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L’ETÀ DELLA RESTAURAZIONE E DELLE LOTTE D’INDIPENDENZA:

IL ROMANTICISMO
1. Due miti a confronto: il filosofo e il poeta
Ragione e Equilibrio, dialogo Disprezzo per il
Cosmopolita Ateo o deista
razionalità ragionevole, luce Medioevo
Irrazionalità e
Nazionalista e Sentimento e Medioevo culla
Cristiano disarmonia,
patriota fantasia della modernità
tenebre

2. Una premessa: la diffusione della rivoluzione industriale, la restaurazione, il crollo degli


ideali illuministici
1. Insofferenza verso alcuni esiti della rivoluzione industriale
2. Insofferenza verso la Restaurazione vetero-nobiliare e il suo immobilismo
3. Insofferenza verso alcuni ideali illuministici (estetici, filosofici, politici, religiosi)
3. Gli inizi del Romanticismo: alcune date
3a. In Germania e in Inghilterra
1798: Friedrich e August Wilhelm Schlegel, «Athenäum» (1798-1800) e il “gruppo di Jena”
1798: Samuel T. Coleridge e William Wordsworth, Lyrical Ballads (Byron, Shelley e Keats)
3b. In Francia
1813: Madame de Staël, De l’Allemagne
1827: Hugo, prefazione al Cromwell
3c. In Italia
1816, gennaio: Madame de Staël, Sulla maniera e la utilità delle traduzioni.
1816, gennaio: Ludovico di Breme, Discorso intorno all’ingiustizia di alcuni giudizi letterari italiani
1816, settembre: Pietro Borsieri, Avventure letterarie di un giorno.
1816, dicembre: Giovanni Berchet, Lettera semiseria di Grisostomo al figliuolo

4. Orientamenti della cultura romantica


 Disarmonia realtà esterna/mondo interiore:
a. valorizzazione dell’interiorità e
dell’irrazionale
b. oscillazione tra titanismo e
vittimismo
c. tensione verso l’infinito e ritorno
alla religiosità
 Popoli e nazioni (ontogenesi = filogenesi):
a. nazionalismo
b. storicismo

5. Principi della poetica romantica (cfr. infra)


6. Un tentativo di polarizzazione
Una scissione io/mondo (libertà/necessità)
vissuta:
1. come contrasto storico fra “ideale” e
“reale”, valori e società
2. come dissidio ontologico

7. Postille: origine e sviluppi del termine


“Romanticismo” e piccola digressione
sull’amore romantico
Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia,
1818
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5. Principi della poetica romantica

La poetica romantica si articola in un insieme molto ampio e vario di nozioni, principi, orientamenti
e argomentazioni, spesso strettamente connessi tra loro. In maniera sintetica e schematica, ne riper-
corriamo alcuni.
1. Si rifiuta la mitologia classica ora in nome della tradizione e della mitologia nazionale
(germanica o anglosassone), ora in nome della modernità, del gusto e delle necessità dei
tempi, ora in nome della religione cristiana (gli antichi rappresentavano gli dei in cui
credevano, altrettanto devono fare i moderni).
2. Si rivalutano tutte le tradizioni letterarie che l’idealizzazione esclusiva dell’antichità
classica aveva sempre relegato in secondo piano, siano antiche o recenti, nordiche o
orientali, colte ma soprattutto popolari, e ad esse si attinge: si diffonde così un certo gusto
per l’esotico.
3. Si affermano l’origine medievale e la natura cristiana della poesia romantica e moderna .
Viceversa – si osserva – quella classica è poesia o arte pagana, che ha avuto origine e senso
nell’antichità, mentre quella classicistica si è sviluppata nelle età successive sui modelli
antichi, forzatamente ricondotti ai nuovi contesti.
4. La poesia romantica, in quanto poesia cristiana, moderna e almeno in prima istanza
settentrionale, si connota come poesia spirituale, tenebrosa e malinconica (la vita è esilio nel
mondo), introspettiva e sentimentale (così ad esempio lo Schlegel). Viceversa la poesia
classica, in quanto primitiva, pagana e meridionale, si connota prevalentemente come poesia
serena, solare, ingenua ed esteriore
5. La Sehnsucht, cioè l’eterna irrequietezza, caratteristica della spiritualità moderna e quindi
della poesia romantica, si contrappone alla Stille, la serenità imperturbabile dell’anima,
essenza della poesia classica.
6. Si affermano a chiare lettere i principi della storicità dell’arte e della soggettività del gusto :
l’arte muta nel tempo e ha valore come rappresentazione delle aspirazioni, dei bisogni, dei
valori, degli ideali, del gusto di un’epoca storica determinata. Non esistono canoni estetici
validi in assoluto, essendo questi invece soggetti a variabili individuali, geografiche e
storiche. L’arte è dunque perfettibile. Nell’affermare ciò i romantici si oppongono: 1) al
principio classicistico dell’immutabilità dell’arte, fondato sull’idea di una corrispondente
immutabilità della natura e sulla concezione dell’arte come imitazione di questa; 2) al
principio d’imitazione, fondato sull’opinione che gli antichi, essendo più a contatto con la
natura, abbiano prodotto l’arte più perfetta.
7. Si afferma, quindi, il criterio della modernità, della rispondenza della poesia alle esigenze
dei tempi.
8. La letteratura, oltre che moderna e nazionale, deve essere popolare, adeguata alle istanze del
nuovo pubblico, che si riconosce grandemente aumentato e di composizione sociale diversa
rispetto al passato (il popolo per i romantici coincide tendenzialmente con la borghesia, del
cui gusto la nuova letteratura è in certo modo l’espressione). L’arte classica e soprattutto
quella classicistica – si osserva – erano viceversa destinate ad un pubblico prevalentemente
aristocratico.
9. Si costituisce progressivamente il canone dell’originalità: poesia esteticamente valida è
quella “originale”, quella che è adeguata alle particolarissime esigenze del luogo e del
tempo in cui è concepita, alla personalità di chi la crea, e rispecchia il genio della nazione e
il genio individuale. Da qui deriva anche la modificazione semantica in atto del termine
“genio”, che, dal significato di caratteristica specifica di una persona o di una nazione, tende
ad assumere quello di individuo dotato di creatività e sensibilità eccezionale, assolutamente
originale e irripetibile. Anche questo principio è formulato in opposizione al canone
classicistico dell’imitazione.
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10. Ispirazione, entusiasmo, genialità, furor poeticus, sono per i romantici le fonti della poesia.
Si tratta, in verità, di elementi in parte desunti dall’estetica classica, che però ora vengono
posti al centro della concezione romantica della creatività artistica.
11. La fantasia, in particolare, è concepita come componente fondamentale dell’arte, in esplicita
polemica con il razionalismo del classicismo francese del sei-settecento e con il principio
classico del labor limae (Friedrich Schlegel: «romantico è ciò che ci presenta una materia
sentimentale in una forma fantastica»).
12. Se la poesia è fantasia e sentimento, se romanticismo è inquietudine, malinconia, bisogno di
introspezione, allora si privilegeranno tematiche sentimentali, appassionate; si rappresente-
ranno di preferenza personaggi caratterizzati da violenti drammi interiori, indagati con
scrupolo analitico e rappresentati in tutta la loro esasperazione; si elaborerà un ideale di
uomo sensibile, appassionato, dal forte sentire, che vive le proprie passioni ed esperienze
senza mezze misure, che conduce un’esperienza sregolata ma intensa. In questo caso
l’obiettivo polemico è costituita dall’ideale classico di saggezza, di controllo delle passioni,
e della poesia esteriore, di puro intrattenimento, cui il classicismo si era spesso ridotto.
13. Si costituiscono i canoni della spontaneità e dell’autenticità (contro quello classico della
naturalezza): il che significa gusto per un’espressione apparentemente immediata,
apparentemente prodotta da un riversamento del vissuto interiore sulla pagina, e in realtà
frutto di una scelta stilistica, di un mutamento di artifici retorici, che talora si concretizza in
un accentuato gusto per un’espressione formalmente disordinata, enfatica, caotica,
dissonante (mimesi dell’esasperata passionalità), contro la regolarità, l’euritmia, il dominio
della forma, della compostezza che erano principi costitutivi – almeno tendenzialmente –
della più tipica poesia classica e classicistica.
14. Si rifiuta il sistema dei generi, così come era stato codificato dalla cultura classicistica
specie nel Cinquecento, in nome di una libertà espressiva e fantastica che non può darsi
limiti rigidi.
15. Si rifiuta il complesso delle norme e dei precetti elaborati dalle poetiche classicistiche nei
secoli precedenti, in nome dei medesimi principi di libertà espressiva e fantastica e della
necessità di adeguarsi ai tempi, della storicità delle forme artistiche ecc.
16. Spesso si prediligono le manifestazioni e le forme della poesia popolare (ballate, romanze;
metri meno raffinati e sofisticati, più cadenzati e facili…).
17. La letteratura, sia sul piano delle tematiche che su quello del linguaggio e dello stile, tende
spesso ad abbassarsi al livello del grande pubblico contemporaneo: si muove dal sublime al
mediocre, dall’aulico al quotidiano, dal poetico al prosaico. Ne deriva tendenzialmente
anche un ampliamento di ciò che può essere considerato artistico, un ampliamento insomma
della materia poetabile: anche il brutto, l’anormale, gli aspetti più impoetici del vivere
(talora resi con un lessico fortemente realistico) possono essere soggetto di poesia e di arte.

Il carattere sequenziale e schematico di questa rassegna non deve essere frainteso: non tutti questi
elementi sono compresenti nelle diverse poetiche concrete, né tutti sono sempre compatibili tra loro.
Il fatto è che – ribadiamo – a differenza del classicismo, che si presenta come una dottrina poetica
sistematica, dotata di norma, precetti e modelli sommi, il Romanticismo è un movimento che per
realtà storica e per sua stessa natura (libertà, irrazionalità, spontaneità, irregolarità ecc.) si presenta
poliedrico, talora contraddittorio, difficilmente riconducibile ad un sistema ordinato di principi, ma
unito attorno ad una sensibilità, ad un gusto nuovi, ad alcune parole d’ordine suscettibili di
realizzazione e di sviluppi anche profondamente divergenti.

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