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I CERCHI DE* DIVINI INCANTESIMI
ORAZIONE PANEGIRICA
IN LODE DELLA
B VMILIANA DE CERCHI
FIORENTINA
DETTA AVANTI IL SVO CORPO
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F- FERNANDO BEVILACQVA
DA FOSSOMBRONE
Min. Con. Macftrodi Teologia , e Predicatore
S. Croce 4 ) Firenze l'Anno i 6 $o.
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SERENISSIMA ALTEZZA*!
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zarfi a mendicar nell* aria qualche gemma di luce caduta a
forte da quel Perù sfavillarne, che ftà nel grembo del Sole,
febbene è confanguinea di ciaftun’ Angelo fulminato Sotter-
ra, tiene nulla di manco pascolare affinità con quei Spiriti
In'viu Hi- che San Girolamo nella vita d’ilarione chiamò Demonet Amo -
Ur. rif, I Demonj dell’Amore f* no i maeftri più pratici delle
magiche ribalderie, conciotfiache l’ amabili qualità d’un vol-
to di fimmetria emendata , lono fempre incamerimi , come
Naum. j. il Profèta Naum Me re triàs fpectofé ,
regi rirollo grati , Ó* &
babentis maleficio. Non mai piu Ipaventofa comparilce quel-
la Maga iu le carte d’ Ovidio , fe non quando è invaiata d’
amore; in quei punto, il veleno dello ldegno del qual ri-
donda il tuo petto l’eice per gl’ occhi ; non batte palpebra ,
che non apra armerie di furore ; non dà refpiro , che al fiato
di fue vendette l’aria non impallidisca, non le comparilce in
mente un penderò, fe non corteggiato da innumerabili infi-
die ; onde al giro della fua verga, le nuvole impaurite fi la-
gnano co’ tuoni, gl’ alberi troncandoli la capellatura delle fot
glie, paiono fcheltri ramofi, vedonri per ogni parte imbo-
late di tenebre, vrla la terra, latrano i latti
Exilvere loco ( ì£iu mirabile ) fi Iva,
lletao. 14.
Ingemuitque folum , vicinaque palluit arbor
Spar/aque fangutneis rubuerunt pabulo , guttit , r! j ,
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.
Mar. 6 .
mano una effe : Ella C una
larva palleggierà putabaeet fantafma
magia incapibile della Diviniti, che sà rendere conforme
l’Oracolo d'ilaia populum cacum , &
oculoe baberetem . Ed ec-
co rinovati quelli celefti incant climi ne gl’ occhi d’ Vmi-
liana
Non sò, come licenziatoli da lei uno fguardo, tenuto
mai Tempre in claufura di palpebre geloliflimc della purità,
giugne lenza luo confenfo ad urtare in un’oggetto, con il
quale lembrava avere qualche antipatia la continenza ; ma
jripatriato nella lua mente il fuorulcito penfiere conduceli
con una aprendone li viva di comedo misfatto, che
elio jfeco
1’ involata fpecie deli’ oggetto veduto c difcacciata fuori
della di lei immaginativa con minacce di pentimento, e dif-
focupata dal cordoglio la voce , 1* Invaiata d’ Amor Cclelte
A& 9. COSI prorompe fofe'io cieca 0 Signore , cb' io non yedcjji più cofc
:
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le tvuuole de’ mondani oggetti pretendono inuolare 1*
eterno Sole alle luci d’ Vmiliana , Ella però non uede altri
,
che Dio ; Ila nel Mondo , fenza vedere il Mondo , come
quelli che bramava 1’ A portolo , qui utuntur hoc Mando, t am.
quam non utantur : ciò che vede , non vede ; potentiflimo in-
canto d’ Amor Divino! Vederi a fianco un disleale Marito;
fpcrimenta le frenefie del di lui genio avverfario; tocca coi»
mano, ch’ella vive a lui opporta nel mederimo centro d’una
fol carne ; vede, eh’ ama un (affo, il quale non rinchiu-
ella
de per offa una icintilla d’ amore: vede un Tiranno domerti-
co , ma non lo vede tanto mi riferilce la di lei Carità, che
:
rarfi con le fémbianze de! Sole per rinovare fui cigliò di chi*
1' oflerva 1*
idolatrie Perfiàne ; una , in fomjna nel di cui
,
feno rimirò San Gregorio dtfoderi* vifeofa , cioè uno fpirito
calamitato d’ ambizione , pafeiuto con l' aura della vanità ,
come dell’ aria iftefla il Camaleonte: E nulla dimanco chie-
dete a Firenze chi mai fia quella Dama di ventun’ Anno ,
che veftita a foggia di povera Serva dà in limofina ogni
donnefeo ornamento, disfa le ricche lue gonne, e ripone di-
venuta Sole di Carità quanto ha di preziofo nella calpeftata
terra dell’ altrui compallionata miferia ; Dimandate ,
chi fia'
fcriflc
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fcrifletie*problemi Ariftotile,che in mezzo di nnmeròfopo*
polo , altri che fe detto non rimirava; ma la magia del Di-
vino amore opra il contrario , ancor 1" edere proprio toglie
di villa, nil erus fentit in ncruo alla frafe di Tertulliano , dum Tertull. ad
Martire.
animus fixus in télo efi : il pendere men lutti (lente d’ Vmilia
2.
na è il pendere di le mededma vive amdbia tra un vivere
,
terreno , e celefte , elevavit e am fpiritus inter cahtm , ter rarn: & Ezcch. 8.
pes , quid tam longt ab oeu/is quam pes longe efì loco rproximus
,
ebaritatis ajjeSlu , modicum pungit fpina
, prpparvum lacum &
tenet in pede,vide quomodo illue conuertuntur omnia membra
Ma ;
fi ;
fenza laperc ciò , che fia gulto; infenfibile al faporc dcl-
li alimenti , folita a malticare il pane colli allenai di quelli
detti : Oh Dio , quando mi libererete voi dal corpo di quejla mor-
te : Giglio d’ Innocenza , tebbene obligato a trattenerli cql
piede nell’ infima terra della naturale caducità , palleggia
nondimeno con 1’ odore de' luoi fofpiri per 1' aria più fu-
bliine , e più pura d' elevate contemplazioni licenziata da
:
la mortificazione de' fuoi (enfi , che per non far più correre i
luoi (guardi luminofo periglio, defìdera metterli in ceppi di
tenebre ; NU crut fentit in nervo , non viene apprefa la vo-
racità delle fiamme , imperciocché caduta nel fuoco ,
come
quella , foura di cui diluviano i turbini di Pentecoflc , dice
non aver provato menoma offefa , c con ragione , mentre ri-
trovando» nelle bafTezzc di ioura eroica umiltà , uon puotc 4-
demento, che folo afpira ad alzarli Ni/ erta
offenderla un' ;
quando 1'
Inimico per atterrirla prende figura di lerpe , in
quello Cerchio dell' Amore Divino refla incantato di lerpe ;
À
. ,
21
*do a rimaritarti : mìa prefen&a , quefte fono fue
conducete all'a
Voci ,
dar mi volete , e dall altro canto accfndafi
colui che voi
una fornace di fuoco , e quando farò polla fra quejli due partiti ,
10 mi appiglierò a quello , che Dio vorrà Amile renitenza di qui \
della cetra Divina ,plus torta plus mufica, eglino lono effetti
d’ un cuore divenuto lecondo il detto di Davide cor altum
piai. 6j.
elevato lopra di le , afcenfsone in corde fuo difpofuit : Vna ri-
Onnipotenza anno Telfere dalla fede, omnia opera eius in fide ; Piai. jt.
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dille d’ acqua ,
ma come originate da amore in verità fono
perle perchè amor tjl virtus facient unionem .
,
Da quell' acque
,
qua fuptr calos funi ,qual me-
innaffiato
raviglia ,
fe ilfuo corpo eiala in ogni luogo le più
fiore del
Vola
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Vola dal Ciclo una Colomba , recando ad Vmiliana uni
Rofa , le cui foglie fono fparfe di raggi ; quel fiore che ber-
sagliato dal Sole illanguidifce , ora vede co’ Splendori del
Sole la propria caducità impreziofita , c con raggione pe- j
»?
l’Aureola dello Vergini , interrogata perciò dalia tttedefima v
che non fenza ftaporc Toflerva , come può tra le Vergini
annoverarli una Vedova} riiponde; Miniti ha fattoli mio Si-
gnore per la pena provata di continuo dentro il mio cuore det-
ta non cufìoiita Virginità a cagione dello ttdto matrimonia-
le: Jn ctreulos fuos revcrtitur Ritorna il Verbo Eterno ra-
pito da Vmiliana, quafi amorit manibus , còme altrove parla flalu.lib j.
<icFrov,tL
Salviano, e rimirando aver ella un cuore più che mai fi&m
jneggiante, la riceve al bacio de’ fuoi piedi fembrando ri- j
,
fc
,
riter &
rota , cd a quelle dà il moto 1’ Amore: Macbina
mentis amoris vis. Dio rillretto in tre Cerchi c come non :
^Tifiob^'
avtafii a dubbitare, che l'incanti Divini non fieno di quelli, bionìc'
offtrvati dall’ Arcopgita, che alla fin fine in virtù d’amore E F‘ft* s -
afe
riti trasformato!? ntl euorc- , -ama prima d* intendere : tn* >
Nq a. tulflriter .
Godi pure. Anima grande, che nel circolo dèi tuo cuore
Dio medefimo è rimallo incantato c là dove con linguag- ;
» GLOBI
GLOBI Scorni (fimi i che in mano della
Virtù Dominante
ruotano accrefcimcntl di Fede, girano fu questa
Reggia de!
FiORl felicita * E mentre confultafi il
Vaticano dl^orrela
Beatitudine, che godi ufficio, in profpettiva
d*un Mondo
ammiratore de tuoi meriti, registrati fu le carte
di Scritrori
innumcrabili tramanda dal Cielo steffo
.
uq fol rasoio da cui
invaiati . nostri fguardi, perdino di vista
, eome°sià gli oc-
chi tuoi quanto d’ingannevole ha il Mondo, e
, ioio rimiri-
no quanto d’ amabile in fc medefimo ha Dio'.
b unirà
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EPISCOPO
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BEATJà VMJLIAN*.
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- Il M. R. P. SigìfmCnJo Coecapani delle Scuòle Pie ricòriofeL.
•
eoa la fua lolita attenzione fé in quella Orazione Panegirica vi G
ritrovi cos' alcuna contro la Santa Fede Cattolica , &
a' buoni Co-
fiumi , e referifea , Data quello di io. Maggio 2.690.
V
Micetti C*fiell*ni tetri» Getterete
C H Si Stampi
Micetti C t/t et Uni Kit. Gè».
Adi
Moggio 1690. 17.
Io Fra Giovambatilla Neri Ordine de* Minimi di S. Pran-
dell*
cefco di Paola , in ordine alli ordini di V. P. M. R. ho rivillo il
prefente Panegirico fopra JaB. Vmiliana
, e non vi ho ritrovato
cofa chcj-epugni alla S. Fe ic Cattolica , ne a’ buoni Coltomi anzi
,
lo giudico meritevole di edere impredò in Caratteri di oro, in fede
Frn Gtovnmbnttfi» Meri Minimo .
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