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EDUCAZIONE MUSICALE

L’educazione musicale comprende l’insieme di condizioni e di azioni mirate allo sviluppo di


conoscenze, abilità e competenze relative alla percezione, alla fruizione, alla produzione
musicale e alla rappresentazione culturale dei fenomeni sonori-musicali in tutte le forme
possibili di manifestazione. Pertanto nell’ambito dell’educazione musicale si possono
comprendere:
a) l’insieme degli interventi educativi che, in ambito scolastico e/o extrascolastico, con
metodologie specifiche pongono la musica al centro delle pratiche di
insegnamento/apprendimento per lo sviluppo dell’identità musicale;
b) un campo di studi e di ricerca di cui si occupano in particolare la Pedagogia musicale, la
Psicologia della musica, la Didattica della musica;
c) la disciplina curricolare che, negli ordinamenti della scuola italiana, è stata denominata
anche come “Educazione al suono e alla musica” o semplicemente “Musica”.

L'educazione musicale nel Novecento si caratterizza per un orientamento pedagogico attivo,


in cui il fare musica ha la preminenza sugli apprendimenti teorici. In questa prospettiva
vengono ad assumere un'importanza centrale il canto, le attività ritmiche e la musica
d'insieme. Questo tipo di orientamento è ciò che accomuna i diversi metodi affermatisi
soprattutto nella prima metà del secolo ad opera di alcuni musicisti: Émile Jaques-Dalcroze
(1865-1950), Edgar Willems (1890-1978), Zoltán Kodály (1882-1967), Carl Orff (1895-
1982), Maurice Martenot (1898-1980), Justine Ward (1879-1975), Shinichi Suzuki (1898-
1998), Edwin E. Gordon (1927-2015).
Il metodo Dalcroze si basa sul corpo e sul movimento, riunendo in un unico approccio
educativo musica, danza ed educazione fisica. Nel metodo Kodály assume molta importanza
il repertorio folklorico, prediligendo all'interno di questo le filastrocche e le canzoni per
l'infanzia. Si basa, inoltre, su una serie di tecniche funzionali a un apprendimento semplice
ed efficace dei codici notazionali. La fonomimica è uno di questi dispositivi, in cui ogni nota è
associata a un gesto della mano. Un altro dispositivo del metodo Kodály è la solmisazione, un
sistema già introdotto da Guido d'Arezzo in epoca medievale che consiste nell'associare alle
note della scala cantata le sillabe latine ("do", "re", "mi", ecc.) senza considerare la tonalità
assoluta. L'educazione ritmica si basa sulla sonorizzazione verbale delle figure e delle cellule
ritmiche con una serie di sillabe ("ta", "titti", "tiritiri", ecc.). Il metodo Willems si basa
essenzialmente sullo sviluppo dell'orecchio musicale e del senso ritmico. Pur non riferendosi
a tecniche specifiche, ci ha lasciato un'ampia mole di riflessioni sulla pedagogia della musica.
Sul senso ritmico si basa anche il metodo Martenot, che propone una serie di esercizi legati
a esperienze di gioco. L'Orff-Schulwerk aggiunge ai metodi precedenti una particolare
sensibilità verso gli strumenti musicali, proposti tramite l'invenzione di uno strumentario
didattico specifico. Con questo strumentario è possibile proporre esperienze di musica
d'insieme basate su procedimenti elementari, a misura di bambino, soprattutto utilizzando la
scala pentatonica. Essenzialmente rivolto alla didattica degli strumenti ad arco è il metodo
Suzuki, basato soprattutto sull'ascolto, sull'imitazione e sull'insegnamento collettivo. Anche
in questo caso la pratica strumentale è anteposta all'apprendimento teorico.

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