Sei sulla pagina 1di 25

LA

DEPRESSIONE
Un Male Che si Può Vincere!

di
Tonino Mele

Agosto 1999

1
INDICE

I° - UNIVERSALITA’ DELLA DEPRESSIONE

II° - COS’E’ LA DEPRESSIONE?

III° - LE CAUSE DELLA DEPRESSIONE

IV° - I SINTOMI DELLA DEPRESSIONE

V° - COME SI CURA LA DEPRESSIONE? (1° Parte)

VI° - COME SI CURA LA DEPRESSIONE? (2° Parte)

VII° - PUO’ UN CRISTIANO ESSERE DEPRESSO?

VIII° - COME AIUTARE UNA PERSONA DEPRESSA?

IX° - LA MIA ESPERIENZA

BIBLIOGRAFIA

2
I ° - Universalità della Depressione

Ciao, sono Tonino e staremo insieme per qualche settimana per


parlare di un argomento molto attuale e molto importante.
Senza alcuna pretesa di essere esaurienti, affronteremo uno di
quelli che può benissimo essere classificato tra i primi cinque
mali del secolo.
Qualche anno fa, in un programma televisivo RAI molto
interessante, si parlò del seguente argomento: “Depressione: Un
Disagio Che Cresce?”
In quell’occasione si disse che il nostro è un pianeta di
psicolabili, in quanto, secondo l’Organizzazione Mondiale della
Sanità, 350 milioni sono le persone affette da depressione e da
disturbi maniacali.
Si disse ancora che nel mondo, persone che soffrono di diversi
tipi di demenza, di cui spesso la depressione è una tappa, sono 29
milioni; 10 milioni sono coloro che fanno uso di antidepressivi e
questo fa sì che il fatturato annuo dell’industria che produce un
importante farmaco come il Prozac, sia di 2000 miliardi.
In Italia, la percentuale di persone che hanno avuto episodi di
depressione si aggira intorno ai 9 milioni, di cui, 2 milioni non
sono mai andati dal medico per farsi curare.
Secondo un’altra statistica pubblicata in un settimanale di
qualche anno fa, dove si analizzava la depressione in relazione
all’età, si affermava che tale disturbo colpisce soprattutto le
persone fra i 35 e i 44 anni. Tuttavia, essa è conosciuta molto
bene anche dai diciottenni e dai sessantenni. Spesso essa è legata
agli sconvolgimenti della pubertà e della menopausa.
Si parla di una depressione post-parto, di una depressione da
pensionamento, di una depressione stagionale, più precisamente
invernale, ecc...ecc...ecc...
Addirittura i bambini di due o tre anni possono esserne colpiti e
si è stabilito che circa il 4% dei bambini soffre di depressione.
Ciò può apparire strano, però è così e bisogna tenerne conto
soprattutto quando si ha a che fare con certi bambini cosiddetti
“difficili”: può darsi che siano dei bambini depressi che hanno
veramente bisogno di aiuto.
Tutto ciò conferma il carattere universale della depressione, di
questo male oscuro che sembra aumentare sempre più, senza
risparmiare proprio nessuno. E non si può certo dire che la
cultura o il rango sociale siano un deterrente alla depressione.
Infatti, udite udite, l’indirizzario dei depressi annovera persone
del calibro di Hemingway, Churchill, Van Gogh, Cesare Pavese,
Virginia Wolf, Hermann Hesse, Primo Levi, Edgar Allan Poe. Si dice
di quest’ultimo che, dopo aver scritto la sua novella intitolata
“Il pozzo ed il pendolo” sia rimasto affetto da una grave crisi
depressiva durata quattro giorni. E Van Gogh è arrivato a
tagliarsi un orecchio in un accesso di ira. Hermann Hesse, il
famoso autore di Siddharta è stato in cura presso degli
psicoanalisti Junghiani e in seguito a questa esperienza ha
scritto il suo racconto “Demian” ed il saggio “La nevrosi si può
vincere”.

3
Come si può ben vedere la lista è lunga e potremmo parlarne ancora
per parecchi minuti.
Ma, ora che siamo entrati nel tema, credo sia meglio articolare
l’oggetto della nostra ricerca, in modo da poter ritenere i vari
aspetti del problema e ... perché no: arrivare al sodo! J
Così oggi ci fermiamo qui, ritenendo che veramente la depressione
è un male universale che può colpire chiunque, in qualsiasi
momento, in qualsiasi posto, a qualsiasi età e a qualsiasi livello
sociale. Persino l’essere cristiani e fedeli talvolta non ci esime
dall’essere colpiti da questo problema. Nella Bibbia si parla di
personaggi quali il Salmista Davide, i Profeti Elia e Geremia che
parlano con il linguaggio tipico della depressione: eppure erano
persone consacrate a Dio e che Dio aveva usato.
È dunque veramente importante conoscere la depressione: che cos’è,
come si sviluppa e come la si può vincere. Un famoso spot
televisivo di qualche anno fa diceva: “Se lo conosci lo eviti”;
noi possiamo dire “Se conosci la depressione puoi vincerla”,
si...perché noi crediamo che la depressione è un male che si può
vincere, ma prima bisogna imparare a conoscerla.
Bisogna capire che esiste una vasta gamma di stati depressivi, che
spesso hanno pur ispirato l’arte, ma che pure hanno ridotto in
grande disperazione chi vi era coinvolto. Bisogna anche imparare a
riconoscere i sintomi della depressione, perché non sempre la
malinconia o l’apatia equivalgono a depressione. Ma quando i
sintomi dicono chiaramente che una persona è depressa, allora,
essi svolgono la duplice funzione di campanello d’allarme e di
misuratori della gravità del male. Bisogna anche imparare a
discernere le cause della depressione, le quali possono essere sia
fisiche che psicologiche e spirituali. Ed è proprio combattendo le
cause e non solo i sintomi che si può arrivare ad una guarigione
veramente duratura. Ed infine, bisogna imparare a guarire. Di
solito la guarigione non è istantanea, ma graduale, anche se non
per questo impossibile. Dalla depressione si può guarire. E’ vero
che essa rimane per molti versi un male oscuro, ma oggi ne
sappiamo più di ieri.
Vi rimando dunque alla prossima puntata della rubrica “La
depressione: un male che si può vincere!” dove affronteremo il
tema: “Cos’è la depressione?”
Tanti cari saluti nel Signore da me, Tonino. A risentirci presto.

4
II° - Cos’è la Depressione?

Ciao cari amici da me Tonino. Sono nuovamente felice di stare con


voi per diversi minuti e parlare di un argomento che penso
interessi parecchi di voi.
La volta scorsa vi ho detto quanto la depressione sia universale e
come colpisca indifferentemente persone di ogni età, cultura e
rango sociale.
Abbiamo intitolato questa nostra rubrica: “La depressione, un male
che si può vincere”, perché crediamo che la depressione può essere
sconfitta.
Più avanti vedremo meglio come poter curare e vincere questo male;
oggi invece parleremo più a fondo di che cos’è la depressione.
A dir la verità però, non è così facile definire questo disagio,
perché molte sono le sue facce, i suoi sintomi e le sue cause.
Persino la cura, molto spesso non è uguale per tutti. Il decorso
della malattia segue vie sue proprie che sono ancora oggetto di
indagine scientifica. Così le definizioni mediche del problema,
tendono a sottolineare la complessità del quadro clinico, notando
comunque lo stato di abbassamento del tono vitale e
dell’efficienza psicofisica.
Per questo motivo, si tende molto spesso a parlare della
depressione soprattutto attraverso immagini, che meglio riescono
ad esprimere almeno l’aspetto soggettivo del problema. Viene
chiamata “male oscuro”, “mal di vivere”, “senso di perdita”,
“senso di colpa”, “lutto”, “tristezza”, “malinconia”.
Qualcuno l’ha definita con le parole “sempre inverno e mai Natale”
e qualcun altro l’ha descritta come una coperta di lana bagnata e
ruvida. E qualcun altro ancora ne ha parlato come “un dolore
permanente, il cadavere potenziale che noi siamo”.
Nella tarda mattinata del 10 agosto del 1999, quando tutto il
mondo stava guardando l’eclisse solare, una mamma chiese al figlio
depresso di uscire a vedere tale evento; la sua risposta fu:
“L’eclisse è già dentro di me”.
Gli storici raccontano che anche il grande riformatore tedesco
Martin Lutero soffriva spesso di stati depressivi. Un giorno, dopo
varie settimane che il suo viso cupo e abbattuto aveva smorzato la
freschezza e la vitalità della sua casa, la moglie si presentò a
lui tutta vestita di nero, come se stesse andando a un funerale.
Dinanzi alla meraviglia del marito ella rispose: “Martin, a vedere
il tuo comportamento sembra che Dio sia morto e così mi sono
preparata per il suo funerale.”
Cari amici, ecco qui una bella immagine di quella che spesso è la
depressione: un vestito nero adatto ad un funerale; un vestito
della mente, si intende.
Esso è il vestito della tristezza, della malinconia,
dell’amarezza, del risentimento, del buio interiore che riduce
drasticamente la nostra capacità ed ogni amore per la vita.
Un depresso è uno che non ama più vivere e spesso si ritrova a
pensare seriamente alla morte come l’unico stato in cui può almeno
stare in pace.

5
Ogni stimolo vitale cessa di aver presa su di lui e si diventa
schiavi dei propri stati d’animo; “prigionieri con la porta
aperta”, come disse il poeta Pablo Neruda.
Ma forse dal punto di vista del depresso, la cosa peggiore è che
non si riesce a dare un senso a tutto questo. Lui stesso non
riesce a capire perché e vorrebbe tanto avere qualsiasi altro tipo
di male, fosse anche un arto rotto; almeno quello può
identificarlo e farsene una ragione.
Neppure il depresso che è guarito riesce spesso a capire che cosa
gli è successo: guarda indietro e stenta a credere che si sia
ridotto ad essere un bambino piagnucoloso, immaturo, pauroso di
tutto e dipendente dagli altri.
E i famigliari? Essi, meno di tutti riescono a capire gli
atteggiamenti del loro congiunto depresso, talmente drastico è il
cambiamento a cui devono assistere come principali spettatori.
Tutto questo non fa che aumentare il senso di abbattimento e di
colpa, finendo per far perdere ogni gioia di vivere ed ogni
speranza di guarigione.
MA !!! Cari amici ascoltatori, che direttamente o indirettamente
siete coinvolti in questo pantano di disperazione, esiste un MA
che sorge direttamente dalla Bibbia, la Parola di Colui che ci ha
creati.
La Bibbia dice che Dio è il nostro Creatore, Colui che ci ha dato
la vita in tutti i suoi aspetti: la vita fisica, la vita
psicologica ed affettiva, la vita spirituale. Ma Dio, non è solo
Colui che ci da la vita, ma anche Colui che la preserva, se
restiamo attaccati a Lui come il ramo all’albero e come l’albero
alla terra. Dobbiamo dunque dire che la depressione è spesso,
anche se non sempre, il risultato di un cammino lontano da Dio.
Per questo motivo Gesù è venuto nel mondo: “per dare Vita a coloro
che credono in LUI”. Nell’Evangelo di Giovanni Egli disse: “Io
sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”
(10:10) ed ebbe a rimproverare alcuni suoi contemporanei dicendo:
“eppure non volete venire a ME per avere la Vita” (5:40).
Caro amico, se vuoi veramente porre fine a quella mancanza di vita
che caratterizza il tuo stato di depressione sappi che Gesù può
darti la Vera Vita.
Ti invito dunque ad andare a Lui con tutto il tuo cuore e credere
che Egli può veramente aiutarti.
Con questo invito siamo giunti al termine di questo appuntamento.
Prossimamente parleremo più a fondo delle cause della depressione.
Vi aspetto, Ciao.

6
III° - Le Cause della Depressione

Cari ascoltatori, eccomi qua ancora una volta a parlare di questa


importante ma complesso argomento che è la depressione.
Nelle puntate precedenti abbiamo visto che la depressione è molto
diffusa ed è un fenomeno così trasversale, che non risparmia
nessuno.
Nella scorsa puntata abbiamo pure tentato di definire la
depressione con l’immagine di un vestito nero che il depresso
indossa giorno dopo giorno per seppellire ciò che rimane della sua
speranza e della sua vita. Oggi, piacendo al Signore,
concentreremo la nostra attenzione sulle cause di questo male, pur
ribadendo che, per molti versi, esso continua ad essere oscuro e
misterioso.
Scientificamente parlando, la scienza che studia le cause della
depressione si chiama “Eziologia”. Per parecchio tempo essa ha
cercato di spiegare la depressione in chiave psicologica e
sociale, legandola a difficoltà di inserimento nella società o a
traumi infantili. Ma dagli anni settanta sembra che ci sia stata
una svolta, in quanto si è spostata tutta l’attenzione sulla
biochimica del cervello. In altre parole, oggi si tende a credere
che la depressione derivi da un guasto biochimico del cervello.
Più precisamente si ritiene che a causarne il disturbo sia la
“serotonina”, una sostanza prodotta dal cervello, che con la
depressione tende parecchio a calare. Per questo motivo, oggi,
molto più che in passato si tende a combattere la depressione con
delle pillole, chiamate anche “psicofarmaci”, i quali hanno lo
scopo di ripristinare i livelli biochimici del nostro cervello.
Una di queste pillole molto diffuse in Italia è il “Prozac”, che
negli Stati Uniti è stata ribattezzato come “la pillola della
felicità”, anche se non è il solo tipo di psicofarmaco presente
sul mercato.
A questa larga diffusione, e qui basta pensare che l’80% dei
medicinali prescritti in Francia sono psicofarmaci, non
corrisponde però un altrettanto “larga” efficacia. Recenti
statistiche dicono infatti che soltanto i 2/3 della depressione
sembra rispondere in qualche modo positivo alla cura dei
medicinali. Inoltre, c’è il problema dell’assuefazione, sempre
presente quando si prendono queste pillole, come anche indica la
sezione delle prescrizioni dedicata agli effetti collaterali.
Infine si può dire, in merito ai farmaci della psiche, che, pur
avendo un ruolo nello stabilizzare l’umore, soprattutto nelle
depressioni più acute, essi non neutralizzano le vere cause del
disagio, ma alleviano solo i sintomi.
Gli psichiatri sanno che molte depressioni hanno radici più
profonde della biochimica del nostro cervello e bisogna scavare di
più nella vita e nella sfera psicologica dell’individuo. Non
dobbiamo comunque dimenticare che varie cause della depressione
sono veramente di origine fisica, fra queste possiamo citare:
varie forme di disturbi neurologici (epilessia e distrofia
cerebrale)
varie forme di disturbo endocrino (ipotiroidismo e menopausa)

7
alcune fasi acute del diabete
il decorso di alcune malattie cardiovascolari
l’uso e l’abuso di farmaci ed anabolizzanti
lo sballo ormonale prodotto dalla nascita di un figlio
Tuttavia, se un controllo medico e soprattutto neurologico esclude
qualsiasi causa di ordine fisico, allora bisogna pensare a quali
cause di ordine psicologico e spirituale abbiano determinato la
depressione. E qui gioca un ruolo molto importante l’atteggiamento
stesso della persona depressa: egli deve volere e avere il
coraggio di affrontare la verità intorno alla sua vita.
“La verità vi farà liberi” diceva Gesù e questo è molto vero per
la persona depressa, la quale deve lottare tanto con gli
infingimenti e le ambiguità della sua condizione.
In linea generale possiamo comunque dire che la depressione è
legata alla perdita, “un lutto”, come lo definisce qualche
psicologo, che è avvenuto nella propria vita personale o
famigliare. Può essere la perdita di un parente stretto, la
perdita della libertà, la perdita di un lavoro, la perdita dei
propri beni e di quant’altro la vita, che spesso è strana, può
riservare. Ma questa è solo una faccia della medaglia; l’altra
faccia è data da come noi reagiamo ad ognuna di queste perdite. E’
risaputo, infatti, che non tutti reagiamo allo stesso modo, e ciò
che abbatte una persona, un’altra riesce a sopportarlo
relativamente bene. Il famoso poeta inglese John Milton ebbe a
dire: “la mente è il proprio luogo e può fare del cielo un
inferno, e un inferno del cielo”. E’ nella nostra mente che si
decide il destino della nostra vita, qui sulla terra e per
l’aldilà. Nella Bibbia, la mente è vista spesso come il cuore, il
centro della persona e della vita umana: corrompere e deprimere la
mente significa colpire l’uomo intero. Permettere invece che Dio
irradi il nostro cuore e la nostra mente con la Sua Parola e la
Sua Presenza significa arginare parecchio i flutti amari della
depressione.
Come dice la Scrittura: “Egli (Dio) dà forza allo stanco e
accresce il vigore a colui che è spossato...quelli che sperano nel
Signore acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile,
corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano” (Isaia
40:29,31)
Il mio desiderio è che tu, caro ascoltatore, possa oggi stesso
provare questa forza che viene dal Signore. Comunque, il nostro
appuntamento con tema della depressione non è finito e vi aspetto
per la prossima volta, ove parleremo dei sintomi di questo male. A
presto.

8
IV° - I Sintomi della Depressione

Salve, cari amici, sono felice di essere ancora con voi e vi do il


mio caro benvenuto a questo nostro appuntamento sul tema della
depressione. Nelle puntate precedenti abbiamo visto l’ampia
diffusione di questo male, abbiamo tentato di darne una
definizione soprattutto come un abito mentale molto funereo, come
se dovessimo sepellire la nostra vita. Abbiamo anche parlato delle
cause della depressione, scoprendo che ci sono cause sia fisiche
che psicologiche. Fra le cause fisiche abbiamo citato certe
disfunzioni neurologiche tipo l’epilessia e la distrofia
cerebrale, e certe disfunzioni endocrine, tipo l’ipotiroidismo e
gli sconvolgimenti ormonali dovuti alla menopausa e alla nascita
di un figlio. Fra le cause psicologiche abbiamo parlato della
perdita di qualcosa o qualcuno molto caro, che quasi sempre
accompagna gli stati depressivi. Ma qui, abbiamo anche distinto
l’importanza del nostro atteggiamento e del nostro modo di reagire
davanti alla perdita. Molto spesso o, oserei dire quasi sempre, è
il nostro modo abnorme di reagire alla perdita che crea i maggiori
problemi legati alla depressione. Ed è su questo modo di reagire
che influiscono altre cause di natura sia psicologica che
spirituale, che possono si, essere legati alla nostra infanzia, e
addirittura ai nostri geni, ma anche alla nostra storia e stile di
vita più recenti.
E’ vero che l’ambiente in cui viviamo ci plasma moltissimo, ma è
anche vero che molto spesso siamo ciò che abbiamo deciso di
essere, e ciò ha inevitabili conseguenze anche sulla depressione.
Questo però è un discorso che vorrei riprendere quando parleremo
di come affrontare e vincere la depressione. Oggi vogliamo
piuttosto rispondere alla domanda: “Come faccio a sapere se sono
veramente depresso?” In altre parole: quali sono i sintomi della
depressione?
La domanda si fa ancora più interessante quando pensiamo che
esistono dei sintomi che secondo vari studiosi riguardano
piuttosto una depressione normale, con risvolti addirittura
positivi. Dice il dott. Scott Peck, uno psichiatra di Harvard:
“Poiché gli esseri umani devono crescere mentalmente e
spiritualmente e poiché ogni crescita comporta la rinuncia o la
perdita del proprio vecchio io, la depressione è un fenomeno
normale e fondamentalmente utile. Diventa abnorme e nocivo quando
qualcosa interferisce con il processo di rinuncia, poiché in tal
caso la depressione si prolunga e non risolve affatto con il
completamento del processo” (da “Voglia di bene” pg.58).
Riprendendo le parole del dott. Scott Peck, possiamo dire che uno
dei primi campanelli d’allarme che stiamo cadendo nella
depressione è proprio il perdurare di uno stato di tristezza e di
apatia, che altrimenti sarebbe normale.
Si afferma che c’è la depressione quando sussistono i seguenti
sintomi per almeno due o tre settimane e forse un mese:
umore nero per buona parte della giornata;
mancanza di interesse per quasi tutte le attività che prima
costituivano per noi un piacere;

9
insonnia o ipersonnia;
mancanza di appetito o gran voglia di mangiare, con conseguente
perdita o aumento di peso;
grande difficoltà a prendere decisioni;
pensieri ricorrenti di suicidio;
impotenza o frigidità;
pianto e notevole suscettibilità.
L’ideale sarebbe intervenire subito nella vita dell’individuo che
manifesta questi sintomi. Ma di solito si tende a minimizzare la
depressione, finché non ci si accorge di stare veramente male. Da
un lato, il malato stesso si vergogna di tutto quello che gli sta
accadendo e non vuole ammettere neppure con se stesso la cosa.
Dall’altro lato, i famigliari spesso non sanno come intervenire,
finendo per essere , o troppo duri, o troppo molli, sminuendo la
reale gravità del disagio o viziando la persona che è depressa.
Ma per poter vincere subito la depressione, bisogna darle il meno
spazio possibile, e prima si interviene a tutti i livelli e meglio
è. A tal riguardo, si può adattare alla persona che sta cadendo in
depressione, quanto il Signore disse a Caino prima che l’amarezza
lo spingesse verso il peggio.
Nella Genesi leggiamo: “Il Signore disse a Caino: perché hai il
volto abbattuto? Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se
agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, ma tu dominalo”
(4:6-7).
Caro amico, la stessa cosa può valere per te quest’oggi se senti
che i sintomi della depressione stanno inondando come dei flutti
amari la tua vita. “Chi mi invoca nel giorno della distretta, io
lo trarrò fuori” dice il Signore. Invocalo, ed Egli ti salverà.
Prima di concludere questa puntata vorrei spendere qualche parola
su uno dei sintomi su citati: i pensieri ricorrenti di suicidio.
Non sono solo pensieri. Il depresso ne parla pure abbastanza
apertamente e questo è di solito un modo per attrarre l’attenzione
sul suo stato o forse anche è un modo per punire chi gli sta
vicino e gli vuol bene. All’inizio questo è normale in quasi
tutti i depressi, ma la domanda più importante è: quando bisogna
iniziare a preoccuparsi seriamente? Si ritiene che la fase di
maggior pericolo sia quando il depresso inizia ad indicare mezzi,
luoghi e tempi in cui intende compiere il fatto. Si tenga presente
anche che in questa fase, l’intento del depresso non è più quello
di punire gli altri, ma di autopunirsi. E’ dunque una fase di
forte autocritica.
Che fare dunque quando la depressione ha ormai preso piede e
inizia a manifestare tutta la sua pericolosità? Come va affrontata
la depressione? Questo sarà il tema della prossima puntata. Io
Tonino vi saluto e vi aspetto presto. Ciao.

1
V° - Come si Cura la Depressione? (1°Parte)

Salve cari ascoltatori! Benvenuti a questo nuovo appuntamento


sulla depressione.
Sono varie volte che abbiamo parlato di questo tema, ed abbiamo
visto come la depressione sia un male molto diffuso, che ci toglie
la gioia e la voglia di vivere. Abbiamo detto che le cause possono
essere di varia natura, cioè sia fisiche, che psicologiche ed
anche spirituali. A proposito delle cause spirituali, in ogni
trasmissione sul tema della depressione abbiamo insistito sul
valore della fede cristiana, proprio perché riteniamo che l’uomo
sia fondamentalmente un essere spirituale, cioè un essere che, per
vivere pienamente la sua vita, deve camminare in comunione con il
suo Creatore. Molto spesso infatti vediamo come persone depresse,
che accettano il Signore Gesù Cristo nella loro vita ed iniziano
un cammino di fede con altri cristiani vengono totalmente guarite.
Sempre a proposito delle cause spirituali bisogna anche dire che
molte persone che hanno praticato arti occulte ed hanno fatto
parte a vari livelli del mondo dello spiritismo, prima o poi,
devono fare i conti con la depressione e con forti tendenze al
suicidio.
La volta scorsa abbiamo parlato dei sintomi della depressione ed
abbiamo accennato all’importanza di intervenire subito, appena
questi si manifestano. Oggi, tenteremo in qualche modo di
“arrivare al sodo” di questo argomento, vedendo come affrontare,
curare e vincere il male della depressione. Il messaggio di fondo
che vogliamo comunicare ai nostri radioascoltatori, sia depressi
che non, è che la depressione è un male che si può vincere. Come
dicevamo poc’anzi, tante sono le testimonianze di persone, che pur
avendo toccato livelli molto brutti, anche di emarginazione e
degrado, sono riusciti a risalire la china. Il Signore stesso ha
promesso di aiutarci nel momento della distretta ed il salmista
Davide, che ben sapeva questo fatto, poteva dire: “Quand’anche
camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerò male
alcuno perché tu o Signore, sei con me” (Salmo 23:4).
Forse non riavrai indietro ciò che hai perduto, ma il Signore ti
sarà vicino e scoprirai un mondo di vita e di gioia che pensavi
non esistesse. Diceva Claudel: “Davanti alla sofferenza Gesù non
dà una spiegazione, ma attua una presenza. Non distrugge la croce,
ma l’accetta”. Dio è pronto ad aiutarti se tu affidi la tua vita a
Lui con tutti i tuoi drammi, le tue sconfitte, i tuoi sensi di
colpa, le tue paure e le tue incertezze. Gesù Cristo è Colui che
può darti una vita nuova, il perdono delle tue colpe, una gioia
incontenibile, un senso nuovo ed un nuovo scopo per vivere. Detto
questo, bisogna dire che normalmente la guarigione dalla
depressione non avviene in modo istantaneo, ma in modo molto più
graduale. Come graduale è il discendere nella depressione,
passando da stati depressivi normali e lievi a stati di disagio
più gravi ed acuti, così graduale è il cammino della guarigione.
Ed è in virtù di questa gradualità del male che è importante
sapere, ai fini della guarigione, a che livello di depressione sta
l’individuo: lieve, grave o acuta.

1
Il principio è che, più grave è la depressione e più è necessario
combattere i sintomi che agitano o immobilizzano la persona. Ed è
secondo la gravità che bisogna decidere se andare da uno
specialista o meno, se far uso di farmaci o meno, o se addirittura
aver bisogno dell’elettroshock. Di sicuro però, per poter iniziare
o anche smettere l’uso di questi strumenti di cura, bisogna tener
conto di due cose: 1° - bisogna sentire il parere di un medico,
soprattutto di un neurologo; 2° - bisogna ricordare che essi
combattono solo i sintomi della depressione.
Una volta che si è combattuto i sintomi, che comunque sono parte
integrante del male, allora bisogna fare i conti con le cause
della depressione. E’ importante identificare queste cause, perché
altrimenti si rischia di ricadere nella depressione più e più
volte. Combattere le cause significa cercare di stroncare il male
alla radice ed imparare a vivere nuovamente la propria vita,
magari con una “scorza” più forte. Come abbiamo già detto in una
puntata precedente, le cause possono essere sia di natura fisica
che psicologica. E’ importante dunque un controllo medico e
neurologico che identifichi eventuali anomalie di ordine fisico,
che possono essere all’origine della depressione. Escluse queste,
si deve puntare ad indagare nella vita e nella storia
dell’individuo eventuali perdite, ma soprattutto traumi che hanno
impedito alla persona di vivere normalmente la sua esperienza di
dolore e sofferenza.
Molto importante, in questa fase, è la volontà e la sincerità
della persona di andare avanti in un cammino di verità che metta a
nudo i lati oscuri della sua esistenza. Ma spesso il problema è
complicato da uno strano meccanismo della psiche che ci porta a
rimuovere tutte quelle cose della nostra vita e del nostro passato
che non si vuole ricordare perché ci fanno male. E qui ci vuole
proprio la grazia di Dio e, perché no, anche l’abilità di chi ci
aiuta, per poter riconoscere e rinunciare a tutte quelle cose che
inconsciamente tornano a galla per deprimerci.
Tuttavia è anche vero che non è necessario dover ricordare tutti i
dettagli della nostra storia e del nostro passato per poter
guarire. E’ importante farci un’idea della nostra vita, anche
passata, per poter capire ciò che è andato storto e poter così
cambiare, ma è pur vero che il Signore ci conosce molto più che
noi conosciamo noi stessi ed Egli, dice l’apostolo Paolo, “può
fare al di là di ciò che immaginiamo e pensiamo” (Efesini 3:20), e
quindi al di là di ciò che riusciamo a ricordare. Per questo, il
Salmista Davide presentava a Dio anche le cose che gli erano
occulte, sapendo che Dio poteva intervenire. Spesso succede che è
nel tempo, dopo un lungo cammino di “normalità” e di serenità che
riusciamo a ricomporre più compiutamente il mosaico della nostra
vita. Essenziale è: invertire la rotta e prendere le distanze il
più possibile da tutto ciò che ci deprime e ci allontana dal
Signore. Prendete le distanze da ogni pensiero che vi tormenta e
vi amareggia, e ricercate le cose che possono aiutarvi a
ricostruire la vostra serenità e la vostra vita. Questo è il mio
desiderio e la mia preghiera per ciascuno di voi, amici depressi.
Che il Signore vi benedica.

1
E con questo è arrivato il momento di salutarci. Tuttavia vi
anticipo che non abbiamo finito col tema di questa puntata, e la
prossima settimana continueremo a parlare di come si cura la
depressione. A presto dunque e, ciao!

1
VI° - Come si Cura la Depressione? (2° Parte)

Ciao, cari radio ascoltatori. Eccovi qua, insieme a me Tonino, per


un nuovo appuntamento su: “La Depressione: un Male che si può
vincere”. La settimana scorsa abbiamo iniziato a parlare di un
aspetto molto importante: “come si cura la depressione?” In fondo
in fondo, è questo il nocciolo della questione: cioè, come fare ad
uscire dalla depressione? Oggi, vogliamo continuare a parlare su
questo tema, sapendo che è proprio questa la parte più
interessante di tutto il discorso. E nel tentativo di semplificare
il ragionamento, traceremo dei passi logici, anche se non
necessariamente cronologici, di come fare per uscire dalla
depressione. Ma, non vedete questi punti come una ricetta “usa e
getta”, quanto una sfida da affrontare nel medio o lungo periodo.
Così, volendo riassumere in delle affermazioni semplici e, ci
auguriamo chiare quanto in parte abbiamo già detto, possiamo dire
quanto segue:
1. Bisogna sapere che, per uscire dalla depressione, occorre
tempo, e quindi, non bisogna mai perdere la speranza, ma è
importante gioire anche delle più piccole vittorie; uscire dalla
depressione è un processo graduale che può anche durare uno o più
anni; la parola d’ordine è INSISTERE.
2. Bisogna decidere di voler uscire dalla depressione ed
impegnarsi con tutte le forze rimaste a risalire la china; spesso
il problema di fondo sta proprio qui, cioè nell’ostinazione a
voler rimanere depressi, quasi come una sorte di autopunizione o
di vendetta verso chi ci sta vicino: ma così non si guarirà mai, e
si scenderà sempre più a fondo; spesso però, succede anche che
l’individuo vorrebbe uscire dal suo stato, ma sperimenta una
volontà molto debole: qui possiamo dire che non bisogna
arrendersi, ma continuare a sperare, perché la volontà va
ricostruita passo dopo passo e, malgrado le sconfitte; consola
tantissimo sapere ciò che diceva l’apostolo Paolo: “E’ Dio che
produce in voi il volere e l’agire.” (Filippesi 2:13); la parola
d’ordine è qui VOLERE.
3. Bisogna riconoscere a che livello di depressione si è arrivati
e da lì muoversi per curare; questo lo si può scoprire dai
sintomi: a dei sintomi più o meno gravi, corrisponde una
depressione più o meno grave; fatto questo, bisogna combattere i
sintomi, in modo da alleggerire l’empasse psicologico e fisico in
cui la persona è caduta; sono i sintomi, o, chiamateli pure
effetti, della depressione l’aspetto più immediato e più urgente
da alleviare e curare; è qui che, a nostro avviso, possono avere
un ruolo i farmaci prescritti dal medico, i quali possono calmare
o, se vogliamo dirla tutta, “sedare” la persona estremamente
agitata ed aiutarla a recuperare un po’ di stabilità emotiva e
forse anche un po di sonno; è evidente che, in questa fase della
cura, può avere un ruolo anche il classico “evadere”, se la
gravità della depressione lo permette, cioè prendere le distanze
da luoghi e persone ove il male si è sviluppato: magari un
viaggio, una vacanza, un nuovo hobby; ma è chiaro che non si può
evadere e fuggire per tutta la vita, come non si può prendere

1
farmaci per sempre: essi devono solo essere, se necessari, e
restare, una tappa ben definita nel processo di cura; la parola
d’ordine è qui ALLEVIARE.
4. Bisogna identificare le cause della depressione; una volta
alleviati i sintomi, si deve puntare a combattere le cause della
depressione, perché è da lì che la depressione è nata e ha
prodotto i suoi effetti; qui è opportuno fare anzitutto, un esame
medico e neurologico per identificare o escludere cause di ordine
fisico; in secondo luogo, e soprattutto se viene esclusa ogni
causa di ordine fisico, e quindi non abbiamo più questo tipo di
scusante, dobbiamo essere onesti con noi stessi ed avere il
coraggio di affrontare la verità intorno alla nostra vita; e qui
bisogna stare attenti a certi meccanismi di difesa della nostra
psiche, come li chiama la psicologia, i quali ci portano ad
aggirare la verità; i meccanismi di difesa più consueti sono la
rimozione, la proiezione e la razionalizzazione: con la
“rimozione” generalmente tendiamo a reprimere dentro noi stessi
qualcosa che non vogliamo accettare ne ammettere in modo diretto,
per cui ci giriamo attorno; con la “proiezione” tendiamo ad
attribuire ad altri le responsabilità e le colpe che in realtà
sono nostre; con la “razionalizzazione” invece tendiamo a
giustificare e assolvere fatti che ci riguardano, che presi nella
loro semplicità non sono da giustificare; è importante qui parlare
dei nostri problemi con persone che ci conoscono a fondo e possono
correggerci in qualsiasi momento; la parola d’ordine è qui CAPIRE.
5. Bisogna rinunciare alle cause della depressione; forse queste
cause sono delle abitudini sbagliate, dei falsi ideali o mete
irraggiungibili che con il tempo ci hanno logorato, oppure,
risentimenti profondi che hanno alimentato in noi ira, amarezza e
depressione, o ancora non abbiamo accettato qualche perdita,
lutto o insuccesso, oppure dobbiamo rinunziare a dei compromessi,
ad esperienze fatte con il mondo dell’occulto e comunque ad uno
stile di vita vissuto lontano da Dio; bisogna chiedere perdono a
Dio per il nostro atteggiamento passato e, se è il caso, chiedere
perdono alle persone che abbiamo offeso; bisogna perdonare e
dimenticare le offese ricevute; bisogna affrontare le cose che ci
hanno fatto cadere nella depressione in modo da non averci più a
che fare; la parola d’ordine è qui RINUNCIARE.
6. Bisogna riempire la nostra vita di cose nuove, utili e
costruttive, che allarghino e sanciscono il nostro distacco da
tutto ciò che ci ha depresso; qui è molto importante imparare lo
stile della vita cristiana, come la Bibbia lo insegna; questo
stile di vita può essere riassunto in tre virtù cardine: la FEDE
in un Dio che ci cura e ci perdona; l’AMORE verso tutti, anche i
nemici; la SPERANZA malgrado tutte le circostanze della nostra
vita; le conseguenze pratiche ed immediate di queste virtù sono:
la lode, la riconoscenza, le buone opere, la gioia, la costanza;
al centro di questa vita nuova deve stare il Signore Gesù Cristo,
il quale deve poter regnare su di noi e ricevere l’obbedienza che
merita in tutti gli aspetti della nostra vita; il segreto è
conoscerLo: più lo conosciamo e ci lasciamo illuminare attraverso
la Sua Parola e più impariamo a sottometterci a Lui; lo scopo

1
della vita cristiana è quello di essere una testimonianza in
questo mondo per Cristo Gesù, sia con le parole che con le azioni;
la Bibbia chiama questo stile di vita “il sentiero dei giusti” e
lo descrive come “il sole che spunta e va sempre più risplendendo,
finché sia giorno! (Proverbi 4:18); la parola d’ordine è qui
RICOSTRUIRE.
Tutti questi passi o tappe della cura, ci aiutano a capire che la
guarigione dal male della depressione è un processo. Ma
attenzione! Pur non essendo mai dei soggetti passivi, dobbiamo
permettere che ci sia Dio al controllo di questo processo
dall’inizio alla fine. Dale e Juanita Ryan hanno scritto: “Sotto
un certo aspetto la guarigione non è qualcosa che facciamo noi. E’
un dono che riceviamo. E’ Dio a rimettere a posto le gambe rotte e
le vite spezzate. E’ Dio a guarirci. Sia il coraggio per ammettere
di aver bisogno di aiuto, sia la forza di sopportare il processo
di guarigione sono doni datici da Dio. Dio è un Dio che guarisce.
E’ attento al nostro bisogno di aiuto con compassione. E’ gentile
e amorevole con noi.” (da: Dio dice: IO SONO CON TE. Pag.116)
Possano, caro ascoltatore, queste semplici parole toccarti
nell’intimo del tuo cuore e spingerti ad affidare la tua vita
nelle mani di Dio.
Così siamo giunti al termine di questo appuntamento. Ma prima di
salutarvi, vi ricordo che la prossima settimana risponderemo alla
domanda: “Può un cristiano essere depresso?” A presto dunque.
Ciao.

1
VII° - Può un Cristiano essere Depresso?

Ciao cari amici e quanti ci ascoltate. Io Tonino sono lieto di


essere ancora qui con voi per affrontare un tema, quello della
depressione, che, pur oscuro e misterioso, stà diventando sempre
più attuale. Nelle sei puntate precedenti abbiamo fatto una
carrellata di tanti aspetti legati alla depressione, che speriamo,
vi abbiano aiutato a farvi un’idea del problema. E’ evidente che
non siamo stati, e del resto non potevamo essere, esaurienti però
crediamo di aver sicuramente risposto, anche se in linea di
massima, a molti interrogativi che la gente comune si pone.
Certamente, se ci avete seguito, ora ne sapete di più in merito
alla diffusione della depressione, cosa essa sia, quali sono i
sintomi che manifesta, quali siano le cause e come sia possibile
curarla.
Indubbiamente, rimane ancora molto da dire e, per questo, vi
rimandiamo a della letteratura più specializzata.
Oggi invece, noi vogliamo semplicemente tentare di rispondere ad
una domanda, per la verità non semplice, ma che pure va fatta e
molti se la chiedono sempre più spesso: “Può un cristiano cadere
nella depressione?”
E evidente che la risposta che diamo a questa domanda dipende
molto da cosa intendiamo con la parola “cristiano”. Se con questa
parola intendiamo una persona che dice o pensa di essere cristiano
semplicemente perché è nato o risiede in una famiglia cristiana o
in un paese cristiano, è chiaro che così non è. Un cristiano,
secondo la Bibbia, è colui che, in un modo consapevole è risoluto
ha deciso di affidare la propria vita nelle mani di Gesù Cristo e
di seguirlo in tutti i suoi insegnamenti. Cristiano, secondo le
parole stesse di Gesù, è uno che ha creduto in Lui e per questo
atto di fede ha ricevuto la vita eterna e il diritto di far parte
della famiglia di Dio (Giovanni 1:12; 3:16). Avendo così chiarito
cosa la Scrittura intende per cristiano, ribadiamo la domanda
fatta all’inizio: “Può un vero cristiano, cadere nella
depressione?”
A questa domanda, anche a rischio di far crollare qualche mito,
dobbiamo rispondere che, purtroppo è possibile: un cristiano
sincero, che ha fatto sul serio con il Signore, può cadere nella
depressione. Il dott. Hyder, uno psichiatra cristiano francese, ha
così descritto questo fenomeno: “Benché non abbiamo molta voglia
di riconoscerlo, la depressione può attentare anche i credenti,
come i non credenti...il cristiano sofferente di depressione è
molto più oppresso del non cristiano. Il suo triste umore gli dà
l’impressione di essere separato non solo dai suoi simili, ma
anche da Dio. Egli dubita della sicurezza della sua salvezza. Egli
si domanda se è realmente un vero credente! I suoi peccati sono
stati realmente perdonati? Egli studia le Scritture e fa
esattamente il contrario di quel che potrà aiutarlo ad uscirne.
Egli si pente, confessa la sua colpa, si riprende, ma continua a
sentirsi depresso. Più passa il tempo in preghiera, più egli
concentra i suoi pensieri su sé stesso, sui suoi sentimenti e sui

1
propri problemi. Egli diviene egoista nella preghiera...” (da “La
nostra salute mentale”)
Come abbiamo detto nella prima puntata, nell’Antico Testamento,
cioè la prima parte della Bibbia, possiamo trovare vari personaggi
che avevano consacrato la loro vita a Dio e che Dio aveva usato,
che parlano con il linguaggio tipico della depressione e hanno
atteggiamenti tipici della depressione: fra cui
l’autocommiserazione ed il desiderio di farla finita. Tra questi
possiamo citare:
Giobbe - 3:1,3,4,6,10,11
Mosè - Numeri 11:10-15
Elia - 1 Re 19:4,10
Giona - 4:1,3
Geremia - 15:10,17-18
Davide - Salmi 13:1-3; 38:1-14; 42:3,5,6,9-11; ecc...
Nella seconda puntata abbiamo poi parlato di Martin Lutero, il
grande riformatore tedesco, il quale, anche lui cadeva in profondi
stati depressivi, talché la moglie lo ammoniva dicendo che Dio non
era morto.
La storia della chiesa cristiana ci tramanda che anche grandi
uomini di Dio del passato, grandi pionieri dell’Evangelo e grandi
missionari, furono vittime della depressione. Fra questi
ricordiamo:
Davide Braynerd
Hudson Taylor
Adoniram Judson
Davide Brainerd è stato forse il più grande missionario fra i
pellerossa, gli indiani d’America, eppure spesso nei suoi diari si
può leggere dei suoi insuccessi e dei suoi frequenti stati di
malinconia e depressione. Eppure Dio lo usò parecchio. La stessa
cosa si può dire di Hudson Taylor, fondatore della missione per
l’interno della Cina. Grande fu la sua fede, il suo impegno ed il
suo zelo, eppure anche questo grande missionario, così dicono gli
storici, era soggetto a “frequenti depressioni e finì i suoi
giorni “isolato in Svizzera con un forte esaurimento fisico e
mentale” curato da sua moglie Jennie (da “Verso le estremità della
terra”, pag.205) Ma forse l’esempio più emblematico, anche se più
bello per come è andata a finire, è quello di Adoniram Judson,
eroico missionario nella Birmania. Così racconta la sua esperienza
la storica Ruth Tucker:
“La reazione immediata di Judson alla morte di Nancy (sua moglie)
fu quella di affogare il suo dolore nel lavoro. Per più di un anno
egli mantenne un ritmo frenetico nel lavoro di traduzione e
nell’evangelizzazione, ma il suo cuore vagava altrove. Nel suo
intimo covavano dolore e sensi di colpa, da cui aveva bisogno di
essere liberato. Egli non riusciva a perdonarsi di non essere
stato al fianco di Nancy nel momento in cui aveva avuto maggior
bisogno di lui. Il dolore stravolgente che provava non diminuiva,
anzi sembrava intensificarsi. Con l’aumentare della depressione
egli cominciò a rendere meno anche nel lavoro. Cominciò a
ritirarsi, passando lunghi periodi di meditazione, evitando
qualsiasi contatto con gli altri. Evitava persino di mangiare con

1
gli altri missionari nella casa della missione. Infine, quasi due
anni dopo la morte di Nancy, tagliò i ponti con la società e si
ritirò nella giungla, costruendosi una capanna e vivendo come un
eremita. Arrivò persino a scavarsi una fossa dove vegliò per
giorni e giorni riempiendo la sua mente di pensieri morbosi sulla
morte. Una desolazione spirituale lo invase: “Dio è per me il
Grande sconosciuto. Credo in Lui ma non lo trovo”. Fortunatamente
il suo squilibrio mentale non fu definitivo. Non ci furono
psichiatri, non ci furono psicoanalisti e non ci fu nessuna
terapia di gruppo. Ci fu invece una valanga di amore e di
preghiere da parte dei suoi colleghi e dei credenti indigeni.
Inoltre, la sua fede, ben fondata, resistette anche nei momenti di
dubbio più profondo. Lentamente venne fuori dalla paralisi a cui
la depressione lo aveva costretto e uscendone, acquisì una
rinnovata profondità spirituale che rese più incisivo il suo
ministerio. Cominciò a viaggiare per la Birmania, aiutando altri
missionari nei loro avamposti. Ovunque andasse suscitava la stessa
reazione: folle di persone alla ricerca della verità, conversioni
e segni di crescita spirituale. Egli avvertiva un rinnovato
spirito di interessamento in tutta la lunghezza e larghezza del
paese.”
Ecco, caro ascoltatore, ciò che Dio può fare anche in un cristiano
che è stato depresso: Egli può rinnovarlo daccapo e renderlo più
utile di prima. Forse è per questo che il salmista Davide, che pur
conobbe la depressione, in un suo salmo dice: “E’ stato un bene
per me l’afflizione subita, perché imparassi i tuoi statuti”
(Salmo 119:71). E l’apostolo Paolo altresì poté dire: “Benedetto
sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre
misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in
ogni nostra afflizione, affinché mediante la consolazione con la
quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli
che si trovano in qualunque afflizione.” (2 Corinzi 1:3-4). Non
c’è dunque alcun motivo per non riconoscere che anche noi, pur
essendo cristiani, possiamo passare nella valle della
disperazione, dove stentiamo a rialzarci. Purtroppo il problema
che il credente spesso si fà, è che in tale condizione di
malinconia e di abbattimento non è più una testimonianza per il
suo Signore e Salvatore Gesù Cristo, agli occhi del mondo. E
questo è veramente, per il cristiano sincero un tormento, un
qualcosa di cui si vergogna profondamente, e vorrebbe mille volte
morire pur di non disonorare il suo Dio. La questione però, è che,
quando cade nella depressione, difficilmente si può rialzare
dall’oggi al domani, per cui tanto vale riconoscere ed accettare
il suo stato, come qualcosa che comunque Dio può risanare e
sfruttare per la sua gloria, come abbiamo visto è stato il caso
di Adoniram Judson. Dio è potente ed Egli può scrivere dritto
sulle righe storte della tua vita, perché, come è scritto: “tutte
le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio” (Rom. 8:28).
Caro amico, siamo anche stavolta giunti al termine di questa
trasmissione, ma..., abbiamo ancora qualche appuntamento da
passare insieme. La prossima volta infatti, risponderemo alla

1
domanda: “come aiutare una persona depressa?”. Ciao dunque e... a
risentirci presto.

2
VIII° - Come Aiutare una Persona Depressa

Ciao a tutti. Qui, dietro questo microfono sono sempre io, Tonino,
che vi saluto caramente e son felice di stare ancora vari minuti
con voi.
Nell’itinerario che abbiamo fatto insieme in tutte queste
settimane sulla depressione, abbiamo visto, vari aspetti di questo
male ed abbiamo imparato a conoscerlo un po’ di più. Molto spesso
una delle lamentele che la persona depressa fa è proprio questa:
“Nessuno sa, nessuno capisce, solo chi ci è passato può
comprendere”. E’ importante, prima di dire o fare qualsiasi cosa,
cercare di capire, entrare nel mondo del depresso e tentare, anche
se non è facile, di ascoltare con pazienza e perseveranza. Siamo
così entrati in quello che è il tema di oggi: “Come aiutare una
persona depressa?”. Qualche consiglio l’abbiamo già dato le volte
precedenti e qui tenteremo di affrontare la questione nel modo più
completo.
Anzitutto, è molto importante conoscere la depressione; non solo
colui che la vive dall’interno, cioè il depresso, deve imparare a
conoscere la depressione, ma anche colui che la vive dall’esterno,
magari accanto ad un parente o ad un amico. E’ conoscendo i vari
sintomi, le varie cause, la sua diffusione e i modi per curarla,
che la persona che vive accanto ad un depresso, impara, anzitutto
a non spaventarsi di certe reazioni e poi a come aiutare la
persona che sta male. Indubbiamente ci sono delle cose che la
persona che vuole dare aiuto deve evitare. Fra queste possiamo
ricordare le seguenti:
1° - Non dite alla persona depressa: “Su dai, tirati su, puoi
farcela, è solo questione di volontà”. In realtà è proprio questo
che manca alla persona depressa: non ha la volontà di tirarsi su.
Essa vede gli effetti della depressione che sempre più prendono
piede nella sua vita ed egli scopre sempre più il senso della sua
impotenza e del suo fallimento. Dire ad una persona depressa: “E’
solo questione di volontà” significa mettere con poca sensibilità
il dito su quella che è la sua piaga e renderlo frustrato ancora
di più. Se c’è qualche momento in cui si può far leva sulla
volontà della persona depressa, è nelle fasi iniziali del suo
male, quando si iniziano a intravedere i primi sintomi, forse lì
la persona è ancora capace di reagire, dopodiché bisogna che il
male faccia un po’ il suo corso e quindi, prepararsi a curare i
sintomi. Un altro momento in cui si può far leva sulla sua volontà
è quando la depressione ha un po’ fatto il suo corso, sono stati
curati un po’ i sintomi e la persona sta relativamente bene:
allora bisogna far leva su un tipo specifico di volontà, cioè la
volontà di guarire.
2° - Non cercate di spingere le persone a risolvere i suoi
problemi di vita, magari quelli stessi che hanno dato origine alla
depressione, quando essa è in preda ai sintomi della stessa, quali
panico, agitazione, insonnia, mal di testa, ecc....ecc... Molte
persone che hanno cambiato lavoro, scuola, città, amici, il
coniuge o il partner nelle fasi acute della depressione, sperando
così di guarire, hanno preso un grosso abbaglio di cui poi si sono

2
veramente pentite. C’è un momento per curare i sintomi ed un
momento per curare le cause e chi aiuta una persona depressa deve
aiutarla a prendere le sue decisioni nel momento giusto.
3° - Non compatite una persona depressa. Non date retta a tutti i
suoi discorsi. Soprattutto nella fase in cui bisogna aiutare la
persona a prendere coscienza dei suoi problemi di vita, lì avrete
a che fare con quei suoi “meccanismi di difesa” che abbiamo visto
qualche settimana fa: la rimozione, la proiezione e la
razionalizzazione. Egli farà lunghi discorsi, senza mai affrontare
il suo vero problema e se pure lo affronterà, cercherà di
scaricare la sua responsabilità sugli altri, oppure cercherà di
giustificarsi e di assolversi, quando invece deve semplicemente
riconoscere di aver sbagliato. E’ importante questa fase
dell’aiuto, perché è la fase cruciale in cui possiamo
“accompagnare” la persona depressa in un cammino di verità intorno
alla sua vita, che lo porta a capire i suoi veri problemi,
soprattutto davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini, a
rinunziarvi e a ricostruire la propria vita con l’energia che
viene dal Signore. Importante, in questa fase di cura è conoscere
a fondo la persona che stiamo aiutando ed essere fermi e schietti.
Volendo ora, dare uno sguardo in positivo alle cose da fare per
aiutare una persona depressa, forse una spicca su tutte, ed è:
“ACCOMPAGNARE”. Vogliamo aiutare una persona depressa? Noi
dobbiamo “accompagnarla” verso la guarigione. Non dobbiamo né
spingerla, né tirarla, né costringerla, ma “accompagnarla” con
molto tatto, molta sensibilità, molto affetto e molta preghiera.
Solo Dio, in certi casi, può veramente aiutare e noi non siamo
altro che un espressione del Suo aiuto, per cui la preghiera è
l’elemento con cui possiamo vivere la cosa in stretta comunione
con Dio. Ma perché è importante accompagnare anziché spingere o
tirare? Perché bisogna rispettare i tempi della persona depressa,
altrimenti rischiamo di fare un buco nell’acqua. Il cammino di
guarigione passa attraverso varie tappe che abbiamo siglato con le
seguenti parole d’ordine: INSISTERE, VOLERE, ALLEVIARE, CAPIRE,
RINUNCIARE, RICOSTRUIRE. Fondamentale è la volontà della persona
depressa per passare da una tappa all’altra. Spingerla o tirarla
significa andare oltre la sua volontà e il rischio è quello di
farla regredire a stati o fasi che potevamo benissimo considerare
superati. E’ vero che talvolta è necessario richiamare e dare un
adeguato scossone alla persona che pur stando relativamente bene,
gioca consapevolmente col suo stato di depressione e ci “marcia”,
come si suol dire. Ma lo scopo dev’essere sempre quello di aiutare
la persona depressa ad assumersi le sue responsabilità, fare delle
scelte sempre più chiare e nette e confidare in Dio per le
conseguenze.
In definitiva chi vuol aiutare veramente una persona depressa deve
portarla, se non è un cristiano, o riportarla, se è un cristiano,
a Dio. E’ Dio la fonte della vita, ed è in Lui che ogni uomo trova
guarigione: togliendo ogni barriera e ripristinando il contatto
con Dio. La Bibbia chiama questo contatto con Dio con il termina
di “comunione”. E’ la rinnovata comunione con Dio, un Dio
personale e misericordioso che ci guarisce. E qui è importante

2
che, chi aiuta un depresso, sia egli stesso in comunione con Dio.
Accompagnare un depresso verso la guarigione significa
accompagnarlo verso l’Iddio con cui noi stessi comunichiamo ed
aiutarlo a sperimentare la Sua Grazia.
Possa Dio darci il privilegio di essere tali accompagnatori per la
persona depressa. Con questo pensiero, cari ascoltatori, siamo
giunti al termine di questo periodo di trasmissioni sulla
depressione. Vi auguro di cuore che il Signore vi benedica e vi
lascio con il motto di speranza che ci ha guidato sin dall’inizio:
“Coraggio, la depressione è un male che si può vincere”. Io,
Tonino, vi saluto.

2
IX° - La Mia Esperienza Personale

La mia esperienza in materia di depressione non è


evidentemente solo frutto di ricerca teorica sui libri, ma anche
esperienza diretta con essa, anche se suffragata da nessuna
diagnosi specialistica in merito. Nel mio caso dovrei forse
parlare più di stati depressivi, legati al mio carattere e ad una
mia inclinazione a prendere troppo sul serio sia me stesso che le
cose che mi circondano.
Di certo posso dire che nella mia adolescenza ho avuto un
brusco cambiamento che mi ha portato a diventare molto introverso,
riflessivo, riservato e chiuso, laddove, nella mia infanzia, ero
più spensierato, giocherellone ed aperto. È proprio nel periodo
adolescenziale che ho iniziato a soffrire di stati d'ansia, di
solitudine e di una certa malinconia che talvolta culminava con
pensieri funerei.
A quindici anni c'è stata la mia esperienza religiosa più
importante, perché ho lasciato entrare il Signore Gesù Cristo
nella mia vita come Salvatore e Padrone. Questa è stata
un'esperienza molto coinvolgente e determinante, soprattutto
perché ha distolto l'attenzione dame stesso rivolgendola ad un
progetto ed un piano molto più grande di me, ideato e realizzato
da un Dio che mi chiamava al Suo servizio. Ci tengo a sottolineare
che per me, credere in Gesù Cristo, non ha significato
“rifugiarmi”, nel senso più dispregiativo del termine, in un
“qualcosa” (illusorio, secondo alcuni psicologi), e cioè in quella
fede che da “sicurezza” a chi non ha il coraggio di vivere e di
affrontare la realtà. In definitiva questa non è LA FEDE,
perlomeno, non è LA FEDE BIBLICA, ma invece è rassegnazione e
passività. Per me credere in Gesù Cristo ha significato entrare in
un piano ed in un progetto ben più grande di me, nel quale io
potevo non nascondermi e scomparire, ma agire, essere attivo e
dare il meglio di me stesso, riconoscendo che dopotutto non ero
tutto da buttare, ma che per la grazia di Dio, potevo essere
utile, avere uno scopo per vivere ed essere significante in un
mondo privo di senso e di direzione.
Posso dire che la fede non mi ha annullato come uomo, ma mi ha
aiutato ad andare oltre quella concentrazione morbosa su me
stesso, che era alla base della mia malinconia, facendomi invece
realizzare, per mezzo dell'amore che Dio spande nei nostri cuori,
il vero me stesso, quello per cui sono stato creato.
Comunque, devo ammettere che i miei disturbi con l'ansia non
sono spariti del tutto ed in via definitiva. Varie volte sono
ricomparsi informa più o meno grave, il più delle volte senza una
causa apparente, ma talvolta anche in seguito a scelte un po
avventate che ho fatto. La maggior parte delle volte ho risolto il
problema leggendo e memorizzando, per poi ripeterli a me stesso,
dei brani della Scrittura, sopratutto il Salmo 23, che aiuta a
confidare in Dio ed ha un effetto benefico sull'anima turbata.
Altre volte ho dovuto confessare le mie colpe a Dio e confidare
nella Sua grazia riordinatrice e nel Suo perdono. Qualche volta,
quando perdurava uno stato di prostrazione, di angoscia o

2
d'insonnia con effetto “domino”, cioè un crollo a catena, sul mio
stato generale di salute, ho preso anche degli ansiolitici al solo
scopo di poter dormire. Anche questo mi è stato utile per potermi
riprendere, sopratutto perché li ho usati come una tappa nel
processo di cura e non li ho usati come la cura in sé e per sé. La
cura vera e propria, lo ribadisco ancora una volta, è la fiducia
nel Signore, fiducia che Dio è Sovrano e può intervenire in
qualsiasi situazione, fiducia che non ci relega nella
rassegnazione e nella passività ma che ci spinge all'azione e
all'operosità. A Dio sia la gloria!
Con questo pensiero,cari ascoltatori, siamo giunti al termine
di questo periodo di trasmissioni sulla depressione. Vi auguro di
cuore che il Signore vi benedica e vi lascio con il motto di
speranza che ci ha guidati sin dall'inizio: “Coraggio, la
depressione è un male che si può vincere”.
Bibliografia

S.Zoli e B. Cassano, “E LIBERACI DAL MALE OSCURO”, Tea Salute,


Milamo 1998

T.La Haye, “COME VINCERE LA DEPRESSIONE”, Casa Biblica, Vicenza


1993

M.Scott Peck, “VOGLIA DI BENE”, Frassinelli, Varese 1985

M.Chiave-Jones, “RESISTERE ALLA DEPRESSIONE”, Voce della Bibbia,


Formigine 1989

J.Powell, “PERCHE’ HO PAURA DI DIRTI CHI SONO”, Gribaudi, Torino


1972

D.& J. Ryan, “DIO DICE: IO SONO CON TE”, GBU, Roma 1992

Potrebbero piacerti anche