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PSICOLOGIA UMANA

FLORIANA FARUCCI
HELEN GHIRMU
LE BASI BIOLOGICHE DEL COMPORTAMENTO

La fisiologia del corpo umano si occupa del funzionamento del corpo umano, il
quale può essere suddiviso in un certo numero di componenti concettuali, cioè i
sistemi. Il mantenimento della stabilità all’interno de corpo è un elemento
cruciale per la sopravvivenza, e il processo di mantenimento di tale stabilità è
definito «omeostasi».
LE BASI BIOLOGICHE DEL COMPORTAMENTO

Il corpo umano è costituito da milioni di cellule; i


questo contesto le più importanti sono le cellule
del sistema nervoso, comunemente denominati
neuroni.

I neuroni comunicano attraverso specifici segnali


elettrici, i potenziali d’azione. Tali cellule
assolvono a diverse funzioni.
LE BASI BIOLOGICHE DEL COMPORTAMENTO

Neuroni sensoriali analizzano gli


eventi.
Neuroni motori (o motoneuroni)
agiscono nei muscoli.
Il punto di contatto tra un
neurone e un’altra cellula è
detto SINAPSI, e la
comunicazione sinaptica
dipende da un trasmettitore
chimico.
LE BASI BIOLOGICHE DEL COMPORTAMENTO

Un altro mezzo di comunicazione è rappresentato dagli ORMONI.


Si tratta di sostanze chimiche che se vengono rilasciate in una
posizione posta a qualche distanza dal suo obiettivo vengono
raggiunti attraverso il sistema circolatorio, esistono recettori di
un organo sensibili all’ormone (adrenalina, ormoni sessuali…).
Un ormone solitamente serve come mezzo di trasmissione
generale dell’informazione attraverso il corpo, quella del
neurotrasmettitore è più localizzata.
LE BASI BIOLOGICHE DEL COMPORTAMENTO

I ricercatori hanno creato una mappa delle


diverse regioni cerebrali, identificando il
ruolo ad esse associato.
Lo stato esterno del cervello è denominato
CORTECCIA CEREBRALE.
I lobi cerebrali sono associati a diverse
funzioni (frontale, temporale..).
L’ipotalamo è coinvolta nella regolazione e
nella motivazione.
LE BASI BIOLOGICHE DEL COMPORTAMENTO

I GENI, L’AMBIENTE E L’EVOLUZIONE

I geni rappresentano delle strutture in grado di trasmettere le informazioni dei genitori ai


figli. Insieme con l’ambiente, i geni definiscono, tra le altre cose, la struttura del sistema
nervoso.

Il comportamento dipende sempre dai geni che dall’ambiente.


LE BASI BIOLOGICHE DEL COMPORTAMENTO

La spiegazione causale del comportamento parla degli eventi presenti qui-e-ora nel
sistema nervoso.

La spiegazione funzionale pone l’accento su come un particolare comportamento abbia


contribuito al successo evolutivo degli antenati di un animale.

Una spiegazione completa del comportamento considera sia la prospettiva funzionale che
quella causale.
LE BASI BIOLOGICHE DEL COMPORTAMENTO

LA PLASTICITA’

Il termine «plasticità» si riferisce alla capacità del sistema nervoso di modificare le sue
proprietà in funzione all’esperienza e dell’apprendimento.

Poiché le sue basi biologiche sembrano risiedere nel sistema nervoso, la plasticità è
considerata un risultato dei cambiamenti nelle connessioni sinaptiche tra i neuroni. Tali
connessioni possono essere rinforzate o indebolite.
LE EMOZIONI

I termini “emozione”, “emotivo”, “emotività” compaiono frequentemente nei


nostri discorsi. Questo rispecchia il fatto che ciascuno di noi avverte le emozioni
come facenti parte della nostra vita, determinando spesso il modo di vedere
determinate realtà, di vivere molte delle nostre esperienze. Ma a cosa facciamo
riferimento quando nominiamo le emozioni? Per lo più pensiamo a delle
sensazioni più o meno forti, degli stati soggettivi che possono avere una durata
più o meno prolungata nel tempo, variare per intensità e per tipo. Il senso
comune è inoltre sempre molto pronto a trovare spiegazioni per la nascita e lo
sviluppo di particolari stati emotivi, e anche per suggerire metodi per affrontare
e gestire tali stati.
LE EMOZIONI

L’EMOZIONE è un fenomeno psicologico causato da particolari tipi di eventi che


vengono giudicati importanti sia dal punto di vista positivo che negativo per la
persona, i quali innescano un processo dinamico caratterizzato da un insieme di
reazioni distinte, interagenti ma separabili, tutte di breve durata.

L’emozione si esprime all’interno della dimensione interattiva; implica, pertanto,


un processo relazionale tra la persona e l’ambiente circostante.
LE EMOZIONI

Le risposte del corpo alle emozioni sono di diverso tipo:


§
Fisiologiche: alterazioni della frequenza respiratoria e cardiaca, della conduttività
elettrica della pelle, della pressione sanguigna; che sfociano in sensazioni corporee quali
tachicardia, rossore, sensazioni di caldo o di freddo.
§
Tonico-posturali: come la tensione o il rilassamento corporeo.
§
Espressive: predisposte mentalmente, abbozzate o compiutamente attuate.
§
Comportamentali: di tipo mimico-facciale, vocale, gestuale e lessicale.
LE EMOZIONI

Una distinzione alla quale aderiscono numerosi autori è quella tra emozioni fondamentali, o di
base, o primarie, ed emozioni complesse, o sociali.

Le prime appaiono connesse a scopi quali la sopravvivenza fisica, lo stabilirsi e il mantenersi di


una relazione personale, la possibilità di portare a termine le azioni intraprese; risultano
comuni all'uomo e agli animali superiori.

Le seconde sono invece fortemente dipendenti da scopi e capacità cognitive resi disponibili
dallo sviluppo cognitivo e sociale.
LE EMOZIONI

Le emozioni più frequentemente classificate come fondamentali sono gioia,


tristezza, paura, rabbia, alle quali secondo alcuni studiosi si aggiungono
sorpresa, disprezzo, disgusto.
Le emozioni fondamentali – al contrario di quelle sociali – possono essere espresse
mediante modalità facciali, gestuali e vocali, che sono universali, cioè
indipendenti dalla cultura di appartenenza, e compaiono già nel bambino di meno
di un anno.
Tra le emozioni sociali le più assiduamente citate risultano vergogna, senso di
colpa, invidia, gelosia.
LE EMOZIONI

Le ricerche evidenziano che


esiste la capacità universale di
riconoscere in modo appropriato
le espressioni emotive
fondamentali manifestate da
persone appartenenti a culture e
paesi totalmente differenti.
LE EMOZIONI

L’emozione è una risposta articolata determinata da


diverse componenti:
§
Esperienza soggettiva: intesa come vissuto, di diversa
intensità piacevole o spiacevole alla quale
contribuiscono:
§
Reazioni fisiologiche
§
Stati mentali come pensieri o fantasie
§
Componente legata al contesto sociale
LE EMOZIONI

§
Componente cognitiva
§
Risposte tonico-posturali
§
Risposte motorie espressive
§
Risposte motorie strumentali
§
Risposte linguistiche-espressive
LE EMOZIONI

Le emozioni hanno diverse funzioni:


SEGNALAZIONE INTERSOGGETTIVA: comunicare lo stato interiore della persona e
delle sue reazioni. Consentono di regolare comportamenti sociali e
interpersonali.


FUNZIONE COMUNICATIVA ADATTIVA: ossia mediare tra la persona e l’ambiente
circostante.
LE EMOZIONI


SEGNALEZIONE INTRASOGGETTIVA: informano la persona sul suo stato interno rispetto ai
propri bisogno, obiettivi e desideri; di conseguenza, avviene una regolazione dei
processi psicologici interni.


FUNZIONE MOTIVAZIONALE: le emozioni spingono verso comportamenti specifici:
predispongono cioè l’individuo a possibili forme di comportamento.
LE EMOZIONI

La competenza emotiva è la capacità di un individuo di riconoscere le proprie


emozioni e quelle degli altri, di saperle comunicare attraverso il linguaggio e le
espressioni della propria cultura e di regolarle in modo adeguato al contesto, così
da ricavare un senso di efficacia dagli scambi interattivi. (Saarni,1999)
LE EMOZIONI

La competenza emotiva comprende:


§
Consapevolezza del proprio stato emotivo
§
Capacità di riconoscere e discriminare le emozioni altrui
§
Capacità di usare il lessico emotivo
§
Capacità di provare empatia
§
Capacità di comprendere la discrepanza tra sto emotivo provato e manifestazione
dell’emozione
§
Capacità di affrontare in maniera adattiva le emozioni spiacevoli
EMOZIONI DIVERSE DA…

SENTIMENTI: comportano diverse emozioni distribuite nel temo e sono durevoli e più
strutturati cognitivamente delle emozioni.

EMOTIVITA’: tratto del carattere che rende suscettibili a reagire avvalendosi di una
particolare emozione.

UMORE: è lo stato più diffuso e durevole rispetto all’emozione e manca d’intenzionalità. Le


emozioni e i sentimenti hanno sempre un oggetto, l’umore non è rivolto a nulla in
particolare.
LO SVILUPPO AFFETTIVO-RELAZIONALE

Lo sviluppo affettivo-relazionale concerne le modalità con cui il bambino si


relaziona con gli altri; ai fini di questa evoluzione è fondamentale la più primitiva
delle relazioni, la relazione madre/bambino, la quale costituisce per il bambino
una sorta di prototipo sulla base del quale poi si struttureranno tutte le altre
relazioni.
LO SVILUPPO AFFETTIVO-RELAZIONALE

Un sano sviluppo della personalità dipende sia da un adeguato sviluppo della sfera
cognitiva, affettiva e sociale, sia dalle interazioni che la persona stabilisce con
l’ambiente esterno nel corso della sua evoluzione.

L’analisi include le esperienze psichiche relative alla soggettività che si connotano


secondo la polarità antitetica piacere-dispiacere, in base all’intensità, alle modalità
d’insorgenza e alla durata.
LO SVILUPPO AFFETTIVO-RELAZIONALE

Il primo studioso che si occupa di questo tema è FREUD (1900)


secondo cui l’affetto del bambino verso la madre è determinato da
una motivazione secondaria, derivate dal fatto che è questa figura a
provvedere ai suoi bisogni fisiologici (nutrimento e pulizia) e
rappresenta l’oggetto su cui scaricare le proprie pulsioni (libido e
aggressività).
LO SVILUPPO AFFETTIVO-RELAZIONALE

Gli studi di BOWLBY (1969) si concentrano sugli effetti della deprivazione


affettiva.

Definisce l’attaccamento come la propensione innata a cercare la vicinanza


protettiva di un membro della propria specie quando si è vulnerabili ai pericoli
ambientali per fatica, dolore, impotenza o malattia.
LO SVILUPPO AFFETTIVO-RELAZIONALE

Attingendo dal modello psicoanalitico, pone in risalto il ruolo della


madre (quale principale care-giver) nell’organizzazione emotiva del
bambino e la funzione particolare del legame affettivo madre-
bambino al fine dello sviluppo della competenza sociale e
dell’autonomia.
LO SVILUPPO AFFETTIVO-RELAZIONALE

A differenza di Freud, Bowlby sostiene che per il bambino la cosa più importante sia la
sicurezza, l’essere accudito, amato e protetto, e non la soddisfazione dei bisogni fisiologici.

L’attaccamento, cioè, è un bisogno primario, al pari di altri. E’ importante che la madre


abbia la capacità di accudire il bambino, sia in grado di comprenderlo e abbia una
disponibilità emotiva.
LO SVILUPPO AFFETTIVO-RELAZIONALE

Lo sviluppo del legame di attaccamento avviene in 4 fasi:

PRIMO PERIODO Si manifestano i primi comportamenti di attaccamento (pianto,


(0-2 mesi) sorriso, aggrapparsi) ma si tratta di segnali che non presuppongono la
discriminazione tra le persone o l’intenzionalità.
SECONDO PERIODO Orienta i suoi gesti e produce segnali verso persone discriminate, non
(2-6/8 mesi) avviene ancora la protesta alla separazione e l’ansia si genera
principalmente se lasciato solo.
TERZO PERIODO Mantiene il contatto preferenziale con le figure di riferimento, si
(fino ai 18 mesi) presenta la paura dell’estraneo, ansia da separazione e
comportamenti di esplorazione.
QUARTO PERIODO Inizia il rapporto secondo uno scopo, cioè la relazione reciproca ha
(dai 18 mesi) come scopo comune quello di offrirsi conforto e mantenere la
vicinanza.
LO SVILUPPO AFFETTIVO-RELAZIONALE

IL LEGAME DI ATTACCAMENTO

§
L’attaccamento originario volge la funzione di prototipo della sicurezza interiore per
l’intera vita di una persona.
§
Non è influenzabile da situazioni momentanee, perdura nel tempo e si struttura nei primi
mesi di vita con le figure di riferimento più significative.
§
E’ il prototipo di una base sicura dalla quale una persona parte per vivere con fiducia e in
modo autonomo.
LO SVILUPPO AFFETTIVO-RELAZIONALE

§
La bidirezionalità di questo scambio consente al bambino di sviluppare un senso di
sicurezza e di fiducia in sé, un rafforzamento della relazione tra lui e l’adulto.
§
L’indisponibilità dell’adulto di riferimento, da cui il bambino dipende per la
sopravvivenza, creerà una vulnerabilità verso la paura della perdita dell’altro.
§
La capacità di saper affrontare gli eventi in momenti critici o di cambiamento dipenderà
dal senso di sé che si è potuto sviluppare in questa fase della vita.
LO SVILUPPO AFFETTIVO-RELAZIONALE

§
Il legame che il bambino sperimenta nella relazione con il caregiver modellerà i
successivi legami, poiché l’individuo, nel momento del contatto con l’altro, porta con
se tutto il bagaglio delle esperienze precedenti.

§
Questo primo scambio relazionale e la conseguente sicurezza/insicurezza interiore che
il bambino sviluppa sono connessi alla futura capacità di autorealizzazione.
LO SVILUPPO SOCIALE

Si suddividono tre fasce d’età principali

ETA’ EVOLUTIVA ETA’ ADULTA ETA’ SENILE


(0-18 anni) (18-65 anni) (65 in poi)

La personalità è un concetto tipicamente dinamico nell’arco della vita di una persona e gli
esseri umani affrontano, nell’arco della vita, alcuni nodi cruciali di passaggio necessari per
evolvere una maturazione psicofisica adeguata al contesto sociale.
ETA’ EVOLUTIVA

0-6 ANNI PRIMA INFANZIA 6-10 ANNI ETA’ SCOLARE 10-18 ADOLESCENZA
Complesse azioni ORMONALI
SVILUPPO COGNITIVO: transita dal SVILUPPO COGNITIVO: inizio della
producono trasformazioni a carico
periodo sensomotorio al pensiero scolarizzazione, possibilità di
dell’apparato genitale e di tutto
egocentrico. apprendere la scrittura, lettura e
l’organismo.
SVILUPPO AFFETTIVO: a 2 anni numero.
SVILUPPO COGNITIVO:
oscilla tra sentimenti di SVILUPPO AFFETTIVO: inizia a
ragionamenti complessi, modalità
dipendenza e desiderio di creare rapporti sociali (capacità di
astratte di ragionamento.
esercitare il controllo sulla realtà. riversare affetto anche sugli
COMPETENZE EMOTIVE: idealizza
A 4 anni matura la capacità animali domestici). Inizia a
le qualità delle figure adulte di
empatica e sentimenti prendere forma il concetto di
riferimento dello stesso sesso
positivi/negativi. AUTOSTIMA e il concetto
identificandosi (critico).
Il GIOCO è l’attività principale. dell’identità personale.
COSTRUIRSI IDENTITÀ PERSONALE.
ETA’ ADULTA

PRIMA ETA’ ADULTA FASE DELLA MTURITA’ LA MEZZA ETA’


(18-30 ANNI) (30-40 ANNI) (40-65 ANNI)

La vita familiare è in genere più


Le capacità fisiche e intellettuali serena e la carriera lavorativa si
La crisi avviene se non si riescono
raggiungono il massimo fa stabile.
a raggiungere gli obiettivi scelti
dell’efficienza . Le crisi possono riguardare la
in età giovanile.
A livello biologico le reti disoccupazione e l’uscita da casa
La persona diventa membro
neuronali sono in evoluzione ed dei figli.
attivo della società.
espansione. Dopo i 20 anni si A livello fisico si osservano i
Le scelte di lavoro e famiglia
raggiunge una fase di stallo. naturali cambiamenti della
s’intrecciano e possono creare
Generalmente si pone la scelta vecchiaia (menopausa..). Lieve
conflitti.
della professione e del partner. diminuzione delle capacità
cognitive.
ETA’ SENILE

In questa fase si osserva un processo irreversibile di declino delle funzioni vitali


(anche in assenza di malattia).
Avviene un processo di analisi retrospettiva della propria vita.
Le funzioni cognitive sono sensibili all’invecchiamento (attenzione, memoria,
linguaggio, percezioni, capacità di prendere decisioni..).
Varia a seconda dell’istruzione e cultura le abilità mentali.
Crisi rispetto alla morte (amici, coniuge).
SVILUPPO SOCIALE

Dipende dall’intreccio di tre diversi fattori:

§
FATTORI INDIVIDUALI: caratteristiche innate.

§
FATTORI RELAZIONALI: legame di attaccamento e stili educativi parentali.

§
FATTORI SOCIO-CULTURALI: l’ambiente in cui si vive, l’istruzione, la professione.
MECCANISMI DI DIFESA

La caratteristica della condizione umana, per sua natura imperfetta, è la presenza


costante di conflitti tra la coscienza e l’inconscio. Nell’aiutare a tollerare tali conflitti
un ruolo chiave viene svolto dai meccanismi di difesa, si tratta di una risorsa adattiva
dell’organismo e permettono di vivere nel mondo in maniera sufficientemente
adeguata.
MECCANISMI DI DIFESA

Generalmente possiamo definire la difesa come un pattern di sentimenti, pensieri


e comportamenti che emergono in risposta alla percezione di pericoli psichici, e
che consentono di non diventare consapevoli dei conflitti o dell’ ansia che si crea
intorno a idee e affetti.

Si tratta di un operazione principalmente inconscia che mira a mantenere


l’equilibro interno. Sono in maggior parte normali e adattivi: è l’uso che ne viene
fatto che rende una difesa patologica.
MECCANISMI DI DIFESA

I meccanismi di difesa vengono utilizzati quotidianamente, nessuno di noi ne è


privo, tuttavia, seguendo un criterio cronologico, è bene distinguere tra
meccanismi di difesa primitivi e meccanismi di difesa evoluti.
MECCANISMI DI DIFESA

I meccanismi di difesa primitivi compaiono in momenti diversi dello sviluppo, si tratta di


precoci modalità con cui pensa il bambino piccolo che percepisce il mondo. Se vengono usati
da un adulto hanno una valenza molto differente rispetto al bambino.

I meccanismi di difesa evoluti sono una risorsa adattiva dell’organismo e permettono di


vivere nel mondo in maniera sana, sono dunque una normale modalità di funzionamento di
cui il soggetto può disporre.
MECCANISMI DI DIFESA PRIMITIVI

SCISSIONE
IDEALIZZAZIONE
SVALUTAZIONE
DINIEGO
PROIEZIONE
INTROIEZIONE
RITIRO PRIMITIVO
MECCANISMI DI DIFESA PRIMITIVI

La SCISSIONE è usata spesso nella vita di tutti i giorni. Gli oggetti sono visti in
maniera contrapposta e se ne nota solo un lato emotivo alla volta. Il soggetto
scinde le immagini e le rappresentazioni di sé, non riuscendo a percepirsi come
una mescolanza di attributi sia buoni che cattivi.
MECCANISMI DI DIFESA PRIMITIVI

L’IDEALIZZAZIONE è un meccanismo che


troviamo precocemente nel bambino
nell’immagine idealizzata dei propri genitori e
della loro capacità di difenderlo. Freud ne
parlava a proposito dell’innamoramento quando
l’amato viene idealizzato e sfugge a ogni critica.
Le funzioni sono quelle di ottenere protezione
da un mondo sentito come pericoloso, fino a
soddisfare i propri bisogni narcisistici.
MECCANISMI DI DIFESA PRIMITIVI

La SVALUTAZIONE è l’altra faccia della medaglia dell’idealizzazione. Il soggetto


attribuisce caratteristiche esageratamente negative agli altri o se stesso.

Si tratta di un rapporto patologico in quanto avviene una distorsione della


percezione che comporta una diminuzione delle reali qualità dell’oggetto in senso
negativo.
MECCANISMI DI DIFESA PRIMITIVI

Il DINIEGO o negazione è un
meccanismo attraverso il quale ci si
rifiuta di riconoscere certi aspetti
della realtà o di sé, con un contenuto
troppo spiacevole. Consiste nel rifiuto
di percepire la realtà esterna, seguita
dal tentativo di crearne una nuova
(elemento che sancirebbe l’ingresso
nel mondo della psicosi).
MECCANISMI DI DIFESA PRIMITIVI

La PROIEZIONE è l’operazione difensiva


mediante la quale il soggetto espelle da sé
e localizza nell’altro, persona o cosa, delle
qualità, dei sentimenti che egli non
riconosce o rifiuta di sé. Comporta
un’espulsione verso l’esterno di una
percezione interna intollerabile, dunque
questo processo porta a percepire qualcosa
di interno come una realtà proveniente
dall’esterno.
MECCANISMI DI DIFESA PRIMITIVI

L’INTROIEZIONE è il contrario della


proiezione, ovvero qualcosa di esterno viene
sentito come proveniente dall’interno di Sé.
In una forma ‘benigna’ equivarrebbe ad
un’identificazione primitiva con altre
persone importanti.
In patologia si evidenzia nella depressione.
MECCANISMI DI DIFESA EVOLUTI

RIMOZIONE
SUBLIMAZIONE
REPRESSIONE
SPOSTAMENTO
INTELLETTUALIZZAZIONE
SPOSTAMENTO
IDENTIFICAZIONE
FORMAZIONE REATTIVA
MECCANISMI DI DIFESA EVOLUTI

La RIMOZIONE è un’operazione che


respinge una rappresentazione legata
a una pulsione, quando la
gratificazione pulsionale rischia di
danneggiare altre esigenze.

A differenza della negazione la realtà


MECCANISMI DI DIFESA EVOLUTI

La SUBLIMAZIONE è la tendenza della pulsione verso mete


non sessuali che possiedono valori sociali e morali. Questo
permette di poter esprimere desideri, impulsi e affetti,
incanalandoli i comportamenti socialmente accettabili,
senza inibirli o ridurli d’intensità.
MECCANISMI DI DIFESA EVOLUTI

La REPRESSIONE è il meccanismo che porta l’individuo ad affrontare lo stress


interno ed esterno, evitando consciamente ma temporaneamente, di pensare a
problemi, desideri, sentimenti e esperienze disturbanti (si rimanda il momento di
affrontare i problemi).
MECCANISMI DI DIFESA EVOLUTI

L’INTELLETTUALIZZAZIONE è il meccanismo che permette di padroneggiare i


propri conflitti utilizzando il pensiero astratto e la formulazione teorica.
MECCANISMI DI DIFESA EVOLUTI

Lo SPOSTAMENTO è il meccanismo che consente di trasferire sentimenti e


rappresentazioni su un oggetto meno minaccioso di quello cui in partenza erano
indirizzati.

Es. figlio ostile verso il padre «detesto il cane di mio padre»


MECCANISMI DI DIFESA EVOLUTI

La FORMAZIONE REATTIVA permette di sostituire inconsciamente i propri pensieri


o sentimenti, giudicati inaccettabili, con comportamenti, pensieri o sentimenti
diametralmente opposti.
MECCANISMI DI DIFESA EVOLUTI

L’IDENTIFICAZIONE è il processo attraverso il quale si diviene simili a qualcuno,


assumendone in parte, o totalmente, aspetti e caratteristiche.
LA PERSONALITA’

La struttura di personalità secondo l’approccio psicodinamico si divide in:

NEVROTICA BORDERLINE PSICOTICA


• Sono in contatto con la • Funzionamento mentale al • Generale perdita di
realtà, limite fra nevrosi e
contatto con la realtà,
• Comportamento coerente, psicosi, • Pensano sia il mondo a
• Senso integrato della • Difficoltà nella gestione
essere sbagliato e non
propria identità, degli affetti,
loro ad avere difficoltà,
• Sono in grado di • Manca il senso del sé • Possibili gesti inconsulti,
descrivere se stessi senza integrato, • Allucinazioni e deliri,
difficoltà, • Preoccupazione sui temi • Si può avere progressivo
• No allucinazioni o deliri di separazione-
deterioramento.
individuazione.
LA PERSONALITA’

PERSONA ANSIOSA

PERSONA OSSESSIVA

PERSONA NARCISISTA
LA PERSONALITA’ ANSIOSA

L’ANSIA è fenomeno che si manifesta normalmente nella vita di una persona e può aiutarla
ad attivare le risorse mentali e fisiche.

Può verificare diversi livelli d’intensità e una funzione positiva:

§
Alcune fasi dello sviluppo sono accompagnate da una temporanea condizione ansiosa,

§
Stimolo d’allarme aiutando nella ricerca di soluzioni adeguate,

§
Può essere evitata, non è distruttiva, può essere compresa.
LA PERSONALITA’ ANSIOSA

§
La persona può esercitarvi un controllo cercando soluzioni funzionali,

§
Una quota d’ansia limitata può essere incanala in attività socialmente utili (creatività…),

§
È costituita dalla reciproca interazione di due elementi: uno di ordine emotivo
(insicurezza) e l’altro cognitivo (incertezza).
LA PERSONALITA’ ANSIOSA

Quando una persona non riesce a trovare soluzioni adattive per fronteggiare situazioni
sconosciute o potenzialmente pericolose l’ansia si presenta in forma elevata e
continuativa e può diventare invalidante assumendo connotazioni patologiche.
-
Perdita di controllo
-
Prestazioni negative,
-
Distorsioni cognitive (idee ossessive, aspettative catastrofiche..)
-
Caratteristiche autoinvalidanti.
LA PERSONALITA’ OSSESSIVA

La ‘ferita della persona ossessiva’ è il precoce soffocamento della sua


spontaneità e libertà di esplorazione.

Questo ha inizio in tenera età quando al bambino vengono imposte regole


esagerate su ogni argomento limitando l’esplorazione, il movimento, la libertà, la
spontaneità e l’autonomia.
LA PERSONALITA’ OSSESSIVA

Bloccando lo sviluppo della volontà interna il bambino e poi adulto impara ad assecondare le
regole, nelle quali prima o poi si identifica.

Vive in un mondo fatto di doveri, cercano di essere razionali e logici, negando la


partecipazione affettiva. Temono le situazioni che non possono essere controllate e tendono
a dare una risposta tecnico-meccanica, priva di emotività.
LA PERSONALITA’ OSSESSIVA

CARATTERISTICHE TIPICHE:

Puntualità,

Precisione (eccessiva),

Affidabilità,

Forte spinta produttiva,

Organizzazione,

Adeguamento alle regole,

Grande valore attribuito al denaro (forma di potere)
LA PERSONALITA’ OSSESSIVA


Controllo eccessivo

Atteggiamenti provocatori

Tendenza all’indecisione

Avarizia

Tendenza a colpevolizzare gli altri

Tendenza all’autogiustificazione

Affettività ristretta

Pensiero alla ricerca della continua perfezione

Non creano un rapporto empatico
LA PERSONA NARCISITA

La ‘ferita della persona narcisista’ avviene in presenza di una madre rifiutante, il


bambino nega i propri bisogni di affetto.

La rabbia e il sentimentalismo vengono espressi mentre la tristezza e la paura


sono rimossi perché evocano vulnerabilità. Non accetta alcuni suoi aspetti e li
proietta all’esterno.
LA PERSONA NARCISITA

Danno un’importanza enorme al POTERE, che esercitano sugli altri, e al


CONTROLLO esercitato su loro stessi. In questo modo tendono a proteggere se
stessi da possibili umiliazioni.

Un vero narcisista non s’innamora mai perché significa dipendere da qualcuno e


non riesce a sopportarlo. Tendono tuttavia a essere abili seduttori e basano le
loro relazioni sui rapporti sessuali.
LA PERSONA NARCISITA

CARATTERISTICHE TIPICHE:

Bell’aspetto, si presenta sicuro di se,

Provocatore,

Affascinante e seduttivo,

Non accetta volentieri le critiche,

Tende a rendere l’altra persona ‘debole’

Teme l’intimità affettiva

Tende a conquistare posizioni di comando
LA PERSONA NARCISISTA


Può essere freddo e riservato ma anche beffardo e aggressivo,

Non sviluppano empatia,

Mente senza problemi,

Seduce e manipola,

Il suo comportamento ostenta aria di superiorità.
STILI COMUNICATIVI - COMPORTAMENTALI

ASSERTIVO
AGGRESSIVO
PASSIVO-REMISSIVO
STILI COMUNICATIVI - COMPORTAMENTALI

Lo stile comportamentale ASSERTIVO va dallo stile passivo a quello aggressivo.


E’ consapevole dei propri diritti ma è consapevole di quelli degli altri.
Ha il senso del dare e del ricevere, in caso di conflitto arriva al compromesso e alla
cooperazione.
La comunicazione è caratterizzata da: contatto visivo, attenzione alla comunicazione non
verbale, uso di parole che esprimono fiducia in se stessi e negli altri.
STILI COMUNICATIVI - COMPORTAMENTALI

La persona AGGRESSIVA riesce a realizzare i suoi desideri ed esprimere i suoi bisogni a spese
degli altri, attaccando e umiliando.
E’ arrogante, ha comportamenti dominanti, è invadente, cerca di porsi al centro
dell’attenzione. Tende però a rimanere isolato, perché le altre persone non desiderano la
sua compagnia o lo temono.
Le caratteristiche della comunicazione sono: esigente, ostile, scortese, intimidatoria,
irrispettosa, giudicante, offensiva, non tiene conto delle opinioni altrui e interrompe
frequentemente l’interlocutore.
STILI COMUNICATIVI - COMPORTAMENTALI

Alcune strategie utili:



Evitare di avere un comportamento aggressivo di rimando che ha come effetto quello di
esasperare il conflitto,

Assumere il controllo dei propri pensieri,

Usare l’ascolto comprensivo,

Utilizzare il silenzio in modo proficuo,

Chiarire qualsiasi divergenza.
STILI COMUNICATIVI - COMPORTAMENTALI

Chi ha uno stile PASSIVO-REMISSIVO tende ad interporre le esigenze altrui alle proprie. Non
esprime i propri bisogni e le proprie opinioni (può diventare aggressiva a causa di repressioni
continue). Ritiene gli altri migliori di lei, teme il giudizio e le critiche.
Le caratteristiche comunicative sono: accondiscendente, non assume iniziative, non esprime
le proprie emozioni, ha difficoltà ad opporsi alle richieste altrui, incapace di lamentarsi e
teme d’irritare o infastidire gli altri.
STILI EDUCATIVI

Ø
AUTOREVOLE: elevata accettazione, elevato controllo
Ø
AUTORITARIO: scarsa accettazione, elevato controllo
Ø
PERMISSIVO: elevata accettazione, scarso controllo
Ø
INCOERENTE: controllo e accettazione discontinuo
Ø
TRASCURANTE-EVITANTE: scarsa accettazione e controllo
SETTING

Con il termine SETTING (dall’inglese ‘set’ cornice)


s’intende l’insieme degli aspetti, materiali e mentali,
che consentono lo svolgersi di un incontro
comunicativo tra educatore e cliente.

La funzione è legata alla modalità relazionale che


caratterizza l’incontro con il cliente.
SETTING

Gli aspetti del setting legati alle condizioni concrete che favoriscono il lavoro educativo
tengono conto:

Luogo: spazio nel quale avviene l’incontro fisico tra educatore e cliente (ambiente,
arredamento, corpo dell’educatore)

Tempo: quanto tempo è necessario per svolgere le attività

Costo: valenza in termini emotivi e reali
GRAZIE PER L’ATTENZIONE

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