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La «soluzione finale»

del problema ebraico

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Il razzismo hitleriano
Durante la Seconda guerra mondiale vengono uccisi milioni
di ebrei, considerati da Hitler e dai suoi seguaci degli esseri
inferiori da eliminare.

Secondo l’ideologia nazista,


infatti, il “nuovo ordine”
destinato a imporsi si basa
sulla supremazia della razza
ariana, rispetto alla quale il
popolo ebraico costituisce la
peggiore contaminazione.

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Il razzismo hitleriano
Nelle fasi iniziali del conflitto centinaia di migliaia di ebrei
vengono fucilati, soprattutto in Polonia e in Unione Sovietica.
Successivamente i nazisti pianificano accuratamente un
genocidio volto a cancellare il popolo ebraico dall’intera
Europa: l’Olocausto.

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Dal ghetto al campo di sterminio
Il 20 gennaio del 1942 i nazisti prendono la decisione
ufficiale di annientare gli ebrei attraverso un dettagliato piano
di sterminio, che prevede
•la loro cattura e reclusione in ghetti;
•il trasferimento in campi di raccolta
•quindi in campi di concentramento e sterminio,
•dove vengono uccisi con il gas
•e poi bruciati
per non lasciare
alcuna traccia.

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Dal ghetto al campo di sterminio
In Polonia i ghetti sono in piena attività sin dall’inizio del
conflitto – quello di Varsavia rinchiude circa 400.000 persone
– e vi confluiscono gli ebrei provenienti da tutti i territori
occupati.

Nel 1943 il ghetto di Varsavia viene chiuso e una rivolta


degli ebrei mette in difficoltà le truppe tedesche; ripreso il
controllo, i nazisti li deportano nei campi di concentramento.
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Dal ghetto al campo di sterminio
Il campo più grande è
quello di Auschwitz-
Birkenau, in Polonia;
gli si affiancano quelli
di Majdanek, Treblinka
e Chelmno,
Mauthausen in Austria,
Bergen-Belsen,
Buchenwald e Dachau
in Germania.

Le comunità ebraiche dell’Europa centro-orientale vengono


cancellate e quelle dell’Europa occidentale e mediterranea
quasi annientate.
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Il metodo dell’Olocausto
Gli ebrei viaggiano per giorni in vagoni merci piombati e
molti muoiono già lungo il tragitto.
Tra quelli che arrivano al campo, i più deboli vengono
eliminati immediatamente mentre gli altri sono costretti a
lavorare in condizioni massacranti.
Alla schiavitù, alla fame, alle privazioni e alle pessime
condizioni igieniche si aggiungono le violenze delle SS.

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Il metodo dell’Olocausto
I deportati che non muoiono per le terribili condizioni dei
campi vengono uccisi nelle camere a gas.
Le loro ceneri vengono utilizzate come concime, all’insegna
dello sfruttamento estremo e nel totale oblio della condizione
umana dei prigionieri.

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Il metodo dell’Olocausto
La maggior parte delle violenze inflitte ai deportati sono
ingiustificate: i nazisti sono mossi dallo scopo di degradare
totalmente i prigionieri, annientandoli sia fisicamente sia
moralmente.

Insieme agli ebrei, vengono deportati nei campi anche


omosessuali, zingari e oppositori politici.
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Il metodo dell’Olocausto
Riesce a sopravvivere – si calcola che sia meno dell’1% dei
deportati – solo chi si dimostra per qualche motivo utile alle
SS, come i Kapo, prigionieri che per ingraziarsi i tedeschi si
distinguono per violenza verso i compagni, o i
Sonderkommandos, ebrei incaricati di incenerire i cadaveri.
La selezione è quotidiana, spietata e spesso arbitraria, e
lascia pesanti conseguenze anche tra i sopravvissuti.

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Il metodo dell’Olocausto
Individuata come culmine della crudeltà umana nella storia,
la Shoah resta tuttora impossibile da spiegare
razionalmente.

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