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1 L’ARTE DELLA FUGA

L’Arte della fuga può essere considerata come un modello di condotta operativa, iniziata nel
1736 (ufficialmente 1747); è un vero e proprio trattato pratico e sistematico di contrappunto
fugato Die Kunst der Fuge, L’arte della fuga. La salute del compositore non fu d’aiuto in
quanto non gli permise di terminare il trattato. Bach non ha avuto la possibilità di portare a
compimento la penultima fuga e di stendere l’ultima con 4 soggetti  impresa troncata. Il
figlio, tale motivo, contribuì nella conclusione del trattato pratico.

Com’era stata inizialmente pensata la fuga (SCHEMA SCHEDA).

La raccolta è formata da 24 pezzi (19 sono le fughe), l’ultimo dei quali non ha alcun rapporto
con i precedenti, in quanto corale (Wenn wir in höchsten Nöten sein dell’Orgelbüchlein)
L’arte della fuga accentua il carattere esaurientemente contrappuntistico. Ha una
organizzazione artificiosa, strettamente legata alla contemplazione spirituale, ed è parente
della musica mundana, cioè musica delle sfere, del macrocosmo.

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L’arte della fuga ha due funzioni fondamentali, volute da Bach:
1. Può essere destinata alla lettura da parte di chi, in quanto musicista, ne vuole
sperimentare sulla tastiera la condotta polifonica;
2. Destinata a chi vuole studiare sul piano speculativo la complessa trama, senza
preoccuparsi dell’effettiva rispondenza sonora.
È un’opera che presuppone la perfetta conoscenza dei sistemi contrappuntistici ed è in grado
di svelare i segreti del costruttivismo polifonico solo a chi ne abbia la totale padronanza. Con
questa opera, Bach, avrebbe condotto il musicista a sfiorare le barriere dell’assoluto musicale;
a quel livello, però, il compositore rinunciò, costretto dalla malattia.
L’arte della fuga presenta due edizioni:
1. Presentata a Lipsia nel 1751, come segnalato dai avertissements, dal figlio Carl Phillip
Emanuel Bach. In tale edizione, il figlio avverte il lettore che è morto prima di aver
portato a termine l’opera e che gli amici della sua musa hanno ritenuto opportuno
collocare come chiusura l’elaborazione contrappuntistica di un corale che Bach, già
cieco, aveva dettato al genero.
2. La seconda edizione viene pubblicata nel 1752. Il brano si presenta come una
rielaborazione del corale Wenn wir in höchsten Nöten sein dell’Orgelbüchlein.
Queste due edizioni, in qualche punto, si allontanano dal manoscritto originale, per adottare
un diverso criterio di distribuzione del materiale. È su questa discrepanza che si sono
concentrati gli studi circa l’arte della fuga.
Nonostante la scrittura a quattro parti, tipicamente organista, ha una destinazione strumentale
incerta, tuttavia, sono numerose le versioni cameristiche e orchestrali cui l’opera è stata
sottoposta.
Per concludere, l’arte della fuga è priva di ornamenti e drammaticità, ma riesce, ad ogni
modo, a stupire e rapire. Questo è segno evidente dell’humanitas bachiana che, disciplinando
la materia sonora e imponendole canoni rigorosamente razionali, seppe ugualmente trarne
l’aspetto più umano. Ciò fa di Bach niente meno che il più intellettuale ed emotivo
compositore di tutti i tempi.

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