Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Carro trionfale
per la Madonna di Fatima.
Catania, 13 settembre 1959,
XVI Congresso Eucaristico Nazionale.
20
Introduzione
21
provincia. Da seminarista, poi, in biblioteca mi appassionavano i libri
d’arte con riferimento al barocco.
Per motivi famigliari ho avuto la fortuna di conoscere e vivere anche a
Palermo dove, in estate, con attenzione assistevo alle varie processioni
rionali: il Lume, la Mercede, i Sette Dolori. Negli anni di Teologia si
intensifica la passione per la ricerca sulle tradizioni e la pietà popolare.
Ordinato sacerdote, sono stato il primo presbitero non canonico (il 4
febbraio 1978) a fare il discorso all’uscita di Sant’Agata sull’argenteo
fercolo.
Quante predicazioni in tutta la Sicilia e fuori! Quante sante e belle
esperienze di fede! Ho avuto l’onore di predicare sul fercolo di Santa
Barbara a Paternò, sul fercolo della Madonna della Stella a Militello
Val di Catania, su quello di San Sebastiano ad Acireale più volte, su
quello di San Mauro ad Acicastello. A Belpasso, dove sono stato par-
roco, su quello di Santa Lucia per sei anni. Sempre è stata una grande
emozione.
Ma ancora più emozionante è stato portare a spalla a Catania la Ma-
donna dell’Indirizzo nel 1998, a Monreale il SS. Crocifisso nel 2009, e
la Madre del Lume a Porticello, il primo lunedì di ottobre del 2012.
A Catania, nel 1980, ho comprato un vecchio fercolo da un rigattiere
per Maria Ausiliatrice a Fossa Creta: ero allora amministratore par-
rocchiale. Ho fatto realizzare il nuovo fercolo per la Madonna della
Salute di San Camillo nel 1985, più volte utilizzato per il Cristo alla
Colonna nella Via Crucis cittadina. A Belpasso, le due vare di supporto
per il Cristo Morto e l’Addolorata, e il restauro totale con baldacchino
del fercolo dell’Immacolata nel 1989.
Dal 2000 in Andalusia ho potuto vivere e predicare, in tutta la regione
e fuori, alle confraternite di passione e di gloria facendomi una cultura
sull’eleganza processionale e artistica di questa parte d’Europa.
Ho conosciuto pure da vicino le celebrazioni del Corpus Christi en
Cuzco in Perú con i suoi splendidi fercoli in argento e in legno, e la
Settimana Santa di Popayan in Colombia. Ho avuto la fortuna di co-
noscere bene Malta in varie occasioni e nelle sue due isole. Le sceno-
grafiche feste, con processioni dei ricchi piedistalli e delle artistiche
statue in un barocco eterno e comunicativo.
Una vita, una festa, un continuo registrare l’amore esterno alla SS. Tri-
nitá, alla Vergine, ai Santi.
Spero che questo nuovo volume, che non potrà mai essere esaustivo,
piaccia e stimoli al recupero della nostra storia e delle nostre opere
d’arte, vero barocco catechetico in movimento.
22
1. Il barocco, catechesi delle meraviglie
Noi Siciliani siamo tutti figli del barocco. Chi l’avrebbe mai detto! Ep-
pure «non c’é dubbio che la struttura della società moderna ha i suoi
fondamenti nella cultura barocca», così scriveva già molti anni fa lo
storico dell’arte Giulio Carlo Argan.
Oggi è evidente che quell’epoca di vivi contrasti che è stato il Seicento,
quell’epoca fatta d’intellettualismo e moralismo, di artificio ed enfasi,
finzione e assenza, sogno e tragedia ha finito con l’entrarci nel sangue.
Sostiene Stefania Falasca:
23
La volta con affreschi barocchi e stucchi
di S. Giuseppe ai Teatini a Palermo.
Opera di F. Tancredi e altri pittori,
secoli XVII-XX.
24
Il trionfo dell’Ordine Gesuitico,
capolavoro di Olivio Sozzi, sec. XVIII.
Cupola di San Francesco Borgia,
Catania.
25
Nella pagina accanto: (Argan G.C., Storia dell’arte, II, Sansoni, Firenze 1981,100). «Ma que-
Volta di San Benedetto. sto trionfalismo, questo carattere spettacolare della Chiesa del Seicento
Affreschi di G. Tuccari, sec. XVIII. non è forse simile a quello attuale? Con la differenza che oggi i mezzi
Chiesa di San Benedetto, di diffusione, di propaganda, sono internet, i mass media e la televi-
Catania. sione», sebbene il tentativo artificioso di riempire un vuoto di realtà
sottende e caratterizza anche la spiritualità moderna. «Il Seicento è un
secolo fortemente mistico».
Il misticismo è una caratteristica diffusa nella sensibilità religiosa del-
l’epoca con l’influenza di Santa Teresa, Sant’Ignazio, San Filippo Neri,
San Camillo. Il barocco non scaturisce soltanto dalla volontà di fondere,
drammaticamente, elementi contrari, ma anche e soprattutto dalla ne-
cessità di manifestare un sentimento di catastrofe.
Il barocco nasce soprattutto dal sentimento che ormai tutta l’esperienza
antica fosse esaurita, e lo fosse anche la cristiana, almeno quella storica,
temporale del Cristianesimo.
Dice ancora lo storico dell’arte Giulio Carlo Argan: «È il trionfo del-
l’artificio, dove pittura, scultura e architettura sono vorticosamente
fusi insieme. È l’arte volta a stupire con effetti speciali. La decorazione
non è più racconto, ma celebrazione e spettacolo lontano da richiami
reali, quotidiani» (Argan G. C., Storia dell’arte, II cit. 102).
Il Seicento è un secolo tragico, ma nessun secolo potrà conoscere mag-
giori eccessi e maggiori stravaganze. Ecco l’arte spinta a sorprendere,
spinta a darsi per finire la meraviglia. È il secolo nel quale mondo, fan-
tasia e nulla divengono apertamente sinonimi.
La fantasia è una facoltà che riduce le grandi cose alla nostra statura e
ingigantisce le piccole, ossia una stima stolta delle illusioni, delle vanità.
Questo senso dell’inganno e della vanità delle cose, questo senso di
cose dipinte è difatti il Barocco, anima e corpo. Non dimentichiamo
che il termine barocco viene da “burein”, in Portoghese perla irregolare
e preziosa.
26
27
Pino Puglisi, che hanno brillato di luce evangelica e per profumo di
carità.
Le feste patronali di questa terra sono l’espressione dell’amore più au-
tentico e più vero dei semplici nei confronti della Vergine o dei santi;
sono anche punto di riferimento di fede ogni anno, dell’aggregazione
gioiosa di una comunità locale.
Quelle siciliane sono quasi tutte feste barocche che, con il re Filippo
IV, assunsero anche la denominazione di “feste reali”. Fu sua la dispo-
sizione che ogni comunità celebrasse solennemente una festività in
onore della Madre del Signore in maggio. Festa reale, per esempio, è
la festa alla Regina degli Angeli della comunità di Mineo nella diocesi
di Caltagirone.
28
dei dolci tipici. Il popolo riscopre e rivive nei giorni magici la sua
antica e vera dignità. È per questo che con fervore il catanese dice:
“Sugnu catanisi e mi l’avantu, lu fistinu ’n Catania è spaventu...”.
29
1 2
1. Caltavuturo, particolare del più espressivi, il gruppo di Gesù che incontra la Veronica, in cui la
fercolo della Madonna del Soccorso. plasticità delle figure, gli argenti e i coralli che l’adornano lo rendono
un unicum, espressione di quella estetica che porta al bello, frutto di
2. Resuttano, quella catechesi della bellezza tipica della città andalusa di Siviglia.
processione di Gesù Crocifisso e santi A Caltanissetta troviamo con i gruppi dei Biancardi (padre e figlio) le
in una foto del 1925. cosiddette Vare che escono il Giovedì Santo. A Enna il bellissimo fer-
colo a baldacchino dell’Addolorata che ricorda molto lo stile Gaditano
(Cadice). Barocca è tutta Ragusa Ibla, che fa da fondale con le sue
chiese, palazzi e monasteri alle devote processioni della Settimana
Santa (cfr. G. Lanzafame, Mater Dolorosa) e alla festa di S. Giorgio.
A riguardo dell’iconografia seicentesca è bene ricordare alcune statue
mariane molto significative. Se nella città di Catania spiccano per la
sontuosità del panneggio l’Immacolata e la Madonna dell’Indirizzo
alla Pescheria con i rispettivi fercoli, è barocca la dolce movenza della
Madonna del Rosario, venerata nella chiesa di S. Domenico ad Acireale,
opera della scuola napoletana (cfr. G. Lanzafame, Catania Mariana).
Espressiva opera argentea è l’Immacolata di Palermo, venerata nella
chiesa di S. Francesco; sempre a Palermo fu realizzata in argento la
statua di Santa Lucia, venerata più volte all’anno nella Cattedrale di
Siracusa. Entrambe sono opere di cesello del secolo XVII.
Che dire poi della particolare iconografia di una Madonna a cavallo,
di spiccata scenografia barocca, che troviamo, unica nel suo genere,
nella città di Scicli, chiamata Madonna delle Vittorie o della Milizia!
Espressione della scuola barocca napoletana è l’opera di Francesco
Biancardi che realizza per Mussomeli la bellissima Madonna dei miracoli.
Gruppo scultoreo di grande pregio per la sua bellezza, che trasmette
in chi l’ammira pietà e devozione. L’8 e il 15 settembre viene portato in
processione – su una macchina lignea ideata dallo stesso scultore – un
fercolo che naturalmente esprime, con le sue tortili colonne e gli angeli
festanti, un gioioso Barocco, anche se realizzato nel 1876.
30
Il fercolo di S. Lorenzo
a Frazzanò è tra i più antichi realizzati
e conservati in Sicilia.
31
Nell’anno mariano 1988 a Catania sfilarono in processione 15 fercoli
della Santissima Vergine; a Palermo nel 1993 e nel 2000 in due solenni
processioni sfilarono fercoli con varie Madonne e santi accompagnati
dalle rispettive confraternite. In occasione del Giubileo del 2000, a
Novara di Sicilia, per la festa patronale dell’Assunta, è stata ripristinata
la processione dei santi e l’Apoteosi. Il simulacro dell’Assunta – di
scuola napoletana, opera di Filippo Colicci del 1764 – è preceduto da
diciassette statue di santi e sante portate in piccole vare nella piazza
del paese, dove sostano per circondare devotamente la Madonna.
Innumerevoli sono in questo itinerario le celebrazioni di ‘barocco in
processione’. Ricordiamo ancora le belle statue del Bagnasco, del Ge-
novesi, del Piscitello che nei secoli XVIII e XIX hanno continuato la
linea del barocco elegante e sontuoso. Ma un cenno particolare, quanto
mai significativo, merita lo spettacolo che danno ‘i carri’ che troviamo
nei comuni di Belpasso per la festa di Santa Lucia, e a Pedara per la
SS. Annunziata.
A Belpasso, la vigilia della festa, il 12 dicembre, i quartieri si riuniscono
per fare ammirare queste alte macchine scenografiche chiamate ‘carri’,
dove personaggi viventi, luci, colori e musiche, rendono plasticamente
il messaggio di Santa Lucia ai nostri giorni; si conclude con l’apoteosi
finale colorata dai fuochi d’artificio. Lo stesso avviene la seconda set-
timana di settembre a Pedara.
32
Stato di Enna. Di simile fattura architettonica sono i due fercoli del
sec. XVII per l’Addolorata a Monterosso Almo nella chiesa di S. An-
tonio Abate e per la Madonna delle Grazie a Vizzini. Del 1686, opera
di Filadelfio Allò, è la vara di S. Lorenzo a Frazzanò, simile per di-
mensioni e disegno a quello antico di Santa Rosalia in Centuripe, oggi
nella chiesa del Collegio di Maria sull’altare maggiore.
Di Andrea Li Volsi, del sec. XVII, è il fercolo che si trova a Cerami
nella chiesa di S. Antonio Abate; anche di Andrea Li Volsi, con inter-
venti di Santo Giuliano, è il fercolo realizzato per S. Sebastiano nel
1670 sempre a Cerami.
Originale per la forma e ricco per l’intaglio è il fercolo del sec. XVII
conservato nella chiesa madre a Castelvecchio.
Quanti altri fercoli o vare sono scomparsi nel tempo per catastrofi na-
turali, incendi e incuria storica di cui non abbiamo più tracce!
33
Vara dei fratelli della Congregazione del SS. Nome di Gesù Disegno a penna, acquerello e matita del fercolo
in Santa Zita. Arricchita con 36 vasi d’argento, con S. Francesco di Paola, costituito da vari basamenti,
la statua di S. Agatone, pontefice palermitano, quadranti decoratissimi. L’apparato ornamentale
su un’aquila dorata, sec. XVII. con figure allegoriche e volute metatamorfiche.
Due angeli incoronano il santo calabrese.
Opera, come le antecedenti, del 1659.
34
UNO SGUARDO A ROMA CAPITALE DEL BAROCCO
E ALLE SUE MACCHINE PROCESSIONALI
35
2. Vare e fercoli nella Sicilia occidentale
44
Palermo, Cappella dell’Università Palermo, Museo Diocesano
FERCOLO DI SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI FERCOLO DI SANT’AGATA
Oggi lo si può ammirare nella storica e artistica Realizzato su disegno di P. Amato, il fercolo ha de-
Cappella dell’Università di Palermo. La Confra- licate pitture della vita della santa, con angeli alla
ternita dei falegnami fu fondata nel 1563; la loro base. L’elegante statua di Sant’Agata V. M. fu rea-
prima sede fu la chiesa di S. Elia, nei pressi di lizzata da maestri siciliani nel 1680. Già della Con-
Monte Vergine, poi, nel 1568, ebbe sede in un’altra fraternita di Sant’Agata extra moenia o alla Pedata,
chiesa, sempre dedicata a S. Elia, ma nella Giu- è conservata nel Museo diocesano. Nel 2009 è stata
decca, il quartiere ebraico. totalmente restaurata.
L’artistico e alto fercolo in legno intagliato con
fregi, colonne e corona imperiale, consta di tre or-
dini: la base, dove si ponevano le robuste aste per
sollevarlo; la parte centrale con il santo patrono
dei falegnami, con ai lati piccole sculture di profeti
della stirpe davidica e dei santi; e la parte superiore,
ancora colonne e corona imperiale con globo e
croce. Il tutto è in oro a foglia, argenti a mistura e
finti marmi verdi.
Fu realizzato nella bottega dei Calandra nel 1759.
Senza dubbio tra i più ricchi e sontuosi di Sicilia.
Il fercolo di Sant’Agata,
realizzato da maestri siciliani nel 1680
su disegni di P. Amato.
45
Palermo, Chiesa di S. Maria “la Gangia”
VARA DI GESÙ BAMBINO
46
Palermo, ai Cassari Palermo, Chiesa di San Francesco
VARA DELL’ADDOLORATA VARA DELL’ IMMACOLATA
Sobria è questa base con controbase di color nero L’attuale vara è opera del 1843 del maestro fale-
e fregi in oro del sec. XVIII con quattro barocchi gname Onofrio Ventimiglia, realizzata in legno con
candelabri per l’Addolorata del Bagnasco. pianta quadrangolare e angoli smussati; quattro
Negli ultimi anni varie bare dell’Addolorata del grandi candelabri in stile impero fanno da contro-
Venerdì Santo hanno cambiato lo schema sette- base per l’argentea statua dell’Immacolata (esce in
centesco con opere più ricche, maestose e con ele- processione l’8 settembre). Nel 1845 il pittore Giu-
menti in argento. Questa dei Cassari conserva il seppe Carta completò l’opera con quattro scene
fascino dell’origine. bibliche. Restaurata nel 1993.
47
Sant’Ignazio a Casa Professa, a Palermo.
Elegante statua del fondatore
della Compagnia di Gesù.
La vara è stata realizzata da artigiani siciliani,
sec. XVII.
48