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22 Lo stregoneria

sempre pienamente sostituito, di fatto, come viene testimoniato dal Canon,


all'origine della stregoneria moderna si possono rintracciare due miti: uno
pagano, quello ai Diana, l'altro cristiano, quello di Erodiade. Ad essi, poi, si
sovrappongono ì miti celtici o germanici10, che però non mutano il carattere
sostanziale della credenza. La dea Diana occupa un posto privilegiato
all'interno delle superstizioni medievali, bandite dalla Chiesa e assimilate alla
magia e all'astrologia''. Nel mondo pagano 12, infatti, Diana era la dea dei
parti e della fertilità, venerata originariamente nel bosco di Nemi a lei sacro,
e in seguito considerata protettrice della prolifica vita della natura, sia
animale che vegetale, identificata con la luna, astro legato alla donna per la
ciclicità con cui si manifesta, essa amava la notte ed incarnava, nello stesso
tempo, una delle forme della triplice Ecate'3, la dea della magia adorata con
riti misterici, atti soprattutto ad eccitare l'immaginazione. Ecate, onorata in
Efeso con danze di donne, incarnava gli spettri e i fantasmi della terra, ma
amava soprattutto apparire di notte insieme alla schiera delle sue seguaci,
anime senza sepoltura o morte anzitempo, in cerca di pace.
La Diana italica, fusasi con Ecate, sopravvive nel mondo cristianizzato
del Medioevo, come attestano, oltre al Canon, fonti storiche e letterarie'4.
Erodiade, a sua volta, viene affiancata a Diana in quanto, secondo una
leggenda medievale15, la figlia di Erode-chiamata col nome della madre
Erodiade, invece che con il proprio, Salomé - era stata condannata a vagare
in compagnia dello spirito maligno in quanto, secondo il racconto
evangelico'6, aveva chiesto ad Erode la testa di Giovanni Battista, dopo essere
stata istigata dalla madre, donna ambiziosa e dissoluta. Sempre secondo la
leggenda, il culto a lei offerto mitigava la sua pena. Queste dee dell’ombra,
che volavano nel silenzio della notte, benché proscritte dalla Chiesa come
tutte le divinità pagane, erano però considerate come esseri buoni, da
avvicinarsi alle fate francesi o alle elbe tedesche, e le loro seguaci, agli occhi
della Chiesa medievale, erano soltanto vittime di illusioni diaboliche, lontane
da qualsiasi patto con il diavolo che potesse giustificare una severa
persecuzione. Il carattere sostanzialmente benefico della «società di Diana»
va offuscandosi a partire dal XII secolo'7, quando la credenza nelle streghe
malefiche, dedite esclusivamente ad atti criminali che danneggiano uomini e
beni materiali, come vuole la tradizione classica"*, sì sovrappone a quella
delle seguaci di Diana. Sono tutte sopravvivenze di antiche superstizioni che
vanno modificandosi e confondendosi mentre la Chiesa e tutto il mondo cólto
le considera come illusorie. Saranno i demonologi del XV secolo, per lo più
teologi e inquisitori domenicani, ad imprimere un’inversione di rotta a
quell'atteggiamento fino ad ora assunto dalla Chiesa: essi si adopereranno a
dimostrare la reale presenza diabolica nell'antico rito e la consapevole
complicità delle donne che vi partecipano, conferendo a tali credenze
quell'unità e quell’organicità che avevano perduto nel corso del tempo. Le
loro sofisticate trattazioni, sorrette dall’autorità scritturale, dai numerosi
esempi agiogra- fici, affondano le radici nella lotta intrapresa dalla Chiesa
contro la magia, distinta nel 1398 in naturale ed eretica 1*, e contro l’eresia
‘.anon Episcopi 23

càtara20. Intorno ai Càtari,"infatti, si crearono leggende ner meglio


giustificarne la persecuzione, imputando loro colpe che saranno poi
patrimonio esclusi vo delle streghe moderne21. Fondamentale in questo
processo di demonizzazione fu la dimostrazione della realtà del volo notturno,
operata dai demonologi del XV secolo su quel particolare elemento
caratterizzante la credenza nella «società di Diana» 22. Infatti, se le streghe si
fossero realmente recate in volo ai raduni, allora anche il sabba, il patto con
il diavolo, i malefìci ed ogni turpitudine avrebbero acquistato consistenza.
Ecco perché il Canon Episcopi è un punto di riferimento importante: peri
«difensori» delle streghe, esso rappresenta l’autorevole dimostrazione
dell’illusorietà delle confessioni; per i «cacciatori» di streghe, invece,
l'autorità del Canon non contraddice la moderna interpretazione della
stregoneria, fenomeno da essi ritenuto del tutto diverso da quello menzionato
dall’antico documento canonico, anche se in esso affonda le sue radici. Un
abile gioco di sponda, quello dei demonologi, sorretto da arditi sofismi che
ebbero una grande e tragica incidenza nella storia.
Canon Episcopi
I vescovi e i loro ministri vedano di applicarsi con tutte le loro energie per
sradicare interamente dalle proprie parrocchie la pratica perniciosa della
divinazione e della magia, che furono inventate dal diavolo; e se trovano
uomini o donne che indulgono a tal genere di crimini, devono bandirli dalle
loro parrocchie, perché è gente ignobile e malfamata. Dice, infatti, l'apostolo:
«Dopo la prima e la seconda ammonizione evita l’eretico 1, sapendo che è fuori
dalla retta via chi si comporta in tal modo»2. E sono fuori dalla retta via e
prigionieri del diavolo coloro che abbandonano il loro Creatore per cercare
l’aiuto del diavolo; e perciò occorre purificare la santa Chiesa da un tale
flagello. Né bisogna dimenticare che certe donne depravate, le quali si sono
volte a Satana3 e si sono lasciate sviare da illusioni e seduzioni diaboliche,
credono e affermano di cavalcare la notte certune bestie al seguito di Diana,
dea dei pagani (o di Erodiade), e di una innumerevole moltitudine di donne; di
attraversare larghi spazi di terre grazie al silenzio della notte profonda e di
ubbidire ai suoi ordini come a loro signora e di essere chiamate certe notti al
suo servizio. Ma volesse il cielo che soltanto costoro fossero perite nella loro
falsa credenza e non avessero trascinato parecchi altri nella perdizione
dell’anima. Moltissimi, infatti, si sono lasciati illudere da questi inganni e
credono che tutto ciò sia vero, e in tal modo si allontanano dalla vera fede e
cadono nell’errore dei pagani, credendo che vi siano altri dèi o divinità oltre
all’unico Dio. Perciò, nelle chiese a loro assegnate, i preti
24 •Xt stregone™

devono predicare con grande diligenza al popolo di Dio affinché si sappia che
queste còse sono completamente false e che tali fantasie sono evocate nella
mente dei fedeli non dallo spirito divino ma dallo spirito malvagio. Infatti,
quando Satana, trasformandosi in angelo della luce prende possesso della
mente di ognuna di queste donnicciole e le sotto mette a sé a causa della loro
infedeltà e incredulità, subito egli assume l’aspetto e le sembianze di diverse
persone e durante le ore del sonno inganna la mente che tiene prigioniera,
alternando visioni liete a visioni tristi, persone note a persone ignote, e
conducendola attraverso cammini mai praticati; e benché la donna infedele
esperimenti tutto ciò solo nello spirito, ella crede che avvenga non nella
mente ma nel corpo. A chi, infatti, non è accaduto nel sonno 0 in visioni
notturne di essere tratto fuori da se stesso e di vedere, dormendo, molte cose
che, sveglio, non ha mai visto? Ma chi può essere così stupido e ottuso da
credere che tutte queste cose che accadono solo nello spirito, avvengano
anche nel corpo? Il profeta Ezechiele, infatti, vide il Signore nello spirito e
non nel corpo4, e l’apostolo Giovanni vide e udì i misteri delI’Apocalisse
nello spirito e non nel corpo, come egli stesso dichiara: «Subito fui in
spirito»5. É Paolo non osa dire di essere stato rapito fisicamente in cielo 6.
Tutti, perciò, devono essere pubblicamente informati che chiunque crede a
queste simili cose, perde la fede, e chiunque non ha vera fede appartiene non
già a Dio ma a colui nel quale crede, vale a dire al diavolo. È scritto, infatti,
di nostro Signore: «Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui»7. Perciò,
chiunque crede possibile che una creatura cambi in meglio o in peggio, o
assuma aspetti o sembianze diverse per opera di qualcuno che non sia il
Creatore stesso che ha fatto tutte le cose e per mezzo del quale tutte le cose
sono state fatte, è indubbiamente un infedele, e peggiore di un pagano.
Note all’introduzione
1 E. Baluze, Capitularia regum francorum, Parisiis, 1677, II, coll. 365-366. Il
capitolare, raccolto nella sezione «Fragmenta capitularium», viene presentato con il
titolo «De sortilegis et sortiariis».
2 In realtà vi sarebbero fonti anteriori che menzionano la «società di Diana»: trattasi

di una vita di S. Damaso e del libro De spiritu et anima, attribuito ad Agostino, opere
la cui autenticità è dubbia. Cfr. al proposito l’articolo di E. Verga, Intorno a due
inediti documenti di stregheria milanese del secolo XIV, in «Rendiconti del Regio
Istituto storico lombardo di scienze e lettere», s. II, 32 (1890), p. 168.
3 Libri duo de synodalibus causis et disciplinis ecclesiasticis, ed F.G.A. Was-

serschleben, Leipzig, 1840, II, p. 354. Reginone di Prüm, morto nel 915, attese alla
stesura del proprio trattato intorno al 900.
4 Primo ad accennare ad Erodiade fu Raterio di Liegi (890-974), vescovo di Verona,

nei suoi Praeloqutorum libri, in Migne, PL, CXXXN1, 157.


5 Burcardo, vescovo di Worms (965-1025), compose sui primi del secolo XI un

Liber decretorum, detto più comunemente Decretum, in XX libri (ed. in Migne, pL,
CXL, 831-854). Il libro X, in cui viene riportato per intero il capitolare di Ludovico II,
ha per titolo «De incantationibus, de auguribus, divinis, sortilegiis et variis
illusionibus diaboli».
6 Burcardo, attingendo dall’opera di Reginone di Prüm in cui il Canon seguiva un

altro emanato «Ex concilio Anquirensi», interpretò «Unde supra», col quale detto
Canon Epìscopi 25

canone esordiva, come un richiamo al testo precedente e quindi lo attribuì anch’esso al


concilio di Ancira. L’«Unde supra» di Reginone, invece, stava a significare la
trattazione della stessa materia affrontata poco sopra, e cioè De maleficiis mulierum.
7 Ivo, o Ivone, vescovo di Chartres (1040-1115), accolse il Canon nell’XI libro del

suo Decretum (capitolo 30). Lo si veda in Migne, PL, CLXI, 752 sgg.
8 Decretum Magistri Gratiani, in Corpus luris Canonici, cur. E. Friedberg, Leipzig,

1879-1881, pp. 1030-1031.


9 Questo, infatti, l’esordio del Canon di Reginone di Prüm: «Episcopi episcopo-

rumque ministri...».
10 Holda, Perchta, Abundia, sono tutte divinità femminili legate a culti di fertilità

assimilabili a quello di Diana, alla quale vengono affiancate. Cfr. al proposito E.


Verga, art. cit., p. 170, n. 4, e p. 172. Più ricco di informazioni G. Tartarotti, Del
Congresso notturno delle Lammie, Rovereto [ma Venezia], 1749, 1.1, cap. IV, pp. 12-
18.
11 Burcardo di Worms, nel X libro del suo Decretum, ne offre un ampio elenco.
12 Cfr. J.G. Frazer, // ramo d'oro. Studi sulla magia e la religione (tit. or. The Golden

Bough. A Study in Magic and Religion, 1922), Torino, 1965,1, passim.


13 Cfr. Pauly-Wissowa, Reai Encyclopadie, Stuttgart, VII (1912), s.v. Hekate (cur.

Heckenbach), coll. 2769-2782.


*4 Ampia analisi di tali fonti viene offerta da E. Verga, art. cit., pp. 170-175 e da
Bonomo, Caccia, pp. 19-37.
15 Nel Reinardus, un poema anonimo del XII secolo, la leggenda di Erodiade viene

ampiamente descritta (I, w. 1139-1164).


\b Mt. 14, 8.
7 Giovanni di Salisbury (1120 ca.-1180 ca.) nel suo Polycraticus sive De nugis

curialium et vestigiis philosophorum, ed. C.I. Webb, Oxford, 1909,1, c. II, p. 17, è il
primo autore a testimoniare la sovrapposizione delle due credenze. Analisi dettagliate
del passo dell’opera vengono avanzate da E. Verga, art. cit., pp. 170- 171 ; da
Bonomo, Caccia, pp. 33-34, e da J.C. Baroja, Les sorcières et leur monde (tit. or. Las
brujas y su mundo, 1961), Paris, 1978, p. 82.
18 Un accurato esame delle fonti classiche della magia e della stregoneria viene offerto

da J.C. Baroja, op. cit., pp. 36-59. Informazioni al proposito anche in Bonomo,
Caccia, pp. 39-58, capitolo in cui l’autore, oltre ad esaminare le fonti classiche della
credenza nelle streghe, ne mette in luce la sopravvivenza all’interno del mondo
medievale.
9 Cfr. H. Ch. Lea, Histoiredel'lnquisitionau MoyenAge(tìt. or. TheHistoryof thè

Inquisition of thè Middle Ages, 1883), Paris, III (1902), p. 464.


I Càtari - in greco xatfapóc; significa puro - detti anche Aibigesi, da Alby,
cittadina della Francia meridionale che fu centro del movimento, erano eretici
medievali (sec. XI-XIII) che, animati da una profonda tensione spirituale,
Predicavano, in polemica con la Chiesa ufficiale, un rinnovamento morale
28 La stregoneria

neh (1320-1399), un accanito persecutore delle streghe, che intorno al 1376


attenderà alla stesura del Directorium inquisitorum5. L’ampia trattazione
sull’eresia e sul processo inquisitorio non parla esplicitamente di
stregoneria, ma considera eretici tutti coloro che esercitano le arti magiche
in quanto hanno tacitamente o espressamente stretto un patto con il diavolo.
Questo è solo l'inizio di un lungo cammino che si concluderà nel 1484, con
la bolla emanata da Innocenzo Vili, la Summis desiderantes affectibus* in
cui le streghe saranno proclamate eretiche. Per ora Bartolo esprime
incertezza e scetticismo riguardo ai reali poteri delle streghe che è quindi
propenso a salvare dalla pena capitale se queste manifestano reale
pentimento. Solo una lettura affrettata e approssimativa del Consilium, come
quella fatta dal Cantò5 o dal Lea6, può portare a sostenere la decisa
posizione persecutoria del giudice marchigiano riguardo ai reati di strego-
neria. «I sacri teologi» ai quali Bartolo si affida per stabilire con certezza i
reali poteri delle streghe, dalla seconda metà del XV secolo dedicheranno
all’argomento ampie trattazioni demonologiche. E solo attraverso una vasta
aneddotica raccolta direttamente o indirettamente dai teologi-inquisitori e
debitamente interpretata, si potranno stabilire con precisione i poteri del
diavolo e delle streghe, strette alleate di Satana, e procedere quindi ad una
«giusta» persecuzione.
Consilia seu responsa ad causas criminales recens edita
(I, cons. IV)
La donna strega, della quale si tratta, o piuttosto parlando in latino lamia,
deve essere condannata a morte e bruciata con il fuoco. Confessa, infatti, di
aver rinunciato a Cristo e al battesimo, perciò deve morire, secondo le parole
di nostro Signor Gesù Cristo1: «Se qualcuno non sarà rimasto unito a me,
sarà gettato via come i tralci e diventerà secco e lo raccoglieranno e lo
getteranno nel fuoco e brucerà». E la legge evangelica vale di più di tutte le
altre leggi e deve essere osservata anche nel «foro contentioso»2, essendo
legge divina3.
Così pure la detta strega, o lamia, confessa di aver fatto la croce con il
fango (?) e di averla calpestata con i piedi, e di aver fatto intenzionalmente
tale croce per calpestarla con i piedi. Sarebbe sufficiente; quindi, anche per
questo solo fatto deve essere punita con la morte4.
Inoltre, questa strega confessa di aver adorato il diavolo, inginoc-
chiandosi davanti a lui, perciò deve essere condannata a morte, come è
stabilito dalla «legge Cornelia»5.
Confessa anche di aver stregato col tatto e di aver ammaliato i bambini
così da procurarne la morte sulla quale non si hanno dubbi, e le madri la
denunciarono proprio in seguito a ciò; perciò la stessa strega, in quanto
omicida, deve morire6.
Ho sentito dire, infatti, da alcuni sacri teologi, che queste donne, che
vengono chiamate lamie o streghe, possono nuocere anche mortalmente col
tatto o con lo sguardo, ammaliando adulti, bambini e animali, poiché hanno
infette le anime che consacrarono al demonio. E narra ciò la terza Egloga di
•tortolo aa Sassoferrato 29

Virgilio: «Non so qual malocchio mi affascina i teneri agnelli,/, se è lecito


citare i poeti. Ma riguardo a quest’ultimo punto, e cioè se le streghe o lamie
possano nuocere col tatto o con lo sguardo, anche fino a procurare la morte,
mi rimetto alla santa madre Chiesa e ai sacr teologi, poiché io su questo
punto per ora non mi pronuncio, dal momento che le altre colpe sono
sufficienti a condannare a morte la stessa strega e a confiscare i beni e
incamerarli dal fisco di Giovanni de Plotis. vescovo di Novara, signore delle
cose spirituali e temporali della città d Orta e Riparia, luogo dal quale
proviene questa strega, come si ha nelle Decretali*, dove viene affermato
che per il crimine dell’eresia vengano confiscati i beni, essendo un crimine di
lesa maestà divina, così come vengono confiscati per il crimine di lesa
maestà temporale, anche se vi fossero figli cattolici della stessa eretica.
Ma qualora questa strega si pentisse e tornasse alla fede cattolica, pronta
ad abiurare il proprio errore pubblicamente, al cospetto del vescovo di
Novara Giovanni de Plotis, forse si dovrebbero risparmiarle le pene
temporali e la morte terrena (e dico ciò, nel caso che senza intervallo dopo la
scoperta dell’errore sia tornata alla fede e in lei siano manifesti i segni del
pentimento); in questo caso si deve risparmiare la medesima senza alcun
dubbio9. E se non agisce con intemperanza ma saltuariamente, ritengo che si
debba lasciare all’arbitrio del giudice il rinvenire in lei i segni di un vero
pentimento, e allora la medesima deve essere risparmiata, altrimenti no, nel
caso si pentisse per paura della pena. Questo pertanto dico: che si debba
rimettere alla decisione del vescovo de Plotis e dell’inquisitore 10. Dove,
invece, fosse ammesso che ella sia stata omicida, con il pentimento non
sfuggirebbe alla pena di morte1 *; ma (come ho detto) riguardo all’omicidio
mi rimetto alla santa Chiesa.
Io Bartolo da Sassoferrato.
Note all’introduzione
1 Molto probabilmente si tratta di Giovanni Visconti (1290-1354), vescovo di Novara
dal 1329 al 1342, come riferisce C. Eubel in Hierarchia Catholica Medii 4eW,
Monasterii, 1898, I, p. 389, e signore della stessa città dal 1332. Ciò confermerebbe
l’appellativo di «dominus in spiritualibus et temporalibus» con-

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