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DEPRESSIONE
Un Male Che si Può Vincere!
di
Tonino Mele
Agosto 1999
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INDICE
BIBLIOGRAFIA
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I ° - Universalità della Depressione
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Come si può ben vedere la lista è lunga e potremmo parlarne ancora
per parecchi minuti.
Ma, ora che siamo entrati nel tema, credo sia meglio articolare
l’oggetto della nostra ricerca, in modo da poter ritenere i vari
aspetti del problema e ... perché no: arrivare al sodo! J
Così oggi ci fermiamo qui, ritenendo che veramente la depressione
è un male universale che può colpire chiunque, in qualsiasi
momento, in qualsiasi posto, a qualsiasi età e a qualsiasi livello
sociale. Persino l’essere cristiani e fedeli talvolta non ci esime
dall’essere colpiti da questo problema. Nella Bibbia si parla di
personaggi quali il Salmista Davide, i Profeti Elia e Geremia che
parlano con il linguaggio tipico della depressione: eppure erano
persone consacrate a Dio e che Dio aveva usato.
È dunque veramente importante conoscere la depressione: che cos’è,
come si sviluppa e come la si può vincere. Un famoso spot
televisivo di qualche anno fa diceva: “Se lo conosci lo eviti”;
noi possiamo dire “Se conosci la depressione puoi vincerla”,
si...perché noi crediamo che la depressione è un male che si può
vincere, ma prima bisogna imparare a conoscerla.
Bisogna capire che esiste una vasta gamma di stati depressivi, che
spesso hanno pur ispirato l’arte, ma che pure hanno ridotto in
grande disperazione chi vi era coinvolto. Bisogna anche imparare a
riconoscere i sintomi della depressione, perché non sempre la
malinconia o l’apatia equivalgono a depressione. Ma quando i
sintomi dicono chiaramente che una persona è depressa, allora,
essi svolgono la duplice funzione di campanello d’allarme e di
misuratori della gravità del male. Bisogna anche imparare a
discernere le cause della depressione, le quali possono essere sia
fisiche che psicologiche e spirituali. Ed è proprio combattendo le
cause e non solo i sintomi che si può arrivare ad una guarigione
veramente duratura. Ed infine, bisogna imparare a guarire. Di
solito la guarigione non è istantanea, ma graduale, anche se non
per questo impossibile. Dalla depressione si può guarire. E’ vero
che essa rimane per molti versi un male oscuro, ma oggi ne
sappiamo più di ieri.
Vi rimando dunque alla prossima puntata della rubrica “La
depressione: un male che si può vincere!” dove affronteremo il
tema: “Cos’è la depressione?”
Tanti cari saluti nel Signore da me, Tonino. A risentirci presto.
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II° - Cos’è la Depressione?
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Ogni stimolo vitale cessa di aver presa su di lui e si diventa
schiavi dei propri stati d’animo; “prigionieri con la porta
aperta”, come disse il poeta Pablo Neruda.
Ma forse dal punto di vista del depresso, la cosa peggiore è che
non si riesce a dare un senso a tutto questo. Lui stesso non
riesce a capire perché e vorrebbe tanto avere qualsiasi altro tipo
di male, fosse anche un arto rotto; almeno quello può
identificarlo e farsene una ragione.
Neppure il depresso che è guarito riesce spesso a capire che cosa
gli è successo: guarda indietro e stenta a credere che si sia
ridotto ad essere un bambino piagnucoloso, immaturo, pauroso di
tutto e dipendente dagli altri.
E i famigliari? Essi, meno di tutti riescono a capire gli
atteggiamenti del loro congiunto depresso, talmente drastico è il
cambiamento a cui devono assistere come principali spettatori.
Tutto questo non fa che aumentare il senso di abbattimento e di
colpa, finendo per far perdere ogni gioia di vivere ed ogni
speranza di guarigione.
MA !!! Cari amici ascoltatori, che direttamente o indirettamente
siete coinvolti in questo pantano di disperazione, esiste un MA
che sorge direttamente dalla Bibbia, la Parola di Colui che ci ha
creati.
La Bibbia dice che Dio è il nostro Creatore, Colui che ci ha dato
la vita in tutti i suoi aspetti: la vita fisica, la vita
psicologica ed affettiva, la vita spirituale. Ma Dio, non è solo
Colui che ci da la vita, ma anche Colui che la preserva, se
restiamo attaccati a Lui come il ramo all’albero e come l’albero
alla terra. Dobbiamo dunque dire che la depressione è spesso,
anche se non sempre, il risultato di un cammino lontano da Dio.
Per questo motivo Gesù è venuto nel mondo: “per dare Vita a coloro
che credono in LUI”. Nell’Evangelo di Giovanni Egli disse: “Io
sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”
(10:10) ed ebbe a rimproverare alcuni suoi contemporanei dicendo:
“eppure non volete venire a ME per avere la Vita” (5:40).
Caro amico, se vuoi veramente porre fine a quella mancanza di vita
che caratterizza il tuo stato di depressione sappi che Gesù può
darti la Vera Vita.
Ti invito dunque ad andare a Lui con tutto il tuo cuore e credere
che Egli può veramente aiutarti.
Con questo invito siamo giunti al termine di questo appuntamento.
Prossimamente parleremo più a fondo delle cause della depressione.
Vi aspetto, Ciao.
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III° - Le Cause della Depressione
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alcune fasi acute del diabete
il decorso di alcune malattie cardiovascolari
l’uso e l’abuso di farmaci ed anabolizzanti
lo sballo ormonale prodotto dalla nascita di un figlio
Tuttavia, se un controllo medico e soprattutto neurologico esclude
qualsiasi causa di ordine fisico, allora bisogna pensare a quali
cause di ordine psicologico e spirituale abbiano determinato la
depressione. E qui gioca un ruolo molto importante l’atteggiamento
stesso della persona depressa: egli deve volere e avere il
coraggio di affrontare la verità intorno alla sua vita.
“La verità vi farà liberi” diceva Gesù e questo è molto vero per
la persona depressa, la quale deve lottare tanto con gli
infingimenti e le ambiguità della sua condizione.
In linea generale possiamo comunque dire che la depressione è
legata alla perdita, “un lutto”, come lo definisce qualche
psicologo, che è avvenuto nella propria vita personale o
famigliare. Può essere la perdita di un parente stretto, la
perdita della libertà, la perdita di un lavoro, la perdita dei
propri beni e di quant’altro la vita, che spesso è strana, può
riservare. Ma questa è solo una faccia della medaglia; l’altra
faccia è data da come noi reagiamo ad ognuna di queste perdite. E’
risaputo, infatti, che non tutti reagiamo allo stesso modo, e ciò
che abbatte una persona, un’altra riesce a sopportarlo
relativamente bene. Il famoso poeta inglese John Milton ebbe a
dire: “la mente è il proprio luogo e può fare del cielo un
inferno, e un inferno del cielo”. E’ nella nostra mente che si
decide il destino della nostra vita, qui sulla terra e per
l’aldilà. Nella Bibbia, la mente è vista spesso come il cuore, il
centro della persona e della vita umana: corrompere e deprimere la
mente significa colpire l’uomo intero. Permettere invece che Dio
irradi il nostro cuore e la nostra mente con la Sua Parola e la
Sua Presenza significa arginare parecchio i flutti amari della
depressione.
Come dice la Scrittura: “Egli (Dio) dà forza allo stanco e
accresce il vigore a colui che è spossato...quelli che sperano nel
Signore acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile,
corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano” (Isaia
40:29,31)
Il mio desiderio è che tu, caro ascoltatore, possa oggi stesso
provare questa forza che viene dal Signore. Comunque, il nostro
appuntamento con tema della depressione non è finito e vi aspetto
per la prossima volta, ove parleremo dei sintomi di questo male. A
presto.
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IV° - I Sintomi della Depressione
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insonnia o ipersonnia;
mancanza di appetito o gran voglia di mangiare, con conseguente
perdita o aumento di peso;
grande difficoltà a prendere decisioni;
pensieri ricorrenti di suicidio;
impotenza o frigidità;
pianto e notevole suscettibilità.
L’ideale sarebbe intervenire subito nella vita dell’individuo che
manifesta questi sintomi. Ma di solito si tende a minimizzare la
depressione, finché non ci si accorge di stare veramente male. Da
un lato, il malato stesso si vergogna di tutto quello che gli sta
accadendo e non vuole ammettere neppure con se stesso la cosa.
Dall’altro lato, i famigliari spesso non sanno come intervenire,
finendo per essere , o troppo duri, o troppo molli, sminuendo la
reale gravità del disagio o viziando la persona che è depressa.
Ma per poter vincere subito la depressione, bisogna darle il meno
spazio possibile, e prima si interviene a tutti i livelli e meglio
è. A tal riguardo, si può adattare alla persona che sta cadendo in
depressione, quanto il Signore disse a Caino prima che l’amarezza
lo spingesse verso il peggio.
Nella Genesi leggiamo: “Il Signore disse a Caino: perché hai il
volto abbattuto? Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se
agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, ma tu dominalo”
(4:6-7).
Caro amico, la stessa cosa può valere per te quest’oggi se senti
che i sintomi della depressione stanno inondando come dei flutti
amari la tua vita. “Chi mi invoca nel giorno della distretta, io
lo trarrò fuori” dice il Signore. Invocalo, ed Egli ti salverà.
Prima di concludere questa puntata vorrei spendere qualche parola
su uno dei sintomi su citati: i pensieri ricorrenti di suicidio.
Non sono solo pensieri. Il depresso ne parla pure abbastanza
apertamente e questo è di solito un modo per attrarre l’attenzione
sul suo stato o forse anche è un modo per punire chi gli sta
vicino e gli vuol bene. All’inizio questo è normale in quasi
tutti i depressi, ma la domanda più importante è: quando bisogna
iniziare a preoccuparsi seriamente? Si ritiene che la fase di
maggior pericolo sia quando il depresso inizia ad indicare mezzi,
luoghi e tempi in cui intende compiere il fatto. Si tenga presente
anche che in questa fase, l’intento del depresso non è più quello
di punire gli altri, ma di autopunirsi. E’ dunque una fase di
forte autocritica.
Che fare dunque quando la depressione ha ormai preso piede e
inizia a manifestare tutta la sua pericolosità? Come va affrontata
la depressione? Questo sarà il tema della prossima puntata. Io
Tonino vi saluto e vi aspetto presto. Ciao.
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V° - Come si Cura la Depressione? (1°Parte)
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Il principio è che, più grave è la depressione e più è necessario
combattere i sintomi che agitano o immobilizzano la persona. Ed è
secondo la gravità che bisogna decidere se andare da uno
specialista o meno, se far uso di farmaci o meno, o se addirittura
aver bisogno dell’elettroshock. Di sicuro però, per poter iniziare
o anche smettere l’uso di questi strumenti di cura, bisogna tener
conto di due cose: 1° - bisogna sentire il parere di un medico,
soprattutto di un neurologo; 2° - bisogna ricordare che essi
combattono solo i sintomi della depressione.
Una volta che si è combattuto i sintomi, che comunque sono parte
integrante del male, allora bisogna fare i conti con le cause
della depressione. E’ importante identificare queste cause, perché
altrimenti si rischia di ricadere nella depressione più e più
volte. Combattere le cause significa cercare di stroncare il male
alla radice ed imparare a vivere nuovamente la propria vita,
magari con una “scorza” più forte. Come abbiamo già detto in una
puntata precedente, le cause possono essere sia di natura fisica
che psicologica. E’ importante dunque un controllo medico e
neurologico che identifichi eventuali anomalie di ordine fisico,
che possono essere all’origine della depressione. Escluse queste,
si deve puntare ad indagare nella vita e nella storia
dell’individuo eventuali perdite, ma soprattutto traumi che hanno
impedito alla persona di vivere normalmente la sua esperienza di
dolore e sofferenza.
Molto importante, in questa fase, è la volontà e la sincerità
della persona di andare avanti in un cammino di verità che metta a
nudo i lati oscuri della sua esistenza. Ma spesso il problema è
complicato da uno strano meccanismo della psiche che ci porta a
rimuovere tutte quelle cose della nostra vita e del nostro passato
che non si vuole ricordare perché ci fanno male. E qui ci vuole
proprio la grazia di Dio e, perché no, anche l’abilità di chi ci
aiuta, per poter riconoscere e rinunciare a tutte quelle cose che
inconsciamente tornano a galla per deprimerci.
Tuttavia è anche vero che non è necessario dover ricordare tutti i
dettagli della nostra storia e del nostro passato per poter
guarire. E’ importante farci un’idea della nostra vita, anche
passata, per poter capire ciò che è andato storto e poter così
cambiare, ma è pur vero che il Signore ci conosce molto più che
noi conosciamo noi stessi ed Egli, dice l’apostolo Paolo, “può
fare al di là di ciò che immaginiamo e pensiamo” (Efesini 3:20), e
quindi al di là di ciò che riusciamo a ricordare. Per questo, il
Salmista Davide presentava a Dio anche le cose che gli erano
occulte, sapendo che Dio poteva intervenire. Spesso succede che è
nel tempo, dopo un lungo cammino di “normalità” e di serenità che
riusciamo a ricomporre più compiutamente il mosaico della nostra
vita. Essenziale è: invertire la rotta e prendere le distanze il
più possibile da tutto ciò che ci deprime e ci allontana dal
Signore. Prendete le distanze da ogni pensiero che vi tormenta e
vi amareggia, e ricercate le cose che possono aiutarvi a
ricostruire la vostra serenità e la vostra vita. Questo è il mio
desiderio e la mia preghiera per ciascuno di voi, amici depressi.
Che il Signore vi benedica.
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E con questo è arrivato il momento di salutarci. Tuttavia vi
anticipo che non abbiamo finito col tema di questa puntata, e la
prossima settimana continueremo a parlare di come si cura la
depressione. A presto dunque e, ciao!
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VI° - Come si Cura la Depressione? (2° Parte)
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farmaci per sempre: essi devono solo essere, se necessari, e
restare, una tappa ben definita nel processo di cura; la parola
d’ordine è qui ALLEVIARE.
4. Bisogna identificare le cause della depressione; una volta
alleviati i sintomi, si deve puntare a combattere le cause della
depressione, perché è da lì che la depressione è nata e ha
prodotto i suoi effetti; qui è opportuno fare anzitutto, un esame
medico e neurologico per identificare o escludere cause di ordine
fisico; in secondo luogo, e soprattutto se viene esclusa ogni
causa di ordine fisico, e quindi non abbiamo più questo tipo di
scusante, dobbiamo essere onesti con noi stessi ed avere il
coraggio di affrontare la verità intorno alla nostra vita; e qui
bisogna stare attenti a certi meccanismi di difesa della nostra
psiche, come li chiama la psicologia, i quali ci portano ad
aggirare la verità; i meccanismi di difesa più consueti sono la
rimozione, la proiezione e la razionalizzazione: con la
“rimozione” generalmente tendiamo a reprimere dentro noi stessi
qualcosa che non vogliamo accettare ne ammettere in modo diretto,
per cui ci giriamo attorno; con la “proiezione” tendiamo ad
attribuire ad altri le responsabilità e le colpe che in realtà
sono nostre; con la “razionalizzazione” invece tendiamo a
giustificare e assolvere fatti che ci riguardano, che presi nella
loro semplicità non sono da giustificare; è importante qui parlare
dei nostri problemi con persone che ci conoscono a fondo e possono
correggerci in qualsiasi momento; la parola d’ordine è qui CAPIRE.
5. Bisogna rinunciare alle cause della depressione; forse queste
cause sono delle abitudini sbagliate, dei falsi ideali o mete
irraggiungibili che con il tempo ci hanno logorato, oppure,
risentimenti profondi che hanno alimentato in noi ira, amarezza e
depressione, o ancora non abbiamo accettato qualche perdita,
lutto o insuccesso, oppure dobbiamo rinunziare a dei compromessi,
ad esperienze fatte con il mondo dell’occulto e comunque ad uno
stile di vita vissuto lontano da Dio; bisogna chiedere perdono a
Dio per il nostro atteggiamento passato e, se è il caso, chiedere
perdono alle persone che abbiamo offeso; bisogna perdonare e
dimenticare le offese ricevute; bisogna affrontare le cose che ci
hanno fatto cadere nella depressione in modo da non averci più a
che fare; la parola d’ordine è qui RINUNCIARE.
6. Bisogna riempire la nostra vita di cose nuove, utili e
costruttive, che allarghino e sanciscono il nostro distacco da
tutto ciò che ci ha depresso; qui è molto importante imparare lo
stile della vita cristiana, come la Bibbia lo insegna; questo
stile di vita può essere riassunto in tre virtù cardine: la FEDE
in un Dio che ci cura e ci perdona; l’AMORE verso tutti, anche i
nemici; la SPERANZA malgrado tutte le circostanze della nostra
vita; le conseguenze pratiche ed immediate di queste virtù sono:
la lode, la riconoscenza, le buone opere, la gioia, la costanza;
al centro di questa vita nuova deve stare il Signore Gesù Cristo,
il quale deve poter regnare su di noi e ricevere l’obbedienza che
merita in tutti gli aspetti della nostra vita; il segreto è
conoscerLo: più lo conosciamo e ci lasciamo illuminare attraverso
la Sua Parola e più impariamo a sottometterci a Lui; lo scopo
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della vita cristiana è quello di essere una testimonianza in
questo mondo per Cristo Gesù, sia con le parole che con le azioni;
la Bibbia chiama questo stile di vita “il sentiero dei giusti” e
lo descrive come “il sole che spunta e va sempre più risplendendo,
finché sia giorno! (Proverbi 4:18); la parola d’ordine è qui
RICOSTRUIRE.
Tutti questi passi o tappe della cura, ci aiutano a capire che la
guarigione dal male della depressione è un processo. Ma
attenzione! Pur non essendo mai dei soggetti passivi, dobbiamo
permettere che ci sia Dio al controllo di questo processo
dall’inizio alla fine. Dale e Juanita Ryan hanno scritto: “Sotto
un certo aspetto la guarigione non è qualcosa che facciamo noi. E’
un dono che riceviamo. E’ Dio a rimettere a posto le gambe rotte e
le vite spezzate. E’ Dio a guarirci. Sia il coraggio per ammettere
di aver bisogno di aiuto, sia la forza di sopportare il processo
di guarigione sono doni datici da Dio. Dio è un Dio che guarisce.
E’ attento al nostro bisogno di aiuto con compassione. E’ gentile
e amorevole con noi.” (da: Dio dice: IO SONO CON TE. Pag.116)
Possano, caro ascoltatore, queste semplici parole toccarti
nell’intimo del tuo cuore e spingerti ad affidare la tua vita
nelle mani di Dio.
Così siamo giunti al termine di questo appuntamento. Ma prima di
salutarvi, vi ricordo che la prossima settimana risponderemo alla
domanda: “Può un cristiano essere depresso?” A presto dunque.
Ciao.
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VII° - Può un Cristiano essere Depresso?
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propri problemi. Egli diviene egoista nella preghiera...” (da “La
nostra salute mentale”)
Come abbiamo detto nella prima puntata, nell’Antico Testamento,
cioè la prima parte della Bibbia, possiamo trovare vari personaggi
che avevano consacrato la loro vita a Dio e che Dio aveva usato,
che parlano con il linguaggio tipico della depressione e hanno
atteggiamenti tipici della depressione: fra cui
l’autocommiserazione ed il desiderio di farla finita. Tra questi
possiamo citare:
Giobbe - 3:1,3,4,6,10,11
Mosè - Numeri 11:10-15
Elia - 1 Re 19:4,10
Giona - 4:1,3
Geremia - 15:10,17-18
Davide - Salmi 13:1-3; 38:1-14; 42:3,5,6,9-11; ecc...
Nella seconda puntata abbiamo poi parlato di Martin Lutero, il
grande riformatore tedesco, il quale, anche lui cadeva in profondi
stati depressivi, talché la moglie lo ammoniva dicendo che Dio non
era morto.
La storia della chiesa cristiana ci tramanda che anche grandi
uomini di Dio del passato, grandi pionieri dell’Evangelo e grandi
missionari, furono vittime della depressione. Fra questi
ricordiamo:
Davide Braynerd
Hudson Taylor
Adoniram Judson
Davide Brainerd è stato forse il più grande missionario fra i
pellerossa, gli indiani d’America, eppure spesso nei suoi diari si
può leggere dei suoi insuccessi e dei suoi frequenti stati di
malinconia e depressione. Eppure Dio lo usò parecchio. La stessa
cosa si può dire di Hudson Taylor, fondatore della missione per
l’interno della Cina. Grande fu la sua fede, il suo impegno ed il
suo zelo, eppure anche questo grande missionario, così dicono gli
storici, era soggetto a “frequenti depressioni e finì i suoi
giorni “isolato in Svizzera con un forte esaurimento fisico e
mentale” curato da sua moglie Jennie (da “Verso le estremità della
terra”, pag.205) Ma forse l’esempio più emblematico, anche se più
bello per come è andata a finire, è quello di Adoniram Judson,
eroico missionario nella Birmania. Così racconta la sua esperienza
la storica Ruth Tucker:
“La reazione immediata di Judson alla morte di Nancy (sua moglie)
fu quella di affogare il suo dolore nel lavoro. Per più di un anno
egli mantenne un ritmo frenetico nel lavoro di traduzione e
nell’evangelizzazione, ma il suo cuore vagava altrove. Nel suo
intimo covavano dolore e sensi di colpa, da cui aveva bisogno di
essere liberato. Egli non riusciva a perdonarsi di non essere
stato al fianco di Nancy nel momento in cui aveva avuto maggior
bisogno di lui. Il dolore stravolgente che provava non diminuiva,
anzi sembrava intensificarsi. Con l’aumentare della depressione
egli cominciò a rendere meno anche nel lavoro. Cominciò a
ritirarsi, passando lunghi periodi di meditazione, evitando
qualsiasi contatto con gli altri. Evitava persino di mangiare con
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gli altri missionari nella casa della missione. Infine, quasi due
anni dopo la morte di Nancy, tagliò i ponti con la società e si
ritirò nella giungla, costruendosi una capanna e vivendo come un
eremita. Arrivò persino a scavarsi una fossa dove vegliò per
giorni e giorni riempiendo la sua mente di pensieri morbosi sulla
morte. Una desolazione spirituale lo invase: “Dio è per me il
Grande sconosciuto. Credo in Lui ma non lo trovo”. Fortunatamente
il suo squilibrio mentale non fu definitivo. Non ci furono
psichiatri, non ci furono psicoanalisti e non ci fu nessuna
terapia di gruppo. Ci fu invece una valanga di amore e di
preghiere da parte dei suoi colleghi e dei credenti indigeni.
Inoltre, la sua fede, ben fondata, resistette anche nei momenti di
dubbio più profondo. Lentamente venne fuori dalla paralisi a cui
la depressione lo aveva costretto e uscendone, acquisì una
rinnovata profondità spirituale che rese più incisivo il suo
ministerio. Cominciò a viaggiare per la Birmania, aiutando altri
missionari nei loro avamposti. Ovunque andasse suscitava la stessa
reazione: folle di persone alla ricerca della verità, conversioni
e segni di crescita spirituale. Egli avvertiva un rinnovato
spirito di interessamento in tutta la lunghezza e larghezza del
paese.”
Ecco, caro ascoltatore, ciò che Dio può fare anche in un cristiano
che è stato depresso: Egli può rinnovarlo daccapo e renderlo più
utile di prima. Forse è per questo che il salmista Davide, che pur
conobbe la depressione, in un suo salmo dice: “E’ stato un bene
per me l’afflizione subita, perché imparassi i tuoi statuti”
(Salmo 119:71). E l’apostolo Paolo altresì poté dire: “Benedetto
sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre
misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in
ogni nostra afflizione, affinché mediante la consolazione con la
quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli
che si trovano in qualunque afflizione.” (2 Corinzi 1:3-4). Non
c’è dunque alcun motivo per non riconoscere che anche noi, pur
essendo cristiani, possiamo passare nella valle della
disperazione, dove stentiamo a rialzarci. Purtroppo il problema
che il credente spesso si fà, è che in tale condizione di
malinconia e di abbattimento non è più una testimonianza per il
suo Signore e Salvatore Gesù Cristo, agli occhi del mondo. E
questo è veramente, per il cristiano sincero un tormento, un
qualcosa di cui si vergogna profondamente, e vorrebbe mille volte
morire pur di non disonorare il suo Dio. La questione però, è che,
quando cade nella depressione, difficilmente si può rialzare
dall’oggi al domani, per cui tanto vale riconoscere ed accettare
il suo stato, come qualcosa che comunque Dio può risanare e
sfruttare per la sua gloria, come abbiamo visto è stato il caso
di Adoniram Judson. Dio è potente ed Egli può scrivere dritto
sulle righe storte della tua vita, perché, come è scritto: “tutte
le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio” (Rom. 8:28).
Caro amico, siamo anche stavolta giunti al termine di questa
trasmissione, ma..., abbiamo ancora qualche appuntamento da
passare insieme. La prossima volta infatti, risponderemo alla
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domanda: “come aiutare una persona depressa?”. Ciao dunque e... a
risentirci presto.
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VIII° - Come Aiutare una Persona Depressa
Ciao a tutti. Qui, dietro questo microfono sono sempre io, Tonino,
che vi saluto caramente e son felice di stare ancora vari minuti
con voi.
Nell’itinerario che abbiamo fatto insieme in tutte queste
settimane sulla depressione, abbiamo visto, vari aspetti di questo
male ed abbiamo imparato a conoscerlo un po’ di più. Molto spesso
una delle lamentele che la persona depressa fa è proprio questa:
“Nessuno sa, nessuno capisce, solo chi ci è passato può
comprendere”. E’ importante, prima di dire o fare qualsiasi cosa,
cercare di capire, entrare nel mondo del depresso e tentare, anche
se non è facile, di ascoltare con pazienza e perseveranza. Siamo
così entrati in quello che è il tema di oggi: “Come aiutare una
persona depressa?”. Qualche consiglio l’abbiamo già dato le volte
precedenti e qui tenteremo di affrontare la questione nel modo più
completo.
Anzitutto, è molto importante conoscere la depressione; non solo
colui che la vive dall’interno, cioè il depresso, deve imparare a
conoscere la depressione, ma anche colui che la vive dall’esterno,
magari accanto ad un parente o ad un amico. E’ conoscendo i vari
sintomi, le varie cause, la sua diffusione e i modi per curarla,
che la persona che vive accanto ad un depresso, impara, anzitutto
a non spaventarsi di certe reazioni e poi a come aiutare la
persona che sta male. Indubbiamente ci sono delle cose che la
persona che vuole dare aiuto deve evitare. Fra queste possiamo
ricordare le seguenti:
1° - Non dite alla persona depressa: “Su dai, tirati su, puoi
farcela, è solo questione di volontà”. In realtà è proprio questo
che manca alla persona depressa: non ha la volontà di tirarsi su.
Essa vede gli effetti della depressione che sempre più prendono
piede nella sua vita ed egli scopre sempre più il senso della sua
impotenza e del suo fallimento. Dire ad una persona depressa: “E’
solo questione di volontà” significa mettere con poca sensibilità
il dito su quella che è la sua piaga e renderlo frustrato ancora
di più. Se c’è qualche momento in cui si può far leva sulla
volontà della persona depressa, è nelle fasi iniziali del suo
male, quando si iniziano a intravedere i primi sintomi, forse lì
la persona è ancora capace di reagire, dopodiché bisogna che il
male faccia un po’ il suo corso e quindi, prepararsi a curare i
sintomi. Un altro momento in cui si può far leva sulla sua volontà
è quando la depressione ha un po’ fatto il suo corso, sono stati
curati un po’ i sintomi e la persona sta relativamente bene:
allora bisogna far leva su un tipo specifico di volontà, cioè la
volontà di guarire.
2° - Non cercate di spingere le persone a risolvere i suoi
problemi di vita, magari quelli stessi che hanno dato origine alla
depressione, quando essa è in preda ai sintomi della stessa, quali
panico, agitazione, insonnia, mal di testa, ecc....ecc... Molte
persone che hanno cambiato lavoro, scuola, città, amici, il
coniuge o il partner nelle fasi acute della depressione, sperando
così di guarire, hanno preso un grosso abbaglio di cui poi si sono
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veramente pentite. C’è un momento per curare i sintomi ed un
momento per curare le cause e chi aiuta una persona depressa deve
aiutarla a prendere le sue decisioni nel momento giusto.
3° - Non compatite una persona depressa. Non date retta a tutti i
suoi discorsi. Soprattutto nella fase in cui bisogna aiutare la
persona a prendere coscienza dei suoi problemi di vita, lì avrete
a che fare con quei suoi “meccanismi di difesa” che abbiamo visto
qualche settimana fa: la rimozione, la proiezione e la
razionalizzazione. Egli farà lunghi discorsi, senza mai affrontare
il suo vero problema e se pure lo affronterà, cercherà di
scaricare la sua responsabilità sugli altri, oppure cercherà di
giustificarsi e di assolversi, quando invece deve semplicemente
riconoscere di aver sbagliato. E’ importante questa fase
dell’aiuto, perché è la fase cruciale in cui possiamo
“accompagnare” la persona depressa in un cammino di verità intorno
alla sua vita, che lo porta a capire i suoi veri problemi,
soprattutto davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini, a
rinunziarvi e a ricostruire la propria vita con l’energia che
viene dal Signore. Importante, in questa fase di cura è conoscere
a fondo la persona che stiamo aiutando ed essere fermi e schietti.
Volendo ora, dare uno sguardo in positivo alle cose da fare per
aiutare una persona depressa, forse una spicca su tutte, ed è:
“ACCOMPAGNARE”. Vogliamo aiutare una persona depressa? Noi
dobbiamo “accompagnarla” verso la guarigione. Non dobbiamo né
spingerla, né tirarla, né costringerla, ma “accompagnarla” con
molto tatto, molta sensibilità, molto affetto e molta preghiera.
Solo Dio, in certi casi, può veramente aiutare e noi non siamo
altro che un espressione del Suo aiuto, per cui la preghiera è
l’elemento con cui possiamo vivere la cosa in stretta comunione
con Dio. Ma perché è importante accompagnare anziché spingere o
tirare? Perché bisogna rispettare i tempi della persona depressa,
altrimenti rischiamo di fare un buco nell’acqua. Il cammino di
guarigione passa attraverso varie tappe che abbiamo siglato con le
seguenti parole d’ordine: INSISTERE, VOLERE, ALLEVIARE, CAPIRE,
RINUNCIARE, RICOSTRUIRE. Fondamentale è la volontà della persona
depressa per passare da una tappa all’altra. Spingerla o tirarla
significa andare oltre la sua volontà e il rischio è quello di
farla regredire a stati o fasi che potevamo benissimo considerare
superati. E’ vero che talvolta è necessario richiamare e dare un
adeguato scossone alla persona che pur stando relativamente bene,
gioca consapevolmente col suo stato di depressione e ci “marcia”,
come si suol dire. Ma lo scopo dev’essere sempre quello di aiutare
la persona depressa ad assumersi le sue responsabilità, fare delle
scelte sempre più chiare e nette e confidare in Dio per le
conseguenze.
In definitiva chi vuol aiutare veramente una persona depressa deve
portarla, se non è un cristiano, o riportarla, se è un cristiano,
a Dio. E’ Dio la fonte della vita, ed è in Lui che ogni uomo trova
guarigione: togliendo ogni barriera e ripristinando il contatto
con Dio. La Bibbia chiama questo contatto con Dio con il termina
di “comunione”. E’ la rinnovata comunione con Dio, un Dio
personale e misericordioso che ci guarisce. E qui è importante
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che, chi aiuta un depresso, sia egli stesso in comunione con Dio.
Accompagnare un depresso verso la guarigione significa
accompagnarlo verso l’Iddio con cui noi stessi comunichiamo ed
aiutarlo a sperimentare la Sua Grazia.
Possa Dio darci il privilegio di essere tali accompagnatori per la
persona depressa. Con questo pensiero, cari ascoltatori, siamo
giunti al termine di questo periodo di trasmissioni sulla
depressione. Vi auguro di cuore che il Signore vi benedica e vi
lascio con il motto di speranza che ci ha guidato sin dall’inizio:
“Coraggio, la depressione è un male che si può vincere”. Io,
Tonino, vi saluto.
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IX° - La Mia Esperienza Personale
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d'insonnia con effetto “domino”, cioè un crollo a catena, sul mio
stato generale di salute, ho preso anche degli ansiolitici al solo
scopo di poter dormire. Anche questo mi è stato utile per potermi
riprendere, sopratutto perché li ho usati come una tappa nel
processo di cura e non li ho usati come la cura in sé e per sé. La
cura vera e propria, lo ribadisco ancora una volta, è la fiducia
nel Signore, fiducia che Dio è Sovrano e può intervenire in
qualsiasi situazione, fiducia che non ci relega nella
rassegnazione e nella passività ma che ci spinge all'azione e
all'operosità. A Dio sia la gloria!
Con questo pensiero,cari ascoltatori, siamo giunti al termine
di questo periodo di trasmissioni sulla depressione. Vi auguro di
cuore che il Signore vi benedica e vi lascio con il motto di
speranza che ci ha guidati sin dall'inizio: “Coraggio, la
depressione è un male che si può vincere”.
Bibliografia
D.& J. Ryan, “DIO DICE: IO SONO CON TE”, GBU, Roma 1992