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Ciro De Florio
Onniscienza divina
e libertà umana
1. Premessa
1
Limitiamo volutamente le indica- questi dove sono riportate le indicazioni
zioni bibliografiche per non appesantire bibliografiche specifiche.
troppo l’esposizione. La stragrande 2
In italiano, segnaliamo C. HU-
maggioranza delle pubblicazioni in que- GHES, Filosofia della religione. La pro-
sto ambito è in lingua inglese. Esistono spettiva analitica, Laterza, Roma-Bari
però alcuni pregevoli lavori in italiano. 2006; vi sono ottime ragioni per non in-
364 Abbiamo perciò dato la precedenza a sistere sulla distinzione – più di moda
Onniscienza divina e libertà umana
qualche anno fa che oggi – tra filosofia Ciò non significa però che l’approccio
“analitica” e filosofia “continentale”. In metodologico seguito nella filosofia
Italia segnò buona parte del dibattito il analitica della religione non possa esse-
fortunato volume di FRANCA D’AGOSTINI, re esportato anche alla riflessione teolo-
Analitici e Continentali, Cortina, Milano gica tout court. Si veda, per esempio,
1995; molto interessate è, poi, M. DUM- O.D. CRISP - M.C. REA (ed.), Analytical
METT, Origini della filosofia analitica, Ei- Theology, Oxford University Press, Ox-
naudi, Torino 2001. ford et al. 2009.
3
Basti pensare che alcuni esponen- 5
Questo non toglie che sia un cam-
ti di spicco del dibattito sono dichiara- po di estremo interesse il rinvenire le ra-
tamente atei. dici storiche di alcune soluzioni con-
4
Ciò distingue, in questo contesto, temporanee.
la filosofia della religione dalla teologia. 365
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2. Il dilemma
Emma ha appena ricevuto un invito per una festa: domani sera a
casa di Laura. Emma è un po’ indecisa sul da farsi: aveva infatti una
mezza idea di concedersi una serata tranquilla, in compagnia di un
buon romanzo. Alla fine, decide che andrà alla festa, per il romanzo
c’è tempo. Ora, noi consideriamo Emma libera di andare alla festa;
ovviamente, ci possono essere un’infinità di fattori per cui Emma, pur
desiderando di andare alla festa, non riesca a realizzare il suo intento:
potrebbe rompersi l’auto, potrebbe ricevere una telefonata improvvi-
sa che la distolga dal suo progetto oppure, un po’ tragicamente, un
asteroide potrebbe distruggere la Terra. In ciò che segue, però non
considereremo mai questi fattori di potenziale disturbo o impedi-
mento dell’azione; in termine tecnico, diremo che le condizioni di non
impedimento sono sempre soddisfatte. Ebbene, torniamo a Emma e
alla sua libera scelta di andare alla festa. Dio, nella sua infinita cono-
scenza e saggezza, sa che cosa sta accadendo; più significativamente,
Dio conosce le intenzioni di Emma – ovvero che lei andrà alla festa –
non solo quando effettivamente l’evento sia accaduto, ma anche pri-
ma. Sembra cioè che un’entità onnisciente debba essere anche pre-
sciente, ovvero in grado di conoscere eventi che devono ancora acca-
366 dere. Ma se tutto questo è vero non è chiaro come Emma possa essere
Onniscienza divina e libertà umana
libera. Dio conosce fin dai tempi più antichi la sua decisione di do-
mani. Dal momento però che Dio è infallibile risulta che è già vero, fin
dai tempi più antichi, che cosa Emma, liberamente, sceglierà. Ma ciò
comporta che Emma non possa fare altrimenti, ovvero che vi sia, in
realtà, un’unica alternativa per le sue azioni, e cioè quella che consiste
nell’andare alla festa. Segue pertanto che se Dio è onnisciente, non ci
possono esseri casi di autentica libertà.
Prima di analizzare la struttura dell’argomento appena proposto è
importante chiarire la natura di due concetti importanti che sono sta-
ti impiegati: libertà e onniscienza.
Solitamente si ritiene6 che un agente (a) sia libero rispetto una
certa azione (S) quando sono soddisfatte due condizioni:
6
La letteratura contemporanea sul liana, M. DE CARO, Il libero arbitrio:
concetto di libero arbitrio è sterminata; un’introduzione, Laterza, Roma-Bari
per un’ottima panoramica in lingua ita- 2004. 367
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7
Seguendo la prassi, ogni riga nu- 8
Questo principio è del tutto plau-
merata è un passaggio argomentativo, sibile dal momento che stabilisce che
mentre ciò che è scritto fra parentesi l’onniscienza divina è una proprietà ne-
quadre indica da quali premesse segue cessaria: necessariamente, Dio reputa
368 la tesi o se si tratta di un’assunzione. vero p se e solo se p è vero.
Onniscienza divina e libertà umana
9
In ciò che segue non prenderemo quindi come teismi quantomeno depo-
in esame quelle posizioni che, in un cer- tenziati – o, in alternativa, considerano
to senso, accettano completamente il di- gli esseri umani come fondamentalmen-
lemma, ovvero che ritrattano la credenza te privi del libero arbitrio e quindi prede-
in un’entità onnisciente – qualificandosi stinati. 369
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10
Per una rassegna in lingua italia- P. ØHRSTRØM - P. HASLE, Temporal logic:
na, si veda P. ØHRSTRØM, Futuri contin- from ancient ideas to artificial intelligen-
genti, Enciclopedia Filosofica, Bompia- ce, Kluwer, Dordrecht et al. 1995.
370 ni, Milano 2006, 4.519ss.; si veda anche
Onniscienza divina e libertà umana
festa, prima che ella decida in un senso o nell’altro. Si noti che questo
di per sé non confligge con la definizione formale di onniscienza: non
vi sono in effetti proposizioni vere che Dio non conosce. È difficile
non rimanere un po’ delusi da questo tipo di soluzione; esistono, tut-
tavia, filosofi che hanno deciso di abbracciare questa strada: propria-
mente Dio non conosce il futuro perché il futuro dev’essere ancora co-
stituito nei suoi elementi contingenti. Si tratta dell’open theism11, che,
come suggerisce il nome, sottolinea l’aspetto di apertura della realtà.
La libertà degli agenti è quindi salvata al prezzo di sacrificare una cer-
ta intuitività della nozione di onniscienza. Inoltre, è difficile trovare in
questo quadro teorico uno spazio al concetto di provvidenza e di pro-
gettualità tipiche della visione teista del mondo: un Dio che non sa –
perché non può sapere – come andrà a finire la storia, quale piega
prenderanno le nostre esistenze, difficilmente potrà essere concepito
come Signore assoluto del mondo; inoltre non vi sarebbe certezza,
nemmeno per Dio, che il Suo progetto si realizzerà e che il bene pre-
varrà sul male. I sostenitori dell’open theism rispondono, chiaramen-
te, che è possibile conciliare questa concezione di onniscienza divina
con una nozione plausibile di provvidenza. Rimane il fatto che, alme-
no da un punto di vista intuitivo, è difficile pensare a un’entità onni-
sciente che non riesca a conoscere che cosa liberamente decideremo
di fare nel futuro12.
4. Compatibilismo
Una possibile via d’uscita dal dilemma attinge a una risorsa con-
cettuale che è stata sviluppata in contesti teorici del tutto eterogenei
rispetto alla filosofia della religione o alla teologia; già nella filosofia
moderna, soprattutto nel contesto dell’empirismo, si era posta la que-
stione di fornire un quadro concettuale per cui si possa parlare di li-
bero arbitrio dato che l’universo fisico è deterministico. L’avvento del-
11
Si veda per esempio, W. HASKER, scelte degli uomini per preservarne la li-
God, Time and Knowledge, Cornell Uni- bertà (e quindi anche il valore morale).
versity Press, London 1989. Un punto che meriterebbe approfondi-
12
A. KREINER, nel suo Dio nel dolo- mento ha a che fare proprio con la mo-
re, Queriniana, Brescia 2000, affronta il dalità con cui gli attributi divini ineri-
tema della compatibilità tra onniscien- scono a Dio: può Dio decidere di non
za e libero arbitrio sullo sfondo del pro- essere onnisciente? O si tratta di un at-
blema del male. La soluzione prospetta- tributo che qualifica la Sua essenza ed è
ta da Kreiner è piuttosto inusuale: Dio quindi una sua qualità necessaria?
decide di non essere onnisciente circa le 371
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13
Sono molto interessanti gli espe- che in assenza di possibilità alternative.
rimenti mentali messi a punto da Harry Cfr. H. FRANKFURT, Alternate Possibilities
Frankfurt per mostrare come sia del tut- and Moral Responsibility, «Journal of
to ragionevole – almeno a suo parere – Philosophy» 66 (1969) 829-839.
372 l’ascrizione di responsabilità morale an-
Onniscienza divina e libertà umana
5. Ockhamismo
Nella parte restante di questo lavoro prenderemo in esame tre po-
sizioni che, al contrario delle precedenti, tentano di mostrare come
sia ragionevole ammettere l’esistenza di un’entità onnisciente e di
agenti liberi. In questo paragrafo esporremo per sommi capi la pro-
posta ockhamista14. L’idea fondamentale dell’ockhamismo è quella di
futuro vero ma non necessario. Come si ricorderà da quanto detto in
precedenza, la scelta di un agente, per essere libera in senso libertario,
deve soddisfare – oltre la condizione di autodeterminazione – quella
delle possibilità alternative. Il quadro metafisico che si accorda me-
glio con questa concezione è quello del futuro ramificato (o bran-
ching): dato un istante t nella storia del mondo, esiste una sola storia
passata, ma un fascio di possibili storie future che si diramano da t
come tanti percorsi alternativi. Il mondo è indeterministico se, al tem-
po t, non è stabilito quale sia il percorso che il mondo intraprenderà.
È chiaro che, in questa concezione metafisica, sono anche gli agenti
umani che dirigono il corso della storia. Nel nostro caso, per esempio,
Emma decide di andare alla festa e quindi rende attuale un possibile
corso degli eventi (ovvero quello che prevede la sua partecipazione al-
la festa di Laura) e relega nelle possibilità scadute la storia alternativa
in cui se ne sta a casa in compagnia del suo romanzo15.
14
Come abbiamo già detto, non de- re a C. DE FLORIO - A. FRIGERIO, The Costs
ve trarre in inganno l’etichetta impiegata of Ockhamism, Axiomathes, Springer
per descrivere questa posizione teorica; i 2016, in particolare il paragrafo 1.2.
punti di contatto tra l’ockhamismo con- 15
La metafisica del futuro ramifica-
temporaneo e la filosofia di Guglielmo to è stata costante fonte di ispirazione
di Ockham sono francamente piuttosto per molte opere di fiction, per esempio il
esili. Esistono però delle radici comuni, bellissimo racconto di J.L. BORGES, Il
che non ci interessa approfondire in giardino dei sentieri che si biforcano, in
questa sede. Ci permettiamo di rimanda- Finzioni, Adelphi, Milano 2008. Altret- 373
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6. Molinismo
Com’è noto, il molinismo sorge all’interno della disputa teologica
riguardante il libero arbitrio, la Grazia e la Salvezza, che infiamma
l’Europa nel XVII secolo. A differenza dell’ockhamismo, però, i soste-
nitori attuali del molinismo sono abbastanza fedeli con la serie di dot-
trine cui gli storici della teologia fanno solitamente riferimento.
Per comprendere la posizione molinista rispetto al dilemma tra
onniscienza divina e libero arbitrio è utile tenere in considerazione
ancora una volta il concetto di futuro vero o TRL. Come avevamo vi-
sto Emma decide di andare alla festa e questo evento fa parte della
376 TRL, del corso vero del mondo. Ma esiste anche un’altra storia, quella
Onniscienza divina e libertà umana
in cui Emma decide di non andare alla festa e se ne sta a casa. Ora, in
questo corso alternativo di eventi vi saranno delle biforcazioni, esat-
tamente come nella storia vera. Per esempio, Emma, leggendo il ro-
manzo, potrà decidere se bersi un caffè o un the. Avremo dunque due
storie, una in cui Emma, leggendo, beve un the e l’altra in cui beve un
caffè. Si noti che entrambe queste storie sono, per così dire, ipoteti-
che, nel senso che non fanno parte della TRL. Riflettiamo un attimo
su questo punto. Che cosa sarebbe accaduto se Emma avesse deciso di
rimanere a casa? Quale sarebbe stato, in quel caso, il futuro vero? In-
fatti, se l’idea di futuro vero è consistente, allora dev’esserlo in ogni
istante della struttura temporale; ciò significa che anche riguardo a
scelte meramente possibili, deve esistere (in un senso metafisico) la
scelta che Emma avrebbe preso se avesse precedentemente optato per
rimanere a casa. Detto altrimenti, la TRL non è un’unica storia, ma è
in realtà una pluralità di storie, ciascuna per ogni biforcazione nei ra-
mi temporali. Un altro modo di vedere la cosa è immaginare che a
ogni scelta di Emma vi sia una Emma possibile che compie l’altra
scelta17. Quindi avremo una Emma possibile (chiamiamola Emma*)
che se ne sta a casa a leggere il suo romanzo. Ma, di nuovo, cosa sor-
seggiare durante la lettura? Ecco che Emma* opta per un caffè, men-
tre Emma** desidera un the. E così via.
La ragione per cui i molinisti adottano questo tipo di approccio di-
pende dalla loro particolare interpretazione del libero arbitrio: un
agente a è libero di compiere una determinata azione sempre all’in-
terno di un certo contesto X. Nel contesto rientrano certamente alcu-
ni tratti della realtà esterna (per esempio le effettive possibilità dell’a-
gente) così come aspetti interni, legati alle motivazioni, ai desideri e
così via. Ebbene, Dio può prevedere infallibilmente ciò che l’agente li-
beramente farà perché ha una conoscenza perfetta del contesto in cui
l’agente opera. È istruttivo un confronto. Molto spesso anche noi es-
seri umani cerchiamo di prevedere, in base a una certa classe di in-
formazioni, che cosa le persone decideranno di fare. Sappiamo per
esempio che Emma è una tipa brillante, che alla festa ci sono suoi
amici, che quella sera è libera e così via e inferiamo che Emma andrà
alla festa. Naturalmente ci possiamo sbagliare: Emma potrebbe esse-
re giù di morale quella sera, potrebbe aver saputo che alla festa c’è
17
Come si sarà notato, stiamo pren- sono solo binari). Si tratta di una sem-
dendo in considerazione solo situazioni plificazione, ovviamente, ma il medesi-
con due esiti possibili (dal punto di vista mo ragionamento può poi essere esteso
logico, ciò è reso dal fatto che gli alberi a situazioni molto più complesse. 377
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7. Eternismo
Chiamiamo eternismo l’ultima posizione teorica che prenderemo
in considerazione. A differenza dell’ockhamismo e della sua “varian-
te” molinista, l’eternismo mette in discussione una delle premesse del-
l’argomento del fatalismo teologico che abbiamo visto qualche pagina
fa. Come si ricorderà, la prima premessa, che caratterizzava la pre-
scienza divina è:
18
La posizione eternista circa la co- una serie di studi aggiornati, cfr. C. TAP -
noscenza di Dio è strettamente collega- E. RUNGGALDIER (ed.), God, Time, and
ta, anzi dipende, da una concezione ge- Eternity, Ashgate, Farnham 2011.
nerale che riguarda l’esistenza stessa di 19
Una metafora – per forza scono-
Dio. Secondo questo approccio, esiste sciuta ai medioevali – per descrivere
un’altra dimensione dell’essere che non questo modello di conoscenza è quella
è temporalmente connotata: l’eternità. di un film che non viene proiettato in se-
L’essere proprio di Dio è eterno ovvero quenza, ma che è, per così dire, dispie-
“fuori” (ma si tratta di una mera metafo- gato interamente. Dio vede la realtà in
ra spaziale) dal flusso del tempo. Come questo modo, ovviamente molto diffici-
si vedrà in seguito, ciò solleva una serie le da rappresentare per noi.
di importanti questioni metafisiche. Per 379
Ciro De Florio
20
In questo argomento abbiamo as- to che questa posizione è piuttosto im-
sunto alcune nozioni cruciali; in primo pegnativa: che dire per esempio delle ve-
luogo, la nozione di truthmaker. Ogni rità matematiche? O estetiche? O anche
verità, cioè ogni proposizione vera, è ta- di verità che hanno la forma logica di un
le perché esiste una determinata por- condizionale? Per i nostri scopi, in real-
zione di realtà che la rende vera. La no- tà, basta assumere una porzione più
zione di truthmaker è alla base della piccola e decisamente meno problema-
concezione realista e corrispondenti- tica della teoria del truthmaker. Tutta-
sta della verità. Mentre per alcune veri- via, come vedremo a breve, alcuni pro-
tà, questa concezione sembra davvero blemi della soluzione eternista hanno la
molto plausibile, le cose si complicano loro radice proprio nella relazione di
quando si assume – come molti filoso- truthmaking. Cfr. K. MULLIGAN - B.
fi in effetti fanno – che la relazione di SMITH - P. SIMONS, Truth-makers, «Philo-
truthmaker sia caratterizzante la nozio- sophy and phenomenological research»
ne di “verità” in quanto tale. Ciò costrin- 44/3 (1984) 287-321; in italiano, S. CAPU-
ge ad ammettere il truthmaker maxima- TO, Fattori di verità, Alboversorio, Mila-
lism secondo cui ogni verità ha un no 2005.
380 truthmaker. Non è difficile rendersi con-
Onniscienza divina e libertà umana
la decisione che Emma compirà, nel tempo, vive anche nella dimen-
sione dell’eterno, allora è quella la vera realtà. Non potrà infatti mai
accadere che sub specie aeternitatis Emma decida di andare alla festa
e che al momento della scelta faccia una cosa differente. Certo, Em-
ma è ancora libera, ma il prezzo da pagare è ammettere che la realtà
temporale non sia che una sorta di riflesso della dimensione eterna.
Se si volesse riassumere in uno slogan: tutto accade (atemporalmen-
te) e tutto poi si dispiega nel tempo.
Questo genere di perplessità è intrinsecamente connesso alla me-
tafisica del tempo soggiacente. Per comprendere però il tema è neces-
saria una brevissima digressione sulle varie concezioni della realtà
temporale. L’attuale dibattito circa la metafisica del tempo è quanto
mai variegato; a partire dall’articolo fondamentale del neoidealista
britannico John McTaggart, The Unreality of Time21 si sono consolida-
te, in letteratura, alcune distinzioni fondamentali. Quella forse cru-
ciale riguarda le concezioni dinamiche e le concezioni statiche del
tempo. Secondo le prime, la realtà temporale è in effettivo mutamen-
to ed esiste un istante privilegiato, il presente che “scorre”; le conce-
zioni dinamiche – chiamate anche A-teorie – considerano reali le pro-
prietà dell’essere presente, passato e futuro22. La battaglia di Waterloo
è realmente passata perché è reale l’essere presente dell’anno 2016. Si
potrebbe dire che è ora vero che la battaglia di Waterloo è passata, ma
c’è stato un tempo, per esempio il 1815, in cui la battaglia di Waterloo
era presente e un tempo ancora precedente in cui la battaglia di Wa-
terloo era futura. Le A-teorie sono sicuramente in linea con il senso
comune e con le nostre intuizioni circa la realtà temporale; in realtà
oggi molti pensatori sono convinti che le A-teorie non restituiscano
l’effettiva struttura della realtà temporale. I sostenitori delle B-teorie
21
J.E. MCTAGGART, The Unreality of sua interezza, ma tutti ne condividono
Time, «Mind» (1908) 457-474. almeno una parte. Tre ottime introdu-
22
L’articolo di McTaggart ha una zioni in italiano sono: F. ORILIA, Filoso-
fortuna filosofica stranissima; è consi- fia del tempo: il dibattito contemporaneo,
derato, come si diceva, il punto di par- Carocci, Roma 2012, che presenta il di-
tenza per il dibattito contemporaneo battito filosofico sul tempo; M. DORATO,
sulla filosofia del tempo. Tuttavia, il suo Che cos’è il tempo? Einstein, Gödel e l’e-
intento era – in senso idealistico – mo- sperienza comune, Carocci, Roma 2013,
strare che il tempo non è reale. Per fare che si concentra maggiormente sugli
questo McTaggart costruisce un argo- aspetti di filosofia della fisica e sull’in-
mento che ha due premesse: nella pri- terpretazione filosofica della teoria del-
ma, cerca di mostrare che la B-serie non la relatività; infine, per chi volesse capi-
è sufficiente per la realtà del tempo e re se sia possibile e come viaggiare nel
che quindi bisogna considerare la A-se- tempo, G. TORRENGO, I viaggi nel tempo.
rie; nella seconda che la A-serie è in sé Una guida filosofica, Laterza, Roma-Ba-
contraddittoria. Quasi nessun filosofo ri 2011.
ritiene convincente l’argomento nella 381
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23
A essere più precisi, dobbiamo di- temporali del linguaggio. Tuttavia, per
re che la distinzione tra A-teorie e B-teo- estensione, con queste denominazioni si
rie è una tesi prettamente semantica, ha considerano anche le metafisiche sog-
a che fare cioè con l’interpretazione ten- giacenti.
382 sionale o atensionale delle espressioni
Onniscienza divina e libertà umana
gliamo sostenere che questa sia una ragione per rifiutare determinate
concezioni metafisiche del tempo; a nostro avviso, però, non rende
conto dell’intuizione che oppone la realtà di Dio e la realtà del mondo
assimilando le due modalità di esistenza. In secondo luogo, le B-teo-
rie non si accordano bene con l’idea di indeterminismo che è – in un
certo senso – presupposta dall’idea libertaria di libero arbitrio. Se esi-
ste atemporalmente la scelta di Emma questa dovrà esistere in un sen-
so determinato e non è chiaro in che senso Emma possa scegliere di-
versamente da come atemporalmente sceglie.
La vera sfida, in effetti, è quella di raccordare una concezione eter-
na di Dio con una metafisica del tempo dinamica: la realtà mondana
è in divenire, il futuro diventa presente e scivola nel passato, mentre
l’esistenza di Dio è in qualche modo distaccata da questo fluire. La po-
sizione eternista risolve per certi versi il problema dell’onniscienza e
del libero arbitrio, ma ricade in un altro dilemma: se Dio ha un’inte-
razione conoscitiva atemporale con eventi temporali (come le libere
scelte degli agenti), questi ultimi devono in un certo senso essere dati
anche sub specie aeternitatis. Ma nel loro essere eterni, sono determi-
nati, sono cioè, già nell’esistenza (anche se non nell’esistenza tempo-
rale). E quindi o la realtà temporale è tutto sommato una forma di il-
lusione perché tutto è stabilito nell’eternità oppure non è chiaro come
la medesima entità (per esempio la scelta di Emma) possa intrattene-
re due modalità di esistenza: l’una temporale e l’altra eterna.
8. Conclusioni
Era quindi davvero libero Pietro di non rinnegare il Signore, nono-
stante la Sua profezia? Alla luce di quanto detto in queste pagine do-
vrebbe essere evidente la profondità delle questioni in gioco; com’è
frequente nelle grandi tematiche filosofiche, i problemi sono tra loro
intrecciati: non sembra essere possibile offrire una risposta convin-
cente al dilemma tra onniscienza e libero arbitrio se prima non si ca-
ratterizzano adeguatamente i concetti in gioco. Ma i concetti non flut-
tuano liberamente; sono, anzi, radicati in articolate visioni del
mondo, in quadri metafisici complessivi. La definizione stessa di on-
niscienza dipende anche da come si intende la conoscenza (il suo og-
getto, la sua struttura e così via). Così, il problema del libero arbitrio
è connesso non solo con l’antropologia, ma anche con l’indetermina-
tezza del mondo, con la sua chiusura causale e più ancora con lo stes-
so concetto di causalità. 383
Ciro De Florio
SUMMARY
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Vorrei ringraziare per aver letto e Florio, Aldo Frigerio, Sergio Galvan,
384 commentato questo articolo: Giulia De Maria Teresa Maranzana.
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