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ELEMENTI DI FILOSOFIA

Ricerca filosofica e verità cristiana

Prof. Giuseppe Di Mauro


PROGRAMMA
1. PREMESSA
 DUE ICONE RAPPRESENTATIVE DEL RAPPORTO TRA
FILOSOFIA E TEOLOGIA: LA LETTERA VII DI PLATONE E
I DISCEPOLI DI EMMAUS
 CRISTO FILOSOFO POLITICO?
 IL RUOLO DEL LAICO CRISTIANO NELLA SOCIETÀ
2. INTRODUZIONE
 Perché la filosofia?
 Cos’è la filosofia?
3. IL RAPPORTO TRA FEDE E RAGIONE
 Preambolo (le tre navigazioni)
 Cosa può realmente conoscere l’uomo? Insegnamenti
tratti da:
 Sacre Scritture
 Concilio Vaticano I e II
 Magistero pontificio (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI,
Francesco)
PROGRAMMA

4. TRASCENDENZA E IMMANENZA
 “La scuola di Atene” di Raffaello: Platone e
Aristotele quali filosofi paradigmatici
 Alcune categorie aristoteliche: sostanza e
accidente, forma e materia, atto e potenza,
anima e corpo
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

 GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Fides et ratio, 14


settembre 1998.
 M. DE BARTOLOMEO – V. MAGNI, Elementi di
filosofia (dispense in pdf fornite dal docente, prime 32 pagine).
 A. RIGOBELLO, Perché la filosofia, Brescia 19975.
 DISPENSE FORNITE DAL DOCENTE
ALTRI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
 H.U. VON BALTHASAR, Sponsa Verbi, Brescia 1985 (in
particolare il cap. “Filosofia, cristianesimo, monachesimo”).

 A. DEL NOCE, Pensiero della Chiesa e filosofia


contemporanea, Roma 2005.
 M. DONÀ, Filosofia. Un’avventura senza fine, Milano
2010.
 P. HADOT, Che cos’è la filosofia antica?, Torino 1998.
 J. F. LYOTARD, Perché la filosofia è necessaria, Milano
2013.
 J. PIEPER, Filosofia Contemplazione Saggezza, Roma
2016.
 J. RATZINGER, Natura e compito della teologia, Milano
1993 (in particolare il cap. “Fede, filosofia e teologia”).
 Manuali vari (es. G. REALE – D. ANTISERI)
1. PREMESSA
PREMESSA

DUE ICONE (SUL RAPPORTO TRA FILOSOFIA E TEOLOGIA)


 Lettera VII di Platone

 Discepoli di Emmaus (Lc 24, 13-32)


PREMESSA

PER COMINCIARE…
 Prova a rispondere alle seguenti domande:

1.Da dove vengo?

2.Chi sono?

3.Dove vado?

Benvenuti ! A. RODIN, Il pensatore, 1881.


Parigi, Museè Rodin
PREMESSA

CRISTO POLITICO FILOSOFO?

Mosaico
Basilica di
Santa
Pudenziana
[e Prasséde]

(Roma, V sec.)

"Vagliate tutto, trattenete ciò che vale" (pànta dè dokimàzete, to kalòn katéchete,1Ts 5,21).
1) Cultura filosofica antica 2) Cultura giuridica romana
Atene Roma
PREMESSA

CRISTO POLITICO FILOSOFO?


 I cristiani avevano capito che per garantire la civile
convivenza in una società pienamente umana non bastano i
comandamenti e la legge naturale: occorre tradurre i
comandamenti e la legge naturale in un corpo di leggi civili
molto precise e molto rigorose. Avevano capito che, senza
leggi civili, non sarebbe potuta sorgere nessuna nuova civiltà
dalle macerie dell’impero.
 Che cosa ci dice oggi a noi il mosaico di santa Pudenziana?
Ci dice che Cristo, incarnandosi, è entrato in tutti gli aspetti
della vita umana: anche nella politica, nella giurisprudenza,
nella filosofia del diritto e nella cultura filosofica in generale.
 Non riduciamo il Cristianesimo ad un insieme di leggi civili,
concetti filosofici, principi etici e valori morali. Ma non
riduciamolo neppure ad una bellezza o ad una fede senza
legge, senza concetti filosofici, senza principi etici, senza
valori morali, senza armi, ma pure senza carne e sangue.
PREMESSA

CRISTO POLITICO FILOSOFO?


 Nel punto centrale delle più antiche creazioni
artistiche cristiane non si trova il mondo della
Bibbia e della storia sacra, bensì il filosofo come
archetipo dell’homo christianus

 Più avanti il Cristo diventerà il perfetto filosofo e


il cristianesimo la vera filosofia

 Sono le domande fondamentali della vita a


mettere in relazione la filosofia e la teologia:
 Cosa significa essere uomini? (es.: davanti alla morte)
 Come si deve vivere per realizzarsi pienamente?
PREMESSA

LA NATURA CONOSCITIVA DELL’UOMO

 «Tutti li uomini naturalmente desiderano di


sapere» (DANTE, Convivium)

 «Considerate la vostra semenza:


fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza»
(DANTE, Inferno XXVI, 118-120)
PREMESSA
“PER UN VASTO MARE...”
 “Ecco il nostro vero stato: [...] noi ci spingiamo a
forza di remi per un vasto mare, sospinti da un capo
all’altro, sempre incerti e sballottati. Qualunque
ormeggio a cui pensiamo di attaccarci e tenerci saldi,
vacilla e ci abbandona; e, se noi lo inseguiamo,
sfugge alla nostra presa, ci sguscia via e fugge in
un’eterna fuga. Nulla si ferma, per noi. Questo è lo
stato che ci è naturale, e tuttavia estremamente
contrario alla nostra inclinazione: bruciamo per il
desiderio di trovare un assetto stabile”
BLAISE PASCAL
PREMESSA

UN LAICO CRISTIANO

Perché partire da Dante? Egli era:


1. un pensatore (filosofia)
2. un poeta (arte)
3. un uomo attivo in società (politica)
4. un terziario francescano (religione)
PREMESSA
IN SINTESI
 La filosofia nasce dall’interrogarsi dell’uomo sulle
domande fondamentali della vita
 Il desiderio di conoscere è connaturale all’uomo
 La filosofia antica univa la ricerca della verità alla
pratica di una vita secondo il lògos
 Il cristianesimo intercetta la cultura pagana (sia la
filosofia greca che il diritto romano) e si propone come
compimento alle attese di senso e di pienezza della
ricerca dell’uomo
 La tentazione di auto-salvarsi attraverso una
conoscenza “luminosa”, “esatta” caratterizza l’eresia
della gnosi, mentre la fede difende grandezza e umiltà
della filosofia (cfr. Ratzinger, Natura e compito della teologia, cap. I)
 Dante come filosofo, artista e politico credente ricorda
la vocazione del laico a vivere una fede “incarnata”
nel tessuto vivo della cultura e della società
2 .INTRODUZIONE
INTRODUZIONE

Struttura scientifica
PERCHÉ LA FILOSOFIA?

 «Un filosofo è un uomo


che percepisce dei crepacci nascosti
nella struttura dei nostri concetti,
laddove altri
vedono solo il levigato sentiero
dei luoghi comuni davanti a loro»
(F. Waismann)

Normale esperienza, opinione corrente


INTRODUZIONE

IL FILOSOFO DINANZI ALLA REALTÀ


 Stupore Emozione (cfr. Fides et ratio, n.4)

 Interpretazione Giudizio
Limite verticale
(pluralità di modi rivelativi
di conoscere la realtà)

La conoscenza
della realtà è
soggetta a Limite orizzontale
due tipologie (interdisciplinarietà)
di limiti:
INTRODUZIONE

PERCHÉ LA FILOSOFIA?
 In fondo, tutti “sappiamo di non sapere”
(cfr. Sal 111[110],10; Pr 1,7)
 C’è sempre un divario tra “giudizio” ed
“esperienza”: eccedenza, esigenza dell’ulteriore
 “Percepire crepacci nascosti” lega la lucidità
intellettuale ad un vedere disincantato, ad un
vissuto sofferto
 Il “domandarsi” costitutivo della filosofia porta ad
una contestazione, ad un progetto per una
cultura di opposizione, alternativa

Fare filosofia = sapere interrogare

Filosofia sempre legata a “crisi”, “problematicità”


(da “krino” = separare, decidere)
INTRODUZIONE

COS’È LA FILOSOFIA?
 Data l’eccedenza della risposta (verità) cercata, non
può esistere una definizione esauriente! L’oggetto è
illimitato!
 Tuttavia, possiamo affermare che “la filosofia è
l’interrogazione da cui non si può sfuggire
senza perdere della propria umanità” (A. Rigobello)
 L’interrogarsi può riassumersi nelle seguenti
quattro domande (cfr. I. Kant):
 Cosa posso conoscere? [limiti del conoscere]
 Cosa debbo [sollen] fare? [uso della libertà]
 Cosa mi è concesso di sperare? [possibilità di salvezza]
 Chi è l’uomo? Struttura esistenzialmente aperta
COS’È LA FILOSOFIA? INTRODUZIONE

 Significato etimologico-tradizionale:

Phileìn = “amare” [desiderio/amicizia]

Sophìa = “sapienza”, “saggezza”

Filo-sofia = “amore per la sapienza”

 Non esiste in realtà una definizione univoca.


Piuttosto, quanto a contenuto e metodo (scienza?
arte? prassi? ascesi?), essa risulta alquanto
problematica.
 Dobbiamo allora arrenderci?!
INTRODUZIONE
LA FILOSOFIA PERENNE
Può tuttavia tracciarsi un carattere della filosofia
riscontrabile in tutti i tempi e in tutte le culture:
 Ricerca, penetrazione e conquista razionale della
realtà naturale e soprannaturale: cosmologia,
antropologia, teologia, ontologia.
 Note essenziali:
 Razionalità
 Universalità

 Attività razionale tendente ad una visione


unitaria di tutta la realtà, ad una sintesi logica
del molteplice nella unità del suo principio.
 Ansiosa ma fiduciosa aspirazione a una sintesi
panoramica, ad una penetrazione completa,
ad una conquista totale della realtà.
INTRODUZIONE

IN SINTESI
 L’uomo con meraviglia scopre di non bastare a se
stesso, che la stessa vita rivela dei “crepacci”;
 tende quindi con tutto se stesso a qualcosa che lo
aiuti a trovare:
 un significato nelle cose che lo circondano
 una pienezza nelle scelte libere e responsabili
 una luce dentro di sé che lo faccia brillare nel
firmamento universale
 Può anche scoprire che una tale Sapienza cercata
ha il volto di una Persona, il Cristo crocifisso e
risorto per amore degli uomini.
 È nell’unione appassionata con la Persona di
Cristo che egli allora diventa un “vero filosofo”!
3. IL RAPPORTO TRA
FEDE E RAGIONE
PREAMBOLO A “FEDE E RAGIONE”

Nelle prossime slides si intende:

1. Comprendere l’essere umano nelle sue parti


fondamentali
2. Analizzare la relazione tra loro
3. A partire dall’uomo, comprendere il legame tra le
diverse principali branche del sapere e la sua stessa
azione conoscitiva (navigazione)
UN POSSIBILE SCHEMA DI COMPRENSIONE

Spirito TEOLOGIA
Verità universale

Intelligenza

Anima Volontà FILOSOFIA

Sentimento

Corpo SCIENZA
LE TRE NAVIGAZIONI (cfr. PLATONE, Fedone)

 Prima navigazione (sensi del corpo)

 Seconda navigazione
(sensi dell’anima)

 Terza navigazione (divina Rivelazione)


Agostino: “credi nel crocifisso
e potrai arrivare!”
LA “TERZA NAVIGAZIONE” DI AGOSTINO
«Chi dunque potrà capire ciò, vedendo come tutte le cose
mortali siano mutevoli; vedendo che tutto muta, non
solo le proprietà dei corpi: che nascono, crescono,
declinano e muoiono; ma anche le anime stesse,
turbate e divise da sentimenti contrastanti; vedendo
che gli uomini possono ricevere la sapienza, se si
accostano alla sua luce e al suo calore, e che possono
perderla, se per cattiva volontà si allontanano da
essa? Osservando, dunque, che tutte queste cose sono
mutevoli, che cos’è l’essere, se non ciò che trascende
tutte le cose contingenti? Ma chi potrebbe concepirlo?
O chi, quand’anche impegnasse a fondo le risorse
della sua mente e riuscisse a concepire, come può,
l’Essere stesso, potrà pervenire a ciò che in qualche
modo con la sua mente avrà raggiunto?»
LA “TERZA NAVIGAZIONE” DI AGOSTINO
«È come se uno vedesse da lontano la patria, e ci fosse di
mezzo il mare: egli vede dove arrivare, ma non ha
come arrivarvi. Così è di noi, che vogliamo giungere a
quella stabilità dove ciò che è è, perché esso solo è
sempre così com’è. E anche se già scorgiamo la meta
da raggiungere, tuttavia c’è di mezzo il mare di questo
secolo. Ed è già qualcosa conoscere la meta, poiché
molti neppure riescono a vedere dove debbono andare.
Ora, affinché avessimo anche il mezzo per andare, è
venuto di là colui al quale noi si voleva andare. E che
ha fatto? Ci ha procurato il legno con cui attraversare
il mare. Nessuno, infatti, può attraversare il mare di
questo secolo, se non è portato dalla croce di Cristo.
Anche se uno ha gli occhi malati, può attaccarsi al
legno della croce. E chi non riesce a vedere da lontano
la meta del suo cammino, non abbandoni la croce, e la
croce lo porterà…
LA “TERZA NAVIGAZIONE” DI AGOSTINO
«Tu devi attraversare il mare e disprezzi la croce!
[…] Non c’è un mezzo con cui puoi compiere la
traversata per arrivare alla Patria, se non ti lasci
portare dal legno della croce. Ingrato che sei. Tu
ti fai beffa di colui che è venuto a te, proprio per
farti ritornare a Lui. Lui stesso si è fatto via, una
via attraverso il mare, per mostrarti che c’è una
via attraverso il mare. Ma tu, che non puoi
camminare sul mare come ha fatto Lui, lasciati
portare da questa nave, lasciati portare dal legno
della croce: credi nel crocifisso e potrai arrivare!»
(dal Commento al Vangelo di Giovanni)
FEDE E RAGIONE

« La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo


spirito umano s’innalza verso la contemplazione della
verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il
desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di
conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa
giungere anche alla piena verità su se stesso »

GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. “Fides et ratio” (n.1,1988)


“FIDES ET RATIO”: IL PERCHÉ DI
UN’ENCICLICA RIVOLTA ALLA FILOSOFIA

 Giovanni Paolo II chiama alla “diaconìa alla verità”:


 «Con Cristo-profeta serviamo la verità divina nella Chiesa.
La responsabilità per tale verità significa anche amarla e
cercarne la più esatta comprensione, in modo da renderla
più vicina a noi stessi e agli altri in tutta la sua forza
salvifica, nel suo splendore, nella sua profondità e insieme
semplicità» (Redemptor hominis, n. 19)
 Si tratta di un servizio partecipe dello sforzo comune
per raggiungere la verità, ma anche consapevole
dell’annuncio delle certezze di fede (pur viste come
tappe verso la piena verità)
 Tracce di una filosofia perenne in tutte le culture,
capace di intuire e formulare i principi primi e
universali dell’essere (orthòs logos, recta ratio)
“FIDES ET RATIO”: IL PERCHÉ DI
UN’ENCICLICA RIVOLTA ALLA FILOSOFIA
 La ricerca della “verità ultima” appare spesso
offuscata, si tende a non considerare ciò che trascende
l’uomo
 La filosofia dimentica l’indagine sull’essere e si
concentra solo sulla conoscenza umana
 Conseguenze:
 Forme di agnosticismo, relativismo, scetticismo
 Indifferenziato pluralismo
 Sfiducia nella verità e nelle capacità conoscitive dell’essere
umano
 Tutto ridotto a opinione, verità parziali e provvisorie
 Sparizione della speranza di trovare risposte definitive
 Far ritrovare la vocazione originale alla filosofia
ponendo l’attenzione alla verità e al suo fondamento in
rapporto alla fede
FILOSOFIA E TEOLOGIA (distinzione, non separazione)
 Conoscenza filosofica
1. Indagine della pura ragione che mira a trovar
risposta alle domande ultime poste dalla realtà
2. Può essere guadagnata dalla ragione medesima
3. Fonda le sue certezze sull’argomentazione

 Teologia
1. Considerazione riflessa e critica della Rivelazione
di Dio; è la fede che cerca evidenze e ragioni
2. Può solo essere rivelata, donata, offerta
3. Non trova da sé i propri concetti ma li riceve dalla
Rivelazione per intenderli nella loro intima
correlazione e significanza
LA CONOSCIBILITÀ DI DIO NEL CREATO:
UN’ICONA SIGNIFICATIVA…
«Contemplava, nelle cose belle, il Bellissimo e,
seguendo le orme impresse nelle creature,
inseguiva dovunque il Diletto. Di tutte le cose si
faceva una scala per salire ed afferrare Colui che
è tutto desiderabile »
(San Bonaventura, Legenda Maggiore, 9,1)
COSA PUÒ REALMENTE CONOSCERE L’UOMO?
LA TESTIMONIANZA DELLA SACRA SCRITTURA
 « Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per
analogia si conosce [gr. theorèitai] l’autore […] Se tanto
poterono sapere da scrutare l’universo, come mai non ne
hanno trovato più presto il Creatore? » (Sap 13,5.9)
 « Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna
potenza e divinità, vengono contemplate e comprese
dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui
compiute » (Rm 1,19) [capacità metafisica dell’uomo]
 « Dio nessuno lo ha mai visto: proprio il Figlio unigenito,
che è verso il seno del Padre, lui lo ha rivelato [gr. “ne ha
fatto l’esegesi”]» (Gv 1,18)

 «Tutto ciò che è effimero non è che un simbolo» (Goethe, Faust)


COSA PUÒ REALMENTE CONOSCERE L’UOMO?
IL CONTRIBUTO DEI CONCILII VATICANI
 Vaticano I (Dei Filius):
 Conoscenza propria della ragione umana (naturale)
 Conoscenza peculiare della fede (attraverso la Rivelazione di Dio -
soprannaturale)

 Vaticano II (Dei Verbum):


 La Rivelazione si inserisce nel tempo e nella storia

 La storia diventa il luogo in cui possiamo costatare


l’agire di Dio a favore dell’umanità, agire che trova
sintesi nell’incarnazione del Figlio di Dio
 Con questa Rivelazione viene offerta all’uomo la
verità ultima sulla propria vita e sul destino della
storia (“allargare gli orizzonti della ragione”)
IL CONTRIBUTO DELLA “LUMEN FIDEI”
 La prima enciclica di Francesco (completamento
di un lavoro quasi ultimato di Benedetto XVI, a
50 anni dal Concilio Vaticano II definito anche
“Concilio sulla fede”), intende:
 Recuperare il carattere di luce proprio della fede,
capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo, di
aiutarlo a distinguere il bene dal male, in particolare
in un’epoca, come quella moderna, in cui il credere si
oppone al cercare e la fede è vista come un’illusione,
un salto nel vuoto che impedisce la libertà dell’uomo;
 Rinvigorire la percezione dell’ampiezza degli
orizzonti che la fede apre per confessarla in unità e
integrità (“chi crede, vede”).
IL CONTRIBUTO DELLA “LUMEN FIDEI”
 Nel secondo capitolo (“Se non crederete, non comprenderete [Is 7,9]”,
nn. 23-36), dimostra lo stretto legame tra fede e verità, la
verità affidabile di Dio, la sua presenza fedele nella storia:
 “La fede senza verità non salva. Resta una bella fiaba, la
proiezione dei nostri desideri di felicità”.
 Ed oggi, data “la crisi di verità in cui viviamo”, è più che
mai necessario richiamare questo legame, perché la cultura
contemporanea tende ad accettare solo la verità della
tecnologia, ciò che l’uomo riesce a costruire e misurare con
la scienza e che è “vero perché funziona”, oppure le verità
del singolo valide solo per l’individuo e non a servizio del
bene comune.
 Oggi si guarda con sospetto alla “verità grande, la verità
che spiega l’insieme della vita personale e sociale”, perché
la si associa erroneamente alle verità pretese dai
totalitarismi del XX secolo.
 Ciò comporta però il “grande oblio del mondo
contemporaneo” che - a vantaggio del relativismo e
temendo il fanatismo - dimentica la domanda sulla verità,
sull’origine di tutto, la domanda su Dio.
IL CONTRIBUTO DELLA “LUMEN FIDEI”
 La fede non è intransigente, il credente non è
arrogante. Al contrario, la verità rende umili e porta
alla convivenza ed al rispetto dell’altro.
 Ne deriva che la fede porta al dialogo in tutti i campi:
 Con la scienza: risveglia il senso critico e allarga gli
orizzonti della ragione, invitando a guardare con
meraviglia il Creato;
 Nel confronto interreligioso, in cui il cristianesimo offre
il proprio contributo;
 Nel dialogo con i non credenti che non cessano di
cercare, i quali “cercano di agire come se Dio esistesse”,
perché “chi si mette in cammino per praticare il bene –
sottolinea il Papa – si avvicina già a Dio”.
4. TRASCENDENZA E
IMMANENZA
LA SCUOLA DI ATENE (RAFFAELLO, 1509-1510)
LA SCUOLA DI ATENE (RAFFAELLO, 1509-1510)
LA SCUOLA DI ATENE (RAFFAELLO, 1509-1510)

• Rappresenta il complesso ed inscindibile rapporto


tra cultura e religione, filosofia e teologia
LA SCUOLA DI ATENE (RAFFAELLO, 1509-1510)
LA SCUOLA DI ATENE (RAFFAELLO, 1509-1510)
IL DIALOGO TRA PLATONE E ARISTOTELE
LA SCUOLA DI ATENE (RAFFAELLO, 1509-1510)
ALCUNE CATEGORIE ARISTOTELICHE

ARISTOTELE DEFINISCE LA METAFISICA COME:

 “Scienza delle cause prime”

 “Scienza che considera l’essere in quanto


essere”

 “Teoria della sostanza”


METAFISICA COME “SCIENZA DELLE CAUSE PRIME”

Es.: una statua di marmo è stata realizzata da


Michelangelo per comunicare la maestà di Mosè
ALCUNE CATEGORIE ARISTOTELICHE
COME DIRE L’“ESSERE”?
 L’essere (che per Aristotele comprende pure

il mondo sensibile) può essere detto in molti


modi:
 Categorie (originarie divisioni dell’essere:
sostanza o essenza [sussistenza autonoma],
qualità, quantità, relazione, azione o agire,
passione o patire)
 Atto e potenza

 Accidente

 Vero
ALCUNE CATEGORIE ARISTOTELICHE
COS’È LA “SOSTANZA”?
ALCUNE CATEGORIE ARISTOTELICHE
POTENZA E ATTO
ALCUNE CATEGORIE ARISTOTELICHE
FINE CORSO
FUORI PROGRAMMA

IL “PRINCIPIO” IN FILOSOFIA

 Definizione di Principio
 Definizione di Parmenide: l’Essere come
Principio
 Il Principio come Lògos
 Il Principio nella rivelazione biblica
IL “PRINCIPIO” IN FILOSOFIA
 Come definire il Principio?
 Dalla difficoltà di esprimerlo a parole, dunque
attraverso un concetto o un ragionamento, segue che
esso supera le possibilità della ragione. Esso è infatti
soltanto “intuibile” dall’“intelletto” (o “spirito”).
Possiamo paragonarlo ad una sorta di “visione”,
“contemplazione”. Questo ci dà un’idea di cosa sia la
metafisica e del lavoro faticoso dei metafisici: non un
tentare di definire, ma un lasciarsi raggiungere da un
bagliore capace di cogliere in maniera immediata,
evidente e infallibile l’essere stesso delle cose. Del
resto, trattandosi di un principio primo deve essere
quello attraverso il quale tutto può essere conosciuto.
IL “PRINCIPIO” SECONDO PARMENIDE (VI-V SEC. A.C)

 Possiamo adesso capire perché questo grande


filosofo ha considerato quale principio primo
l’Essere, con le conseguenti caratteristiche:
 Necessità
 Eternità
 Immutabilità
 Identità con se stesso
 Omogeneità
 Semplicità
IL METAFISICO È UN “CONTEMPLATIVO”

 «Lo sforzo principale del metafisico non sarà


quello di avere per scopo primo e principale il
dedurre, e nemmeno catalogare e classificare, ma
piuttosto quello di abituarsi a vivere nella prima
nozione assuefacendosi a provarne le ricchezze,
che non si può dire che l’essere abbia, ma
piuttosto che l’essere sia» .
(E. GILSON, Costanti filosofiche dell’essere)
LE FORME DELL’ESSERE: I TRASCENDENTALI

 Nonostante la sua semplicità, l’Essere cambia


aspetto sotto lo sguardo umano e tende ad
assumere successivamente la forma di tutti i suoi
trascendentali, la cui natura è precisamente di
essere convertibili con l’Essere:
 Uno (essere nella sua indivisione con se stesso)
 Vero (essere appreso come intellegibile)
 Bene (l’essere nella sua perfezione)
 Bello (l’essere nella sua desiderabilità, causa di
piacere)
 Ecco perché diverse metafisiche entrano in
contrasto quando vogliono subentrare all’essere
DALLA METAFISICA ALLA TEOLOGIA

 Lo sforzo dei grandissimi teologi medievali è


stato quello di rendere intellegibile il contenuto
della fede appropriandosi in qualche modo
dell’essere di Parmenide, “facendone un duplicato
razionale e filosofico del Dio della Rivelazione”
(E. Gilson).
 “Io sono Colui che sono” (Es 3,13-14): la
semplicità dell’essere in quanto essere non fu che
un modo metafisico di definire una nozione
intellegibile della natura divina.
 C’è di più: l’essere con il cristianesimo assume la
metamorfosi definitiva divenendo una Persona!
IL PRINCIPIO NELLA TRADIZIONE ISLAMICA
 “Non c’è nulla che Gli somigli” (Corano, XLII, 11)
 Qualsiasi segno e simbolo ha un carattere imperfetto
 “Egli non può essere espresso in parole, non può
essere concepito con pensiero” (Dionigi Areopagita)
 “Nell’Essenza chi parla tace, chi s’agita di quieta
e chi osserva stupisce” (Al-Ĝīlī)
 “Tutte le quantità e le qualità sono originate da
Lui e Lui è aldilà di quantità e qualità. Tutto
viene percepito grazie a Lui, e in Sé Egli è al di
fuori della portata delle percezioni” (Ĝāmī)
 “Tu non puoi cogliere l’Essenza, eppure essa è
intellegibile” (Al-Ĝīlī)

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