeva a Lire 800 annuali imperiali, che fi credono eguali al
le Milanefi, ed importano Ducati 15241:4.
Per pagare tutti i Prefidj nelle molte Città guerreggiate in
Italia dalf'Imperadore , Lire 14000 imperiali all'anno, che fan-
no Ducati 26073:2:8 .
1260, La giuda ftima di XII Cavalli bardati e ben forniti
del B. Giacopo di Braganze Domenicano Velcovo e Duca di
Vicenza, donati al Convento di S. Corona in quella Città,
fu rilevata in L. 438 Vicentine eguali alle Veronefi; che im
portano Ducati 700:2:16.
1305 Sino al 1313, varj corpi di Terra di Campi 25 l'uno,
detti Mafi, che fono Terre montive , bolchive, pafcolative e
zap-
PARTE PRIMA. 307
zappative nel Diftretto di Calavena, furono affittati da' Padri
Benedettini , oggi di SS. Nazaro e Cello , Lire 3 Veronefi per
cadauno, il qual' affitto nfulta a Moneta Veneta L. 23:5.
1300 , Affitto di una Bottega pjccio'a in Vicenza Lire 1 ,
importa L. 7:15 .
1335 , Livelli vitalicj affegnati alle Monache antiche di San
ta Croce in Cittadella a ragion di Lire 10 1' uno per le Co
nile, ed importa a Moneta Veneta L. 77:10, e di Lire 5 pel
le Converle, che rilulta L. 38:15.
Che che ne fia di qualche altezza o battezza maggiore o mi
nore de' prezzi nelle cole fuddette , di cui non fi può trovar
ceito conto fottile a caufa di alcune circoftanze oggidì imper
cettibili, la cofa però con pili metodo procede nelle cofe lpet-
tanti dia vittuaglia dal 1400 in qua; lalvo che tali prezzi fi
couiiùerino fempre liberi da quelle variazioni alle quali è for
za che qualche fiata fiano loggetti per cagion di can flravagan-
u , o di nuove iflituzioni , o di varietà de fiilemi ec.
1404, In Vicenza un pajo di Guanti di Capretto fu pagato
Soldi 3-5-, rilevano L. 1:1.
1405 , Prezzi patuiti tra l' Abbate e Monaci di San Zeno di
Verona ;
L. 1:10 per un Minale di Formento, che a ragion di facco a
Lira Veneta odierna rileva L. 27:9
L. 3:10 per una Botte di Uva di Ronco Leva, import. L. 22:1
L. —:ió per una Baceda di Oglio, rilevano L. 5:-- p
L. 1:10 per un Garro di Legna groflà, importano L. p:o
L. —.TO per un pajo di Capponi, fanno L. 3:3
I428, Prezzo delle Carni in Bergomo, a ragion di Mone
ta di Milano, e la libra di oncie 30:
Soldi r:8 per libra Carne di Manzo r che a pefo noflro e a
Moneta Veneta rilevano L. -:5: 8
Soldi 2:2 per libra la Carne di Vitella, import. L. -:6:ix
Soldi 1:-- per libra la Carne di Porco, rilevano L. -:6: 6
Quelli prezzi faranno veramente occorfi per effère e(Ta Piaz
za confinante a due diverfi Stati , vicina a' Monti che le fom-
miniflrano in abbondanza dette Carni , uè di effe allora non fi
faceva- grande conlumo : quali prezzi dal Calvi Scrittore del
le Effemeridi di efia Città fono flati accresciuti a proporzione
fino all' anno 1564 , trala'cj.u i cafi di particolari flravagan»
ze , a' quali efla Città fu pure foggetta sì in riguardo alle Bin
de che alle Monete.
Qjì = In
308 CRONICA DI VERONA
In Verona circa il 140Q verfa al 1500 fi. trovano li figlien
ti prezzi fopra varj generi di cofe.
Pietra viva di Borazzo in opera valeva il piede Soldi 12 Ve-
ronefi, che a Moneta Veneta odierna rilevano L. 3: 0:8
Pietra detta Mandolata Soldi 8, che importano L» 2:15:--
Una giornata di Muratore Maeftro. fi pagava Soldi
2Q, fanno L. S;I7:~
Una giornata di uomo da Gazzola fi pagava Soldi i- ?
12, che fanno L. 3:10:2
Un pefo, di Vitello, venduto, a' Beccari per Soldi 22,
importa L. 6: 8:8
Un pefo di Butiro e Formaglio per Seldi 33, ril. L. 9:*3'-~
Un Carro, di Fieno venduto d'accordo, per L. 4:13
che importano L. 22; -:—
Altro venduto al prezza corrente di Lire 7:17:0',
rilevano L. 36: 5:0;
Un Carro di Calcina per L* 3 , fanno L. 14: 2:--
Un centinajo di Quadrelli per Soldi 10 , che imp. L.. 2: 7:—
Una libra di Cera lavorata per Soldi 12, che rile
vano L. 2: 0:4
Un pefo di Sapone cioè lib. 25 per L. 1:5 , che fanno L. 5:17:0*
Una Botte di Uva di Monte per L. 14:10 y che im
portano L. 68: 3:—
Un facco di Segalla per L. 3:1 , che rilevano L. 14: 7:-
Un facco, di Formento per L. 4:-, che fanno L. 18:16":—
Una libra di Pefce del Lago di Garda per Soldi 3 ,
che importano L. >-:i4:~
Una di Pefce dell'Adige, per Soldi 2:4 circa, fanno L. ~:ii:—.
Una Baceta di Oglio dì Venezia che fono libre fi ,
per Lire 1:1 , che rilevano L. ù: !*-:ii
Un pefo di Rifo bianco per Soldi 16*, che imp. L. 3:15:2
Una libra di Ferro lavorato perDen. 0, che fanno. L. —: 2:3....
Una libra di Fichi fecchi proveduti a Venezia per
Soldi 1 , fa L. -: 4:8£
Una di Uva pafTa per Denari 4Ì. , che rilava» L. -: i:8S
Una di Zucchero di Madera per Soldi 5:3, che im
portano L.. 1: 0:4.
Ne' fuddetti prezzi qualche capo è veramente poco unifor
me al fiftema delle Monete occorlb di tempo in tempo , ma
ciò fi de' pazientare; mentre le frequenti guerre , le peftilen-
ze, ed altre fimili difgrazie , che fono cadute in buona parte.
di
PARTE PRIMA. 300
di quel fecolo, hanno renduto il noftrp paefe molto fcarfo di
operaj e di altre perfone : ond* è forza che le mercedi fiano
fiate di prezzo un pò alto , e le altre cofe abbiano valuto un
pò meno di quel che doveano . Ballerà dunque , io propoGto di
riduzione de' prezzi e delle Monete da tempo a tempo , aver
quella conferma che da tali ofTervazioni cavar fi può , maffime
ne' fecoli ripieni di tante ftravaganze e confufioni . Ora fi ere»
de che fu tali fondamenti non fi poiana i calcoli delle ante»
cedenti oflèrvazioni imputare nè di troppa altezza nè di mol
ta e viziofa battezza; mentre un pò più. un pò meno , fecondo
che di valore ejftrimèco fi fono andate aumentando le principa
li Monete del hoftro paefe , e minorando di valore intrinseco
le Monete baffe , cosi pure i prezzi delle cofe frettanti alla
vittuaglia fi fono andate alzando nel prezzo loro. Nè ciò pre
giudicar devono que' capi che hanno particolari oflèrvazioni, i
quali però non fi fono ommefli per non dar fofpetto di poca
lmcerità negli riporti -
Veramente fi fono tralafciati i prezzi delle Sete e del Sorgo
Turco circa V anno idoo • e lo fteffo. pare che far fi doveffe
anche del Rifo , perchè ne lècoli baffi quelle cofe erano di af
fai alto prezzo tuttoché le Monete foffero baffe di valore ; e
ciò accadde perchè quelle tali cofe fi erano allora, di nuova in
troduzione preffo di noi , e perciò fcarfe nella quantità loro ,
affai ricercate da' facoltofi e foreflieri , maffime il Rifo- e la Se
ta ; onde a caro prezzo vender fi doveano più che a' noflri tem
pi, ne' quali il raccolto loro fi è renduto molto abbondevole
non folo pel nollro bifogno che per i foreflieri ancora. I prez
zi dal idoo in quà non fi riportano per fchiffare una tedio-
fa lunghezza , e perchè fi hanno documenti chiari e ficuri cir
ca i peli, e i prezzi delle Monete d' argento che nei contrat
ti del noflro paefe hanno fatto la principal figura.
Da ciò fi de' raccogliere che per cagion dell avidità di fpen-
dere le Monete grofle per qualche «Ola fempre di più dell'or
dinario lor valore; cola comune, agli uomini e ad ogni pae
fe ; è crefeiuto , col valore intrinfeco delle principali Monete ,
il prezzo ancora delle cofe che con tali Monete fi comperano.
Nè ciò è già accaduto a caufa dello feoprimento delle Indie ,
come non poche ragguardevoli perfone fi perfuadono ; imper
ciocché anco prima di un tale feoprimento fi vede che colL'
aumento eflrinfeco delle Monete è crefeiuto il prezzo della vit
tuaglia. E quello feoprimento altro non ha caufato che a noi
fia
jio CRONICA DI VERONA
fia pervenuto a proporzion dell' oro più argento che prima non
s'aveva, recatoli dalle navigazioni per l'Oceano fatte dagli Spa-
gnuoli e da altre nazioni; il che non avevamo prima dalle na
vigazioni per i Mari di Levante fatte da' Veneti, \ quali dall'
Alia più oro che argento ci portavano. All'aumento poi del
danaro , che hanno recato le miniere nuovamente hell' Ameri
ca feoperte , fi dee contrannorre lo dilcapito (eguito dall' efler
mancate quelle dell' Afi» »■•■•_ le- nullaoftante fi vuole che in Eu
ropa oggidì fi ritrovi più danaro di quel che fi trovava prima
dello lcoprirnento delle Indie, mentre tante Monete non ven
gono realmente contante quante coli' oro ~-ento di minie
ra vengono coniate, ciò fi conceda pure; ma la ftefia cola con
ceder anco fi deve per i iecoli al detto (copnmento anteceden
ti , correndo per 1' uno e 1' altro la (leflTa ragione . Da quella
maggior quantità dunque di Monete d' oro e d'argento di mi
niera , che continuamente coli' avanzarfi degli anni e de' fecoli
viene coniata, e non da altro, nafee che , generalmente par
lando, fi trovi in Europa maggior quantità di danaro che in
altre parti del Mondo , crescendo cosi or in un luogo ed or
in un altro ogni giorno i facoltofi e ricchi poflediton di effe,
1 quali delle medefime facendone per la maggior p?rte buon'
ufo (cofa non a tutti comune) è poi facile alle per Ione indù-
ftriofe ingegnarfi perciò ne' loro trafici o in altri giri avantug-
giando i loro intereffi , e viepiù il privato ed il comun bene
aumentando con univerfale profitto e commodo, come 1' espe
rienza ci diraoftra.
PARTE PRIMA.
3"

Valore del Ducato d' oro Veneto , detto prefentemente Zecchi


no , fecondo ha corfo di tempo in tempo, incominciando
dall' anno 1284 fw* a quell'anno 1742.

PRima dell'
anno 1283 L. 3: « —
nel 1283 I* 3: 1 —
x3Si L.
3: 4
^53 L. 3:
x35^ L. 5: 8
*35? L. 3:10
3.12
J37° L.
3:14
f37« L. |.i8 „
l379 L.
J38° L. 4: ~ --
4: 2 -
I3^2 L 44.
l399 f»»° al 1407 L; J.*Z
*412 L. 414:8
Hi7 L. 5: ■•
Hi 8 L.
Hi? L.
J44i L. S= 4
S;i3
1443 C , o L« S^4
1453 «no al 1508 L. 6: 4
1514 fino al 1517 L &Jl
1518 L. <5.i4
1S2<5 fino al 1520 L> _:IO _
IS47 al 1552 L. '
1550 lino al 1562 L_ g.___
J573 l! 8:'iI
1504 lino al i<5o8 L 10: --
ifc>8 L. io:r<$
161 2 fino al 1 61 7 L 10.12
1621 L. 12:12
l63° L 1410
1^35 Imo al id_j8 L * mm
1641
jiz CRONICA DI VERONA
164.1 fino al 105 1 L. 16: -
166$ L. 16:10
1667 L. io: —
%696 L. *i: s
ióSj per parte rigorofa retroceffo a L. 17: -
1701 L. 18: -
1701 in Luglio L. 10: -
n Settembre L. 10:10
in Novembre L. 20: —
1706 detto Mefe L. 20: $
1708 n Settembre L. 20:10
1709 n Mano L. 20:12
n Novembre L. 20:15
1710 in Aprile L. 21: —
n Ottobre L. 21: 5
1711 Maggio L. 21:10
in Ottobre L. 21:15
1711 n Gennajo L. 21:10
1714 n Giugno L. 21:15
171Ó n Febbrajo L. 21:18
in Agofto L. 21: -
PARTE PRIMA. 31}

DELLA

MANCUSA O MANCOSO>

Che ffecit di Moneta fi fofe , e come anticamente differente


la Francefe dalla Spagnola , e d'altri paefi.

P Ariate avendo della Moneta antica Veronefe, e del Du


cato o Zecchino Veneto, cola era convenevole che del
Mancofo eziandio favellar qui fi dovette • avvegnaché
nella Differtazione del Dottiffimo Signor Muratori, im.
quefto Volume inferita , di tal forra di Moneta menzione fa
cendoli , a quefto luogo ci riferbammo alcuna cofa dirne . Per
Mancufa o Mancofo dunque , al dire del Du Cange , talora
pel valore d'una Moneta pigliava!! , e talora per una Mifura
de' Liquidi. Noi però, di quello favellar dovendo, collo fteflb
Du Cange riporteremo che fino nell'anno 857 della falute no*
ftra la Mancufa o Mancolb, ovvero Manca , per Marca inten
de vali , loggiùngendo egli che in certo Codice. Cantuarìenfe, fi
ha che. il Mancofo era del pefo di due Soldi e fei Denari .
Quali Soldi , fecondo noi ci avviliamo , erano Monete Ingleft
d'oro effettive; ed uno di effi [al ragguaglio della Lira Picco
la Veneta , che giufto al valore intrinleco di quel tempo valer
poteva Lire 22: 16 moderne Piccole Venete] valerebbe a' tem-
Si noftri Lire 50 circa : Onde i due Soldi e fei Danari Ingle-
importerebbero Lire 125 circa moderne Piccole Venete. A!
dire dello ftefTo Du Cange , v' erano ancora Mancofi o Mancu-
fe di Spagna , {«temila de' quali . ih Barcellona mille oncie
d'oro importavano. Laonde calcolato l'oro pel prezzo corren
te di otto Zecchini e mezzo e due grani per oncia, ed il Zec
chino per L. 22, riluttando l'oncia L. 187:12 di Moneta Picco
la Veneta , il moderno prezzo del Mancofo di Spagna farebbe
Lire 26:15. Ma perchè, come abbiam detto, il Mancofo tal
volta per Marca pigliavafì, e quefta la metà era di una Libra
Regia Francete, o, come in altro luogo accenammo, una Li
bra Statica il cui pefo era di oncie fedeci, quindi chiaramente
rilevafi che Mancofi fi trovarono , i quali del pefo erano di
oncie otto d'oro. 11 Budeo ed il Merfenio (colla pratica Fran
cese riferita dallo fleffò Du Cange, ne' fecoli più baffi, come
ne! 1158, 1235 , 1286" , 120Ó, 130C» c 130?) dicono che v'
Rr erano
314 CRONICA DI VERONA
erano Marche di minore importo si nella Francia che nell'In,
ghilterra, e che le Ingìefi valevano tredici Soldi e quattro- De
nari Sterlini, i quali, come fuperiormente abbiam detto, era-
no Monete d'oro effettive : e tuttoché uno di quelli Soldi Ster
lini non vaglia a' tempi noftri più che Lire 2:5 dà Moneta,
piccola Veneta , perchè ora non fono reali ma fìnti , nondime»
no in que' tempi, col ragguaglio del corfo delle noftre valute,,
dovea valere a Moneta Veneta
nell'anno 1158 L. 22:17
i*35 L. 10: j
128Ó fino al 1206" L. 16:10
1306 fino al 1300 L. 15: 7,
e così quella Marca o Mancolb del 11 58 L. 204: 13
123S L. 255: 7
i28ófino al npó L. 220: —
i3odfinoal 1300 L. 204: 13.
La Marca Danefe a' tempi del Re Canuto , lecondo di que
llo nome , era del pefo di oncie otto , ficcome la Francefe : ma
la Marca Romana nel 1322, lotto il Pontificato di Giovanni
XXII, era del pefo di 64 Fiorini d'oro; e nel Delfinato, co
me riferifee il precitato Du Cange , era di Fiorini 6$ , fecondo
che da una Carta del 1327 nlevafi; perciocché quel Fiorino
era del pefo di 24 Caratti cF oro fino , onde , fecondo effo ,
nella Marca della Curia Romana feflantacinque entrar ve ne
doveaao e non più . Dal fin qui detto dunque raccogliefi che
Marche o Mancofi vi erano di maggior e minor valore, le
condo il pefo, il luogo, ed il tempo . Di quali Marche o Man
cofi foflè la pena che nel Placito minacciata fi vede, è verifi-
mile che fofle dì Mancofi da oncie otto d' oro per cadauno ,
ficcome quella Marca la quàl credefi efier fiata in quelli paefi
la più untata e comune.

Li
PARTE PRIMA. 315

In Nomine Domini Noftti Jefu Chritti


Dei Eterni ,

Berengarius Rex &c.

QUia eventit nuptr in Civitate Verona , ut pars qui


dam medii Circi , qua fubiacet Cafiro y prx itimi %
vetuftate corruerit colhdcns cunfta fub fe pofita ar-
Jifìcra , bomincfqu* cunilos pene quadraginta attrivii fubita
morte condemn,tns . Ideino prafentis Ade/ardi Epifcopi S.
Vtroncnfis Ecdefìx tunclifque Cleri & totius Populi Civi-
tatis , noverit Sanélx Dei Ecclefia noftrutnque fdelium prar-
fentium fcilket, & futurum induftria pradecefforum quoque
omnium amore nec n$n prò mima no/Ira remedio : Nos San
cii Dei Ecclefix Verona ae cunblo Clero & totius Civita-
tis Populo , & cunclis fub ipfo eajlro morantibus per hoc
nofira auBoritatis prxceptum commifijfe , quatenus ubicum-
que adificium aliquod publicum ponti pertinens ruinam mi"
natitr , aut aìkui vide tur , ut in ruinam ejufdem s quomo-
decumque fit damnum futurum , liceat eis omnibus , tam prx-
dicìx Ecclefia cum Clero , quam cunclo ejufdem Civitatis
Populo , abfque ulla publica partis offenfione ipfum adifì-
cium publicum ufque ad firmam evertere in nullo eis fit tre-
piditas damni , eo videlicet ordine quo cernens^ nec quili-
bet publicus extttlur quempiam hoc agentem condemnare , aut
alieni quicqvam audeat hoc inftrre molefite . Contr/t quod
auEloritatis nojhx prxceptum fi quis pugnare tentaverit , aut
aliquem ex praditlo negotio molefiare prafumpferit , vel ul-
lam infene calumniam , ne quod caperat perficere pojftt ut
conatus ejus redigatur ad nihilum , feiat fe camponiturum XX
curi obrift Hbras , medietatem parti nofìra ■& medietatem
cui ex hoc aliqua fuerit illata moleftia ; Ut hoc autem ve-
Rr z rius
$16 CRONICA DI VERONA
rius credatur , & diiigentius ab omnibus obfervetur ,
propria rottrantcs anuli noftri imprtjjtone duximus inferii*
ri .

Datura quarta Noto. Maii ab incarnatiaoq Dominica


DCCCXCV. Anno vero Regni JSercngarii Screoiflimi
Regio IX Indizione 13 g. (a)

Aeìum Veronas in Dei nomine felicitar:

in
(a) Per trovare con facilita il numero della Romana Indizione è
neceflario Tape re quante volte entra il numero quintodecime nel mil
le/imo corrente degli anni della Natività del Signore , ed aggiugne-
re 3 al numero che Sopra^anza ; come a cagion d.' efempio negli an
ni fuddetti S95 entrandovi il 13 cinquantanove volte, ne avanzano
ó , a cui 3 aggiugnendo 9 ne riluttano , clic appunto viene ad efTe«-
re la Nona Indizione .. Perciocché l'Indizione è uno fpaiio di tempo
di quindici anni , cioè di tre luftri d' anni cinque ; perchè in Ro
ma al tempo degli amichi Romani , i Tributari loro folcano porta
re i Tributi , dando nel primo luftro oro , nel fecondo argento , e
metallo nel terzo, e con tale tributo davano indizio della loro fog-
geziooe , e qui ebbe origine , ad acquiilò il nome la Romania Indizio
ne .
PARTE PRIMA. 3»7

In Nomine Domini Dei Eterni.

BERENGARIUS

Divina favente cJemcnt/a Rex.

QUonidm quidem fidelibu/ in noftro affidue comma-


rantibu/ oéfequio Temporalia praceteri/ largiti
dotta debemur: Ideo notum fit omnibur fidelibut
Santi* Dei Ecclefia> bujquam prarfentibu/ , at-
que futurir : QuoniamGrimaldut gtoriofuf Corner diletluf-
que fidelir nofter, Strenitati/ noftro' adiit celfitudinem, qua-
tenus quandam terrulam jurir regni nofiri Arenam Caftri,
Veronenfi non longe a pofitam ficut olim de Comitatù
Veronenfi - menfurar , & dedarata perti-
nuir * cum Arcubu/ voluti/ ibidem extantibur : nec non * L«g?»
& alióf arcur voluto/, covalo/ cum terrula ante ipfo/ ! UnHÌfi*-
covalo/ , & Arcovoluto/ pofita ficut commune/ ingrejfi in
Orienterà , <S* meridiem decurrunt : &ficut eminentior mu-
rus Tbeatri in meridiana , & Orientali edificata/ decer-
nit , excepti/ illi/ arcovali/ quo/ A^pni de Caftello per
pracepti infcriptioncm coatulimus ti.quorum fumma eftTre-
decim Jobanni Clerico , & fidelij/imo Cancellano noftro iu
re proprietario concedere dìgnaremur : eftque ipfa terrula
infra pranaratum locum pofita in longitudine ab uno late-
re fpatio perticarum decem : ab alio latere in longitudine
confiftunt pertica feptem : ab uno capite adjaccnt pertica
duo? : ab alio rapite funt fede/ leghimi fex : cui terrula1
ab Oriente & Aquilone confiftunt publica , & regia adifi-
cia : ab Occidente circuncingitur proprietate )am ditli
Jobanni/ Cancellarti & p'urimorutn bominum , a merìdie
vero decttrrit publicus meatus : Cuju/ precibu/ acclinati
eandem terrulam in pramminato Caftro , & infra jam di-
Eia
ji8 CRONICA DI VERONA
tia confinia & menfura/ exiftentem Cam arcubus voltitis
ibidem exiftentibu/ , nec non & alio/ ArCw voluto/ cum
Terrula ante ipfo/ covalo/ , & Arcovoluto/ pojita Jicttt co
mune/ ingrtjft in Orieutem & meridiem decurrùnt,& ftcut
tmintntior mum/ Tbtatri in meridiana & in Orientali par
te éedificatu/ decernit , excepti/ illi/ arcovali/ quo/ A%o-
ni de Caftello per pracepti infcriptionem contulimu/ , quo
rum fumma eft tredecim jamdiclo Jobanni Clerico & Can
cellano noftro ftcut de Comitati Veronenji pertinuerunt pro
prietario jure concedimu/ & largimur, ac de noftrQ jure 4*
Dominio in eju/ jur, & Domìnium omnino tran/fundimu/
atque donamu/ : Ad habendum, tenendum, vendendum ,
alienandum , prò anima judn^.-dum, & qtricquid voluerit
faciendum , ammota totiu/ publica: poteftati/ contradicìio-
ne . Si qui/ igitur hcc noftro autìoritati/ , & concezioni/
pneceptum infringere vel violare temptaverit fciat fe com-
poniturum auri optimi libra/ centum, mcdietatem Came
ra noftroe , & medietatem prarditlo Jobanni CaneeIlario fi-
deli noftro , vel cui ipfe dederit aut babere concef/erit :
Quod ut veriu/ credatur , & diligentiu/ obfervetur manu
propria roborantes de annulo noftro fubteriujjimu/ injigniri .

Signum Domini

BERENGARII SERENISS. REGIS.

Ambrofios Cancellarius ad Viccm Ardingi Epifc.


h. Archicancellarii recognovi & fcripfi .

Data Vili Kalcnd. Junii Anno Dominica: Incarna,


tionis DCCCCXIII, Domini vero Berengarii Serenif.
fimi Rcgis XXVI Indicìionel. Acìum Verona: in Chri.
fti nomine feliciter Amen.

Autenticum & ftgnatum annulo regio.


Ut-
PARTE PRIMA.

Urbanus fervus fervorum Dei ad perpe

tuarli rei memoriam.

Ih qu<c prò Regulari obfervantia ac ftatu , & tranquifi-


tate perfonarum Ecckfiafticarum fub Religionis habitu
Domino famulantium provide gefta funt ut illibata con-
fi/iant libenter cum id a nobis requtritur adiicimus Apofio-
liei muniminis firmitate > exbibita fi quidem nobis nuper prò
parte dileclarum in Cbrijlo filiarum Catherine AbbatiJJ'x &
Conventus Monajterii Sancii Francifci de Curfio Feronenf.
Ordinis Sancii Benedicli petitio continebat , quod cum ohm
dicium Monaflerium in cujus funtlione ordinatum fuerat ut
perpetuo ejfet ordinis Sanili Marci de Mantua , & per Prio
rijjun reyretur; propter malum> & difvlutum regimen Supe
riora , & Vifitatorum , ac Fratrum dicli Ordinis Sancii
Mirti , qui ftpijftmc ad ipfum Monaflerium occafione vifi-
tat onis pretenfa , ex caufts etiam quam etiam ex
aliis caufìs ad extremam paupertatem ac defolationem dedu-
tlur» foret & amplius deduceretur adeo quod ubi multa &
ex nohilibus famtìits Moniales in eo la udabiliter , & bonefte
de -ere confueverint, fune pauci/Jimx Moniales in eodem Mo-
naflerio vix poterant fuhfieniari , fenerabtlis Frater nofier
Johannes Bpifcopus Cojtantienfis Venerabilis Fratris noftri Pe-
tri l.audenfis tunc Veronenfis Epifcopi Vicarìus in Spìritua-
ìibus Generalis, & babens ad hoc Jpecialem ab eodem Petro
Epifcopo potefiatem ad injtantem fupplicationetn Catherine
^Abbat. tunc Priorità ipfius Monafierri , & Conventus pre
dici trunt) qua cupiebant ad melioris vita tranfire fruzem ,
diclumque Monaflerium in fpiritualtbus , & temporalibus re-
formar/ , bujufmodi etiam fuperiorum , & vifitatorum acce
dente confenfu, diciu ?; Monaflerium , cum perfonis Rerula-
ribtts in eo degentibus , & omnibus rebus fuis de ijfo Ordi
J20 CRONICA DI VERONA
ne Sanili Marci ad eundem Ordinem Sanili Benedici au&o-
ritate peteftatis bujufmodi tranfìuht^ te ftatutt & ordmavit
quod de attero Monafiertum prxditlum , cum bujufmodi ptr-
fonts, & rebus non Sanili Mini, fed Sancii Beneditli Or-
dinum eor.mdem effet, & quod bujufmodi Perfino? tam prx-
fentis , quam prò- tempore ipfum Ordinem Sanili Benedicii
profiterentur , babitumque mgrum géftarent, & alias Je con
firmartnt ipfius Ordinis Sancii Beneditli regularibus infiìtu-
tis 9 & quod per Abbatiffam quam dièli Conventus tempore
vacationis eligerent , & Epifcopus Veronenfis prò tempore exi-
ftens ektlionent bujufmodi tonfirmafet in perpetuum regerctur,
& quod poflmodum ditia Catberina Abbatìjja , & Monia/es
futrunt eundem Ordinem Sancii Beneditli jprofefx & bujuf
modi nigrum babttum fufeeperunt , eumque gtftarunt prò ut
gefeant , ac etiam fervatis fìfrvandis ipfe Conventus eandem
Catbermam in earùm , & ipfius Monafter*' Abbatijfam con
corditi elegerunt , & eletlionem bujufmodi ab eodem Petra
Epifcopo tunc Ptroncnfi obtinuerunt autloritate ordinaria con
firmari ac ex tumtam Abbatij]a quam Conventus prxfatle
fub regulari vbfervantia ipfius Ordinis Sancii Beneditli vixe-
runf prò ut vfount etiam de prxfemi ex quo Monaflcrium prx-
ditlum fuit , éf efi per' Dei gratiàm in fpiritualibus è" tempo
ralibus mmltipliciter rxfotmalum . Quare prò parte Catbtri-
?u yAhbaiiffx^ & Conventus prxdiclirum nobis fuit humiii-
ter fuplicatum , ut tramiationi Statuto , ord'mationi , & fu-
feeptioni bujufmodi ex inde fecutis ro!>ur Apojiolicx con-
firmationis aditeere dignaremur . Nos igitur bujufmodi fup-
plicationibus intimati Translationem , Statutum , Ordinatio-
mm , & Sufceptionem , ac omnia & fingula fupraferipta ó*
inde fecuta rata habentès , & grata i/la Apojlolica auElorita-
te confirmamus & prxfenti fcripti patrocinio communmus .
Huìli ergo omnino bominum hceat bene paginam nofirx confir-
mutionis infringere vellt aufu temerario contraire . Si quis au*
lem hoc attemptare prxfumpftrit , indignationem Ornnipottn
tis
rARlE prima; $it
tis Dei , & Beatortm Pari & Pauli Apeftohrum ejus fi
noverit incurfurum .

Dat. Pérufii Vili Idus Maii PoneificatUS noftri Anno


undecimo.

Ex
3"

Ex autentico in Archivio Eocleflse Sancii


Stephani Verona?.

IN; nomine- Domini noftri Jefu Cbrifii millefimi feptua-


gefìmo , quinta die menfis Martii , Indizione no
na (a) . Confiat nos Cera onefia fsemina relitta quon-
«OIl
Jjfjj;\dam Rafaldus & Berta > & Gaidulfo mater & filio
rata
ci_izione , habitaturis in parte verfuf Ecclefiam Sanftorum Apoftolo-
j,n,J"e nw» Pbilippi , Jacob/', qui profeta fum ego qua fupra
1070 fido" Gera ex natione mea lege vivere Alamanorum >.& nofque
vrebbe fupra mater >& filio qui prafejfi fumur,ex lege nofira,lege
leggere
1071. vivere Romana , accepijfemus nor omnes comuniter , ficut,
& in prtefentia teftium manifefii fiumus , , quia accepi-
mut

(a) Onde il nome delle Indizioni origin traefle , alla pag. 316. mo-
11 rato avemo . Ma quando, fiano (late primieramente iftituite non co
rta , e foltanto. fi sà che al. tempo di Coftantino Imperatore , cioè dall'
anno 311. fi refero, ufitate e. comuni. L'Indizione, o è Greca o Ro
mana. La Greca dalle Calende di Settembre incomincia: la Romana
dalle, quelle di Gennajo • Per trovare sì l'una che l'altra 3. anni al
millefimo aggiugnefi, poi come nell' accennato luogo abbiam ricorda
to fi divide con 15. e '1 numero che fopr.' avanza quello fi è l'anno
della corrente Indizione, ficcome il prodotto. è il numero delle inte
re Indizioni. già /corfe-, dovendoft riguardar però. Tempre al giorno ,
ed al mefe y come a cagion d'efempio- per trovare- l'anno dell'In
dizione del Placito. regiftrato alla pag. 205. perchè fcritto in Octobre
del' 1073. confiderarlo fi dee come fé rogato forte nell'anno fufle-
gutnte 1074. perchè l'anno fteflò a'14. Settembre incomincia ; indi 3.
aggiugnendo 1077* riluttano , in. cui il fettant'una volta vi entra,
che tante fono appunto le decorfe Indizioni dalla Natività del Signo
re. Li 12. poi che avanzano quelli gli anni fono della corrente Indi
zione. S'aggiungono 3- anni al milleitmo perche appunto l'anno del
parto della Vergine era il terzo. quali compiuto dell'Indizione che al
lora correa; ond'è che alcuni Nora; anco a' dì noftri l'enumerazione
degli anni dell' Indizione, dal. dì 14- Dicembre incominciano , quan
do , fecondo la Romana Indizione , dal. giorno, primo di Gennajo fu(Te
gnente incominciar dovrebbono.. In. alcuni luoghi I1 anno dell' Indi
zione nel' mefe di Marzo fufieguente al Gennaio principiano. Ora
quelle due divcrfità d'Indizioni tali emendo, ragion volea, che , fe
condo l'inumo noftro , per quelli che lo defiderauero t di quello pu-
jc qui mentori fi face/Te •
in
mut ad Vos VernexlaHa germana fili* quondam Hugoni
babitatrici in eadem Civitate Veron«e non longe ad Pori-
tem prope Palacio argentamiry & alias mertes, denariòs
bonos Veronenfes librar deeem finitura precium pro> peciat
duas de tetris r cum vitibus }& terra aratoria infintiti1 ten-
te juris noftri , in qua nos babere , & poj/fidere vip fu*
tnus , quibus effe vidèntur in finibus Veronenfis foris Por
ta Sancii Stepbani ubi dicitur Talabota - Prima pecia
terra , cum vineis babet per longum. perticas deeem y pe-
des deeem &e.

Ego qui fupra Salamon Notarius Sacri Palatii roga»


tus, qui hac charta venditionis fcripfi , & poftradita.
compievi .

IL FINE

Del primo Volume (Itila Cronica di Verona -

NOE
3*4

NOI

RIFORMATORI

Dello Studio di Padova,

AVendo veduto per la Fede di Revifione , ed Ap-


probazkme del P, Fra Girolamo Giacinto Mafia
Medolago lnquifitore del Santo Officio di Verona nel Li
bro intitolato Giunta di varjOpufcoli in feguito alla Cro
nica di Pietro "Lanata non v' e/Ter cos' alcuna contro la
Santa Fede Cattolica; e parimente per Attellato del
Segretario Noftro, niente contro Principi, e buoni co-
fiumi ; concediamo licenza a Dionigi Raman^ini Stam~
pator in Verona , che pofla efler ftampato , oflèrvando
gli ordini in materia di Stampe , e prefentando le foli-
te Copie alle Pubbliche Librerie di Venezia, e di Pa
dova,

Dat. li 16. Febbrajo 1745.

( G. Piero Pafqualigo Rif.


( Giovanni Emo Proc. Rif.
(

ÌRegiftrato in Libro a Carte $$. al num. 370.

Michel Angelo Marino Segr.


Finito di stampate in Bologna presso la
Libreria Editrice Forni nell'Ottobre 1967
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Pier Zagata

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DESCRITTA

DA PIER ZAGATA.
COLLA CONTINUAZIONE

DI JACOPO RIZZONL

AMPLIATA E SUPPLITA

DA CIAMBATISTA BIANCOLiNI,

DEDICATA A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR

GIANPIERO frOLCE

PATRIZIO VENETO*
VOLUME PRIMO DELLA SECONDA PARTE;

JN VERONA, MDCCXLVII.
Per Dionigi Ramanzini Librajo a San Tornio.
CON LICENZA DE' SUPERIORI .
ECCELLENZA '

Orrendo* mandare alla luce il

primo Volume della Secon

da Parte delle Cronache di

Verona y [crine da Pier Za-

gata , e dopo di ejjo da Jacopo Rkzoni , dal Si-

a x gnor
19
gnor Giambatifia Biancolini ampliata e jnpplita ;

non imiteremo certuni , i quali in fimili incon

tri, cercando di qualche fingolar Protettore yfian-

no lungamente dubbioft e fofpefi in fare la /cel

ta ; perocché desiderando noi di poter riputarci

fra gli umiliami fervidor di Voftra Eccellen

za, lofio abbiamo deliberato di ricoverare quefia

Parte dell* Opera fotto il di Lei venerato Nome

t Patrocinio ; sì perchè fojfe difefa dall* aflio de-

gl%invidioJi y sì ancora per così comprovare all'

Eccellenza Voftra la fermezza della noftra ojfe-

quiofiffima divozione inverfo di Lei .

E tanto pih coraggio]fornente fi età fare ci

affliamo propofto , quanto che abbracciando que

fia Seconda Parte molte onorate imprefe da

tanti Miri Veneti Patrizj operate , ed ordinate

al buon reggimento e confervanone di quefia , e d1

altre
altre Cai* accolte nelle braccia del Venete fem»

pre gloriofo Àugitfta Dominio ; ragion volea. cb&

la proiezione di alcuno degli mede/imi tra li più

riputati le Jt procurale .

Non fa d* uopo qui ricordare i meriti dell'i

di Lei maggiori , egualmente illujlri nel? ar

ti della guerra , e della pace , ed in lettere ,s

apparendo tutti in/teme felicemente accoppia

ti nelle rare virtù e prerogative che la diftin-

gttono né* carichi principali di codefta Serenijp*

ma "Repubblica.

Piaccia al Signore che quejb libro tanto

grato Le fa , quanto grande fu la fperanza da

noi conceputa che ciò avvenir dovejfe; onde co

raggio ahbiam prefò di umiliarlo ali* Ecceller*

za Voftra: mentre nulla più fofptrandoy fe non

fe darle a conofcere fempre più la fmerità della

fer-
vi
fervuti nojira , con profonda fommijfione le bo

tiamo, riverentemente te rnani t

Di Verona il dì $ Luglio- 1747

Vinilifs.Ojfeqmofifs. Obbligatifs. Servidori


L. O. S. C.

L'EDI-
V EDITORE

A* CORTESI

LETTORI.

E cofe degne di ricordanza oc-


corfe nella città no/tra «dall'an
no DLXVIII di Roma fino a*
tempi di Matilde la gran Con
tesa d' Italia nella Prima Par
te di quefta Cronaca fomma-
riamente narrate avemo: dipoi
fìegue ciò che fino all'anno 137 5
della 'faluti fera Incarnazione
lafciò fcritto il Zagata, abbreviatore e continuatore
della Cronaca di Paris da Cerea: Indi brievemente, e
come di volo , fu per noi accennato , ficcome dopo la
morte di Can Signore della Scala i di lui pofteri furo
no della Signoria di Verona e Vicenza fagliati; on
de quefta Famiglia difperfa, e ridotta all'ultima deso
lazione, nella Germania, ond'era ufcita, particolar
mente ricoveroffi , reftando Verona in poter del Vi-
fconte, morto il quale fotto il Dominio ritornò un'al
Tiri
tra volta degli Scalìgeri per opera del Carrara Signo
re di Padova , nella cui podeftà indi a poco perven
ne; pofeia per volontaria dedizione de'Cittadini , per
Scurezza di femjdefimi e di noi pofteri , fotto il Do
minio pafsò deifa Viniziana Sereniflima Repubblica .
EMle Chi«fc nero , e de' Monafterj , come delle più;
principali co/e nno a* tempi noftri avvenute, di trat
tarne immediatamente in quefta Seconda Parte era no-
ilra intenzion veramente ; fe in quel mentre che ciò
mandar voleaft ad effetto, per cofa non penfata non
aveflimo dovuto mutar configlio . Concioflìachè ve
nutoci, fortunatamente alle mani il rimanente della
Cronaca del Zagata colla continuazione di Jacopo
Rizzoni Patrizio Veronefe , a pubblicar prima quella
ci è convenuto penfare .
E certamente, fe innanzi di fàr feguir l'impreA
fìone del primo volume già ufeito, ci forte venuto fat
to trovare quello compiuto efemplare , di far noi alcun
fupplemento o continuazione alla Cronaca ftefla tralà-
fciato avremmo.
Che poi quefta giunta opera fia del Zagata , feb-
l?ene il di lui nome non vi comparifea , oltreché lo
itile cel manifefta ( quantunque ridotto dal Rizzoni in
alcuna parte alla fintauì da elfo feguita ) quinci motivo
prendiamo di argomentarlo ; perciocché con tutto che
l' antico efemplare , pofleduto una volta dalla Fel. R.
del Signor Avvocato ValdefTarini , ed ora dal noftro
Signor Marchefe Maffei, l'anno 1375 non oltrepaffi,
quefto novellamente da noi trovato C e il quale appo i
RR. Monaci Camaldolefi di S. Michele di Murano Ci
cuftodifee ) vedefi corrifpondere , riguardo all' Epoca ,
a quella dal noftro Autore in quel primo Efemplare
nella Prefazione indicata ; accennando eflb colà , co
me nel tempo ch'egli fcrivea la fua Cronaca , correva
l'anno della falutc noflra 1453 ; benché poi , come
IX
fi vede , fblo nel fuffegucnte 1454 fu da effo lui ter
minata.
Non era noftra intenzione di badare ad alcuna ofTer-
vazione che d'intorno all'opera di quefto Scrittore far
fi poteffe da' Critici, nè farebbe eziandio neceflario ;
pure perche certuni ( non fappiamo da qual fpirito in
dotti , fenz 'avvertire al buon ufo che far fi deve degli
fcritti degli Autori di quel fecolo in cui anche il Zaga
ra era in vita : e quafi che degli anacronifmi che nella.
Cronaca fleffa in alcuni luoghi s incontrano , non ci
fbffimo noi avveduti , nè una tal cofa fi fòflè fimil-
ìnente a'iettori avvertita ) inforgono nulla ottante , tac
ciando il Zagata di non accurato Scrittore, per aver
confufa e fconvolta la ferie de' Re e degl'Imperadori,,
il nome di Bonifacio Pontefice con quello del Genitor
di Matilde imbrogliato ; ed altre nel vero di tal for
ra inutili fofiftiche oflervazioni; ci veggiamo coftrec*
ti ripetere un'altra volta, che l'ufo che far fi deve
della Cronaca del Zagata, non è di tai cofe, le quali
colla Storia della città noftra non han conneffione.
Sarebbe tempo vanamente perduto, fe fi volefle ire
in traccia del proprio originai manoferitto del Zagata,
per rilevare fe il nome di Padre e non quello di Papa
in eflb fi trovi fcritto : e fe lo fteffo Zagata abbia vo
luto dire che laConteffa Matilde, come libera e fciol-
ta dalla patria podeftà, abbia perciò il di lei Patrimo
nio donato alla Romana Chiefa ; avvegnaché i fatti
che appartengono alla città noftra non diverrebbon per
quefto più famofi od illuflri . E in tanto non tronca o
manchevole, ma colle fue imperfezioni e difetti fi è
voluto mandar in luce quefVopera , in quanto a noi ap-
porre non fi poteffe , che fiamo corrompitori e mutilatori
dell'opere altrui . Ma ognuno vuol dir la fua , e taluna
fiata per isfògo di una qualche loro occulta paflìone ,
moflrando di findacare le opere de'vecchj aurori,e gli
Cron.diVer.P.II. Voli. b edito-
editori d'effe per lo contrario con finte fimulate Iodi
celebrando , altro fine non hanno, fenonfè, con fuc
ila nuova foggia di mormorare , appo le ignoranti bri
gate , fenza molyi fatica pigliarli , fama e riputazio
ne a fe ftefli acquiftare: ond'ebbe a ferivere uno fpi-
ritofb moderno Poeta noJlro;

CIÒ che a grande fatica un uomo fcrijfe^


Da ogn altro con affai meno fi legge ;
Ma scegli pofeia lene, o male fcriffe ,
Non puote giudicar ogn un £be leggi.
Convien che intenda eih che colui fcrijfe,
Ed affai più di quel che ferino legge ;
E che rammenti fe verrò, o fe fcrijfe
Neil' ijìeffa materia, allorché legge .
Perchè fe intorno d" effa unqua non ferine,
E fe non fa verfato , ciò che legge
Giudicare non può, nè lui che fcrijfe.
E fe queflo vien fatto da chi legge ,
O che è un uom , che mai lejfe , uè fcrijfe ,
O che è un uomo che invidia ciò che legge .

Nè fi dice già quefto per ifperanza che abbiamo eh*


eglino dalle maldicenze attener fi debbano, ina folo
perche non fien tratti in errore i più femplici , fapen-
do beniffimo che a contender con uomini di certa na
tura altro non fi farebbe fe non fe coloro imitare, i
quali combatter voleflero colle mofche , allorché la
vicina pioggia e il mal tempo ci prenunzian l' eftate .
Se fofTe noftra cura al prefente di ributtar le falla
cie contenute in certi Dialoghi ftudiatamente per if-
maccarci contro di noi pubblicati , lepidiflìme cofe ci
ufeirebbono della penna ; ma quelli non meritano che
lor fi rifponda ; ben ìr.oftrando l'Autore di effi d'ef-
ferfi manifefiamente ingannato, negando ciò che d'in
torno
XI
terno alla regolazione del Configlio di quefta Città
fu regiftrato^dopo il Rizzoni, chiaramente, dal Corte
alla pagina 629 nel fecondo volume della vecchia edi
zione, e della nuova alla pag. 159 nel terzo , e dal
Co: MEofcardo alla pag. 266 del lib. X: ed effendo in
negabile che non minore abbaglio ha prcfo in credere
il Zagata Scrittore del IV fecolo , onde non IftoricO'
ma Indovinatore piuttoflo chiamar fi dovrebbe ,. come
colui che avrebbe predetto mille e cent'anni innanzi
le cofe che dovean fucceder dapoi : nè fapendofi vede»
re il perchè , tentando egli di farci comparire igno
ranti, per aver noi alcune minute cofe introdotte nel
volume già ufeitoj nelTiftefló difetto poi,, fé pur que-
flo è difètto, fia egli fleffo più fingolannente caduto,
in. molte minute cofe vanamente aggirandoti , e fre
quentemente non fénza contrradiziou di fe fteflò : e fi
nalmente eflendo manifèflo che di molti errori , ma
fenza alcuna minima prova ,. quel valente Scrittore ci
accufa . Fra* quali fbprattutti. graviflìmo veramente
ed orribile: è quello di cui ci: nota cioè d' aver om-
meflo un articolo laddove ,, dovendo nominate il Cor»
te ed il Co: Moicardo ,. abbram detto Corte e Mo-
fcardo . Miferi noi , che rifponderem mai a sì terribile
accufa ? non veggiam veramente dove rivolgerci : ben
diremo(e vaglia quanto1 può valere) che in. tale errore
ci traile l' efempio e V autorità dello Scrittore de' libri
della Novella Poefia : il aguale , ufàndo certo- noflro
idiotifmo, pofe foventemente l'articolo il dove non de
ve effere, dicendo più volte il Dante e dal Dante , che
farebbe come dire il Francesco e dal Francesco : che
perciò abbiam noi creduto* che ficcarne a queir Au
rore fu lecito , per tal idiotifmo , l' aggiugner l' arti
colo ,. così foflè lecito a noi il tralafciarlo . Che fe
quefta noftra feufa non. baltaffe per conforto di tanto
danno, fi potrà levare l'articolo dove ci è di più in
t> z- quell"
XII
quell'opera , e porlo dove nella noftra ci è di meno,
che così il conto di tale affare farà pareggiato .
Ma poniam cafo che fi doveffe pur concedere che
queft' opera fofle di pure fole ed inedie comporta, ar
diremo non per tanto affermare ch'ella riterrebbe in
fe ancor tanto merito , che farebbe da' buoni in pre
gio tenuta, e da'medefimi fempre defiderata.
Erodoto Alicarnaffeo, quantunque abbia introdot
to nella fua Storia '"erte cofe diflònanti dalla verità ,
nè il primo fofle che fra i Greci d'Ifforie abbia fcrit-
to , fu nondimeno chiamato da Tullio Padre della
Greca Storia : e ragione il volea; avvegnaché molte
notizie ci furono da etto lui confervate, le quali lume
grandiflimo apportano, e fpezialmente a'Commentatom
della Sacra Storia . Contuttociò un efpofitore del Can-
zonier del Petrarca nel Trionfo della Fama osò fcri-
vere che Tullio di Erodoto ironicamente così favel
latile , affermando che Cicerone in chiamandolo Padre
di Greca Storia , volle dirlo Padre di bugiarda Storia .
Ma in qualfìvoglia fenfo fi debbano interpretare le
parole di Tullio, quand'anche avete' egli intefo di
così favellare , non renderebbe per quefto che la Storia
d'Erodoto non li doveffe confiderar d'alcun merito. Se
Erodoto dunque, non ottante le favole da eflb neTuoi
fcritti inferite , utile Scrittore fi reputa , perche noi
doverà effere ancora il Zagata , dal quale sì pregie-
voli cofe ci furono tramandate > Che fe in alcuni far
ti , da efib per lungo fpazio lontani , cofe riferì , le
quali fufliiter non poffòno, non è da prenderne cotan
ta- ammirazione , dovendo/i molto e poi molto dona
re alla ignoranza e rozzezza del fecolo in cui egli
fcriflè; conciofliachè altri Scrittori della città noftra,
per nulla dire delle altre, quantunque viffiiti in tem
pi affai più colti ed illuminati , fono contuttociò ca
duti in fomiglianti e non molto minori abbagli .
Non
"Non fu però il noftro Autor così femplice , ch'egli
a credere s'inducefle che da una femmina fòffe tenuto d
Papato : che ftregone fia ftato un Pontefice : nè la
Tragedia di Pi ramo e Tisbe introdulTe nelle noftre
Chiefe; come cofe che furono da rei ■uomini inventar
te in difpregio della noftra Cattolica Religione .
Ma non accade intertenere con limili difeorfi gU
eruditi difereti Leggitori , a'quali , fenza che noi fatica
prendiamoci inributtare i colpi degli avverfàrj , difpiac-
ciono infinitamente le maldicenze . E però tjuefto ra
gionamento lafcìando, feenderemo ad efaminare Te la
continuazione che in feguito alla Cronaca del ZagarH
fi legge, opera fia del Rizzoni,
In quefta , febbene l'Autore non abbia il proprio
fuo nome manifeftato , nondimeno , raccontando eflb
come certo Tuo podere fu nell'anno r 5 1 1 maltratta
to dalle ftraniere milizie , e quel tal podere fpertando
una volta a quefta nobil Famiglia , a baftanza fi fa pa-
lefe che della Famiglia Rizzoni elTer dunque doveva
lo Scrittor di quell'opera . Perciocché, come rilevali
da iftromento 30 Agofto 1641, fcritto per Francefco
Ferro Notajo, quefto luogo ( che giace in una contra
da Fornello detta fra Cartel Nuovo e S. Rocco di Pa-
lazzuolo ) fu alienato da Francefco del qu. Benedetto
Rizzoni al Cavalier Francefco Spolverino . Quefto Be
nedetto era nato da un altro Francefco , e quefti da
Jacopo , il quale del 1511 era poftedìtor di quel luo
go. Oltre il qual rifeontro havvi <jueft' altro ancorar
in fronte dell' efemplare , che or fi conferva appo i
Monaci di S. Michele, le feguenti parole fi leggono :
Hic liher efi mei Jacobi de Rizzonibur .
Quefto Jacopo, il quale difeefo era da un Girola
mo, già mancato del 1508, fu nipote dì quel Benedet
to, il quale fra i perfonaggi colpicui del tempo fuo ,
nella corte di Roma fi refe diltìnto e ragguardevole ,
b 3 ficco-
XIV
/iccome quello che da Innocenzo VII fu infignito
del titolo di Scrittore Apoftolico: e nel 1494 da Alef-
landro VI eletto Abbreviatore Apoftolico de* Brevi
delle feomuniche : e del 1505 dichiarato da Giulio II
Cappellan Pontificio , e dallo fteflb Pontefice nel
1506 famigliar Pontificio e Segretario Apoftolico -,
come ne' Diplomi che appo quefta nobil Famiglia fi
cuftod tfeono , e fpecialmente in un Breve di Leon X,
dato nel 15 14, più diftefamente appartfee.
Ora moftrato avendo come Jacopo di quefta Fa
miglia fu il continuatore della Cronaca del Zagata ,
le cofe a' fuoi giorni avvenute confervandoci , fembra
a noi che molte parole non abbifognino per provare
che ì di lui fcritti, ficcome quelli del Zagata, abbia
no ad eflere in pregio tenuti . Perciocché le cofe da
entrambi vedute e in ifcrittura pofte , non fi può du
bitare che vere non fieno, e così avvenute come da.
effi fi contano.
Egli è ben vero, ch'effi non con ornato (èrmone le
ci rapprefentano , ma sì bene rozzamente e alla fem-
plice , e taluna fiata sì brievi e fuccinte y che fenza.
la feorta di un qualche altro più diftufo Scrittore ,
da chi non è più che tanto nella Storia verfato, dif
ficilmente fi capirebbono . A quefto difètto abbiami
noi procurato quei rimedio porvi, che ci è paruto op
portuno ; ferbando in quefta parte quello fteno meto
do, che nel volume già ufeito ferbato abbiamo , ap
ponendovi tratto tratto , ove lume e chiarezza appor
tar poteflero, alcune giunte,, fceltee tolte di pefb da
altri Storici; quelle per maggior comodo e piacer di
chi legge con diverfò carattere collocando, acciò vo
lando alcuno feorrere il tefto dalle giunte fepa ra
to , poteftèro effer quefte a piacer tralafciate . Nè
fi è voluto mefcolar quefte colle note, per evitare le
confufioni . Concioflkehè per render più chiaro, un
brie-
XV
bricve breviflimo paflb de'noftri Autori, fu neceffa-
rio più d'una volta ciò fare noa con laconica illu
tazione . E certamente , che fe diverfo metodo li
fotte tenuto, mefcolando le giunte colle note, non lu
me o chiarezza per avventura, ma confufione piutto-
fto e noja fi farebbe recato a'Lettori . Che fe poi tut
te quefte giunte non fi riputafTero neceffarie, quello
non farebbe , per vero dire , così gran male , bacan
do foltanto a rimediarvi che non u leggano.
Ma perche per fomma difgrazia la continuazione
fatta dal Rizzoni alla Cronaca del Zagata è verfo il
fine di alcune poche pagine manchevole , ci fiamo pre-
fo noi la libertà di profeguirla fino all'anno 1545 ,
giacché fino a quel tempo è verifimile eh' egli fcriveffe
i fatti della città noftra.
Annette vi abbiamo fimilmente alcune annotazioni
fòpra l'origine della Città, dell'Anfiteatro, del Ca-
itello antico, e della più vecchia porta detta di San
Zeno , un trattato dell'origine e propagazione ap
po noi del prodotto della Seta , una brieve fuccinta
relazione delle noftre antiche Fiere , e moderne ;
un egregio trattato fcritto dal Signor Lodovico An
tonio Muratori d'intorno all'origine de'Longobardi ,
de' Duchi , Marchefi ec. e in fine la vita della Con
fetta Matilde , tratta dalle opere del teftè citato Scrit
tore; e ciò fatto abbiamo, acciocché, mediante que-
fti trattati, giugnere fi potette alla cognizione di mol
te erudizieni , che neceffarie fi reputano alla intelli
genza della Storia di noftra Patria . E ficcome non mi
nor lume creduto abbiamo che apportar potettero agli
iludiofi delle Cronache noftre alcuni delli più antichi
Statuti, dal noftro Reverendo Sig. D^Campagnola La
tinamente già pubblicati , quelli vi fi fono infiememen-
te accoppiati ; e particolarmente dove fi parla del fiu
me Tartaro ,11 è dùtefa unadigrettìone,per dimoftrare
eh'
XVI
eh' elfo .appartiene al Territorio Veronefe , e come di
tal ragione è fempre ne'paflati tempi ftato tenuto.
La Storia poi della famofa ribellion di Frignano
«Iella Scala, come che <lagli Storici variamente raccon
tali ; perciò , fendoci venuto fatto una Latinamente
fcritta aver fra le mani , a quel memorabil fatto con
temporanea, copiata da un Lfemplare antichiffirno ,
che tratta delle Padovane Storie , il qual Efemplare
nella Biblioteca de^RR. PP. di S. Maria Inviolata di
Riva manoferitto fi euft odifee ; creduto abbiamo che
ciafeuno grado ce ne faprebbe , fe quella anche in vol-
gar lingua in quello Volume s* introduceire , infic
ine colla raccolta de'nomi delle Famiglie ch'erano ara
mene una volta in Configlio , e di quelle ancora che
v* entrano tuttavia : dopo la qual raccolta fiegue la
providente rigorofa Parte prefa da' Padri contro il
dannevole abufo delle pompe e del luflb fino nell'an
no 1565, concioffiachè al vivere economico ella può
fervire una qualche fiata . Altre coferelle vi fi fon
pure unite , acciò non reftalfe a' Lettori che defidera-
re anche di ciò che al femplice diletto e piacere ap
partiene. Anzi a loro maggior comodo, avendo noi in
un raccolto, e per ordine de* tempi diftribuito ciò che
in quelli due primi Volumi contieni! , e in altri che
trattano delle cofe noltre , quella come epitome da-
rafli in un libro a parte, con un trattato delle mone
te antiche Veroneli, parto di una ben lunga e labo-
riofa fatica del noltro Padre Lettore Fra Piermaria
Erbilli Domenicano , dal quale fendoci flato cortefe-
mente donato , convenevole ci è
beneficio di pubblicarlo dopo que
Leggitore, vi fi prefenta.
Quello con grato animo intanto accogliete, ufando
della volita umanità e diferetezza, fe per avventura ci
forfè cofa che non vi piacene, dovendo maflìinamente
con-
XVII
confideràre , che nell'una ve n' ha qui fra noi , la
quale non abbia in fe una qualche imperfezione o
difetto .
Che fe alcuni all' oppofto d* animo fcortefe in
quella parte li moftrano , non devono elfer coftoro
certamente imitati : avvegnacchè fono elfi cagion
ben fovente che molti in vece d' impiegare il tem
po loro virtuofamente negli ftudj, li danno in pre
da all'ozio ed a' vizj; onde a guifa di fterili piante ,
come fe nati folfero in quello mondo folo a far nu
mero ed ombra, fra l' innumerabile ftuolo degl'igno
ranti irreparabilmente perdendone* , infolentifcono, e di
chi fua vita mena virtuofamente oppreflòri fi fanno e
nimici. Sebbene la virtù è inoperabile; e perchè rale
fu conofciuta, ci vien perciò figurata da' dipintori in
fembianza di una donna di bella armatura coperta ,
tenente un'afta nella delira mano, e nel braccio lo
feudo, e per cimiero una pianta d'alloro, minacciata
ma non percolTa dal fulmine per indicarci che eli uo
mini virtuofi non pofTono elfer machiati nè orlen dalle
maldicenze . Avvegnaché , quantunque non fia da fperare,
come lafciò fcritto il Signor Girolamo Muzio Giulti-
nopolitano, di dover fuggire la malignità di coloro , i
quali coni è loro pofio in mano componimento altrui , non
ad altro aguzzano l'occhio e l intelletto che a cercar
cofa da poter lacerare; non per tanto que' tali col pec
cato ne fanno in/teme la penitenza , fendoche la rabbio-
fa invidia con viepiù fieri morfi firaccia i loro cuori
che le lor male acute lingue non fanno degli fcritti al
trui . Per lo che il P. D. Anfelmo Tanzo Canonico
Lateranenfe incoraggir volendo gli Studiolì a non te
mere il mal parlare de' linguacciuti , il feguente So
netto compofe »

Varie
XVI II

VArìe (*) en le voglie , i fiati ed il valore :


Chi è buQn% chi' rio ,. chi grato, e chi fcortefe *
E di ciò eh' un vien lieto y. altri f'accefet
Dalle, buon opre altrui , d'odio e rancore.
Però biaftmoy, mormora loda e onore-
Sogliono accompagnar tutte le imprefe:
Che chiunque l' opre fue fa nel palefe.
Non può di tutti foddisfar /' umore .
Ma bafta al faggio la giufìi^ia e 7 vero ,
Coni al buon: Pellegrin la dritta via ,.
Che- per mal dir non lafeia il buon fentiero..
£ più giova il fermon chiaro e fincero ,
Che la ragion capace a tutti dia,
Che. l' efquijìto dir ojcuro e nero.

Non vi fia dunque chi per timore, de' maldicenti?


tralafci di applicarli v.irtuofamente , e di pubblicar-
con coraggio i parti delle fatiche fue; Perciocché a.
quella foggia operando , quel merito confeguirà ,
che altri nell'ozio vituperofamente vivendoli confe-
guire non potrà mai . Nè per timor d' inciampa
re deve alcuno eziandio sbigottirli , pofeiachè tut
ti fiam fottopofti a ingannarci; e avvien non di. rado
che per la via degli errori fi giugne a conofeer la
verità . Il ritrattar»" de'prefi abbagli può a quanto
grand' errore che fia rimediare : ond'è che il farlo
fu filmato fempre cofa lodevoliflima, e degna di bia-
fimo per Io contrario ne' cammelli, falli oltinatamen-
te perfeverare

NOI
(*) Cosi fu ftampato da' Fratelli da Sabio nell'efemplare del
1527.
N O I

RIFORMATORI

DELLO STUDIO DI PADOVA.

A Vendo veduto per la Fede dì reviflene, e appro


vazione del P. F. Girolamo Giacinto Maria Me-
dolago Inquietare del S. Officio dì Verona , .nel libro fatr-
tolato Cronaca di Verona fcritta da Pier Cagata colta
continuazione di Jacopo Risovi , ■ampliata , e fupplita
■da Giambatifta Biancolini , Volume primo della Seconda
Parte, non Vefler cos'alcuna contro la Sanca Fede Cat
tolica, e parimente per Atteftato del Segretario noftro
niente «ontro Principi e buoni co fiumi ; Concediamo Li
cenza a Dionigi Ramansjni Stampatore in Verona, che
poni efler Stampato , oflèrvando gli ordini in materia di
Stampe, e presentando le foli te copie alle pubbliche Li
brerie di Venezia , e di Padova .
Dat.li io Ottobre 1746,

{ Z, Alvìfè Mocenigo 2.0 Rif.*

Regiftr. inlib. a carte 27 al n. 277.

Michìel Angelo Marino Segr.

Errori
XX

Errori eorfi nella mprejjìone della Prima Parte di quejìa Cronaca .

ERRORI. CORREZIONI.

Pag. 7 lin. 36 Galizio Caler io


pag. 14 lin. 14 ma Guido fu da Berengario ma Guido vinto prima da Be
. nella Tofcaaa rengario, fu poi fuperiore .
Morto Guido fu Guido Du
ca della Tofcana
pag. 16 lin. 10 l'anno 1156 Panno 1148
pag. so lin. 9 fotto Urbano III Lotto il predeceffore di Urba
no III
pag. 35 lin. 41 Cagionava eoo fu fion Confafion cagionava
pag. ft inpoflilla: Zecchini 8571 Zecchini 8517
pag. S4 lin. io Tenta fanza
iti lin. 17 fenza fasta
pag. 85 lin. 7 fenza /anta
ivi lin. 10 fenza fanza
pag. 86 Un. S aitafTeno attafleno
pag. no lin. 18 che Sparavano che feparava
pag. 111 lin. 37 ebbe per ricompensa ebbe il figliuolo per ricotnpenfa
pag. 141 lin. «9 quello Picardo era quello Picardofu Ziodi^quell*
altro Picard» , ch'era
pag. 17J lin. 38 qua tft fifa Organa atta «fi fita a Perla Orgar.i
pag. 178 lin. 17 cofluma coftumava
pag. i8a Un. 4 quelle follerò le quali quelle toflero riftaurate le qua-
li
ivi lin. 18 nel fuddetto oell'oltrefcritto
ivi lin. 14 Gioii i Giudi
pag. 219 lin. 7 nel 1194 nel 1164
pag. 307 lin. 10 1405
pag. 311 lin. 16 dallequelle da quelle
ivi lin. 13 perche fcritto tuttoché fcritto
ivi lin. 14 l'anno ftefTo addi 14 Settem l'Indù ione dell'anno fteflb ad
bre incomincia di 14 Settembre ; fecondo il
Greco ufo , incomincia ■

CRX)
CRONICA

DELLA

CITTA DI VERONA

DESCRITTA

DA PIER ZAGATA

DALL'ANNO 1375 FINO AL 14 54-

'Anno 1375 adi Zobia 17 de Otoro a Tuttothe


5 hore de notte el diéìo Signor mo la morte
diCan Si
rì a fua morte naturale . E quando gnorie) fm
vette che noi podea fcampare , el fe fiata rife
tagiare in pezze Mefler Polo Albuin rita nel fi
fuo fradello che era in prelbn a Per ne della
prima par.
fchera in la Roccha, e quefto fo tre te di que
di inanzi che lui morifle , e quefto fo lla Croni
I perche i figlioli zoè Miffer Bortola- ca, qui ri
mè e Miffer Antonio fo figioli natura petei! a6-
oflate per
li romagniffe Signori de Verona , e dare a
de Vicenza, e fi ordenè che foffe lafladi de prefon tutti quelli quello fe
che era ftadi al tractado de Miller Polo Albuin. condo vo
L'anno loprafcripto adì 14 de Otoro inanzi che '1 mcrifle lume da
un tllulìre
el Signor Miffer C«n Signor foprafcripto le fc Signori di Ve fatto in
rona e de Vicenza i dicìi MifTer Bortolame, e Mufcr Antonio comincia*
Ibi figiofi , e fi volle che a voxe de populo i foffe criadi e fìtti, mento .
e confermati Signori Generali fu la Piaza de Verona, e cosi
fo fatto a voxe de Populo.
Cron. di Ver.P.1I . Vol.I. A Adi
% VOLUME PRIMO
Adi 24 de Novembre del diéìo anno Maftro Zuan Mane*
Soldo apicò uno Tuo Eolo , perche haveva roba , & uno da
.egnago •
L'anno 1378 El campo de Mifler Bernabò vene in su le
terre del Veronefe per lo paflb deflètto dal muro da Villa Fran«
ca verfo el Palù de Povegian, e andò à Zevio a meter cam
po, e fi ghe fletè un mefe , & pafsò l'Adele de la fua zence,
e andò in sii le montagne, & preieno zente e beftiami affai.
Moffe in quefP anno Bernabò Vifconte le pretenfìoni di Regina
della Scala fua moglie coni ra di Bartolomeo e Antonio Saaiigeri:', cioè
pretendeva ella, per ejfere quelli baflardì , dover effa faccedere , ficcarne
legitima e naturale , nel dominio di Verona e Vicenza . Nel dì 18
Aprile , che fu il giorno di Pafqua , entrò d'improvvifo lo sformo dclP
armi del Vifconte fui Veronefe , e quivi fabbricate due Baftte , die
de un gran facco al paefe . Avea Bernabò al fuo foldo Giovanni
Aucud 0 Aucuto co fuoi ìnglefì , il Coi Lucio co1fuoi Alenun-
ni , due perfonaggi avvezzi a tradimenti , come coloro che volen
tieri fi lanciavano corromper dal, danaro ; e di quefto me^o fi fer-
virano i due Scaligeri . Accorjefi Bernabò di tal cofa , onde fece li
cenziare e bandire i due Capitani colla gente loro , e diede orecchio
ad un accordo j onde fu convenuto, che i Scaligeri pagaffero a lui
di prefente feffantamila fiorini d'oro , e quarantamila ogn anno per
lo fpaxio a" anni Jei , in tutto quattrocento mila fiorini d' oro . Ma
quefla pace folo nell'anno fuffeguente forti la fua cfecu%tone , come
Muratori ne' Supplementi alla Prima Parte di quefla Cronica abbiam noi
Armai- d' moflrato .
Ital. tom. y^di X1 Zugno dell'anno fudetto la compagnia de San Zorzo
•PaS- 3 3- mete campo à Nogarole , e a' 20 de Luio metè campo a San
Michele de fora da la porta del Vefcovo.
L'anno 1379 adi 28 de Mazo el di de la Affenfion fu cridà
la pale intra Mefler Bernabò , e Mefler Bortoloraè , e Meffer
Antonio da la Scala Signori de Verona.
Mortedi L'anno 1381 adi 12 de Luio fu trova morto Mefler Bortolamè
Bartolo- dalla Scala con un fuo compagno che haveva nomeGalvan in fu
meo Scali- ja piazzolade Santa Cecilia arento ale cale de Meffer Antonio
fier0* da Nog3role, & fe diffè che Miffer Antonio fuo fratello 1' ha
veva fatto morir in la Loxa del brolo delCapitanio de Verona,
& dapoi morti furono portadi in fu la dicìa piazzola , acciò non
fe defle la colpa al fratello Meffer Antonio, el qual lo aveva
facìo amazzar, e poi fatto portar in fu la dicla piazzola, perche
lui dominava una da Nogarole , & era de anni 24, & furono fot-
terra-
DELLA SECONDA PARTE. 3
terradl in Sabato, e ghe era 19 cavalli coperti de zendado rof-
fo, & 10 coverti de zendado bianco con la Scala, & dui ca
valli graffi con dui falconi , e l'uno haveva la croie bianca den
tro, e 28 cavalli coverti de zendal negro, e 17 bandiere e uno
Confalon negro, e uno cavallo graffo con uno Confalon azuro,
e uno Confalon zalo, & 4 cavalli armati, con quattro cimieri,
& liete Signor de Verona 5 anni 8 mefl e 18 dì.
Il Signor Muratori alla pag. $pp dell' Vili voi. degli Annali d'
Italia afferma aver letto , che Bartolomeo fu trovato con ventifei fe*
rite , e con trentafei il fuo compagno ' che Antonio fece martoriare t
e poi anche morire la giovane amoreggiata dal fratello , e alcuni pa
renti della mede/ima , benché innocenti di quella ucci/ione : che per
che Francefco Carrara Signore di Padova fi la/ciò ufcire di bocca
da qual parte era venuto il colpo , non gli perdono Antonio per
quejlo piìt mai , volendo con ciò inferire che le guerre poco dopo [ut*
ecjje fra quejh due Principi di qui aveffer origine .
L'anno 1382 Melfer Antonio da la Scala menò Madona Sa- Samarirà-
maritana Tua Spofa, la qual fu de quelli da Ravenna, & fu lana da Po-
deftrucion de Verona per la fua fuperbia , & durò la feda 25 ''"«T^
di continui, e li fò zoftre, bagordi, & fu la fama che tutto fone10 Sc^J
quel che haveva la Spola in dono valeva 50 milia ducati , & ligero .
fu di&o che tutto quel che haveva habuto li Zuvulari de ogni
forte fu a la fuma de 16. milia ducati.
Adi 11 de Zenar del ditto anno Jafon nolo de Lanzaroto da Strana
la Barataria fu butà fora de la terra con un Mangano arento li «°Egj* <H
muri de fotto da la Trinità . (1) pat,boU> *
Adi 31 de Zenar fudetto Miffèr Spineta , e MifTer Lonardo fra
telli di Malafpini , e Miller Chiario , e MifTer Giacomo dì
Malafpini fumo prefì & menadi in corto del fudetto Signor , e
poi funo menadi in el Cartel de San Martin aquaro in prefon.
L'anno 1384 El Duca de Angiò fe partì de le fue contrade
per andar a conquiftar la corona de Pulia, ma el Re Carlo,
A 2 che

(1) Mangano era una macchina militare, la quale, come nel pri
mo volume abbiam riferito , non era differente dalla Balilla e Cica-
pulta , e forfè che quefti due ftromenri col nome di mangani fi chia
mavano La figura della Catapulta fu delineata da Roberto Valtu-
rio nel fuo libro dell'Arte Militare - Ella era tirata e lafciara anda
re dalla fona di una corda , la quale, ritornando indietro con vio
lenza , gittava più Saette ch'erano dentro un trave forato. Stando
a ciò , fi può prefupporre che Jafoue fuddetto foffe a guifa di un
D*rde, o di una pietra ballato, pel detto JlhomentOj fuori dell*
mura della Città .
4 VOLUME PRIMO
che era lì in Signoria fe li oppofe , & fu morto e rota la fua
reme, e il di£o Re Carlo remafe Signor, & fu in quel eferci-
to 44 milia cavalli fenza li pedoni.
L'anno 1^85 Adi 6 de Marzo fu morto Antonio dal Gaio
andando a Montorio, & quefto fu per un buffetto ch'el dete a
Rafaeilo di Balavechi quando Madona Samaritana vene a mari.
Effendo flato conceduto dal Pontefice Urbano VI il Patriarcato d*
Aquileja in Commenda a Filippo d'Alandone della Real Cajadi Fran
gia , Cardinal Vefcovo di S. Sabina . Se ne offe/ero quei d'Udine , di
inala voglia tolerando che quella Cbiefa cotanto infigne e di nobil
Principato fornita foffe ridotta alla condizione di tante Badie , al
lora date in Commenda t fenra dar loro un nuovo Patriarca : peri
mol vollero accettar per Signore . Il Cardinale fece ricorfo al Car
rara , come quello che in tale occafione fi lufingava forfè di ottenere
il dominio di alcuno di quegli Stati . Ma la Signoria di Venezia of-
fefa da quefto Principe, diede fegrett ajuti a quet d'Udine, movenm
do lo Scaligero a1 danni del Carrarefe, e pagandogli perciò quin
dici mila fiorini d' oro al mefe . Per quefto divenne lo Scaligero piit
Muratori gonfio e fuperbo, nè volle mai aderire alla pace col Carrara , come
Ann-toni. He//4 prma fartt fu- per noi ricordato.
lpag.41 ■ ^ je ^jazo deli' anno fudetto, el Conte de Virtù- prefer
Mefler Bernabò Signor de mezo Mi Fan con dui noli legkimi,
cioè Mefler Rodolfo Signor de Bergamo, e Mefler Alvife Si
gnor de Cremona, e fu prelì fora de Milan circa doa milia, &
era Capitanio Mefler Giacomo dal Vermo.
Bernardin Corto nella terza Parte delle Storie di Milano , così il
fatto di Bernabò lafciò fcritto.
„ Vanno 13&5 , del meft di Gemtajo,il Co: di Gonfia, dopo la
„ vendetta di Reggio, fi partì d'Italia, lafciando in libertà quel-
„ la Città , fecondo la promeffia che fegfetamente avea fatta , i>n-
„ però difponeva i capitoli tò Fiorentini , di poter in ejfa Città ri-
manere per fino alla fua partita , E'I fegaente Febbraio Ber-
„ nabò Vi/conte tolfe una figliuola di Antonio della Scala per mo
li gHera di Maft'mo fuo legittimo ed ultimo figliuolo , il quale non
avea fe non cinque anni , e re/litui ad Antonio tutti i Caflelli
„ e Baflit ,cF egli avea nei Veronefe , eufloditi inparte da Gianga-
lea-ZJo . A1 /ei di Maggio , un faiboto , Giangaleazgo Vifconte
y, Conte di Virtù fece prigione Bernabò fratello di Galeazzo fuo pa-
dre , e tutto F Impero del barba , come cofa inaudita , fenz] alcu-
„ na contradizione ebbe in fua podeftà, avendo Bernabò dominato
„ trentanni, e con tanta aujlerità , che non folamente Lombardia t
„ ma
DELLA SECONDA PARTE. $
'„ ma anche tutta f Italia e lontane nazioni erano impaurite da lui .
„ Nella vecchiaia fua , injorfero i figliuoli , che le Città domina-
„ vano , fecondo la divi/ione fatta per lui, e quegli i fudditi fuoi
„ di continuo moicjìavano di efaeton di danari , diverfe gabelle ,
libidini, ed altri ineforabili modi' e non tanto fopra di loro pò-
teano fazjare la vizio/a voglia , che congiurarono contra di Gian-
», galeazgo , fperando privarlo della vita , e dello Stato ; la qual co-
»» fa S'a l"f *vendo intefa , più tempo cominciò con finzione a di*
„ mojìrarfi impaurito di loro, e parimente di Bernabò, dandojì a
„ vita cattolica * quieta . / tempj di Pavia e di fuori fpeffe volte
„ a piedi vifttava, e dhnoftrando ejfo della propria perfona dubi-
„ tare, molte genti armate teneva nella fua guardia , fen%a le quali
„ in alcun luogo non andava , il che più preflo pujìllanimità che
„ timore era /limato , principalmente da Bernabò e fuoi figliuoli , i
„ quali di continuo con dtverfi modi lo di/pregiavano . Quefta vita
„ dunque Giangaleazgp poiché più tempo ebbe efercitato ■ fimulò fi-
„ naIntente un giorno, per divozione, voler andare alla vi/ita del
tempio di Maria Vergine poflo fra1 monti fopra il Borgo di Vare-
»> fi0 fcontro al Lago Verbano , da quella Città trentadue mila pajji
„ lontano . E così partendo/i da Pavia , con gran gente d' arme ,
la fera giunfe a Binafco , e la prajfima mattina per tempo ca-
valcò verfo la Città di Milano , fingendo voler effo prima vi/ita»
„ re il fuo barba , e indi andare al cammino della fua divozione ■
La fua venuta dunque il Vtfconte intendendo, di fubito gli man-
dò all'incontro due fuoi figliuoli, per onorarlo cioè Lodovico e
,, Rodolfo . Dopo loro effo , contra V voler di molti , gli andò incon-
„ tro fopra una mula per fino allo Spedai di S. Ambrogio fuori deU
M la porta Vercellina , dove pervenuto , giunfe il fuo nipote , il qua*
„ le volendo accogliere , per Otto Mondello e Bernardono da Lo-
nato , a Giangaleaz^p fidai /fimi , pel freno della mula fecer pri-
„ gione Bernabò , e di fubito dalle genti d'arme effendo circondato
„ tnfteme con amendue i figliuoli menato entro V Cajlello di porta
„ Zobia , tenuto per Giangaleazzo , poi per Gafparo Vifconte nobi-
„ UJJtmo Cavaliere , e parente del Principe fu condotto nella For-
9, tez%a di Trezp. Dopo Giangaleazzo fenza perdita di tempo, con
„ tutte le genti d'arme entrò in Milano , dove molti ufficiali diBer*
nabò furono prigioni, e fen^ alcuna rejìfìenza ottenne F intiero do*
minio di quefla inclita Città di Milano. Poi, non fenza miftero-
» *i popolo diede in preda tutta la corte del prefo Principe . E nel
„ medefimo libro : Bernabò Vi [conte già effendo mandato nel Cajlel-
y, lo di Trezp, in/teme con Donnina de' Porri fua dilettijfma ama-
6 VOLUME PRIMO
„ ta , g unto alla età di 66 anni, fugli dato il tofflco in una [co-
„ della di fagiuoli , e così finì i fuoi infelici/fimi giorni „ . // Bion
do nel XX libro della fita Storia dice che Bernabò fu imprigiona
to nella rocca di Modaexjay e che Giangaleaxp^ ve lo fece così re-
flare finche vi morì , e che x' tnfìgnorì di tutto il Dominio pienamen
te , perciocché frima fe f aveano a quejla guifa partito : Che Gian-
galeazza aveflè Pavia , Vercelli > Novara , Tortona e tutte le altre
terre volte verfo f Appennino , e l'Alpi: e Bernabò fi poffeileffe Pia
cenza , Cremona , Forma , Lodi, Brefcia e Bergamo , e che Milana
fojfe comune ad ambidui , e per quejla il Zagata dice che Bernabò*
era Signore di me-rxp Milano*
El fiume de l'Adcfe- crefcete sì forte» che Pandè» in fina a
le Fornafe, e in più lochi de Verona del millefimo ludetto.
L' Efer«i- L'anno i%%6 adi 2,5 de Zugno fu fconfko el campo de Meffer
to Scali- Antonio da la Scala in fui Padoan in el feragio de le Brentelle,
fero fcó- e fu rotto per Mefler Zuane Dagp di Zubaldini Capitani» de
Padovat* <lueHi Carara r e Mefler Cortelia da Sarego era Capiranio
ai. de quelli de la Scala , & era cugnì de Mefler Antonio da la
Scala r el qua! campo era in fuma de 44 milia perfone da pie
di , e da cavallo .
Dopo queflo conflitto fra i Verone/i e Padoani alle Brentet»
le , in cui fu lo Scaligero foccombente , fu queflo Principe rincorata
da quaranta mila fiorini d' oro , che il Signor Muratori avea letta
effergli flati fomminiftrati dalla Signoria di Venezia ; e che per quei
fto non volle a patto alcuno pacificar/] col Carrarefe , tuttoché Ven»
ceslao Re de' Romani fatta aveffe ogni sformo per riunir gli ani*
mi loro*
L'anno 1387 adi 11 de Marzo in mei-cori, ancora fu fcon»
fita la zente de Mifler Antonio da la Scala per tradimento ai
Caftagnaro de foto da Legnago, e fu fconfua per Mifler Fran*
cefco Novello da Carara Signor de Padoa , & era fuo Capita»
Ortafio °'° Mifler Zuan Agii , & era Capitanio de quelli da la Scala
Polenta- Stafo da Polenta cugnà de Mefler Antonio, la dona del quale
no Capi- desfece Verona per la fua fuperbia / e per la guera fudetta el
loScalf' Conte de Virtù fece corer la lùa zente in sù le tere del fu.
ro.C fie" detto Mifler Antonio da la Scala »
Verona in E adi 18 de O&obrio el dì de San Luca el Duca de Mi-
podeftà lan havè Verona, e la zente del dicìo Conte fece la intrada
del Vifcó- \n Verona per la porta de San Maflimo, e il primo homo che
fece la intrata fu Zuano quondam de millro Zichero miftro de
Bombarde , e lo fecondo fu Mefler Spineta Marchefe di Mala-
fpini y
DELLA SECONDA PARTE. 7
fpini , perchè ci fudetto Mifler Antonio lo haveva defcazà lui
e il fratello è torto fora de Verona: altro tal'o per non falar.
Per «pera di Guglielmo Bevilacqua fu forprefa la Città noftra ,
cnde lo Scaligero non reggendo altro rimedio al fuo cafo ormai di-
ferrato, -confegnò il Cajìel Vecchio a Corrado Canger Ambasciato?
Cefare* ydal quale per danaro fu ceduto infittine colla Città al Vtfcon-
ie . Indi Guglielmo cavalco a Vicenza, la quale ottenne da quegli
abitanti , che fi rejero a Catarina moglie di Giangalcazzo Vijcon-
te, come colei ch'era nata di Regina della Scala moglie di Ber»
nabò Vifconte . Antonio Scaligero fuggendo a Venezia rtcoverojfi ;
indi a Fiorenza '3 ma forprejo da malore, o da veleno , tome altri
dicono, fopra le montagne di Forlì, o di Faenza terminò nel 1-388
0 fecondo altri nel IJOO mifermamente di vivere. LaJciò un figliuolo
majehio e tre femmine con la moglie in poverijfimo fiato , a quali fu
affegnato il vitto dalla Signoria di Venezia , come a quegli 1 quali
erano aggregati alia Nobiltà di quella Repubblica , £ quejia Illuftrif- Muratori
fimo Famiglia , che da Maftin I fino 4 quejlo Antonio avea ftgno- Anu.tom.
reggiato non falò la Città no/Ira , ma altre molte ezjandio , ficcarne 8 j*°
nel primo Volume di quefta Cronica fu ricordato , terminò poi mife% 4
rijfimamente . Albertin Muffato Scrittor Padovano , che viffe nel prin
cipio del fecolo XIV\ affegna l'origine di quefta nobilijfima Famiglia
a un vile venditor d^oglto- Onef effo tale notizia ntraffe non cojta ;
nè in prova filtro teftimonio che Je ftefjo ne adduce- Che Albertino
abbia narrato una manifefla menzogna , da quanto alla pag. 145
del primo volume di quefta Cronica fu per noi ricordato , manife-
fiamente apparifee • e da quanto qui fiam per aggiugnere faremo
conofeer vieppiù, come in quefta parte non gli fu nota la verità .
Dicimmo dunque col teftimonio di Giulio Cefare Scaligero , che la
Famiglia Scaligera erafi fino -a tempi di Carlo Magno in quefti
paefi annidata, e come da quel Monarca per meriti militari t in»
•veftitura ottenne della Signoria di Sermtone Caftello fituato alla
fponda del Lago di "Garda. Queft'ajfertiva dello Scaligero vie» com
provata anche dal Co: Mojcardo , il quale afferma aver lette che Ser
mone fino nel I2j6 era Jus Patronato di quella Famiglia. Che
fot il Muffato abbia memorie trovate , dalle quali appariffe come
alcuno di quefta Famiglia avefje ih oglio trafficato, Jarà ciò prò-
babilmente avvenuto di quello che da' beni alla Famiglia Jiejja
fpettanti farà flato raccolto : Ma concedaft pure , che alcuno di
quefta Famiglia in quejlo tai genere .avejje ancor trafficato , non re-
fterebbe per queft0 , eie /,' loro origine non (offe nobiiijjìtna , e in
famemente atiticbijfinia . Avi:egnacche t cittadini 1* que tempi non
avea-
8 VOLUME PRIMO
aveano a vile il mercantare , an^i come cofa al pubblico e al pri
vato interejjfe giovevolijjima da lor riputavafi r onde Sigi/mondo Im~
peradore una legge fece nel 1431, colla qual dichiarava che que
mobili , * quali fi foffero alla mercatura applicati , mediante quefta t
più illuflri riputar fi doveffero. E in fatti [e anche a' dì naftri il
commerci» da' cittadini , ficcarne ne' tempi andati, fi coltivaffe , non
fi vederebbero tante nobili Famiglie depreffè , e » una condizione
ridotte la prù miferabile . Dunque dal mercantar o/curata non era
la nobiltà, ni « tempi degli Scaligeri , ni dopo, ufan do tuttavia i
nobili Fiorentini, Lucehefi &c. di mercantare ; ma egli è tetti,
po vanamente perduto il voler provar tal cofa , chiara effen-
do come la luce étl Sole' E però ripigliando il difeorfo dell'origine
de' Scaligeri in altro luogo cosi di pa/faggio certo documento fcritto
nel IOip fu da noi mentovato , dal quale apparifee che fino i»
quel tempo Signori eran detti tuttoché quefio tal documento fia
fiato pubblicato da Lodovico Perini nella Storia delle Monache di
S. Silveflro , qui fi vuole di bel nuovo inferire , acciò d' intorno F
origine detta Famiglia Scaligera fia pofio fine alle dande , e campa-
rifea una volta manifefiamente la venti.
In Chrifli nomine die Veneris nono intrante Februario Mon
toni in Ora Corubii fub Porticho Domus habitatinnis Bona
ventura quondam Gerardi de di&o Territorio Montoni ; Praefen-
tibusdiéìo Bonaventura, Jacopo quondam Ognabeni,& Alberto
filio domini Falchi omnibus de Montorio tedi bus rogatis. Fra-
ter Jacobus quondam D. Joannis Sindicus, & Procuraror Mo-
nafterii Fratrum,& Sororum Capitoti , & Conventus Monafteni
San&z Crucis de Verona nommatim ad atriòìandum , & locan-
dum terras,& poffetiiones dicli Monafteni , &Fratrum,& Soro
rum prjsdiétarum ,& nomine locationis ,& Conduftionis locavit
heibam iftius prsfentis anni intraferiptarum petiarum terra-
rum pradivarum jacentium in infraferiptis locis cum infraicri-
J)ta pecunia denariis Ventura; quondam Guidonis, & Bomaf-
àrio filio quondam Danièlis ambo de Montorio pretio vigin-
ti librarum denariorum Veronenfium parvorum . Quos vero
den;ii ios pfjfdi&i Ventura, & Bomaflarius flipulantes promife-
runt diclo Smdico recipienti nomine, & vice dicìi Mona/terii
Fratrumv& 5-ororum dare, & lòlvere difto Sindico, Fratri-
bus, vel Sororibus , vel eorum legitimo Nuncio, & Procura
tori , & ipiàrum in Fefto Sanclae Maria? de medio Augufto
cum damtiis omnibus, & expcnfis, & intereffe liiis, & extra
&X. Prima de una petia terra; pradiv* jacentis in pertinentia
Zernz
DELLA SECONDA PARTE. p
Zerpae in Ora ubi dicitur proolina: , cui coha»ret ab una parte
Dominus Boniniegna Campfor de Verona, ab alia parte Man-
fredus de P. Azoìino de Sanftis Apoftoiis de Verona , & te-
net prò Commune Verona?, & Volnnus de P. Bonacurfio Bor-
fatto, Ab uno capite jura diéìi Monafterii S.Crucis, & fi (qui g0^-°tton*
alii funt coha»rentes. Item herbam unius petiae terra pradivae
jacentis in dicìa pertinentia, ibi prope, cui cohaerent ab una
pàrte jura dominorum della Schala, ab alia parte, & uno Ca-
pite Dominus Bonazonta de Foflato de Verona, & P. Boni- jefjf 5^.
facius quondam D. Damori de Cellolis , ab alio Capite jura u,
di£H Monafterii Sanfta; Crucis . Salvo fi alii forent cohaeren-
tes. Item unam petiam terra; pradivas jacentis in di£ta perti
nentia, & loco, cui cohseret ab una parte, & uno capite fot
fatum mafera, ab alia parte p. Boninfegna pradicìus, & jura
diéti Monafterii. Salvo fi alii funt, vel fuerint coluerentes .
Dans licenriam pradiéìis Bomaflario , & Ventura fegandi di-
£tas petias ad fuas voluntates folummodo prò prafenti anno
prò Dominio proprio ufque ad feftum Sancii Martini nup.
venturi . Et prò fic attendendo , & obfervando difti Ventura ,
& Bomaflarius omnia fua bona dièta Sindico recipienti nomi
ne antedi£to pignori obligaverunt , & ad inviccm poflidere ma*
nifeftantes ve} quafi &c.
Anno Domini millefìmo decimo nono Indizione fecunda .
Ego Jacobus fiiius Domini Falchi de Montorio Imperiali Au«
boriiate notarius interrili rogatus, & fcripfì &c

L'anno 1388 adi 6 de Avofto morì Metter Galeazo di Vi»


fconti Signor de mezoMilan ,e in el dièta anno adi 18 de No
vembre el dièta Conte de Virtù bave Padoa e il Padoan,Fel»
tre e Cividal .
Homeni Lombardi che fimo caufa da far perder el Stado de Nomi Ai
Mifler Antonio de la Scala funo <juefti. quelli che
Mifler Filipin con 7 fratem Betin Catanie Item otto To- jj gjJJJJ
Facin Caiì 5 Antonio Baleftrero defehi , che e- ro .
Erunoro Guetero Maftin de Vilmercà rano tcompa-
Antonio Conte Dando da Afola . gni, che non
sò el nome .
Adi 24 Ottobre. De k) anno predicta ei fiume de 1 Adele Contrade
crefeete infin à San Maffirao , e andò per mezo la via de la allagate
Beverara in fina a le Fornafe, e andò in el Monafterio de San <lal. fiume
Bortolamè de la Levà , per mezo la via di Caldera-ri in fina ^lce*
Cron.diVer.P.U. Vol.I. B alla
io VOLUME PRIMO
alla cafa di Ciferchii verfo la Brà, e in fin a la cafa de Zuaa
da !a Tore e- al muro novo.
L'anno 1380 El conte de Vino fece comenzar la Citta»
della de Verona.
L'anno 1300 adi 18 de Zugno Miflér Francefco da Cara»
ra recuperò Padoa.
Francefco Carrara il ve:cbio era fiat» dal Visconte [fogliato del
la Signoria, come mi primo Volume abbiamo così di pajjaggio ac
cennato ; E 7 Zagata parlandone qui così alla sfuggita : Acciò
re/li il Lettore pienamente informato di quefta cofa , ciò che ne rif-
ferifee Gio: Bonifacio in queflo luogo riferiremo.
„ Offerendo (fcrijfe egli) il Vifconte aVin'frjani la Città di Tri-
»» vigi , ed fuo contado , S. Ilario , la Torre del Curarne , e di rui-
,j nar Caflelcarro , e Cafieli' Qriago , gli tirò nella fua volontà , e
„ con ejji a danni del Carrara fi confederò . Nella qual Lega en-
trati ancora Alberto Marcbefe di Ferrara , il Signore di Manto-
n va , e i Furiant , fu ad un tratto in Pavia pubblicata la guer-
„ ra a* danni del Carrara . E fatto Giacopo dal Vitine Capitan»
delle genti d" arme affaldarono gran milita . V Carrara di que-
„ fla nuova sbigottito , dimandava fopra queflo fatto configlio a
„ Padovani . I quali fianchi della lunga guerra , ingannati dalla
„ buona fama del Vifconte , e defiderofi ( come naturalmente : tutti $
„ fua'diti fono) di cofé nuove , bramavano di paffax fatto la Signo-
„ riddi lui , credendo a queflo modo di vivere in pace.. Onde vtg-
„ gendofi il Carrara tucorjo nell'odio de' cittadini futi , e /largii
„ sì potenti collegati cantra, nò /apendo ove trovare ajuto: percioc-
chi la Cbiefa non aveva lo Stato juo ; Plmperadore favoriva il
Vifconte ; il Re d' Ungheria sì caro amico fuo era morto ; i Du-
„ chi d' Auftria non fi farebbme truffi f*n%a gran quantità di de-
„ nari, de quali il Carrara per le guerre paffate era fpogliato ; i
n Fiorentini e i Bolognefi non entrerebbono in sì pericolo/o ballo;
ed entrando non baflerebbono a refifiere: non fapeva a che rifol-
„ verfi . Erano i fuoi Conftglieri di parere , eh' egli cedeffe Pado-
„ va e Trivigi al Vifconte ; ritenendo per fe Feltre, Belluno, e
„ le [ne terre del Friuli : a che Francefco Novello non affentiva .
„ Il quelle, effendo meno odiato da' Principi collegati, e più amato
„ da' Padovani , concbiufero che il padre gli cedeffe la Signoria :
„ ed egli fatto odiofo a* Padovani , acciocché qualche firano acci-
„ dente non gl' incontrale , fi ritiraffe in Trivigi. E così il vigeft-
,, mo quarto giorno di Giugno di queir anno ,raguuato il popolo nel
» maggior Palazzo della ragione , dopo un difcorjo fatto da Paga
to nino
DELLA SECONDA PARTE. n
M tinto da Sala Procurator del Carrara , fu da Francefco rinondato
„ il dominio e la Signoria nelle mani di Ricciardo Sanbonifacio Po-
„ de/là , degli Anziani , e di Alitarono degli Alvarotti Sindico del-
,, la Community. Giacopo Zacco era Anziano del ponte Altinà y
„ Antonio Tercoli delle Tarriccile ì Galeazzo Tittari del Duomo ,
Domenico Bifcalxo del ponte Molino, -che quefli erano i quattro
quartieri della Città di Padova , da quattro Anziani rapprefen-
,, tati . Ebbe Francefco Novello alla prefen%a del padre e del po -
„ polo Padovano dal Podeflà la bacchetta della Signoria ; il Con-
falone del popolo dalF Alvarotto ' dal Zacco il Jigillo del com-
„ mune ; e dagli altri Anziani le chiavi della Città . E a quejlo
modo fatta la cerimonia della Signoria ceffagli , fu da tutto il
popolo con applaufo accompagnato alla fua Corte . E per fegno
di' allegre1^! furono fatti molti giuochi nella Città; della quale
}> t'ultimo giorno di Giugno il padre ujcì , dopo F effere flato Jei
„ giorni nel caflello , per tema che il popolo non gli faceffe ingiù-
ria ; e venuto a Trivigi non ceffava co 7 configlio e con ogn
altro potere di ajutare il figliuolo , procacciandogli in Italia e
„ fuori ogni pojfibile ajuto: E già Leopoldo Duca eF Aujlria s'era
„ accordato con lui di foccorrerlo ; dando Francefco Novello Giliola
« fua figliuola per moglie al figliuolo del Duca , con dote di Fel-
„ tre e di Belluno , e certa quantità di denari finita la guerra .
„ Ma il Visconte donando al Duca feffanta mila Ducati lo levò
„ dalla promeffa convenzione, e inviò le fue genti nel Padovano ,
che fi pofero primieramente fatto Baffano . Per la qual cofa Fran-
„ cefco mandò il Conte fuo fratello a Cortarolo per guardia de' Ser-
,, ragli. Ma Giacopo dal Verme , avifato del tutto, fece fimilmen-
te andar parte delle fue genti a Cortarolo. E perchè era venu-
„ to il tempo della rivolutone delle cofe del Carrara , ogni fua
imprefa infelicemente rìufciva , molti fé gli ribellavano , e i
„ Configlieri fuoi tradendolo, s'egli una cofa comandava, ejfi un
„ altra ne proponevano , bramo/i che i Carrara fini/fero di domi'
„ nare. Prefe Giacopo dal Verme il duodecimo giorno d'Agoflo il
caflello di L'imeni : e divertita l' acqua della Brentella , che an-
„ dava a Padova, fece molte fcorrerie per lo Padovano, confape-
„ vole de'fecreti del Carrara per gì' intendimenti occulti ch'egli
„ aveva nella Città . E a mez^o Settembre y avuta la torre di No-
» v 'gg*ai egb levà F acqua del Bacchiglione : onde poca acqua era
„ alla Città rimafla .* mandò altre genti oltre la Brenta nella Ter-
„ gola; le quali , acquifiata la baftia di Peraga , paffarono a Mi-
„ rana e a Stigiano , di dove sforiate a partirfl e ritornare a
B z ,> dietro
i% VOLUME PRIMO
», dietro per P acqua del Mttfone , che fu loro tagliato adiloffo con.
», dannofe [correrie malmenato quel contorno , tentarono di paffare
il Serraglio cT Arino . Ma [e le genti del Vijconte a quefto modo
„ travagliavano da una parte il Padovano , quelle de Viniziani
dal? altra non celavano punto , cercando per terra e per acqua
», di occupare il tutto : e già i folclati , che da molti legni erano
„ flati portati sk per P Adige alla Bajìia del Gorgone , fenza com-
„ battere la prefero : nè potendo paffar più oltre , impediti dal Con-
te da Carrara , ritornarono alla Baftia . Andati, poi i Vim^iani
„ con armata maritlma al caflello di Borgoforte a mezzo Settembre
„ P ottennero ; e due mefi dapoi Ingenti del Vifconte paffato il Ser~
„ raglio d'Arino fopra Strà , camminarono lungo la Brenta ; e poje-
ro in fuga le genti Padovane : le quali abbandonato il ponte fi
„ ritirarono a Padova ; e il caflello di Strà andò in mano de'Vt-
„ tti~ìani , che P ebbero per denari da Nicolò dalle Cafelle Padova-
„ no. Mandò U Carrara Giovanni Parigino con una banda di ca-
,, valli alla guardia del caflello di Pieve di Sacco; dove, fatte
„ quelle provi/toni ebe pojfibili furono ,fi fortificò dentro alla forteti
„ %a. E Francefco , che flava alla guardia della Città, avendo
„ fatto ruinare e abbracciare la torre , e il ponte del Bajfanello >
„ alcuni fedizjofi corfero alla piazza per far tumulto ; ma effi fum
rono toflo acquetati da Bonifacio Lupo, uomo grave e di gran
„ fede verfo il Carrara, e di molta autorità appreffo i Padovani .
„ Dapoi venuta nuova, che i nemici avevano mandato a fettro c
„ a fuoco le baflie di Santa Maria di- Lugo , di Caflelcarro , e di
Bovolenta , i contadini ch'erano in Padova ,. e i cittadini fura-
M no in gran confu/ione : dolendofi amaramente del Carrara , effenm
„ do cofa ordinaria , che ne tempi calamitofi i Principi hanno lai
„ colpa di tutte le difgrazje , benché fenza loro cagione elle facce-
dano . Sopra di che domandando il Carrara configlio , rifponde-
„ vangli i fuoi Configlieri , ch'egli doveva , cedendo la Città al Vifcon-
te, liberar fe da evidente pericolo , e i fadditi da tanta mifim
„ ria . Ma all' incontro P opinione del Carrara era di trattenere nel-
le fartele le fue genti y e difenderle lafciando fcorrere a lor
„ piacere i nemici per le campagne . Nel che tanto più fi confirma-
j, va , quanto che il verno era vicino my credendo che dalla fredda
„ flagione sformati doveffero i nemici fuoi ritornare a- cafa; fpe-
,, rondo- intanto , che la Lega fi diffolveffe , o da qualche parte gli
„ venifje foccorfo : dicendo pubblicamente ch'egli era pronto per
„ mantenere P eferetto a vendere tutte le gioje e le altre fue cofe
» Pre%!°Je ì delie quali caverebbe almeno cento mila "Ducati : c
„ anche
DELLA SECONDA PARTE. 13
anche bisognando i fuoi beni Jlabili : acciocché i cittadini e i
fudditi fuoi non foffero gravati di maggiori angarie . Ma avendo
di nuovo tumultuato il popolo; e di nuovo configliatofi: eforta-
„ to da tutti i fuoi Configlieri e da tutti i cittadini più filmati
„ a dar la Città al Vifconte per men male • egli mandò Paolo Leo-
„ ne e Guglielmo Cortarolo a Giacopo dal Verme General Capita-
no del Vifconte : dicendogli di voler buona pace col fuo Signore ,
e voler fìat* a fua ubbidienza , purcVegli voleffe lafciarlo in Pa-
„ dova, la quale reggerebbe a nome di lui, e gli farebbe fuddito .
,T A che rifpondendo Giacopo di avere commifjione di non lafciarlo
„ in Padova , lo configliò eh' egli andaffé con la fua famiglia
„ e coi1 figliuoli a trovare il Vifconte ; e gittarfi nelle fue brac-
„ eia fen%a condizione alcuna ; folo dimandandogli la grazia fua j
„ ma non ne volendo il Carrara far cofa alcuna • di nuovo folle-
„ vandofi il popolo / e minacciando di metter la Città a facto , e
,, a" uccidere i Carrara • sforzato dalla necejjità , acconfentì a quan-
„ to il Verme f efonava . E così dato il caflello e la Citta folto
„ nome di pegno agli agenti del Vifconte ; ma da loro ricevute al-
„ tramente , il decimo quarto giorno di Novembre in una nave pofe
t, Tadea fua moglie, Giliola , Fraucefco, Giacopo, e Niccolò fuoi
n figliuoli legittimi , e Ugolino , Tonata , Stefano ,. Servio ,. c Andrea
M naturali, con altri fuoi fratelli naturali, e parenti, tra"quali fu
■„ Ridolfo , Pietro , e Giacopo da Carrara ,. e Pietro , e Brigalino
„ Pappafava pur da Carrara . E altri due navigli furono cari-
n coti di panni , d'ori, d'argenti , e d'altri mobili prezjofi ; ed
y, egli co l Conte da Carrara e con altri pochi cavalcò dietro le
j, navi per la riviera di Monfelice ; e arrivato a Eflt , trovò-
„ quefle due terre efferfegti ribellate ; pafsò a Montagnana , che an~
„ cora fi manteneva in fede , e poi inviattfi verfo Verona trovò
„ Bartolomeo Vifconte e Spineta Malafpina , f uno Podeflà e f
„ altro Capitano della Città , che lo venivano ad incontrare , da*
„ quali fu prima nobilmente raccolto , o poi ritenuto ; dicendogli
„ aver commifilone di non lafciarlo partire di Verona , fe prima la
Città di Trivigi non era da fuo padre data al Visconte . Laonde
„ veggend» Francefco non effergli attefi i patti , eh' egli aveva fat-
„ ti con Giacopo dal Verme , di poter andare con la fua famiglia
„ e rabbe al Vifconte : e non e/fendo con lui d' accordo di ritornare
y, alla fua Città , come era innanzi il fuo partire r gravemente fi
„ ramaricava di effere da ogni parte tradito . E dapoi Fefferfi fla-
„ to alcuni giorni in Verona , lafciando quivi le navi , la fami-
„ gliax e le fue robbe co'l Conte fuo fratello fu lafciato andare a
» Br*.
i4 VOLUME PRIMO ;
„ Brefcta , e poi a Bergamo , e finalmente a Milano . Dove , ben*
„ che 'nobilmente raccolto e fpefato , non poteva peri vedere
i, Vifconte . Il quale mandò Spineta e Paolo Leone a Trivigi ri'
„ cercando il vecchio Carrara , che volejfe venire a vi/ìtarlo ;pro~
„ mettendogli [opra la fua fede di trattarlo t come s'egli foffè Ga-
„ leazgp fuo padre ' di farlo del ftto conjiglio, e affegnargli orto-
„ rat ffima provi/ione; ordinandogli che innanzi il loro partire ri*
„ cercaffero ancora Francesco Novello , che con fue lettere pregaffe
„ il padre a far quanto il Vi/conte domandava il che alla pre*
,, fenza di molti Novello fece.' ma poi in fecreto commife a Pao*
„ lo Leone , che tutto il contrario efeguiffè . E giunti quefli Amba*
,, fdatori a Trivigi , trovarono la Città in gran tumulto , per ef-
, fere dalle genti Vincane x e da quelle del Vifconte molto dan-
ì neggiata . Per la quale il Carrara fu coftretto di ritirar/i nei
, caftello •• £ avendogli il Leone e il Malafpina fatto dire eh'
, erano venuti a pofla per parlargli , introdotti nel caflello, aven*
, do dal Malafpina intefo che il Vifconte l'invitava a voler an*
, dare a lui affienandogli la vita , e promettendogli cofe affai ,
, // Carrara nulla rifpondendo , per grande fdegno rodeva una
y bacchetta , che allora egli aveva nello mani , e poi paleggiato
, più volte in giù e in su per una fala : finalmente tirò in dif*
, parte il Leone , e gli diffe eh' egli afpettava Zelmia fuo tefo*
, riero da lui mandato a pregar Giacapo dal Verme a. Vicodargi-
, «e, che r aveffe per raccammandato ; ni permetteffe eh' egli an-
. da\fe in mano de' Viuizjani , ejfendo difpoflo di fervire al Vi*
, feonte , poiché a lui fuo figliuolo era andato , e che gli darebbe
, Trivigi; ma che gli faceffe grazia di tenerlo a fuo nome tren-
, ta giorni : il qual termine paffuto , faceffe poi della Città ciò che
y a lui piaceffe . A che il Verme , cortefemente offerendofegli , ri*
y fpofe che la perfoua e Fonor fu» farebbon fulvi . Di che avendo-
y lo Zelmia molto ringraziato , lo pregò che mandaffe Giovanni
, Da^zp ad accompagnare il Carrara in Lombardia . A che aven*
i do il Verme detto , che fra quatti ore lo rifolverebbe , andò in*
y tanto Zelmia nell' efercito a purlare ul Dazgp , e ad altri amici
, del Carrara; e poi ritornata per la rifpofla dal Verme , con lui
, trovò Ugolotto Btancardo con trecento lande y e Giacopo Spinaz?
, zjiolo . I quali dal Verme confignati a Zelmia per difefa del fuo
, Signore , fubito cavalcarono verfo Trivigi. E avendo il Car-
, rara intefo da Zelmia che il Biancurdo era venuto a pigliare
pojfeffo della Città per nome del Vifconte , fu fubito intro.iot*
, to con tutte le fue compagnie in Trivigi : e la notte iftejfa Ugo-
„ lotta
DELLA SECONDA PARTE. 15
„ lotto entrò foto nel cajlello per parlare al Carrara , che pieno dì
„ tribolazioni e di dolore flava ejìrematnente afflitto . Alla cui
„ prefenza giunto Ugolotto dijfe di aver fommamente errato ad ef~
« fer&* ftat0 COtttr*r'<> **lla guerra , e confejfando il fuo fallo gli
M domandava perdono. A cui rispondendo il Carrara dijfe: Non è
„ tempo che altri fi faccino a me fupplicbevoli , avendo io bifogno
„ dell'altrui ajuto, per ejfer le cofe noflre a cesi mal termine giun-
„ tje . Voi vedete the non folo allo Stato ma alle vite noflre af
n ognintorno è poflo affidi» : Jìcche non baflando a me F animo
„ di fuggire dalle mani del Vifconte {poiché a lui piace in cambio
„ di notabili/fimi favori fattigli in ogni tempo rendermi tanta in-
„ gratitudine)fon rifoluto di foddisfarlo compitamente , e di anda-
y, re con tutta la mia dipendenza a lui , acciocché di noi faccia
„ quello che gli piace . E con altri ragionamenti doloro/i paffaro-
M no quafi tutta la notte, nella quale egli ebbe anche nuova che
„ le fue terre del Friuli fe gli erano ribellate . La mattina fe-
„ guente egli confegnò Trivigi «7 caflello al Biancardo ; il qua-
le ricevutolo in nome di Giangaleazjp Vifcmte , fervando il
„ fatto , lo diede d'Vinizjani . E poi comandò a Galvano Lat-
„ tuga , che faceffe caricare in nave tutti i fuoi beai, che nel
caflello egli aveva, e a Verona condurgli . E poi fatto chiamare
„ a fe il Malafpina , e dettogli che intendeva che la monizjo-
„ ne e le altre robbe , cV egli lafciava nel caflello fue proprie ,
„ gli foffero pagate , e injìeme di poter rifcuotere da veni otto
„ mila Ducati , che a diverfi cittadini Trivigiani preflati aveva
„ {perciocché quando egli ebbe Trivigi, ejfendo i Trivigiani mol*
„ to afflitti per le paffute guerre , il Carrara verfo di loro corte.
y> fe , Sovvenendogli di denari , era di loro di quefla fomma credi-
tore ) Spineto , che dal Vifconte aveva piena autorità , fi conte».
tò di quanto feppe il Carrara domandare . Il qualè poi ordinò a
„ Zelmia fuo , che andajfe co' fegni datigli a confegnare Feltre
„ -e Belluno e t c'aflelli del Trivigiano agli agenti del Vifconte .
Ordinate a quefto modo le co/e fue egli comandò alla fua fa-
„ miglia che montaffe a cavallo, perche egli voleva andare a Ve~
y, rona . La quale così facendo incontanente con quattrocento cavai-
li , tra* quali erano molti Padovani e Trivigiani , fi partì F in-
j, felice vecchio per Verona e trovò in viaggio che Caflelfran-
co , Cittadella e Baffano s'erano dati al Vifconte. E giunto a
„ Vicenza (ove fi fermò due giorni ) non ejfendo ricevuto ccr.ie per-
„ fonaggio del Vifconte , anzi trattato come perfona fofpeì\x , da
ciò argomentando peggio , maggiormenre s* affliggeva . E '.' alno
j> ci '■>'•
\6 VOLUME PRIMO'
'» giorno arrivato a Verena fu da' Verone/! con molta fua dignità
„ incontrato e raccolto : E quivi con la fua famiglia alloggiato
nelle cafe di Guglielmo Bevilacqua: abbracciando con affettuofe
„ parole e molte lagrime e fofpiri Tadea fua nuora , i nipoti
„ e gli altri fuoi , molti Verone/i , ch'eran prefenii , non poterono
„ per compajfione raffrenar il pianto . I quali ringraziati , e li'
cenatati da Paolo e da Lucca Leont Padovant per nome del
» Carrara ejjì partirono ; ed egli rejlò con la fua famiglia; con
la quale dimorò più giorni , ma non già vifitoto , ne fpefato per
„ nome del Vifconte, ma sì bene di continuo da principali Veronefi
„ con bella creanti onorato . Volendo egli dopo alquanti giorni a
„ Milano andare , ni potendo aver licenza , fu sfondato a tratte-
„ nerfi in Verona fino al principio del Gennaro dell'altro anno mil-
,, le trecento novanta; flando intanto fuo figliuolo in Milano trat-
„ tenuto dal Vtfconte con molte promeffè , e niuno effètto ' anzj fen-
„ za potergli parlare effendo il Vifconte in Pavia. Al quale , così
„ ammonito da alcuni fuoi amici, con pubblico Iflromento r-inondò la
„ Città di Padova; di che a nome del Vifconte egli fu ringraziato ;
onde in Padova vennero i fuoi Rettori a reggerla , che furono Spi-
., neta Capitano della Città , Benedetto Vifconte Podefìà , e Lucbi-
„ no Rafca Capitano delle genti d' arme ; e il fimile fu fatto ne
,, cafìelli . Liberato Trivigi dal dominio del Carrara, deliberarono
„ i Trivigiani nel loro configlio maggiore , cb' effendo fiate fac-
« eleggiate le cafe de' feguaci e miniflri de" Carrara di grazia
» [poetale foffero reflhuite le cofe tolte a Fioravanti Tireta , e a Do-
y, menico Canoni , e ad ogn uno altro , fuori che a Marchetto tP
„ Ifirana , a Giliolo e ad altri che foffero ritrovati colpevoli d* un
trattato ch'era flato fatto contra la commutiità . Ebbe poi Fran»
„ cefeo dal Vifconte Cortefone cafteIlo poflo fatto Afli nel Piemon-
te : della qual città era padrone Lodovico Duca d' Orliens gene*
„ ro del Vifconte . Perciocché il Duca avea tolta per moglie Va»
„ lentina fua figliuola ; onde con licenza del Vifconte andò Fran-
„ cefeo con la fua famiglia in Afli ; e quivi fermatofi fece fab»
„ bricare P orrido caflello a lui dato per non aver abitazione con»
venevole.Ma temendo egli che'l Vifconte lo faceffe in quelle fo~
„ litudini uccidere, fi ritirò con la fua famiglia a Fiorenza.' sì
perche i Fiorentini e i Bologne/i a quel tempo erano nemici del
,, Vifconte, sì anche perche i Carrara avendo nelle guerre pajfate
„ tra Fiorentini e Pifani , fatti notabili fervigi a quella Repubbli-
„ ca n erano benemeriti ; tentando per diverfe vie di rimetter/i in
„ iftato . E trattato in Ungheria , in Germania} e co* Duchi £
„ Auflria
DELLA SECONDA PARTE. 17
„ Auflria di aver ajuto ; tenendo fecrete intelligenze con alcuni
„ principali Padovani , * quali erano già /azj del governo del Vi*
„ /conte , per effère di continuo rubati dàfuoi Rettori e poflofì
„ in grazia della Repubblica di Venezia, co'l fuo favore, e con F
„ ajuto di Stefano Duca di Baviera , che fu cagione ci? egli eh-
„ be la rocca , ejfendovi flato aW affédio con ottocento lande otto
„ me/i continui , entrò una notte in Padova , e ricuperò la Città
con tutto il contado. Di che co /ini Ambafciatori ringraziò ntol-
„ to i Vinizjani . A' quali non /alo mandò anche France/co Terzo ,
„ e G Iacopo /noi figliuoli, ma egli fie/fo ancora vi andò, che fu
,, caramente dalla Repubblica come proprio figliuolo abbraccia'
„ to, e onorato dalla Vinizjana Nobiltà, con tutta la /ua difcen.
„ denza ; giurando tf effer /empre /uo amico , nè da' fuoi cornati*
„ damenti mai più partirfi . E a queflo modo France/co da Car-
„ rara fu rimeffo in Padova, favorito da''Vinizjani ■ sì perche ejji
,, non vedevano volontieri il Vijconte Padrone di quefla Città
„ per ef/ergli troppo vicino , e defideravano eh 'egli /offe alquan-
to abbaffato , e temendo della /ua potenza, e perche dipendendo
„ il Carrara da loro., potevano in ogni bi/ogno prometter/i del /ua
ajuto, e più /acilmente anche /perare un giorno che Padova ca-
„ deffe nelle mani loro , e /or/e anche moffi a pietà della ruina di
così nobile /amiglia ancorché , per le co/e pa/fate , ejfi ave/fero
t. gran cagione di grandemente odiare il vecchio Carrara fuo pa-
,, dre , che dappoi con in/elice fine in Monza morì nella carcere
„ del Vi/conte. Al quale ( come ferivo lo Scardevone ) France/co
Novello mandò Baldo Boni/acio gran Giuri/con/ulto /uo Amba-
„ /datore, che con la /ua eloquenza per/ua/e Galeazzo a dare al
„ Carrara /uo nemico il corpo del padre , al quale in Padova , do.
„ po /olenniffime e/equie , fu nella cappella di S. Giovati Batti/io,
al Duomo vicina , dato fepoltura.
Adi z6 de Zugno del dicìo anno fu meno a Sacoman Ve- Veroni
rona à porta dal Conte de Virtù, e quello fu per deffefto de al- 1*cch
cuni Officiali, cioè Mifler Lucerò Rufca , che eraPodeftàdc Ve- Jjju,
rona, e Luchin da Calalo che era Capitanio,e uno Ser Matè
jda Pila che era Colateral che raeffe Verona a cusì mal porto.
E in quel anno fu fa£to Papa Bonifacio Nono à Roma .
In queflo tempo , 0 poco dopo da' Milanefi oppreffori di Vero-
ua fu portata la /emente de Rifi in queflo noflro territorio , e dice
fi , che le prime rifare , che /offero di tal grano /eminate , furono
ver/o la villa di Albaredo , come fi ha da'/crini del P. Lettore Frà
Pier Maria ErbiIli dè" Predicatori .
Cron.di Ver.P.II. Vol.I. C L'anno
18 VOLUME PRIMO
L'anno 1392 Fu talià la tefla à Mifler Giberto e a Mifler
Ugolin da Sedo , e doi Ibi compagni .
Adi 13 de Aprile fu comenzà ci ponte del Borghcto fopra
Menzo .
L'anno 1303 Fu eomincià el cartello de San Pero per lo
Conte de Virtù.
E in quei anno adi 16 de Avofto fu talià à pezzi Mifler
Giacomo Sanguenazo in Nogara.
Gettafi la L'anno 1394 adi 13 de Febraro fu fatto ci Rengo per
Campa- Zanfrancefco da Legnago.
na detta il L'anno 1305 Fu aperta la arca de San Simon e San Tadè
enS°" ìn San Zuane in valle, e in quel anno fu feonfito Azo Mar-
chefe da Efte in fu el Polefene dal Marchete Nicolò da Fer
rara , & fu prefo el ditto Azo con più de due millia dei foi .
L'anno 1306 El Conte preditto nave Pifa.
Adi 8 de Mazo del ditto anno vene Madona Cornetta fio-
la de Metter Bernabò à Verona, e adi 10. de Zugno la ditta
Madona andò à vifìtar el corpo de San Giacomo del Grignan .
Adi 24 de Mazo del ditto anno fu trovà el corpo de San
Giacomo in fu el monte del Grignan.
Adi 20 de Zugno del fudetto anno fu comenzà la fua Chie-
fìa, & fu comenzà dalla pila, che è all'aitar grando, e guar
da verfo Verona à man dritta, e fi la confecrò el Vefcovo Pi-
(*) Leggi cen'n Santta Taltera (*),& ghera el Vefcovo de Chioza , el
Hi Santa qual fe gca avodado per una malatia & guari, & quelui che
Teuteria . trovò el ditto corpo haveva nome Filippo, & era homo de
villa, el ditto Filippo da poi volfe robar el ditto corpo, &
fece amazzar uno, che haveva nome Galero , che ghe era per
guardia, & robò alcuna parte de le robe offerte al ditto San
erò, e poi volfe portar via el fuo corpo, e non potè, perchè
qucllor che portava el ditto corpo perdette la viltà ,e ghe ve
ne un tempo con aqua , e vento adotto che li fu forza laf-
farlo, ma portarono ben via la roba, e fu adi 10 Decembre

Adi 11 de Lugio la ditta Madona fe levè de Verona e an-


dò verfo la Alemanna dove era maridata, e portò con lei uno
dente del ditto San Giacomo , & Iddio fece miracoli che in
capo de tre dì el fu trovado in fu lo aitar de San Giacomo .
// Mofcardo avea letto ,cbe quejìa Principerà nell'andare al Conte
di Vittemjerga , a cui era /lata in ijpofa dejlinata , pajsò per Ve~
tona , e che in tale occaftone , vi/itato avendo il corpo di S. Ciuco*
mo ,
DELLA SECONDA PARTE. \g
tno , non un dente , ma un dito di quei fanto corpo le foffe per gra
fia conceduto . Può effere di leggieri avvenuto che, o per errore
de'copifli nello trafcrivere il tefto , o degli Jlampatori , fta flato im
preco dito per dente j perciocché nelf ejemplare che appo noi oonfer-
•viamo è ferino quejio nome in guifa che fi può errare . Ma fia corno
fi voglia y così variano le notizie che dagClftorici vengono regiflra-
te, ondi che quegli i quali vengo» dappoi non fanno , Jen^a ef-
por/i manifeflamente ad errore , quale degli Scrittori debba* fegui-
re. E però in quale confiderazione abbiano ad ejfer tenuti coloro
i quali y atti non effendo a produrre utili cofe , altro non iftudiano
fenonfe di findacare le altrui fatiche , ognuno , che di fenno e di
prudenza dotato fia , può per fe medefimo giudicarlo . • La Critica
allorché provenga non da maligno animo , ma da %elo di mettere
in chiaro la verità , è cofa nel vero degna di commendatone j t
coloro y i quali vengono amorevolmente di alcuno errore avvertiti ,
non falò non devono offenderfene , ma anzi inverfo di colui , dal
quale avvertiti fono , molto grati mojìrar/i , e fapergliene grado •
ficcome non ha guari fece l' eruditijfimo Signor tfolfio inverfo del
tioflro Signor Giufeppe Serreri Dottor Medico Fifico di f.m.,il quale
nelle opere da quello già pubblicate errori importantijjimi rilevati
avendo , e fattofi ancora ad emendarli , non fola il Signor IVolfio
non chiamo/fi di tal cofa offefo , che anzi volle gentilmente ringra
ziamelo una compitijfima lettera fcrivendogli , colla quale eforta-
•vaio a continuare quella frutuofa e veramente grande fua fatica .
Appena ufcì alla luce il primo volume del noflro Zagata che ten
tarono alcuni di riprenderci per non aver noi gli abbagli tutti prefi
dall' Autore non foto emendato , ma introdotte anzi , nelle notazio
ni appofiegli y certe baffe cofe , che indegne riputavanle di men
zione alcuna ; fra le altre quel difeorfo che fi fece alla favo*
la di Cane della Scala fra Uguccione e gli altri Commenfali . Per
sbrigarci preflamente da quefla dottiffima offervazjone daremo lo
ro quella medefima rifpofla che, in cafo dal noflro non molto dif
ferente y diedi Bernardo Davan^ati Gentiluomo Fiorentino a Gi
rolamo Muzio Giuflinopoiitano y regi/irata nelle poflille al tefto
di Cornelio Tacito da effo Davanzali con eterna fua lode volgari^»
%ato y quantunque ne' traffici occupattffimo e fi foffe} ed è quefla :
„ quel Muzio che venne da Capodiftria a infegnarci favellare
con la sferza in mano di quelle fue pedantefebe battaglie farebbe
,, ceffo a quefla Fiorentineria ( che così le proprietà noftre appella
„ con barbarifmo goffo e fuo) e cenfurerebbe così „ confortavanlo
„ che li feriffe „ Sapavamancelo . Ma quel porre innanzi agli oc-
C 2 chi
ao VOLUME PRIMO
M chi è gran virtù, di parlare, per la quale Dante, altro che lu-
„ cerna del mondo nel fuo Poema non pur grave , ma [acro , usò
„ con ragione.' e lafcia dire, chi quindi tra le tante bellezze eter-
„ ne lo argomenta indegno. Cbertte fono e quali le baffeigc d'Onte'
„ ro ? il dire a Giunone occhi di Bue, a Minerva di Civetta è
n niente . Il nojlro Tacito sì [evero fi lanciò ire per dipignere P
„ imprudenza di Cotta Maffàlino a quel Tibenolus meus . Ad
s, altri non è parato indegnità della jloria contare che Domiziano
„ Imperadore infilzava le vtofche negli fpilctti: che Commodo trac»
y, canova vino nel teatro , e'I popolo gridava prò prò: ed ei lo
„ frecciava qua/i Ercole gli Stinfalidi . E teneva un capo di flru^-
„ %olo aliato nella fimflra, e la fpada fanguinofa nella deflra, e
„ fcotendo la tefìa feroce voleva che ognuno Jpintaffe ■ onde alci*»
„ ni che non potean tenere le rifa ,mangiaron foglie della loro gril-
„ landa dello alloro per vomitare e parer di ridere del vomito .
Che P efercito di Severo in Arabia non poteva nella bocca riar-
,, fa fpicciccare altra parola , che acqua acqua: Che Geta j' aventi
„ al collo di Giulia gridando mamma mamma . Se adunque i sì fatti
n Ptr forte rapprefentare feendono a baffex^e sì fatte , ben pofsio er-
„ rar con loro , e qui dire ficca ficca . Così il Davanzali . Ma giac
che di queflo valentuomo ci cade in acconcio di favellare diremo pure
per degno onore di lui che , per effere egli flato- nella mercatura oc
cupati/fimo , per queflo ancora meritò che foffero le fue opere con font*
ma lode celebrate . Nè di queflo fentimento fiam foli ; perocché
Giambatifla Gellì Academico Fiorentino in una lettera da effo fcrit-
ta a Giufeppe Bernardini , Gentiluomo e mercante Ijtccbefe , ebbe a
queflo propoftto inverfo di quello , che letterato uomo fi era r così a
favellare. Giudicai cofa degna di meraviglia, che- nelle fteffe
facende voi non mancafte giammai di non ifpendere gualche
parte del tempo negli ftud;, o in qualche altro eiercizio vir-
tuofo/ cofa pel vero, fecondo l'opinione di voi altri mercan
ti, i quali ufate dire ch'ella vuol tutto l'uomo, molto alie
na da efla mercatura , ma degna certo , in chi sa fare 1' una
fenza impedir l'altra, come voi, di non picciola lode. S'ella dun
que è così , le lettere paffòno e deono effere ufate indifferentemente
da chi in effe quel tempo [pende , che gli altri o nel? orzio , ov
vero in giuochi e flrav't^ri malamente d' impiegare non fi vergo
gnano . Dijfe il GelU di più ancora , ma queflo bafli per far ar-
vojfire certuni, i quali allorché un Galantuomo , il tempo alla pro
pria quiete rubbando ,per genio foltanto di giovare ajfaticafì', effi alP
tppoflo tentano, a loro potere di fcreditarlo fe impedire noi poffono -
Qua*-
DELLA SECONDA PARTE. zi
Quanto poi al no» aver noi corretti gli equivoci del Zagata lad
dove degP Imperadori e di alcuni Pontefici fece incidentemente
menzione, ficcarne crediamo di efferci nelle nojìre lettere al lettore
a fufficienza (piegati , non ci conosciamo perciò obbligati a perdere
il tempo in render conto d'ogni minima obbiezione che ci può ve
nir fatta .
Adi 8 de Settembre dell'anno predetto fu cridà Dofe el di-
fìo Conte (*) in Milan e fu fatta molta fella. (*) Gi*n-
Frà Gafparo Bugati de''Predicatori , di nazjon Milanefé , alla pag. galeazzo
460 del IV libro della fua Jloria , narrando le folennità di quejla Vifconte.
funzione degna certamente di effère ricordata , coti la/ciò fcritto :
„ Vanno mede/imo, cffo conte di Virtù mandò in Boemia alPlm-
„ peradore onoratijfimi Ambafciadori [fra i quali fu Frà Pietro Fi-
„ larcbi dell'Ordine di S. Francefco fuo famigliare , e gran letterato:
Vefcovo prima di Vicenza , poi di Novara, e ultimamente , dopo
„ Guglielmo Pufterla , Simone da Borfano , ed Antonio de'Marchefi
di Saluzjo , Arcivescovo di Milano : e poi Papa ) per lo privilegio
a"effer chiamato Duca : il che benignamente gli fu conceffo da Ven»
„ cislao ' avendo avuto buona Jomma di danaro : e fu il privilegio
dato in Praga metropolitana città di Boemia , Panno feguente del
>» 139S "Ad* I Maggi*** fanno della nofira città 1982 . Quefli Am-
bafciatori tornarono fpediti a Milano in compagnia del Conte Be-
,, nefio Confinicco , e dal Vefcovo Maldenfe con molti cavalli di no-
bili Alemanni Legati di Ce/are: onde dentro della città fu fatta gran
„ fefila : e fi diede ordine per la feguente Domenica alla folennità del*
„ la ifiituzjone del Duca , e della pubblicatone del privilegio Impe-
„ riale : tal che fopra la piazza di S. Ambrogio fu piantato un gran
„ Teatro di legno con altri palchi, e barre a" ogn intorno : nel mez^
„ zj> del quale forgea un'alto ampio Tribunale coperto di fcarla*
„ to , e adornato di broccati co' fitti figgi , ricchi , e fregiati
„ tutti a" oro : nel maggior de' quali venne prima l' iflejfa mattina
a federe il Legato Imperiale Benefìo , accompagnato da molta no-
biltà Milane/e : e poco dopo vi giunfe ancora Giangaleazjp par-
„ tendo/i dal caflello, accompagnato da tutta la Corte, dalla ca-
„ fata , e dalla guardia fua , e da cinquecento uomini d' arme di
y, tutto punto ejfi e i cavalli armati , e fregiati in due livree di-
„ fiinte . Capitano d' uno ftendardo fu Paolo Savelli Romano , e
deli altro il Balbiano . Della fanteria poi cb' era altrettanta fu
„ Capitano Ugolotto de'Bianchi . Cofioro, poi eh' ebbero torneggiato
„ la piazza, fi pofarono rifiretn a belli /quadroni -non molto lun-
„ gi dal Teatro in faccia del palco Ducale; dove andò a federe
»i VOLUME PRIMO
„ il VtfcòHte prejfa al Legato a mano finiflra : e d'intorno fedeva-
no molti Signori a" Italia , e Ambasciateti , i quali nominata-
„ mente furono Veneziani , Fiorentini y Senefi , Genovefi , Bologne-
„ fi t Pi/ani y e Siciliani ancora y poco innanzi arrivati per cbia-
jy mar ajuto contra gli Aragonefi : Teodoro Marcbeje di Monfer
ii rato y Ugone Marcbefe di Saluto , Francefco Signor di Padova,
yy il Conte Antonio a" Urbino y Galea^ro Porro Conte di Polenta .
yy Carlo Conte di Campania , e altri Principi , Signori, Cavalie»
yy ri , e Baroni y oltre i Vefcovi e i Prelati dello Stato . Quivi
yy udendoli mejfa , e tante volte rinovar i concenti delle variate
yy muficbe y e Juoni de molti firomenti y e di tante trombey nel me^-
jy XP della mejfa facendoti un grande intervallo e gran filettalo y
yy levandoli in piede il Luogotenente Imperiale per fegno di ri-
v vertnx» brevemente parlò , e[ponendo- qualmente per la Clemenza
yy Cefarea , e per i meriti di Giangaleaugp y era fiato mandato per
yy adornare effb Conte di Virtù di Beretta e Manto Ducale y e chia-
yy marlo Duca di Milano y e di tutto- quello che poffedeva , come
v fi conteneva nel pubblico e ampio privilegio fuo d' oro * Al
yy quale avendo rifpofioy con non lunga orazione difpenfata in
yy laude dell' Imperatore , del Vtfconte , * di effo Cefareo Legato y.
yy il Vefcovo di Novara , e finita di dire • Giangalea^o , inginoc-
yy cbiato avanti ad effo Conte Benefio y fu vejlito del purpureo*
yy manto Ducale fodrato d'armelini, e gli fu anco pofia in capo la
yy beretta da Duca gemmata, di valore di ducento nula fiorini cP
oro, cantando i Vefcovi tuttavia divine lodi. Giurò poi HVtfcon-
yy te nelle mani del Luogotenente fedeltà al Romano Imperio con
yy molte altre cerimonie .- E così poi fu introni%ato nel Seggio mo-
)y defimo del Legato , /landa alla deftra fpiegato fempre lo fiendar-
yy do dell' Aquila Imperiale retto da un Barone Boemo , ed alla
yy finifira quello del Vifconte quartata con l' Aquila , ebe tenea il
yy Cavaliero Ottom Mandelli . Rinovato il filen^jo , fu letto il pri-
yy vilegio ; il cui tenore , con quello ch'egli dopo anco ebbe della
yy confermatone del Ducato, e della Ifiitu^ione del Contado di
„ Pavia e d' Angiera , ho io veduto ferino in più luoghi , altra
y, che parte ne tocca il Corto r onde P Imperatore iflituifee e
„ riconferma Gìangaleaxgp nel Ducato- di Milano , e the a lui
„ nello Stato fucceda il primogenito co'fuoi figliuoli ■ ma , morendo
yy ti primogenito vivendo lui , fucceda il primogenito di effo pri-
„ mogenito , mafehio s'intende , e legittimo : e così di mano in ma-
yy no . Ma ,fe morirà il primogenito fcn%a figliuoli legittimi , fucce-
yy da il fecondo genito y fecondo tardine del prima, di lungo, e'I
DELLA SECONDA PARTE. 23
„ terzo genito come fopra. Se C ultimo legittimo erede non averi
„ majcbi legittimi , fucceda il figlimi bafiardo con difpenfa e fa-
t, futa legittimazione e confirmazjoae dell' Imperatore , e feguka F
„ ordirne primiero . Se cofirn non averi figliuoli legittimi , uè tta-
„ turali , fucceda il figliuolo del fratello legittimo pròna, o bajlar-
do . Se mancherà ogni linea e difcendenza , fucceda il più prof-
„ fimo legittimo , « bafiardo . Mancando tutti , fucceda uno
,, legittimato dall'ultimo erede di confeufo dell'Imperatore, e i fuoi
„ figliuoli cerne fopra: e in cafo che i fratelli de* Duchi non fof-
j, /èro provigionati , ordina FImperatore che fia dato loro ogni anno
„ per io vivere dodici mila Fiorini di' oro , affegnando molti altri
„ /><*«# eccezioni che farebbe un lungo dire . Pubblicato il PrU
„ vilegio , e recitata una mirabile orazione dal Vefcovo di Nova-
„ ra in laude della dignità Ducale; fi rifvegliarono tutte F armo-
,, nie , i concenti , 1 fuoni , e le voci de'faldati, degli uomini ,
„ <W/e donne, e de'fanciulli. Smontati del palco il Duca prima,
,, e poi Bene/io , e montati a cavallo , furono raccolti amendue fot.
„ to un bellijfimo baldacchino d'oro portato da' principali della
n Corte, e accompagnati a definare: dopo il quale il Duca fi fece
„ portare alcuni vafi d'onde d'argento pieni di pendenti da collo,
,, di medaglie , di anella , di catene , e d'altre ghje d*oro , lavorate
„ ogni cofa £ opera varia ed eccellente , altra molte pezze di broc-
,, cuti , di feta , e di fcarlato , ed cifra cinquanta corfieri dtver.
„ fornente coperti , che tutti donò a quei Signori e Gentiluomini ,
„ fecondo che gli parvero i meriti di ciafcvno.
L'anno 1307 adi 30 de Marzo Metter Ugoloro e MeflTer
Galeazo Poro, e Mefler Galeazo da Mantoa,e Meffer Anto
nio Baleftrazo cavalcono per andar in fu el Mantoan, e entrar
in el Seragio^e andono a Albergo a Ponte Poflero, e Herbe,
e non ghc andò ad effetto , da poi andò a Hoftilia , e lì fu grande
apparechiamento de Galeoni per far altri fa&i, e niente fece.-
Adi 8 di Aprile Zuan Roffo have Lucerà e Suzera, e adi
predifto Meffer Ugoioto have Melara e Mercaria.
Adi 3 de Zugno fu prelo & mena lo fudetto Filippo con
doi compagni a Verona , e fi el menò Miffer Zileto da Mi-
lan Capitanio de li Ungari, e fu prelo alla Cucca, & fu ftra-
fcinà infm alla Tomba , e lì fu appicà , & era Podeftà Mif
fer Spineta de Spinoli, & havè de gratia chel no ghe fu fo
na tamburo dietro in legno de Giulìizia , e fu la vigilia de
Santo Antonio da Padoa, & confelsò al ponto della morte chel
dicìo corpo era de San Giacomo»
Adi
24 VOLUME PRIMO
Adi 14 de Luio de no£le Mefler Giacomo dal Vermo fece
meter fuoco al ponte de Borgoiorte, & brusò con alcuni Ga
leoni che erano a la difefa del di&o ponte : e adi 16 de Luio
fu facìo campanò& proceflion per allegrezza de la deftrucìion de
quel de Mantoa che ha fempre defiderà de deftruzer Verona -
Adi 28 de Avofto el campo del Duca de Milan fu roto in
el Seragio, e fu Malatefta de Meffcr Galeoto ,el Conte Zuan
da Babion, e il Conte da Carara.
Adi 13 de Oftobre del diòro anno el Conte Lucio fe partì
da Verona , e pafsò Pò, e quello da Padoa corte infin fu el
Veronefe , & fu per uno tradimento facìo a MilTer Antonio
de la Scala.
Adi 28 de Novembro de! anno prediéìo morì MiflTer Gu-
lielmo Bevilaqua in Pavia, e fu metù in San Francefco.
L'anno 1308 adi 11 de Mazo in Sabato fu fa£lo triegua
in fra el Duca de Milan , e il Signor de Mantoa per 10 anni .
L'anno 1309 adi 18 de Ocìobre morì Can Francefco e Be
nedetto da Malleieno in Ravena , & fe dife che Bartolomè de
Sacco che era fuo barba li avelie atoffegadi . (1)
L'anno 1400 Alcuni cittadini de Verona & altri homeni andava
pregando li fuoi creditori & etiam facendoli comandar , perche
non volevano tor dinari , e quelli che dovevano haver tuzi va
no per non feoder : alcuni altri volevano dar imprefto zoo libre
aver 300 libre in fina a mille con fegurtà e fenza fegurtà a
reflituirli poi ad un certo tempo , e il Vicario del Podeftà
che era Metter Spineta di Spinoli faceva a la roverfa zoè, co
mandar quelli che dovevano haver, e quello fu per le monede
che fe doveva fminuir , & al tempo de Mifìer Zuan di Vi-
feonti Signor de Milan.
Adi 6 de Marzo dell'anno predicìo pafsò lo Imperador de
Coflantinopoli per Verona per ndimandar foccorlo al Duca
de Milan, & feceli le fpefe el Duca per tutto el fuo paele ,
& fu in fua compagnia MilTer Balzarin da Pufterla per lo di-
fto Duca.
Adi 12 de Decembro Miffer Giacomo di Rodi da Parma ,
che era Vefcovo de Verona cantò Mefla .
L'anno

(1) Can Frrancefco tì»li:iolo d'Antonio della Scala muore avvele


nato . Se quello fu il primogenito di Antonio , non era in età ri*
arni (tei, ma di Tedici o diecifette; ond'è verilìmìle , che dopa di
«è rimanere un figliuolo noma io Giovanni come alla pag. I40del prj.
aio volume fi difle .
DELLA SECONDA PARTE. 15
L'anno 1401 morì ci Duca de Milan vecchio.
Il mentovato Fra Gafparo Sugati de Predicatori di nazjon Mi
laneTe alla pag. 501 del V libro afferma che dopo la morte del
Vi/conte furono mejfe foffbpra le co/e di quel Ducato , e di tale
fconvolgimento così fa parole.
„ Finiti i funerali del buon morto Principe fi pubblicò il tefta*
„ mento: fopra del quale fatta maturi/fima confiderazione da' tuto*
„ ri / tutti i tre figliuoli furono pofli al pacifico poffeffo de1 lore
t, Stati: E tutti i popoli , Capitani , Colonelli ed eferciti giura*
,, rono fedeltà in mano del novello Duca Gianmaria Vifconte ;
^, il quale co 7 fratello Filippo Maria flava fotto la cura parti*
colare della madre e di Francefco Barbavara in Corte , ejfen*
.,, do invidiato però Jiranamente da tutta l' altra Nobiltà di ejfa
„ Corte: ma più daVifconti come quelli, a quali parea che foffe
fatto gran torto a" ejfere flati al Barbavara pofpofli . Per la
„ qual cofa anco molti de i principali partirono di Corte , e da
Milano fdegnati: il che fu cagione (fi può dire ) della ruina
„ poi dello Stato . Perocché Giacopo dal Verme richiamando alcune
copie Jue ch'erano in Tofcana ; fi conduffe nel Veronefc.il Bai*
.,, biani andò nel Bolognefe , e venne in lega co Fiorentini : Faci»
Cane fi conduffe nel Tortone/e, e nell'AleMandrino: Ottone Ter*
„ Z} nei Parmigiano: Pandolfo Malatefia a Siena : e Giovanni
„ Colonna a Pifa co'l Savelli: e tutti con (e loro genti d' arme :
„ e tutti con buon animo verfo il Duca . Sofpettavafi in tutte que-
fle parti di tumulti: i quali in fatti nafcendo con molte flrane
ribellioni,, bifognava che s'aumentaffe la milizia, e bifognava*
„ no denari , effendo mal proveduti i campi , rifcuotendofi f entrate
della Ducheffa dal Barbavara e dall' Arcivefnvo infieme con
„ altri della parte forfè troppo ingordamente: e debilmente effèn*
„ do provenuti i Capitani nelle dimande Uro, parendo foverchie e
'„ grandi le dimande a quefle di poca efperienzj* di guerra . Onde
„ gonfiarono tanto le mormorazioni contra loro che per dubbio di
qualche brutto accidente non ofavano ufcrr di Corte. In quefle
modo da fìntili duri principi forfè /' ultima ruina pian piane
„ di sì bello Stato : oltra che i Vifconti mal digerendo quefla in*
„ felice vifla , fi levarono perciò contra il Barbavara : e Anto*
„ nio Vifconte, uomo nella Città di autorità grande , mojfe gran
tumulto per levargli il Duca dalle mani . Per queflo Gabrielle
„ fu mandato con la madre allo Stato fuo di Pifa / e Filippo a
,y Pavia , rimanendo però il Duca con buona guardia in Corte ,
9, a 'documenti appartati di Giovanni Cafatt , Cavaliere molto dab*
Cron.diVer.P.II.VoLL D „ bene >
16 VOLUME PRIMO
„ bene, ch'ebbe per moglie una figliuola del Barbav.tra: talché
„ // Ducato di Milano divenne in termine di tre anni divtfo ;
„ ni a Gianmaria re/là più che Milano [ola ignudo e desolato ,
M parte per le fanguinolenze , e parte per la fuga di molti , e per
,, la pefle ancora . Laonde i Fiorentini , tofto ebe intefero i mali
„ fuccejfi Jet nuovo Duca, vennero in firetta lega e» 7 Pontefice
„ Bonifacio ( durando per ancora lo fafina ) e gli promifero arme ,
„ denari, e gente per la ricuperazione di Perugia, d' Affi'fi , e di
„ Bologna . Oltra di ciò per tutta Lombardia fi ribellavano i
„ popoli , facendofi grandi ucci/ioni fra le maledette parti rinate
„ de* Guelfi e de Gtbelliai : e ogni cofa fu foffopra ; in maniera
M che F anno feguente del 1403 tn Parma fi ribellarono i Correg-
„ gi, e i Rojfi poi dal Terzi / Cremona fu occupata da Ugonetto
„ Cavalcabue : Bergamo fu prefo au'Suardi: i Rufiotti ebbero Co-
„ mo.' i Vignati Lodi; Brefcia fu affediata da Francefco Carrara
,, Signor di Padova : Verona fu riprefa da Guglielmo della Scala :
„ Facin Cane tenne Alexandria , Tortona e Vercelli : Pino Orde-
»> bffi Prefi Forlì : Alberigo Balbiani ajfedtò Faenza .• e molti al-
„ tri Tiranni fi levarono per tutto , follecitati alle ribellioni
„ da Carlo figliuol di Bernabò Vi/conte , venuto a Verona con
quello della Scala dalla Corte di Roberto Imperatore . A quefti
„ afpri così, e incendj voracijfimi di fuoco, non potendo, ni fa-
„ pendo riparare la Ducheffa , ne il Barbavara ' ruinò ogni cofa
„ in precipizio.• e tanto più prefio, quanto che, morto il Cafale t
„ effo Barbavara fi ne fuggì da Milano , fuori del caftello , e co»
cento uomini d?arme cavalcò verfo Pavia.' dove non effendo ac-
cenato fi rivoltò nel Monferrato fegretamente . Quivi dimorato
„ alcune JettinDme fu richiamato a Milano.' dove entrò con gran-
„ de onore. Jn favor fuo orò Crifioforo Cafliglioni al popolo altie-
,, ramente , incominciando la fita orazione dal Sacro Vangelo di San
„ Giovanni , cioè ' Il tutto per lui è fatto , e finza lui nulla .
Tuttavia poco vi fi trattenne - imperocché il Duca già era in-
„ cimato alla parte di Antonio Vtfconte e di Francefco fuo fra-
telìo venuto a Milano da Ferrara , e rivacato dalt efigito , in
„ etti fu pofto dopo la prefa di Bernabò Vifconte . Con cofioro era-
,, tto gli Aliprandì , i Porri , i Rifì , i Baggi , 0 altri della no-
biltà magpjore .• e il Barbavara fi ritirò verfo Arona , e poi
„ nella vai Sefia de! Novarefe. Frattanto ritornò in poter della
Cb'ufa Perugia , Affifi, e Bologna ancora , che pochi giorni
„ flette ut libertà , effendo Capitano della Chiefa Braccio da Mon-
,, tone , uno degli allevi dei Balbiani, che competi fimpre con lo
DELLA SECONDA PARTE. 27
Sforma? laiche per feffanta e più anni, non Ji guerreggiò in Ita-
Ha dèe Sferrefca , 0 Braccefca l' una contra ? altra parte non
„ foffe: E Legato- di Bologna era Baldaffaro Cofcia Napolitano .
„ Difese i Bologne/i e la Città da var) e grandi ajfaiti e combat
timenti y anco a contrada per contrada Facin Cane T colà man
dato dalla Ducbeffa 1 la quale per non poter di manco , uè pro
cedere in tante parti r e per venire in lega con la Cbiefa , fi
Ti contentò co* Tutori di rivocar Facino e di lanciare al Legato
Bologna . Nientedimeno effo Legato co Fiorentini r co7 Correggi ,
co' Rofli di Parma, e con Carlo Malatejla fcorfero il Parmigia
no con r esercito : ma fempre da Ottone e da Giacopo fratelli de
Terrj furono trattenuti di là dalla Lentia . Dall' altra parte in-
flantiffimamente furono {limolati i Senefi da Fiorentini a cacciare
il prefidio Ducale , e a vivere in libertà ; a che ejfi non consen
tirono . Per lo che i Fiorentini follevarono a grandi Jperan^e
Francefco Salimbene nobile di Siena a far per fe alto dentro della
Città che gli averebbono dato foccorfo , Ma /coperto il trattato
da Giorgio Carretti, Governatore a nome del Ducar il Salimbe
ne fu ammansato . I Fiorentini per far alcuna prova decloro di-
fegni • con l' eferetto andarono alla volta di Siena , avendo le
genti in compagnia della Cbiefa .• ma fra via fi pentirono , per
dubbio di non acquifiar la Città al Papa r e voltarono il campo
altrove con buona fcufa.I Senefi ^dubitando di non cadere in al
tri peggiori cafi , mandarono Ambafciatori a Milano, affine che
foffero amichevolmente lafciati in libertà , come quelli che fi ve
devano- torneggiati ftnijlramente da' nemici : a quali dal Duca
con f affenfo de tutori fu concejfa con alcuni patti.' e cosi libera
poi viffe Siena 152 anni, cioè fin all' anno 1555 come ricorde
rò ai fuo luogo . Stringendo poi Francefco Carrara la Città di
Brefcia • Giacopo dal Verme , unito con le genti di Facino nel
»»
ritorno di Bologna , le andò in foccorfo - Ma non parendo al
Carrara molto utile appettar quefli , di notte per vie infoiite fi
rivoltò verfo Padova : in maniera che liberata Brefcia , riforni
ta e ricacciata Pawerfan.t fanone ne monti , e maffimamente mi
Giovanni Roboni , che guaflò affai il Brefciano ; le cofe di quelle
bande pacarono mirjto , benché non foffero vuote, 0 libere d'armi:
attefo che poco dopi, a perfuafione de'nemici del Duca, e più di
Carlo Visconti , fu richiamato d'Alemagna Guglielmo della Scala a
Verona^ dove non tardò di venire con Brunoro fuo figliuolo con al
cune [quadre d'uomini forbiti ' e giunto nel Veronefe , co'l favor e ajuto
di Francefco di Padova, e di Carlo Vifeonte \ fatto un grojfo efer.
Di „ cito,
28 VOLUME PRIMO
mo Scal'i" " ***** pacificamente fu ricevuto dentro di Verona, e accettato co~
gero in ** Signore . In quejlo mez^p Giacopo dal Verme , non avendo alC
Verona. » infegne gente d arme [ufficienti ad affrontar Guglielmo' domati-
„ dava foccorfo dVinizjani in nome del Duca ; ma tardando Li
„ ri/pofla r lo Scaligero ottenne felicemente ogni cofa . Attendeva
„ queflo Guglielmo a ben provedere e ordinare le cofe fue dentro
y, di Verona : e per tutto veggendo f infegne de Vifconti , tutte an-
yy che quafi le rumò , guafìò , ovvero fporcò : il qual fatto [piacque
„ a Carlo Vifconte . Ma ifttgato a ciò fare dal Carrara in difpregia
„ de' Vifconti fdegnajjì molto Carlo con Guglielmo , e gli dimandò la
„ fomm» de denari tmpreftati , cb'eran circa trenta mila fiorini d'oro
it (e non altrimenti come il Platina fcrive)per cotal imprefa , fperan-
y, do conquefli bei principj egli anco, di ricuperar lo Stato del Padre
Carlo Vi- »> Bernabò , e di venir preflo a Milano . A cui rispondendo con bua-
fronte e ne parole lo Scaligero , la mattina feguente Carlo fu trovato morto:
Gugliel- M e jra poco non tardò a feguirlo anco Guglielmo con fama di vele-
sero^uo" " no a ^" m*n*flrato [come fi diffe)dal Carrara, fecondo ch'egli lo
jono • » miniftrò a Carlo . Di ciò s'ebbe f indizio , che 7 Padovano occupò
„ con r arme fubitamente- Verona y fuggendofene ben preflo Bruno*
„ ro un altra volta in Alemagna. Non contenta di qttejlo la for-
y, tuna de* Vifconti , induffi i Fiorentini a fpingere i Fifoni a do-
„ verfi ribellare dalla ubbidienza di Gabriello Vifconte } e a vive*
n re in libertà, perfuadendo loro a ciò fare tanto più volontieri %
9, quanto eh' erano fervi , o vajfalli d un baflardo vergognofamen»
te . Alle quali perfuafìoni del ribellarfi già non diedero orec-
„ cbie i Pifani: ma sì bene allo Jpregio del Signore, poco da in-
di poi onorandolo , e meno predandogli ubbidienza . Di che bene-
avvertito Gabriello, e temendo della incoftanza de* cittadini per
t, aver levato lo flendardo della Repubblica in alto , altra che fu
n certo d'una lega fatta co fuorufciti ~ egli per ogni cafo dubbio-
» J°ìfi ridujje nella fortezza con la madre: e adoperando il medefi-
ìt mo iflromento che i Pifani adoperarono contra di lui • fegretamen-
te trattò di dar la Città, con, la fortezza a' Fiorentini . La qual
cofa preflo fi concbiufe con una gran fomma di denari: i quali nel
M cafiello già introdotti ; egli di notte partì per mare alla volta
di Genova , con ordine che la madre feguitare fpeditamente la
dovetti1 . Di queflo vero i Pifani fatti accorti- ci»fero d alte
trincee la fortezza e d' artiglieria , e la cominciarono a- battere ,
yi difendendo/! quei pochi Fiorentini di dentro per un ~p*ZZ? per
» quanto fi potèa , non vi ejfendo ancora entrato il giuflo preft-
»■ dio de faldati , ne monizione , che pure fcendeva per l' Ama
n una
DELLA SECONDA PARTE. ip
„ una forte galea . Ma i Pi/ani temendo che per forza , o per un
„ qualche accidente di notte, la galea non arrivajjè a fegno , /'
„ adattarono , combatterono e la prefero , non cefjando però la bat-
,, feria del cajlello : dove adoperandqfi "virilmente Agnefe madre ài
,, Gabriello , fcorrendo le guardie , e d'ognintorno , da un colpo di
bombarda colta cadde morta . La Jua morte cagionò anco preflo
„ la perdita della Fortezza , non potendo più lungamente durare
„ quei del prefidio: i quali falvandofi al meglio che poterono, i
„ Pifani entrarono dentro, e divi/ero a* popolari le fpoglie non pò-
„ che di Gabriello Vifconte . Con tutto quefto i Pi/ani veggendofi
„ di[pari a Fiorentini già pojli in campagna , chiamarono alla Cit-
„ tà tutti i fuorufciti , ma deboli anco efj'endo per arme , per vet-
tovaglie , per faldati , e ( che più importava ) cbiufì. per terra
e per mare , efftndo occupato C Arno da' nimici , e 7 mare da'
n Genovefi amici de"Fiorentini , fi raccomandarono al Re di Fran-
„ eia , promettendogli la Città loro: acquali fpedendo preflo un fuo
ambmfeiatore , con alcune fquadre a" uomini di guerra j cojiui ca-
„ pitò ne navigli di Gino, altri dicono Giovanni Caponi General de*
„ Fiorentini , con cui erano lo Sforza ,e'l Tartaglia Capitani arditi,
y, e fu fatto prigione e affogato nel mare . Per lo che gravi danni
„ foffersero i Fiorentini in Parigi e per la Francia , combattendofi
tuttavia Pifa da tre canti.' la qual non veggendo a fua falute
„ febermo alcuno per mezjp di Giovanni Gambacorta cittadino
„ Pifano, riccamente poi guiderdonato , venne in poter al fine de
„ Fiorentini: e'I porto di Livorno con la terra nelle mani de Ge-
novefi , nel tempo che Paolo Guinifì cittadino Luccbefe occupò
iì P& fe Lucca . Francefco Carrara frattanto tratteneva Verona
„ ( diceva ) finche faffe foddisfatto delle fpefe fatte per Guglielmo
„ della Scala: e odiando i Vicentini mofle lor guerra: e daW al-
„ tra parte follecitò Francefco di Mantova ad effer feco, e quando
„ ciò non faceffe*, che afpettaffe guerra. A lui non rifpofe ti Goti.
»i Per rfpettar prima gli Ambafciatori de'Vinizjani , che al
„ Carrara andavano fenza cb'ei ne fapeffe la cagione. Mandaro-
„ no i Vinizjarti a dirgli , che per efferfi i Vicentini raccomandati
y, a loro, fi doveffe afìenere a" ingiuriare i clientuli loro , e che le-
„ vaffe il campo: ma rifpondendt acerbamente al Trombetta il Pa-
„ dovano , con dire che in terra ferma ejji non avevano che fa
ri re, e che fi dove/fero impacciare nelle loro paludi , con altre bru-
„ fiche parole , e ( che fu più ) nei campo divolgata la diman-
„ da ;tl Trombetta , dal figliuolo di ejfo Francefco Carrara rincon-,
tvato, fu morto; in maniera che i Vinizjani fubitamentt delibe-
„ raroiio
3o VOLUME PRIMO
> ranno là guerra contra (Ceffo Signor di Padova dichiarato cìr
y ebbero Capitano loro Malate/la Principe di Cefena - Co/lui fcn-
y z* indugio- incamminò P infegne di San Marco a Moncefife , a
, Montagnana , e a Colonia , ovver Cotogna , e tutto prefe : e poi
y fi rivolfe alia volta di Padova , movendo/i parimente il Gonza-
, ga armato a nome di quella Repubblica , come Generale fiipen-
y di ito y verfo Verona , per quella- parte che guarda il Mantova-
y no ; di forte cheprejlo v'entrò con mano de1 Vcronefi , fuggendo-
, ne ratto y poiché difefa l'ebbe un pezx? caraggiojamente , Giaco-
, po Carrara figlino! di Francefco ver/o- OJìia.' m& volendo paf-
, fare il Tartaro fiume ( e chi diffe il Pò ) fu da faldati, del Gon-
, T^aga prefo e- mandato a Venezia ad afpettare in breve il padre •
, il quale- abbandonando per forza il Vicentino T corfe a difender
, Padova dal Malatefia e da Paolo Savelli fucceffo- in fuo luo-
» S° > poiché il Malatefta era andato- nel Regno di Napoli a fpe-
ranze maggiori . Ma quivi paffato a miglior vita il Savelli , uo-
mo dell'antica virtù Romana , finì V imprefa Galeazzo Gonzaga
combattendo/i terribilmente la Città. Dove effendone di quei di
dentro di ferro morti affai , * più di pefle • Padova rimafe vuota
di dtfenfori , effendovi mancate circa quaranta mila perfone ; e
Francefco fi ridujfe nella fortezza co figliuoli. Quivi ejfendofi
tenuto per alcuni giorni , fi arrefe-y e fu condotto a Venezia pri
gione l'anno del 1404, e fra poco in- giudizio fu condannato a
morte co V fratello e co figliuoli , dolendo/! di quefio sì gran ca-
fo gli uomini più umani d'Italia . Queft' anno a Roma morì il
Pontefice Bonifacio ; nel cui Pontificato fceje dall'Alpi di Fran
cia in Italia l'ijlitutore dc'Difciplini , come nota il Platina vefliti
di tela bianca.- e a Bonifacio fucceffe Innocenzo di tal nome fet-
timo di Sulmona . Per q;<:jli fatti allargarono i Vinizjani l'ali
per terra , non folo nella Lombardia , ma nella Schiavonia anco
ra , come fra poco dirò : e in Milano moltiplicavano di qualità ,
e quantità maggiori i romori: conciofoffecke la Ducbeffa per con
figlio degli aderenti fece decapitare nel cajìello all'improvvifo di
notte tre nobili che con l.t parte di Francefco e di Antonio Vi-
[conti teneano alto : c-oè -Intonio e Galeazjp fratelli de' Porri ,
ODique» e Galeazzo Ahprand> *) : e la mattina feguentc fece portare fopra
Ài ne par- la piazz<> della giujhzia vefliti di bruno le loro te/le e i bufii:
Ieri pure
il Zagata la qual co fa po/e la Città fra timore e fperanza . Fortifwavanfi
alla. pag. con arme in porta Tic mefe i due Vifconti , e attendeva/i da' po
a*- polari un qualche Jlra^n accidente , che però non occorfe.Fu ne-
cejfitato ti J)uc.i a :>..« i lare efercito contra 1 Rufconi a Corno
„ dove
DELLA SECONDA PARTE. 3i
„ dove egli fitffo ancora andò con GIacopo del Verme : e quejia int-
prefa fu fanguinofa per li Comafchi , oltra che la Città fu pofia
,, a facco , con- rammarico di tutti i popoli -vicini , per ejjere Como
fintile ad una pialla mercantile , e mercato univerfale pieno di
„ merci, e pofia nel mezjo fra i Lombardi e i Tedeschi , * di tuu
„ te quelle Alpi . Quefti difturbi parendo molto pericolo/i a Pan.
dolfo Malatefta , che ancor durava al fervigio della Ducbeffa
,, Catarina , la configliò a ritirarfì^ contradicendo a ciò molti pe-
rò della parte . Tuttavia abbracciando ella il coflui configlio , fi
„ ritirò dentro del caftel di Monza y e Pandolfo prefe la terra .
„ Ma non parendo quefio fiocco troppo buono negli occhi deDu-
„ cbefcbi , deliberarono cavarfelo : per lo che Francefco Vifcontc ,
j, avendo intelligenza co'l Cajìellano, co'l motto del Duca , den-
„ tro una notte v introduce gli amici, e ritennero quivi la Dtt~
„ ebeffa come prigione . Ma non sì tofto Pandolfo ebbe fentito il
„ romor de*faldati , che fcalzo d'un piede , incognito alVofcuro fug-
<ìì 8' » e di lungo andò verfo Trezjp , dove fu ricevuto , e la ter-
„ ra di Mon^a , cioè la parte de" Guelfi fu meffa a faeco . Fra
poco la Ducbeffa vinta da ' faflidj , o dal veleno, venne a mor-
„ te: onde il Malatefla andò a Lodi , e s'accordò con Giovanni
„ Gignati Tiranno della Città . Quivi , raunato buon numero di gen-
yy te , feorfe il paefe di là dall'Adda , e lo danneggiò molto . Con-
„ tra co/loro cavalcando Facin Cane con Francefco Vifconte , non*
3, furono affettati da Pandolfo, ma fi ritirò verfo il Bergamafcot
poi a Brefcia dove impatroneudofi della Città, fi preparava
„ alla dtfefa . Niente dimanco ritornato dal Lodigiano a Milano
„ Facino , quivi s' attefe a fcrivere novelle genti , e a fortificar P
y, efercito Ducale per andar coutra a' Tiranni dello Stato , nel tenu
y, po che il Conte Alberico Balbiani combattendo Faenza fu chia.
„ mato al foldo del Re Ladislao a Napoli, da cui ( prefa che fu
y, la Città ) fu fatto gran Contefiabile del Regno racquiflato non
yy fenza indizj dì gravi vendette .
L'anno 1402 Fu in Vendri in fra Je 17 e 18 hore un gran
teremoto, e adi 4 de Mazo la Saeta brusò ci Capitello de la
torre grande del Palazzo .
Adi 4 de Settembre» del dicìo anno Mifier Biunoro de Mif-
fer Guglielmo de la Scala vene in fu le terre Veroncfe con
zente a cavallo e a piedi, e entrò in Legnago e in Porto, e
Miller Ugoloto fece un grande efercito da piedi , e da caval
lo e Nave per andar a refeoder le diéìe terre, & le rehavè
incontinente, e Tomaio da Mantoa, che era a Montagnana ,
fu
3i VOLUME PRIMO
fu fubice a Porto e Legnago , e fu mefio a faccomano .
Adi 12 de Settembre Mifler Giacomo dal Vermo cavalcò
con la fua zente verfo Breffa , e fentì che Meflfcr Giacomo da
Carara era in la diéìa terra in la Cittadella, e il dì feguen-
te Meffer Francefco da Carara volfe focorer Breflà , e metter
la a facoman,e li fu una gran baruffa in trà l'una parte e l'al
tra, e il dì fegucnte el di£to Signor fe partì fora de Breflfa
con circa 15 cavalli e un fuo fiolo , e andò verfo Trento ,
e l'altro di feguente Mifler Ugozzon da Ferrara fu a patti
con Mifler Giacomo dal Vermo per darghe Breffa, & fu fa-
éìa tregua per 20 dì e'1 dióìo Ugozzon le partì da Breffa , e
vene per el Veroncle, e andò a Ferrara.
L'anno 1403 Miffer Octobon Terzo cavalcò a Parma e a
Rezo, e entrò dentro, e metè li Officiali a fua porta.
Adi 21 O&obre del difto anno fu a parlamento in la Chie-
fia de San Martin Bonalbergo Mifler Ugoloto con Mifler
Rigo Saleto e Mifler Luca dal Lion Ambaffadori del Signor
da Padoa per tracìar la pafe, e niente fu facto, e adi 28 del
mefe predicìo fu facìo una Crida, che ogni homo fe reduccl-
fe a le fortezze.
E il dì feguente la Città de Bologna corfe a romor.
L'anno 1404 adi 8 de Zenar el campo de Mifler Francefco
da Carara vene a Albarè , e li fece una baftia, e a Porcil un
altra, & uno ponte che paflava l'Adefe.
Adi 10 del fudetto mefe una parte del dièto campo corfe
verfo la porta del Vefcovo, e fu infina al portello de campo
marzo, e lì pigliò beffiamo, e un altra parte corfe a la por
ta di Calzari , e lì finalmente pigliò beftiame e prefoni affai ,
e in quel dì medemo Mifler Francefco preditto andò in per-
fona a Zevio, e domandò Zevio, e lì pigliò beffiami affai.
Adi 12 del predicìo mefe fu talià la tefta a Mifler Galea-
zo Poro, e a Meffer Antonio Tuo fratello, e a Galeazo Ali-
prando, e a Antonio Vifconte in el cartello de porta Zobia
in Milan , e poi fimo metudi in fu un carro come fufleno ani
mali, e fimo butadi in broleto, e li fteteno affai, dapoi funo
tolti e fepolti, e adi 31 fudetto tornò a Milan Francefco Bar-
barara con molta zente, e intrò in el cartello con la Duchef-
fa, e in quello el popolo de Milan corfe a remore, e corfe
a la Cittadella, e sbarò el Cartello de porta Zobi^ dove era
la Ducheffà, e fimilmcnte el populo.de Pavia presentendo el
ditto fatto corfe a remore.
Adi
DELLA SECONDA PARTE. 33
Adi g de Febrar Mifler Ugoloto e il Signor Pandolfo, e
Facin Can cavaicono verfo il Padoan , e arivorno a Scarde-
vara in Veronefe, e lì fletè, & feceno grande aparechiamen-
to de Zate per andar a romper el ponte de Porcillo, e tut
to quefto aparechiamento fu brasa apreflò Scardevara de co
mandamento de Mifler Ugoloto, e tutta quella zente andò in
fui Vefentin per andar in 11 Seragi de Padoa, dapoi li fu fa-
fìo comandamento che defleno volta , & allora chi andò a
Milan , chi a Parma , e chi a Piafenza , e fu desfa&o el
campo .
Adi primo de Aprile Mifler Francefco da Carara metè cam
po a Cologna.
Adi 3 fudetto la zente del fudetto have Vigafi , e adi di-
€ìo fu ricupera per li Villani , e quelli che havevano facìo
ci tradimento erano menati a Verona , e quando funo in
fu Ja campagna , funo affaltadi da quelli da Carara , &
refcoflèno li traditori , e funo pigliati de quelli de Verona
affai .
Adi 6 del mefe predifto Filippo da Pifa intrò in Legnago
per nome di Miffer Brunoro e Miffer Antonio da la Scala , el
qual Filippo era fuo Capitanio.
Adi 8 del predicìo Miffer Gulielmo con dui fuoi fìoli dal- Gugliel-
la Scala intrò in Verona , & geia in fua compagnia Miffer mo Scil't-
Francefco da Carara , e il Marchel'e da Ferrara , e introno y^n»1
dal muro de Campo Marzo, e dal muro de San Zen in Mon
te , e lì fu gran baruffa intra l'una parte e l'altra , ma al
Campo Marzo fu mazore, che el Marchefe defcacciò Mifler
Ugoloto fora del Campo Marzo per ponta de Lanza, e fte-
teno lì in fina adi g del di£to mele. Dapoi introno in el cor
po della terra, e fu defcazzado Miffer Ugoloto a la Cittadel
la , e quando el zonfe alla porta della Brà el fece tefta, &
fe meter foco in le cafe dentro e de fora, a le qual fu dato
foccorfo, & afmorzati li fochi dentro, la zente da Carara Men
tendo chel borgo de San Zén era brusà , e meflb a facoma-
no, fubito rompeteno el muro da San Grigolo (*) arento San (*) Leggi
Zorzo, e andò in Campagnola, e li fu aparechià una nave Gregorio .
per quelli del borgo de San Zen , & paflbno l'Adele in fuo
ajuto, e quando la zente de Mifler Ugoloto fentì quello, per
paura fe reduffe in Cittadella alla fegura, havendo roba e tra
dì li cittadini.
Adi io del mefe predico in Sabato alle 2hore de no&e ve-
Cron.di Ver.P.II. Vol.I. E gnan-
34 VOLUME P*IMO
gnando la Dominica la zenté del Signor de Padoa. montò ir»
fui muro vecchio infra, el cartello e la Bra,e Cubico fc far due
balere (che in fu el dicìo muro da l'una parte e dall'altra , e ha ve
el corpo de la terra con nave e tate, e de volontà del popo
lo del ponte della preda , e il prfidi&o Metter Guglielmo de
la Scala .fu chiamà Signor de Verena de volontà del Signor
de Padoa, e del Marchefe da Ferrara preferite el populo.
Alla pag. \%f del primo Vilume 4* qnefta Cronica , calla /corta
di alcuni Scrittori , con altre cirpoftaazf queflo fatto narrato abbia
mo ; ma il racconto del Zagata fembra a noi che fia di quello più
verifimile . Il Carte però a'ia pag. 3.39 del XIII Libra della Vec
chia Edizione cosi il medejtmo fatto racconta.
Per quejle cofe montati in grande ardimento gli Scaligeri , fé
„ ne vennero fubito ad affediar la Città di Verona in compagnia
„ di Francefco Carrara , e di Carlo Vtfconte , e di Nicolò da EJle,
„ che quei dì , chiamato dal Carrara fuo fuocero , vera con alcune
elette bande giunto in foccorfo\ e così improvvifamente le giun-
„ fero fopra , e da due partì fe gli accamparono , che i Verone/i
gli videro prima che aveffero nuova della lor venuta. Gugliel-
M mo co'l Vi[conte , e 7 Carrarese fopra H monte alla porta di
„ Oriello ; Brunoro , e Antonio co,l Ferrartfe alla porta di Campo
„ Marcio s' accamparono , con animo rifpluto di aver ad ogni modo
„ la Città nelle mani . Il Bianco e l Facino difpofti di lafciar
prima la vita , che la difefa di que(la , ancorché fi vedeffero di
„ gran lunga inferiori di forze a1 nemici , nè afpettaffero da parte
„ alcuna foccorfo , cominciarono a provedere dove parea loro che
m 'fojfe hifogno , ed efortar i loro faldati a menar le mani , e a
difendere animofamente la Città, acquali con giuramento promi-
mifero di non mancar in cofa alcuna al debito loro, e di far
„ sì , che rimarrebbono foddisfatti dell'opera loro . Gli Scaligeri in-
„ tanto cominciarono a batter da due parti la Città, e tanti e
„ così feroci e ojìinati affalti gli diedero , che benché quei di den-
„ tro la difende(fero gagliardiffxmamente , e più volte ributaffiro i
nemici indietro , nondimeno alla fine la prefero il decimo, ben-
„ che altri dicono r ottavo , giorno di Aprile ' perocché il Signor
Brunoro rotto il muro da quella parte , dove egli era, finalmen-
„ te dopo un lungo contraflo entrò dentro con tutti i fuoi, i quali
mentre fcorrono per la Città gridando Seda Scala , quelli che
alla porta di Campo Marzio combattevano udite quejle voci, e
„ imaginatoft quel che era , fubito perdendofi d'animo a gran paffi
cominciarono anch' e/Jì a ,.•<'#<..;/.•, lafciata a quei di fuori libera
DELLA SECONDA PARTE. 35
P entrata nella città, nella qual entrati, e poflifi in ordinanza,
„ rinviarono a finn di trombe e di tamburi alla volta della piaz^
za , dove aveano già intero che fi combattea , e vi giunsero ap-
„ punto in quello cb' era attacata la battaglia tra lo Scaligero el
„ Bianco , il quale ejfendo flato foccorfo da Facino, quivi avea
,, fatto tefla , e con grandijfimo valore combatteva . Ma ali arri'
vo di quefli, non potendo per la gran calca Joflenerfi più, fu
„ sformato a cedere , e così cominciò a ritirar/i con tutti i fuoi , com-
„ battendo fempre , verfo la Cittadella , e il caflello di San Marti-
no Acquario, con animo di farfì forti in quelli j e giunti fu la
„ Brà, vedendo le cofe in eftrema diffrazione addutte , comincia-
,, rono con federata crudeltà a cacciar fuoco nelle cafe e dentro
e fuori delle mura , ma piìi ebe altrove nel Borgo di S. Zeno ,
il quale quafi vuoto di perfone ritrovarono j perciocché i Borghe
si giani alle prime voci della Scala s'erano l'uno a gara del? al-
tro armati, ed erano corfi per foccorrere i loro antichi Signori:
ma poi fentendo le voci delle lor donne e de' vecchj , che grida-
vano per f incendio delle lor cafe , e vedendo votar in aria le
» faville fi rivoltarono indietro per venir a provedere e rimediar
„ a'cafi loro; ma giunti alle porte del caflello, quivi ebbero mag-
,, gior contraflo di quello che prima v avean trovato, dove mvn-
„ tre badano, tutti dubbioft , fenza faper che partito pigliarfi ,
„ fopragiunfe una banda di cavalli degli Scaligeri , i quali rotta
,, la furia dell' acqua , che in quei dì per buona forte era affa*
n baffa, facilitarono lor il paffaggh , onde alcuni paffarono olirà
„ il fiume , e poi ripagarono nel borgo , e ne/P ifleffb tempo alcu-
ni altri , avendo a cafo trovate barche lungo ti fiume , e al-
„ cuni pontoni di molini , fecero di quelle e di quéfti un ponte
nella contrada de' Cagliari dirimpetto alla Cbiefa di San Gio-
„ vanni in Sacco, che i Marchefi Malafpini avevano in Campa-
„ gnola , dove avevano anco un fuperbiffimo Palazzo , e bellijfimi
„ giardini per loro diporto e folazjp , e fopra quello paffarono di
là dal fiume , e pofeia ajutati da'primi , e da alcuni cavalli ri-
„ paffarono nel borgo , e pofeia ad ammorzar ti fuoco fi diedero ,
„ e in breve d' ora l' eftinfero affatto , non già in modo che
,, non vi reflaffero molte cafe abbrucciate . I nemici vedutifi in
„ queflo modo d' ogn intorno circondati, perduta affatto ogni fpe-
y, ranza voltarono le fpalle , e fi ritirarono ohra i Ponti , e molti
ancora fi falvarono nella Cittadella ; ma non così prejlo che
„ da' noflri non ne fojfero tagliati molti a pezzj: ritiratift in que-
„ fio modo fi fparfero dal Caflello fin quanto tenta la Cittadella ,
E a e fi
36 VOLUME PRIMO
„ e fi pofero alla guardia eielle porte , cioè di quella de1 Rei fi-
(*) Circi,, gliuoli (*) , di quella della Paglia , di quella della Brà , e de-
queftono-^ ^ arc/,j Jel Cajlello . I nojlfi avendo intefo che da Milano
™ la^Vero" » J' eram fpediti alcuni Capitani , acciocché veni/fero in foccorfo a
na Illu- » loro affediati , giudicarono che fojfe il meglio fare F ejìremo di
ftrata del „ lor poffa per cacciar i nemici affatto della Città prima che il
^1r- „ foccorfo giungeffe , e innanimato i loro andarono con ferma fperanzct
fel f e *ll »> "vincere circa le due ore di flotte del decimo nono giorno di Apri*
Storia j, le ceti tutte le genti fatto le mura . Guglielma Scaligero con Frati'
Mofcar- „ cefeo da Carrara , a1 quali era tocco di combattere dagli archi
<io ' „ del Caflello fino a" Portoni della Brày cominciarono a battere la
„ porta della Vittoria , che in quei dì era murata , ed era appun-
„ to , come mi ricordo aver veduto , in faccia alla flrada che fer*
„ ve alla Chiefa 'della Colomba , dirimpetto alla cafa del Signor
„ Carlo Pignolato , per la quale fi paffava quafi per dritto alla-
Chiefa di San Silveflro . Fu quefia porta da quei di dentro coti
M tanto valor difefa , che i noflri furono sforzati a ritirar/ì al-
„ quanto , ma ritornati la feconda e poi la terza volta alla bat-
„ taglia con maggior bravura , finalmente gettarono a terra la por*
„ ta , e molti faltrono su le mura , e i nemici , non potendo pih er
„ per la franchezza e per le ferite refifiere , fi ritirarono , e i no-
j» ft™ fatt0 fubito un ponte [opra il fiumicello pacarono ne borghi,
„ dove fu combattuto di nuovo molto valarofainente con la morte
„ di molti. Alla fine ritiratifi i turnici nella Cittadella con gran
,, preflezja vi fi fortificarono, e fubito fpedirono molti a Milano ,
e in molti altri luoghi a domandar ajuto e foccorfo. Il giorno
„ feguente , che fu la Domenica , il Signor Guglielmo fu con gran*
„ de allegrezza di tutti [aiutato al capitello Principe e Signor di
„ Verona , e nello Jìeffb tempo furono gettate a terra tutte F arme
e infegne de'Vifconti, e firafeinate con grande fcherno per tut*
ta la Città . Tanto erano flati tiranneggiati , e aggravati i Ve-
„ ronefi fotto la Signoria del Vifconte , che non fi legge che al-
„ cuna foffe mai creato con tanto applaufo, con quanto fii creato
„ il Signor Guglielmo. Vogliono alcuni , che i noflri patiffero più
„ in quel poco di tempo che i Vifconti ne furono Signori , che non
„ fecero i loro antichi ne1 tempi delle inondazioni barbare . Il gior-
„ no feguente avendo Peregrino Cavolongo onorato cittadino noflro
„ giurata a nome del pubblico ubbidienza e fedeltà a queflo 57-
„ gnore , anch' egli , per dimoflrarfi amorevole e cortefe a fuoi Ve*
M ronefi , promife con giuramento d' effer loro Principe giuflo e de*
w utente. Quefia cerimonia del giurare F offervanza della giuflizja
„ •'«fa
DELLA SECONDA PARTE. 37
,y i ufa fino al dì d' oggi nell' elezione di tutti i Principi , e meri-
ìy t amente , poiché la giujlixja è l'anima delle Città, e come mi
y, divino e Sempiterno legame delC unione degli uomini . Aven-
„ do il Signor Carlo Visconte quel giorno fteffo dimandato al Si-
n gnor Guglielmo una certa quantità di danari , che diceva di
„ avergli pochi mefi innanzi preflati , fu la mattina Jeguente ri-
„ trovato morto : e benché foffe opinione eh1 egli moriffe per dolo-
re , per aver veduto il giorno innanzi trattare così vilmente /'
„ arme e P infegne della cafa Visconte , nondimeno la veritàjb
„ che morì per cagione della dimanda de" danari, 0 come altri di-
cotto per ifdegno conceputo contra Daniele Nichefola eccellenti/fi-
„ mo Medico , ti quale avendolo effo fatto chiamare alla fua cura,
y, in certi ragionamenti che fecero , gli avea dute alcune troppo li-
y) bere rifpofteyper le quali egli fi era fuor di modo alterato , onde
n nel partirfi l'ave* fatto ammazzare , ed egli poco dapoi e/feti-
» dofegli per la colera rinforzato il male era ufeito di vita . Pochi
yy giorni dapoi , il Signor Guglielmo effendo per natura, debole e
y, malfano , e fottopoflo a molte infirmiti , affidino da una pejlife-
yy ra e maligna febbre caufata dalle fatiche r che in quei giorni
y, avea fatte , e da un crudel catarro , che nella gola gli dificefe per
y, lo portare del continuo Formatura , la notte del vige/imo fecondo
yy giorno del detto mefe tf Aprile venne a morte l'anno dell'età
yy fua quinquagefimo fettimo , 0 netto , come altri dicono , avendo te-
yy nuto la Signoria di quejla noflra Città folamente quattordici gior-
ni. Il fuo corpo fu con magnifica e Signortl pompa fepolto neU
„ la Cbiefa di Santa Maria Antica appreffo f offa del padre. Vo-
yy gliono alcuni , ch'egli in quella infermità foffe per ordine del
yy Carrara avvelenato , per infìgnorirfi egli , come fece poi di que-
yy fla Città. S'erano fra tanto fatti forti nella Cittadella il Bian-
yy co e gli altri , e i Signori Antonio e Brunoro determinarono , per
y, configlio del Carrarefe e del Ferrarefe t di cacciargli prima
y, che foffero Jalutati Signori di Verona • onde ajutati anco da' cit-
y, tadini e dal popolo , ch'era molto affezionato alla lor cafa ,
yy nella prima ora della notte del giorno vigefimo fettimo del def-
„ to mefe , fatte due fquadre di tutte le genti diedero , Fajfalto al'
yy la porta della Paglia t e a quella de' Rei figliuoli, e con tanta
t, braura e ferocità combatterono , che benché quei di dentro con
„ grandijfimo valore fi difende/fero y furono nondimeno alla fine
yy con fa morte di molti refpititi addietro , e fu gettata a terra la
yy porta della Paglia , fopra la quale tantofto , che fu caduta , fulì
yy Pellegrino Cavolongo con F infegna della Scala t che di mano aa>
>, «»
38 VOLUME PRIMO
„ un Alfiere tolte- avea, e un» flocco in mano. Coflui feguiron fu-
„ òtto Uberto da Carrara , Cortefia dì» Sarego , Giovanni Nogaro-
„ la y Giovanni Pellegrino , Giovanni Niccola Salerno , e infiniti
„ altri cittadini e faldati , i quali , benché oltra il fiume vedeffero-
„ gran numero dì nemici armati y nondimeno con gran cuore fi mi*
y,' fero a paffar di là/ onde quegli fpaventati per tanto ardir de*
„ nemici, non giudicando che foffe utile F affettargli , fe ne ufci-
» rono per la porta dì Santa Croce > e a Mantova fe ne fuggiro-
„ no ; il medefimo fecero quelli che alla porta de? Rei figliuoli
y, combattevano . Per quefta fuga fi fmarrìrono di forte quelli
y, che guardavano il Caflello di S. Martino Acquario , e- quello di
yy San Pietro , che fendofi accoflati i noflri a quello di San Mar-
yy tino per batterlo , mentre fi vedean la fortuna profpera , ufciro-
ty no alcuni fuora fatto la fede y e fi refero con patto che foffera»
yy lafciati ufc'tre armati a Juan di trombe e di tamburi con l in-
» fegne fp^Sate con tMtt' k l°r nbbey l'efempio de* quali feguiron
yy la mattina feguente quelli che alla guardia erano di quello di
yy San Pietra. Il mercordì feguente dopo aver i noflri per quefiav
yy loro liberazione rendute infinite grafie al Signore , e fatte co»
yy fuochi e campane grandi allegrezze, furono per il Signor Fran-
yy cefco da Carrara , con gran folennità e concorfo di popolo per fe-
yy gno e memoria di tanta vittoria , ornati dell' ordine di cavalle-
„ ria Jacopo Uberto e Marfil» fuai figliuoli y Pellegrino Cavo-
yy longOy Giovanni Pellegrino , Cortefia da Sarego , Giovanni No-
yy garola , Giovanni Niccola Salerno , Federigo de Cipriani %Tommafo>
yy Pellegrini ,Guidotto Moncelefe , Antonio Majfei , Paolo Filippo Fra-
yy cafioroy Verità de Verità , e Pietro Montagna , tutti onorati cit-
yy tadini Veronefi . Sono alcuni che vogliono che quefìi gentiluemi-
yy ni mal volontieri ricevefftro quefio grado dal Carrarefet preve-
yy dendo a che fine egli miraffe con quefto fuo andarfi obbligando)
yy gli animi delle perfine con finti forte de beneficj . Dicono anco-
ra y che in fui principio fecero gran refiflenfa fcufandofi con
yy molte onorate paro/e , ma che alla fine , vedendo eh' egli puro
y, flava faldo , e temendo che il tara contraflare non apportaffe
\y danno a loro e aglim Scaligeri , acquetarono al fuo volere . Si
yy tenevano pur ancora per Milanefi tut e le fortezze del Verenefr
yy da Legnago e Porto in poi , e perciò gli Scaligeri ( così confi-
yy gliandogli anche il Carratefe ) determinarono innanzi che pren-
yy de[fero la Signoria di Verona , di riaverle , e majfimamente Pe-
yy fcbiera , ehe era di non poca momento alla conferva%tone del laro
\y Stato ; e fatto di' ogni compagnia uno Jquadrone di dugento ca
vi valli.
DELLA SECONDA PAR,TE. 30
valli,* cinquecento fanti ,ufcirono della Città accompagnati anco
,, alcuni in m/hi , che mai non gli abbandonarmi) , e .»« *<jh-
„ [ecretofta e prefleiga andarono a Pefcbicra , che prima le ar-
rivarono [opra e F affediaroao , fAt * nemici n affenttfpeto ; onde
„ Miri M*M terrore in tutto quel popolo .0 aie'faldati e Capitani
»> ft'jpi c^e fruito cominciarono a penjare ^arrender/ì , muffirne
,, non avendo [peranxa alcuna di dover efftr foccorft 3 e venuti a
„ parlamento co nemici s'arrtfero con fondh^iant che ejjt [ì<par-
„ tiffero in ordinanza a fuon di trombe e di tamburi,, e a bandie-
„ re [piegate, portando quanto poteffero del loro, e al popolo non
„ [offe [atto difpiacere ntffuno . Non i erano ancora fpediti da Pe-
[cbiera gli Scaligeri , che quei di Lazj[e e di Man^ambano , di
„ Ponti , di Sermioh , di Torri e di Maìcefine mandarono a darfi
a loro't e poi nel voler/i partire, quei di Valeggio, di Viga/io,
„ di Viìlafranca, di Pannano, di Morade^a , Ji Nogara ,,di No-
„ garole , di Gruio , e di Mortorio , avendo cacciate le guardie de*
„ Vifconti, [ecero il mede/imo . Partiti/i poi , avendo Infoiato in
,, Pefcbiera un prefidio di cinquanta [oldati per viaggio intefiro
„ che Quei , ch'orano alla guardia a" lllafi , di Soave , della Cbin-
[a, di .Garda e della Corvara avevano aliate Pinfigne loro,
e poco da poi incontrarono alcuni, che a nome di quelli giuraro*
„ no lor fedeltà e obbedienza.
Adi n del dici© mefe morì Miflèr Guglielmo predico, e Morteci
fu fepelì in Santa Maria antiqua in mercordì alle 13 hore , Gogliel-
e fu al difto obito el Signor de Padoa e li figlioli - el Mar- "JJ^a,i"
chefe da Ferrara , M,ifler Azo da Caftelbarco, e altri Cavalie
ri , Scudieri , e Cittadini .
Adi 28 de Aprile predicìo li di£li Signori feno la intrada
de la Citadella per li muri e per la porta verfo Santo Anto
nio con la bandera de la Scala, e del Carro, el dì Seguente
fu volontà de 'Dio più de 200 puti de età de cinque infina
a 7 anni ci Ida vano Scala Scala con le bandere de la Scala ,
e qui fece la intrà Miffer Ubertin e Mefler Melun(*) frateU (*) Le°si
li noli del Signor de Padoa, e Meffer Pellegrin de Cavolon- Marfilio.
so, e 'Miflèr Cortefia (*) , e MilTer Zuan da Nogarole,e Miffer (*)Serego.
Zuane di Pellegrini, e Miffer Zuan Nicola di Salerni, e fa-
£ta quella fu faéta la intrà del Cartel vecchio e de San Pero,
e quel dì predicìo MilTer Carlo Vifconte morì de fpafmo e
de ira. Item miftro Daniel (*) Fifico de Verona che andò a(»)r>anjei
vifitar MilTer Carlo, e morì fubito per dir la verità. Nichelo.
Adi primo deMazodel ditto annoMiffei Pandolfo Malatcfla la.
intrò in la Cittadella de Breffà . A.Ji
4o VOLUME PRIMO
Brunoroe Adi fudetto Miffer Brunoro e Miffer Antonio da la Scala
Scà'uéeri e Nicolò di Malerbi funo defgradadi e menadi in prefon a
Vatti°pri- Monfelefe.
gioiii. E adi 21 de Mazo fu porta formento da Padoa a Verona,
e adi fudeto- le bandere de la Scala ch'era in fu el Capitello
e in fu la tore funo movefte, e fuli meffo l'aquila negra dell'
Imperador .
Adi de Mazo in Domenega la Signoria de Venefia na
ve Vicenza e tutto el Vifentin , perche Miffer Giacomo dal
Vermo li vendè a modo de Caftroni.
Il Carrara Adi 25 de Mazo del di£to anno Miffer Francefco da Car-
Signor di rara fu fa£0 Signor de Verona in fu el Capitello con li con-
Vcroua- faloni de le arte.
Adi 27 fudetto Miffer Francefco predi&o andò a meter
campo a Pefchera .
Adi 29 fudetto fu porta el corpo de Crifto per Verona in
proceffìon , & lo portò lo Abbate de San Nazaro, e ghe an
dò dietro Miffer Giacomo da Carara fiolo del fudetto Signor,
e adi fudetto in Domenega in le 14 hore cominciò campa-
nò(i), e fonò infin a le 17 hore, dapoi Miffer Francefco da
Carara montò in Sedia in fu el Capitello de Verona con gran
trionfo per farfe chiamar Signor de Verona, e ghe fu tutte le
arce, e cialcheduna haveva il fuo Confalon, e fono in fum-
ma 41 Confaloni.
E in el difto anno de Mazo, che dovea dir prima , e fu
el dì de Pafqua Rosa , Miffer Brunoro e Miffer Antonio de
la Scala andono a cena in Cartel Vechio con Meffer Giacomo
da Carara , e quando haveno cenato fe dife che Miffer Rigo
Galletto li chiamò tutti doi Signori infieme con Miffer Gia
como predico, & paife chel diéto Miffer Rigo ghe adiman-
daffe cinquanta milia ducati , & lor ghe reipofeno chel ghe
rompeva la fede , e Miffer Galletto come traditor ghe diman
dò Verona , & li diffe che lor erano deflignudi , e la marina
di&o Miffer Rigo Gaietto con la bandcra del Carro e provi
none e balcureri intrò in la Corte in le 9 hore .
Adi 20 de Mazo predi&o Miffer Gicomo da Carara intrò in la
corte

(1) Voce tifata anco a' di noftri in Verona , ed è quel fegno di


gioja che fi fa con le campane in occafioue di qualche folenne fefta
ec: non tirate per le l'uni a quelle attaccate , ma toccate folo co'
martelli delle campane fteffe-
DELLA SECONDA PARTE. 41
corte per llantiar e fu in marti a hore 20, e a le 21 hora ghe
fu portà el Tuo (tendatelo, e adi 21 de notte fu tolto via la
bandiera de la Scala, e li fu metù la bandera de lo Impèrio
per far villa falfa.
Adi 22 del preditto fe afunò de molti Cittadini per coman
damento in fu el Palazo del Comun de Verona, e hfuno fatti
alcuni fennoni per pigliar babioni , e ancora fu chiama Signor,
e intrò in tenuta Miller Giacomo fuo fiolo, e fu chiamà Vica
rio del Imperio , e portò la bandera de lo Imperio Miller Gia
como Macafava, e a quello fatto ghe era Zudefi, Cavalieri e
Mercanti, li quali prologi fece Miller Bernabò, e Miller Gia
como da le Fabre, e per quello fu lafsà li prefoneri.
Adi 23 fudetto in vendri vene Miller Francefco preditto, e
madona Tadea lua dona , e madona fua nora a Vero
na cura molti Cavalieri e Scudieri cura otto carete coperte de
roflb cum la fua arma, & arivò in el Palazzo, che era de ma
dona Samaritana, e allora fu denoncià a madona Tadea, che li
•dovevano far deQrucìi per lo grande tradimento, che haveva-
no fatto. (*) (*) Forfè
Adi 22 de Aprile del ditto anno el Signor de Mantoa have <*» «jual-
Villirapenta , e Belforto, e adi 25 have Hoftilia e il Caftel- ^ s*f"'
laro. _ predetto
E quando fe fece la intra in la Cittadella de Verona fu fatto alla Prin-
de molti Cavalieri , in tra li quali fu fatto Miller Marfilio , cipefla la
Miffer Ubertin tuti fioli de Milfer Francefco fudetto , e molti g
altri, di quali farò mentione qui de foto, e adi ditto zoè de la
jBtrada Miffer Francefco da Carara mollrò de cavalcar a Mon-
tagnana per andar a Vicenza al campo , ma a la finé el Diavol
ci condulfe con dui foi fioli a la morte , che mai de chiaro
non fe fepe come fuueno morti , ma fe dine che erano flati
flrangoladi . ( * ) ( * ) Veg-
Li Cavalieri che fece , fono quelli , & funo fatti quafi per §afi 11 n°-
forza. \ 4 ^ JgjJJ;
Primo Miffer Pelegrin da Ca- Miffer Cortefia da Sarego. aua pag.
volungo. Miffer Zuan de Pelegrin. T31 del 1
Miffer Grigolo dal Lion . Miffer Zuano da Nogarole. volume di
Miffer Polhlippo di Fraggaftori. Miffer Zuan Nicola da Salerai . JjjJ* °"
Miffer Verità de Verità. Miffer Tomafo di Pelegrini.
Miffer Pero de Montagna. Miffer Guioto da Moncelefe.
Miffer Federico di Cipriani . Miffer Antonio di Maffei .

Cron.diVer. P.U.Vol.I. F Quelli


42 VOLUME PRIMO
Quelli che ghe aprefentò le chiave e la bacheta
Primo Meffer Antonio di Maffei ghe aprefedtò la bacheta
de la Signoria.
Miffer Pero da Montagna el Sigeilo del Commi.
Leonardo de Miffer Montenaro le chiave de la terra.
Pero di Fracanzani la carta come lo era chiama Signor .
Li Confaloni che fu portadi.
Primo el Confalon del Comun de Verona, & el portò Liou
quondam de Miffer Fiorio. da la Biava . Li Confaloni de tute
le arte , e drieto quelli la bandera del Imperio , la bandera
del Carro , Item la bandera del Comun : Item bandera bianca
con una Croce in el campo roflb.
Otto Ter- Adi 16 de Luio dell'anno prcdicìo Miffer Otto Terzo da
zi crudele. parma q rar una gran crucjeità. ln prima de far morir a la
fumma de 265 corpi, & fece una adunanza de la pane di Rolli
in piazza , zoè homeni , femene e puti, che a numera 2.87 ,
& ghe era quatro homeni d'arme, che voleva ftrafigolar una
donna cum uno fuo fiolo, e il diélo; MHTar Otto h fece ta
gliar a pezzi, & pigliò quefto puto,che era bello, per li pie
di, & detenè in uno muro. Ancora fece amazar uno fiolo de
Polo dal Pizo, de età de anni quatro.
Adi 28 de Avorio in la hora de terza fu faéto una Crida
in fu el Capitello de Verona, come Miffer Francefco da Gon
zaga da Mantoa mandò a desfidar Miffer Francefilo da Cara-
ra Signor de Padoa e de Verona , & fecelo come foldà de'
Venetiani .
Adi 30 de Avofio fu apiccà Giacomo da Monzamban de
Ognilanfti , e Beneto e Francefco Melician da Sanguenè, e
fu per uno trntìado faéto cum Meffer Giacomo dal Vermo ,
che el fudeto Giacomo ghe voleva dar la porta del palio (1),
e li altri dui ghe voleva dar Sanguenè.
Adi ultimo de Avofto fu dà una rota a' Veneziani per quel
lo da

(1) Qui fi pirla della porrà di Santa Croce, per la quale sventrava e ufciva dell»
Cittadella . Perciocché r.on ancora s' era cominciato a correre per I" altra vicina a
Santa IjUCia. Il ihe motivo abbiamo di argomentare, avvegnaché negli ondeggiamenti
della guerra fra i S gnori Vinizi.-ni e i Carrarcli che allora era accefa , dovendoli corre
re il Palio non fu corfo in quell'anno per quefta Porrà , ma per quella dc'Caliolaj,
per cui entrandofi fi paflav; J rr\nz; alle Chiele dt San Spiriro e di Sant'Antonio .
come fra poco ci fati faperc il Zagara . Della Porrà di Santa Croce ne appaion le
vc:';igia tanto nell.- mora accanto al luogo dei Bcrlaglio , ouanto dentro della Città ;
Icnio Pentimento di alcuni che q'ir'grotfi pezzi di ni no , eh' citano ancora fia il
ca" po delle Ccr.vvrttce della Santii'.inia Trinità, c ^li Oin di piacere dc'Siijnoti Con
ti Gazo/a, lia.u icliqu e di ditu l'oi;a.
DELLA SECONDA PARTE. 4$
Io da Carara arento Mozzacavaio , & fu prefo Miffer Tadè
dal Vermo, & altri a la fuma feicento perione, e adi fudetto
Uguzon di Coacrarii rompete fimilmente li Venetiani in lui
Polefene , e fu prefo el Conte de l'Aquila , & Rigo grande
<um cento cavali e nave cum. monitione, e fu fa&o falò(*)in (*) Cioè
Verona. f"Pchi di
Adi 8 de Septembre Rebellò li Bevilaqui, & fuli tolto el ia>6
fuo, & fu donà a Miffer Polo Alboin .
Adi p fudetto el Marchefe da Ferrara cum el gran Conte-
{labile have Badia e Lendenara.
Adi 12 de Septembre fu facìo una Crtda che la Cittadella,
fufe rovina, e lubito fu butà zelo cum grande alegrezza.
Adi 13 li Mantoani haveno la Baftia da Travenzolo, e bru-
fono la Villa.
Adi 18 el Marchefe e il Gran Conteftabile predicìi rupeno
el campo de* Venetiani a Rovigo.
Adi. 10 Li Mantoani paffono per lo muro da Villafranca
e corfeno a Porcillo, e piliono prefoni e befliami.
Adi 2Ó el Marchefe da Ferrara e il gran Conteftabile, e
Sparapan afialtorono Polo Savello,, ch'era al foldo de Vene
tiani , e uno di mazori che aveffe Paulo Savello fu prefo cum
cinquecento cavali e dofento e cinquanta fanii, fi che per que
llo fu un gran defconforto a Venetiani .
Adi 3 Oftobrio del di£to anno Miffer Gulielmo da Lifca
fu prefo con molti' compagni, perche el voleva dar Verona al'
Signor de Mantoa e a Miffer Giacomo dal Vermo, e doveva
no corer in fu le porte de Verona, e non ghe andò ad eflfe&O'
el naftado , e adi 17 fudetto Miffer Gulielmo predico, e
Bortolamè di Bonalini & altri che le tafe. funo apiccadi ia
la Rena .
Del mefe de Novembre del diclo anno pafsò el campo de
Venetiani, e andò a Guffolengo e a Pefcantina, e pigliò da
molti prefoni e beftiami, e adi 4 corfeno in parte infina a la
porta de Sorio.
Adi 7 code el populo a remor dicendo che li inimici vo
levano pafl'ar l'Adele, & erano vegnudi in Verona.
Adi ludeto li Venetiani feceno una baftia a Guffolengo e a.
Pefcantina, e una a Caftelrotto.
Adi 11 de Novembre Miffer Domenego dal Serafin tolfe la
baftia de Rivole , & pafsò da la Chiul'a , & la dete a Vene
tiani e non la poteno tegnir .
F 2 Adi
44 VOLUME PRIMO
Adi 3 de Decembro . Li Villani da Nogarole dcteno la for
tezza al Signor de Mantoa. Adi difto bave el ponte Zerpan ,
Arcole , e Sanbonifacio , e adi 8 have Villanova, e adi 14.
have la tore de Roncalado.
(») Leggi Adi 18" morì Miflèr Grigolo (*) dal Lion.
Gregorio. Adi del diéìo mefe la zente de Miffer Francefco da Ca-
rara rompete la zente de Veneziani a Roncà , e fu prefi mil
le e 16 cavali, e morti circa cinquecento, e quello fu per con
fitto de Luchin da Saluzzo Capitanici del Signor.
Adi predicìo Miffer Giacomo dal Vermoj e il Signor de Man
toa fuzmo & andono a Mantoa .
• Adi 18 Polo Savello intrò in el Seralio de Torgola arento
Pieve de Sacco.
Adi li MiflTer Andrea Neri da Fiorenza vene Podeftà a Ve
rona per Meffer Francefco da Carara con grande honore : pri
mo cum 16 cavali coperti cura bandere e ftendardi, e 6 ca
vali coperti de ftrati , e 6 corferi coverti cum li familii, e
6 cavali cum li pagi cum cimeri e capotine, e adi vó Te per-
dè Monza rnban.
L'anno 1405 adi 8 de Zenar fu rotto el muro arento la por
ta di Calegari in 8 lochi per il Signor de Mantoa , e Miffer
Giacomo dal Vermo, e prgliò tri torefini, ma fubito Miffer
Giacomo da Carara con Lodovio di' Obici , e li cittadini dete
foccorfo con foco & altre cofe , & cacciali zofo di muri , & fu
prefo Miffer Zuan di Galluzi da Bologna & altri circa 150^
Adi fudetto fu piglia Meffer Verità e Sparapan tradito
ri, e Andriolo da Parma Caftellan in Valezo fu menà, e ate-
negià , e fquartà in Campo Marzo , perche el voleva dar Va«-
Jezo- a Veneziani.
Adì 1 1 fodeto in domenega fu fafta proceftibn ad honor de
Miffer San Criftoforo, e full offerto uno palio de oro, & fuli
tute le arte per la viatoria centra Venetiani , & portolo li
puti Verzeni per più- dignità ,
Adi 14 Miffer Giacomo da Carara cavalcò in Valpolifella»
eontra le badie, e adi dióìo tornò a Verona.
Adi 10 de Febrar rebellò Herbè, e adi ir rebellò Fagnan,
e adi 13 rebellò Ponte Poffero, e Miffer Francefco terzo da
Carara vene a Verona a di fudetto.
Adi fudetto. Rebellò Itola da la Scala, e adi 18 fu apicà4da
Fagnan, e 6 da Ponte Poffero , che era hoftafii : Adi difto fe perdè
Moradega per tradimento , e adi fudetto fe perdè Nogara per forzav
Adi
DELLA SECONDA PARTE. 45
Adi fudetto el Marchefe da Ferrara rompe Venetiani .
Adi 8 de Marzo fe corfe al palio per la porta di Calzari (1) ,
e fi lo havè quello de li cavali Mifler Zuan Nicola di Salerni.
Adi 18 fudetto el campo de Venetiani pafsò l'Adefe a Ze-
vio, e andò a metter campo a Hall.
Adi 8 de Aprile fe perdè la Roca de Garda, e adi di&o
rebellò la montagna da Val de Pantena.
Adi 8 del diéto fu faóìo uno accordo in frà Venetiani, e il
Marchefe da Ferrara.
Adi 13 fe perdè la badia de Mezane , e adi 16 fe perdè
quella de Porcillo e de Albarè.
Adi 17 fu recupera la Roca de Garda.
Adi zi Mifler Polo dal Lion cavalcò in Val de Pantena (*) (*) Leggi
e ricuperè tuta la Valle. Val Palte-
Adi 20 fe rompè el ponte de li inimifi che era a Guf- na-
folengo .
Adi 30 Mifler Polo dal Lion, e Checho cavalcò in Valpu-
lifella , e mete campo a la baftia , che era in cavo al ponte a
Arcè, & la have per forza.
Adi 5 de Mazo cavalcò ci campo de Venetiani fu per la
montagna de Val de Pantena, e vene a referir a Sànéto Mat
tia de lopra de San Lonardo , e vene a Avefa , e andò in Val-
polifella e lì fletè.
Adi 7 li Venetiani reaquiflò la baftia de Arcè, & haveno
Zevio, e adi fodetto fu mefli li hoftafii in prefon.
Adi 3 de Zugno el Signor de Mantoa vene con lo campo
de Venetiani a l'aitar li muri de Verona da Santa Croce in el
levar del Sole, quando le guardie erano partite, e ne intrò
dentro circa zoo, e 11 fe fece una batalia, e funo defcazadi
de fora, e fu morti 7.
Adi 15 quelli da Lazifo defe il Cartello a la Signoria per
la fame.
Adi 17 la Signoria have Soave.
Adi ip quelli da Carara fece brufar il Cartel da Ilafi.
Adi 23 el populo de Verona tolte la Città a quelli da Ci*
rara , e adi 24 la dete a la Signoria de Venefia .
Adi

(1) Quella non foli ta corfa peri» porta de'Calzollaj fece credere ad
alcuni Scrittori , che quivi il Palio, c uon alla porta di Santa Croce
forte corti) y e che di qui le Monache di S. Antonio col nome di S*
Antonio dal Corfo fonerò appellate j il che è uanifcIUmcntc falfo.
4<5 VOLUME PRIMO
V'ere*d!? * ^ ^u^° *"u *"a^° Ambaffadori. in Verona per man-
Signori * ^ar a Venefia a dar la obedientia a la Signoria', & funo cir-
Yiuiziani. ca 40 Cittadini tutti veftidi de bianco, e adi 8. ariverono in
Venefia , e furono rlcevudi con grande honor , e andono a ca
vai infina in fu la piaza da San Marco, & lì defmontarono ,
ove trovarono il Dufe & la Signoria in lu uno tribunale che
afpe&avano , & quelli falutarono offerendoli la infegna del
Comun de Verona, e un altra di Zentili de Verona in dui
Confaloni & le chiave, & li zurorono de efler fedeli : el Dufe
fe veftì de bianco in fegno de alegreza, con tutta la fua fa-
milia, & donò un Confa lon bello a li di£ti Ambaffadori, il
qual doveffe fir levado per vigoria de Venetiani in fu la pia
za de Verona .
Acciò nelP ofcurità delle cofe, che nella preferite Cronica fi ri
ferì/cono , il lettore non fi rimanga dubbioso , e per così dire , con-
fufo , ciò che fcriffe Mirco Antonio Sabdlico nel libro ottavo
della feconda Deca della Vìnixiana Ifioria circa la dedizione della
Città no/Ira nella pode/ià della. Signoria di Venezia , qui riferir
vogliamo .
„ Intanto i Veronefi per lungo affedio oppreffi , già avevano in-
„ cominciato a volerfi rendere , perche ancor e/fi avevano in odio
„ il nome del Carrara. Era in difefa della Città Giacopo Carra-
ra , il quale da principio dicemmo effcr fiata dato a Ve ronefì per
Signore. Quefti vedendo che ogni cofa gli era oggimaì molefia y
„ e non tenendo/i più ficuro sì nella Città , come di fuori ,• non
„ avendo alcuna Jperanza di poterfi più tenere , occultamente
„ fe ne fuggì . Andò prima a Gfiiglia , dipoi pacando il Pò , fa
,, prefo fu la riva del fiume , e menato a Venezia : Ma non sÒ
,, perche andaffé a Ofliglia ,caaciojffia cofa che allora quella era di
„ Francefco Gonzaga , fe forfè non andò a quel luogo con fceuo-
„ fciuto abito, penfando poterfi occultare fino a tanto cb' egli foffe
„ paffato fu r altra riva del Pò. Alcuni dicono, c/S egli fu prefo
„ in Ajfellaria , la quale fi è terra del Veronefe : Ma o foffe-
„ quivi , ovvero in altro luogo , quefio abbiamo certo , cV egli non
„ fi partì della. Città , fin che non intefe i cittadini efferfi refi .
„ Venuti i Veronefi nella podeflà deVinixiani , in pochi giorni i
„ Cafletti attorno la Città fi refero. Lo acquifio di così ricca Cit-
5, tà diede grande fperanza aVinizjani di maggiori cofe : E fu
quella vittoria tanto grata a' Senatori, che avanzò tutte le altre
„ di quel tempo .• E non fen^a cagione , perciocché ( acciocché io aU
»ì. cune cofe dica di quella ) Verona è tra tutte le altre Città della
„ LùnP-
DELLA SECONDA PARTE. 47
„ Lombardia nobilijffma , sì di nome , come per la qualità del firn
„ belliffimo fito. Gli edificatori di lei fi poffono per queflo crede-
„ re ejfere flati Francefi , perche tutte le più nobili Città di ej]a
„ Lombardia fi /lima che foffero fabbricate da quella nazione. E
„ pare che Trogo Pompeo attribuifca la fua origine a quei Tran-
„ cefi che con Brenno vennero nel? Italia . Ma quali che e/fi
ìt fi foffero quelli che pofero i primi fondamenti delle fue mura ,
„ è ad ifltmare che foffero uomini degni , perche diedero principio
„ a una degna opera a guifa d' accurati e prudenti, e non come
„ gli edificatori di Cahedonia^ ciechi dall' oracolo d Apollo giudi-
„ coti. Perciocché oltra i campi , che fono attorno la Città ab-
„ bondanti di formento , d'oglio, di vino , di frutti, e pietre no-
„ biliffime , di fiumi, acque e laghi: tra i quali è quel di Gar-
„ da , di tutti gli altri, che fono in Italia , il più vago e più pia-
„ cevole: e ha molte fontane di acque fallitifere , le quali fi poffo-
no giudicare già ejfere fiate a ufo de1 bagni , perche fono calde ,
„ e ancora a quefii giorni fi veggono alcuni fegni di muri intorno
„ alle acque. Ma che diremo del nobilijfimo fito? Non è cofa in-
,, vero ni più bella, nè più dilettevole a riguardare . Nè giam-
„ mai mano di prudentijfimo dipintore difegnò nè il pih giocondo,
,, nè il più grato paefe . Perciocché quafi tutta la Città è pofla in
,, terra piana , o riguardando così verfo mez^o giorno , come ver-
., fo Levante e Ponente , eleva il ferretto piacevolmente verfo Set'
„ tentrione. 1 monti del quale , attorno pofii con breve e gì ato giro ,
„ fanno quafi una forma di Teatro abbracciando leggiermente una
„ valle eh 'è nel mezgp e ha dentro vigne e giardini piacevolijft-
„ mi ,i quali tanto fono grati a chi da lontano gli vede, che fubi-
„ to muovono F animo di colui con fubita allegrezza. Nella fom-
„ mità del monte fono due nobilijffime Rocche • una delle quali qua-
„ fi giace fopra l' Adice, che corre bagnando l'ultima parte della
„ valle ; P altra in luogo più alto quafi f ofìa fopra la valle ,
„ guarda le muta a lei fottoppofie della Città, e per lunghezza e
larghezza feopre tutte le campagne, e quafi tutta la Lombardia .
„ Sono molto nobili ponti pofii fopra il fiume . In mezjp la Città è
„ un grande Anfiteatro , che dicono f Arena , deve fi veggono ar-
,, chi e molti fegni di antichità , i quali tutti dimofirano chiaramen-
„ te r antica ricchezza della Città. Grande e degne cofe fono quel-
,, le che ho detto, ma, quelle che feguono , molto maggiori. Que-
„ fia Città è fiata da principio madre, e prodttcitrice di uomini
„ eccellenti/fimi in opni [erte di <-aurina . Le quali cofe efjendo ma-
nifefie a' Vinizjant , Unito lar fu più grata la vittoria. E fubtto
48 VOLUME PRIMO
fornirono la Citta di molto foccorfo , e vi mandarono Capitano
„ Pietro Raimondo, e Podejlà Roberto Marino. Ma mentre tali co~
fe a Verona fi facevano , Galeaxx0 guaflava il Contado con fo-
„ eo , e faccheggiando tutto ciò che trovava , e preji molti CafteUi ,
„ aveva poflo campo alla Città a un luogo fuori della porta di
,, Santa Croce , cF è chiamato Terranegra . Quivi i Vinizjani ave-
„ vano gli alloggiamenti , e con grandi/fimo ajfedio , e quafi in
„ continue battaglie tenevano i Padovani follecitati , e flringeva-
ho la Città. I Cartari tra quejlo , eòe vedevano le lor cofe
,, ridotte a gran pericolo , con molta foltecitudine difendevano le mu-
„ ra, ttè ceffavano di notte /correr la Città, di poner i ripari, e
„ dare animo a* Cittadini . Alcuna volta ancora ufeendo a tempo
„ facevano di fuori alcune piccole fcaramuccie attorno gli alloggia-
„ menti. Gran follecitudine era dall'una parte e P altra, e molta
„ fatica. Ma mentre con molta forza fi combatteva Padova e ve-
„ niva difefa , Mafolerio Vinizjano cadde in fofpetto , che con faet-
„ te occultamente gittava lettere a' nimici nella Città . Poflo in fer-
,, ri fu mandate a Venezia , dove cenfeffato il fuo errore , fu im-
,, piccato alle colonne del Palalo . In quel mede/imo dì ancora fu
poflo fuo fratello con due altri chertei tra le colonne vivi con le
„ tefle in giù la qual cofa non più veduta per adietro fpaventò i
„ cittadini. Dicevanfi quelli aver ordinato in più luoghi di notte
„ poner fuoco nella Città • ed ejfere flati molti altri con loro a" ac-
„ cordo , de' quali alcuni fra pochi giorni furono trovati mòrti ap-
,, preffo i liti, venendo fopra l'acqua legati in facebi, nè però co-
„ nofeiuti. Fu portato ancora Giovan da Ticino • il quale a quei
giorni aveva gran condotta ne campi Vin'vriani . Dicevafi lui
„ parlare fecretamente con li Mimici . Queflo ancora fu impiccato
y, fra le colonne. Il Carrara ebbe di ciò gran dolore: perciocché
„ vedeva effergli tolta la via d* intender quello che fi faceva nel
,} campo. Dipoi ancora queflo effer efenipio agli altri, che non fi
„ metteffero a tale pericolo . Volendo dunque con nuovo modo in-
„ tendere quello che feguiva , quali fimulando di voler la pace ,
„ dimandò la fede pubblica , affermando -voler parlare con Ga-
„ leaigp e trattare di pace alla fua prefenza. Avendo avuto la
„ foie andò agli alloggiamenti , dove dicono che gli furono prò-
» P°fl* <Jt**fi* condizioni, ch'agli lafciaffe Padova a" Vinizjani, e
„ co* li figliuoli ahitaffé cento miglia lontano . I Viniziani dovef-
„ faro rtflrtmire a quello Giacopo fuo figliuolo e partendofi gli fi
„ cameétffe di portare con lui oro e argento e vefliti , e tutto quel-
lo tkt fi trovava ,* e gli foffer dati in due anni fefjanta mila
„ duca-
DELLA SECONDA PARTE. 4?
ducati. Egli non volendo accettare tal condizione ritornò nella
„ Città, volendo piultofìo patire ogni ejìremo male, che a tale ver-
,, gognofa pace consentire. Allora i Vinizjani fèntendo alquanto ef»
,, fer rotte h forze di co/lui , più acerbamente del /olito incomincia-
„ rono a mcleflar la Città* Finalmente la notte, pofle le [cale alle
,, mura , molti vi afcefero [opra , dormendo le guardie . Quefìi , e
„ gli altri, ch'erano alla porta di Santa Croce oppreffi , fenza tu-
multo tutte le genti ( le quali furono preffe ) fubito entrarono
„ dentro . La Città di Padova è ferrata da tre cinte di mura ,
„ onde perduta la parte dt fuori, la quale i Vinizjani fubito for-
,, tifìcarono, ti nnnico fi teneva velie mura di dentro. Ma ejfendo
„ rotte le fue forze , uè avendo fperanza di' altri , mandò a pre*
,, gare Galeazzo che aveffe per raccomandati lui e fuoi figliuoli ,
e tutto il fuo avere , pregandolo che gli concedeffk di poter ve-
„ nire alla fua prejen^a , per potergli dire a bocca come egli fe
» gH voleva rendere. Il quale infieme con gli altri il confortò a
,, gire al Principe e a Senatori , gittandofi umilmente a ' lor piedi\
„ che forfè otterrebbe piìt di quello ci) egli addimandava . Egli
„ adunque dimandò la fede di poter andare a Venezia. Gli fu ri-
„ fpofto che manderebbono a Mejlre per e/fere ivi afcoltato . Dove
effendo andato , per nome de' Senatori , chi afcoltare lo deveffe ,
,, e avendo molto contefo , non fi poterono accordare . Partito il
„ Carrara accompagnato da Galeazzo andò ttella Città* Il quale
>> fe"\? I* Pace tornato, così fu mal veduto, che molti in fua pre-
^, fenza ebbero ardimento di dire che i Padovani erano di cotale
„ animo , che non volevano più fopportare il preferite fleto delle
„ /or cofe . Adunque per fuo meglio , non potendo aver la pace da
„ vincitori come effo voleva , cercajfe di averla come poteva . Di'
cevano ancora, che affai avevano i cittadini patito per cagione
della fua fuperbia, e già il nimico e[fer dentro delle mura . Nò
afpettavaio altro, fe non che, paffati i faldati denteo de 'ripari ,
,, facchcggtaffero tutto quello eh* era rimafo alla mifera Città per
„ ventura, e non per virtù: aggiungendo effer pazzia e non oflù
„ nazione a non volerfi tendere , non avendo più alcun potere .
„ Per le quali parole egli fpaventato -, in ultimo Pregò Galeazzo
con molte lagrime , ch'egli voleffe avere compaffione della fua
,, difavventura ; e fare che i fuoi figliuoli fojfero Jalvi . E così i
cittadini, fenza altro maggiore contrafìo, il mefe di Decembre
„ tntroduffero i Vinizjani neHa Città . Avuta Padova , Novello con
„ Francefco Terzo, e Guglielmo fuoi figliuoli furono menati a Ve-
„ neria . Ub'rtino e Marfilìo avànti il rende)fi della Città fug-
Crojhdi Vcr.P.H.VoI.I. G „ girono
So VOf-UME PRIMO
girono iti Tofcana. Quefli furono pofli in Saa Giorgio , cl> e di-
„ rimpetto al Palalo ; e fatto lor guardia da molti naviglj di
ordine de Senatori , actiò non fuggi/fero . Zacsaria Trivigiano
„ fu mandato primo Capitano a Padova , e May/no Corianello Po-
deflà , e fubito fortificarono la Città di potenti ripari e foccorji .
,, Similmente confinarono alcuni amici del Carrara , a ogni cofa
„ con follecita cura provedendo , ficcarne apparteneva per confer-
„ vare così nobili/finta Città . Il Carrara e i figliuoli di ordine
„ del Senato furono di notte occultamente in prigione flrangolati ,
„ acciò il popolo non gli vedejfe ; il quale per P antico odio gli
averebbe ijìracetati. Fu il padre portato a San Stefano , i fi
li gliuoli a San Giorgio. Tale fu il fine de''Canari , * quali po-
,, co a 'dietro con tanto flrepito e rumore a tutti minacciavano .- a
„ quali non baftava il Principato della fua nobile Città, fe ejji
„ non ifiigavano ancora le arme di quelli , per cagion de quali già
„ / fuoi maggiori avevano acqui/iato il nome di Principi . Ma
„ certo ognuno giudicò che effi doveffero avere un cotal pejfimo
fine per la crudel Tirannide di Francefco . Perciocché fi dice ,
ti ch'egli tenta cani grandijfimi , $ quali mangiavano gli uomini ,
con quefli egli foleva fare ifiraxio di quei mi/eri cittadini, a*
quali effb portava odio . Si veggono ancora , dove fiedono i Ca-
„ pi di dieci y due piccole Baleftre , con le quali egli foleva trafi
li PSer occultamente i forejiieri et' egli chiamava a parlamenta
con lui . Non parlo delle difonefle lafavie , le quali fi dice ivi
avere ufitto ; parciocebe mi pare difonefia cofa a fcrruerlo. Per
„ quella nobile vittoria , Vicenra , Verona , Cologna-, poltre , Bel.
„ luno , e in ultimo Padova vennero fotto il dominio Vin'vriano : e
„ fu tra quefto con tanta fpefa guerreggiato , che fi dice in due
„ anni ejjère fiato fpefo due milioni d' oro. Fu nondimeno cotale
it fp*fa a tutt' gfatijfima per la vittoria feguta . Nel tempo che
»> fu fa*t0 acquiji* , per It varj fuccejfi e liete novelle che
„ quafi ogni giorno erano apportate , mentre tutta la Città era in-
,, tenta a" fuochi che fi facevano la notte e altri fogni d'allegre^
„ v.t , i abbrucaò la cima del campanile di San Marco . Ma
„ quella dipoi fu rifatta molto più bella, e meffa di aro puro, e
„ /* parte del Pala^Z? , che guarda verfo me^p dì , effendo mol-
„ to tempo eh' era incominciata , in quel tempo fu fornita . Refe le
„ cofe in quefla quiete e tranquillità vennero a Venera quaranta
„ Gentiluomini Veronefi vefuti di bianco con bella e onorevole com~
pagnia : E perche per innanzi fi aveva intefo la loro vanta ,
„ per dar Maggior piacere al popolo , t Senatori fecero ordinare
„ avanti
DELLA SECONDA PARTE. 51
avanti la porta di San Marca uno alti(fimo tribunale yornato di
», bellijjìmi panni , dove fi pafe a federe il Prìncipe veflito di
bianco con tutta la fua compagnia v e così con bandiere e in-
fegne bianche per tutto attui giorno y vi fi pofero anco ordinata*
*1 Mente d intorno tutti i Magi/Irati della Città e gran parte de*
M Senatori. IVeronefi apprefentati al tribunale sfatto- riverenza al
TI Principe e a tutti i Senatori t mi/ero- dinanzi a lor piedi le in-
fegne pubbliche con le chiavi delle porte , le quali ejji accettaf-
yj Jero con felice augurio al nome Vincano e a loro . Dicendo quel'
le effere perpetui pegni della fede loro- pubblica e privata verfa
y, il dominio Vini-^iano y e fuppticando, che la Città , i cittadini r
e ajni loro avere e potere così divino , come umano y foffe da lo»
lo favorito e difefo. E quanto apparteneva alla fua volontà ,
doveffèro effer ficuri y che i Verone-fi farebbono di maniera fede
li vtrfo i Vtnixiani , che non farebbono /limati da meno- degli
yy altri popoli al loro Dominio foggetti . Furono molto ben'rgnamen*
te ricevuti gli Ambafacitori • ed effendo loro riferite infinite gra-
„ xje r diedero a quelli fperan%a che , effendo fedeli , come pro-
mettevano , il Senato farebbe che in bneve la Città loro in-
y,. tenderebbe , non aver potuto- occorrer maggior felicità a quelli
„ (non potendo da fe fiejfi difenderfinche ripojarfi fotta uni giufla
„ e legittimo- Domino-: e che loro» dolce cofir farebbe , avendo libero il
yy collo- dal giogo della fervita di un tiranno , effer ricorfi al Db-
micilio e Confatone della libertà ,. non altrimenti che facciano
quelli che^quafi rotti per fortuna nel mare ,finalmente liberi dal
„ furor di quella entrano- in ficurà porto . Ritornaffèro adunque , e
y, feco portando; le bandiere Finiscane , le mette [fero* nella Città r
„ // che foffe di felice fuccedimenta e- al nome Vini^iano e a loro j,
„ e fempre deffero opera di confermarle .- I cittadini foffero obbe-
„ dienti alla debita giufli^ia ed equità volentieri , avendo per al-
„ tra tempo con odiofo animo ubbidito alla fuperba tirannia . Co\t
tali parole furono licenziati i Veronefi ; il cui efempio- i Pado
vani feguendo , m» molto di poi ancora effi fi apprefentarono ^
n Niente qua/i fu dtv fo dalla prima Ambafciaria , fenonche i
n
Padovani vennero vefliti di Cremefhto .
rr Adi z6 Luio cornò li di£H Ainbalfcdori a Verona.
Adi 2. Avofto fu porta fu la piazza el predico Confalon Carocciò;
cum una bella proceffion,& fu portado in fu el Carozzo, che *"tlco
_ „ r ' * ' Verone i
era in San Zen . ferbavafi
Adi 17 Movcmbro la Signoria de Venefia have Padoa con in S-Zeao^
le- fortezze -
G z. Adii
«?2 VOLUME PRIMO
(*) Leggi Adi zp Miffer Roflb (*) Marin vene Eodellà in Verona.
Ruberto . A(Ji I7 Zenar ^ Miffer Francefco da Carara in Venefia .
De el diòìo mefe el minale del fermento valle libre eia-
quanta in Verona, (i)
Del mefe de Febrar fe cominciò a far le guarde per la ter
ra, perche l'era vignudo alcune zente d'arme in Gardefana ,
& pigliavano homeni e beftiame , e de li andorono a Zevio ,
& pafforono Ladei'e , & facevano il fimile/ Adi zi diéto la
Signoria de Venefia mandò a le diète zente ducati 15 milia,
e lor fe levorono del Veronefe , e andorono verfo Breff» .
L'anno 1400 El Signor de Mantoa vene in Verona per uno
voto fatto a Sanata Maria de la Scala adi 4 de Zugno .
t* ) Cioè L'anno 1400 La Signoria de Venefia comprò Zara per cen-
Capaneg- to milia ducati dal Re de Pulia , & fu fa£lo campano. (*)
giamento. Adi 15 de- Zugno del dièlo anno la Signoria de Veneti»
ner'lo°Hi ^ece ^ar una ^rida ia ^u e^ Capitello de Verona, che chi li
cono j Fra- poteflTe dar Miffer Brunoro e Miffer Antonio da la Scala, e
cefi , e i Meffer Marfilio da Carara guadagnava 4 milia ducati , e mot-
Tedefchi ti 3 milia per cadauno.
buten L'anno 14 10 adi io de Zugno in marti (*) de nofte traffe
{*) Leggi 0I> grandiffimo teremoto.
martedì. L'anno 141 1 adi iz de Decembro morì Miffer Bernabè
Zudefe .
Ribaldi L'anno 1412 adi 2 de Mazo> fu alcuni ribaldi de Verona e
puniti foraftieri che corfe a remor per meter Verona a male fine , e
celleiftif- Pre^e ^ ponte novo, e il tene per fpazio de 3 bore, e fu al
fimo Capi- ttmpo de Miffer Gabriel Emo Capitanio , e Miffer Nico-
tanio. lò Vener Podeftà, e Miffer Bernabò che era Proveditor cor
fe a le piaze con alcuni foldati e cittadini , e relcoffeno el
ponte; & pafsò per el ponte da le nave alcuni cavali e pe
doni per piliar de quelli malfattori, e in parte ne furono pi-
liadt, ma la mazor pane fe ne fuù fora de la porta del Cam.
po Marzo , e per li muri , e que Ili che furono pigliadi fuao
apicadi , li quali funo .
Primo Perfihppo Cartaro. Dario nolo de Don Pero fu-
Don Pero da San Jufto. detto.
Zuan Picenin . Miftro Pefum Fineo , e quelli
Abolaoro da Pifa. funo apicadi adi fudetto.
Guardalben da Perfana.
Adi

( 1) Lire 315 di monet» piccola Veneta .


DELLA SECONDA PARTE. $3
Adi 3 de Mazo fu apicà Zuan da Zilio : Zuano fìoio de
niiftro Zuano. da Novara-, che era Daniello e foldà : el Rigo
Scartezaoro : Antonio da Piafenza .
Adi 6 predico fu apicà Alberto familio de Nicolò da le
Corazze: Peroncello de Cordi?.: e adi 7 fu apicà Batifla dal
Saugo: Antonio Nodaro da Piafenza: e adi di&o fu mura la
porta del Campo Marzo.
Adi o del di£to mefe fu facìo una Crida , che chi podeffe Bidopub-
dar vivi o morti li infrafcritti , zoè Miffer Brunoro e il fra- blicatocó-
tello da la Scala per fpatio de dui meli, guadagnava ocìo mi- {[ger,e"l
lia ducati vivi, e morti quatto milia: e quelli altri zoè Già- ro fegua-
como, Urban, e Antonio fratelli quondam de Miffer Anto- ci.
nio da Quinto, Antonio Marinon de Breflana, Zen de Ca-
vodeferro, Domenego da Perfana, Pero da Caftello Icerin , ,
Silveftro da Arzignan, vivi guadagnava mille ducati, e mor
ti cinquecento per cadauno , & pattati li doi mefi calava la
mità ; e quello fu per uno confi lio , & fe obligò el Comun de
pagar quefla talia.
Adi lode Mazo fu mandà da Avi in fu una Zata Giacomo
de Bertarin d' Avefa , Vivaldo de Tobiolo, miflro Pero Bor-
gognun fartoro , e l'ubico funo apicadi , perche erano moli-
nari che pafsò Ladefe, & prefe alcuni Zentilomeni officiali «
e adi dicto fu prefo Zuan da Prun in le fegale a San Zea
in monte, & fu apicà.
Adi il predióìo fu faòìo un altra Crida , che chi potette ha-
ver li infralcritti , vivi guadagnava mille ducati , e morti cin
quecento: primo Zuanfrancelco , e Lonardo de Miffer Anto
nio di Maffei, e Francefco de Zuanantonio di Maffei , An
drea de i Spedii, Giacomo quondam de Galvan dal Feraro,
Zuan de Bertarin molinar, Lorenzo de Bartolamè, Antonio
del Zegna, Bartolomè Marefcalco , Filippo zendro del predi-
ciò, Otto del Borgo de Sorio , Zen de Cavodefero, Nicolò
da le Corazze, Fioravamo fiolo de Eneas , Pero da Caftel
Icerin , Gandoifo da llafi , Giacomo dalle Tede , Quilico dai
Lini, Giacomo di Grigoli, Zen dal Mazo Spieiato , Dome-
nego da Perfana, Zuan de Rola, Antonio Marino, Silveftro
da Arzignan, Zuan di Pavari.
Adi il fu prefo Baptifta Teffaro in Prun in Valpolifella ,&
lo aflaffinò uno parente de fua molie, e fubito fu apicado.
Adi 14 de Mazo fu facìo un altra Crida fimile a la predi
ci], ma non fu facìo menzion fe non de Miffer Brunoro e il
fratel-
54 VOLUME PRIMO
fratello, e Giacomo- Urban eli fratelli, Antonio- Marinone
Zea de Cavodfifèro-» Pera de Bcneto» Dbmenega da Perfana..
El fe poderia fcriver de molti prefoni y che nino meffi in ci
Caftel vechio, che- feceno il faltozofo del ponte per far pica,
tofto* ma per adeflo li laflàrò ^
Adi fudetco fu facto un altra Grida che fel fufle alcuno
che deffe a li prenominati auxilio- nè favor futìe in quella me*
defima pena.
Adi 18. de Zugno de l'anno- predicìo- fu trafti de tregua
molti a. li quali non facio. nome per non. eflfer lungo , ma
funo a la fumma de 84 y e adi zi funo condanadi in Ren-
C*J Cioè go (*) ma non tuti.
llel{uon° \ Adi 28 de Zug.no fu prefo» Girardò de Polo da Pefena-- ve-
g*ora ^'f'ftido a modo, de un homo da. villa , e fu prelò a la porta de
pana del- San Zorzo- da uno che era diclo Teda Grofla , e fubtto- fa
la torre apicà, perche eradi dicti. rebelli , adi ir de Luio fu apicà el
della cit- j}ertua ja Mantoa compagno de Chechin.
L'anno 141 j adi 3 de Mazo fu cridà Còradin dai Boi, &
alcuni a Ieri per rebelli del Comun- de Verona, perche erano-
a Verona, e in irò- in el campo* de li Ungari , e adi 4 funo
candemnati 4. milia libre falvo le do&i de le fue done e li
creditori .
Mòrte del E adi 25 d& Decembro-. M'uTer Michel Sten Dufc de Vene-
Doge Ste- fia morite .
no* Adi 2(5 de- Zenar del' dicìo anno- vene in fu el Veronefe el
campo de li Ungari, e eovfe in fina a San Michel incampa*-
gna, & ghe vene diio Miflier Pandolfov da poi le partina, a
andono vcrfo Padoav el Signor Pandolfo andò a Vicenza.
L'anno 1414 adi 4 de Avofto- fu mena Giacomo Urban da
Quinto, che era ribello, e- fu piglia a Ravagnana, e fi el pi
gliò Domenego da Lendenara , e Fabricio di Raixi da Padoa ,
e Tobiolo r e fi el menò a Verona e fu meffo in el Caftel
vecchio ..
Adi 14 de Avofto- fu ftrafcinà- el' prcdi£to fora, del Caftel
vecchio, Infina al Capitello in fu la piaza , e li fu acopà e
lquartàv e fu porta de fora a le forche da la Tomba.
Adi 8 de Septembro in el di de la Madona la Signoria fe»
ce lavorar a la foffa da Fagnan in, preflìa .
Giovanni" Adi 6 de Ocìober d; I diclo anno- Papa Gioanne vene in
wTvero' ^*crona cum mo'11 Cardinali, e defmontò in Vefcovsdo, &
„a " la dominici vene Ir si Domo- a udir cantar el Vanzelio: &
diaa
BELLA SECONDA PARTE. 55.
difta la Meda dece la Tua benedicion al popuJo & Indulger) tta
de 7 anni, e fette Quarantene per 8 dì , e adi luni le ■partì
da Ver«na, e andò a «afa del Marehefe in Campagnola (*), (»j c^-.
dapoi fe partì , c cavalcò verfo Akmagna per andar a Coftan- .del Mar
za al Concilio, * adi zS ghe azonfe, e fu privà del Papato, <WeM«-
c incarcerà, affina.
L'anno \%i6 adi 14 de Avorio in la hora de Terza uno
.matto corfe alla bottega de miftro Beltrame da le Spade, &
tolfe una Spada nuda , e corfe verfo la piaza «ridando Sca
la Scala, e ii fu prefo, e fu adiuandà perche facefié quello,
« lui refpòfe che era de quelli de la Scala , « chel fe voleva
far Signor, in el di£ìo di fu apicà.
L'anno 1417 adi 18 de Zenar el fe tomenzò el muro aren- Fatbricafi
10 la Statua, e finirle al Vò de San Lorenzo donde ariva le il muro
Zate del Legname. iungo il
Adi ir de Novembre fu eletto in Coftanza Papa Martin f°"ea ^
quinto, e fu Romano de Cafa CoIona. cremo.
L'anno 1418 La fetta de San&a Maria fu il Venerdì San
zio., e quefto ferivo , perche el no è homo che fe arecorda
«he la nifle mai piìi-
Adi 5 de Mario del dicìo anno «1 piovete fangue in Ve- piove fan-
aefia e in Munane in più lochi, e molti cittadini de Verona gue in Ve-
che andò a la feda de la Afienfion a Venefia , videro quello ne***«
fatto in più lochi.
Adi 17 de Mazo predico Miller Zuan "Nicola di Sa lem i
andò per Capitani© a Fiorenza , e in quelli dì fu rotta la
zente del Conte d' Armignaco.
L'anno 1420 adi 18 de Settembro pafsò il Signor Lodovico
da Fermo , e il Conte Manfrè da Barbian , e Miller Antonio
di Bentevolij , e altri Zentilomeni per el paflb de la Stcllà
Ferrarefe , e vene al Caftagnaro , e pò a Cerea, e a Villa-
franca, Dapoi che fu fatto un comandamento che fe dovefle-
no partir dal Territorio Veronefe , e fubito fe levarono , e
paffono Menzo per andar a dar foccorfo ai Signor Pandolfo a
Eretta , e il dì feguente funo rotti, che mai homo de lor fece
un colpo, & funo menati a Milan.
L'anno 1411 La Signoria de Venefia fece triegua cum el
Duca de Milan per anni 10.
Adi 14 de Mazo del ditto anno el Duca de Miian have
Bietta, & era fiio Capitario el Conte Carmignola.
L' anno 1412 adi 4 ài Aprile cl Signor Pandolfo ve
ne a
5<5 VOLUME PRIMO
ne a Verona cum alcuni ,- e defmontò a la hoftaria de la
Tore.
Francefco L'anno 1423 adi de Aprile fu fafto Mifier Francefco
Foì'cari Fofcari Dufe de Venefia.
E>og«. L'anno 1424 adi 21 de Febrar vene lo Imperador de Co-
ftantinopoli a Verona cum moki Signori circa 80 cavali , da-
poi andò a Milan.
Adi 3 de Zugno del dicìo ann© fu rotto e prefo el Signor
Brazo da Montone da la zente del Papa , e del Re Alvife ,
e del Duca de Milan , in fui terren de 1' Aquila i n la Mar
ca, e fu porta a Roma, el qua! Brazo era inimico de la San
ta Chiefia, e fu dióìo che de li foi compagni funo venduti a
la beccarla .
Scrive il Corto , che il Conte Francefco Carmagnuola , mal fod~
disfatto del Duca di Milano , al cui foldo effo militava , fi volgef-
fe al fervevo della Signoria di Venezia , e così nella quarta Parte
delle fue Storie la cofa racconta .
„ Nel mede/imo tempo Francefco Carmagnola uomo di grana"
„ animo, e nella difciplina militare valorofo, e col quale Filippo
„ molte egregie co/e aveva fatte , fi partì da effo . Nacque lo
„ fdegno non picciolo ; e perche nelP armata , della quale di fopra
„ è detto , il Duca gli avea poflo Guido Torello, e poco dopo l'
„ avea rivocato dall' amminiflra^ione di Genova , e in fuo luogo
„ meffo Giacopo Ifolano Cardinal di Bologna , fimilmente perche
„ vedea i fnoi ottrettatori poter molto appreffo di Filippo , e ogni
„ giorno ejfergli più jofpetto . Mojfo adunque il Conte Carmagnola
,, da tali [degni fi partì da Milano e andò alle fue Terre t le qua-
„ li avea di là dal Pò; e pochi giorni confumati, condotto ono-
„ tificamente da' Viniliani per la Savoja pafsb /' Alpi , e per la
„ Magna venne nelle Terre de' Vinixiani , e fu fatto Capitano de-
„ gli eferciti per terra.
Prima L'anno 142Ò adi 27 de Zenar fu fa£to una Crida in fu el
m "Ducaceli ^P'te^° ^e Verona come Venetiani e Fiorentini havevano
Milano è fa&° l>ga infieme contra el Conte Filippo Maria Duca de
la Signo- Milan .
ria Hi Ve- Adi 4 Febrar fu mandà lìttere a li Vicari) del Veronefe,
BÉ1,J' che feffeno comandamento a li Contadini, che le redulefleno
a le foiteze.
Non dichiarando/! in quefta hrieve Crenichetta onde quefia pri
ma guerra fra la Signoria , e'I Vi)'conte origine aveffe • la cagion ,
che ne affegna il Bugato riferiremo .
Narra
DELLA SECONDA PARTE. 57
Narra dunque il citato Scrittore alla pag. 530 del quinto libri
(iella Jua Storta , che la Signoria vi fu indotta da 'Fiorentini , acqua
li molto Jpiaceva P innalzamento del Visconte , e però così net men
tovato itùro ai/corre .
„ Gli Amb [datori de1 Fiorentini ijlanti[[imamente , con ogni fog-
„ già di ragione e di partito, erano alle Jlrette co'l Se iato Vini-
„ zjano in Venezia , accwccbe rompejjero la guerra con Filippo , mo-
Jirandogli a dito la grandezza fua, e ^intento forfè maggiore col
^ nuovo acqui/lo dt Genova , co l piede eh' avea in Tofcana e co '/
„ peffèffò dell ; Romagna . Il contrario procurava l' orator del Du-
T ca Oldrado Lampugnani con ogni diligenza ; onde il dtbattimen-
„ *o era difficile, e la conchiuftone andava in lungo. Tuttavia i
3, Legati Fiorentini, Giovanni d'Arezzo e Lorenzo Ridolfi , ejjen-
t, do comandati di non partir da Venezia irrefoluti; di nuovo re-
plicando le iflanze , comparvero nel Senato con dire.' Chiaro &
pur ornai , che tutti que/ìi Vifconti fono Tiranni, incominciando
4J da Matteo, da Luchino , dall' Arcivefcovo Giovanni , da Ber-
„ nabò , da Giangaleaz^p , e da Filippo y il quale efpsndo Gran
„ Duca, fi è fatto anco maggior Signore: ( e fe altro non faccia-
mo ) noi lo faremo Re, e a voi toccherà farlo Imperatore e Mo-
„ narca , poiché co V Re Luigi , e con la Reina di Napoli , e con
^ Martino Pontefice è in lega, potentiffimi tutti. Quefìe parole non
poco commoffero i Vinizjani. Però nel feguente giorno rinovata
f udienza ; i Vinizjani introduffero il Carmagnola ( chiamato a
„ Venezia con onore , e dichiarato per loro Generale) a dir fopra
„ di ciò la fua Jentenza nel Senato ; il quale, poi ch'ebbe ram-
„ mattato tutti i beneficj e acqui/li fatti a Filippo , e poi che qui-
„ vi l'ebbe più volte chiamato ingrato, e indegno di ejfer Princi
pi Pe * perfuafe la guerra contra lui, e la lega co' Fiorentini con
n lunghe ragioni; in maniera che fecondo il voto fuo , tutto fu de-
„ terminato; con queflo che i Fiorentini mantenejjiro quattro mila
y, cavalli pagati , e che nella lega accettaffe Gianfrancefco Gonza-
r> 8a Signor di Mantova , Niccolò Efienfe di Ferrara , il Re AU
y, ìonfo d'Aragona, Tommafo FregojOy Amadio Duca di Savoja9
„ Giangiacopo Marchefe di Monferrato con gli Svizzeri ' e così fi
., pubblicò contra il Duca di Milano l'anno feguente la guerra .
Adi 18 de Marzo in luni la zente de la Signoria intrò ia
Brefla, e fu ferì Tadè Marchefe per ifeontro de Lanza .
Adi 17 de Aprile vene «1 Conte Carmagnola a Verona
per andar a i bagni, e adi 18 de Mazo andò al campo.
Aui 25 de Mazo del anno predillo vene novelle a Vero-
don. di Vtr.F.ILVoLI. H na,
58 VOLUME PRIMO
na , che l'armà de la Signoria era in Pò rotra, & peri più
de la mità sì de li Galeoni e Nave, come de ii homeni.
I-pga tra Adi primo de Septembro fu faóìo una Crida in fu el Ca
la Signo- pite]lo de Verona, come el Duca de Savoia haveva fafto Li
na di Ve- 1 . . '
nezia il 8a cum *a Signoria e 1 Fiorentini .
Duca di Adi 1-8 del dicìo vene novelle che li Catellani e Turchi
Savoja e i havevano desfacìo Cipri , e prefo il Re , e meoà via , e mor-
Fioremi- to „„ fuo foj^
L'anno 1427 La Signoria have Bergamo.
Fabbrica 1 1 ^e Mario fu comenzà el muro fopra Ladefe da la
fi il muro Beverara da li molini da San Zen Oradoro.
lungo il L'anno 142$? El fu morto Andrea de Pellegrin in la con*
fiume alla trà di Ferabò e uno fuo familk , e fu per fuo diffecìo.
Beverara. L'anno 1430 El fiume Ladeie crefcete tanto che l'arrivò
in fu la via de la Beverara.
L'anno 143 1 adi 20 de" Septembro morì Papa Martin .
Da poi fu facìo Papa Eugenio.
Adi io del predi&o vene in Verona el Cardinale da la Cro-
II Carma C ^ 1Z Part*'
gnuola è L'anno 1432 adi el Conte Carmigriola fu deftignù in
ritenuto Venefia .
in Vene- Adi il de Aprilo fu menà la fua Dona per Verona velli»
m- ta de verde chiaro, e meffa in nave, e manda a Venefia.
Adi 5 de Mazo in luni el difto Conte fu decapita in fu la
piaza de San Marco in fra le coione, con li sbachij in boca .
Il Bugato alla pag. 552 del quinto libro della fua Storia la ca
mion della morte del Conte Francefco Carmagnuola a quefta fogm
già racconta .
,, Per quella efiate il Carmagnuola altro non fece ; ma nelF Ot.
„ tobre intendendo , come Cremona vuota etra di prtfidio , e che lo
» SforX* era *t0 centra il Marcbefe dì Monferrato per vendicar Fi-
„ lippa de paffuti oltraggi {il quale alFimprowifo colto perdi quafi
„ tutto lo Stato ) *• come F altra milizia del Vifconte fparfa era
pel Cremonefe ne difegnati alloggiamenti e compartita mandò
„ di notte alcune compagnie di faldati con le fcale a Cremona per
„ tentar le mura; i quali tentato ch'ebbero il partito, tutti v'en-
t, traronò fen^alcun contraflo , e quivi fi tennero , cioè nel forte di
„ San Luca per tre giorni , afpettando foccorfo dal lor Generale
„ che non v andò giammai. Ma i Cremonefi infiandogli con F ar-
„ me, fuori gli ricacciarono con lor danno • riconducendofi al canu
„ [>o con mal animo verfo il Carmagnuola : il che fu cagione che i
Vini.
DELLA SECONDA PARTE. %9
,, Vini^iani lo pigliajfero in fo[petto , e tanto- più per aver ricon-
yy dotto tutto f efercito ad invernare nel Brefciano ; talché lo chia-
,, marono a Venezia , reflando in fuo luogo Gianfrancefco Gon^a-
yy ga di Mantova.' dove condotto e in giudizio tratto, lo condan-
jy narono per reo, effendo flato incolpato ohe dopo la rotta di Ma-
yy calò potèa far caife grandi , che non fece : e poi di non aver
yy foccorfo F armata del Pò disfatta: e ultimamente avendo i fuoì
y, prefa Cremona , e non gli aver mandato fujjidio alcuno . A que-
fle accufe rifpofe , che la prima volta , non conobbe la potenza
yy di Filippo sì debole , che temere non aveffe di perdere a poco a
yy poco F efercito intorno a tante fue fortexje fedeli, come in efem-
,, pio era Sonano ; e che non foccorfe F armata ingannato da* due
yy Cavalieri dello Sforma , oltra che di ragione abbandonare non
yy dovea le copie terreftri maggiori , Jlando i Vifeonti alFinJegne
vicini in ordinanza; e ultimamente parendo impojfibile che quii
yy di Filippo non foffero in certo aguato, avendo la/ciato entrare
yy sì facilmente le loro fquadre ( che pur d' entrarvi fen^a dar pri-
„ ma awifo non avevano eglino commi/pone ) non gli foccorfe .
Ma queflo sì gran Capitano , che nulla , o poco perdè mai prt-
yy fente lui , a quel Senato mal foddisfacendo , o fojfe pure perche
una volta fu fentito dire , che fi doleva ancora degli sfortunati
cafì dt Filippo , o per altro / perdè in ultimo la vita , effendogli
„ troncato il capo fra le due colonne pubblicamente .
L'anno 1433 L° Imperator Sigifmondo intrò in Roma in
fieme cum el Re de Ragona , e il Re de Portogallo , e il Re
de Ingiltcra.
Adi 10 de Marzo fu cridà la pafe in fra la Signoria, e il
Duca de Milan.
Il Bugato alla pag. 554 del quinto libro fcrive , che quefli fu
rono i Capitoli della pace fra la Signoria , e V Duca • cioè .
„ Che Filippo lafciaffe libera la Gera di' Adda aVinixiani, che
y, reflituiffe lo Stato al Marchefe di Monferrato , e a Orlando
„ Pallavicino , con quello che teneva in Tofcana de* Fiorentini ,
n nelF Aretino, nel Volterrano, e nel Pifano ; e rendejfe a Lue-
„ chefi e a Senefi il loro , e che da amendue le parti fi liberaf-
fero tutti i prigioni.
Adi 7 de Septembre dell'anno prediéìo lo Imperador vene
a Ferrara, e pafsò per Hoftilia, e vene a Mantova, e lì fe
ce paiechi Cavaleri Veronefi , dapoi andò a Pelchera, e lì fe
ce Alvife dal Vermo Conte , e Miffer Alvife di Spolverini
Cavaler , poi incrò in Gazerà , e andò a Riva .
H z V anno
6o VOLUME PRIMO
L'anno 14^ Mifler Marfilio da Cara ra fu prefo a II For
ni in fu el Vil'entin, cum alcuni compagni, adi 25 de Mar
io fu talià la teda al predi6lo e ad alcuni di Ibi.
Adi 14 de Mazo fu talià la teda a Marco da la Tavola.
L'anno 1436 Del mele de. Mazo fu comenzà a bucar zolo
li pontelelli per Verona, e fu comenza a intalefar la via de
li Orevefi.
L'anno 1437 adi 17 de Zenar fu urto gran fuoco in Me-
nerbe, che brusò de le quatro parte le tre.
VT . L'anno 1438 de Mazo Gatamelada. fu facto Capitanio Ge-
guerra fra neral da la Signoria .
u Si.? no- Adi primo de Zugno funo chiamadi li Bandezati ,che podeT-
tia e'IVi- fCno vegnir a cala.
fconte. ^ dc Luio Nicolò Picenin Capitanio del Duca de Mi-
(*) O Ho k*n P3'50 cum grande efercito ultra Oio (*), e corle per le
iune. tere del Mantoan , & fe rafonava chel Marchefe da Mantova
era zà accorda cum lui.
Adi 6 del dicìo rebellò Monzamban, Puzzolengo, Rivolte
la, Ponti , Sermion, dipoi cavalcò de zà da Menzo , e corfe
a le Cavalcafelle , Caftelnovo,e in altri lochi, e piliò de molT
ti prefoni, e menoli in Pefchera , e cusì de di in di fe per-
dè le fortezze del Veronefe.
Adi 24 de Luio fe perdè Lazifo, e fu prefi de molti citta-
clini de Verona, zoè Pafo da la Pozza, Giacomo da Breiuon,
Bortokmè, Benetto di Panici, con tutte le lue familie, e al
tri affai, li quali erano redatti li per la mortalità, e (ariano
ben vignudi in Verona inanzi che i corefle, ma i ReóWi non
voleva che fe fuzile , perche non penlàvano chel Signor da
Mantoa fufle traditor contra la Signoria .
Cartella E adi 25 la Signoria fece brufar el Cartel de Zevio .
Ai Zevio ' Adi 25 de Septembre morì el Zaia Condu&ero de la Signo»
«ocendia- fa fa peftlentia in la villa de Peri in la valle de Lagri .
Adi 2^ de Septembro pafsò Gatamelà da BreiTa a traverfo
la montagna de Arco, e lì ghe lafsò più de la mità de la fua
zente e cavali e pazl morti da li villani per torli le arme .
Adi 28 de O£tobrio del dicìo anno la arma de la Signoria
che era in el Lago fu rota in parte.
Adi fudeto cavalcò el Pelolo in fu la montagna de Arco , e
li fece un gran danno .
Adi fudetto fu rotto Zuan da Tolentin a Legnago dal Con
te Alvife dal Vermo , e perdè più de dofento cavali e homeni
d'ar.
DELLA SECONDA PARTE. 61
d'arme, li quali erano corti a Gufalavon, e altre ville e me
navano affai prefoni.
Adi 26 de Ottobre fu condutto a Verona Mifler Guido Morte di
Memo dà Venefia morto, el qual era Vefcovo de Verona, & Meiignor
fu fepelì in Domo ne la fua Capella. Memo no»
La Signoria fece lavorar li Marangoni tutte le fcfte de Na- f™v^e~
tale a far una Galea in Ifolo de tòpra , e azonfe in quelli dì
doe meze Galee al ponte da le nave con Schiavoni .
L'anno 143? adi 3 de Zenar vene una Galea grande al
ponce novo.
Adi 5 fu mena fu per Ladefe a Ponton, e poi fu desfatte e
mecude in fu li cari , e fu condutte fu per le montagne a in-
zegni, e fu mecude in el Lago.
Adi 13 del ditto vene una cativa novella a Verona: la Si
gnoria mandava vittuaria a Breflà cum cavalli fu per le mon
tagne, e fu rotta la fcorta, per Talian Forlan, e fu perfo
200 cavali e fanti 6 cenco, e cavale 5 cenco .
Adi 24 de Zenar Miffer Paride da Lodron cum foi Geltl
parcefani rompe Talian fudetto , & fu morti affai , & fu pre-
lb el Capitanio del Vefcovo de Trento.
Adi 28 ditto morì el Pelofo da Rovere de Trento, e adi 31
fu condufto a Verona, e fu fepolto in San Zen grando, e li
fu tutti li Ordeni di Fratti , e li Rettori , e fu li fatto gran
de honor.
Non farà difcaro vedere qui defcritto un fatto , che ci porta il
Corte nel tom. IH pag. 27 della nuova edizione di Venezia , p:r
cui veniamo in cognizione £ una illujlre ed ora eflinta famiglia :
Era in quefli giorni Francefco Gonzaga Capitano Generale de*
Vini^iani, i quali guerreggiavano con Filippo Maria Vifronte D«-
„ ca di Milano ; ma pentito/i fe n andò a Mantova , e poco dipoi
„ fcoperto/t loro nemico r' accofiò al Duca; onde i Vinixiani, ac-
„ ciocche le loro genti non ijlejfero fen%a capo , fecero fubito lor
„ Generale il Melata, che in campo fi ritrovava , e nel mede/imo Capitani
„ tempo gli mandarono l' infegne con grandiffima quantità di mu- Generale
,, nizjoni, e danari e di vettovaglia ordinandogli , che factjfe ogni de' Vini-
I, fuo sformo di /occorrer di vettovaglia , e liberar di ajfedio i Bre- ll>n' ;
„ fciani , che in quel tempo erano affediati dal Vifronte . E nel fj'^H * '
„ mede/imo tempo per vendicar/t dell'oltraggio che aveva loro dalle geli
li to il Gonzaga, mifero fui Pò una potentijjima armata, la ttua ti del Vi-
n le fu di fejfanta Galeoni, cinque Galee, e molti altri navigli ftoow «
>, minori , e le fecero jopraftante Pietro Loredano, ordinando */i ci?
„ entra-
6z VOLUME PRIMO
àìfVerme " entrat0 con 'IP* '* ^**> c ferendo per quello , faccheggiaffe y e
Capitano »» Ttùnaffe quanto più poteffe il Mantovano . Non^rimafe per que-
delVifcó- j> fio il Gonzaga di danneggiar i Vinifiani : an-^i effendofi con-
j* • » giunto eoa lui d* ordine del Duca con alcuni cavalli e fanti
Gdia °° '* Lùdw*69 d<*l Verme potente ma furiofo y e fuoru/cito cittadin no-
Lodovico" » fir*i P*ft0, fut Veronefe e prefe Palleggio, e'I ponte eh" era fo-
dal Verme « pra il Man?» e tutti que luoghi y che fono fra l'Adige ci Menxp .
prendono „ Per queflo Giovanni Mala-volta Capitano de Vmiriani y effendofi
e tnof^a? ** "WT0 &i Brefcia per venire a> Verona con trecento cavalli , fu
iri luoghi » P0*0 difcojlo da Valleggia, (mentre con poca cujìodia ed awer-
del Vero- „ ten^a ne viene ) afflitto dal Verme y e quafì di tutte le genti fen-
■'/•* , ìy.%a cavare fpada fpogliato. Il Verme feguhando la vittoria prefe
M'alavo"* •> $uafi fenX.a contraflo tutti i luoghi del Veronefe lunga la riva
ta Capita- »> del Lago di Garda: e il Gonzaga ebbe anch' egli Pefchiera e
no de' Vi- „ Lonato cì>'è fopra i monti; i quai luoghi egli diceva aver altre
niiiani ^ volte lungo tempo poffeduù : Non ceffava intanto il Vifconte di
Verme * ** ftr'ngere e travagliare Brejcia y e a tale l' avea ridotta r che in-
Quanto *> fi*1 ^ donne erano fiate sforiate prender Farme , e metterfi al-
giovaflero „ la difefa della lor citta y facendo oltra il provedere de* cibi a
le donne ^ faldati le fentinelle fopra te mura , quando i foldati 0 dalle lun-
a'vinlzìa ** w^*e> 0 **al combattere fianchi avea no bifagno di prender
ni nell'af- » ripofo ; nel che fi diportarono ti egregiamente, e majfime quel»
fedio del- „ la nobilijjìma Braida Avogadra y che fn tanto a" animo prefian-
la città. n tey quanto di famiglia nobile y che la memoria loro non fi fpe-
Avoga- * '» mai'• & diportò valorofamente ancora il Capitano Girala-
dra . » **o Pilofo da Raverè Cittadin noflro per lo configlio e valor dei
Girolamo quale furono più volte conferiate le genti dèVinixiani . Co/lui
Pilofo cu- ^ mentre un giorno ufeito con gli altri della città con gran bra-
ronefe cU* *» vur* combatte fra' primi , fu ferito da un verrettone nella tefia y
<juato uti- )« onde fu fubito (Cordine de ProvediUiri condotto a Verona , ove pa
le fo(fe a* teffe effer più comodamente medicato, e da Venezia fubito y inte-
iMU'tfi' '* f° $ fi* 'l Cafa' fur0t"> man^atf d*l Principe e dalla Si-
«ìfodfftrè- " Snorta ' P'ù eccellenti Medici che vi foffèro; ma tutto fu va-
feia. n no'- perciocché egli ti giorno feguente morì, e d'ordine de* Ret-
11 Pilofo- „ tori fu con onoratiffime e[equie- feppellite y accompagnandolo efjfi t
ferito e ^ e tutti i foldati di qualche conto, e un gran numero de' nofìri ,
Verona* >r tutt* s bruno , alla fepoltura . Della morte di queflo va-
Gratare- j> lorofo Cavaliere fi delfera molta i Vinizjani ; e per non aver po-
rounera- „ tufo remunerar lui, com'era il loro deftderio y remunerarono un
VinUiat' " frat*^°* ' ua fm *w/wff 1 cbe rimafero a' loro fervixj , ac-
fattà1^"1 » carezzandoli molto t e confortandogli a fperar bene y perche ejfi
Pilofo. » »on
DELLA SECONDA PARTE. 63
fM* fi fartèiono mai fecrdati del merito Ài Girolamo Pilo/o .
„ Finì gli anni addietro la famiglia di qtufti Piiofi in un altro
,, Girolamo da me conosciuta.
Adi 30 de Fcbrar azonfe a Verona barche da Venefia, e
fu coodufte in el Lago.
E in quel anno non iè -corfc al Palio per non aprir la (»j cj notj
porta . (*) che i ca-
Adi fudetto el Marchete, e Nieolò Picenin, e il Gonre Al- va,li *n-
vife andò de foto da Legnago a la villa Bartolamea , c a travja,1°
quelle ville lì intorno, e pigliò de molti beftiami, e prefoni, fedeli»'"
« Cubito Miller Pero Quirini Proveditor de Legnago ghc fe- città .
ce taliar Ladefe adoflb, e cum gran fatica fe ne andono, c
fe anegò una gran quanirà de pegore, che rìdeva mene via.
Adi fo de Aprile morì Miller Paride da Lodron.
Adi 15 del ditto niefe Nicolò Picenin pafsò Ladefe appref-
fo a Angiare , benché el ditto Nicolò aveva fatto far una
fofla da Cerea , che andava a riferir a Panego arento Rover-
chtara de foto , & fece vignir li Galeoni da Hoftilia fu per
Tartaro , « vene in Menago a Cerea , e fu per la folla i vtat
in Ladefe, < lì pafsò Ladefe, « il dì feguente mete campo a
Porco, -e adi 23 lo havè a pofta dal Marchefe de Mantoa.
Adi 28 del ditto mele l'arma de la Signoria rompè l'armi
<Lel Marchefe da Mantoa e del Duca de Milan in el Lago, e
adi fudetto fu brusà la badia de Malfefeno per li Schiavoni.
Adi primo .de Mazo del ditto anno fe perde Legnago e Ca-
ftelbaldo, laBevilaqua, e Montoufo in Vifentina.
Adi fudoto Nicolò Picenin cavalcò cum el fuo exercito a
Lonigo, e fì lo havè, e pigliò da molti prelbni, e beftiami ,
« rebellò le fortezze verfo Verona.
Adi ip de Mazo vene a Soave, e adi 21 bave la tera, e
a' 16 have la ròcca.
Adi 24 de Mazo corfe el populo de Verona a remor, che
fe diceva -che l'era intra li inimifi in la tera , e non fu vera.
Adi 28 andò a meter campo a Uafi, e adi 30 lo have, e
li gera dentro Tobiolo dal Borgo.
Adi primo de Zugno corfe parte del campo de Nicolò Pi
cenin a la porta del Vefcovo , e lì fece fatti d'arme e fu
prefo Polo da Roma capo de fquadra del Conte Alvife dal
Vermo dentro da li reftelli, & altri homeni d'arme , e de que-
li de la Signoria fu prefo uno fradello del Pelofo , e uno luo
nevodo, e morti da una parte e l'altra 15 perfone.
Adi
6*4 VOLUME PRIMO
Adi fudetto li inimici pafsò da San Leonardo , e andò in
Valpolifella , e 11 pigliono prefoni e beftiame ,• corfeno etiam
el predièta di a la porta di Calzari , e lì piono prefoni e be-
fìiamo affai, & etiam fu tolto via li dacij in el dieta dì.
Adi 3 fe perde Montorio, e adi 6 Miffer Gulielmo da la
Kefen Ca- Lizana e Miller Marcabrun da Befen rebellono contra la
flell°- Signoria.
Adi 12 fe perde la Corvara.
Adi 13 de Zugno cominciò li nimici a trar le bombarde
dentro da Verona.
Adi fudetto vene novelle a Verona chel Conte Francefco
era zonto in fu el Fadoan , e fu faèta campano e lumere la
noèta.
E la dièta noeta el campo de li inimici per paura de la ve
nata del dieta Conte cominciò in le tre hore a trar bombar
de in la porta del Vefcovo, e per la tera, e non fece altro
tuta la noeta e tutto el dì.
Porta di Adi fudetto fu aperta la porta de San Zen in monte, per-
S- Zeno in che quella del Vefcovo era a tera per paura de li inimici,
monte n5 kfc 18 fe levò el campo e andò a Colognola , e a Ilafi .
era ufiu. fU(jetto je fecc càmpanò in Verona , perche fe difeva
chel Conte era arivà in Erte.
Adi zó vene el campo de la Signoria a Lonigo, e fi fna
ve in 4 dì .
Adi 28 de Zugno fu faèta una Crida in fu el Capitello de
Verona per parte dei Conte Francefco Capitanio de la Liga, e
de Gatamellà Capitanici de la Signoria bando la forca chel non
fune niuno che andane de fora de la tera fenza una banda
bianca fenza alcun legno.
Adi 13 de Luio de Tanno predièta fu rotta l' armà del Du
ca de Milan in el Lago, e morte molte perfone.
Adi 20 fudetto el Conte Francefco paisò la montagna de
San Zuan de la rogna, e vene l'opra Tregnago e San Leonar
do , e vene al pian a San Martin e a Montorio in fina a la
porta del Vefcovo , e non volle che nefluno intralfe in Verona .
E Nicolò Picenin che era a Soave e a Villanova fubito
pafsò Ladefe per paura del Conte.
El Podefta e il Capitanio de Verona e molti cittadini an-
dono a vifitar el dièta Conte, e li dicli cittadini fi ghe donò
8 peze de panno de più colori de la fua di vi fa, e con fec ione ,
e cera e lpelta, e adi fudetto fe recuperò Montorio.
DELLA SECONDA PARTE. 0*5
Adi 27 de Luio fu faéìo un ponte a Santa Catarina a po
lla dal Conte predi&o per pafiar, e pafsò, e andò a 'la Tom
ba, e lì mefle il Stendardo.
Adi zp fe partì el campo de la Signoria per andar a Soave,
c adi 31 have la centa de Soave.
Adi fudetto Pero del Tefta e li Pellofi haveno la Corvara,
e la mefleno a facomano.
Adi diéto li Villani la dete al traditor del Batilana -
Adi predifilo zonfe in Verona in fu li cari doe Galee per
mandar a Peneda.
Adi 20 de Avoflo del dicìo anno el campo tle la Signorìa
pafsò Ladefe fopra un ponte che vegniva a referir in lo Aqua-
ro , la zente d'arme e quelli da pè Tu uno gran numero: pafsò
prima fette Stendardi , poi el retroguardo fu la bandera de
quelli da Tolentin , e due quelle de Gatamellà , e de molti
altri Condufteri , fenza li fette che fu , li doi primi del Con
te, el terzo quello de Zenoefi , el quarto quello -de Fiorenti
ni , el quinto quello de San Marco , el fedo quello del Papa,
el feptimo de la Chiefia , e andono in Zofana parte , e parte
in Gardeiana.
Adi 21 del predifto mefe andono a meter canapo a Lazifo,
Bardolin , e Garda . Adi 22 rebellò la Bevilacqua .
Adi 24 vene el campo a Guflblengo, e adi 28 vene a la
Tomba, e a Santa Catalina, e de li fe partì, e andò a Ze-
vio , e lì fece cavar una fona a cerca la tera .
Adi 12 de Settembro Nicolò Picenin fece un falvo condu
co, che ogni homo potette andar a vendemar.
Adi fudetto el Signor Alviie da San Severin , e il Conte
Al ville dal Vermo Capitani del Duca de Miian andono a le
montagne, perche Sguizarì erano venuti a Belenzona.
Adi 16 de Septembro l'arma de la Signoria fu rota in tut
to, & fu prefo Tadè Marchele: Adi fudetto fu roti li Guelfi
in fu la rivera, & quella fu mena a facoman.
Adi 2 de Novembre el Conte Francefco fe levò da Zevio
e vene alla Tomba , e andò a Guflblengo , e de lì fe parti , e
andò verfo Peneda, e li ftete più dì per far foi ordenamenti .
Adi 8 de Novembre fe difle in Verona che el Concilio ha-
veva mandà dui Vefeovi a Papa Eugenio a dir che vegniffe o
mandaffe al diéìo Concilio, perche avevano fafto el Duca de
Savoja Papa, & fu Papa Felice Quinto lòtto pena de efeomu-
nication, c il Papa li ricevete brutamente, e felli pillar, e
Cion. di Ver.P.II. Vol.L I meter
66 ,VOLUME. PRIMO
meter in dui fachi,& feceli depenzer doe Mitrie, dapoi. li fe
ce butar zp del ponte de Adrian, e cusi mocirono.
Adi io de Novembre del difto ajino Nicolò Picenin fu
rotq apreflb Arco , e fu prelo Miffer Carlo fìolo del Marche-
fe da Mantoa, e Cefaro da Martinengo e altri affai.
Adi fu mena Miffer Carlo fudetto de nocle, e fu meffo
in Caftelvechio.
Adi fudetto cavalcò Cerpelon e Troilo, e paffono Menzo
cum 4 cento cavali per andar a Brefia .
Adi 15 e \6 fe carezò de le nave per andar verfo Peneda.
Adi 20 fe tolfe monitione fora del Caftelvechio, zoè bom
barde e Ianze per portar a Peneda .
Adi 22 Gatamellà cavalcò verfo Peneda .
Adi fudetto ,. vene novelle a -rona che Nicolò Picenin ,
e, il Marchefe erano rotti , e fu fa£to campanò , e fi non ghe
era tropo graffa .
Quelli del Marchefe da Mantoa, che tegniva Legnago fa
cevano gran dano e corarie , e pigliar prefoni , e rompeteno
la ftrà da Vicenza, e cusì corevano per tuto.
L'anno 1440 adi 5 de Zenar el Conte per forza fu cazà in
drio, & perdè quatro muli , che erano andati a tor vicìuaria ,
e (lavano tal quatro dì, che non vedevano pan.
Adi fudetto de no£te fu porta Gatamellà in un borchielo
per Ladefe amalado de poplefia.
Il Picini- Adi 17 de Novcmbro in marti in le 1.3 comenzò dar a
no forpré- martello la campana groffa, perche Nicolò Picenin, e il Mar
cie Vero- cnefe da Mantoa, el Conte Alvilè dal Vermo, el Conte Fran-
' "' cefeo da la Mirandola vene a la Cittadella de Verona , e lì
fcalò li muri , e introno dentro , e fubito che funo intradi
rompeteno la porta , e poi corfeno a la porta de San&o An
tonio, dapoi" a quella del Rofiolo, e umilmente la rompete
no, & allora fe lenti el remor.E molti cittadini andono per
reparar, e non poteno foftegnir, che per forza el campo in-
trò dentro , e (libito corle a le piaze lènza alcuno impe-
(*) La dimenio , e piliono la piaza : E il Podelìà el Cnpitanio
Porta O- non phe era che fe erano reduti in li caftelli, e prefeno il
S- Zeno in PonLe novo, e il ponce de la preda, e la porta de' Vefcovo,
monte ; dapoi havete el pome de le nave , e il inercoli haveno la
Era forfè porta di Calzari, e la tore de SanOrio(*),e rompeteno la por-
cosi detta t £je gan c-jcoio per mandar zentc e tor la Chiufa , e fe-
(•iiciuella or »
ione di s. ceno ^ar un ponce al penello de San Zen per meter la torre
Orio. " del
DELLA SECONDA PARTE. 07
del pendio in fortezza , e in quel dì metterlo Verona a faco-
man , tk (tino lattati tutti li prefoneri,& la zobia el Conte
Francefco lafféte le montagne con la zente de la Signoria ,
vene a dar focorfo, e vene dentro per forza da la dicia por
ta de San Grigolo, over San Felice (*) , e vene facendo fa- (*) Cioè
fti d'arme, e quando funo al ponte novo per el gran cargo quella
el fe rompete, e lei non fuffe rotto fariano ftati la più Par_ cino*a Sa'"
te prefoni, ma li Duchefchi fe metteno in fuga, e laflbno le Gregorio
fortezze, e la Cittadella e li prefoni, che havevano piliadi , per cui (ì
e andoflene con la l'uà malhora , e il cjmpo de la Signoria vaa&Fe-
non ferave vignù dentro de Verona , fe non haveffe habuto lce*
'le fpalle del comun, e li cittadini promefleno al Conte Fran
cefco io rnilia ducati, lei voleva vignir a focorer Verona ,
cusì fu, e quando el dicìo Conte vene dentro con Gatamellà
cridava el populo viva San Marco , e il Marchete da Mantoa
che fe ne voleva far Signor, e non have la gratia. La Do-
minica poi fe cominciò a fonar campanò, e fe fece proceflioa
per la vi&oria.
Adi 25 Gatamellà fe fe portar a li bagni di Montogroto.
Marcantonio Sabellieo nel quarto libro della terrea Deca delie
Storie Vincane la forprefa di Verona a quejla foggia .racconta .
„ Aleardo Veronese , nel panegirico cti egli fcrive allo Sforma ,
„ dice , che'l Picinino F altro giorno dipoi che s'era levato dal
„ combattere , meffo in ordine le genti , venne per combattere i
,, campi Vinixiani . V audacia del quale tanto fu più terribile ,
„ quanto che fi credeva per la frefea battaglia de" nimici , le Uro
„ for%e ejfere fiantbe . E parve per queflo manifeflo allo Sforma ,
,, e agli altri avere a fare con tal nimico, che né vincitore , uè
„ vinto poteva quetarfi . Come fi fojfe il fatto , in queflo ogni det-
„ to conviene, che per quei giorni qualche vettovaglia fu porta-
„ ta dallo Sfotta aBrefciani ,ed erano ancora per averne molto piò
„ fe la rotta di Verona , che feguì in quei giorni , non aveffe levato
„ le genti Vini^iane da tale imprefa . Avevano penfato alquanto
„ addietro i Condottieri di Filippo prendere occultamente la Cittadei-
„ la , la qual Cittadella è verfo Ponente J perche avevano intefa
„ da un foldato Tedefco , il quale allora v'era dentro provigionato,
come fcrive il Biondo, che quella con poca diligenza era gùar~
», data. Pajfio £ Arimino fcrive, che e/fi lo intefero da Un Certo
„ Mantovano, il quale la efiate paffata fu prefo, e alquanto era
/lato appreffo di Giacopo Bolognefe Capo detta guardia , mentre
u fi traeva denari per rifcoterlo . E tra queflo andando libera-
Il „ mente
6% VOLUME PRIMO
y> mente per le mura e munizioni , comodamente ogni aofa "vide -
,y Già per addietro come ho detto avea in animo di far queflo il
y, Picinino . Ma giudicava ejfere da differirlo , finche i Vini^iani
» s invernaffero j affine che fermaffero le loro parti in Verona pri-
„ ma che i faldati Vini^iani fi leva/fero- dagli alloggiamenti . Ma
yy quando videro le cofe ejfere ridotte a tanto , che già lo Sforma
», al loro difpetto fcorreva- Brefcia , acciò levajjero quello da tale
„ imprefa , follecitarono di ridurre ad effetto il confìglio. E così
„ da ogni lato chiamate le genti , (evati occultamente da Riva ,
„ prima arrivarono a Pefcbiera, che quelli , ch'erano chiamati a
,, quel luogo , fi trovaffero infieme . Ma impo/ìo a quelli che fé-
y, guir dcveffero , efft fubito andati a Vigafio y tolfero con loro tut-
„ ta la moltitudine de1faldati che. ivi erano ; e nelle Calsnde di
n Dicembre carminando fu le prime notti vennero tacitamente con le
„ fquadre ne' campi appreso Verona . Di poi la notte , pofle le fca-
n le alle mura con quelle pafsà colui che gli aveva condotti a
„ fare tal cofa , poi gli altri feguirono- fenica Jlrepito y finche gli
yy guardiani e la porta , che loro era vicina y opprejfa , e rotta
effa porta, i condottieri con tutte te genti v entrarono- . Il pian-
yy to de" feriti , e lo Jlrepito- delle arme die fofpetto di tanto male
yy a quelli che facevano la guardia attorno alla Rocca vecchia r
yy e a quelli ch'erano a difefa delle mura . Poi crefcendo molti
yt altri fegni per li quali fi poteva intendere ejjere i nimici , fubì-
n to fu cridato all' arme . La Città fmarrita per il romor della
3, notte , e per gli fpaventofi gridi tofto prefe le arme . Si difcorre-
yy va da ogni lato con molte paure , e prima alla Pianga che è
yy vicina al Palalo : e già le voci de turnici da quella parte del'
yy la Città y ch'era prefa , fi udirono: E'I Picinino- , e'I Gon^ga
yy avevano incominciato la quarta vigilia della notte a mandare le
yy fquadre nella Città ; alle quali vedendo ejfere fatto refiflen^a ,
yy mutato configlio , fi rimafero dalla pugna , perche tutti i fuoi
„ ancora non erano giunti . Alcuni dicono , che per grande impeto
yy di quelli che v entrarono- fu rotto il ponte Rafiolano , e che
yy in quella parte fi cefsò ; ma per qual cagion fi ceffafje io non
trovo. Per non fmarrire dunque l'animo de'cittadini incomincia-
n rono a rompere con Juòita correria le cafe vicine a Cittadella : le
„ quali erano dalla parte di dietro . Tra qae/lo molti amici del
„ nome Vtniziano erano venuti in pubblico . I Magifirati appena
^ in tanto pericolo fapevatio quello che fare conveniffe ; e fu per-
„ fuafo a quelli fi doveffero provedere : E che mentre era la not-.
^ te y non vi ejftndù alcun foccorfo provaffero racquiftare la per-
„ duta
DELLA SECONDA PARTE. 6?
,, duta Cittadella, che in qualche modo fi riparaffe a tanto péri-
„ colo , ritirandofi in luogo ficuro, e prima nelle Rocche j acciò
„ non fi perdejfero , le quali tenute , non era dubbio che i mimici
,, loro malgrado farebbono aflretti levar/! delia città, e lafciaffero
,, i miferi cittadini dar luogo a tale iniqua condizione di tempo , e
„ ferbare la Città a miglior fortuna . Bartolomeo Pellegrino uomo di
,, grande autorità tra li fuoi, e ancora di nobile fede verfo i Vi-
,, ni^jani , quelli partendoli , gli accompagnò per fino al ponte ,
„ che fi dice di pietra, acciò non incorreffero in qualche incomodo,
„ che non poteffero andare in luogo ficuro , quando fi vide il cam-
po de nimici fen^ alcun contraflo entrare con impeto per la por-
ta Rafiolana . PaJJio afferma , eh' entrarono avanti il giorno .
„ La gran paura aveva rijlretto l' animo de' cittadini ' perciocché
non fapevano in quale flato doveffe fuccedere la Città ; La cofa
M era in grandi/fimo pericolo^ fe'l vincitore voleva ferharla, ov-
„ vero darla a"faldati a facco . Era nella prima fquadra Luigi
Vermio , il quale di poi la condannatone del Carmagnuola juo
fuocero, effendo dalle parti avverfe, da fua pofla aveva tolto
„ bando . Queflo feguendo le for^e di Filippo per la grandezza del
fuo animo , e per la nobiltà del fangue fi era fatto aperti/fimo
„ nimico deViniriani: Per la qual co/a feorrendo egli, venne aU
y, la cafa , dove aveva inte/o effere tutte le facoltà del Melata , e
ferbandolo fdegnato , invitò fubito i fuoi a faccheggiar le robbe
di quello . Per tale efempio gli altri , eh1 erano vicini , defideròfi
di preda, feorfero a faccheggiar tutte le cafe private. Altri di-
cono, che queflo fu fatto da Francefco Pianino figliuolo di Nic-
„ colò , il quale era flato lafciato a difefa della porta Rafiol/ina '
ma o foffe queflo , ovvero altro , è in vero manifeflo , che i ter-
„ rieri in quel giorno erano per ricevere grave danno , fe Maggio
„ uomo efpertifjimo e favio, e in quel tempo di gran nome tra li
„ fuoi popolari , non foffe corfo al Marcbefe di Mantova pregando-
„ lo , che non voleffe comportar , che con tanto danno foffe guafla
la Città, non avendo meritato tal cofa ; la quale era corfa in
„ tanto pericolo non per colpa de "cittadini , e preja fcn^alcun con-
„ tendimento aveva ceduto ; e che affai gli poteva baflare , che
»i fi"?* fangue e fen^a fatica aveva facebeggiata sì nobile Cit-
tà . Il vero e utile parlare di colui mofje l' animo del Gonzaga j
e fubito fece comandare a'faldati , che non facejfero ingiuria ad
alcuno , e dovejfero feguire i fegni ordinatamente al Palalo ,
dove poco di poi effo fu dichiarato Principe deVeroncfi. Appa-
„ re , che in quella lega , che contra Vmixiani aveva fatto con Fi-
» appo*
70 VOLUME PRIMO
„ lipfy. prima foffe efpreffoy eie fe Verona e Viceuzf fòlffen fiate
„ prefe y s' sntendcffe effere acquisiate al Marche-fi di Mantova , e
„ non ad altri » Dipoi quella dichiaratone rivolt* il ninne» a ri'
», cevere le munizioni della Città; eccetto le due Rocche pefie in
„ fu 'è monte , * £mW/« vecchi» eh' è nella pianura^ ancora ruluffe
„ ** /(«» potere porte , e- muri : e mi/e /' animo a combattere
n la Rocca vecchia y dove aveva intefo che Carlo fuo figliuolo
M allora era- fiato prigione; e aveva ad ogni guifa deliberato ov-
„ vero rompere il ponte , eh? è fopra il fiume , ovvero farvi una
» f"ffa co* un riparo , acciocché quelli , ch'erano dentro della Roc-
M ca , più non aveffero donde fperar foecarfo alcuno.' E mandò.
„ Giovanni Gonzaga fuo fratello- alle Rocche di [opra con tal Jor-
y, te di monizioni y che le poteffe privare d'ogni ajutoy e ten-tà an-
M cera di occupare le Serraglie Clufine y acciò manco lo Sforma
aveffe potuto per alcuna via fowenire alla prefa Città E fe-
„ ce intendere a Giacopo Marameo- Capo della Valle Palteella , eh"
egli in quella notte aveva prefa Verona y e aveva in fua pode~
fio. la moglie e li figliuoli; e fe fuluto non f<dlecitavay che gli
„ foffe maftrato qualche via y o modo, col quale potejfe afiediare /e-
„ Serraglie Gufine y in tutta era difpaflo di dare in preda a' fol-
„ dati la fua maglie, e che farebbe morire i fimi figliuoli . Per le
„ quali minaccie egli niente fpaventato , ma fubtto fcavcuindo il
roeffo ; con gran numero di contadini andò a inconttarfi con lo
„ Sforza , perciocché quel giorno , che fu prefa la Cttà , al vefpto
„ fu intefo nel campo . Era flato lo Sforma per la novità di tal coja
„ alquanto dubbiofo fopra di lui, appena credendo al meffaggio ,
„ con dire , che fuétto voleffe fowenire alle fue cafe qua/i perdu-
y, te .. Onde moffi i campi avanti giorno , e levato da Torboli y
,, chiamando il Melata m/teme con le fue fquadre , venne al fiu-
„ me dell' Adice , il quale avendo paffuto fu V tramontare del Sole
„ con pochi venne alle Serraglie de monti , dove fu /' afprez^a di
Nota il » tPte^* fi vede la Rocca . Si riflringe l' Adice allo tsfeire della-
Mòte rot-j> Valle Laga ritta y e per le ftrettezze del monte rotto , con malta
to ertere t> ftrepito difeende giù de luoghi a!ti /fimi e fitffoft . I quali in fuo-
è"a"fo°V' " Tt ftend°no un fare di arco , quali in forma di muri per più
rezza He-" ^tm m'gtt°-> e tra l'eflremitì del fiume e de"fi/fi ,è così finito
iaChiuia. »> fentiero , che in alcuni luoghi non vi pofjono poffare due faldati
„ a paro : M.t apprejfo della Rocca così l'i ferrano i lati del mon-
,, te, che il fiume flringe l' una e l'altra riva con altiffima ac-
„ qua . In quella parte adunque dove fr appallano le Rocche lungo
y, al trar a" un arco è una. certa via tagliata di vivo faffo, per
dove
DELLA SECONDA PARTE. jx
„ (fave può fufmtf un fola a- pie , ovvero a camallo . Io ho quafi
», ardire a" affamare , ci* quelli, che oggidì fatto due monti, già
.„ fwco.no un folo. La qual cofa guardando fi pub comprender mol- Oppinioa
„ Ut facilmente , perciocché le cime d'ambedue, che m fuora peti- del Sa bel-
dono , e quelle rotture de fajfi di maniera fi conformano , che lic0 d'
nejfuua altra cofa tra loro può ejffir più fintile. A quefic luogo, f°^"°
„ come ho detta, al vefpro effèndo venuta lo Sfarete, nttefe da que* ìaChiufa .
-,, fìi , che iene-vano in foccorfo la Rocca , fi»/ luogo effer» fiato
„ tentato da Francefco figliuolo del Pianino . Ma penfando di non.
„ poter confeguir coi alcuna , fenz] altro contendwneuto ritornò in*
dietro . Il Capitano de'Vinizjani temendo di non incorrere in
„ qualche grave infidia , mandò avanti Niccolò Pifani fu*l fare
del giorno con alquanti efpediti cavalli, il quale fpiaffi le vie
e principalmente i luoghi occulti . Quefti non molto dipoi co»
1, preftezga rapportò , gran numera de ninnici effere oppiatati allo
ufcire delle Jlretture . Dicono, che allora lo Sforma molto fi com»
maffe : e dimoftrò al Marcello, al Melata , e agii altri , pubbli-
coutente parlando , che era difpofio in quel giorno o di morire
nelle flrettezze di quei luoghi , ovvero aprirfi la firada co,l
fangue denimici,e ch'egli aveva per certo il nimico avere ferra-
„ ta la Mfetta della Valle davanti, e che penfava, che già tutti
„ * luoghi ancora fojfero ferrati da dietro. Andaffero adunque con
ferociffimo impeto cantra i ninnici fotto la guida dello Sforma e del*
^ la fita fortuna: e fapeffero*, che neffun luogo era tanto tnokfloj
„ nè anche neffuna forza d' arme, la quale effhndovi la profperi-
tà della fortuna, non poteffe effer vinta dalla virtù e ingegno.
„ umano . E già i faldati intenti alla battaglia s'erano mojfi ,
„ quando per certi meffi s' intefe tutti i luoghi effer ficuri , e Già»
„ copo Marameo con mille uomini fervar l' ufeita della Valle ,
acciò non foffe fiata ferrata dal nimico . E eh' egli comandaffe <*'
„ Jolaati che s'affrettaffero , nè doveffiro temer d' infidie . Di tale
„ awifo lo Sforza allegro ,. fttbito fece andare i fegni avanti, e
„ i foldati fe^uire di buon paffo . Come giù»fero nell' aperto fi fer-
,, maroito a Volarnea (*) , fin che tutto i'efercito fu oi dittato ,accioc- y0i_
,, che d'indi partendofi andaffero alla Città con l'ejcrcito quadra- gannente
,, to. Appreffo alcuni di ciò non trervo coi1 alcuna , nè anco dello Volargne.
Sforzi' I Conduttieri Vinizjaui fi ritennero fulla notte al luogo
di Sant'Ambrogio, otto miglia lontano da Verona. Qu.vi bene
„ aivifati di tutte quelle cofe che in quei tre coni novi giorni
erano (accedute dentro di Verona , e con quali forze il nimico
„ a-jeva ajjaltaie le Rocche, e in che guift ti MiircÌJ. je di Man.
72 VOLUME PRIMO
„ tova pofte le artiglierie alla Rocca vecchia , e come fu ummmn -
„ to dal guardiano di quella , che s1 egli non fi rimoveva da tale
„ e[pugnatone , avrebbe pigliato il fuo figliuolo Carlo , e in queU
„ la parte de muri, che prima vedejfe fmojfjì , lo farebbe lacerar
„ con molti tormenti , per le quali minacele fpaventato fi era nte-
„ nulo . E così il quarto giorno di poi per li monti andarono alla
„ Rocca Felicìana . Alcuni dicono , eh' effi nimici rimafero alquan-
„ to da' ripari, che avevano oppofti a Viniliani , che venivano .
„ £ dipoi per l' afprezga de 'luoghi , e per la virtù delle genti
„ dello Sforma facilmente avevano lor dato luogo . Allora furono
„ me/fi comodamente i fanti per foccorfo dentro la Rocca . E lo
„ Sforma dipoi mandò Aleffandro fuo fratello , il Melata , e molti
„ altri valorofì uomini con tutti i cavalli alla porta, che è detta
„ del Vefcovo . E appreffo efortaroio alcuni Verone/i , li quali a
,, cafo erano in quel luogo , che fe non potevano aprir con bontà ,
per for^a rompeffero la porta a fuoi ; la quale fu prefa , ed en-
,, trarono tutti i faldati dello Sforma nella Città . Queflo i nimici
„ intendendo , tojlo fuggirono oltra il fiume: e fu appreffo Ponte
„ Novo tanta la fretta degli uomini d'arme, che il ponte di le-
,, gname , il quale fepara dalla Torre quello di pietra fu tutto
„ fraccaffato e rotto . Intanto , che con cinque cavalli , ovvero co*
me altri dicono novi ca.lde nell'acqua con graviflima rovina .
„ Dicono , eòe .tutti furono fommerfi nel fiume infieme con i ca~
„ valli per il gran pifo delle armi , eccetto uno , che fu ajutato
„ dal cavalli , e con grandijfima meraviglia di tutti quelli , che
,, /lavano a ve.lere , nuotò alla riva . Lo Sforma dalla Rocca man»
„ dò i fanti nella Città , e quando intefe i fuoi effer dentro e il
,, nemico fuggirfi appreffo a ponti , alquanto fi affaticane ma get-
„ tato il fuoco fubito contra il ponte fuori de' legni , ch'erano vi-
Cini; e di dentro a/utan lo i cittadini, i foldati dello Sforma eti-
„ trarono per mer^p la Città . Queflo narra il Biondo ; ma PaJJio
„ d' Arimino dice , che da effe Rocche in due parti furono man-
OQaefta" ^ate ^e Sentt co'ttra ' nimici da baffo in tanto, che oltra alla
Chieiìi è » C)ie(a di S.Zeno te, la quale è a pie del monte (*) furono man-
fituata fu,, dati t cavalli dal lato manco: Le fanterie oltre la Rocca Feti-
la fomiti, )? ciana, e l'altra di San Pietro, la quale è al piano nella Ci>-
pi^°deliP" " **' ^ fu^a fera Ponte Njvo fu combattuto col nimico, e che
monte E n dopo affai crudele battaglia i nimici fuggirono ; nella qual fuga
così HO- „ fatta con molta fretta cadde il ponte: Ma quello medefimo dice
ftel di San j) Giovanni Gonzaga gravemente e'jere flato ferito, e che non molto
m'I°tu°' " ^ pù p*r quella ferita fi morì . Il Biondo altrimente dice eh1
e noto .
DELLA SECONDA PARTE. 73
„ egli appreffb la Rocca Feliciana prima , che giugnejfe lo Sforza ,
„ fu morto da un tratto d' artiglieria . In quejlo ambidot s' accor-
„ dano , che il ponte dai legni fu col gettar del fuoco la notte
„ efpugnato . Il quale rotto il Picinino e V Gì n%aga , * quali la
notte erano flati armati avanti il Palazzo , intc/o l'entrata del'
„ le genti dello Sforza , fi ritirarono in Cittadella. Alcuni dico-
no, che quefio fecero la fera: ma o foffe allora, o nella mezz*
,y notte , cV e/fi cede/fero , tutti fi accordano , che innanzi il gior-
„ no levati da Verona col campo andarono a Vigafio . Troilo e
Ciarpellono quando intefero il partir de nimici , furono mandati
a fèguirli, e giunta l'ultima fquadra diedero molti impedimenti,
„ e ne ammazzarono molti , oltra quelli che perirono per il pan-
y, te. Molti Mantovani furono prefi dentro la Città. Alcuni an-
„ eora de' cittadini , eh' erano flati /accheggiati , furono uccifi in
„ difprezzp del Gonzaga . E/fi quafi tutti per paura dell' una e V
altra parte fi ritenevano dentro le cafe ferrati, afpettando pure
il finire della dubbiofa battaglia. Ma di poi che viddero aper-
„ tamente il nimico fuggire con molte parole rimproverandolo, la
„ notte a'jutando i Vinizjani di cibo e di lume , e confortandoli ,
„ come fu aperto il giorno, ufeirono in pubblico. E raUegrandofi i
cittadini con lo Sforza e col Marcello per la vittoria ricevuta,
y, /aiutavano quelli con lagrime , chiamandoli padri e liberatori
della Città . e raccomandando loro i fuoi beni così pubblici come
t, privati , fupplicavano che non flimaffero ejfere fiato colpa de'
w cittadini che la Città in quei giorni foffe fiata prefa da' n'tmi-
„ ci ; perche quelle non era avvenuto per lor cagione • e che al
j, primo remore erano cor/i con /' arme , là dove il nimico , entrato
„ la notte empiva ogni cofa di rumore: Ma i Magijhrati cedendo
e, ancora effi obbedirono per non incorrere in maggior danno; ma
„ che allora vedendo le bandiere de' Vinizjani , non fola volontierì
,, gli avevano accettati ; ma fubtto che il nimico fi cacciava del-
la Città , tutti prefero le arme , e attorno a' ponti aiutarono i
„ Vinizjani. Fu lodata pubblicamente la fede de Verone/i; E dU
„ poi molte allegrezze e lagrime , come fi fa per foverchio gau-
„ dio, lor fu detto, che dove/fero filare con buon animo , nè te-
„ meffero alcun danno pubblico o privato , eccetto quelli eh' era-
„ no in difetto : fé alcuno era , che non credevano , che foffe fla-
„ to autore di quel pubblico pericolo: Ma piuttoflo conciandogli ,
e dolendo/! era dato fperanza di miglior fortuna a'meflt/fimi
„ cittadini , attoniti nel vero per tanta novità . Dicono , che il Mag
li S'° fu V'afì guaflo da Ciarpellono con tutti i fuoi beni , i quali
Cron.diVer.P.II.Vol.1. K „ ejfo
74 VOttìMfe IP RIMÒ
„ effo Cìarpellono defiderapa di faccheggiare ; onde fa ftrafcieat»
„ per forza , cerne ribello , innanzi allo Sfotta ; Ma egli con font*
„ efficacia difefe la catifa fka e de faoi cittadini , che ho» falò fi
„ purgò di quello di che era incolpato , ma ancora moflrò tale
„ colpa effer molto lontana da lui e dagli altri fuoi cittadini .
„ Per la qaal cofa di confeHthttento di tatti fu affatto, e deghJ*
mente lodato , Come benemerito del Domano Vini^iattó . Lo Sfof*
„ X* P"! Clu/ìna aveva fetitto a Venera a' Senatori il cafo di
„ Verona . / quali avvifava , che Con tale animo andava cantra H
„ nimico , che ovifero in pocbiffinu giorni ricupererebbe la Città M
„ Dominio V'iniziano , ovvero egli co*fratelli e il rtfto dell' efet-
„ cito farebbe dtjìrutto . Attendeffero adunque , e tra quefto pregaf-
»» fer<> ì ch'egli aveffe buona fortuna, che in breve occorrerebbe d'
intendere o P una cofa , o l'altra. Era il Senato continuàìrtente
„ in PaldZZP, e l" nobiltà de1 cittadini nella Pia%ja metto tri/la
„ e dubbiofa tra fpreranza e paura , e tutta la "Città in quefto
„ attenta t quando s'intefe per lettere pubbliche e private, f una
„ fopra f altra portate , Verona effere fiata riavuta ; e i ntrnici
i, cacciati quattro giorni dipoi che fu prefa . Dicono per cotti
nuove effer nata tanta allegrerà, che i Senatori non poteva*»
„ ritenerfi , che non lagrima/fero. Gran moltitudine corfe al Paiaf^
u %p, e molte congratulazioni furon fatte tra $ Senatori, e la Pie*
„ be . Furono ordinate le procejftoni per tre giorni, e nelle Cbiefe
„ refero molte grazie al Sommo Dio . I Corrieri quanto vennero
piU lofio r un dell'altro, tanto maggor prezzo ricevettero. Ftt*
„ rotto uditi ancora gli Ambafdatori deVeroneft , li quali non molto
„ dipoi vennero : E dichiarando con molte lagrime il miferabil ca*
„ fò della loro Città, fi feufavano di non effer flati colpevoli, ed
effere venuti per dimoftrare a' Senatori la fede pubblica e priva-
,, ta . Dipoi , acciocché per nome pubblico fi rallegra jfero della pre*
„ ferite vittòria , furono ejfì benignamente ricévuti. E dipoi rifpofìo*
,, gli , che la fede di quelli già per addietro era affai nota al
,, Principe e a' Senatori ; e per quefto fempre avere desiderato che
,, quella Città foj'tf conservata : e fopra tutto fi rallegravano effe-
re avvenuto che quella fenz]altro maggior danno , o pericolo era
fiata ricuperata . Fu lodata da ogn* uno la viriti dello Sfonda .*
la fortezza del Melata : e la indufiria del Marcello e di molti
,, altri, i quali a tempo s'erano trovati alle cofe quafi perdute ;
„ e appena veduto il nimico , /' avevano fuperato . Onde i Seuato-
ri ordinarono , e molto loro fu i rato, e lodarono, che'l Magi-
„ ftrato della Città donaffe allo Sforza dieci mila ducati , e al
„ Mela-
DELLA. SECONDA PARTE. j$
», Melata due mila . Con queflo furono licenziati gli Ambafciatoriy
„ ed efli ancata da molti apfrefentati tornarono a Verona .
L'anno 1441 Mifler Carlo da Gonzaga fiolo del Marchefe
fu licentia in contracambio del Signor Domsnego di Mante
lli che era prefon , el qual era Zendro (*) del Indetto Conte . Leggi
In quel anno li faldati che andava a la ftrada facevano fuo- Genero .
co per al'caldarfi in le ville , che allora erano defabitade, e
quando fe partivano non amorzavano el focho , el qual poi
andava brutapdo le cafe, le herbe per le campagne, pontezi,
vigne de villa in villa, perche el no ghe era niffun che repa-
ratfe el di£k> focho.
Adi 8 de Marzo fu facìo un falvo conducìo , che ogni hc«-
mo potè (Te andar fora de le fortezze per uno mele tanto , ac
ciò che potertene conzar le fue vigne, e quando li homeni -vi-
deno.le fue calè brufade, penfa de que vqlia i veneno, lì chel
4w brusà pivi de 30 ville, ma non tutte a fato.
Paflato il lalvo condu£to el Conte Alvife dal Vermo pafsò
I_ade£e a Legnago, e cavalcò in fu la campagna de San Mar
tin, e lì pigliò molti prefont, e ben 40 cari e e gua
dagnò più de quatro milia ducati.
Ancora code in fu la campagna de la Tomba, e lì fece una
gran prefa.-I/em fece far 4 Zatte a remo Guffolengo, e andò
in, Valpulifella, e lì fece gran danno.
Adi 16 de Marzo vene 15 Galeoni Duchefchi in fina a
Ronco .
Adi 5 de Aprile fu a le mane l'arma de la Signoria e quel
la del Duca de Milan, e fe ne anegò de una parte e l'altra,
e a le fine have vigoria quella del Duca.
Adi fudetto cavalcò Talian Forlan in la Val da Leder , %
lì rompere Querero da Marzaaa, che faceva la feorta a la Vi
etnam che andava a IJrefla.
Adi fudet^Q vene novelle a Verona corno Lizana e Lome-
fin, e Arban ftaveno a polla de la Signoria, li qual eranq
de Mifièr Gulielmq da Lizana.
Adi 10 de Aprile vene novelle come un altra volta era fa
tta una baruffa in el Lago de Garda, e l'armà de la Signoria
bave vi&oria » £c quella del Duca fu rota in tutto , & prefe
tre Galee , §c fu facìo gran campano .
Adi 3,4 de Aprile fu porta U Confatami de la Liga a bene
dire a San Zorzo arente a San&a Anaftafia , & fu benedì pri
mo el Confàlon del Conte Francel'cq, el qual ghe mandè a
K z donar
7<5 VOLUME PRIMO
donar el Marchefe de Ferrara , el qual ogni anno in tal dì
ghe ne donava uno • el fecundo ancora del dicto Conce : el
terzo quello che ghe haveva donà el Duca de Milan con la
(*) Leggi fua arma del biffun (*) , quarto de' Fiorentini , quinto de' Ze-
*>ifcia >ch' nuefi , fedo de San Marco, feptimo de Papa Eugenio , otta-
ma genti- vo ^e 'a Chiefia, li quali tutti oSìo funo raetudi in Cittadel-
liiio rfi la defpiegadt per mezo la cafa del Conte,
quelli del- Adi 25 fudetto andò Cerpellon a la Chieda nova cum do-
,aiif*Vif ^ento c c'n(luanta fant' > e CLun "valli per meter li homeni a
conti.'" facornan° non faptndo quelli homeni niente, ma credevano che
andaffeno a pigliar un mal facìor che haveva nome el Cora-
za, e quando li ghe haveno dato quello Coraza in le mane
volfeno comenzar a robar e amazar de li diéti homeni , e
quando lor le viteno mal traviati fe mifleno al contraffo, e
cazono quelli fanti in fin a Pogian , e amazone 6 , e adi di-
cìo fu apicà el dicìo Coraza a li balconi del martorio verfò
la Piazza del tormento.
Adi 28 fuddetto vene novelle a Verona come el Re de Ra-
gona aveva habuto Napoli.
Adi fudetto vene el Conte Francefco da Venefia, e fi ghe
andò incontra el Podefìà infin a la porta del Vefcovo a pirdi
cum alcuni cittadini , e li fu gran vergogna andar a piedi con-
tra un sì fa£lo homo, che era Capitanio de La Lrga, confato
ne™ de la Chiefia, & altre dignitade.
Adi fudetto Perbrunoro volle andar cum alcuni compagni a.
(travedrò el porto de Riva , e lì furono rotti , & ne fu fendi
(*) Cioè 45 e molti ne fu condurti in fu uno rà . (*)
piccìola Adi 4. de Mazo del di6lo anno la Signoria have el borgo de
Zattera Riva, e fii meffo a faco.
detta Ra- AcJi 6 eJ Conte andòaSan Martin Bonalbergo,e lì meffe el
fuo ftendardo per infin che fu adunà la fua zente.
Adi 9 fudetto fu lotterà Guerrero da Marzana in S. Anto
nio de la Giara .
Adi 29 fudetto la Signoria have Riva in tutto, e fu fa£to
cam panò .
Adi dicìo Arco e Tenne fe accordò con la Signoria.
Adi z de Zugno dell'anno predi£to fe levò el Conte da
San Martin , e andò a la Tomba y poi la mattina andò
a Monzamban , Ponti , Pefchera , e per tutte quelle con
trade .
Adi 5 have Caftellaro, Rivoltella, Puzolengo, e altre bi-
coche
DELLA SECONDA PARTE. 77
coche (*), e adi fuddetto corfe Miflèr Carlo da Gonzaga a la(*) Cioè
porta de' Calzari. £°Sh'di
Adi 8 fudetto ha ve Salò, e fu raeflb a facomano, e vergo- °QC e"a"6"
gnà le donne per li Schiavoni che era in fu larma , e fatti falcati c6
prefoni affai . ornili vec-
Adi il Meffer Carlo difcìo recuperò Ponti , e fecelo rovi- j^1* * raa*
nare, e fece preioni, e mandoli a Mantoa. ca-ft^'*"
Adi 15 Zugno el Conte Francefco rompete Talian Forlan,
e Meffer Borio da Ferrara arento li Orci, e fu facto campa-
nò e lumere .
Adi fudetto el Conte have Soncin e li Orci e tutte le for
tezze del Breffan lenza colpo de fpada , e funo a la fumma de
50, & alcune del Cremonefo che era apreffo.
Adi 22 have le infrafcritté forteze zoè , Caravazo , Trevi ,
Bregnan, Mozanega , Rivolta feca , e quando erano atorno a
Caravazo fu guado da una bombarda el Signor Lion fratello
del Conte Frsincefco, e morì adi 2 de Luio , e quando el fu
ferì fubito quelli de la tera el tolfe dentro, e fu portà a Mi»
lan in man de medego , e il Conte fi ghe perdonò la offe fa .
Adi 18 de Luio dell'anno predi&o, el diéto Conte have S.
Martin dall' antere, Bozolo, Viadana, Rivarolo, Sabioneda ,
Afola , & alcune funo metude a facoman .
Adi ip fudetto la Signoria have Tori , e Garda , e fu pre-
io Fra lbia , e il Batilana , e funo apicadi .
Adi 20 have Bardolin.
Adi 23 andè a meter campo a Lazife , e adi 24 i lo havè,
& fu meffo a facoman .
Adi z6 have Marcaria.
Adi primo de Avofto fe arefe Sermion .
Adi fudetto la zente del Marchefe da Mantoa andò in fu el
Vefentin , pigliò prefoni affai .
Adi 8 el conte have Cirifera e il Caftellaro de Lagufello .
Adi p have Lonà, la Cavriana, la Volta, e Solfenn.
Adi 12 have Monzamban .
Adi 13 vene a campo a Pefchera per tera e per aqua, e a'
li la havè per forza . Raduna
Adi 17 vene novelle come Ravena era acordà con la Si- potere
gnoria. de' Vini-
Adi 4 de Septembro del dicìo anno vene el campo a Villa» l**ai-
franca , e adi 1 1 la havè .
Adi 15 fu meffa la Tore de Salizole a facoman , & have
Vigafi . Adi
78 VOLUME PfcJMO
Adi 16 h£v<; l^ngaia e Ifiola da la Scala » e fu mei& a fa-
coman .
Adi zi have Valevo, e il ponte del Borgheto.
Adi li de O^obrio bave Npgara.
Adi zp have Sanguenè, e li ftete a campo otto di.
Ai & de Decembro de) di£to anno fu desfa&o el campo , e
vene il Conte in Citadella in Verona, & fu faóìo una Crida
che ogni homo andane a lj Ibi alzamenti > & fe fece campa»
nò per la fua venuta.
Adi fudetto vene el Marchefe da Mantoa al muro- de Vil-
Jafranca con lo fuo efercjta e guaftadpri » e ipianò el dicìa mu
lo a la fumma de 170 perteghe.
Adi 14 cavalcò- el Conte per andar a Venefia .
Adi 17 Padoani fecena far una Gioftra per la vignuda del
Conte. x
L'anna 1441. adi primo- deZenarel fe defeoperfe una tra
ila in Breffà de dar Bxeffa e 14. cartelli del Brcflàa al Duca
de Milan-
Adi 5 de Febrar fe fece fefla in Venefia de Gioffre- per uno
fiolo del Dufc-, che menava molie* ma il Conte fece mazor
fpefa de mancar e bevere che non fece el Dufe .
Adi 10 Cerpelun fuzì dal Conte , e andò- al foldo del Duca
de IVlilan cpm molti cavalli .
Adi 13 Nicolò Piceniu pigjiò Pontogia eh' è una dei paefi
da Ogio-
Adj 14 pigliò Chiarì , e ipetè a facoman la zente d'arme
che gera dentro, e la zente d'arme che gera in Padovana > Vt»
ronele , e Vifentina andò in Cremonelo .
Adi 10- fudet»o fuz> cento fchjopeteri del Conte.
Adi fudetta tornò el Conte da Venefia , e fu fa&O" campa-
aò de la fua venuta.
Adi %6 Mpnzamban e il ponte de Borgheto fe perdè.
Adi $. de Marza la Cavnana e fi lo Cartellar de X,agufe Ilo-
fu meflb a faco.
Adi & fudetto fu designi» Petcrlin dal Vermo in Citadella
per el Conte.
Andre* I? fletto vene Miflfer Adrea Dona Podeftà de Vero-
Don»* na,. & vene cum lui li Oftafij da Verona, che erano confinè
Podcuàfii a Venefia, & fu fac~lo campanò per la fua venuta.
Verona» 2^ <jc Aprile del anno predicìo el Conte Frapcefco an
dò a offerir uno dopiero de 4 libre a San Zorza cum tanu
mooeda
DÉLLA SÉCONÒA PARATE. y9
trroneda die era 4 ducati , dipoi difta la M«ftà montò a ca
vallo c levò li Stendardi de la Liga , & vene fu per la piaza
del tftercà cum li dicli Stendardi , el primo lo fuo , fecondo
de' Fiorentini , tetto Zenovefi, quarto San Marco, quinto La Not**
Chiefia, fexto el Papa, e per quello ferivo the in là fua par
tita aparfe tre Croie in l'aire.
Adi 12 de Mazo fu recupera ei ponte del Borghetto, che
ligneva t\ Marcitele da Mantoa.
Adi 17 Indetto fe defeoperfe uno' trafila ih Mante-I dò dar-
la al Conte ^Francefco.
Adi 22 azonfe el Signor Micheletò' da Codognola barba del
di£to Conte a Padoa , & fu fa£lo Capitanio de Ja zente de la
Signoria Generala
Adi 30 arivò a Porcillo, e lì liete più di.
Adi 12 de Zugno del diGto anno cavalcò el ditto Conte tuoi
molti repari e cum tutto «1 fuo efercito.
Adi 16 fudetto el Signor Michelet© arivò in Verona, e an
dò a Sumacampagna , e pafsò cum gran polla zoè cum 33 ca
valli coperti de veludo de grana e de azuro e de -verde , e co
perte de panno d'oro, -e de più maniere , e portò per bandiera
prima la fua , la feconda de'Fiofentini.
Adi 15 de Zugno el Conte Francefco, e il Signor Miche-
leto cum la zente de la Signoria andavano per il Breffan , e
tutte le ibrteze ghe mandava le chiave per paura, e il campo
del Duca de Milan fe andava recelfando in drio, e tanto andò
che arrivò ad un caftello de BrefTana,che fe chiamava Zignan,
e l'i fe fortificò con folle : fapendo quello el Conte Francefco
defiderando de far facli d'arme, lo andò a trovar, € cominciò
à far faci i , e durò quel badaìucho da la mattina in fina a Ve-
fpro, & ne mori de l'una parte e l'altra più de cinquecento,
* ne fu feridi fenza numero, fi che per forza Nicolò Picenin
e li altri conducìeri che erano cum lui convene receffarfe
in drio.
Adi 27 de Luio del dicìo anno quelli da Legnago "veneno
per aqua a tor la Badia che aveva faéìo far la Signoria de fo
ra de Legnago mezo milio, e lahavè, e butolla per tera.
Adi 22 de Septembro vene novella a Verona come Baldazo
era flà (quarta a Fiorenza per uno tracia che lui voleva far.
Adi 24 de Oclobrio vene novelle come el Conte Francefco
era intrà in Cremona cum Madama Bianca noia del Duca de
Milan, la quale lui fposò in fu la campagna, dapoi intrò in
Cremo-
?q VOLUME PRIMO
Cremona cum gran trionfo , la qual tera el Duca de Milan
ghe haveva dà in dote, e quella notte fu facto lumere e tra
cio una bombarda in Verona per amor del Conte; e inanzi
che quello fune fu tolto via le offeie , perche l'una parte e
l'altra erano quali acordadi de pale.
Pace tra i Adi 2Z de Novembro in martedì de l' anno preditto fu cri-
Viniziani dà la pale infra la Signoria cum quelli de la Liga da una par-
Ducl te e il Duca de Milan cum foi feguaci da l'altra, e quello fu
no> 1 J" facto in Cremona per il Conte cum molti patti fatti, e fu fa
cto proccflion tre dì zoè , Zobia, Venerdì, e Sabato.
Quejla fu la quarta volta che la Signoria di Venezia avea guer
reggiato contra Filippo Maria Duca di Milano. Le condizioni di
quejla ultima pace furono, come racconta il Bugato alla pag. $6$
del V libro. „ Che libero a ' Viui-riani reflajfe il Brefciano , e'i
„ Bergamafco: cbe^l Marchefe di Mantova lafciaffe addietro Pe-
„ fcbiera , Afola , e Lonato terre del Lago di Garda da lui occu-
„ paté : che ai1 Fiorentini foffe refo cip che a nome di Filippo dal
„ Pianino era flato lor tolto; e fi lafciaffero tutti i prigioni, non
facendo/! menzióne alcuna di Bologna.
Adi 5 de Decembro andò li Marchefchi a far la intra de
Legnago, e il Conte Francefco vene in Verona cum Mada
ma Bianca , dopoi andò a ftar a Sanguenè cum gran trionfo .
L'anno 1445 adi 17 de FebraroTe brusò la badia de San
guenè, e 20 cavalli e un mulo e un homo antico.
Adi 27 de Aprile del anno predicìo la zente del ditto Con»
te fe levò , & padono Pò per andar in la Marca per comanda
mento del Conte.
Adi 30 fodetto fe levò il Conte da Sanguenè cum Madona
Bianca, e andò a Venefia , e li fu facto gran fella e doni a
Madama Bianca, poi andò a Ravena, e andò in la Marca.
Adi 13 de Mazo vene Madona Barbara molie de Miflèr Lo
dovico da Gonzaga nezza del Imperator Sigismondo a Vero
na , poi andò in Te fue contrade de Alemagna.
L'anno 1444 adi 6 de Zugno fe faceva un Capitolo a Pa-
doa de li Frati minori , e vene a remor quelli de Obfervantia
con li altri.
s. Bernar- Adi 4 de Septembro del ditto anno vene Frà Bernardin a
di no da predicar a Verona , che era al Capitolo a Padoa con Frà
Siena in Alberto,
cruna ^ je Zugno predifto li Bolognefi haveno Bologna a
fua polla.
Adi
DELLA SECONDA PARTE. 81
Adi io de Octobrio fu crida in Venefìa una Liga intra la
Signoria, « il Duca de Milan, e li feguaci per io anni.
Adi io de Novembre Papa Eugenio entrò iti Roma.
Adi 15 de Decembro in Domenega vene a Verona Mefler Frince'c»
Francefco da Cà Conduhner Cardinale e Vefcovo de Vero- Cond ul
na , e irorò per la porta del Vefcovo , e fughe facto gran- j?e™ J.e"
de honore , & quando el fu azonto al Vefcovà , li zoveni Verona.
Veronefi fi jghe tollè el cavallo per forza , e li fquarzò el
fcaldachin.
L'anno 1445 adi 18 de Aprile vene a Venefìa la fiola del
Re de Ragona fi come fpofa del Marchefe Lionello da Ferra
ra, e andando a folazo per il canale, arivò apreflb el ponte
de Rialto , dove era una -gran quantità de zente per veder la
dieta Spofa , & per k> gran cargo fe rompete el pome , & ne
periodò affai ., e ne fu trovadi de anegadi più de -80, e adi
16 arivò a Ferrara con gran feda.
Adi 20 de Marzo Fra Bernardin morì aLaquila a le 21 hora Vola
In el dì de la Aflenfion , e ftete fette dì fopra tera che mai f"g^1™,
non puzò , e in capo de 7 dì ghe vene fangue dal nafo , e dino <u
fece -molti miracoli, e fa nò molti amai adi., e Senefi el voleva Siena,
-e non poteno haverlo , ma ghe fa dona la fua vefta .
In el predicto anno la Dominica da l'olivo in fu la bara
che fe predicava in cerca ie 20 hore fu uno grandiflimo te-
remoto .
Adi 22 de Luio fu morto Nicolò da "Runco, che era Vi
cario al Caftagnaro per la fua luperbia ; e in el dicto anno
fu comenzà a infalefar Sancta Anaftafia de preda rofla , negra,
e bianca incaftrà l' una cuna l' altra ; -e in quel anno fu faóte
tre Volte in el Domo per mezo lo aitar grando, e da li ia
ti, & le fece far Mefler Antonio Malafpina che era Canoni-
co de Verona .
L'anno 1446" del mefe de Zenar fu comenzà la Volta de
foto a lo altare grando de San Zen .
Adi 29 de Aprile fu morto Miffer Maro dei Mazi Dottor Fine infe
da uno fìolo de Ogniben Schioppo , c uno fuo compagno a ,ice *\
polla da Miller Hieronimo de Novello, e fu in fu la campa- ;
gna in fra la Tomba e San Zuane Lovatoto.
Del mefe de Luio Miffer Cacio da Gonzaga fu rotto da la
zente da Bologna, e non fcampò altri che la fua perfona per
forza del cavallo, che falcò ultra una foffa, e perì mile ca
valli che era la fua conducta .
Cron.diVer.P.l.Vol.11. L In
tz VOLUME PRIMO
In el dìEto anno el Beato Nicola da Tolentino fu canonica
. San&o per Papa Eugenio IV.
<V Vini-' ^l *^ ^e Septembro fu ratto fi campo del Duca de Mi-
ziar.i ri- lan da la zente de la Signoria al deJpecìo de li Mantoani , e
porrata quello fu a San Zuane in crofe in Cremonefe, & era Capita-
MJUn'efi. n'° ^e ^ Signori Venetiani el Signor Michele da Codognola
L barba del Conte Francefco Sforza , & fu faóìo la deferiiion che
fu perfo 4444 cavalli.
L'anno 1447 del mefe de Marzo fu faèìo Papa Nicola
quinto.
Del mefe de Avofto del difto anno morì el Duca de
Milan,
Per la morte di Filippo Maria Duca di Milano, fendofi i Mi
laneft pofti tn libertà , forti loro di levare alla Signoria di Venezia
francefco Sforma loro Capitano . Quejlo ad ifligoxion della mo
glie , avendo già volto F animo ad occupare lo Stato di Milano , t
farfene Signore , per le ragioni della moglie figliuola di Filippo
Maria, tanto pw facilmente vi fi conduce; e quindi ebbe origino
la guerra fra lo Sforza , e i Signari Viniziani .
L'anno 1448 adi 15 de Septembro fu rotto el campo de la
Signoria de Venefia dal Conte Francefcp Sforza Capitanio de*
M ii»ncfi a Càravazo .
L'anno 1450 adi 27 de Febrar el di&o Coste fe fece Sì-
gnor de Milan .
L'anno 145 1 del mefe de Oftobrio fu cantà la prima meda
al loco de San Bernardin da le fornafe in li pradi,
Chiefa di L'anno 1452 El di de San Bernardin (1) vene el Vefcovo
S- Bernar- je Verona con la proceflìon a meter la prima preda dove fe
dine* '.'"doveva
in ....... fabricar la _Chiefia », e da quel
* dì in dietro fe andò fe
Verona . bncando di elimoline.
In el dicìo anno vene lo Imperador Federico terzo, e an
dò a Roma a tor la fua Spola fiola del Re de Portogallo, &
le fece incoronar del Imperio da Papa Nicola Quinto ; dapoi
Eftenfi andò a Napoli, e de lì vene a Ferrara, & fece el Marchefe
chTdiMo '?errara Duca de Modena, Conte del Polefene, poi andò
deiia. "a Venelia , & Veneciani li feceno grande honor, & funo fa-
fti de molti Cavaleri de più terre e Conti e Baroni, e portò
via de gran treloro , e andò per la via del Friuli donde era
venuto .
Adi

(1) Cioè addi ti. di Maggio.


DELLA SECONDA PARTE. 83
Adì li de Zugno fa zeta la Campana del Cornuti , che. fe
chiama el Rengo, e la Marangone. (1)
L'anno 1455 adi ij de Septembr» morì Meflfer Giacomo
di Lavagnoli de Verona Cavalero in Roma eflfendb Senator.
L'anno 1454 adi (7 de Aprile fa fafta la pafe ia fra Vene-
ciani , e il Conte Francete» Duca de Milaa , 8 H Re de Ra-
gona cum li fuoi aderenti
In el di£lo anno MifTer Hermolao da Cà Barbano fu fa£lo
Vefcovo de Verona r che prima era Vetcovo de Trevifo , e ve
ne in Verona cum gran trionfo , e piovete quel di .
Et qui finisce la fudetta Cranica : quello che feguirà in- Parole <fet
fina al anm 1500 ho extraftj da diuirft hchi , fecundo Rl"on|-
che io ho trovato -
L'anm 1455 Dal Sommo Pontefice Cair/h III fu iflituito F ^'JJ." 0
ufo di recitare allora dei me^go giorno la faluTaxjone Angeli-
sa , e eòe il fegno dar fe ne doveffe colle campane • onde non Jo.'o-
fu incominciato darfi in Verona dalla maggior torre , ma da quella
della Cattedrale eziandio . Il fine, da cui fu moffo il Pontefice r
fi fu per impetrare da S. D. M. , mediante P interceffione della B.
V.,la vittoria delle armi de1Principi Crifìiani [opra quelle degli 0t«
toman'r , r che , ficcome con quefta oratone la mattina e la fera
facea/ì memoria dell' Incarnatone dell' Eterno Verbo , anche neW
era del me-^p giorno di quefìo sì grande mijìerio i Fedeli fi ricor-
daffero . Ora da quel tempo fino al giorni prima di Settembre deW
anno fiorfa 1745 fu dato quefìo1 fegno nella città nofìra da 1$
aprile fino a' 1 5 Maggi» alle dieciott"ore , da quefìo tempo fino al
giorno primo d'Agofìo- aite dieciotto e mvzga T nel mefe di Settem*
óre memora dopo y cioè alle diecinove .• dal primo d'Ottobre fino
«'15 di Novembre alle diecinove e mexga .- indi fino al giorno pri
mo di Mar^p alle ore venti . Mi entrato quefìo- mefe davaft ogni
quindici giorni me^ ora più prefìo , onde nel 1 5 giorno' d' Aprile
fi dava un altra volta alle ore dieciotto . Entrato dunque come di'
eevamo il giorno prima di Settembre 1745 fu alli Campanari or~
''■ L 2 dinato

(1) Se l'autore intenda che quelle due Campane furono di nuo


vo rifatte non è ria domandarlo ; perciocché alla pag. lì di que
fìo volume dice, che del 1394 fegul il getto di quella detta il Ren
go per Gianfrancefco da Lejnago 5 e noi alla pag. 117 della Prima
Parte fopra il getto dell'aura detta la Marangona avendo dillefa-
mente ragionato, ci riferbiamo alcuna cofa dire d'intorno a quella
il Rengo appellata laddove racconterà il Rizzoni che quella fu per
la .tfcrz-* volta rifatta.
84 VOLUME PRIMO
dittato dare quel fegno alta propria ora dei meiga giorno* Gli Ale-
mani di tal mutazione tuo» abbisognano ; avvegnaché hanno P oro
logio regolato in tal gttifa , che in ogni tempo hanno sì'l me?go
giorno come la mer^a notte in una mede/ima ora> cioè alle dode-
ci, non coti però il tramontar del Sole y che appo loro, fecondo le
flagioni , fi varia y laddove appo noi Italiani in ciascuna Ragione
alle ventiquattr* ore il giorno jinijce e la prima ora della notte
incomincia »

Fine di Supplementi afta Cronica di


Pier Zagata.

CONTI,
CONTINUAZIONE

D I

GIACOPO RIZZONI

ALLA CRONICA

DI PIER Z AG ATA.

' Anno 1471 Mifler Criftoforo Moro Nicolo


Dufe de Venefia morì , & fu facìo Trono
dopo di lui Mifler Nicolò Tron , elDo8e-
qual fece far una moneda de arzen-
10, che fe chiamava Troni.
El Duca Borio de Ferrara nel
anno 1471 morite , & per molti dì
inanzi apparfe una Cometa , & du
rò molti mefi; Dapoi fu creato Du
ca el Signor Hercules , el qual fe
ha governato ben cum el fuo popu-
lo in fina al anno 1503.
Del l/\rj/\. finì di vivere quel? infìgge Giurifcottfuho il Cava-
iter Conte Bartolomeo Cipolla , non foto per i fuoi fcritti accredi
tato e famofo , fendo flato Giudice Collegiate , e Avvocato Cenciflo~
viale di Roma , ma perche e fi fu ancora uno de' Riformatori dello
Statuto noflro Veronefe , e al quale per fin nella Francia furono in-
fuo perpetuo onore coniate medaglie . Le virtù rare di queJY uomo
a tanto lo innalzarono , che dalla Repubblica Serenijjima di Venezia
fu fpedito Ambafciadore del 1471 alla Dieta dt Ratisbona , colà
iflituita doli Imperador Federica per la guerra contro de' Turchi »
Nella quale occafione prefo il Monarca di' ammirazion granile del
fu»
SS VOLUME PRIMO
fra profonda talento , e rara: eloquenza r fregiar lo volle ed onorar'
[a col titolo di Conte- Palatino* dt Cavaliere- , ed intimo fuo Confi'
gliere Y con infiniti privilegi e marche d' onore per i di lui figliuo
li e pofieri y fregiando per fino il proprio fuo Stemma gentilizio'
col Cimiero del? Aquila augura r come dal Diploma fleffiy 6 Agojlo
147 1 dato in Ratisbona fi vede ancora, a*dì noflri nelt' Arebiluio
de fuoi difcendenti . Quefto chiarìffimo Patricio noflro ci fa fowe-
ràre gli Elogi che fempre ha meritato nilujlre di lui Famiglia in
ogni età ,. per t [oggetti ragguardevoli , che ha dato alla Santa
madre Chiefa, allearmi e alle lettere. Molti(fimi fono i fcrittori
che fan d± ciò una fedel teftimomanx* y come fUgheMo, il Boffio ,
# Carte v il Saraina , il Co: Mofcardo v // Cavalier dal Poigo , gli
atti de' Signori Canonici di quefla Cattedrale , e certi antichi Ro-
tuli nelP Archivio del Monaflero di San Spirito , dà quali fi vede
un Ubaldo Cipolla fino del \\6t , e'/ Co: Bonaventura Cipolla del
12 1 5 di nazione Svedeft calati in occafion di guerre in Itali*
e pofìo piede ite quefla città .. Dm. quefli' fono ■ difcefi diverfir tral
ci^ E ficcom' è fiata una Famiglia riccbijfima è ffata eziandio affai
numerofa y e che ba dato di quando in quando uomini fegnalattjfi~
mi.. Del 1230 fu creato Vifcwo di Pautìk Rodoaldo Cipollài f& Jo
fantità de* coflumi , e per P altre fue rare- virtuafe anioni . Quefli
dopo il governo d' anni 24 della fua Chiefa mori Santo del 1254 .
Del 1^84 furono Condottieri d' armi a cavallo fato Antonio Scali-
gero , e prima fatto di Can Sigttore fuo padre , Zen detto Caogadia-
voli , e Pietro Cipolli j e- fotta il dominio diejfù Scaligeri furono Ju-
rifconfulti un Giovanni e un' altro Pietro di detta Famiglio .. Del
1485 avendo intefo P Imperador Federico IV le virtù e Jori}pru
denza di Leonardo Cipolla lo dimandò , e volle che foffe PodefiA
della città di Trento. Ma perche non ci è permeffo in quefto- luogo
lunga- digreffione fare , lafciaicdo malti è motti , che di quefla nobil
Famiglia uomini chiaritimi furono , ci faremo fakanto* a ricordai
il valore del Co: Agofiin Cipolla Tenente Colontllo di cavalleria ,
il quale , trafitto, da un arcbibugiata , morì giovane a Sabioiiera
nella guerra di Candia del \66% , e che pel fuo coraggio e generofe
gefìa meritò P Elogio di Marefcialo, come autenticano le pubbliche
lettere ferine all' Eccellenti/fi no^Senato dal Cavalier Francefco Mo-
rofini Capitano di mare.il dì 30 Settembre del medefimo- anno , e
eome lo onora il Nani nella Storia da effò feruta dell* guerra di
Candia . M.t fenxa che ce ne avvediamo r l1 onor dovuto al celebro
soffro ]urifeonfulto ci ha fatto ufcir quefla volta dà limiti della bre-
iuta , che di feguire da principio ci proponemmo .
L'anno
DELLA SECONDA PARTE- 87
L' anno 1474 del mefe de Avofto m»rì Mifler Nicolò Tron Nicol &
fudetto, & fu eletroDufe Mifler Nicolò Marcello, el qual fu £^r*e"°
Capitanio de Verona.
È in quel anno fu la pelle in Verona , & mori in circa p*Ue «•
300 perfone. Verooa'
L'anno 1477 Miffer Hieronimo de Novello Veronefe Capi» Girolamo
fanio de li Signori Venetiani elfendo venuti li Turchi inErioli,^?0v*ll°
lui conofcendo non poter refiller a tanta zente, dirle a li Pro- j/n""0
veditori del campo che fe dovefleno redur a le fortcze, li qua- pubblica -
li ghe rifpofeno che lui aveva paura, « intendendo quelle pa-
role volle inoltrar non hrverla, fi che fe mife all'incontro de
quella canaiia, la qual li amazò il cavai foto, & ultimamen
te lui con moki altri Condu&eri & homeni d'arme {uno mor
ti , Se parte ne funo prefi , talmente fe {lima che tra mor
ti e prefi ne fuffe li milia } & quello fu la vigilia de Ogni
Santi.
L'anno 1487 Effendo el Duca de Ferrara in dìfeordia cum Guerra-
la Signoria de Venelia fu cridata la guerra in Venefia e in tra la Re-
Verona e in altri lochi de la Signoria a morte e deftVu&ion pubica
del dicìo Duca- .5/ g£J_
In el dicìo anno elfendo il Signor Ruberto Sanfeverin Lo»Ta.
cotenente de la Signoria -Copra la zente d'arme fece far un
ponte de falline per le valle che andava a Melara , e de lì con*.
duffe el campo de la Signoria, & fu el primo dì de Mazo, e
cominciò a pigliar lochi affai, talmente che fe a ve (Te voluto,
fecundo la opinion de molti , haveria prefo anche Ferrara-
In quel mezo fu dato focorfo al dicìo Duca zoè dal Mar-
chefe de Mantoa, dal Duca de Miian, el Duca de Calabria,
e il Papa, & da altre potencie affai, talmente che in el fuo
campo avea più zente affai che in quello della Signoria.
Effendo adunati le predicìe zente , comenzono a corer in fu
le tere de la Signoria , & hiveno la mazor parte de le forte-
ze e ville del Breffan , dapoi vene in lui Veronefe, & have-
no Vigafi e Villafranca, & ftracorevano ogni dì la campagna
de Verona .
Item corfeno a Guffolengo per piliar el porto che tutta via
paffa zente , el qual porto per la gran carga de la zente fe
rompe e fe anegò la mazor parte.
. In quel tempo la Signoria fece armar una galea in fu el Lago
de Garda, & mandò molti provifionadi in la Roca de Peiche-
ra; ancora fu faéìo li manteleti a li merli intorno li muri de
Vero»
88 VOLUME PRIMO
Verona , e ogni notte fe mandava le guardie de le contrade a
li torefini e muri.
Iter» fu fatti nove Galeoni in Cittadella , li quali funo
meffi tutti ad un tratto in Ladeie verfo campo marzo , & era
bella cola da veder , e in pochi dì funo armati , & mandati in
Ferrarefe.
E in quel tempo funo prefi da li inimici de moki prelbni
in Ferrarefe , in tra li quali fu prefo el Conte Antonio da
M irzana, che era condutter de la Signoria, e Bartolomè Fai-
zero da Verona fimilmente condutter , funo pteli etiam de li
inimici affai, de li quali ne fu menati parte a Verona, & fu
no meffi in Cittadella con le guardie dietro.
Al tempo de la vendema efiendo el Signor Ruberto andato
verfo el Milanefe cum el campo , have per ifpia che l' era un
trattado in Melara e in el Polelene, e fubito tornò indietro,
e vene a la Tomba una matina cum el campo, e fubito li fu
aparechiato nave e burchielli e gran, a ciò che el poteffe an
dar zofo prefto , e cusl fu , che Y arivò inanzi chel ruffe fatto
el trattado.
Ittm el campo de le zente d'arme pafsò quel dì per que
lla tera.
In quel tempo el ditto Signor Ruberto fece venir la fua
Dona, & ibi fioli in Verona , & fu acceptà cum grande ho-
nore , e alozò in Vefcovà per molti zorni e mefi intanto chel
Vefcovo perche era Locete nente , e il Vicario bifognò andar a
ftar in Nazareth appreffo el.caftel de San Pero.
Item la Signoria fece venir una armada in ordine per guar
dia de Ladeie , la cjual ftete a Legnago per molti zorni .
Ancora funo fatti moki repari in Valpolifella in fu la riva
de Ladefe, e il fimi'.e dal lato de le montagne baffe cum fpin-
garde e balenieri , & altri homeni , perche li inimici non po-
teffeno paffar.
In quei tempo e! Signor Ruberto dubitandofe de li inimici,
over altro che! le fufie , el le reduffe a Pefchera cum el cam
po , & fe fortificò de za da Menzo, e li ftete poco, e fe ne
andò a Valezo, e li fletè più dì, dapoi andò a recuperar Vil-
lafranca , & effendo lì cum el campo , ghe andò li Rettori de
Verona , e fu ordinato di cantarli una Meffa, e cusì fu che
li andò li Cantori del Domo, e fu canta la meffa del Spirito
Santo cum gran triunfo , e fe ftimò che la mità de Verona
ghe era anda per veder el campo.
DELLA SECONDA PARTE. 8p
Aquiftato Villafranca tornò in fu el Ferrarefe , e andono a
campo a Figarolo, e finalmente lo bave cum la Stellà.
L*anno 1484 Effendo li campi in Breffana fu tracìado di J
far la pale, e cusì fe reduffeno in una certa Chiefia, e li funoro'[Du"-
conclufa , & fu terminato che chi haveva tolto al compagno Ca di Fer-
reftituiffe , « casi fu fy&o excepio che ia Signoria rimafe Si- «« •
gnori de tutto el Polefenc adi 7 Avofto-
L'anno 1487 adi 23 d-e Aprile vene novelle a Verona, co
me li Todefchi erano a campo a Rovere di Trento, e fubito
li fu mandato el Graffo Capitando de la Cittadella , & altri u Graffi
Conteftabili per fornirlo, ma li Todefchi dapoi parechi dì lo nobile Vi-
haveno dacordo, falvo lo haver « le pedóne excepto la Roca, «mino
che ancora fe tene parecchi dì , e fiaalmente la haveao per j*^*^
ibrza , ■& feceno pretòn el Caftelan . tadella va
In quello mezo fu aparechiato un bello exercito a Saravai* cantra gii
le per la Signoria, e fa&o ua ponte in fu Ladefe e molti re- Alemanni
pari e baftionL Rovere^
Adi 13 de Luio del difto anno li dicK Todefchi fe parti- do->
rono da la imprefa , e andono cum Dio .
Intendendo quello el Signor Ruberto , che era Locotenente
de la zente che era a Seravalle , andò a Roverè , e lì fe co
minciò a fortificar, e prefe Noni « il Covalo, che era de To
defchi , & fece fare uno ponte in fa l'Adele de foto del Ca-
iian, e pafsò una gran parte del campo, & vedendo venir cer
ta zente,fe meffeno in fuga , e quando funo arivadi dove era el
ponte, el Capkanio de le fanterie fece rifar el ponte, acio-
che fteffeno faldi, ma 1or pur continuando la fuga, credendo
poter paffar (aitavano in Ladefe, donde che fe ne anegò pur
affai, intra li quali fe anegò el Signor Ruberto predicto, da- Morteci
poi fu trovato, e fu portato a Trento, e fepulto in el Domo R°k«"t©
affai honorevolmente. Sanfcvcri-
Perciocché coloro , i quali non fono verfati nella cognixion delle
Storie , da quefii piuttoflo tronchi , che fiiccinti ragionamenti font
in confu/ione tratti , quindi ci è parato in quefio luogo quei tutto
regiftrare , che dal Cardinale Pietro Bembe nei primo Ubto della
Vtnixiana Storia vien raccontato.
„ Dunque dal fine di quella Storia , che Marcantònio Sakeiltco
„ avea fcritta, incominciando^ dai qual fine a Signor Diece piac-
„ que che io il principio deUa mia pigliaffi ; col filo delle cafe
„ continuate , io la mia fcrittura porterò , fe la vita mi òajlerà
,, infino a quejlo giorno. Perciocché tanti anni appunto, quanti di
Croati Ver.PJI. Vol.I. M „ fopra
90 VOLUME PRIMO
„ fapra dffii , trt.ifué ferini t e quefio dì paffati fan» .. E a
„ quel tempo , in quale flato foffè , e quale faccia arxjfe la Re-
„ pubblica, affai fu da lui .dimojlratp , La quale, finita la guerra
„ di Ferrara e pubblicatane la pace , più di due anni fanxa gra-
„ veTge e in ripofo era fiata. Ma apprejfo queflo e la quiete deU
,, la città , e i libri del Sabfllico ad un tempo ebber fine : e quel.
„ la pace e tranquillità di lei dalla guerra Retica fubitamente fu
„ fapraprefat uè le vaifa ch'ella muf fito prefo già porto di quiete
„ con malta perfeveran^a. fi: foffa contenuta .• della qual guerra. y
„ per leggierijfima cagione nata , cotale fu il principio . Era a" al-
,, quanti popoli Retici , e Norici e altri della Magna , ebe fono a
„ qttefli vicini . Signore e Principe Gifmondo , fratelk di Federigo
„ Imperador de' Romani, uomo, npn malvagio., ma che agevolmen-
„ te a malvagi uomini credea. Qoftuj avea lungamente col no/Ira
„ Senato amiftà tenuta in. fino da'fuoi maggiori incominciata „• e
„ perciò gli uomini di quella contrada , per antica loro ufanza al
t, mercantare dati, di tutte le terre della Repubblica ad effo vici-
„ ne , alle città di 'UÙ., e cafleila per loro traffichi e mercatante
»> paffavano : e fpezjalmente a un mercatp e fiera molto celebre ,
„ la quale ogni anno in Bolzano ad un certo tempo, fi faeea . La
„ qual cofa avendo effi l'anno mille/imo e feffa^tefimo feflo della
„• creaxion di Vinegia parimente fatto , per ordine di Gifmondo
tì- nella fua fiera , nella quale erano [otto la fede pubblica venuti,
con le lor merci e cofe prefi e imprigionati funoU/O. E già per ad-
dietro i fuoi uomini alcuni noflri , che nelle alpi a trajrrx della terra
/' argento attendevano , dalle lor minere e fojfe giuftamente com-
„; perate cacciati aveano: e perciocché elle erano a'loro luoghi vici-
„ ne , a forza , e con arme agevo}menteK le poffedevano . E fe al-
itino, perche effi ciò faceffero , addimandava: rifpondevano per-
„ ciocché le famiglie e fagusci di Gifmondo , che nell'Imperio deU
la città , nelle ripe del lago di Garda dimoravano, da' luoghi
„ loro fcacciati erano: della qual contfo&erfia , già per addietro in-
, - cominciatafi , per meigp de' nunifiri dall'una parte e dall'altra
„ amichevolmente tuttavia fi difputava . Dunque pofeia eh' effi eb-
,, bero ritenuti coloro, che nel principio de la primavera da' luoghi
della Repubblica al mercato loro venuti erano : avendo già que*
„ Tedefchi di tutti i loro fini, e oltre acciò di quelli de' Sv zjeri ,
„ e de'Grigioui a Trento un nnmero raccolto di faldati diecìmi-
la • come quelli che già aveano deliberato e penfato di così fa-
„ re , fatto Gaudenzo Amafiano , Capitan loro , ne' confini di Vero-
„ na carfaro impetuofamente . E Tedefchi gli ho io detti perciò che
„ ora
DELLA SECONDA PARTE. pi
,, ora tutte le alphe nasoni di qtte paefi y e più altre ancora con
un nome Tede/chi fi chiamano. Adice è un fiume , /'/ quale dal
„ monte membra)» nafeendo , e correndo poco appreffo da due altri
4, fiumi fatto - grande a Trento ne và. J e altre alpi dividendo fa
per mèigp di loro una valle non molto* larga -in fino a Verona ;
la qual città egli- parte per lo mezgpy - nè'ptù ne meno . Ora nel»
,, la ripa di quejlo fiume a mano finiftra camminando i Tedefcbiy
f, e miglia quindici fornite y e a Roverè , eh1 e caflello della Re~
„ pubblica ptjlo nello firetto delle alpi , in luogo nondimeno più
„ alquanto - aperto e fpaaofo-, pervenuti t ei borghi rubati , e affa-
„ liti coloro che alla guardi* ielle parte erano " non potendo preti,
dere il caflello a dijcorrere intorno , e far preda fi diedero.' e
quefto fatto , né' luoghi vicini a ftormo e tumultuofamente le geit-
„ ti loro, e tutto il campo raccolfero . Quejlo affatto in Venezia
„ rifaputofi y deliberi il Senato che tutti i fuoi faldati y i quali
„ erano nel Trivigiano e nel Friuli e nella Lombardia alle flap.
„ %ey fubitamente in Verona fi riduceffero " e oltre a ciò nuovi fol-
dati fi cmduceffero : e fatti tantoflo M. Pietro Diedo y che allo-
ra era Capitan di Verona y e M. Girolamo Marcello Provedito-
„ ri , diede a loro due la imprefa di governare a prò della Re-
pubblica quella guerra: e ordino oltre a ciò, che l Sigtior Giu-
„ Ho Cefare Varrano y Capitan fuo y dallo Srato di Camerino richia-
„ moto foffé , e tantoflo a Verona giffe anco egli, in quefto tempo
„ i Tedejchi prevedutili delle cofe de loro bifognavano al prtn-
„ dere di quel luogo • e ravvicinate alle mura del caflello ìe 'lor
„ genti, con molta quantità di' artiglierie ,. delle quali abonda Jb-
pra tutte quel/a nazione , a batterle e a terra mandarle inco»
„ minciarmo . Il che avendo ejfi fatto continuamente molti gior-
„ ni , e gran parte delle mura già aperta %. ne potendo il detto
Capitano , che ivi già venuto era r per la grande loro moltitu-
„ dine fcacciarneli : più volte co» ogni qualità di faettamento e
di quelle arme , che col fuoco fi mandano , e con fcale pofle alle
mura affalitolo e fempre ribattuti alla fitte pure prefero il ca-
,t fletto. In queflo combattimento una qualità di loro arme grande-
mente fmarrì e impaurì i difendàori; la quale non mi par di
tacere. EJfi gittavano con l'artiglierie da muro alcune palle di
„ ferro non molto fode , di pece t e di bitume ripiene. Quefte pai-
„ le percotendo nelle mura fi Jpelavano , e in molte parti fi fpar-
gevdno.' delle quali parti ufeiva fuoco con fiamma così acuta v
„ che qualunque dì loro ben ad uno uomo ardere era baflante ; ed
,y erano i» maniera ritenute dalla pece, che di fcuoierie, e da ft
M i „ man-
VOLUME PRIMO
>, mandarle via , modo alcuno non aveano . Così avveniva, che ni
», {lare in fulle mura e fermarfi • nè quello ehe bifogno era fare
>, e adoperare • nè difenderfi alcuno de'faldati poteva . Le quali
M cofe poiché una volta e altra conofciute furono.' ejfi quante col
to trici e graffi panni aver poterono , bagnavano nel? acqua ; e
» quegli Smerli e alle fine/he , dalle quali fi combattea , trapponea-
'„ no. Dovey nè la pece fermarfi , nè il fuoco nuocere per l'unto-
re y effe vi era , in alcun modo poteva. Così alla fine dopo la
M perdita di molti uomini a rafficurarfi e a difender]* impararono,
yy M. Nicolò Prioli Pretore , con quei faldati ; che per le cime deU
„ le alpi mandati alla difefa del detto cajìello i Mimici fparfi , e
y, oxiofi ingannato aveano , e il loro impeto infino a quel dì fofle-
r, nuto-my fi ritraffe nella Rocca. La città, la quale vedeva molto
r„ maggior guerra, ch'ella da prima non avea creduto, efferle coni-
„ moffa incontro ; nè le parendo del valore del Capitan fuo poterey
„ quanto era bifogno , confidarfi ; mandò il Signor Roberto di
5r San Severino chiedendogli ch'egli accettaJfe il governo di tutta
„ quella guerra infieme col Signor Giulio Cefare , datogli con gran
»» favore della Repubblica, e quanto più toflo potefl'e, co fuoi fol-
», datt e co1 fuoi figliuoli prodi e chiari giovani nelle arme , fi
„ mettefib in via, e nelle alpi fopra Verona giffe. Il Signor Ro-
», berta, il quale pofeia che Papa Innocenzo l'accomiatò, s'era
„ ridótto nei Padovano; e ivi a Cittadella j il qual cajìello infie-
„ me con un palagio in Venezia, e con una grande , e dilettevc-
„ lijfima villa poco lungi da Verona , nel fine della guerra Ferra-
„ refe gli avea la città donato ; lenza condizione, e fen^a foldo
„ molti mefi flato, a fatica co'fuoi faldati s'era potuto foftentare •
„ quella fl^ffa occajtone di far maggiore o pure la fua dignità
„ mantenere grandemente defiderava . Accettata adunque opportu-
„ namente e lietamente quella maggioranza , alla guerra fé n an-
dò.- dove com'egli fu giunto, ora in fperan%a, e quando in ti-
„ more H campo della città fi trovò: e furono da lui con dubbia
y, fortuna alcune leggieri battaglie fatte , e- un ponte fopra il fiume
„ poflo ; per il quale e poffare all'altra ripa i faldati, e portar da
„ quella contrada le vettovaglie agevolmente fi poteffero . In quel
y, tempo alquante compagnie di faldati Tedefcbi nel Vicentino T e
„ Feltrino , e nel Friuli repentinamente correndo , più di fpavento
„ che. di pericolo vi portarono . Perciocché M. Girolamo Savorgna-
„ no, nato m Udine di chiaro fangue ; il cui proavola M, Federi-
„ co, teme fi conveniva al /ingoiar e grande amor fmo yerfo la
„ Repubblica, fu da lei ornato della cittadinanza, e del configlio y
„ e no-
DELLA SECONDA PARTE. 93
e nobile Vinizjano fatto j co fuoi feguaei , e con quella quantità
di contadini, ch'egli ratinare e armare /uditamente potè, fupe-
„ randa alquanti gioghi d'alpi dove andare non fi foleva ; e i ni-
„ mìci) che ogni cofa guajiavano e predavano , dalle fpalle affa-
,, lendo , in tal guifa li ruppe e deferto , che non pochi di loro
„ dal timore incitati, dalle rupi , nelle quali erano, fuggendo fi
precipitarono. Della qual prodezza ne gli rendè grafie il Senato,
» effigiandogli una' condotta di trecento fanti : i quali egli fu con»
,, tento che a M. Jacopo fuo fratello fojjer dati .* come colui che
„ più tofto a civile e pacifica vita che a militare intendea di
„ darfi . Ma paffando le altre cofe nella guifa che io diffi , e aven-
„ do i Tede/chi con le artiglierie e buona parte della Rocca di Rc-
„ veri pofla in terra ; il Pretore e quelli , che feco erano , fi re»-
„ der loro . E già la mez^a fiate era paffata : quando uno avve-
nimento <f antico efempio amendue- gli eferciti in spettacolo non
„ molto fanguinofo per alquanto fpazjo tenne. Era nel campo de'
„ Tedefcbi un giovane nobile e valorofo, chiamato il Signor Gior-
gio Sonnembergio , capo a" una compagnia di foldati a cavallo :
,y al quale effendo flato rapportato, cbe'l Signor Antonmarta San-
„ feverino , figlimi del Capitano , s'era tra fuoi vantato che fe
nel campo de' Tedefcbi foffe onorato uom nejfuno , che a cavallo
combatter volefft , egli con lui combatterebbe ; e perla fua parte
„ mofirerebbe quanto nella gloria delle armi gl Italiani uomini
„ agli Alemani foprafìiano .* egli mandò al campo Vinixjano un
„ Trombetta , che al Signor Antonmarta diceffe , fe effere a quefta
„ pruova feco fare apparecchiato . Rimandato cofìui al Signor Gior
gi g'° gtt dice; ch'egli era dal Signor Antonmarta defiderofamente
„ affettato . Laonde al giorno ordinato in un campo a ciò acconcio
,, e chiufo, nel tnezjcp dello fpazjo ch'era tra l'uno e Paltro efer-
yy cito , amendue armati e ben guerniti fi conduffero ; e poco op
ti PTtS° fpronati i cavalli corfero dalla contraria parte a ferirfi .
„ Il Signor Antonmarta ruppe la fua Lancia nel petto al Tedefco :
la cui corazza appena appena la percoffa foflenne . Allora il ca-
,, vallo del Sanfeverino dal corfo incitato, nè da fe agevole a rite-
,y ture, in alcune travi , che in quel campo erano , così fortemente
,, percefle , che fpezzatele e rotte, ed effo a terra caduto, il Si-
„ gnor Antonmarta fe ne levò e gittò fuori. Dunque di cavalie-
re pedm divenuto, vedendo il Tedefco a cavallo con lampada
y, in mano centra fe venire, dietro ad un palo fitto ia terra per
„ fofienimento di alcune travi, fi contenne, e così il Tedefco, ckx
da più alta parte percoteva , in dietro rifpigneva ; e di ferirlo ,
con.
9% VOLUME PRIMO
», con la fpada in mano quanto potea fi faticava', perciocché i ca-
„ valli per legge tra loro pojia , ferire non fi potevano . Ma men-
yt tre che motti colpi dandofi , l'urto e F altro animofamente com-
„ banca ; ni quanto ciafcuno di loro avrebbe voluto potea centra
», il nimico profittarfi ; ejfendo e dagli elmi e dalle corale , e da-
yy gli altri vefiimenti di fino acciajo quafi tutte le lero membra co-
y, perte ; il Signor Antonmaria d} ira pieno , perciocché a ttiquhofa
yy condizione di battaglia fi vedeva effere: e fra fe fteffo tacita-
yy mente rifcaldandofi , al fuo combattitore , che con molta voglia
„ cercava di ferirlo , fatto impeto prefe e tolfe la fpada . Ma colui
» pofi* mano alta malga ferrata y che al? aretorte ave*, quella i»
yy vece della fpada incominciò adoperare. Allora il Signor Anton-
yy maria con atta voce gli diffe : perche sforai tu me uno a combat-
yy tere con due ; all' uno de' quali la condizione tra noi pofta , air
„ altro le altrui arme fono a difefa ? Se tu valorofo uomo fei 9
„ contendi meco del pari . Così il Tedefco temendo la efìimazion de-
„ gli uomini y e oltre a ciò di grande animo anch' egli ejfendo ,
„ fcefe dèi cavallo', e prefofi fubitarhente tia fey e firetti tunga-
„ mente dimenando , e lottando amendue a terra Caddero. Avea
yy ciafedn di loro grande la perfona , e le forze alla perfona noni
yy difnguali . Tuttavia alquanto nel cadere fopraflette al Tedefco
yy il Signor Antonmaria : tua ri fuo braccio dejìro dalla fpalla fini-
„ fira del Tedefco e dal pèfo di lui , è dalle arme in guifa era
yy premuto y eh' egli valerfene non poteva . Allora il Tedefco , ef-
yy fendo colui così impedito, ed egli con la fua mano deftra libero*
yy prefo il pugnale , chext Signor Antonmaria legato alla cofeia
yy portava , il percofft nelle natiche : perciocché quella parte fola
^ del corpo le armature non coprivano . Sentendofi coflui ferire ,
„ nè vedendo modo alcuno , ni via da difenderfi ; e pofeia con
„ un altro colpo avendolo il Tedefco ferito ; vinci dicendogli , poi-
che così ha la fortuna voluto , perciocché a cafo y non per tua
n virtù vinci : la gloria del combattimento gli diede . // quale il
„ vincitore più giorni con grande onore nel campo ritenne j e gua-
„ rito delle ferite con molti doni al padre fuo ti rimandò. Quefie
yy cofe di pochi dì erano fornite y quando i Tedefchi più infolente-
yy mente e liberamente vagando, avendo i nofiri deliberato di af-
„ falirli nafeofamente , e i nemici dalle loro /pie cii intefo, effi.
y, nello aguato incapparono de Tedefchi . Così fopraprefi i nofiri
yy da maggior numero , e infieme raccoltifi r con la virtù y e con
y, le arme loro fi difendevano e francamente combattevano. Tra i
^ quali il Signor Roberto ora parlando, F offici» del Capitano , ora
„ con
D£tLA SECONDA PARTE. j>5
„ con mano quello del faldato faceva. Ma alla fine la moltitudine
„ de 'ritmici credendo , trqvandofi diflretto da loro, ftavft per ef-
„ fer prefo: quando il Signor Antonmaria fuo figliuolo, che poco
difcojh gli era , ciò vedendo nella pi» flretta calca de1 manici fi
„ mifi , e fortemente combattendo ruppe la calca , e così diede al
„ padre via di ritirar/i e falvarfi , ma egli da' n mici fu prefo .
Gli altri con la prefura e morte di pochi di loro cacciati nel
campo tornarono. E poco apprcffp prefa una febbretta al Signor
„ Giulio Cefare , ed effb a Verona fatto/i portare , il governo di
tutta la guerra al Signor Roberto rimafe . I Tedefcbi allora tra
„ per mancamento delle vettovaglie , che difagevolmente erano lo-
ro fomminiflrate , e per la fede del loro foldo non fervata , adira-
ti apertamente a far feditone fi apparecchiavano. La qual cofa
temendo i loro Governatori mandarono al Signor Roberto richie-
v dendolo di triegua . Ma non la potendo impetrare , per molto
che fe ne trattale, a gran notte la Rocca di Roveri abbruccia-
trono, e nel primo aprir del giorno raccolti i loro arnefi con tut-
„ to il campo fe ne andarono : meravigliaronfi di ciò i Vtni%iani ,
3, ne potevan credere che,l campo de1 nimici , con propofito d'an-
„ darfene , fi foffe partito : e però temeano di quelle infidie che
5j cffi altre volte aveano provate. Ma pofcia che dalle loro fpiè
conobbero che i nimici s'erano già affai dilungati , riprefero il
caflelìo . In quejlo meigp il Stgnor Roberto certificato tutte le
y, genti inimiche effere tornate alle loro cafe : e avea il grido
„ fatto maggiore ancora quefla loro djfolwzione ; e fintovi molte
SI cofe fopra : e otfre a ciò effsndo a lui fopragiunta in quei dì
», buona quantità di faldati da Ravenna , e della Marca , e dell'
», Umbria gli era crefcìuto P animo : e per quefti rifpetti avea de-
,, liberato di andare più innanzi.' e fe la cofa procedeffe , di porre
u il campo a Trento acciocché quelli , che di loro volontà , e fen-
%a cagione aveano rotto guerra a" Vini^iani , fapejfero e cono*
„ fceffero che anco i Vini^iani e potevano , e ardivano di guer-
„ giare ve luoghi loro . Quèfìo pcnfiero co" Proved tori communicato ,
M. Luca Pìfano già vecchio / il quale il Senato avea nelPeferci-
„ to mandato in luogo di M. Ptetro Diedo; ed ejfo M.Pietro avea
„ fatto alla Jtta Pretura di Verona tornare • gli diffe eh* egli Jìima-
„ va , che non foffe a profitto della Repubblica tanta tmprefa fa
ti re a quel tempo .• prima perciò , che vertfimile non era , che V
„ campo dé'Tedefcbi , il quale ejfi poco avanti aveano così fiori-
„ to e bello veduto , fi foffe già negli ultimi luoghi della Magna
» gK'fit nafeofo , che non pure richiamarlo e raccontarlo infie-
„ me.
p6 . VOLUME PRIMO
„ >»e, ma eziandio avanzarlo in pochi dì non fi poteffe , effendi
„ maffimamente quei popoli così pronti a pigliar F arme , e in tan-
„ to pericolo di perdere uri luogo opportuni[fimo ad impedire e con-
„ temere le genti d'Italia. Appreffo queflo, fé allora le genti no-
„ /ire erano fiate baflevoli a fcacciare i nimici : fe pure fi può
„ dire ch'ejfi fieno flati facciati, e non più toflo da fe fiejfipa-
„ cinicamente ritirati ; ma concedafi , che [cacciati pano flati noi
,} non faremo mica fuffìcienti a portar loro la guerra , e a farla ,
„ e ad entrar ne luoghi loro, e a mantenervi Famèdio, fe fia di
>» bifogno : fperjalmente dovendofì credere che tutta la Magna
per non ricevere così grande feorno e vergogna , fia per raunarfì,
„ e per mettere infieme tutte le forze fue • ultimamente per queflo
„ ancora , che fe offefa o danno alcuno fi ricevere , non avremo
dove ritirarci , offendo circondati d' ogn' intorno dalle alpi e da
„ nimici. E ancora la flnttezga delle vie, per le quali poffare «
„ tempo di pace appena fi puh, è da effer temuta grandemen
te te. Ed è oltra tutto queflo, che meglio mette alla Repubblica ,
„ avere come che fia la guerra fornita , pure che fi ponga fine al-
„ le gravezze di lei ; che con fperanza di maggior vittoria flare
„ ella in pericolo , e i fuoi cittadini ogni dì occupati , in portando
„ al comune denari , affligger/i e confumarfi . La città fianca nel-
n (a guerra Ferrarefe dee ftim.tr molto più la pace fen%a gloria, che
la guerra eziandio onorata e con certo frutto : non d'ella ciò far
„ debba nelle cofe dubbie e pericolofe , com è quefla . Eccovi la mia
,, opinione ; il qual forfè per mio difetto , ovvero per vizio della
vecchiezza , ogni cofa temo . Voi direte ancora le voflre , e quel
configlio che fia il migliore quello feguitiamo . Dette avendo
„ quefle cofe M. Luca , e taciuto/! ; M. Girolamo Marcello così
„ parti: ch'egli punto non dubiterebbe ; fe vero foffi ciò che il
fue collega avea detto ' che non foffe da entrare ne' luoghi deni-
mici, ne porre l' affidio a Trento; perciocché qual parte di quel-
„ la contrada, o qual città, eh' e/fi prefo avejfino , farebbe da ef-
,, /ere pofla in comparazione di tal guerra , e delF onta e delf ir-
ritamento di tutta la Magna contra effi? Ma per fuo avvifo ,
la cofa flava altramente ; perciocché ni i nimici s'erano dì loro
w volontà dijfipati : anzi a forra tra per bifogno della vettova-
»> i},aì e p&che non erano pagati, povero e difperato s'era cia-
„ feuno alla fua cafa tornato , E chi un efercito già raccolto , e
che profperamente fi adopera, non pub di cibo nutrire, e il fot-
„ do al fuo tempo dargli , e alta fine ritenerlo che non fuga , non
„ pottà eziandio fopminifirare vettovaglia e denari ad un nuovo ,
„ che
DELLA SECONDA PARTE.
,, che fin da farfì . Concio/paco[a che molto più agevolmente fi
„ mantengono le cofe che in piè Jìanno , che le a terra cadute
non fi rilevano. Nè anco è da credere che la Magna per aju-
tar lecere di Gi[mondo fia per pigliar Parme contrai Vini^ia-
„ ni, i quali ella fempre ha per amici fenati; il qual Gifmondo
„ [enxa configlio , o faputa a" alcuno degli altri Principi della
„ Magna , e fewrst -aver egli alcuna ingiuria ricevuta , ba loro
moffo guerra : vedendofi maffimamente , che Federico Imperatore
fuo fratello nè di denari , nè di faldati , nè di cofa veruna ba
„ voluto ajutarlo : anrri piuttoflo ba fempre dimojìrato quefia guer»
„ ra non ejfergli giammai piacciuta ; chi crederà , o pure temerà ,
„ che colui , il quale è fprengato da fuoi , poffa o debb.% effere
„ dagli flrani ajutato giammai ? E fe fi dice/fé che non per ca-
gion di Gifmondo, o d1 alcun privato, i Principi della Magna
*> a pigliar r arme / accordaffero : ma per la loro.' acciocché prefa
„ /* città di Trento non s'apriffe la via aVìniziani centra di fe:
„ fi potrebbe rifpondere , che nelle Alpi la Repubblica ba molte
„ città aCquifla'e e aggiunte al fuo Imperio in diverfi tempi t
„ per le quali fi può poffare nella Magna. Feltre da quefii Ino.
ghi medefimi non è lontana , e Belluno , e quella che nel Friuli
CividaU è chiamata: e -oltre a ciò più firade di cafiella e vii-
„ laggi , munitefi in quefio tratto delle alpi, che all'oriente guar*
„ da , come ne1fini di Brefcia a Buerna e Lodrone ; e in quel dì
„ Bergamo la foce del lago eTIsè , e tutta la valle Topina ; e quel*
•» l' PaJTl e P°gg* > che <? Grigioni e al lago di Como fi diftendo*
no. Nè perciò i Signori e Principi della Magna hanno gianu
„ mai cofpirate di fcacciar i Vtnìxiani da quelle terre e da quelli
„ fini ; nè ancora , fe Trento fi prendeffe , cofpirerebbono : confeflè-
rebbono *Jfi piuttoflo , e affermerebbono aò effere a Gifmondo
„ meritevolmente e di ragione avvenuto , che ad una amica Re-
pubblica aveffe ingiuftamente prefo a far guerra . -Quanto ap~
„ partiene alla flrette^a delle vie^ quanto fpazio è di qui a Tren-
to? e quefio poco nondimeno farebbe da doverfi aprire avanti ,
„ e quelli cafielH de'Tedefcbi prendere , che nella flrada fono :
„ acciocché niuna parte nimica fi lafciaffe dopo le fpaile . All'ulti-
„ mo argomento fatto pofeia dal fuo collega ; la Repubblica fian-
„ ca dalle gravezze della guerra defiderare di ripofarfi 7 a quefio
„ non bifognare avere alcun rifguardo : perciocché , fe Trento fi
„ pigliaffe^ non folameute quella fpefa ,cbe in quefia parte di guer-
ra e in pochi giorni farebbe flato bifogno di farfì, ma quella
„ eziandio che in tutta la guerra e in tantit mefi fofjfe fiata pò*
d on. di Ver. P.U. VoLL H fta ,
?8 VOLUME PRIMO
„ fta , farebbe ottimamente impiegata ; anzi piuttofle con ufura
,, e graffo guadagno riftorata ; e vendicate oltre a ciò le ingiurie
„ ricevute dairiugiufto nimico; e crefduti i fini del nafte* impe-
,, rio , e A* gloria della città più chiara fatta e più illuflre . Le quali
,, cofe tutte fe i noftri maggiori non avejfero /limato tfftr di tanto
„ momento, di quanto nel vero fono, effi non arrebbono giammai
„ cotante e così gravi fatiche e fpefe foftenutc , uè veruna gner-
h ra prefa, affine di pih oltre i termini del loro Imperio » della
„ loro gloria dijhndere. Ultimamente il pigliar Trento è pofie in
„ octafione; o perche i noftri faldati per forfa, o per loro diligtn-
r>X*e valore v'entrino, non offèndo il luogo delle Cofe opportune
„ a guardarfi ben fornito J o perche dello affatto del nojiro eferci-
,, to , repentinamente fatto , quelli di dentro impauriti , acciocché a
„ facce e a ruba non fian pofli , fi fendano , E tesi per tentar
„ quejlo cafo e quefto avvenimento le forre del neflfo campo fenr\
„ altro ajuto fono affai baftevot't ; fe la cofa onderà bene e profpe-
„ ramente ; M. Luca medejìmo fie il primo che loderà il Capita-
no, che quefto abbia penfato e adoperato. Se pure Trento fi di-
„ fenderà: dato il guafto al fuo territorio, e meffe a fuoco e fiam-
„ ma le caflelta e ville di quella contrada. , lafciando i nemici
„ pieni di terrore e di /pavento ,fi ridura F efertito vittoriofo alle
n fut cafe , E quefto con maggior foddisfattone de noftri uomini al-
lora fi potrà fare , che fe mi ora cosi offèfi e non vendica-
ti ci ritraemmo . Veramente la opportunità di bene e felice-
„ mente adoperare agli efercitì non i fempre couceffa *. e pervie-
„ quando ella fi può avere , ella dee effere prefa e con ogni di-
„ ligenra ufata, acciocché la memoria del non Pavere faputa co»
„ nofetre e bene ufare , e la penitenza infieme non tormenti coloro
„ che fopra ciò fono pofti. Fatto quefto ragionamento dal Provedi-
„ tore Marcello; il Pìfano nella opinione di lui agevolmentefi lafciò
„ portare. Così l'uno e Poltro di loro fu contento che'l Capitano quel-
„ lo che gli parca faceffe : il quale lafciaìigli amendue , ad ap-
,, parecchiare F imprefa fubitamente fi diede . E perciocché nella
„ fini/Ira ripa del fiume , nella quale Trento e Roveri fono, era
„ un caftello detto la Pietra ; tre miglia da Roveri tra Fune
,', e F altro luogo lontano, pofto in alto fopra la via di maniera
„ che eontra il volere di quei del caftello non vi fi potea poffare ;
„ deliberò il Capitano di avere in fua mano la Pietra , per cagio-
,, ne di poffgdcre la detta via , e poter per lei far venire le vet-
„ tovaglie : e perche il Proveditore Marcello così avea confìgliato ,
„ che dopo k fpalle neffuna parte del nimico fi lafciajfe. Quejle
DELLA SECONDA PARTE. 99
n cofe così penfate , perciocché da Roveri venendo per la fcefa ri-
,, fida ed erta delta montagna andare alla Pietra non fi potèa ,
difpofe di oppugnarla dal? altra parte del monte , per la qua»
„ le agevolmente ivi fi potea andare. Paffato adunque FAdice con
Fefercito per quel ponte air egli primieramente avea fatto' e in»
„ contro al fiume camminando, avendo la via di una ora e mezgf
fornita , giunfe a Galliano Villetta, ci1 è di la dalla Pietra d1
„ intorno a un miglio ; e avendo prima pofto mi1 altro ponte fa»
„ pra alquante navicelle, e il fiume un altra volta paffuto 'y in un
„ piano di forfè fecento pajfi , che dalle radici del monte al fiume
„ fi diftende , con le fue genti fi fermò ; mandando i cavalli leg»
„ glori innanzi, che decorrendo vedejfero fe alcun drapello de* ni»
„ mici fi raunaffe , e a dire gli le veniffero . I quali cavalli fprez;
„ tato f ordine del Capitano per avidità e fperanzjt di guadagno
„ a vagare e a predare fi diedere . In queflo tempo, fentendo i
„ Trentini che fatto era il ponte, e temendo di male, non falò a
quelli della Pietra , ma anco a fe ftejfi ; effendofi il loro eferci-
„ to difciolto, non fortificata, nè munita la città , fproveduti di
„ tutte le cofe opportune / ottengono dal Signor Giorgio d' Pietra
„ piana , cbe è caftello di là da Trento , fh egli venga incontro al
„ rampo Finizione co» quei faldati eòe s'erano quivi ritirati , e
„ con quella quantità di contadini ci? egli mettere infieme potrà j
„ e quanto pub fi sforzi di tenerlo a bada , finche da Gifmondo
„ venga loro foccorfo, Coftui iniontanente ramati quei faldati ,che'l
cafo gli diede , e tra df'fuoi e di quelli ch'erano in Befino ,
„ villagio pofto nella Jommiià. delle alpi [opra Callianò * fatta fu»
„ Sitamente una compagnia d'intorno a mille uomini, con grande
„ ftrepito di tamburi e di cerna incominciò a feendere di quel
„ monte . E così difeendendo , come il giogo del monte fi venia rad»
„ doppiando e implicando , e parte di loro fi vedeva , parte fi na»
„ feendeva ; a quei noftri, cbe nella preda erano occupati, pare»
va cbe '/ numero delle genti , eh' ejfi vedeano , foffe di gran
lunga maggiore di quello che nel vero era ; di maniera, cbe fa»
„ cendofi i nimici più vicini e con maggiore ftrepito feendendo ,
„ i noftri fi mifero in fuga ; e fuggendo e abbattendòfi in altri ,
„ fecero coloro parimente fuggire : e così mescolati infieme e cavai»
„ /; e fanti a pie tumultuo}amento al campo ritornarono. Il che
„ avvenendo, e fopraggiugnendo ì Tedefchi più dalla fuga de no»
„ ftri che dal loro valore incitati, le genti Vinizjane , che in quella
„ parte del piano erano , a ritirarfi addietro e a fuggire fi die»
„ dero ; e nella fchiera del Capitano fi mefcolarono ' il quale
n avendo
103 VOLUME PRIMO
i, avendo la fuga <\e'fuoi udita quivi di venire s' affrettava , e
„ faticando/i di foflenere P impeto de'nimici , quanto la brevità dei
„ tempo portava a riprendere i fuoi, che vilmente fuggivano , e a
„ rivolgerli indietro , buona pe^a animofamente combattè ; e mol-
„ ti dall'una, e l'altra parte e/fendo morti, rinforzando/egli addof-
„ fo la calca de'Tedefchi , eg/* trabboccò con un drapello de' fuoi
«e/ fiume , e quivi fi morì . Il rimanente de noflrt per la morte
„ del Capitano maggiormente impauriti ciafcuno fuggendo al ponte
n fi faticava di pervenire . Il che vedendo Andrea dal Borgo ca~
„ po de fanti , fperando che, fe il ponte fi difvoglieffe , quella
y, gente che fuggiva , perduta la. fperan^a di poter poffare il fiu*
me , fi fermaffe , e di necejfità incontro al nimico fi rivolgeffis
M correndo là, e fciolte le funi mandò via il ponte: la qual cofa
M in contrario adoperò di quello ch'egli filmato avea ; Concioffia-
y, cofa che'l più delle volte la paura non riceve configlio .- per-
„ ciocche coloro che fuggivano con fperan^a di metter/} in ficuro
y, paffando il fiume , come tolto fi videro il ponte , per la gran
„ parte nel fiume fi precipitarono , e dalle arme loro , e da cavalli
y, tratti , a fondo perirono . Pochi/fimi poterono all' altra ripa con-
y, durfi ; per effere il fiume molto rapido e vorticofo : intanto che
„ tra quelli che da'Tedefchi furono uccifì , e quelli che fi affo-
garono , fi crede ch'effi al numero di mille giugneffero . Solo
„ // Signor Guido Maria de R»Jfi con la fua compagnia de'faldati
a cavallo valorofamente combattendo, quello che nelle guerre ly
yy animo e la coflan^a poffa ftr palefe : avendo/i prima per me^»
„ i nimici con le arme e con la virtù fatto fare Jlrada , e falva-
y, tofi nel piano, i Tedefchi già lieti , e della vittoria infuperbi-
yy ti rivoltò incontro a fe , parte de' quali uccife , parte fofpinfe
e mife in fuga: più chiara, e più illufhre vittoria de' medefimi
y, nimici vittoriofi a fe riportando ? il che rade volte fuole aweni-
n re. Gli altri condottieri di cavalli e altri privati , che di fug-
„ gire s'aflennero ; fuperati i gioghi di quelle montagne per balxg
n non ufate , e alcuni pochi i» barchette ricevuti , a Rovere fi
y, ritornarono-, tra' quali fu il Roffb, che la notte co'fuoi a gran
„ fatica pafsò il fiume. De'Tedefchi morirono affai; di forte che
„ quella , che alle lor cafe riportarono , altro già che fanguinofa
„ vittoria chiamare non fi potè . I noflri penarono molti giorni a
yy riunire e mettere in/teme le loro genti. Nè in quel mezjo i Te-
n defebi punto fi moffero .- perciocché non avendo- erffi minor dan-
yy no ricevuto , che dato , avevano anco effi mifìiere di riparare
y, il loro campo. Nondimeno in quel mede/imo tempo ne' gioghi del
DELLA SECONDA PARTE. lox
t, Feltrino e del Vicentino e d'intorno al lago di Garda con quel'
„ le genti, che gli uni e gli altri raccogliere poterono, furono
j, tra loro affai folleciti, e travagliati uccidendo/i , e cajlella pren-
dendo , e ardendo, e molti danni facendo/i . Arco cajlello tre Arco
„ miglia dalla ripa del detto lago lontano , affediato prima , e po-
[eia con molta violenta prefo , fu dal Senato conchiufo che t
i, abbrucciaffe , e così fu fatto : perciocché egli era flato cagione di
i, quella guerra, contendendo delfini con quei popoli che nella ri
ti pa del nudefimo lago abitavano, e Gifmondo incitato a prender
„ Parme: e sì ancora per queflo, che i Signori di quel luogo ni-
„ mici del nome Vinixjano erano flimati. In queflo nte%gp Andrea
a dal Borgo fu accufato a Signor Diece , cbe'l ponte a Galliano
a aveffe fraudolentemente e con inganno difciolto , e appreffo poflo
a in prigione.- pofeia per teflimonio di Marco Bae^^ano Cancellie-
t, re del Senato, il quale nella medefima guerra trovato s'era, fu
„ ajfoluto , e alla fua condotta mandato . Avea in quei dì Innocen
ti %io Sommo Pontefice mandato il Vefcovo d'O/ìmo M. Paris a
j, Gifmondo , confortandolo di por fine a quella guerra ; e dicendo-
,, gli non ejfere quello tempo , fopraftando il Turco all' Italia e
„ alle cofe di Roma , che due popoli Criftiani potentiffimi a refijle-
„ re alla grandezza di lui , per leggierijfime cagioni face/fero guer-
ra fra loro : e che a fuo piacere lo ufaffe per arbitro delle fue
a difeordie col Senato Vinixiano , ch'egli per la equità non gli man
ti cherebbe . Il qual Vefcovo dimorato alcuni giorni nel trattamen
ti to della pace con Gifmondo; a Venezia co* capitoli fe ne andò :
„ i quali dal Senato mede/imamente non furono accettati: e così,
fenxl avere fatto niente di quello perche andato era , a Roma
,, fe ne tornò il Settembre , effendo intorno al mexgo del mefe cP
Agoflo il Signor Roberto perito . Avea trattato queflo medefimo
a il Pontefice col Senato per via del fuo Nuncio M. Niccolò Fran
ti co Vefcovo di Tr'rvigi .* il quale non aveva mancato di amino
ti nire a ciò , e confortar la città in quanto per lui s' era potuto .
a Ma tutto fu in vano , fin che Gifmondo vinto dal di[pendio
„ della guerra, non potendo più nutrire P efercito : avendo su e
„ giù f una parte e P altra molte volte i fuoi Ambafciadori man
ti dati : fè co Vini^iani a me^ro Novembre lega : e le condizioni
a fur quefle . Che le cofe , tolte in quella guerra , a coloro ritornaf-
n fero , de* quali elle erano anticamente fiate : e che a* mercatanti
„ dello Stato Vinixiano [ì foddisfaceffero i danni ricevuti : delle aU
,t tre cofe, delle quali le parti non s'erano convenute, il giudici»
» foffe del Pontefice . Tale fu il fine della guerra Rettca .
Quelli
ioi VOLUME PRIMO
Quelli che rimafero ritornorono a Sara valle» eli fleteno al'
cuni dì , dapoi tornorono a Rovere-, eflendo Locotenente il Si'
gnor Giulio da Camerin .
Pace fra P ^di i $ de Novembro de l' anno preditto fecero la pafe li
Arciduca fodetti Todefchi cum la Signoria > cura honore de ditta Si»
e Viniiia- gnoria .
L'anno 1480 de Zugno Lo Iraperador Federico terzo vene
III ImpH a Verona, e li fu fatto grandiflimo honor da li Rettori e da
rator in 1* cittadini , e alozò in Vefcovado e lì (lete 4 dì, & fece mol-
Verona , ti Cavaleri, Conti , e Paladini, ia tra li quali fece 4 Am-
dove crea bafladori de la Signoria, e un fratello del Marchefe da Man-
tad'iniCal toa * t<x ettam Miflèr Matè Guadagnili; di Rizzoni , Miflèr
«alteri. Galeoto da Nogarole y & un fuo cugnatoda Bergamo, e Mif-
fer Zuan Nicola di Giudi y Miller Marco fiol de Miflèr To-
(*) Leggi mafo di Mcgi ( * ) Cavaler,. e Miflèr Zuan de la Riva y da-
Emiglj. poi el ditto Imperador fè. partì, da Verona ,. e andò verfo-
Vicenza .
L'anno 1400 adi 13 de FeBrar fe parti de Verona 4 Am-
bafladori mandati da la Illuftrifllma Signoria de Venelìa per
andar a Mantoa cum una bella- compagnia de zovent Trevifa-
ni, Padoani, Vefentini* e Veronefi, & molti altri, che era
una bella cofa da veder» e quello fu per honorar el Marche-
fé da Mantoa » che menò- la fu» Dona , la qual era fiola del
Duca Hercules de Ferrara, e li fu fatti de grandinimi preferi
ti da li Ambafladori de tutte le potencie de Italia , e fpecial-
mente da quelli de la Signoria de Venefia .
Il Santo In el ditto anno fu principiato, e fatto il Monte de la Pie»
P^etàV*'' ^Ua' ^u',vcn * irnprefta a li poveri fenza ufura , & fu
erigge in ^ac^a ^e elemofwe in una Offerta fatta adi 29 de Avofto in
Verona . Domenega y la qual fece tutte le arte y le compagnie , le fcole r
Preti e Monafteri, e finalmente tutta Verona li offérfe, & fu
la Offerta , che fe trovò doa milia & tre ducati, & fu deter
minato che ogni anno el terzo dì de Pafqua fuffe fatto una
proceffion , e che tutte le arte offèndè per acrefeer il ditto
Monte , & fu ettam principiato una Compagnia , e concetto de
grandiffìme Indulgente a quellor che erano in ditta Compa
gnia , e pagano ogni mefe uno marcheto per cadauno , e tut
to quello fu fatto come ho ditto per acrefeer el ditto Mon
te , e fu inventor di quella Santta Opera un Frate Michele
de Aquis de l'Ordine de San Francelco , predicator Eccel-
lentiflimo .
Adi
DELLA SECONDA PARTE. 103
Adì x$ de Dcfernbro del difto anno la notte de Natale , Fredda
cominciò a ncvegar, e oevegò molte volte, e durò la neve in grlnd»l'-
tera in fin ina adi tz de Marzo , « vene 1a neve tanto alta t m0"
che non era nomo clic fe arkordaflè veder mai neve tanto al
ta , e fu un (redo prù {«rande -che mai fune, talmente che lo
adefe in piti lochi fe agiaciò A» una parte « l'altra, e lì paf-
> fava homeni, cavalli,'* cari, & k iecò cutte le vigne in la
Zozana, c -patte al tuonte, c fe agiaciò le veze del vino in le
caneve , e le lagune attorno a VeneGa Xe agiaciò, e fe trovò
lupi in Venefia che erano andati fu per la giacia , e molte al
tre cofe , che non ferivo .
L' anno 1401 adi z de Mazo «evegò a Milan , e vene al
ta 4 dita „ e adi 4 del dicìo mefe fu veduta de la giaccia in
una contrà -de Palatolo Vcroncfe , che fe chiama Fornello , e
in alcuni altri lochi.
L'anno 14P3 adi 4 de Oftobrio. Crefcete el fiume de Lade- InoxHa-
fe in tanta altezza che fu eftimà che le tre parte de Verona jj^?e| rI"
fufle lotto aqua -Compete la -Chieda de San Zen Oradoro , & aci dume
rompe el muro de la fofla ^del Catlel Vecchio, & rovinò alcu- Adice,
ne cafe per Verona, & coreva l'aqua per tutto quel borgo, &
era alta in San Bernardino piti -de un pè, & fu forza romper
el muro a la porta del palio (*) , a ciò che l'equa andane j^oU
in quelle (offe , e rompete ctiam<\ ponte de le nave, che era n tempo
.de preda de la tore in verfo San Termo , & arivò in fina in -in cui fi
fufo la piaza di Signori, & lécerle gran danni in Verona e in^""
Veronefe., & adi.»" -del predicìo cominciò a calar, e calò a po- fi'orreYn-
co a poco tanto che la tornò in el fuo efler. coaMìno-
L'anno 1404 del mefe de Septemibre vene el Re Carlo de Ari.
Franza in Italia cum grande efercito, dandoli el Duca de Mi
lan el paflb, & vene a lozar a Pavia, e de lì fe partì, e an
dò verfo Fiorenza , e li entrò dentro d' acordo , e mefle la
città de Pifa in libertà , che era fubdita a'Fiorentini , e pafsò pifa;n
per quel de Siena , e il terzo dì de Natale intrò in Roma, e ben»,
de lì fe partì e andò verfo el reame de "Napoli , el qual lui
conquiftò in uno mefe e mezo.
L'anno 1495 adi 2 de Aprile fe pubblicò in Verona una Li-
ga, cioè la Sancìità del Papa , io Imperador , el Re de Spa
gna, eia Signoria de Venefia.
Adi de Zugno del dicìo anno cominciò la Signoria a far
cavalcar la fua zen te d'arme in Breflana , e de lì andono in
Parmeaana .
Adi
104 VOLUME PRIMO
Fatto d' Adi 6 de Luio del anno prcdifto ritornando el Re Carlo
mie al predift0 cum una parte del i'uo efercito da Napoli per ricor-
dtro ' nar in Franza, & effendo pervenuto apreffo el nume del Tar-
ro dove era lo campo de la Signoria , li fu forza far un facto
d'arme, e cusì fu , e ne fu morti da una parte e da l'altra
affai circa fei milia, & facto prefoni aflai Francefì, e perfeno
li careazi e le artiliarie, & era Capitanio de la Signoria el
Marchefe da Mantoa , e il Signor Ridolfo barba del ditto Mar-
chele morite in4a dièta batafia, & altri homeni affai de conto .
Adi 8 Luio el campo de la Signoria feguitò el campo del
Re de Franza verfo Borgo San Donin . Dapoi andò a Nova
ra, & li (te te infina adi io de Ottobre, dapoi fu fa£ta la pafe
in fra il Re , e il Duca de Milan non nominando la Signo
ria , per il che il campo de la Signoria vene a lozar in Ber-
gamafca, e in Breffana, e de li poi cadaun andò a li fuoi alo*
aamenti e il Re ritornò in Franza.
Sono qucfte memori» veramente tanto brevi , e dalle regole cbe
alla Storia appartengono così diffamanti , che in vece di porger
diletto a chi legge , t'annoja / e peri è da fapere , cbe per la
venuta di Carlo Vili Re di Francia in Italia , erano i Fioren
tini , e pofcia i Veneti in grande fo[petto pofli: Per la qaal cofa ,
per evitare quegli accidenti cbe in tali ondeggiamenti fovente ac
cader fogliono , la Signoria di Venezia , veggendo majfimamente i
progrejji di quel Re farfi in Italia ogni dì via più maggiori , fi vi
de necejfitata provedere alla propria falvczga ; e perche in tale
propofito Giovanni Tarcagnota IJìorico dilige ntijfimo di quejla nuo
va guerra in Italia ne fece Juccinta menzione, le proprie parole di
queflo IJìorico riferiremo.
„ Ma i Vinixjani , a* quali parta che ne andaffero affatto le
„ cofe d'Italia in ruina ; perciocché vedevano Alfonfo e Fernan-
„ do cacciati del Regno , ti Papa fuggire , i Fiorentini , Senefi ,
Luccbefi e Pifani ad ogni Anno di Carlo effère prejìi ; e le co-
„ fe de* Sforxefchi per la perdita di Novara affai fpaventate ; de-
liberarono , perche non ne foffè affatto la libertà d' Italia oppref-
n fa, di opporfi a queflo furore de* Francefi . Cavato adunque un
„ gran donato fuori , incominciarono a fare da ogni parte genti .
„ E fu ciò con tanta diligenza efeguite , cbe fe ne ritrovò fra pa-
„ chi giorni fotto /' infegne fu quel di Parma un fioriti/fimo efer-
„ cito ; del quale , fenxa il nome peri di Generale , ebbe Francefco
„ Gonzaga Signor di Mantova il carico; e vi forano fatti Pro-
„ veditori Melchior Trivigiano , e Luca Pifani . Venne quivi poca
„ appref-
DELLA SECONDA PARTE. 105
\, appreffb un altro e/eretto, ma affai minore, di Lodovico Sforma,
„ che il Conto di Caja^ff guidava . Avevano i Proveditori dal
„ lor Senato avuto ordine che fé i Frantefi ufare violenta alcuna
,, vale/fere gii teneffèro a freno ^ e H eavaffero di terrene di amici ;
„ altramente li lafciaffero per lo cammino loro andar via . Ora
„ partendo Carlo in capo di alquanti giorni diPiJa, eie, per non
„ mancare a' Fiorentini della promeffa , molto fofpefa e dubbia la-
„ fcH , ne pafsò P spennino con moka fretta per gktgnere tojlo a
„ Novara . E perche in ■quefio cammino ritrovo alte Pontremolo era,
fiato dal fuo popolo abbandonato , vi attaccò fuoco . Altri dico-
no che quefta terra , d'era di Lodovico Sforma, a perfuafione
del Trrvulfio fi arrendeffe , e foffe nondimeno da' Francefi , che
„ non le ferbareno la fede , faccheggiata e brucciata. Smontato po-
„ foia "Carlo m Fvrnovo , -perche vide P «[eretto Vincano accampa.
„ to fu la riva manca del Tarro ^ e gli parve affai pili copiofo
„ che H fuo non era , per tentare F animo de Proveditori-, fece loro
per un fuo Araldo dire , cb' effb affai fi meravigliava che i
„ Vini^iani, «he non erano mai fiati offèfi da lui-, gli fi opponef-
fero a quel modo , per vietargli in Francia il ritorno. Che fi
» eJTl lanciavano pacificamente andare -, -avrebbono fatto quel
,, che ogni debito e onefio voleva altramente egli era rifoluto ,
„ dove impedimento rhrovaffè , farfi a forvia la firada con la pun*
„ ta del ferro . Fu dagli proveditori rtfpofto-, che fe egli lafciava
t, la rocca di Oftia , e Novara, e ogni penfiero d' mgerirfi d'Ita*
„ Ha , ne farebbe potuto liberamente andar via , altramente i Vi-
„ metani non potevano mancare a' confederati lono , -«he offefi da
„ lui fi fentivano . Fu gran difcujfione fatta fra i principali delF
.,, efercho di Carlo di quello che far fi doveffe / perche ad alcu-
.„ ni pareva che fi foffe dovuto ritornare addietro in Pifit,, e con
„ P ajuto de' Fiorentini fare in Tofeana la guerra . -Altri diceva-
.„ no eh' era bene attraverfando f Apcnnino paffarne alla ieg-
„ giera in Afii : Altri ogni accordo co' Vtni^iani lodavano , pure
,,, che il Re fi foffe potuto condurre a falvamento in Francia . Ma
„ il parere del Trivul^io , ch'era per la fua aceorteiga entrato moU
„ to m gratta del Re Carlo, vinfe ; il quale diceva, che e al
Re e alla invitta nazione Franeefe ogni altro partito farebbe
„ fiato difonorato , fuori che di feguire il cammino che prefo ave?
„ vano , e torre via con la forza del braccio ogni impedimento
„ che aveffe potuto ritardarli .. E mojìrando egli fieffb . P ordine ,
„ col quale fi doveffe procedere oltre, ne animi in modo il Re «
-» ***** gl' altri, .che fu tofio quanto egli diffe e/equito* Aven-
Cron.diVcr.P.ILVoLL O „ do
ioó VOLUME PRIMO
„ do dunque Carlo animato i fuoi a dovere , /e occorfo il bifogno
„ foffè , menare valorofamentc le mani ; ed effendogli da timi rif-
„ pofto d> egli non dubitajfe , perche effi avrebbono fatto quel di
„ conoscere quello che $ Franctjì valeffero { t gli avrebbono per
„ mexfo de1 corpi morti de' umici aperta la firada in Frangia* fe*
„ ce con bell'ordine muovere altre f cjercito; ejfendofi egli quel dì+
„ per non effere eonofciuto fra gli altri, come privato Cavaliere 9
adorno . Non meno animofo e pronto F eferctto Vinnriano fi di-
» tntftrtrva, promettendo/i una certa vittoria; e il Gonzaga aper-
„ tamente diceva che co» la prima Tuff* awebbono fatto i Fran-
„ cefi del vano loto ardimento pentire • e cqnofiere che ancora mott
„ era , coni ejji dicevano , affatto il valore d Italia eftinto . Egli
„ aveva fòco H Gonzaga da dodici mila fanti, e come alcuni vo»
„ gitone , da due mila cavati* leggieri , e più di due mila quat-
„ trocento uomini d'arme. Alcuni altri dodici mila cavalli dicono.
s, Il fiume folarrente era, in me^ro fra li due eferciti . Onde f ar-
t, tiglierie de' Francefi , eh1 erano lungo la riva del Tarro tratte ,
»» uggendo F efercito nimico fotta P injègnc armato , ma quieto e
„ faldoso per moflrare di fchernirlo , opureper ifpaventarlo , accioc-
„ che di quel luogo non fi moveffe , incominciarono nel poffare oltre
a batterlo con molte palle; allora il Gonzaga, ch'era fpiritofijfi-
mo e avido della battaglia , volto a 'Proveditori , adunque, dif-
„ fe , ci [offriremo noi queff oltraggio ? Non vedete voi come ci
„ fchernifeono i Francefi , e ci disfidano alla battaglia ? lo non so ,
M fe ci lafciamo ora ufeire quefia occafione di .mano , quando ne
„ ritroveremo poi noi un altra. Se voi mei comandate, io vi farò
„ vedere quello che il valore d'Italia contra i France/i poffa .
„ Allora il Proveditore Melebiore con volontà del collega ; Sù ,
„ diffe , poiché ce ne danno gli avverfarj cagione , mofirando di fa-
„ re così poco conto di noi , andiamne lor fopra , e jaciamli di tan-
,, to ardimento pentire . E fatto fonare le trombe , e fcaricare le ar-
„ tiglierie,' fi pafsb in un tempo fttffb da tre parti onde era più
-baffo il fiume. Ma nel montare fu l'altra riva, ch'era alta ed
„ erta, e di fatici e d'altri arbofcelli impedita, fi ritrovavano i
foldati e per quefia difficoltà e per lo fango caufato da una
,, gran pioggia la notte avanti , e dal quale non potevano bene
„ Jlr'tcare i piedi, impediti e travagliati molto. Onde n erano mol-
„ ti cavalieri valorojì più di quello eh* effi voluto avrebbono ri-
„ tardati . Quefia difficoltà del fiume fu cagione di fare ad alcu-
„ ni dire, che la battaglia foffè fen^a pubblico ordine delfinista-
» *' figttita •' perche fe co» ordine loro attaccata fi foffe , non fi
„ fareb-
DELLA SECONDA PARTE. 107
, fttrebbono tanti valorefi e favj cavalieri così temerariamente
, moffi fenza vedeva ben prima donde e cerne fi foffe acconcia-,
, mente potuto paffare il fiume così nelS affalto , come poi nel riti»
, rarfì in un bifogno, che òccorfo foffe. Ma egli fu impennato P
, affalto e improwifo ; 0 [e pure penfato fu cote maggiore ani-
, mo che configlio ne paffarono quel dì i Viniziani [opta i Fratt-
, cefi . Egli fi attaccò da molte parti affai fiera la zuffa ; e nel
, principio i Vinizjani apparvero fuperiori di/ordinandone e urtan-
, done da più di una parte il nimico . Il Gonzaga rotta la lancia
, faceva con la fpada fopra i Francefi gran cofe ; e fu in effetto
, giudicato, ch'egli quel dì non meno da valorofo cavaliere che
, da prudente Capitano faceffe . Ritrovandofì i Francefi con van-
, faggio di luogo t perche il pentolo loro grande vedevano , facen-
, do ogni loro sforzo ne pareggiarono la battaglia , e ne urtarono
, anche talvolta i Vinizjani addietro* Onde vi lafeiarono dall'una
, parte e dall'altra motte perfone illufiri la vita . Le genti Sfor-
, zefcbe mojlrarona da principio molto valore , ma da lor pofcia
, nacque così gran fuga , che quanto fu per loro ne lafeiarono la
, vittoria al nimico . Ma quelle che fu in effetto giudicato , che
, toglieffe la vittoria a' Vinizjani y e che la fatate de' Francefi fof-
\ fe y fi fu \ che i cavalli leggieri y che avevano avute ordine di
, andare con lungo giro a dare nella vanguardia de' nimici di fian-
, co y perche dal prefo viaggio gli dsfviaffero , nel più bel della
, ZJ*ffa a faccheggiare le bagaglie de' Francefi fi voifero. E fu da
, alcuni creduto eh' elle Jìudiofamente per ordine del Tnvulzje fof-
, fero fiate alla ingordigia del nimico efpofte per ritardarlo dal»
, la battaglia . Nè fu quefio avvedimento del Trivulzjo vano J per-
, ciocche non fidamente qnefii cavalli alla ricca preda y ma vi cor»
, fero anco toflo molte compagnie di fanti , che odore n ebbero . £
, mentre che ognun vuole più del facco partecipare, effi fteffi fi
y tagliavano fopra la preda /' un f altro a pezji • Era quefìa pre-
, da ricchiffima ; perciocché di più di quello che gli altri panico-
, lari vi avevano, vi erano i vafi d'oro e d'argento del Re con
y le fue ricche tapezgarie , e altee fintili cofe di molto pregio . E
, con quefio il teforo del Re di Napoli , eh' egli in Francia , per
, ornarne il fue trionfo , fe ne portava. Mentre adunque fi atten-
, de da quefìa parte alla preda , ebbero i Francefi tempo di refpi-
„ rare'j e come prima quafi già vinti fi riputavano , così, riprefo
, . animo y alla vittoria aspirarono. E fe ne pofero in gran fpaven-
te y e finalmente anco in fuga gli Italiani . Nel qual tempo il
, Conte di Fitigliano , eh1 era già fiato con Virginio Orfino fatte
O Z yy prigìO-
io8 VOLUME PRIMO
„ prigione in Nola ,• fuggendoci del camp* Francefi, col quale in
„ Francia prigione andava, diede a' Finizioni nuova che i Fran~
v cefi fi ritrovavano^ così battuti e malconci y che ogni poco di- nuo
to vo affatto che lor fepragghtnto foffe , [e ne Jarebbono pojli age-
volijfimamente in fuga . E così con- quefla nuova in quel tan-
„ to /pavento fi fermarono i Vinizjani e fletterò faldi. Mentre cV
ejfi fra paura e fpcran%a a quefto modo fi flanno ; t Francefi ,
che vedevano bene il danno che avuto- avevano , lafcianda
„ pian piane la zuffa fi riftr'mfero infieme . Durò più- £ un ora
M affai la battaglia , nella quale molto Jangue d amendue le parti
s> fi fparfe' Perche de' Vinizjani e Sforzefihi ne lafciarono più di
quattro mille la vita . De Francefi la metà meno ne morì. De
„ Capitani Vtniziani morì Ridolfo Gonzaga Zio. di Francefco , e,
„ Ranuccio Farnefi fratello di queir Alejfandrò , eh' offenda poi fta-
y, to eletto in- Pontefice Paolo Bl fu detto ; e Giovanni Pianino
y, nipote di Niccolò con altre molte perfine illuflri. Ma affai mag-
„ gior numero de' principali de' Francefi morì . Fra gli altri cava-
„ Iteri Francefi ohe vi furono fatti prigioni , ne fu il Baftarda
M dt Borbotta uno, ch'era- un Capitano principaliffimo . E a que-
„ (lo modo il famofi fatto a" arme del Tarn a quattordici di Lu-
gito pafsò ' il quale i Vinizjani dicevano aver ejfi vinto , per-
„ aver faccbeggiate le bagaglie nimicbe , e- sforzati i Francefi a
„ tenere il cammino eh' efft vollero . L Francefi alf incontro fua la
„ vittori* chiamavano, perche cacciato- con molto fangue il nimico
„ addietro ne fafferò e[fi andati oltre- al viaggio loro . Si fermare
„ no i Francefi la notte figuente lungo il Farro, in quel luogo me-
„ defimo dove fi ritrovarono * Il giorno figuente fu fatta tregua.,
„ per feppellirne i morti- E la notte che figuì poi , anaconda- fuo-
y, co agli alloggiamenti , Carlo -tutto- dubbiofi e fifpefi con gran (ì-
„ lenzjo fi moffe ^ Onde alquante miglia aveva fatte quando la
,, mattina del nimico la fua partenza s'intefi.Il Gonzaga.gli m.r.i-
„ dò dietro il Contedi Cajazjo co cavalli leggieri, il quale qua n-
s, tunque- poteffe fate gran danno al nimico., che n'andava quafi
v> f*è£tna'0 ) <*om filamento noi fece, che anco. poi, come aV aper-
y, ta fi diffe, ne vifitò in Tortona il Re. Il che alcuni- attr.bui-
•„ rotto- alfantica affezione di quefla famiglia diSanfeverinefibi co»
„, Francia . Altri, differo , che quefto foffe flato ordine ficreto di
y, Lodovico Sforza, che non meno de' Vinizjani , fi vinto a pieno
„ aveffen, dubitava, che de' Francefi tre.
Adi 27 de Ocìobre del difto anno a le doe hore de no&c
fa. uno grandiffimo teremoto in Verona..
L'anno
DELLA SECONDA PARTE. io?
L'anno 149Ó adi 4 Aprite ra la' città de Siena- piovete lin
gue come dine un predicatore predicando- in San&a Anaftafu...
Del mefe de Avofto 14.96 vene in Ita4ia Maximiliano Im- MaiTtmi-
perader per nome de Venetiani e vene a Vigevano , & li fteteliano
molti dì , el qual vene un. Legato del Papa , e li Ambaffado- it"*j^°.r "*
ri' de'Venetiant , dapoi andò a Zenoav e de 11 al porto de Li
vorno e li ftete a campa alcuni di y dapoi fé partì , e andò a
Pavia , e dei mefe de Defembro del dicìo anno ritornò in la.
Alemagna fenza haver fatto- cofa alcuna ►
In el difto anno cominciò- in Italia una. mala-tia che fe chia- Mori»
mava mal franzofo , la qual vigneva cum dolie in le zunture-Gallico
e brozc in fu k perfona, e in: lu i «ni per le mane e per li jfc££rjfl-e*'
piedi, e ftafevano parechi dì e meli a guarir, alcuni non giia- in itaiia ..
rivano mai, nè' Ir trovava akun medico, che li fapefTe guarir,
uè al prefente fe ne ritrova, & è una malatia contagiala.
In el di&oanno fe cominciò a infalezar la via del corfo , Laftricaft
cominciando da Sanerà. Anaftafia in fina acence a la porta di u via del1
Borfarr. Corfo-.
L'anno 14??- la Signoria de Venetra féce una armadi gran- Guerra,
didima in mare contra il Turco, el quale li haveva motto *'fa Yini~
guera , e in quello anno perfeno Modon e Lepanto % & era XurcJU" -
durata la pace cum el ditto Turco 20 anni.
L'anno K497 adi primo» de Sepcembre , che doveva prima La Regi-
dir, vene la Regina- de Cipri in Verona, che era vedova , & a*
era ZentiMóna Venitiana da Cà Corner, e gli fu fa&o gran- *"
didimo honor e alozò in el Vefcovado , & era con- lei 40 Zen-
tilomeni da Venefia , dapoi fe partì de Verona e andò a Bref-
fa , e li fu fafto fimilmente honor cum gioftre e grandinimi
triunfì : era Miffer Zerzo Corner fuo fratello Capitanio in
Breffa.
L'anno 1501 la Signoria de Venefi» mede una dadia over
colta generalmente per tutte le fue tere de pagar cinque mar-
cheti,per campo (t), la qual fiu feoflà, & fu meda per refpe-
to de la gran guera che faceva cum el Turco : Adi j de Lil
io fu un grandiffimo tcremoto »
L'anno 1501 adi t\ de Luio vene in Verona- la Regina £**{**.'**
molie del Re d'Ungaria,. k qual vene de Frància, & andava janve'0!.'1
a marito, perche era Spof», e li fu facto grandiffimo honore,na.
& fu pofta fatto el baldachino portato da li Dottori, & alo
zò nel
1 • »
(1) Dieciotto foldi circa di moneta moderna piccola Veoe a.
no VO/LUME PRIMO
zò nel palazzo del Capitanio, e li fa fa&o felle grandUCme, do
po andò a Venefia , e li fletè molti zorni, cum gran triunfi
e fede', e fu dicìo che la Signoria haveva fpefo più de 70 mi»
lia ducati, dapoi montò in la galea, & fe ne andò in Unga-
ria a marito .
Adi 13 Ocìobrio de lo anno predicìo fu talia la teda in fu
là piaza di Signori a Hieronimo di Giuliari citadin de Vero
na , el qual era bandito- de tere e lochi de la Signoria cum
talia adotto per li fo mali deportamenti .
Del anno predico MilTer Hieronimo Zorzi , che era (la
Podeftà de Verona, effendo ufcito de Podeftaria per andar a
Venefla, fe imbarcò al Ponte de le Nave, come iogliono far
tutti li Regimenti.
Si fabbri- 1° *1 diéVo anno fu fa&o le volte in el Domo intrando ne
canoivol- la Chieda da man drita.
ti del Do- L'anno 1503 adi il de Aprile Mifler Zuane da Cà Miche-
Morte del 'e Cardinale de Sanéto Agnolo e Vefcovo de Verona morì in
Cardinal Roma , e fu opinion che fufle ftà atoffegato, e li fu trovato
Michele, intrà denari argenti, e altre robe 200 miiia ducati , li quali
tutti have il Papa.
Adi 21 fudetto li fu fatto uno belliflìmo obito in Verona,
& ditto delle meffe Mene pur affai.
Alefòdro ^n e' anno P3Pa Aleffandro pafsò di quella vita, &
Pontefice dopo lui fu creato Papa Pio terzo, che era Cardinal de Sie-
■iuore. na , el qua! vivete Papa zorni 28, & dopo lui fu creato Pa
pa Julio fecondo , el qual era Cardinal de San Pietro in
Vincula .
jl catdi. In el ditto anno fu fatto Vefcovo- de Verona MilTer Mar
nai Marco co Corner Cardinale de Santta Maria in Portego , el qual
Cornelio era molto zoveneto.
Vefcovo Dd anno predi&o fe incominciò a far el ponte da la pre-
1 erona. ^ jc pretja ^ ej qUtti pFjma era dc legname , & non era ancora
ben compido , che ne rovinò una gran parte , poi fu fatto
de legname.
Frà Giangiocondo da Verona dtìf Ordine de Predicatori che fu
gran Tet4egoy fra ( altre fetente di etti era dotate , diftingueafi
particolarmente nel? AHb'rtettura , onde e fu quel £ ejfo pel cui
fuggetimento fu riparato il detto ponte detto della Pietra , che
vicino era a minare : La Bafilka di San Pietro di Roma dalP
imminente precipizio : le Venete lagune dal riempimento della ter-
nr che l' acqua del firme Brenta tn quelle fece traea , cottjìgliando
la S>-
DEiLLA SECONDA PARTE. in
la Signoria allo [carico della maggior parte di quel fiume in al
to mare ; avvegnaché per V -addietro .interamente nella laguna
fi [cantava . A. tempi di Luigi XII Re di Francia cooperò, me-
diante la cognizione che *vea , al modo che tener doveafi nel? er
gere in Parigi i due bellijfimi ponti [opr<a , il fiume Senna. Di que
fto grana* uomo il dotti/fimo Buddeo [u difcepolo. Ma .finalmente ,
carico tf anni nel 1500 finì di vivere . È eie del? Ordine de* Pre
dicatori èfi [offe , e non Fr*nce[cano , ne [a [ede Frà Onofrio Pan-
vinto Agojìiniano nojlro Verone[e , Frà Serafino Rangi Domeni
cano ,. Giorgio Va[ari , e [ra i moderni il P-adre Gìacp.po Ecbard
France[e .
L'anno 1504 adi 3 de Novembre Miflèr Marco Corner
predi&o intrò in Verona cum gran triunfo piìi che fofle mai
Vefcovo per manzi, e intrò da la porta del Vefcovo, & era
coperta la ftrada de panni cum archi triunfali in. più lochi, e
li andò in contra il Clero con tutti li Monafteri de Frati e
Monaci, e fu quel dì grandiffimo vento, tal che guadò tutti
li apparati, e perturbò ogni cofa, & li fu fafto de belli pre
feriti da li citadini.
Adi 3 de Deferabro del dieta ann.o trete toni, e fpiancifi(*) (•) Leggi
affai, come fel fuffe ftado delftade. 1«>P«-
In el dieta mefe in molti lochi del Veronefe fe trovò de la Stagion
Segalla, che haveva fatta de le fpighe, & de le fave frefche, £rava£»-
& pizoli che erano renaffudi , & Sofìni & altri, fruti , & fiorì
li mandolini , •& fu trovato meloni maturi.
Adi 31 dei-dièta mefe fu uno gran tcremoto in Verona.
L'anno 1505 adi 3 de Zenar a le 9 ore fu un altro gran
teremoto .
Adi 21 fudetto a le 6 ho«-e de noeta fu un altro te-
remoto .
Li predifti teYemotì furono a Bologna così teribili , che
cafeono de le cafe , fe fcavezò campanai , crepò muri e volti
de Chiefìe, e cafeò infiniti camini, e fu in tanta paura la di-
ila tera,fche i non fe ardivano habitar in le cafe.
Del anno predico fu una careftia grandiffima univerfalmen- Careflia
te, & maffime in Verona, e quefto fu perche li citadini ha- deI 'S°5
vevano mandato fue biave in altri lochi, perche fe ghe ven-qjjg nic"
defTeho più : in fu la piaza de Verona più volte non fe tro
vava pan , non fe trovava formento da vender : fu mandà Am-
bafiatori a Venefia a pregar la Signoria che ma nd affé del for
mento, fu venduto del pan de femole, per careflia fu manza-
to in
ni VOLUME PRIMO
to io el paefe carne de* cavallo , & altre coie intraveneno
che So non ferivo , 8c molte perfone etiam morite tle fame .
El Tormento fa vendudo in la tera un ducato , e infina cin
que libre el minale , e de fora fei libre, infina 37,1» Segai-
la libre 4, el Melio libre 4, la Melega libre due, li Legumi
Kbre 4 il minale, e ancora non fe ne poteva haver, & fu pu
niti aliai citadini , che havevano contrafafto a le Gride de li
Reélori, che non volevano che fe condufefle biave zo del pae-
fe: e alcuni funo condemnati in dinari , e alcuni bandezadi
per un tempo, li nomi de li quali per fuo honor li tafo. (1)
Del mefe de Zugno adi 16 calò il Fermento de precio, &
fu venduto foldi 31 folamente el minale, lo anno feguente fu
venduto per il contado foldi 17. (2)
L'anno 1507 El Cardinal de Sanerà Crofe Legato del Pa-
fia pafsò per quella tera , e andò da lo Imperador Maffimi-
ian , e li fu fafto in Verona grande honor, & belli prefen-
ti, e fe difle chcl Papa il mandava per far che lo Imperador
viguiffe in Italia fotto ombra de vjgnir a tor la corona , e
vignudo chel fufle voleva poi romper guerra a Veneciani.
Per maggior chiarezza onde la lunga guerra , che fu moffa dal?
Imperatore , ed altri Potentati alla Signoria di Venezia , origine
aveffi) ci~b che il Tareagnota ne fcriffe in aueflo luogo fi -vuol
riferire .
„ Nell'anno del 1507 facendo Maffimiliano Una dieta in Co-
„ Jlanza , molto co' Principi della Germania de Vmiziani fi dolje ,
„ che «furpate alcune terre a° Auflria fi aveffero , e fi foffero nelle
eofe di Lombardia in favore del Re Luigi mojìri: perciocché Ji
,, ritrovava in queflo tempo MaJJimiliano anco centra il Re di
„ Francia fdegnato , perche aveffe la figliuola , già a Carlo d*
n Auflria promcjfa, data a Francejco di Valois , come fi è detto,
„ Moflrom

(1) Il Ducato , o Cecchino valeva in quello tempo lire Tei e ioi


di quattro di moneta piccola Veneta, e pero dicendo qui riftori-
co , c'Ite il Formento fu venduto un Ducato, e fino cinque lire il
minale, devefi intendere ch'ei parli di moneta noftra Veronefe , che
a moneta piccola Veneta farebbero montate a Lire 4. ij. 4.. d'alio»
ra ; deche il Formento a Lire j. io. C moderne Veneta per ogni Ij.
ra Veneta di quel tempo ha dovuto valere lire fettanta e foldi do-
deci il Tacco . •
(a) li Formea to a foldi 31 11 minale ridonderebbe al moderne
prezzo di fette lire e mezza il minale, e lire XX io- il facco a mo
neta piccola Veneta • Li foldi 17. d'allora a quattro lire il minale ,
è lire dodeci il facco.
DELLA SECONDA PARTE. 113
i, Mejhrava dunque di volere deVinixiani vendicarft , e inficine
„ un gran dejiderio di pagare anco per queflo in Italia ; che 00-
me gli ahri Imperatori già fatto avevano , così avrebbe ancora
„ ego voluto la corona dell' Imperio ricevervi * E ne aveva gii
„ fatto a Papa Giulio far motto ; che riavuta Bologna tutto volto
„ era in dovere anco le altre città di Santa Cbiefa in Romagna
„ ricuperare. Egli ne mando adunque Maffimiliano a chiedere a"
„ Viniriani il pajfo-, per potere andarne ficuramente in Roma. I
„ Vini^iani, che avevano già prima intefo , com'egli, rotta la le*
ga che aveva con Francia , groffo apparecchio faceva per paf*
„ far f Alpi ., /otto co/ore di voler prendere in Roma la corona
„ dell'Imperio ; penfando ch'ego fopra Milano pagare dove/i ,
„ fecero dopo molta difcughne quefia rifpofla ; che s'egli voleva
„ difarmato pagare , ogni cortefia ufata gli avrtbbono ; ma che fe
„ con efercito paffaffe, non l'avrebbono fofferto mai , poiché ritto*
„ vandofi con Francia in lega non potevano ciò fare con Fonor
„ loro. Di che fi turbò Majfftmiliane molto , e delibero di sfogare
cantra i Viniiiani il fuo /degno* Il Senato , che aveva già pri-
1, ma fatte fare molte genti per guardia de luoghi loro , e per ri*
trovarfi in un Infogno provifit'.• fattofi venire in Vinegia il Con*
„ te di Pitigliano loro Generale, e Bartolomeo d'Alviano. che con
„ onorato flipendio tolto avevano , e fattolo Generale de* cavalli ;
„ ragiono con loro del modo che tenere fi doveffe , fe feffe flato
»> hifogno opporfi a'Tedefchi , ohe -s intendeva cb' erano già tuu
tavia in punto per dover paffar in Italia . Ed t{fendofi conchin*
„ fo che con due eferciti da atte parti fi andaffe ; furono creati
Proveditori Andrea Grittì e Giorgio Cornare . Il primo fu man*
„ dato ne confini de Grigioni fopra Verona ;ì / altro nelle monta*
gne del Friuli ; da' quali due luoghi s'intendeva che i T-edef*
„ chi paffar doveffero..
In ci di&o anno del mefe de Defembre Intendendo la Si- Rottura
Snoria chel diéto Imparador voleva vignir in Italia, & nian-^l'Impe.
ava gran quantità de zente a Trento , cominciò a mandar fi» f?.to.re. e .
milmence gran numero de fanterie a Roverè , e a Brentone- *"*■«
go , e tutta quella invernata non cefsò de -mandar iu fanterie
e cavalli*
Del anno fopradi&o 1507 vene «ofo per la Val di Lagri
1500 Todefchi: Li predicai Todefchi erano a piedi, & vene
ro zofo inanti che la Signoria cominciale a mandare zente a
Roverè, e non fe fepe de la lor venuta fe non quando fono
arivati .a Boflòlengo, e pagavano ciò che marnavano , e beve*
Qon.diVer.P.lf.VoLL P vano
ii4 VOLUME PRIMO
vano graciofamente , e non facevano difpiacer a perfon a al
cuna , & de 11 fe partirono e andono verfo Villafranca , e poi
in fu el Mantoan , e lì furono retenuti , donde che li fu for-
zà tornar in drio, e non li fu facto difpiacer alcuno, & fo
no accompagnati a falvamento per comandamento de li Re-
elori, e ntornaron in la Alemagna.
L'anno 1508 la lente de lo lmperador che erano a Tren
to, cominciò a trafeorer in fu el teren de Veniciani, e cor-
feno a Caltelbarco, e lo prefeno , e fi ci mifeno a faco.
Del anno 1508 in el principio fu una gran penuria in Ve»
ronay perche il Conte Nicolò de Pitiliano, el qual era Capi-
tanio de la Signoria General haveva mandato dentro tutte le
fue robe, & feceno vignir dentro le Monache, che erano in
li Monafterij de for de la tera , & fe difeva , che le zente
darme volevano alozar in li borghi , & impir le forteze de
fanterie, ma non ne fu altro.
In el dièta anno el predicìo Conte fece la moftra de le fue
zente d'arme in fu la campagna de Verona in le Val bone da
la Crofe bianca , la qual era una bellifiìma cofa da veder , &
li andò quali tuta Verona, & done afiat in caret a per veder,
dapoi fe partè, & andò in la Val de Lagri cum la fua zen-
te , & fe forcificono a Saravale cum baftioni , & cusl tutti li
altri Condu&eri cum le fue zente li andò, & feceno un pon
te in fu Ladefe per poder paffar de là e de qua , & era
Proveditori del campo MhTer Andrea Griti e Miffer Zorzo
Emo.
(*) Tri- *n <luel tempo vene Miffer Zuangiacomo da Trauzo(*)Ca-
vulzio pi tanio del Re de Franza cum circa 1500 cavalli in focorfo
Milanefe.de la Signoria, & alozò in Veronefe, zoè a Palazolo, a San
drà, a Colà, Pacengo , & in più altri lochi de la Gardesa
na, & li ftavano più dì, & non le deportavano troppo ben,
dapoi fe partirono e andono fimilmeme in la valle , dapoi li
vene gran numero de fanterie Umilmente del Re de Franza ,
zoè Vafconi , e Spagnoli, e tutti andavano in fu la valle ,
ma d'onde pattavano & alozavano facevano de gran danni.
In el predicìo tempo la Signoria fece armar due galee fu
el lago, e le gazere, & altre barche per guardia del lago, e
perche andava vi&uaria affai in campo per la via del lago
in fina a Riva, e da Riva andavano per tera a Roverè e a
Saravalle, & quando erano in via vigniva fora de Creila, eh'
è un cartello fortiffimo, fanterie, & rubavano il tutto, onde
DELLA SECONDA PARTE. 115
fu forza andarli a campo, e cusì fu che ghe andono, e prefe*
no il difto cartello , e cusì fu aflègurà la via .
In quel tempo ancora furono fa&e alcune corarie e fcaratnuz-
ze da l'una parte e da l'altra, e li Todefchi veneno in fina
a Riva e a Brentonego, dapoi tornaro in drio, e fimilmen-
te il Conte da Pitiliano andò a metter campo a la Preda ,.
& la bombardò alcuni dì & non la potè ha ver, & finalmente,
lafsò la imprefa.
Era in el campo de la Signoria in quel tempo gran diffe-
rentia in tra Taluni, e Spagnoli, e molte volte vignevano a
le arme , e fe ne amazava affai da una parte e 1' altra , e Al
no per meter il campo in gran controverfìa e pericolo,
In el medefimo tempo la Signoria mandò zente in Friuli , Bartolo-
& era governador ci Signor Bartolamè da Liviano, per li meo Al-
Todcfchi , che volevano ancora vignir de lì , & erano za tra- ▼;*•><> Ca-
fcorfi, & havevano pigliato un cartello de la Signoria, e ta- fa'signol"
liato a pezzi tutti li homeni, che gera dentro, dapoi el diéto rja>
Signor Bartolamè ferò in un certo loco più de due milia To-
deichi, & li fu no tuti morti, poi feguitò la viétoria fenza al
cun contralto, & in manco de doi meli tolfe Perdanum ( * ), . .
Gorizia, e Triefte,e molte altre tere e cartelli del Friuli. pordeno-'
Adi 7 de Zugno del di&o anno vene novelle da Venefia co- ne .
me era conclufo tregua intra lo Imperador e la Signoria .
Adi 1 1 fu cridà la dicìa tregua in fu la piaza di Signori in
tra el Papa , lo Imperador , el Re de Franza , & il Re de Un-
garia, ©Via Signoria de Venefia.
Del mefe de Avofto del di&o anno fu taliata la tefta in fu
la piaza del Mercè de Verona a un Conte che fè chiamava el
Conte Alberigo, el qual era foldato & parente dell' infraferi-
to Zuan Bautta Carazo, e querto fu perche effendo a li alo-
zamenti a Ifola de la Scala , amazò el Signor Zuan Batifta
Carazo , che era Capitanio General de le fantarie de la Illu-
ftriffima Signoria , dapoi fu fquartato , & metti li quarti de fo
ra da tute quatro le porte, ma prima fu ftrafeinado a coda
de cavallo, del qual ne dotte generalmente a tuto el populo.
Del di£o anno non avendo Papa Julio potuto adempir el ^es» con
filo defiderio , zoè far venir lo Imperator come di. fopra, fcp-^JJ^* Jttà
pe tanto far, che lui, lo Imperador , el Re de Franza, e il ai Cam-
Re di Spagna , t quafi tute le potencie de Italia feceno Liga brai con-
infieme comra li Signori Viniziani , & Ct partirono el fuo1™""11-
Stato infra de lor,zoè il Papa dovette haverR.avena>Rimene,l,*I,,•
P 2 Faen-
iiS VOLUME PRIMO
Faenza , Se tato quel che li dic"K Veniciani pofledevano in la
Romagna : Lo Iraperador U Friuli , Trevifo , Padoa r Vicen
za, Verona, & in fina al nume Menzo, zoè de qua, & tuta
la Val de Lagri : il Re de Franza de là da Menzo, zoè Pc-
fchera, Brefla, Bergamo, Cremona, Crema, e tuta la Giara-
dada: Il Re de Spagna, che allora era Re de Napoli, tre i ere-
che pofledeva Vinitiani in la Pulia , e cusì fu come fe in
tenderà feguentemente .
Luigi XII Re di Francia- per un*Araldo fece denoncrare la-guerra a*
Signori Vinh^ani .La quale ambasciatafi leggenti VII libro dell'Lfloria
Vtninjana di Monfìgnor Bembo dal quale a quefla foggia- fu feruta .
„ Venne eziandio a Venezia un Trombetta dei Re a denonciar
„ la guerra alla Repubblica . I Padri , avendo- da loro rimoffo
„ ognuno , il vollero udire feparatamentt , acciocché la città da
„ quefla nuova cofa non fi commoveffe . Fattolo' adunque venire net
„ Palagio per una porta jègreta , egli di drappo a gigli d> oro- tef~
„ futo fi veflì. E nella* fa la dell'udienza entrato t dittanti altri-
banale de* Padri /land» diffe: A voi Signor Duca di Vinegia >
„ e agli altri cittadini di quefla terra , Luigi Re di Francia co-
yy mandato mi ha, che io dtnoncj la guerra , ficcarne ad uomini di
„ mala fede, e che delle città del Papa- e d'altri Re per for^a
„ ed ingiuriofamente fitte- poffeditori • e i quali tutte le oofe di tut-
„ ti gli altri con inganna fatto la> voflra balìa, trarre e ridurre
„ artatamente procurate. Egli ne viene a voi armato per ritorve-
,, li. Alle quali cofe il Principe Loredarto , effendo nel me^ro de
„ Padri e nella fedia fua fedente, così rifpafe* Quefla Repubbli-
„ ca, alla quale tu Francefe venuto fei, nejfuna cofa poffiede in»
„ giuflamente : perciocché ella con ragione fa tutto quello, eh' ella
„ fa:- né manca di fede a perfona.- la qual fede fe noi nel vera.
„ molto più che non era il devere al tuo Re fervata non avef-
„ fimo-, egli non avrebbe ora dove nel fuo porre il piede in Italia.
potejfe. Ma a noi giova eziandìo con noflro pericolo effer- quelli
che flati fempre fiama. : mentre il tuo Re d'arroganza egualmen-
„ te , e di perfidia grande- fia ► Della- guerra ,, che tu denunciata
„ ci bai , con Fajuto di noflro- Signor Iddio ci difenderemo : ed
yy egli avrà lui per vendicatore o qui,, a nelP Inferno della lega a
„. noi rotta per fua fcelleraggine .. Datagli quefla rifpofla, fu la*
n fetato partire ; e acciocché alcuno violenta non gli faceffe ; x'
9, ordinò che quella compagnia- del cammino , ch'egli venendo avex
» da'Magiflrati della Repubblica avuta., H riduceffe, e ne'fini del
» Re il ponefft^
L' anno
DELLA SECONDA PARTE. 117
L'anno 1500- Intendendo quello li Viniciani cominciono a far
zente da cavallo e da piedi , & era la banca general , zoè del
far la inoltra, e de pagar li foldati in Verona , & ogni zor-
no azonzeva zente da divertì paefi in Verona , & da pè , & da
cavallo, & qui facevano la moftra, e poi che era dati dena
ri, & mandati in Cre monde al Signor Nicolò da Piciliano,
che era Capitanio general de Veniciani, el qual era andato
Il cum le fue zente d'arme , & 11 fe faceva la moftra , zoè la
adunanza de la zente. .
In el dicìo anno li Recìori feciono far le Cride che ciafcu-
no dovefie condur le fue biave a Verona, & fu tolto via li
datij da le porte.
Del anno prediòìo fu comincià a far baftioni a Legnago , .e
a Pefchera, e fu taliato le acque intorno a Legnago, e lìmil-
mente in lo confine del Mantoan de là da Villafranca , la qual
cofa fu grandiflimo danno de li cittadini , che havevano le
fue pofleuione per quelli lochi, perche quelle tute erano ane-
gade da le aque predióìe.
In el dicìo armo vene uno Interdióìo, e una Excomunica-
dal Papa in Verona, e in fui Veronefe, e non fe diceva Mef
ite nè altri Offici) , & cosi fu per tute le tere de la Signoria ,
e durò alcune, feptitnane & meli , & ùmilmente li diéh Vini-
ciani erano excomunicadi .
In el dicìo tempo el Signor Bartolomè da Livian (*), che (*) ^SS1
era Governador de le zente darme de la Signoria , vene in Conjj^à
Veronefe cuna- altri Conducìeri, & alozò a Ffola de la Seal- qUeft' ufo
la, dapoi ven,e in Verona, e andò fopra vedendo le fortezze, nella città
per proveder e fortificar dove il bifognava : htm vene li Pro- n£^r*
vededori del campo, che fu Miller andrea Gritti , e Mifler baffo'vol-
Zorzi Corner, & alozono in Vefcovado, dapoi fe partirono , go, di cor-
e andò a Ifola- da la Scala . repere co»
In el dicìo tempo el Signor Bartolomè predicìo andò per sì 1 n?m<
far' far un baftion per mezo Ponte Molin , & ghe fece lavorar Socchè^n
alcuni dì» poi- lafsò la opera imperfetta. Marefci.il-
Dapoi quefto el Signor Bartolomè cum tute le zente dar*, '° Co: di
me fe parti dal Veronefe , e andò in Geradada , dove era il |^ul0le™"-
Conte Nicolò de Pitiliano Capitanio de la Signoria cum el appfuato*
campo, & 11 fe adunono tuti infieme. Solisbur-
In el dicìo tempo el Re de Franza vene perfonalmente in go , Salis-
ltalia cum grandiflimo exercito, & vene a Milan. *u,rgo. » c
0 Sohtnbur.
Rimafc S°'
n8 VOLUME PRIMO
Rimafe Jblum MifTer Lucio Malvezo conduéìer de la Si
gnoria in Veronefe, & (lete a Valezo cum cerca mille in tra
cavalli e pedoni per guardia , perche fe dubitavano che li Man*
toani non corefTeno a fachezar in Veronefe, perche el Mar-
chele da Mantoa era cum el Re de Franza , & era Aio
foldato .
In el predico tempo la Signoria fentendo che il Papa li ve
niva adoffo cum le lue zente, mandò ancora una gran quan
tità de zente a Faenza, e lì fece un altro campo, & fu go-
Paolo vernador del difto campo MifTer Zuanpaulo Manfrun , & fece
Manfro- eum le zente dei Papa alcune fcaramuze, finalmente el di ciò
Be- MifTer Zanpaulo effondo in un cartello de la Val de Lamum
fu prefo il diclo caftello e lui infìeme, & fu menato a Ro
ma : Dapoi la zente del Papa haveno Faenza , Rimene y Ra-
vena , & tuto il refto fenza alcun contrailo, che era de' Vi
ri iciani , & la zente di Viniciani andorono , chi in qua chi
in là.
Del anno e del tempo predi&o el Re de Franza, el qual
era venuto in Italia , pafsò cum el Aio exercito de za da Ada,
& prefe il cartel de Trevi per tradimento, & tutti li folda-
di che lì erano dentro funo malmenadi parte morti , & parte
fatti prefoni.
Trevi Ca- Intendendo quello il Conte Nicolò da Pitifrano li andò a
Sello in- campo , & quello rihave per forza, & tuti li foldadi Fran-
ccqììmo. celi, che li erano dentro, parte furono morti e parte prefi ,
& fu meflb il di&o cartel a faco, dapoi fu brufàdo e rovina-
do infina li fondamenti -
Eflfendo paflado il Re de Franza de quà da Ada , Miller
Lucio Malvezo che era a Valezo, fe partì per andar al cam
po in Gieradada cum tutte le fue zente » ma non li azonfe
a tempo .
Adi 14 de Mazo del prediéìo anno eflendo el campo de Vi-
nitiani atozado in un certo loco , fe parti de lì per andarfi a
campar in un altro loco, 8c fe divifcno in quatro Colonelli
over (quadroni, e il primo guidava il Conte da Piuliano, il
fecondo MifTer Antonio di Pi) , il te reo il Conte Bernardino
da Montone , il quarto il Signor Bartolomè da Liviano, &
eflendo il dióìo campo in via in fra Rivolta e Caravazo, fu
affaltado lo ultimo fquadron che guidava il Signor Bartolomè
predióìo da Franzefì, dove il dióìo Signor Bartolomè eflendo
animofo fe li voltò incontra , & cominciò la battaglia, 8c ■ -
cusì
DELLA SECONDA PARTE. it9
cusì li altri (quadroni fè voltono , & non era intention del Efercit»
. Conte da Pitiliano de atacarfi per allora, pur vedendo le zen- deI,a.
te atacade incominciò come Capitanio a inanimar li foi ibi- fConfiuo
dadi , & volfe far defcargar le artiglierie , e non fe potè , per
che in quel infrante fe levò un vento cum pioza e tempefta
grandiffima, che non fe li poteva dar il foco, e durò per un
gran fpacio , e cum tuto quefto li FranzeG erano quafi in vol
ta, fel non fofle ftà un tradimento , zoè che alcuni Condu-
fteri de Viniciani , come fu attacato il fatto danne andono
in el campo del Re de Franza cridando (late forti che li Mar-
chefehi fono rotti, altri «ridavano in el campo de Viniciani
fiamo rotti, chi fe può falvar/e falva, hor finalmente o fune
quefto, o fu (Te che non andono a la battaglia ordinatamente,
anzi più prefto fuffe volontà de Dio, el campo de' Viniciani
fu rotto , e fe nife in fuga , e il difto Signor Bartolomò fu
prefo, & have tre feride, & fu menato a Milan, & fu mor
to in quella batalia in tra una parte e l'altra 18 milia per
itone vel circa, de la zente d'arme de Viniciani ne morite non
poche, ma fantarie aflai , & fu ftimado in el campo de Vini-
ciani 40 milia pedone da cavallo e da piedi, e in quello del
Re de Franza da 30 in 35 milia, & li Viniciani perderono
allora 44 pezi de artiHerìe che havevano in el campo, & al
cuni Capitanij furono morti: fa£to quefto el paefe de la Si
gnoria e quelle zente che gera riroafte,perdeffèno Io animo in
tuto, le quale pur fe redufleno a Brena , & de li veneno a
Pefchera, & li fteteno alcuni 4t, e alozono in tra Pefchera e
Cavalcatene.
Dapoi fe partirono de li , e vignevano verfo Verona per
intrar ne la tera, intendendo quefto li cittadini feciono fonar
campana a martello a la tore, & tuta la tera fe mife in ar
me , & corfeno a le porte , e non li laflbno Intrar .
Vedendo li Provededori e il dicìo campo de Viniciani non
poder intrar in la tera , feceno un ponte de fotto de Sanéla
Caterina, che paftava in Campo Marzo, & lì paflbno, & fte
teno in Campo Marzo alcuni di, finalmente un dì fe levono,
& volevano ancora intrar in Verona da la porta del Vefco-
vo, & la tera fe mifle un altra volta in arme, e non li laf-
fono intrar.
Vedendo li Provedidori e il Conte da Pttiliano per due volte ef-
ferli fallito il pender, fe partirono, & andono a la volta de Vi
cenza , & de lì non fe areftono , che andono in fina a Meitre .
In
no VOLUME PRIMO
In el tempo preditto cflendo letta una Littera in el Can
tillo de Verona mandata da la Signoria de Venefia che per
vadeva al populo, che non volefle dar fotto il Dominio de
Leonardo Francefi, Miller Lonardo Cepola per nome de la tera li rcf-
Opolk. convenientementc, dapoi fu adimandato per li Rettori al
populo fe voleva cofa alcuna , el qual li refpofe che voleva ,
che fune tolto via il Datio de la Mafena , e cusì fu concettò,
& fu de quefto fatto le Gride in fu la piaza di Signori , e
al Capitello, come la Signoria donava , & toleva via el di
tto Datio.
In el preditto tempo in fpacio de il dì, dapoi che el Re
de Franza have la dieta vittoria contra il campo de la Signo
ria, el ditto Re prefe tute le tere e forteze che era de là da
Menzo excepto il cartello da Cremona , el qual fe tene per
alcuni di , e finalmente ci l'have per tradimento , o ver a
pati .
Ha vendo habuto el ditto Re de Franza le preditte tere, vene
cum el campo a Pefchera , & quella prefe per forza , & fece
apichar el Caftelan e un fuo fiolo , che era zentilhomó de Ve
nefia , e tuta l'altra zente che era in numero circa 400 furono
morti, e ne fcampono (blamente cinque.
Dapoi che fu prefo Pefchera el Re de Franza mando uno
che fe chiamava Martelum a dimandar Verona per nome de
lo Imperador , e la Comunità li mandò dui Ambafliadori ,
zoè Miflier Agnolmaria da Borgo t e Ludovico Fracaftoro in
fina a Pefchera, a darli la tera.
In el ditto tempo fu meflb a faco dal populo le monitione
de Verona, che era in el palazo del Capitanio fopra il Por
tello, & quelle de le forteze c & parte de quelle, che era in
la Roche ta in CittadeHa.
Ancora fu meffo a faco li fontechi del Sale , che era al
ponte da le Nave, éc quelli da li Orzi pur dal populo.
Al principio de Mazo 150?, vedendo la Comunità de Ve
rona la Signoria effer in travalio, & fpender aliai, volendo-
feli gratificar , ghe fece una offerta de donarli cinque milia
Ducati, & fu mena -una Dadia de libre fei per libra (1), la
qual per la brevità del tempo non fu fcofla , perche la Signo»
Verona in ria perfe Verona a ultimo de Zugno; ma dapoi che Verona
poter di fu dc ]0 Imperador fu fcofla , & fatto un bacin & brocon de
liaao. oro

(1) Lire »8 4- di moneta piccola Veneta,


DELLA SECONDA PARTE. ni
oro per far un prefente a lo Imperador , ma avanti che lui
vegnifTe, effendo bifogno de dinari, fe diffe che de confenti-
rnenro del Locotenente fu desfafto , & fatto denari, li qual
fu dati al Marchete de Mantoa, ci qual era vignudo in Ve
rona per andar a campo a Legnago, come è fcripto.
Adi ultimo de Maro del ditto anno fe partì li Rettori de Retter"
Verona, & tutti li aitri Zcntilhomeni Veneciani, & li Ca- „g^nf°"
ftellani , & funo accompagnadi for de la tera da li cittadini cjtt| ,
amorevolmente.
Adi primo de Zugno del anno preditto Miller Andrea da Andreatta
Borgo Atnbafciador de lo Imperador mandato al Re de Pranza Borgo pré-
vene a tor la tignuda de Verona per nome de lo Imperador ,& rfe il Pof-
li fu fatìo grande honor , & li andò incontra gran pane de li Jjj^ ~^'r
cittadini a cavallo cutn rami de arbori in man,cridando Impe- Maflìmi-
rio Imperio, & cum una bandera bianca cum l'Aquila negra, iiano.
la qual portava il Conte Cark) de Sanbonifacio, e in tal mo
do intrò in la tera , & alozò in el palazo ove ftanziava il
Podeftà, & li ftete dui dì, & ordinò che il Confilio de li Do-
defe doveflè governar la tera infina a tanto che lo Impera-
àor mandane un Locoteneote: dapoi fe partì, e tornò a Pe-
fchera al Re de Pranza.
In el preditto tempo tutte le forteze del Veronefe e Riva,
■e Roverè de Trento funo laffate volontariamente da li Ca-
Itellani e Lochitenenti de Venitiani a lo Imperador.
Iter» il ditto Re de Franza mandò a dimandar Vicenza ,
Padoa , Trevifo per nome de lo Imperador , & quelle fimil-
mente have cum tutti li Cartelli e Forteze lenza alcun
contralto.
In el tempo predifto effendo il Re de Franza a Pefchera
vene lo Imperador infina a Riva per efler a parlamento cum
el ditto Re , dapod fe partì e tornò a Trento fenza parlarli
infierite, e fu ditto che non fe fidavano l'un de l'altro.
Eflendo ftato il preditto Re a Pefchera circa tre feptimane,
fe partì cum tuto el fuo campo, & fe ne andò a la volta de
Brefla, prima avendo fatto in fu il Veronefe, roè lì intorno
a Pclchera,de gran danni in taliar biave, rovinar le cafe, &
altri mali, poi fe partì da Brefla, .& fe ne andò a Milan, &
de lì pafsò li monti, & fe ne tornò in Franza.
In el tempo preditto la città de Verona fu liberata e ab- Pontefi»
folta de ogni Scomunica e Interdiente, & fe li cominciò a dar t r5*e*
MeflTa & altri Offici j come per inanti. alia città*
Cron.di Ver. P.IJ. Vol.L Adi noftra.
m VOLUME FRIMO
Il Vefcovo Ad» 17 de Zugno del dici» anno vene il Vefcovo de-Tren-
Governa° to *n Verona Locotencnte per lo Imperador , & le aJozò in
tor in Ve- c* P»'*zo del Podeftà in fu la piata di Signori, al qual fu fà£lo
rona. grande honor.
In el di&o tempo fu in gran contcoverfia el populo de Ve
di ^n*' rona cum ^ Cittadini Nobili (*),zoè quelli del Confitto, per al-
biiuh'era- cun' Capitoli e dimande, le quale Ji prediali Cittadini* vole-
no dell'or- vano adimandar e fuplicar al Imperador, e il populo predillo
dine , che cra favoreiado da alcuni altri Cittadini , che non erano del-
Mofeardo Confitto, & volevano ancora ior far altri Capitoli a fuo mo
vieri rife- do , ma finalmente poi le aquetarono , nè fu proceflo piìi
rito. oltra.
Padova ri- rac^c ac Luio del diftd annoia Signoria de Venefia re-
cuperata aquiftò Padoa a quello modo, Eflendo el Conte Nicolò da Pi-
dalla Si- ciliaoo, come fu dicto, cum quelle zente che ghe era ri mafie
gnoria . andato infina a Meftre , e havendo abbandonato ogni coia ,
have per fpia , che in Padoa ghe era pocha zente de lo Im
perador per guardia: un zoroo determinato vene, fecrecamen-
te cum le fue zente in fina are ino Padova , e 10 quel di vt-
gneva cari aliai in la tera cum robe aitai come acade, Bc ef
lendo un caro cargo in fui ponte , fe li ruppe uno aflì Ilo o
fuffè a cafo , o pur fa£lo cusi a polla non so, ma in quel me-
zo che! ponte era cusi impazado, fopravene alcuni cavalli le-
zeri & fanti , & prefeno la porta , & in mediate fu lì el re-,
fto del campo, & prefeno la tera lenza alcun contrailo, & li
foldati che li erano dentro, furon tuti preli, & fu fachezade
alcune cale de Zentilemeni: & quella cominciono a fortificar
cum ballioni , fofle , & altri ripari , poi fc partirono cum el
campo da Padoa, Se vene infina arenco a Vicenza, & have
tutte le tere e forteze da Vicenza in là,
Legrugo In el predillo tempo prefeno etiam Legnago, la qual prefa
ìefo alla fu £auià de infiniti mali fu el Veroncfe eflendoli dentro per
d'ai" cónte Governador il Conte Faderigo da Saoboaifacio , el qual fe li
Sanbonifa- arendè per teror, o ver per promefle che fe futTe-
ciò. Del mefe de Avollo del di&o anno Io Imperador vene zò
per Valarfa cum grande exercito per andar a campo a Pado
va, e il campo de Veneciani che era atorno a Vicenza fe ri
tirò in Padoa.
H Pallila In el predillo tempo Monfignor da la Pattila, che era Ca
ia Verona, pjtanio, & mandato da lo Re de Franza in focorfo de lo Im
perador cum circa tre milia cavalli vene a Verona , e li fu
apare-
DELLA SECONDA PARTE. 113
aparechiado li aizzamenti in la Cittadella, e come funo ia-
tradì in b tera non li volte abear, ma fc aiozono per quelli
borghi da San Silveftro e da San Zen cum poco piacer de li
borghefani, & li ftetono per una noSte, poi fe partirono, &
andono verfo Padoa in el campo de lo Imperador havendo
faéìo gran danno a quelli poveri homeni .
In el predi&o tempo vene zò per Ladefe in fu le zate in
più Volte molte bochc de artiliarie 8C moixitione , le quale fi-
«ievano cargate in tu li cari , & mandate in campo a Padoa .
Item in el tempo predici» vene il Marchefe da Mantoa a
Verona a nome de lo Imperador per andar a recuperar Legna
go , & effendo ftà a parlamento cum el Locotenente , fe par
tì, & fe ne andò a Itola da la Scala dove era le ine zente ,
e andò infìeme cum lui Miffer Galano da Nogaiote, e Mil
ler Jacomo Spolverin Cavalieri a Speron d'oro, & effendo la
noSìc in le&o fu prefo il di&o Marchefe, e Miffer Galeoto ,
e Miffer Jacomo predicai da Miffer Lucio Malvezo Capitanio JM.a/1rc,iefe
de Vmiciani, el qual era vignudo a Legnago, & tutta la lua va pref0
zente fu meffà a facomano e parte morta , poi li difti preioni dal Mal-
funo menadi a Legnago , & de li funo condu&i a Venelia ^veii.
& fu adi 8 de Avofto.
In el diclo tempo Miffer Carlo Marin Zentilhomo Vene- Beni de"
eian,el qual era Proveditor de Legnago , cominciò a far fache- Cittadini
zar per la Zofana le cafe de alcuni cittadini de Verona , 1» Verone'1
r m • • ■ iserene ftic*
quali erano ribelli de Veoeeiani de parole, aoè bavcVano par- chsggiati.
lado contro de lor, Se ditone male affai, e infrna in quel tem
po non era ancor ftà fato defpiafer ad alcun cittadin nè fu le
peifone, nè in le robe, & dopo quello li cittadini, li quali
erano pili pretto Marchefchi che Imperiali havendo le fpalle
del diéto Miller Carlo cominciono a fachezar indiferentemen-
te tutte le caie de li cittadini e foi bdHami, dove potevano
preientir che ne fuffe, & facevano altri mali affai , St bave-
vano tolto le arme, & de ventati faldati in favor de Virticia-
ni contra lo Imperador & IL cittadini de Verona , St face^
vano quali per li foli uno exercito: Solamente la Val Pilli-
iella & la Gardci'ana funo preferiate , che non funo facheza-
te, & tutto il reffo del Veronefe fu fachezato da li dicìi con
tadini cum grandiffimo danno , perche li di£li cittadini non
avevano conditelo ancora dentro quali niente , e poco de le
lue biave, fi che trovorono li granari pieni.
li ci tempo predicìo el Signor Zuan Giacomo, da Trauzof*) (*) ^effg*
' 124 VOLUME] PRIMO
Capitan io del Re <Je Franza vene a Valezo cum gran zente,
dapoi le partì una nocìe,e andò a Ifola da la Scala, & quella
tuta fachezò,& una gran parte ne fece abrufar,& quello fece,
perche in quella era ftà prelo el Marchefe da Mantoa ,poi ri
tornò a Valcz.0, & de lì andò a Pefchera, & li liete alcuni
dì» poi andò a Milan.
Del mele de Ocìobre del prediéìo anno lo Imperador Maf-
fimiliano fe partì cum el Tuo exercito da lo attedio de Padoa,
& vene verfo Vicenza , & lì lalsò parte de le fue zente , da
poi fe partì , e vene verfo Verona .
Ma (Timi- Adi io del dicìo mele il dicìo Imperador intrò in Verona
Nano in & li fa£lo grande honor, & ghe andò incontra la Chiere-
Verona . £a, e tutti li Ordeni de li Frari proceflìonalmeiue, & lui era
lòtto un baldachino de panno doro , el qual era portato da lì
cittadini , e intrò- dentro da la porta del Vefcovo, e per il pon
te da le Nave, e andò a defmoniar in el palazo dove lan
ciava il Capuani© in fu la piaza di Signori, e la lua zente?
alozò- per Verona in le cale de IL cittadini.
Veroitefì Adi 20 del prediéìo el dicìo Imperador fece convocare tue*
predano U to e[ populo in la corte del predlcìo palazo, e lui eflendo m
*^u^V"jfn" fu el pontefello infieme cum el Vefcovo de Trento, el qual era
deità a-H' Locotenente in Verona, fece jurar fideltà al populo , prima
Imperalo- havendo il dicìo Vefcovo diéìe alcune parole perfuaforie a
te • quello .
E faéìa quello el dì feguente il diéìo Imperador fe partì da
Verona, e andò a Soave, e li liete alcuni dì, dapoi fe par
tì , & ritornò a Verona , poi andò in Valpulifella , & de lì
Vai Laga- andò per la Val de Lagri verfo la Alemagna , arecordando
rina. che partito lo alTedio da Padoa el Conte da Pitiliano le in
firmò & morite , e puoco dapoi morite etLv.t Dionife Brife-
gella, che era Capitanio de le fantarie de Veneciani..
Luoghi In el prediéìo tempo la zente che era in ci campo de lo
iàccheg- Imperador, zoè quelli che erano vegnudi cum lui quando el
giaii. da' v€ne a Verona, non introno tutti in la teca., ma parte paf-
&c*?ufve ^OBO La^efe, e ai,dono a lozar a VLllafraaca e a Valezo , zoè
roneie. K FranzeQ, Spagnoli, e Borgognoni, e li Ile te no alcuni dì,
dapoi fe partirono li Franzeli , & partono a Valezo-, e andò
verfo- Milan., IL Spagnoli e Borgognoni rimafeno , & comin-
ciono a trafeorer per quelle ville , zoè Somacampagoa ,. Sona ,
Palazolo , Gulfolengo infina a Piovezan metendo ogni cofa a
làcomano , facendo de grandiffinai danni .
Da£oi
DELLA SECONDA PARTE. ixj
Dapoi fe partirono de 11 , e eoa confentimcnto del Locote-
nente de Verona , & de alcuni cittadini , e andò a Viga li , e
de lì a Ifola de la Scala , la qual prefeno e mefleno a faco ,
poi andò a Nogara , & lì fece ùmilmente , & brufono la tore
e tutte le cafe , che erano de là da Tartaro , poi andono a
Sanguenè dapoi a Cerea, e de quella umilmente ne brusò una
gran parte , e finalmente andono quali per tutte le Ville de
la Zolana metendo ogni cola a facomano , menando via li De
filami , amazando li homeni , & facendoli prefoni , che fu una
gran crudeltà, e quello fu perche li homeni de le diete ville
voli'eno favorezar Veneciani , che erano Signori in Legnago ,
& effer contra la tera , & edam come è lopradióìo per il fa*
chezar che facevano in le cale de cittadini.
In el prediclo tempo el campo de Veneciani, che erano in Andrea
Padoa, era Miflèr Andrea Griti Proveditor del campo & Go- Gricci,
vernator, fe partì verfo Vicenza, & quella prefeno fenza al
cun contralto, & laflono andar via tutta la zen te de lo Im-
perador che li era dentro fenza farli alcun male , e in po-
cho tempo prefeno tutte le forteze del Padoan , e la città de
Treviiò , & tutti li cartelli e tere del Trevifan , e Feltre ,
e Cividal , e molte altre tere .
Dapoi fe partirono de Vicenza , e vene verfo Verona , Se Luoghi
prefe umilmente tutti li cartelli e ville , che è da Vicenza a ^}-^er(!"
Verona, e Uè a campo a Soave, a San Bonifacio, e per quel- treart"^ "
le ville lì intorno, e li fteteno tutta la Invernata in fina al dalie mi li
me fe de Mazo 15 io trafeorendo , • facendo de gran danni zie della
per tutto il paefe da l'un lato e da l'altro de Ladefe in fina Sign9ri».
in Valpulifella .
In el prediclo tempo li dieìi Spagnoli e Borgognoni , che
riavevano meflo a faco la Zolana, de confentimento del Lo-
cotenente veoeno in Verona , & fe alozono per le cafe de li
cittadini .
Dapoi pochi dì vene cinquecento, cioè homeni d'arme de
Franzefì a lozar in Verona, & alozono umilmente per le ca
fe de li cittadini pur de contentimene.) del Locotenente per
derender la tera fe per ventura il campo de Veneciani li fufl*
vignudo intorno.
Item vene cavalli e fanterie Todefche affai , vene etiam Stra-
dioti, vene foldati Italiani, vene Vafconi & altre generatio-
nt de foldati che non ferivo , & tute le prediche zente fe alo
zono per le cafe de li cittadini , & era il numero de tiui in
ficine
nò VOLUtóÉ PRIMO
fiemc da cerca 16 in iS milra-peribhe da piedi e da cavallo»
& alozavano in quarto modo, eoe el Capo Capitani» genera!
Contrade ^e li Frani?fi alozava in. là cafa de li Tocholi in el bor-
dove al- go aprtflb a Ogni Santi , & una gran parte de li Fraazeft
foggiava- alozavano per tìtrel borgo > & a San Zen , li Spagnoli che
tVdeila le- crano' a^ fi*ldo de Franzefi lìrnilmente aloz&vano per il borgo
ga in Ve- de San Silveftro , & de Sanfto Antonio de la Giara . In et
rona . corpo de la tera aiozava li Borgognoni , li Vafconi, e l'altra
parre de li Franiseli , 5c li Spagnoli che erano a foldo de lo
Imperador » De là da Ladefe , zoe in li borghi da San Polo e
da San Zorzo alocavano li Todefchi, li Stradimi & li Taba
rri, e io- qaefto modo (Vereno tuia la invernata in fina adi 19
de Mazo 15 io con affai incomodi de li cittadini..
Veronefì FJendo ti pr-edi&i foldati in ne la tera commciono a non*
maltratta- deportarfi tropo ben, prima in le cafe dove erano aloeati vo
ti dalla levano che li fofle fac\o le fpefe de ogni cofa, & fe non deL
*" uu ' tuto, aJmen pan,, vin,. olio,, l'ale e legna v & de quelle tal co-
fe quafi ogni homo ghe le faceva y e fe accadeva: che qual-
ehun non li volefle far le fpefe predicìe , Ir difti £bWatr li io
le vano la roba per forza, &. da levano etiam. qualche volta de
li pugni a li padroni de le cafe, & fe IL ditti padroni le an-
dalevano poi a lamentar da li Lochitenenti over foi- Capita
ni;, li ditti Capitani) li da fe vano bone paiole, zoè che nave-
vano fatto male li foi. faldati, e che per lo advenir non lo-
(ariano piì* defpiaier alcuno, & altre fimil parole , e pur chi
fcaveva nabuto il male era fuo il dano , e pur bisognava che
feffeno le fpefe a li ditti foldati , & benché fofle fatto- più.
Cride per parte de li Lochitenenti, che li cittadini non- do-
veffèno farle fpefe a li foldati de cofa alcuna, non rnlev&no-
però obfervate, & molte altre cole faftidioie facevano li ditti
foklati per le cafe che non ferivo, ma finalmente volevano eU
fec patroni lor y & li patroni de le cafe bt fogna va che folfe-
no fkmtglij , e quello non era però, in tutte Te cale , ma in.
i a piU parte >
Ancora li predici i foldati ,. zoe le fanterie- qualche volta fc-
ntrovavano in fu. la piaza- deli Mercà , e quando li pareva a
lor finzevano de far queft'ion infieme,& metevano tuta la pia-
za a remor , e poi comincia vano a robar de quelle robe e co-
fe, che li era uà porta per vender, e bifognava che ognuno
-tacefte, e quello fe havevaso metù tanto in u fama , che quali,
c^ni dì el facevano, e non fe li faceva alcun provedi mento -
QaaL-
DELLA SECONDA PARTE. 127
Qpalche volt» facendofe li ditti tumulti, (èli predici Ai-
dati trovavano alcun che fufle da la tera , li colevano le vefte
e cappe dintorno , e li datavano 4mm de le feride , & bifo".
gnava «he haveibno patientia.
Se alcuna volta qualche cittadin navefle fatto <pjeltion cuna
alcuni de li ditti foldati, fe il faldato dafeva de le fende e
havefe amazà «1 cittadin era fuo il daao, e fe il cittadin ha-
vene ferino o amazado il faldato li altri Soldati -corevano a
furor a la «afa del ditto cittadin, A. la jneoarva.no a faco , e
bi fognava haver pataeotia ; fe ben de le preditte colè e de al
tre affai che io non ferivo., che facevano li ditti foldati , al
cun fe fufle andadoa lamentar dal Locotenente over da li Ca
pitani;, non fe li facevano però alcun provedimento o poco.
"Stando li ditti foldati in la tera andavano ogni feptimana-
una volta almanco fora a facomano per fen e palia per li ca
valli , né folamente tolevano ftramo ma de tuto ciò che po
tevano haver indiferentemente fufle de chi fe volefie, zoè gran
de ogni forte, vin , malfarle , drapamenti, beltìami de ogni
forte, e finalmente tuto quello che potevano tor tolevano »
& conducevano a Verona e lì il vendevano : Cavavano fora
de ii muri , brufavano le cafe , -Se facevano altri mali affai >
talmente che tute le ville erano arbandonate , & li homeni
erano redutti parte in el Mantoan, & parte a Legnago per
paura , perche facevano etiam prelbni de li contadini & altra
zente, fe ne potevano piliar , e non era cofa alcuna fecura
fora de la porta de "Verona, e il più -de le volte andavano lì
ditti foldati a facomanezar fora- da la porta di Calzari verfo
la Zofana , over fora da la porta del Vefcovo , •& facevano
più male affai per il paefe, che non faceva li inimici, & ogni
volta che li ditti foldati andavano a fachomano , bifognaya
andar fora una gran feorta de cavalli e fantarie , perche li
foldati de Viniciani erano da l'un lato e da l' altro de Lade-
fe, & havevano il favor de li villani, & tolevano affai caval
li a li fachomani, & de continuo facevano fcaratauze , & fem
ore ftavano in fu lo avantazo, fi che li foldati che erano in
la tera haveno de gran danai per li cavalli che de continuo
li ditti foldati Viniciani ghe tolevano.
In el preditto tempo li Viniciani mandono zente da piedi e
da cavallo per tera , & una armada fu per il Pò per andar a
rneter campo a Ferrara, la qual armada fu rorta da liFerrarefi
al Bafiion da la Punta, Se ne fu fatto campanò in quefta tera.
Del
ii8 VOLUME FUMO
Del anno 15 ló del mefe de d Locotthente Se Con»
fittaci] de lo Imperador che erano in- Verona mandorono in
pili Zorni 3 dimandar molti cittadini , a li quali cum belle
parole adimandavano & pervadevano che ghe voleffeno im
precar denari , a chi dimandavano venticinque Ducati , a chi
cinquanta, e a chi cento, e a chi dofento, fecundo che pen-
fàvano , over che erano ftà informadi de la condiction de le
perfone, che haveflero pia & manco denari, li quali ghe prò»
metevano de redimir in fra pochiffimi zorni , & adunorono
una gran quantità de Ducati , nè mai poi li refluirono ad
alcun ad ufanza de barbari , Se chi have el mal , fu fuo ii
danno.
Sembra a noi , che fia da ricotdarfi d'Veronefi principalmente
la forma colla quale furono dagli firanieri malizjofamente i padri
ttoflri trattati . E perche della Storia del Corte tutti non vanni
proveduti, le proprie parole di quefio IJlorico regijlrate alla pag.
504 del libro XVll della vecchia edizione riferiremo.
„ Pochi giorni da poi gli Spagnuoli, che fi trovavano tu Ve»
„ tona , generazione oltra tutte le altre afiuta e fallace , vedendo
„ che ogni dì più t efercito Veneto l'andava avvicinando alla cit-
„ ti , onde giudicando che in breve egli foffè per affediarla , per
v chiarir/! che animo aveffero i Veronefi verfo la Signoria di Ve»
„ nezja , corfero una notte per la Città con grandi ftrepiti a" ar»
„ me e di tamburi , gridando fpeffo viva San Marco • alle quali
„ voci molti de1 nojlri , giuditando che i Vintriaui aveffero per
,, qualche via prefo la Città , di etfa ed alcuni di letto, allegra-
„ mente rifpofero più e piìt volte replicando F ifleffe parole: onde
„ ejfi la mattina feguente ( avendo beni/fimo fegnate tutte le cafe
„ onde erano ufeite quelle voci ) le faccheggiaron tutte con gran-
„ diffima crudeltà , tenendofi quelle robbe a buon conto delle pa-
») gb* c^e avvanzavan loro da' Governatori di Verona, i quali in
„ grandijfima necejfhà fi trovavano di danari . E quefia cofa
„ [paventò talmente i fautori dcVtniziani, che neffuuo ardìjjpiìt
„ di dire, nè di fare cos'aduna a favor loro.
L'anno 15 10 del mefe de Aprile fu difeoperto un tradimen
to in Verona , et qual era in tal modo , zoè li Campanari
che (Wfevano in fu la JT-orre granda , effondo (lati a parlamento
cum Miffer Andrea Gritti Proveditor del campo de Venecia-
m , havevano in tra lor determinado , che una nocìe li di&i
Campanari dovevano fonar campana a martello , acioche li
cittadini fentendo la campana fé fufleno mefli in arme, Se li
folda-
DELLA SECONDA PARTE. tz9
foldati , Se li faldati fimilmente fariano meffi in arme non fa*
penda che ciò voleffe dir , & dubitandofi de li cittadini , & 1"
una parte cura l'altra fe fariano taliati in pezi, e in quello
mezo il campo de Veneciani fe Caria aprefentato a li muri, e
farìa entrato dentro, e l'aria flato un novo fracaflo, e un gran
macello; Ma Mifler Domenedio ne volle ben, & fu defeoper-
co come ho di&o il tradimento, & li dicli Campanari nino Cipanari
piliadi , e dapoi alcuni dì funo fquarcadi vivi in fu la piaza della Tor
di Signori , & effondo Squartato il primo , effendo piene le re ma5-
piaze de cittadini & de contadini, che erano vignudi al mer- che^fatti"
cà, fu meflo le piaze a remor da li Spagnoli per robar, comemorire.
havevano fa&o piìi volte, e non folamente ruborono, ma fe
meffeno tutti li foldadi infieme , e ciafchun che trovavano che
fufle de la tera over contadin, li tolevano le cape d'atomo ,
& li dafevano de le feride, & etiam ne amazavano, fi che ne
fu feridi e amazadi aliai, & a le fine chi have il male fu fuo
il danno.
// Conte Mofcardo alla 3 50 del libro X della fuà Storia le
elette efecuzjoni a quejìa foggia racconta.
„ Fu prefo Bartolomeo Manara da Opeano , che riportaffe i
trattati di alcuni Veronefi aViniziani^ e condotto fatto la Log-
„ già grande della piazza, per pouer terrore negli animi di altri
„ cittadini , fu vivo partito in quarti Ma maggiori indie) diede-
„ dero Bernardo e fratello detti Stradìotti campanari della Torre
iì maggiore ; furono imputati che con altri complici aveffero ac-
„ cordato che parte delP efercito Veneto fecretamente e in tempo
„ di notte fi riducete fotta le mura ver/o la porta del Vefcovo ,
dove farebbero flati altri con fcale di corda , corde , tenaglioni ,
e altri iflrumenti di nafcoflo preparati , per introdurre il mimi'
3, co nella Città , e atti primi rumori doveffero li detti fratelli toc-
„ car la campana groffa a martello , per follevar.e il popolo in fa-
vor deVini%iani. Perciò feopertafì S intelligenza furono i cam-
„ panari fquartati vivi fopra la piazza de" Signori . Quefle cofe
avendo refa fofpetta la fede de cittadini , /' Imperatore , per ajfi-
„ curarfene , ricercò dalla città otto cittadini per ofljggi , che per-
-,, ciò vi furono mandati Girolamo da Moncelice , Trancefeo de Me-
„ dici, Tmnmafo da Vico, Lodovico Turco , e tre della famiglia
„ Bren^ona . In qiteft» tempo furono ritenuti nel campanile della
„ Ghiefa di Cà di David nove malfattori , li quali condotti a Ve-
„ rona ,fette di ejfi fentenziati a morte furono appiccati a ponticel-
„ /; del palazzo fopra la piazza grande : Ma due furono con tal
Cioiudi Ver.P.II. Voli. R „ vio-
ijo VOLUME PRIMO
violenti gettati gii* del ponticello , che rotti i capeflri cadette*»
„ vivi in terra , benché rotti e fracaffati . Al citi spettacolo con.
corfa la maggior parte del popolo , che offervato da' Spagnuoli
„ e Guafcogni , finto di venir fra dì loro a contefa , con gran ri •
„ more pofte le mani all'armi terminò finalmente la tendone in /uà-
» liggtor il pane, formaggi, graffine, e botteghe de' Mercanti.
Il Corte alla pag. 505 dei libro XVII della fua Storia il mede
fimo fatto, come qui riportiamo, racconta.
„ Ora effendo i ttoftri fuor di. modo travagliati da' faldati Te»
„ defahi, Francefi, e Spagnuoli, i quali non potendo aver le lo.
„ ro paghe non celavano di facebeggiare ora quefta ora qualf
„ altra cafa , dejìderavano fommamente di liberarfi da così gra-
„ vofa fervitU ; e alcuni non mancavano anco di cercare, come ciò
»> far potejfero, e perciò avevano più volte fcritto a' Proveditori ,
e a Sigi[mondo de' Cavalli loro parente , che nel campo de' Vi.
„ mariani fi trovava , pregandoli caldijfimamente , che voleffero
„ sforrarfi di cavarli quanto pih prefto fojfe poffibile di queJU
„ mifera firvitu : onde i -Proveditori deliberarono di tentar la far.
„ tuna: e confutata più volte la cofa co'fuoi Capitani , e conclu-
„ fa il modo che tener dove atto ^ finalmente vennero a San Marti.
„ no , e quindi mandarono quello fteffo giorno , che fu il primo
„ d'Aprile , cinquanta valorofi fanti, eletti di tutto il campo, con
„ molte [cale lunghe e corte , di legno e di corda , e con alcuni
iftrumenti da rompere ed aprire , che per quefto effetto aveauo
„ fatto fare facetamente in Vicenza , acciocché efaminaffero dilige»-
„ temente le mura della Città , e muffirne da quella parte che è
„ tra la porta tf Oriello e quella del Vefcovo , l'altera delle foffe
,, e boftioni, e cerca (fero d' intendere che guardie vi fi facevano:
„ ed a Qianpaulo Gradenigo , legato del Polefine di Rovigo , com.
„ mifero che con cinquecento cavalli leggieri li feguitaffe , facen.
„ do loro fpalle . Partitift poi ejfi nel? imbruttir/i della notte , /
„ avviarono pian piano alla volta della Città , no» fi curando a?
„ arrivarvi prima che circa le quattr'ore di notte , giudicando che
„ in quell'ora i faldati mandati innanzi "vrebbono efeguito quel
„ tanto ch'era fiato loro commejfo : i quali in tanto offèndo giunti a
Verona , e sformando/i di montare falle mura con quelle fiale ,
„ che fico avean recato t con animo di andare in compagnia di
„ Benedetto Pellegrino, che d'affettarli quivi infieme con alquanti
„ fuoi famigliari avea più volte promeffp , alla porta del Vefaovo ,
„ e ammazzate le guardie , aprir co' ferramenti , che fico avean
}> portati, quella , e metter dentro i Proveditori con tutto l'efer
DELLA SECONDA PARTE. 131
», cito , che poco di[cofio avea da ritrovar/i , fenttrono fuonare
„ ( perciocché era già fcorfa buona pezza della notte offendo e/fi
fiati molto- occupati in legar infieme ed accomodar le frale , che
„ per lor tri/la forte erano troppo corte), i tamburi de'CaJlelli San
>, Felice e San Pietto, e poco di poi quei delle porte et Oriello e
yx del Vefeovo : onde ejfi dubitando di- effere [coperti y e tanto pile
„ effendo lor paruto ( 0 che così foffe veramente , ovvero che la pau-
n ra faceffe così loro parere ) di fentir gridare ad alta voce arme
„ armey Infoiate le fcale , t arme e i ferramenti y fi diedero vitu-
„ perofamente a fuggire . R*l Pellegrino, fcalate con gran prefle^-
}> za y e non fenza pericolo di romper/i il collo r le mura , li fé*
y, guitò in/teme co jnet y in fin tanto che giunfer» dal Gradenigo ,
yy e poi dayProveditori , ch'erano poco lontani . Furono poi ritravate
n quelle fcale , quell'arme, e que ferramenti da alcuni Caporali y
yy che andavano rivedendo dai quella* parte le guardie e le mura t
yt e fittile fecero faper il tutto a' lor Capitani ; i quali andati là ,
M e veduta la cofa , la riferirono a' Governatori e al Luocotenen*
ty te , 1 quali ne fecero fare diligentijfima inquifizione , e trovatine
^ molti confapevoli e alcuni fofpettiygli fecer tutti con grandijfima
y, crudeltà fìrafiare e levar del Mondo - Vogliono però alcuni y che
yy. la cagione dello flrepito de tamburi e del darfi alt armi nella
^ Città , foflèro- le campane della Torre grande T che fuonarotto a
yy martello , ejfendo intendimento con- quei di fuori e i campanari
yy di dover così fare per follevar il popolo' e i foldati a rumor fra
yy di loro , affine che pateffero più facilmente efeguire t intento- lo~
ro , febben poi la cofa non riufeì , per la paura conceputa da co*
yy loro- che avea.no da far il fatto ,* e perciò ritravati i fuddetti
yy Campanari colpevoli furono- fquartati vivi fulla pianga , dove
yy effondo cancarfo gran, numera di gente , così della Città r come
yy. del Contado perche era. giorno di mercato ,. gli Spagnuo/i facen*
„ do- vifla di far riffa fra di loro>r come erano- folitr far altre vol-
„ te ,, pofero man» alt armi e cominciarono a facebeggiare la piaz?
yy za y ferendo molte perfone y e ammazzandone ancora , togliendo/
yy loro quello che aveana , e fpogjiandoie fin de panni che vefii*
„ vana . I Vinizjani poi mojji a pietà di quei miferi Y i quali, per
yy efferfi dimoflrati laro parziali t erana flati maltrattati r per con*
yy fatar in parte almeno quei cl> erano rimafi vivi delle famiglie
de* morti, e altri ancora- che fi avevano adoperati in loro fervi'
zjo, e per riconofeere t affezione dima/irata verfa di loro,, die-
j, dero a molti buone provi/ioni , e concejfero immunità e privi*
» le£J x ficcome fecero al Pellegrino , con condizione che le grazie
Ri „ pajjaf*
i& VOLUME PRIMO
» PaffaJfer0 9,100 a$*' ered' i fra' luati fu Ago/lino Ha Buoi citta»
„ dino noflrOy al quale per la morte di Giacomo fuo padre e-Dot-
„ tore , a cui per troppa efferft di/coperto affezionato- a' Vinixjani fu
(•) ilo e" ta&*ata **ft<* > furono ajfignati Ducati no(*) Canno , e a due
( • ) 300 » fKe figliuole da marito Ducati 300 (*) per cadauna maritando/} t e
Zecchini t> stonacando cento , e la efen^ione di tutte le gravezze , tanto rea-
d'oro. M fi, quanto perfonali' il quale beneficio cffendo paffato nefigliuo
li li del detto Ago/lino vien al preftnte goduto da loro . Furono
,, anche riconofciuti dopo quejh molti altri e con flipendj e con pri-
„ vilegi ed onori , come Boldieri , Rivi,Brà, Guidoni, Bajolottiy
y, Murnovi yBrenxpni , Rodegbt , Clufoiti , Spolverini , Fracaflori , e
M <r//w che farebbe lungo a- defcri-verli " de quali tutti , e delle loro-
„ concejjioni ho vedute le pubblichi lettere fcritte dal Principe e
„ dal Senato fatto diverfi tempi.
Adi 10 de Mazo del di&o anno fe partì el campo fora de
Verona per la porta del Vefcovo, e fe ne andò verfo Vicen
za, perche il campo de Viniciani fe era rkirado in drio per
paura de elTer ferado in mezo.
In el predifto tempo il Gran Maiftro che era Vice Re in.
Milan per il Re de Franza cum le fue zente vene a campo a.
Legnago, & lì liete a campo alcuni dì, e finalmente lo bave
per tradimento, dapoi fe partì de lì , & fe confufe cum el
campa de lo Imperador, che era partido fora de Verona, Se.
piliono tute le tere e fortezc de zà da Vicenza lenza alcun
contrailo, poi introno in Vicenza ùmilmente fenza contratto,.
& li fteteno alcuni dì, & la mefleno a fachomano fenza alcun-
ftrepito , zoè li foldadi erano alozadi per le cafe , & cadaun,
fachezava la cafa dove era alozado-, benché una gran parte de.
li cittadini erano andati a Venefia cunv le robe de più valuta,
pur le robe che rimafe andono al modo- predi£te> .
Fa£to quello fe partirono fora de Vicenza, & prefeno alcu
ni cartelli del Padoan, e ultimamente Moncelefe, & lì fe. afir-
morono, & non andono più in anzi.
In el prediéto tempo vene in. Verona 400 Lanze, zoè ho-
zneni d'arme del Reame de Napoli mandati dal Re de Spa
gna, che allora fignorezava el dicìo Reame in focorfo de lo
Imperador, e fteteno in Verona circa cinque dì-, dapoi fe par»
tirono , e andò al campo a Moncelefe.
AXeo i *n tempo predi&o in più e più volte fu fa£to Cride in fu
Veronefi 1* P^za di Signori, e al- Capitello , & fu chiamado affaitfimi
proferirti, cittadini, dico cittadini tutti quelli che habitano in la città,
parte?
DELLA SECONDA PARTE. 13J
parte di quali erano rimafti in d campo di Viniciani , quan
do che perfeno Verona r & parse li era andati dapoi, conira
i quali fa proceduto, & fimo cridati per ribelli , & li ibi be
ni fu medi a la Camera Fifcale , e che fe mai vignevano do
vettero effer apichadi per la gola, el nome de li quali, per
che fono affai e pur affai > li pretermeto perchè faria un per
der tempo.
In el tempo prcdi&o el Papa, prima havendo abfolti i Vi
niciani effondo itati exeomunicadi in fina allora cum tutti quel
li che li prettava adiuto e favor, fece Liga cum di£ti Venecia- il papa
ni , & fece laffar fora di prefon ci Marchefe da Mantoa , che «* accorda
era in prefon a Veneua , e vene cum el fuo campo a Bolo-c? . nl"
gna , e comincio a trafeorer in fu le tere del Marchefe da
Ferrara , prima havendolo exeomunicado , e chi li dafeva au-
xilio e favor, e in tal exeomunication erano tuti li foi popu-
li , e prefe Modena , e molti caftelli che erano fotopofti al
Marchefe de Ferrara.
In el prediòìo tempo li Sguizari rupeno guerra a'Francelì in Guer-a
fu el Milanefe, e quello fu per operation del Papa, perche li fra iSvìz-
difti Francefi davano ajuto al Marchefe da Ferrara, unde elie^ie^ri"
fu forza al Gran Maiftro partirle dei campo da Moncelel'e , e l"
cusì fu, e pafsò per Verona cum tute le fue zente in più vol
te , & pafsò- in el campo de l'Imperador circa cinquecento ho-
meni d'arme.
Dapoi che fu pareido~ el Gran Maiftro , el campo de lo Im-
perador fe incominciò- a retirar in drior e vene in fina de zà
eia Vicenza in un loco, che fe dife al Olmo, e li lleteno al
cuni dì, dapoi fe partirono, & veneno veriò Verona.
Adi primo de Septemòro del diéto anno il predifto campo
entrò in Verona, & fe alozò pur al modo^conlueto in le ca-
fe de li cittadini , el campo de li Viniciani , il qual feguita-
va quello de lo Imperador vene infina a San Martin, e a San
Michele, e lì fe afermò.
In el predióìo tempo il Lochotenence de Verona mandò al- Afcmii
cuni cittadini fora de Verona parte a Riva e parte a Mantoa, Veroi>efi
li quali lui haveva in fufpe&o che non fufleno Marchefchi , cTj\e&zuin
che fe el campo de Viniciani fuffe vignudo a la tera , come ulintovi
poi fece, lor non haveffe comoffo il populo, & dar la -tera a
Viniciani, li quali umilmente la invernata avanti li haveva
ir andati via per fufpe&i, ma riavevano habudo grazia di tor
nar a cafa,hòra li titornò a mandar via.
Adi
rj4 VOLUME PRIMO
Viniiiani ^ài 15 del dìfto. mefe la zeme de Veneciani vene a carrv
Hmpofót. P° * Verona,, e- pianti le arteliarie al cartello- de- San Feli-
to la città,cey e fct cinque dì continui non feceno altro che shoorthardar
e hombar- il dicìo cartello, e butono in tera una gran parte de li mu«
ft"lo di S* " ' e amaiono n*0-" perfone , e Umilmente quelli de là te-
Felice.' ra » zo^ '•■ foldati havevana pian cado arteliarie in Nazaret in
el Monaflerio de Sanfto Agnolo,, e in el camello de San Pe
ro, & trafevano {ora y & amazavano perfone affai de quelli
de Veneciani; trafcva etiam iotx dal cartel Vecchio akune bo-
che de arteliarie , le quale facevano gran danno a li predicai
foldati Veneciani , de ftete li cittadini in grandi (firn a paura
per quelli pochi' di , & non fe poteva u.fcir fora de la tera da
»>un kto, perche li foldati. de Veneciani teanfeorevano intor
no la. tera da ogni parte ^
Adi l i del predici», el difto campo de Veneciani fe- partì
<h- lo affedio de Verona, e fe- retirò a San Martin, e non fe
jfepe perche* Dapoi andò a Soave, e poi a Lonigo, a. Coto
gna, e a Montagnana, & li ftete ^
ftorghefa- 11 dì. feguence ufcì una gran, parte di foldati fora de la te
tti di San ra per la. porta de San Zorzo, e- corniti ciono- a meter a faco
rehef* lutto 4ue-- •x*8^> e ^ Monafter de San Leonardo, e trafeor-
JbéegiatL -"eno- m-™a a Àvefa , & a. Quinzan , e per dui dì continui
non. feceno altro che fachezar , e la. cafun fu che dicevano-
che alcuni del borgo e de Avefa e da Quinzan erano ftadt
in eh campo di Veneciani , quando era a San-Felife , dapoL
erano- tornati in el. borgo con. una. bandera. cridando Marco-
Marco^
Peffe in. In el predicìo- tempo cominciò» a moltiplicar la pefte in
Trrona. verona x ja nuai epa cominciada l'Eftade, & morì affai* cen-
tenara de perfone, & era tal dì,, che- moriva de quelli de la
tera. 35. perfone fénaa li- foldati, perche di 1 or non fe tigne-
va conto,, né folum. era ia la. tera. la. pefte, ma in più ville e
cartelli del Veronefe.
In. el di&o tempo molti cittadini; curi le fue famelic arban-
donono la tera, sì per la pefte , sì etiam. par 1» foldati, che
erano, fafttdiofi , & fe reduflenotxhi in. Vaipuiifclla , chi W Gar»
defana, chi in un. loco,, chi in un. altio-.
Andando li- predicai foldati fora* de la. tera; a fachomano
per fieno e palia. per li cavalli facevano- per le- ville, come Io-
anno avanti excepto che non tolevano bertiarae grofTo, ma
pegore , drapamenti , grano , e ogni altea cp£a. che potevano
toc
DELLA SECONDA PARTE. 135
cor tnetevano a fachamano , e io alcune ville colevano ettam
li beftiami graffi , zoè Bovi e Vache , e benché folTe fa&o più
Cri de da parte del Locatene n ce, che li facomaai non dovcfle
tor Altro che fien e pitia , non erano però obedite.
Stando li dicìi foklati in la tera la invernata andavano fo
ra per legna , e taravano tutti li arbori de ogni forte -, e
pontezi e vigne fora de., la tera per un miliaro e più, benché
io anno «vanti ne havefteoo tahato ,aflai pur quello anno ta
llono «sui xofa a facìo cuoi grandiffimo danno de li cittadi
ni de 'chi erano quelle poflèffione., e quello fu de fora -dal
la porta di Calzari, e da San Maffimo , e ila quella del Ve
scovo, né fitlum fecero quello fora de la .tera, ma dentro in
ci borgo da San Zen , e da San Bernardin, che ghe era affai
giardini e bottali feceno il limile, e da San Zuane in Vale ,
« da San Zen m Monte feceno «quali il Umile excepto , che
non tallono li Olivi.
Item le cale che erano de fora da le diète tre porte furono
da li dicVt foldari tutte rovinate , eoe cavato le Jeriade, tol
to via le porte, li uffi, desfa&o li folari, e non ghe remale
altro «he li muri, e li coperti, ma a quello che erano fora
-da la porta del Vefcovo tu tolto via etiam li coperti , che
-aòn ghe rimafe altro che li muri in piedi, e quello fu perche
in le difte -cale no ghe habitava alcuno per paura de li folda-
xij che erano in la tera, perche robavano ogni cofa, & fa
cevano etiam li homeni prefoni , & facevano aliai pezi che non
licevano Ji inimici , ne fopra quello fe li faceva alcun pre
vedimene© .
Né (blamente li dicìi foldati guatarono le predicìe cafe ,
ma etiam a molte de quelle che erano in la città feceno il limi
le, zoè a quelle.de quelli cittadini , che erano andati fora de
la tera per la pelle, e havevano lanate le fue cafe fenza al
cun che li ftéffe dentro, e quello era ut plurimum dove era alo-
zati li fanti <da pè , perche loro non volevano andar fora a
tor leena, né ancora la volevano comprar.
In el predillo tempo una parte del campo de Veneciani fe
partì de a dove erano alozati, a andono in fu el Ferrarefe a
trovar il campo del Papa & ad unirli con quello .
L'anno 151 1 adi 4 de Zenar fu un vento. teribiliflìmo , e ca
vò in più lochi del Veronefe de li Olivi, e ne fcavezò,e fimil-
mente affai altri arbori, e rovinò una gran parte del dormitorio
di Frati da San Leonardo , e fece calcar affai camini per la -tera .
Inel
r3tf VOLOMl P K I M O
In el pr&difto tempo el Papa fe parti da Bologna , e vene
iti el fuo campo, e andò io perfona a campo a la Mirandola,
e cavalcava armato , fecundo che fe dilèva, e veftito a la Stra
data , & al fin la prefe cum acordo, e fu quel inverno un
fredo exceffivo, e neve grandiOime, & le vigne fe fecò in più
lochi del Veronefe.
Terremoti Adi z6 de Marzo del di£lo anno in fra le 20 e le 21 hora
fi festone fu in Verona un teremoto grandiffimo, e durò tanto quanto
replicata- un nomp dirave tri paternoftri, nè fu alcun che mai fe ancor-
Verona'" ^3^c naver 'cntit° il mazor, e rovinò affai camini e fe na
ve una gran paura.
Adi 20 fu detto dopo le 18 hore trete un altro teremoto ma
non cusì grando come fu il primo .
Adi primo de Aprile del di&o anno la nofte feguente a
hore doe tratte un altro teremoto che fu el terzo, nè quefto
fu così grande come fu il primo.
In el tempo predifto fu compido de far un baftion de tera
grandiffimo de fora da la porta del Vcfcovb , & vigneva infina
a li muri da un lato e da l' altro de la porta , rè mai fe vile
la pili teribil cofa , & fu principiò lo anno inanci del mele de
Novembre.
In el tempo predifto el fu comenzado un altro baftion in
tra la predica porta, & la Chiefia de San Zen in Monte per
fora de li muri.
In li tempi fudetti ancora fu fa&o de grandinimi baftioni a
Valezo e a Pefchera cum gran danno de Ti cittadini , che ha»
veyano le fue poffeflione lì intorno a cinque milia , perche ta
llono tuti li arbori de le di£te poffedione excepto li vignali ,
Podere e folamente in fu la mia poflélTion da Fornello taliorono circa
dell'Auro- £.50 cara de Legnamo , & allora i Franzefi erano in Valezo ,
urodau"" P5rc'le '° Impcrador ghe lo haveva impegnato per 14 milia
minato.' bucati. (1 )
Giubileo Adi 20 de Aprile del dicìe anno el fe pubblicò un .Tubile©
pubblica- in Verona in la Chiefia de San6to Bernardino concedo dal
Chiefa a- ^aPa P*r *"abricar la Chiefia de San Pero da Roma , el qual
S. Berna'r- ^uro 'n^na a' Zenar , & fu concedo per il Papa ad àlcuni Fra-
dino. ti del difto San Bernardino de poter abfolver & defpenfar ogni
caio excepto 4 rifervati a la Sedia Apoftoiica, e benhè in li
anni panati qualche volta el ne fia ftà concedo in diverfe
Chiefie

[1) Intendi quattordici mila Zecchini.


DELLA SECONDA PARTE. 137
Chiede in Verona , tamtn non li è ftà alcuno cum tanta in*,
pia autorità, quanto quello.
Adi de Mazo del dióìo anno vene novelle a Verona co
me in una tera del Milanefe del mele de Aprile una donna
haveva parturito 7 creature de diverfe fpecie, cioè in forma
faumana , in forma de Rane , e in altre forme ( 1 ) j Dapoi el
tempeftò in un zorno tre volte pur in ci dicìo paefe teribil-
mente , & dopoi la tempefta aparfe in l'aire un Drago, «
dopoi poca hora fe divife in due parte & fe difperfe . Dapoi
un altro zorno pur in el dicìo paelè fu fentido in l' aire gran
ftrepiti , e trar de bombarde , fi che miffe a quella zente gran-
diffima paura-
In el predico tempo, perche K carri non poteva vegnir à
la citta de Verona, & condur le robe per li Marchefcni che
ftracorevano in fu le campagne , & li tolevano li beiìiami , li
homeni de le ville fe -inzegnorono portar del fien cum ba-
iìoni .in fu le fpalle a Verona, & de la pali* per guadagnar,
e il vendevano a li foldati molto bene , oc vignevano -da lun-
tan 15 e 3.0 milia , & Umilmente portavano del vin , &
etiam ne menavano con -cariole da man un brento per ca-
daun , & fe qualche cittadin ne faceva condur del fuo , li
Cron.diVerJJLVoLL S difti

(i) Vengono dalla natura qualche fiata prodotti moftri di tal for-
ta , che Tendono, ammirazione grandiilìma ; onde talvolta di troppo cre
duli vengono, tacciati quegli Scrittori , da' quali fi riferi (cono . £ pu
re nell'anno proffimamente feorfo 1745 il dì 6. Gennaio nella villa
di Veftena nuova del notlro territorio fi sà che nacque una fanciul
la , il. cui -capo era affatto calvo, ed attaccato s\ fatramente al pet
to , che indizio alcuno di collo non fi feorgeva : Aveva ella la fron
te afTai brieve, cioè di oncie una circa ; il nafo ordinario , e a fuo
Luogo; gli occhi di Lepre , fituati in mezzo del vifo, ferii' alcun*
cavità e fenza ciglio; la bocca era aliai picciola ; e eoa due denti
alla patte fuperiorc ben lunghi ; -le orecchie lunghe ancor' effe oncie
tre, ed appuntate. a .guifa di quelle della Lepre : le dira dalle mani
e de' piedi erano affai lunghe e fouili, e fomigliauti a -quelle della
Scimia : Aveva attaccata alla fommità della teda, o fia all'Occipizìo,
ovvero nuca , una borfa di carnagione fanguinofa divifa ia due parti,
che difeendeva fino alla metà della fchiena : Sotto la detta borfa appa
riva una lilla fanguinofa di pelle larga circa tre dita, e protraeva!! fino
all'eitremità del dorfo : e l'accennata borfa di pelle fu la prima ad ufeir
alla luce , con ifpavento della Levatrice; e detta .fanciulla, o fia
inoltro , npn viffe che un quarto d'ora circa, avendo però avuta 1'
acqua Battefimale dalla Qftetrice ,
138 VOLUME PRIMO
difti villani ghe coleva 8 infina a p marcherà de la fecchia de
conJuòìura. (i)
Adi 24 de Mazo del difto anno vene novelle a Verona co
me il campo del Re de Franza ha ve va habuco. Bologna per
un traendo che li era dentro -, & li Bentivoli ; erano in tradì
in cafa , & morto de la parte contraria affai , li qual Fran-
xefi erano vignudi in adiuto del Marchefe da Ferrara, & èra
no contra il Papa; El dì feguente vene novelle come il cam
po del Papa e quel di Vinitiani fe retiravano in drio, e il
campo del Re li feguitava , & li dete a la coda , & ne ama-
zono circa 3 milia e cinquecento in tra da piedi & da caval
lo • & li tolfeno le arteliarie , & tuto lo altro retto del cam
po fe mede in fuga e in rota, e andò chi in quà e chi in là,
& cusi fe difperfe, & per quelle due vi&orie el fe fece cam
pano in Verona, el primo di da la Tore & a tute le Chiede
de la città, che cusi fu comandato per il Locotenente de lo
Imperador , & il fecundo di folamente fe fece campano a la
Tcre de la piaza.
R uina il Adi primo de Zugno a hore doe de nofte cafeò una gran
palaio de' parte del Palazo verlo la Tore granda , che fe adimanda el
Giudici. p3iaio di Zudefi, el qual confina con un capo in fu la piàza
di Sigpori , & vene l'altro in fu la piaza grande , & cafeò
fo'amcnte in mezo , & da li capi rimale in piedi .
In lo anno predi&o el cominciò adi primo de Aprile a pio
ver & piovete in fina adi 10 de Zugno, e ogni dì pioveva,
o affai o pocho, e non credo che in el predicto tempo in tu
to fteflè quattro zorni, chel non pioveflè, & fu gran fredo tan
to che durò la dieta pioza, & lo racolto fu tardo, tal che le
Segalle fe comenzono a meder adi 23 Zugno .
Del mefe de Luio del dicìo anno parte de lè zente de Vi
nitiani paflorono lo Adefe per mezo Runco , & corfeno
per molte ville de la Zofana , zoè a Sanguenè , a Gazo, a
Roncanova, e in molti altri lochi, & bruforono Cavagioni
affai de biave cum grandiflimo danno, & quello facevano per
affediar la città, poi tornarono in drio, & fe retirorono par
te in Padoa, & parte in Trevifo-
Adi

(1) Dicendo l'autore marchetti in vece di foidi, devefi intendere


che i marchetti erano di Veneta moneta , e di io di erti marchetti
farebbe il moderno pre7?o L. 3: io: 6, ficchi il preiro odierno degli
9 marchetti farebbero 31 iòidi circa ili moneta piccola Veneta.
DELLA, SECONDA FARTÈ. t&
Adi 1 de Avofto el vene affai faldati Franzefi , & da piè Se
da cavallo in Verona, e per quattro dì inanzi fimilmenfe el
ne era vignudo affai , e tutti le adunavano in la tera per an
dar poi infame fora a la campagna.
Adi 3 fudetto el fe parti tutto el campo fora de Verona ,
8c andorono verfo Soàve.
Adi 4 predicìo haveno el cartel de Soave, & fu meffo a fa*
co, e amazà tutta la zente, che ghe era dentro, che fu una
gran crudeltà.
Adi fudetto haveno Lonigo, el qual Umilmente fu meflb a
facho, e amazado tutte le perfone.
Dapoi in termine de tre dì piliorono tutte le tere e forte»
ze da Padoa in quà fenza alcun contratto.
Adi 25 del predicìo pafsò 8 pezi de artiliarie del Re de
Franza per Verona cum infiniti cari de moni t ione , e zente
affai da piè e da cavallo per andar in campo, & fe afirmoro-
no a Soave, & li fteteno alcuni dì, dapoi le partirono, e an«
dorono in campo, e il diéto mefe de Avofto non fece altro»'
che paffàr zente del Re de Franza per Verona , che andafeva
al campo.
Partidi li foldati de Verona , la pelle la qua! era un poco
ceffada cominciò a crefeer talmente che «1 ne moriva 30 e in
fina a 40 al dì, e ancho più.
Partido che fu quelle zente d'arme cum le artiliarie che era»
no a Soave, che fu adi 6 de Septembro del difto anno, le
quale erano circa lei milia perfone, li Stradioti & altre zen-
te de Vinitiani ufeivano fora de Padoa, & flracorevano ogni
zorno in fina a la porta del Vefcovo, e piliavano prefoni e
belriami, & facevano de gran botini, perche havevano il fa*
vorde contadini.
Del predicato mefe li foldati de Vinitiani pigliono Cologna,
de la mefleno a facho , dapoi prefeno Soave , & fimilmente il
xneffeno a facho , & defpoliarono tutte le zente d'arme dei
Signor Lodovico da Bozolo , che ghe era dentro , el qua! ghe
era andato per guardia , acioche li diéti foldati de Vinicia-
ni non poceffeno trafeorer, & robar in fu el Veronefe come
facevano , dt havevano quella abilità de ftracorer , & de pi*
gliar quelli cartelli, fenza contrailo, perche il campo del Im-
perador infieme cum li Franzefi erano in fu ci Trcvifan ,
& parte in el Frioli, el qual pilioron in pocho tempo fenza
contrailo .
S 2 Adi
140 VOLUME PRIMO
Adi 4 de Ottobre li preditti Stradioti de Venecianr paffo-
rono l'Adele a guazo a Zevio, & veneno in fu la campagna
da la Ca di Cavri, & corfeno in fina a la porta di Calzari ,
& faceno un grandiflimo botin de Beftiame , cioè de quelli che
condufèvano a le tere uva & altre robe,. & altri infiniti be-
fìSami, che erano in pafculo in fu la campagna, el qual bo
tin fu condutto da li ditti Stradioti in fina in Padoa lenza al
cun contralto .
In li ditti zorni corfeno Umilmente in et borgo de Sorio»
in fina- a Parona, & feceno de gran botini, & prefoni, tra-
fcorfeno etiam una notte in fina in Val Pulifella a Septimo e
Gaftekotto»
Adi zi fudetto el vene circa cinquecento cavalli. Franzefi,,
li quali fe alozorono a Zevio e lì de foto per quelle ville a lon-
go Ladefe cum poca utilità de quellor che ghe havevano le fuc
pofleffione , e quello fu per afegurar el paefe de quà da Lade
fe , accioche Ù. ditti Stradioti più non paffalfino a far qual
che danno.
Adi zp Indetto el campo- che era in, fù el Trevifan de lo-
Imperador e de Franzefi tornò in drio , & vene a Soave , & li
fletè alcuni, dì.
Adi primo de Novembro del ditto anno le ditte zente
cominciorono a vignir in la tera , e parte fe li alozava al
modo confueto per le cafer& parte paffavano via,, cioè le zen-
te de lo Imperador fe alozavano, & li Franzefi andavano de
lungo infame cum le fue artiliarie verfo Pefchera,- non pe
rò tutti palTorono per Verona , perche' el fu fatto un pon
te in fu Ladefe per mezo San Parigrado, dove pafloron qua-
fi la. mazor parte , & andorono a pafiar a Vilùfranca , e a
Valezo .
Adi 23 del preditto li Franzefi che erano pafladi in fa el
EreiTan tornarono in Verona e fe alozorono pur per le cafe
al modo confueto.
Adi ultimo de Novembro preditto el fu fatto una proeeflion
folenne in Verona , & portado el Corpus Domini , & fu. etiam
comandado dal Vefcovo, chel fe doveffe dezunar tuti li Ve-
serdì in fina al Natale a chi poteva ; & quefto< fu. fatto , per
che MifTer Domene Dio ne liberaffe da la pelle , la qual pur
continuava grandiflìma.
In el tempo preditto fu in Verona una gran careftia de
ogni cofa primo el Frumento fu vendù libre 4 el Mi
nale
DELLA SECONDA PARTE. 141
naie (1), la Segalla libre 2v-e-meza, •uidelicct foidi cinquanta,
& cusì tuti li altri grani a la rara; il vino fu venduto dodc-
fe ducati (z) la bota , li ovi dui marcheti ( 3 ) , zoè lèi quatri-
ni l'uno, & Umilmente tute le altre cole le vendevano molto
più pretio del confueto; in fina le Cepole fu vendute due qua»
trini l'una (4) che per il panato fe vendevano dui ioidi la
quarta ( 5 ) .
De lo anno predico el fe fece una Liga , el Papa , e il Re
de Spagna & Viniciani infieme contra il Re di Franz».
L anno 151 1 havendo il Papa perfo Bologna come è ditto
di fopra, effondo in Liga cum Viniciani fimilmente fece Li
ga over confederation cum el Re de Spagna , el qual allora
pofièdeva il Reame de Napoli, per il che il dièta Re mandò
un grande efercito in adiucta del Papa , el qual efercito infie
me cum le zente del Papa, vene a campo a Bologna per re- Bologna
cuperar la dièta città, e umilmente li Francefi li veneno cura attediata
grande efercito in adiucta , & per difender la dièta città, la da'le mili-
qual finalmente difefeno , & fu forza al dièta campo del Pa- gy^11*
pa , & i Spagnoli torli da la imprefa .
L'anno 1512 adi 13 Zenar fu perii Locotenente de k> Im- Cittadini
perador manda fora de Verona in divertì lochi molti cittadini cacciati di
per fufpeèta come haveva faèta per inanti, perche el fe dubi- Verona,
.ava che il campo de Viniciani non vignette a camparli intor
no a Verona , el quale era partido fora di Padua , e vignudo
in fina a Soave, & in li zorni predièti riavevano faèta ub pon
te in fu Ladefe a Albarè , & la tera fu in gran paura , & fu
faèta repari in molti luochi, & ma (Time li foldati Franzefi che
erano in la tera ftafevano cum gran paura .
Adi 10 & zi del predièta la zente de Vinitiani che erano
ad Albarè palforono il pente predièta, de che la città fu in
gran paura, perche non fe fapeva dove voleffeno andar, pur
finalmente andono in fu el Mantoan , & de li in fu el Breffan,
ftraco-

(1) Lire 18: iti il Minale, o lire 56: 8 il Sacco,


(») Cioè dodeci Zecchini Veneti , o Scudi 44 di L. d modero*
piccole Venete.
(3) Soldi fette circa moneta Veneta farebbe il moderno prezzo de!»
li dne marchetti d'allora.
(4) Il valore di un foldo è un fello circa di moneta odierna pic
cola Veneta •
(^) Li due foldi intendiam noi ebe lìano di moneta Veronefe, il
cui moderno prezzo a L. 4: 14. Venete odierne per lira farebbe nove
foldi 9 due quinti circa •
14* VOLUME PRIMO"
ftracorendo ia molti lochi , & molte tere del Breflan Te rebel-
lorono al Re de Fraina .
. Adi 23 del fudetto la fudetta zente , che erano andati in fu
el Breflan tornorono in drio cum gran botini.
Adi 29 fudetto la predi&a zente de Viniciani paflorono un
altra volta Ladefe, & andorono pur in fu el Breftan.
Brefciari» Adi 2 de Febrar del ditto anno el vene novelle a Verona,
cuperata come el campo de Viniciani dapoi el trar de alcune botte de
da' Vini- bombarda havcno- Breffa , & quali tute le tere e cartelli del
I,ani" Bceffan fe li dete de volontà ..
In li zorni predicai el vene etitm novelle,, come il campo
dei Papa & quel del Re de Spagna infieme y li quali erano a
campo a Bologna,. la prefeno,. poi non fu niente.
Adi 8 Febrar prediclo dapoi le ict hore tra(Te un teremoto.
(») Leggi In li zornt predicai Zuanpaulo Baion (*) Capitanio de Vini»
Badilone, ciani cum una quantità de zente e- arteiiarie- vene a campo a
Legnago, el qual era guardato da Franzelì, li quali erano fem
ore ftati in Liga cum lo- Imperador » & ghe havevano fém-
pre in querta guerra dato adiuto e favor & eum zente & cum.
denari ..
Adi 1 1 predico le di£te zente de Viniciani fe partirono da.
Legnago & venera a VigafiT& de 11 a Vii! afranca e a Nogaro-
le,. & fubito li prefeno, non. havendo però habuto Legnago ,
& de lì andono fu ci Breffan-
Ergefiil In li zorni predicai el fu facìo un baftion in fra la Chielia
fcafiione del CrociiuTo & li muri de. la Cittadella in fu la Ripa de La-
fa Chi e fi" Percne ^c dubitavano- che li Viniciani non vignefftno fu-
<\e\ Croci- Per Ladefe, e intrar in la cittadella..
ti.fo. Ancora el fe ne incominciò a far un altro a la porta del
Palio, & drio over arento* li muri de la tera in alcuni lochi.
Adi 12, Febrar predi&o circa 800 lanze Franzele e Cinte-
rie ,. le quale erano ini fu el Bolognefe , fe partirono prima ha-
vendo- laflado bona guardia & prefìdio in Bologna , Se veneno
in» Veronefe infina a Ifola da la Scala 8c cnnr tanta celerità v
che prima azonfeno che fe Capette de la parrida fua da Bolo
gna in Verona, & lì trovorono Palilo* Baion condncìer de Vi
niciani cum cerca 100 lanze & 800 fanti, li quali erano ftati
a compagnar arteiiarie, zente &■ monitionè in fu el BrefSin che
tfir.na.vano in drio & furono*- a le mane, & fa morto- cerca cen
to fanti de quelli de Vinitiani ,& alcuni, homeni d'arme Fran
zelì, & Paulo Baion fe reduflc cum. el. refto de la- zente a La
defe.
DELLA SECONDA PARTE. 143
defe de foto da Zevio , & li paflbroito a guazo , & tornoro-
no in Padoana , & li Franzefi fubito maadoronoun meflb in Ve-
rona , el qual azonlè cerca a bore 3 de nocìe dicendo come
lor riavevano rotto il campo de Viniciani , per la qual col»
la mattina non fe ne ha vendo altra cecteza fa faSto <ampanò
a la piaza in fina a bora de nona , e poi cefsò .
Adi 15 prediéto li faldati <he erano in Verona fe partiro
no e andorono a Valezo a trovar li altri Franzefi, che erano
alozadi per quelle ville dicendo di voler andar a recuperar Bref-
fa, & de lì le partirono, *& paflbrono Menzo, e andorono in
fu el Breflan .
In li zorni predicìi el -cominciò a cefiar la pelle in Verona ,
la qual era durata cerca meli 18 , per la qual morite fòla-
mente in Verona de homeni e donne cerca i£ milia, exce- Numera
pto li foldati, de quali morite affai centenara, ma de lor non de' morti
le teneva conto ; Nè anco le ville del Veronefe funo fenza jj" * pe"
pelle, & fu pochiffime ville che non ne patine o puoco o af
fai , el numero de li morti «per quel che fe potè comprender
furono tanti quanti quelli che moriteno in Verona, e pili pre-
Ilo più che manco, per la qual pelle intravene cofe da mover Miferi*
a compaflSon cadaun nomo sì in la città, come etiam in le vii- grande de'
le: & primo el furono pochi OSrai amaladi che haveflèno copia V«ronefì •
de confeffàrfi, benché (1 fufle un prete a quello deputato: pre*
terea quando che erano morti erano portadi a la fepoltura len
za fonarli campane , fenza Croce & fenza alcun prete , ma li
picegamorti-, cioè quelli che erano -deputati a fepelirli , alcu
ni in le caffè , e alcuni fenza caffè portavano a la fepoltura ,
& li fepelivano apreflò a le Chiefie ; ancora intravene che , non
potendo li di£li picegamorci fuplir in ogni luocho, li padri e
le madre portavano fi propri) noli in fu le fpalle a la fepoltu
ra , & li noli i propri] padri , & li mariti le mogliere pur
fenza Crocee fenza preti,- & quello intravene parimente in
la città e in le ville; ma cofa più crudel intravene in le vil
le, che fc T acadeva che qualcuno moriffe in qualche cafa un
?oco lontana da la Chiefìa ., li picegamorti facevano de le
òffe apreflò le diéìe cafe over per le poffeflìone , & lì fepeli
vano li difcìi morti , e anchora intravene che non li volendo

Adi
144 VOLUME PRIMO
II Gritti Adi 2oFebrar I5i2el vene novelle a Verona come li predici
rfi'SguerrtFranzefi at*i ip recuperano Brefla , & introno dtfntro per il ca-
nella per- fello, el qual liViniciani nonio havevano mai pofludo conqui
diti di ftar y fu prefo Miffer Andrea Gritti , che era Proveditor e
Brefcia. Covcrnacor in Breffa, & furono morti da Furia parte e l'al
tra circa io milia perfone e più , & allora fe ritrovava in
Brefla de la zente de Viniciani circa 4 milia perfone , de li
quali pochi ne fcampò, & de la zente de Franzefi el ne mo
rì circa cinque milia , & alcuni de Breffa , & etiam el fe diffe
(*) Leggi cne il Signor Zuan Jacomo da Trauzo (*) Caprtanio general
Triultio. del Re de Franza li azonfe cum grandiffima zente del Mila-
nefe, nè il populo de Brefla fe ne impazò falvo alcuni in par-
ticuldrità , & fe diffe che li Franzefi non la pigliavano mai
le non li foflè ftà aperta una porta , la quale aperfe alcuni
Stradioti Vinitiani per Ccampar , per la quale ancora li di&i
Franzefi introrono, la qual cofa fentendo li foldati Vinitia
ni perfeno lo ardir & le forze , & cusì furono chi morti chi
J>reu , per il che li dicìi Franzefi aquiftorono Brefla , la qual
libito meficno a faco ,«xcepto alcune cafe, le quale erano de
la parte Francefa , olerà de quello affai donne furono maltra-
ftade fenza alcun refpe&o , & li cittadini oltra il torli la ro
ba , erano fa£ìi da li foldati prefoni facendoli piliar taglia chi
più chi manco fjecundo la condition de le perfone, & fcceno
affai altre crudeltade.
Adi lo de Marzo del anno predici© li foldati Franzefi li qua
li fe erano partiti ritornarono in la tera.
In li zorni difti li Franzefi havendo recuperado Breffa , e
in quella laflado bona guardia, fc partirono, &. ritornofono a
Bologna , per il xhe le zente del Papa & li Spagnoli fe tol-
feno da la jmprefa & fe cominciarono a mirar in fina in
fui teritorio de Ravepa , & li fe affirmorono , & fimilmente
el campo de Franzefi lafisò Bologna , & feguitò de contìnuo
el diéìo campo de Spagnoli e del Papa in fina al loco predico,
& li ffeteno alcuni zorni, poi finalmente fe atacorono infic
ine , & feceno fatto d' arme , & era cum Franzefi allora e)
Marchefe da Ferrara adi 12 Aprile come è qui fcripto.
In el tempo prediéto la pelle la qual era ceflàda in Verona
cominciò a refvcliarfè, talché ne moriva cinque e fei al dì.
Fatto d* Adi 14 de Aprile del anno predi&o el yene novelle a Ve-
•rme di rana come li Franzefi contra il campo del Papa & quello de
Ravenna • Spnaguoli havevano fa£to fa&i d'arme aprefio a Ravena , &
erano
DELLA SECONDA PARTE. i4j
erano morti da l'una parte e l'altra de le perfone- circa 20 mi-
lia, & affai Capitanij da l'usa parte & l'altra morti e prcfi,
ma finalmente li Franzefi reftorono fuperiori , per la qual co-
fa el fu fa&o campanò dui zorni a la piaza ia Verona , per
che Franzefi erano in Liga cum lo Imperador . Dapoi ve«
ne novelle come havevano prefa Ravena e fachezada, effen-
doli dentro Marco Antonio CoIona cum alcune zente che la
difendeva .
In li zorni predifti el vene alcuni trombeti de Viniciani a
la porta del Vefcovo a denuntiar , come adi 6 de Aprile fu
conclufa a Roma la Triegua in tra il Papa, & lo Imperador,
& Viniciani, de che li cittadini fteteno fufpefi dal sì al nò,
perche li Confiliarij de lo Imperador, cioè Tuoi Lochitenenti
non havevano ancora habuto littene da lui de quello, & mol
ti cittadini il credevano , & alcuni non ; dapoi alcuni zorni
el vene ancora novelle da Roma de quella cofa, tamen non fe
ne fepe altra chiareza , benché el fe ne fufpetaffe affai.
Adi 24 de Mazo del anno predifto azonfe in fu el Verone-
fe, cioè in Valpulifella , e in la Val de Lagri 25 milia Sgui-
zari, li quali veneno per la via di Trento cum confentimen-
to de lo Imperador contra Franzefi , & allora el fe fepe la
chiareza de la Triegua fa&a , li quali Sguizari erano tutti a
piedi .
In li zorni predicai el pafsò alcune fantarie de Vinitiani
per Valpulifella , & andorono a paffar Ladefe a Puntun , &
fe imbarcorono a Bardolin, & andorono in fu el Breffan, Se
prefeno Salò.
Adi 25 fudetto el fu facìa una Crida a Verona per parte
de li Confiliarij over Lochitenenti de la Cefarea Magieftà ,
che cadaun cittadin podefle andar Uberamente a le fue poffef-
fione , & far li foi racolti , che non li faria dato alcun impa-
zo per effer fa£ta la tregua.
Adi fudetto el fe partete li Franzefi da Verona, perche el
dì manti el vene un Ambafciador del Capitanio de Sguizari
cum un mandato de lo Imperador a darli cumbiado.
Adi 25 fudetto el vene in Verona li predicai Sguizari , & naij1IIer
fe alozorono per le cafe al modo confueto , & furono homeni dabbene '
da ben, & non facevano defpiafer ad alcun.
Adi 27 de Mazo predico el vene il Cardenal de Sguizari a
Verona, & era Legato del Papa, ci qual vigneva da Venefia
da firmar uno acordo, il qual era fa&o intra el Papa, Vini.
Cron.di Ver. P.II. Vol.I. T tiani ,
i4ó* VOLUME PRIMO
tiani » & li di&i Sguizari & pafsò Ladefe ad Albarè in fu uà
ponte facìo per li Viniciani , e inrrò per la porta de Saa
Ma (Timo, & li andò incontra tata la Chierefia, & li Ordeni
di Frati proceffionalatente , & li Configliarij , che casi fe adi.
mandavano li Lochitenenti de lo Imperador , & lo acompa-
<*) Leggi gnorono infina al paiazo de Miller Zuan de Melij (*), & lì
Emiglj. (jefmoncj)( & ]i fu ttiam portado l'opra il capo il BaldacKia da
li più Nobili de la Città, & fu in zobia a bore iz.
Adi 30 predico el fe partè fbr de Verona H predicai Sgui
zari , & andorono a logarfe a Villafranca, dapoi fe pinete il
Gardenale predifto .
Adi 31 predi&o el campo de Vinitiani pafsò el ponte predicìo
ad Albarè , & fe cumzunfe cum-*' campo de Sguizari .
Adi 2 Zugno de l'anno fudeuo el campo de Sguizari e de
Viniciani che era a Villafranca , fe parcè & andò verta Va-
lezo, & Cubito lo prefeno, & paflbrooo de li da Meozo fe-
guitando il campo de Franzefi-
Adi S fudetto el vene in Verona ■circa 300 Todefchi a. ca
vallo , li quali fe alozorono per le cafe zi modo confueto .
Adi p fudetto ancora azonfe circa don milia Todefchi a
piedi , e alozorono pur per le cafe , li quali fe erano parcidi
del campo de Franzefi , perche havevano habudo -conaaadamea»
to da lo Imperador de parcirfe.
In el tempo predico el Papa have Se recupero ratte le cic-
tade de la Romagna , & etiam Bologna , le quale havevano pre-
fe li Franzelì dapoi il fa&o d'arme facto a Ravena,
In el tempo predico el campo de Viniciani e Sguizari in.
dono infina a Pavia fenza alcun contralto, che mai li Fran
zefi non yolfeno afpettar, Se lì a Pavia fu morto molti Fran
zefi , e il retto che fcampò fe andò retirando in fina che paf-
fono li monti , dove che tute le cittade de zà da li monti fe
Fr*ncefi arenderono excepto Brefla e il cartel de Milan & de Crerao-
nano"?0" na ' ^ a'0106 a^tre fortete , e cusì in manco de un mefe il
piazze' ^e F'"anza perdè tutto il fuo Stado in Italia excepto le di
ète forteze dapoi lo efercito de Viniciani lafsò li Sguizari
in Milanefe, & vene a campo a BrelTa.
Adi 4 de Avorio el fe partì de Verona parte de Ji Todef
chi, & andorono a Lignngo a tor il pofTeflb per lo Impera
dor, perche li Franzefi che li erano dentro de fua volontà fe
partirono, e Iaflorono il dicìo cartello, e parte de lor vene-
no a Verona, e parte volendo andar a Ferrara, quando fu
rono
DELLA SECONDA PARTE. 147
■ODO arento a Sanguene, furano affai tadi Se morti de lor eirc*--
da li villani & da alcuni marioli ►
Del mefe predico la parte de Fioremioi che erano fora,
«feiti y cum. lo ajuto deL Papa & de Spagnoli introrono- in
Fiorenza.
Adi 17 Sèptembro vene in Verona uà Ambaflador de Io
Imperador nominado el Vefcovo Gurgenfc , & alozò in el pa-
lazo che era del Capitanio in fu la ptai& di Signori r & vene
cum lui lo Ambaflador del Re de Spagna & de altre potentie
& Signoroti & Baroni afili , li quali fé alozono per le cafe
de li cittadini , el qual Vefcovo Gurgenfc- haveva una gran*
didima autorità di far & desfar come la perfona propria de lo
Imperador, & liete in- Verona cinque zomi» poi fe partite >&.
andò a Mantoa, & de li a Roma.
In el tempo predicalo la pelle celsò- totalmente in Verona er
in fu el Veronefe.
Del difto anno fu principiado un Concilio in Roma, per
che li Franccfì , avanti che luffe no defeazadi de Italia, cum al
cuni Cardinali & altri fuoi feguaci havevano elecìo un novo
Papa in Milan over Vicario r talmente che era per nateer una
Srandiffìma Scifma, per il che Papa Julio che era vero Papa Scifma -
ree convocar il Concilio Univerlàl in Roma: il difto eleao
fu il Cardinal di Santa Croce, & fu chiamato Papa Marti
no, el qual dopo la morte de Papa Julio, da Papa Leono fuo
facceflfor li fù perdonato & a li altri Gardinali fuoi feguaci ,.
& li fu restituito il Capello.
Adi primo O£lobro dèi anno predicìo el cominciò a crefeer L' Adice-
il fiume de Ladefe , & crefeete in fina, adi 3 del diéto mele in inonda la
tanta alteza che anesò quafi le due parte de Verona, & cre-citti*
fccte tri piedi più che non fece lo anno 1403, & era alta V
aqua del pozo da la Cigogna a andar verfo la porta del Pa
lio 1 1 piedi ; Coreva. ettam comenzando a la porta de la Brà
in fina- a la poza de San Spirito, & de lì andava per lo Ol'pe-
dal da San Jacomo a traverfo quelle cafe e broli in fina a la
porta- del Palio (**), e li ufeiva fora- per il muro che fu roto, (•») vedi
& era alta in fu la dicìa contrà de la Giara in alcuni lochi 10 la nota
piedi: fece rovinar un pezo de muro de le foffe del Caftel ve-alIa. Pa8l"
chio, un pezo de muro de la Cittadella apreffo a la porta de "t '^""ó
la Brà , & fece rovinar c^rca diefe cafe in el di&o Borgo , & fegn0 . *»
in la Chiefia de San Bernardino era alta l' aqua 5 piedi, poi
\n el corpo de la cera dal Calici vechio ia fina a la piaza ogni
T 2. cofa.
148 VOLUME PRIMO
cofa era fotto squa' talché non fe li podeva andar : Vene in
fina in la ChieGa del Domo, e in lo Hofpedal de la Pietà al»
ta 3 piedi : Rovinò due volti del Ponte Novo che era de pre
da , rovinò il Ponte de la Preda che era de legname , rovinò
etiam molte cale in Ifolo , & fece altri alfailfimi danni in Ve
rona e in Veronefe.
(**) Alla pag. 21 della Prima Parte di quejla Cronica la ca
gione fu addotta , perche il correr del Palio (offe iflituito nella cit
ta noflra. Ma come che la relazione fcritta dal noflro Corte pi»
fondata di quella ci fembra , giacché della porta del Palio il Riz^
Zpni qui parla , ciò che dal Corte fe ne racconta alla pag. 33Z.
del V. libro della fua Storia riferir -vogliamo.
Ora venuto Eglino al fuo governo là verfo in fine de/Fauna
mille ducento e fette , e informato/i in- che flato fi trovaffero le co»
fe della Città , fubito fece la rajfegna delle genti, e trovato che
ve ne mancavano molti , che erano morti 0 feriti , ne rirnife de gli
altri in lor luogo: e conofcendo di non aver genti abbaftanza , fe
ce alcune altre compagnie di nuovo , ed ejfettdo del continuo folleci-
tato da Governatori a difcacciare i Sanbonifazj di tutti i luoghi e
caflelli , che fui Veronefe pojfedevano , ne quali s'erano fatti forti ,
fenza afpettare che paffafj'e il verno , il quale già cominciava a
far/i molto afpramente fentire , ufcì con F efercito fuori accompa
gnandolo un pe^XP fuor della Città i Governatori e molti altri cit
tadini , e tanto gli fu favorevole la fortuna , che in pochi giorni
fenza quafi fpargere gocciola di fangue ( perciocché i Sanbonifazj
non fi conofcendo baftanti a far cantra/io a coti potente nimico r
giudicarono che foffe il meglio cedere , e dar luogo alla furia )
ebbe in mano tutti i luoghi dì quelli : de' quali parte ne fece ab
battere e fpianare , parte ( benché contra la voglia de commiffar/
Veronefi , che volevano* che tutti fi fpianaffero ) fortificare , e co
pio/amente di vettovaglie, di monizioni e di genti fornire , per po
terfene efft pofcia , quando bifogno foffe , fervire . Scorfe da poi tut
to il Veronefe , perftguitando e uccidendo con gran crudeltà tutti
gli amici e fautori che de Sanbonifazj gli davano ne piedi : nel
qual tempo furono ancora fvaligiate e rumate molte altre cafe e
ville di diverfi cittadini, e ciò per compiacere ad alcuni privati y
che contra quegli avevano odio particolare ... Fatte quefte cofe tornò
con tutto Fefercito a Verona , dove fu da tutto il popolo e da Gover
natori della Città., che gli erano ufciti incontra , ricevuto con gran
di applaufi e gridi , e a fuono di campane , di trombe , e di tam
buri , come loro padre e confervatore al palazzo accompagnato . Fu.
quejla
DELLA SECONDA PARTE. 14?
quefia fua entrata i» Verona la prima Domenica di Quadoagefims
dell' anno milk duecento otto, il popolo in memoria di così: fognala
ta vittoria fece molti torneamenti e fefie : e fn per pubblico decreto
ordinate , che ogn anno in tal giorno fi correjfero quattro Palj , delt
entrate del comune ; uno che foffe dt dodeci braccia di panno fcar-
latino , • al quale avtffero da correr gli uomini : /' altro che foffe di
dodeci braccia di panno verde , al quale dovejfe effer cvrfe dalle
donne .' il terrò , cbe foffe tP una pezga di vakjfio bianco , che da
gli Afini fi correffè- e l'ultimo cbe foffe d'una belliffima porga
di velluto creme/ino t cbe da' cavalli interi foffe corfò : Fm anco or*
dinato , cbe al fecondo cavallo fi deffèro due mozzone di porco , 0
foffero di quattro pcfi l'una, un gallo, certi agire altre cofette a
glt altri y come fi cofiuma ancora oggidì . Fu parimente ordinato
ohe ogn anno s aveffe a bandire un mefe innanzi quefia folennità ,
acciocché vi poteffero da ogni parte concorrerò perfone sì a vede
re come a correre ; come in effetto poi fi fece , perciocché fi leggo
ebe in que primi anni majjpmamente , ne' quali fi celebrava quefto
trionfo co» molto maggior magnificenza e pompa e lealtà di prece-
dere che oggidì non fi fa , vi concorreva da quafi tutte le parti
d'Italia infinita moltitudine d'onorari cavalieri e di nobUiffime dame,
di che la Citta montava in gran gloria T e ne riportava riputazio
ne apprtffo tutte le genti ftraniere . Ma forfè non minore ne ripor
tavano i Sanbonifazj , così fcacciati come fi ritrovavano , poiché una
tanto Illuflre e antica Città, fi degnava cori fplendidamente d'ejfi
pur fnot figliuoli e cittadini e tanto antichi, trionfare . Quefia è
quella fefta , cbe anche oggidì coftumano di fare F ultima Domeni-
ea di Carnevale febbene per colpa non so fe de' tempi , 0 delle per
fone non fi fa più a un gran pezzp con quella pompa e grander?
Za cbe in que' primi tempi fi faceva. Fu ridotta, come a fuo luo
go fi dirà , per le diwtt prodicazjoni di S. Bernardino , dalla pri
ma di Quarefima a ? ultima Domenica -di Carnevale e oggidì
non fi corre più cbe fei braccia di panno noflrano per forte : e in
vece di velluto fi da al cavallo vincitore una p*ZXa di damafco .
E' gran differenza frr gli Scrittori del luogo , ove allora fi corref»
fe : perche alcuni vogliono , cbe fi cominciaffe a correre fuHa flra-
da , che principia fuori nel borgo di Santa Lucia r ove in quei
giorni fi ritrovava una affai groffa terra , e fi veniffe per dove
ora abbiamo le Cbiefe di S. Spirito e di £. Antonio, che fin ora
S. Antonio dal Cor/o fi chiama, giungeffer0 , non v'effondo allora
tante cafe come fono oggidì fulla piarla . Altri dicono , che prin
cipiavano ben nel borgo di Santa Lucia , ma venivano per la firada
rso VOLUME PRIMO
fiejfa y come anche- oggidì fi fa , e correvano fino al fiume , doma
ma- abbiamo la. Cbiefa- di San? Ahaflafia ; e quefla è la migliar
opinione, poiché per molti antichi/fimi iflrumenti fi vede, che que*
fla Jìrada anticamente fi chiamava il Corfo. Del? opinione di cola*
ro che vogliono, the fi corrtffe dalla Tomba fino alla Cbiefa dò
San. Fermo , come di opinione- troppo^ [concia e ridicola non penfa
the fiA da far conto y. perciocché, fe quefto foffe , tutto- il Corfo fa*
tebbe fiato- fuori della Città, H che non ì per akun moda credibile*
Così il Corte, ma fe queflo Scrittore avejffè veduto i documenti cb*
ofiano nelt. Archivio de Padri di S^ Fermo , avrebbe favellato diver-
famtnte d'intorno al luogo per cui fi correva. E però laddove nei
Terzp Volume di quefta feconda Parte accadeva far menzione della Chic*-
far di. S. Fermo, ci riferbiamo manifeflamente provare ciò che al Corte
fembrava imponibile che foffe flato. E in tanto dal qui unito difegno,
feorgetanno i lettori come dalla Tomba, entrando per la porta di S.
Croce, per diritta Jìrada colà ove or fono gli Orti de' Conti della
Torre, o lì intorno, fu la via di S. Fermo fi perveniva. Nel aiuti di-
ftgno.fi fono pelle eziandio le reliquie de Reggi pubblici Edifici e del
Teatro, clreflano- ancora a'di noftri fopra e appiè del Colle di Sbie
tto , di cui alle pag. o- e igz.della Prima Parte menzione abbiam fatto.
Adi 3 predi&o vene ti campo de Spagnoli in Veronefe che.
tea circa io miiia perfone da piedi e da cavallo, e vene da
Hoftegia per Ponte Molto, &. fe alozono a Nogara, a Ifola.
da la Scala, e a.Vigafi & per quelle ville lì intorno, & ve-
ae a nome de la Liga, cioè el Papa,. Inoperador, el Re de
Spagna, & Vinitiani .
Adi 6 fudetto et Vice Re de Spagna, el qual era cum el
dicìo campo de Spagnoli , vene in Verona ,. & li fu facìo gran»
daffimo honor, & aìozò in el palazo in fu la piaza di Signo-
■i, che era de li Capitani), & li foi. Baroni & altre zente per
k cafe de li cittadini-
Adi 21 del predico el di£h> Vice Re fe partì de Verona ,
& andò- a Villafsanca , e in el dieta zorno el campo de Sp*.
gnoli fe levò da- Vigafi & da le ville ctrcumftante dove era
alozado, & vene finalmente a loxar a Villafr&nca, e a Valezo
e a Sommacampagna , & per quelle ville- lì intorno..
Adi 12 fudetto el fe parti- de Verona tutte le zente Todef-
ete, zoè foldati da cavallo e da predi', & andorono- * trovar
li. Spagnoli,. & fe conzonJedo inficine per andar in.Bceflana.
Adi IJ; fitlevò. le diete del Veronefe, & pafforono per Va-
kao, &. andofono; in fu el Breflan , e poi a campo a Breffa.
Adi
DELLA SECONDA PARTE. iSt
, Adì Affato li Franzefi che erano in Pefchera fe arendero
no al Locoteneate de lo Imperador , che era in Verona , 9c
laflbno ia tera libera, in la quale antro li Todefchi per guar
dia , & li Franzefi venero a Verona cum falvo condu&o , poi
fe partirono per andar in Franza per la via de Alemagoa .
Adi zi fudetto li Franzefi che erano in BrefTa fe arendero-
so, & deteno la città a li Spagnoli & finalmente il cartello ,
li oual Franzefi funo acompagnadi fenza farli defpiafer alcuno
verfo li monti, & de lì andorono in Franza.
Adi 28 predico el vene in Verona el Duca de Milan , r\
qual fu fiol del Signor Lodovico difto el Moro , che fu defea»
xado da li Franzefi, & vigne va de la Alemagna per andar a
Milan, & alozò in el palazo che era del Capitanio in fu la
piaza di Signori , le altre Aie zente alozono per le cafe di
cittadini al modo confueto, al qual fu reltituido la fua Signo
ria da la Lisa, cioè el Papa, el Re de Spagna & la Signoria
de Veaefia de confentimento de lo imperador.
Adi io de Novembre del anno prcdi&o el dicìo Duca fo
partì de Verona , & andò a Maotoa , & de lì poi andò a Milan.
Adi 14 fudetto vene in Verona el Cardinal de Ferrara fra*
.fello del Duca , che andava da lo Imperador in gran freta .
. Adi 20 & ai fudetto el pa£»ò in Veronefc le zente de Vi«
niciani che erano in Breflana , 8c fe afìrmorono per le Zofane
facendo de grandinimi danni per il paefe.
Adi primo de Decembro, «1 vene novelle a Verona comi
il Papa, lo Imperador, el Re de Spagna & alcuni altri have*
vano facìo Liga, & deteno termine a Viniciani di poter in-
trar in la dièta Liga fe volevano.
Adi 22 fudetto in tra le quatro & le cinque hore de no&e
grafie unteremoto non tropo grando.
L'anno 15 13 adi 13 de Zenar «1 campo de Spagnoli & de
Todefchi che erano in fu el Breflàn vene in Verona, & fe aio.
zorono per le cafe de li cittadini , fecondo il confueto , & li fu
fa£le le fpefe per lor, & per li cavalli de ogni cofa per co
mandamento del Locotenente de Verona : e adi 15 di£to fe
partete li Spagnoli & tornarono in fu el Brefi&n, & rimafe b
Todefchi da piedi e da cavallo in la tera.
Adi 14 predicìo le zente de Viniciani che erano per Ja Zo*
fana , dapoi fa£to grandiffimi danni e rovinar cafe , e taliar ar
bori per le ville dove erano alozadi, paffòrono Ladele, Se alo-
zorono a Soave & per quelle ville li intorno.
Adi
i5i VOLUME PRIMO
Morte di Adi zi Febraro a hore 16 morite Papa Julio fecundo, e adi
ho lì *3 vene 'e nove^e a Verona de la fua morte .
Adi iz Marzo el vene le novelle a Verona come era faéìo
Papa el Cardinal de Medici de età de anni 45 , & fu nomina-
to Papa Leone de tal nome decimo, & era Fiorentino.
(*) Leggi Adi zi de Aprile la notte cafcò una bruma {*) grand iffma,
brina . la qual fece fecar li mauri over pampani de le vigne , che era
no lunghi circa mezo pè • a le Zofane, dove havevano valle
e paludi havevano poco danno , ma a Nogarole a Vigafi a Ifo-
la & per quelli traverfi fe fecorono tute a facto. In la Gar
desana fe lecorono più de la mità: la Valpulifella & Valpan-
tena haveno poco danno: le qual vigne tornarono a rebucar
(*) Cioè fora li ma ieri (*) ma fecero poca uva .
Pampani. jje{ mefc de Mazo al principio fe diffe effer compida la
Triegua fa£ìa per inanti in tra lo Imperador e Viniciam , e in
el prediéto tempo fu mandato fora de la tera affai cittadini
perche erano in fufpefto al Locotenente , che non foflèno Mar-
chefehi, fi come altre volte fu fatto.
In el tempo predifto el vene novelle a Verona come Vi»
niciani & il Re de Franza havevano faéto Liga infieme .
Circa a mezo il mefe predici© pafsò Ladefe ad Albarè affai
sente de Viniciani che andorono in fu el Breffan prima effen-
do partiti li Spagnoli.
L'Alvia- Adi 19 Mazo el campo de Vinitiani fimilmente fe partì da
do in li- Soave e vene a San Martin , e lì fe alozò , & era Capita-
bertà. njQ ej signor Bortolamio Dalvian , el qual era ftà laffado
dal Re de Franza per la Liga fa&a cum Vinitiani effendo fuo
prefon .
Nel tempo predifto el Locotenente fece convocar el Coniì-
lio & tuta' la tera foto la Loza in fu la piaza di Signori , &
lì con belle parole efortò il populo che voleffe effer ndeliflìrno
a lo Imperador, & che voleffe tor le arme in man, & difen
der la tera contra Viniciani, per il chele fece affai compagnie
de cittadini de zoo in 300 perlone ,li quali di nocìe guardavano
' la tera,& quello fu perche elfe ritrovava in Veron* poche zen-
te de lo Imperador , ne erano fufficienti per lor a difender la
tera , & pochi zorni avanti el fe ne era partì una gran parte
& andati in la Alemagna, perche non ghe dafevano dinari ,
-fiche quelli che erano rimafti non erano in luto in tra da pie-
-di e da cavallo 800.
Adi zo & zi Mazo vene in Verona circa mille fanti, e
più
DELLA SECONDA PARTE. 153
piìi Trentini, & fu fa&o grandiflìme provinone per la città >
& (lece li cittadini in grandilfima paura.
Adi il predicìo le zente de Vinitiani paflbrono Ladefe de
fora da Zevio havendoli facto prima un ponte , & alozono
a San Zuane , & veneno in fina a Sanóta Catarina & a Santi*
Lucia.
Nel tempo predicìo li Breflani de Rivera pafforoHo il La
go , & venero a Brenzon e a Malfefeno & fachezorono le
prediche ville , & feceno prefoni alcuni cittadini , che allora
& ritrovavano .
Adi 23 di6to le zente fle Vinitiani fe partirono & andoro-
no verfo Villafranca , & de lì paflbrono per Valezo , che il ca
rtel fe li arendè fubito, & andorono ia Breflana, & de Jì in
Cremoaefe feguitando el campo de Spagnoli , li quali dubitan
do» non efler tolti in mezo da lor & da Francefi paflbrono
Pò, e andorono in fui Piafentin over Parmefan..
In el tempo predióto le zente de Viniciani havcno Pe
ccherà , & tutta la Gardefana , & ùmilmente la Rivera de
Breflana .
Nel tempo predicìo il Locotenente fece ancora coavocar il
Confilio , & tuta la tera , & lì pubblicò una Littera vignuda
da lo Imperador , ~la qual confettava li cittadini a patientia ,
e ad efler fedeli, prometendoli poi de far ial cofe^che fempre
le laudavano de lui.
Adi 28 Mazo le zente Todefche, che erano in Verona da
pè & da cava-Ilo , -fe partirono , & andorono a Cotogna fenza
alcun contratto, & la meflèno a faco, Se feceno affai prefoni.,
e adi 30 tornorono in Verona.
Nel tempo predici© vene novelle in Verona come il Signor Cremona
Bartolamio da Livian Capitanio de Viniziani have Cremona in poter
cum lo ajuto del Signor Galeazo Palavefin, il qual fe era ri- della Si-
bellato al Duca de Milan: fìmilmeate altri zentilhomeni foto-8"10"**
polli al Duca , li quali erano da la parte Francefa , le ribek
ìorono in el tempo predico al Duca.
In el tempo ditto vene ancora novelle come il Signor Zuan
Giacomo da Trauzo(*)era azonto in la città de Atti cum un (*) Léggi
grandiffimo efercito de Francefi , poi le era partito de lì Se Trilliate,
venuto a campo a Novara.
Adi 8 Zugno el campo de Todefchi , che era in Verona
circa tre milia perfone da piedi e da cavallo, fe parti, & an
dorono a Ariignan in fu el Vcfentin & per quelli lochi lì in-
Cron. di Ver. P.II. Vol.I. V torno,
154 VOLUME PRIMO
torno , & quelli fachezorono & bruforono , & fcceno affai pre-
foni , e adi io fudetto toraorono in Verona.
Fatto d'ar- Adi fudetto vene novelle come il Signor Zuan Jacomo da
Duc^d/1 Trauzo Capitanio del Re de Franza emendo a campo a No-
Miianoe ^ecc d'arme cum el Duca de Milan, Se Sguizari ,
Francefi a li quali erano vignudi in adiu£to al di£to Duca , & monete
Novara. <ja l'ima parte & l'altra cirra iz milia perfone., Se finalmen
te il Duca reftò fuperior,per il che fefece campanò a la Tore
in fu la piaza, & falò, & traile bombarde ale fòrteze.
Adi io fudetto el fu faóìo una Crida in fu la piaza & per
le contrade de Verona per parte del Lottocedente efortando
cadaun , che voleffle cor le arme , & cum li foldati che erano
in la tera andar contra il campo de Viniciani, el qual fe di-
feva che tornava in drio de Cremonefe rotto e malraenado da
li Spagnoli , e poche perfone però fe volfe armar , la qu»i co*
fa poi non fu vera che foflèro rotti»
Cremona Adi 12 predi&o el campo de Viniciani dopo la predifta ror-
abbando- ta de Francefi fe partì de Cremonefe, Se laf6Ò la città de Cre*
na.j^dalle mona , e ogni altra imprefa, & vene in Veronefe , Se pafeò
v'inizia- ^a lancia Lucia Se la Tomba, i quali fu eftimadi circa ej mi
ne, lia perfone, e il Signor Bortolamio d' Alvian fece trar alcu
ne Dote de bombarda in la tera per dar ad intender che non
erano rotti, & non hi vevano padura; El qual efercico pafsò
de lungo , & andò a lozar a San Zuane a Zevio , & piti ia
zo a lungo Ladefe.
Adi 14 el Locotenente de Verona fece convocar il Ccrafc-
glio , perche li cittadini fe lamentavano che l'era hormai il
tempo de li racolti, & che non li era ordine de poterli far ,
& erano affediati in la tera , nè fi poteva ufeir fora de le por
te, per il che volendoli confortar, lefle alcune Lettere man
date da lo Imperador, le quale jefortava il populo a pacien-
tia , & ghe doleva del mal noftro , & che fe ghe faria una
firovifion , Se altre parole limile fecundo il conlueto , le qua-
e erano tutte zanze.
Adi 17 fudetto el vene novelle come le zente di Viniciani
haveno Legnago per forza, & fu morco circa cento fanti, che
li erano dentro, & facto prefon li Capi.
Vinitiani Adi 18 predicìo el campo de Viniciani vene a campo a Ve-
aualgono rona & piantò le arteliarie per mezo la porta de San Malli-
Verona. mQ ^ & cominciorono a trar in la di£ta Porta, & rovinarono
la tore che li era fopra , Se etiam una parte del muro de là
da la
DELLA SECONDA PARTE. 15S
da la di&a porta verfo Ladafe , circa 1 5 perccghe , & a horo
20 del diclo zorno fe aprefentò alcune bandere eoa le fanta-
rie per voler intrar al dici» muro rotto, ma li fu facìo retfi-
ftentia per li foldati che erano in la Tera, e a hore 22 fé le-
vorono da la imprela >. & tornorono a San Zuane e a Zevio ,
8c fu morto in quel sorno da l' una parte Se V altra circa 60
pedone, & affai feriti.
Adi 10 diSo el Locoteaente de Verona fece brufar tute le
cafe de fora da la porta de San Mafiimo , & la Chiefia, Se
etiam tute quelle de fora da la porta di Calzari , perche le zen-
te de Viniciani non fe li potefle più acampar .
Adi 20 el campo de Viniciani fé aprefentò ancora da San-
£ta Lucia cum una quantità de villani, & feceno meder una
tran parte de le biave che erano lotto Chievo, Se li intorno,
: condurle via , per il che li cittadini dubitandoli che non
voleffeno vignir un altra volta a la tera & fachezarla, perche
ha vevano faélo ie Cride che la volevano dar a facho, feceno
un Configlio general in prefentia del Locotenente, in el quai
parlò affai cittadini* primo Mifler Francefco Baioloto Prove»
ditor , Miffer Guido di Mafifei, Mifler Antonio de Veriià ,
Miffer Gulielino di G-aa-rienti , Mifler Ludovico da la Tore Lodovico
Podeftà, Miffer Galeoto da Nogarole, & Mifler Periranceico della lor
de Brà , dolendoti tutti che la tera era affediata, & non li re Podeftà
era dentro viftuarie, nè ù* poteva andar a far li raccolti, & ^ ero"
zi campo de Vinitiani era intorno la tera, e menava via, &
diflipava le biave, & che in fina a quel bora non li era fa&a
alcuna, provifione fecondo le promefle per inanci fatle, & affai
altre fimile parole , & afpetando la refpofta , il populo che
era in fu la piaza comincio a mcter man a le arme & far ru
mor, per il eoe ogni homo andò ad armarli , afpetando a quei
che riufeiva la cola non fenza paura de li foldati, e in quello
mezo el vene novelle come il campo de Vinkiani le era levato
da Sancìa Lucia & tornato a Zevio , & allora ciascun depoGe
ie arme, & fe il campo de Viniciani fe aprelèntava in quel-
hora a la tera , credo che ii cittadini fe li arendevanp, .&. ii
davano la tera.
Adi del di&o effendo il Locotenente andato in Caffei Cittadini
vecchio dopo alcuni zorni, cioè il terzo dì mandò a diraan- arertati
dar affai cittadini dicendo di volerli parlar , li quali non du- J^^**
bitando di cofa alcuna li andarono, & parlato che hebeno fe-vccc 10*
ce retegnir Mifler Francefco Baioloto , e Mifler Gulielmo di
V 2 Gua-
i$d* VOLUME PRIMO
Guarienti & Miffer Perfancefco de Brà, dubitandoli per cflér
ftati de quelli che havevano parlato- in el Coniìlio per inaini
fa£to, non fufleno ftati caufa de indur il populo a pillar le ar
me in fu la piaza, li quali dopo alcune feptimane furono laf-
fadi, cioè il Baioloto, & il Guariente, e Miller Perfrancefco
de Brà folum fu retignudo , e condemaado a pagar quatro
(*) 4000 milia Ducati (*) ,dapoi fu confinado per un tempo a la Miran-
Zecchini. dola , & quefto fu per haver parlado più largamente che alcun
de li altri.
In el tempo- predi£to el fu tolto per li foldati de Vinicìanr
affai biave de cittadini per le ville del Veronefe, & era qaafi
un fachezar oltra quelle che fe confumava dove era il campo
& dove alozava, el qual fu grandiflìmo danno.
In el di£to tempo el vene da la Alemagna & maffime del
contado de Tirol in più volte circa fei milia fanti in Vero»
na, & alotavano al modo confueto per le cafe.
Adi 29 predi&o el campo de Spagnoli effendo partito de
Parmefana vene a Pefchera, & quella cominciorono a bombar
dar t. & fentivafi in fina in Verona, & etiam più oltra, e adi
primo Luio la prefeno- pur a, pa£ti .
Adi fudetto , cioè primo Luio el campo de Vinitiani pafsò-
Ladefe ad Albarè , & fe ritirò in fu el Padoan .
Adi fudetto el campo de Spagnoli fe parti da Pefchera , &
andò a lozar a Villafranca, e a Povegian*
Adi z di£lo el Vice Re de Napoli che era Capo de li Spa
gnoli vene in Verona cum circa 300 cavalli & aloz-ò in el
palazo in fu la piaza di Signori , e l'altra zente per le cafe
di cittadini.'
Adi 4 prediftò el campo de Spagnoli pafsò per Verona , &
andò a lozar a San Martin, & potevano efler circa o&o mi*
li a perfone da piè e da cavallo .
Adi 6 di£to el Vice Re fudetto- fe partì de Verona , & andò
a San Martin al campo*.
Adi- 8 el campo de Spagnoli fe partì da San- Martin, & an
dò a lozar a San Bonifacio .
Adi fudetto el campo de Todefchi che era- in Verona , fe
partì , & fe andò ad unir con el campo de Spagnoli .
Adi fudetto el fe partì del campo de Spagnoli circa 100 ho^
meni d'arme & mille fanti, & veneno a lozar in Verona, &
dicevano di andar a Bergamo, & il dì feguente fe partirono ,
& andorono a Pefchera per andar poi ai luo viazo.
In.
DELLA SECONDA PARTE. 157
In el tempo predi&o el fu cridà in fu la piaza di Signori ,
e al Capitello in fu la piaza granda , & chiama ancora alcu
ni cittadini de Verona, & altri del Contado, che in termine
de alcuni zorni le doveffeno aprefentar a far fua difefa, altra-
mente fariano pronunciaci: per ribelli, di quali pochi fe apre-
fenrorono, .li altri furono ribeladi fecundo il confueto, li qua
li fu dui fìoli de Francefco di Pellegrini, Marco Antonio da Cittadini
Monte, Miffer Tome de Porhpeio, Hieronimo Guidoco, Lu- dichiarati
dovico da Campo, Pero Sparaviero , & molti altri li quali tl**lìì a,_
per non dTer lungo non ferivo. la Corona.
In el predico tempo il campo de Spagnoli e Todefcht an-
dorono in fina arento a Padoa lenza alcun contrailo, & lì fe
afirmorono.
Adi 21 fudetto, cioè Luio el Vefcovo Gurgenfe, che era
Vicario General in Italia per lo Imperador vene in Verona
per andar in campo.
Adi 22 fudetto el fu talià la teda a Miffer Jacomo da i Boi Giacomo
in fu la piaza di Signori per cofe di Stado. <jai
Adi 25 di£lo el fe partì il Vefcovo Gurgenfe de Verona, e ^c*P,ta"
andò in campo.
A le fine del mefe de Agofto del anno predicìo el campo de
Spagnoli e Todefchi , che erano flati a campo a Padoa , fe
partirono , & venero a Vicenza , & de lì veneno a Monta-
gnana & ad Albarè .
Adi 3 Septembre el Vefcovo Gurgenfe, che era in campo,
▼ene in Verona cum le artiliarie e monitione che era ia
campo .
Adi 7 fudetto el Vice Re vene ancora lui in Verona .
Adi 0 predicìo fe partì el Vefcovo Gurgenfe e il Vice Re
«le Verona T & andorono a Mantoa, e de lì a Cafalmazor ,
ove fu faéìo una Dieta.
In el tempo diéìo fu meno una Colta over Dadia in Vero
na e in Veronefe per il Locotenente de lo Imperador, de do-
defe milia Ducati (*) r cioè cinque milia a la città, e tre milia (*) i*aeo
al Clero, e quatro milia al Contado. Zecchini.
In el tempo predico et campo de Spagnoli & Todefchi che
«ra ad Albarè e a Montagnana fe partì , & tornò in fu el Pa-
doan , & andò in fina a Meftre , & fece de grandinimi botini
& prefoni , & tornorono in drio in fina in fu el Vifentin fen-
za alcun contrailo..
In el dicìo tempo el Campo di Viniciani , che era in Pa»
doa >
»58 VOLUME PRIMO
doa, vene fora feguitando il di&o campo de Spagnoli , & lì
ferorono in fu el Vifentin, talmente che fteteno auediati per
alcuni dì, & rimanevano totalmente morti over prefoni, fe il
Signor Bortolamio d'Alviano che era Capitanio de Viniciani
non li havefle provocadi a far fafti d'arme, et qual confidan«
doli in la moltitudine de la sente che lui haveva ( per gran nu»
mero de villapi , havevano in quel tempo adunati Viniciani in
el filo campo ) volfe far fàéìi de- arme & cum fuo defanvanrazo
L'AI via- dove che il fu rotto il campo & prefi una gran parte de fi foi
no rotto Capitani, & la fior de li homeni d'arme , perche li Spagnoli
dalli Spa-gt Todefchi come homeni deiperati fi erano deliberati o roo-
jnuo i. ]r2r OYtr „fcjrjj ja je mane> & qUefto fu adi 7 Ocìobre, & fo
morto de li homeni d'arme de Viniciani circa cinque cerno ,
de quarro milia fanti ,. & li fu tolto 22 pezi de artiiiarie Se
monitione & altre cole, che fu un grandiffimo danno de Vi*
niciani, & honor de Spagnoli e Todefchi r per il che fu fa»
&o campano a la Tore in fu la piaza de Verona- tri di con»
tinui; habuta la dieta viftoria il campo- de Spagnoli fe reduf»
fe in Vicenza.
Adi li O&ober vene il Vice Re in Verona-
Adi 16 difto fe partì el Vefcovo Gurgenfe de Verona Y e
Andò a Mantoa, & de 11 andò a Roma.
Adi 20 fe parti il Vice Re de Verona e andò al campo ac
Vicenza ..
In ti difto tempo- fu facto in Verona grande aparechiamen»
tode monhione,cioè pan & befeoto , ponti , nave & altre co-
fe per andar in campo.
I» el tempo dicto li foldati Spagnoli che erano in fu el
Breffan e Bergamafco veneno in Veronele & alozorono a Ce
rea , a Cafalavoni , e a Salezole & per quelle ville lì intorno-
facendo de gran danni cum poco piacer de li contadini & cit
tadini , che havevano a far in quelli lochi .
In el tempo- dicto- ancora il campo de Spagnoli & Todefchi
che era in Vicenza fe reduffc a Elle, Momagnana, & a Co»
Iogna & per quelli lochi lì intorno facendo de gran danni ,
HiaflSme in desfar cafe per tor la. legna da brufar»
Adi 21 Novembro dell'anno predi&o vene novelle a Vero
na , Come il caftel de Milan , il quai fe tigneva a nome del Re
^e Franca, fe era arefo al Duca de Milan, per il che fu fi»
fto campanò a la Tore in Verona -
L'anno 15 14 adi 13 Zenar li Todefchi che erano in campo-
cum
DELLA SECONDA PARTE. iSp
cum Spagnoli veneno in Verona, e ghe Itecene* per tri dì, da-
poi fe partirono Se andorono verfo Trento .
In el tempo predióìo el vene un fredo grandiflìmo, talmea-
te che fe agiaciò Ladefe de fopra dal ponte de la preda al
traverfo , & molte perfone ghe pafsò , & traversò fu per U
giacia .
In el dicìo tempo vene novelle come in Veaefia fe apizò Incendia
un foco grandiflìmo in Rio alto, & per quelle «afe, Se fe ne ,!? Veue-
abrusò un numero infinito cum grandiflìmo danno generale Se
particulare de Vinitiani .
Del 'mefe de Marzo del dicìo anno fu meffo un altra Dadìa
de foldi 40 per Hbra in fubfìdio de lo Imperador (1).
Del mefe de Aprile al principio li Spagnoli, che erano alo*
radi per la Zofana, fe partirono & paflòno Ladefe, & andò*
rono a Vicenza infieme cnm le altre zente Spagnole, che era-
no alozade a Cotogna e a Montagnana , & lì lteteno per dui
di, dapoi fe partirono, & tornorono a Cologna, & a Mon
tagnana , & quefto fu perche il Signor Bartoiamio dal Vian Impellali
*ra partido cum parte de le fue zente fora di Padoa, Se andà j*"»"^.
in el Frioli, Se lì fece fa£li d'arme cum alcune zente de Jo^f^^ "
Imperador , de le quale affai ne furono morti & preD , «1 Ca»
-pitanio Zigan fu prefo iniìeme cum alcuni altri , e circa 500
cavalli, el qual era ftado in Verona per inanti Capitanio de
10 Imperador , dapoi lui ritornò in Padoa cum vi&oria , il
perche non parendo a li dicìi Spagnoli poterli refifter le ne
ji tornerò no a li predici fuoi lochi.
Fu meflò un Jubileo in Verona, el qual cominciò la Domi- Giubileo
nica de le Palme , "Se durò in fina a la Oólava de Pafqua cum >n Vero*
autorità di abfolver & difpenfar tuti li cafi & voti, excepto aa'
11 quatro rifervatì a la Sedia Apoflolica, & infognava vìfitar
el Domo, San Zen Mazore, & San Bernardino tri dì conti
nui, & dir cinque Pater noftri & cinque Ave Marie in cada
una Chiefia, & offerirli quanto fe poderia manzar in un pa
lio, fecundo la condi£tion de le perfone, cioè tanti dinari.
Adi 5 Mazo del anno predicìo vene in Verona circa mille e
cinque cento fanti Todefchi, Se fe alozono per le cafe fecun
do il confueto.
Adi zi del dicìo li predicai Todefchi fe partirono da Ve
rona, e andorono a Soave.
Adi

(1) Sarebbero og£i il prezzo di Lire 9 e foldi S di moneta piccola Veneta.


i6o VOLUME PRIMO
Adi 16 Mazo del dicìo anno vene in Verona il VWcovo
Gurgenfe el qual veniva da Roma , e il zorno feguente fe par
tì e andò ve rio la Alemagna.
In el zorno predico vene etiam il Vice Re de Napoli in
Verona , e adi io fe partì , & tornò in campo .
Adi primo Zugno el Conte de Cariati, el qual era Ambaffa-
dor del Re de Spagna , & era l'opra il fifeo de lo Imperador ,
effendo alozado in Verona, volfe che fiifle meno tutti li Da-
tij in Verona, e in Veronefe, che erano fotto i Vinitiani , ex-
cepto el Dacio de la Mafena, per il che Cubito fu faéìo Con»
filio per li cittadini , & faéìo fei Ambaflatori li quali haveffe-
no andar da !o Imperador a dolerfe di quella cofa, li quali
furono primo el Marchefe ZuanfilippoMalafpina, Miller Agno
lo Maria da Borgo , Miller Leonardo Cevola , Miffer Gabriel
di Pellegrini, Leonardo da Lifca , Francefco Lombardo.
UVefco- Adi 5 Zugno el Vefcovo de Trento, el qual era Locote-
to muore" nemc 'n Verona per lo Imperador, pafsò de quella vita,& era
in Vero- opinione de alcuni che lui fuffe Ila avenenado, per efler fti
n* . amalado pochi zorni , al qual fu faéìo un grandilHmo honor
di efequie, & fu acompagnado da tutti li ordeni de Frati, &
dal Clero , & da una gran parte di cittadini in fina a la por
ta de San Zorzo, & li fu meno in fu una Careta coperta di
negro, & fu conducìo a Trento: Rimafe Locotenente il Con
te de Cariati predi&o. ,
In el tempo prediéìo fu faéìo vignir una gran quantità de
carri & guaftadori dal Veronefe in Verona , li quali furono
cargadi de monitione , e pan & farine per andar in campo de
li Spagnoli a Colonna e a Montagnana.
Adi 12 diélo el Campo de li Spagnoli , che era a Cotogna ,
fe partì infieme cum li ludetti carri e munitionc, & andò a
Barbaran e a le Torme in fu il Vifentio, e per quelli lochi
lì intorno .
Morte del In el tempo prediéìo le zente de Viniciani che erano in
Co:Cri(lo- Frioli prefeno un certo Capitanio diéìo Conte Criftoforo da
Seena * Segna, e le fue zente furono in parte morte e malmenade, il
qual Conte vigneva per dar focorio a un cartello diéìo Maran ,
che era alfediato da le diéìe zente de Viniciani.
Adi 23 de Zugno el campo de Spagnoli fe partì da le Torrete
e andò in Cittadella in tu elPadojn,e intrò dentro per for
za , & la mede a facho, & prefe circa 200 cavalli Iegeri de
Viniciani, che ghe erano dentro, & fubito tornorono in drio
a li
DELLA SECONDA PARTE. tòt
a li fuoi lochi , per il che a hore 22 effendo vignudo la nova
in Verona fu fatto campanò in fu la Torre, & falò (*) in (•) Cioè-
fu la piazza. f *'
Dapoi alcuni zorni el ditto campo de Spagnoli fe parti de * etrn"
lì dove erano , & andorono a Efte e a Moncelefe , & lì fe
afirmorono, perche el fe diffe che il campo de Viniciani era
vignudo fora di Padoa , & erano circa diefe milia perfone , &
de continuo ghe azonzeva zente di Romagna .
Adi ultimo de Luio vene littere al Conte de Cariati Loco*
tenente in Verona da lo Imperador , Che lui dovefle rimover
la mità de li Datij , cioè pagar la mità de quel che per inan-
ti fe pagava, & cusì fu facto incontinente, zoè de le porte,
c de li altri ut fupra fi pagava.
Adi 21 Avofto alcune zente d'arme ch'era rimafto in Ve
rona per guardia andorono fora da la porta del Vefcovo, &
furono aflaltadi da le zente d'arme de Viniciani, li quali ogni
zorno ftracorevano in fina a la ditta porta facendo de gran ma
li , & furono rotei & prefi dui 'Capitani) , -e infieme cum lor
fu prefo Sigunfrè (*) di Caliari, che era Capitanio de la Pia- (») Leggi
za, che era etiam lui andato fera cum li ditti foldati , & fu- Sigisfred-
rono aprefentadi al Signor Bortolamio dal Vian, el qual fu-^°-
bito fece apicar il ditto Sigunfrè , perche aveva ditto male fit^1^"
del Signor Bortolamè. rir dall'
In el mefe de Septembre il Signor Lorenzo Capitanio de Alviano.
Viniciani el quàl era in Crema effendo attediato dal Signor ?:et}l° A*
Profpero CoIona da un lato, & da l'altro il Signor Zuane da ,aP,'"
_, r » .0 tano nella
Mantoa,& un Signor diSaveIh,che erano Capitani; del Duca Signoria,
de Milan, ufcì fora di Crema, & affaltò el campo del Signor
Zuane., el qual rompete , e amazò e prefe una gran quantità
■de zente, e cavalli circa 400, e tornò in Crema cum gran vi
atoria, tal che fu forza al Signor Profpero partirfe da Crema»
Nel mefe preditto el Conte da Cariati Locotenente in Ve
rona fe partì , e andò da lo Imperador .
In el ditto tempo fe cominciò a far lavorar & fortificar il
cartel de San Felife, poi fé lafsò ftar.
Ancora in el tempo preditto «1 campo de Spagnoli, che era
a Moncelefe, fe partì & vene a Cotogna e a Montagnana, e
lì (lete alcuni zorni prima havendo fatto alcune fcaramuze
cum Viniciani.
Adi 28 Septembre fe partirono de lì , & paflòrono Lade-
fe , & parte de lor andono in fu el Polefene , & parte in Zo-
Cron. di Ver.P.II. Vol.I. X fana ,
t6i VOLUME PRIMO
fana , & fe deftefeno per le ville , & arivorono in fina a Vil
la franca .
Adi 20 di£lo li faldati che erano in campo cum li Spagno
li vene in Verona , & alozorono ut fupra .
Adi 5 Oòìobro de no&e , li Spagnoli che erano alozadi a
Zevio e a San Zuane Lovatoco , che erano circa zoo furon
affalcadi da alcune zente d'arme de Viniciani, le quale ha ve- -
vano paffuto Ladefe, & forano difpogliadi, & colti li cavalli
fenza alcun contrailo.
Adi p fudetto in frà le io e il hore traffe un tercxnoto.
Adi 13 fudetto el Conte de Cariati tornò in Verona.
Adi 14 fudetto una parte de li Spagnoli che erano alozadi
in Veroneie vene in Verona, & fe alozorono per le cafe de
li cittadini , & volfeno che il Contado ghe feffe le fpele de
ogni cola , excepto carne e pefee, & quelli che ri mafie ro de
fora in le ville volfeno da li contadini le fpefe de ogni cola,
che fu un grandiffirao danno al Veroneie.
Bergamo Adi 17 del mefe prediélo vene novelle in Verona come il
j^cfo do. signar R.enio fudetto effendo ufcito di Crema e avendo aflbU
dato zente a nome de Viniciani prete Bergamo 8c la forteza
over caftello , & era cum lui il Conte Bortolamio da Villa*
chiara cum zente aliai.
In el tempo diélo il Vice Re cum circa 200 homeni d' ar-
me & fantane fe parti del Veronefe per andar a Breffa ,
Adi 2.1 fudetto el Signor Bortolamio dal Vian havendo fa*
ciò far fecretameote un ponte per panar in fu il Polefene ,
dove era rimallo una gran quantità del campo de Spagnoli ,
mandò circa 200 fanti vellidi da villan in el caftello de Ro-
Rovigo vigo dove era il sforzo de le zente Spagnole , che le guardie
prefo dall' non fe ne aCorfe, e a una hora determinata una parte de lor
Alviano, vene a Ja porca, & la prefeno e amazorono le guardie, & co-
miheiorono a cridar Marco Marco, e imediace el fu azonco il
campo de Viniciani, e intrò dentro, & fu prefa e morta tue*
ta la zente che li erano dentro, e tolto arteliarie, e moni no
ne , e cariazi & fecpno un grandiffimo botin • la zente che fu
defpoliada e morta fu 250 homeni <d'arme e più, & cavalli le-
geri affai alla fumraa in tutto de circa mille cavalli & alcune
fantariej che fu un grandiffimo danno & feorno de Spagnoli :
li Capitani j che furono morti e prefi furono fete over o£lo.
Adi 24 predicìo la Dominica venendo el luni circa le tre
hore de notte el refto de le zente che erano fcampade dal Po
lefene ,
DELLA SECONDA PARTE. 1*3
lefene, e quelle che erano rimafte lungo l'Adele per guardia ,
eflendo perfeguitade da le zente de Viniciani , comincrorono a Veronefi
vegnir in Verona cum grandillima furia, e come teme rotra , incomoda,
e hi quella notte in Verona un grandilBmo ftrepito & teror, ''...l'*
perche li foldati andafevano sbattando a le porte, & iridava
no in le cafe per forza , & facevano molti altri inconvenienti .
El luni poi vene dentro tute le fantarie e il retto del cam
po , & volterò che li cittadini ghe feflè le fpefe de legna e
olio , & alcuni ghe le facevano etiam de pan, via e fale, &
maflime dove erano alozade le fantarie , & ghe ne era affai che
facevano gran mali per le cafe dove erano alozadi, come fa
cevano etiam el primo anno de la guert .
In el ditto tempo el Signor Bortolamio dal Vian fece far
un ponte in fu Ladefe ad Albarè , & fece panar tuto il catn-
po,. & fe alozò per la Zofana, & maffime in Cerea, & lì le
fortificò.
In el tempo preditto el vene in Verona alcune fantarie To-
defche a la l'umma de circa doa milia perfone e più .
Adi 6 Novembro del anno preditto fu fatto una Crida che
tuti li cittadini che riavevano cavalli li dovefle aprefentar , &
furono tolti de quelli che erano meliori, & piìt fuffkienti, li
Quali furono dati a quelli foldati, che havevan» perfo li foi
in fui Polefene e a Zevio.
Ad 7 ditto el campo fe parti fora de Verona , & andò a Io-
zar a Zevio, el qual poteva efler circa otto milia perfone in
tuto, da cavallo & da piedi in trà li Todefchi &. Spagnoli.
In el ditto tempo el Signor Bortolamio da! Vian iè partì
da Cerea, e andò a Lignago & lì fe afirmò & fortificò.
Adi 9 Novembro el campo de Spagnoli fe partì da Zevio &
andò a Roverchiara , & le vittuane li era condutte da Vero
na zò per Ladefe.
Adi 11 fudetto el campo de Spagnoli fe partì da Roverchia
ra, & pafsò Ladefe ad Albarè, prima havendoli fatto far un
ponte.
In el dicìo tempo el Vice Re fe partì da Broda cum el fuo>
campo per andar a Bergamo.
Adi i£ fudetto vene Te nove come il Vice Re rehavè Ber» Bergam»
e amo a patti y cioè che tuti li foldati da cavallo & da piedi |° P°te.r .
foiTeno falvi, & che la città non fufle fachezada, & che li cit- de nemicu
tadini doveiTeno pagar una Talia over colta, cioè una certa
quantità de dinari , Se quello fu , perche il Signor Renzo non
X z li
i*4 VOLUME PRIMO
li haveva dentro vi&uarie , nè artilierie da poter contrattar ,
nò il populo era difpofto a fuftentar lo affedio.
Adi io fudetto el Signor Bortolamio dal Vian fe partì da
Lignago, & fe retirò in fu el Polefene.
Adi fudetto el campo de Spagnoli fe partì da Albarè , Se
andò a Elle e Moncelefe.
Adi 21 predi&o el Vice Re vene in Verona cum circa cen
to homeni d'arme, cinquecento cavalli lezeri , Se doa mi Ha
fanti , & alozò per le cafe fecondo il confueto, Se volevano
che li cittadini ghe fefleno le fpeie de ogni cofa.
Adi 2j fudetto le prediche zen te fe partì da Verona per an
dar verfo Legnago ad unir'è cum l'altro campo de Spagnoli.
In el tempo predicìo el Signor Bortolamio dal Vian fe par
tì cum la fua zente del Polelène , & fe ne andò verfo Padoa .
In el di£fco tempo ancora el Signor Renzo fe partì da Cre
ma cum circa tre milia perfone , & vene zò per Pò in bar
che , Se pafsò per Hoftegia , Se fe ne andò in el campo del
Signor Bortolamio, havendo prima laffado bona guardia in
Crema .
Adi primo Decembro del anno predifto et Vice Re vene in
Verona cum circa cento cavalli per andar da lo Imperador .
In el dicto tempo el campo de Spagnoli pafsò Ladefe & ri
tornò in fu el Polefene , Se circa 400 cavalli vene in Verone-
fe , Se fe albzò- a Nogirole, a Villafranca Se a Sanguene per
guardia del paefe, & altri affai oltra li dióti 400 alozono per
la Gardefana.
Adi 3 Decembro vene in Verona tuti li Todefchi, ch'erano
' andati in campo cum Spagnoli, li quali erano circa quattro
milia, & fe alozorono per tutta la città fecundo il confueto.
Adi 5 fudetto el Vice Re fe partì de Verona , Se andò in
lu la Alemagna da lo Imperador.
Adi 13 fudetto fe partì de Verona circa doa milia Se cin
quecento Todefchi & andorono a Modena , perche quella f*
era ribellada a lo Imperador , & datali al Papa, & le zente
del Papa fi ghe era intrade dentro.
Adi 21 predi&o li fudetti Todefchi tornorono in Verona,
non havendo paffado la Mirandola , & fu dicìo che il Papa ha
veva intelligentia cum lo Imperador .
In el tempo predi&o el fu pioze continue cominciando el
principio de Novembre, Se durò in fina a mezo Defembro ,
tal che ogni zorno pioveva , Se non era alcun fredo , Se le ville
fpighe
DELLA SECONDA PARTE. 16$
fpighe de Segalla, & fave floride , & viole ia abundantia, co
me fel fufle ftà in la Primavera .
Adi 24 Defembro vene il Vice Re in Verona, el qual vi-
gneva da la Alemagna da lo Imperador, e adi zó fe partì de
Verona, e andò in fu el Polefene in campo per fedar alcune
difcordie, che era in tra li foi Capitani;, e adi 4 Zenar 15 15
ritornò in Verona .
L'anno 15 15 adi 12 Zenar il predico Vice Re fe partì
ancora da Verona, & ritornò in fu el Polefene al campo.
In el tempo dicìo el vene le nove come il Re de Franza Morte del
era morto, il qual haveva de novo preparato un grandiifimo RediFri-
efercito per vignir in Italia a recuperar il Stado de Milan , & cia-
etiam in adiuto e favor de Viniciani , el qual haveva faéto
liga cum li dicìi Viniciani, ma la morte vi fe interpoli on
de noi fe .
Adi primo Febrar parte de li Todefchi che erano in Vero
na fe partirono & andorono in fu el Polefene in el campo de
Spagnoli , & ghe ne rimafe ancora in Verona circa cinquecen
to, & circa quatrocento cavalli.
In el tempo predi&o fe cominciò a lavorar al cartello de
San Felife in fortificarlo , cioè arbaffar il monte , & profon
dar le foffe, & farli alcuni revelini, over torioni fortifiimi.
Del anno predi&o fu meno ancor un Jubileo in Verona in Giubileo
la Chiefia de San Bernardino cum auóìoritade grandilfima, & in yer^'£
cominciò la dominica da le Palme & durò in fina a la ocìava £"caadelU
de Pafqua, & la caufa de quelli Jubilei, che erano meffi ogn' chiefa di
anno, era per trovar denari per fabricar in la Chiefia de San San Pietro
Pero da Roma, dove tuthor fc lavorava. di Roma.
Del mele de Aprile del diflo anno fu faclo lo Eftimo de Eftimo in
Verona, & fu creffudo in Eftimo affai perfone, le quali have- Verona.
vano patido, & pativano per la guera de grandinimi danni ,
che più prefto meritavano di effér caladi , & quello fu perche
lo Eftimo fteffe in fu le 4000 milia libre ( 1 ), el qual non li
haveriapofsu arivar per affai poffeffione& beni de ribellile quale
godeva il fifco, nè fi Signori volleno che le fuffeno cftimade ,
& fe ritrovò in Verona circa 27 milia anime , e era calado Numero
da l'altro Eftimo 20 milia anime e più. degli abi-
Adi 20 Maxo & fu la terza fefta de le Pentecofte el Conte tanti m
ja V«rona .

(1) Sarebbero a' tempi n°ftri dieciottomila ottocento lire moneta


piccola Veneta ,
1Ó6 VOLUME PRIMO
da Cariati Locotenente de Verona fece far una fella in Ve»
rona in fu la piaza di Signori, òt fece un bello aparato, &
coprir la piaza de panni, St invitar gran numero di donne ,
Se tuto quel zorno le ballò- in fu la di&a piaza, poi circa le
20 hore fece dar una colation de confeti Se frucìe a le predi»
eie donne, la qual fu portada per cittadini nobili de Verona
in numero 315, Se ultra di quello fece in fu la di£ta piaza
una fontana, la qual butava vin, Se durò de continuo quan
to durò la fetta .
In el tempo predico el campo de Spagnoli che era in fu
el Polefene pafsò Ladefe, e vene a Caftelbaldo, & de li a Le»
gnago Se a Porto, & de 11 a Menerbe Oc 11 intorno.
Ancora in el dicìo tempo tutr li foldati che erano. a Valé»
zo Se a Nogarole & per la Gardefana fe partirono,. Se andò»
rono a Bovolon e a Ifola, Se per quelle ville 11 intorno- per
andarfe poi ad unir cum> el campo de Spagnoli -
Ancora in el dicìo tempo li fotdati che erano in Verona
cusl a cavallo come a piedi fe pan irono- cum gran numero de
guaftadori , Se andorono a Menerbe ad unirle cum ei campa
ne li Spagnoli , andorono fora da la porta di Calzari r & an-
dono a pattar a Legnago .
In el di&o tempo el campo de Viniciani vene a Vicenza .
EI campo de Spagnoli ùmilmente fe parti da Menerbe, e
andò a Cologna et de lì a Lonigo, Se 11 Irete alcuni zorni ,
& le Vicìuarie ghe andafeva da Verona zò per Ladefe in. fina
ad Albarè, & de 11 per tera in fin a Lonigo.
In el tempo predicto fu fatte alcune fcaramuze in fra li Spa
gnoli & la zente de Viniciani , & preli 8c morti da l'una par
te & l'altra perfone affai circa feicento in fra cavalli & pedo
ni in più volte, ma pur quelli de Viniciani haveno- ci pezo ,
perche più aitai de lor furon morti & preli da li Spagnoli .
In el dicìo tempo el campo de Viniciani fe parti da Vicen
za & fe retirò verfo Padoa , e il campo de Spagnoli fiirolmen-
te fe parti da Lonigo, e andò a leTòrrete e a Barbaran de là
da Vicenza, & poi ritornò in Vicenza & lì fe afirmorono.
Adi 3 Luio el Vice Re fe parti da Vicenza cum circa fet-
tecento cavalli, & feicento fanti per fua feorta , Se vene in
Verona cum poca zente, e andò a Breffa per efler poi a par
lamento cum el Duca de Milan e il Gardinal de Sguizari ,
per la fama che era che il Re de Franza haveva prepara do
un grandiflìmo efexcito per vignir in Italia , e per far provi
DELLA SECONDA PARTE. 167
fon clie lui non poteffe paflar, ci qual Re haveva confìrmatt
la Liga fa&a per il fuo preceflòr cum Viniziani , e il retto de
la zeate che era vignuda cuoi lui ritornò in campo .
Adi 5 fudetto el Signor Renzo fe partì da Padoa & pafsfr
in fu el Poleiìene, havendo prima, fatto far un ponte in fu La-
defe , & pafsò da Lignago cum circa mille cinquecento caval
li in fra homcni d'arme & cavalli lezeri , & palsò per Ifola da
la Scala, & da Bagnolo, & pafsò Menzo de fotto da Valezo
& andò in fu el Breflan, & de li a Crema , & andava in graa
preffia , & paflado che fu Menzo circa cinquecento cavalli cor*
corono in drio & feceno de gran botici de beftiarai & prefo»
ni , cioè cittadini , che erano fora per le fue pofleffione in
Veronefe..
Adi tx Luio el campo de Spagnoli fe partì da Vicenza, &
vene a Lonigo, & de lì a Cotogna, & poi ad Albarè.
Adi fudetto vene in Verona circa feicento cavalli de Spa
gnoli & mille fanti Todelchi , li quali erano partidi del carri
de Spagnoli, e adi 13 fe partirono, & andorono verfo Bref»
& Bergamo per guardia de .quelle te re.
Adi 25 fudetto vene in Verona el Vice Re, prima tflendo
flato a Milan a parlamento cum el Duca .
Adi 2.7 fudetto el di&o Vice Re fe parcì de Verona, e an
dò in el fuo campo a Cotogna.
Et -quando vignevano de quelle cavalcate in Verona , 8c
•quando vignevano etiam per feorta a cor vi£luari« & menarle
in campo per le ttrade che non «rano fecure , alozavano per le
cafe di cittadini, & bifognava farli le fpefe de ogni cofa in
fina che Jor fe partivano per dui over tri zorni.
In el di&o tempo el campo di Viniciani fe partì del Pa-
doan , & vene feguitando -el campo de Spagnoli , & vene a
Montagnana & de continuo li cavalli lezeri de Viniciani mo>
Iettavano & facevano fcaramuze cum li Spagnoli , & ghe tol-
feno -molti -cavalli in più volte.
In «1 tempo predifto el Signor Profpero CoIona Capitanìo
del Duca -de Milan cum le fue xente , & cum circa 20 milia
Sguizari li quali dicevano adiuto e favor al di6lo Duca , pre
ferendo la venuta del Re de Franza in Italia, ghe andorono
cont-ra in fina a li monti , & pigliorono quelli palli , & lì fe
fort incorono cum battioni & altri Tepari, acioche il dicìo Re
cum el fuo efercito non poteffe panar.
In el ditto tempo ci Signor Renzo havendo adunato uno
eferci-
r<58 VOLUME PRIMO
efercito de circa 8 milia perfone da cavallo & da piedi , co
minciò a trafcorer per le tere del Duca de Milan facendo de
grandmimi danni & botini per quelli paefi, & Prefe etiam &
lachezò alcuni cartelli per la Geradada , & quello faceva per
remover le zente del Duca e Sguizari over parte de quelli da
la imprefa de Francelì, acioche havefleno manco contralto al
vignir in Italia.
Adi iz de Avofto el campo de Spagnoli havendo fa£to un
ponte in fu Ladefe fe partì da Albarè e pafsò e andò a Ro-
verchiara, e a Angiari, e 11 fteteno alcuni dì facendo de gran
danni per la Zofana .
Adi fudetto el campo de Vinitiani pafsò umilmente & vene
a la Badia de foto da Legnago.
Francefi In el tempo predióìo havendo el Re de Franza novo con
calano in firmata la Liga & acordo che haveva facìo el fuo preceflbr
Italia. cum Viniciani , de novo havendo preparato un grandiffimo
cfercito de circa cinquanta milia perfone da cavallo & da pie
di , pafsò li monti & vene in Italia in quello modo videlicet :
Prefentendo el Duca de Milan la venuta del diéto Re , el
qual vigneva per recuperar lo Stado de Milan , mandò el Si
gnor Profpero CoIona che era fuo Capitanio & una gran parte
de Sguizari , che erano in fuo adiuto,in fina a li monti, & piglio-
rono quelli parti, & lì fe fortificorono cum baftioni & altri ripa
ri, acciò che lidifti Francefi non potefTeno pattar. Sentendo que
llo el Re mandò una gran parte del fuo efercito a paflar in un
altro loco per vie difficiliffime a le quale el diéto Signor Prof-
pero non li haveva meflb guardia alcuna ; prefentendo adunque
el dicto Profpero come Francefi per quelli parti eran venuti in
Italia , fe partì dal loco dove era cum circa quatrocento ho-
meni d'arme, & fette milia pedoni, & vene cum grandilfima
celerità in un loco difto Francavilla lontan dal campo de Fran-
zefi circa 30 milia, & lì irete havendo fa ciò penlier la maci
na de andarli a falcar a Io improvifo , la qual cola prefen
tendo li FranzeO , fe deliberarono de affaltar el di£lo Signor
Profpero & la fua zente mentre che erano ftrachi & lenza
fufpecìo, & cusì fu che la medefìma noéte cavalcorono in fina
al dicìo cartello, & per traétado de alcuni del cartello introro-
no dentro,. & prefeno & amazorono la mazor parte de quel
le zente , el di£to Profpero Umilmente fu prefo, il che inten
dendo li Sguizari che erano a quelli altri partì , dubitandoli de
effer Umilmente aflaltadi, fe ritirarono in drio, per il che il
DELLA SECONDA PARTE. ió>
Re pafsò cum el redo de la Tua zente fenza alcun contrafto ,
& li di&i Sguizarì fe andorono retiraado poi a poco a poco
verfo Como.
Adi 13 predi&o el Signor Marco Antonio CoIona vene a
Villafranca cum cento homeni d'arme & cento cavalli lezeri ,
& lui vene in Verona, el qual era mandato dal Papa in adiu-
to de lo Imperador , e adi 20 fudetto le fue zente vene in Ve
rona per guardia de la terra perche el campo de Spagnoli fe
doveva partir del Veronefe , & fe alozorono per le cafe di cit
tadini fecondo il confueto.
In el diélo tempo fu comandà gran numero de guaftadori in
Veronefe, li quali venero in Verona, & fe cominciò a fortifi
car la città in pia lochi , in più lochi fu arbatta co la torre
fopra la porta de' Vefcovo, fopra la porta de San Zorzo , fo-
pra la porta de San Spirito (*), e in alcuni altri lochi, & fi- (•) Ch'
milmente fafto alcuni baftioni & terrazi a li muri de la città «ra quella
in divertì lochi. ciliari !
In el predifto tempo vene in piìi volte fantarie de la Ale-
magna in numero circa cinque milia & fe alozorono ut fupra .
Adi 20 predi&o el campo de Spagnoli fe parti da Rover-
chiara & andò a Ifola da la Scaia , & de li andò a Villa-
franca .
Adi ultimo dìcìo el difto efercìto de Spagnoli che era circa
mille homeni d'arme, quatro milia fanti & mille cavalli a la
lezera , fe partì da Villafranca e andò alla Volta in fu el Man
ica n , & de H in fui Breflan, c poi ki Cre monete, & lì ftete
alcuni dì, dapoi pafsò il Pò e andò a Piafenza.
In el di£lo tempo el campo de Vinitiani fe partì del Pole-
fene , e adi 2 Septembro vene a Hoftcgia & de lì pafsò per il
Mantoan , e andò Umilmente in Cremonefe fcguitando de con
tinuo el campo de Spagnoli, el qual efercìto de Viniciani era
circa ottocento homeni d'arme, otto milia fanti & doa milia
cavalli a la lezera, dapoi pafsò el fiume di Ada e andò in fu
el Milanefe , & non volfe più feguitar il campo de Spagnoli .
In el difto tempo el Re de Franza prefe tutte le cittade &
cartelli che erano de là da Milan fenza alcun contrafto , excepto
il caftel de Novara, el qual prefe per forza, e in quel amazò
circa ottocento Sguizarì , poi vene cum el fuo efercito in fina
apreffo a Milan a diefe milia, & lì fe acampò.
In el tempo predifto ancora effendo il Re de Franza cum Fr*n«rc*
el dicìo fuo efercito a campo apreffo a Milan come è di fopra pa R;* £
Cron.di Ver.P.II. Vol.I. Y fcripto, italuV
i7o VOLUME PRIMO
ftripco , vene da Monza dove fé erano retiradt circa vìntìcin-
que over trenca milia Sguizari in Milan , li quali deGderoG de
ter fa£ti d'arme cuoi Franzefi, ufciceno fora de Milan infic
ine cum alcune zente d'arme del Duca e del Papa, le qual
zente del Papa erano vignude da Piafenza a Milan per acom-
pagnar il Cardinal de Sguizari Su per fua fcorta, le qual zen
te d' arme potevano effer circa quatrocento homeni d* arme in
tuto & alcuni cavalli a la lezera, & fu adi ij de Septembre
la vigilia de Sanerà Croce , & aflaltorono la antiguardia del
campo del Re, & de quella amazorono affai zente '& ghe colfe-
no àlciini pezi de artiliarie & fe retirorono in drio cum Vi
ctoria, per la qual cofa eflfendo inanimati fe deliberorono fi-
milmente el zorno feguente de affaltar il di£ìo campo del Re*
prefentendo adunque il Re la prediéìa cofa mene in ordine il
ìlio efercito , & fece intender quello al Signor Bortolamio dal
Vian che era lontano de lì circa diefe milia, & che el fe do
ve(Te meter al ordine & farfi avanti , & quando il fuffe de bì-
fogno chel dovefle intrar in la (maglia. Effondo venuto il dì
(*) Leggi determinato , che fu adi 14 Septembre in vendri(*), li predi»
Venerai. Qi Sguizari non dubitando del Signor Bortolamio predico» fe
feceno avanti, & aflaltorono il campo del Re, & comincioroa
Fatto d' l'una parte e l'altra a menar le mani, & combaterono per bota
¥rin "* *Pat'° ***" tcrnP0 ^enzsk haver grande avantazo l'una parte e 1'
Svizzeri * a*tra » ma fina'raente fopra azume il Signor Bortolamio fi co
me era (là avifato, & prima che lui intrafle in la batalia fe
ce defeargar alcuni pezi de artiliarie che haveva cum lui in el
campo de Sguizari, le quale ghe feceno un grandiffimo dan
no, dapoi lui folamente cum le fue zente d'arme & li cavalli
lezeri intrò in la batalia, perche le fue fantarie non li potè-
no efier a tempo, e in podio de hora el campo de Sguizari
fu medio in rotta e in fuga , & fu morto in quella batalia cir
ca vinti milia Sguizari & fette over otto milia Francefi • de
quelle zente d'arme del Papa & del Duca poche ne morirono
perche, non introrono in la batalia , finalmente il Re retto fu-
perior, & rimafe cum vi&oria.
Milano in Dapoi el di&o fa'clo d'arme el Re have la città de~Milan
potere di d' acordo, umilmente have tute le cittade & cartelli fotopofti
Francefco &\ Ducato de Milan fenza alcun contratto, excepto il cartel de
Francia'. Cremona & quel de Milan in el qual era reducìo il Duca cum
alcuni fuoi Baroni e Zentilhomeni. -
In el dicìo tempo el campo de Spagnoli fe partirono del
Piafen-
DELLA SECONDA-PARTE. 171
Piafentin, & vene in fu el BoLognefe, & li (lece alcuni di ,
dapoi fe partirono e andorono in el Reame .
Adi 18 Septembro el Signor Marco Antonio CoIona fe par
tì de Verona cum tute le zente , & potevano efler circa fei
milia perfone da cavallo & da piedi cuna monitione e artelia-
rie , & dicevano di voler andar in Breffana, e andorono in
fina a Valezo, e adi 21 di&o tornò in Verona.
In el difto tempo vene ancora in più volte in Verona ca
valli & iàntarie de la Alcmagna.
In el tempo predico vene in Verona circa mille cavalli
del Papa, & alcuni Milanefi li quali erano fuzidi da Milan,
& dopoi la fudetta rotta de Sguizari erano andati per la via
de la Voltolina in la Alemagna , & de li veneno in Verona
& ghe fteteno dui dì & alozorono per le cafe di cittadini per
comandamento del Locotenente , dapoi fe partirono & andò-
ron verfo Bologna per la via de Hoftegia , li quai cavalli era
no quelli che havevano acompagnado ii Cardinal de Sguizari
a Milan .
In el tempo prcdi&o el Signor Bortolamio dal VJan fe par- Morte Hi
ii cum. «1 fuo efercito del Mi lanefe, & vene a Gedi in Bref- Bartolo-
lana, & li fe infermò , de la quai malatia in pochi zorni mo m?° d'AU
rite, & fu opinion chel fufle ftà attoiìcado, prima havendo ha- viano*
budo la città di Bergamo.
In ci di&o tempo una parte del efercito de Vinìcìani fe
Crù de Brcflana , & vene a campo a Pefchera , e adi 7 O£lo»
r la cominciorono a sbombardar, e adi S la prefeno, & ghe
era dentro circa cento Spagnoli, li quali parte fiiron morti ,
e parte fatti prefoni, fimilmente ancora prefeno Valezo, La-
ufo & tuta la Gardefana fenza alcun contrailo: Haveno in el
tempo di&o ancora Lignago, fu fachezado in et dióìo tempo
affai cafe de cittadini per la Gardefana , parte da li. foldati , &
parte da marioli , & li cavalli lezeri de Vinicrani comincio
rono a trafcorer per il Veronefe, come havevano fafto per
inantr , talché non fe poteva più ufcir fora de la terra , nè
etiam condur vini in la terra nè altre vi&uarie excepto che
de Valpulifella.
In el tempo prediéto Io efercito de Viniclani dapoi che fu
prefa Pefchera andorono a campo a Breffa , in la qua! era circa
tre milia perfone in fra Spagnoli &Todefchi, &li piantarono
Je artiliarie, & la cominciorono a sbombardar, e dopoi alcuni
dì per fua iaadvertcotia li foldati che erano in la terra ufci-
Y 2. teno
i72 VOLUME PRIMO
ceno fori fccrctamcnte & ghe tolfeno alcuni pezi de artiliarie,
la qual cofa fu forza per allhora ritirarli da la imprefa .
In el difto tempo el Re mandò el Signor Zuan Jacomo da
Trauzo cum una parte del fuo efercito che erano circa 18
milia pedone a campo a Breffa in adiuto de Viniciani , el
qual Signor Zuan Jacomo fu fa£to de conient imeneo de la Si-
gnoria de Venefia Governador fimilmente del fuo campo .
IlTriul- Effendo il di&o Signor Zuan Jacomo fafto, come è diéìo,
ciò creato Governatori fu inlieme cum li Proveditori de Viniciani a par-
deH'arma- ^amento cum ^ foldati che erano in Brefla, & li adimando-
ta Vini- rono fe fe volevano arender, li nuali tolfeno alcuni termini a
liana. rifponder, e dapoi li termini adimandorono alcuni pati e con-
ventioni le quale parfe al Signor Zuan Jacomo de non vo
lergliele conceder , onde pal'sò alcuni dì & feptimane in ci tra
viar le prediche cofe.
Mentre che fe trafilava le predicìe cofe a Brefla il Re ha ve
«t caftel de Milan a pati benché prima havefle cercado de ha-
verlo per forza, in el qual, come è di fopra fcripto, era il
Duca cum alcuni zentilomeni, el qual Duca el Re il fece fuo
Baron, & ghe dece un Scado in Franza, e a cuci quelli altri
Zentilomeni dete a ciafeun fecundo la eondition fua : bave in
el difto tempo ancora il cartel de Cremona pur a pati.
In el tempo di&o fi cominciò a coniar aver bater monede
in Verona, & fe faceva danari picoli difti bagatini , Se mo
nete de arzento che valeva nove ioidi o ver tremale! qua-
trini ( i ) .
Adi 25 Ottobre circa hore zo traflè un terremoto.
In el dicìo tempo la Signoria de Venecia mandò alcuni
Ambaffàdori al Re de Franza, el qual era in Milan y con un
belliffimo prefente.
In el tempo di£to el Signor Zuan Jacomo effendo rimaft»
in difacordo cum li foldati che erano in Brefla li fece da no
vo piantar le artiliarie , & quella cominciar a sbombardar &
attediarla , & mentre che lo attedio era intorno a Brefla de
continuo paflava per el Veronefe foldati de Viniciani , che an»
dafevano da Padoa a Brefla , & da Brefla a Padoa cum moni»
tione & altre cofe che bifognava al campo.
Adi 13 Novembro de nocìe el Signor Marco Antonio Co
Iona fe partì de Verona cum lo efercito, el qual poteva eflcr
circa

(1) Lire due circa moderne piccole Venete.


DELLA SECONDA PARTE. 173
circa Tei milia perfone da cavallo e da piedi, & andò a Va-
lezo , havcndo habuto per fpia che ghera el Signor Julio Man-
frun (*) Condu&er de Viniciani cum la fua compagnia de zen- (*) Leggi
te d'arme, & alcuni cavalli a la lizera cum li quali fu a le Manfro-
mane, & finalmente el dióìo Signor Julio fu prefo cum»a!cuni ne-
fuoi homeni d' arme , e quel dì naedefimo tornò in Verona ei
dicìo Signor Marco Antonio.
Adi 15 fudetto la matina fu un vento ecceJEvo cum pioza
grandiflima , e toni e fpiancili (*) terribiliffimi come el fuflè flà (*) Leggi
al tempo de Iliade. Folgori.
Adi 10 el di&o Signor Marco Antonio fe partì de Verona
cum lo efercito e andò a San Zuan da la Rogna in fu el Vi»
fentin e quel fachezò, e poi tornò a Verona.
In el di&o tempo el LxKotenente fece vignir gran quanti-
tà de carri de Valpolifella , & ogni zorno mandava U dicìi
carri fora da la porta del Vefcovo cum una fcorca de foldati
a tor (trami per ti di£ti foldati , li qual foldati non fola men
te tolevano fien e palia, ma per quelle ville dove andafevano
drapamenti , vin , biave & ogni altra cofa che trovavano , co
me fe fuflèno ftadi in fu le terre de li inimici.
Adi 2Z Novembro vene uno Ambaffador del Re de Franza
in Verona, el qual era dado da lo Imperador in la Alema-
gna, & alozò in la hofteria da la torre , e il dì feguente fe
partì e andò aJVfantoa & de lì a Milan.
Adi primo Decembro el Signor Marco Antonio andò cum Mercato
una parte de lo efercito, che era in Verona, fora da la porta ài Legna-
del Vefcovo, e andò a Legnago e fu in Sabato che fe li fa- SP ."
ceva il Mercato, e intrò dentro e fachezò ogni cofa, & pre- c ess'
fe alcuni fanti che li erano dentro per guardia, dapoi traicor-
fe a Montagnana & per quelli lochi lì intorno fachezando Se
rubando, dapoi ritornò in Verona.
In el tempo predicìo el Papa eflendo partido da Roma ve- Abbocca
ne a Bologna, umilmente il Re de Franza fe partì da Milan, mento fra
& vene in el dicìo loco , & li fu etiam gli Ambaffadori de ll..I>opa'j-
Viniciani , & de alcuni altri Signori , & hi a parlamento il Francia • '
Papa e il Re, dapoi il Papa fe partì, & andò verfo Fioren
za , e il Re verfo Milan , nè fe potè intender quello che ha-
vefleno tra&ado infieme.
Adi 17 Decembro el Signor Marco Antonio fe partì cum lo
efercito de Verona, e andò a Valezo per remover o tutto o
parte de lo efercito de Viniciani da lo afledio de Brefia , per
che
174 VOLUME PRIMO
che in el difto tempo era adunadi circa dodefe milia e pia
Todefchi a Trento» li quali dovevano vignir a Brefla per la
via de Val Tropia e focarrer la terra d? viéluaria & de zen-
te » e per allora li fu tolto il paffo y che non potè no vignir , fi
che il» di£to Signor Marco Antonio ritornò in Verona prima
havendo- fachezado Se hrufado alcune cafe in Valezo.
In el dióìo .tempo il Re de Franza fé parti da Milan > 5c
ritornò in Franza havendo laflado lo efercito in Italia*
In el tempo predi&o vedendo li foldati che erano in Bref-
fa non poter aver focorfo fé acordorono cum el Signor Zuat»
Jacomo % Se feceno alcune conventione e pafti in tra lor r In
tra li altri ghe era quello che le in termine de alcuni zoiv
ni non li vigneva focorfo v doveffeno areuder la tera a Vi»
niciani , per il che il Signor Zuan Jacomo levò le artiliarie
& lo efercito da lo attedio de Brefla,, Se fc ritirò in drio, la
qual cofa intendendo li Todefchi che erano a Trento > vene-
no per vie dimciliffime % a le quale il Signor Zuan Jacomo
non haveva meflb le guardie > & pafforono & ìntrorono in
Brefla cum alcune vicina rie Se monizione adi %%■ Decembro
fenza alcun contrailo ,7 Veneno cioè da. la Rocha d'Anfo dova
era un Prevedi t or Vinician cum circa 400 fanti , et qual vi
llo la moltitudine de Todefchi v over rafie per altra canni Se
li arendè per il che li difti Todefchi pafibrono &. introrono
in Breflà >Se lì fteteno tri zorni , dapoi ntcvnorono in drio per
quelle vallade de Val Tropia > Se le fàchezono tutte . La no
va vene a Verona la vigìlia de Nadale; il di fe fece campa-
nò a la Torre in fu la piaza». e la fera falò, & tratte artilia
rie a le fòrteze in fegno de allegreza vnè £e fepe la caufa che il
Signor Zuan Jacomo non fefle obftaculo a li predicai Todefchi
nè all' intrar in Brefla nè all' ufeir,. perche fecondo la opinion
de cadaun el lo haverìa podu far,, mamme eflendoli affai- più
zente in tra Franzefi & Vinician»,. che non erano li Todefchi »
L'anno ijióSadi 24. Zenar el Signor Marco Antonio cura
lo. efercito & artiliarie Se monitione fe. parti fòr de Verona 9
e andò verfo Pefchera per remover ancora fe havefle poffudo
lo efercito de Franzefi Se de Vinicianì dal Breffan & farfeli
venir in contra y acioche alcune zente Todefche le quale vo»
levano vignir a Breflà fi come havevano faóìo 1*altra volta
cum monitione , vicìuarie r & dinari , poteflèno- vignir fen
za contralto, ma la cofa non andò ad effetto > perche il dicìo
Signor Marco Antonio la fera ritornò in Verona» Se li di&i
Todc-
DEIXA SECONDA PARTE. 175
Todefchi in una de quelle valle ad un paflb che fe adìmanda'
la Loza trovoronc* contrailo de zente di Viniciani, che era
no a la guardia di quel paflb , dove furono una gran parte de
lar morti, Se li fuoi Capitani; furono qoafi tutti o morti o
preti, Se in tra li altri tu morto «1 Capitando Sten, che vi*
gneva cum li predici Todefchi , ci qua! «ra (là Configliario
Cefàreo in Verona.
In el tempo predi&o non havendo ci Conte de Cariati de
stri per pagar li foldati che erano in Verona , tolfe in le Gar
zane orca cinoueoeato pagai {*)che erano de diverti netta-' (•) cioè
danti, che lor «avevano preparadi per menarli a le fere fecun- 5°° pe«e
doel folitOjli quali panni el ditto Conte promife de pagarli aP1Bni-
li tifili Mercadànri de li dinari che lui ritrovava dal Sale che
fi vendeva de corno in zorno , li qual panni el di&o Conte
li fece portar a le Chiodare <Se li fece slongar Se tirar in fina
a 40 brasa e più, che inanti erano folum 35 braza,& li dafeva
poi a li foldati per un Raines (l)-el brazo, onde che il dièta»
Conte ne vene a guadagnar circa un terzo e piìi de quel che
li «rano coftadi , 8c fe li dicìi foldati li volevano poi vender,
non li vendevano la metà del pretio, per il -quale lor li ha-
vevano tolti in pagamento-
Adi 18 Eebrar alcuni fanti Spagnoli li quali erano vignudi
in Verona a foldo de lo lmperador per più zorni inanti, vo
lendo dinari dal Conte da Cariati, -e il Conte non ne haven-
do, over non ghe volendo dar tuto quel che lor adi manda
vano, fe adunarono infieme, Se andarono a la porta del Ve-
feovo, & quella prefeoo per forza, Se ufeiteno fora, & finte-
vano de voler andar a Vicenza a conzarfe al foldo de Vini-
ciani, acioche il Conte li delTe li dinari che adimandavano ,
Se la fera andorono a lozar a Montorio cum grandiflimo dan
no de quelli homeni, la matina poi che fu adi 10, fe parti
rono , Se andorono a San Martin , dove trovorono un fqua-
dron de zente a cavallo de Viniciani cum li quali furon a le
roane, Se finalmente li dicti Spagnoli furono quafi tuti o mor
ti o prefi, Se quelli pochi che (campò, che furono circa tren
ta , ntornorono in Verona , defpoliadi Se feridi : e non però
tutti li Spagnoli che erano in Verona , andorono di fora , ma
ghe rimale li Capitani; fuoi , Se de li altri affai circa dofen-
to,

(1) Cioè per un Fiorino, il cui p^eizo odierno farebbero L- I4t Pic*
cole Venete .
i7<* VOLUME PRIMO
io, Jc quelli che andorono fora, & che furon morti over prc-
fi, furon circa trefento e cinquanta, li quali furon conduci
a Venefu .
Maflfimi- In el tempo predi&o effendo perfuafo 1* Imperador dal Gar-
gluno tor- dinal de Sguizari , & da altri , che lui voleffe vignir in Italia
na in Ita- a defcazar \[ Franzeli de Italia , e a recuperar el Stado de Mi-
u lan , vinto da le perluafione vene cum un grandiffimo eferci-
to de pedoni in quello modo : prima circa il principio del
mele de Marzo vene per la via de Alemagna eirca 11 milia
Sguizari , & veneno in ValpolMella , & fe alozorono per la val
le, & non paflòron la villa de San Fioran,& fu con poco pia*
fer de quelli contadini .
Adi ode Marzo vene il Marchefe de Brandemburch in Ve
rona & alozò in el Vefcovà: erano etiam vignudi per alcuni
zorni inanci le fue zente d'arme, & la compagnia del Duca
de Baviera, e alcune altre zente de alcuni altri Signori To-
defehi a la fumma in tuto de circa cinquecento cavalli, & era
no alozadi fecundo el confueto.
Adi li el dicìo Marchefe, e il Signor Marco Antonio fe
partirono, cum lo efercito fora de Verona , e andorono a lozar
in Gardefana , cioè a Sandrà , a Colà , & per quelle ville li
intorno.
Adi detto li Sguizari firn il meo te che erano in Valpolifella
effendo fatto un ponte in fu Ladefe per mezo a Arcè paflbro-
no & andorono ancora lor in Gardefana.
Adi fudetto el Conte de Cariati fimilmente per comandamen
to de lo Imperador fe parti de Verona , e andò al campo per
andar cum lo Imperador.
Adi prediéìo Miffer Bartolamè de Pelegrini , Miller Lonar-
do Cevola , & Miller Francefco da Brenzon Ambaflàdori de
la Comunità de Verona fe partirono, e andorono da lo Im-
(*) Leggi Fra(^or» e* T12* era ignudo a Avi in la Val de Lagri(*) a
Val Laga- offerirceli per nome de la Terra , e a racoraandarghe la Cit
rina, ti- d qUal Imperador fubito fe partì da Avi, & vene a lo
zar a Cavagion in Gardefana inueme cum l'altro campo, &
era cum lui el Gardinal de Sguizari , 8t altri Signoroti e Am
baflàdori.
Adi iz del prediéìo lo Imperador fe partì de Gardefa-
(*) Leg"i na cum ^° efercito , e andò a San Lionzo ( * ) , e lì fece
Lcomio. butar un ponte fui Menzo , & pafsò lènza alcun con
trailo .
DELLA SECONDA PARTE. 177
Adi dìcìo ci Vefcovo de Trento vene in Verona per Gover*
nator in loco del Conte de Cariati.
In el dìfto tempo Pefchera , eflendo ftà arbandonata da Vi-
nitiani infieme cum tute» la Gardefana , fe arendè a lo Im
perador .
In el tempo predi£lo lo Imperador poiché have paflato il
Menzo , andò a Afolà , e lì mefle il campo, & la cominciò
a sbombardar, & lì fletè per dui zorni, & vedendo non la po
ter haver , fe partì e andò de lungo in Giaradada a campo a
Caravazo, el qual fubito fe li arendete.
Effendo, come è ditto, lo Imperador paflato il Menzo cum
10 efercito , el qual poteva efler circa trenta over trentacin-
que milia fanti a piedi , & circa tre milia cavalli in tra ho-
meni d'arme , & cavalli lizeri , Franzefi & Viniciani cum
11 fuoi eferciti fe cominciorono a retirar, nè mai volfeno af»
peótar Io Imperador, anzi de continuo fe ritirorono , tanto
«he andorono in fina n'entro de Milan , & lì fe afirmorono .
Lo efercito de Franzefi & Viniciani era circa a milia homeni
d'arme , quatro milia cavalli a la lizera , 8c qumdefe milia
fanti a piè : azonto «he fu le dicle zente in Milan bruforo-
no alcuni borghi, in li quali fe dubitavano che lo efercito de
lo Imperador non fe alozafle-
In el tempo di£to k> Imperador pafsò il fiume de Ada, c
andò in fina arento a Milan, credendo far facto d'arme cum,
Franzefi, ma vedendo che lor non volevano fe retirò, & ve
ne a Lodi, & prefe il caftel per forza, & fu fachezà.
In el di£lo ^tempo vene alcune littere de lo Imperador
in Verona pregando la Terra che li velefTe preftar denari per
pagar li foldatt , fu convocato il Confegio , & fu determi
na de darli quatro milia Rainefi (1) per manco male, & fu
metta la Dania fopra lo Eftimo de libre tre e tneza per li*
bra (1).
In el tempo di£to el Locotenente ancora mefle una Colta o
ver talia in la Gardefana , primo al Vicaria de Lazifo Du
cati 400 , al Vicarià de Garda Ducati 800, al Vicaria de (*) Intem
Tori Ducati IOO (*) . d| Zecchi»
In el di£to tempo el Locotenente ancora domandò al Clero dcni d gra»
Cron. di Ver.P.II. Voli. Z Verona

(1) Lire «Jooo "I , . . , xr


(i) Lire 15: 15 / Moder»e P'CWle Venete,
178 VOLUME PRIMO
Verona una quantità de dinari, li quali Umilmente ghe deto
no per men male mille Raineu (i).
In el tempo predico lo Imperador fe partì de Lodi cum
una parte de lo cfercito fuo, & fe retirò de za del fiume de
Ada , & vene in fina a Ponte Ogio , dapoi fe parti de lì cura
poche zente & fe ne andò verfo il Bergamafco , & de lì andò
in la Alemagna. Rimale in Lodi il Signor Marco Antonio Co
Iona cum li Sguizari , & li Todefchi_• da poiché lo Impera
dor fu andà in la Alemagna , vencr in Brefiana , $c A fe
afirmorono.
In el diSio tempo el Signor Marco Antonio cum lo cferci
to de Sguizari (è partirono da Lodi prima havendolo meflb a
faco dapoi andorono a Bergamo , e fimilmente il fachezoro-
no, & de lì poi fe partirono & veneno in Breflana fa chetan
do cartelli e ville, dove che andafevano non facendo diSeren-
tia da amici a inimici. ■
Eflendo lo efercito in Breffana alcuni fanti Spagnoli circa
mille e dofento, che erano al foldo de lo Imperador, Te .parti*
sono dal campo, & veneno a Pefchera, & de andorono a
Lazife, che fu adi 4 de Mazp e ghe ftete.no per tri dì , & fa-
chezorono alcune cale , & volfeno manzar e bever de. ban.
do, poi fe partirono, & ritornorono a Pefchera: el zorop fe-
guente fe partirono ancora da Pefchera , & ritqrnorono a La
zife, in el qual introrono per forza , perche q^elJU de Lazife
ghe volfeno far refiftentia , e il fachezorono tuto , e a mazoro-
no perfone affai , e affai fe ne anegorono in el Lago volendo
fuzer, che fu una gran crudeltà..
Adi 8 de Mazo el Signor Marco Antonio cum lo efercito
de Todefchi fé partì de Breffana , & vene a Pefchera , & lo
efercito de Sguizari umilmente fe partì & ritornò in fuo pae-
fe, le dileva che non fe intendeva ben cum Todefchi, rimale
però il Cardinal de Sguizari cum el Signor Marco Antonio.
Adi o di&o il Cardinale e il Signor Marco Antonio , e il
Conte da Cariati, e il Marchete de Brandimburch el qual lem-
pre era ftato in campo venero in Verona cum lo efercito de
Italiani , Todefchi & Spagnoli , Se poteyano efièr in tutto circa
diefe mi iia pedone da. cavallo & a piedi, & fe aiozorono per
le cafe fecondo il confueto.
In

(1) Lire 14500 moderne piccole Venete.


DELLA SECONDA PARTE. tf9
In ci diète tempo el campo de Franzefi, & quel de Vini- Brefcia fi
ciani fe partirono fuor 'de Milan , 8i veaeno fegtritando. ti «g^j*1"
campo de lo Imperador in fina in. fu il Breffan: Dapoi effondo s
partido il campo de lo Imperador de li, & vignudo in Vero-
na , el dieìo campo de Franzefi & de Viniciani andorono a
campo a Breffà , & quella cominciorono a sbombardar , & fi.
talmente adi 24 Mazo vene le nove a Verona come Vinicia
ni la havevano habuda a patti.
Eflendo vigaudo, come è difto di fopra , il campo in Ve
rona , li Spagnoli , che havevano fa.chez.ado Lazifo , ghe vene-

Samento, dicendo chel ghe provederia ben, & niente faceva,


: pur quelor che li havevano in caia, bifognò farli le fpefe in
fina a la fua partita.
In el tempo dicìo el Marchefe de Brandimburch fe partì de
Verona, & andò in la Alemagna.
Adi 18 Mazo li Spagnoli fe partirono di Verona & ando
rono a Mori , & de lì in la Val de la Zudigaria & a Lodron
per andar cum altre zente Todefche a dar focorfo a Breffà .
In el tempo dicìo fe partirono ùmilmente di Verona tre mi-
lia Todefchi, & andoron cum li dicìi Spagnoli per far il me-
demo effe&o, ma non poteno far niente per il contrailo gran-
diffimo che havevano , fi che non andoron più avanti .
Adi 2t predi&o in tra le 3 e 4 bore di nocìe traffe un te-
remoto .
In el tempo dicìo il Conte da Cariati mandò per tutti li II Cariati
Maffari de le arte , a li quali adimandò denari imprefto , cioè coftrigne
che le arte ghe li impreftaffe , ad alcuni adimandò cento Du- ^^trll*
cati, ad alcuni' dofento : ad alcuni trefento, a chi quatrocen- danaro
to : talmente che adunò una gran quantità de Ducau , li qual per le pa-
denari furon dati a li foldati , & fu forza a le arte a darglieli, ghe de'fol.
perche non ghe intraveniffe pezo. dat1'
Adi 28 dicìo li Spagnoli che erano in Breffà , havendola
Z 2 data

(1) Di qui forfè averà prefo il nome di Spagna quel (ito anche a*
41 noftri in Verona così appellato fra'I Monaftero di S. Zeno mag
giore, le mura della città } e il fiume Adice *
180 VOLUME PRIMO
data come è di£to di fopra a Franzefi e a Viniciani a patti ,
cioè falvo lo haver e le perfone , furor* acompagnati da Franzefi
in fina per mezo a Ponton , fecondo li foi pani , & de lì paf-
loron in Valpolifclla , & potevano effer a piedi e a cavallo
feicento .
Adi primo Zugno li Spagnoli & Todefchi che erano andati
per focorer BreiTa , ritornorono in Verona , e alozorono in el
borgo da Ogni Santi & San Zen.
Adi 3 dicìo el Cardinal de Sguizari le parti de Verona, c
andò verfo la Alemagna >
Adi 6 predicìo li Spagnoli che erano flati a BretTa Se che
erano vignudi in Valpolilella veneno in Verona.
Adi 7 dicto lo efercito de Franzefi & de Viniciani riavendo
haburo BrerTa , fe partirono de li & veneno in fa el Vero»
nefe , havendo. prima habuto Pefchera & tuta la Gardefana ,
& fe aceamporono a Palazolo e a GuiTolengo : e adi 8 bue co
rono un, ponte in fa Ladefe per mezo a Arcè per paffar in
Valpolifella che fu in Dominica* la nocìe feguente poi venen
do li Lunt desfeceno il' predico ponte , & fe partirono da
GuiTolengo , & fe ritirorono a Pefchera, & paiToron tati de ìk
da Menzo , & fe aflrmorono. a Ponti e a Monzamban & lì
intorno , & parte etiam. andò in fu el Mantoan a la Volta e
a la Càvriana, nè fe teppe la. caul'a perche fe CuiTeno redradL,
perche era un gcandiiTtmo- efercito , erano- circa 25 milia fan-
ti , & de£e milia cavalli in tra tutti , rimafe però a ViUaw
franca e a Valezo- circa mille cavalli lizeri, che non paflbro.
no di là da Menzo.
Duca d"" *n e^ di£to tempo vene le nove a Verona, come el Papa
Urbino havendo mandato uno efercito contra il Duca de Urbino, el
privo der- di£fco Duca fubito fu defeazado fora, di Stado dal diéto eferci-
lo Scajo. to, el qual Duca fe redufle a Mantoa dal Marchefe che era
fuo Socero.
Milizie ^* r5 Zugno effendo-il tempo- de dar la paga a li foldati
della Lega Spagnoli , che erano in Verona , & non li eficndo denari ,
difertano feicento de lor fe partirono e andorono in eL campa de Vini,
e partano ciani, e il refto rimafe in Verona-.
Veneto'1'0 At** v^ ^ P^iéto vene per la. Alemagna circa mille e
cinquecento Sguizari in Verona.
Adi 1 8 dicìo volendo li Todefchi che erano in Verona da
nari per la fu a paga, c non ghe ne havendo il Conte da Ca
riaci da darghene , circa txe milia de lor andorono fora de la
porta
DELLA SECONDA PARTE. 181
porta de San Spirito per andar in el campo de Viniciani, &
una parte de ior per perfuafione & prorneflé de li Cuoi Capita-
mj 1' quali ghe andoron drio per farli ritornar ritornoron in
ia Terra, & l'altra parte che furon circa 1500 andoron in el
campo de Viniciani.
Adi 20 diéto el Signor Marco Antonio CoIona cum una
parte de lo efercito che era in Verona, andò fora da la por
ta del Vefcovo, e andò a Soave & per quelle ville lì intorno
facendo de grandinimi danni ; e adi 25 difto ritornò in Vero
na, prima havendo fachezado tutte quelle ville lì incorno, &
brufado etiam la villa de cartel Icerin . Calle!
Adi 23 di£to vene dui Conliliarij Cefarei de la Alemagna ria0,
in Verona, & fubito che furon adonti, el Conte Locotenen-
te fece convocar il Confilio de la Terra, & fu adimandà per
li detti Confiliarij dodefe milia Raines (1) imprertito a li cit
tadini , li quali confentiron de dargheli per manco male , &
per fcoderli più pretto; e perche li di&i Conliliarij e il Conte
inrtava, fu eleóìo 12 cittadini li quali havefleno a elezer chi ha-
veflè a impredar quelli tal denari, & furon fubito exborfadi,
alcuni exborsò 25 Raines, alcuni 50, chi 100, e chi 200 e
chi pili fecundo la caffi che haveva facto quelli cittadini che
erano ele&i a ciò; li qual dinari furon dati a li foldati.
In el tempo prediéào el Conte da Cariati melTe ancora una
Talia a la Valpolifella de 300 Ducati, la qual Umilmente fu
bito fu feoffa . '
Adi 28 el Signor Marco Antonio cum una parte del eferci
to fe partì de Verona, e andò in fina a Vicenza, & quella fa-
chezò fenza alcun contrailo , poi fubito fe ritratte ci vene a
Soave, e adi 2 Luio ritornò in Verona.
Adi ip- Luio li Spagnoli , che erano alozadi in el borgo de
fora dal Cartel vechio volendo dinari per le fue paghe che ghe
avanzava, e il Locotenente non ghe ne havendo, & haven-
doghe etiam alcuni zorni inanti dato parole cum dir ben fare
mo, veneno in la terra & fe alozorono per le cafe a difere-
tion , o per dir melio lenza diferetion , facendoti far le fpefe
de ogni cofa, & volevano de quel che non fe trovava, tan
to erano faftidiofi , & fu un grandiflìmo difturbo danno & te»
ror a quelor a chi tocò la forte , & fu feridi & morti in. quelli
tumuli
~~m——1 ■ 1 - f il 1 ' .i ■»

(1) Lire cento feteantaquattro mila live piccole Venete.


i8z VOLUME PRIMO
tumulti alcuni cittadini & donne , & ftetenoaquefto modo dai
eorni , finalmente il Conte' dimandò dinari a li cittadini per
tafentarli , & farli tornar a li foi alozamenti » li quali ghe de-
teno mille e cinquecento Raines fi), li quali dinari il Conte
li dete a li diéU Spagnoli per parte, prometendoli in fra pò
chi zorni de darli il compimento de le Aie paghe , flt cusl ri-
tornorono a li Tuoi alozamenti, Se pochi zorni inanti li di£ti
Spagnoli un altra volta havevano fato il fimile de alozarfi a
deferetion.
Adi 27 Luio el Conte da Cariati adimando ancora a lì cit
tadini quatro milia Raines (2), li quali non potendo altro far
confèntiron de darglieli, & fu mena la Dadia in quefto modo *
quelor che erano in Eftimo da diefe foldi in fina a 20 paga
vano un Raines. h) 8c da li 20 in fina a li 40 un Ducato- (4) *
da 40 foldi in fina a libre 4 dui Raines (5 )* da libre 4 in
fina a fei dui Dùcati (ó); da libre fei in fina a 8. dui Ducati
e mezoM; da 8 in fina a diefe Ducati 3(8}; e da libre die
fe in fu fei Raines (f)r li qual dinari fubito fùron feofi por
per dar a li foldatt-
Adi 2 Avofto li Spagnoli a lt quali era (là promeflb> come
è ditto di fopra,itk fra pochi zorni de darli dinari r & non ghe
ne eflendo per dargliene, una gran parte de lor, circa fettecen-
to , fe partiron e andoron fora da la porta de San Spirito y e
andoron in el campo de Vinieiani-
In el tempo prediélo fu vendù el via a Verona 2$ in fina
30 Ducati d'oro il caro.
In el tempo ditto el campo de Franxeli e Viniziani paffo-
ron de zà da Pefchera v& fe veneno a campar a Guffokngo * Se
per quelle ville 11 incorno.
Adi p de Avofto del difto annofèceno un ponte in fu La-
defe per mezo a Arcè y & palforon in Valpolifella , & la fa-
chezoron tutta , & andoron fachezando fa per le montagne in

(ì).Lire txr$9 ^
(») Lir
<») Lire 5«o»o
h) Lir
-ire H- io
U> Lire ai
(5) Lire »» Y Di moneta piccola moderna Veneta.
(6) Lire 44
(7) Lire 55
(«) Lire 5«
(9) Lire *7
DELLA SECONDA PARTE. 183
fina in Herbezo, e piìi in fu in fina in li Leffini, facendo pre
foni e faomeni e donne, e fyergognando zovene e vechie, &
facendo mille altre crudeltade: feceno etiam prefoni molti cit
tadini & donne de la città li quali erano partidi fora de Ve
rona , & redu&i in la Valpuhfella cum le robe fue per più
fegureza.
Adi 11 predico haveno la Chiù fa Se trafeorfeno per tutu
la Val de Lagri robando & fachezando ogni cofa.
Adi 16 ditto lo efercito de Viniciani Ce Vene a campar a
Patrona, e a Avefa e a Quinzan , & quel de Franzefi ultco
Io Adefe h in fui Chievo, e alle Sorse in fina a Sanflta Lu- Sorte con*
eia, & fteteno fu li di&i lochi per alcuni zorni fenza far altra *rada c°l1
movefta, falvo alcune fcararauze che fe faceva, & feceno un
ponte per mezo Parona per poter panar il fiume da l'un cam
po e l'altro cum fua comodità.
' In el predico zorno el Conte 4» Cariati de Confilio de li _^r.B°
Capitami che erano in Verona foce brufar tuto il Borgo di
fora da la porta de San Zorzo, che fu un grandiflimo danno to.
& rovina de le perfone de chi erano le caie.
. In li predicai zorni «1 Conte de Cariati fece far la deferi-. Veronefi
ttpn de li vini che fe ritrovava in Verona , 8c trovò che ghe tiranneg-
era circa 300 cara de vin, ,, & volfe da cadaun, che rie have-8»"1-
ya, la mità 'de quel che haveva r
Similmente fece far la deferition del Formento & Segalla ,
& altri menudi , & volfe da ciafeup la ratta, del Formento
over Segalla di quel che luife ritrovava haver in fina a la fum-
ma de ó^oo minali , el qual Formento e Vin fu per dar a li
foldati per farfi le fpefe perche non haveva dinari da darghe .
Volfe edam da li Bechari la carne e da li formagieri il for-
inagio pur per darà li predirti folcati per fue fpeié, Je qual
cofe non furon -però pagade, nè fatisfaéto a queior de chi le
erano, ma cadaun fe reltò cum el fuo danno, & chi ne have
più & chi ne have manco fecundo la quantità de la roba , che
le ritrovava haver , perche chi haveva più roba più ghe ne
era tolta, & chi manco ne haveva manco ghe ne era tolto.
Adi 2,3 Avofto del dicìo anno el campo de Vinitiani ie par
tì da Parona prima havendoghe laffato una bona guardia de
zente, & pafsò Ladefe , & vene a camparfi a Sancta Cateri
na , & fece un ponte in fu Ladefe per poter pattar a fuo be
neplacito.
In li zorni predicai el Conte da Cariati Fece comandamento
a molti
iS4 VOLUME PRIMO
a' molti cittadini che non fé dovette partir de cafa fua , e a
molti altri comandò che andelTeno in la Rochetta de la Cit
tadella, & li flefleno in fin che a lui piaceva, & quello fece
perche li haveva per fufpecìi che non feflèno qualche traélado .
Adi 6 Septembro il Conte adimandò ancora tre milia mi
nali de grano a li cittadini , cioè Formento e Segalla pur per
dar a li foldati , e il Confcgio determinò che quello fe pagaf-
fe per Eftimo, & cusì fu mefla la Dadia a un minale per li
bra , e chi non haveva il grano da darehe ghe dafeva li dinari ,
per il Formento foldi 45 el minale, la Segalla foldi 30 (i)-
Adi 7 fudetto el Conte fece far ancora la defcrition de le
biave & legumi , & volfe che chi haveva formagio el denun
ciale , cusì li zentilhomeni , come Ji formagieri , per] tome a
chi ne haveva di fuperfluo, da dar a li foldati.
Nota. In el ditìo tempo fu vendìi il vin vecchio un Ducato la fe-
ctef^ec0 cn'a'fcnc ^on ^n 4 e meza (2)*
chino?0" Ancora in el tempo predillo non potendo il Conte da Ca
riati mandar a comandar per le ville del Veronefe ' guaftadori,
come era il confueto di far , che vigneflèno a lavorar in la
terra a far ripari, volfe che quelli de la terra ghe andane, &
chi non ghe voleva andar, bifognava che pagafle altri che li
andaffe per lui , & fe lavorava dì e nofcìe per ogni contra
da , e ghe ne andafeva tanti quanti ghe ne tocava per la rata
del fuo Eftimo.
Cireftia ^n c' «mpo predillo fe cominciò affediar la città de carne
grillile ine de vino talmente che non fe ne trovava più da vender, e
Verona . benché qualche cittadino havefle qualche ptioco di vin , nien
te di manco una gran parte non ne haveva, & Umilmente li
foldati non ne havendo , li bifognava bc ver de l'aqua , & que
llo procedea per ' li campi de Franzefi e Viniciani che erano
intorno la Terra , che non li lattava vignir yicìuarìa de alcu
na forte.
Adi 15 Septembro el campo de Viniciani che era a San
ila Cattarina pafsò Ladefe , e andò a camparle a San Michele .
Botteghe In el dièìo tempo li fòldati andafevano per le boteghe de
'-hiufe da' ^ P'aza » ^ volevano da li patroni de quelle chi panno chi
ine'rcanii tcla & a'trc co^e fecofrdo the a lor piaceva lenza pagamen
to , dicendo che il Conte pagarà , né fe4 ardiva farli refi-
lléntia,

(1) Lire 10: 2: 6, e lire 6' ij piccole Venete,


(x) Lilie 6 Venete d'allora p Lire ti moderne.
DELLA SECONDA PARTE. 185
ftentia , & fu forza ferar le boteghe , & fteteno per alcuni zor
ni ferade : fimilmente li Todelchi , le preientivano che in cafa
de qualche cittadino fulTe del vino, ghe andafevano in 50 e
100 infieme , & ghe cercavano tutta la cafa , & fe ne trovava
ghel bevevano, & decipavano, nò fopra quello fe faceva alcu
na provifion-
Adi 17 fudetto Io efercito de FranzeC fe partì dove era » viniz.iani
& vene a lozar a la Tomba , & piantò le fue artiliarie a la battono U
Tavernella, & circa la meza no£te cominciorono a sbombar- città*
dar la Terra, e in poco tempo rovinorono le difefe , talmen
te che li faldati che erano in la città non potevano più com
parir a li muri , né trar di fora cum le fue artiliarie : & ro
vinorono un pezo de muro in la Cittadella, & da la Cittadel
la in fina a la porta de San Spirito rovinorono tutti li muri ,
& il Signor Marco Antonio non ceflava di far far ripari de
dentro cum fofte , terazi & fochi artificiadi per mezo a li muri
dove che roviaavano li Franzefi.
Similmente i Viniciani adi 18 predicto piantorono le fue
artigliane da la porta del Vefcovo, & rovinorono il muro da
la diaa porta in fino al primo Torefin de Campo Marzo, &
lì lìmilmeate £e faceva repari come è fopradiéìo, & li homeni
de la Terra erano quelli che lavoravano a far li difti ripari
non di fu a volontà ma coftretti come è fopra i'eripto.
Adi 10 difito li Todefchi & Spagnoli miffeno a iacho le bo
teghe de li arraaroli per Verona-
Adi 20 € 21 el dopo difnar li Spagnoli andavano per la
Terra , & cadauna periona che trovavano maflime zoveni fuf-
ieno de che forte o condition fe voleffe, li conducevano per
forza a li muri dove fe sbombardavano, & lì li facevano la
vorar a li repari.
Adi 21 la matina tonezando, piovendo e temperando gran»
didimamente , li foldati che erano in la città deteno all'arma,
& corfeno a li muri, perche fe diceva che Franzefi & Vinicia
ni volevano dar la bataglia a la Terra, e non ne fu poi altro -
Adi 26 predicto fu ferido il Signor Marco Antonio in una
fpalla cum un fchiopetto andando fupravedendo li repari .
Adi 27 dicìo el campo de Franzeu e Viniciani effendo fta-
di intorno Verona bombardando quella per diefe zorni conti
nui, come fopra è di&o, fe levorono da lo afledio , & fe reduf-
feno a Villafranca e a lungo Tegion (*) & per quelle ville lì (*) Ti-
intorno: Se era tatua che Miller Andrea Griti per comanda- ^/""f fi'„°
Cron.di Ver. P.IL Vol.I. Aa mento micelio.
i%6 VOLUME PRIMO
mento de la Signorìa de Vendìa non volfe confentir a li fol-
dati che la ruffe fachezada , perche fe teneva per certo che fe
lui haveffe voiudo darla a iacho Se darghc qualche baraglia ,
la haverebbono acquiftada , perche li foidati de deaero erano
ftrachi , e havevano mal da manzar e manco da he ver, per
che mancavano folum pan, & bevevano de l'aqua, nè -erano
tanti che fe poteffeno cambiar a la guardia, ma el bisognava
che quelli che ghe era ghe fteffeno di e nocìe fenza mai
partirfe.
Adi tp predico dapoi che furon partidt "Franzefi e Vinicia-
ni da lo affedio de Verona azonfe in Valpolifelk circa dodele
milia fanti Todefchi.che venivano da la Alemagna, per foco,
rer Verona , Se veneno per le montagne da Peri , perche Vinicia-
ni tenevano el paffo de la Chiufa, & meaorono bettiame , rao.
nitione Se dinari per dar a li foidati, & fe alozorono in Val*
polifella , & de lì una parte de lor andorono a campo a la
Chiufa, e fubito la prefeno.
Adi 4 G&obrio del anno predi&o vene a Verona de la Ale*
magna circa tre milia minali de farina , la qual fu condu&a in
(*) Zatte- fu radi ( * ) zò per Ladefe.
re cosi Adi 6 di£lo li Todelchi che erano vignudi in Valpolifella
àette- tornorono in la Alemagna , excepto doa milia, li quali una
parte retto in Valpo li Iella per guardia de Ladefe , & l'altra
parte vene in Verona >
Val Poli- in el tempo predi ciò li foidati che erano in la Terra peri
ValValt metIendól° il Conte da Cariati, ogni zorno andavano in Val-
nà fac- "polifella & quella tutta fachezoronó , zoè la uva e li altri
chegggia- frutti e tutte le altre cofe che trovavano , perche pur ghe
te • era ri matto cofe affai che erano nalcolte , che li foidati de
Franzeli & Viniziani non le havevano fapute trovar, nè fo-
lamente ii foidati andavano afachezar, ma etiam affai Hi me
pedone de la Terra ghe andavano. Se pareva che ogni cofa fui*
le comuna, & non le dicerniva più de cui Riffe le pdffeiììone,
nè li vignali , & fimilmente fu fachezado etiam una parte di
Val di Paltena.
Veronefi Ad 13 predióio li Todefchi & Spagnoli, che erano in Ve-
angariati rona le adunorono tutti in Campo Marzo , & lì feceno
Halle mili- Confilio infieme & deliberarono che volevano tutti li dena
ri che li avanzavano in fin allora per il Rio foldo da li Si
gnori : Quel dì medefimo il Conte da Cariati domandò a
la Terra quelli tal dinari , che erano fectanta quatro milia
Rai-
DELLA SECONDA PARTE. 187
Raines (1), & il di (èguente la Terra fece Conflit» e una vol
ta e due, finalmente Fu conclufo de non darli niente , & fu
eleéìo per il dici» Confelio fei homem, li quali infieme cuoi
li Proveditori ambrono in Campo Marzo a li predicai To-
defchi & Spagnoli, li quali un altra volta fe li erano aduna
ti per la di&a caufa, & li diflèno come la Terra non haveva.
quelli tal dinari da darghe,&. ghe moftroron» die dal dì pri
mo di Febraro del anno predi£to in fina allora computato da-
xiari & ogni altra cofa che haveva dato li cittadini al Conte
da Cariati per dar a li foldati afcendevano a la fumma de no-
nantacinque milia Raines(2): la qual cofa intendendo li dicìi
Todefchi promifeno a la Terra una ore de non darli alcuna
moleftia^ perche fi ftafeva in gran dubio di eflfer fachezadi, li
Signori ciò- poi vedendo promifeno a li difti foldati darli qua
dro Raines fa) per ciafcun»> e il redo in fina a o&o zorni »
per if che lpr un. poco fi aquietorono -
Dapoi fatto queuo el di preditto el, Conte da Cariati fece
convocar il Cbofilio,. 8c diflè- che ad ogni modo il voleva una
Talia de otto milta Raineri}.), che vigneva dui Raines per
libra, &. fu conclufo per il Confili» de non darli niente, tome»
per fòrza lui nefeofle una .gran parce,. & quafi tutto.
Adi 18: Ottobri» alcune zente di Viniciani paffòron» La-
defé de fopra da la Chiufa,. & malmenorono circa 300 Tode
fchi y che erano alozadi a Dokè > che andavano in la Ale-
magna»
Adi %% dici» il Conte tolfe mille Ducati ( * ) di quelli del (*) Cioè-
Monte de 1» Pietà promettendo de redimirli. Zecchini.
Adi 13; £udetto alcune zente de: Viniciani che erano a Ri
voli & a la Corvara per guardia, acciò che. non vigneffe zò per
Ladefe vittuarie a Verona,, afFoodorono & prefeno fette Ra
di carichi de vicinarle, che vignevanoda la Alemagna per vi-
fnir a Verona, & tri altri Radi fe falvoronoa la Chiufa, &
: fe defeargorono , & le vittuarie fu condute a Verona per
terra.
In el tempo dici» eF Forment» fi; vendeva 15: Marcelli il
minale , e in fra pochi zorni andò m fina a 14 Marcelli che
Aa z fon

(1) Zecchini 48773 Veneti.


(») Zecchini. 6161 4 •
(3) Lire cinquantaotto piccole Venete.
(4) Zecchini 5173 Veneti .
188 VOLUME PRIMO
fon nove libre (i poi calò il pretio a zo> e zz Marcelli ,
& li (lete in fina che fu faóìa la pace, e la Segalla iz & 14
Marcelli il minale, & cosi ordinariamente gli altri grani ; el
vino un Ducalo la fechia , & anco più (a) .
Et perche in el tempo predico non le trovava pan in piz
za, el Conte fece far la Crida che ogni homo poteffe far pan
de che forte voleffe per vender, & dapoi fe trovò fempre del
pan in piaza.
Il Cariati Adi 4 Novembro il Conteda Canati fe parti de Verona
parte di * andò in la Alemagna da lo Imperador .
Verona. Adi 24 predici© el Signor Marco Antonio CoIona fimilmen-
te fe partì, e andò da lo Imperador.
Adi 3 Decembro li Signori volfeno che cadauno che haveffe
alozado Todefchi in cafa, che deffeno un Marcello^) per ca-
daun Todefco al dì, & chi no ghe voleva dar dinari ghe fel-
fe le fpefe in fina a la venuta del Signor Zorzo, che era Ca-
pitanio General de le fantarie Todefche, il qual fe difeva che
era andato in la Alemagna a tor dinari per dar a li dicìi (òr-
dati , & li Spagnoli umilmente volfeno ancora lor da H pa
troni' de le cafe dove erano alozadi, li di&i denari over che
ghe fuflTe fatto le fpefe , che fu un gran danno ma Arme a li
poveri artefaniv li quali non havevano per lor da farli le fpe
fe, e bilbgnava farle ad altri, & quello durò per 7zorm.
In el diéìo tempo le zente de Fcanzefi e Viniciani fachezo»
rono tino il Veronefe, excepto alcuni caftelli , comenzando in
la Val de Caprin e Gardefana e per tuta la Zofana in fina a
Legnago e a Ponte Molin indifferentemente cusà le robe de
cittadini come de villani & bediami de ogni forte , talché fu
forza arbandonar le cafe & le ville , & redurfe chi in qua chi
in là in loco ficuro^ & fimilmente fu fachezado una parte del
Mantoan , excepto le fortezze, perche in quelle non potevano
intrar: fu desfaélo de folari & de coperti tute le cafe de Sum-
ma Campagna , & de la Cutloza & altre cafe affai in quel
circuito .
Veronefi Et perche al tempo del recolto le biave de li cittadini par-
ricotti a te ne furon. tolte da li Fifcali de Viniciani, & parte ne furor»
flato affai falvate chi per amicitia ehi per dinari, & chi per altre* mo-
lagrime- ' d
\ o:e • »

(1) Lire 40 circa.


(2^ Un Zecchino Venero.
(j) Soldi 33 di moneta Zinnie.
DELLA SECONDA PARTE. 18?
«Jo, le quale per non poterle condurre a Verona, parte ne fu-
'ron menate in fu ci Mantoan, & parte rettorono in Veronefe,
lecundo che pareva a quelor de chi erano, le qual tute final
mente furono tolte, quelle che erano in Veronefe da Vini-
tiani , & quelle che erano in fu el Mantoan da li Franzefi •
«è folamente le biave di cittadini , ma etiam quelle di villani
del Veronefe , li quali dubitandoli di effer fachezadi , come
poi furono, ne havevano menate una parte in fu el Mantoan
credendo che doveffeno effer fecure, fimilmeme ghe furon tol
te da li diéti FranzeG, nè valle che fuffeno in forteze, per
che fu cusl de confentimento del Marchete de Mantoa .
Da di 3 deDefembro predico in fina adi 26, le cofe fteteno
fecundo il confueto cum gran faftidii e paura & careftia; e adi
16 diéto li Signori volfeno ancora chel fi defle a li faldati un
Marcello per ciafeheduno al di, come è di fopra fcripto, e
durò in fina adi 11 Zenar 15 17 che fu 16 di che fu una gran ca
lamità maflìme per li homeni poveri.
L'anno 1517 adi 3 Zenar vene il Vefcovo de Trento in Vefcovo
Verona , & alozò in Cartel Vechio, et allora fi fepe chiara- f1' Trento
mente che era fatta la pace in tra lo Imperador , il Re de |™ Vero-
Franza , et la Signoria de Venetia , benché per molti zorni
inanti fe ne parlaffe , tamen non fi feppe mai la chiareia fe
non a la venuta del di£to Vefcovo: fu un fredo grandilfimo
in quello anno 1517.
Adi 4 predicìo tuti li foldati Todefchi e Spagnoli et d' al
tra generation che erano in Verona fe reduffeno in piaza et
lì feceno Conlìlio de voler tuti li Ibi denari che li avanzava
no, che erano circa otto Raines ( 1) per cadauno, et menaza-
vano de fachezar et brufar la Terra fe non li era dati quelli
tal dinari : Li Signori volevano che li Todefchi andaffero a
tor li fuoi avanzi a Trento , et li Spagnoli a Bologna , ma
lor non li volfeno confentir , tamen per quel di non fu fat
to altro.
Adi 5 dicìo el Vefcovo predico andò a Dolfobon a parla- Lotrero
mento cum Monfignor de Lutrè Capitanio General del Re de General
Franza, et cum Miffer Andrea Gnti . de* Fra n-
Adi fudetto tuti li foldati ancora fe adunorono a Confelio ce ' '
pur per voler li fuoi avanzi , et cosi feceno adi 6 et 7 del
predicìo et pur non conclufeno niente.
In

(1) Lire 11S di moneta piccola Veneta.


xoo VOLUHliRlMQ
In li predici zorai li di£ti faldati andavano per la atti »
& latravano in le cale , & volevano da manzat & da beve?
per forza , over che volevano dinari y che fu una gran, ero»
ueltà» & fe qualchua fe andafeva a lamentar da li Signori ,
Ior dicevano che non ghe potevano proveder» & che doveffe-
no aver patìentia.
Adi p predica li di£U foldati ancora fe reduflèno a Confo
lio in fu la Brà , & finalmente fé acordorono de tor una pa
ga, cioè. 4 Raines (i}per cadauno, & andara tor il rcfto> do
ve volevano IL Signori over fuoi Capitani; , & cusì feceno .
Vefcova Adi io dicio V el predi&o Vefcovo- fece convocar uno no
di Trenta mo per cafa li qua! tutti fe adunorono in piaza, & poi fe re
pubblica dufleno in la corte del Palazo, dove folev* ftar il Capitanio,
Verona»'0* ^ dicio. Vefcovo vene ad. un pontefello fopra la dacia cor
te ,. & lì per un fuo Secretarlo fece; anuntiar come era. fa&a
pace in fra lo Imperatore y & Frahcefco, Re de Franza v me
diante il Principe Don. Carlo Re di Spagna nepote dei dicio
Imperatore, al qualil dicio- Imperatore haveva. donata Vero
na cum tuto. il fuo. Territorio,, excepto Riva ,. &. Rovere, di
Trento, & alcuni cartelli, in el Ftiolive il ii&o Vefcovo- ab-
folvete la Terra dal zuramento di fedeltà: che fece: a lo» Impe-
rador, e lo trasferete al dicio Re di Spagna fuo nipote..
Adi i v di Zienar del anno- predico, le cominciò- a. partir li.
foldati di Verona.
Adi is predicio ci Vefcovo- de- Trento,, e- il Signor Zorzo
andono a difnar a Villàfranca cum Monfignor deLeutrè , &
MùTer Andrea Gritì : adi 14. fe partV de Verona, li Spagnoli
e il refto de li foldati de lo- Imperatore
Il Lotre- Adi 15 Monfignor de- Leutrè- Capitanio General del Re de
'°> ? Franza , & Miffer Andrea Giriti introrono- in Verona curry con-
irano io*" fenttmento del dicio Vefcovo. curo, cicca quatro railia. perfori e
Verona, li tjuali fe alozorono pur per le cafe, fecundo- ii Confucio , &
il dicio Vefcovo de confentimento del Re di Spagna, dete il
Dominio de la città di Verona a Monfignor de Leutrè, & il
dicio Monfignor il dete a MuTer Andrea. Griti acceptandoi»
per nome de la Signoria de Venefia-
Adi 16 el dicio Vefcovo di Trento fe partì de Verona, e
ri tornofi a Trento*
Adi.

(1) Lire 5? di moneta pi c cola Veneta ►


DELLA SECONDA E ARTE. rps
Adi 18 in «1 Domo fe cridò & publìcò pace per cento e f*ce
uno anno in tra el Re de Franza, e il Re de Spagna, il Re tón"lo"
«le Inghilterra, & la Signoria de Venefia, & poi fe publicò
iriegua per 18 meli in .tra lo Imperator & la Signoria de V«-
nefia , &. quello fu fecondo che odami exiltimava che il diéto
Imperator non fe -naveflè voluto inchinar a far pace cum la
«lieta Signoria per fuo honor ., cioè in lattarli Verona & poi
farli pace, -e peròJui fenfe.de renunciar Verona come è fopra
fcripto, benché quelle cofe fufleno prima in tra lor ordinate,
■& fu fafto campanò « 1» ToTre de la •piaaa per tri dì conti
nui , & falò fimihnente per tri dì in fu la piaza & per le con*
«rade, Se fi cantò <una Mena folenne .in el Domo, & fe fece
}>roceffion , & fu ordinato che cadaun anno a 15 de Zenar fuf-
e fafto <proceffion , & la dicìa Signoria de VeneGa perdonò a
ciafeun <de Verona che li fune (lato contrario, & naveffe ti-
gnudo la parte :de lo Imperator .
Adi ìp predifto fe j>artl de Verona Monfìgnor de Leutrè
cum tute 4e .fue xtnte, -& fene andò -verfo Milan, & Mi/Ter
Andrea -Criti andò in fua compagnia . ,
E adi\di6to -vene in Verona circa -tre milia Tanti ■& cento
Itomeni d' arme de la Signoria -de VeneGa , & fe alozorono pur
■per le cafe ut fupra ± Vene etiam Mifler Zuan Paulo Grade-
nigo, -che era) Provediti*- *lel campo, per Governatore -de la
'Città;.
Adi ao la Comunità de Verona fece dodefe Ambaffàtori che Amorof*
andalfe a Venetia a. la Signoria a rallcgrarfe de la pace, & a «ftmoftra-
recomandarli la Terra, & a offerirli fedefe milia Ducati, la yeronefi'
mità de quali ghe dafevano .al San Martin proffimo, 1' altra jn"°rfo<Ìel
mità -al San Martin del anno 1518 li -quali Ambaflatori furono Principe,
li infraferiptu Primo el Marcherè Zuan Filippo Malafpina ^ Ambafcia-
el Conte Galioto da Nogarole , «el Conte Auguftin di Jufti , tori man-
el Conte Zuanfrancefco BeviJaqua : Mifler Hieronimo Bravo ,i.*ti,da!fa
Mifler Gulielmo Guariento , Mifler Gabriel di Peregrini ,RepnbbU*
Mifler Perfrancefco de Brà tuti quatro Dottori : Francelco Ba- ca .
ialoto, Trancefco da Brenzun, Leonardo da Lifca , & Carlo
di Cavalli, di quali el Baialoto el Brenzun furon fatti Cava-
Ieri; E -adi ultimo Zenar fe partirono li diéìi Ambafladori de
Verona, '& -andorono a Venetia, & haveno una graciflima au-
dientia da la Signoria.
Adi 18 Febrar Mifler Andrea Griti, che era flà a compa-
gnar Monlìgnor de Leutrè vene in Verona .
Adi
i9i VOLUME PRIMO
Adi 6 Marzo fe partì el ditto Miflcr Andrea de Verona ,
& andò a Venetia.
Adi il fudetto li homeni d'arme che erano in Verona fe
partirono & andorono a le ftantie fu el Padoan , & ghe rima
le le fantarie.
I! Ducaci' In el dicìo tempo el Duca de Urbin, el qual za era ftà de-
Urbino ri- fcazado de Stado dal Papa, havendo adunato gran quantità de
Stato?* '° zente' zo^ Spagnoli che erano in Verona, & parte de li To-
defchi, & altra zente affai , andò verlo Urbin , & quel rea-
quiftò, & in pochi zorni tuto il refto del fuo Stado.
Adi io Mazo vene il Gardinal de Aragona in Verona, poi
fe partì , & andò verlo la Alemagna , fe dil'cva da lo lra-
perador •
Adi il predillo vene littere da li noftri Ambaffatori che
erano a Venetia come la Signoria laflava a Verona tute le fue
Jurifditione , & la riduleva in el prillino ftato ficome era
Legnago inanti la guerra, exccpto il cartel de Legnago, el qual la Si-
d*Ha°f 8n0"a non vo^c» CDC ^u^e P'u fubie&o a Verona, & il Vica-
gc7ioiie°8" ^e e' 1ua^ fim^mente 'a dicìa Signoria donò al Conte
tk' Vero- Hieronimo Pompegio & a li fuoi fucceflbri; & fimilmente tu-
neiì . ti li Dati) in la città & fora furon medi , exccpto il Dacio de
la Mafena.
Adi 28 dicìo vene Miffer Alvife Contarmi Podeftà in Ve-
rona cum grandiflimo triunfo .
Teodoro Adi 30 vene il Signor Teodoro da Triulci in Verona a flar
Tiiulzio. cum je fue zente f el quaJ era Governator del campo de la
Signoria, a le qual zente d'arme fu trovade tute le cale che
erano da fittar in Verorfa & furon medi per quelle; Non ghe
alozoron tuti, ma folum 50 homeni d'arme per compagnia del
Signor Teodoro , e ad alcuni fu dato un letto per homo d'ar
me , & altre maflarie neceflarie da colìnar per li rafoneri de le
contrade dove che erano alozadi , ad alcuni altri non fu dato
niente fe non le cafe'Vude.
Adi ip Luio vene Miller Daniel da Cà Rainer Capitanio
in Verona, & Mifler Zuan Paulo Gradenigo che era Provedi-
tor de lì a pochi dì le partì, & le ne andò a Venetia.
In el tempo prediéìo una gran parte de cittadini de Verona
cusì de Nobili, come de Mercadanti, e il capo fu Mifler Tomè
Pompeio mandorono a Venetia a fuplicar la Signoria che vo-
leflfe remover el Conlelio de Verona, atentoche una gran par
te de lor, cioè del Conlelio, erano Imperiali, & fe havevano
depor-
DELLA SECONDA PARTE. 193
deportado male in quefta guerra ,maflìme circa quelle cofe che
concerneva il ben publico , & reformandolo ad un altro mo
do, & cusi fe obtene chel fe reformafie in quefto modo; cioè ConfgHo
che cadauna contrà elezefie quatro homeni , li quali poi tutti delli L, e
infieme in prefentia de li Re&ori per fuo Sacramento elexef- cie' XI*
feno homeni da ben apti & fufficienti al governo de la Re- re8olat0'
publica, & cusì fu fatto, & elefto il Confegio & ordinato li
cinquanta & le mudé de li dodefe fecundo il confueto.
In el tempo de la prepifìa guerra vidclicet al principio el fe ?Jaran!'e
cominciò in Verona due parte , una di&a Marani, & i'altva fozYion
Martelofi ; li Marani era quelli che tegneva la parte de lo in Veroiu.
Imperador, li Martelofi quella de Vinitiani, & era molto ma«
zor il numero de Martelofi che de Marani , perche quafi ge
neralmente tuto il popolo teneva da quefta parte, & fu caulà
quefta parte de grandiflìmi danni per la città così publici co
me privati , e le non fuffe ftà che la Signoria , poiché fu
intràta in Verona , ghe mefle le man de nanti , el faria intra-
venuto de molti fcandoli per li odij che erano conceputi in le
mente de le perfone .
A caufa dunque di quejle perniatofe falcioni , e alle iflan^e del
Conte Pompei e de mercanti > fu proveduto dalla Sapiens del Prin
cipe Serenijfimo , the certe baffe per/ove in Configlio non fajjer piìt
ammeffe . Onde dopo la riforma di effo Conjiglio feguita del 1408 ,
«el quale fu feemato lo fittolo de' cinquecento e ridotto a' foli cin
quanta e fettantadue , quefla fu la ter^a regolazione. Della quale
«e fcrive anche il nofìro Cntte Mofcardo laddove narra che i
Configlieli £ eleggeano dell'ordine de1 maggiori , de minori , e demi-
tiimi . Il Cot te , alla pag. 6zp del XIX libro della fua Storia edita
dal Difcepolo , ne parla anch' effo e fi fece di piìt a regiftrare le
Ducali fottoferitte dal Principe Leonardo Loredam ; Ma ficcarne
queflo Scrittore non adduce la caufa per cui fu moffa fa Signoria a
tale rifolu^ione , come qui dal nojlro Ridoni fi narra • perciò a vo-
modo degli amatori di quefla Cronica le Ducali ftejffe^ come fiati
no e giacciono alla pag. 46 del libro Ducali fegnato K ed efiften-
te nella Cancellarla del Comun di Verona noi fimilmente regi-
flreremo .
Leonardus Lauredanus Dei gratta Dux Venetìarnm
&c. NoSk , & Sapp. Vitti Ahyfio Coni areno de fuo man
dato Poteftati Verona , & Joanni Paulo Gradenico Pro-
vifori nofìro Generali ibidem exiftenti , & Swcefforibus
d on. di Ver. P.1J. Vol.I. £b fair
ip4 VOLUME PRIMO
fui/ fidelibus dilcElit falutem, & dileSlionir affeSlum . Ter^o
%orno vi mandaffìmo lo exemplo della deliberationfatta con
il Configlio nofiro di X circa il modo fe ha a tener nel
far dell' elettion del novo Configlio di quefla Città , &
vi fcrivejjìmo non dovefli principiare la executione fe pri
ma non bavefii altro ordine noftroy bora parendoci che
non fi debia più indufiaf vi abbiamo volato feriver la
preferite : & vi dicemo ebe ricevute le prefente dettate ,
con quella prudentia & dexterità fe conviene , dar prin
cipio ad exequir quanto in la preditela deliberation fi

contiene, la qual etiam vi mandiamo qui fotto regiftra-


ta . Et perche ne vien riferito che alcune de quelle vici
nante over contrade , ^oè da tre in quattro ,fmo fuori della
terra & non banno fe non perfong mólto baffe : però, fe
così è , le tenerete in ultimo a chiamarle dandone notitia
effer etiam della opinion vofira & principiarete dalle al
te , e fervando quelli dextri & convenienti modi ebe fi
ricercano in fimil materia e per la prudentia vofira fe-
tno certi faterete ufare vedendo ,fe pojjlbile fera , tenir fe-
cretì quelli quattro che faranno eletti per cadauna Con
trada fino che faranno eletti tutti : & fcrivendo anderete
exequendo e ne darete particolar advifo : & le prefenti no*
fire unacum l'infraferipta parte farete regifirare in que
fla Cancellarla ad perpetuar» rei memoriam.
EJfendo necejfario far nova eletlion del Configlio del.
la Città di Verona. Vanderà parte che li Rettori nofirì
di Verona far debbano con quella dexterità , che fi con
viene , ridur in Talamo le vicinante over contrade de
■quella Città , che fe dicono effer quaranta otto , a quattro o
cinque al giorno , come più expediente gli parerà , & in lo
ro prefentia 3 o della maggior parte , far che ciafeuny de
effe elevano quattro delli più idonei della fua Contrada
che veneranno ad effer cento e nonanta do , // quali deb
bano ad buffali & ballotte , intervenienti li noftri Rettori,
& mofìrando la fua ballotta , ele^er il novo Configlio a
DELLA SECONDA PAR.TÉ. 195
Buffili , e ballotte per via di fcrutinio . Quelli de cin
quanta a X alla volta , e quei dei fettantado a XI t
per fiata , e quelli che a veranno più ballotte ,pa(fando la
metà yfe intendino ejfer rimafti . El qual Confetto abbi ad
durare fino per tutto Dexembre 1 5 18 . Al qual tempo quel
Confetto debba ele^er el novo : ma prima per teffera deb'
ha effer tratto il quarto a" ejfo, qual quarto per l' anno
fuffequente abbia xeontumacia , ne injji effer eletto nè nel
numero delli cinquanta -, nè delli fettantadue , ma benrì
debba reftare ad far /* elelion da novo \ & cori etiam li
anni dot fequenti a quello far fi debbi . Il quarto au-
tem ultimo debbi andar fuori fen^a altra teffera il quar
to anno ; & fé in quefto primo Confegio da ejfer eletto
come deextero fervar fi debbi , che nonpqffino ejfer in det
to Confegio y falvo tre d* una ifteffa Cafada .
Datum in noftro Ducali Palatio die ultimo Junii In-
dizione V. 1517-
In el tempo ancora predi&o furono molte cafe rovinate per
la città, perche quelor, de chi erano, non potendo foportar
la infolentia de li faldati , fe partevano, che non li effondo
niuno per guardia li foldati li intravano dentro, & le disfa
cevano de talari, & a molte ttiam li coperti e tolevano le le-
gne per brufar.
In el tempo ancora de la prediéìa guerra li cavalli lezeri de
la Signoria de continuo trafeorevano per il Veroncfe, & da t
un lato e l' altro de Ladefe , talché chiariflìme volte fe era
ficuri for da la porta , excepto in Valpolefella & Gardefana.
Similmente non fi era fecuri fora da le porte per li folda
ti, che erano in la Terra, perche Umilmente ancora lor an-
dafevano fora robando & fachezando, & fe trovavano alcuno
a la difeoperta il robavano e il facevano prefon , & de quello
per li Confiliarij fe ne faceva poca refon .
Ancora li predicai foldati che erano in la Terra piìt roba-
vano & fachexavano per il paefe che non facevan li inimici.
Adi 9 Septembre 1517 Miffer Andrea Griti,& MilTer Zor-
10 Corner veneno a Verona , & feceno alcuni provedimenti
per fortificar la Terra, dapoi pochi zorni fe partirono, et ri-
tornorono a Venetia .
Bb i Adi
ip6 VOLUME PRIMO
Adi 18 fudecto la notte poco inanti le quatro hore trafle un
grandiffimo teremoto, che per molti anni inanti non era cia
to un limile.
SpianafiiI Adi 22 predico fe cominciò a butar zò le cafe in el borgo
borgo di de San Zorzo de fora da la porta in fina in li fondamenti ,
San Gior- benché el fu(fe brufado el dicto borgo, eflendo la città lotto
810 ' lo Imperador,* le mura però erano reftade in piedi et alcune
cafe, ma al prefente ogni cofa andò per terra, et etiam tute
quelle che era andando a Santa Maria Mater Domini • Se
cominciò etiam a slargar le fofle et profondarle , et far altri
repari et fortificar la Terra, et far un baftion grandiflimo fo
ra da la porta del Vefcovo.
In el dióìo tempo el Papa e il Duca de Urbin fe acordoro-
no infieme a quefto modo, cioè che al Papa rimafe el Duca
to de Urbin > et dete al Duca certa quantità de dinari , el
qual Duca fe ne vene a Mantoa, et li campi de l'un et de
l'altro fe difeceno, & andorono chi in quà chi m là, prima ria
vendo disfatto e rovinato tuta quella Romagna.
Del mefe de Oóìobrio del anno predifto vene Iittere da la
Signoria , che comandava chel fe delTe la legna a le fantarie
che era in la Terra per brufar, videlieet che ad ogni tri fanti
fe defle un car de legna al mefe et a li Capitanij et Capi de
Squadra un car per cadaun al mefe, la qual legna la mica ghe
dafeva il Contado , e 1' altra mità la Citta , et ogni mefe le
meteva una Dadia in la Terra per comprar dicìa legna.
Adi io O&obrio del anno predi£to vene la mugier del Si
gnor Teodoro da Milan a ftar in Verona.
L'anno 15 18 del mefe de Marzo fe rifece lo Eltimo in Ve
rona , perche quello che tu fafto del anno 15 1 5 non era tro
po jufto, et fu ritrovado in Verona circa 25 milia pecfone, ec
fe ritrovò manco circa doa milia perfone da lo Eftimo del di-
ito anno 15 15 in fina al prefente.
In el tempo predicìo el fu prefa la parte in Venetia che
ogni cofa, et cale, et arbori intorno a Verona a un miglio an-
L'amtfc» dafle per terra : la- Signoria fece rovinar tutte le calè de la
Spedai di fomba > et iQ Holpital de San Jacomo in fina in li fonda
no demo- unenti , fimil mente tutte le cafe a San£ta Lucia , e a Sanfto
lieo infie- Homobon , et a San Malfimo al modo predicìo , benché in
me con al- el tempo de la guerra el ne fune molte desfa&e pur el ghe
tre Ch'efe ne era rjmaft0 qualcuna et le muralie in piedi , et maihme
e. ec. e;. ^ ^ -r,oinj)a je quale erano ftade poco dannificate, et al pre-
lente
DELLA SECONDA PARTE. 107
fcnte tutte furono rovinate , come è dicìo , in fina in li fon
damenti.
In el predicìo tempo eflendo la fama che il Turco prepa
rava grandiffimi eferciti et per mare & per terra per vignir
in Italia over contra de Criftiani , & prima havendo intelò
lui ha ver fubgiugado il Soldano et morto, et prefo il fuo Sta
to, & quafi facìofi Signor di tutto il Levante, il Papa come
Capo de Chriftiani perluafe a cadaun Principe et Potentato de Principi
Chriftiani, che volefle afliimer la imprefa, et prepararli per Crifliani
defender la fede contra li predici Turchi , et volle che fuffe 'f<>rtl,i
facìo una tregua univerfale in fra tuti li dióìi Principi et Po- Coiie.a!rfi
tentati de Chriftiani per cinque anni , excomunicando cada- contro de'
uno , che in el prediclo tempo movcfle guerra a l'altro, la Turchi,
qual fu publicata in Roma in la Ecclefia de Sancìa Maria de
la Minerva adi 14 de Marzo 15 18 effendo tri zorni continui
inanti facìe procelfione folemnifiime, a le quale andò el Pa
pa & Gardenali a piedi defcalzi videlicet fenza fcarpe : prete»
rea il Papa fece quatro Legati, de quali uno andò in Spagna,
uno in Inghilterra, l'altro in Pranza, el quarto in la Ale-
magna , li quali havefleno ad perfuader et exhortar quelli
Principi & populi ad quella imprefa & expedition contra li di-
eli infideli.
Adi 11 Mazo del dióìo anno el Duca de Ferrara vene in
Verona, ci qual fe difeva che andava a li bagni di Abano in
Padoana, e il zorno ieguente fe partì per andar a difti bagni.
Adi al fudetto vene il Gardinal de Gaieta che era de l'ordine
de San Dominico , el qual era Legato del Papa, et andava
in la Alemagna , et li fu faóìo granditfimo honor , et portato
il baldachino l'opra da alcuni Zentilhomeni de la Terra, et li
andò in contra tuti li Ordeni de Frati, et la Chierefia pro-
ceffìonalmente r et alozò in Vefcovado, e adi 22 fe partì de
Verona per andar al fuo viazo .
Adi io Septembro 15 18 fu publicà in fu la piaza di Signo- Trenti*
ri et al Capitello la confirmation de la Tregua in tra lo Im-treTIm-
perador et la Signoria de Venetia la qual comincia a primo del perator, e
mele prefente et dura per cinque anni prò Ih mi , et fu conelu- Vmuiani.
la adi ultimo de Luio mediante il Re de Franza.
Adi 26" prediclo vene Miffer Andrea da Cà Magno Podeftà Andre»
in Verona . Magno
Adi 14 Ocìobrio vene in Verona il Vcfcovo de Polonia che P°delU.
andafeva a Roma cum circa 60 cavalli.
Adi
198 VOLUME PRIMO
Adi zi predici o vene un Cardinal dicco de Monte» fe alo»
zò in cafa de quelli da Monte da San Pero in carnale» Se Te
difeva che andate va a Venezia a folazo.
Adi 19 De Cembro del anno ditto vene Mi/Ter Andrea d»
Cà Marcello Capitanio in Verona .
L'anno 1510 del mele de Zenar circa te fine» vene nove
a Verona come era morto Maflimiliano Imperador, et more*
te adi 12 del predillo.
Del mefe de Zugno circa le fine vene nove come era crea»
to lo Imperador, prima eflendo ftà grati- controversa in era ti
Elettori de lo Imperio, et fu creato il ile de Spagna» el quai
era Nipote de Maflimiliano preditto, ec era Duca de Borgo»
gna, poi i uccefìe in el Regno de Spagna per heredicà, cu poi
w eletto, come è ditto, Imperador.
Adi 13 de Avofto el Gardinal de Gaicta che era afida. Le
to in la Alemanna vene in Verona ec vene zò per Ladefe ir»
una zata » et alozè» in Vefeovato , et Mete in Verona dui
«orni» dapoi fe parti» 8t fe ne andò a Venetta » et bde lì poi
a Roma .
Tre Am- Del mefe de Ottobrio del anno predici» vene Làcere de la
bafciato-^ signoria a li Rettori de Verona» che dovefleno far preparar
Imperiale cre ca^e > et P'u ^e bifognava in Verona per tri Ambafl'ato»
quello rfel ri che erano per vignir a parlamento infieme, verbi gratia, lo?
Redi Fri- AmbafTator de lo Imperador, uno del Re de Franza» et uno
l'osella1" ^C *a Signoria ^e Venetia.
Re'pub- 30 fudetto vene lo AmbafTator de la Signoria, ec alo-
blica al zò in le cale de quelli dal Ben in fu li Calzari.
cogreiToin Adi 8 Novembro vene quello del Re de Fraaaa» et aJozò»
Verona. jn Ja C3fa. $ Bandj fa Sanaa Eufemia.
Adi 13 fudetto vene quel de lo Imperator, et alozò in cafa
di Medici per mezo a la Chieda de Santto Apoftolo, a li q.ua»
li Ambaflatori fu fatto grande honor,et ghe fteteno- tri meG e
più poi fe partirono. Adi 16 Febrar 1520 parti lo AmbafTa
tor de lo Imperator; Adi 25 fudetto quel dei Re de Franza/
Adi 2r5 quel de Vini:iani.
Li quali AmbafTatori erano vignudi per trattar et trattoro»
no, fecundo che fe dileva, la con fìrmaitot» de la Tregua fatta
inanti in tra k> Imperator & la Signoria» poi de alcune dirle»
rentie de confini; ultimo differentie de Forlani, Trivifani »
Padoani , Vifentini fora ufeiti de cafa , a li quali ù Signori
ocupavano & riavevano toko il fuo.
L'anno
DELLA SECONDA PARTE. ipp
_• L'aano 1320 adi 5 Febrar vene Miffer Leonardo Emo Po»
dtfftà in Verona.
Adi 17 fudecto la notte a bore 11 traile un tereoJotd non
mollo1 grande. :
In el tempo predifto li contadini over li fei Capi de Colo» Teri-ito-
Dello andorono a Venetia dolendoli che lor non potevano ftt- riali C0I>-
piir a far le fatione che occorevano a zornata , cheJ it faceva- tendono
no in far li baftioni, & fortificar la città, & volevano che li dini" "
cittadini ancora lor feneno per la fua parte le prediche fatio
ne, & furon citadi ad iftantia de li ditti contadini a Venetia,
& furon eie&i fei Atnbaffatori verbi gratta el Conte Tornio
Pompeio, Mifler Akflandro Guagnin , Mifler Leonardo Cepo
la, Mifler Alvife de li Alberti, Zuanbatifta di Caliari, & Ja-
como da Baffan. Tandem la Signoria aldido in contradicìorio
Judicio l'una & l'altra parte, determinorono non voler inno
var cofa alcuna contra la città , & licentiorono li dióti conta»
dici, & fu adi 20 Marzo de Tanno fudetto 1520.
Adi dui de Lugio la matina in el far del dì traile un vento
grandiflimo & tempefta per la Valpolifella , Val de Lagri, &
Qardefana , & fece in li predicai luochi de grandinimi danni
in cavar arbori & olivi , & in alcuni luochi buttò zò li co»
perà de le cafe , talché per molti anni inanti non fe aricorda
cfler ftà un vento limile
Adi 8 Luio del anno predi£to in tra le 23 & 24 ore fe le- Tempefl*
vò un tempo cui» venti 01 tempefta teribile la qual era grotta 0««biie .
come ovi de ocha , & più , & fu pefadi in Verona alcuni gra
ni de ditta tempefta che pelava 31 onze per cadauno, nè fu
alcuno che fe ricordane mai più calcar la mazor, ma non fe
ce tropo gran danno dove che andò, perche cafeava chiara ,
8f. durò puocho.
Adi 30 fudetto el Conte da Cariati che fu za Locotenente
per lo Imperator in Verona, pafsò per Guflblengo, & anda-
ieva in la Alemagna a vifitar lo Imperator cum circa 40
cavalli.
Adi 25 Avofto fu decapiti in fu la pinza granda uno de la
villa de Engiare per haver tolto una zovene per forza non ob
liarne che lui dopo la havefie fpofada , el qual eflendo in Ca- Nota .
pella, fecundo il confueto, domandò ad uno de quelli che fono
deputati in tal luochi ad confortar li malfattori che fono per
effèr juftitiati , un cortello per far alcune cofe, & lui ghel de-
te , poi diffe che dovelfeno pregar Dio per lui , onde lor fe in-
zeno-
2oo VOLUME PRIMO
zenochioron inanti lo altare , & lui Umilmente fimulando io*
ginochiarfi, cum el di6lo coltello amazò de fafto quelui che
ghe lo haveva dato, credo per defperation.
Adi 30 fudetto lo fiume de Ladefe creftete in tanta alteza ,
che andò per la contrà di Ogni Sancii in fina a la porta del
Palio, & da la porta de Borlàri Cotto Riva e in Brà, & da li
Lioni, & fu circa 4 piedi manco che non fu lo anno 1512 ,
& adi 31 el cominciò a calar.
Adi Septembro de lo anno prediclo vene Miffer France-
feo da Cà Pefaro Capitanio in Verona.
Forte del Uel ™e'e predillo la Signoria fece vignir cinquecento gua-
Baftion ftadori Vifentini per far la fofla al baftion da la porta del
della por- Vefcovo , perche quelli del Veronefe non potevano fuplir al
1.1 .lei Ve
icolo, tutto.
Del mefe de Oftobiio vene nove come era morto il Turche»
de pelle .
Del mefe de Novembre vene nove a Verona come lo Im-
perador haveva habuto la corona de ferro in la Alemagna .
Porta del In el predi£to tempo fu facìa & compida la porta del Ve-
Vefcovo fCOvo, la qual fu facìa un poco de fopra da la vecchia, &
nffatta. fe C0rn;ncio a paflar adi 5 Defembro del anno prediéìo.
Ponte del- I" e^ tempo predico fu facìo il ponte de la Preda , el
la Pietra qual per inanti era de legname , effendo Podeftà Miffer Lo-
rirtato. nardo Emo.
Adi 24 Decembro vene il Principe de Bifignano in Verona,
& vigneva da lo Imperador, & alozò in Vefcovado a fpefe de
la Signoria , & li fu fa&o grande honor , & adi 27 le parti Se
andò a Venetia.
L'anno i52l,effendo Podeftà de Verona Miffer Lonardo
Emo, fe infalezò la piaza granda dal Mercà dal Capitello in
fu, & fe comenzò a lavorar adi 25 Febiar 1521 , 8c un terzo
de la fpefa pagò la città , un terzo le boteghe 11 intorno la
piaza , & un terzo la Camera »
Adi z6 Marzo vene Miffer Andrea Griti in Verona, & an
dò a Milan, & tornò in drio adi 24 Aprile, nè fe fepe la
caufa .
Del mefe de Aprile predico el pafsò per el Mantoan cir
ca oóìo milia Sguizari a nome del Papa , & andorono in la
Marcha.
Adi 23 fudetto fu rezità il Rengo , et prima fu zetado
doe volte che non vene compido , ci pesò 14000 libre ef
fendo
DELLA SECONDA PARTE. 201
fendo Podeftà el fudetto , & li fum fcolpidi fu quelli dui
verfi.
Supplicium portendo rcis, moneeque monendos .
liane miferam in fortem ne mala fa&a trabant?
et la prima volta che fi Tonò , fu a la fefta de San Zen de
Mazo ( 1 ) •
In el tempo predi£to el fu fafto lo acordo in tra el Conta- Accorda
do et la città per mezo de li Re&ori , el qual Contado over [" '*
li fuoi Capi de Colonello domandavano molte cole a la città, Ter' ho-
in tra le altre volevano ancora lor che li fuffeno difalcadi rio-
{»arte de li ofto carati, che lor pagano, fecundo che era ftà
acìo al Clero , et havevano faóìo citar la Terra a Venetia ,
tandem per mezo de li Recìori fu faéìo lo acordo , et li fu
concettò alcune cofe per li cittadini, che pur havevano qual
che oneftà, el qual hi facìo per anni 15.
Adi primo Zugno del anno predi&o fu publicà in fu la pia-
za di Signori , che la Tregua facìa in tra io Imperador Mali-
fimiliano morto, la qual durava per cinque anni, cominciando
adi 18 Septembro 15 18 et fineva adi 18 Septembro 1523 ,
■era confirmada etiam cum Io prefente Imperador in fina al di«
ciò termine.
Adi fudetto vene Mifler Francefco Corner in Verona , che
«ra (lato AmbafTator a lo Imperatore , et el dì feguente fe par
ti per andar a Venetia.
Del tempo predicìo li Frati di Servi da Sanéìa Maria a la Capitolo
Scala feccno il fuo Capitolo General in Verona . Generale
Adi 23 fudetto vene nove in Verona come era morto el p^^jf*'
Dufe de Venetia Mifler Leonardo Loredan. viti in Ve-
Adi fudetto vene in Verona el Cardinal Corner che era Ve- rona.
fcovo de Verona per andar poi a tuor la tignuda del Vefco»
vado de Padoa , e il dì feguente cantò Meda nova in el Do
mo un certo Vefcovo , che era cum lui , et ghe fu Indulgen-
tia plenaria tutto quel dì cum au&orità di abfolvcr, et dif-
penfar cafi fenza pagar cofa alcuna.
Cron.diVer.P.ILVol.I. Ce In

(1) Fu poi per un certo maeftro chiamato AlefTandro di nuovo que


lla Campana rifatta del 1557 colla feguente ifcrizione s
JE.re ego Prafiantum Vrmtum Campana canoro!
Arttqui Alexandri profitto fufa fono! -
Aitifonant papato ricino folemnia Ditara
Sacra, jjV/7 pxnat , Icctitiarn Patriòti! •
A. D. M. D. LVII.
zoa VOLUME P R I M O
Io ci tempo predico el Papa havendo adunai? un grandif*
fimo efercito, mandò le difte zente a Bologna e in fu el Bolo-
gneie a far la mafia , & era Capicanio el Signor Proserò Co*
Iona, & fc dilèva che volevano andar contra a Francefi come
poi. fece. .
Ancora in el diòìo tempo la Signoria , effendo jn Ljga enfi
el Re de Franza , cominciò a far cavalcar le fuc «ente.
Adi 24 Zugno vene un Mandato che le akttaffe in Verona
150 homcni d'arme, & cusì fc alozoroao per le contrade $
per le cafe di cittadini. , ;
Et alcune contrade 8c,in particularità alcuni cittadini non
volendo la fubgezion de alozar-li in cafa , fe acordavano & li
metevano in fu le hoftarie, & pagavano un Ducato per hqmp
& per cavallo al mefe .
Adi 20 fudetto la no&e fe partì el Governator de Verona
cum la fua zente, & andò lozar a Caftfclaovp, Se de lì pafsò
Pefchera , & andò a le confine del Brinati *
la el dicìo tempo li Conteftabili che eràno in Verona cq«
minciorono a far zente , & acrefeer le compagnie , & fimUmen-
te altri Conteftabili che erano facìi da novo, facevano {anta-
rie affai .
Antonio Adi 7 Luio vene nove che era facto el Principe de Vene*
Crimini jla Miffer Antonio Grimani.
Do8e* Adi 14 fudetto la noftra città fece. Hi Ambgffatori per an-
Ainba_ dar a la vifuation del Principe' novo, & furono : Primo el
fc iadori Marcheiè Hieronirno Malafpina, el Conte Tornio Pompeio
fpediti Miffer Francefco Baialoto , & Miflèr Dominico Marion Ca-
dal1* Cit- valieri : Doftori Miller Alvife de li Alberti, Miflèr GabrieJ
xU. "di Peregrini, Miffer Pierfrancefeo Montenar , & MifTer .Tulio
de la Torre : Laici Zuanbapfifta di Caiiari , Bartolamè di
(Ubriachi, Hieronirno da San Sebaftian, .& Mar,io Bolder.
Adi 23 Septembro fe partirono U fudetti Aajbaflatori &
portorono un Stendardo cum un San Marco depeato a donar
a la Signoria, come ghe era ftà promeffo per li Ambafladori ,
che andorono a Venetia quando recuperarono Verona , el qual
Confalon monta cento e quaranta Ducati, & tornorono li di
tti Ambaffatori adi 2 Ottobiio.
In lizorni predicai fefece la Cri da che non fe vendeflè cavai*
li a foreftieri , & che alcun che fuflè de le terre de la Signo-
Bernaici r'a n0n an^a e a^ ^0'^° de a^tr' Signori.
Marcelio° Adi 21 Luio vene Miffer Bernardo Marcello Podeftà in Verona.
Podeftà. ' I*
DELLA SECÓNDA PARTE. io?
In H «orni predici el fe fece cavalli lezeri, li quali caval
cavano in Breffana infieme cum altri homeni d'arme de la Si*
Moria , & fantarie affai dove facevano la muffa .
Adi 3 Avofto el Marchefe de Mancoa , che era novamente
fafto Confaloner de la Chiefa , cavalcò cum 200 homeni d'ar
me , etnto cavalli lezeri & mille fanti verlb Rezo in fu et
campò del Papa che fjf era redu&b 11.
In li cftcTi aorni el fe alozò- ancora per ie contrade & per
le cafe fìntane affai ; & ne fu meffo etum per li caftelli , a li
quali fu dato per le contrade lettiere per dormir & linzoli
& coperte, ciafcuna contrà per la fua rata per comandamen
to di Reiteri.
Adi 5 fnderro el Signor Malatefta Baiun(*), che era aIoza-(») Leggi
do in Verona cum cento homeni d'arme per guardia de la Ter-Baglione.
ra, fe parti cum circa trefentó cavalli & quatrocento fanti, e
andò in Gardefana & in la Val de Caprin per far provifìone
che non paffofle circa fei milia Todefehi , che erano vignudì
in fina a Brentonego, & volevano andar ili el campo del Pa
pa, dapoi ritornò in Verona.
Adi* iò fudettb el diéìo Signor' Malarefta ancora fe partì
fuor de Verona cum le fue «etite <St fantarie affai, & andò in
la dieta- Val de Caprin; & fìmilmente una parte de le zente
che erano in- Breffàna pafforono de zà da Pefchèra , & andoro-
no in la diéìà valle per far refiftehtia , & obliar a Todefehi
che néiv paftaffèno , perche fe dlcéV* che volevano panar per
forar.
Adi fudetto vene e I Signor Marco Antonio CoIona da Ve-
netiaf in Verona, & il dì ifcguenrc fe parti, & andò, alcuni di
ceva a M5Ian, alcuni in Franza dal Re.
In li zornl predicìi el vene guaftadori affai Vifentini,& Ber-
gamafehi a lavorar a li baffioni & a le foflè intorno a Verona .
Adi 1*4 prediclò vene Miffèr Hieronimo da Cà Pefaro, che
era Provéthtór del campo, & andò in campo a Caprin.
Adi 16 fudetto la zente de la Signor» che era in la Val
de Caprin fé partirono , & parte ritornò in Verona , Se parte
andò in Brèffài» ai campo, perche -erano rimarti dacordo cuni
li Todefehi de lavarli paffar.
Adi 17 li difti Todefehi pafTorono per la Val de Caprin a
8t veneno in tr* Caftelnovo & le CaSrilcafelIe , et andorono a
ferrar a Valezo , et non féceno defpiafer ad alcun , né mai fe
tolfeno fuor de la fua ordinanza .
Ce 2 Dapoi
104 VOLUME PRIMO
Le milizie Dapoi fe partirono, & poi per il Mantoan andorono in el
!?Jr/*P* campo del Papa , el qual era partido da Rezo, et andava a
attediano r r > . i r
Parma, campo a Parma , in el qual campo el le dileva che ghe era
mille et fettecento homeni d'arme,doa milia cavalli lezeri , &
defdoto milia fanti in tra Italiani et Spagnoli , et erano Ca
pitani; el Marchefe de Mantoa, et il Signor Profpero CoIona,
et in Parma era circa quatrocento homeni d'arme, et trefen-
to cavalli lizeri, et cinque milia fanti , per Francefi Capitani
Monfignor de et il Signor Federico da Bozolo, et fe fen-
tiva in fina qui in Veronefc le arteliarie che shombardavano
Parma .
In li di&i zorni li Reétori per comandamento de la Signo
ria feceno comandamento a molti cittadini li quali ha ve vano
fufpeóìi che non fuffeno contrarij al Stado , che doveflèno an
dar a Venetia, et non fe partir de 11 in fina che non fuffeno
licentiadi: furono circa 15 homeni.
Adi 24 predico el vene Miffer Andrea Griti in Verona che
era faéìo Proveditor del campo , et adi zó fe partì, et andò
in BrefTana .
Adi ultimo dicito circa te 11 bore traile un teremoto.
In el diéìo tempo el campo o fia le zente del Papa deteno
una batalia a Parma, et introrono in un borgo, ma quelli de
dentro, come fe ditte, li rebutorono fora, et cum certi fuochi
artificiadi ne bruforono affai et maffime Spagnoli.
In el tempo predi&o el campo de la Signorìa ch« era in fu
el Breffan, fe partì et andò a San Secondo dove era venuto
etiam quel de Francefi .
Ancora in el diéto tempo el Marchefe da Ferrara , che era
cum Francefi , vene al Finale cum circa tre milia perfone .
Et al hora el campo del Papa fe retirò in drio da lo affé-
dio de Parma .
Adi 4 Oéìobrio del di£o anno el campo del Papa pafsò- de
zà da Pò , et vene a Cafal Mazor, perche el fe di le va che vi
gnerà una quantità de Sguizari in fuo aiuto.
Adi 8 fudetto alcune zente de la Signoria che era in Afola
per guardia tolfe una gran quantità de carri carichi de vima
ria che vigneva da Mantoa , et andava in el campo del Papa ,
la qual Signoria li fece refUtuir.
' Et poco dapoi d campo del Papa fe ritirò in drio , et vene
in fu el Mantoan apreffo a Goit, et quel de la Signoria et
Francefi li veneno drio a Rebecho et a Ponte Vigo .
In
DELLA SECONDA PARTE. 105
In li zorni predici alcune zente del Papa, che erano fu quel
de Modena over Rezo, vene de nofte et afTaltorono le zente
del Marchefe da Ferrara, che erano al Finale, & amazorono
fanti affai , & che tolfeno alcuni pezi de arteliarie , prima ha*
vendo piliato le fcolte come fe dileva .
In li dic^i zorni fe fece la defcrition de le biave in Verona
per comandamento di Re&ori, e de le boche, et per tutto el
Veronefe .
In el tempo predicìo el vene circa fei milia Sguizari in fu
el Bergamafco che vignevano in aiuto del Papa, et ghe ftete-
no alcuni dì , et non facevano defpiafer ad alcun , dapoi paf-
forono, et fe andorono ad unirfì cum le altre zente del Papa.
Et benché la Signoria de Venetia fuffe in Liga cum el Re
de Franza non era però in guera cum el Papa , ma quella zente
che la Signoria dafeva al Re era per obligation , come era in li
fuoi capitoli , nè mai le zente del Papa feceno danno alcuno
fu quel de la Signoria, come è in far prefoni et fachezar.
Adi 8 O&obno crefcete el fiume de Ladefe ma non in tro
po alteza, vene in fina in Brà et fotto Riva, et rompete apref-
fo a Legnago da l'un lato et da l'altro.
Del anno predillo fu in li grani affai povegiole et tarme ,
et fu poca Uva per ci Veronefe, et fe guadò Vin affai, et la
oliva quali per tutto era piena de vermi, et rendeva poco Olio
et cativo, et fu villi Solini del mefe de O&obrio et fave fref«
che a le fine del mefe de Novembre . Noti
In li zorni predicai fu defeoperto un traéìado in Brefla de
alcuni, che volevano dar via una porta de la Terra a Sgui
zari, et furono pigliati, et menati a Venetia.
Adi 6 de Novcmbro el campo del Papa fe aprefsò al fiume olio
de Oio per paflar,ma non potè per quella volta , per el contra- me.
ilo, et le amazò una quantità de zente, poi finalmente de.U
a pochi di paflbrono.
Adi 7 ditto circa doa milia Todefchi , de quelli che erano
in el campo del Papa , fe partirono et veneno a Defanzan , et
lì per comandamento de Miffer Andrea Griti furono imbarca-
di et conduci! a Riva.
Adi 13 fudetto el campo del Papa pafsò el fiume de Ada , et ^j,
il campo de Francefi et Vinitiani le retirorono verfo Mikn. me.
Adi 23 predì&o vene le nove come e (Tendo el campo de Fran
cefi et Viniciani retiradi in Milan,et il campo del Papa effendo
acampado lì apre/lo a tre milia , un dì fe levorono et andò*
rono
VOLU NT B PITM O
raao eoa tanto impeto che latrarono in Mila» per forza , &
amazorano pur qualche zen te, ma non gran quantità, & maf-
firae quelli che ritrovavano fuor di cafa , & 5*ranccu & Vini-
ciani Ce retirorono parte in el cartello , el retto de Francefì ver-
fo Como, & Viniciani verfo Bergamo & Crema» & in el paC-
far li mariti de Brianza riceveteno gran danno, perche quelli
montagnoli, tri; el palTar che facevano, maffime quando erano
pochi, li fpoliavano, & poi li laflàva andar, & fu prefo il Si
gnor Teodoro in Milan , & alcuni altri Capi» & fu adi ip
indetto .
Adi 1$ vene el Signor Marco Antonio CoIona in Verona
che vigneva del campo de Francefì » & il dk feguente fe parti
& 1 andò, a Venetia .
In lì zorni predicai le sente del Papa aoquifforono quali
tutto il retto del Ducato de Milan , & Franceu da Como ve»
neno in Cremona , & lì fe fortincorono # & le zente de la Si»
gnorta vene in fu el' Breftan cum Miflèr Andrea Grò* »
Adi y Decembro 15ZI vene le nove come era morto il Pa
pa, & morì a note fei de notte adi z fudetto»
Qui man- Adi 8 Decembro ljzi el Duca de Urbin - -- -- -- --
cano alcu- -••«•----«--------.--•----.--•----
ne pagine - ••-••»»•> -'w>-- - - -•---»•• »
ne» al fi ».•!.-•--.------------•- •-»«»-•—• - -

Fine della continuazione di Giacomo Rizzom alla


Cronica di Pier Zagata •

SUPPLE-
tory

SUPPLEMENTO

D I
GIAMBATTISTA BIANCOLINI

ALLA CRONICA

DI GIACOPO RIZZONL

Er non lafciar imperfette quelle memo


rie del Rizzoni quel tanto abbiamo ad
effe follituir voluto , che , fecondo i fo
gli che nel Tello lì veggon mancare ,
potea elfo forfè aver regiftrato ; lo fa
remo dunque io compendio , e colla bre
vità, che fin da principio di feguire ci
proponemo .
Avea il Rizzoni incominciato a fcrivere, come Francefco
Maria dalla Rovere Duca d'Urbino, il quale in Verona tro-
■vavafi , era quindi partito per gire a riacqufftare il proprio
Stato perduto, diremo noi dunque come fra|i molti nobili Ve-
ronefi, che andarono feco, fu accompagnato da Graziadio da
Campo, da Lodovico e Giacomo de' Marani .
L'anno feguente 1521', fendo {lata dalla Signoria preludia
ta la Città nollra , coflretti furono i Vcronefi a provedere le mi
lizie d'alloggiamento , e delle maffarizie a quelle neceflarie ,
onde fu polla una Dadia di foldi dieci per lira, il cui prezzo
monterebbe a'tempi nollri a foldi quarantafette di moneta pio*
cola Veneta ; il qual' aggravio fu indiflferent.eme.nte pagato ,
cosi da quelli ch'erano di maggiore come di minor elTimo .
L'anno poi 1523 fu lastricato ciò che reflava della piazza
gran-
208 VOLUME PRIMO
5rande , e quella pure del mercato , la cui fpefa fu contribuita
ue terze parti dagli Eccellentiffimi Rettori,- e '1 rimanente
del dannaro rifcoffo di una Dadia generale pofta fopra l'intie
ro Eftimo. Indi nel mefe di Luglio, come narra il Corte, fu
ordinato che ciafcuno fotto gravi pene dov^Jfe far immante
nente laftricare di mattoni in coltello co'pronndi pietra dura
il portico efteriore dinanzi alla propria cafa . Entrato Tan
no 1524 effendo Podeftà Pietro Tron , e Marco Gabrielli Ca-
pitanio il di 15 Marzo fra le ore diecifette e dieciotto , co
me abbiam ricavato da certe memorie manofcritte di Giara-
batirta dalla Seda, che allora era in vita, fu dirizzata in ca
po della piazza del mercato quella grande è bellidima co
lonna di marmo , che v'erta ancora a'dì noftri , con quel
Leone in cima della medefima ; e fu dal Configlio per leg
ge ordinato il giorno decimonono dello rtcflb mcfc , i Ret
tori eziandio confentendolo : che debitore alcuno , il quale
cRà colonna toccafTe, non potefle eflere per qualunque 1 ura
nia moleftato , nè da'miniftri ritenuto : Ma quella legge ,
che per molto tempo fu inviolabilmente offervata , ficcome
avvenuto era di molte altre , fi venne alla per fin difmei-
tendo . Fu principiata umilmente in queft' anno la Porta
Nuova, la quale folo nel 1540 fu perfezionata, come rilevati
dalle Iscrizioni che fopra di quella fi leggono ; e fu detta
Nuova rifpetto alle vecchie che vi erano da quella parte ,
cioè quella di S. Croce, che per ciò fu murata; quella di Cal
zolai o di S. Spirito: di S. Silfo detta anche del Palio: e quel
la di S. Ma (Timo . Intanto per la difeordia nata tra Franco
feo I Re di Francia, e Carlo V Imperatore, trovandoti l'Ita
lia tutta foffopra, fu nel 1525 mandato dalla Signoria Fran-
cefeo Duca d'Urbino di lei Generale in Verona, dove s'avea
a fare la raflegna delle milizie . Fu fabbricata nel tempo me-
defimo la Porta di San Giorgio1, nella forma , che oggi ve
diamo. Ul'cito pòi il Duca Francefco per foccorrere lo Sforza
Duca di Milano prefe la città di Lodi; ma intefa pofeia la refa
del cartello di Milano, ch'era affediato dal Duca di Borbone,
ed efferfi il Duca Sforza ritirato a Cremona : Il Duca Fran
cefco, e Giovanni de' Medici Generale delle genti del Papa ,
veggendo eflere ormai le cofe di Milano difperate, a Pefchìe-
ra fi ritirarono. Quivi incontrato Giorgio Franisberg, il qua
le marciava in ajuto del Borbone, carico di preda, che botti
nato avea nella Val di Caprino, Rivole, Affi, Incaffi, Cava
gliene,
DELLA SECONDA PARTE. aop
gitone , Bardolino , Cifan , Calmafin , Piovezzano , Lazife ,
Colà, Pacengo, c Pefchiera, ne' qua i luoghi molte perfone d'
ogni età e feflb avea fatti fchiavi, venne con lui alle mani ,
non però a general battaglia. Nel i$i6 compaffionando già il
Principe noftro Sereniffimo lo flato de' poveri VeroneG , ordi
nò che foffero fabbricati alcuni quartieri nella Cittadella per
collocarvi le milizie, ficcome appreffo le porte della città al
cuni alloggiamenti per gli altri ibldati, acciò i cittadini, e '1
popolo liberi follerò dal travaglio d'accogliere le milizie nelle
proprie cafe . Perloche furono dalla città al Principe fteffo fei
mila feudi contribuiti ( i ) , e '1 danaro fu poi rimpiazzato con
una general Dadia fopra il maggiore e minor Eftimo, niuna
perfona eccettuata quantunque miferabile foffe . Ora erano flati
rimedi gli Ebrei in Verona , ma a caufa delle immoderate ufure
da coftoro inverfo de'Criftiani praticate , fendo ite molte famiglie
un'altra volta in ruina, ottenne la città dal Principe Serenif
fimo , che non poteffe quella nazione per l' innanzi predar piàp
a guadagno . Nell'anno 1-527 non occorfe nella città colà
che ci obblighi a intertenere il Lettore; ma entrato il 1528
la morte ricorderemo del Signor Daniel Barbaro noftro Ca
pitano feguita la notte che precedette al giorno 28 Aprile : la
venuta in Italia di Arrigo Marchefe di Branfvich man
dato dall'Imperatore , onde fu coftretta la Repubblica guar
dar i fuoi Stati, e però fpedl alla cuftodia di Verona Carlo
Contarini Proveditore del -campo, ed otto altri Patrizj, offi
cio de' quali fi era di vigilare alla cuftodia delle porte della
città, e della Cittadella . Ci venne pure il Duca di Urbino con
groffo numero di foldatefca, che fu alloggiata d'ordine della
Signoria nelle cafe de' cittadini (¥),a'quali frante la grande penu- (*) Forfè
ria, che allora la città anguftiava., fu di notabiliiii-mo danno, non era
Partì il Duca per 6refcia,e intanto le milizie Alemane , oltre ancor fini-
agli altri graviflimi danni che inferirono nelle ville del terri- «J^* ^*b~
torio Veronefe, faccheggiarono la terra di Lazife, Valleggio, gjj aii0gl
Monzambano , ed altri luoghi, eccetto alcuni , che dal facco pergiameuti
danari fi rifeattarono . Fu durante la guerra travagliato il noftro perlemlli.
territorio, ma entrate» l'anno 100 e feeuita la pace fra l'Impe-i,1' "j11*
ratore e la Signoria , incominciarono 1 Veronen a relpirare dal-ec>
le paffate calamità , alle quali feguì in queft' anno uno ftraor-
Cron.diVer.P.II.Vol.I. Dd dina-

(1) A Lire 10. 8 piccole Venete per Scudo, li 6000 Scudi monte
rebbero oggi a Lire 11 6400.
aio VOLUME PRIMO
dinario gonfiamento del fiume Adige, non lènza danno e fpa»
vento degli abitatori . Morì nell'anno medclimo in Verona la
moglie del Signor Teodoro Triulzio , e fu onorevolmente fep»
pemta nella Chiefa di S, Bernardino. Pafsò pure pel Vesonefe
l'Imperator Cario V , il quale fu accompagnato fino a' confi*
ni da quattro Gentiluomini Viniziani: Incanto la città in rendi*
mento di grazie a S. D. M. , dalla cui mifericordia siconobbe
edere fiata liberata dalle panata difgrazie, mandò ad offerii»
alla facra Immagine di Loreto il ritracco della città (teda di
puro argenta fabbricato - Narra il Corte, che defiderando %
Cittadini di toglier l'abufo di certuni , cbe di gir mendicando,
tuttoché fani fofier del corpo, non fi vergognavano, il quale
abufo corre pur troppo anco a' tempi nafta , fi. face fiero a rin
tracciarli, e a diftribuirli negli Speda'i , impiegandogli in que
gli efercizj, a'quali atti li riconobbero; e della città quegli al*
tri cacciando , i quali ricalavano per poltroneria di adoperarli
in alcun raeftiere . Indi eleffero alcuni altri cittadini , i qua
nti giflèro per la città accattando pel mantenimento di que
gli, e per poter fupplire alle fpefe ch'erano neceflarie pel lo
ro governo. Fecero rifar Umilmente il Cannone di piombo
della Fontana , il quale prima era di legno. Entrato l'anno
153 1 per teftimonio dello fteflb Corte fu la città in gran pe
ricolo per una follevazione del popolo contro decorna ), i qua»
li a caufa del prezzo del fermento, ch'erta faliio a foldi qua
ranta il minale , il cui moderno prezzo farebbe lire otto il
minale, e ventiquattro lire il facco, nè, fecondo il calmiero,
trovandoci elfi Fornaj il loro utile, non cuocevano pane» e'1
cotto tenevano rinchiufo: Per la qual cofa grande numero dì
baffa gente correffe furiofamente alla piazza, -e fpezzate le caf<
fe, ov'era il pane rinchiufo, le facefieggiaflero ; e in altri di
sordini ancora incorrendo vogliono alcuni , che di qui per ope
ra di Tommafo da Vico noftro cittadino principio aveffe quella
funzione, che l' ultimo Venerdì di Carnovale fi fa portandoli
l'Eccellentiflìmo Podeftà informa pubblica infiemecol Signor Vi
cario della Cafa de' mercanti , e accompagnato dalla maggior
parte della Nobiltà a S. Zeno Maggiore , ove vien difpenfato a
quella contrada pane, vino, farina, butrro, e fermaglio, il
tutto dalla liberalità del Principe Seren?iffimo contribuito col
provento del Dazio delle Caftagne e delle Olive. E che per
ciò al Vico fofle eretta quella (tatua, ch'ella ancora a' dì no-
ftri accanto alla Chiefa di S. Zeno. Altri però vogliono, che
non
"DELLA SECONDA PARTE. *i«
non m -quello ma. nell'anna antecedente, affai careftiofo, fot»
fe utata quella compaflìone agli abitatori di quella contrada -.
-Fu pure formato l'Eftimo in queflo mede fimo anno , e fu tro-
•vato efiere il numero degli abitatori trenta mila in circa .
fu veduta» nel mefe di Agodo una Cometa per diverte notti,
la cui coda era rivolt' all' Oriente . L' arnia che fegui al 1531
fu condòtto Bernardino' Donata Veronefe a leggere pubblica»
mente Umanità in Verona con ftipendio di 150 feudi annui,
che in oggi farebbero lire due mila novecento di moneta pic
cola Veneta. Nel mefe di Ottobre del medefirna anno l'Adi
ge gonfiò- di maniera, che molti non lieve danna ne rifenti-
«ona. L'Imperatore Carla V ritornò un'altra volta in Italia
per la via dei Friuli ,. dove fu incontrato da quattro Amba»
•sciatori della Signoria;, entrata por nel Veronefe del mefe di
Novembre alloggiò a Ifola della Scala con tutte le fue genti,
«Èerana al numero di trenta mila faldati . Di quV partitoli giun
ge in Mantova ,dove decorò corr titoladr Duca il Marchefe Fe
derica Signore di quelli città . Fecero i Veroneii lafirkare le
via del Corfo da S. An affafta fina alCàft'ervecchio. Racconta
il tradirò Corte come ne'mefi di Settembre ed Ottobre della
fttfa anno apparvero1 due Comete annunciatrici, com'éffo ere-
dea , della careflia che in appretto legni : Ma quelle tali opinio-
•ni fona dalla maggior parte de' moderni per pure inezie fpac-
cinte . Nel 1534 altra non troviamo degna di ricordanza fe
non fe la -parte prefa dalla Città nel dì a Dicembre , con la
quale fu ftatuiro che i Vefeovi non poteffero all'avvenire far
regolazioney ordine o forma alcuna di governa circa i Morra-
Iter; delle Monache fenza la prefenza e confessa di quattro
cittadini eletti dal Configli» de XII, o de'L, cioè due Dot»
tori e due Laici . Il qua! Decreta fu graziofamente dal Prin
cipe Sereniffima eziandio confermata. Nel x$yf fi» fimilmen-
te ordinato da' Padri che fantificar fi dovette con folenne Pro-
ceffione il giorno in cui fi fa memoria del martirio de' Santi
Fermo e Ruftko. Il Corte dice che queftai proceflione a' tem
pi fuor era affatto di falcila j ma fu un'altra volta ordinata
che farla pur fi doveffé, e fi,fa tuttavia. Nell'anno medefimo
vennero Ambafciatori r fpedtti dalla città di Lucca , pregando i
noliri, che voleffera mandarle un Dottore di Collegio , il qua
le agUTe per fei mefi in quella città il carico di maggior Sin
daco e Giudice d'appellazione ;.onde vi fu fpedita Paolo Bellini
«orna diiommo ingegno, e di lettere ornatiffima; il quale fu
Dd x con-
ai» VOLUME PRIMO
confermato per gli -altri fei mefi fuflèguenti. Furono riftaura-
ti i bagni di Caldiero, e nel 1538 in città quel luogo fu fab
bricato vicino al ponte delle Navi per fcaricare il Sale , e
principiato il baftion di S. MaflìmOi Pafsò per Verona la Du-
chelTa di Milano vedova del Duca già morto, la quale fu ono-
revoliflìmamente accompagnata fino a' confini della Germania
dal Signor Valerio Orlino, ch'era ftato mandato in que* gior
ni dalla Signoria Governatore nella città noftra. Nel 1530 il
formento, che valeva folo foldi 36 il minale, cioè lire fette
circa moderne piccole Venete, fall per grandiflìma penuria di
grani fino alli 100 foldi, il cui moderno prezzo farebbe Lire
iy. IJ il minale, e Lire 50 a il facco; ma più fieramente fi
fece fentire la fame nel 1540 ; perciocché ( effendo falito il
prezzo del formento fino a fette lire il minale , che a Lire
3: 10 moderne Venete per lira farebbero a' giorni noftri Lire
27: 13 il minale, e lire 83 circa il facco ) molti per inedia
■perirono. Fu feguita quella feiagura dall'incendio di molte
cafe , e botteghe limate l'opra la piazza grande, occorfo la not
te 2.2 Gennaro del 1541 , per cui gran parte del Palazzo del
la Ragione e le prigioni a quello fovrapofte rimafero incen
diate: Il danno fu tanto più confiderabile , quanto che, oltre
le robbe che furono dal fuoco divorate , perirono molte pubbli
che fcritture . Il Palazzo però , e le prigioni e le cafe fotto la Pre*
tura di Tommafo Contarmi furono riparate. Nell'Ottobre del
lo fteflb anno, abitando le femmine di mal' affare per la città
fparfe , non fenza fcandalo delle onorate perfone , fu per pub
blico Decreto ordinato che o partiffero della città, o dovef-
fero abitare quelle cafe rimpetto- all'Anfiteatro vicine alle ca
fe de'RR. PP. di S, Niccolò, le quali allora alla Nobil Fa
miglia de*Prandini fpetravano . Ma poco' ivi rimafero, per>
ciocché favorite molte di quelle vkuperofe da alcuni Nobili
giovani, non andò guari che fi fparfero di nuovo per la cit
tà, coficchè a' tempi del Corte, oom'effò afferma, non vi era
quali contrada che non ne folle infetta . Venne quell'anno l'Ini-
perator Carlo V un'altra volta in Italia, e quindi pafsò nella
'Spagna. Fra gli altri perfonaggi di rango, che girono ad incon
trarlo, uno fi fu Ottavio Farnefe fuo genero Duca di Camerino,
il quale avea prefa per moglie Margherita d'Auflria vedova di
AlefTandro de' Medici Duca di Fiorenza. Per onorare la qua
le, allorché pafsò per Verona, le fu fatta una gioftra a S. Pietro
in Carnarìo. Ora il Duca pafcò per Verona, e fu il quarto
giorno
DELLA SECONDA PAttTE. aij
giorno d'Agoflo alloggiato nel Vefcovato . L'Imperatore fu
( fecondo il confueto ) incontrato da quattro Ambafciatori del
la Repubblica, e molto generofamente prefentato. Nel 1541
vigilarono i Padri , acciò a caufa delle meretrici non accade!-
fero degli fcandali, ma la cofa , come detto, fu per poco tem
po con rigore ofTervata. Fu in quell'anno murata la porta di
S. Maflìmo, e fabbricata quella dèi Palio. Di quella porta fu
l' Architetto Michel Sanmicheli , uomo neU' Architettura infi-
gniflìmo,ma fu ufata folo fino all'anno 1630,0 poco dopo. Nel
tempo fteflb fu Umilmente principiata quella di S. Zeno. Nei
mele di Agofto venne dai Levante numero di Locufte così
grande , le quali per l'aria volando , la figura prendevano
ci denfilììme nubi. Comparvero nel territorio Veronefe il gior
no 28 Agofto, fpogliando gli alberi e la terra d'erbe d'ogni
forta, e 1 miglj e le meliche eziandio, fenza che fi potefle un
tanto danno riparare : Ma non avendo poi quelli animaletti
onde pafcerfi, di fame perirono, lafciando ne' luoghi, ov'erano
flati , moltitudine innumerabile d'ova fotterra , onde fu corretto
il governo deputare fei cittadini, mediante la cui diligenza fofTe
quel feme affatto f pento. In fatti eran di nuovo ritòrte, ma
tale e | tanta fu la cura e follecitudine di quelli a' quali fu
quella incombenza addoffata, che furono interamente eftirpa-
te, e dappertutto fotterrate. L'anno 1543 venuto il Duca d'
Urbino al militar governo in Verona in luogo dell'Orlino, fu
terminato 1' ifpianto degli alberi e la demolizione di alcune
cafe che reftavano ancora in piedi d'intorno alla città , ond'ebbe
così intero adempimento l'ordine del Principe noftro Serenif-
fimo, il cui fentimento altro non fi fu, fe non le di affìcura-
re la città maggiormente , nel calò che afpettar doveffe un afTe-
dio . Racconta il Corte, che fino in quell'anno v'erano due
Academie in Verona , delle quali quella che prima fu iftituita
degl'Incatenati fi chiamava, e l'altra de' Filarmonici: che uno
degl' iflitutori di quella fi fu Dionigi de'Dionifi nollro citta»
dino, uomo di mutici Hlromenti intendenti ffimo , ficcome quel-
lo, ch'elfo fteffo eccellente maeftro era in fabbricar di quelli
da pernia , come cimbali e altri fimili : che di quelle due
Academie , come noi pure in altro luogo abbiam ricordato ,
una loia ne fecero il giorno primo di Maggio del 1543, qual
giorno votarono allo Spirito Santo con obbligo di cantare nel
dì medefimo una meffa folcnne , e nel luogo dell'Academia fa*,
re un fontuofo convito, chiamandofi poi dai some dell'una e
dell*
*T4 VOIU.ME PII.M8
dell'altra Filarmonici Incatenati , la cui imprefa era l' immagi
ne d' una giovane » che un piede in terra e 1' altro nell' acqua
tenendo, occupava col redo del corpo non fola la regione dell*
aria e del fuoco , ma con la parte fuperiore fino all'ottava
sfera penetrava : teneva in mano gl'iftromenti delle Matemati
che , e fopra del capo avea quello moto : In omnibus fum , &
fine me corruent omnia : Era poi l' arma di quella una catena- d*
oro , e allora principiarono oltre la mufica ,. lora principal
profeflìone, a dar opera ancora alle altre feienze* onde fura
no tre padri creati: Pietro Beroldo Medico e Filoiofa,, e nell*
Aerologia eccellenti Aimo: Pietro Pittata uoma nelle Matema
tiche fingolariffirao , il quale intorno alla regolazione dell'an
no a Paolo III Pontefice dottamente fcriflei e Paola dal Bue-
delie tre lingue principali Latina , Greca ed Ebrea intelligen
te molto, e non fenza cognizione della Caldea eziandio-: fe-
guendo poi a raccontare il mentovato- Scrittore la. diligenza ^
•con cui fi fecera a condurre nella, città, noftra uomini nella.
.Mufica eccellenti con onora» ftipendj ,. narra i nomi di alcu
ni valentuomini in quell'arte v che fiorivano ia quel tempo*
ficcome di molti onorati noftri cittadini che a que' tempi fi>
diftinguevano . Indi feende a raccontare come- fra*, moki
onorati Gentiluomini , che nella Mufica maeftri eccellén-
tiffimi Angolari vi comparivano- ,. dice, che iL Conte- Alef-
fandro Bevilacqua non, s era fdegnata apprendere- l'arte- di
comporre in mufica ; dal qua! difeorfo parrebbe che ia que
lla faenza uomini baffi e vita folo in. que'tempi s'efercitafTero*»
e che perciò i Nobili ,. come da cofa baffa ed. abietta fc: ne-
afteneflero.
Ma comunque di ciò ne abbia creduto* it Corte , i cittadi
ni de' tempi noftri il- contrario ne tengono- certamente • av
vegnaché molti di elfi ,. chi allo ftudio» di una , e chi ad
un altra feienza fi danna. Il Signor Conte Gianfrancefca Sa-
Sramofo il vecchio (alla cui memoria i Dilettanti e ProfefToci
ella Mufica di quella patria fono molto- obbligati, e noi parti
colarmente , come a quella che in ciò fu noftra direttore o- mae-
ftro,d'efferloci proteftiamo ) non credette d'abbaflarfi in appren
dere l'arte del Contrappunto,, ne- d'iftruire graziofamente la
gioventù nella Mufica. Fra i più. ragguardevoli cittadini poi ^
che per nobiltà e per fapere illufttano prefentemente fa città
noftra, uno fi è certamente- il Signor Conte Aleflandró- Pom
pei , il quale per genio alh> ftudia dell' Architettarsi applica*
DELLA SECONDA PARTE. »t$
tati, v' è cosi eccellentemente- riufcito, che Era i più, dotti di
tale arto con ragione fi annovera; nè fi può ad efio apporre
per «guelfo, ch^egli fiafi io verun modo abballato.
Che fe -duetto onorato Gentiluomo avelie creduto di avvi*
lirfi, a quella faenza applicandoli , e a beneficio così pubbli*
co come privato, yattuitamowe «T'eccitandola , non avrebbe)
permeilo •che il di lui nome foffe fcolpito rfella loggia riguar
dante il giardino delli Signori Marchefe Giatnbatifla e Co:
Gianfrancefco Spolverini , la invenzione della qual loggia fu
parto 'del pellegrino fuo ingegno , ficcome della nuova dogana
eziandio. Ma giacché della icienza di quello Gentiluomo ci e
caduto in acconcio di favellare, non farà difearo a quelli che
no 'l fapeflero , come le opere del celebre nollro Architetto
Michel Sanmic'heli , ch'erano, per cosi dire, già fpente, fu
rono gli anni feorfi per di lui opera, non fenza profìtto degli
ftudiófi , al mondo reftituite -. Ora gli Academici Filarino-
nici , non più alla Mufìca , ma folo alle lettere fi danno .
Nel 15Ó5 a -quella un'altra Acadcmia fi aggiunfe , alcun tem*
po innanzi iltituita, per la cui unione Valerio Palermo eccel
lente ProfelTore «delle umane lettere fece nell'Academia una mol
to dotta ed elegante orazione : e allora fu che mutarono gli
Academici Filarmonici la loro imprefa pigliando quella che
prefentemente orfano * cioè la figura di una Sirena polla nel
mare , avente in mano una sfera materiale con quello moto:
Imitatur calorum concentum , e aggiunfero all' imprefa loro del-
la catena un'Ancora. Eravi iimilmente un'altra Academia, i
cui Socj col titolo di Moderati s'appellavano . Per ope
ra di Monfignor Gianfrancefco Bianchini Patrizio nollro un'
altra pure ne fu riabilita, la quale degli Aletofili fi chiama-
-va ( come fi legge nella fua vita fcritta dal P. D. AlelTandro
Mazzoleni della Congregazione dell' Oratorio di San Filip
po Neri», imprefia in Verona l'anno 1735 ) della quale Aca
demia fe ne parla eziandio nel Giornale di Parma dell'anno
alla pagina 237. A' tempi nollri però efla più non fuf-
fide; nè quell'altra che afferma lo fteffo Corte efTere fiata a'
fuoi tempi ifiituita , e i cui Academici, come teftè dicemmo,
il nome fi diedero di Moderati: nella quale il nollro Tinto
afferma che foli mercanti vi fi raunavano: Ma di quelle Aca-
demie balli fin qui aver favellato. Le cofe poi, che avvennero
dopo quell'anno nella città nsflra , fendo fiate da altri difte-
fcmence narrate , e perche egli è verifimile che il Rizzoni non
abbia
it6 VOLUME PRIMO
abbia fcritto fe non felino a que fio tempo , termineremo pur
noi quella brieve giunca ; pofciachè i fatti » quefti fuflegu iti
avendo noi- in un raccolti, c in una tavola Cronologica per
ordine de' tempi in altro Volume diftribuiti , non è d'uopo in-
tertener il lettore applicato nelle medefime cofe che in effa
Cronologica defcrizione fi veggono regiftrate.

Fine del Supplemento alla Cronica di


Giacopo Rizzoni.

MEMO-
MEMORIE

ISTORICHE

RACCOLTE

DA GIACOPO RIZZONI

PATRIZIO VERONESE.

Apoi la creatìon del Mondo per 250 Quefta no


anni inanti lo advento de Chrifio, tizia, la ri*
Breno Duca de Franzofi cum cento ricrafle. 1*
Autor dal
milia Franzofi & cento milia Todef- Zagacs.
chi per la via. deZenoa, tirado da la
dolceza di vini , vene in Italia , &
edificò Milan, Pavia, Bergamo , Bre-
xia & Verona , & quello fu in la
quinta età circa el tempo del Re
SI Afluero & de Heller fua donna , co
me fe trova in le Morie Romane.
TDapoi lo advegnìm«nto de Chrifto 161 anno Antonio Vero
Imperador de Romani retrovando la difila città de Verona de-
ftruéìa, la rehedificò , Sedai fuo nome la nominò Verona : Anfiteatro
Ma lo Anfiteatro over la Arena fu hedificada per inanci , zoè detto l'A
al tempo de Ocìavian Imperador lo anno del fuo Imperio 42. rena quan
do edifica
in el qual anno nafeete Miffer Jefu Chrifto . to ■
Alcuni altri vole che verona fuffe nediftcxda da una certa Verona
Zentildona Troiana , che naveva nome Verona , la qual dopo donna Tro
la deftrucìion de Troia fe partete , & vene in quelli paefi , & jana .
dal fuo nome la chiamò Verona.
Cron.diVer.P.II.Vol.L Ee L'anno
. M VOLUME PRIMO
L'anno %6f In ja città de Brefia piovete fanguc tri di . e
tre noéte.
Edi/fi . L'anno^ 880 Un zorno circa la hora de nona fe ofcurò el
Sole talmente che le Stelle aparfeno in Cielo.
L'anno 883 Una careftja grandifiima fu per tuta la Italia,
in la quale cento libre de formento fe vendeva cinque drarac
de oro .
L' anno del Signor novecento cinquanta uno , ha vendo la
gente crudelillima de li Ungari incendiata Verona ne li fu*
orghi , imperoche abruciarono le Chiefie di San Zea Mag«
Ungherf B'ore ài Verona, & di San Procolo, & di San Stefano , &de
in Verona. Santi Nazaro & Celfo , l'Abbate & li Monaci del Monaderio
del dicìo San Zeno, temendo che non fofle rapito il corpo
Sacro di San Zeno Confeflbre & Pontefice Veronefe, levoro-
no il corpo di detto confeflbre con caffa di argento & di ftnal-
to con corone d'oro, un calice, & una croce d'oro, & or
nata di gemme di gran prezzo e valore, fiata offerta dal Re
Pipino, & il portorono a la Chiefia della Beata Vergine Ma
ria Matricolare , & il fepelliron in el Sacrario di efla Chiefia .
L'anno ppó Elettori de lo Imperio fiati ordinati in quello tem-
Elettori po . L'Arcivefcovo di Magonza : L'Arcivefcovo di Colonia : L*
deirimpe- Arcivefcovo di Treveri: & quatro Laici , il Conte del Reno:
r o* il Duca di Saffonia: il Marchefe de Brandemburgh : & il Re di
Boemia olim Duca , & dicono alcuni non eflier di neceflìtà chia
mar il Re di Boemia le non quando li altri fono difcordi , nè
eflò havere -quel Jus ab antiqua , ma oggidì di fatto tiene , &
hoc ejl de Sententìa & re Jud.&" C.ad Apoftolica ,& cusì li Elet
tori fono fette videlicet , tre Arcivefcovi , un Re , un Marche
fe, un Duca, & un Conte.
L'anno nel tempo di Henrico fecundo Imperatore fu
trovado a Roma il corpo de Palante intrcgo e incorupto , el
qualera lungo 22 piedi : el qual corpo era ftado dal tempo di Enea
Trogian in fina al tempo del dicìo Henrico anni circa 2240,
& li fu trovado una lucerna dal capo la qual ardeva, & era
de preda dieta Albiflbn , la qual una volta accefa non fe può
afmorzar fe non vien faèìo un forame in la preda lotto la ria
ma , & ghe era uno Epirafio, el qual diceva in quello modo.
Filius Evandri Palas, quem lancea Turai.
Militile occidit , more fuo jacet bic.
L'anno 1017 Aparfe una Cometa più mirabile del folito in
modo de una trave grandifiima, &. durò per quatro meli.
L'anno
DELLA SECONDA PARTE. 21?
L'anno 1030 del mefe de Luio vene uaa tempefta grandini-
ma tal che le vigne e le feminade furono deftrucìe : uode pec
tri anni feguitò una fame e carefHa tanto grande, che i cani
e li rati furono manzadi da li homeni .
L'anno 1077 la Dominica de le Palme circa la hora de
fexta effendo il Cielo fereno apparje una Stella .
L'anno 1097 el fiume del Adele crefcete tanto teribilraen-
te chel fece cafcar & rovinar e 1 ponte da la Preda, che era
alhor de preda, & etiam rompete il Palaza del Vefcovado, &
intrò per la ChieGa de San Zen Orador .
L'anno il 16 adi 25 de Zenar fu un grandiffimo teremoto
tal che una parte de la Arena rovinò & la Eclefìa de San&o
Andrea & molte altre tore & edifici) & le cafe del Vefcova-
do de Verona .
L'anno 112S Fu un fredo exceflìvo per il qual molti home
ni & a/iimali moriteno & le fruge fe lecò e abrusò tal che ne
feguitò una grandiffima e miferabil fame.
L'anno 1134$ Fu un vento grandiffimo del mefe de Novem-
bro el qual rovinò molte torre , e il mare de Inghilterra effen
do ufcido fbra del vafo fuo fumerfe una pane de la Fiandra
cum li habitanti .
L'anno 1143 del mefe de Zenar fu un vento inaudito el
qual rovinò Chiede & cafe aflai , & cavò molti arbori vec-
chillìmr.
L'anno 1153 circa il diéìo anno furono ville tre Lune e.fjotli
in mezo una Croce , & dopo poco tempo furono vidi tri
Soli. <..
Del mefe de Zugno el fiume de Ladefe crefcete tanto teri-
bitmente che fece cafchar il fecundo ponte & arivò in fina a
lo altare de la Chiefia mazorc.
L'anno 1157 fu viltà in la Luna una Croce.
L'anno 1164. adi Septembro in Occidente fu villo tri Nota.
Soli , & dapoi doe hore ne defparfe dui , & quel de mezo
che era rimafto folo tramontò: umilmente in quelli anni pro-
ximi a parie tre Lune.
L'anno 1178 in el muro de la Chieda de San Zen che ri-
fponde in el facra che è in mezo tra erta Chieda & San Pro
culo , fono fcolpite le parole infraferitte . ,
Quo etiam tempore maxima penuria frugum fere tttam haliam
angebat, ita ut Verona* minale milica 12, milii l8 , ftliginis 20,
frumenti 22 folidis venderetur .
Ee 2 Et per
mo VOLUME PRIMO
Et per le parole 'che precedono fu del anno 1178 inditi»,
ne 11 .
L'anno np© circa il dicìo anno tante pioze.toni yfagite &
tempefle furono quanto mai fuffe per il piffado per aricordo
de homo, perche come ovi cum quatro cantoni cafcavano dal
Cielo infieme cum la pioza , le vigne li arbori & le biave fu»
rono deftruéle, & molti homeni furono- morti, & furono vi
lli in. quefto rempo rorvi & molti ofeli volar per l'aire, li
quali portavano in el becho carboni accefi & accendevano iL
focho in le calè..
IncenHi» L'anno 1206 adi 13 de Mazo la mazor parte de la città de
in Verona» Verona fu abrufciada in fina a San Zuan in fora , & quello
fu per la gucra del Conte Bonifacio da Sanbonifacio & la
parte di Monticuli apreflb il Ponte Novo , & alhora fu. pi-
liado le cafe- de. Monticuli aprefTo il Ponte Novo ,. & funo
deftru&e ,. & Mifler Icerin da Roman fuzì- per li monti- per
timor del exercito: del Marchefe Azo, el qua! Marchefe fu- fa-
cìo Podeftàde Verona & fece ampliar la. piaza de Verona-,. &
rovinar li pontefelli per la città..
L'anno 12 17 Fu- un vento- grandiflìmo il qual rovinò- mol
te cafe & Chiefie, & cavò un numero- infinito de arbori..
L'anno. 12.18 Del mele de Oòìobrio fu un giacio &. fredo
exceffivo , talmente che li arbori & le vigne quadammado fe
abruforono, nè fu homo che mai. fe. aricordafle. aver villo- né-
aldido, una fimil cofa-
L'anno tiì/j Miffer Rainer da Cà Zen de confentimento e-
volontà del Comun. de Verona fece edificar la Chiefia de San.
Francesco dal Corfo de- fora: da la: Porta de- Rofiolo-..
L'anno 1301 adi 20. Mazo. fa comenzà la cafa di Merca-
danti in Verona.
L'anno 1334 Dapoi la morte del Papa Joanne XXII che-
mori' in Avignone adi 4 Decembre: 1334, fi. trovò- nel teforo-
de la Chiefia in Avignone in monete. & oro in contanti 18
milioni de. Fiorini de oro, e in: vafelamento- Corone,. Croci
e altri giogali e pietre: preziofe li ftima- delta valuta de fette
milioni de fiorini d'oro,, e ogni milium è mille milliara , e
fa afunado- il dicìo teforo» la mazor parte per. induftria del
difto Papa
L'anno 1337- Aparfé una>Cometa' la qual durò per quatro
mefi y e inanci che quella fuffe extin&a. ne- aparfe un altra che
durò per dui mefi.
L'anno
DELLA SECONDA PARTE. %zr
L'anno 134» Fu per tuta la Italia una grandinimi fame.
L'anno 1347 El fu le prime cavalete, le quale guaftorooo
tute le fruge , per il che fu una grandiffun» fame.
L'anno 134& Una pefte grandiifuna e miferabile fu per tut- Qiiefta pe
to il mondo,, la quale cominciò' in Afìar &. andò, dilcurrendo fthenra fu
per tute le Provincie del Mondo in fina in Inghilterra, & da- ^l}."'*
tò per tri anni, e in. queffo anno mia città de Fiorenza mo- B^ccacto
rete piìi de fexanta milia homeni, & le ville lafsò quafi tutte
defabuade.
Lranno 137Ó Can Segnor, Signor de Verona, fece compir
la torre che è. dal capo de la piaza „ &. ghe fece metar lo Ho-
rologio.
L'anno 1381 Del mefe de Zugno Miffer Bortolamè Se An
tonio fratelli da la ScalaSignorr de Verona feceno butar a tera
luti li pontefelli de Verona, che erano fora da le cafe,li qua
li, erano de legname, per paura del fuoco,, & feceno depenzer
molte cafe da la parcede fora a fpefe de li cittadini.
L'anno 1400 Fu. ancora ire Fiorenza una gran mortalità per pe^e in
la quale morete più de 30 milia homenr. Fìorema .
L'anno 1405 El primo rezimento de Viniciani che fk in
Verona dapoi che la fu fubdita a lor fu Miffer Jacomo Suri a n .
Adi J de Ofltobrio Miffer Pero Pifani vene Podeftà in Ve
rona in luoco de Miffer Jacomo Surian , over vice Podeftà .
Adi 20 Novembro Miffer Rofso- Maria vene Podeftà. in
Verona .
L'anno 1406 Del mele de Febrar el fe vendè in Verona il
fermento in fina a libre & el minale .-
Adi 20 Marzo- fu mandadt a Venetia & confìnadi Miflér
Antonio di Maffei Cava le r , Nicola de i Bonaveri , Merigo de
i Merzari,. Marco de- Maffei cittadini de Verona, dapoi furo
no relaffadi cum fuo honor & de la città.
Del di&omefe fu comenzado il Cartello di San Felice, Se Cartello
fa fafto de le prede de la Rena . . . dì s. Fe li-
Dei* mefe de Avofto fa vendudo il via in Verona libre 120 ff ' . j.
„ V icario ci 1
el Carro - Val Polii-
Adr 4. Septembre li Villani de Valpplifella porroro Littere cella .
«fe la Signoria de poter elezec uno- Vicario cittadin de Vero»
na quafc pareffe a lor .
Adi icr fudietto Miffer Angelo' Barba dico- da Venefìa fu fa- Angiolo
flo Vefcovode Verona in loco de Miffer Jacomo di Rofli da Barbarigo
Parnr* ci qualftete Vefcovo in Verona anni 17. Vefcovo
di Verona.
22» VOLUME PRIMO
RnV°VQ Ad* 6 DscemJ>ra Miffer Jacomo di&o Bianco da Cà Riva
dèkl, °" vcne Podeftà in Verona.
L'anno 1407 adi 6 de Zenar el dicìo Miffer Angelo fece
la mtrada in Verona, & VCIIC cum. molti Zentilomem, & ghe
andò in contri moki cittadini , & fu condu&o al Velicovado
cum grande honor , & lì dete la benedition al populo »
Adi 13 Zenar Miffer Jacomo Surian vene Capi z amo in^Ve-
rona in lupco de Miffer Pero Raimondo .
EgiiHo, Adi 27 Mario Miffer Egidio Morolini vene Podeftà in
Mora/ini Verona.
Po<U(U. Adi 24 de Zugno fu fa£a una bella Joftra in Verona a
dui Palij de veludo de grana del preiio de Ducati 50 1' uno ,
& uno ne have- Miffer Sandro da Lifchi Càvaler,. & L* altro»
uno fiolo de Pero dal Bovo .
L' anno 1408 adi rp de Febrac vene Miffer Zuano Moro
Capicanio in Verona.
Adi 6 Marzo Miffer Barbon Morefin v e Miffer Jacomo de
i Fàbri de Verona , e Miffer Polo Zane fe parti de Verona „
e andono per Ambaffadorì- in Savogia.
Zaccaria Adi 2 Settembre vene Podeftà Miffer Zacharia Trivifan .
Trivifano Adi 13 de Oéìobrio uno. Francefchin Cimadoro de la con»
PodeiU. trjj je c;an. Qi,jij€0 fu brusà in la Rena, per haver falfificado»
& tofado raonede .
L'anno 1400 adi 21 Febrar Miffer Francete» Bembo ve
ne Capitanio in Verona .
Alban Ba- Adi io Ocìobrio Miffer Alban Badoario vene Podeftà..
«ioero Po- Del mefe de O&obrio la Comunità de Verona mandè Gu-
OTpftal di ^e^mo" ^0'a ^ ^er Martin da- Trignago de la contri de San»
S. Giaco- Fermo a Pifa a Papa Alex andrò Quinto per la conceffion fa-
mo coat'er- 6ta per A dicìo Papa a la di&a Comunità de lo Hofpitale de
maro da Sancii Jacomo & Lazaro da la Tomba.
dVo villa L' aiHMM^ro del mefe de Zenar uno Pipo da Fiorenza cun*
magnifica una moltitudine de zente del- Re de Ungaria intrò in el Frio-
eiuà.. li, & pigliò- alcuni cartelli , & tute le perfone che lor pilia-
Pipo C»- vano a chi taliavano una man , a chi due 4 e a chi cavava li
Re'S'Uii- occn*» & f^vano altre infinite crudeltade , & veneno ia fina
gneria. a San Martin Bonalbergo, & poi. tornorono in drio.
Adi 20 Aprile Miffer Nicolò Fofcari vene Capitanio ia
Verona .
Giiid<v u Mazo Miffer Guido Memo da Venefia fu facìo Ve»
»c o™o\i " fCQvo de Verona in luoche de Miffer Angelo Barbadi
DELLA SECONDA PARTE- 223
cho , & fu acompagnado al Vefcovado cum grande honor .
Adi 11 Oftobrio Miller Egidio Morefin vene Podeftà.
L'anno 141 1 adi il Oftobrio Mifler Nicolò Venero vene Nicolò
Podeftà ih Verona. VeaierPo,
L'anno 1424 Fu una gran pefte in Verona & quafi per tu- «^ftì*
to il Veronefe.
L'anno 1417 Adi 12 Oftobrio el Conte Carmagnola Capi-
tanio del la Signoria de Venetia rompete & meflé in fuga cu
lo lo exercito del Duca de Milan , & Mifler Carlo Malatc-
fta Capitanio del difto Duca fu prefo.
L'anno 1428 adi 18 de Aprile fu conclufa la pafé intrà la
Signoria de Venefia è Fiorentini cum li fuoi aderenti <la una
parte, & il Duca de Milan cum li luoi da l'altra, & Brexa
& Bergomo cum alcuni cartelli del Cremonefe rimafeno a
la Signoria de Venefia , e la difta pafe fu cridada adi 16
Mazo .
L'anno 1434 Se comenzè a corer al Palio in Verona el dì Corfa del
de Carnevale , che in fina al difto di fe era corfo la prima £aJi° di
Domintca de Quareiima. le>
L'anno 143Ó adi o Septembro fu mefTo fuoco in alcuni ban
chi de Palazo & brasò de molte fcripture , & fu in Dominica
circa hore doe de nofte.
L'anno 1444 Trenta miiìa Turchi r>el circa in tra Andri-
nopoli e il Danubio furono morti da Criftiani , in la qual
pugna el Re Ladislao , & Juliano Cefarino Cardinale Legato
del Papa furono morti.
L'anno 1448 adi 28 de Septembro el Conte Francefco ( * ) $t01._
vene a campo a Breflà . za.
Adi 12 de Oftobrio fu fafto lo acordo in tea la Signoria,
e il difto Conte Francefco che la Signoria Io ajutaffe a- far
Signor de Milan, & che levaffe el campo da Breffa & cusì fu.
L'anno 1440 adi ulcimo de Scptembre non volendo la Si-
gnoria che el difto Conte Francefco fe fefse Signor de Mi
lan , fe acordò cum la Comunità de Milan , Se fe parti del
campo del Conte Francefco Mifler Jacomo Antonio Marcello
cum tuta la zente de la Signoria che erano in focorfo del difto
Conte , nè per tutto quello el difto Conte non fe volfe levar
da lo attedio de Milan.
L'anno 1450 adi zó Febrar el difto Conte Francefco fu fa-
fto Signor de Milan . * Bartolo
L'anno 145 1 adi 21 de Mazo fu me fio a facho e a garaldello ,„eo Col-"
Barto- Itone.
124 VOLUME PRIMO
Bartolamè da Bergamo condu£tero de la Signoria de VeneEa
in Veronefe dal Conce Giacomo Picinin che vene de Breffana,
e il Conte Carlo che vene da Vifentina , e il dicìo Barrolomè
fugì in Mantoana in fu uno eavallo a redoflb.
L'anno 1453 adi 5 de Mazo el Marchete de Mantoa tolfe
el baftion che nave va faéìo la Signoria per mezo Ponte Mo-
Coftanti- im , Conftantinopoli fu prefa quello anno da Maumeco Re de
SoiPe°r« de' Turchi PCr f°rZa &- meffa 3 fach°*
Turchi.' L'anno 1454 adi p de Zugno vene in Verona MonGgnar
Ermolao Hermolao Barbaro zenrilhomo Venitian Vefcovo de Verona
Barbaro cum folla proceffion , Se molta comitiva de Zcncilhomeni Se
Vefcovodi • , j; ■ *
Verona Cittadini,
L'anno 1455 adi 25 Marzo morì Papa Nicolao a Roma.
L'anno 1456 adi 8 Avofto vene nova a Verona come Chri-
fìiani havevano rotto Turchi a Belgrado per aqua e per
terra .
L'anno 1457 del mefe de Zugno aparfe una Cometa, & du
rò per un mele, la quale perturbò grandemente le mente de
li homeni.
Ambafcia- Adi 14 Decembro fe partè d« Verona li infraferitti Ambaf-
riori fpedi- fadori per andar a viGtar el Dufe de Venetia Miffer Pafqualo
ti dalla Malipiero. Et primo el Marchefe Jacooao Malafpina, Miffer
città a Ve. Lodovico da Negatole, Miflier Lelio de Jufti., Miffer Anto-
n"u' nio Peiegrin, Miffer Hieronimo Mazo , Miffer Zuan Nicola
Faela , Miffer Polo Filipo Spolveriti , Jacomo de U Alear
di , Francefco Bonavero , Tomè de JJonuzi , Tebaldo de la
Capella »
L'anno 1458 adi 25 ,16,2.7 Decembro fe agiaciò Ladefe in
Verona talmente che in tra el Ponte novo e il Ponte da le
Nave el fe paflkva fu per ia giaza, & ci Roffo Cozon el pafsò
a cavallo.
. L'anno 1450 adi 19 Zugno vene Papa Pio Secondo in Man
toa , & li le fece una Dieta con tra Turchi , & lì vene affai
Signori in perfona & Ambafladori affai d'altri Signori, & fa.
eia la Dieta fe parti el di&o Papa adi io Zenar 1460.
L'anno 1465 adi 6 de Aprile traffe no gran terernoto, &
fu in Domipica da l'Olivo in la hora che fe predicava, per
tal modo che ogni homo fuziva fora de Chielia , Se . fu un
gran ftrepito.
L'anno 1470 adi 4 dte Luio la Comunità de Verona deli-
bcrò de donar a la Signoria de Venetia due milia mozi de
frumen-
DELLA SECONDA PARTE. ziS
frumento , & mille Ducati per la guerra , che lor facevano
contra il Turco.
Adi 12 Luio el Turco prefe Negroponte.
L'anno 1471 adi 10 de Marzo morì el Vefcovo Hermolao
a Venetia, & fu portado a Verona, & meflb in una iepoltura
in el Domo inanci al aitar de la Noftra Donna.
Adi 5 de Aprile vene in Verona el Cardinal de Siena per
andar in la Alemagna.
Adi 10 dióto fu tirada in fu la torre la campana che fona Campana
a terza, facta da novo. detta la
Del mefe de Avofto del anno predicìo vene nova come Fra mara"g°-
Francefco da Savona de V Ordine de San Francefco era facto na" atta"
Papa , & fu chiamà Papa Sifto.
L'anno 1471 adi 20 de Zenar fe partì de Verona li Am- Amfcafcia-
bafladori che andò a la vifitation de Miller Nicolò Tron Du- y n g
fe de Venefia, & primo fu ei Marchefe Leonardo Malalpina , fpeaiti *
Mifler Zuan Nicola Faeia , Mifler Chriftoforo Lafranchin , Venezia.
Mifler Tomè di Turchi, Mifler Alberto de li Alberti, Mif-
fer Antonio de Verità , Tomafo Lavagnolo , Lionello Sagra-
molo, Zuan de Frixon, Chriftoforo de Pelegrin , el quaf fu CrUlofo
facto Cavajer, e adi 20 Zenar retornorono a Verona. Pellegrini
Del mefe de Zenar aparfe una Cometa la quale alcuni la creato Ca-
chiamavano Perticha, alcuni Afchon. Nota**"
L'anno 1474 adi 2 Zugno vene in Verona una fìola del
Marchefe de Mantoa che andava a marido in Alemagna, e
quando era per montar a cavallo in Mantoa per partirle ,
una fio la de Mifler Carlo fratello del ditto Marchese aleva-
da cum la dieta donna, per dolor ftrangofciò talmente che la
morite .
Adi 25 Septembro vene in Verona il Cardinale de San Mar
co, che era Vinitian.
Adi 20 Novembre fu cridà in Verona una Liga in tra la
Signoria de Venefia, e il Duca de Milan, & Fiorentini.
L' anno 1475 adi \6 Zenar vene in Verona uno fratello del
Duca Galeazo de Milan , che haveva nome Sforza per andar
a Venefia cum bella compagnia de Zentilhomeni . j
Adi 17 predtcto vene in Verona Mifler Vidalo Landò , e
Mifler Veftoro Souranzo Ambaflàdori de la Signoria che an
dava a Milan al Duca Galeazo. S. Simone
Adi 15 Marzo de lo anno predico vene nova come ft-wnetaHo
Judei da Trento havevano crocifìxo uno puto de età circa t0 ì^q-^.
Cron.di Ver. P.II.VoLI. Ff cinque 1 dei .
»id VOLUME PRIMO
cinque anni , poi fu fa&o de lor una grandiffima Ju«
ftitia .
Adi 7 Zugno vene in Verona la Regina de Dacia, che vi«
gneva da Roma dal Jubileo.
Adi 27 fudetto vene in Verona uno fratello baftardo del
Duca de Borgogna, che fe chiamava il gran Baftardo, & vi-
gneva da Venetia.
Del mefe de Avolto el di£lo Turco mefle lo afTedio a la
città de Caffa , & dapoi 14 zorni el la prefe , & meflè a faco
amazando tute le perfone .
Adi 10 de 0£tobrio el fe partì de Verona Miffer Zuaa
Nicola Faela Cavaler, Miffer Polo Andrea del Ben, e Mif
fer Leonardo de Pelegrin per andar a Vencùa per una Dieta ,
che haveva fa£ta cuci li villani del Veroncfe contra la città,
& finalmente vencete la città.
Adi 15 Novembro vene un Legato del Papa che andava a
Trento per il fa£to de quelli Judei che avevano crucifixo il
Beato Simeon.
Parte pre- L' anno 1476" adi 22 Febrar vene nova come la Signorìa de
la Città*'" Venelìa haveva fa£to una Parte , cioè che alcuna de le fue ter-
più che tre re non podeffe mandar a la vilìtation del Dufe più de tri
Ambafcia- Ambaffadori cum 20 cavalli.
dori man- Adi 5 de Aprile vene in Verona el Duca de Sanfogna che
S&JvJ. andava a Roma.
nezia . Adi 20 Aprile vene in Verona una Ambaffaria del Tartaro
cum tuta la fua zente veftida de roffo.
Morte del- Adi 20 de Decembrio fu morto el Duca Galeazo Sforza de
lo Sforza • Milan in la Chiefia de San Stevano in Milan da Zuan An
drea da Lampognan & alcuni altri Milanefì.
L'anno 1477 adi io Zenar fe partè de Verona Miffer Za-
charia Barbaro , e Miffer Veéìoro Souranzo Ambaffadori de
la Signoria de Venefia per andar a Milan per la morte del
Duca Galeazo predi&o.
Adi 24 Marzo vene in Verona il Conte de Gorizia che
andava a Mantoa , per tor una fiola del Marchefe de
Mantoa .
Adi 5 de Zugno vene in Verona Miffer Girardo da Vi
gevano c Miffer Guido Antonio de Racimboldo Ambafcia-
tori de la Ducheffa de Milan, e de Zuan Galeazo fuo fìolo
che era de età de ocìo anni, che andavano a la Signoria de
Venelìa .
Jn
DELLA SECONDA PARTE. 127
In la prima feptìmana de Septembro aparfe tante Cavale- Lo cufte.
te che veneno de verfo Ungaria , & vene per la Val de La-
}>ri in fina al Lago de Garda , & lì fe affermò , & quelle che
e meteva a voler volar ultra il Lago fe anegorono, & do
ve andavano confumavano tutti li meli] & herbe , & fe le
fuffèno vignude al tempo del Mazo confumavano tutto il
recolto .
Fu una mortalità per la Italia talmente che in Venefia mo
rete più de 30 milia homeni.
L'anno 1479 adi 23 Zenar vene nova che la Signoria ha*
veva fa£lo pale cum el Turco > e la guera era durada in tra
lor per fpàcio de anni 16 per mar e per terra, e il Turco lì
kaveva tolto de molte terre.
Adì 7 Zugno vene in Verona uno Gardinale de Spagna Le
gato del Papa che andava a lo Imperador.
Adi 3 de O&obrio vene uno Gardinale fìolo del Re Fe
rondo per andar in Ungaria.
Adi 20 Novembro fe brusò tutte quelle boteghe , che era
fa&e foto il volto apreffb a la Spiciaria dal Lion .
L'anno 1480 adi 23 Zenar vene in Verona Madona Bar
bara donna del quondam Marchefe de Mantoa che vigneva da
Trento dal Beà Simon.
Adi 6 Marzo pafsè per Verona el Duca de Sanfogna cum
circa 180 cavalli che andava a Roma.
Adi 20 de Aprile vene in Verona el Duca de Lorena & li
fu facìo grande honor.
Adi zp fudetto fe ahrtifciò la hoftaria de Laquila .
Adi zó de Luio li Frati obfervanti di Servi de la Madona Frati de
vr ne a ftar a San£to Apolinar, che era uno hofpedat de fora Servi 9ui
da la porta del Vefcovo, & li meflèno nome Sanfta Maria ^° °
del Paradifo , la qua! Gielìa poi fu rovinata infieme cum le Apolli
cafe che era de fora da la porta del Vefcovo del anno 1517. re.
L' anno 1483 adi io Septembro el Marchefe de Mantoa
rompete guera a la Signoria de Venefia , & condurle per el
palla de Goito el Duca de Calabria, la /ente del Papa, del Du
ca de Milan,.de Fiorentini, & de Bolognefi, & erano cento e
cinquanta fquadre , & circa fei milia fanti , & prefeno affai
cartelli in fu el Veronefe.
Adi 2r fudetto fe levò el campo predicìo, & retornò vcr-
fo Goito e andò in fu el Breffan.
L'aano 1485 adi 17 Luio fu deffignìi Barcolamè di Pafti
Ff 2 citta-
12,8 VOLUME PRIMO
cictadin de Verona 'e fu manda a Venefia, e fu confinado in
Candia tuto il tempo de la lua vita per dir paiole contra la
Signoria de Venelìa .
Ambafcia. L'anno i486 adi 27 de Aprile fe partì de Verona MiCTer
dori fPc- Spineta Marchefe di Malafpini, Mifler Judo de i Jufti , Mif-
cittàd*V* fer Anto,lio de Verità, Miffer Francel'co Carmina, Hieroni-
nezia. mo Salerno, e Grigorio Lavagnolo, che andono a Venefia per
Abaffadori a la vifitation de Marco Barbarigo Dule de Venefia.
Adi primo de Maio vene nova da Venefia come Michelo
de Verità citcadin de Verona era confina in Candia tutto il
tempo de la vita fua per dir parole .
Adi 14 Zugno vene a Verona il Vefcovo de Trento che
andava a Venelìa per AmbatTad>>: de Io lmperador.
Amba/eia- Adi itS de Novembro del uirto anno fe parte de Verona
dori fpe- Ambaffadori per andar a la vilitation del Dui'e Miffer Augu-
nézia dal" ^ar'jar'o0 in ^oco ^e Miffer Marco iopradi&o , &
la città • " P1"'010 ci Marchefe Spineta , Miffer Antonio da NogaroTe ,
Miiser Adrea Banda, Mifser Antonio de Pellegrin, Jacomo
de i Maffei & Nicolò Medici , & fimo fa£U Ca Valeri Mifser
Antonio Pellegrin , & Miiser Nicolò Medici .
L'anno 1487 adi li Zenar circa hore 23 trafse il teremoto .
Adi 27 fudetto el fe brusò una parte de le prefone de fo-
pra ove ftà el Podertà. a far refon.
Adi 7 de Aprile vene in Verona uno Arrtbafsador del Re de
Unga ria,, che andava a Milan cum una bella compagnia .
L'anno 1499 del mefe de Avofto la Signoria de Venefia ru
pe guera al Signor Lodovico Duca de Milan , & mandò el
campa in Gieràdada, e adi 20 ditto prefeno Cara vaio , e in
pochi dì prefeno molti cartelli : Da poi el dicrto campo andò a
Cremona, la qual fe li arendete, poi haveno il calici a paci,
la qual Signoria era in Lisa cum el Re de Franza, e Mifser
Zuan Jacomo da Tramo era Capitanio dei dieta Re, el qual
finalmente vene in Italia ,, e mofse guera al dieta Duca , e in
pochi dì prefe Milano & tute le altre cittade fottopofle , exce.
pto il cartello , e cusì el dieta' Signor Ludovico perfe culo il
iuo Stado in pochi zorni .
Adi 7 Qctabrio il Re de Franza filtrò m Milan cum gran
dinimi triunfi, e alhora il cartello fe li arendete.
L'anno 1500 del mefe de Febraro el Signor Lodovico r el
qual era ufeido de Scado, havendo afunado gran quantità de
sente tornò in Milanefe » & rcaquiftò afsai terre , ma final
mente
DELLA SECONDA PARTE. zip.
mente lui efsendo tradito da alcuni de la fua zente , fu prefo
& conduélo in Franza.
L'anno 1501 Papa Alexandre fexto mcfse un Jubileo in Ve- Giubileo .
tona, lo mal incominciò a la Pafqua de Refure&ion & durò
in fina a le Pentecofte , fu ordinati penitentieri li Frati da
San Bernardin cum autorità di abfolver & difpenfar tutti li
cali, excepto il voto de la Religion over Caftità , & fe pa*
cava il quarto di quello che fe navetta fpetb andar a Roma,
oc quelli che non havevano il modo pagavano quel poco che
potevano, & bisognava vifitar il Domo & San Bernardino due
volte , & dir cinque Pater Noftri & cinque Ave Marie per
cadauna Chiefia , la qual Offerta havè la Signoria de Vene-
iia per far provifiun contra il Turco.
L'anno 1501 del mefe de Aprile fu fafto lo Eftimo de Ve- Numero
rona , & fe ritrovò in Verona 37570 anime , & era crefeiuto "Jjjjj janbl"
da lo altro Eftimo che era facto per diefe anni inanci circa Verga* .
doa milia anime.
Del dicìo anno del mefe de Zugno, Luio, Avofto fu una gran,
dilfima futa , e un caldo extremo piìi che fufse per molti an*
ni inanti.
L'anno 1504 adi 3 Marzo nevezò una gran neve in Ve
rona.
L'anno 1500* Papa Julio Secondo fe partì da Roma del me*
fe de Avofto, e vene a Imola cum zz Cardinali, Se mandò
il campo a Bologna & cum lo aiuto de Franccfi la prefe cir
ca al principio die Novembre, & difeazò Mifser Zuan Benti*
volìo cum li fioli che fe haveva quali fa£to Signore di Bc*
logna .

Il fine delle Memorie Storiche raccolte


da Giacomo Bhuoni .

SUPPLE*
SUPPLEMENTI

ALLA CRONICA

D I

PIER ZAGATA.

Annotazione fppm rorigine di Verona -

Ora ferirà, efpoefi a manifefto- perico


lo d'ingannarfi fi può ad alcuna de
gli Scrittori appigìiaru> qualar trat
tar fi voglia dintorno aJ l'origine dei-
la Città noftra . Imperciocché attri
buiteono alcuni l'ork>in fua agli an
tichi Tofcani, tenendo che fofse una
delle dodeci CoJpnie che- da loro- fu
rono fignoceggiate di qua daìi' Appe
llino %. ma che da' Galli Genoma m
quindi cacciati fofse da* queffi foltan-
10 la Citta ampliata . Altri vogliono- per lo contrario, che
da quelli Galli abbia fortito l'origine v ed altri all'oppoilo y
che da' Tofcani fia fernpre fiata posseduta ; ftudiandofi a fuo po
tere ciafeuno di provar l' opinion fua . In quale inganno fìan
poi iempre giacciuti coloro i quali col teftimonio di Plinio
voleano che la Cu tu nottra de' Reti folte e degli Euganei
fu dal
DELLA SECONDA PARTE. zjt
fu dal Signor Abate Lazarìni accortamente ofTervató , faceo*
do, in una fua lettera ftftrapata in Bfefcia adi' anno prot
ra amen te fcorfo 1745 , coaolcef * toccar con mano come da
Plinio una tal cola non fi* (lata in ferrata giammai % Avrei
mucche ne* buoni Tatti Pfìftiaài non :li legge' * H.*t&arumf &
Eugannrum Vcnnam \ ma anzi così riferisce egli effere fcritté
quel Tello. Feltrini, Tridentini, Berve»fts Rtrtbica «ppida . Op~
fida Rtetborvm, & Enganebrum. Venna* fulieitfu Carnerrnm. Ve
rona dunque è collocata da fe fola fra due punti) e Plinio in*
tanto ne fa menzione in 'quanto non iftoricameote ma geo
graficamente deferiffe i luoghi eh' erano l'uno all'alerò vici
ni , il che più diftefamente dal detto Signor Abate Lazarini
fi narra- Noi però nella contrwverfa ofeuntà di cofe che s'in
contrano circa l'origine di quella Città intrigar non volendoci,
larderemo a gli eruditi la briga di dichiararle , e intanto che
la controverfia indeci fa rimanti , ci farem -qui a raccontarti
ciò -che in tal propofito ne lafciò fcritto Giovanni Secondo
Vefcovo di Cremona nella Cronica da lui fcritta nel XIII Se
colo. Quella afferifee il noRro Bartolomeo Clefio efler ttata
trovata nel mefe di Settembre 1728 infieme con altri Libri en
tro una caffa di pietra in -occafione dello fcavamento che allor
fi fece d'intorno all'Anfiteatro accanto all'ala, t> recinto efte-
riore, onde apparve come col volger degli anni fia andato cre-
feendo il terreno ed ammontandoli , non tanto in quel luogo ,
quanto nel rimanente della Città , eccetto in qualche fito accan
to alle -rive del fiume Adige , di modo che giacendo gli archi, o
porte dell'ala quafi per la metà feppolti quinci determinarono
di far ivi preffo il terreno fcavare , e que'pochi gradini porvi
per cui nel pavimento diflfotterrato feendere fi poteffe. Le re
liquie d'un cavallo di metal di Corinto furono eziandio qui
trovate , le quali tutt'ora dal noftro "Signor Marchete Maffei
vengono cuftodite; ma i libri involati occultamente da un fol-
dato, che ivi adoperava nello fcavamento, in potere pervene-
ro d'un Taverna jo, e la Cronica , per pochi giorni, nelle mani
del mentovato Signor Clefio, indi un'altra volta in podeftà del
faldato, dal quale fu alienata a perfona foreRitra ed ignota ,
nè fin ad ora, che io fappia , fe n'è avuto contezza . Narra dun
que il detto Clefio aver'effo fieflb da quel manoferitto rac
colto ciò che or d'intorno all'origine di Verona fiamo per
raccontare, cioè che un certo Rona, uno de'Capitani de' Tro
iani, d'Ilio partitofi colla fua gente approdato alla Ipiaggia d'
Aqui-
z3i VOLUME PRIMO
Aquile ja: che internatoli più fra terra e nel noftro paefe per*
venuto edificate una Rocca fopra quel monte che nella villa
di Quinzano col nome delle Ongarinc s'appella; ma che po-
fcia di fuo piU deliziofo ed ameno invaghitoli un' altra Roc
ca fui colle, ove ora è il Cartel di S. Pietro, Umilmente fab
bricate. Indi prefa avendo per moglie una donna di calte 1 Ve
ro , quinci il nome alla principiata Città e alla Nobil Fa
miglia de' Co: Co: Verità derivate , come quelli che da Rona
e da Vera fi difendevano. Alcuni vanno conjeturando (e ca-
ftel Rotto fote una volta Caftclvero appellato per gli ottimi
vetri che quivi anticamente fi fabbricavano, ma fe deve aver
luogo quell'altra opinione, che quel cartello fia (lato edificato
da' Rotari Re de' Longobardi farà forza il dire che il cartello
dal Crcmonefe Storico indicato o non fote mai , o a' tempi
nortri più non efifta , Ma di quello cartello che che ne fu av
venuto, quello è certo che fui monte di Quinzano le veleg
gia d'una Rocca appajono tuttavia. £ le le cole le quali fi nar
rali del Vefcovo doveter' effer vere, la madonna Verona dell'
altro Vefcovo Sicardo , e la famiglia Vera del Corte non po-
trebbon efler ifpacciate per favole , ritenendo , febben corrot
te dal lungo trappaflare del tempo , una qualche corelazione
co' nomi tertè mentovati. Il Codice per quanto afferma il men
tovato Clefio era fcritto in carta membrana, e firmato da do-
deci Veronefi Notaj, fegnato con un Sigillo, il cui impronto
era la faccia del Sole della grandezza all' incirca d'un Ducato
Veneziano d'argento : raggiungendo ch'elfi Notari atteftano
aver eglino fedelmente incontrati i puffi degli autori dal Ve
fcovo Giovanni eitati , Il Codice era fcritto in membrana ,
come abbiam detto , ed era legato in legno , fecondo l' ufo di
quel Secolo , e ben iffimo confervato , tutto che sì lungamente in
quel fate* fino a quell'anno fepolto fi rimanete .. Per altro
non intendiam noi di far credere con tal racconto che la Sto
ria del Vefcovo Giovanni abbia ad etere in quella parte ad
alcun' altra preferita , potendo etere , come è verifimile , ed
è- avvenuto a tanti altri Scrittori , eh'efto pure , credendo di fe-
guire la verità abbia anzi favolofe cofe riferite, le quali in
quello luogo abbiam noi a quello fine ricordar voluto per con-
fervare foltamo nella memoria degli uomini ciò che per igno
ranza di quel foldato abbiamo difavcnturamente perduto ; la
qual cofa non fenza rincrefeimento fi può ricordar certa
mente* concioffiache , per quanto ci riferisce il medefimo Cle
DELLA SECONDA PARTE. 233
fio l'autore in quel libro il Diario delle cofe in quella Città
occorle dal IX fino al XIII. Secolo avea regiftrate.
Prima però di por fine a quella notazione, acciò manifefta-
mente apparifca quanto fia difficile fapere , circa l'origine di
Verona, la verità, ciò che in un picciol trafilano fcritto nel
XVI Secolo da Anonimo Scrittor Veronefe(il qual traflunto fi
cuftodifce nell'Archivio delle Monache di Santa Maria delle
Vergini di Campo Marzio ) d' intorno all'origine di Verona fi
narra ricorderemo . Avvegnaché la fondazione di quella Città ,
come in effa fcrittura fi legge , viene in tante guife riferita
quanti fi furono gli Autori che ne favellarono.
Verona qua five a Galli* Senonenfìbus Duce Breno, ut Jujìino
placet unde Brenona , five poft exeidium Tnjte a quadam Domina
Nobili Trejana nomine Verona , ut ait Skardus Epifcopus Cre~
monenfis , five a Marco Vero , ut quidam aliis voluerunt , feu
mt in plebifchis tjus apparet a Sem Noè filio quam minorem Hie-
rufalem vocharunt % feu etiam « Vereno , ut in quibufdam Crontcis
reperimus, vel ut reflius loquar Vera a Tufcorum familia, ut in-
quit Semprouius, vel ut Cato de originibus Verone a Vera Colo
nia Thufca. Urbs ejì Veneti*, 0* pukberima, & omnium aliarum
peaflantijftma , qua pra abundautta lapidumt feu marmorum civi-
tas Marmorea di&a fuit.
A quale delle fuddette relazioni ardiremo dunque accodar-
ci, fe tali fono, e così difcordanti ^ per non errare, a niuna.
Anzi è da creder pittoilo che da que' popoli i quali in varie
occafioni, e per 1 amenità del fito, quivi annidatili fia fiato
a poco a poco il tratto, che al prefente la Città abbracciaci
abitazioni riempiuto ; «{fendo quella la comune più collante
opinion di coloro , i quali da non ficure pericolone con jet ture
e fàvolofi racconti fi lafciano perfuader così facilmente . I.
3uali anzi, dal non iaperfì la vera origine della Città noilra,
eflkmono la pregevole veneranda fua antichità.

Annotazione fopra P Anfiteatro detto la Rena.

VOgliono alcuni che fono il Confolato di Flaminio fia


(lato edificato il Labirinto o Anfiteatro detto l'Arena ,
e fi fondano fopra ia nota ifcrizione di Lucca ; ma
quanto abbiafi a tener quella ifcrizione fofpetta alla pag. 196
della Prima Parte abbiam noi mollrato . Non per tanto
Cron. di Ver.P.II. VoLK Gg varie
i34 VOLUME PRIMO'
varie fono le opinioni circa l'edificatore di quello nel
meravigliofo edificio , ma tutte incerte ; perciocché fin'ora , che
Opinione *° ^aPPia * fondamenti , fc non fe conjetture non Ce ne han-
d'intorno ho. Pure da alcuni pretendefi, che da' principali de* Verone!»
fi» t? j;r : i . _i_ _ a1. : c. -il - - i: »_

Repubblica , ?offe queffa gran


che così, come effi penfano, pofta effe re avvenuto, qurft a ra
gione in prova ne adducono : perciocché , allorché uno era
giunto ad ottener il Confolato , o qualche primàrio carico
nella Repubblica ( che de' sì fatti non fu fcarfa la città noftra),
non devefi dubitare, dicono elfi, che d'ineftimabiii ricchezze
pofleditore non divenifle. Supporto un tale principio , aggiun-
gono: e fe tanti e sì nobili edifizj nelle altre città da prin
cipali abitatori di quelle furono eziandio fabbricati , come fa
rà difficile a crederli che dalla Repubblica Veronefe npn fia
flato quello sì nobile e cofpicuo Anfiteatro edificato? Ma que
lle fono pur conjetture , e non per tanto niente di più ne
Tappiamo di quello che altri ce ne lécer fapere. L'Anonimo
Scrittore del Compendio, che nell'Archìvio delle noftre Mo
nache di Santa Maria delle Vergini ù cuftodifee, racconta co
me al fuo tempo comunemente credeafi che quella fuperba
mole fofle Hata edificata per M. Metello uno de principali de*
Romani . E come quivi folle il Pomerio, nei quale era fama che
il famofo Lancellotto del Lago con Malgaro a (ingoiar duello
combattere. Fforet etiam ,coù leggefi in quel trafTunto, ba-e ci-
vitas maxime Anpbiteatro fuo more Ramano errilo , qtue Arena
•vulgo dicitur , ir quidem tocus rotundus efl , magni* faxis undique
confi rufì'us , & ad unguem perpolitus cum fomicibus intus, &
antris multis , in hac autem rotunditate Jcala erat immenfis faxis
erette , qua quanto magis in altitudinem protendebant , tanto plus
in rotunditat em videbantur ampliar! , & ut refertur, quinquaginm
ta cubitis in altitudinem . Inereant quoque in circuito bujus Ampbi-
teatri multa loca nobilia , in cujus fummitate quidam locut magnus
& nobili! mirifice laboratus alabafiro lapide' circum quoque redi-
mitus erat . Hic autem nobile Pomeirium erat , quo Preceres , &
Heroes fpaciatum fe coiiferebant . Ibi namque Lancellotus de lacu
& Malgares Regis Gron^ filius viriliter funt praliati • Et prò
opinione nobilium quidam princeps Romanus nomine M. Mettila
de Metellis fecit hoc Ampbiteatrum edificare.
Che Lancellotto del lago in Verona combattette non fi leg-
8e
DELLA SECONDA PARTE. ijj
ge né- pare in quel fimofo Romanza in cui diftefamente fi nar
rano le prodezze di quello errante Cavaliere; l'opinione poi,
che da Metello foffe l'Anfiteatro edificato » non fendo feortata
da venia, documento» in grazi» del quale & debba una tal cof*
credere » ferve piuttoflo a imbrogliare che ad aificurar-
ci della verità . (pianto a'Pomer) » cerne ogn'un fa , erano
luoghi interiori ed citeriori contigui: a' recimi delle città »
quali erano da' Gentili confecrati agli Dei ed a"Gen^ » onde
in quelli non era permetto ad alcuno fabbricare. Ser Viano an
che per riparo de'cktadini negl'impeti che per cagion di guer
ra accadeano » c per le guerre civili eziandio» onde nel Do
cumento tette citato fi narra il duello- occorfo firn i due Eroi
Lancellotto» e. Malgaro . V Anfiteatro era- quivi vicino, fen
do che le mura- della città principiando vicino alla Chiefa ìli
San Michel? 4 Porta proseguiva fin colà dove oggi abita la
Nobil Famiglia de'Siguori Co: Co: Turchi» e- quindi » piegando*
a finiflra» fino al fiume Adice . Sicché il Pomerio da quefta
parte era fra l'Anfiteatro e il tratto ove ora è la Chiefa di S.
Niccolò. Per quanto fi fpetta a Metello» il quale fu a T. Qv
Flaminio contemporaneo , aSicuraodo Giorgio Fabbricio nel
libro delle Antichità di Roma ,. come , fra jjli altri Collegi r
erano in Verona quelli- delle arme e degli feudi , eh' erano da
uomini valenti efercitati » e veggendofi nominato efso Metello»
nella feguente Ifcriziorie , che afferma il Canobio efler fiata
-trovata nella città noflca » caccogliefì. eh' egli fu in Verona
ana volta -
D* M V. T«
MARCUS MEÌELLUS
ADRIANUS SIBI MAGISTER
COLLEGI! CE NT ON ARIO-RUM,
CANDÌ DAT US EX
DECRETO EORUM,
LOCUS EMPTUS.
Ma ne meno per queflofi. può (tabi lire , e farà peri» men cofj»
rara » che opera cotanto eccelfa ( la cui fpefa tanto farà coftax»
quanto fe fi avefie dovuto ergere una città capitale )fia fiata da
un fot Romano edificata ; e peròconverrà alla per fin confettare» ^^
che a fpefe della Romana Repubblica ella farà (lata certamente foritto a
coftruita ; {òffe poi allorché per i Confoli fi reggette , oppure fbtto Sorte» «t*
degl'Iraperadori . Criftoforo Sortes nel libro incuoiato- moda d'irri- jJ ",™°;
gafLtea»^agmVeroHefe&im2SM> dal Oifcepol&nel 15^8 , ufeendo Stf'jSS
Gg * a fa- iwtt».
ztf VOLUME PRIMO
a favellare di quefto nobile Anfiteatro , va confettura ndo ,
Corfo an- come le pietre delle quali fu edificato foffer di quelle feavate
ticó del nei monte , ove ora feorre il fiume Adice fotto la Chiufa ,
fiume Adi-. teflenj0 efl-Q) ^ cne n fiume innanzi il taglio del monte facea
co
„ lago nella Val Lagarina; ufeendo poicia fra Rivede, e Ca-
„ naie , ove fi vede 1 antico vaio d' eflb fiume j il quale p.re-
„ cipitofamente cadendo poco di l'opra da Campara , e lcor-
yy rendo fotto a Guffolengo nel piano di S. V ito , e nelle bal--
„ fe del Mantico , della Sorte , e del Chievo lcorreva in Ve>
„ rona allato all'Anfiteatro ec.
Retartene Antonio Magri, confentendo quefto taglio del monte fotto
del Magri. la Chiufa, attènto dal Sortes , foggiugne „ tengo anch'io col
„ Sortes, che '1 taglio della Chi ala fia fatto manifeftamente a
„ mano; primo perche ad ocuium fi vede il taglio per lo fpa«
Taglio del >» ct(> d'un miglio circa effer fatto a mano (r); fi vedono t
monte fot-,, fegni antichi dell'acqua del taglio artificiale, e lo denota la
tali Chiù- M denominazion della Val fuperiore detta Lagarina ,. dal Lago
*' ,x che innanzi il taglio vi era, veggendofi i 1 abbuoni , e'I let-
„ to antico dell' Adice di fopra da Rivole- Si vede ancora ,
„ che le pietre della Rena e del Teatro del Ponte della Pie-
„ tra fono dell' Lftefla natura di quello del detto taglio della
„ Chiufa , nè altri monti vicini fi trovano più umili a quel-
H li , nè più lontani averian potuto dar commodo di tanta
Opinione ■»
. »' materia
. . E chi dicelfe
. che 1 canal dell' Adige
. O andaffe perr
del Magri » innanzi giù per la Val di lagone, e per le paludi dei Tar-
d'intorno „ taro erurafTe in Pò, a giudizio mio non fai la ria , anzi Io
l'antico M tengo neceflario, non eflTendo poflìbile che l'Adige feendef-
fiume Adi » ^ quella parte avanti il detto raglio, onde non è mera-
ce. " » viglia fè chi ebbe forza di fare un taglio di- quella impor-
Pietre per „ tanza- avefle avuto ancor forza di fare un canale nuovo r
edificare 1*M cj,e portaflfe quelle pietre a Verona. Ma non mi fermo col
onde tolte* " Pen^iero cne ^ nne & GOS1 «"dua imprefa foffe fidamente di
e' „ far il Teatro e'I Anfiteatro di Verona , nè di cavar la
„ navigazione di Germania ,. la quale in que' tempi era una
w Provincia Barbara ed incolta,. rilpetto alla nobiltà d'Italia,
„ e fua grandezza in que' tempi , onde le merci e ricchezze
„ non poteano venir dalla Germania, ma più tolto dagl'Italia
„ nella Germania , onde per opinion mia , con vien credere ,
» che

(i) Di quefta medefrm» opinione- fu ancora il Sa bel lieo da noi ri


portato alla pag. 171 di quello volume .
DELLA SECONDA PARTE. 237
che effo taglio folte fatto pia per fomerger la gran città d'
„ Adria , che per altra caufa , come dall' efFettcr che feguì fi-
„ no a quefl'ora prefente fi può manifeftamente vedere ec. co.
„ sì il Magri.
A quat ufo foffe quello Anfiteatro da principio fabbrica
to in altro luogo fi è riferito , cioè per ivi il popolo con
divertì fpettacoh intertenere e fpecialmente con quello de'
Gladiatori . Il noftro Signor Marchefe Maffei fopra di que
llo Anfiteatro ne ha pubblicato un'egregio trattato, il qua
le tanto univerfalmente è piacciuco , che fu trafportato dal-
la noftra nella Inglefe favella e Francete , onde uopo non fto fueom'"
farebbe , che da no» cofa alcuna fe ne riferifse . Ma comparfa ™^loJ"OIat
che fu nella pubblica luce delle ftampe la Prima Parte di quai! fi dita
quell'Opera, niente quella ragione ci valfe , avvegnaché da ^^""/fmcr"
molti ci fu come rinfacciato , che circa altro ufo, che altre tere alcuni
volte dell'Anfiteatro ftefso dicono che faceafiTnon fia flato per |Ja^^Ja,nohe
noi ricordato . E però a quefli in alcuna parte per foddisfare neii'Anfitea-
altro aggiungere non potiamo, fe non fe quello che Baflian ft'"^
Serlio Architetto Boloenefe nel III libro dell' Architettura <u collocarli
l r r • pendenti , e
antica ne falciò lcritto, ionque-can-
- „ Fra le molte , e belle antichità , diteglir che fono in Ve- ™ietti
„ rona , ci è un Anfiteatro di opera ruflica detto V Arena «'ehi, li pò.
„ dal volgo ; la pianta del quale i quella , che dinota an- fero in di'Te"
" . 0 », , -F . a ' . .. tente manie
„ che parte del diritto per fianco, e come ftavano 1 gradi . ia , coficcht
„ Quelle aperture che fono fopra i gradi erano porticelle > ^àqfcou°ta
„ che dalle fcale di fuori mettevano capo fopra i detti gra- cosi laciU
„ di , per le quali poi fi difeendeva a' luoghi deputati , fe- BeBte*
„ condo i gradi , e le dignità- Quella figura fegnata A. di- A
moftra come (lavano le dette porticelle ne' proprj gradi . Nel difc-
„ La figura fegnata B rapprefenta come erano le (cale ne' *9*
„ gradi da fcefndere e da falire a' luoghi fuoi , ed anco fi aella Pri-
„ vede come i gradi erano rncaftrati ; e que' certi canaletti ma Parte
„ che vi fono erano per fcolar le acque , ed anco per P«H«lette-
„ urina del popolo fenz* nuocere ad alcuno; ed anco i gra- ra 'B
», di erano alquanto pendenti , fopra i quali mai fi rkenevano.Nel fud-
„ le acque (*). Nelle parti interiori dell'edificio ci fono mol- detto alla
„ te porticelle limili alle due fegnate CD. e anco di altra letÌe[* K *
w forte tutte di opera rulìica . La pianta di quefto edificio fu fùd-
„ mifurata col piede eh' è mifurato il teatro di Pola. E pri- detto alia
„ ma r parlando delle parti di fuori, la grofsezza de'pilaflri è lettera F.
,y piedi otto ed un terzo, la colonna, la quale è piana, è piedi
» tre
238 VOLUME PRIMO
>, tre e mezzo : la larghezza degli archi è piedi undici e
), mezzo; mai quattro principali fono maggiori » I pilaftri
„ per. fianca fono piedi fei . Il portico , che gira intorno , è
„ targo piedi ttedici , ed è voltata a botte .. II portico pia in»
,, tenore è larga piedi otta e mezza» ed è a botte » ma alle
„ due entrate ci Tona cinque portici fpaciofì voltati (opra i
„ pilaftri, lìccome appare nella pianta ,, e quella di mezzo »
„ come ia di (Ti , è più largo degli altri -
M II rimanente circa le mifure fi potrà compreodere da chi
„ ha giudicia ed intelligenza » Quanta alla pianta- dell' An-
y, fiteatio ne ho dato le principali mifure, ed anco ho trac-
„ tato pane del diritto. Oca darò notizia delle parti di fuo-
„ lì % là qua! opera non fi può dir ahro che ruftìca , ed
» avendo detto dd le groflezze e larghezze più- non repliche»
„ ra; ma delle altezze, per quanto io potrò-,, ne darò con-
„ tezza: £ prima l'altezza, dell'arco patino è piedi- venti tre:
„ l'altezza delle colonne è piedi 27: la forma delL'architra-
M ve , il fregio , e la cornice è piedi fei : il- parapetto- lòppa
» efli è piedi due e mezzo ■ Falrezza del fecondo aeco è piedi
„ 24 , e la lua larghezza è piedi dodeci : L'altezza della, colonna è
» piedi venxifette e mezzo: l'altezza delle cornisi del fregio »
„ e della forma dell' architrave è piedi cinque e mezzo-. 11
„ parapetto del te n' ordine è piedi quattro, e mezzo: la lar-
„ ghezza dell'arco è piedi nove e un terzo la fua altezza è pie—
„ ai diecifetee e mezzo: l'altezza, de' pi ladroni , li quali fonò»
» più, larghi, è piedi venti e mezzo • a' quali per quanto fi
>». comprende erano- appoggiate ftatue dì buona grandezza . Fin
„ qui Sctlio M.. Ma ch'egli fiali manifeftamentc ingannato io
tmrtii credere che nel fico da eno indicatovi feffero ftatue , quali
Stri». anzi, come dal diflegno delineato dal noftro Adriano Crifto-
faJi , ad inferno alla pagina 194 della Prima Parte di queft'
Opera erano fopra una loggia collocate £ e qtie'dadi da Seri io
accennati dicono aver fervito perbafe del fofagno dei Velario;
perciocché nel mezzo di ciafeun dado vedefi un. bucco di forv
ma quadra , nel quale un legno vi potea effe* ficcato , fendo-
vi altro bucco per l'efito dell'acqua . Ma ritorniamo ad afcol-
tar Seslio. „ Laterza, ed ultima cornice, fsgm egli , è alta
„ piedi cinque ; io non tratterò le mifiine particolari del-
yy k cornici ; perciocché con diligenza io le ho tsalportate
» cosi picciak dalle proprie proporzionate a quelle, e faranno
DELLA SECONDA PARTE. iì9
» le prime nella Arguente carta, e dopo quelie Tara il profila
„ della parte di fuori dell' Anfiteatro , appretto del quale fé»
„ guita la fronte di un pezzo della parte di fuori di eflb A»
n fiteatro; il quale è tutto lavorato miticamente, ed è di pio-
p tra Veronefe molto dura , ma le cornici fono lavorate un
„ poco più dilicatamente, le quali hanno ferma dìverfa daoueU
ti le di Roma, e pajon della memoria di quelle dell' Anfite*»
» tro di Fola.
Lafciando il racconto dell' Architetto , ci (arem noi •
foggiungere , come quello Anfiteatro avea quattro ordini e
quello citeriore avea fettan tarine archi , o porte ; entrandoti
poi ne' portici \ che di dentro circondano tutta la fabbrica Forma i«-
a tre ordini , è cofa tutt'ora ftupenda , veggendo la gran terna «a
quantità di fiale e vie che per ogni parte fra loro s' incon- *ft*r,n*
erano
, ,» latte
. per
™ commodo
_ de'fpettatori
■» . , acciocché da ocni
,„ r*
^...teatro,11
luogo ogni uno C potefle muovere sì nell entrare come nel!
ufeire lenza incomodar gli altri j e potettero tutti inficine ,
lènza impedirli , per gran moltitudine che fbflè, fàlire e feen-
dere per quelle leale nell'Anfiteatro. In mezzo del nude v'è
una piazza di forma ovale lunga trentaquattro pertiche , e
larga ventidue e mezza , circondata da 45 mani di banche 1'
una fovra l'altra, pofte gradatamente , capaci di più di zt Numero
mila perfone, che vi potrebbono commodamente federe, dan- delle per
do a nove perfone lo fpazio di lèdici piedi ; lòtto le qua- ch*
li banche fono le fgia dette ftrade e leale in gran nume-
ro , come dal difegno , che ftà ìnfèrito nella prima Par* nell' Aniì-
te di quella Cronica li può vedere; ma a' tempi noftri, fendo teatro,
ouafi tutto caduto il recinto , o ala efteriore, non fi può da
ogni banda per quelle fcale entrare ed ufeire dell'Anfitea
tro , ma folo da quella banda , ove alcuni archi di detta ala
ancor in piedi rimangono . L'ufo che fé ne facea dopo de
caduto il Romano Impero, cioè allorché furono le eioflre e Ufo più
torneamenti introdotti , fu appunto di dare al popolo limili ?*j|'5(IOg
divertimenti , i quali dalla Nobiltà con grande magnificenza teeatro>"
faceanfi ; di che conferviam appo noi amichiamo documen
to , dal quale apparifee come fino del p4Z una folenne gioflra Gioflra del
o torneo, nell'Anfiteatro fi fece per onorare le nozze di Pan- ,4M»^"r
filia figliuola di Galeotto de'Scacchi , e fpofa di Galeotto No",,',,,,,.11
garola . Ma che Giudici di quefta Gioflra , come nel citato Galeotta
documento fi narra, i Principi di Padova , di Ferrara, di Ra-Nogarola.
venna,e di Mantova fi fodero, non sò capii; io, e molto meno
che
24o VOLUME PRIMO
che co'loro Carocci v' interveniffcro ; fe vero fia che l'ufo di
quelli Carocci , fecondo i documenti riportati dal Signor Mu
ratori, fia flato iftituito folo del 1039 da Eriberto Arcivefcovo
di Milano ;nè mi ricordo aver mai letto che le mentovate cit
tà fuddite foffero in quel fecolo d'alcun particolar Signore ;
quando non fi voleffé dire che i Governatori delle città qua»
Principi foffero in quel tempo confiderati ; il che non è anche
difficile a crederti , fe l' autorità de' Conti , che allor le città
governavano, riguardar fi voglia.
Due altre copie di quella famofa gioftra confervanfi nell'
Archivio del Signor Come Sagramofo di Campo Marzio ,
dalle quali apparite che il giorno dell' aflemblea Ri addi 24.
Maggio del 041 ; e jn quella da noi pofleduta , leggendoli che
nel nono giorno delle Calende di Giugno feguiffe , V uno all'
altro comfponde perfettamente , eccetto che in quelle com
parite il nome dell'Autore di tal memoria , feruta da un cer
to Giacomo Medico. Ora quella aflemblea fu molto fplendi-
da e magnifica ; perciocché oltre grande numero di mufici ,
404 fu quello de' Trombettieri che v'intervennero, ftipendia-
CefarePa-ti da' Nobili Competitori . Fra i quali coloro che fi fegnala-
vonieAU- rono , e rimafero vincitori furono Celare de' Pavoni, e Ale
ardo AU- ardo degli Aleardi. A Cefare però , come nel documento fi
tori* nel*'" ^'ce » *Mt° t0rt° ' COD C*** C C^€ ' avwi<*o rottl
certame, due feudi d'offo fabbricati, più che l'Aleardo fatto non avea,
e non ottante che il popolo, che ivi era prefente,gti facefie,
per talcofa applaufo, e ne rifuonaffè, come vincitore, il fuo
nome , non per tanto invece di afTegnargli il Palio Cremefe
d'oro, che al piìi prode dar doveafi, gli fu il verde aflègnato ,
il quale di minor pregio era, e deflinato al fecondo de vinci
tori . 1 competitori che a quella Solenne fefta intervennero
furono .
Nomi de* Tramarino de' Maccaccari con Annibale de' Cam ozzi i5
Competi- izTrobetti. Trillano dc'Jubaldi 22
tori nel Pietro Alberto de' Camoizi Alberto Pantaloni 24

Anfitea- Annibale de'Piccolotti 24 Orco de' Panarmi 31


tro. Palaroidefio Sagramofo 16 Paolo de' Rampini 20
Princivale de' tranci 20 Enfino de' Marangoni 10
Federico de' Scacchi 28 Giacomo de' Ma inardi \6
Golia de Gerii 14 Achile de' Confalonicri 34
Annibale degli Aleardi 32 Ettore de' Dufemi 34
Danefe
DELLA SECONDA PARTE. 241
Danefe de'Baldoini 12 Adolfo Summoriva zo
Negrello da Mezzafcala 40 Bianco Summoriva 28
Or per quelli che il citato documento defideraflèro, l'ab-
biam qui ùmilmente regiftrar voluto , ed è del tenore fe-
guente .
042. Nono Kalendas Junias in Teatro Verona aBus fuit con*
eurfus inter Equites borum Nobilium , & aureo torque decoratori*™
tu caflra ut infra , venientium cum ingenti repercujjionit , ac re*
boationis voce per Gaìeotum de Nogarolis , & Galettum de Schachis
patrem Domina" Pampbilie fponfee ejus focerum : Cui Paduce , Fer->
rarite, Rovente Mantug Principes cum fuis Catodit , Tubicini,
bus 404 , & Muftcis prefuerunt cenfores : Concurfores autem ab
Aleardo de Aleardis , & Ctefare de Pavonibus fuerunt fuperati «
Nam Aleardus babuit Bravium aureum cremejìnum, Ctefar ver»
aliud aureum viride . Cui faBa fuit injuria , quum ipfe plures duo*,
bus Clipeis ex offe fabrefaBis , quum Aleardus perfregerat totufm.
que fere popuìus aflans ei fuk plaufibilis , & nomen tllius , utpo*.
te viBoria certaminis refonabat ; Ideino ingens tumultus ortus eft 9
qui tandem aflinitatc inter eos intercedente fedatus fuit .
Tramarinus Macbacbarus cum Albertus de Pantaleonibus cum 24
Tubicrnibus 12 Cafar de Pavonibus 32
Peti us Albertus de Camuciis Ortut de Paffarinis 32
cum 8 Paulus de Rampinis 20
Annibal de Picohtis cut» 24 Rafmus de Marangonis io»
Palamede! Sacramofius 16 Jacobus de Maynardis 16
Provincialis de Francis 20 Acbilesde Confaloneriis 34
Fxdtrtcus de Schachis 28 HeBor de Dufemis 34
Golias de Zerlis 14 Danefius de BaJduinis 12
Aleardus de Aleardis 32 Nigrelus de Magafcala 40
Annibal de Camuciis 1.6 Aflolphus Summoriva 20
Triflanus de Jubaldis 22 Blancus Summoriva 28
Si tratteneva il popolo eziandio con altri Spettacoli, e par- Altro tifo
ticolarmente con i giuochi Navali, come afferma.il Serlio eflergli dell' Anfl-
lìato riferito da alcuni vecchi Veronefi - „ Della piazza di "*.tro **~
„ quefto Anfiteatro fono parole di Serlio , il quale fi dice Are- Scrìi©»
„ na , tolto quel nome 'dall'Arena che ci fi fpargeva den-
„ tro(i) per i divedi giuochi, che fi facevano. Io non ho ve-
Cron.diVer-P.lL Vol.L Hh „ duto

(1) Quello nome Arena lignifica propriamente la piazza dell'* An


fiteatro. E così vìen fpiegato quefto nome nel privilegio di Berenga
rio I regi&rato alla pag. 317 della Prima Parte di quefta Cronaca ^
Mì VOLUME PRIMO
„ duto il fèndo, ma per quanto mi fu riferito da alcuni vecchi
„ Vcronefi, finiti que'giuochi terreftri , che vi lì facevano ,pre«
„ fenti gli fpettatori, venivano acque per alcuni acquedotti, e
„- riempivano in poco fpacio tutto quel luogo di acqua- , co*
„ me un lago, e con legni fatti a guifa di oarche in diverte
„ maniere, e non grandi, facevano battaalie e giuochi, nava-
„ li, e così finiti 1 giuochi, e partiti i legni, aperte alcune
„ portelle , le acque in breve fpacio fi difperdevano e il luo*
Recìnto»» 8° rimaneva afciutto, come prima- E quella e ntageior
accanto » cofa fi può credere , fe vogliamo confiderare le grandet-
all'ala ze de' Romani. Fin qui SerTio . E in fatti abbiam noi ve*
dell' Anfi- <juto un recinto di grotto muro alquanto dinante dall'ala in
«quivi *" occafi°ne cne del 1728 fu fatto cfcavare il terreno all'intotv.
fepolto- no, onde fu univerfalmente giudicato, non ad altro aver fer«
vito quel groflb muro o recinto fe non fe a ritener l'acqua
tolta dal fiume, e nell'Anfiteatro condotta. E' però da ener
vare che Serlio non mifurò l'Anfiteatro colla mi fura Vero-
nefe, onde in quello è da appigliarfi al Signor Marchefe Maf-
fei dal quale ne furono date le mifure giuftiffime, come quel»
lo eh' ebbe grande accuratezza in defcriverle , e i tanti cotti
lumi d'intorno all'Anfiteatro fteflb raccogliere, onde folo que
llo badar potrebbe a render gloriofo il di lui degno nome ne'
poderi. Quanto alle Naumachie, o giuochi Navali da Serlio
accennati , quello che alcuni ebbero ad oflervare , per con
clusone del noftro difeorfo , riferiremo . Due acquedotti vider
quelli, uno il quale già quarantanni fu feoperro nove piedi
fotterra nell'Anfiteatro medelimo, e quello circa tre piedi al«
to, nel quale Antonio Slanza uno di quegli opera) ( che ivi
adoperava in occafione del rillauro , che allora facealì dell*
Anfiteatro flcflò ) da curiofità moflb con lume introdottoli pel
Acquedot- condotto fi fece in quello a gir chino, ed ivi, ficcome egli
j0'ttj coam afferma , trovò tratto tratto pezzi di metallo, ma talmente
franti , che non potè riconofeer a quale ufo abbian potuto ler-
vire una volta. Pervenuto pofeia colà, ove è la cafa de' Si-
fnori Conti Alcenaghi vicino alla Chiefa della Colomba ,
pentofi il lume, non ebbe coraggio di gire più innanzi, con
tinuando quel condotto per lungo tratto, al di lui dire, ver-
fo la via del Corfo, e quindi forfè una volta, come è verifi-
mile, anche fino al fiume. A piè degli archi fituati nel ramo
del fiume, che feorre tra il Palazzo della gran Guardia e il
Monaftero di S. Maria della Chiara, altro condotto fi vede ,
pel
DELLA SECONDA PARTE. 24y
"pel qnàie entrandoli» comeakunà riférifeonci,. e che per queL
io introduffèrfr , fembra che nell'Anfiteatro sboccaffe una
volta ; e per quello i mentovati oflervatori a* immagina»,
rono che 1 acqua nelf Anfiteatro , per i giuochi .da Serlio ac
cennati 9 lì conducefle . Io fatti net diuegno di quello An
fiteatro delineato dai noftro Criflofali» e inferito nella. Pri
ma Parte di queft* Opera , come abbiano, detto , vedonfi due
acquedotti dell'Anfiteatro forare, ma nop. per tanto fi può
conofeere quale di quelli due fervine a condur l'acqua nell'
Anfiteatro > nè quale ad evacuarlo j, oppure s entrambi a di-
(perder l'acqua pioggiana caduta nell" Anfiteatro abbiano uà
tempo fervilo.

Annotazione [opra le antiche mura e CafieU»


della Città di Verona .

NEI IX Secolo furono riparate le mura della Città no-


ftra per commiflìone di Carlo Imperadore - Quali fot-
fero quefle mura alla pag. 182. della Prima Parte ab-
'biam noi riferito. Ma perche il contrario fentiam dire da al-
.cuni, i quali pretendono che all'opinione del Tinto piutcoflo
Ha da accodarli > ci veggiam coflretti d'intorno ciò dir qui an
cor due parole. Alla pag. 181 del citato Volume ciò- che del
la riparazione delle mura ne ha fcritto il! Tinto fi diffe .
Ora quantunque ad elfo Tinto foflé noto come Copra? il colle
dà San Pietro vi era una Fortezza v la quale col teftimonio
dà Leonardo Arretino riferifee che quivi efifie va fino al tem
po dè*Xjóti- non per tanto dicendo elfo alla pag. 12,7 del fe
conda 'Libro ^intitolato la Nobiltà di Verona, che al Caflello
recèntemente dalla Scaligera edificato- qualtr' attra> più antica in fuit
Jìta no» ci fojfe fiato y il nome- di vecchio* gli farebbe- fiato- innetamente:
dato r foggiungiam noi che non fubito edificato quello Caflello
dallo Scaligero fuco! nome di vecchio appellato y ma falò dopo
che dal Vifconte fu edificato» il nuovo dr S.Pietro iòpra il col
le t.dove la Rocca dell'antica ancora fi rimaneva. V'era dunque
'fui college fino a'tempiderGoti,.un> Caflello» grande c magnifica
e tale nelRitmo Pippiniano s'appella . Di' queflo1 Caflello ( nelke
cui mura,. fino dell'8 r 3 durava ancorala Porta Organa) al tempo de'
"Scaligeri è verilimilechefcnefoffeperdutocoll» forma la- rimem
branza ; perciocché delle mura che una. volta dalla Rocca fino at
fiume il Caflello cingeano -vefligia di forte allora per avventura.
Hh x non
144 VOLUME PRIMO
non apparivano . Quella Fortezza , o Cartello era congiunto
alle mura da Gallieno primieramente fabbricate, e di Quelle
di Teodorico cred'io che nel Documento riferito dal Tinto
intendere non fi debba ; concioffiachè è molto verifimile che le
mura edificate da Gallieno, come quelle ch'erano le più vecchie
di riparo abbifogn afferò , e non quelle di Teodorico ch'erano
affai più nuove, nè al tempo di Carlo erano ancor tre Seco
li feorfi da ch'eran ftate quelle dal Re Goco fabbricate . Rac
contando Aleflandro Canobio nel VI Libro de'fuoi Annali ,
come del 047 fegui una permuta fra il Vefcovo Racherio , e
Garimberto Diacono della Cattedrale Rettore della Chiefa di
San Stefano , al quale il Vefcovo diede duo fepohure antiche , le
Te fio del quali erano in un Cimiterio antico appreffb il corpo di San Mau~
Canobio . ro Vefbovo di Verona , e Garimberto diede al Vefcovo una prz~
%a di terra fuori della porta di S. Stefano in Fontanelle , la porta
era vicina alle Beccane che fono appreffo il ponte della Pietra , *
S.Stefano era fuori della Città ' Pljlramento è fattoferito dal Vefco
vo e da Garimberto, da me veduto nelle Scritture di Sa» Stefano .
Da quello racconto chiaramente raccogliefi , come del 947
erano ancora in piedi le prime mura adificate da Gallieno ,
c come la prima porta detta di San Stefano era vicina al
luogo detto le Fontanelle - Conferva quefto nome ancora a*
tempi noltri quel vicolo detto l'IntroJo delle Fontane , per cui
dalla Chiefa di S. Maria Consolatrice fi perviene dirittamente
al ponte della Pietra. Da quella parte era dunque dalle prime
mura circondata la Città noftra; e quelle tali mura, vicino al
ponte della Pietra principiando, in quelle fi terminavano in
cui era la porta di S. Zenone e quella de' Borfari . Li fon
damenti di quello reciato afficura il Reverendo D. Gianma
ria Lugobuono Rettore della fuddetta Chiefa di S. Confolata ef
iere flati trovati gli anni proffimamente feorfi in occafione di
certo riftau.ro che di alcune cafe fluiate dietro del recìnta di
detta Chiefa fi fece. Le reliquie d'un torrione di dette mura
ii veggono ancora nella parte efleriore della cafa abitata dal
Signor Avvocato Tommafi , fui la ftrada per cui da una parte
s'entra nel detto vicolo delle Fontane, e dall'altra fi va alla
■Chiefa di Sanca Felicita . In fatti nel Privilegio del Pontefi
ce Aleffandro III fcritto del 1 177 in Ferrara , col quale
li conferma alla giurifdizione de' Signori Canonici la Chiefa
di S. Paolo primo Eremita, detta anche di S. Paolo vecchio,
ouella Chiefa di San Paolo in Borgo fi nomina - onde quindi
DELLA SECONDA PARTE. 24S
iimilmente s'apprende che il tratto che allora dalle dette mu
ra fino»! fiume Adice fi diftendea, qual- Borgo confideràvali .
Nè fi può dire che della Chiefa di S. Paolo di Campo Mar
zio nel Privilegio fi favellafle. Avvegnaché quefta Chicfa al
lora non ancora efifteva , come laddove di efta acculerà far
menzione ci riferbiam dire.
Da tali contefti per tanto chiaramente apparendo jcooie
nel X Secolo il primo recinto da Gallieno fabbricato àncora
efifteva, farà forza il dire che per commiUìone'di CéHn noti
il fecondo ma il primo recinto nel IX Secolo fonè ripa
rato, come quello a cui era congiunto il Gattello aiti antico
nominato nel Documento dal medefimo Tinto riferii* , e da
noi regiftrato alla pag. 180 della Prima Parte , nefquale a
favore dell' opinion noftra fi dice che il Vèfwvato te. accettò
' la quarta parte della Citta e del Caflello . Che al Tin'to fofle
noto che , come fuperiormente abbiam detto , quivi ci era
fitto a' tempi de' Goti una fortezza , effo fteflb lo fcriffe al
Cap. Vili da noi regiftrato alla pag. 188 del Volume fud-
detto * ed eccone le fue proprie parole . La Rocca di Sa»
Pietro fu da Berengario Seniore Re dy Italia ampliata e ridotta
a maggior fonema , effendofì valfo per queJV opera delle pie
tre delf antichiffmo Teatro rumato , a quella vicino , circa gli
anni 8po del Signore , come fi cava dall' I/Iona di Luitprando
Paveft , Scrittore di quo' tempi , che del primo fuo fabbricatore
mm ho trovato memoria ,* e ferrò in effa la Cbiefa di San Pie
tro quivi per innanzi edificata , ed anco F antica fortezza che v
era fino al tempo della dominazione de" Goti in Italia ec. Ma al
Cap. HI del II Libro da noi regiftrato alla pag. 167 della
detta Prima Parte più particolarmente fpiegando effo Tinte
come qoivi v'era e Rocca e Cartello, lafcierem che i letto
ri fi facciano quella pagina ad offervare. Avvegnaché non a
cafo furon da noi que'diverfi Capitoli del Tinto nell'Opera
noftra inferiti , ma perchè gli amatori della Veronefe Iftoria
prefentt aveffero quelle cofe , delle quali , così variamen
te discorrendoli , mediante quelle noftre oflervazioni e ri
cordi in cognizion fi venifle di che fin' ora è fiato ofeuramen-
te trattato.

Annoia-
24* VOLUME f R IVL O

AnnvtA%hnt fopr* P-dMica festa dctt»


di S.Z#*>.

ALia pag. j5 della Prima Parte narrata avemo come ad


iibgaaione del Tiranna Ezzelino furono.dall' Imperado»
rc ellliaxe molte famiglie di .partito Guelfo del 12.39^
come il1 bando fu pubblicato alia porta di S. Zeno. Quella porta
vogliono ii Scrittori Veranefi che fia quelli per cui dalla cor
te del Farina fi va a rlufcire Capra quella (brada che da una par-
te mette capo nella via del Gorlo v e dall'altra in quella detta
dietro ria via Nuova . V ha però chi penta che non quella
Porta ma piuttofto l'altra la quale , fendo {lata -otturata per
lu ng liiimo tempo, fu negli anni promana mente fcorfi disfatta
< da' Signori Conti Cottali m occafione che fecer. fabbricare. una
rimefla per collooirvi le carrocciedt lor fcrvigio. L'arco» di que-
ira porta non era niente differente , nè in fmxettia %nè m gran
dezza , da uno degli archi oggi detti de'Borfari. E che -quella,
e non l'altra folle la porta detta di San Zeno per quello a' in
ducono, ad •argomentarlo , perciocché, per quella più. dirittamen
te alla Chieta di San Zeao per vera vali. Nella quale opinione
tanto più làidamente ,Ù Gonfer man elfi y quanto che noli' iuxo-
menro della Confecrazione della Chielà antica Ài Santa «Croce,,
feguua del1 1141 % Sicherio Prete di San Michele .della por
ta, di San Zenone vedelì nominato. La quak. Porca .fa.polcia
di San Michele comunemente appellata» La Chielà de! SS.
Apoftoli. avea il giù* di nicuotere un Portenauco fbpra-que-
fia portai di S.Zeno, il- qnal.^iat fa, poi trasferito» ali Capitolo
de' Signori Canonici.,, come „ allorché ci faremo* di e£G» Chieda
de'SS. A poftoli a decorrere, dunoftreramo.. Altri vogliono) che
la porta di S. Zeno- quella fofie che nelle feconde mura elide
va , la quale fa poi detta del Morbio,. e d vede murata nel
Calle! Vecchio. Ma quella fa, la feconda porta di tal nome >
la quale vicina era al ponte-Orfana», come fi ha dal tegnente
Docnmento> fcritxo nell anno- C/cbe nel!' Archivio^delle
Monache di S. SiLvellro. li cuftodifee.
Die Jovis qui fuit Septimus. in trante Meme Augufti in Prse-
fentia Marfilii de Pingancto, & Marfilii de Balduino» de por
ta Sancii Zenonis , & Vizardi; filii de quondam' Ottone de
Paulino. Dominus Joannes Monticulus , & Domina Richelda
Iugales
DEX.LA SECONDA PARTE. Ì47
Jegales habituorcs in Cavitate Verona;, prò anima. (ua,& fuo-
rutt Anteeeflimnn jure proprio , donationes Inter vivos invù
cera' Mbnafterii Saniti SiJveftri -de Nonantula inveftiverunfc
Domuiirm Adam Priorem àpfius fupraferipti Monaftsrii, nomi*
native de pracdi&a. potia terne Caiàliva, -quam. ipfe Jcannw
-emerac a. Zenone de Brixiano, -qua? peria terre jacet foris Pcr-i
tam SanSi Zjenonis non loogP a Ponte Orfano in loco ubi dà-,
citur Calis llrift», Se confeflus fiat, ipie Jwmnes dedifle ci pof«.
feffionem de ipfa, terra. Tali patto pra?di£lam terram donavitr
fapra feri pto Monafterio San&i Silveftri , ut ipfum Monafte-.
TÌom habeat ipfam terram jure proprio , & faciat ex «a ad uti-
lttatem Ecclelia, qux nane eft, & in antea erat aedificata ibi
in ipfa terra vel prope ipfam terram ad honorem SanÉli Sil
veftri , quidquid voluerit fine eontradielione fupraferipti Joan-
tùs, & fuprafcriptse Richcldse , & fuorum hseredunu
AEtum -eft hoc in Civitate Verona; in Cafa ipfius Joanni^
^fonticuli anno a Nattvitate Domini Noftri Jefu Chrifti M. C
<2uinquagefimo o&avo Indizione fexta.
Ego Dodo Notarius Rogati» ìaterfuì ,
Se hoc hreve fcripC
A' tempi noftri il ponte Orfano piìi -non tfifte, fendo ftatOr
«diftrutto ,come dicono, allorché lo Scaligero fece ergere il Ca-
Ilei Vecchio, nella quale occafione Fu riftretto il vaio per cui.
l'acqua del fiume Adice appiè del fecondo recinto in maggior
«copia feorreva che a' dì nouri non feorre ;e in prova adduco
no -que'due archi del ponte ch'efta tuttavia rimpetto all'arco di
Vitruvio; per tino de quali archi oggi feorre il picciol ramo del
fiume, fendo ftato l'altro otturato, per cui, prima dell'erezione
del Cartel Vecchio , acqua più abbondante , come abbiam detto,
leorrea : Per lo che fi fecero a credere i vecchi Scrittori -che
tutta l'acqua del fiume Adice feorrefle da quefta parte, -e che
folo del 589, per l'inondazione deferitta da S.Gregorio, lafcia-
to il primiero corfo, la via prendefle in cui oggi quafi tutta
l'acqua del fiume reggiamo feorrere, -onde molti s immaginaro
no che fra i ponti della Pietra e l'Emilio un tempo fi facefle»
ro le Naumachie, o giuochi Navali ; tenendo -che a tale efferto.
l'acqua dalla villa di Parona quivi per alcuni acquedotti fi con-
ducefle . Ma quelli acquedotti furono edificati per introdur l'accjua
nella città, quella tolta da Parona pel ponte della Pietra, 1 al
tra pel ponte Emilio ( chiamato anticamente il ponte Militare,
come riferifee il Canobio ) tolta probabilmente dui monte Gal-
148 VOLUMI PRIMO
lo ora detto il colle di S. Pietro, e non da Molitorio , come Vb*
liono alcuni , cioè quella la quale anzi per contraria via paf-
a pel Monaftero di SS. Nazaro e Celfo , indi per quello di S.
Catarina da Siena, e dopo pel Campo Marzio, attraverfando
la nuova Fiera sbocca finalmente nell'Adice . Perciocché in que*
tempi l'ufo de' pozzi era fcarfiffimo nella Città noflra, né in
quella copia come a' dì noftri . Uno di quelli acquedotti fra gli
altri fu trovato fotterra , come riferilce il Co: Mofcardo-,
nello fcavar che fecero i fondamenti della Chiefa del Re
dentore accanto all'antica de' SS. Fauflino e Giovila. Il Ca-
nobio di una tal verità ci fa certi , laddove di Pippino di (cor
reli do nel IV de'fuoi Annali le feguenti parole li leggono :
„ Egli fece fare una pubblica fontana nella piazza, e pigliò
„ l'acqua da un acquedotto antico condotta fopra il ponte
,, della Pietra, perciocché era diflrutto in gran parte il ponte
„ Emilio per l'efcrefcenza che fatta avea l'Adige, come fi è
„ detto, l'anno 580 pel quale pattando un condotto di piom-
bo , portava affai comodità di fontane, ricevuta in queflo
„ condotto col mezzo d'un acquedotto antico, che di prefen-
„ te fi vede vicino alla Chiefa de' SS. Siro e Libera, ntrova-
„ to cavandofi una cantina mentre il Canonico Medoro quivi
voleva edificare una fuacafa- in oltre ho veduto io, in tem-
„ no che fi accomodava il vaio dell' Adige per le feghe a S.
Maria Organa, effendo quivi il fiume afeiutto vicino a S.
„ Fauflino, mentre che fi cavava, per profondare il vafo , i
„ fondamenti del ponte Emilio , ed anco fu ritrovato affai
„ quantità di condotti antichi di piombo tutti fpezzati e fra-
„ cattati, i quali conducevano a diritta linea abbondante ac-
„ qua in piazza e per la città. Or Pippino non potendo va-
„ lerfi di queflo, e volendo al tutto dare alla città queflo co-
„ modo di acqua , che già per lo pattato avea avuto, anco
„ col mezzo di queflo ponte della Pietra, ma al fuo tempo
„ per le pattate rivoluzioni diflrutto il vaio ed il coadotto ,
„ ordinò che fi accomodale il condotto ed il vafo in modo
„ che fotte portata l'acqua in piazza , nella quale fi facefle
„ una belli tóma fontana , nel mezzo della quale fotte polla una
„ figura , che ancora fi vede di fini Aimo marmo , la quale
„ con la corona in capo rapprefentaffe Verona, ed aveffe un
„ breve in mano con quefte lettere :
EST JUSTI LATRIX URSS
HJEC ET LAUDIS AMATRIX.
Da
DELLA SECONDA PARTE. 14o
Da quello documento del Canobio rilevali che oltre l'acqua
colta da Parona, altra ancora, la quale nel colle di S. Pietro
vedefì anche a' di noftri fcaturirc , in più luoghi , nell'scquedot-
to dal Canobio accennati fi raccoglieva. E forfè che l'acque
dotto ritrovato a' tempi del Co: Mofcardo farà (lato un'av-
vanzo o continuazione di quel medefimo che fu trovato a S.
Libera . Ma di quelle acque folo per conjettura fi può fa
vellarne j e noi fenz' avvedercene più lunga digreifione abbiam
fatto che la materia non richiedea ; onde per concludere il
nollro difcorfo diciamo, che due furono le porte dette di S.
Zeno , vecchia , e nuova . La prima diftrutta , come abbiam det
to, da'Signori Co: Cottali. La feconda detta pofcia del Morbio,
cioè quella che nel Caftel Vecchio murata tuttora fi vede . Il
Tinto crede che vi folle una porta detta di San Michele, la
quale fofle più antica di quella detta de'Borfari; ma al Tin
to non fu noto per avventura il documento teftè citato ; cioè
che quella porta fino nel 1 141 di San Zeno denominavafi / e
che col volger degli anni fu poi detta di S. Michele . Che poi
gli due archi , com'egli crede, fien meno antichi di quella ,
no'l confente l'opinion del Canobio. Concioflìachè nel primo
libro de' fuoi Annali , volendo anzi che quelli due archi fien
ilati antichiflimamente edificati e molto prima che il recinto
<li Gallieno, cosi egli d'intorno agli archi fteffi difcorre .
„ Si fecero nel medefimo tempo le due porte nella via Emi-
lia con le dodici fineftre da ambedue le parti ornate , feb-
s, ben di prefente folamente è ornata la parte della facciata
„ verfo Ponente, eh' è grandlflima meraviglia a vederla inte-
„ ra . Quelle due porte figr.ificano le due faccie di Giano , o La port,
„ come altri vogliono le due fineftre del Sole, per l'una del- detta de'
#, le quali entra in Oriente, e per l'altra pafla all' Occiden- Borfari era
„ te : le dodici fineftre rapprefentano i dodici legni celefli , "?ar (ìlecie
per li quali il Sole gira m giorni 365. Giano fi dipmgea r>eità.
„ con due faccie , in una mano tenea il numero che rappre-
„ fenta 300, e nell'altra quello che contenea 6$ , al quale con-
l'aeravano dodici altari, che lignificavano i dodici legni. Non
è dubbio alcuno, che le dodici fineftre e i due archi era-
„ no tanto ornati da una parte quanto dall'altra , come da'
„ fondamenti chiariffimo fi vede , e da alcune bafi di colonne
„ quadre. Oltre a ciò ne'loro frifi erano lettere intagliate per
„ dichiarare a cui fbfiero ftate dedicate , le quali furono leva-
^ te al tempo che Gallieno Imperatore fece far le mura della
Cron.di Ver. P.ll. Vol.I. li „ città,
4So VOLUME P R I M O
„ città, che fu l'anno del Signore %6o. Ira pere iochè quelli
„ ch'ebbero quello carico, per. mettervi le loro memorie , U
„ levarono, abbafiando il friJ'o io modo che non lo componi
„ la ragione dell'Architettura ; oltre a ciò , perche folle capata
„ di maggior quantità di lettere , levarono anco una gran par*
te dell Architrave , c quivi ibriderò quelle lettere che fi
,, veggono, delle quali ne ragionerò al fuo luogo, Chi riguar*
„ da nel mezzo di quelli due archi vederi intero il frifo e
„ tutto l'architrave nel modo ch'era il rimanente di prima,
„ e cóme dimoftra il fuo diffegno (rampato, come anco fi ve-
„ de quello del Tempio di Giano , e del Teatro inQcme . Fin
qui il Canobio.
Che in occatìóne che da Gallieno fu il primo recinto edi
ficato , abbian fatto fervire ancor quelli archi ad ufo di por
ta della città, è Cofa molto verifimile; perciocché contuttoché
nelle feconde mura fia fiata una nuova porta di S. Zeno edi
ficata , e quella per diritta linea alla fuddetta da'Signori Conti
Coflali demolita, nonoftan te la vicinanza dell'arco di Vitruvio,
che fecer fervir anch'elfo ad ufo di porta della città , ci fa cer
ti che le porte della città non erano funa dall'altra molto di-
feotìe . Onde poi la detta porta de'Borfari quello nome prende: -
fe, è collante opinione di molti, che da una qualche Famiglia
di tal nome, la quale accanto ad effa porta abicafle, quel me»
defimo nome abbia ricevuto.

Origine de'Longobardi tratta dalle Antichità Efìenfi del


Signor Dottor Lodovico Antonio Muratori
Parte 1. cap. X. pag. 70.

LA prima cofa, ch'io flabilifco, fi è che in vece d'andare


a prendere, come han fatto, dall'antica Roma, o dalla
Francia i principi della Sereniffima Gafa d'Efle , noi
dobbiamo portarci in Germania; perciocché ficuramente di co
là fbn venuti gli Antenati di quella Nobiliffima fchiatta, men
tre è chiaro, che il noflro Marcbefe Alberto A^o, e figliuoli
di lui viffero colla Legge de' Longobardi y e profetarono d'effa-
re di quella Nazione ; e però furono d'origine Longobardi ,
ovvero, come diremo a fuo luogo, Bavarcfi, e poi col tem
po adottarono la nazion Longobarda . Ma all'udire queflo no
me di Longobardi , fi rifveglierà, il fo, in non pochi de' Let
tori quella fola terribile idea , che di tal gente ci hanno U
feiato
DELLA SECONDA PARTE. *Sx
ftìato certe Storie» ed alcune memorie antiche e moderne .
Erano Barbari e tanto balta. Forfè ancora timbrerà loro di
Vederti davanti agii occhi l'efemplare di quei brutto ceflb d*
Un Longobardo, che io groflblano incaglio di legno già ci rap-
prefentb Wolfàngo Lazio Tedefco douimmo : cioè un uomo Latius de
ci torva guardatura, d'afpetto orrido, eoo barba e muftacchi Migrar,
diftelì fui petto, rafo nella parte deretana del capo, vefiito a ^"'L1*'
iirui'aico , armato di fpuntoni ne* ginocchi , e di fpadone da 5
due mani, e tale in fomma>che a guatarlo mangia le pe rione .
Poi tornerà loro in mente , quanto abbiano detto della cru
deltà, e della barbarie di que* popoli alcuni Scrittovi, e deci
deranno in fine con gran pace, che l' origine degli Eftenfi ,
quando foffe (tata Longobarda , rie tea non molto gloriola, e
poco Nobile a' Principi tali , Ma quelle tutte fono in fine no
velle, ed immaginazioni aeree.
Certo non fanno formarli alcuni altra idea in capo della
Nobiltà, fe non quella che viene dall'avere per progenitori.
Eroi, o Popoli celebrati da' Poeti piit cogniti, o pur qualche
8ente coltivatrice dell'arti più mici, e delle Scienze più illu*
ri . Il perchè i Greci chiamarono una volta Barbare tutte T
altre nazioni ; t i Romani all'incontro) nel colmo* della Ior
•gloria e fortuna non riconobbero fe non fe {tedi per Nobili ,
regalando anch'elfi gli altri popoli col titolo di Barbari . E
quindi è poi venuto, che alcuni non hanno creduto di poter
bea fervire alla gloria de' Principi di quelle ultime età » fe non
facevano difeendere la lorprofapia o da'Trojanr , o da' Greci
più conti, o pure dalla Cafa Anicia, e da altre limili Fami
glie di Roma antica. Ma egli è da dire, non efterci ragione,
per cui abbia Principe veruno da fdegnare di trar l'origine
fua dall'antica Germania , e da' Longobardi - Impet£Ìocche ,
quantunque volentieri fi conceda la prerogativa dì certe na»
zioni colte, quali per vero* dire furono la Greca e la Romana
a petto di mol tirarne altre, comuttociò- anche la Germania, ha
fempre avuto' di che coftituire la Nobiltà de' fuor- Principi e
popoli. Il valor militare,, le virtù morali, e l'antichità del
Dominio con una lunga fila d'uomini prodi e rinomati fono
appunto' le doti onde u. fòima quella che noi appelliam No
biltà , potendo nulladrmeno' formarla ciafeuno- a fe fteifo col
pofleffo ed efercixio di virtù e qualità* infigni fenza mendi
carla da'fuoi maggiori.. Ora è fuor di dubbio che una tal
aobiltà no» mancò a certi popoli della Germania amica/ e
li % molto»
45a VOLUME PRIMO
■molto meno fi defiderò quella ne'Longobardi , gente cosi chia
mata o dal luogo, dove abitarono, o dalle ade lunghe, piut-
tofto che dalle barbe proliffe e gente valorofiffima, antica ,
-dominante, e provveduta d'altre doti riguardevoli al pari d'
Ogni altra più (limata nazione del Cielo Settentrionale.
Non fi creda a me,* credafi a Tacito, il quale fino a' tem
pi di Trajano riconobbe la loro nobiltà , parlandone in que-
Tacit. de fta guifa : Longobardi* paucitas Nobilitajque ( o pure , come leg-
Nov. ge Lipfio, Longobarda paucitas nobilitai ), quod plurimis ac va*
Germ. Untijjim. s nationibus cintli , non per objequium , fed praliis & pe-
riclitando tufi funt. Il medefimo Autore parimente ne parla ne-
Annal. 1. gjj Annali , raccontando la guerra fufcitata in Germania a'
C'45' tempi di Tiberio Augufto tra Arminio, e Marobodeo , e fcri-
ve ch'elfi Longobardi combatterono in quella congiuntura per
confervare /' antico decoro , ed acc refcere il loro Dominio . Quum
a Cberufcis , LoMgobardifqus prò antiquo dccore, aut recenti liber-
Id. Anna-I. tate , & cantra augendte dominationi certaretur . Aggiunge altro-
In. e 17. ve f cne Italo Re de'Cherufei fu riporto lui trono dalle forze
de' Longobardi . Secunda fortuna ad fuperbiam proLpfusy pulfuf-
que , ac rurfus Longobardarum opibus refeclus , per lata , per ad-
Cluver. verfa res Cbemfcjr afflitlabat . Sicché anticamente la propria pa«
Germ. *n- tria de'Longobardi fu la Germania, e il Cluverio dottamente
determina il loro fuo vedo il fiume Elba , cioè in quel paefe,
Antiq I.j. che oggidì fi chiama la Marca di Brandemburgo . In fatti Stn-
«• *& bone , e Velejo Patercolo , e Tolomeo fon teftiraonj , che an-
Srrabo Ge- che a'ior giorni il popolo de' Longobardi abitava di qua dall'
°Sr- • 7- Elba , benché foffe pofcia corretto da' Romani a ritirarli di
PauJ.Diac. 1* dal medefimo fiume. Ma Paolo Diacono figliuolo di War-
<le Gcft. nefrido non va d'accordo con tal' opinione • imperciocché fe-
Longob. 1. condn lui i Longpbardi ufcirono la prima volta dall'ifòla Scan
dinavia , che probabilmente è la Scania , Penifola oggidì fot-
topoila al Re di Svezia, e fituata Gal Baltico in fàccia della
Danimarca, fe pure fotto quello nome non s' ha da intendere
la Svezia tutta e la Norvegia e la Danimarca. Così dunque
pretende quello Storico , cioè uno Scrittore Longobardo di na
zione, e che fiorì, prima dell'anno 8oo lòtto Carlo Magno ►
Ed altrettanto per ben tre Secoli prima di lui lafciò fcritto
Profpero d'Aquitania nella fua Cronica . In tal diverfità di
pareri a che s'abbia da credere , è incerto. Ma il Cluverio
ha nel fuo Tribunale erudito decifo già quella lite con ifcri-
vere francamente i che Paolo Diacono in propofito dell'origine
de»
DELLA SECONDA PARTE. t<&
de'Longobardi ci ha contato delle belle favole . De Longobardifr
dic'egli , mira fabulantur medii feculi fcriptores , Pro/per , Diaconia,
Sigebertus & alti : qua/ì antea iti Scandinavia Oceani Infitta ffi-
nili dttli fuerint • pojìquam vero,fub tempera Teodofii Imperatore,
in continentem Germani.e trajecerunt , Longobardarum tiomeri fortiti.
Seguita poi a provare lo sbaglio d'elfi, perche tanto prima di
Paolo Diacono i foprallegati antichi Storici fecero menzione
de' Longobardi , e li poltro nella terra ferma della Germania;
conchiudendo in fine , effere ftato proprio degli Scrittori di
que' rozzi fecoli il far venire fin dall'ultimo Settentrione tut
ti i popoli conquiftatori dell'Europa Meridionale, e che Pao
lo Diacono è appunto un di quegli, eh' è ftato troppo credu
lo in trattando delle prime azzioni de'Longobardi.
Sia nondimeno lecito qui a me di dire, che il Cluverio ,
tuttoché in parte abbia ragione , pure non ha ragione d' ufeir
qui in campo con una si nera cenfura. Imperocché non fem-
bra poterfi , o doverfi mettere in dubbio , che la maggior
parte delle nazioni , dalle quali fu di tempo in tempo o con-
quiftata , o faccheggiata l'Italia e la Francia con altri paefi
Meridionali , non ulciffero dal gelato Settentrione , quantunque
né pur io creda , che da una fola ifola uCaffiero tutti e Goti ,
e Normanni , e Longobardi e limili genti . Aggiungo doverli
efcludere Profpero d Aquitania , o fia Profpero Tirone , dal
numero di quelli che tirarono l'origine d'elfi Longobardi dal
la Scandinavia,- perciocché nell'edizion del Canifio v'ha bensì
tal notizia / ma quella é una aggiunta d'Autori pofteriori , e
certo nell'edizione più accurata ed intera fattane dal Labbe ,
nulla di quello fi legge. Ciò però non oftante così facilmente Labbe
non dee trattari daTavola quel narrare Paolo Diacono l'ufci- Nov.Bibb,
ta de'Longobardi dalla Scandia o fia dalla Scandinavia. An- Tom. i.
che Fredegariò Scrittore molto più antico del Diacono attefta 1)4 pr4^'
il medefimo. Ma riducendoci noi anche al folo Paolo Diaco- tQr'|*
no, giacché non è certiflìmo, che fia del fuddetto Fredega rio Xiiron. E-
quel tefto: dico eflere di tale autorità il mentovato Storico , pili- tom i,
che quando non s' abbiano altre più forti ragioni , non li dee *• Cl 6S-
credere così tofto favolofo il fuo racconto della Scandinavia .
Vero è che gli antichi Storici riconobbero il popolo Longobar
do abitante nelle vicinanze dell'Elba; ma fapendo noi altresì
per atteftato de'medefimi, e di Svetonio ancora , che a' tempi
di Tiberio i Germani, e nominatamente i Longobardi , furono
a forza d'armi fpinti di là dall'Elba ; polliamo giuftamente
con-
i$4 VOLUME PRIMO
eonjeccurare che coderò s'iaoltrafiero anche di là dal mare nel
la Scandinavia non molto lontana,, con fermarli- ivi dominan
ti, finché coniigliati dallaloroa avidità, o troppa popolazione ,.
» da altri accidenti c motivi,, abbandonaffero quel fita per cer
carne eie' migliori» Quello è uno degli affari,, de' quali potè ef-
fere a fuflvcienza infermato- Paolo diacono , il quale la contò
giufta ia altre particolarità della loro trafmigrazione „ e quel
che è più , ebbe davanti agli occhi la Storia, de1 Longobardi
lenita da Seconde, da Trenta, fina a' tempi di Agilulfo Re de'
Longobardi « Per altro io. non oferel decidere , lè i Longooir-
di mentovati da Tacito, e da altri antichi , fieno- gli ìteiTì ,
che Paolo Diacono, vuole uteiti del a Scandinavia, perche uno
de' punti più intrigati delle Storie li è l'origine delle nazioni,
o lpecialmente delle luddette ,, lìccome l'ara, anche toccato da
me nella feconda parte di quell'opra.
Comunque però, fia , la belÌLcol'a nazione de'Longobardi: , an
che per atteftato di Paolo. Diacono-, fu popola della Germa
nia. MofTafì dal fredda Settentrione verfa le contrade più. mi
ei del mezzo di , e conquidati varj paeii ,. penetrò, fino- al Da
nubio, per mezza di' non poche- vittorie , con renderli in fine
padrona della Pannonia, provincia da* li ad alcuni Secoli- ap
pellata Ungheria dagli Unga ri , che la iottomifero anchr'eUi
aitarmi loro. Ivi. fi fermarono, fe vogliam credere al i'udde teo-
Paolo Diacono, lo fpazio di 42 anni, fe non fu anche più ,.
Marius mentre- lappiamo avere fcritto Mario- Vefcovo Aventicenie, il
A.ent. quale ville nel fecola della lor calata in Italia, che Alboino ab-
ChefnDU" ^andonando Pannoniam Patrìam fuam, venne ad occupar l' Ita-
Tom, s. ^*"- Proaopio. fa menzione onorevole de' Longobardi in varj
Script. luoghi- delle- fue Storie, con raccontare fra le altre cofe, che
Frane. l'Imperador Giuftiniano donò loro il Norko e la Pamonm eoa
LTlJGo'h**11" f,ti > cioè l'Ungheria, e parte dell' Auftria, della Ekvie*
l'I» ì- c-ìì- n* ** ^^a'Carintia» e di que' paeli che s'aecollano- alL'Ita*
lia . Tralàfcia qui altre loro impcefe fatte in ajuta ancora de*"
Romani- Imperatori , ballando, ricordare,, che finalmente i me-
défuni dell'anno 568 dopo> la nafeita. di Crifto , lotto il Re
Alboino, invitata da Narl'ete in Italia e per quali tutta que
lla felicilfìma provincia ftabilirono la. Signoriav Non: può- ne»
gaffi, che nel piombare ch'emina fecero- fopra i noftri paefi
non commetteflero varj eccelli anche contra- de' luoghi fieri to
Ma nulla operò quella nazione , che- ci abbiano fatto- vederr in
prova altri Secoli, altre guerre ed altri popoli, ancora Cri-
ftiani
DELLA SECONDA PAiRTE.
ftìaoì ed anche Carolici : il che però tanto meno dee recar
meraviglia, perchè in fine tra i Longobardi fi contavano beali
aflaiffimi Cattolici 4 ma veriumilmencc era fra loro ne' tempi
della trafmjgrazione maggiore il numero degli Amarri. E fori
fé nè pure a quelli s' hanno da attribuir -quegli ecceffi , me
bensì ad alcri popoli Gentili , e non conofceati del vflflo Dio;
che per teflimonianea anche di Paolo Diacono consocerò eoa
Alboino alla Arada. Roma Gentile sì infierita comrade'Cri-
(liani« è bep iuggotta ad un proceno più grande . N*n durò
però molto il rozzo « fiero genio de' Longobardi . Fermati ia
Italia , il cielo piìi t-emperato di quelle contrade , « la teli-
gion Cattolica maggiormente fra -di lor -dilatata , -gli andaro
no a poco a poco ammaliando in guifa che da loro ufeiro-
no pofeia Re e Regine di gran pietà e virtù , che lafciarono
dopo di fe opere di rara magnificenza , che formarono leggi
foavi -e giufte , e fecero xant altre imprefe non men glorio-
fe, che quelle d'altri Regnanti di que fecoli . Ed io voglio
ben qui regalare i Lettori con alcune poche ifcrizioni fpettan»
ti a'Principi Longobardi , che -di mia mano copiai Tanno 1714
in Pavia . La rarità di tali memorie renderà quelle più care al
pubblico - La prima è una parte della memoria fepolcrale di
Cuniberto Re de' Longobardi -, il quale morì l'anno di Cri-
fto 700 , e <fel Re Bertarido fuo padre , e -del Re Ariberto
avolo fuo- Efille la lapide nel Chioibro de' Monaci Caffinefi di
S. Salvatore di Pavia, ma mal concia, perchè guafta e taglia
ta e polla fuor di (ito , affinchè effa venitt*e col fuo largo a
coprire la fu perfide d'un muricciuolo da nulla. In fatti Pao- P*uJ. Dia
lo Diacono feri ve, che il Re Bertarido ab hac luce fubflitutus £?nfl' £e
efi ., corpufque Jllius juxta Bafilicam Domini Salvatoris , <quam gj^'j
Aripertus ejus genitor conflruxerat fepultum efl, E -del Re Cuni- 37.1.6.C17.
berto : Hic cvm multis Longobardorum lacrymìs juxta Bajìlicam
Domini Salvatoris , quam quondam avus rjufdem Aripertus coh-
flmxerat , ftpukus «fi '. Avrebbono <jue' Religiofi meglio fod-
disfatto ne' tempi fufleguenti alla gratitudine e al dovere , fè
ce ne avellerò confervato più diligentemente il fepokro, o al-
men J' Ifcrizione , di cui reftano le fole feguenti parole , fcrit-
re pulito con lettere Romane.

Aureo
z$6 VOLUME PRIMO
Aureo ex fonte quiefcunt in ordirne Regtr
Avur , Pater , hic Filiur He'juìandut tenetur
Cuningèert florentijfimur ac robuflijjimus Rex ,
Quem Dominum Italia , Patrem , ue Paftorem,
Inde flebile maritum jam vìduata gemet .
Alia de parte fi originem amerai ,
Rex ftfit Avur , Mater gubernacula tenui t regni ,
Mifandus erat forma , più/ , mens , fi requiras ,
Miranda
L'altra Ifcrizione edite nell'atrio di S. Maria ad Perticas,
Chiefa fatta fabbricare da Rodelinda moglie del Re Bertari-
do. Ivi fi parla di Ragentruda, Regina anch'erta de' Longo
bardi. Ecco ciò, che retta di «juell Epitafio .
Condita priorum
Raqintbruda piis femper
Memoranda loquillis ,
De vita cunélorum quam
Morf fttrgentibur annit
Alflraxìt fubito regalia fcamna tenentem .
Qua? licet in paucis finiffet jura diebus ,
Taliter ornabat concejjì exordia Regni.
Tempia Dei venerani , Sacerdotifqae miniflros
Ecclefea? fanelo devota coleiat honore
Purpurear cotienr fimul & diademata veflet
Depojuit , famulanr Chrifto in paupere certe ,
Sicque fuis manibus jejuna minijìrat egenif ,
Ut regale
dat decus
mi/ vìlisrecreavit
mutarci inanes
amitiur. t

La terza delle fuddette Menzioni elìdente anch'erta nell'atrio


fuddetto di S. Moria alle Pertiche , fu porta ad Adoaldo valoroiiflì-
mo Duca al tempo de'Re Longobardi. Chi foflè egli a me è igno
to; e nè pure fi può con ficu rezza ricavare il tempo della fua
morte, perche febben'egli finì di vivere in Giovedì il dì 7.
Luglio, correndo l' Indizione Prima , tuttavia non bafta firn il
notizia a individuare l'anno, trovandoli, che le luddette no
te Cronologiche concorrono negli anni ói8. 673. 718. e 763 .
Tale è queft' licrizione .
DELLA SECONDA PARTE. 257
Sub Regibus Liguri* Ducatum tenuti audax
Audoald armi poteni , clarìr natalibut attui %
Viblrix cujus dexter fubegit novtier boftei
Finitimof , & cunEìoi Unge lateque degentes ,
Belligera! domavi't acies , & boftilia caflra
Maxima cura laude proftravit didimus ifte ,
Cujus bic eft corpur bujus fub tegmine tautis *
Piìi di Cotto fi leggono quelle altre parole.
Late at non fama filet vulgati* piena triumpbis ,
Qua vivum qualis fuerk , quantufque per urbem
Jnnotuit , Laurigerum & virtù/ bellica Ducer» ,
Sexìes qui denis peratlis circiter annis
Spiritum ad arthera mifit , & membra fepulcrt
Humanda dedit , prima cum indiElio ejjet,
Die nonarum Julìarum feria quinta .
Credo anche bene d'aggiugnere qui decorse non affai nota 1*
Ifcrizion Sepolcrale del Re Afprando, che mancò di vita l'an
no 711, formata co'feguenti verfi, fecondo il mifero Capere d*
allora. E notifi fcritto il nome del Re Liutprando fao figliuolo
Lytttbprand»■.. Coftumano i moderni di fcrivere Luìtpratta»^ ma
<la quella e da tante altre antiche memorie , eh' io ho vedu
to co' miei occhi, è chiaro doverli fcrivere Liutprando. Così Romnald.
dunque fta la mentovata ifcrizione , fecondochè ce ne aflìcura F'«vU P*-
il P. Romoaldo da S. Maria Agoftiniano Scalzo nella fua ope- J3ia 'Saci*
ra intitolata Flavia Papia Sacra . Quel Datura Papi* non fi
legge in una copia ch'io mi trovava avere prima di veder
l'opera del P. Romoaldo.
Anfprandus bonefius moribus , prudentia poflenfy
Sapiens, modejìus , patiens, fermone facundus ,
Adjìantibus qui dulcia favi meliti ad inflar
Singulti promebat cafto de pefiore verba ,
Cujus ad atbereum fpiritut dum pergeret axem,
Pofl quinor undscìes vita? fuee circiter annoi ,
Apicem reliquit regni pratflantijjimo nato
Lyutbprando inclito , & gubernacula gentil.
Datum Papia , die iduumj unii , indizione decima.
Cron.diVei-.P.II.Vol.I. Kk Per
*58 VOLUME PRIMO
Per altro egli potrebbe Jàrfi aia' intero trattato intorno ali»
tttxion Longobarda con rapprefentare infjgni memorie di va*
ktre e di pietà .anche in effa, £ jdico di pietà, perche anch'
effi da che panarono «dall' Arriantfmo in feno Alla «Chiefa <Jat-
tolica, gareggiarono con altri popoli in arricchir le Chkfe ,
in onorare 1 Servi del Signore, c in /ondar Monifterj , ira
•quali tuttavia noi annoveriamo nel Contado di Modena la no»
biliflima ed antica 'Badia di Nonantola e .d'altre lì troverà
menzione in varj documenti «he xegiftrerò nella Seconda Par
te di quell'Opera , Certo ^quantunque poca cura eglino avef-
fero di tramandare a'poftrrije ioro imprefe ed azioni, e A
tempo n' abbia fatto imarrire non poca parte : tuttavia canto
ne refta ( e il folo Paolo Diacono ne apporta artàiificnc ) eh*
«gli non farebbe difficile il togliere dalla dipintura di ouella
nazione molti orridi colori, « farla conofcere diverfa. dall'ini*
maginazion di taluno. 1 difordini da ioro comraeffi nella ^er
ra co' Romani, non fono mali proprj della nazion Longobar
da, ma lagrimevoji « triviali effetti della ^uerr*t ilèua * e cer
to chi gli ipqgiiò de'lor paefi 4 e diftruflè la ior Monarchia,
dovette lèntirfi piìi <dilpofto« dirne: male che bene, per mag-
P'ul.DU giormente giulìincare le 4ùe conquide - Poiché in .quanto ai
con. de governo de Longobardi, merita fede Paolo "Diacono, -allorché
Cefi Lon- attefta come un pregio mirabile .del regno loro la felice <quic-
£ob'l. j.c w de' popoli. Erat fatte ( così «gli fcrive ) hoc mirabile in regno
Longobardorum / nulla erat lielentia , .nulla flruebantur infidi* .
Nemo atiquem injufie angariabvt^ nona fpoliabat. No» erant fur
ia, non latrocittia. SJnufquifque , quo libebat , fecurus fine liniere
pergebat.
Ma lafciate ouófte cole , a noi halli il dire , non doverfi
mettere in -dubbio la nobiltà de' Longobardi . Prima ancora
ch'«glino calaifero alla conquifta dell'Italia, in tanta riputa
zione era il fangue Longobardo , che Teodeberro Re di
Franciafper tacere d'altri Monarchi ) prefe per moglie Wifc-
garda «J^liuola di Wacone Re -d'effi Longobardi, atteftandolo
Gregorio Turonenfe e Paolo Diacono; e di là ad alcuni ari ni Clo-
tario medefimamenteRe .deTranchi tini il fuo fangue al Longo
bardo mercè di Clotfvinda fua figliuola, ch'egli maritò al Re
Alboino, cioè a chi poi conquido l'Italia. Nè la nobiltà fi fer
mava tra i foli Re; ne era ftudiolSffirno il retto di .quella nazio
ne, in cui fi contavano 'Ducbt'e i Conti , ch'erano Principi ^ e fio
riva 1' ordine de'nobili , non men <he Ji faceflè tra gli fteffi Ro
mani.
DELLA SECONDA PARTE, i$9
■nani . Oltre a Pàolo Diacono è ceftimonio Fredegario nel lai Frerfegv
Tua Cronica all'anno 6oj che Agilulfo Re de'Longobardi fpo- CHrwmCfi-
sò- 1» celebre TeodelLnda figliuola di Garibaldo Re della Bav ' c'
joaria, cioè, della Baviera- e all' incontro Guodoaldo,, tmefljo-
«L'efla Teodolinda , de gente nobili Longobardorun* acvepit ìmm-
*«»■.. Cbsr il medefuno fcrive all' asino- £17, che legati tres «a»
'òiles. ex. gente- Lotrgobnr:iorunt ,, sfgiuéfits r Pomtregius- , Gauto- T
4tò Agone Rege ( cioè da< Agjhilfo) Chtarium Regertt deftimn~
tur. Più: finto- fcrive che- Adiafoutdo figliuolo dr. Agilulfo leg-
*ier di feraio- fa crudetmeate configli art»,, ut Prittvtes- & irobi-
Jtorer cuntìos in- regno1 Longpbardorum tnterjrectet ordinaret : la
crttale fciocchezza fi* cagione appreso,, che omnet Seniores ,
C nob&JJimi Longpbardorum genti* trasfcnffèro' la corona del re
gno* in CUrvaldo- , o- fi» Arifald» , la facci gran1, cura; aveva
3nella nazione di coinè rvare ed! accrefcere la io* nobiltà,, con
ilringperfi fpecialnTaite: neli valore e nella; profeluon. delirar-
mi v o pure itt cpre^rin/ìg.nr governi ed onorevoli impieghi ,
«Be al pari delle altre rorti dttpen-lasv* I* Regia di Pavia. J£
però- vanamente darebbe pafcolo al! fio-ar^eTlo ,. chi fi figu-
«affé poco- glotiofo il' trar l' origine luar da? quella valòrofa ed
«ntichiùima nozione, fa quale inoltre per ducento mini tenne
it Regale dominio im Iraila* e ciò» non- peraltro- immaginali?,
fe non perchè i Longobardi vennero dalla Germania Setten
trionale, e vifTero un» volta coir cofrumi dive rfi da quei de*
Greci e Romani . Se- taf compaflo dovefle chiamarli giufto »
Bor forfè ora non; avremo piti; irr Europa nobiltà fommamenc»
antica r effendo chiaror che le tante guerre,, e vicende umane
cor tempo- lunghiflimo hanno ertine* ,. o* atmen- fottrar.ta' agli
occhi noftri la dtfcendenza> di tutte le nobili famiglie della Ro
mana Repubblica.- Ami all' incontro è da dire,, tanto' più' do
verli {limare la Germania; da* chiunque' può- fetiza* favole mo-
ffrare per varj fecoli illuftre la fua- cafà,. e difeendente di co
la ,, quanto- che r fe vi porremo- ben: mente,, feorgeremo proce
dere da quella gran provincia la maggior parte dell antica no
biltà, che oggidì reità- in- Europa .. Nomlìffirae famiglie fono al
eerto a' dì noftri 1' Auguftiflima d'Auftria , e quelle de' Re di
Danimarca, e Pruiiia ,, e- quelle- di Saflònia e' di Baviera ( dira
mata; ancora' nef: Re dì Svezia,, e nell* Elettor Palatino ) e d1
altri Principi di Lamagna,, che pur tutte; fono- native di quel
la contrada . Nobilifltmo altresì è il Regnante Monarca della
Grani Bretagna! Giorgio 1 con rutta l'Elettorale e Duca! cafit
Kk 2. di
aóo VOLUME PRIMO
di Brunfuìc e Luneburgo; e pur anch'elfo trae ii Tuo fangue
dallo (ledo fteffiflimo lignaggio, che la cala d'Elle, copie an
dando innanzi meglio fi moltrerà. Cosi non v'è chi non rico-
nolca per nobiliflima ed infigne la Real cafa di Francia , che
da tanti fecoli comanda a quel fipritiflimo Regno, e che do
po aver dati una volta i Principi al Trono di Portogallo» an
che a'noftri giorni ne vede un'altro comandare in Ifpagna .
Ma ancor quella, che che ne Tentano alcuni , tira l'origine
fua da 'Franchi, popoli già della Germania, Amili ne'lor prin
cipi a' Longobardi o pur dalla Baviera , o dalia Saflonia , pro
vincia anch'elle, certamente della Germania . Anzi dalla me-
de lima nazione Franca può dirli originata la maggior parte
de' nobili Francefi d'oggidì, ficcome da' Goti nazione Germa
nica, e conquistatrice della Spagna , fi pregiano i più nobili
Spagnuoli del tempo noftro di aver tratto il Tangue loro .. Nel
la fteffa guifa gli Anglofaffoni e i Normanni, tutti popoli del
la Germania,, e conquiftatori della gran Bretagna, propaga»
rono la più fiorita nobiltà oggidì vivente in quel regno . È
per conto dell' Italia ,. i Longobardi , i Franchi , i Tedefchi e
ì Normanni , con fignoreggiarla per molti fecoli , diedero i'
effere a tante cofpicue famiglie di quefta nobiliflima provin
cia . E però, giacché a nefluno è oggidì poflìbile di moftrarfi
difendente da gli antichi Romani , retta che s'abbia a te
nere per più nobile, o almeno a pregiarli molto dell'origine
Tua, chi può condurla con verità a quelle vittoriofe e domi
nanti nazioni, tutte ufcite della Germania.
Nè già perchè il regno de' Longobardi ebbe fine dell'anno
774 con paifare ne'Franchi, vinto Defiderio ultimo Re loro, da
Carlo Magno , fi fpextfe la gloria e- la nobiltà di quefta nazione .
Allora i Longobardi mutarono Re , non mutarono fortuna *
perciocché quel gran Conquiftatore lafciò loro e le leggi lor
proprie,, e le ricchezze, e le cartella, e i dominj, eh eglino
fier l' addietro godevano v obbligandoli folamente a riconolcere
ui con quella fedeltà e dipendenza , con cui riconofeevano*
prima i Re della frhiatta de' Longobardi . Celebri fra gli al»
tri fi. confervarono i. Duchi di Benevento,! Principi di Saler
no, ed altri di nazion Longobarda nel regno di Napoli, ef.
fendo durato i' dominio loro fino al fecolo undecimo, ficco
me apparirà ancora da alcuni lor privilegi , ch'io pubblicherò
nella Seconda Parte. Altri Principi e gran Signori della mc-
defima nazione fioreggiarono ne' Ducati e nelle Marche del
Friuli ,
DELLA SECONDA PARTE. 261
Frinii, di Spoleti, e della Tofcana, con dignicà illuftri, con
rara potenza; e per tacer d'altre famiglie, è fuor di dubbio,
che da quella nazione difcefe con tutti i iuoi antenati anche
la celebre Con teda Matilda . Anzi mi par degno d' attenzione
ciò, che Cammillo Pellegrino uomo di gran credito fra i Let- pere<Tnn.
terati lafciò fcritto, allorché per provare, che l'Anonimo Ssu hiit.Princ.
lernitano, Autore d una Storia, fu circa l'anno 080 perfona Longob.
nobile, fi ferve di quello argomento. Vtr Longobarda* , ideoque ì.pag.
noiilis y e poi fpiega un tal detto con aggiugnere: Longobardi l*9'
omnes fordtdis ab artibus femper abfiinere , cium rebus potiti fitnt
profperis, ac primeva in dignitose permanfere ; nullufque in tota
gente habebatur , qui fublimis , & illufiris , hoc e/i patritius non
cenferctur . E' da dolerfi che quello valentuomo non com-
ponelTe di poi, ficcome aveva in penfìero, diflelamente la Sto
ria de' Longobardi . Cotimo della Rena, Autore anch' egli ac- Rena in
curato, nella Serie degli antichi Duchi e Marchejì della Tofcana trod. pag.
rende ragione della fuddetta lentenza con ifcrivere cosi : E no-
tifi che il chiamar/i Longobardo , 0 nobile , era lo fieffo , trovati-
ti9fi molte antiche fcrttture che dicono tali padroni di cajlella ,
longobardi five nobiles . Il che ben fi chiari/ce , mentre gli abita
tori de' luoghi [e eran Signori , Nobili e Cattaui che comandale*
irò, fempre eran Longobardi: Se eran fervi 0 affrancati che obbe-
differo y erano anche per lo più d'altre nazioni diverfe ec. Co
sì egli.
Sicché dalle cofe fin qui dette intorno a' Longobardi , anti
ca e gloriofa nazione della Germania , conchiudo , che nelL'
origine degli Eftenfi , quando pur fodero per origine, e non
Eiuttofto per adozione, liccome diremo, difendenti da'Longo-
ardi , concorrono tutti i pregj della più illu/lre antichità e
nobiltà. E che la cafa d'Elle quindi s'abbia a dedurre, lub-
odorollo Reinero Reineccio l'anno 1580 in una fua Dedicato- Reincc.
ria a Corrado de Suichel , ove dopo aver anch'egli riconofciuto, Appena,
che dagli Eftenfi derivava la nobiliffima famiglia di Brunfuic, j^ ^"^'
foggiunge pofcia quelle parole : Potius in eorum iverim fenten-
tiam , qui Eftmfibus Jìirpem Longobardicam attribuunt . E lo ftef-
fo Scrittore anche prima in un Panegirico ad Arrigo Duca di.
Brunfuic, e Vefcovo di Halberllad , aveva ciò fcritto come
cofa certa . Principio ( fono le fue parole ) fatis confiare arbitror t
paternum genus tuttm a nobiliffima Longobardorum gente,. matct*.
ntm a IVelfi effe &c, Effloruere aittem in Longobardi* Ateflini ,
fcu EJlenfes ab Atefle &c. Poftquam cim (Velfis Atejlhu fangui-
non
2Óz VOLUME
mem mifeuere , ea occultane- Germmtsm repetiere- » Mar. onde il
Reineccio appreoJefTè- che procedeva da' Longobardi il (angue
Eftenfe,. non fo immaginano; e s'egli per avventura il rica
vò' dalL'aver oflfcrvata la cafa d'Ette per tante fecola potente
e Signore de Stati di Lombardia,, cioè, net paefe già; fottopo-
fto a Lombardi quello* argomento* camminai eoa tre piedi
perciocché, panato, che fu. ne' Fianchi e: ne'Tèdeichi it regno-
de' Longobardi „ non. fu. più. buon indizio- che uni nobile pof-
fidentc Stati, nella. Lombardia, traeiTL- il luo- fangue da? Lon
gobardi;, mentre qui ancora alienazioni più antiche de' Lon-
Spbardi abitavano o- pure: altre nuove di mano in mano. & fta-
ÌJirono,, e goderono' in. efla ampi, uominj..
Ma benché- io- non fappia; perche cosi, icriveffe il' Reinec-
cio,, fo> bene-, eh* egli non. iterine una bugia. Io fatti noi- of-
ferveremo- da qui innanzi varj? antichi (frumenti; ove tanto il
no(lro> Marcbefe- Alberto jisgQy.. quanto- i lùoK figliuoli,, edifeen-
denti , e i; luoi maggióri ancora , qualificavano- fe fteflL coir
quelle parole : Qui profeti fumus ex. nattone neftra-. lege: viver*
Longoòarrforum .. Sopra che Rimo- neceflario- d'informar qui i
meno, periti d! unr importante coft'ume dell'Italia antica.. AL
forche ne divennero padroni i Longobardi,, le leggi Romane,,
che- quìi folo dianzi regolavano- F umano* commeriio-,, non. .fu
rono- abolite;, ma s^ntroduiféco- di< piìc ie lèggi proprie- della
naifoni Longobarda ..Succedettero- in- quello» regno- i Franchi/, ed.
cg|ino< altresì ci- portarono- Te lèggi Saliche , e Franche ,. proprie:
della lor nazione .. Quelle- furano- le- tre leggi allora più u fa
te , ed: era: in. libertà di ciafeuno. l' eleggere qual d'effe più. gli
era in grado,, feguitando- nulladimeno* quali, tutti. la legge de
fòro- antenati-,, cioè; i Romani la. Romana ,. i Longobardi la
Longobarda-, e i Franchi derquali parimente- s' allignarono
moltinime. famiglie anche; nohi limine iir Italia-, la legge- Fran
ca,, o* Salica.. S. aggiunterò' ancora? le leggi Alemanna',, e. Ri-
buaria v e- Bavarele-,, ma quelle di rado s incontrano* mentova
te negli, antichi. Documenti .. Ora> folevano- bene fpeflb i con
traenti (e maulmamente fu ciò-in ufo* neTecoli Dècimo' e Un*
dejrimojefprimere nel' contado- de' Contratti ,. ouaf: foflè la legm
ge da loro profanata ,. aifinebe venendo il: calo- fi poteflero giu--
dicare fecondo quella . E qui fi", vuol'awertire ,. che- non- euen-
do flato- vietato a quei d' unai nazione- il foggettarfi alla leggt
d'un' altra nazione, fe cosi portavano- le eredità , ed altri in»
«eredi: perciò no^fi ricava fémpre, o almeno' non fi- ricavjt
DELLA SECONDA PARTE. 163
eoo «Scure», -dalla fola profsfida della ]m, qotT etiche fofr
le una vok* la j»<rr»wr de'eonfraenri . Le dorme fpecialaneme
colmavano, iafciata la legge propria, -di fegttitar quella de*
mariti, -tome fa già avanti agli -adiri avvertito dal sottro Su
gonio, -e «oftada molti «fempj nelle antiche pergamene. Aaj.
fiùngo io -ora, <che ancor quelli -che pattavano àlrQrdint Ec-
clefiaftko prendevano a vivere fecondo la legge Romana ,
<oà. trovandoli -coftixuito in uno de'Capìailari oegli Augnili
Carolini. Di ciò parecchi «fctnpj ho io veduto se'misHoM
chivj^ ma ■qui Jhi contenterò di rapportarne -due fouV xttxéi
dall'Archivio della Cattedrale d'Arezzo, ove dell'anno' ICffk
fi legge : Confiat me 'Johannem Clericum jilium quondam Verandì ,
«7*1 frofejfus fum ex natione mea Jege vivere Longobardorum , fed
tamen jnro tonare Eeckfiaflico lege videor vivere Romana &c la
un'altra pergamena del 107$ fi trovano quelle altre parole :
Confiat Mie Taruìfut Prcsbper, filius quondam Ildhg , qui frofef-
fus fum more Sacerdotii mei lege vìvere Romana Óre. il perchè
trovandoli -in tino linimento del 1046* predo l'UgheUi, ego in TJgfael.lrai
Dei ornmjpotentis Marnine Kadalus Parme»\jium Praful ("cioè Cada* Sacr. tom-
loo pòi ìàmofò Antipapa ) qui me profittar lege vivere Romtnéo*
mtm^ «d altri limili efempj, non sna da inferirne Cubito, *ché
iali perfone foffero ancora ai nazione Romana ; imperocché colmti»
jar dello flato mutavano effe eziandio la profeflion della legge .
Non -era dunque fedele indizio una volta , per cortofeere la
nazion di taluno jToflervare qual foffe la legge da luiproft'fiata .
Soleva ben'eflere tale per lo più il mirare aggiunta alla profef-
fion della legge la forinola ex Mattone rr.ea j poiché allora fi po
teva ragionevolmente credere che da quella nazione o Sali
ca, o "Romana , o Longobarda , o Alemanna , o Ribuaria ,
difeendeffero i contraenti . La famofa Cornelia "Matilda fappia»
mo, che apparteneva, dal lato di fuo padre "Bonifacio Mar-
chele , alla nazion Longobarda ; ed ancorché talvolta profèl-
fafle la legge Salica a cagione del Duca Gotifredo fno primo
marito, e forfè ancora in riguardo della Duchefìa Beatrice faa
madre : tuttavia era anche l'olita a proteflarfi di nazione Lon~
gobarda . Dilli, che per lo piìi era quefìo un fedele indizio ;
ma non diflì-, che fempre. In effetto abbiamo una Donazione
fatta dalla flefla Matilda al Moniftcro Caflnelc di S. Profpe-
rp (oggidì chiamato di S. Pietro ) di Peggio rell'anno 1080,
ove ella s'intitola Matilda Cernii:fl'a fiìis quondam Bonìfacti Mar
chimi* , qute profeffa fum ex natione mea .;-r vivere S'elica. Nella
Seconda
4 VOLUME PRIMO"
Cani'111"' feconda P*"6 regiftrerò io l'intero finimento, da me confron-
l' pjg 19% tato con la carta efiftente nell'Archivio del fudttetto Monifte-
ro. Ivi in un'altra dell'anno 1072 di cui porta alquante pa
role il Margarino, medefimamcnte fi legge: Nes Beatrix Du-
trix & Corniti[fa , atque Matilda filia quondam Bonificit Marchi»'
ttis , mattr & filia , qua profeffie fumus ex natione nojbra lege vi'
vere Salica. Adunque convien dire, che ci fodero talvolta de*
motivi legittimi di profetare un'altra nazione, e che fpecial-
mente folle lecito a' figliuoli l'attribuirli come fua propria an
che la nazion delia madre . Nulladirueno è da ripetere , che
tale , almeno per lo più , era la nazion delle pedone , quale
da lor fi profetava ne'pubblici contratti. In quanto agli Eften-
fi4 noi troveremo ch'eglino anticamente proteftavan fefteflì di
nazion Longobarda: il che vuol dire che, o gli antenati loro
dalla Germania a poco a poco ci comparvero predanti la na
zion Longobarda. Così il Signor Muratori.
Ora informato avendo lo ftudiofo Lettore d'intorno alla
profelfion delle leggi Longobarde ec. , d'altre due particolari
cofe che dal mentovato Signor Muratori fi riferirono, cioè
onde e quando i cognomi principio aveffero;e che fotto nome
di cittadinanza s'intenda dimoftreremo . Delle quali cofe tutto
ché fembri edere Mata noflra incombenza nel primo Volume di
quella Cronica di favellare , non per tanto non s'è per noi fat
to, avvegnaché da principio non era nofira intenzione di ta
li materie trattare , e foltanto di pubblicare la Cronaca del
Zagata con alcune poche illuflrazioni per coloro che di una
breve fuccinta Storia della cictà noflra fi foffero contentati j
ma ufeito quel Volume alla pubblica luce delle ftampe , per
foddisfare al defiderio di molti , e in quelle e in altre materie
c'è convenuto internarci , nè luogo più convenevole ci è ri
marlo, riguardo al tempo, che il breve margine del prefente
Capitolo . Riferifce dunque il citato dianzi Signor Muratori
alla pag. 254 della Prima Parte delle fue antichità Efienti al
cap. zó come nel decimo fecolo ebbe origine l'ufo di aggiugne-
re il cognome al nome delBattefimo • e però laddove trattando
dell'origine della famiglia Malafpina così ne difeorre: ,, Fin-
„ che dunque non li rechi pruova migliore di ciò, farà permef-
„ fo a noi il dipartirci da quella opinione; e molto men poi
„ faremo tenuti a creder vero che diicendano i Malafpina ,
„ come alcuni fi danno ad intendere , della cafa Marzia fa-
„ mola predo gli antichi Romani . Quelle eroiche opinioni
„ quan-
DELLA SECONDA PARTE. ió$
quanto è facile il fabbricarle, altrettanto è facile il mai**
„ darle in fumo; e chi potendo ( ficcome certamente può quel'
la nobilifiìma cafa ) fondar la gloria della fua antichità nel
„ paefe del Vero, lafciata la verità, vola dietro alle favole -
„ perde in vece di guadagnare, perche va d i favvedutamente
„ pregando i Lettori che nè pur gli credano quel ehe è ve-
ro. Diciamo noi dunque con più fondamento, che nel fecola
,, decimo e undecimo, e più nel dodicefimo, fi cominciò ad.
„ aggiugnere al nome del Battefimo qualche altro nome, a
„ cognome o fopranome per distinguere infieme due o più.
perfone che portaffero lo fteffo nome, prendendo tal giun»
,, ta o da qualche avventura, o pure dalle arti , dalle ìnfe-
„ gne , dalla patria , dal padre, dalla Signoria di qualche
Feudo, Cartello, Contado, o Marchefato, e da limili altre
cofe, o circoftanze. Anzi quel brutto coftume, che oggidì:
„ è confinato tra la plebe, e maflimamente nelle cartella, ài
„ applicare un poco decorofo cognome , o fopranome a certe
„ perfone con trarlo da qualche difetto del corpo , o da'vizj
„ dell'animo, o da altro accidente, lo fteffo coftume, diffi »
„ in que' tempi nè pure portò rifpetto z'Marcbe/ì e Conti «
che pur erano Principi , e molto meno il portò agi' infèrio-
„ ri. Lo ftrano nondimeno fi è , che alcuni pofcia di quelli»
„ al guardo noftro, ingiuriofi fopranomi dovettero effere accet-
„ tati fenza difpiacere da que' perfon aggi , o certo pattarono
„ felicemente ne'lor pofteri con divenire gloriofi cognomi del-
„ la lor cafa. Ubertus Comes, qui Mahraverjùs , vocer de Mp»«- Bacchiti
„ tebello, filim quondam Vidonis Comhit , leggiamo in uno ftru- I«- ài Po--
„ mento del 1107 Da lui viene la nobil famiglia dé'Makra-
„ verfì di Padova ficcome da un Malate/la difcende quella
„ dzMalatefti già Signori di Rimini „• e da un Maivicino Con»
te di BagnacavaHo quella dcMahicini; e così quelle di Ma»
„ tabacca, Maltagliato, Mala-volta ec. Noi troveremo nella Se-
„ conda Parte un Documento, ove è nominato Marchio Hèu~
„ ricus Guercitu^ e nella ftefla guifa trovammo al Cap. XVII
„ fatta menzione di Malnevote nella Pace Lunenfe del 1124:11
„ qual vocabolo, fecondo me, fu un fopranome lignificante in
„ linguaggio Lombardo Mai Nipote . Ora verfo il 1 100 uno
„ oeMarchefi , che fecero la famofa divifione enunziata nella
„ Pace Lunenfe , dovette effere regalato del fopranome di Ma-
„ la/pina^ ed effendoiì poi chiamati i figliuoli fuoi , figliuoli
„ di Malafpina Marchefé, quello divenne cognome proprio di
Cron.diVer.P.l.VoUI. LI «quella
*66 VOLUME PRIMO
quella linea di Marchefi * giacché oggidì e affai riabilito fra
i periti dell'antichità, che i moderni cognomi delle fami
ti
glie cominciarono a introdurli verfo que' tempi, quantun-
»
^, que 2" prima
-—-— —d'allora
— . », - — non manchi tveftigio ed «tempio
„ a . _Qual
nome del Battefimo fi aveffe quello perfonaggio noi fo io*
„ perche quelli fecondi nomi j o fopranomi , prendevano «al
„ poffeffo,che il primo proprio nome non fole va xalvolca Off"
covarli nelcommerzio civile. Edi qui viene ancora , che a
fi
non di l'animo di aflcrire quale ira i_ Marchefi da me
fi 11.1/il u«. a amuiu w » •■ w —. . _ „ .
nati nel Cap. antecedente toffe fuo padre, nè quali con fico-
fi
„ rezza foffero i figliuoli di lui. Quello bensì m che.fembra
fi
non poterfi fallare fi è «(fere al fuddetto Mareheft Mila-
fpiua quel medefirao di cui fra gli altri Principi fi fa menzio
n
ne in un gran Giudicato tenuto dall'Imperatore Lottarlo II
fi
a favore del Moniftcro di monte Caffioo,e .riferito da Pier
fi
„ Diacono . Vien'cgH ivi chiamato Malafpina Marchio Liguri*'.
fi
„ dal che, ficcome ancora da' pam* della Pace Lunenfe, appa<
4, rifee che Maìafpina fu un fopranome, o nome fuo, « non
.,, già un cognome, ficcome faccedette di poi nella fua linea per
„ dittimi vo dagli altri Marche» di quella Conforteria «,. Ma
quello halli circa l'origine de1 fopranomi. Reda or a vedere in
che confittene una volta la cittadinanza delle città Lombar
de . Produce il medefimo Signor Muratori un Breve d' Inno
cenzo III dato nell'anno 1213 al Patriarca di Grado, in cui
intimando a' Padovani di non moleftare Aldrovandino Marche-
Pag. 41 j. fe d'Elle, fiegue cosi a favellare. ,,, L'obbligarli di ubbidire
#, come cittadino, era in que'tempi lo fteflo che farfi cittadino
w di qualche città, e fogge t tarli a <vari patti e obbligazioni
verfo quella città . Anche il Marchefe d'Elle fu allora forzato
„ a prendere Ja cittadinanza di Padova, ficcome altri Signori
grandi di que'contorni 4e in quegli fteffi tempi, fecero o per
„ amore o per forza, nelle citta più cofpicue . Portava poi
feco quella cittadinanza varie obbligazioni del nuovo citta-
„ dino verfo la città , come di abitare ivi per due o tre meG
„ dell'anno y dare il palfo per le lue terre a'foldati del Coma-
5, ne , ajutar nelle guerre , prender prelidio , e limili altri ag«
,, grav}, compenfati all'incontro da non pochi altri vantaggi,
„ in guifa che poteva anche dirli la cittadinanza un mido di
Rolandin. «> fuggezione e di Lega. Rolandino fcrive , che nel 1220 Ber-
Chronic. « toldo Patriarca d' Aquileja Principe potente , efl amiatut
ììb.%. et. #> (utu paduanùy Ù" faftui e/l Paduanus civis ; & in cntaditian-
ti tta
DELLA SECONDA PARTE, zój
tue firmitatem &~ fìgnum, fecit de fua camera quadam in Pa-
yyt àu* adificari palati*r &" fe poni feci* cuna aliis- civibu* Padua
i» coltam ^ five Datianr - Tunc quoque tncaepit mttnre v &r
I* adhue mittit badie yomnk anno de fui* melioribus Militibus ( cioè
Gentiluomini^rWecù»,, qui jurantytn principio Potefiari* cu-
yy. juslibet r pracepta tir fequentiat Potefiatit pro< DI Patriarca ®r
9> fuis .. Quod vtdens. Feltrenfi* Bellunenjìs Epifcopus , fe»
9y, est & ipfe Jìmtliter ,, nom tamen- in> quantìtate eadenr.- Così nel
99> 12x3; racconta che- Ezzelino* da Romano' prefe- la cittadi»
„ nanz& medefima .. Oltre a ciòv ficcome- abbiamo da Utnber»
,„ to> Lozato» nella Storia di Piacenza,, Mormelo» Marchefe Ma»
yy. lafpina nelJ ìipq: juravir chtgdinantianv Piacenti*? civitatis- 9
Jtve civisi Piacentina* y &' ftdeliiatew communi» Piacenti* con»
^r, tra omnes. bominet y, falvìe fidelitatibus- Domini- imperatoria Hen-
9> rici v &" meorunv anter'torum D'ominorum y falvis facramentis r
,„ quibuy teneor Papienfibus- & Parmcnfibus - Per meglio» nondi»
9y> meno illuftrare quello? punto» d'erudizione, produrrò nella. Se»
,„ conda Parte varj. (frumenti di; cittadinanze prefe da' nobili
,„ di que' tempi,, e fra» gli altri fi leggeranno' alcuni Atti co»
„. piati? da alcune- pergamene- dell'Archivio» Ellenfe y fpettantf
yr allafamigliadiComino>,,o» fiadi Camino',, cioè ad- una delle
yy quattro- più; famofe- e nobili che: fofiero> attempi di Rolan»
yy dino> Storico» nella Marca' Xrivifana.- Nel- primo d'elfi- We»
ir xello» e- Gabriello- da Camino,, l'anno- il 85, li fanno» citta»
dini di Trevifo- coro varie condizioni.- Nel fecondo* vien ri»
yT novato» lo- fieno» contratto- il dì: lidi Giugno- del 1100. Net
y, terzo» (li
" leggono-
" le vicendevole prortvefle
~ fatte: alla cafa da
„, Caminoino dal pubblico di< Trevifo' nel giorno medefimo . Con»
^ tiene il' quarto la cittadinanza: pren da Wecello- da Sulli»
„ go,. e da akri nel fuddetto giorno ed- anno *, e nel quinto'
yy r ha la: cittadinanza: dii Trevifo» prefa dagli uomini di Ce»
,,, neda nell'anno- parimente 1 199 . Leggeli poi nel fedo- e fet»
„, timo- unai concordia: fatta' nel 1100 e nel- 1.103: tra il Co»
yy, mone di Trevifo e Matteo» Véfcovo» di Ceneda, ove que»
,„ fti fi contenta che la città di Trevifo- eferciti giurifdizio»*
ne fopr» le terre dei Vefcovad» di Ceneda eu-

Lli %
VOLUME PRIMO

Della Prima Parte delle Antichità EftenlI


Cap. 5. pag. 24.

Dignità di Marchcfe , che fojfe una volta . Che fojftro i


Militi . Qual diverfità pajjajfe fra i Duchi , e Conti .
Tra i Duchi alcuni maggiori , fopraintendenti a d'una
provincia ; ed altri minori , una volta non differenti
Conti . Marchcii ne' vecchi tempi Governatori £
una provincia . Tali dignità non ereditarie per loro ifti-
tutOy ma a poco a poco divenute tali . Conti, Mar-
chefi e Duchi veri Principi una volta. Conti Ru
rali quando introdotti. Prerogative degli antichi Mar-
cheli e Duchi .

Fin qui abbiam trattato de'nobiliffiim matrimoni del no.


ftro Marcbefc Alberto , e dc'fuoi figliuoli: ora è da
vedere , qual foffe il grado e la dignità di quello perso
naggio . E noi già quante volte V abbiamo nominato Mar*
eheje , altrettante abbiamo accennato ch'egli era Principe t
cioè fopra la sfera de'femplici nobili. Ma perciocché LI tiro-
Jo di Marchefe oggidì porge bensì un' idea alquanto decorofa
tra i popoli dell' Europa , ma non efprime in torma alcuna a"
poco pratici dell'antichità qual grandezza e nobiltà efio in
dica (Te ne'fecoli remoti : egli è neceflario ch'io qui foccorra
al biiogno della maggior parte de' Lettori. Certo la Spagna ,
la Francia, e l'Italia , coli' aver comunicato dopo il 1500 a
moltiflìmi nobili ed anche ignobili il titolo di Marcbefc , ne
han fatto un tale lcialacquamento , che in qualche citta fi con
tano oggidì più Marcbefi che non fi contavano una volta per
*utta l' Italia : laonde li può dire in quefti ultimi tempi pcr-
«luta la vera idea che erano gli antichi Marcbefi. Egli è per
tanto da la pere che le perfone eoftituenti ora fra noi l'ordi
ne de' nobili non erano una volta nè Conti, nè Marcbefi , ma
o erano fenza titolo diftinto, quantunque difendettero da chia
ri antenati, e godettero inlìgni ricchezze, o pure fi chiamava
no Capitanei, Militi, Valvajjbri ec. nomi molto onorevoli allo
ra x e che folevano differenziare la fchiera de' nobili dal rima
nente
DELLA SECONDA PARTE. 269
nente del popolo , valendo effi lo fteffo che vale oggidì il nome
di Gentiluomo e di Cavaliere. In fatti allora più che mai la mi
lizia era quella che nobilitava le pedone e le cale . Ma non
ballava già militare per guadagnarli jnche fubito il titolo di
Milite. Erano dittimi i Militi dal Fantaccino e dal fpldato gre-
fjario: al che non facendo mente alcuni, fi meravigliano, ai-
orche nelle Storie e ne' Documenti de'lecoli rozzi trovano
un'elercito formato parte di Militi e parte di Fediti , o fia
Pedoni. Anzi fu poi introdotto il creare i Militi con folenni-
tà , e giunterò i figliuoli de' Principi e i Principi fteffi a pren
dere con pompa da altri Militi il cingolo militare , effendofi
per tal via dopo il 1103 dato l'effere e la forma agii Ordini
de Cavalieri che lì mantengono in credito anche a'noftri gior
ni . Oltre a ciò un didimo degli antichi nobili loleva ellere
bene fpeflò il goder qualche feudo, o altro limile beneficio ,
ch'eglino riconofcevano o dagl'lmperadori , o da'Duchi, Mar-
chefi e Conti, ovvero da' Papi, Vefcovi, Abati ed altri Ec-
clefiartici, o pure da altri nobili più potenti: con che veni
vano elfi, come oggidì, ad obbligarfi di difendere coli' armi
e con le forze loro la perfona , di cui erano Vafjalt e Militi .
In guerra poi fervivano efli a cavallo , e col feguito di più d*
un lòldato cadauno. Perciò nella Cronaca mf. di Genova com
porta da Jacopo da Voragine, ed elìdente predò di me, fi leg
gono più volte diftinti Milttes & Pedites • e nella Storia di
Pier Diacono trovi jmo quingentorum Militum, Ù" triginta mitia petrus
Peditum congregante! exercitum , per tralafciare altri limili efem- Diacon.
pj, de'quali alcuni rapporterò anch'io nella Seconda Parte . Chron.
E quindi poi venne, che allora i Militi erano tanto diftinti eCaflìn. 1.4»
di autorità sì cofpicua nel governo delle città. c. 105.
Sopra la sfera «nobili privati fi alzavano gli altri , perche
portavano il titolo di Duchi , Marchefi e Conti. Qual divario
paffafle tra quelle dignità non è ben manifeflo . Se credia- Pa . ^f .
mo al Pagi, anticamente voces Marcbionis , Corniti* & B»ron. ad
ad idem Jìgnificandum ufurpabantur . In fatti la celebre Contef- Ann.1093.
la Matilda vien chiamata ora con uno ed ora con altro di n' *■
quelli nomi, trovandoti ne'fuoi ftrumenti, de'quali ne com
pariranno alcuni anche nella noftra Seconda Parte , Matbildis
Corniti(fa , o pure Domna Mathilda Cornitiffa , ac Ducatrix , tito«
lo a lei dato anche da Donizzene. La ftefla poi da Alberico
Monaco de' tre Fonti, e da Guglielmo Malmesburienfe è ap
pellata Marchifa Matbildis . Cosi Berengario Duca del Friuli ,
il qua-
i7Q VOLUME PRIMO
il quale fu poi Re cT Italia e Imperatore non* era talvolta
nominato» fé non Conte- y ficcome coffa dalle; lettere di Papa
Giovanni Vili fcrkte a lui con' (blamente chiamarlo' Gloria»
Adi*. Va- fum Còmitem>> Uluftrem. Gtmitemz iL che fece: dire adi Adrian»
tis ti VaIeGò-„ che Ducìs CSr Camh'u. apud plurimo*. Scrtptorer. appello-
n'e^Berfr "° PraJn'fiM'* eft- Similmente fi; offecva che Ugo- iE Grande
c. j. 'e Bonifacio padre di Matilda „ e altri Marchefi'di Tofcana ,
qua fi Tempre non- foto, negli {frumenti,, ma; anche preffoi agli
■Storici,, portavano» ili titolo» di Marchio^ e pure ini alcuni altri
"Documenti comparifcono» ornati eoa quello, ancora- di Dux- e
Adalberto it Ricco» „ Marchefe- e- Duca di Tofcana- „ fii trova
anche nominate* (blamente- Adalbertus>. Comes » Lafcio indietro-
parecchi altri efémpj, di queffa* varietà,, dall'ai quale procedono*
non poche- tenebre im quefta materia „ per dire che l' erudito*
Fiorentina Fiorentini, fui la confide razione di tali notizie*, fermò* poi una.
meni- di Sentenza con- le feguenti parole :. Intorno, al mille- era: l'Italia, tut-
Mat. I- t f)fVjA. divifa in. Marche e Contee ~ Ogni: città: riconofeevar il fuo-
P*S* 3- Conte: de/linato. coni gli Schavinii o. Giudici: alla: deci/rène- delle con
fo- nel. popolo .. Obedtvanotr. Conti: con gli: altri Subordinati a Go
vernatori, delle- Marche: chiamata Marchefi Riflettevano' ii Marcbefi
nelle- città» medefimet. d'ove,- né tempù pit. antichi: avevano» i: Princi
pi Longobardi il pala^go Ducale:^ e ritenendo,' il titolo di- Conte ,/wr
cuijt paffàva al maggior' gradò ^prendevano» ancorai quello, di Duca',,
fer la provincia governata anticamente là poflèdeva-.Tali fono i fen—
timenti di. que.' valentuomini .. Anelerò- io orai notando- ciò'
che mi fembra certoye eie* chedubbiofo- in quello* argomento .
E primieramente- dico, eflere- fuor di- controverna che- an
ticamente Conti furono- chiamati coloro-,, a' quali era-, concedu
ta il' governo d'una, cittàv ciè« ricavandoli dai infinite- carte e
Storie antiche-. Coftoro non folamente la facevano- da Giudici
ordinar) delle caufé, e amminilf'ratori- della Giuflizia , ma. erano
eziandiafopraintendenti agli affari politici e a-quei della guerra,
di modo che fini dove fi {tendeva la1 lor- giurildizione „ cioè fi
no- a' confini del territorio- della città: da. loro- governata1, quel
paefe riceveva la denominazione di Comitatus, o< fia di Conta»
do~ Sotto- i Re Longobardi e fotto- gl' Imperadorii Franchi e
Tedefchè fu in ufo quefio* uffizio' di Conti,, derivato» da varie
altre fpecie ài Conti che ebbe l'Imperio- Romano- cadente
fbtto* Còlìantino .. Del pari è certo» che ne' piìu vecchi tempi
For'un T C* *jron<>' Duc' ° Ducf" » •» dignità de' quali era fuperio-
io ' Poemi rc ' ^wll* de' Conti p lafciandoci intendere Venanzio Fortu-
»>. nato.
DELLA SECONDA PARTE- a7t
nato in un fuo verfo, che dall'cffere Conte fi panava ad dfo«
re Due**
Qui modo Jiat Corniti; 9 <dat «ibi jura Dueù*
"In fatti Potevano i Duchi comandare a piìi «città, ficoome e»* Giwr.
Ha -da Gregorio Turonefe ; -e {ter conseguente avevano fono1 Tur. Kift.
<di fé molti Conti Subordinati - Il Continuatore <di Aimoino Fr. lib- t. ■
oe alfcgna «dodici /otto i «PiurA» ferivendo che Pippinut Cri/o- c,,9mlt^
man more- Ducum dmdtcim Ccmkatibus dmutvit . E più fotta , Okinuat
Baldrico Duci •Forojutienfì dura objiceretur, & frobatum «fftt «jm* aìokma- ì.
ignavia & incuria vaftatam ,a Barbari* vegionem mflram fot^i , 4 0.61.1.}.
jmtfus efi Ducatu, &Snter quatuor Comitatur «fi ejufdcm petefiat<* ,I'
•W<x>>y<t..Nulladimeno è -parere fondato -da -varj eruditi , che non'
fofic punto neceflario a Z?«<r<W d'avere dodici Conti fubordinati/
«d è poi chiaro, che con autorità fopra i Conti maneggiavano'
■cui Duchi gli affari della guerra.
Tin «uì cammina hen la faccnda- TVIa la varietà de' tempi,,
«de' luoghi > « de'Regnanti ifu cagione .ancora «di tante «nuta
zioni «e «varietà (in quelli .gradi , < .nella giurifdizione loro, chef*
difficilmente fi può intorno ad «elfi ftabilire alcuna concluuonc.
Fredegario fa menzione .di moltiffimi Conti .che non avevano1 Fredcg.
Duca iopra di fclìxcej/tisComiubus jpluribus ,t[ui Ducem fuper JfèCSiron. e
«io» babebant. Similmente ci furono de'tempi , ne'quali «un folo^**
•Conte fu "Governatore di >due città, fìccome avvenne del Bi-
favolo .della gran «Conteffa Matilda, il quale an un Diploma
«d'Ottone I al Vefcovo di "Reggio ifi olferva chiamato ConteV ghel. It.
di Modena * di Reggio. Le parole fono <quefte. jtdalberti in-'&fc^ T°"^
(e//// Comitis Regienfis five Motinenfis . All'incontro noi mirere-* P**»"'5
mo al cap. XIV che la città di Vicenza nell'anno 5704 ebbe-
ella fola due Conti. In quanto a' Duchi, anticamente d'Italia
n'ebbe .di quelli, a' quali era fottoppofta una fola città. Ap-
pena giunfero i Longobardi in Italia , che pofero de'Ducbi in
qualunque città ch'elfi prendeflèro, atteftandolo Paolo Diaco- ifaul. Dia
no; e quelli polTiam credere che foflero come -i Conti de'iè-'con. Hill-
coli fufleguenti. Narra lo fteflb Autore, che dopo la morte Long. hb.
di Clef Re de' Longobardi fu divifo il regno in più di trenta1'
D"chi , e che ttnufquifque Ducum fuam civitatem habebat . Si mu
tarono poi le cole, e da lì innanzi 'oltre sìDuchi ebbero i Lon
gobardi i loro Conti, non ne lafciando dubitare San Gregorio {jreg. m.
il Grande ron queile celebri parole: Si ego in morte Longobar- Epift. i<
dornm mi/cere me voluiffèm , hodie Longcb.irdorum gens tiec Re- Jib. 7. Ind.
£etr>y nec Duces , nec Comites haberet . E r.c Diplomi de'Re Lon- *•
gobar-
i7i VOLUME PMMO
gobardi fi comanda Ducibus, Comitibus , Gaflaldis tre. Succedi»*
ti a' Re Longobardi al' Impcradori Francefi, iti alcune parti
d'Italia fi videro Duchi d'una fola città, facendo Anaflafio Bi
bliotecario ed altri menzione de' Ducati di Roma , Ferrara ,
Comacchio , Faenza , Ravenna , Reggio , Firenze &c. E che ogni
città dell'Emilia aveffe il fuo Duca fi può raccogliere da quanto
Anaft.Bi- fcrive Niccolò I Papa all' Arcivescovo di Ravenna: Epifcopos
fcliot. vit. JEmiliam non confecres , nifi poft eleblionem Ducis , Cleri & popùli.
N«ol. I. Di quelli D»cA» parla Girolamo Rotti in varj luoghi della Storia
Ravennate , e ne troveremo memoria anche in Giudicato deli'
anno ppó , che comparirà al cap. XX. Anzi da un Documen
to dell'Archivio Eftenlc fi raccoglie che nel Ravennate una
terra portò anch' e(Ta il titolo di Ducato, e appartiene agli an
tichi Duchi di Ravenna con paflar poi/nella famiglia Traver-
fara, ficcome apparirà nella Seconda Parte. Fors' anche ci fu
rono di quelli piccioli luoghi , che diedero una volta a' lor
padroni il titolo Ducale. Oltre pofeia a quelli Duchi minori,
non divertì A*1 Conti fe non nel folo nome, il Regno d'Italia
ebbe alcuni Duchi di gran potenza, perche fìgnoreggianti ad
un'intera provincia, e però a molti Conti e a varie città. Si
quis jujfione Regis , vel Ducis illius , qui provinciam regit , fi leg
ge ne'Capitulari. E tali in Italia furono i rinomati Duchi di
Spoletì, dt Tofcana , di Benevento , e del Friuli. Ma perciocché
quelli erano anche Marche/i , convien ora cercare che foffe-
ro gli antichi Marchefi, con che maggiormente ci accolleremo
all'argomento noftro.
Ne fecoli della batta Latinità fi trovano etti chiamati Mar-
chiane* t Marchijt , e Marchenfes, nome, onde pofeia venne il
vocabolo Italiano Marchefe' ed è comune e ben fondata opi
nione che fofléro appellati cosi dalle March* , cioè dalle
provincie polle fu i limiti e confini dell'Imperio, o del Re
gno, eflendo quelle concedute loro in governo con obbligazio
ne di difenderle da' nemici confinanti. Hanno creduto alcuni
Legilli(ma fenza ottimo fondamento ) ch'eglino deducettero la
loro appellazione dal Mare, quafichè foffero Marche/i que'foli
Conti che difendevano le fpiagge markime. Comunque fia ,
di quello titolo difficilmente fi troverà rifeontro appretto Au
tori contemporanei prima di Cariò Magno. Sotto gì' Impera-
dori che a lui fuccedettero, a poco a poco prefe poflèflb que
llo nome , perciocché avendo i Re e gì' Imperadori divifa in
varie provincie o Marche l'eftenfione de' regni loro, e depu
tati
DELLA SECONDA PARTE. vjl
tati Conti , che gavernaffero cadauno una di tali provincie con
fupcriorità a? Conti Governatori delle città, cominciarono col
tempo quefti, per così dire , Conti Provinciali ad effere chia»
man Marchefi, per diflinguerfi dagli altri Conti inferiori. Per
ciò il dottiflimo Sirmondo fcriffe Marchio Comes Marca prtepe- Sirmu nd.
fìtus. Inde Bertiardus Cotnes Barcinonis , quia in Marca Hifpani* in Notis
prafidebat , Marchio edam difttts a nonnullis &c. In fatti Egi- Ci^~
nardo chiama Comites Marc* quei che furono dipoi chiamati tom>2. g*.
Marcheft. E per la fteffa ragione Giovanni Vili Papa non da- lui.
va altro titolo che di Conte a Berengario, e a Lamberto, tut
toché quegli governafle la Marca del Friuli, e quelli la Marca
di Spolett . E pure egli fieno riconofce per introdotto il coftu-
Kie di nominar Marchefi quefti Conti sì poderofi , con iscrivere
di loro Quidam ex confinis & viciniis no/Iris , quos Marchiones
folito appellatis . Anzi altrove Guido Marchefe di Spoleti vieti j0h. Vili,
«la lui appellato Wido Marchio. Un'altra ragione ci fu dipoi, per Efp. ti.
cui JMarchefi compiteva, e fi dava anche il titolo di Conti,
cioè perche avevano qualche città determinata, ch'eglino go
vernavano coli' ordinaria autorità di Conte. Così in un Docu- Campi Ift.
mento riferito dal Campi Tedaldo Avolo della Cetefla Matil- Ecclef. di
da viene intitolato Marchefe e Conte di Modena con tali pa- Pl*c' tom'
role: Thedaldus Marchio & Comes Camitatu Motinenfe. E noi
vedremo che il nollro Marchefe Alberto Azzo fu ancora Con»
te. Nè fole in Italia ebbe luogo quello coftume. Trovali del
pari Ugo il Grande padre d' Ugo Capeto pofcia Re di Fran
cia, intitolato in varie carte Hugo Comes & Marchio- e nella Sorius
vita di S. Gerardo Abate, Arnolfo ha ora il titolo di Comes, "q"^^6
<td ora di Marchio Flandria . Altri Marcheft poi ci furono, che *
portavano anche il titolo di Duchi, o fia che godettero auto
rità maggiore degli altri Marchefi , o fia che foflè quella una
prerogativa della grandezza e nobiltà della Marca, a cui pre
siedevano , offervandofi, che gH Adalberti, Bofone, Ugo, e
Bonifacio Marchefi di Tofcana , congiunfero talvolta al titolo
di Marchefe quello eziandio di Duca. E certo la dignità Du
cale di quelli tali fembra che foflè più <kcorofa della fempli'ee
Marchionale, al confiderare ohe i Re e gì' hrrperadori ne'lor
Diplomi facevano precedere i Duchi * Marchefi ^ con ordinare,
che nullus Dux, Marchio , Comes &c. avene la temerità di ope
rare contra que' Privilegi . O pure confifteva la prerogativa
Vacale in una diftinzione -d' ornamenti e d*infegne , alle quali
non dovevano effere ammefli i Marchefi. Leggiamo negli Ar*.
Cion.diVer.P.II.Vol.L Mia nali
z74 VOLUME;? RIMO
fiali Bertioiani , che Carlo Calvo- Imperadore Tanno $76 , ft an
dò in Pavia, co&tuì Duca il fuo cognato Bofone, con dargli
aqco la corona Ducale, Bofone Duce ipfiiu terra conjlituto , &
corona. Ducali ornate &s-, E ciò fia dettp lènza ofar io di deci»
dece intorno a «urti i riti di que'fecoii ofcuri. Paliamo oca
ad altri punti di maggiore importanza.
Il primo fi è, che le dignità di Conte , Marcbtft e Duca eoa
erano una volta ereditarie come fono oggidì ; aia fi foievano
concedere vita durante dell'Invertito, a gufò de' Vefcovati t
nè fi perdevano , fe non per promozione a podi più vantag»
giofi , o per <qne" mancamenti o accidenti che arterie oggidì
sovesciano la fortuna d'alcuni. Secondariamente, per quanto
fi può comprendere , tuttoché fodero elleno una fpecie di go
verno, quella governo però era di tal giurifdiaione «d auto
rità , e maflìmamente per lo (tenderli a tutta la loro vita ,
che a riferva delle qualità di ereditario , non era effo di vedo
da molti de^pik cigua*devoli Feudi , Ducati , Marche fati e
Contee de* poltri tempi , Noi abbiamo parecchi de mpj jàx co
loro , che anticamente non arafmifero a lor figliuoli al proprio
grado, ficcome fu avvertito dal Bignon , dal Biondello , dal
Fiorentini , e da altri uomini dottiffimi . Anzi è da awer»
lire che iefìn fotto Federigo I Imperadore fu ciò dichia*
rato e ftabilito per legge , leggendoli nel Codice de' Feti»
Ti t ^l ' ^e Marchia , vel Duetti* , vel Comitato* , nel aliqua lega»
'li dignitate fi qui* inveflitus fuerit fer Jbtnefitmm ah imperato*
re , tlle tantum debet iabere $ beres tnìm no» Juocedit ullo me»
tio , nifi ab Imperatore per inveftituram acquijìerit* Alla rego»
la nondimeno piantata d&'fuddetti eruditi, cioè che tali di*
gnità non paaava.no una volta negli eredi , debbo io far qui
una giunta neceflària con dire , che non potevano già una
volta fuccedere in effe de jure i figliuoli ed altri eredi , fic-
come non chiamati, ma che nulladimeno folevaao bene fpef-
fo fuccedere coli' ottenere nuova , per così dire , inveftitu.
ra dagl'Imperadori , o fia da' Re d'Italia , preferendoli egli»
»o per lo pili agli altri pretendenti , fe loro non oliava 1*
età troppo renera o altri difetti, o demeriti. Le parentele ed
amicizie, l'infigne nobiltà , il merito del padre, la forza, e 1'
interceffione lòpra tutto del metallo tanto adorato nel mon
do, non erano men vigorofi mezzi negli antichi tempi di quei
che fieno a'noftri , per impetrare la continuazione di limili
gradi. Perciò s'introduffe anche ne'fecoli remoti, che fucce-
defiero
DK-LLA S-ECOITDA! PARTE. 475
«Jèffero a' defunti Duchi, Marcie/! T e Centi * lor figlinoli, &
parenti Quafi non occorrerebbe ch'io qui ne portali «tèm
pio alcun», perche la troppa I«r copia: mi efenta da si fatti
obbligazione;, anzi efia è tale,, che quali le eccezionii pajono
Superiori alla regola. Mi giova nondimeno <H rapportar qua
que'due paffi de' Capitolari di Cari» Calvo dell'anno 877 ap
preso il Baluzio» Si altquis- ex fidelibus ntftrif fecnlf renmtciare Capitular.
•voluttà &- filium vel talem propinqmmm baèuerit y qui Reipublie* tit.53.cap.
frodeffe vaieaf, fuor bonores , promt meltus ■voluerrf r ei vaieat pia- 101 ?-
citare . Per Onori s'intendono le Dignità, e i Feudi, che fi go-*"6' 4"
devano per Inveftùura o Privilegio del Regnante. Dòpo que
llo titolo regimano altri CapUukri / il terzo» de' quali parla
così : Si Comes de ijìo regno- tbieriry cujus filiis nobifcum fit y fi*
tius nofter cu** ceteris fidelibus noftris ordinet de biry qui eidem
Corniti ptut familiare! prepmquiores- fiterint &c~ ufqtte dum ncbit
venunctftur y ut filium illius y qui nobifcum erifr dir bonoribus illius
honeremut , Dal che apparifep che in fin* d'allora cominciarono
i Principati e le altre Dignità a diventare in certa guifa ere*
elitarie per la rinovazione delle Inverti ture fatte a' figliuoli de*
Defunti. Infin Tanno 867, liccomeabbiamo dagli Annali antichi
de'Normanni. pubblicati dal Du-Chefne, morto Roberto Cora- Du-Che£-
te e Duca d' Angiò . Hugo* Abbai in locum Ruberti fubflitmut n« Script-
•fi. Siquidem Ugo & Rubertus filli Ruberti adbuc parvuli eraney Norm^nn,
quando pater extin&ut efl : ideirco» no» efl illis Dueatus cammifi
jfus, E maggiormente poi prefe piede queft'ufo1 nel fccoló fuf-
feguente, e piìr ancora dopo il mille r veggendo noi allora y
che il figliuolo del Conte quali femore è nominato* Conte- y e il
figliuolo del Macbsfe anch'elfo per Io nife vieti detto Marehefe.
Sopra di che è degno d'effere offervato un Diploma di Cor* Bordon.
rado Imperatore dell'anno 102? in cui concede a'Vefcovi di Thefaur.
Parma tutto il Contado di quella città r fe pure Bernardo
Conte non lafcierà dopo- di fe qualche figliuolo- legittimo . Con
cede, diflì , Parmenfi Ecclefia , cui Huge* prtfl Epifeopus , to-
tura Comitatum Parmenfem &c. pofi deceffura videliceP Bernardi
Comitis- Widonis ( fuiffe filli ) nifi forte de conjuge fua ita nomine-
filium babmrit mafculinum - Si autem fiìius ejus iller Ugitimus ca~
rueri* mafculino , tunc Comitatus di&us &c, pertineat fan&* di-
ffa- Ectltjìa~r Così leggiamo nella vita d'Arrigo il Santo- Im-
peradore,che circa il 1014 effendo morto in Germania il Du
ca Ermanno gli luccedette il figliuolo , benché di etài tror> ^cIel^orf'
po giovanile. Dux Hemannus oblerai , ér filius fuus Pucatui a jeS.ii/vìt
Mm X Rege Henri. "
vj6 VOLUME PRIMO
Rege fubflitutus erat , qui nimia juventutis adbuc , tue fe ipfun
regere fciebat . E Sigeberto nell'anno 1033 attefta, eh' eflendo
morto Federigo Duca della Lorena Molellanica, Avolo ma
terno della gran Contefla Matilda, fu conferito ad altri quel
Ducato, perch'egli non aveva lafciato dopo di fe figliuoli ma-
fcki. Frederico Mofellanorum Duce mortuo , quia mares fil/es rum
babebat , qui bus Dueatum competerti , Gotbelo Dux &c. Anzi La m-
berto Scafnaburgenle all'anno 1075 pare che at certi divenute
eia ereditarie tali fucceflioni > allorché fcrive % che morto il
Marchefe Dedi , Arrigo Imperadore diede quella Marca ai
Duca di Boemia, tametfi uxor Marchionis Adtla filium fuum ,
evi bereditaria fuccejpone Marchia debebatur , ei paulo ante prò fe
ekfidem mìfiffet* Altri etempj di tali fucceflioni continuate di
padre in figliuolo in moki Marehefati > Ducati e Contee , an
che prima e nominatamente in Italia, fi raccolgono nelle Sto
rie; ma io per brevità li tralafcio.
Un'altro punto rilevantilfìmo fi è , che una volta' 1' edere
Caute di una città , Marchefe e Duca , era lo fteflb eh' eflere
'Concil. r^mdr^ » Nel Concilio Cabilonefe 11 lotto Carlo Magno e
Cibil.II. fcritto che i Conti dopo ì! Imperadore erano le prime perfo-
>cap,ia ne dell'Imperio . Comites y qui pofi Imperiali* apicis dignijattm
popuium Dei regunt . Ed Incmaro in una delie lue lettere in
difeià. de'Vefcovi della Gallia e. della Germania ci rappre-
fenta quefta gradazione : No» Jolum Epifcopi & Saeerdotes 1»
fedtbits , fed etiam Reges w Regni* & palatus fuis , & Regum
Comites in àiùtatibus fui* , & Comitum Vicarii in plebibus &c.
non ammettendo- dopo- i Re altri Principi , fe non i Cauti .
Più chiaramente Reginone Storico nel tecolo fufleguente an
novera i Conti fra i Principi, ferivendo che Berengario li in
Jtaliam revertens , omnia b<ec in Epifcopos & Comites , ceterofque Ita-
Daajifz. |a Ai* Principes , vetorfit . Così Donizzone parlando di Sigefredo»
vita Mat. ( il più. antico ch'egli conofeefie tra eli antenati di Matii-
lib. »«c*. da ) gli dà il titolo di Principe , con dire l'autore , o Ci d1
Azzo fuo fìgliuoJo:
Nobiliter vero futi ortttr de Sigefredo
Prìncipe preclaro Lucenfi de Comtiatu :
parole che danno fondamento di fofpettare che quel Sigefre
do poteffe eflere anche Conte di Lucca , Lo fteflb Autore fcri
ve che la prima moglie del Marehefe Bonifacio fu Richelda
Idem Iib. figliuola di Gifelberto Principe*
(•cap.6.
Mar.
DELLA SECONDA PARTE. ^77
Marchio Rìchildam prttaxatut Comitiffam ,
Qitx Cifelberti de fattguine Principi* exit % .
Duxit in uxorem .
"la uno finimento però dell'anno 1017, che fati .«b
■dotto nella Seconda Parte , fi vede che quello Gifdhercom
Conte del Saero Palazzo , cioè godeva una dignità eguale e
forfè fuperiore a quella de'Marchefi. Se poi dopo, que' tempi
tuttavia continuaflero i Conti ad entrare indifierentement* tu$»
ti nella riga de' Principi a me non è ben certo , quantun
que io fappia che anche allora i più d'elfi godevano mol
ti Feudi, e fi difiinguevano afìailfimo dagli altri nobili, cioè
«la1 Capitanti , Militi , Valvaffori ec. S.Pier Damiano fcrive d'un petf _
Idelbrando Conte della Tolcana , aver egli poffeduto più Cor- mian. Cap~
ti e Cartella, che non li contano giorni dell'anno. Hildebran- 7. Ha. 4.
Jus Comes Tufcite , qui dicebatur de Capuana , in tantum dives
•eraty ac prapotens , ut gloriaretur fe plures babere Curtes atque
Xlaftella, quam dies fint , qui numerantur in anno. Ho detto di
non effer io ben certo fu quello punto; imperocché è da fa-
pere che a poco a poco , e fpeci al mente dopo il mille, co
minciarono a fmembrafi i Contadi d'alcune città, e a divi-
«Jerfi in più Contee , coftituendolì più d'un Conte nelle por
zioni degli antichi Contadi , di maniera che fi trovano an
che terre grafie e cartella , delle quali erano alcuni invertiti col
titolo di Conte . Il Biondello ci alficura ciò effere avvenuto an- B)oncjc]
che in Francia, e ne porta gli efempj. Carnotenfis , die* egli, Qeneal "
Dicecejis uni Epifcopo parebat , pluribus uno tempore Comitibut , Frane
Carnotenfis Bltfenfi > Dunenfi , Vindocinenfi , Madriacenfì &c. Il tom.i.pa».
{>rimo d'efli era Conte della città, gli altri fon da lui appel- '4I-
ati Comites pagenfei . Nella ftefla guifa Senonenfìs parebat Co-
mitibus Senonico IVaflinenfi , Milidunenfi , Stampe»fi &c. Così
noi troviamo anticamente in Italia Comites Seprii, Parabiagi,
Leuciy Laumelliy Sablonetet , Lovanite , Bagnaeavalli &c. In alcu
ni Documenti della noflra Seconda Parte fi vedrà memoria di
Jjuefti Conti per cosi dire, Cafiellani e Rurali y introdotti, tanti
ecoli dopo; ma fenza ch'io fappia dire fe competefle anche
loro, fìccome competeva a' Conti delle città, il carattere de*
Principi .
Se nondimeno quello è ofeuro , non è al certo cosi per lì
"Duchi e Marchefi , il quale è chiaro che in que'fecoli erano
Principi , cioè i primi e più potenti dopo i Re e gl'Impera
dori ,
i7S VOLUME niMa
dori , leciti dalla più riguardevole e fiorita: nobiltà > godeva
no come in Fendo, il governa delle Provincie affegnate loro
da' Monarchi con efercitar. ivi un'infigne autorità- .. E qui fi
noti una cofpicua loro- prerogativa v cioè che, declinando l'im
perio, de' Re Fraricefi anche eglino toVefcovi concorrevano
all'elezione del Re d'Italia e dell'Imperatore, ficcome fcor-
giaino dal Concilio di Pavia tenuto nell anno- 870», ove oltre
a Bofohe Duca, fi fottofcrivono dieci Conti ( allora i Marcbefi
{urtavano- ancor quello- titola) approvando l'elezione di Car-
o Calvo* Cosi nella Dieta di Pavia fi continuò- col voto lo
ro ad eleggere £ Re d'Italia per lungo tempo;, e fra gli altri
Manhe/t vedremo nel Gap- XIII che t progenitori degli Eftenfi
concorlèro. all'elezione di Arrigo il Santo,, creato Re d'Italia,
circa il 1004 e pofcia Imperadore nel 1014. Oltre a ciò fi»,
un'aftra prerogativa de Duchi- e Marcbefi l'avere, la Ior Ca
mera particolate». o lìa il Fifco proprio per certe condanne*
t il prendere & dirittura gii 'ordini da' Re e da.'Cèfari,. no»
cedendo egjino fa mano , fuorché a' Legati. Reali , ov vero Im
periali,, chiamati Mijfi Dominici \ qualora quelli con' amplilfi-
ma podeftà e per occafionl ffraordmaric venivano- fnedlti 4-
far giuftizra e a comporre liti ne' Ducati e nelle Marche ».
Anzi tale era alle volte la potenza di- alcuni Duchi e Mar-
ifhejì , ricchi eziandio- per lo più. di mortiffimi altri Feudi e-
Behi Allodiali ,, che recava fuggezione agli ft'effi Iraperadori .
Adalberto, il Ricco- Marchese potentiffirno della Tòfcana, è ce-
r uitpr-lebre anche per quefto-, fecondo la rerazione di Luitprando Sto-
Hut.lib.*. ri'co . E il foprammentovato S. Pier Damiano ( il quale nek
Pe^r 'd» l'Dro delle lettere sl Principi mette ancor quelle ch'egli aveva
mian. O- dritto a' Duchi e Marcbefi:) racconta che Ottone 111 Impera-
pui'c. 57. dorè, udita nelPanno root la morte d'Ugo Marchefe pari-
DirT.i.c.5. mente di Tofcana f fe ne rallegrò forte , con ifcappargli dì
bocca quello verfettO det Sztm<y~taqueur contritns efi hr nos li.
herati fumus . Del Marchefe Bonifacio padre della gran- Con--
tefla Matilda , anelandolo Donizzone nella vita d'efla Ma*
tilda , noi fappiama che l'Imperador Corrado ebbe gran ge-
lofia ed apprenfione , anzi fu egli coftretto- a capitolare con
effb lui, e ad accordargli pitiche non avevano' fatto eli an-
teceffori fuoi . Ma per tralafciare ogni altro- efempio, 7a fola
Conteffà Matilda , si cofpicua tra le donne forti ,. andò pili
oltre: perciocché non '.blamente fece fronte a tutti gli eferci-
t» d'Arrigo IV Re d'Italia e Imperadore, ma' feppe ancora
d'ila-
DELLA SECONDA PARTE. 379
dilatare il Tuo dominio in guifa tale, che l'Autore Anonimo
della vita d'euo Arrigo ebbe adire, eflerfi «Uà iffvpadronita
di quali tutto il regno d'Itafìa. Reliffo, die' egli,' in Italia iS-
iio Conrado # jam tum regni fui berede -deftgnato , regrejjkf «fi :
Jetlicet <q*$ fe 'graffanti Matbiidi, & porne totam Italia* Jfhi vep*
sfocanti , tpponeret, €> rtgmtm, -quod futurum «rat fuum-, </e*ff*
*« formino' tolkret . Egli £ anche da ofTervare che nelle dona*
zioni « in altri Atti fole vi no i Marcbeft , per provveder*
nella miglior forma polfibile alla Hcurezza de' -contratti e prit
viiegi , aggiugnere delle fiere imprecazioni contra dì chi gli
averte traigrediti . Ma il Marchefe Bonifacio e Matilda lua.
figliuola , .da che riufeì loro di conofcere alle prove crefcìuca
in altro grado la lor pofTanza, Il valfero talvolta di que'ter»
mini ch'erano proprj foiamente de' Papi e degl' Imperadori ,
Rogamus, dice Matilda in «no de'fuoi Strumenti, atqut frati*
f<iendo mandamus , ut nullut deinceps Dux, aut Marchio , Corner,
Vicecomes y Gaflaldio , aut cujufcumque dignitatis major , vel mino*
perfotta fradicia Monafteria prafumant moleflare &c. Altrove .C0«
ci parla . In omnibus autem, qua fupraferipta funt , non habeti
potèfiatem ncque Dux , nequt Marchio , Comes &c. Anzi parendo^
le forfè , che quel Rogamus , eh' è nella prima donazione , fof»
fe termine non aflai fignorile , in un'altra pergamena in tuona
querce parole. Mandamus itaque , &" mandando pracipìmus, ut
nullus deinceps JDux , Marchio , Comes , Vicecomes &c. prafaÉhvn
Monajlerium ex fradicio manfa moìeflart -audeat . "Veggafi la Par»
te Seconda , ove fono altri limili Atti , e fi oflervi che 1 Mar»
chefi fucceflòri di "Matilda nella Tofcana ritennero l' ufo me»
defimo.
Non è già, che tutti ì Marcbeft d'Italia, e di Germania fof-
fero poi del calibro medelìmo c d' egual poffanza ed eden*
fion di Dominio , ma egli è ben certo che tutti allora en
travano nella riga de' Principi • e quando gli Storici fanno
menzione de? Principi di que' fecoli nuli' altro intendono
che i Duchi e i Marcbeft , e veriiìinilmeme ancora i Canti
delle città.

Delh
ito VOLUME PRIMO

Deile Fiere antiche e moderne di Verona .

Riferi {ce il Corte effere (lata iftituita fe» deli* 807 una
utiliffima Fiera fopra la Piazza di S. Zen Maggiore , nel
qual luogo vi {offe anche lungamente continuata , e dif-
tnefla pochi anni innanzi ch'egli la Storia di Verona fcrivefìe ,
come fi legge alla pag. 188 del IV libro della vecchia edizione:
che quella Fiera fu nell'anno 1049 infieme col Borgo di S.Zeno
da fiero incendio incenerita , onde a'Mercantiforeftieri, a quella
intervenuti» da' Verone li il danno delle merci loro incendiate
fbflè del proprio reintegrate. Nell'anno 12 15 altra Fiera in
Campo Marzio faceafi, nella qual Fiera le Monache di San
Michele aveano alcuni Cafotti o Botteghe, fopra de' quali fu
loro accordata la rilcoflione di dodeci danari per cadauno ,
che oggi farebbero il prezzo di Lire li: 7 moneta corrente
piccola Veneta . Ma non lungamente vi fu continuata; affé-
rendaci il Reverendo D.Gianmaria Lugobuono, Rettore odier
no della Chiefa di S. Maria Confolatrice , aver veduto in ma-
co del Signor Canonico Cannelli , di felice ricordanza , fup-
plica della città , da uno de' Signori della Scala fottoferit-
ca , colla quale ù domandava e fu conceduto di poter te
ner una Fiera nel medefuno luogo di Campo Marzio. Co
me quella fofle umilmente difmeUa non fappiam noi. Neil'
anno per canceffione dei Principe Sereniamo otten
ne la Città di poter far due Fiere fopra la Piazza della
Brà , la prima dal dì zy Aprile fino a' 10 di Maggio, e la
feconda dal dà 15 Ottobre fino ali i 10 Novembre , come a
tutti è noto, onde nell'anno fufleguente vi fu quella d'Apri
le principiata, e in tal'occafione fu innalzata quella Colon
na, che fopra la Piazza fletta ora veggiamo, con una ftatua a
ausila fovrapofta fimbolegiante la Città di Venezia , e '1 fiume
Adice . Quella Fiera non ebbe miglior force dell'antica eretta
fopra la Piazza di S. Zeno. Perciocché la notte 28 Ottobre
del 1712 furono da orribile incendio quali del tutto i Catar
ri , o Botteghe , eh' erano di legname, inceneriti, onde molti
mercanti furono ridotti a flato affai miferabile.E quinci occor-
fe ch'eglino feco ftefu diviiando d'ergerne un'altra di muro,
venne finalmente lor fatto di fabbricarla nel Campo Marzio .
Principiata quella del 171 8 , e terminata del 1722 , fu il
giorno
DELLA SECONA PARTE. 281
giorno 28 Ottobre dal Rettore della Chiefa di S. Paolo il do
po pranzo folennemente benedetta con intervento di numero-
io Clero feguito da'Mercanti proceffional mente, tutti con ror-
cie accefe. Nella piazza di mezzo fu eretto un'Altare, ed ivi
cantate le preci, benedetta prima nel mezzo, e poi attornia-
ta, e benedetta negli quattro angoli , li finì la funzione coli'
Inno TeDeum. Il giorno dopo furono le Botteghe per la pri
ma volta aperte, e così ebbe la nuova Fiera principio la ter
za volta nel Campo Marzio. L'Orologio pofto iopra la cala,
del Mercantil Màgiftrato è quello fteflb che una volta lì ve-
dea nella Piazza fopra la cala vecchia de'Giudici contigua al
Volto Barbaro. Il qual Orologio quindi levato rimale alcun
tempo nella Cafa del Configlio e pofto, in occatione di quefta
nuova fabbrica, nel luogo accennato poc'anzi. Ma comiche
quelle cofe , per maggior commodo de'Lettori , fi fono qui in
un raccolte , faran nullaoftante di tempo in tempo nel progref-
lb di quella Cronaca ricordate.

Breve Storia delle principali anioni di Matilde


Contejfa d' Italia.

COncioflìacchè d'intorno all'origine ed alle gefta della,


famofa Conteffa Matilde i Scrittori variamente ne par
lano, e da certuni cofe vengono dì lei eziandio riferi
te, le quali fono dalla verità dvfcordanti. Quindi al defideri»
di alcuni per foddisfare raccolto avendo dagli fcritti del Si
gnor Muratori alcune più importanti azioni di quefta nel ve
ro magnanima Principerà, convenevole ci è paruto d'inferir
le in quefto Volume. Per non fcoftarci però dalla brevità, che
in queft'opera di feguire ci proponemmo, abbiamo voluto fuc-
cintamente fcriverla , e come di volo i principali di lei fatti
accennare. Nacque ella dunque di Bonifacio Marchefe e Du
ca di Tofcana , e di Beatrice fua conforte nel mille quaranta
lei, e del mille cinquantadue orfana rimafe del padre fuo .
Avvegnacchè ferito da un dardo in paffando per un bofco ,
mentre da Mantova fe ne andava a,iCremona, venne a mori
re, e fu feppellito nella città di Mantova, benché altri dica
no in Canofla . Sendo poi morta nel mille cinquantacinque la
di lei forella Beatrice, e rimafta perciò erede dell'intera pater
na facoltà, fi ritirò nella fua rocca di Canofla fui Reggiano ;
Cron.diVcr.P.II.Vol.1. Nn ivi'
VOLUME P R I M O
ivi infieme colla madre fu a fino al mille fet tanta in celibe di
to vivendo. Ma queft' anno -entrato moglie divenne di Gotti*
freddo il Gobbo Duca di Lorena . Noòoftan.e quefto matri.
monio efla Matilde e la madre Tua Beatrice nel mille fettan-
xatre reggiano i luoghi del loro Dominio nella Toicana, in
Fiorenza e nel territorio di Lucca. Fu come a tutti -è pale*
fe religiofiffima , ond'ebbe divozione graadiffima a molti San
ti, e particolarmente inverfo del noftro Velcovo S. Zenou{,
licebè di vifitare le di lui facre ceneri infieme colia madre di-
fpofefi, e del mille fettantatre accompagnata da S. Anfelmo
Velcovo di Lucca, ch'era di Jei «onfeflbre , nella città nortra
ii trasferì, e nel. giorno di S. Lorenzo dell'anno medefìmo le
fante reliquie nella rBafilica, ove «ripofano a venerar lì fece ,
donando alcune ricche rendite al Monaftero, come alla pagi
na 15 della Prima Parte abbiam detto: e lo finimento fu Iti-
pulato nel refettorio del Monaftero Zenoniano: il quale 1 lira-
merito è del tenor feguente.
In nomine SanEfa & individua Trinhatis. TLgo Beatrix Comi-
tiffa, & gloriofa filia mea Matilda omnibus fidehbus Cbrifii no-
tum effe volumus , quod tgo Beatrix Comitiffa <um preclara fitta
mea Matilda amore Dei, & Sanitiffimi Confefforis Cbrifii Zeno-
tiis in/hntl<e , per iignum , quod in no/Iris tenebamus mauibus in
priefenda Fratrum Monafìerii iffìus Sancii Zenovts , & al*o*tun
honorum homi'num , quorum nomina fubtus tegatitur, refutavimus in
manu Domini Varemberii Abbatis ilias res ipfìus Mona/ierii , qnas
mr habere vifa fumus , idtfi Vonferrario , & Umpign^p , Ronco-
carello , & Fatuledo , <um omni jure & redditu , & dijiriclm , &
porcis & moltonibus , ■& res illas Monaflerii in loco , qui dicitur
Boreho , fìto in confimo Februnciolo , & Runcbos Hofìilenfes cum
omni jure , & redditu prò remedio anima noftra feu Gattefredi Du-
cis, & Bonifatii Marcbionis , vel ceterorum parentum noftrorum ,
O" videlicet ratione , ut Monachi ibidem Domino fervientes tlla bo
na ad vievum fuum omni tempore babeant prò fempiterna noftra-
rum animarum recordatione , & Abbas , qui modo ejl , vel fu: fuc-
ceffores non babeant ticentiam alicui perfonie per libellum , aut in
beneficium dare. Si autem ifie Abbas , vel altquis fuus fttcceffor
illa bona , qua fupra leguntur per aliquod mgenium abftraxtrit a
vitlu Fratrum , aut alicui per libellum , aut in beneficium dede-
rit ad manus noflras , aut noftrorum baredum reverti debeant . In~
fuper centum librar denariorum Veronenfium tiobis debeat com
ponete .
A3tm
DELLA SECONDA PARTE. z8j
^4Bum ejl hoc in Monajleria Sanili Zenomt m refeStori» Fra-
trum anno ab Incarnatane Domini millefona feptuage/ìmo tertio In
ditiione undecima in dte Sabbathi , qua ejl quarta Iduf Auguri in
fejlivitatc Sancii Laurentii qtartyns Cbrifii felicitcr . Amen .
Et ut hoc à nobis faclum effe certius credatur Sigilli nojìri ira-
prejjhne confirmatum matùfejtetux .
Anfelmas Epifcofus Lucei*fis buie fa8o> interfuit*
Bulgaria interfuit.
Mamfredus interfuit*
Roxp Judex interfuit.
Lunga digreilìone fàrebbeil fé le donazioni tutte fcrivere fi
voleflero, colle quali da quella magnanima Principerà furono
tante Chiefe e Mbnafleri dotati ed arricchiti . Per quanto inetta
alla città noflra e Tuo diftretto ciò che il Zagata alla pag. i$
della Prima parte lafciò regiftrato circa le ricche rendite, che
daila medelima furono aflegnate alla Chieia di Santa Maria di
Vangadiza ci accade loltanto ricordare . Per altro chi quelle de-
fìderafle ricorra alla Storia di Mantova fcritta da Monfignor
JVlaftei Vefcovo di quella citta , e alle opere del Signor Mura
tori • mentre noi l'incominciato Storico ragionamento prole-
guir volendo diremo come il Due» Gottifreddo era venuto in
Italia nell' anno- precedente 1071 e in vigore del matrimonio
jcoyi Matilde fa ammeflb anch' eflb al governo della Tofcana
e degli altri Stati , come colla feorta del feguente Documen
to riportato dal Signor Muratori raccoglie!!..
In civitate- Pifenaa in PaLttio Domini regis , una cum Gottifre-
do Duce , &" Marcitone XVI Kalmdai Fcbruaxti Indiciime XI.
Ma quello Principe finì di vivere nel meie di Febbrajo del
lojó dt morte violente. , per commiffion , come dicono, di
Roberto come di Fiandra > onde la Coste (fa Matilda rima-
fe vedova in quell'anno,, e non prima. Finì di vivere la
Contesa. Beatrice nel rnede&no anno eziandio , onde Ma-

di Canoffa , dove der 1077 ebbe l'oaorc di accogliervi il


Sommo Pontefice Gregorio- e il Re Arrigo-, il quale in
quel forte luogo fu dal Pontefice aftolto dalie Cenfure in
cui era caduto. Rilòluta poi di foftenere gT interelfi del Ro
mano Pontefice , e cacciar di Ravenna Guiberto Antipa
pa , ratinò le fue forze nel territorio di Mantova , città
allora a lei ubbidiente . Per la qual cofa quafi tutta la
Lombardia al partito contrario- accollandoli • e ad Arrigo»
N n 2, parzja*
ig4 VOLUME PRIMO
parziatìffimo foftenitorc dell'Antipapa gagliardi ajuti predan
do a un fatto d'arme fi venne in una terra del Mantovano,
la Volta appellato , nel decimo quinto giorno di Ottobre del
1080 , nel qual conflitto, febbene Ingenti di Matilda Scon
fitte fi rimaneflero , non fi avvilì per quello la magnanima
Principerà. Rimafla quali fola dalla parte Cattolica in Italia,
era dilpofta di continuare la guerra, ma per difetto di forze
alla potenza d'Arrigo cedere le convenne: onde e' fi fece ,
benché in vano, a porre 1' attedio alla città di Firenze. Non
cosi avvenne della città di Lucca, la quale per la fazzione de'
Satinatici, che ci erano dentro, al Monarca fi diede, onde
il Vcfcovo S. Anfelmo fu corretto ricoverarli fotto la pro
tezione della Contefla Matilda ; alla quale Siena pure lì ri
bellò. Intanto Arrigo non lafciava in varie guilé di moietta-
re gli Stati di quella Signora, collante veg^eiidola nel partito
del vero Pontefice ; ma ella leppe si ben difenderli che nel
1084, benché inferiore di forze al nemico, le venne pur fatto
di romperlo lòtto il cartello di Sorbara nel Modanele . Per
opera poi del Pontefice Urbano II nel 108^ direnne contòrte
di Guelfo V figliuolo di Guelfo IV da Elle Duca di Baviera,
febSen noi per tanto fu Spogliata da Arrigo delli Stati che
pofledeva nella Lorena; e tentato eflò Arrigo nel J090 di to
glierle anche Mantova non gli venne fatto per forza d'armi,
ma sì bene per tradimento; onde vi entrò la fua gente il Ve
nerdì Sanco il Aprile del io?!. Matilda però e'1 di lei ma
rito entrambi grande coltanza d'animo dimollrando, m.inda-
ron le genti loro ad affalire l'Imperatore, che con poche mi
lizie di qua dal fiume Adice fi trovava accampato; ma quelle
vi rimaiero rotte e sbandate nella villa di Triconrai . Per la
qual cofa Guelfo e la moglie di forze indeboliti Arrigo fi fece
a invadere i loro Stati nel Modanefe , dove fotto la fortezza di
Montebello rimale eflinto un fuo figliuolo baltardo, il cut ca
davere fu portato a Verona, e in un Superbo fepolcro ripollo.
Continuarono le oftilità per diverfo tempo dall'una parte, e
dall'altra; ma finalmente le cofe d'Arrigo ite in mina, e veg-
gendolì Matilda in iflato perciò di non aver bifogno dell' ajmo
del marito altramente , cominciò- a difgutlario, ficche il mife-
ro Principe videfi neceflìtato a fe parar fi da lei nel 1095 , il che
facilmente avvenne; perciocché, fecondo il patto del loro ac
coppiamento, non era mai pattato fra elfi alcun comercio car
nale,. Sebbene il vederfi burlato quel Principe , allorché venne
in
DELLA SECONDA PARTE. 185
in chiaro che Matilda fina nel 1077 donato avea il di lei pa
trimonio «Ila Romana Chiefa y dicono che fòiTe il principat
motivo di fegregarli da erta. Ma qualunque di ciò fè ne foffe
la cauta r quello abbia m certo che il di lei. conforce col fuoco»
ro nella Baviera fi ritornarono.. Arrigo in tanto pollo avendo
l'aflfcdio al cartello di Nogara nel Veronefe, accortevi le gen
ti della Concerta fu eoftreuo quindi levarli; perciocché udito,
avendo le genti dell'Imperatore la venuta de' nemici y da ti
mor fovrapreli abbandonarono e l'armi e'1 bagaglio. Emirato T
anno noi, coli' aiutor de' Signori Viniziani e Ravennati, fece
l'affldio della città di Ferrara, la quale molti anni prima era-
leu ribellata ; ma i Ferrarefi la forza di tante genti provar
non volendo, fi reterò. Ratificò poi del noz la dcnazion fat
ta- alla Chiefa Romana» come riferifce il Signor Muratori alla,
pag. del VI Volume de' tuoi Annali. Si appaciò finalmen
te col Re Arrigo V e IV Imperatore di quello nome , dal qua
le nel riti fu perciò vifrtata; e perche 1 Alemana favella effa.
pofledea francamente, inque'tre giorni che fu feco l'Impera
tore nella fortezza di Bibianello, ora Bianello fui Reggiano,
fempre in tal linguaggio favellò col Monarca,, egli della pru
denza ed onoratezza di lei talmente invaghito rimale, che la
dichiarò fua Vicegerence, o Vice Regina in Lombardia. Giun
to poi Tanuo 11 14 caddè quella Signora gravemente ammala
ta , e fparfafi una falfa fama della fua morte a Montebaraz-
zorie fulle montagne di Modena ( nel qual luogo vedef» una.
donazione da lei fatta alla Badia di S. Benedetto di Polirone
nel dì 14 Giugno) i Mantovani, che nell'anno 1090 come di
cemmo (e gli erano ribellati y incendiarono il cartello di Ri-
palta . Ma di quel male riavutali la Gomena Matilda rintuz
zò la baldanza di quel popolo contumace , cortrignendolo a.
renderle la città a patti, avendo per l'eddietro ricuperate le
altre fue antiche giurifdizioni. Seguì la refa di Mantova in
Ottobre; e trovandoli la. Conteffa. Matilda del mele di No
vembre nel detto Monailero di S. Benedetto, efentò dalle al
bergane de' faldati tutti i beni di que' Monaci . Morì final
mente quella gran Principerà il di 24 Luglio del 11 15 , c il
fuo corpo fu feppellito nella Chiefa di S. Benedetto di Poliro
ne dove riposò fino all'anno 163S, quando per cura ed ordi
ne di Urbano Vili Pontefice fu trafportato a Roma, dove fu
magnificamente collocato nella Bafilica Vaticana.

Noti-
VOLUME PRIMO

Notista per gli Statuti piti antichi di Verona .

FU ridotta nell'anno 073 la città di Verona in una cer


ta fpecie di libertà per generofa concezione di Ottone I
Imperatore e Re d' Italia , con facoltà di regolarli lot
to quelle leggi e quegli Statuti che ad effa follerò riufcicì d*
aggradimento colla direzione di un Governatore , che con ti
tolo di Conte vi preffiedeva per gl'Imperatori , nella guifaftefla
che gli EccellentifBmi Rettori dopo ch'ella li diede al Serenili
fimo Domìnio Veneto . Conolciuco poi ncceflFario lo ftabi li
me nto di alcune leggi, oltre le antiche, pel ben vivere de'cit-
tadini y molte altre di nuovo ne furono ftabilite e promulga
te: tuttavia di tali Statuti certo regiftro o determinata raccol
ta non fe ne trova feguita , fe non fe nel izz8 • e quella
per opera di Wilieltno Clamo Nodaro , il quale t compillò
in un libro di carta pergamena. Quella libro di leggi è Hata
fepolto per Io ipazio di cinque fècoli nell'Archivio de' Signo
ri Canonici della Cattedrale di Verona % come alla pag. 26"
del Primo Volume fu per noi ricordato: finalmente per opera
del Signor D. Bartolomeo- Campagnola loro Cancelliere » e
Parroco di S. Cecilia , fu dato alla luce colle (lampe . Ora
perche di ciò, che in quegli antichi Statuti fi trova di rimar»
chevole, ne pofla avere una fpeditt cognizione chiunque li (a
a leggere la Storia della citta noftra, fi (tendono le leguenti
notizie , dalie quali fi potrà rieonofcer lo (lata della noftra
città nell'anno izaS, e tPaltrt tempi precedenti e vicini im
circa al 073; , quando quelli Statuti ebbero il loro principio
come fi crede , giacché certezza alcuna ficura non u ritrova
di più particolare e determinato tempo .
La città , rifpetto alle fue ftrade e ftazze », in tal tempo
e probabilmente nel 1228 non era felciata, o come dicono là-
lizata, giacché con varj Statuti fi decretò.
Che a fpefe pubbliche fofle mantenuto netto d'immondezze
il palazzo ed il mercato . Che la città dovette effer purga r-i.
dalle immondezze, dette in Latino quel Seaeciògey nelli luoi
portici , e nelle piazze ec. e che per la città non fi lafciaffero
andare porci che non averterà il grugno rotto x o ferrato con
qualche anello ( I ).
La

(a) Cap. 145 »56. 157. 169. 170.


DELLA SECONDA PARTE. $87
La Oefla città tra le altre cofe pofledeva Campo Marzio
(che fi direbbe Campo Marziale) cioè quel tratto di terreno
che foaziofo e difoccupato fi trovava a comodo delli militari
eferciz; anche nel 1228 ,. fituato tra il fiume Adige e certa
parte della contrada di S. Nazaro: il guai terreno coi è fla
to occupato in buona parte dajle Chiefe di S. Paolo , di È,
Maria delle Vergini, di S. Maria Maddalena, della Vittoria,
di S. JFrancefco di Paola, e d'altre, come dalle fabbriche di
molte abitazioni, dalle odierne mura di Verona, e dalle te-
nute de' Signori Conti Pellegrini fuori di di effe mura; come
al Cap. 66 ec.
Polfedeva in oltre varj camelli, tra'quali quello di Oftilia ,
di Gazzo , Rivole , ed altri oltre a quello in città di cui alla
pag. 175 del primo Volume s'è fatta menzione. Ma quefti in
vece di recarle entrata , le apportavano dirturbi e fpcfa per
li preffidj che allora in elfi cartelli faccvan dibifogno , e maffi-
me perche non fi fa che in que'cempi poffedeffe i diftretti de!»
li medefimi ,. mentre fi rileva che folamentè pofleduti avea
quelli delli cartelli di Rivole, Garda e Piovezzano, e quelli
averli venduti fino nel 1 228 . La rocca rteffa di Garda era (ta
ta in quel tempo occupata dalle armi nimiche. F. cosi la Re
na, o fia il noftro grande Anfiteatro, non dava in quel tem
po alia città noftra rendita alcuna, ma anzi dovevanfi fpendere
ogn' anno pel fuo mantenimento lire 500 Veronefi , che fan
no Ducati 015 odierni. Qualche entrata ricavava dalle mon
tagne Lettine, oggi dette del Carbone, le quali in quel tem
po erano per la maggior parte poffedute da effa città , e pre-
tele nel rimanente. Così da varie altre terre ché pofledeva ne'
luoghi da noi prefentemente feonofeiuti , e nel 1228 da un»
detto la Canava e da un'altro detto S. Romano. Utile non
traeva però da certa porzione di campagna fituata tra S. Miche
le e S. Martino, per coltivar la quale non fi poteva allora trovar
perfone abili e capaci. Lo fteffo intendafi de' luoghi intitolati
la Torre di Rovigo e la Rotta in Polefine, i quali dalla cit
tà, conceduti furono a' negozianti per loro comodo, e perche
a loro fpefe veniffero curtoditi . Forfè perche allora non fe-
guiano le fpedizioni delle merci fino a Chiozza, come a'tem-
pi noftri : Che le liti le quali fra elfi negozianti e gli artefici
inforgeano, venivano decife da un loro particolar Podeftà, il
cui giudicio era inappellabile , ed ogni arte era diretta da un
profeflbre dell'aite rteffa, il quale col titolo di Gartaldo de-
nomi-
a88 VOLUME PRIMO
nominava!! ; onde raccoglievi che il mercantil magiftrato nel*
la città noftra v'era anche prima che dagli Scaligeri Goffe eret
ta la cafa detta de* mercanti . Eran creati akum Conlbli, i
fluali .ficcome anco in prefente,ti€'giudicj alPodeftà afliflevano.
Ma perche quel tratto eh' è tra Peschiera e DeTenzano era la.
maggior parte bofetuvo, il qtiat tratto la feiva Lugana appek
iavali , hè fi poteva ire perciò da Verona a Brefcia dirk tamen-
te , anzi corretti erano i viandanti portarli prima a Garda ,
di lì a Defanzano per acqua , e quindi per terra fino a Bre
fcia , fu ordinato che la lelva fi lradkaffe, ed ivi una flrada
vi fi faceffe, alla quale fu dato lo (letto nome di quella fcl-
Va, ed oggi pure la via Lugana s'appella. Fu medefimamen-
te ordinata la via per cui ("opra la ichiena di monti lungo il
fiume Adige fi patta nella Germania e un altra che a Mon-
tebaldo conduce , e quinci al cartello di Avio ; ma quella ,
per cui da Montebaldo ad Avio feendeafi , a' tempi noftri è
totalmente perduta.
Si fa menzione di una via ch'era fiata allora formata a co
modo de'Pellegrini che givano nella Marca, quali come ivi fi
dice, pattavano per la terra di Porto vicino a Legnago.
Furono Stabiliti anche circa il fiume Adige alcuni capitoli ,
acciò l'acqua di etto fiume pura e monda fi confervane, l'en-
doche dell acqua Iteffa per grande fcarfezza de'pozzi , i Vero-
jiefi comunemente lèrvianff.
Fu fimilmente Rabilito che P acqua del fiumicello di Mon
itorio (la quale ora bagna parte delta contrada de' SS. Nazaro
« Celfo, parte di quella di S. Paolo feovrendo attraverfo del
Campo Marzio) che fotte introdotta in citta. Il che però non
fu efeguito che a' tempi di Can Grande Scaligero, per cord,
midione del quale fi fece pattare pel Monaftero di S. Nazaro
fuddetto con facoltà a que' Monaci d'ergervi (òpra un molino,
fecondo la prometta loro fatta nel mentovato Statuto , l'ebbe,
ne in vece del molino vi fecero ergere -etti Monaci altro edi
ficio pel lavoro del ferro.
Circa la pulitezza e nettezza di quell'acqua furono Ramiti
rigorofi decreti , quali furono ©(fervati finattanto che molti
plicati i pozzi, e quaft in ogni caia escavati , venne a cenare
il motivo di tale accuratezza, come fi legge in un libro an
tico della contrada d> Nazaro cuRodiro al preferite dal Si
gnor Conte SebaRiau Murari . Alcuni vogliono che queft'
acqua fta fiata dell'anno 1228 introdotta in città per i giuo
DELLA SECONDA PARTE. 280
chi navali, che fecondo alcuni de'noftri Scrittori, faceanfi fra*
i due ponti Emilio e della Pietra ; affermando che fra le al
tre acque quella di Montorio per un fotterraneo condotto (ve
duto anco dal Co: Molcardo in occafione dello fcavamento che
fi fece peri fondamenti della Chiefa del Redentore) entrava nel
la città. Ma que'giuochi navali v'ha dubbio grandiffimo (è qui
fi faceflèro; e l'acqua da Montorio quivi fi conducete .
Trattafi in elfi Statuti della rflittizione di un nuovo fiu
me in vicinanza della terra di Bagnolo * qual fiume , argo
mentiamo eflere il Menaco, o Menago , concioflìachè vcdefi
principiare vicino al luogo detto la Cà di David, e va« fep-
pellirfi in alcune valli , indi fotto di Azelogna mette capo nel
fiume Tartaro. Del Tartaro fi fa menzione iftelfamente , ma
in ofcuro, e colla denominazione di un fiume vecchio; d'in
torno al quale viene citato certo decreto di Guglielmo da
Offa, che fu Podeftà di Verona nel 1103. Quefto fiume col
volger degli anni è fiato molto accrefciuto di acque , mediante
certe fcavazioni feguite in alcune terre vallofe e non vallo-
fe del Veronefe , e poco prima del prefente fecolo ne' beni
de'RR. PP. di S. Anaftafia , come da" documenti in Archi
vio di elfi Padri ec. Ora è da fapere come il détto fiume
trae l'origin fua da alcune fonti che nafcono nel terreno di
Povegliano villa del Veronefe . Quindi l'acqua fcorrendo ri
ceve in sè re acque della Graicella e del nume Piganzo ;
quella nel diftretto di Vigafio , e quefta nella terra d'Ifola
della Scala. Continuando pofcia il ilio corfo , e raccolte pri
ma le aque del fiume Tigfione , o Tione , giugno a un Ca
nale detto il Bufateli©, che falla deftra di efio nume divide il
territorio Mantovano dal Veronefe , fcorrendo , dalla fua ori
gine fino a detto canale, pel Veronefe; nè in sè altre acque
riceve fe non le Veronefi . Partendoli dunque da quefto cana
le profleguifce il fuo viaggio, e gingne a certa Pila de*Signo-
ri Co: Co: Zanardi nobili Mantovani. Quivi fi divide in due
rami , uno de'-quali chiamati il Tartarello , che , circondando
col fiio corfo il terreno di Ponte Molino, fi riunifce poi col
Tartaro fteflb , ma inferiormente alla Rocca di Ponte Moli
no, dove fcorre eflb Tartaro col nome di Tartaro grande ;
bagnando femore a deftra le rive Mantovane , e le Veronefi a
finiftra, fin che arriva al baftione di S. Michele; ove giunto
accoglie l'acqua della Foflètta Mantovana, che divide lo Sta
to di Mantova dal Ferratele. Arrivato il fiume a quefto luogo,
Cron,diVerj\ILVolJ. Oo lafcian-
z9o VOLUME - PRIMO
laCciando le rive Mantovane principia a bagnar fulla delira le
Ferrarefi , continuando a bagnare a finiftra le Veronefi , fin
che , dopo aver raccolte le acque delti fiumi Tregaoce , Mc>
nago, e del Dugal Nichelola, tutte Veronefi, arriva a' confi-
ni di Zel , e di qui (correndo Tempre entro il Ferrar* le, e
bagnando per picciol tratto fulla delira le rive di Valalcina ,
Veneta giuri fdizione , mene capo nel Canal Bianco. Sopra k
giurifdizione di quello fiume intarlerò differenze ne'paflati tem
pi fra i Veronefi, e Mantovani. Prctendèan quelli che la rosù
di eflò fiume , per quanto fi elìendono le rive del territorio
d'Oftiglia , ad etti loro appartenere , fondando quella toro opi
nione fopra l'acquillo fatto per Francefco Gonzaga Marchefe
di Mantova del cartello e territorio d' Oftiglia fino del i 301
da Giangaleazzo Vifconte allora Signor di Verona ; avvegnac-
chè nell Iftromento, i confini accennandoli, le feguenti paro
le fi leggono ; ab alia fimmen magnnm Tartari , cujus medietat
efi territori Ofitlia , & alia medittas villa Rotteba Nova- ttrrttt-
tii Veronenfis.
Ma quella tale obbiezione da' Veronefi colla feguente con
dizione in detto Iftromento efpreua rifolvono . Salvò aJht co-
herenttis verioribus fi qua forent , ©* aliquo tempore reperir! poffent
f><7. E con quello pofitivo accordo . Quod fi tempore quafiso , feu
controverfia vertetur fuper confinibus dttìi eaflri , quod tpfo fa3o
dirimatur consuetudine Uguima , ita, & taliter flari debeat ci ,
quod ejl folitum obfervari, & quod de profetiti tenetur ; & amiti
remoto litigio, & omni exceptione „ & cavttatwne remoti s, fola ,
pura , & mera ventate jnfpe&a .. Dalle quali parole tnanifeft»-
mente raccoglie!! , che dal Vifconte furono rifervate le ragio
ni e l'antica conluetudine de' Veronefi fopra elfo fiume, come
quegli a' quali quel cartello con fuo territorio già fi fpettava;
onde avvenne -che avendo fatto ergere il Marchefe di Manto
va del 140Ó fulla riva di detto fiume vicino al Bufatcllo ,
laddove divide l'Oftigliefe dal Veronefe , una torre , nomi
nandola il bartion delle Zenzale , e fatto impiantare oltre a
ciò a traverfo dell'alveo una palificata di grotti travi , a*
quali dovea enere attaccata una catena per renderli tributa
rio qualunque pel fiume navigar volefle • occupando pure quel
tratto di Ponte Molino, che a guifa iiolare refta circondato
dalle acque di elfo Tartaro, fu colà fpedito da'Rettori di Ve
rona un ceto Clemente Notajo e Sindico della città ftefla ,
acciò tutti que'fiti offervalfe ed efattamente vifitar dovette ,; a
DELLA SECONDA PARTE. 291
fae di conofcerefe la- operazione fatta dal Marchefe fofle pre-
giudicievole alle ragioni e gntritdizioni de1 Veronefi . Itovi
quefto Clemente rilevò» e conobbe che il Tartaro ( dal fico
ov'era ffata piantata quella palificata ) Spettava inceramele al
territorio Veronefe fino a un luogo detto Mezzodrizzagno ,
che è il (ito appunto ove dal Tartaro grande fi dirama l'acqua
detta il Ta-rtarello: fpazio tutto, per cui il medefìmo Tartaro
filila delira bagna le rive OfHgJiefi,e fulla finiftra le Veronefi:
Per la qual cok fu dal detto Notajo per cefttmon; rilevato che
il fiume niente a' Mantovani fi appaitene* ,. onde nell'Atto da
lui eftefò 9 per quanto fpetta alla- palificata , quel che fegue fu
regillrato»
Et prò ut bomines pradiBi dixerunt, quoti fiume w Tartari ibi
fttaltter fpeBat prelibate dermnationi r Ó* ulteriut verfus Hojli-
gliam per un» fiutiate cum diìmdio>& ultra ufquc ad quemdam lo-
im vocatum Mez^pdristagno , Rilevò fimifmente che le pefca.
gioni y per quel tratto,, foteano effe re affittate dalla Camera
di Verona : Item fiume» Tartari de Gadio ufquc ad Medium
DrtT^agnum affjtìatnm ejl cui Bartbolomao Roverfo- per faBoriam
Verona' prò centum decerti libri» Gre, rilevò ancora come il ter*
reno di Ponce Molino,, occupato dal Marchefe, era della per
tinenza di Rosica Nova y onde nell'Atto firferitto: Item di*
citur per Gafialdionet & aitot hominem y quod territotium pofitum
tttter turrtm de medio , Pontem Molinum eft de perùnentia Ron-
mba Nova &e~ indi proflèguendo a deferivere il tratto che for
mava quel territorio lafciò regiffrato ; Swnt multa prata , tiemo-
w, valle* fpeBantia Favorite Verona T qua tenentur per Domi-
mmm Mamme ,. & qua [olita affiBati per Gaftaldionem Romba
Nova prò FaBotia Verona y Cf valere [olebant ultta quinquaginta
fibra* denariorwm Veronenfium paruorum*
E in fatti , ficcome I» tenuta di Ronca Nova era pofledu-
ta da' Signori di Verona, perciò dagli agenti di effa villa ve
nivano affittati li terreni di Ponte Molino , qual membro di
itone* Nova, di cui nel 1303 ne fu. invertita dall'Abate di S.
Maria ia Organo di Verona ,. in via feudale , Giangaleazzo
Vifconte,- il quale ,. come abbiam, detto , fu il venditore di
©ftiglia „ E che quel terreno foffe della pertinenza di Ronca
Nova- raccoglieiì da ciò che nella medefima feriteura inferior
mente fi legge X- Item per tempora retroaBa Capitane»*: Fontis
Molini folitus erat refpondere datium vini , quod vendebat itr Pon
te Molino datiario Roncba Nova . E feguenda : Et quo ditìi da*
Oo % tiatii
ipz VOLUME PRIMO
tiarii Roncbte Nova femper potuerunt facete Tabemas'f & jam f**
tite fuerunt multotus a parvo tempore citra penes turrim de me
die, & Pontem Molinum : Dalla verità di tai fatti perfuafo il
Marchefe lafciò il fiume in libertà , di quello foltanto eoo»
tentandoli, cioè che dalla Signoria di Venezia forte graziola -
mente invertito infieme co' di lui figliuoli dell' ufufrutto di
elfo terreno di Ponte Molino , con patto di non edificarvi
neffuna fortezza j e che gli uomini di Ronca Nova il gius go
dettero di andarci a tagliar le legne per loro ufo, prout joltti
tram dice la tòlenne carta regiftrata nel Volume degli Statuti
noftri nel libro de1 Privilegj . Sebben non. per tanto allorché
la guerra occorfe fra la Signoria di Venezia e Filippo Maria.
Duca di Milano, col quale fi era il Signore di Mantova col-
legato, fu da quello un Dazio a Ponte Molino, e al baftioa
di S. Michele iitituito, facendo piantare alcune palificate nei
Tartaro per la pefeagione , e fol"pendendo agii uomini di Ron
ca Nova il taglio delle legne nel terreno di Ponte Molino ;
ma del 1460 cefsò un'altra volta di turbate con limili ino
vazioni la ragione ( conofckita già prima r e fottoferitta nel
trattato particolarmente del tqoó) del legittimo Dominio del
Principe noftro SerenifTuno fopra elfo fiume • conciofiiache ito»
vi per pubblica commiffione Niccolò da Canale , e per la par
te del Marchefe alcuni della fua Corte, fu {labilità,, come ap-
rifee ne' Volumi degli Atti della città- noftra . Quod Dominai
Marcito levare^ & removere debeat mutar» r fine datium quod po-
fuerat ad Pontem Molinum Ù" ad bafliontm de SanQo MscbaeJe ,
& removeat illud quod ipfe Dominus Marchio- Maittue edificati
ferir, & ita removere faciat certa* paiificationes , quas fecerat in
fiumtne Tartari T maxime ad Pontem Molinum.
Quod nojiri de Roncha Nova r & loci» circumfìantìbus Regimi*
nis Veronetrfis pojjittt pafcalare iti territorio y quod eji inter turrim
de medio , & tunvim de Ale/eaJtno, & in nemoribusr & valli-
bus illis juxta declarationtm faQam pet llluflrijjimum Donùnium
no/lmm , confentiente magnifico Domino Manteue iti ultime Capitu»
h literarum Ducalium datarum 5 Ottobri? Indizione XV \\o6 -
Del 1515, allorch'era venuta la città noftra in potere di
Maffimilkno Imperadore , deliberò il Marchefe di Mantova,
di ergere un ponte di piecea fui Tartaro a Ponte Molino,, in
vece di quello che vi era, come al prelente, di legno 1 e ne
diede parte al Conte di Cariati , eh' era Governatore in Ve
rona , dal quale fu perciò fpedito fui luogo un Configliele
Cela-
DELLA SECONDA PARTE. »p3
Cefareo con due altri, l'uno dc'quali fu un Niccolò da Cana
le, forfè quello il quale era flato colà fpedito del 1460, co*

fe, e pofcia a Verona ritornati , efpofero in ifcrittura: Che


qualor detta ponte fi facejfc di pietra farebbe pregiudicievole alia
Stato di Sua Maefià , e in danno grande dei territorio Veronefe £
perciocché quefto territorio s ' efiende fino alla torre di merjo-, che.
è di là da Ponte Molino per un miglioro verfo Oftiglia : £ cbe del
1406 dalla Signoria di Venezia fu conceduto dato terreno , cbe è
fra Ponte Molino e la torre di meigo , al Marchese con patto che ,
nè il Marcbefe fiejfo , ne i [noi difendenti poteffer fare alcuna for~
terga in quel terreno , ni le foffe eziandio fortificare : cbe quando I*
trgejfe detto ponte fi fortificherebbe pih di quello cbe è lo fieffo Ponte
Molino , ona"era che del 1460, avendo il Signor Marcbefe fatta certa
palificata nel fiume Tartaro , e molte altre inovarioni in Ponte Mu
lino , la Signoria di Venezia mandi M Niccolò da Canale fui
luogo, ove d' accordo fece ogni cofa rimuovere ec. Il ponte perciò
fu laiciato com'era, nè rinovato di pietra, come il Marche-
fé avea divifato. Ma che il fiume Tartaro al folo territorio
Vcronefe appartenga , da quefto pure fi fa manifefto; avve
gnaché i Ferrarefi ; confinanti anch'elfi filila delira iponda ,
nella guifa che i Mantovani j avvanzatifi a pianure in effo
fiume alcune palificate con arelate o canne ad ufo di pefca ,
impedito le pefcagioni fteffe a quei di Legnago , e fattili in oltre
ad eftraere acqua dal Tartaro , s'oppofero i Veronefi , e rimetta
ne la decifione a Vital Landò Piacentino , fu da quelli del 1450*
con fuo decreto dichiarato: quod totum flumen Tartari fitt &
effe debeat de , & fub Imperii jurifd't&ionc lllruflrifs. Ven. Domimi ,
& in territorio Veroncnfis . Proibì l'ufo delle arelate, e l'eftra-
zione dell'acqua a' Ferrarefi: e terminò che non potettero a
quei di Legnago le pefcagioni impedire. Per parte degli agen
ti de' Duchi fucceffori del Marchefe fu del 1503 un'altra vol
ta tentato di acquiftarc alcuna giurifdizione in detto fiume ,
inteftando il Tartaro a Ponte Molino , e il Tartarello anco*
ra , per fuffragar con quelle acque le loro rifare quinci intor
no ; ma accorfovi il Cavalier Lavagnolo per la città noflra
fece diftruggere parte dell'operazione ivi fatta da'Mantovani ;
indi fopraggiunto il Colon elio Andreafi inviatovi dal Duca ,
perfuafo ifminiftro dal Lavagnolo, fece egli fteffo diftruggere
ciò che ancora in piedi vi rimaneva . Anzi il medefimo Duca
fece afficurare la Signoria per mezzo del fuo Rendente ordina
no
»o4 VOLUME PRIMO
rio in Venezia, e per un Inviato, appella colà fpcdito,, che fa
rebbe» ogni differenza fopita,. cornei n fitti iodi a poco, peti uafi>
anch'elfo Duca della verità, pofe ogni pretenfióne. in tilejazjo;
ma troppo lunga cUgreffione^ farebbefi fe narrar fi vokffcr le
cofe tutte , che occorlero fra i Veronefi. e i Mantovani per l'ac
qua di elfo fiume ^ Ond'è che il fin qui detto, come che; balla a
{>rovare, eh' elfo fiume fempre- al Veconefe territorio fu cono»
cimo fpcttare, ritorneremo a difeorrere- d'intorno* agli Statuti
del I2z8 promulgati , nequali parlali pure delFibio. pieci ol fiu-
me, il quale principiando al luogo. detto le Ferrazze non lun
gi dalla villa di San Martino, va, dopo brieve corto-,, a fcari-
card nel fiume Adice appo la terra detta, di PocciUc Di qne-
fio fiume fe ne parla in effi Statuti al" cap. 223 laddove fu. proi
bita certa pescagione atta a rendere il. fiume, fteflb di pefee
fpogliato
Alli capp. 154 e 166. fi difeorre eziandio del' torrente di Vaf-
palcena, ordinandoli che debba elter. conieevatoj nella larghez
za di 20 piedi ,e- che: le acque- di.quello» torcente- unite a quel
le di Mon torio fervi r doveffcroad. irrigare- il! Campo- Marzio -
Nelli cap- %$6 e 258. favellafi. della, fontana di Somma.
Valle e di altro fonte l'opra certo, colle di Montorio,; conce
duta la prima a'PP. Domenicani , allora abitanti a Si Maria
Marer Domini; e la feconda a.' Frati, e Suore.- di S. Fidenzio»
Fu proibita al cap.. 100 condurli iti ifpofa una giovane: fur
tivamente , e fenza il confenfo» di que fuor parenti ,, lòtto la.
cui obbedienza o tutella ritrovavafi..
Alli cap.. 47. 48 e 108 fu comandato- che da vcrun debi
tore non fi potette ricevere in cauzione qualunque perfona j
dichiarandoli ivi pure, che que'figliuoli , si mafenj coma fem
mine, nati di una qualche profiituta, la quale pel corfo di
cinque anni aveffe- converfato con alcun, fervo impudicamen
te , rimaner doveffero nella medefima fervi! condizione dei lo
ro fgraziato genitore--
Quanto a'duelli ne'cafi occulti criminali vengono permeffi in-
elfo Statuto ; L'ufo de'quai duelli era fiat» da' Longobardi
nella patria noftra introdotto ; ma fu dannata finalmente nel
Sacro Concilio di Trento* alla Seflìone 25 cap- ij»- fatto la
pena di feomunica,. e di perpetua infamia Oual fintai termi
nazione fu premurofament? abbracciata! ed approvata dalle- leg
gi e Statuti dt tutti li Re- e Principi Cattolici ^ Il noftro
Signor Marchete- Maffei della vanità ed ingiuftizi* dei: duello
ne
DELLA SECONDA PARTE. zps
ne ferine certamente non fenza grande Tua lode un'eccellente
trattato intitolato Delia Scienza Cavallercfca , il qual trattato fc.
-condo i dotti , è un opera degna di tutta la lode.
Al cap. 88 fu ordinato , <he il padrone fupoUr dovette al
anale che'l di lui fervo ad un1 altro recato aveflè.
Al cap. ixi «che non fi potelfero acquiftar frutti prima che
fcfler mataoì, anticipandone il prezzo per confeguirli a meno
del loro giufio valore .
Al cap. %6 che il cenfo del danaro non potefle efigerfi ol
tre il dodeci e mezzo per -cento, laddove precedentemente agli
Statuti iazfc £ efigea di vantaggio , forfè a caofa di grande
fcarfezza <di danaro pel traffico aflài ubertofo che in quetempi
facealì nel lanifìcio.
Al cap. 46" «he non TofTe ammélTo all'udienza colui che ri-
correffe alla Giuftizia pereffere rimborfato di -danaro preftato
o ficurtà Tana nel ^giuoco , vietandofi il ricever fino roba in
cauzione .del danaro perduto nel giuoco, e refo inefficace ogni
giuramento 'in tale materia . Santa 'e lodevole fu quella ter-
minazion -veramente; fendochè per quello, come ogn'ua fa ,
innumerabili fono Je famiglie, che fono ite in rovina , non ef-
•cndofi mai -veduto -viziofo giuocatore arricchire.
Al cap. 4p Che i 'beni s\ (labili, come mobili , e ragioni
■di coloro -ch'ivano a militare oltra mare fotto i ftendardi della
Crociata contro degl'Infedeli per l'acquino di Terra Santa,
fodero <uftoditi^ onde Taccogliefi che non pochi Vcronefi in
tervennero a -quella celebre fpedizione .
Fu proibito al li cap. 104. 138. 188 portar armi, cioè col
telli da punta, Rancie , lancJoni ed altre varie, fra quali* il
Lifnacio , la Piombata., il Falzone , il Bordone , la Mina , e
lo Schinippo. Gli archi e le bàleftre poteanfi veramente por
tare, ma -era certo loro abufo vietato-
Ne'cafi .d' incendio di qualche cafa » doveafi atterrare la c»-
fa ad effa contigua a pretTervazione delle altre adjacenti ed era
compenfato dal pubblico il danno di quello , a cui la cafa at
terrata fpettava- rcap. 144
E perche nel 1228 v'erano nella città noftra certi eretici
detti PataTeni, o pur Manichei, fu al cap. 156* ordinato che
fodero banditi della città con pena, a chi gli aveflè ricovera
ti, di «fiere le cafe loro atterrate, cioè quelle , che a' detti
eretici foffero fiate date per abitazione.
E ficcome in altro luogo d'eflo Statuto fu proibito andare
all'
i96 VOLUME PRIMO
all' ofteria, eccetto che ne' viaggi , cosi alli cap. 171 e l8j
vengono gravemente minacciati i giuocatori tanto in citta ,
come nel territorio; e fi vietano elpreffamente giuocare a' da
di, ed altri chiamati uno il giuoco de' Scachetti , altro quello
dell' Azaro; altro il giuoco di Narenta , o Bianca e nera; e
folo era conceduto quelli delle tavole e de* Scacchi.
- Ne'cafi delle eredità iniettate non poteano concorrere i Che
rici, che avean beneficio , all'eredità fteffe co' loro fratelli e
forelle rimarti dopo la morte de' loro genitori, come s'effi
Cherici foffero (lati Profeffi in qualche Religione. ««p.45
D'intorno aiic perfone Ecclefiaftiche leggefi al primo cap.
d'elfo Statuto, che allorché faceva l'ingreflo nella città quel
lo dal quale dovea e/fere governata con titolo di Podeftà, vi
dovea effer introdotto da alcuni Religiofi di ottima fama, e al
la loro prelenza dovea con folennc giuramento prometter 1'
offervanza de' Statuti e'1 buon governo della città.
Al Vefcovo vien confermata in certo modo la facoltà dì
giudicare le caufe del Clero, e promefla la pubblica affiffenza
jie'giudicj criminali contro de' Cherici che foffero inquinò .
Gli vien pur confermato il poffeffo di Monteforte, e quella
porzione dell'utile che precedentemente ritraeva dalla conta-
tura delle monete nella Zecca Veronefe . cap. 13. 71. 74.
210. 112.
Al Podeftà , il cui governo un'anno folo durar dovea , fu fta-
bilito il falario di tre mila lire .Veronefi oltre altre mille per
fue fpefe e difcapiti, con obbligo di mantener dodici faldati t
o guardie ben armate , oltre alcuni fervidori , fcudieri e Cap
pellano, Cap. 4. 5. 6. 7. p. 11 ; il qual, falario a L. 1 1: 7. per
lira rileverebbe a' tempi noftri il prezzo di Ducati 73SS a'
moneta piccola Veneta di L- 6 e (oidi 4 per Ducato. Se poi
il Podeftà non era foggetto foraftiero, ma Veronefe, invece
delle tre mila lire, due mila gliene venivano dipendiate, il
cui moderno prezzo farebbero 30*78 Ducati di L. 6: 4 mone
ta piccola Veneta. Dopo il Podeftà feguiano tre Giudici, qua
li effer doveano foreftieri eletti dal Comun di Verona , e que>
Iti col falario di trecento lire Imperiali per ciafeheduno ,
Cap. 4. 5. 6. 7. 11 E nella elezione de'Magiftrati v'era un Con-
fèglio di cittadini abitatori di Verona , che rapprefentavano
la comunità di Verona , e quelli ne' pubblici affari afGftevano
al Podeftà. I pubblici Magiftrati poi, come ogni pubblico Of
ficio, s'era di grande importanza, non poteano effer conferiti
fenon-
DELLA SECONDA PARTE. ip7
fenonfe a perfone quali atee fonerò a mantenere cavalli , armi
« fervidori , e in pofleffo l'onero di certa facoltà . Quelli veni
vano fatti efenti da certa gravezza, da alcuni carichi, a' qua*
li eran fogge t te le perfone di Concado . E ficcome non baftavà
pergiugnere a conseguirei magistrati il mantenimento <linn Val
cavallo, di efiì non erano capaci coloro, a'quali nello fteflb Sta
tuto lì dà il titolo di Gentiles Homines , i quali , caduti in po
vertà , più non potean mantener cavalli , chiaramente fpecifi-
candofi che non baftava poter tenere un folo Ronzino o po
liedro. Cap. I. 2. 3. 4. IpO. 108. 2l8. 276.
Venivano eletti due Procuratori , quali fopraintendeano agli
affari principali della città e territorio, come oggi fanno i Si
gnori Proveditori di Comune non folo , ma ancora i Magni
fici Signori Cavalieri di Comun ec cap, 166.
V'erano pure due Inquifitori , quali fra le altre incombenze
aveano quella d'invigilare d'intorno al puntuale efercizip de?
Pubblici Ufficiali . cap. 170.
V'erano umilmente ventiquattro Confoli di Giuftizia , il
cui incarco fi era di giudicare le caufe Criminali. Cap. 105 e
208; e finalmente comejappare dal cap. 143 v'era un Camer-
lingo -con titolo di Malfarò, dai quale veniva cufbodito il pub»
blico erario.
Coloro poi , che oggi con titolo di Vicarj prefiedono neVif-
i383'> vengono alli cap. 140.104, e 108 con titolo di Retto
ri delle ville denominati , quali ficcome ancora a' tempi noftri
giudicar doveano le caufe di contado: -davafì ad alcuni di eftì
>1 titolo di Podeftà. Erano creati anche allora dal Cdnfeglio
di Verona, eccetto alcuni, che venivano eletti da'proprj Giu
ri fdi centi ; uno de' quali fi era l'Abate, di Vangadizza -, oggi
l'Abazia di Poleftne.
Qual foflè poi il Dazio, che al tempo dello Statnto 1228
era importo fopra le merci , in quello non fi rileva ; quefto fol-
tanto ieggendofi al cap. 72, che i prodotti del territorio, ed
altre cote non fi poteano afporarc fenza un figillo , o bol
letta, quale cotta va dodeci dinari Veronefì , il cui moderno
preizo larebbero nuditi l'oidi di moneta piccola Veneta . Ma a
portarle pel territorio fenz' afportarle iti paefe foreftiero , due
ioli dinari venivano alla gabella contribuiti , quali farebbero
a' tempi noftri due foldi circa.
Non ifpiegafì però la quantità della roba, che mediante il
Dazio fopraddetto, potea edere eftratta o portata pel termo-
Cron. di Ver. P.U. VoLI. Pp rio ;
io8 VOLUME PRIMO
rio , ivi folo accennandoli come anche fenza il mentovato &
siilo fi potea eftrarre pel territorio una pezza fermaglio sì no»
Arano che foreftiero : due bacete oglio : un moggio vino : mez*
za mezena , e poc' altra aggiunta di carne fama ; due cocca*
ne di porco: certa porzione di carne frefea: un minale firut»
jta: uno ftajo biada: un minale farina , ed uno di legumi :
cinque foldi di pane, il cui moderno prezzo farebbe L. 2: 7.
Si potea eftraere umilmente certa quantità di aglio, cipole ,
e femole . Altre cofe in que* Statua fi leggono , che qui per
brevità fi tralafciano , rimettendo il curiofi» a legger quel
libro.

Introduzione della Seta nel Territorio di Verona ,


e fua propagazione .

FRa le ftupende e mirabili cofe, le quali fi compiacque


la Divina infinita Provvidenza di creare in vantaggio
dell' uman genere , annoverar fi puono certamente que*
Bacchi che la Seta producono . Di quello dunque utile nobi.
liflìmo redito, che ora la città noftra arricchisce ed illuilra,
al preicnte favellar dovendo , ci faremo in prima a difeorrere
d'intorno alla natura e proprietà di quelli animalucci; dipoi
feenderemó a indagare in qiial tempo fia (lato il feme loro
a noi la prima volta portato • E quanto alla natura e pro
prietà di quelli , per vero dire , meravigliofi animali , ciò che
il P. Granata ne lafciò fcritto riferiremo.
„ Quelli vermi li generano, fcrh/egli, di piccioliffime uo»
„ va che fa la femmina loro , i quali podi al Sole , o medi
„ in feno , con qualfivoglia di quelli calori in minore fpazio
„ di tre giorni fi fanno animati , e ricevono vita con tutti i
„ fentimenti che a lei fi ricercano. Il che allega SanBafilio,
„ per farne credibile con queft'efempio il mifterio della gene-
„ rale Refurrezione . Perocché, chi puote dar vita ad una fe-
mente tanto piccola in sì breve fpazio, la potrà anco dare
alla polve ed alle offa de'noflri corpi, fliano ovunque fi vo-
„ glia . Nati quelli animalucci , fu bitamente incominciano a man-
„ giare con fame grande, e mangiando crefeono , e maggiori di-
„ vengono. E avendo già alcuni dì mangiato, dormono, e dopo
„ l' avere dormito il luo fonno ( nel quale lì digerifee e con-
„ verte nella fòflanza fua quel cibo J dellanfi , e tornano a
„ mangiare con la fame e brama ftelfa; ed il rimbombo che
„ fanno
DELLA SECONDA PARTE. %99
„ fanno quando mangiano , rodendo l'erbe co* Tuoi dentice!-
„ li , è tale , che fi affomiglia al mormorio che fa l'acqua
n quando piove fopra tetti . Quello fanno tre volte , peroc-
„ chè tante mangiano e tante dormono, finche fi fanno gran-
di. Fatti già tali, lafciano di mangiare, e incominciano a
„ lavorare, e a pagare all'Olle fuo lo fcoto del mangiare. E
perciò levano i colli , cercando qualche ramo onde portano
„ involgere i fili dall'una p;rte e dall'altra, i quali cavano
M dalla fua propria foftanza. Ed occupato il ramo con quelli
„ fili , incominciano fubiro a farvi in mezzo la fua cafa , che
„ è una boccia, o cappelletto, o gaietta che fi nomini. Pe-
„ rocchi congiungendo gli uni fili cogli altri , e quelli molto
„ ftrctti infieme, vengono a fare un parete tanto fiffo e fer-
„ moy come fc foffe di carta pergamena. E ficcome gli uo-
„ mini , dopo l' avere fabbricate le muraglie d' una cala , le
„ fmahano di calce acciocché nano lifcie e formofe : così effi ,
„ fabbricato quello albergo , lo forbano tutto per di dentro
con uno grifo, o beccuccio, che hanno fopra la bocca mol-
„ to terfo e molto accommodato a quello enetto • con che ri»
„ mane la boccia tanto foda che ,gittandola nell'acqua , va nuo-
„ tando a gala , fcnza etere da lei penetrata. E quello è una
„ fingolar provvidenza del Creatore . Perciocché , fe non foffe
„ così, tutto quello lavoro farebbe fcnza frutto. Perocché in
„ quella guifa , cffendo la boccia intera e foda , gettandola
„ nell'acqua calda puofi molto bene raccogliere il filo, lafcian-
yy doli e diftaccandofi col calore un filo dall'altro. 11 che non
yy fi potrebbe lare fe la boccia foffe penetrata dall'acqua a gui-
yy fa dì fpongra . Da quell'acqua bollente è uccifo il maftro che
yy fabbricò quella cafa; e queflo-è il pagamento che fe gli da
„ della fua fatica. Ma a quei Vermi, che fi vogliono fcrbare
„ per la razza, non fanno quello tono. Ma etti, non fotte*
„ rendo così llretca prigione, aprono con le fue boccuccie una
„ porteria per d'onde efcono , ed efcono migliorati e accre-
„ lciuti(i); perocché efcono con alcune cornette, ed ali, fatti
Pp * yy già

(i) Forato il gufeio boccia dal verme , aoa first traepofeia alcua
filo ; perocché la foftanza della Seta Del iène éVe'Bacch* fi coaverte, e
quel gufeio , o galletta che dir la vogliamo, a guifa di femplice per»
gatnena rinunci! , onde Seta non (è ne cava. Quando quefti anima-
lucci lavorano, fe l'aria non è ferma , da una loia parte gettano il &»
lo, ma interamente d'intorno al gufeio lavorano*, quando, per la
contrario, il tempo è placido, e tetcne.
300 VOLUME PRIMO
„ già di vermi augelli. Sono fra loro mafch; e femmine, ed
„ effondo tutti tanto fra fe limili , conofcono i mafch; le fera-
„ mine., e fi congiungono per le code con loro, e perle vera»
no in quefto congiungimento per lo Spazio di quattro gior-
„ ni. Nel qual tempo Sembra che in corpi tanto piccioli fia«
„ no i fedì dittimi come mafchi e femmine. Finiti quelli gior-
,, ni muore il mafchio , e la femmina partorisce quelle pie*
cioliffìme uova che al principio dicemmo • e fatto quello ,
„ muore ella ancora, lafciando quella Semenza, con la quale
j, torni poi a rinovellare e rifufcitare il fuo lignaggio . In
che fi vede come a quello folo fine creò la Divina provvi-
„ denza quell' ani maluccio: Finito dunque quello officio, fen-
» xa che niuno gli uccida, elfi alla fua ora muojono, teftifi-
cando con la lua naturale ed affrettata morte che a quello
,, effetto fblamente furano creati , il quale fornito, infieme
con lui fanno eziandio fine di vivere. Così il P. Granata
,» nella fua introduzione al Simbolo.
Quando e d'onde poi fia ftato a noi di quelli animali il Se-
ime portato , non vi fu Scrittore , ch'io fappia , che di taJ cofa
abbia fcritto • quello è certo che , fino a' tempi di Augufta
.Imperadore neffuna contezza fe ne avea, non dico nella eic-
\tà aoftra, ma neppure in alcun altra del Romano Impero *
conciò SofTe cofa che folo in alcune Provincie dell' Afia, non
'.ancora da' Romani Soggiogate , raccogiieafi e fi adoperava la
Seta, fendocliè que' popoli di efitarla agli Stranieri non fi ftu.
Piavano, ira quefle Provincie, come dagli Scrittori raccoglie,
fi, una fi fu la Serica, la cui metropoli da' Latini Sericum de
nominata, oggi Cattai volgarmente fi appella, ed è nel vafto-
Impero della Tartaria Atiatica fituata . Il noftro Plinio, il
quale fioriva circa l'anno 80 della falute noflra, fu il primo
il quale dell'ufo di queft» nobiliifimo prodotto, che nelle Pro
vincie del Romano Impero e nella fteffa città di Roma fi
ccali , ci abbia dato contezza . Avvegnaché Caligola Impera
dore , ficcome colui che vita affai effemminata menava , ve-
ftiva. drappi di Seta , condotta dalie Provincie più rimotte dell*
Alia. Il che avvenne circa il quarantèiimo anno del Signore,
nel qual tempo cotantoquefto prodotto apprezzavafi, che a pefo
e prezzo d'oro fi comperava; ond'ebbe a Scrivere Flavio Vo-
pifeo nella vita d'Aureliano, che prifeis temporibus ferici tanta
frdt catitas , ut aura reponderetnr . Dal che naSceva che nelle
Provincie d'Occidente ^ e in altre non poche del Romano Im
pero ,
DELLA SECONDA PARTE. 3oi
pero , alcune nobili e ricche Matrone fola mente fé ne velli-
vano; non però gli uomini, i quali, tuttoché ricchiffimi fi fof-
(ero , non per altro fe ne afteneano , fe non le per non effe-
re di viver mole ed effèrarainato tacciati; la qual cola nella
città di Roma e in cala degl'idem* lmperadori fu erettamen
te oflèrvata fino a' tempi' di Aureliano , dal quale , perche fof->
fero impedite le rilafciatezze che ne' coitami «' introduceano -
fu ordinato circa Tanno vy\ che ncc vafa auro [elida prò mini-
flrandit cibii fierent , ncc vefles ferieas vires fotdarent : e in fat
ti- lo fteflb Monarca , al riferir del citato Vopifco , veflem [eri-
cam in fuo ve/iiario non babuit , ncque alteri dedit . Un tale ri-
fore per lo fteflb motivo ufavafi anche a'tempi di Dion Caffio
liceo Iftorico celebratiffimo , il quale fioriva nel terzo feco
la j ma col trappaftare del tempo, andato quel rigore in ob-
blio, anche tra i principali de'Romani s'incominciò a ufare i
drappi di Seta ; febbene contro di un tale coftume , ormai
troppo avvanzato si negli uomini che nelle donne , i più ze
lanti Miniftri del Vangelo vi reclamafiero non folamente nel
le Provincie dell' Afia , fra quali un Tertulliano poco dopo T
anno ducento , e un S. Giovanni Grifoltomo in Coftantinopo-
li nel quinto fecolo , ond'ebbe quello fecondo cosi ad mola-
mare pulcra funt vefiimenta [erica , [ed verminum texitura . E
n'avea il Sanco ragione; perocché, aflìcura Ulpiano nel pa
ragrafo primo del hb. XXI del Disello , che il prezzo della
Seta era eguale a quello delle perle.
Ora venendo alla deferizione del nobili/fimo prodotto delia
Seta , è da faperfi che da principio fu quella confiderata, e
da Plinio fteflb deferitta qual fpecie di lana o lanugine ,
prodotta non da pecore, ma da alcuni alberi che dalla loro
provincia aveano il nome di Seres , e da noi fi dicono Mo
ri, ficcome da perfone che affettano la lingua Tofcana detti fo
no Geljt . Prima che introdotto folle il modo., da noi pure ula-
to , di ridurre in filo le Gaiette , quelle fi filavano ancora al
pari che la lana : venivano raccolte e macerate alquanto ia
acqua fredda, e poi (tracciate co'petini di ferro, quali limili
a quelli detti Carti da'noftri Artifti , e co' quali di prefente
fi (traccia la lana di più fina qualità; onde in tal guifa le ri-
ducevano in fiocco, e quello veniva poi iottiliflìmamence fila
to fecondo il collume d'alcuni paefi Afiatici , ove tuttora fi fila
il bombace ed il lino per far tele finiflime ; e quella maniera
di filare la Seta fi ufa e da noi e da1 principali negozianti dà
Zurigo
}o% VOLUME PRIMO
Zurìgo città Svinerà » fervendoli a tale ufo di quelle Galea*
che non fono atte a filarli nell'acqua calda , 6 perche fiano
troppo leggiere, o che abbiano fervito per la femonza. Che
tale fia fiato l'ufo antico di ridurre in nlo le Gaiette fi. rao
coglie pure da uno Scrittore che ci lafciò regiftrato t PopuJi
Senna Afiatie* % quorum regia Serica rutne Cata/a dicitue , mfmé
bv arboree effe dmuntury qua non folum folta » [té Jamam quoque
praferum tenuiffimam » ex quorum fnndibus eauitiem aspe8uni
aqua perfufa , ex qua veliere- veflimenta cenficiunt » qua* ferie*
muncupantur » ut deferiba Solinm capv jj/ e Lucano nel libro
IO verf. 142 Compreffum pettine Serum . Che quello prodotto
della Seta da principio fia a noi pervenuto dalle parti dell?
Afta più e più Sem tori «e lo confermano » come il nollro
Giulio Cefare Scaligero il quale» per teftimooianza del Padre
Ambrogio Calepino» rapporta aver egli veduto in certa parte
dell'Italia» che» per la fua fitnazione verfo cerca parte del ma*
re Adriatico» partecipa del clima d'Afia» negleBue mawvaribus
wrmteulat fine tura » cultuque fericum faceti » e quibm detra»
bum incelai . Lo fteiftx Scaligero attefta aver egli ciò> udito
da varj naviganti e da un Ambafciatore Veneto» e di. averlo
anche letto in più. s&ppoiti Rampati da accreditaci Scrittori »
dicendo che Sericum » quod badie a Scriba* ( popoli Serici ). im
teca stia Jemittitur piane » idem effe oc Hlady qua badie utimur •
E cosk il Cardano rifpctto ad alcuni luoghi dell'Indie» dichia*
rando il lib» z cap. zj di Plinio » fcrive fe vidiffje folia ex Per-
fide & Arabta adveffa meri foliis fimliayfed panda, angufimra
longiara » veliere [erica ctrcumvaluta » quod Bembyx intme latenti
peverat » u* emwno Jerkum Orientale-yac noftrum Bombydauun ne»
dij/èrat fecuadum fubftamiamyfed folum ex accidenti; futa quod in
Oriente Bombycet in aeiorum felu* producant y nobis vera animai,
eulum id cura maxima Jit tuendum fervandumque . Poteva anche
aggiungere che le noftre Sete fono comunemente migliori ».piu
nette e fine delle Afiatieheto raccolte fopea gli alberi »o filate
in acqua calda come predo noi fi & : o anche raccolte nelle
Capane» ove a noftra imitazione vengono que' vermi, euftoditi
a coltivati, e filate nella fuddetta foggia ad. acqua calda. Del*
le quali Sete ne capitano di molto belle in Europa» e prin
cipalmente in Olanda , Inghilterra » ed anche in Venezia .
Quelli vermi da Seta furono dagli antichi Latini chiamati coi
nome Bombyxy cioè Bombice» il qua! nome al riferire d' alcu
ni conveniva ad una lpecie di Ragni Anatici i quali» fiùenxi©
DELLA SECONDA PARTE. 3*3
(opri di alcuni alberi, mandavano fiiori alcune fila lunghe e
(baili , e certamente faranno di quelli che Plinio dice che fog
gi ornavano (opra de'Cipreffi , Fraffini , Terebinti e Quercie dell*
Xfala di Gèo: c Paufania li rifèrifce grandi più dc'Scarafag-
si, e con otto piedi; e confondendo forfè quelli fili con que'
«Bombici, dice che i popoli di quelle provincie fe ne ter»
▼ivano per far delle velli» II nome loro di vermi Serici, 9
da Seta, fi cenofce derivato da' popoli da' quali la lèmenta c'è
rvenuta, come vuole Ifidoro, Autore antico ed accreditato
tale materia, nel ino Jib. VI cap. XXVII: Sericum diurna
*ìftt quia id Sera ftpm miferunt / ahi Sericmm tx arboribus agno»
jfcunt, vermm non ex jnrborum natura ,fcd Bombycum opere fieri tra»
jimnt^ Pretto di noi però acquiftarono il nome di Cavaleri , o
Folliceli, o fia Bigati, ma non fi fa il motivo di tale deno-
aninazionc loro data. Di cucilo utiliifimo prodotto della Seta
ne fu priva ,come fi drflè , 1 antichità Romana per tutto il vado
fùo Impero; ma dipoi vi fi introduce a paco a poco nel corfo
<ti varj fecoli , pervenendovi dalle più dittanti provincie dell*
Af>a > ond'era ni molto caro prezzo . A' tempi di Giuftiniano
Iraperadore fu introdotto in Coftantinopoli , o nel fuo Tetri»
torto l'impianto oVtnorari o mori , e la cultura de'Bacchi per
«pera d'alcuni Monaci dall'Afta ivi capitari, i quali tra 1 al*
tre cofè ripor fecero il feroe di detti Bacchi lotto del Iettarne,
acciocché mediante quel calore fi nafceffe ; e quelli introdut
tori furono perciò dall' Imperadore premiati : il che occorfe
«eli' anno di noflra fahitc 527 . E quindi è da credere che fi
farà avanzata quella nuova introduzione , e fi farà continuato
ad impiantare li mori e coltivare i Bacchi , panando da una
all'altra provincia del detto Impero e in quelle vicine della
Grecia. Quanto a' noftri Europei allorché andarono con efer-
cito all'acquillo de'luoghi Santi, e vider quello bel prodotto
della Seta , dicono che di etto invaghitili e dell'utilità fua nelle
noftre terre fecoloro lo trafportaflero . Ora quello trafporto in
Italia, e fpecialmente nel noftro territorio, credono alcuni che
feguito fia circa l'anno 1000; imperciocché varie fono le offer-
vazioni che lo perfuadon loro, e particolarmente fopra il volu
me de' noftri Statuti feruti l'anno 1228, ove fi ha che alcuni
noftri Verone» fi portarono alle guerre di Terra Santa, o alle
Crociate: ficcome i Veneti, Francefi, ec. avean fatto; a'quali
era riufeito poco prima di fare grandi acquifti non folo nelle
3o4 VOLUME HlMO
Provincie d'Alia, ma anche in quelle di Grecia» fino ad ìrtw
padron irli della fletta capitale dèi Greco Impero , partigiano al
lora degl'infedeli. Ma s'ingannano certamente, perocché rim
pianto de' Mori e la coltivazione de'Bacchi fa qui introdotta
{blamente circa l'anno 1400 . Il che effer vero quindi fi può
argomentare , che nello fteffò Statuto 1218 non le ne fa men
zione alcuna ; fendoche folo del 1505 la Seta ci recava gran
de ricchezza , onde il noftro Sereniffìfimo Principe , con Tua
parte 16 Settembre di detto anno, regiftrata in fine de'noftri
Statuti , dichiarò la Seta qual Teforo de' Veronefi/ minacciò
la pena di Lire 25 Veroneh, che ora fono tre Zecchini e più,
a chi rubbaffe una pianta di Moro per trafportarla altrove ;
e poi iftituì il Dazio fopra le Gaiette che nafcevano. Stando
a ciò, e con la regola che la cultura de'Mori dall'anno r 5 5 5
in qua lì è crefciuta piìx del doppio, è veriiìmile che non pic
cioli» quantità di Seta fi farà quivi ricolta circa l'anno 1500,
e così andando all' indietro con proporzione affai meno vici»
no al 1400 . Prima che mancale il Dominio degli Scaligeri
nella città noftra , era (lata introdotta appo noi l'Arte deTef-
fitori di Seta, come lo era in qualch' altra città vicina,* e di
qui fi fa chiaro che folatnente poco avanti del 1400 ebbe il
fuo principio quell'arte nella città noftra , non però lavoran
do di quella Seta che quivi fi raccogliete (perciocché, o noa
vén'era, o eli' era certamente pocchilfima ) ma adoperando di
quella che dall'Afta veniva qui trafportata. Introdotta poi la
Seta Greca ( a noi più vicina e di non così caro prezzo co
me r Alìatica)e alla perfine anche la noftra, allora fu, che il
numero de'Telfirori venne moltiplicandoli nella città noftra , e
a fiorirvi , come al prefente fi vede .
Quanto alle piante de'Mori noi fìam di opinione che ve ne
fien tempre ftate nel noftro territorio/ febbene non in copia,
nò pel raccolto delia Seta* ma pel frutto foltanto, fpecialmen-
te de' neri ufati nelle medicine, ed anche per cibartene, come
fegue oggi pure sì de' bianchi come de'neri. Ma che decaduto
efiendo l'antico traffico del lanificio in quello paefe,di qui ne fé-
guiffe che i pofTeditori delle campagne e de'campi denéro opera
ad arricchire di quelli alberi i lor beni; onde ben predo videfi
nel territorio di Verona non picciola copia di tali piante-, il che
per le caufe fuperiormente accennate , non era feguito prima
del 1400. E che male non ci apponiamo, già dicemmo che nel
lo Statuto pubblicato nel 1228 noa li fa della noftra Seta nep-
pur
DELLA SECONDA PARTE. 305
ur menzione. Nell'erezione della cafa del mercanti! Magi-
rato feguita nel principio del XIV lècolo, fendo fiato addof-
fato l' incarco alla nobile Arte della lana di ripararla, e non.
a' mercanti Setaiuoli, quinci chiaramente fi fcorge che il La
nifìcio era allora il maggior traffico de' Veronefi; e che della
Seta, cioè della noftra , non fe ne avea neppure contezza .
Anzi è molto probabile che 1' Aiiatica foffe in que' tempi appo
noi rariflima , leggendoli in certo contratto riabilito fra Bar
tolomeo Gardelini,e Donato Aloni , fcritto addi 5 Ottobre del
1350 (che nell'Archivio de'RR.PP. di S. Fermo Maggiore nel
Calto delle Scritture diverfe al numero pi fi cuftodilce )come
fei oncie di Seta d* Alexandria furono vendute fei Ducati d*
oro. E in fatti fe quello prodotto foffe fiato fino in que'tempi
appo noi , certamente che agli Ecclefiaftici ne farebbe fiata
contribuita la decima, Eccome feguì, e fegue ancora del For-
mento e d'altri prodotti; ma nè di Gaiette o Seta, nè di riG,
nè di forgo leggefi ne' vecchi documenti , che la decima alle
Chiefe folle contribuita , come cofe, che folo ne' tempi fuccef-
fivi al XIII fecolo furono a noi qui portate. Ma foprattutto
ferve a provare mirabilmente, che la Seta non fu molto an
tica in quefto noftro territorio, la pena minacciata del 1505
dal Principe noftro Sereniffimo a' furatori delle piante de' mo
ri, come fuperiormente dicemmo: avvegnaché per quella fi fa
manifefto che di tali alberi qui non v' era gran copia .
Alcuni de'noftri Veronefi fi fecero ad offervare ,che que'mo-
ri , quali ora fi veggono rimpetto alla Chiefa della Vittoria,
furono piantati a diritta linea di quelli egualmente vecchi che
fuori delle muTa eftano tuttavia; onde conjetturano che tutti ad
un tempo fien fiati piantati, cioè prima del 1320, in cui da*
Signori della Scala fu la città di mura da quella parte circondata,
coficchè quelli che or fon dentro della città da quelli che fuori
fi vedono rimafero leparati. Che quelli alberi fien così vecchi
non v'è chi lo pofla con licurezza affermare. Egli è ben vero,
che quefi albero non fi gela così facilmente , e che quando que
fto fi gela , ftannogli altri affai male; onde nel Salmo LXXVII
che incomincia Atttndite popule mais tre. dille il rea! Profeta ,
che Iddio diftrufle col gelo tutti i moroni dell'Egitto.* Et oc-
cidit in grandine vineas eorum> & tnoros eerum in pruina^ vo
lendo inferire, che quando i mori fi gelavano non erano gli
altri alberi fai vi. E che Iddio fra gli altri gaftighi che man-
Cron.diVer.P.lI.Vol.1. Q_q ° dò
3o<5 V O LUME PRIMO
dò Copra degli' Egiziani , grande fu quello di privarli del
nobile e ricco prodotto della Seta, di cui que' popoli cotanto
abbondavano Ma che que'mori , quali (opra la fponda del
fiume a'tempi noftri fi vedono , colà ov'è la Chiefa di S. Ma
ria della Vittoria e fuori delle mura a quella vicine, fieno cosi
antichi, come altri penfano, o nò, non retta per quefto, che
dèi 1505 il territorio Veronefe non ne fofle affai fcarfo, e che
folamente da quel tempo in quà quefto prodotto della Seta
non fi fia andato bel bello avanzando per il nottro Territo
rio, come pure in altre provincie d'Italia, così nella Sicilia,
e fors'anche nella Sardegna e Corfica , nel Tirolo confinante a
noi, e nel Friuli. Nella Francia fu introdotto l'impianto de'
mori e coltivazione de' Bacchi nel 1600 per Decreto del Re
Arrigo IV , non volendo egli che del luo Regno fi portane
via tanto danaro per caufa delle Sete o Orientali o Italiane;
ma ivi fi crede che quefta coltivazione, non abbia felice ri.
ufcita, mentre ii Francefi comperano delle Sete in molta quan
tità da' foreftieri . .11 noftro territorio fembra che fia più adat
tato a quefta raccolta, e per il felice terreno e per la falubre
aria che refpira giovevole anche a quelli vermi da Seta . Ri-
efce però di filo alquanto più grotto dell'altre, a caufa che fi
lavorano le Gaiette allarinfuia, fenza accurata feparazione ,
e bollendone molte in una volta nella caldaja ; ficchè o fono
da fefteffe di filo groffo ed ordinario, o più Gaiette concor
rono 1 lavorar un filo: laddove in altre città fi mettono nel
la caldaja a filare tre fole Gaiette per volta, e delle più fcel-
te che s'abhiano, proporzionate al lavoro; delle altre poi fan
no lavoriere più ordinario, e tutto lo dividono in varie fpecie,
e quelle perciò di diverfo valore e prezzo. L'ufo del lavorie
re e delle velli di Sera fra noi è molto ordinario, e affai più
di quello che nel 15010 ferine il Corte Iflorico di noflra città.
Avvegnaché oggi fi è talmente comune che non v'è quali perfo
ra che non abbia della Seta in dono, e gli artigiani, anche di
mediocre condizione , fe ne vertono colle mogli loro e figliuo
li , nè più fi fa diftinzione di grado o condizione veruna , ma
tutti con grave pregiudizio anche dello flato loro di tali abi
ti fi fornifeono, fenza far qui offervazione alle donne, le qua
li veramente eccedono e nel numero e nella qualità delle ve
lli di Seta non che nello abbigliature d'oro e d'altro, quando
nel 1400 alle fole Gentildonne Veronefi di rango facoltofe , le
DELLA SECONDA. PARTE. 3Ó7
quali per il noflro Statuto potevano portare un pajo di mi*
riiche di ftoffa d'oro, era permeflTo avere due l'oli vefti menti di
Seta , che loro duravano dallo fpofalizio (ino quali alla morte.
Ora è da fapere come la noftra Seta per li paefì forallieri li
vende per lo più colorata , e d'ordinario un grande efito le ne
fa nelle quattro famofe annuali Fiere di Bolzano >• dove detta
molila Seta era affai pregiata molti anni prima del 1487. Quivi
pertanto vieni difpofta da' Mercatanti e l'pedita per molti Sta
ci e paefì della Germania, e molta nella gran Fiera di Liplia
in Saflbnia, da dove pafla pel mare Baltico, indi ne'paeli e
Stati del Nord ec.
La quantità di quello ricolto nel 155^ li calcolava da're-
giftri del pubblico Dazio che afcendefle a Libbre cento fettan-
tamila nel 1742 li vede da' pubblici regillri che ne furono
denunziate circa libbre trecen tornila , e li vuole che-per ordina-
rio fe ne raccolgano in quello territorio libbre cinquecentomila.
II prezzo delle Gaiette e della Seta è (lato vario, fecondo 1'
andamento de' tempi e d'altre circoftanze. Nel 1543 fu com
perata un oncia di Seta nera col maggior pofflbìle vantaggio ,
per foldi nove Veronefi,che a moneta Veneta odierna de'tem pi
noftrt importano L. r: 14. onde valendo quella Seta nera qual
che cofa meno che d' altro colore , per la gravezza degT ingre
dienti che un tal colore compongono, viene a riluttare il prezzo
di una libra Seta greggia a moneta Venera de' tempi noftri%
cioè del 1742 Lire 17 circa.
Da' giornali d'un antica famiglia Keligiofa Veronefe, che
da più. feroli pofifede Terreni ben" coltivatile "dotati di morari,
fi fono rilevati i feguentt prezzi .
15 14. 70 Mori giovani pianta- moneta Veneta monéta odierna
ti coli ava no moneta Vero- antica. Ij^zVineta*
nefe Lire 5 : 18-
affatati per varj anni . L- 7 = 17: L. 40: p : 4
1580 Seta a grommi la libra. L. 12: 4: L. 25: 7:
1581 .....a groffi 47 L. p: L. 20 : 12 :
L. n : •m L. 23 ; 2;
1586 Gaiette & foldi 14 Vero-
nelì la libra fottile . L. 18: S L. tiiói
1587 a foldi 14: 8 limili. L. 10: s L. 1 : 1*7 :
1507 Seta a groflì 54. L. 10: 16: L. ip: 14;
1606 Gaiette a foldi 23 Ve-
ronelì . L. 1: 10: 8 L. 2: 3:
2 1007
308 VOLUME PRIMO
1607 Per ecceflìvo fredda nel me.
fe d'Aprile molciffime piante moneta Veneta moneta Veneta
di mori feccaronfi licche la antica* moderna 1742
Seca fall ad alriffimo prezzo .
l<5 1 5 Gaiette a iòidi 18 Veronelì . L. li 4: L. 1:14
1Ó18 a Marchetti 30 - - L, 1:10: L. 2:3
xóip a foldi io. L* 1; j: 4L 1:14:
lózi Seta in Scagione a Lire Ve-
roacG 11 - - L. 14:13: 4 I~ io: 7:
..... fuor di Ragione a
Lire 33 L. 44: : L. 61: a:
ioli Seta la libbra Lire Vero-
nefi 27 --------- - L. 36* : : L. 5 1 : 5
1Ó23 a Lire 22 : 10 - - - L. 30: : L. 42 : 15
1^24 a Lire 15 : 8 - - - L. 20:10: 8 L. 25: 12
1525 ----- a Lire 18:15. - - - L. 2j; : L. 30:12;
,I<$30 Per il contaggio in Verona,
i accaduto non furono bene
coltivati li mori , e per il po
co confumo ebbe Icario prez
zo anche la Seta.,
j 636 Seta la libbra a moneta Ve
neta Lire - - - - L. 12: : L- tSt i
1^37 ......-L. 12 : 12 : L. 16 : 16 :
tói\o .............. L. o : io : L. 12: 13.: 4
1645 Gaiette la libbra fot ti! e - - L. 1 : 1 L. 1:6:8.
1646. Seta ...... ...... 10 : i L- i£: 4:
%6p6. 1697. ióp8 Li Bacchi fe
n'andarono tutti a male. , e in
uno di fuetti anni prefervatifi
i Bacchi del Conte Carlo Sa
gra molo nella fua t enuca di
Pazzon ,, ricavò di una lib
bra di Seta ..... L. 38: : L. 45?:
In una tarifa a (lampa del
i6So relativa ad altra deL
l6$0 dell' Eftimo del Reve.
zendo Clero di Verona, iL
prezzo della Seta fi calcola
per ogni libbra a moneta Ve--
Beta corrente »...--■ L. 12 : 8 :
Nei
DELLA SECONDA PARTE. 30?
Nel preferite fecolo fi fono molto grandemente accrefciute
le piante de' mori , e gran quantità di Seta fi raccoglie, co*
me avanti dicemmo , e pure il fuo prezzo s'è andato ribaf-
fando non ottante il grande efito che fe ne ritrova, e falvo
qualche ftravagante Magione e difgraziato accidente.
Ora fembrerà ad alcuno che qui per noi ditcorrer fi dovcf-
ie anche della maniera di piantare li mori, di allevare li Bac-
chi , e di farli lavorare ec. ma ci batta aver toccato quelle
cofe che alla Scoria polTono appartenere , in alcun paflb delle
quali forfè troppo ci fumo avanzati. Sicché lafcieremo ad al
tri quella fatica , e ci giova credere che fi vedrà forfè pretto
meflb alla luce dal favio intendimento ed ellegante penna del
Signor Gàfpare Bordoni nottro Concittadino un trattato, dove
molte e belle cofe fileggeranno e potranfi apprendere per mag
gior noftro comune vantaggio, e per l'ottima coltivazione di
emetto teforo d'Italia . Per foddisfare però ad alcuni altri , abbiam
voluto qui riportare quello che in proposto de'Bacchi di Seta
riferiice il Signor Salmon nella fua detenzione del Gran Mogol.
„ I Bacchi di Seta dell'Indie fono degni d'effere qui ricorda-
„ ti con dtftinzione: Stanno elfi rinchiufi nelle uova per dodici
„ giorni nel mele di Novembre, e quelli Aliano la Seta detta
„ Aggrovadbund , che è la migliore dell' altra tutta che fi fa
„ negli altri mefi dell'anno.
Addi 12 dunque di Novembre efeono i Bacchi dalle uova,
e fi mettono fu ftuore , dove per quattro giorni quattro vol
te al giorno fi danno loro delle foglie di moro tagliate in
piccioli bocconi: il quinto giorno non danno loro mente af
fatto da mangiare: il fello, fettimo, ottavo, e nono danno
loro delle foglie fopradette, ma in bocconi più grandi: il de
cimo è per lóro giorno di digiuno come il quinto : l'undecimo
e il duodecimo giorno gli danno quattro volte l'erba fuddetta:
e il decimoterzo e decimoquarto niente : dal decimoquinto
fino al decimottavo mangiano quattro volte al giorno le foglie
intiere , e cinque volte ri giorno decimonono fino al ventefi-
«ìofefto. Dal giorno decimoquarto i Bacchi cominciano a di
ventar verdi , e nel ventefimofetto fono grandi due pollici e
un quarto: nel giorno ventefimofettimo mutano colore r e di*
ventano giallici, ed allora non fi dà loro pili da mangiare ,
perche cominciano a fillare : il ventefimottavo in certe cafuc»
eie di ttuoje efponendoli nelle ore men calde del giorno alL*
aria; dentro di quello giorno e della notte ieguentc s'haa già
3ia VOLUME P R I M Q
fatte le loro prigioni» Il di ventefimonono fi levano da quel
le calacele,, e IL mettono alla rifufa fu ftuore porte una fo-
pra l'altra Ih tavole > e il trentelimoterzo giorno vanno a ve»
dere tjualt fanno ftrepno, e quali nò,, per confervare i primi
per far razza c faranno L'optava.,, la dodecima, e la fedicefi-
■ ma parte di tutto il numero de1' Bacchi y perche molti reftano
uccili o dal troppo freddo k ,0- dai troppo caldo ► Dal trentèli
mo quarto queAi: fino al tranteumoleiumo continuano a HI Ta
re, e- nel trentaottelimo fanno nel gufeio uro picciol foro per
cui.eic.onor, ed allora fi [rapportano Copra altre ftuore. I nazionali
riconolcono i ma/cfii e le fémmine dalla gravezza, fendo que
l-te più grofie,. quelli più teacmi : fi. mettono infieme tutti al»
la. rifu (a perche- generino,, ciò che accade nella prima notte;
il giorno feguerae gettarti via. tutti i rnalchi, e le femmine fan
no, le loro uova nel dì. quarantèiimo j, dòpo il quale fi. getta
no- via anch'effe : onde la vita de' Bacchi termina in giorni
cinquancaduev dodecit nell'uovo ,, e- quaranta fuori - La Seta:
de' figli di quelli', che chiamati; Margaund , fi fa nel. Germajo ,
e allora Hanno giorni quattordici nelle uova,, e quaranta fuo
ri, colicene a' 14; Febbrajo Hanno terminato affatto il lavoro r
e quella. Séta è la feda „ e lai più inferiore- di tutte - Dòpo dà
quella fi. fa il .terzo-, lavoro dà' 14 Febhrajo fino a1 2.4 Marzo 9
e quella' Seta fi addimanda Che laburni',, firmata, della, fecondai
forte-; i Bacchi, che la fanno- Hanno otto foli giorni neiT uovo
e ne vivono, fuori, d' elfo trentadue ,, pome pure i generati da
quelli,, che lavorano- perfino a' 6 di Maggio un'altra Seta che.
chiamano S.aukbund ed è della- quinta lotte « I figli di quelli
fanno- ausila- della quarta forte .detta Affottebund' ' e vivono
tanto quanto i primi fino a' 4 Giugno - Vcrfo- la fine" del Lu
glio- fi termina, il lavoro dèlia» terza, forte* di Seta;, ma* neh'
Agofto e nel Settembre non fi. fanno- Sete:. Ne IL' Ottobre:' poc-
ohiffime . Sei volte all'anno- fallano adunque ,. e generano r
Bacchi dell'India per e Aere il paefe caldo ,. laddove in Europa
non- vivono altro che la fola- ftàgione più: calda ,. cioè- nel cuor
della fiate. Se a calo i Bacchi- non abbiano il. loro folito ci
bo, e lor fi dia altra erba,, la Seta non na ice così perfetta .»
Trecento anni fono furono- porcate' le- uova de? Bacco* in Ita-
Jia da due Religiofi; fono però' più' di' mille anni' che noi Eu.
rapei fappiamo cofa fi a la. Seta ,. e le abbiamo dato il nome
Latino di Sertcum da quel popolo che ce la manifcltò- Fino
qui il Salmon a lume della verità.
Stori*
DEXLA StCONRA PARTE. 3tt

Storta deità rìlelUane di frignano della Scala , trattai


dal Secondò Volumi delle Storie Padovane , che ma*
. xofcritto ed inedito fi cuftodifce nellla libreria de 'RRi
PP. di S. Maria inviolata di Riva.

F Uh fobia magna Jiga , ■& cvnjunBw Venetorvm , Domworum


Padu*, Domini Canis Graniti della Stala , Domini AUro.
-vandini March; EJhn. Domini Terrario' & Mutine , & re-
fl'rtutum fnit D. Cani caftrum Bronàult , quod tenebatur per Do-
m'mutn Padua.tìr caflrum Vrgixpli , quod tenebatur per Marcbionem
refikutmm fuit Dominis Padute , & Cbecui de leone iptravit ipfum
cajhvm diemartis 27 ] attuarti 1354-^ de menfe Februarit D. Canti
'Grondò in fervhio Uga.-, ìvit Jn Atemaniam ad ■cognatmì fuum
Marcbionem de Srandemburgb , olir» filium Ludovici -de Savaria ,
& ftcum affumpjìt fratrem fuum^ Canon Signora» legitimum, &
fratrem naturala» Tzbaldum , reliftii Verona Paulo Alboino fratre
iegitimo j & Frignano naturali, milite probo, & avunculo fuoD.
*A%ont de Corrigia de Parma cum matre t & uxore . Sed Frigna*
nus babens traBatum cum Mantuanis , & Domino A^pne fradicio t
& ideo fimceratje non poffi tquitarc die luna mcnfii ijTebruarii
fummo mane malitioje , & fraudòlenter, quod 'Canti Crandii , &
Canti Signore, tjus fratres mortui erant in Valle Suganua , non*
nulliaue dicebant Uloi captivot ejfet & ftc Mantuanot introduxit-
Sc'dieetD. Teltrìnum , D.Conradum ejui fratrem , & D. Pauluma
Mirandula , fed priui expulit omnei Jìipendiatoi equitei D. Canti
Grandìt , eofque mifit Valle-^um , dtcens : quod D. Barnabo Viceeo*
mei de Mediolano , in agro Verone»fi ingrcdi volebat , & po/fmo-
dum accepit fratrem fuum Paulum Alboìnum , ipfumque coudiixit
ad plateat, & accepit dominium Verona, Ù" omnia figlia caftro*
rum a D. A%one de Corrigia , & Imperatricem uxorem ~D. Canti
Crandii omnibus tbefaurti fpoliavit . Tum D. Joannes della Scala
erat Monticuli caufa eum muniendi , cui D. Frignanui mifit ,
quod fine mora Veronam rediret ,Cr in itinere obvitts fabliis effe ei
famului, qui dixit et, quo tendis? nefcii , quod Frignanut Vere~
tiatn accepit? & dixit : D. Canem mortuum *ffe . Hoc audito D.
Joannes iter arripuit Vincentìam verfus , & in eo invento D.Can
Glande Capitatilo omnia explicavit , & fic Vincentìam ingrcj/ì ;
fed D. Joannes capttts , a D. Cali Glande illieo redimititi , &' fic
Vincentìam tenucre , & caflra tliJìriBus Nunciofcjtte in Atemaniam
r,iijerunt ,quibus D. Canis permeila Vincentìam zenit , '5' in eam iti.
$n VOLUME PRIMO
greffus die Sabati 22 Feiruarii , & die Domitiica fequenti mijìt
milhem unum TifitiOMif^m Paduam , nomine Fedtrieum , & flatrm
Uomini ' P"adute àuxJliojhèVunt D. Cani , mittente* co Dominum
Monatti Donatùm 'He Piorenti'a nbbitàm milhem cum fnis eonjiabilù
imt , & equitibui infrafcriptis , fcìlieet , Federico de Mantellor ,
Ruttelerie de Fatte , QuWico de Bach , Rugerio de Optm , & Ja
cob ejHs focio de Sacbefler , Hengelberto , Rainaldo Herte , C^" An-
niebino ejut- focip de Benda , Nicolai de Buch , Conrado Grande*
mieber y <& Lamberto , Banderia Dominorum Domino PbU
iippo milite de Rbotbd , & aliis quampluribus . Cum ijlis , <2>* aHit,
quos habu'tt cavaiarJis equitibui Vtcentinis , iter Veronam verfui di-
rexit , & ubi ìocum Vilfenqvis pervenit , cupiit paulum quiefeere .
Cui D. Joannes della Scala dixit , quid vultis agere , equttemus
viriliter , & fortiter . Dabat enim ei conftlium D. Francifcus Be-
vilaqua, ut cafìra pone* et fupra montem montis Hori , ibique ex-
peftavet Marcbionem de Brandemburgb , cui non paruit . Tum D.
Cauti della Scala lacrymans dixit : Heu domus della Scala quid
facies? e converfus.ad Dominum Jeanne m dixit.' in manibus ve-
flris , & Domini Òxini me pano , & fic Veronam propiut paulo
funi faSìiy & tunc Dominus Joannes cum paucis equitibui ad por»
tam ufque venh , & exclamavit cufìodibus : Dominus Canis ade/} .
Qui refpondemnt dicentes : Ojìende nobis ut videamus cum , qui ait
o/ìeudamt.Ù' reverfus ad Dominum Canon y & dixit , venite uf
que. Ad pòrtane i qui pttih dicens cufìodibus : ego fum. H<ec fuit
porta Campi Martii , & pojìea intravit per pontem a Navibus ,
ubi fuit pràlium . Àudientes cufiodes , quod erat Dominus Canis ,
& vicini circa portam , fregerunt portam, uniti ex cufìodibus con-
tradicebat , quem focius lapide occidit , & fic portam aperuerunt ,
& non totam , ita quod omnes non poteratit intrare , fed de equis
defeendentes pedibus inirarunt . Dederat jam Dominut Frignanus
D. Barnaboni de Mediolano objìdes , ut ei daret fexcentos milites ,
&" tamtn ipfe Dominus Barnabo die luna- 24 Februarii infultavit
Veronam , Ò" ad murum civitatis multum praliatus , ita quod fe
quenti noBe Dominus Frignanus , & Mantuani dormiebant , babe-
bat enim fecum decem vexilla Domini Marcbionìi Aldrovandini ,
quia Dominus Ax» miferat ad Abbatiam fub fpecie mortis Domini
Canis , dicebat enim illum mortuum effe in Valle Suganna , feilieet
in Alemania . Qui Dominus Frignanus primo & fecundo Nuncio
noluit credere »& tertio furrexit ,& induit arma ,& barbutam yba-
bebat enim capillos longos ufque ad bumeros , & quando babuit pree-
lium cum Medioìantnfibus , noluit eos /ibi incidi , propter quod quando
DELLA SECONDA m. , 5r^
fibt imponebat barbutam , jubebat quoque treciam fieri , C^* propter
celeritatem volebat eos incidi facere , fed adjìantes non funt pajfi p
pofuit barbutam treciam non faciens equumque afcendit , & jam
erat aurora die martis 25 Februarii , qui erat dies carnis (1) pri-
vii . Domiiius Canis veniens ad pontem Navium, & volens ingre-
di , Dominus Pbilippus de Rotb Theutonicus primus quidem ingref-
fus, &" fub eo pons ruptus efl , & auxilio Dei, & equi non ce-
cidit , fed folns equitavit verfus plateas , cui cujìodes obvii fa
tti funt ; tranfieruut primo Dominus Joannes, Dominus Manaus t
& Dominus Canis cum paucis optato ponte , & rterum pons efl
ruptus , & ecce Dominus Frignanus armatus cum uno rainorio tan
tum , lancea unum ex eis percujfit , & ejus equus fub eo vulnera-
tus , unde coaBus fuit terga vertere verfus plateas , & campa-
nam pulfabat ad martellum , & affumpto Domino Paulo a Mìran-
dul.i , & aliis 50 equitibus, & venit adverfus Dominum Canemp
& jam Domini Canis homines 50 pontem tranjìerant . Et fic Do
minus Frignanus oùviam faBus effe Domini Joanni ubi enfibus in
vicela fefe percufferunt , oaeptumque effe pr.elium , ita quod urgen
te necejfitate Dominus Canis , & fui terga verterunt . Capti fuere
Dominus Manaus , Fidericufque de Montellor , aliifque quamplu-
res ab bominibus Domini Frignoni , qua" videns Dominus Frigna
nus, &" vitloriam ratus , infequens omnes ultra pontem, & Domi
nus Paulus cum eo , & alii plures , & refpiciens, qui eum feque-
bantur , Dominus Canis ipfum in malleis barbuta percujfit , & alio-
rum auxilio Dominus Frignanus cecidit ex equo , nibilominus fur-
gens JìriBo enfe ccepit fe tueri . Sed Caleotus Marchio della Spina
cotpit ipfum po/l barbutam , erat enim tunc Jupra ripam jiticis ,
& volens quondam navim confendere cecidit , cognitus enim fuit
ad capillos pendentes extra malleas barbuta', & tunc Dominus Fe-
dericus Theutonicus defcendens de equo , cui Frignanus , & alii vo
teti tes fefe dedere , noluit . Sed ipfi Marchio Gaileottus , Federicus \
& Dominus Joannes della Scala, eum occiderunt. Dominus Pau-
lus verfo non longe ab ilio loco ab peditibus fuit ex equo dejeBus
volens fe credere eis, dicens vos omnes divites eritis ,Jì vivum me
ducitis ad Dominum Canem, & Dominum Joannem , & alium no
ia lem , quem vultis , vobifque dabo aurum , & argentum in magnai
Cron.diVcr.P.II. Vol.I. Rr quan-

(1) Cioè il martedì dopo la Qninquagefima ultimo giorno di Car


novale, perche da quella Deminica anticamente fi cominciava il di
giuno, detta perciò ne' Mettali Mozarabi Doménica ad teìUnd/it car
nei, e da alcuni Scritiori Doménica cernii privii ; perocché in fatti il
Clero aulico cominciava in quella ad attenerli dalle carni.
3H VOLUME PRIMO
quanutate, qui tanquam ruftici eum armis exuere , duBumqtte ai
ìocum , ubi jacebat cadaver Domini Frignarti interfecerunt , ejuf-
que Banderarium cum equo proflraverunt . Quando Dominus Fri»
gnanus cecidit audita efl vox Dominum mortuum effe. Erant am-
be intrefagnte ad fcalam, fcilicet Can'tsy'& Frignarti. Uttde gen-
tes Domini Canis credentes ipfum mortuum effe fugam arripuere ,
*Sf fugere extra portam , inter quas dicitur fuiffh Lambertum , qui
nondum Veronam ingreffus fuerat , quoniam paululum moratus fite-
rat in loco Villenov« , ut foleas equo apponi faceret. Cepit primo
Dominiti Canis equitare verfus plateas cum 30, vel 34 militibus
equitibus in audacia Ruthiclerii de Petren , quem Dominus Co*
nisf & Dominus Marinus in ipfo mane militem fecerant . Tunc
Domiuus Marinus & Federicus pofiti fuere ad aquos . Conradus
de Banderia Federici , juvenis pulcher & probus fedens fuper equa,
bene armatus , panno biavo copertus cum cornibus cervi albis cu-
currit plateam verfus ante alios omnes , & introivi platea fuh d
peditibus proftratus & occtfus . Interea Dominus Canis cum aliis
venit ad plateam , urgentefque equos in hojles , eos & pljteis ex*
pulerunt quibujdam captis & occifts . Inter captivos fuere Domi
nus Federicus & Conradus fratres , & filii Domini Ludovici de
Gon%e & alii quam plures nobilcs & Ugolinus Miles de Savorgna-
no, Capitaneo gentis Domini Aldrovandini Marcbionis, & omnes
fiipendiati ipfique Marcbionis & Mantuanorum capti funt , &■ non-
nulli quoque Veronenfes inter quos fuere Albertus , frater olim Do
mini Canis magni veteris della Scala , Bartbolamteus miles eique
filius , Alboinus Naturalis filius ejufdem magni Canis , Caveale Co*
miti ftabilis pcditum , qui gladio fuit occtfus , Albertus de Man-
tefalcone miles , qui Alboinus Ù" Albertus fufpenfì fuere , <£r quam-
plures ali* , Bartbolamteus miles tandem fuit reliSfus , virorum
flrages quam maxima aborta efl , demum magna prada equorum ,
armorum & aliorum hujufcemodi fecuta fuit . Frignarti cadaver bis
ad furcas fufpenfum . Fecerat enim Dominus Canis ipfum fufpendi,
& deinde de furcis deponi . Uxor Domini Canis jurabat , quod
oportebat eum ad furcas fufpendi , ita ex praeepto ipfique cada
ver e furcis deponitur , fecundo fufpenditur , Regina jurejurando
impleto .

Ma
DELLA SECONDA PARTE. 31$

Ma perche non tutti fono della lingua Latina intenden


ti , abbiant voluto dare" la [addetta Storia , a comodo
di ciafcuno volgarizzata , la quale è del tenore fé-
guente ,

SI fece una gran lega ed unione tra I Vinizìani, i Signo


ri di Padova , il Signor Can grande della Scala , il Si
gnor Aldrovandina Marchete d'Elie y il Signor di Ferra*
fa e di Modena^ e fu redimito al Signor Cane il cartello di
Brondulo,che fi teneva per i Signori di Padova* c'1 cartel
lo di Vigizolo , che fi teneva per il Marchefe y fu reflituito
•'Signori di Padova - E. Checo di Leone entrò nel cartella
snedeiimo li 27 Gennajo giorno di martedì- 1354: e nel mele
«li Febbrajo- il Signor Can Grande,, per affari della lega,, fen*
andò ini Aletnagna dai luo Cognato il Marchelè di Brandem-
burgo, figliuola che fu di Lodovico di Baviera» e feco tolfc
il fratel luo Can Signore legittimo ,. e'I fratel naturale Te*
baldo v lafciati in Verona Paolo Alboino fratel legittimo, è
Frignano naturale r lordato di valore,, e il luo Zio il Signor
Azo da Corregio di Parma con la madre e la moglie , Ma
Frignano- maneggiando ure trattato co'Manrovani e col Signor
Azo predetto (e perciò- fi era feufato di non pqtjer cavalcare)
Ji 17 Febbrajo giorno di lunedì, la mattina di buon ora fece
jnaliziofamente e con frode diueminare che Can Grande e
Can Signore di lui fratelli erano- morti in Val Suganna, ed
altri dicevano ch'erano itati fatti fchiavi : e cosi introduce li
Mantovani,, cioè il Signor Feltrino, il Signor Corrado di lui
fratello, e il Signor Paola della Mirandola 'y ma prima fece
nfeire tutta la cavalleria ftipendiata dal Signor Can Grande»
e mandolla a Valleggio,. dicendo ch'I Signor Bernabò Vifcon-
te di Milana avea difegnato d'entrare nel Veronefe ,. e dipoi
affunfe il fratel luo Pàolo Alboino r e lui conduffe alle piaz
ze, e prefe il dominio di Verona , e tutte le infegne de' ca
rtelli dal Signor Azo da Corregio , e la Principeff* moglie del
Signor Can Grande fpogliò di tutti i tefori. In quel tempo-
il Signor Giovanni della Scala fi trovava a Montecchio in
tento a munire quel luogo, a cui il Signor Frignano mandò
dire che lenza induggio a Verona ritomaffe : E mentre era
in viaggio s'incontrò in uno fervo, il quale gli diffe, e dove
3i6 VOLUME PRIMO
vai ? Non fai «ke Frignano ha prcfa Verona , e ha arfo che V Si
gnor Cane è morto? Ciò udito, il Signor Giovani i prefe la vi»
vcrfo Vicenza, e in quello mezzo trovato il Sig or Cangian
te Capitano, a lui raccontò il tutto, e così em rono in Vi
cenza: ma effendo ivi prefo i. Signor Giovanni, fu immedia*
tamente dal Signor Oanglande rilcattato , e in tal modo oc
cuparono Vicenza e i candii del diftretto, e di tutto il fegui-
to fpedirono Nunzj in Alemagna. Per le quali cofe commoflb
grandemente il Signor Cane venne a Vicenza , e in quella en
trò li 22 Febbraio giorno di Sabbato; e nella Domenica fe-
guente mandò a Padova un foldato Tedeico p>.r nome Fe
derico • e iubitamente i Signori di Padova furono pronti al
foccorlo, mandando al Signor Cn'ie Mario Dona da Fioren
za foldato ragguardevole con li fuor Coneftabili c Cavalieri in-
frafcritti, cioè Federico di Maiuellor, Rutiche: o del Padre,
Quirico di Bach, Ruggiero di Open, e Giacop di lui com-
Sagno di Sachefter, Engelberto, Rinaldo dyEr£ e Anichino
i lui compagno di Benda, Niccolò di Buch, Corrado Gran-
domicher, e Lamberto: e della banda loro propria il Signor
Filippo foldato di Rhothd, e altri in gran numero. Con quc-
fti ed altri a cavallo, ch'ebbe da Vicenza, drizzò il viaggio
•verfa Verona , e quando fu al luogo di Villanova defiderò
èi ripofare un pochette. A cui il Signor Giovanni della Sca
la E che volete -voi fare , difie . Cavalchiamo virilmente e da
forti • imperciocché il Signor Francefco Bevilacqua lo configlia-
va che fi accampatile fopra il monte di Mon torio, e quivi ai-
pettaffe il Marchefe di Brandemburgo: a cui non volle aderi
re . Allora il Signor Cane della Scala lacrimando difle, ob
■povera cafa della Scala e eh* farai ?TL rivolto al Signor Giovan
ni.* Nelle man vo/ìre, difle, mi pongo e in quelle del Signtr OJfi-
mo. E con quelle a Verona fi avvicinarono. Allora il Signor
Giovanni con alcuni pochi Cavalieri fi accollò fino alla por
ta, e gridò a' cuftodi.- £' qua- il Signor Cane . Ed eflì rifpofe-
xo, moftralci, che lo vediamo • ed egli, vel moflretò . E ritor
nato al Signor Cane, venite di grafia , difle , fino alla parta .
11 quale andò, e difle a'euftodi,/ eccomi qui. Quella fu la por
ta di Campo Marzia. E di poi entrò pel ponte delle Navi ,
ove fu la battaglia . Ora udendo i cuftodi della porta e i vi
cini, ch'era il Signor Cane , ruppero la porta raedefima , e
uno de' cuftodi che volea far refiftenza, fu da un de' compa
gni accoppato con un {affo* la tal modo ia porta fu aperta ,
ma
DELLA SECONDA PARTE. 317
ma non tutta ; coliche non tutti poieano entrare, ma fcefi.
da cavallo entrarono a piedi. Aveva il Signor Frignano dato
ortaggi al Signor Bernabò da Milano , acciò dalle a lui feicento
foldati : e nonoltante lo fteflb Signor Bernabò li 24 Febbrajo
giorno di Lunedì afialtò Verona, e alle mura della città ave
va per molto tempo e molto altramente combattuto. Quin
di la notte feguente il Signor Frignano e i Mantovani dor
mivano, avendo feco dieci bandiere del Signor Marchele AU
drovandino ; mentre il Signor Azo lòtto pretefto della mor
te del Signor Cane avea mandato alla Badia, dicendo ch'egli
era mono in Val Suganna nell'Alemagna . Ora il Signor Fri
gnano al primo, e al fecondo avvifo non volle por mente ,
ma al terzo fi levò e veftì l' arme e la barbuta , avendo i ca
pelli lunghi fino alle fpalle : Che quando combattè co' Mila-
celi non volle che gli foffero tagliati ; perciocché quando fi
mettea la barbuta, era folito comandare che gli facefler la trec
cia ; e per la fretta voleva allora che glieli tagliaffero* ma
gli alianti non acconfentirono . Si pofe dunque la barbuta fen-
za che fatta gli fofTe la treccia, e montò a cavallo: e già era
l'aurora delli 25 Febbrajo giorno di martedì, il qual giorno
era l'ultimo di Carnovale . Il Signor Cane venuto al ponte
delle Navi , e volendo entrare , il Signor Filippo di Roth
Tedefco, entrò bensì il primo, ma il ponte gli fi ruppe fol
to, e nonoftante coll'ajuto d'Iddio e del cavallo non caddè ;
ma folo cavalcò verfo le piazze: al quale i cuftodi fi fecero
incontro. Parlarono poi il Signor Giovanni, il Signor Mari
no, e il Signor Cane con alcuni pochi, racconciato il ponte:
ma egli di bel nuovo fi ruppe . E intanto ecco comparire il
Signor Frignano armato con un fol Rainorio, il quale con la
lancia percofle uno di loro, ma il di lui cavallo parimente gli
fu fotto ferito : onde sforzato fu a volger le fpalle verfo le
piazze* facendo toccar la campana a martello: e prefo il Si
gnor Paolo dalla Mirandola ed altri cavalieri fino al numero
di cinquanta , venne incontro nuovamente al Signor Cane ,
cinquanta uomini del quale parimente aveano già pattato il
ponte. Qui il Signor Frignano incontrolii col Signor Giovan
ni, e con le fpade li ferirono fcambievolmente , e comincioflì
la battaglia , sì afpra e sì dura , che per neceflìtà il Signor
Cane e 1 fiaoi dovettero darfi alla fuga . Prefi furono dalla
gente di Frignano il Signor Marino, e Federico di Montel-
lor, «d altri in buon numero , 11 che veduto il Signor Fri-,
gnano ,
318 VOLUME PRIMO
Snano, e credutoli aver la vittori*, influendoli tutti di là
al ponte infieme col Signor Paolo ed altri molti, mentre ri
voltoli ftava mirando chi lo feguiva> fu dal Signor Cane per-
eoflb nelle maglie della barbuta » e con l'ajuto d'altri fatto
cader da cavallo. Nientedimeno levatofi e imbrandita la fpa-
da cominciò a difenderli - Ma Galeotto- Marchefe della Spina
10 prefe di diètro alia barbuta , mentre (lava full» riva dell*
Adige, e volendo montare in una barca „ era già in terra ca
duto : e fu conofciuto a*eapelli che gli pendeano- fuori delle
maglie della barbuta . Allora iL Signor Federico Tedefco- fcefe
da cavallo» e volendoglifi. Frignano e gli altri dar prigioni ,
non gli accettò. Ma il detto- Marchele Galeotto,. Federico e
11 Signor Giovanni della Scala lo ammazzarono.- Il Signor Pao
lo ilteffamente non lungi dal. detto luogo fu da' pedoni getta
to da cavallo, e volendofi anch'elfo arrendere,, dicendo.- Voi
tutti farete- ricchi ,, fe~ "vivo mi condurrete- al Signor Canr> al Si
gnor Giovanni e a qual altro nobile voi vorrete-y e ia< vi darò- «ra
éd argento, in gran copia; efli villanamente lo fpogliarono dell*'
armi, e condottolo al luogo dove giaceva il cadaverodel Si
gnor Frignano, gli tolfer la vita,, e il di lui- banderaio- infic
ine col cavallo gittarono con. le gambe all'aria ..
Quando il Signor Frignano fu caduto,, fi udì una voce che-
diceva efTer morto il padrone ed avendo tutte e due le in-
iegue la fcal*> cioè- tanto quella di Cane , quanto quella di
Frignano , le genti del Signor Cane credettero che fofle mor
to elfo: onde prefer la fuga, e fuggirono fuor della porta: tra-
le quali diceft che vi loffie Lamberto , il quale non era per
anco entrato in Verona , per effèrfi fermato un poco ai VilJa-
nova a far mettere i ferri al cavallo .. Cominciò' dunque il Si
gnor Cane a cavalcare verfo le piazze con- trenta? o* trenta-
3uattro foldati a cavallo , l'pinti dal coraggio* di Ruticherio
i Petren ,. cui il Signor Cane e'1 Signor Marino quella mat
tina ifleffà avea fatto faldato. Allora il Signor Marino e Fe
derico polli furono a cavallo. Corrado della banda di. Federi
co, giovane bello e valorolo ,. marciando a cavallo ben arma
to, veftito d'un panno blau co' corni di Cervo1 bianchi r cor»
fe verfo la piazza avanti a tutti gli altri, e nell'ingreflò del.
la piazza fteffa fu da' pedoni gettato a terra ed uccifo.- In que-
fto mezzo il Signor Cane cogli altri arrivò alla piazza , e
fpronarrdo i cavalli contro i nemici , dalle piazze gli discac
ciarono prefine alcuni, ed alcuni tagliatine a pezzi . Tra t
prefi.
DELLA SECONDA PARTE-
«refi vi furono il Signor Federico e Corrado fratelli, figlino,
li del Signor Lodovico di Bonze, ed altri nobili in buon nu
mero, c Ugolino faldato di Savorgnano Capitano della gente
del Signor Marchefe Aldrovandino: e i ftipendiati dell' meffo
Marche fé « de'Mantovani furono tutti preli ancor efi. e alt
cuni Veronefi ancora , tra i quali furonvi Alberto , fratello
che fu del Signor Can Grande il vecchio della Scala, Barto
lomeo foldato di lui figliuolo, Alboino figliuol naturale dello
fteffo Can Grande, Caveale Coneftabile de' fanti , il quale fu
uccifo di fpada, < Alberto di Montefalcone foldato. Tra que
lli Alboino ed Alberto furono impiccati, ed altri in buon nu
mero: ma Bartolomeo foldato fu tralafciato. Si fece in quel»
la occafione gran macello d' uomini , e gran preda di cavalli,
di -armi, e d'altre cofe di fimil genere, il cadavere di Frigna
no fu attaccato alle forche, due volte. L'aveva già fatto appen
dere il Signor Cane , -e pofeia deporre . La moglie del Signor
Cane avea giurato che infognava impiccarlo . Così per ordine
di lei il cadavere fu deporto, e la feconda volta appiccato: e
in quello modo il giuramento della Principerà reftò adempito.
Così il fatto di Frignano nel mentovato mf. fta regiftrato«
Ora come fuperiormente fu detto , il Signor Cane cavalca
va in Alemagna al Marchefe di Brandembugo; perocché in
<jue'tempi i Marchefi di Brandemburgo poffedeano la Con
tea del Tirolo (*). Quella , eh'-è parte dell'antica Rezia , (*)Fìlippo
•ebbe principio da un tal Rapoldo , che dicefi fofle figliuolo villani al
naturale dell'Imperatore Arnolfo. Rapoldo adunque fu Signo- *j*H»XI li
re di Andechs , che a'fuoi difeendenti apportò il cognome . i,ro den»"
Da Rapoldo fcefe Rapotone o Rapoldo il giovine , che fu. padre Iftoria
del celebre Federico, il qual militò in terra Santa. Ojieft'il- Fiorenti-
lurtre famiglia (non sò in cjual'anno ) ottenne la villa di Tiro- na*
lo, con appreflò un gran cartello cretto in forma quadrata ,
detto fimilmente Tirolo j e l'uno e l'altro fopra d'un monte •
dal qual cartello Tirolo fi nomina tutta la Provincia , e da
cui la cafa d'Ande'chs prefe il titolo di Conte di Tirolo. Sot
to quello cartello in amena pianura giace la città di Marano,
di cui Bertoldo III d' Andechs ne fu creato Duca dall'Impe
ratore Federico I il Barbarofla . Fino che regnò la cafa d'An-
dechs Marano fu la refidenza de' Conti del Tirolo, e Capita
le di tutta la Provincia. Ora della fopraddetta città non fo-
pravanza che la femplice metà , effendo fiata la parte più
oaffa della medefima iommerfa dall'acque del fiume Paifer ,
eh' è
320 VOLUME PRIMO
eh' è vicino alla villa, e cartello di Tirolo . Quello fiume fcen-
de dal monte, e ne' tempi antichi fcorreva per mezzo la cit
tà di Marano • ma ora feon-e vicino alle mura delia città Igor-
gando le lue acque nell'Adige .
Della cala d'Andechs nati fono illultri perfonaggi , cra'quali
meritano effere rammemorati S. Oldone Vefcovo di Bamber-
ga e Appoftolo della Pomerania.S. Eduvige figliuola di BertoU
So IV Conte di Tirolo, e Duca di Merania, o Marano, che
il Breviario Romano a'17 Ottobre la dice figliuola de'Marchefi
di Moravia. In arme furono infigni molti Principi di quella
famiglia, tra' quali fi dillinfe il famofo Mainardo III che am
pliò il dominio con grandi acquieti ; da quello nacque il celebre
Arrigo, non folo Conte del Tirolo, ma ancora Duca di Ca-
rintia , e a riguardo di Anna Tua moglie per breve tempo Re
di Boemia • Da quello Arrigo nacque la famofa Margarita
unica di lui figliuola ed erede della Provincia di Tirolo . Quella
Signora che per la deformità delle graffe fue labbra , o enorme
grandezza della bocca fu cognominata Maultafcb , qual cognome
lignifica in lingua Italiana : bocca grande ,o balduta, o lu lab
bro enorme. Quella Principefla , ch'ebbe un coraggio virile, e
fi può dire la Semiramide de'Tirolefi , paisò prima alle nozze con
Giovanni di Luccmburgo fratello di Carlo IV Imperadore cir
ca l'anno 1319 dal cui talamo dopo dieci anni indi fi feparò,
poi nell'anno 1341 prefe per marito Lodovico Seniore di Ba
viera Marchefe di Brandemburgo , il quale fu figliuolo dell'Im
peratore Lodovico V.
Nell'aono 13x2 morto Walderano II Marchefe di Brandem
burgo , e dopo quattordici giorni paffato al cielo anche Gio
vanni IV di lui fratello, che fu l'ultimo Marchefe di Bran
demburgo del fangue d'Afcania , Lodovico V Imperatore volle
incorporare il Marchefato di Brandemburgo a'Stati di fua ca-
fa, e in effetto tre de'fuoi figliuoli Lodovico il Seniore , Lodo
vico il Romano ( così detto perche nato in Roma) e Oldone
Soflederono il mentovato Marchefato di Brandemburgo. Lod
ovico adunque il Seniore figliuolo dell'Imperadore Lodovico V
il Bavaro fu invertito del Marchefato di Brandemburgo , ed
ebbe due mogli , l' una fu Margarita nata di Criftoforo II Re
di Danimarca che morì del 1341 . La feconda fit la foprad-
detta Margarita erede del Tirolo cognominata Maultafcb , col
la quale viffe fino all'anno 13Ó1, lafciando in quello, col cef-
far del fuo vivere , la moglie vedova . Dopo la perdita di
quello
DELLA SECONDA PARTE. 311
quello vogliono alcuni che s'accompagnafle con Rodolfo IV Du
ca d'Auftria, ma tale opinione comunemente vien rigettata-
Dal Duca e Marchefe Lodovico ebbe Margarita un figliuola,
che Mainardo IV fu detto, e quello effcre doveva l'erede del
Tirolo. Quello Principe (a cui l'Imperadore Alberto II deli
cato aveva in ifpofa la propria figliuola Margarita ) fe ne morì
d'anni quattordici nel 1363. La vedova di lui madre Marga
rita, che fopravvifle al marito e al figliuolo Mainardo , provvi
de a'Tirolefi d' un Principe del fangue Auftriaco, imperocioc-
chè nell'anno 1364 col confcnfo de'Stati della Provincia , con
l'approvazione di Lodovico e di Oidóne fuoi Cognati , e fi
nalmente col confenfo ancora d'Alberto Conte di Gorizia , di
fendente per via collaterale da' Conti del Tirolo, dichiarò la
cafa d'Auftria erede di quella Provincia del Tirolo, e glo»
riofa fe ne morì l'anno 1366.
Il motivo per cui Margarita dichiarale la cafa d'Auftria
erede della Provincia del Tirolo fi fu, perche Mainardo III
fuo Avo paterno fu padre d'Elifabetta moglie dell' Imperado-
re Auftriaco Alberto laonde al medefirao Imperadore o a' di'
lui figliuoli, fuoi cugini, lafciò la grand'eredità del Tirolo,.
che con la folita fortuna de' Monarchi Auftriaci, e con par?
felicità de' Tiroidi pafsò fotto il dominio di quella Auguftif-
lima Cafa.
Fino a tanto che regnò la cafa d'Andechs la città di Ma
rano ebbe la gloria di Metropoli, nè mi ricordo aver letto
nè mai intefo dire, come vogliono alcuni, che le caufe civili
s'appellaflero al tribunale di Berlino, nè pure in tempo in cui
affienie con Margarita reggea quella Provincia il Marchefe Lo
dovico fuo marito. Decaduta la città di Marano , e per la
mancanza della refidenza del proprio Principe, e per l'inonda-
ziode delie acque del fiume Paifer, la gloria d'eflere capitale
della Provincia di Tirolo ( non sò in qual tempo ) fu trasferita
ad Infpruch, dove vi fono tre fupremi tribunali , che prefic-
dono a tutta la Provincia. Nella qual città evvi anche lo Au
dio generale , o fia 1* univerfità de Tirolefi .
Qui aggiugner debbo che il Marchefato di Brandemhurgo
durato abbia nella cafa di Baviera circa 50 anni;' dalla qual
Famiglia pafsò poi alla «afa di Lucemburgo, avendone l'Im
peradore Carlo IV invertito ifuo figliuolo Sìgifmondò , e dà
quella pafsò finalmente alla Tèghanie cafa de' Burgravi di
Norimberga . Di pih aggiungo che nel 130*4 L'Imperadore
CronJiVer.P.LVoLIL Ss Carlo
3iz VOLUME PRIMO
Carlo IV in favore degli Auftriaci confermane la difpefizione
di Margarita Mauhafch circa il Tirolo.
Nel Tirolo vi fono due Principi dell'Impero , e fono li
due Vefcovi di Trento e "Pre'flanpne ^ ma ambidue, in vigere
d'alcune ; convcriiidni,1 patti, transazioni, e del libello 151 1 , ut
molte còle dipèndono da* Conti dej Tirolo, 0 iìa dalla Reg
gènza -d* Infpruch , dove anco intervengono con li Deputati
del Capitolo alle Diete Provinciali j che da' Signori e Deputa»
ti delle città della provincia ivi fi fanno,
Rifpettp alle cau^Jci vili «oflerva quell'ordine, Li Tiroiefi
da' tribunali jful^itefjpì,>a^pe/iano al tribunale d*Inlp>uch, indi
a Vienna* ma ti fudditi derdu« Principati di Trento. e Pref-
fanóne dal configlio d'ambi ti Principi Vefcovi appellano ai
fùpremo tribunale dell' Imperio, eh' è a Wetzlaar città Impe
riale n'eli' Affla vicino alla Contea di Solms: e benché a'fud-
diti del Vefooyo di Trento, in vjgqre di certi patti, dèbbali
loro permettere d'appellare prò Jìbitu ò al tribunale dlnfèrucb ,
o a quello di Spira ( ora trasferito a Wetzlaar } ciò non
ottante, per fecondare il genio -della corte di Trento, -fi coftu-
ma da'contenziofi appellare al tribunale di Wetzlaar, che nel
le caufe civili è il fupremo tribunale di tutto l' Imperio .
Nell'anno 1500 con la morte di Lionardo ultimo Conte di
Gorizia s'eftinfe affatto l'altro ramo de' Conti del Tiralo ,
che pofiedea la Contea di Gorizia. Ma de* Conti del Tiralo
abbaiUnza ragionato avendo, giacché -nelle Vcronefi Cronache
de' Conti di Caftelbarcò fòVen te ragionali', ai Quelli alcuna
cola riferiremo noi fimilmente.
La cafa di Caftelbarcò' trae' la' flìà origine dagli antichi Re di
Boemia . Ottenne poi un cartello detto Barco vicino a Rovere-
do fopra d'un villaggio detto ChiufoTe, e da .quello cartello
prefe la terra il cognome'di Caftelbarco, A poco a poco in vai
Lagarina a tal fegno potente fi fece, che Azzone Conte di Ca-
ffelb'arco nell'anno ì 180 fatta alleanza con alcuni Signori cir
convicini, minacciò d'attedio la città di Trento, e nell'anno
1181 s'avanzò ad ammazzare Santo Adalpreto Vefcovo e Prin
cipe di Trento. Leggati il Bollando a' 17 di Marzo. In un
mf. di cui fi crede autóre il Stillimano , leggefi che li Conti di
Caltclbarco follerò folò Governatori ereditar; de' quattro Vi
cariati, o lia di vai Lagarina , ora però la cafa di Cailelbarco
poflede détti quattro Vicariati come feudo della Chiefa diTren
to; e come tale prefentemente ne prende da'Vefcovi di Trento
DELLA SECONDA PARTE. 313
ii Conre* Bére» PmvefHtur*; ma coir qualche preteofìbne 'e
diritto della cafà- cPAufrria. Racconta Giano Pìro Pitttib Stoni
co della Cfriefa di Trento, nel hb. z, che l' Impcradore Fé-
derìeo I detto il Barbarofla ben-'affètto a Santo Adatprcto nett'
tono irdr donane Garda G* jurifitiSionem al t'ad
detto Santo Vefcovo Adalprcto. Li Conti di Caftelbarco, eh*
allora pofftdeano tutta la vai Lagarina » travagliavano il ftèd-
detto- Satrto .Velcovo con Tarmi , onde per domare li Ci-
ftdbarchi , racconta il fuddett© Storico , che il medefirao
Santo Adalpreto fatene lega co* Verone»" , e che per ani-
marli contro li Cafrelbarchi dene- loro io- fendo la- Signo
ria di Garda. Quello racconto del Pintio, ci? è feguìtb anco
dal Smid moderno Scrittore de'SS. Tirolefì, difeorda dalle an
tiche memorie di noi Veronefi . Imperocché quando l'Impera
tore Federico I prefe Verona, fi legge ch'egli mveftiflé di Gaii.
da Turifèndo deTurifendi, il quale ingrato e perfido inveri»
il lùo benefattore, macchinò' contro la vita dolio fieno Impc
radore* onde meritò d'edere fpogliaco del feudo di Garda ,
ch'ir* fua vece fu da Cefare conferito ad un' certo Principe
per nome Conrado-
Pattarono poi li quattro Vicariaci lotto ii dominio Veneto
nell'aimo , e foggiacquero a tale dominio fino a cantò
che F Imperatore Mafmnitiano I r qua! collegato della léga
di Cambray, hitraprefè la nota guerra contro la Repubblica,
e con tale occafione s'impadretó1 diitatra Is vai Lagarina, ove
fono datti Vicariati, Ma- Ferdinando I , Tuceefóre nelf Impe
ro a Cario V, confiderartdò li mericr dei Cardinale Bernardo
Clefio Vefcovo- di Trento', e riffettendó pure che i detti
^ua«rO'Vicariati federo di ragione feudale della Chiefa ài
Trento^ nell'anno 1531 li diede con certe condizioni al me*»
deiìmo Cardinale Bernardo Clefio , e a* Vefcovi di Trento
fuoi fuccefloT», con Obbligo di pagare fr« unm vice tantum rfefr
«a fomrnadt dcnaroiaU* Coati d'Arco allora creditori dì Sua
Marita Cefiwea.- li tncdefim? Cardinale impegnò por'èffTV&
cariati alti Cbnti di LiechtenAaitt mediante lo* sborfo ét quel
denaro' che dare dovea al Cónte d' Arco;, Poi gT impegnò al
Barone fuo fratello- r che reffitur d'etto danaro al Conte di
Liechtenftain .■ Finalmente il Cardinale Criffoforo Madruzzi
Vefeovo di Trento ,, col confenfo del Capitolo',, ne inveiti il
Conte Giovanni Gaudenzio Madruzzi fuo Padre , che pagò
10 milla talleri al Barone CleGo, In queft» maniera li quat-
Ss z. troi
3i4 VOLUME PRIMO
tro Vicariati panarono alla celebre Famiglia deTMadruzzì ,, che
in quel tempo contava tre Cardinali ,, alcuni Generali r ColooeMi
&c. Quand'ecco fui pili bello, divelle grandezze della cala. Ma
dri» zi il Barone di Grefta , fpallegiato. dall'Arcivefcovo e Prin
cipe di Salisburgo, pcetefe. egli , qual rampollo a attinente dell*
antica erti ora Famiglia di Caftelbarco, pre tele ( difli ) la Signo
ria de' quattro Vicariati * S' accefe l'acerba e lunga lite ne*
tribunali di Vienna. E. perche, il Madruzzi fu pollo in con
tumacia., perciò il' Barone di Grefta circa, l'anno 10*50 ottenne
un decreto favorevole , in virtù del quale Carlo Emanuele
Madruzzi, allora. Ve/covo di Trento, fu obbligato di accorda
re il pofléflov di elfi. Vicariati, al fuddetto Barone di Gretta ,
il quale tanto dalla Corte di Vienna, quanto- dall' Arciduca!
Corte; d' lnfpruch ,. ove. regnava un. Arciduca d' Auftria fu
*iconofciuta qual Conte di Càiklbar.ca .. Dopo, queft' avveni-
mento mori Carla Emanuele. Madruzzi Vefcovo e Principe dì
Trento. , per . la di cui morte affatto, s! eftinfe la fempre. glo-
Tiofa Famiglia Madruzzi , e mancò alla regnante li hi a u di
Caftelbarco competitore che gli contraftafle il panello, della Si
gnoria de' quattro Vicariati-...
Quanta alle, caufe. civili ne' detti quattro- Vicariati s' o {fer
va quell'ordine . Ogni Vicariato ha il. Ilio- Vicario avanti il
quale fi tratta la. lite. , indi s' appella al Capitanio che rifie-
de m Bremoaico, poi al Conte, che ha. un- Auditore ,, indi
alla Curia di Trento.. Qui notar devefi ciò. che in- una Crcv
naca mf. fcrive un Configliere di Trento _ Parlando egli dei
Principe Francefco Alberti che: fu, eletto- Vefcoi/o. e Principe
■di Tcento nel 1^77 fcrive cosi: Ttanfaftione eurrk Frana/co de
Cafro Barca intiita rem ea duxit. , ut wt eaufis quatucr Vicaria-
tura Avii , Muti , Brentonici , & Halg ad Aulicum Principi*
tonfiltutn ejfet pravocatio ..Dal qual dire fi può.argomentare che
prima di tal tranfazione li- fuddki- de' quattro Vicariati non
appeliaflero- alla corte di- Trento,. Evvi poi l' uloim* appella-
aione al fupremo tribunale di Wetzlaar( purché fia fom ma ec
cedente ) trasferito dalla, città di Spira.,, come fupcrior mente
abbiam detto *

•ptìV
DELLA SECONDA PARTE.

Dell'ultima volontà di Can Signore della Scala.

NArrando il noftro Saraina, alla pag. 53 del fecondo li


bro della Tua Storia di Verona edita dal Difcepolo , co
me Bartolomeo e Antonio figliuoli di Can Signore del»
la Scala fotto il governo e podeftà di Guglielmo Bevilacqua,
Tommafo Pellegrini, e d'altri principali de'Veronefi lafciati fof-
fero; l'autorità di quello Scrittore feguita avendo, alla pag.
102 della Prima Parte di quella Cronaca , che il Pellegrini
uno de'Commiffarj fi fofle abbiam noi riferito ; ma venutoci pò-
fcia alle mani copia del teftamento di quel Signore ; tratta dall'
Archivio della Santa Cafa di Pietà ; nel qual teftamento il
Pellegrini non fi vede neppur nominato; acciò di un tal fat-
to apparifca manifertamente la verità, i noftri Veronefi e co
loro tutti che della Storia di noftra patria fono amatori ,con
quello tal documento regalar vogliamo .
In Cbrifli nomine amen; Die mercuri* decimo fept'mo OBobris
Verona in falatio & camera cubiculari Magnifici &■ potenti* D. D.
Can Signorii quondam celebrando* memoria: Magnifici D.D. Ma/li»
ni de la Scala ; prafentibus Egregiis Militibus D. Bartbolomao
Meta Scala quondam D. Alberti Me%a Scala" de Mercato jtovo Ve-
trono" y Francifco Peone filius quondam Egregii Militis D. Gugliel
mi de Cajlrobarco de guaita Ferabobum Verona , Guglielmo quondam
Nobilis Militis D.Francifci Bevilaqua de contraffa Sanili Micbae-
lis ad Portam Verona , D. Leonardo judice quondam D. Joannis de
Quinto yPioxello quondam D. Pauli de Serafico de pontepotrà Verona",
Nobilibus viris Albert» quondam Egregii militis D. Guglielmi de
Cajlrobarco ,. ac Nicolao quondam D. Bailardini de Sanilo Benedi
rlo Verona , Magiflro Bartbolomao pbyftco quondam Magijlri Macii
de Sanila Firmo cura Sanilo Andrea Verona t Tbobia pbjifico fili»
ZX Zenonìs de Ventate de Ferabobus Verona , Jacobo pkyfico quon
dam Magiflri Bonbomi de Sanilo- Vitale Verona, Kaynaldo pbyji»
to quondam Trentini de Sanila Eupbemia Verona, diferetis viris
Jacobo Notario quondam D. Zordani de Sanilo Sebafiiano Verona ,
Avogario de Ormanetis potèfiate Leoniciy Antonio filio D. Gai*, de
Lemniaco Cancellano, prafati Domini , Magiflro- Tbomajìq quondam
J3. Frixoni eie Frixanibus de Sanilo Egidio Verona , atque Tbomao
filio D. Francifei de Montanea prafati Domini Cancellano qui fé
debet fubfcribere buie tefìamcntOy omnibus tcfjibus rogatis, Cr aiiis •
tbique
pò VOLUME P«.lMO
Ibique Magnifica* potetti. ZX D. Con Signori™ natus aiti» te-
Ubranda tnemaxnt Magnifici & potentis. Di.IX. Maftim <*>• /<*
civitatum. Verona y & Vincent*'te Imperiati*. Vteaxiuz Generali? v
fonut mente &" intelteBu- ,. licet corpore languens y. canfiderans bu-
manam appurant, effe fragikm, & caducam ,, ($» veleni, provtaere
regimini fuhdrtorum fuomm. in- quantum, pofefi aceriam volerne,
intendente dtfponere de* toniti fuit intev pofteros, fìtte, aiiqua qua»
fiior oriti. peffi,, in, butte modutn. fiuto. teftamentam. nuncmpatwufn.
facere? propuMVrt , d* fecit-.
Primo . Namque recemendovit animami fìtaw Ontnipatenti Dèe ,,
«J? epos Matti: Virgìmi gtoriofa , Beato, Zeubni,, & tati: calefti.
Otti* ..
ftetfi.. Vojuir- &' ordinavi? corpus fìtum- fepeihri debere in Ec-
eiefia Sanerà Morite Antiqua , ubi, fepuha funi- carperà majorrnm
defunHorum, factum: y, eum. ipfi- cmtigerh. diem. fuum.- clandexe- ex-
tfemum ...
(*))Cloè- Item .. Reliamèt&judtcav.ikcentumi libra* (*) dto
mocf ■ Paruorum-Pra- quoque. Conventu infrafcriparuim qumqtte- Cèn-
Venete* vWto^^ivfatì&V Mi.
noramr- Eremitarum..- Carmelharani. Scrverum-' Matris, Domi
ni: Nójhri: }efuì Cbrifii: pre anima: fan. &■ remigane, pvceatoram
fuorum ..
'*) Lire- Item .. Legavi* &• reliquit: vigintiquinque.- librar; (*)'; dvmxriorum-
»4. cita Vervnenjhtm parvorum: prò quoque cutìibet: capello- nvhatis, (3"
goderne butgòrum* Verona .
Iterar.. Vòlàif &-onfina3Jit , quod per tnfraferiptos. baredès- fuos
five fideicommifférios:maritentur- eentum domiceli* civitatit. & d't-
(*) VxTt fbì&us Vero** , , quibus dare debeant: cernavi: librai (*) dènartovjtm.
ii 5 valuta Veronenfiumi parvorum: prò quoque ..
•"«Me***- Item. doterà vero.legata ,. fw« pròfatui. Magnificat D.Di Con
Signorii te/bttor reliquit,. unum, legotum. infraferipti-. tenoris. jtuti-
fomut &- reliùah . Vidèiicet .
Item Reliquit- &/udùraviéductntos ducatossaurì Allegro > quo n-
dom Jobomis de Bajatoto , & fratùbus fnis ...
Rem. Reliquit ér judìcavifdiStit Allegro- , Ó"fratrib»t t, fuif.
mue- k/eredibut infrafcrìptai petiat termrum . Videlieet:
Unamrpetiam terra cafolìva , murata \ cappata &' folarata-jaGen-
lem in guaita Sanili Tboma de Verona cui- cobaret ab- una- parte
Domus Mutui (rafati Dòmini,, ab alta Petrus ab Equif. prò pra-
fato Dòmino, a' tetti* & quarta parte via- comunit ..
Item. Unanrpetiam terra cafaltva murata , cappata, cum una
cune ,
DELLA SECONDA PARTE. ji7
curte, jacentem in guaita pradi8at «cut «oharet ab una parte via
cotmuus , ab alia Gabriel quondam D. Bonaventura de Pradelltc
£>ro bonis »Vm Patri de Eruarits , <& nuoc prò fra-fata Damino de
la Scala , a sartia parte,quidam tngreffus mediante una domo, qua
fuit Damma- Abat^fa Saniti Michael!s in zampane* putte prò*
fati Domint de ia Scala , de quarta jura pi'afati Domini amm Mtm
ponticello „ per quem tranfitur da tjia domo w fupradiclam , in qui-
éus domibns ipfi babitant ai prafens.
<Quas damai prafatus Dominus rtliquit ^ & judicaaiit ataue man-
daxàt pradiBis Allegro & fratribus propinque JaMas^in atmtof) tire
aie fiffu „ ipfis remamntibMsJnnis & fidelibus Magnifici* -& po- moderne
tentibus Domini Domini Baathdomxo & Antonio ejus fiUis^ & be^ Venete .
ne itoendentibus ejtts.
feem. Dhcit, voluit , judicavit atqae mandavit, quod infraferi*
pti Domini haredes stniverfates in omnibus fuis ifaèhs , confilits
& reghnmibus,, debeant -credere fpecialiter & ifequi .confiItum JCo-
bila & Egregii MiUt» D,<iugiiehm\3Bevilaqua^ Jaadbi Piotarti de
Sanilo Schafilano % J&vogaeis de >Qrmanetis , ■& Anttmi de Lemnia-
<co^ qui fempar ftbi fuarunt legala & fideles in omnibus fuis fa»
Bis &xenjtlirsa '& quas .reliqttit fuos fideicommijfarios adaxceutio*
nem pradiBorum^
In minibus antera aliis fuis bonis mobilibus , & immobilibus &
jurifdiBionibus ., & utliis generis cujufcumqttc ftbi quamodolibet 'fptm
Bantibus, ftbi univerfales baredes iflttuit & effe vohtit Magnifi
co* & potentes Dominos Bartbolcmaum & Antonrum fratres &".fi»
Itos fuos legitimos & naturales , & eivitatum Verona & Vicentue
Dominos generatesi
Et hoc moluit & mandavit Affé fuum ultànnm tefiameMtum nutt.
cupatmmn9 -ultimar» *uoluntatemn '& qua -valeat & teneat yu*
re tcjlamenti & .ultima voJuntatis , & fi non *val<* avt mon -valcbn
jure tefiatanti, ex dcfeBu alicnjns folemnètatis , vel praterrtimis ,
■vel niJìiti4ioms jorniffe , vel quacumque alia rottane tW. canifa , vo~
iuit & mandu vii valere-jure- Codicìllorum 'fi-mm-valet vel non
valebtt jure Codicillorum , voluit & mandavit quod valeat jure
fionattonis caufa mortis , vel inter vruos , & omni alto modo jure
?:>' forma , quibus meltus & efficachts valere poterit & tenere .
Volens & mandans quod debeat notari ifìud tefìamentum ceti/ìlio
fapientis viti , & quod pojfint addi omnes folemnitates & fubfian-
ttalia , qua fint ad majorem ditli teflanienti roboris firmitatem .
Et rogavit omnes ibi prafentes effe tejìes buie ditto fuo teflon
mento , & uos uotar'tos ibi prafentes debere poffe facete , & in pu
biicam
328 VOLUME PRIMO
blicam formam reducere dicium fuum tejlamentum , & uh imam vo-
lutitatem , & unum poffe fcribere , & alium fe fubfcribere , &• ì*
[pedali rogavit me Albricum de Marcerifìo Notarium infra/cri»
ptum , ut diBum tejlamentum fcriberem, & in formam pubiteam
redigerem , & Tbomaus de Montagna Notarius fupraferiptus fe
fubfcribere debeat.
Anno Domini millejimo trecentefimo feptuagefimo quinto , tertia-
decima IndiSìione.
Ego Albricus de Marcerifìo prafati Domini Caneel/arius , &
publicus Imperiali auBoritate Notarius pradi&is omnibus prxfens
fui , & rogatus a prafato Domino Domino Can Signorio teflatore
prafens teflamentum feu ultimam voluntatem fcripfi , & in formam
publicam redegi, & ad majorem omnium firmitatem fupraferiptum
fignum mei tabellionatus appofui confuetum.
Ego Tbomaus filius Domini Francifci de Montagna publicus Im
periali autloritate Notarius pradiBis omnibus prafens fui, & ro
gatus a prafato Domino Can Signorio teflatore , ut buie ejus tefla-
mento , & ultima voluntati fua- me fubfcribtrem , una cum Jupra-
fcripto Magiflro Albrico de Marcerifìo Notario bona fide fine frau
do fideliter me fubfcripfi , & ad majorem roboris firmitatem fignum
- tabellionatus appofui confuetum.
DELLA SECONDA PARTE. 320

Homi delle famiglie delle quali fi fa menzione ne* regiftri


delle cariche e mute del Configlio di Verona dall'
anno 1405 fino a' tempi noflri .

Baugo . 1423 a i$?o


Beccari . 1410
Aimericia. 1407 Becelli , o Vec-
Alberti. 1405 a cellio. 1528 a 1745
Albertini. 1400" Bellati , o Bel-
Alcenago . 142 1 a 1741 lani . *4S5
Aldi. 1430 Bellini. 1406 a
Aldigeri. 1405 Bellofi . 1421
Aleardi . 1405 a 1746 Bel tramini . 1410 a
Algoroti , oAl- del Bene. 140Ó a lózS
garoti • 1640 a 165$ Bentivoglio. i6z$
Aligeri. 1414 a 1520 Beri ni . 142 1
Allegri . J406 a 1702 Berlanzoni . 141 1 a 1452
Ambrosi. 140S Ber kni . I4°5
Andraeli. 142 1 Beroardi . 1408 a 1479
Alighieri . *533 Beroldi . I5<*3
d' Arco . 1414 Bertazzolli « 1521 a
Arcoli . 140? a Bertolini . 1400"
Affarono. 1407 Betteloni.
Afti. 154°" Beviani. 1465
Avvanzi . 1440 a 1725 Bevilacqua La-
Avogadri . 1408 a *473 zife. 1407 a 174Ó
Bevilacqua. 1411 K 1739
B Bolderi . 144? a I<5i8
Bomolo . 1484
Bagolino. 1518 a 1717 Bon afino. »43P
Bajalocti . 1427. a 1660 Bonapiunta . »S*7 a 1570
Banda. 1400 a 1702 Bonaìini . 1517 a 1630
Barbuzoli . 142Ò Bonamente . 1400 a 14ZÓ
Bardolini. H07 Bonaventura . 141 1
Barifone . I4SI Bonaveri . 1406" a 1453
Barloterio. 1405 Bongiovanni. 1517 a 1740"
Ba romei . 1472 Bonventi . 140S a 141*$
Barfamo . 1400 Eonucci . 1400 a 1460
Battano. I43a-a *S21 Bordoni . 1405
Balìiani . Mi3 dal Borgo. Ma3 a 1523
Cron.diVer.P.II.VoJ.1. Tt Bor-
VOLUM E PRIMO
33°
Borghetto . 1428 a 1737 Campfore . 141$ * "433
Boria t eri. 143 » Canichidis. 1405
Boriati . 1405 e 1406 Capotta . 1447 a 1664.
Borii. I5*S e 1553 Capella . 1405 a 1646
Botti . 1412 e 1410 Capello. 1520 a 166%
dai Bovi, 1405 a 1520 Capod afino. 1423 a 1460
dai Bovo. 1405 a 1728 Capodiferro . 1407 a 1470
Bovoloni . 1407 Capolongo . 140S e 1411
Braga 1414 Caprini . 1412 a 1Ó37
Braida, oBrà. 1484 a 1730 Carleti. 141 3
Bravi , e Bravo . 141 1 a 1636 Carli . 1Ò38 a
Breda . 1514 e 152? Carlotti . IS3S a 1744
Brendelli . 1400 Carminati. 1431 a 174*
Brenzoni . 140Ó a 1743 Carnale . 14SO
Brefcia 1460 Carpio . 1405
Brizzi . 1527 Carretoni . 1517
Brognoli . 1517 Carteri . 1405 a »73?
Brognonìco , o Cartolari . 1524 a 1727
Brognoligo . 1440 a »7** Cali a gna. «Si7
Brolo . 1408 a lòia Caftell'oJ 1406 a 1449
Brucola . *537 Caftellani . 1520 a 1530
Brillati • 1406 e 1480 Caftro . 1413
Burri . 1405 a 1738 Catafiore. 141 2
Buttironi Ubria Catanei . 1410 a 1598
co. 1543 Cavaggioni. 1405
Cavalli . 1400 a *737
Cavazzocca . 140Ó a 1730
Cavichia , o Cla-
Caga Hi . 1340 a 1559 vichia . 1410 a 161$
Cagliari . 1405 a 1580» Cavichiolo , o
Calavena . 14*3 Cla vichiolo . 1412 a 1501
Calderari . 140^ 1522 Cendrati . 1406 a 148 1
Calderini . 1604. 1Ò13 Centrego. 1405 a 14SÓ
Calili .ini . 1520 Cercoli. 1567 a 1580
Catone . 1413 Cereta. 1406 a IC»32
Calza . Ceimiloni. 1582 a 1725
Cambj. 1406 Ceruti . 1517
Cambiatori . 1408 1530 "Cervo. 1408
Camifani . 152Ó !53° Chiara monti . 1523 a 1591
Campagna . 1409 174Ó della Chiave. i4°5
Campo. 1428 a 1653 Chiavifani . 1548
da
DELLA SECONDA PARTE. 331
da Chiodo. 1517 a 1696 Donzellini . 1413
Cicerchi . 1405 a 1413 Drago . 1034
Cimerlini • Ì462 a iS7<* Draperi . 1408 a 1421
Cipolla . 1407 a 1744 Dufarini . 1411
Ci pria ai. 1412 a HS3
Cilani . E
Cle meati. i+96
Clufono . 1517 Emiglj . 143 I a 1743
Colleoni . 1450 Ervan. 1413
Colpani . 1517 » i6Ss Evangclifti. 141 I a 1510
Como. 1517
Concorreggio . 141 1 a
Confalonieri . 1408 a 1661
Contarlo . 141 1 Fabri. 1405 a 1410
Continui . 1407 a H*5 Faella . 1400 a 1744
Convittori. 1406 Falceri. 1413
Corezani . dalle Falci. 1400 a 1440
Corfini . Falconi . ìèip a 1700
Cortivo . 1408 J63» Fava. 1406 a 1409
Coftanzi . 1405 Favenzi . 1451 a 161%
Cozza . 142Ó lópz Farfufola . 1425 a 1551
Crema. 1Ó18 174Ó Ferraroli . 1423
Crelcimbeni . 141 1 Ferro . 140Ò a 1432
Criftati . 1405 a 1606 Filoteria . 1406
Cungeli . 1405 Fiorj . 1414 a 1445
Curti . 1408 a 1Ó32 Fiorini . '445 » IS?4
Curtoni . 1651 Fiumicelli . 1553
Folgari . 1405 a 1452
Fontana . 1513 a 1588
Fontanelli . 1405 a ISSI
Dalle Falci. 1405 Formenti . 1420' a 1440
Dalmiani . 1413 Fracanzani . 1400 e 1410
Dante . 1412 a I4S4 Fracaitorio . I40Ó' a 1744
Dardani . 1648 Franco . 1517 a 1746
Degoldei . 1405 Frafalafta. 1428
Piar; . 1413 Fratta . 1433 a 17OS
Difcepolo . 1517 Fregofo . lóii a 1650
Dolcetti . iS3i Friioni . 1422 a 1488
Donati. 140Ò 1450 Fumanelli. 1562 a 1742
, Dondonini. »S7S 173^ Fumari. 1639
Donili . 141» 1705
Tt a Gaio-
VOLUME PRIMO

Gaforini . 1412 e 1427 Landì. 148^ a 173^


Gajo. 1414 a 1528 Lanfranchini . 1407 a 1742
Gajoni , 1409 a 1721 La nfranco,o La-
Gambacorti .. I45<J franco . ISI7 » I74«
Gandimonte. 1421 Lardi . 1406
Gandolfi . 140$ a 1433 LavagnoK . 1421 a 1734
Garzatore . 1408 a I42<5 Lavezzola. 1400 a 1687
Gafparini . 1405 Lazife vedi Be
Gavardi . I43<* vilacqua La
Gerard ini . 1636 a 1712 zi fe.
Giona . 1490 a 1730 Leoni . «4*4 » IS*7
Giordani . 1409 a lòia Leflelli. 142 1
Gio vanelli . 142Ò Leflino . 1408
Giullari . 1430 a i74<5 dalla Levata. 1400
Giudi. 1421 a 1744 Liorfi . 1422 a
Giutliniani . 174? Lifca . 1421 a i74<*
Gozr. 1403 a 1440 Lizzari . 1553 a *734
Grandi . 1405 a 1662 Lombardi'. 1400 a 1746
Grandoni . 14.16 e 1440 Lonardi. 1014
Gfaziadei » Lottaringi , odi
Grifalconi » 1407 a 1517 Lorena. H3S
Grotta . 140S
Guagnini o Gua M
dagnili i . 1479 a 1578
Guanteri . 141 1 a Maccacari . 1408 e I4T2
Guardaluchefi . 1405 Madice . 1422 a I728
Guarienti > 14015 a 1735 Maffei . 1406 a I74I
Guari ni . 1460 a 1527 Maggio, 141 1 a I74S
Guaftaverza. 1440- Magnini, 1531
Guerneri . 147? a 1522 Magri . 1411
Gurdoti . ISI7 e Malafpinì. 1400 a 170Ó
Guglienzi . 1523 a 1741 Malfatti . 1721 a 1732
de Mallevine , 1455 a 1477
Manara. 1405
Manarini . 1517
Ingegneri r ISI7 Manaroli . 141 1
d'Elafi. 145 1 Mancini . 1467
d'Ifolo. 1405 Mandelli . I5?4 a *73*
ELLA SECONDA PARTE. 333
Manfredi . 1715 Mofcaglia . 1546" a 16ÓS
Mangano. 1423 a Mol cardi . 1470 a l739
Manuelliy ISS7 a mi Murari. IÓ81 a
Marani. 1407 a 1Ó88 Muranovo . 1405 a _
1631
Marchenti . 1400 a 1742 Mulclli. 1644 * làpo
Marchi .
Marini . 1534 N
Marionì . 1484 a *745
Marogni . 1409 a Naimerj. 1701 a 1737
Martelli . 1425 a 1742 Nani. 1426
Marzagalia. IS84 Nazarj . 145 6 a 1517
Marziani . Negrini . 1406
Maffario . 143 1 Negroboni . 1614 a 1735
Mattina . 142 1 Nicheloli. 140Ò a 1729
Mattrajani . 1425 Nigrelli . 1408 a «737
Mattutini. 1421 Nogara . 1432 a 1527
Mazego. 1480 Nogarola . 1410 a «74?
Medici. \/\o6 * 1737 Noris . 1701 a '737
Melchiori . 1400 a 1426 Nota ri . iS»7
Mercabruni . 1581 Novarini . 1510 a i67p
Mercatori ,
Mercanti . 1412 e 1452
Merlini . 1470 e 1484
Micoli . 1414 dall' Occa. 1413
Milano. 1400 Occhio di Cane. 1423 a 1500
Minifchalchr . 1415 a I74S Odoni 1414
Miolari. 1409 Ogliarj . 1407 a 1425
Mioli . 1407 Oldovini . 1406 a 1450
Moncelifi. 141 1 a 1604 Onorj. 1413 a 1608
Mondelli . 1431 a 1510 Oratore 1426
Moni . 1517 Orefici . 140Ó a 1428
Montagna. 140Ó a 1608 Oreti . 1405
Montalbani. 140S a 144? Oricalco, o Re
Montanari . 1439 a 1744 calco. 1406 a 1525
da Monte . 1488 a 1741 Orlandi vedi Ro«
Monticoli. 1567 e 1577 landi.
Mon torio. 140S a 1414 Ormaneti. 1406 a 1405
Monzambani . 140S a 1438 Orlo. 1409 -
della Mora. 1407 Orta. 1405
Morandi. 1400 174Ó Ortelchi . i<5o8
Morani . 1411 1415 Orti. 1638 a 1744
Otto.
334 VOLUME PRIMO
Ottobelli. 1414 a 1454 Portalupi. 143? » '73?
dagli OrG. i$ió a 1530 Portelli.
dal Pozzo. *4V » 1746
P Prandini . ISI3 a i^33
da Prato. 1406 a 170x2
Padovani . Preati . 140^
m9
Palazzi . iqió a 1438 Precitati . 1406
Palermi . 1407 a lóop Prefitti» , oPer-
Panicelli . 141 1 < ana . 141%
Paoizzi . 142 1 a *433 Provoli . 1517
Parcitati . 1405 Pufelli. 141 1
Parma . 1700 a «739
Pa (fiorii . 1410 a 152^
Paftreoghi . 1411
Pavoni . 1407 Quarti . 1623 a i(53i
Peccani . 1420 a 1033 dalla Quiete. 141°
Pepoli . 140Ó Quinto. 1405 a 2409
Pellegrini . 1405 a "74S Qu in zano . 1407
Peroni . «5*4 a
Perfico . 1407 a I43P
Perugia . 1538 Radaroli . 1413 a 14»*
Pefcantina . 140^ Raimondi . 1521 a 1581
Pefena. 140Ó i%66 Rambaldi . 1421 a '745
Pezzaroli . 1408 14 »4 Rava. 1412
dalla Pigna. 140*5 1413 Realdi. 1608
Pignolà . 1414 1741 Rebefcotti . 1546 a 1585
Pilati. 1405 Recalco, 0 Ori
Pindemooti. 1400 a 174Ó calco. 1406" a 1525
Pifoni . 1530 da Reggio. 15*7 a ióió
Pittati. 1413 a 1507 Rettoria . 14*3
Pittore . 140Ó Ridolfi . 1410 a 1740
Piacentini . 1404 Righetti . 1450 a *744
Plicanti . 1407 a 1510 Rinaldi. 14°S » 1530
Pocopuina . 145 * Riparj . 14"
Polfrancefchi , Riva . 1414 a 1734
che prima di- Rivanelli. 1428 a *744
ceaG de Var- Rizzi. 1SI7 » I73S
gatari. 1508 a 1710 Rizzoni . 1508 a 1663
Poli. 1530 Rocca . 1714
Pomelli. 1400 a 1413 Rolandi > 0 Or
Pompei . 1410 a 1745 landi . 1428
Ronchi
DELLA SECONDA PARTE. 335
Ronchi, 1517 » Se8a* *S3° * «*S4
Rottarj. 140S Seni. . «4»$ » «437
Ruggieri. 143 1 a 'S»I Serafini. »45'
™ Serenelli. 154? » «7**
S Serratici , o Se»
reghi . 1409 a 1725
Sa bai di ani. 140$ Ser videi . 1427 a 1609
Sabbioni. 1400 Seflb. 148Ó a •dio
da Sacco. 1409 a '744 Sogerj. 141%
SagramoG . 1447 a »745 Solferini. 1400'
Sai bariti . I458 a 1714 Somagio . 140S » '4*7
Salerno. «405 » «731 Sommacampa.
Sai videi . 140S a 141 1 gna. \6z%
Salutello. loop Spandi lana . «4°S
Sanbonifacj. «477 a «743 Sparavieri. «433 a 174^
Sanfènzi . 1693 a 1717 Speciali . 1406' a 1414
Sangilio,oSant' Spegi. 1410
Egidio. MP9 Spinetti. «43*
Sanguinctti . 1634 a 1742 Spiriti . 140^ a 1438
Sandrati. 1413 Spolverini . 1406' a 1745
Sanmartini . 1400 a I4SO Squarcetti . 1405 >1)U
Sanmicheli. 14*1 » *453 Stagnati . 1405 a 1442
Sanminiati . «450 Stagnoli . 1400 a 16Ò6
Sanfebaftiani. 1405 a 1730 Stolandri . 141 o
Santagata. «4SI Stopazzoli . 1715 « mt
Santacecilia . 140Ó Stoppi . 15 17 a 1745
Santomobuo* Summoriva . 1414 a 1Ó89
no . i6%6 a 103»
Sanvittore . 1517
Saraina . «5«7
Sarafimo . 1407 Tacchi . 1405 a 1436"
Sartorio, o Sar Tappo. 1510
tore . 140$ a 141 1 Tarengo . 1405
Scacchi. «4°5 Tarugi. 1421
Scaggiola . 1407 a 1421 Tavola. 1405
Scaltrielli • 1405 a 153? Tedefchi . 1553 » 1*77
Scapiciatore . 14°5 a 1411 Tempraini . 140S a 1455
Schioppo . 1412 a 1744 Tcffaroli. 1405 a 143^
Schizzi . 140Ó a H75 Tobioli . 1420" a 1582
Scuratori . 1407 a I42<5 Toccolo . 1 5 17 a 1723
dalla Seda . 1408 • 1587 Tolentini . 1444 a 1530
Toni
V O L U M E P R IH O
33*
Toni. 1406 a 1475 Verità Poeta . 145* a 1723
dalla Torre . 1408 a 1720 dal Verme. 1517 a i*99
Torti . »5i? Vicenzi. ISI7
Tofcani . 1411 Vidali. 1627 t 1703
Tracco . 1408 Vigo, o da Vi
Tramarini . »43* a 1513 co. 1456 a 1710
Tranquillini 1412 a 1453 Villa . 1410
Tridoni . I4°S Villafranca . 1410 a 1423
Tripelli . 1405 a 144^ Vimercati . 1547 a «7«
Trivelli . 1407 a 1688 Viola. 1458 a 1073
Trojano. 1516 a 1637 Volpini . 1532 a 1734
Turchi . 1421 a 1713 Urniani . 1406
Turroni . 1405 a 143?

Zaccaretti . 1413
Valenera, o Val- Zaccaria . «413 1737
lifnieri. 1432 Zambonardi. 143 1 a ISS4
Valentini. iS24 Zamboni . 1409
Valorofi . 1406 Zambonini . 1414
Vargatari,o Pol- Zanchi . 1526 a 17x1
francefchi. 141 4 a 1719 Zavarifì. 1408 a 1704
Varugola. 1522. a 1546' Zecchinoti! . 1432
Vaflalini . 15 19 a 1313 Zenara . *S*9
Ubriachi . 1453 a lS99 da'Zeili. 1450 a 1519
Vergeri. 15' 7 a Zucco . 1532 a 1735
Venta. 1406 a 1730
DELI.A SECONDA PARTE. 33»-

Parte prefa nelP anno 1565 [opra le immoderate Pomfc


iella Città di Veroni> ti dei vepres conviti %
e vi/ite d'imballate y come anfora
aelì ejtfwe.

I. ^^He le donne di quefta $itta da quale (tara, grado, e


condizione fi fono, non portano aver più di fei vedi
di Seta per ciafehedana, comprendendo in quefto nu
mero lè ruboni, vedi , foprayedi , le fattane, e le pclizze ,
oltre .le quali le ita però lecito aver idue altre vedi di velo»
di (età fchieta e femplice, le quali tutte fiano lenza -coda.
1. /tonache dette vedi nano tutte fcliicte,e di un fol colo-
se, few* ricami > ben ponano aver Aratagli, e lille orlate di,
cordonzino , « gali di Teca intorno alle veftr, bulbi, e raaniu
che , quai lille , e Aratagli non eccedano in tutto mezzo ter-*
zo di larghezza, efcludendo veluci airi, bali, rizzi, petali p
over disfilati , e panni di feta iftoccati ^ filati , Rampati, ov-
ver ponùzati, tenuti di più colori, omr franzati con oro»
efcludendo aneora tutti i panni d'oro e d'argento di qualun
que (bete , e parimente le vedi di lino, e di lana di dette
donne fiano fernette , e di un fol colore , e fi poflTan fidare ,
come di fopra .
3. Itern, non pollano portar pelizze, nè altre vedi foderate d*
altre pelli , che di volpi fardelche , e agnelli : e fe faranno co
perte di feta s'intendano efler nel numero delie fei vedi come
di fopra.
4. Iter*, non pollano portar al collo catene, ovvero , altro»
ornamento d'oro, che eccedali valore di Ducati quaranta in
tutto, comprefa la manifattura.
5. htm , che non pollano portar in capo ornamento che
ecceda la Gamma di Ducati cinque , efcludendo fempre dal
la qualità dell'ornamento i fmalti , « quefta Ibmma di Du-i
cati cinque medefimamente Ila lervata nelli bava ri ovver co*
-letti .
6. Itemy non poflano portar paternoftri , ovvero mifturc «L*^
ambracani, mufchj, zibetti, e fimili.
7. htm , non poflano portar alle orecchie , nè in qualunque
parte della perfona perle, giojelli , pietre preziofe, nè ori,fe
non quanto è detto di fopra, eflènoole però concedo di por-
Cron.diVer.P.lLVoLI. Vu tar
3^8 VOLUME PRIMO
•tar jgti anelli in dito , e al Zcbellino,, e ventaglio una ratte»!
di .'Scudi quindici,.
8. Itan3 non pollano portar ventagli d'altra forte, «he dì
penne, paglia, ovvero feta, lenza alcun ornamento di (realtà,
<e fiano legati fedamente con ana jcattxna del prezzo ili Scudi
quindici d oro, come è predetto . -
o. Itera , non pollino portar in mano Zébellini, che abbiano
le tede d'oro, ornamento di gioje, « perle, e la cateena £a
Datamente della fora ma taffetà nel capitolo fopraferitto.
ia item,aon poffano cingerli di cinta, o cattena d'oro, che
«ecceda il valore di Scudi quaranta, nè che fia ornata di fmaS-
ti, o piìi lunga di quello, .che è ne cellario a fingere intoni»
la perdona di chi la porterà .
ti. item, non poffano portar di giorno per la città, ne ca-
peiletti, nè berrette , ma folamen ce la notte, «fuori della ter
ra , « notte e giorno , fenza però penacela , e altri orna*
menti -
li. ftem, che le donne predette non poffano per modo al
cuno andar alle vilite di donna alcuna di parto, eccetto le
xnadri, forelle, e .cognate, forelle del padre, forelle della ma
dre, e germane, fotto pena di Ducati dieci, « fotto la me-
deuma pena dette donne di parto «non pollano accettare , nè
ammettere alle lue vilite altre donne che le predette*
13. ltamt che li compadri e comadri ,, non poffano dar, o
mandar alle irapajolatei nè alli figliuoli, o figliu«zze,*ì «elle
fafeie, come altrimenti , doni, o prefenti di forte alcuna ,
fotto pena di Ducati 25,.
14. ltem9 che le carrette, e cochj, fiano fchietti fenza in
cagli , lavori d'oro ed argento , .eccetto xielli pomi ed ar
mi, quali poffano edere d'intaglio, o dorati , o argentati, c
le coperte non poffano effer d'alcuna forte di feta , ma di pan
no, o corame, e Aratagli, o lille, che fe vi metteranno non
poflàno effer di feta , proibita nel fecondo capitolo , nè polle
in altre parti ., che d' intorno effe coperte , e non eccedi no
mezzo terzo di milUra in tutta la larghezza, e ùmilmente le
ferramenta di effe carrette o cocchj, Tìano fchieti. Nè li for
nimenti de' cavalli poffano effer di maggior prezzo, che di co
rame, e gli ftramazzi di tela, fuftagno, o panno cinquanti
no, nè podi alcuno mettere fotto una carretta, o cocchio ,
più d'un paro di cavalli per la città, fotto pena a quelli ,
che contrafaranno, sì uomini, come donne, di perder le robbe
proi-
DELLA SECONDA PARTE- 339
proibite, e di' Scudi, veraicinque da. eflex applicati gjufto laidi--
ipofizione del' feguente capitolò-.-
15.. /tei»,, che Te dònne dii qualunque- (lato , grado , eeondi--
xione che contraffaranno alla, detti: ordini , incorrano1 e incor
rer debbano» nella: pena dijwrder tutte le velli', e robbe proibi
te, che faranno' provate eflfer ftate per loro' porrate, e di pagare
Ducati' ijpercadauna volta, e cheEFadri',e Avi paterni' di det
te donne, così maritate,.come da maritare,e li. mariti',, quando
fianc* rradoite-, fiano- obbligati: alle; détte- pene impoft'e ad effe
dònne , e che le dònne che faranno- condannate per la' trafgref-
fione di detti capitofii fiano< pubblicate per. inobbedienti nel
primo- con figlio' che fi. farà de' XII1 ,. e' dòpo- la' loro> ccndfin--
nazione ,, ili terzo- delia: pena, pecuniaria fia> dell' accufacore ,, uni
terzo» dellai camera' Fiicale. » e: un: terze della, comunica, di'
Verona'.
tèi- Itemi,, perche è introdotta^ una', fòrte di' calze: nominare
bragoni< ,. che fi fanno con grandiflSma fpefa- , sì per la- gran
quantità; di' drapo' di- fera- che- vi: entra',, come di fattura, e la
voro1 d!oro ,, argento1, e feta- filata»,, però' fi deve con tutti' i
modi' provedere che T ufo' di' tali' calze- fia in' ogni, modo Te--
vato-,, e per. queftò- fi: ordinai che- gli uomini , di quaf flato e
condizione efftr fi vogliano , non- pollano» portar bragpni, o cai--
oc: con: cordóni , Diffamarci ,, franze , o recami: d'oro ,. ed> argen
to-,, nè con' lavori -,. eccetto' quelli' che fono per mantenimento'
de' tagli' al. lungo ,, e fe- faranno- di. fera , fia efclufa» quella
fòrte- che è proibita, nel fecondo' capitolo-, nè la- coperta ec
ceda braccia' tre- di' roba ,, quella' che fi- metterà di' lòtto- nonn
pofla eccedere braccia' quattro di ormeflnoy o' rafina , e tre di
taffetà,, e le dette fodre fi: tollereranno ingafate per effer du
revoli ,, e- di' confervazione dèlie- calze ,, fotte le quali non1 lì'
abbi a-, metter per altro» che unai fòla fòdera-,, nè cola alcuna*
o maceria che le ingroffi, o* che le- gonfi ,. ne s'intenda proibi
to' il! velino ,, o* ralo per- fodera ,. quando- ili dritto di' fopra fia'
di panno.
17. Itemì gli fia- proibito» portar'ogni forte di ricami a- fa--
Sii , cappe , tabarri ,. giupponi',. collétti,, e altre velli , e' il: li--
argli al lungo e al traverfo ,- ben- poffano ornarli' di liilè di»
l'eia- non^ proibita d' intorno', . che non: eccedano> in: tutto mez--
zo terzo in larghezza , ovvero^di cordoncini", . trezzuole , paf--
famani, o gali, d'eludendo fempre gli ornamenti d'oro,. ed' ar--
p*?nto,-k quali velli fiano intere , e non • ftratag}iate,.ecceti-
V.« 2- tuati.
34c> 'VOLUME- FUMO ,
tuati i giupponi, e galletti , che fi poSan tagliare, e ingafare,
c le maniche di dette vedi poiTan cffcr filiate a lungo e al
«averlo di fefca . non proibita a beneplacito di ciafcheduno ,
jnedefituaTOCAtc , i tabarri poflàn effer fittati d'intorno , e al
lunga dietro alle, fpalle fatto li colorì, o bavari.
18. ltemy non pofEtn portar medaglie, puntali, pietre pre
suole, perle , né altri oruafwu d'oro e d'argento, fai vo che
«oliane d'oro fchietr,o,c anelli eoa pietre ,a Jenza,, e fimilraen.
■tpt poflàn portar fi>ade, pugnali , fornimenti di cinture $ c (pò
afoni dorati, , ...
io., lun\y cbp oelli pafó e conviti di none, «• di compa
gnie, ,0, pubbliche.,, o private che fi faranno da ciascheduno di
qual conditiane -e. grado fi fia in tjuefta città , fiaao proibite
tutte le forti di falvaticiuc, cosa quadrupedi y: come volatili ,
c fia permeflb faium il vitello , capretto, manzo , ^afrPTfV ,
polftftrt, pizzoru, anitre , lepri v tordi, Indole, le cjaali fpe»
•eie di carni fianp compartite folarnante ia due. forte di vicari-
de per ciafeheduna, oltre.- il fegato, e due (orti di falunai, e
due eli torte», e una di confetti, alludendo principalmente tue»
ti li conditi, e pafticci di ogni torte ; e le vivande fopraferit»
te fiano femplici fenza rnanifàttuca di zaccari e fpecierie. ..
zo. Zt^m>che nel Li parti di carne non fi podi dar pefee di (àr
ee alcuna , e quello abbi luogo cosi nella città , come. a«l
territorio»
i\, ItetHy che alli patti di pefee fi poflàn dare fola mente fei
forti di pefae» che non fia aurino, nè d'altro luogo foreflie-
ro, ma del paefe, eccetto i fatati, una forte di torte, c una
mano di confetti , deludendo fempre ogni torte di parti
ci e conditi, ed effe vivande fica pure e femplici, e compar
tite in due (blamente , oel modo éfpreffo oel capitolo fopra-
fditto delie carni.
%%. ben*, che alli pafli così di carne, Come di pefee, pop
soffino intervenir buffoni , nè comedie r nè farfi apparati di
leena , le 'quali comedie a quello modo fatte fi a no elclufc non
falunt dalli patti ma da qgrtf altra, forte di feda .
13. Item, che alcuna- pedona di qual grado, (tato e condi
zione fi fia non polli a nozze , % gaffi, a impajofote , a Mena-
che, nè in qual fi lia compagnia , o pubblica, o privatr, dar
colazione di confetti v marzapani, zuccari, ovvero conditi (at
ti con zucchero.
24. bemt ches'iatendi quelli effer compagnia, o convitto»
che
DELLA SECONDA PARTE. 341
che eccederà il numererai cinque confittati , che non Gano
abitanti in quella medefinxa caia. .
tp hent y che li cuochi e fcalchì Gano obbligati dar in
nota all'ufficio degli fpettibili ProvedttOri di cornuti , ctafcuna
volta li detti patti con la qualità e quantità di tutte le vi
vande.
%6. Item, che tutti quelli che faranno, 0 faranno far pa
lli con vivande proibite, cadano e cader debbano per ciafcu-
m volta- nella pena di Ducati 25 e di etfer privi per due an
ni dell'ufficio e beneficio, e del configlio nella città, e non
coffa no effer ballottati , e fe faranno ballottati, quello che
luccederà di ballotte s'intendi effer rimafto, e li cuochi, che
faranno detti pafti, ovvero che non gli denunzieranno , cada
no nella pena di ducati 10, e di (far un mefe in prigione per
ciafcuno, e ciafcuna volta, e gli fcalchi che non acciaeran
no li detti contraffazienti cadano nella medcfima pena delli
cuochi, e in ciò fi dia fede alli teftimonj domeflici.
27: Item, che all'efequie di ciafcuno di qualunque flato ,
grado e condizione , non fi poffano prendere piì» di feffanta Pra
ti di quei Monafterj che pitt piaceranno agli ordinatori di effe
efequie : fedeci preti , e fedeci battidi con torcie fedeci di tre
libre l'una, proibendo femore al' in ca puzza ti .
28. Item, che all'efequie de'defonti non poffano dar veli di
Carte alcuna alle donne attinenti al morto, fé non faranno ma
dre, figliuole, forelle, cognate, o germane della famiglia del
la periona che foffè mancata , fotto la pena contenuta nel ca
pitolo, che difpone circa effe efequie.
29. Item, che li battali, e pizzicamorti Gano obbligati de
nunziar all'ufficio de' Proveditori 1* efequie di ciafcuno, fotto
pena di ducati dieci , e di ftar un mefe in prigione .
30. Item , che tutti quelli, che contraffaranno al fòprafcrit-
to capitolo dell'efequie, incorrano nella pena di Ducati 25 , e
di effer privi dell'ufficio, e benefìcio, come è detto di fopra.
31. hm> che tutti quelli che contraffaranno ad alcuno de*
foprafcritti ordini, oltre le pene contenute ne'fuoi capitoli, s'
abbiano per efenti di tregua dapoi che faranno condannati, nè
fe gli prefti udienza alcuna in civile, nè poffi procedere contro
alcun fuo debitore, nè far alcun atto giudiciale in palazzo, e
ciò che tenteranno ipfo jttre Ga nullo , ed immediate, che in
giudicio faràoppofto per alcuno, o prodotto una fedediNodaso
di Maleficio, che l'attore > ovvero creditore fia condannato per
aver
Mi. VOLUME PRIMO
aver contraffatto a' pcefénti ordini: il giudice innanzi al qua
le farà: proporla, tal. eccezione,, ovver oppofiiiooe-imperar, deb
ba: filepzio, ali: attore fin, unto che produrrai unat fede; dell'
officio de- Magnifici Camerlenghi; di averr pagato» la. pena-,, ed.
al; prefcnte. capitolo s'intendano» effere- fottòrroofti i. pndriv e
xnaritv, le figliuole da tràdur ,, e mogli, di quelli: i- quali: avran
no contraffatto ad: aIcuno< deili.- foppaferitti: ordini-..
32.. Item,, che-gliì uomini, di. quaL- flato»,, grado? e condizio
ne fi.fiànay che- contraffaranno' a détti: ordini, cadanoy e.- cader
debbano- nella, penai di Dùcati» 1.5; per. cadauno-, e: cadauna.' vol
ta , e- di. perder le robbe. proibite, e dii eflèr privi» dell? uffi
cio ,-. e: del' beneficio v e- del; configlio di' quefta. città., per- anni-
due-, . nè poffano-efler ballottati- fra* detto tèmpo , e- fè- faranno'
ballottati ,. colui; che. fuccedérà. di: più ballòtte, rimanga im
Aio luogo.. '
33-. Iter» , , che gli fartiì che- faranno»,. &> faranno» far- lavori,
proibiti , cadano nella pena- di. ducati; dieci .. >
34. flm, che eli) ricamatone, ole ricamatrici che- faranno «ri
cami a' calze, fagli,, cappe-, tabarri,, giupponiv collétti,, ovvero*
altri, veftimenti così da uomo, come da? dònna',. cadano»neHa-
pena- di Ducati dieci , e di.peri^: le mbe-, «■fimilrne^te:i;cal•-
zeta; , che - faranno -, ovArero<faranno>fare: calze, proibite ,. cada
no nella, detta pena, pecuniaria..
35. Ifem, che- i varoterit che rrretneranno» pelli: proibite.- lot
to le. vedi: dà dònna, incorrano nallàj penai dii Dùcati; dieci:, , e:
dì perder, le robe . .
36. htm , che gli orefici' che faranno», . o faranno > far catte*
ne, o altri ornamenti d* oro ^. argentone continuiti, e gioje,.
contro < lài proibizione contenuta ne? capitoli, fopra&xitriv ca
dano nelle pene pecuniarie..
lfem\. che ne' prerenti 1 cali li . garzoni , . che - acculeranno li
loro; madri,, s'intendano -aver compito' ogni- lóro- accordo-, .e
debbano- aver il lor falàrio- lenza -. coatradizione alcuna , . gua
dagnando anche il terzo della* pena pecuniaria ,,e ne'-prclenti
cali fi dia* fede piena ali i teflimonj dòmefUci;.
38. Item ,. che li .fopraddétti capitoli ; s' intendano procedere
cosi nella città come nel territorio e comprendere tutti gli
abitanti- in queftà città cos'i. della terra ,. comedel contado , ed
efenti-, e privilegiati, e- faldati terrieri, e comprender etiam
rotti li foreftien d'ogni qualità, dapoi che averanno>abitato
in. quefta città per meli tei continui .
W hcm>
' DELLA SECONDA PARTE. 343
30. Ito», .che le,accufe, deaMaue, e confcienzc addetti cafi
fi diano in .palazzo .all'officio del maleficio, ie quali denonzie
acculi , .e confeieze debbano edere fpedixe per il Clariflìmo SU
jjnor Podéftà con Ja fua e noftra corte •
40. Item^ the i'accufatore, fe «osi vorrà, debba «Ber tenue»
fecreco,, x che le pene lì dividano per .terzo ,«uno *alla Camera
Fifcale,, unp All'accufatore , e l'altro alla Comunità, e <naa
trovandoli acculato!* „ Ja pena £a Jivifa fra ia Camera « Ja
Comunità*
41. Item, che non fi pofla tor denoncia , ne accufa alcuna,
ove non fiano Jefcritti li teftimonj, la qual accufa e teftimo
nj lo fpeuabile -Giudice del Maleficio fia obbligato accettare*
•ed efaminare -detti xeftimonj in termine di otto giorni fe farà
pelfibile , fe non, in .quel più breve tempo che fi potrà: e
formato il procelfo a ofFefa, -non fi pofla dar maggior termine
a difela , xhe .d'am mefe ^ ita che finito il <mefe fia obbligata
portar il procedo in corte da fpedirej ed eflendone alcuno ia
•ordine da fpedire in quella .materia aion fi pofla fpedire alcun
altro procedo-
Item^ che le accufe e «denunzie , che faranno per teftimonj
giuftificate precedenti ie citazioni requifite dalla forma "della
Statuto, «'intendano «fler confette , fe li .delinquenti faranno
contumaci .
42. /remiche, quando farà data querela che il Notajo,pre&
fo il quale farà detta querela., fia obbligato darne notizia al
Cancelliere de' fpettabili Proveditori -, il quale fia obbligato
forne nota fopra un libro particolare , e darne notizia -a"
detti fpettabili Proveditori, fotto pena a ciafeuno, che con
traffarà,, perxiafeuna volta, di Ducati vinti, e privazione d'
officio , -e beneficio , e configlio della città per anni due , e che
i detti fpettabili Proveditori fiano obbligati procurar la fpedw
zione delle accufe, confcienzc , <t denonzie fopraddette, e le
inefpedite far leggere in ogni feflione del fpettabile Configlio
de'dodeci é cinquanta, fotto pena di perder il Aio falano ,
e di effcr privi dell'officio e beneficio, e del configlio per an
ni due .
43. ftew, che fe alcuno degli Proveditori di Comun, mentre
farà in officio, o fuor dell'officio, farà offefo, o fatto offende
re per aver procurato l'efecuzione de' prefenti ordini , fe la
oftefa farà di parole , i delinquenti nor. portano efler condan
nati in meno di Ducati cento, e fe farà Si percuffione , di Du»
344 VOLUME FUI M Q
caci duecento, e fé farà di ferite, di Ducati cinquecento , *
farà di morte l'uno condannati di bando di terra, e luoghi
con confricazione de' beni per il Podefià foprafcrirto , eoo la
Confola ria, E dette pene, in caufa atra nurttm, pofiano eflèr
aumentate ad arbitrio del Clariflimo Signor Poaeftè com la
Conciaria, e che le pene peconiarìe poffano eflere permutate
ad arbitrio del Signor Podeftà con la Confolaria, fecondo la
qualità delle perfone delinquenti.
44. Uem , fe alcuno degli accufatori , denunziatoti , e tacime
li j, che deponeranno /opra dette querele o (teocrazie, farà of-
fefo da'detti accafati, e denonziati, o altri per fuo nome , sa»
daao e cader debbano li delinquenti in pena di Ducati veo*
ricinque per parole: per percuifione Ducati cinquanta; per fe*
rite Ducati cento e pia ad arbitrio del Signor Ppoeftà a
Confolaria ; e per morte , di bando perpetuo di terre .e luo
ghi: e fe li delinquenti non avranno da pagare, per le paro
le, incorrano in bando di anni uno, per percuftonc di anni
tre, e per ferite in bando perpetuale di Verona e distretto ,
e i tefhmonj che detoneranno il falfo incorrano nella patte
conerò i teftirooaj fatti, eoafirmaca daH'IlIuftriffimo Qomtaio,
fotco li 3 Novembre 1533 , le quali pene per modo alcuno
non poffano effer minorale , nè di effe farG dono, nè graaia
alcuna , ma fiano applicate per un terzo all'offefo con li lìaoi
danni ed intereflì, un cacto alla Camera Fifea le, l'altro terso
alia Comunità da edere fcotTa per camera, coma è detto di
fopra, e che la pena deli' efilio fi poflà corautare con quella di
vogar il remo in galera .
4f. Item, che il Clariffimo Signor Podeftà , fpettabile Vi
cario, ed altri giudici frano obbligati nel principio del regi-
men;o giurar di offervare i predetti ordini , e quello ifìefib
debbano fare i Confoli della città nella loro prima feffione ,
e fra obbligato il Notajo deputato alle concioni , io pena di
Ducati venticinque , legger i prefenti capitoli in effe prime lei",
fiori , avendo anche obbligo i Spettabili Proveditori e Con-
figlio de1 XII, di dare nel principio del reggimento a) prefat
to Clariffimo Signor Podefià e fuoi eccellenti Affeflbri copia
di detti ordini, e con quelle accomodate parola, che faprao-
no, raccomandargli l'offervanza di quelli, fotto pena di DÙcaii
venticinque fe contraffaranno, da effer divifa m fupra.
4<5. Item , che fempre s'intenda rifervata libertà a quefta
città di poter di tempo in tempo rifformare e fjminuire 1 pre
lènti
DELLA SECONDA *A*TE. 345
feriti ordini , ed aggiugnervi , ficcomc per la condizione de*
tempi ella giudicherà effer conveniente , eoa la continuazione
però di Sua Serenità.
47. hem , che per nome pubblico riverentemente fi fuppli-
chi airilluilriiTimo Dominio neftro la oanfirmazione di tutti ì
prefenri capitoli, e che dipoi effe con firmar ione fia dsto tem
po ad ogn uno d'uà mefe ad offervarli , e gli Spettabili Pro*
veditori Ciano obbligati farli pubblicate due volte all'anno >
cioè alla Pafqua, e al Natale ne* luoghi pubblici della città ,
e per tal cauia fi debbano far (lampare a fpefe della Magniftì
ca Comunità ad intelligenza di «alcuno .

Dat. In noftro Ducali Palatio , die quinto Augufti . Indizio,


ne YI1L 1565.

Cron.diVer.P.II.Vol.I. Xx De/cri-
346 VOLUME PRIMO

Deferitone del numero delie perfone che in Verona ntlf


anno ib$o per contazione perirono e ne'fobhorgbi , coi
numero di quelli che irìvexno prima della comune dif-
grafia) e di fatili che fopràpijfero .

Contrade. Viveano Morti Sopraviflero

Andrea. Numero. 1000 704 245


Abbadia di Bri. £43 33Ó 307
Santi Appoftoli . 785 447 338
S. Agnefe E*rr* . £13 576 337
Avefa. 030 536 304
S. Benedetto. ")
S. Egidio, cS. Salvar >. 1757 887 870
vecchio . j
S. Cecilia. 31 J 178 137
S. Croce. 1251 616 6$6
S. Eufemia. 6%6 438 218
S. Maria alla Fratta. $740 520 429
Ferrabovi. 843 315 528
S. Ruftico al Ponte , e S.
Sebaftiano. 1729 986 743
S. Giovanni in Foro. 387 188 199
S. Giorgio. 863 701 \6j
S. Giovanni in Vatìe. 1000 510 490
Ifola di Cotto.. 1213 723 400
Ifola di Copra. 107I 587 484
S. Lucia Extra. 500 271 229
S. Martino Acquario. 508 332 266
S. Michele a Porta. 700 414 285
S. Matteo. 550 207 253
S. Marco. 676 1.69 407
Mercà novo. 778 488 200
S. Maria Antica. 857 405 36*2
S. Maria alla Chiavici. 1340 1080 zòo
S. Maria in Organo. 1105 772 333
S. Michele in Campagna. 1705 843 882
SS. Nazaro, e CelCo. 3122 2234 888
S. Niccolò. 748 400 240
Ogni
DELLA SECONDA PARTE, 347
Contrade. Viveano Morti Sjopraviflerq

©gni Siati. iS8x 11 op> 6%%


SL Pietro in Caroario ► 1674 p4j> 734,
Pigna. . $$2, 1.0$ 37$
Ponte Pietra. 1005 CO» 3301
S. Paolo di Campo Mar»
zio. 3063 ip5j uro
S. Quirico . 893 5757 314
Quinzano. 862 426 . 43^
S. Salvator C. R- 4^J %97 tóS
S. Stefano. 2621 167j 94*
S.SiIveftro. 2207 1x88 pjp
S. Tommafo Apposolo. 1042, 025 417
la TorricelU , e la Tom
ba. 740 4J7 afj
S. Vitale. 2745 ipói 784
S. Zeno ire Oratorio . 996 507 ■
6L Zen Maggiore , e Be-
verara. 3713 26^7 to%6

Summa 53533, Summa 32705 Smania 2073$

Xz x Numera
348 V © L U MS PRIMO

Numero degli abitatori in Verona rilevato neiranm i Ji%


per commissione, deli' Eccellentiffimo. Signor Pietro Bar-
èarigo allora Podifia- y non contprefivi $ Monafterj , kngbi
Pii, e le Milizie, nelle proprie contrade.

Somma riportata 18222


S.Appoftoli. Anime 881 S.M?ria Rocca Maggiore 007
S. Andrea. - 8°7 S> Maria Confolatrice - s&8>
S. Antonio del Chicvo. 817 S. Matteo Contortine ► 46%
S. Benedetto. 33? S> Maria alla Fratta, 080
S. Bartolomeo in maore-- 123 S* Marco. 663
S. Clemente » 134 & Maria in Solaio. 46$
S. Cecilia . 513 S. Maria Antica . 73$
S. Croce di Cittadella . 802 5. Maria alla Chiavica. 1143?
La Colomba. 023 S. Hazaro- 324$
S. Egidio. 3SS Ognilaoci . *?5*
S. Eufemia . 517 S. Paolo di. '
& Fermo di Corta! e» . 2Ó7 aio. . *SJ5
S. Felicita. 553 S. Pietro inCarnarìo. 1365
S.FéumodiBri. Jtt S. Pietro in Mocallcro . 2i$*
S..Fauftino. 32 r S. Procolo. 1Ó98?
S. Fermo al Ponte . 1017 S. Quiricov 1022.
Quinzano . ooó S.Silveftro. 171 3
S. Già in Valle.. 956 S. Salvar Vecchie. 2Ó>
S. Cioc ia Fonte ► • •■ •• 459» S. Sa iva toc Cotte Regia . 305
S. Giacomo della Pigna - vjf S.S.iefeno. 1701
S. Già in Foro . * 114 S. Tommafo de'Carmeii-
S.Lorenzo. 6 14 tani. 838
S. Lucia extra . 601 Santiflìma Trinità. *7S8
S. Michela in Campagna. 2394 S.Vitate. 171 2
S. Martin d'Avelà. tkn S.Zeno in Oratorio-» 997
S. Maria in Organo . Yyjl S. Giorgio . 74^
S. Michele a Porta . 27* Tomba . 882
S^Maffimo.. 706" S. Tornio - 924
Somma 47080
Ebrei .
Sumraa in tutto 48013.

Alla
DELLA SECONDA PARTE. 34?
A Lift pag. 180 della Prima Parte di quefta Cronaca ab
bina dito il volgarizzamento che fece già il noftro Tin
to di certo documento , che nell'Archivio de' Signori Cano-
ilici «fella noftr» Cattedrale G cuftodifce . Con qucfto tal do
cumento, feguendo il Panvinio, intendea provare effo Tinto
che non- il vecchio recinto ma il più nuovo fu per commiflio-
ne di Carlo Imperadore riftaurato: non già perche il giro di
?quello fecondo muro egualmente che il primo colla Rocca , et
» Col Gattello di S. Pietro fi congiuntone , ma perche , come
altrove fi diflè, il Caftello che ora col nome di vecchio s'ap
pella , e non il più antico , credeva egli che nel fecondo re
cinto fino in quel tempo fotte edificato , si ancora perche
nelle mura di cui nel documento fi fa menzione fi dice che
v'era una Porta detta di San Ferme , e un altra col nome
di Porta nuova. Quanto alla nuova è cofa certa che diverfe
Porte furono ne' recinti della Città noflra, le quali con que
llo nome appellaronfì . Avvegnaché una ve n'era nel Cartel
lo di San Pietro : un ^Itra accanto al fiume , cioè alla cat-
tena di San Zeno : e quell'altra che ora con volgar nome fi
chiama i Portoni della Brà , rimpctto alla quale è cofa mol
to verifimile che un'altra eziandio con quello tal nome ci
foffe, cioè nelle mura da Gallieno edificate. Perocché dalle
vecchie Porte, che a' tempi noftri ne' due primi recinti intat
te rimangono, fi rileva che rimpetto a ciafeuna Porta del più
vecchio recinto ve n' era edificata un' altra nel più nuovo ;
alla quale fi dava per lo più il nome di quella vecchia Porta
rimpetto alla quale era la feconda fabbricata* febben pofeia
col panar del tempo fotte ad effe Porte mutato il primiero
nome* onde all'antica di S. Zeno fu pqi dato il nome di S.
Michele : a quella di S. Fermo di Rottolo: l'altra di Saato
Sepolcro, di cui nella via ove abita la nobil Famiglia de' Si
gnori Conti Gnidi appajono le veftigia , fu pofeia del Vefco-
vo detta. Quella ch'ella ancora a' di noftri nelle mura per
cui s-' entra nella corte detta del Farina., ch'era limata rim
petto alla Porta detta della Vittoria, qual nome da principio
avefle non (appiani noi, benché dicano che di S.Zeno appella-
vafi. E quella finalmente che murata fi vede nel Caftel Vec
chio, che in prima chiamavafi di Zeno, fu poi detta del Mor-
bio. Se v'eran dunque due Porte di S. Zeno , vecchia,, e nuo
va: due altre di S-Fermo , e due ancora come altrove fi difle ,
che col nome di Organa fi chiamavano (la prima nelle mura del
Caftello
3$o VOLUME PRIMO
Cartello fra la Chiefa di San Giovanni in Valle e fucila di
SL Fauftino, e la feconda accanto al ramo dei fiume per gire
al Seminario e alla Chiefa di San Vitale) come non lì potrà
dunque dire che due altre Porte col nome di nuove non ci fien
fiate ? ma cada pure in quiftione fe ik più nuovo recinto e
fton il pru antico fbffe riparato » dacché fono gli Scrittori di»
feordi fe da Teodorico Ila flato veramente edificato il fecondo
recinto,, ovvero fòlo del tot;, come fra gli atri aficura co-
ftan temente il Canotto* mentre per quanto al cartello fi fpet-
ta y certamente di quello che era ove ora è quello che dicefi
di S. Pietro farà forta il dire che nel documento fi favellane*
Se noi per tanto d'intorno a ciò la noftra opinione adducea*
db ne abbiamo dirittamente o nò giudicato > a chi fa me
glio noi di buoni voglia ci rimettiamo - Ora bramando» alcuni
aver quefto taf monumento anche nella lingua in cut fu {frit
to , a qnertt per foddisfàre y e- perche nulla manchi di ciò che
neccfftno fi creda in quell'opera x l'abbi amo in quello nortro
libro, umilmente inferito y ed è- di quelfo tenore.
Anno Domi tucip. Incarnatici*. DCCX1XVIU ~ Ntttiam qualtm pe-
datura» nnrorum Verenenltt dvitatis pars, damus Eptfcepi/ J".
Zenonis prfteritss temporibus, factrt /olita ftterit* Tempore Reg*t
Pipini\. quum adèuc ipfe- putr effet y, gens Httrtnorum, alias Ava-
tei di tia , Italìam cum excrcitu tnva/ìt* Cujus rei bttc caufa- ftut »
quia exercitus Francorum , & prxfertim Dux Forojultenjts r Htm»
nos, qui inter Italiani , & Danubium in Pannoniis babitaban* »
ajfiduts popuìationièus. infejìaéant* Igitur quum de eorum adite»'
tu Carolus. Rex Francorum certior {aBus ejfet Verona** fune
ma/ori ex parte Jirutanr reparare Jìudnit ,. ntmrofque r C* turni ,
foffafque- per urbis gtapini fecit adjetìifque- patts finis, a fole- mf-
que munivit , ibique- Pipinum fiiium reliqtùt y & Berengartus ejus
tegatus ad recipiatdam civitatem mijfus . De- fatiendit antan mu-
rtSy. & fojjis erta ejt contenti* inter crves t & urbis Judbmr9 oc
pattern S. Zenonis ~ Judìces enim ad tertiam pattern domus Epifim-
pij factrt- uolébant y pars vero> Ecclejì* , qnod ad comparationem
tanti populr ex'tgua effet , volebat no» tertiam t [ed quartam r ficus
antjquùus fuerat y dare . Et non fola pars Epifcopif y /ed cunt es
monajlerium S. Maria , qnod fitum ejl ad portar* Organi » & Pria
alia monafleriala regalia , ideji S. Petti tn Mattatici + S. X<«-
pbani m Femrtis y S. Tboma* puellarum in urbe, fed & duo Re~
gis Xenodocbia , unum quod ejl ad portam S. Firmi , & alind ,
food dicitur Calaudujlera . Quumque in bac contentane diu im
mora-
DELLA SECONDA PARTE. $$t
morarentur , & neutra pars alteri cederei , quia pars pitica t
qua dicebat , probare non poterai , quod mmltum tempus tranJìtJL
jet , ex quo banc urbem reparare «pus non «rat; quia Longobar»
dorum tempore nibil indigeiat , publico {Indio munita. Si quid aw*
Un* moditmm ruebat, flatim a Vicario dvkatis reflkuebatur . Tarn*
atem Subito confitto paBi funt ,mt baerei , <£r fiutSi Spiritms re.
fervarentur fudieio% aligentes duos juvenes clerica fine utlé tram*,
ne exifiimator , Jlatuemut in Ecctejìa S. Joaonis Baptifia ad de*
tuum, & ad crueem ftare fecerunt , qunutm ttnus Aregaus , pq/f
Arcb'^nsbjter Ecclefia majoris nomine , ex parte puàiica . Alter
wroìcx parte S. Zenonit Pacificus {cilicet% qui pofi Arcbidiaconus
Ecclefia majoris fuit . Hi ambo ab introitu miffa ffque ai me
diano paffionem tantum , qua «fi fecundum Mattbaum partur fia»
rent ; ilte qui de parte publica datus fuerat t in terram velut
«xanimis corruiP; Pacificus vero ufque ad finem pajftonis ftetit .
■His ge/lis & omnibus grattai Deo agentéus , quartam pattern tam
civitatis^ quamcafieìli pars Epija>pij9 cum bis, qua fupra memcm
ravimus, accepit . Modèrni o igitur tempore , «o feilieet anno , quan
do Imperator Lotbarius tum exercìtu in Franciam cum fratribus ad
patrem perrexit , nuntios fuos , idefi Marium Bergenfem Comitem ,
Herìmbertum Epifcepum Laudenjem Verenam mifit , ut muros, qui
ad portar» , qua dicitur' novay diruebant% fiw in cajlcllo, altif.
que necejfariis tocis refiituertnt , & de "bis cum fuis focus pars
Epifcopij quartati» pattern pedatura accepitt <& «pus iìlud perfecit.
Hcec omnia ob auferendam contentienem nos feripjimus , qui in bis
a Bis ab imito bujus narrationis ufque ad prafèntem annum, idejl
Domiate* Incarnationis DCCCXXXVll. ItidtBione XV. interfuimus.
Supplemento al tejio del R . P. Frà Luigi di Granata d* intorno alla
natura de" Bachi , inferito in quefto Volume alla pag. 208
DI di«erfa fpecìc fono li Bachi cne producon la Seta ; peroc
ché fra i biaivchi ve ne fono dì quelli che han le zatte gìale,
e cjucfti la boccia o gaietta giala producono: e la bianca quegli
altri che han le zatte bianche. Ce ne fono anche di color bruno,
i quali nella guifa de'bianchi forman la boccia giala e bianca, c
quella ancora che tira al verde , ma la giala riefee ordinariamente
del color d'aranzio,onde manifeftamente fi vede che, fecondo il
color delle loro zatte, didiverfo colore riefeono le Golette. Fra
i bianchi ve ne fono di quelli che, ficcome i bruni , fembra ch'ab-
bianoedocchi e nafo, laddove negli altri nelTuna di quelle fem-
bianzenon fi ravvifano, quantunque nel capo abbian due piccioli
legni,
^% VOLUME PRIMO DELLA SEC0NTNE*ARTE .
fegni , quali par che abbian fembianza di occhi; ma tal fesni o
piccioliffimi punti vififcorgono da capo t piedi , onde non fi può
giudicare che quelli che fi vedono ne*loro capi fieno veramente
occhi, ficcomc veggenti occhi non fi può chiamare quella tal fera,
bianza che negli altri pio formatamente fi fcorge . Il P. Granata il
menzione di quella fpeciedrBachifhe mangiano e dormon tre fòle
volte, laddove appo noi la maggior parte quattro volte mangia-
jxO. e altrettante dormono, onde da'ruftici i Bachi della prima
fpecie fi dicono delle tre, e quelli della fecónda delle quattro.
Quelle dunque, gentil Legittore, fono le cofe d'intorqp al
le quali ci proponemmo in quefto volume di ragionarvi . fe fic-
come Prima Parte di quella Cronaca con un Sonetto
ferino dal Fracaftorio Filofofo cclebratiflìmo in lode della cit
tà noftra fi fece incomi ne lame ino, ragion voleva che con qual
che eccellente Elogio quefto libro fimilmente «fi terminafle .
Lo faremo per tanto con i feguenti verfi da un dotto Poe
ta. foprJ lo fteflb foggetto Latinamente ferità.
Verona falve civibq/ clarifiima.
Verona falve Ifgibuf fanllifiima.
Verona falve Uterij dotlifiima.
Verona falve vatibus ditifiìma »
Verona falve moenibu/ tutiffima .
Verona falve fedibut puleberrima l
Verona falve coli/bus cultifiìma.
Verona falve frugibu/ Utiflìma .
Verona falve fontibit/ dulcìfiima*
Verona falve fiumine amoenifilma .
Salve Theatro y ponti bu/, templi/ , foro,
Antiqua , celfa, rara> commendabili/.
Salve vetufii/ arcju&v/ digniffima,
Tribù/ fuperbi/ arcijbu/ fortijfima,
Cunftifque demum rebu/ ornatifilma y
Salve & clyentem nofee deditifimum }
Tihi tuifque laudibus ferenniter ,
Sakff ufquey &ufjuf &ufque fa/ve plurimunt.

$ fine del 'Primo Volume della Seconda Torte della


Cronaca di Verona.
U n *\
Finito di stampate in Bologna presso la
Libreria Editrice Forni nel Novembre 1967
6105^356516

1
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