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Il Graal e le reliquie di Cristo

“vi era un vaso pieno di aceto” Gv 19,29

“gli si avvicina una donna con un vaso di alabastro di olio profumato” Mt 26,7

“gli diedero da bere vino mescolato con fiele” Mt 27,34

E opportuno spendere alcune riflessioni sul tema del rapporto fra Graal e il mondo delle reliquie.
Le testimonianze e i dati che possiamo conoscere sulle reliquie cattoliche ci possono aiutare non solo
ad interpretare i testi graalici ma anche ad approfondire la spiritualità del Graal e ad avanzare un poco
sul distinto tema della localizzazione storica del Graal stesso.

Cos’è una reliquia? E una documentazione storica e fisica proveniente da un santo, dalla Vergine, o da
un intervento miracoloso divino o dalla persona di Cristo stesso. Può trattarsi di una parte del corpo, o
di un vestito o di un oggetto usato o toccato dalla persona a cui si riferisce e che, per la santità della
stessa persona, si ritiene arricchita e segnata della grazia divina che rese santa quella stessa persona. Le
reliquie cristiane si venerano quali segni di fede, amore e speranza, quali segni che derivano
dall’incarnazione di Cristo e dalla diffusione della Sua grazia. Se Cristo infatti ha assunto un corpo e ha
guarito corpi umani ed stato anche corpo santo per tre giorni nel santo sepolcro (a sua volta santo in
quanto reliquia di Cristo) allora la grazia di Cristo può rendere speciali certi oggetti santificati durante
la vita terrena. Più precisamente l’omaggio a quegli oggetti che, se motivato dalla Fede e sua
espressione genuina, per la grazia di Cristo ottiene nuove grazie per il fedele.

Va fatta un'altra chiarificazione: certe reliquie, in quanto caratterizzate dalla presenza del Sangue di
Cristo (come la Sindone e la Veronica) possono essere venerate come reliquie ma il Sangue di Cristo
deve essere invece oggetto di adorazione in quanto presenza viva ed eterna di Cristo.

Gli atti di adorazione tramite inginocchiamento o prostrazione che certi racconti descrivono ad
indirizzo del Graal quindi vanno intesi quali atti di adorazione verso la presenza di Cristo nel Suo
sangue e dello Spirito santo quale gloria divina, e sono perfettamente ortodossi secondo la dottrina
cattolica. Mentre il Graal stesso quale contenitore in se stesso può essere solo oggetto di venerazione
ma non di adorazione. La logica devozionale che guida il culto delle reliquie quindi simile allo logica
spirituale del culto dei santi e delle icone.

In questo il Graal appare simile alla Sindone, al Sepolcro, alla colonna della flagellazione, alla tunica di
Cristo, alla Veronica, al Mandylion, al telo di Oviedo: contiene il Sangue di Cristo!
Certamente il Graal presenta una sacralità, speciale e unica, aggiuntiva: di esso il Cristo ha avuto
bisogno per consacrare il vino nel suo sangue durante la Santa Cena e successivamente è stato usato per
raccogliere l’ultimo sangue del cuore di Cristo dalla croce.

Culturalmente e storicamente quindi utile studiare, anche a livello rituale e simbolico, i percorsi delle
più importanti reliquie cristiche e i culti devozionali che si sono sviluppai attorno ad esse; sia perchè
situazioni analoghe potrebbero essere accadute per il Graal sia perchè ci forniscono nuovi strumenti
interpretativi per scorgere nei romanzi del Graal tracce di un culto del Graal quale reliquia di Cristo. E
tracce ve ne sono abbondanti: la “processione” del Graal, l’uso di ceri e candelabri come a rievocare la
processione della deposizione e della sepoltura di Cristo (la prima processione della nuova Chiesa di
Cristo), la “Messa del Graal” con uso di incenso e benedizioni e atti di adorazione, l’investitura tramite
spada e/o consegna del Graal, la presenza di un letto-sepolcro.
Oltre a ciò storicamente potrebbe essere accaduto che il Graal abbia seguito alcune vie, dalla Terra
santa ad occidente, similmente alla Sindone e alle lare reliquie di Cristo o che le stesse elites
aristocratiche che hanno custodito e trasmesso queste reliquie abbiamo fatto la stessa cosa per il Graal.
Riguardo invece all’identificazione oggettuale mentre appare credibile il Calice di Valencia per la
coerenza della traslatio da Roma alla Spagna secondo la tradizione e perché utilizzato per una Messa
dallo stesso Pontefice Giovanni Paolo II, non appare affidabile il Catino di Cesarea di Genova,
probabilmente una copia napoleonica dell’originale trafugato da Napoleone e di cui si sono perse le
tracce, ciò per le rilevanti discrepanze fra antiche stampe ed affreschi e l’attuale oggetto. Da verificare
invece il Bacile del Tesoro imperiale di Vienna, oggetto di cui si sempre parlato poco, mentre gli
Asburgo sono stirpe crociata e potenzialmente graalica per la loro fedeltà a Roma e la loro integrità
imperiale e cattolica. La difficoltà a ricostruire la dispersione delle reliquie, contese nei secoli per il
loro valore spirituale e/o politico-economico dimostrata dalle tristi e recentissime vicende della
reliquia del prepuzio di Cristo, una delle pi importanti e significative reliquie della Cristianità, di cui in
Italia si sono perse le tracce da poco pi di 1anni. Tornando al problema del metodo di ricerca del Graal
possiamo affermate che certamente una via privilegiata di ricerca, non ancora battuta, potrebbero essere
le biblioteche dei seminari pi antichi d’Italia (oltre ai depositi di reliquie delle parrocchie) in merito ai
libri sul tema delle reliquie. Sarebbe auspicabile e possibile che nascesse una scienza interdisciplinare
(letteratura, arte, storia, filologia, ecc.) lo studio del Graal, similmente a quanto accaduto per la
Sindone. Chiaramente qui osterebbe l’assenza dell’oggetto, ma ciò risulta compensato dalla presenza di
numerosi testi scritti, e la stessa assenza renderebbe la ricerca più suggestiva ed affascinante.

In conclusione è necessario ribadire la differenza-analogia fra Graal e reliquie: il Graal è reliquia ed


oggetto sacro in quanto oggetto in se stesso considerato, probabilmente anche di fattura celeste
secondo le visioni di Santa Caterina Emmerick, ma è anche contenitore della viva ed eterna Presenza
di Dio sotto l’immagine del Sangue e in quanto tale svolge una funzione simile a quella svolta dal
Tempio di Gerusalemme: oggetto sacro e rituale in cui si manifestava, per volontà e rivelazione divina,
la Gloria e la Presenza di Dio. Sotto questo punto di vista il Graal è come il velo del Tempio, ma forse
ogni corpo umano in quanto creatura di Dio e in quanto contenente un anima in cui sia presente lo
Spirito di Dio non è Tempio dello Spirito santo come ci insegna S. Paolo? L’unica differenza è che nel
Graal vi è la pienezza ontologica e storica della presenza di Dio e dell’umanità perfetta.
Sono riscontrabili quindi tre santità del Graal:
a) il Graal pre-cristico quale oggetto sacro-celeste
b) il Graal cristico e pasquale quale oggetto santificato da Cristo e dalla funzione cristica
c) il Graal della Passione e della Croce quale nuova sede permanente del Sangue di Cristo
sulla terra, il sangue del Suo Cuore trafitto, l’ultimo preziosissimo Sangue

Se è vero infatti che il Corpo di Cristo è già esso pienezza della divinità e della perfetta umanità e che
Cristo è, dalla Resurrezione in poi e per sempre, vivo nell’assoluta unità di anima e corpo, umanità e
divinità, due nature in una persona, e che la sua umanità, già perfetta, è dopo la Sua resurrezione anche
glorificata dalla stessa e dalla volontà del Padre, il sangue di Gesù contenuto nel Graal ( e nelle altre
reliquie della Passione di Gesù da esso segnate) è, per le stesse ragioni, un Tesoro spirituale concreto in
aggiunta: gloriosissimo e perfettissimo, permanente, eterno, sovrabbondante di grazia, e ricco per sua
natura di una missione, di missionarietà evangelica come l’Arca per il Popolo nel deserto, ora per tutte
le anime e le terre del mondo.
Quale missione? Una missione triplice: regale, profetica, e sacerdotale. Certamente per il rafforzamento
del Regno di Dio sulla terra. Una funzione anche pontificale: di connessione con il sangue sparso sulla
terra e con il sangue del Suo Corpo in Cielo. Il sangue di Cristo è uguale, sempre vivo e sempre
operante!

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