Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Interpretazione Tipologica
Interpretazione Tipologica
APPENDICE
La chiesa delle origini
Interpretazione tipologica
La maggiore discrepanza è l’uso della tipologia. Se l’AT acquista il suo pieno significato
come "prefigurazione" del NT, come valutare questa esegesi tipologica, tanto importante
nei padri? Ecco le indicazioni della Commissione per i rapporti religiosi con
l'Ebraismo, che il 24 giugno 1986 ha pubblicato i Sussidi per una corretta
presentazione degli Ebrei e dell'Ebraismo nella predicazione e nella catechesi
della Chiesa Cattolica. (Il documento è reperibile integralmente su internet
all’indirizzo: http://www.nostreradici.it/sussidi.htm, purtroppo con alcuni errori
tipografici).
•L’esegesi tipologica è infatti nota già all’interno dello stesso AT. Come ricorda il n. 9
dei citati Sussidi, l’esodo egiziano è stato riletto dai profeti come paradigma per
descrivere il ritorno dagli esili e la liberazione escatologica stessa: basti pensare
al Seder di Pesah (la liturgia pasquale). Ma c’è una tipologia cristiana che si distacca
da questa modalità: è quella che "si interessa agli eventi e alle persone del Primo
Testamento unicamente come "figure" e "tipi" da attraversale in fretta per giungere
alle "realtà" (= antitipi) della Nuova Alleanza" (ivi, p. 390). È la tipologia della
"frattura tra i due testamenti", secondo la quale il Figlio con la sua incarnazione
non avrebbe portato a compimento la rivelazione veterotestamentaria, ma la
avrebbe totalmente rinnovata.
•
•Occorre invece una lettura di pacificante continuità tra i due testamenti. La
novità cristiana non indica frattura con l’antico, ma definitività della
rivelazione in Cristo. "Per quanto concerne il Testamentum (= l’economia, distinta
dall’Instrumentum, = gli scritti), mentre il NT può essere definito come l’ultima
rilettura dell’Antico, esso stesso non può andare soggetto a una ulteriore allegoria,
senza che venga distrutta la realtà della stessa fede cristiana" (ivi p. 403). Il NT è
l’"ultima allegoria" dell’AT, rimanendo aperto solo all’anagogia escatologica (il
compimento finale, quando "Dio sarà tutto in tutti": 1Cor 15,28). D’altro canto la
novità cristiana può essere rinvenuta nel fatto che nessun ebreo è giunto alla fede
in Cristo solo per aver letto le scritture: è necessario l’incontro con l’evento
irripetibile della risurrezione (dunque il cristianesimo non è solo lo "sviluppo
organico e naturale" dell’ebraismo).
•"La lettura ebraica delle scritture, di per sé, rimane aperta a un futuro e a un’attesa
escatologica indeterminata. […] La lettura cristiana crede di conoscere il nome
preciso di questa incognita: Gesù di Nazaret" (ivi p. 422). L’evento di Cristo rimane
la discrepanza di fondo nell’interpretazione di quello che noi chiamiamo AT: la prima
venuta di Gesù non è riconosciuta dagli ebrei come chiave interpretativa della storia
e della scrittura, mentre l’attesa escatologica della sua seconda venuta (la parusìa,
quello che gli ebrei chiamano "il giorno di Yhwh") è ciò che ci accomuna.
Object 1
•"Leggendo l’AT, il cristiano […] è come il lettore di un libro giallo, che ne vada
Object 2