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GENERALIZZAZIONE, COMPLESSITÀ QUANTITATIVA, COMPLESSITÀ QUALITATIVA

La formulazione di Hempel (1942, p. 36, corsivo aggiunto):

«La spiegazione dell’occorrenza di un evento di qualche tipo specifico E in un determinato luogo e in un


determinato tempo consiste, com’è solitamente sostenuto, nell’indicare le cause o i fattori determinanti di
E. Ora, sostenere che un insieme di eventi – per così dire, di tipo C1, C2, …. Cn – hanno causato l’evento da
spiegare, equivale a dire che, secondo certe leggi generali, un insieme di eventi del tipo ora menzionato è
regolarmente accompagnato da un evento di tipo E [i simboli C ed E sono stati introdotti per alludere ai
termini “causa” ed “effetto”, che sono applicati spesso, anche se non sempre, a eventi connessi da una legge
del genere anzidetto: p. 35]. Quindi la spiegazione scientifica dell’evento in questione consiste (1) un insieme
di enunciati che asseriscono l’occorrenza di determinati eventi C1, C2, …. Cn in tempi e luoghi definiti, (2) un
insieme di ipotesi universali, in modo che (a) gli enunciati dei due gruppi siano ragionevolmente ben
confermati da evidenza empirica, (b) l’enunciato che afferma l’occorrenza dell’evento possa essere
logicamente dedotto dai suddetti gruppi di enunciati»

Carattere teorico della spiegazione scientifica

Struttura del modello nomologico-deduttivo (N-D): C & L (explanans) → E (explanandum). Tra


l’explanans e l’explanandum esiste un rapporto di implicazione deduttiva: l’explanans costituisce un
argomento esplicativo, ciò significa che la verità dell’explanans implica con certezza la verità
dell’explanandum.

«La spiegazione nomologico-deduttiva risponde alla domanda “perché si è verificato il


fenomeno explanandum?”, mostrando che il fenomeno è derivato da certe particolari
circostanze, specificate in C1, C2, … Ck, in conformità con le leggi L1, L2, … Lr. Indicando ciò,
l’argomento mostra che, date le particolari circostanze e le leggi in questione, ci si doveva
aspettare il verificarsi del fenomeno, ed è in questo senso che la spiegazione ci mette in grado
di comprendere perché il fenomeno si è verificato.» (Hempel, 1965; tr. it. 1986, p. 24).

C1, C2, … Ck
explanans
L1, L2, … Lr
E explanandum

Il requisito della controllabilità prescrive che le asserzioni che costituiscono una spiegazione
scientifica debbono essere suscettibili di controllo empirico.
La controllabilità sul pieno empirico si ottiene nel momento in cui i termini-concetti costitutivi degli
enunciati dei tre tipi suddetti (C, L ed E) sono collegati a dati osservativi mediante procedure
prestabilite; in assenza di tali collegamenti, il requisito in questione resterà insoddisfatto e la
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spiegazione non potrà dirsi in alcun modo scientifica. Hempel fa riferimento a delle forme di pseudo-
spiegazioni, fondate su concezioni antropomorfiche della natura, non meglio interpretate sul piano
empirico, invocanti fattori di determinazione occulti, al riparo dell’osservazione.

«Spiegazioni di questo genere possono innegabilmente dare al ricercatore la sensazione di


aver raggiunto una certa intelligenza di quei fenomeni; esse possono dissolvere la sua
perplessità e, in tal senso, “rispondere” ai suoi interrogativi. Ma, per quanto siffatte risposte
possano essere psicologicamente esaurienti, non sono adeguate per gli scopi della scienza,
che, dopo tutto, è interessata a sviluppare una concezione del mondo che abbia un rapporto
chiaro, logico, con la nostra esperienza e sia così capace di un controllo oggettivo» (Hempel,
1966, Philosophy of Natual Science; tr. it. 1980, p. 78).

Il requisito della rilevanza esplicativa prescrive che asserzioni che costituiscono una spiegazione
scientifica contengano né più né meno che l’informazione necessaria e sufficiente a sostegno della
spiegazione stessa.
La differenza tra evento fenomenico ed evento scientifico.
La differenza tra evento fenomenico ed evento scientifico può essere più facilmente colta se la
spiegazione assume come punto di partenza non una domanda del genere “Perché è accaduto
qualcosa?”, ma un quesito formulato in termini di “Che cosa è accaduto?”.
Il ri-conoscimento sul piano scientifico di un dato fenomeno si ottiene con la
interpretazione/riformulazione del fenomeno nei termini di uno specifico
sistema/schema/formazione concettuale.
La spiegazione viene così a configurarsi come un processo costituito da 4 fasi:
(I) Assunzione del fenomeno secondo determinati termini-concetti (formulazione
dell’enunciato che descrive l’explanandum);
(II) Accertamento dell’esistenza di enunciati generali in forma di leggi (le L del modello:
explanans), nei quali i termini concetti (che qui chiamiamo TCe) in cui è espresso
l’explanandum sono collegati direttamente e/o indirettamente, secondo date modalità ad
altri termini-concetti (che qui chiamiamo TCc);
(III) Formulazione di asserti singolari (le C del modello: explanans), espressi nei termini concetti
TCc, che risultano collegati in qualche modo ai termini-concetti TCe nelle leggi dell’explanans;
(IV) Accertamento sul piano empirico della sussistenza di fenomeni antecedenti al fenomeno da
spiegare, che possano essere resi nei termini concetti TCc, in cui sono formulati gli asserti
singolari C del modello.
Il ri-conoscimento si ottiene quando ciò di cui facciamo esperienza rientra nel campo di ciò che
sappiamo. Il mancato ri-conoscimento induce una situazione problematica; alcuni autori
individuano in essa il momento di origine dell’autentica indagine scientifica.

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Ancora sulla differenza tra evento fenomenico ed evento scientifico.
L’insegnamento di Merton (1949, Teoria e Struttura Sociale. Vol. I, Teoria e ricerca empirica), che
“rilegge” il lavoro di Durkheim sul suicidio (1897), è fondamentale dal nostro punto di vista.
Durkheim spiega il fatto suicidio mediante il fatto appartenenza religiosa (esiste un tasso maggiore
di suicidi tra i protestanti piuttosto che tra i cattolici); Merton assume il fatto suicidio
concettualizzandolo in termini di comportamento non adattato, e il fatto appartenenza religiosa in
termini di sostegno socio-psichico fornito ai membri di un dato gruppo (coesione sociale). A questo
punto è possibile una spiegazione in termini di ri-conoscimento.
(I) Assunzione del fenomeno suicidio in termini-concetti di: Comportamento non adattato
(formulazione dell’enunciato dell’explanandum); Sussiste – in un dato tempo e in un dato luogo –
una condizione diffusa di comportamento non adattato in un dato gruppo;
(II) Accertamento dell’esistenza di enunciati generali in forma di leggi (le L del modello: explanans), nei
quali i termini-concetti TCe sono collegati direttamente e/o indirettamente, secondo date modalità,
ai concetti-termini TCc; nella fattispecie: si assume l’ipotesi universale che esprime una relazione tra
comportamento non adattato e (mancato) sostegno psico-fisico derivante ai membri del gruppo
(mancanza di coesione sociale);
(III) Formulazione di asserti singolari (le C del modello: explanans), espressi nei termini-concetti TCc, che
risultano collegati in qualche modo ai termini-concetti TCe nelle leggi dell’explanas; sussiste – in un
dato tempo e in un dato luogo – un dato gruppo caratterizzato da scarso sostegno socio-psichico
per i membri che ne fanno parte;
(IV) Accertamento sul piano empirico della sussistenza di fenomeni antecedenti al fenomeno da spiegare
che possono essere resi nei termini-concetti TCc in cui sono formulati gli asserti singolari del
modello; accertamento del fatto che - in un dato tempo e in un dato luogo – l’appartenenza al
gruppo religioso dei protestanti comporta per i membri dello stesso subire una condizione di scarso
sostegno socio-psichico.

«Ciò che dapprima era stato preso come una uniformità isolata, viene ri-enunciato come una relazione, non
una relazione tra l’affiliazione religiosa e il comportamento [il suicidio], ma una relazione tra (gruppi aventi)
certi attributi concettualizzati (la coesione sociale) ed il comportamento. La portata della scoperta empirica
originaria viene considerevolmente estesa, e diverse uniformità apparentemente disparate si rivelano
correlate (così la differenza nelle percentuali di suicidi tra persone sposate e celibi può essere derivata dalla
stessa teoria)» (Merton, 1949, tr. it. 1983, p. 244).

Sempre sulla differenza tra evento fenomenico ed evento scientifico.


Ancora Merton sull’importanza della chiarificazione concettuale. Una delle funzioni della
chiarificazione concettuale è quella di rendere esplicito il carattere dei dati o dei fenomeni
sussunti sotto un concetto; in altri termini essa consente di evitare che dati/fenomeni spuri
vengano espressi nei termini di quel concetto (Merton, 1949, tr. it. 1983, p. 232 e ss.). L’esempio
tratto da Sutherland (1940) sulle forme di criminalità diffuse fra i “colletti bianchi”.

«Egli [Sutherland] rileva che vi è un implicito equivoco nelle teorie criminologiche che tentano di fornire una
spiegazione del fatto che c’è una percentuale di delitti molto più alta, secondo le “stime ufficiali”, nelle classi
sociali inferiori che non in quelle superiori. Questi “dati” sul delitto (organizzati in termini di un concetto

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operativo particolare o di una concezione particolare del delitto) hanno condotto ad una serie di ipotesi che
considerano la povertà, le condizioni degli slums, la debolezza mentale ed altre caratteristiche che si ritiene
siano strettamente associate ad uno status di classe inferiore, come “cause” del comportamento criminale.
Una volta chiarito che il concetto di delitto si riferisce alla violazione della legge penale ed è così esteso da
comprendere anche la criminalità degli impiegati nel mondo degli affari e nell’esercizio delle professioni –
violazioni che sono riflesse nelle statistiche ufficiali dei delitti meno spesso di quanto non lo siano le violazioni
proprie alle classi inferiori – la presunta associazione stretta tra un basso status sociale e delitto non si può
più mantenere» (Merton, 1949, tr. it. 1983, p. 233-4, corsivo aggiunto).
Così se si conviene a che il concetto di “comportamento criminale” contempli anche i reati – per così dire –
di carattere amministrativo, come per esempio l’abuso d’ufficio (ciò dovrebbe essere accertato
controllandone la definizione lessicale), si deve evitare il rischio che si possa adottare implicitamente il
presupposto non provato che le violazioni da parte dei membri delle diverse classi sociali siano registrate in
modo rappresentativo nelle statistiche ufficiali (problema di definizione operativa).

Infine sulla differenza tra evento fenomenico ed evento scientifico.


La tesi compiuta secondo cui tutta l’osservazione nella scienza è carica di teoria, può essere fatta
risalire a Duhem (1904-05, La teoria fisica). A p. 161 dell’opera appena citata Duhem afferma: «Un
esperimento in fisica non consiste soltanto nell’osservazione di un fenomeno, ma anche nella sua
interpretazione teorica». Nella pagina seguente Duhem ricorre a una storiella per esemplificare il
senso di questa affermazione.

«Entriamo in un laboratorio e avviciniamoci al tavolo ingombro di una quantità di strumenti:


una pila elettrica, fili di rame rivestiti di seta, vaschette piene di mercurio, bobine, una barra
di ferro che sostiene uno specchio. L’osservatore infila in piccoli buchi il gambo metallico di
una spina con l’estremità in ebanite: il ferro oscilla e attraverso lo specchio rinvia su un regolo
in celluloide una banda luminosa di cui l’osservatore segue i movimenti. Siamo senza dubbio
di fronte a un esperimento; il fisico osserva minuziosamente le oscillazioni del pezzo di ferro
seguendo l’andirivieni della macchia luminosa. Se gli domandate che cosa stia facendo, non vi
risponderà che sta studiando le oscillazioni della barra di ferro che sostiene lo specchio, ma
piuttosto che sta misurando la resistenza elettrica di una bobina. Se vi stupirete di tale risposta
e gli domanderete il senso delle sue parole e che rapporto hanno con i fenomeni da lui e da
voi contemporaneamente costatati, vi risponderà che la domanda necessiterebbe di
spiegazioni troppo lunghe sollecitandovi al tempo stesso a seguire un corso di elettricità»
(Duhem, 1904-05; tr. it. 1978, p. 162, corsivo aggiunto).

La “storiella” non è semplicemente inventata. Alexander Fleming racconta così la scoperta della penicillina:

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«Mentre lavoravo con stafilococchi di diversi ceppi, alcune piastre di coltura furono collocate da una parte
del banco del laboratorio e di tanto in tanto venivano esaminate. Nel corso degli esami queste piastre si
trovavano necessariamente esposte all’aria e vennero contaminate da vari microrganismi. Si è rilevato che
attorno ad una grande colonia di muffa contaminatrice, le colonie di stafilococchi diventavano trasparenti,
essendo così evidentemente soggette a lisi» (Fleming, 1929, On the Antibacterical Action of Cultures of a
Penicilium, with Special Reference to their Use in the Isolation of “B.Influenzae”, p. 226, corsivo aggiunto).

I fenomeni in questione, qui, riguardano la formazione di muffa e il cambio di colore degli stafilococchi; gli
eventi scientifici invece riguardano la contaminazione da parte di microrganismi e la lisi (la distruzione di
cellule o batteri) degli stafilococchi (la presenza di muffa è -per così dire- un indicatore della contaminazione;
il colore degli stafilococchi è un indicatore del grado di virulenza dei batteri).

La tesi della theory leadness


Si potrebbe concludere, affermando che, in campo scientifico, un asserto osservativo si riferisce ad un input
di natura sensoriale sottoposto, in modo conscio ma anche inconsapevole, a interpretazione teorica (letto
alla luce di un insieme di teorie). È noto il ricorso a degli strumenti – talora notevolmente complessi, come
accade per esempio in settori molto avanzati delle scienze fisiche – per la costruzione di tali input sensoriali,
altrimenti non osservabili. L’interpretazione dei dati di senso, così, è basata altresì sulle teorie relative al
funzionamento, all’uso, degli strumenti utilizzati per la costruzione del dato. Il ricorso a strumenti anche
molto sofisticati non attenua, ma anzi amplifica il momento dell’interpretazione soggettiva (l’esempio del
cannocchiale galileiano). Gli schemi concettuali utilizzati per l’interpretazione dovrebbero essere accettati
da tutti i rappresentanti di una comunità (o sottocomunità) scientifica, di modo che l’applicazione al caso in
discussione dovrebbe essere una procedura tipizzata, controllabile se non ripetibile da parte di qualunque
membro di detta collettività. Cruciale, pertanto, risulta essere la fase dell’addestramento/apprendimento
delle modalità di adozione di detti schemi e di uso degli strumenti di costruzione del dato (a questo proposito
il contributo di Kuhn è essenziale): l’addestramento/apprendimento porta ad una
costruzione/interpretazione/osservazione di dati comune.

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