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I Modelli di intervento

(tradizionali e recenti)

I modelli tradizionali di distinguono per:


- la focalizzazione settoriale
- la scarsa influenza reciproca
- l’efficacia di intervento in alcuni settori

I modelli più recenti si distinguono per:


- la capacità di influenzarsi
reciprocamente
- il basso livello di chiusura su se stessi
- la spiccata competenza in alcuni settori
Il movimento
verso l’integrazione
l Negli anni ‘30 e ‘40 dominano la psicoanalisi e il
comportamentismo in contrapposizione
l Negli anni ‘50 incomincia l’impatto
dell’orientamento umanistico di Rogers
l Alla fine degli anni ‘50 il comportamentismo
sorge come forza terapeutica (Wolpe, 1958)
l Dopo gli anni ‘60 emergono i modelli cognitivisti
l Negli anni ‘80 acquistano forza di tendenze
integrative
Cause del movimento integrativo

l La ricerca di effetto dimostra che tutti i modelli


sono utili per frange ampie di pazienti
l Nella ricerca di processo si scoprono i fattori
comuni, ad esempio l’alleanza terapeutica
l Molti studiosi giovani hanno contatti con diversi
modelli
l La necessità di giustificare l’efficacia degli
interventi costringe a scegliere l’efficienza e la
dimostrata efficacia usando il meglio di ogni
modello
I Modelli più visibili oggi
e focalizzazioni di base

l I modelli psicodinamici
Sono importanti i conflitti intrapsichici
l I modelli esperienziali
E’ importante la soggettività della persona
l I modelli cognitivo-comportamentali
Sono importanti gli schemi mentali e l’azione
l I modelli interpersonali
Sono importanti i conflitti interpersonali
I modelli a confronto
(dimensioni per il confronto)
l Teoria della personalità
l La relazione terapeuta-paziente
- Il ruolo del terapeuta
- La relazione terapeutica
- Il Transfert e il Controtransfert
l La resistenza
l L’insight e l’interpretazione
l L’intervento orientato all’azione
I Modelli Psicodinamici
La distinzione tra psicoanalisi e
modelli psicodinamici è molto
sfumata
La psicoanalasi è relativamente
restia di fronte alle innovazioni
I modelli psicodinamici sono più
vivaci e in evoluzione (hanno influito
molto le ricerche di Luborsky)
Tutti i modelli psicodinamici danno
importanza al rapporto terapeuta -
paziente
- Il terapeuta deve interpretare e
rimanere neutro (modello classico)
- Oltre all’inconscio, è importante il
rapporto interpersonale: è
occasione per apprendere nuovi
modi di relazionarsi (modelli
psicodinamici recenti)
Il cambiamento con i psicodinamici
Due orientamenti:
a. L’insight è lo strumento di base
per il cambiamento (Freud,
Kernberg)
b. L’insight conta; è più importante
il rapporto con il terapeuta
(l’esperienza emozionale
correttiva, Alexander e French)
Il modello rappresentazionale
dell’attaccamento di Bowlby
l Dalle concettualizzazioni psicodinamiche
sono emersi diversi modelli
l Il modello dominante è quello di Bowlby:
- Il disagio deriva dalla mancata interioriz-
zazione di immagini parentali affidabili
- La patologia deriva dalle esperienze falli-
mentari di attaccamento e separazione
lDue dimensioni di fondo sono
importanti nel modello di Bowlby:
a. La relazione con l’altro (attacca-
mento)
b. L’esplorazione creativa
l Il modello di Bowlby ha grossi
addentellati con gli approcci psico-
dinamici di natura relazionale e con
gli approcci cognitivi che danno
importanza agli schemi
Modelli psicodinamici
A. Teoria della Personalità

l Tre dimensioni spiegano il


comportamento:
- la motivazione
- il conflitto
- le difese
l La psicopatologia: mancata
risoluzione dei conflitti inconsci
continua
I modelli psicodinamici
B. La relazione terapeutica
b1. Il ruolo del terapeuta
Psicoanalisi:
- Interpreta il materiale inconscio per
l’insight. La persona è un sistema chiuso
Modelli psicodinamici recenti:
- Interpreta il materiale inconscio per
l’insight. La persona è un sistema aperto
- Usa il comportamento relazionale
per provocare nuovi apprendimenti
(esperienza correttiva)
I modelli psicodinamici
B. La relazione terapeutica
b2. Natura della relazione:
Psicoanalisi:
- L’alleanza terapeutica serve per la
libera associazione e l’interpretazione
- La relazione reale va esclusa
Modelli psicodinamici relazionali:
- L’alleanza terapeutica è importante
- La relazione reale è essenziale per la
correzione delle interruzioni evolutive
I modelli psicodinamici
B. La relazione terapeutica
b3. Il transfert e il controtransfert:
Psicoanalisi:
- Il transfert va analizzato perché è una
relazione regressiva
Modelli psicodinamici recenti:
- I processi transferali possono rappresentare
relazioni autentiche
- Il transfert e il controtransfert vanno usati
come forze e fonti preziose di informazioni
riguardanti il terapeuta e il paziente
I modelli psicodinamici
B. La relazione terapeutica
b4. La resistenza:
Psicoanalisi:
- Le resistenze vanno interpretate perché il
più delle volte rappresenta di-storsioni e
fughe durante il processo terapeutico
Modelli psicodinamici recenti:
- Possono significare che sono stati
attivati conflitti pericolosi nel qui e ora per la
sopravvivenza del paziente e che terapeuta ha
fatto dei passi sbagliati
I modelli psicodinamici
C. L’insight e l’interpretazione
Psicoanalisi:
- La spiegazione che il terapeuta fornisce
sui processi inconsci, l’interpretazione,
provoca la ristrutturazione degli stati
affettivi.
Modelli psicodinamici recenti:
- L’interpretazione può essere utile, ma la
ristrutturazione degli stati affettivi avvie-
ne grazie all’esperienza relazionale
correttiva con il terapeuta
I modelli psicodinamici
D. La dimensione esperienziale
Psicoanalisi:
- L’esperienza immediata è un
prolungamento dell’esperienza incon-
scia; occorre la ricostruzione storica
dell’esperienza passata
Nei modelli psicodinamici recenti:
- Viene data relativamente poca
importanza alla ricostruzione storica e
molta più importanza all’esperienza emo-
zionale correttiva
I modelli psicodinamici
E. L’intervento e l’azione
Psicoanalisi:
- Qualsiasi intervento direttivo ed
educativo è controproducente, perché il
cambiamento è il risultato dell’insight
Modelli psicodinamici recenti:
- Si rivoltano all’intervento rigidamente
interpretativo; neppure Freud era rigido
- Il terapeuta prende posizione per
provocare cambiamenti nel comporta-
mento esterno
I modelli Esperienziali
l I modelli esperienziali si focalizzano sulla
soggettività della persona: le sue
percezioni, gli atteggiamenti, i pensieri, le
fantasie, le convinzioni, le sensazioni, le
emozioni, le immagini. La soggettività
esperienziale include soprattutto gli
aspetti emozionali del vissuto personale
l I modelli esperienziali più vivaci oggi
sono: il modello rogersiano, la terapia del-
la Gestalt, l’analisi esistenziale, il modello
ridecisionale dell’Analisi Transazionale.
I Modelli Esperienziali
A. Teoria della personalità
l La persona sta bene se:
- E’ in contatto con se stessa
- Si relaziona in modo autentico
- Vive le angosce della condizione umana
l Tre condizioni per un rapporto autentico:
- Empatia incondizionata
- Rispetto (credere nella competenza dell’altro)
- Cordialità (calore e affabilità)
l La relazione autentica provoca l’esplora-
zione dei propri vissuti e la imbolizzazione
Modelli esperienziali - teoria della personalità

l La patologia è essenzialmente:
- La negazione della realtà per quella
che è
- La fuga piuttosto che il confronto
con le realtà esistenziali inevitabili
della vita umana (la libertà limitata, la morte, la
sofferenza, la solitudine)
- Il blocco della consapevolezza
l Il cambiamento avviene quando le
angosce esistenziali non sono negate
I Modelli Esperienziali
B. La relazione terapeuta - paziente
l b1. Il ruolo del terapeuta:
- Il paziente è responsabile del
proprio cambiamento
- Il terapeuta, sui pazienti, non ne
sa di più dei pazienti stessi
- Il terapeuta facilita il processo
l Rogers identifica la terapia con la
relazione; gli esistenzialisti e i
Gestaltisti distinguono tra relazione
e tecnica (pertanto il ruolo del terapeuta
cambia rispetto ai rogersiani)
I Modelli Esperienziali
B. La relazione terapeuta - paziente
l b2. La relazione terapeutica:
- La relazione reale è autentica: deve essere
empatica, rispettosa e cordiale.
- E’ essenziale per il cambiamento
- E’ lo strumento di cambiamento (Rogersiani)
- La relazione è distinta dall’intervento tecnico
(non rogersiani).
- I terapeuti esistenziali insistono sull’ansia
esistenziale
- Hanno peso la relazione reale, terapeutica e
transferale (importante la congruenza del terapeuta)
I Modelli Esperienziali
B. La relazione terapeuta - paziente
l b3. Transfert e controtransfert
- Concetti rari nei modelli esperienziali
- I rogersiani li escludono apertamente
e insistono sulla relazione autentica
- I rogersiani colgono le distorsioni, ma
le affrontano direttamente
- Per i Gestaltisti il transfert è una fuga
dall’essere se tessi
- Gli esistenzialisti ne parlano come
conseguenza dell’ansia esistenziale
I Modelli Esperienziali
B. La relazione terapeuta - paziente

l b4. La resistenza
- Il concetto non ha un posto rilevante
- Se l’ansia induce le persone a porsi in
modi poco genuini, essi sono affrontati
con delicata frustrazione (Rogersiani) o
con diretta confrontazione (Gestaltisti)
- In genere la resistenza è vista come
un segnale di errori di intervento
I Modelli Esperienziali
C. L’insight e la Interpretazione

l L’insight, l’interpretazione e la
consapevolezza sono simili alla
psicoanalisi
l Invece che il passato viene accentuato il
presente, su come la persona evita
l’ansia esistenziale
l Per i rogersiani e i Gestaltisti non hanno
senso le interpretazioni: sono manovre
intellettualizzanti
I Modelli Esperienziali
D. La dimensione esperienziale
l La focalizzazione di base dei modelli
esperienziali è sull’esperienza del momento
presente
l Per i rogersiani è essenziale simbolizzare le
esperienze attraverso la “verbalizzazione”
l La Gestalt insiste sul contatto diretto con la
fenomenologia del momento attuale
l Gli interventi mirano a evidenziare blocchi,
fughe dal reale, limitazioni dell’esperienza, e
assenza di simbolizzazione
I Modelli Esperienziali
E. L’intervento orientato all’azione
l Secondo i rogersiani sarebbe
contraddittorio introdurre qualsiasi
attività di natura educativa
l I Gestaltisti intervengono in modo attivo
e diretto quando il paziente si imbatte in
blocchi e resistenze
l Gli analisti esistenziali confrontano con
sistematicità ed esplorano i significati
dei comportamenti e la collocazione dei
significati nell’esistenza del paziente
I Modelli
Cognitivo-comportamentali
l Il modello comportamentista si fonda
essenzialmente sui modelli di
apprendimento (condizionamento classico e
operante, Wolpe, 1958)
l Oggi sono importanti i contesti sociali
(osservazione di modelli, identificazione con coetanei)
l Negli anni ‘80 emerge con forza tra i
cognitivisti l’orientamento soggettivo
(costruttivismo e postmodernismo)
I Modelli Cognitivo-comportamentali

l Verso la fine degli anni ‘80 si crea spazio


anche ai processi inconsci (Mahoney)
l Bandura crea un concetto di sé nel quale
domina l’idea dell’autoefficacia (processi
interpersonali e strutture cognitive)
l Alcuni cognitivisti usano le idee di
Bowlby, altri attingono alle idee
strutturali relazionali psicodinamiche di
Kohut e Kernberg
I Modelli Cognitivo-comportamentali
A. Teoria della personalità e della
psicopatologia

l Beck, Freeman ed altri hanno creato


teorie della personalità e della
psicopatologia riferendosi e Piaget
(1926) e a Kelly (1955) che fanno uso del
concetto di schema
l La definizione di patologia non è
semplice con questo modello, perché
essa dipende dalla nicchia nella quale si
inserisce il modello stesso
I Modelli Cognitivo-comportamentali
l Per il comportamentista puro (es. Wolpe) la
patologia è il risultato di condizionamenti,
rinforzi e generalizzazioni inappropriate
l Nei modelli più complessi (Goldfried) si
aggiungono le cognizioni fallaci
l Beck introduce i concetti di conflitto e
trauma nelle relazioni interpersonali come
fonti di strutture e contenuti cognitivi
patologici
l Ellis dà importanza alle convinzioni e agli
schemi irrazionali
I Modelli Cognitivo-comportamentali
B. La relazione terapeuta-paziente

l b1. Il ruolo del terapeuta:


cambia secondo l’orientamento: in generale il
ruolo strutturante e direttivo è accettato in
contrasto con la posizione di Rogers
l Devono essere corretti i comportamenti e i
processi cognitivi secondo i principi
dell’apprendimento, della psicologia
cognitiva e del condizionamento
l Gli interventi hanno lo scopo di insegnare
nuove competenze
I Modelli Cognitivo-comportamentali
B. La relazione terapeuta-paziente

l (b1) I processi indicati presuppongono un


ruolo direttivo e didattico
l Al centro del processo terapeutico si
trovano l’intervento attivo, la ripetizione e
l’esercizio di nuove capacità e tecniche
l I cambiamenti profondi sono conseguenza
della capacità del paziente di vivere la propria
realtà con competenza e successo attraverso
nuovi apprendimenti
I Modelli Cognitivo-comportamentali
B. La relazione terapeuta-paziente

l b2. La relazione terapeutica


- Il terapeuta è l’esperto, il paziente deve
acquisire competenze
- Il processo di cambiamento è chiaramente
didattico educativo
- Nei modelli più evoluti la collaborazione del
paziente ha assunto un ruolo importante
- Nei modelli a forte orientamento
comportamentista il rapporto non è paritario
I Modelli Cognitivo-comportamentali
B. La relazione terapeuta-paziente

l (b2) - Oggi la relazione potrebbe essere


definita come empirismo collaborativo
- E’ praticamente abbandonata la posizione di
alcuni (es. Eysenck) secondo i quali la
relazione non conta e conta solo la tecnica
- Goldfried dice che l’interazione è fonte di
dati per derivare ipotesi
- Il modello cognitivista non ha elaborato una
teoria riguardante la relazione terapeutica
I Modelli Cognitivo-comportamentali
B. La relazione terapeuta-paziente

l b3. Il transfert e il controtransfert


- Raramente si accenna al transfert
(vedi antagonismo tra behaviorismo e psicoanalisi)
- Nei modelli cognitivi con posizione
interpersonale i due concetti entrano indi-
rettamente: relazioni precedenti possono
interferire con le relazioni attuali
- Linehan, una cognitivista che scrive sul
disturbo borderline, chiaramente dà
importanza ai due concetti
I Modelli Cognitivo-comportamentali
B. La relazione terapeuta-paziente

l (b3). - Il controtransfert è praticamente


ignorato dai cognitivo-comportamentali
fatte rare eccezioni come Guidano e
Liotti (1983), Safran e Segal (1990) che
hanno cominciato a dare una posizione
centrale alla relazione tra terapeuta e
paziente
I Modelli Cognitivo-comportamentali
B. La relazione terapeuta-paziente

l b4. La resistenza
- Viene letta come comportamento non
collaborativo quando il paziente non
esegue i compiti assegnati
- Chiaramente non attribuiscono alla
psicodinamica del paziente la non
collaborazione, ma alla mancanza di
competenza, di capacità relazionali,
ecc...
I Modelli Cognitivo-comportamentali
C. L’insight e l’interpretazione

l Tendono a non usare i concetti di insight e


interpretazione, perché:
- Diversi modelli sono nati in contrapposi-
zione a quelli psicodinamici
- La focalizzazione sui processi osservabili
lascia poco spazio alla interpretazione
- Di fatto molti cognitivisti usano
interpretazioni non espresse, ad esempio nel
formulare ipotesi implicite e nel fare
riferimento agli schemi mentali
I Modelli Cognitivo-comportamentali
D. La dimesione esperienziale
l - Per l’affettività, le emozioni, i sentimenti
questi modelli usano un approccio
pragmatico, valutando di volta in volta il ruolo
di queste variabili per il paziente
- Tende a dominare l’idea che l’esperienza
emotiva sia una conseguenza dei significati
cognitivi. Sono i terapeuti che seguono le
idee di Bandura (1977),Beck (1976) Ellis
(1984), Kelly (1955)
- Gli stati esperienziali sono affrontati
pragmaticamente
I Modelli Cognitivo-comportamentali
E. L’intervento orientato all’azione
l I modelli cognitivo-comportamentali
sono i prototipi della modalità di
intervento attivo, direttivo e didattico
- Il terapeuta è visto come guida,
programmatore, maestro, che mira al
cambiamento esterno direttamente
osservabile o al cambiamento dei modi
di pensare e agire
I Modelli Interpersonali

l Negli anni ‘30 e ‘40 ha ricevuto molta


attenzione l’ipotesi che i benessere della
persona dipendeva in modo importante dal
suo rapporto con le altre persone
l Sullivan (1953) invece di mettere al centro i
processi intrapsichici, si focalizzò sulle
relazioni interpersonali e sulle esperienze dei
bambini con i propri genitori
I Modelli Interpersonali
A. Teoria della Personalità

l Le relazioni interpersonali del bambino


vengono strutturate nella personalità del
bambino come delle configurazioni
complementari sé-altro
l Da tali configurazioni si sviluppano
immagini di sé buone e cattive e
aspettative da parte degli altri
l Sullivan ha influenzato molti studiosi:
es. Erik Erikson, Rogers, i teorici del sé
come Kohut
I Modelli Interpersonali
A. Teoria della Personalità

l Molti studiosi recenti si rifanno a Sullivan:


Hans Strupp, Peter Sifneos, William Kiesler,
Gerald Klerman, Lorna Benjamin, Stephen
Mitschel
l Diversi modelli della terapia psicodinamica
breve hanno orientamenti interpersonali: vedi
i modelli di Sifneos, Lester Luborsky, Henry
Davanloo. Sullivan ha lavorato con Karen
Horney(1950), Erich Fromm (1982), Frieda
Fromm-Reichmann (1950)
I Modelli Interpersonali
A. Teoria della Personalità

l Don Jackson e Murray Bowen si sono


formati con Sullivan
l Le teorie delle relazioni oggettuali hanno
preso molto da Sullivan anche se si
focalizzano sulla formazione degli
schemi mentali, mentre Sullivan era più
pragmatico: gli interessava esaminare
cosa fanno le persone a livello interper-
sonale quando sperimentano ansia
I Modelli Interpersonali
A. Teoria della Personalità

l Nella teoria delle relazioni oggettuali,


TRO, l’ansia è solo segnale che i legami
emozionali con i genitori sono
minacciati
l Per le TRO la motivazione di fondo dello
sviluppo umano è quello di mantenere i
legami emozionali (la relazione oggettu-
ale) con le figure (oggetti) genitoriali
l Il bambino tratta se stesso come è stato
trattato
I Modelli Interpersonali
A. Teoria della Personalità

l Bowlby ha formulato l’ipotesi che la ricerca


dell’attaccamento interpersonale è la condi-
zione principale per lo sviluppo sano dell’es-
sere umano
l Bowlby vede nell’attaccamento “un’inclina-
zione negli esseri umani di costituire forti lega-
mi affettivi con particolari altri ed è funzionale
per spiegare numerose forme di disagi e di
disturbi della personalità… che traggono
origine da separazioni e perdite non volute”
I Modelli Interpersonali
A. Teoria della Personalità

l Dopo che il bambino ha costruito una


“base sicura” diventano possibili altre
attività normative ed evolutive
l La patologia deriva dall’interruzione di
un’adeguata soddisfazione della
tendenza a creare un legame
interpersonale
l Due attività normative si alternano in
maniera equilibrata nello sviluppo sano:
l’appartenenza e l’esplorazione
I Modelli Interpersonali
A. Teoria della Personalità
l Le modalità secondo cui le motivazioni
dell’appartenenza e dell’esplorazione sono
accolte e potenziate nell’ambiente, influi-
scono su come il bambino struttura le pro-
prie aspettative e quelle degli altri secondo
particolari configurazioni interiorizzate
l Il modello della Structural Analysis of Social
Behavior (SASB), l’Analisi Strutturale del
Comportamento Interpersonale (ASCI)
Benjamin & Scilligo, si focalizza sul processo
relazionale
I Modelli Interpersonali
A. Teoria della Personalità

l Secondo il modello ASCI la patologia si


manifesta quando viene meno
l’equilibrio tra l’attaccamento e la
differenziazione
l Emerge patologia anche quando nella
relazione predomina l’affettività
caratterizzata dall’odio e dal rifiuto, che
ostacolano un adeguato attaccamento e
un’adeguata differenziazione
I Modelli Interpersonali
B. La relazione terapeuta-paziente

l b1. Il ruolo del terapeuta


- Il terapeuta tende ad essere attivo e
coinvolto nella relazione
- Si pone in termini empatici, caldi e
incondizionatamente accettanti
- Può intervenire in modi chiaramente
confrontativi
- Non mancano interventi educativi e
direttivi quando ritenuti opportuni
I Modelli Interpersonali
B. La relazione terapeuta-paziente

l (b1)
- Gli interventi tecnici sono contrattuali
- Il terapeuta stimola il paziente ad
assumere l’iniziativa e ad essere attivo
durante e dopo la terapia
I Modelli Interpersonali
B. La relazione terapeuta-paziente

l b2. La relazione terapeutica


- La relazione reale ha un ruolo centrale come
nuova esperienza ed esperienza correttiva
- La relazione reale è essenziale per affron-
tare le emozioni conflittuali che difficilmente
di risolvono dando informazioni
- L’alleanza affettiva mantiene il collega-
mento empatico
- L’alleanza di lavoro serve per gli interventi
attivi
I Modelli Interpersonali
B. La relazione terapeuta-paziente

l b3. Transfert e controtransfert


- Nel concetto di transfert si includono
tutti i sentimenti, le percezioni e le
reazioni del paziente verso il terapeuta
- Le reazioni transferali possono essere
positive o negative
- La reazione emotiva del paziente viene
presa come tale e avente almeno una
parziale corrispondenza con la realtà
- Il terapeuta deve avere buon contatto
con sé
I Modelli Interpersonali
B. La relazione terapeuta-paziente

l b4. La resistenza
- E’ vista soprattutto come possibile
segnale di non parità relazionale o
carente capacità empatica da parte del
terapeuta; per questo egli monitorizza
continuamente la reazione ai suoi
interventi
I Modelli Interpersonali
C. L’insight e l’interpretazione
l Non sono preoccupazione prioritaria di
questi modelli
l I conflitti del paziente, anche intrapsi-
chici, vengono portati nel qui ed ora
l Affrontare i conflitti nella relazione in
atto richiede notevole capacità inter-
pretativa, insight, contatto con i propri
processi transferali, conoscenza delle
modalità relazionali culturali e di
estrazione sociale, ecc...
I Modelli Interpersonali
D. La dimensione esperienziale
l E’ importante perché gli eventi sociali,
interpersonali e transazionali sono
centrali nel suscitare emozioni (Kiesler,
1996)
l I messaggi evocativi dei pazienti indi-
rizzati al terapeuta, suscitano nel tera-
peuta esperienze ed emozioni infor-
mative importanti, di qui la necessità
che il terapeuta sia in contatto con sé
l Il contatto con sé è necessario per la
chiarezza nell’uso della tecnica
I Modelli Interpersonali
E. L’intervento orientato all’azione
l L’intervento tecnico è chiaramente
parte integrante del processo
terapeutico
l L’intervento relazionale e tecnico serve
per promuovere la consapevolezza e
l’insight
l I diversi livelli di feedback metacomu-
nicativo durante l’incontro sono
strumento importante di cambiamento
FINE MODELLI

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