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Staminali: a che punto siamo?

Scritto da Padre Giorgio CARBONE

Le staminali embrionali, che comportano l’uccisione di embrioni, possono dare luogo a


rigetto, infezioni e tumori. Invece quelle adulte, il cui uso è eticamente ineccepibile,
hanno già consegnato più di 70 risultati terapeutici. Ma i media ingannano.

Le cellule staminali continuano ad , essere oggetto, da un lato, di un dibattito


singolarmente acceso e, dall'altro, di una sistematica censura nei grandi mezzi di
informazione in Italia. Il Timone se ne è già occupato nel n. 57 del novembre 2006.
Tuttavia è quanto mai opportuno approfondire questo tema ed essere sempre aggiornati
sul progresso che la ricerca sperimentale ha compiuto nell'ultimo anno.
A mo' di premessa ricordo che le cellule staminali sono cellule in tutto o in parte non
specializzate, che conservano la capacità attiva di differenziarsi in altre linee cellulari e
che si distinguono in base alla fonte da cui sono prelevate: saranno cellule staminali
embrionali se sono ricavate dai tessuti di un vivente allo stadio embrionale, in
particolare allo stadio di blastocisti, cioè intorno al sesto-settimo giorno dal
concepimento; oppure saranno cellule staminali adulte se sono estratte da tessuti che
hanno già compiuto almeno in parte una certa specializzazione.
Che le cellule staminali embrionali siano altamente instabili, possano facilmente
espandersi in modo indifferenziato e, quindi, generare forme di tumori, continua ad
essere documentato scientificamente in questi ultimi mesi da molteplici studi condotti
nei laboratori di varie parti del mondo. Così come continuano le conferme che le
staminali embrionali, trasferite in altri soggetti, danno luogo a infezioni e crisi di rigetto.
Tuttavia, la grande stampa italiana persevera nel tacere queste informazioni che, invece,
sono divulgate all'opinione pubblica degli altri Paesi.
Visti gli insuccessi, anzi i fallimenti delle ricerche e delle applicazioni che fanno uso di
staminali embrionali, molti ricercatori hanno concentrato le proprie indagini sulle
staminali adulte. Per cui in questo settore si stanno moltiplicando non solo le
pubblicazioni di carattere scientifico, ma anche le sperimentazioni su modelli animali e le
applicazioni terapeutiche sull'uomo.
Particolarmente promettenti sono le cellule staminali adulte estratte dal tessuto
mesenchimale. Questo tessuto è caratterizzato dal fatto che le sue cellule non sono a
contatto tra di loro, ma sono sempre separate da una sostanza intercellulare più o meno
abbondante prodotta dalle cellule stesse. Dalla differenziazione del mesenchima
prendono origine vari tipi di tessuto connettivo: tessuti mucosi, tra cui gelatina di
Wharton (quella contenuta nel cordone ombelicale) e la polpa dentaria, tessuti elastici,
reticolari, cartilagini, tessuto osseo, sangue, linfa, i tessuti emapoietici mieloidi e linfoidi,
tessuto adiposo.
In questo campo di ricerca l'Italia sta diventando un paese leader, nonostante che i fondi
pubblici stanziati per la ricerca scientifica siano stati drasticamente tagliati. L'equipe
bolognese del prof. Carlo Ventura, ordinario di biologia molecolare, ha isolato nella
placenta successiva al parto cellule staminali umane, le ha coltivate in un terreno di
coltura con molecole sintetizzate artificialmente, la cui proprietà è di orientare la
differenziazione delle staminali mesenchimali in cellule miocardiche e vascolari e di
generare fattori capaci di salvare il tessuto cardiaco da un'estensione dell'infarto. Queste
cellule umane, così coltivate, sono state trapiantate nel cuore di topi, cui era stato
provocato l'infarto. Il risultato: nessuna crisi di rigetto e un recupero del 90% della
funzionalità cardiaca dei topi. Inoltre, si noti che pur trattandosi di uno xenotrapianto,
non è stato necessario somministrare ai topi degli immunosoppressori. Le staminali
adulte mesenchimali umane sono state tollerate in modo ottimo dal sistema immunitario
ricevente senza alcun segno di rigetto. In questi giorni l'equipe bolognese sta iniziando la
sperimentazio ne sull'uomo.
Un altro studio leader è quello condotto da Antonio Uccelli e Gianluigi Mancardi, che
hanno usato staminali mesenchimali per curare la sclerosi multipla. Questa è una
malattia autoimmune, nella quale il sistema immunitario attacca se stesso, aggredendo
il rivestimento di mielina delle fibre nervose, provocandone una degenerazione e un
conseguente deficit nella loro funzione. L'esperimento è stato condotto su topi affetti da
encefalomielite sperimentale autoimmune, i quali hanno ricevuto per endovena cellule
staminali mesenchimali prelevate dal midollo osseo di topi sani.
La prospettiva che ci si augurava era duplice: 1) bloccare l'attacco del sistema
immunitario alla mielina delle fibre nervose, perché le staminali mesenchimali
abitualmente inibiscono la proliferazione dei linfociti, cioè delle cellule responsabili della
risposta immunitaria; 2) differenziare le staminali in neuroni. I risultati sono stati: 1) i
linfociti T e B hanno cessato di aggredire la mielina. Quindi la progressione della sclerosi
si è arrestata; 2) non si è verificata la differenziazione delle staminai i in neuroni; 3) si è
verificata un'attività protettiva nei confronti delle strutture nervose con minore
sofferenza a danno dei neuroni. Questi sono già risultati incoraggianti: si blocca la
progressione della malattia degenerativa, soprattutto nelle forme meno avanzate. A
Genova, è partito lo studio pre-clinico su un numero esiguo di pazienti in fase avanzata
della malattia. Insomma, fino ad oggi le patologie curabili con staminali adulte sono ben
72, mentre le staminali embrionali non hanno dato luogo a nessuna prospettiva di
terapia.
Un altro studio particolarmente incoraggiante è quello condotto dal ricercatore
giapponese Shinya Yamanaka il quale è riuscito a individuare il metodo per
riprogrammare le cellule adulte. Innanzitutto nelle sperimentazioni sui topi ha
identificato i quattro geni che presiedono alla riprogrammazione delle cellule adulte ed è
riuscito a innescare il processo di ringiovanimento delle cellule. Poi, ha applicato la
stessa tecnica a cellule somatiche umane, queste si sono riprogrammate e sono giunte a
un livello di pluripotenza simile a quello delle staminali embrionali. Il punto dolente per
ora resta che per trasferire i quattro geni riprogrammatori sono usati dei retrovirus, i
quali entrano all'interno della struttura cromosomica e spesso originano patologie come
il cancro. Quindi, la ricerca si sta orientando per trovare un mezzo di trasferimento dei
geni alternativo ai retrovirus. Infine, questa scoperta dimostra ancora una volta come sia
possibile ottenere staminali pluripotenti senza sacrificare esseri umani di vita embrionale
e queste staminali, appartenendo allo stesso paziente, non danno luogo al rischio del
rigetto. Perché questo risultato, 72 a zero, non viene gridato dai grandi mezzi di
comunicazione? In primo luogo per un motivo ideologico: alcuni gruppi vogliono
continuare a trattare l'essere umano allo stadio embrionale alla stregua di una cosa,
manipolabile e sopprimibile a piaci mento. In secondo luogo per un motivo economico:
per decenni sono stati investiti miliardi di dollari per mettere a punto tecniche e
molecole per l'uso e la coltivazione delle staminali embrionali, e queste tecniche e
molecole sono protette da brevetti registrati a livello internazionale. e la ricerca
scientifica abbandonerà, come è verosimile ed eticamente auspicabile, la pista delle
staminali embrionali, questi brevetti diventeranno carta straccia. Per questi due motivi
quelle lobbies, che hanno investito e registrato brevetti sulle staminali embrionali,
continuano a far pressione sull'opinione pubblica promettendo la I guarigione da malattie
terribili: promesse false che illudono le speranze di tanti malati, promesse gridate sui
media di tutto il mondo e poi smentite con trafiletti invisibili, annunci che hanno lo scopo
di dirottare dalle staminali adulte a quelle embrionali, non solo l'attenzione dei media,
ma anche ingenti somme di finanziamenti pubblici e privati.

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