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ΜΗΤΡ. ΙΤΑΛΙΑΣ-Terosi di Spitritualita PDF
ΜΗΤΡ. ΙΤΑΛΙΑΣ-Terosi di Spitritualita PDF
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DI SPIRITUALIT∞
E PASTORALE ORTODOSSA
† Metropolita GENNADIOS
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta
Ed Esarca per l’Europa Meridionale
TESORI
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DI SPIRITUALIT∞
E PASTORALE ORTODOSSA
Apostoliki Diakonia
della Chiesa di Crecia
© \AÔÛÙÔÏÈ΋ ¢È·ÎÔÓ›· Ùɘ \EÎÎÏËÛ›·˜ Ùɘ ^EÏÏ¿‰Ô˜
\I·Û›Ô˘ 1 - 115 21 \Aı‹Ó·,
ÙËÏ. 210-7272.381, fax 210-7272.380
e-mail: apostoliki-diakonia@ath.forthnet.gr
http://www.apostoliki-diakonia.gr
òEΉÔÛȘ Aã 2008
K.A. 99.18.056
ISBN 978–960–315–610–9
1. Apocalisse 1, 4.
2. San Massimo, Mistagogia; PG 9, 681 A.
8 † Metropolita Gennadios
È noto che ogni epoca è un epoca che apre non soltanto nuove cri-
si, ma anche nuove strade; nuove possibilità all’Ortodossia: alla cono-
scenza della Verità, mettendo alla prova tutti i sistemi fondati sulla
terra, “perchè passa la scena di questo mondo”3; dà nuove possibilità
per realizzare l’amore evangelico, l’amore dei Padri, che dona la vera
pace, la vera felicità, la divina beatitudine, di cui gode il fedele con la
Santa Eucaristia; vive, in verità, la grazia dell’amore di Dio: “L’amo-
re scaccia il timore”4, e chi non ama non è libero. Tale uomo - fedele
- ama tutto e tutti; conosce tutti con l’amore. Lui soffre per te: ti co-
nosce, ti abbraccia; crea una familiarità; lui stesso emerge dall’amore
e si nutre offrendosi all’amore: “Dio è amore”5. Così l’uomo diventa
icona del Figlio di Dio, che per primo ci ha amati6. Ecco la meravi-
gliosa trasformazione dell’uomo, diventare figlio di Dio.
Dunque, che uomini e popoli si incontrino per dialogare sui loro
problemi, grandi e piccoli, è certamente bello e significativo; che essi
si riuniscano per promuovere il Regno di Dio, per cooperare a ren-
dere più efficace la presenza del suo amore sulla terra, e, per realiz-
zare l’alta vocazione, di unirsi in Cristo, è impegno sacrosanto e divi-
no.
Non c’è dubbio che negli altri tipi di incontro la cooperazione tra
gli uomini, ne garantisce il successo e nell’incontro ecumenico, inol-
tre, c’è la garanzia della vocazione divina all’unità.
Dio dell’Amore ci chiama tutti ad offrire la nostra fede, la nostra
speranza, il nostro amore ed il nostro servizio a questa causa. Egli ci
chiama a lavorare con amore, disponibilità ed entusiasmo. Gli osta-
coli e le difficoltà non devono scoraggiarci7.
3. I Cor. 7, 31; S. Gregorio di Nissa, La vita di Mosè, II, 22; Basilio di Iviron,
Canto d’Ingresso, p. 112.
4. I Giov. 4, 18.
5. I Giov. 4, 8.
6. I Giov. 4, 19.
7. Gennadios Zervos, Il contributo del Patriarcato Ecumenico per l’unità dei
Cristiani, Città Nuova, Roma 1974, p. 9.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 9
† Metropolita Gennadios
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta
Ed Esarca per l’Europa Meridionale
INDICE
PROLOGO .............................................................................................. 7
PARTE I
LA CHIESA SECONDO I CAPPADOCI
E SAN GIOVANNI CRISOSTOMO
CAPITOLO PRIMO
ARTICOLAZIONE ED ORGANIZZAZIONE DELLA
«CHIESA» ................................................................................................ 17
Distinzione della “Chiesa” ...................................................................... 17
I. La Chiesa Celeste ................................................................................ 17
II. La Chiesa Militante ............................................................................ 19
a. Società sensibile e visibile .............................................................. 19
b. Distinzione della Chiesa Militante................................................ 21
c. La Gerarchia Ecclesiastica ............................................................ 22
d. Il servizio della Chiesa e la salvezza in essa ................................ 23
e. La composizione della Chiesa ...................................................... 24
g. Simbolismi particolari sulla Chiesa .............................................. 25
h. Ricapitolazione .............................................................................. 27
CAPITOLO SECONDO
ORDINI NELLA CHIESA TERRESTRE E MILITANTE.............. 29
Ecclesiastici e Laici .................................................................................. 29
1. La «Clerocratia», la «Laicocratia» e la «Fraternità» .................. 30
2. L’importanza dell’uguaglianza e della differenza dei membri
nel corpo della Chiesa .................................................................... 31
3. L’importanza del piccolo o grande Carisma per l’uguaglianza
e l’unità dei membri – fedeli – nella Chiesa ................................ 34
4. Ecclesiastici e Laici, uguali ed uniti, costituiscono il “corpo di
Cristo” .............................................................................................. 36
12 † Metropolita Gennadios
CAPITOLO TERZO
LA GERARCHIA ECCLESIASTICA ................................................ 48
Introduzione.............................................................................................. 48
I. I Vescovi: “Rettori”, “Presidenti”, “Protettori”delle Chiese
Locali ........................................................................................................ 51
II. I Presbiteri............................................................................................ 53
III. Conclusione ........................................................................................ 55
CAPITOLO QUARTO
LE RELAZIONI TRA CHIESA E STATO SECONDO
GIOVANNI CRISOSTOMO E I CAPPADOCI ................................ 56
CAPITOLO QUINTO
LA VITA SOCIALE................................................................................ 64
CAPITOLO SESTO
LA VITA RELIGIOSA DELLA CHIESA .......................................... 73
CAPITOLO SETTIMO
LA VITA SACRAMENTALE .............................................................. 75
CAPITOLO OTTAVO
LA VITA MORALE .............................................................................. 78
CAPITOLO NONO
GRADI DELLA VITA RELIGIOSA .................................................. 79
PARTE πI
CROCE, LITURGIA E APOSTOLICITÀ DELLA CHIESA
CAPITOLO PRIMO
LA RIVELAZIONE DELL’AMORE DI DIO SULLA CROCE
SECONDO LA TEOLOGIA ORTODOSSA ORIENTALE ............ 83
Introduzione.............................................................................................. 83
1. Dio amore e la grandezza del Suo amore .................................... 85
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 13
CAPITOLO SECONDO
LA TRADIZIONE E LA SPIRITUALITÀ ORTODOSSA
SULLA CROCE ...................................................................................... 119
Introduzione.............................................................................................. 119
1. Croce, amore e salvezza secondo l’Innologia della Chiesa
Ortodossa ........................................................................................ 122
2. L’amore divino nell’∂ucaristia ...................................................... 126
3. La spiritualità dell’amore divino .................................................. 130
4. Riassunto teologico di san Gregorio il Teologo .......................... 131
CAPITOLO TERZO
CHIESA, EUCARISTIA, MINISTERO SACERDOTALE.............. 133
I. Il significato della Chiesa ed il suo valore spirituale .................. 133
II. La Divina Eucaristia ...................................................................... 135
III. Il ministero sacerdotale .............................................................. 136
CAPITOLO QUARTO
LA VOLONTÀ DI DIO NELLA LITURGIA DI SAN
GIOVANNI CRISOSTOMO ................................................................ 139
CAPITOLO QUINTO
LA SPIRITUALITÀ EUCARISTICA DEL SACERDOTE
NELLA TRADIZIONE BIZANTINA ................................................ 147
CAPITOLO SESTO
LA DEVOZIONE ALLE TOMBE DEGLI APOSTOLI E DEGLI
EVANGELISTI E L’APOSTOLICITÀ DELLA CHIESA ................ 160
14 † Metropolita Gennadios
PARTE πIπ
L’AMORE EVANGELICO E LA CARITÀ
SECONDO I SANTI PADRI
CAPITOLO PRIMO
L’AMORE EVANGELICO .................................................................. 175
CAPITOLO SECONDO
I SANTI PADRI DELLA CHIESA E LA CARITÀ .......................... 179
Introduzione.............................................................................................. 179
1. La carità nei primi secoli del Cristianesimo ................................ 179
2. La carità e la sua natura ................................................................ 183
3. La spiritualità della carità .............................................................. 185
4. La necessità della carità e la sua peculiarità nei nostri tempi.... 188
CAPITOLO Δ∂RZO
LA PACE, LA PREGHIERA E L’UNITÀ .......................................... 191
CONCLUSIONE .................................................................................... 201
PARTE I
LA CHIESA SECONDO
I CAPPADOCI
E SAN GIOVANNI CRISOSTOMO
CAPITOLO PRIMO
ARTICOLAZIONE
ED ORGANIZZAZIONE
DELLA «CHIESA»
I. La Chiesa Celeste
S. Basilio il Grande osserva: “Alcuni definiscono essere città un si-
stema costituito e governato secondo la legge; si applica anche alla
Gerusalemme celeste, alla città celeste; il termine che si dà alla città;
e questo sarebbe il sistema dei primogeniti che sono iscritti nel cielo
ed è costituito dalla condotta stabile dei santi e governato secondo la
14. «^OÚ›˙ÔÓÙ·› ÙÈÓ˜ fiÏÈÓ ÂrÓ·È Û‡ÛÙËÌ· î‰Ú˘Ì¤ÓÔÓ Î·Ù¿ ÓfiÌÔÓ ‰ÈÔÈÎÔ‡ÌÂÓÔÓ.
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ÛÔ˘, ì fiÏȘ ÙÔÜ £ÂÔÜ”», ªÂÁ¿ÏÔ˘ μ·ÛÈÏ›Ԣ, ∂å˜ æ·ÏÌ. 45,4; PG 29, 421/4.
15. «Δ‹Ó ôÓˆ ^IÂÚÔ˘Û·Ï‹Ì Ì‹ ‚ÏÂÔ̤ÓËÓ, ÓÔÔ˘Ì¤ÓËÓ ‰¤ fiÏÈÓ, âÓ w F ÔÏÈÙ¢fi-
ÌÂı· η› Úfi˜ ≥Ó âÂÈÁfiÌÂı· w˜ ÔÏ›Ù˘ ÃÚÈÛÙfi˜ η› Û˘ÌÔÏÖÙ·È ·Ó‹Á˘ÚȘ η›
âÎÎÏËÛ›· ÚˆÙÔÙfiΈÓ, àÔÁÂÁÚ·ÌÌ¤ÓˆÓ âÓ ÔéÚ·ÓÔÖ˜ η› ÂÚ› ÙfiÓ Ì¤Á·Ó ÔÏÈÛÙ‹Ó
ëÔÚÙ·˙fiÓÙˆÓ…», °ÚËÁÔÚ›Ô˘ ¡·˙È·ÓËÓÔÜ, §fiÁÔ˜ 8,6; PG 35,796.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 19
26. «≠∏Ó ö¯ÂÈ âÍÔ˘Û›·Ó, ‰›‰ˆÛÈ ÙÔÖ˜ \AÔÛÙfiÏÔȘ … ̤ÏÏˆÓ Î·ıÈÛÙÄÓ ·éÙÔ‡˜
ôÚ¯ÔÓÙ·˜ Ùɘ ÔåÎÔ˘Ì¤Ó˘, ‰›‰ˆÛÈÓ ·éÙÔÖ˜ η› ÙÈ̈ڛ·˜ âÍÔ˘Û›·Ó η› Û˘Á¯ˆÚ‹ÛÂ-
ˆ˜», \Iˆ¿ÓÓÔ˘ ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, «∂å˜ Ù‹Ó \AÓ¿ÏË„ÈÓ» 4; PG 52,777.
27. "√≈Ùˆ˜ äı¤ÏËÛÂÓ, ·éÙÔÜ àÂÏıfiÓÙÔ˜, ìÌĘ ‰È·‰¤Í·Ûı·È Ù‹Ó ÔåÎÔÓÔÌ›·Ó»,
\Iˆ¿ÓÓÔ˘ ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ ∫ÔÏ. ^OÌÈÏ›·, 4,2; PG 62,327.
28. «£Â›· √åÎÔÓÔÌ›·».
29. «¶ÂÚ› ∫ڛ̷ÙÔ˜ £ÂÔÜ»; PG 31,656, «∂å˜ ª¿Ì·ÓÙ· Ì¿ÚÙ˘Ú·», ^OÌÈÏ›· 23,3-
4. «¶ÂÚ› ¶›ÛÙˆ˜», 1.
30. «¶Úfi‚·Ù· η› ÔÈ̤Ó˜ Úfi˜ Ù‹Ó àÓıÚˆ›ÓËÓ ÂåÛ› ‰È·›ÚÂÛÈÓ, Úfi˜ ‰¤ ÙfiÓ
ÃÚÈÛÙfiÓ ¿ÓÙ˜ Úfi‚·Ù·. ∫·› Á¿Ú Ôî ÔÈÌ·›ÓÔÓÙ˜ η› Ôî ÔÈÌÂÓfiÌÂÓÔÈ àÊ’ ëÓfi˜,
ÙÔÜ ôÓˆ ÔÈ̤ÓÔ˜, ÔÈ̤ÓÔÓÙ·È», «∂å˜ Ù‹Ó \AÓ¿ÏË„ÈÓ», 12; PG 52, 784.
22 † Metropolita Gennadios
3. La Gerarchia Ecclesiastica
Sappiamo molto bene che il primo ordine dei pastori36 e stato fat-
to “con la divina volontà”37 e così abbiamo la Gerarchia Ecclesiastica.
Al primo ordine è stato trasmesso il “Sacerdozio sacramentale”38,
il quale viene concesso per mezzo “dell’Ordinazione”, nella quale, se-
condo Giovanni Crisostomo, “Dio opera tutto e la sua Mano è quel-
la che è imposta sulla testa di colui che viene ordinato”39.
Secondo lo stesso padre per mezzo dell’Ordinazione lo Spirito
Santo ha messo i pastori a capo della Chiesa di Cristo. “Lo Spirito
Santo ha messo i Pastori a guidare la Chiesa di Dio... Dallo Spirito
(Santo) avete l’ordinazione”40. Perciò operano come mandatari di Dio
ÙÔÜ ¶Ó‡̷ÙÔ˜ Ù‹Ó ¯ÂÈÚÔÙÔÓ›·Ó ö¯ÂÙÂ, ÊËÛ›…», \Iˆ¿ÓÓÔ˘ ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, «∂å˜ ¶Ú¿-
ÍÂȘ \AÔÛÙfiψӻ, ^OÌÈÏ›· 44, 2; PG 60, 310.
41. «£ÂÔÜ Ú¤Û‚ÂȘ Úfi˜ àÓıÚÒÔ˘˜», \Iˆ¿ÓÓÔ˘ ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ ∫ÔÏ. ^OÌÈ-
Ï›· 3, 5; PG 62, 324.
42. «£Â›ˇˆ ‰Èη›ˇˆ».
43. \Iˆ¿Ó. ∫·ÚÌ›ÚË, ^H \EÎÎÏËÛÈÔÏÔÁ›· ÙáÓ ΔÚÈáÓ ^IÂÚ·Ú¯áÓ, \AıÉÓ·È. 1962,
Û. 95.
44. «Δ› ·éÙFÉ ö‰ˆÎÂÓ; òE‰ˆÎÂÓ ·éÙFÉ êÌ·ÚÙËÌ¿ÙˆÓ Û˘Á¯ÒÚËÛÈÓ, ÎÔÏ¿Ûˆ˜ ôÊÂ-
ÛÈÓ, ‰ÈηÈÔÛ‡ÓËÓ, êÁÈ·ÛÌfiÓ, àÔχÙÚˆÛÈÓ, ÛáÌ· ‰ÂÛÔÙÈÎfiÓ, ÙÚ¿Â˙·Ó ı›·Ó,
ÓÂ˘Ì·ÙÈÎáÓ ÓÂÎÚáÓ àÓ¿ÛÙ·ÛÈÓ», \Iˆ¿ÓÓÔ˘ ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, «≠OÙ Ùɘ \EÎÎÏËÛ›·˜
ö͈ ÂñÚÂı›˜ ∂éÙÚfiÈÔ˜», ^OÌÈÏ›· 15; PG 52, 411.
24 † Metropolita Gennadios
tutta (integra) la Santa Trinità in comunione con quelli che sono sal-
vati”45.
Tramite questi mezzi i fedeli si salvano e vengono in comunione
con la Santissima Trinità e partecipano della vita beata.
Basilio il grande dice che non esiste salvezza per gli uomini che si
trovano fuori della Chiesa: I. “Fuori del cortile santo non dobbiamo
adorare il Signore, ma dentro (nel cortile santo) dobbiamo farlo....,
cioè non dobbiamo uscire dalle regole della Chiesa...”46.
II – “Dunque, non è conveniente adorare Dio fuori di questo san-
to cortile, ma dentro di esso si deve farlo, affinchè, essendo fuori d’es-
so, non si perda di essere nel cortile del Signore”47, perchè vera “ado-
razioneӏ non quella che si fa fuori della Chiesa, ma nello stesso cor-
tile del Signore”48.
Di conseguenza, proclama Basilio: “Dobbiamo fare le nostre pre-
ghiere in mezzo alla Gerusalemme, cioè nella Chiesa di Dio”49; infat-
ti, solo chi vuole rimanere in Chiesa sarà salvato.
57. «∫·› Ìˉ¤Ó öÛÙˆ ̤ÛÔÓ ìÌáÓ Î·› ÃÚÈÛÙÔÜ, ôÓ Á¿Ú Á¤ÓËÙ·› ÙÈ Ì¤ÛÔÓ, Âéı¤ˆ˜
àÔÏχÌÂı·. ∫·› Á¿Ú Ùfi ÎÙÉÌ· ηٿ Ùfi Û˘Ó¯¤˜ ≤ÏÎÂÈ Ù‹Ó ÔÈfiÙËÙ·, η› ì ÔåÎÔ‰Ô-
Ì‹ ηٿ Ùfi ÎÂÎÔÏÏ¿Ûı·È öÛÙËÎÂÓ ó˜ ôÓ ‰È·ÛÙFÉ, àfiÏÏ˘Ù·È, ÔéÎ ö¯Ô˘Û· Ô‡ âÚ›-
ÛÂÈ ë·˘Ù‹Ó», \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ ∞ã ∫ÔÚÈÓı›Ô˘˜, ^√ÌÈÏ›· 8, 4; PG, 61, 72.
58. «ª˘ÛÙÈÎfiÓ ÛáÌ·».
59. «Δ· ÎÏ‹Ì·Ù·».
60. «∫·ÚfiÓ Ôχӻ.
61. «ªÂ›˙ÔÓ·».
62. "^H Ì¤Ó Á¿Ú ÎÈ‚ˆÙfi˜ ·ÚÂÏ¿Ì‚·Ó ٿ ˙á·, ì ‰¤ \EÎÎÏËÛ›· ·Ú·Ï·Ì‚¿ÓÂÈ Ù¿
˙ᷠη› ÌÂÙ·‚¿ÏÏÂÈ … ÂåÛÉÏı¤ ÙȘ î¤Ú·Í âÓÙ·Üı·, η› âͤگÂÙ·È ÂÚÈÛÙÂÚ¿, ÂåÛ¤Ú-
¯ÂÙ·È àÚÓ›ÔÓ Ôé Ùɘ ʇÛˆ˜ ÌÂÙ·‚·ÏÏÔ̤Ó˘, àÏÏ¿ Ùɘ ηΛ·˜ âÏ·˘ÓÔ̤Ó˘», \Iˆ-
¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ¶ÂÚ› ÌÂÙ·ÓÔ›·˜, ^√ÌÈÏ›· 8, 1; PG 49, 336/7.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 27
7. Ricapitolazione
Nella vigna e nella arca della salvezza della chiesa possono tutti gli
uomini ricevere la grazia e la salvezza di Cristo.
La Chiesa terrestre, istituita dal nostro redentore, può chiamare
tutti gli uomini, che hanno bisogno della sua spiritualità e del suo aiu-
to indispensabile.
Per mezzo del Battesimo, l’uomo entra nel “Regno della Grazia”64
e diventa suo figlio spirituale. Abbraccia, benedice, nutre i suoi figli e,
come madre, renda “idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di
edificare il corpo di Cristo”65.
La Chiesa, dunque, effettua due operazioni importantissime: a.
L’incorporazione66 dei fedeli nel corpo di Cristo, b. la costruzione di
essi, il loro accrescimento ed il loro perfezionamento.
È verità indiscutibile che la Chiesa di Cristo chiama tutti gli uomi-
ni alla salvezza. Dona a tutti i fedeli in modo uguale la “divina ado-
zione”67 indipendentemente dalla loro origine, razza, classe sociale, si-
tuazione, sesso ed età. Così scrive Giovanni Crisostomo nella sua
omelia 10,268: “A quelli che hanno ricevuto Cristo, ha dato il potere di
diventare figli di Dio. Nè schiavi, nè liberi, nè pagani, nè barbari... nè
63. "\∂ΛÓË Ì¤Ó Á¿Ú âÏ¿Ì‚·ÓÂÓ ôÏÔÁ·, η› âʇϷÙÙÂÓ ôÏÔÁ·, ·≈ÙË ‰¤ Ï·Ì‚¿ÓÂÈ
ôÏÔÁ· η› ÌÂÙ·‚¿ÏÏÂÈ. \E¿Ó ÂåÛ¤ÏıFË âÓÙ·Üı· àÏÒËÍ ·îÚÂÙÈÎfi˜, ÔÈÂÖ ÙÔÜÙÔÓ Úfi-
‚·ÙÔÓ. \E¿Ó ÂåÛ¤ÏıFË Ï‡ÎÔ˜ ÔÈÂÖ ÙÔÜÙÔÓ àÚÓ›ÔÓ», \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ ±ÁÈÔÓ
^IÂÚÔÌ¿ÚÙ˘Ú· ºˆÎÄÓ, 2; PG, 50, 702 η› \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ ÙfiÓ ÛÂÈÛÌfiÓ…,
^√ÌÈÏ›· 8, 7; PG 48.1037.
64. «μ·Û›ÏÂÈÔÓ Ùɘ ÿÚÈÙÔ˜».
65. «ΔfiÓ Î·Ù·ÚÙÈÛÌfiÓ ÙáÓ êÁ›ˆÓ Âå˜ öÚÁÔÓ ‰È·ÎÔÓ›·˜, Âå˜ ÔåÎÔ‰ÔÌ‹Ó ÙÔÜ ÛÒÌ·-
ÙÔ˜ ÙÔÜ ÃÚÈÛÙÔÜ», \EÊÂÛ›Ô˘˜ 4, 12.
66. «\∂Óۈ̿وÛȘ».
67. «£Â›·Ó ˘îÔıÂÛ›·Ó».
68. PG 59,75.
28 † Metropolita Gennadios
69. «≠√ÛÔÈ öÏ·‚ÔÓ ·éÙfiÓ, ö‰ˆÎÂÓ ·éÙÔÖ˜ âÍÔ˘Û›·Ó Ù¤ÎÓ· £ÂÔÜ ÁÂÓ¤Ûı·È. ∫ôÓ
‰ÔÜÏÔÈ, ÎôÓ âχıÂÚÔÈ, ÎôÓ ≠EÏÏËÓ˜, ÎôÓ ‚¿Ú‚·ÚÔÈ, ÎôÓ ™Î‡ı·È, ÎôÓ ôÛÔÊÔÈ, ÎôÓ
ÛÔÊÔ›, ÎôÓ ôÓ‰Ú˜, ÎôÓ ôÙÈÌÔÈ, ÎôÓ öÓÙÈÌÔÈ, ÎôÓ ÏÔ‡ÛÈÔÈ, ÎôÓ ¤ÓËÙ˜, ÎôÓ ôÚ¯Ô-
ÓÙ˜, ÎôÓ å‰ÈáÙ·È, ÊËÛ›, ¿ÓÙ˜ Ùɘ ·éÙɘ äÍÈáÓÙ·È ÙÈÌɘ». \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜
\Iˆ¿Ó. ^OÌÈÏ›· 10, 2.
CAPITOLO SECONDO
Ecclesiastici e Laici
La Chiesa, come sappiamo, si distingue in due ordini, o in due più
piccoli corpi. Sono: 1. Ecclesistici70 e 2. Laici71. Certamente, i due or-
dini che costituiscono l’insieme di tutti i fedeli è l’indivisibile corpo di
Cristo, è l’unica indivisibile Chiesa, nella quale esiste l’unità organica
fra gli ecclesistici ed i laici, i quali sono tra di loro membri uguali del-
l’unico corpo della Chiesa di Cristo. San Giovanni Crisostomo inse-
gna che tutti i fedeli, membri del Corpo della Chiesa sono uguali tra
di loro, perciò “tutti sono degni dello stesso onore”72. Ecco, la parte-
cipazione al sacramento del Battesimo e l’incorporazione di tutti i
membri della Chiesa, degli ecclesiastici e dei laici, nell’unico e nello
stesso corpo divino ed il fatto che essi siano vivificati dall’unico e dal-
lo stesso corpo divino, apporta la sostanziale uguaglianza fra tutti i
membri, neutralizzando ogni distinzione esterna e disuguaglianza fe-
nomenica, la quale proveniva o dalla diversa posizione dei membri nel
corpo ecclesiastico, o dalla disuguale distribuzione dei carismi e dei
ministeri nella Chiesa dallo Spirito Santo73. Ogni ordine ha i suoi par-
70. «∫ÏËÚÈÎÔ›».
71. «§·˚ÎÔ›».
72. \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ \Iˆ¿Ó. ^OÌÈÏ›· 10,2; PG 59, 75, μã ∫ÔÚÈÓı›Ô˘˜
^√ÌÈÏ›· 18, 3; PG 61, 527.
73. \Iˆ¿Ó. ∫·ÚÌ›ÚË, ^H \EÎÎÏËÛÈÔÏÔÁ›· ÙáÓ ΔÚÈáÓ ^IÂÚ·Ú¯áÓ, \AıÉÓ·È 1962, Û. 99.
30 † Metropolita Gennadios
74. «√éÎ öÛÙÈÓ àÚ¯fiÓÙˆÓ Ù‡ÊÔ˜, Ô鉤 àÚ¯ÔÌ¤ÓˆÓ ‰Ô˘ÏÔÚ¤ÂÈ·, àÏÏ¿ àÚ¯‹
ÓÂ˘Ì·ÙÈ΋, ÙÔ‡Ùˇˆ Ì¿ÏÈÛÙ· ÏÂÔÓÂÎÙÔÜÛ·, Ùˇá Ùfi ϤÔÓ ÙáÓ fiÓˆÓ Î·› Ùɘ ñ¤Ú
ñÌáÓ (ÙÔÜ Ï·ÔÜ) àÔ‰¤¯ÂÛı·È ÊÚÔÓÙ›‰Ô˜, Ôé Ùˇá ÙÈÌ¿˜ Ï›Ԣ˜ ˙ËÙÂÖÓ». \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘-
ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ μã ∫ÔÚÈÓı›Ô˘˜ ïÌÈÏ. 18, 3; PG 61,527/8. ∞ã ∫ÔÚÈÓı›Ô˘˜, ^√ÌÈÏ›· 10,
3; PG 61, 85.
75. «\∞گɘ âÎÎÏËÛÈ·ÛÙÈÎɘ η› ‰fi͢ "‰¤ÔÓ Ó¿ Ê·›‰ËÙ·È ·éÙɘ" ó˜ àÏÏÔÙÚ›·˜
Ì‹ ηٷ¯ÚÒÌÂÓÔ˜, Ìˉ¤ ÛÊÂÙÂÚÈ˙fiÌÂÓÔ˜», \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, Aã ∫ÔÚÈÓı›Ô˘˜,
^√ÌÈÏ›· 10, 3; PG 61, 85.
76. «∫ÏËÚÈÎÔÎÚ·Ù›·».
77. «§·˚ÎÔÎÚ·Ù›·».
78. «™áÌ· âÓ Ô≈Ùˆ ‰È·ÎÂÖÛı·È ¿ÓÙ·˜», \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ μã ∫ÔÚÈÓı›-
Ô˘˜, ^√ÌÈÏ›· 18, 3; PG 61, 528.
79. «^∏ ›ÛÙȘ η› ì ÙÔÜ Ó‡̷ÙÔ˜ ¯¿ÚȘ Ù‹Ó âÎ ÙáÓ ÎÔÛÌÈÎáÓ àÍÈˆÌ¿ÙˆÓ àÓˆ-
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 31
Ì·Ï›·Ó ÂÚÈÂÏÔÜÛ·, Âå˜ Ì›·Ó ±·ÓÙ·˜ öÏ·Û ÌÔÚÊ‹Ó Î·› Âå˜ ≤Ó· àÂÙ‡ˆÛ ¯·-
Ú·ÎÙÉÚ·, ÙfiÓ ‚·ÛÈÏÈÎfiÓ», \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ ^√ÌÈÏ›· 10, 2; PG 59, 75.
80. «∂x˜ âÓ ∫˘Ú›ˇˆ, Ôî Ì¤Ó Î·ıËÁÔ‡ÌÂÓÔÈ Úfi˜ Ùfi àÁ·ıfiÓ, Ôî ‰¤ âÊÂfiÌÂÓÔÈ ÌÂ-
Ù¿ Û˘ÌÓÔ›·˜…», ª. μ·ÛÈÏ›Ԣ, \EÈÛÙÔÏ‹ 222, «¶Úfi˜ ÷ÏÎȉ¤·˜»; PG 32, 820.
81. «Δ¿ ¿ÓÙˆÓ ÎÂÊ·Ï·ÈÔ‰¤ÛÙÂÚ· ÎÔÈÓ¿ ¿ÓÙˆÓ âÛÙ›, Ùfi ‚¿ÙÈÛÌ· Ùfi ‰È¿ ›-
ÛÙˆ˜ ÛˆıÉÓ·È, Ùfi ÙfiÓ £ÂfiÓ ö¯ÂÈÓ ¶·Ù¤Ú·, Ùfi ÙÔÜ ·éÙÔÜ ¶Ó‡̷ÙÔ˜ ±·ÓÙ·˜ ÌÂÙ¤-
¯ÂÈÓ», \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ \EÊÂÛ›Ô˘˜, ^√ÌÈÏ›· 11, 1; PG 62, 81.
82. «\∂Ó ÙÔÖ˜ ÓÂ˘Ì·ÙÈÎÔÖ˜».
83. «¶ÄÛÈÓ àı·Ó·Û›·Ó, ÄÛÈ ˙ˆ‹Ó ·åÒÓÈÔÓ, ÄÛÈ ‰fiÍ·Ó àı¿Ó·ÙÔÓ, ÄÛÈÓ à‰ÂÏ-
ÊfiÙËÙ·, ÄÛÈ ÎÏËÚÔÓÔÌ›·Ó ⯷ڛ۷ÙÔ», \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ \EÊÂÛ›Ô˘˜ ^√ÌÈ-
Ï›· 11, 1; PG 62, 79/80.
84. Ibidem.
85. «∫ÔÈÓ‹ ¿ÓÙˆÓ âÁ¤ÓÂÙÔ ÎÂÊ·Ï‹ η› ¿ÓÙ·˜ Û˘Ó‹ÁÂÈÚ η› Û˘ÓÂοıÈÛÂÓ»,
Ibidem.
32 † Metropolita Gennadios
86. «¢È¿ÎÚÈÛȘ ‰Ô‡ÏÔ˘ η› âÏ¢ı¤ÚÔ˘, Ô鉤 ͤÓÔ˘ η› ÔÏ›ÙÔ˘, Ô鉤 Á¤ÚÔÓÙÔ˜
η› Ó¤Ô˘, Ô鉤 ÛÔÊÔÜ Î·› àÛfiÊÔ˘, Ô鉒 å‰ÈÒÙÔ˘ η› ôÚ¯ÔÓÙÔ˜, Ô鉤 Á˘Ó·ÈÎfi˜ η›
àÓ‰Úfi˜, àÏÏ¿ ÄÛ·, ìÏÈΛ· η› ÄÛ· àÍ›· ëοÙÂÚ· ì ʇÛȘ ïÌÔ›ˆ˜ Âå˜ Ù‹Ó ÎÔÏ˘Ì-
‚‹ıÚ·Ó âΛÓËÓ âÌ‚·›ÓÔ˘ÛÈ ÙáÓ ñ‰¿ÙˆÓ», \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ Ùfi "Ôé ı¤Ïˆ
ñÌĘ àÁÓÔÂÖÓ", 3; PG, 61, 250.
87. «Δfi ‚·Ù›Û·Ó ìÌĘ ≤Ó … η› àÓ·ÁÂÓÓÉÛ·Ó ìÌĘ, ≤Ó âÛÙ› ÓÂÜÌ·», \Iˆ¿Ó.
ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ ∞ã ∫ÔÚÈÓı›Ô˘˜, ^OÌÈÏ. 30, 1; PG 61, 250.
88. «∫·› Á¿Ú âÓ ëÓ› ¶Ó‡̷ÙÈ, ÊËÛ›, ¿ÓÙ˜ ìÌÂÖ˜ Âå˜ ≤Ó â‚·Ù›ÛıËÌÂÓ … Ôé Á¿Ú
¥Ó·, ‰È¿ÊÔÚ· Á¤ÓËÙ·È ÛÒÌ·Ù·, àÏÏ’ ¥Ó· ¿ÓÙ˜ Ù‹Ó ëÓfi˜ ÛÒÌ·ÙÔ˜ àÎÚ›‚ÂÈ·Ó àÏÏ‹-
ÏÔȘ ‰È·ÛÒ˙ˆÌÂÓ, â‚·Ù›ÛıËÌÂÓ Ù.ö. ¥Ó· ¿ÓÙ˜ ≤Ó ÛáÌ· tÌÂÓ, Âå˜ ÙÔÜÙÔ â‚·Ù›-
ÛıËÌÂÓ … ∫·› ÔéÎ ÂrÂ, ÙÔÜ ·éÙÔÜ ÛÒÌ·ÙÔ˜ ¥Ó· ÁÂÓÒÌÂı·, àÏÏ’ ¥Ó· ≤Ó ÛáÌ· ¿ÓÙ˜
… ¿ÓÙ˜ ìÌÂÖ˜ η› ë·˘ÙfiÓ ÚÔÛÙÈı›˜. √鉤 Á¿Ú âÁÒ ï àfiÛÙÔÏfi˜ ÛÔ˘ Ù› ϤÔÓ
ö¯ˆ ηٿ ÙÔÜÙÔ, ÊËÛ›. ∫·› Á¿Ú Û‡ ÛáÌ· Âr, ηı¿ÂÚ âÁÒ, η› âÁÒ Î·ı¿ÂÚ Û‡, η›
Ù‹Ó ·éÙ‹Ó ±·ÓÙ˜ ö¯ÔÌÂÓ ÎÂÊ·Ï‹Ó…», \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ ∞ã ∫ÔÚÈÓı›Ô˘˜,
^√ÌÈÏ›· 30, 1; PG 61, 250/1.
89. «¶¿ÓÙ˜ ≤Ó âÛÌ¤Ó âÓ ∫˘Ú›ˇˆ η› Ì›· ÎÂÊ·Ï‹ ¿ÓÙˆÓ, âÍ Ôy Ù¿ ¿ÓÙ· ÃÚÈ-
ÛÙfi˜», °ÚËÁÔÚ›Ô˘ ¡·˙È·Ó˙ËÓÔÜ, §fiÁÔ˜ 14, 8; PG 35, 868.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 33
90. «¢È¿ Á¿Ú ¿ÓÙˆÓ ÌÂÚáÓ Ùfi ÛáÌ· Û˘Ó¤ÛÙËÎ η› ëÓfi˜ ëοÛÙÔ˘ ¯Ú‹˙ÂÈ … ¢È¿
¿ÓÙˆÓ ÔsÓ ÏËÚÔÜÙ·È Ùfi ÛáÌ· ·éÙÔÜ. ΔfiÙ ÏËÚÔÜÙ·È ì ÎÂÊ·Ï‹, ÙfiÙ ٤ÏÂÈÔÓ
ÛáÌ· Á›ÓÂÙ·È, ¬Ù·Ó ïÌÔÜ ¿ÓÙ˜ tÌÂÓ Û˘ÓËÌ̤ÓÔÈ Î·› Û˘ÁÎÂÎÔÏÏË̤ÓÔÈ», \Iˆ¿Ó.
ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ \EÊÂÛ›Ô˘˜, ^√ÌÈÏ›· 3, 2; PG 62, 26.
91. «\EÓ ÙFÉ \EÎÎÏËÛ›÷· ≤Ó ÙÈ ¿ÓÙ˜ âṲ̂ӻ.
92. «∂å ÙÔ›Ó˘Ó ≤Ó (ÛáÌ·) âÛÙ› Ù¿ ÔÏÏ¿, η› Ùfi ≤Ó ÔÏÏ¿, ÔÜ ì ‰È·ÊÔÚ¿; ¶ÔÜ
Ùfi ñÂÚ¤¯ÔÓ; ¶ÔÜ Ùfi öÏ·ÙÙÔÓ;», \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ ∞ã ∫ÔÚÈÓı›Ô˘˜, ^√ÌÈÏ›·
30, 1; PG, 61, 249, ∂å˜ \EÊÂÛ›Ô˘˜, ^√ÌÈÏ›· 11, 1; PG 62, 80.
93. «¢È·ÊÔÚ¿ Ì¿ÏÈÛÙ· âÛÙÈÓ ì ÔÈÔÜÛ· Ù‹Ó åÛÔÙÈÌ›·Ó», \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘,
∂å˜ ∞ã ∫ÔÚÈÓı›Ô˘˜, 30, 3; PG 61, 253.
94. Ibidem.
95. «¶ÔÏÏ‹Ó ¯Ú›·Ó ö¯ÂÈ ÙáÓ âÏ·ÙÙfiÓˆÓ. ∂å ÙÈ Á¿Ú àÛıÂÓ¤˜ âÓ ìÌÖÓ, Âå ÙÈ ôÙÈÌÔÓ,
ÙÔÜÙÔ Î·› àÓ·ÁηÖÔÓ Î·› ÙÈÌɘ àÔÏ·‡ÂÈ Ì›˙ÔÓÔ˜», «Ôé‰¤Ó âÓ ìÌÖÓ ôÙÈÌÔÓ, £ÂÔÜ
Á¿Ú öÚÁÔÓ âÛÙ›Ó», \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, 31, 1; PG 61, 257/8.
34 † Metropolita Gennadios
Lo stesso padre in questa Omelia 31,3 afferma: “se non ci fosse sta-
to qualche membro piccolo e grande, ... ma tutto fosse stato occhio o
tutto testa, non si sarebbe distutto il corpo?... Ancora, se tutti fossero
stati piccoli, lo stesso sarebbe successo”96.
Questa differenza che vediamo è comprensibile e giustificata, per-
chè senza di essa non potevamo avere un corpo perfetto. Se tutti i fe-
deli, cioè tutti i battezzati – membri della Chiesa – avessero gli stessi
carismi ed avevano la stessa posizione nella Chiesa sarebbero un
membro, ma non un corpo perfetto, che si forma da diversi membri.
Giovanni Crisostomo dice: “Dio ha messo ognuno dei membri nel
corpo, come ha voluto ... come l’artista ha voluto così si è fatto; per-
chè è conveniente, così ha voluto97.
96. «ò∂Ï·ÙÙÔÓ ÙÈ Î·› ÌÂÖ˙ÔÓ Ì¤ÏÔ˜, Ìˉ¤ Ù›ÌÈÔÓ Î·› àÙÈÌfiÙÂÚÔÓ, àÏÏ’ qÛ·Ó ¿ÓÙ·
çÊı·ÏÌfi˜ õ ¿ÓÙ· ÎÂÊ·Ï‹, ÔéÎ àÔÏÂÖÙ·È Ùfi ÛáÌ·; … ¶¿ÏÈÓ, ôÓ ¿ÓÙ· âÏ¿ÙÙÔÓ·
Fq, Ùfi ·éÙfi Û˘Ì‚‹ÛÂÙ·È. ≠øÛÙ η› Ù·‡ÙË åÛÔÜÙ·È Ù¿ âÏ¿ÙÙˆ», \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘,
Ibidem, 31, 3; PG 61, 261.
97. «^O £Âfi˜ öıÂÙÔ Ù¿ ̤ÏË ≤Ó ≤ηÛÙÔÓ ·éÙáÓ âÓ Ùˇá ÛÒÌ·ÙÈ, ηıÒ˜ äı¤ÏËÛÂÓ
… ^ø˜ ï àÚÈÛÙÔÙ¤¯Ó˘ äı¤ÏËÛÂÓ, Ô≈Ùˆ Á¤ÁÔÓ ó˜ Á¿Ú Û˘ÌʤÚÔÓ âÛÙ›Ó, Ô≈Ùˆ ‚Ô‡ÏÂ-
Ù·È…»; PG 30, 3; PG 61, 252.
98. «¢ˆÚ¿».
99. «\√ÊÂÈÏ‹».
100. «Ã¿ÚÈÓ Â剤ӷȻ.
101. «…≠øÛÙÂ, Âå η› âÓ ÙFÉ ‰fiÛÂÈ ‰È·ÊÔÚ¿, àÏÏ’ ÔéÎ âÓ Ùˇá ‰Â‰ˆÎfiÙÈ ‰È·ÊÔÚ¿», \Iˆ.
ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ ∞ã ∫ÔÚÈÓı›Ô˘˜, ^√ÌÈÏ›· 29, 2; PG 61, 243 η› ^√ÌÈÏ›· 31, 1; PG 61,
257.
102. «∂å η› öÏ·ÙÙÔÓ Ùfi ¯¿ÚÈÛÌ·, àÏÏ’ àÓ·ÁηÖÔÓ»; PG 61, 257.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 35
diversi carismi che hanno ricevuto i fedeli dallo Spirito Santo. Però,
come abbiamo detto, questa differenza promuove l’unità del corpo e
contribuisce alla perfetta e piena liturgia.
6. Il pensiero dei Padri sui versetti I Pietro 2,9 ed Apocal. 1,6 etc.
I due Ordini si uniscono da una parte tra di loro nella Chiesa; so-
no una unità, “un corpo”124 di Cristo, e “diventano ambedue una cosa
in Cristo, dallo stesso Spirito coordinati e composti...”; veramente sia-
mo tutti un corpo in Cristo”125, ripete Gregorio il Teologo, cosicchè
“un corpo è il tutto, composto da diversi”126, dall’altra parte si distin-
guono tra di loro, a causa della “Ordinazione sacramentale”che han-
no soltanto gli ecclesiastici in forza della loro ordinazione.
È evidente che “dove i Cappadoci usano la frase biblica “‚·Û›ÏÂÈÔÓ
îÂÚ¿ÙÂ˘Ì·”127, intendono semplicemente che tutti i membri della
Chiesa per mezzo dei sacramenti del Battesimo e della Cresima, do-
nata a loro la grazia, e per mezzo della loro incorporazione nel corpo
di Cristo, che è la Chiesa, possiedono ordinazione spirituale. Su que-
sto punto approfondisce specialmente san Giovanni Crisostomo.
Dunque, i cristiani, partecipando così , in qualche modo analogico,
“dell’assioma archieratico del Signore”128, sono invitati “a recare sa-
crifici spirituali graditi a Dio per Gesù Cristo”, sempre “ringraziando
Dio Padre tramite Lui”, esortati dall’Apostolo Paolo129 ad occuparsi
“di presentare i loro corpi come sacrificio vivente, santo, gradito a
Dio, il culto logico”130.
chio non ha visto e l’orecchio non ha sentito, queste sono a noi sco-
perte; ed inoltre diventiamo re se noi vogliamo superare i pensieri as-
surdi”136.
San Basilio il Grande insegna ancora che i laici diventano sacerdo-
ti anche per mezzo della filantropia (elemosina), del sacro vestito che
è il più santo137, e “facendo questo sacrificio”dell’elemosina sull’alta-
re, che “è costituito dagli stessi membri di Cristo, ed il corpo del Si-
gnore, diventa vero altare... quando, dunque, di povero fedele, pensa
di vedere l’altare”138. Secondo il Padre, in senso metaforico e simboli-
co, il fedele che prega139 è “anche lui sacerdote, altare e vittima”140.
Importantissimi sono i seguenti versetti, ove vediamo chiaramente
questa grande verità:
“Così anche per noi tutta la vita deve essere disposta ad adorare
ed essere sacerdoti. Questo si ottiene, se ogni giorno offri a lui vitti-
me e se diventi sacerdote del tuo stesso virtuoso corpo; p.e. quando
fai elemosina, quando hai clemenza e tolleranza. Se fai questo, ap-
porti culto logico, cioè niente di materiale, niente di carnale, niente di
sensibile”141.
Anche i seguenti versetti sono di grande importanza perchè spie-
gano acutamente il pensiero del sacrificio del corpo:
“E come potrebbe diventare, dice, il corpo Sacrificio? l’occhio non
veda niente di cattivo e diventi Sacrificio; e la lingua non dica niente
di turpe e diventi offerta; e ancora la mano non compia niente di ille-
gale e diventi olocausto. Però non bastano solo questi, ma sopratutto
a noi è necessario il lavoro dei buoni, affinchè la mano faccia l’ele-
mosina, la bocca benedica quelli che trattano male, l’orecchio abbia
158. \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ ¶Ú¿ÍÂȘ \AÔÛÙfiψÓ, ^√ÌÈÏ›· 14, 2; PG 60, 115.
159. Ibidem, PG 60, 115.
160. \EÈÛÙÔÏ‹ 230, ¶ÔÏÈÙ¢Ô̤ÓÔȘ ¡ÈÎÔfiψ˜; PG 32, 860.
161. «¶ÓÂ˘Ì·ÙÈ΋ ‰È·ÎÔÓ›·».
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 47
parsi tra di loro”, cioè della simile e della stessa provvidenza che il
grande gode, deve godere anche il piccolo”162.
E continua Crisostomo a dire: “similmente abbiamo bisogno tra di
loro, così i capi dei cittadini, la guida dei suoi sudditi....”163.
Gli ecclesiastici sono, secondo s. Paolo: “servitori di Cristo ed eco-
nomi dei sacramenti di Dio”164 e “servi per Gesù”165. Questi “debbono
avere gratitudine (verso i laici fedeli), perchè per questi sono diven-
tati (sacerdoti), ma anche questi ultimi hanno ricevuto la grazia”166.
Perciò non devono gli ecclesiastici dimenticare le importantissime pa-
role di san Giovanni Crisostomo, che dice: “Non conquistiamo la vo-
stra fede, nè ordiniamo queste cose come padroni; Siamo ordinati per
insegnare la parola di Dio, non per il comando, neanche per l’autori-
tà; siamo un ordine dei consiglieri”167. Risponde su tutto: “Non dove-
te credere che noi siamo i padroni della cosa; siamo diaconi; Dio è lui
che opera tutto, lui che ha riconciliato l’ecumene per mezzo del Suo
Unigenito”168.
La cooperazione armonica tra i suddetti due ordini nella Chiesa è
tradizione apostolica e patristica. Ambedue gli ordini sono elementi
sostanziali della Chiesa e devono lavorare comunemente e collabora-
re strettamente per il bene, il progresso e la gloria della Chiesa sotto
la guida spirituale del vescovo.
LA GERARCHIA
ECCLESIASTICA
Introduzione
La dottrina dei Padri Cappadoci e di s. Giovanni Crisostomo sulla
“Gerarchia Ecclesiastica”è importantissima.
La Chiesa inizialmente era governata dagli Apostoli. Questi erano
i capi della Chiesa: “Sono diventati i capi su tutta la terra”.
Sappiamo molto bene che Gesù Cristo dopo la resurrezione ha da-
to agli Apostoli un potere particolare, indispensabile per la loro ope-
ra, cioè, la salvezza degli uomini. Ricordiamo qui s. Giovanni Evan-
gelista che dice di nuovo a loro: La Pace sia con voi! Come il Padre
ha mandato me, così io mando voi. E, dopo aver così parlato, alitò su
di essi, dice a loro: Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i pec-
cati saranno rimessi, e a chi li riterrete “saranno ritenuti”169.
La Chiesa ha ricevuto questo potere dal suo fondatore Gesù Cri-
sto. Ma gli Apostoli, ed in genere la Chiesa ha ricevuto dal nostro Si-
gnore il potere “di consacrare capi per tutta la terra”, cioè i vescovi170,
i quali ricevono “per mezzo dell’imposizione171 delle mani la grazia
dello Spirito Santo”172.
della predica del Vangelo ottenere ciò con supplica e preghiera, sic-
chè siano diaconi, presbiteri, puri ed esperti della vita precedente”178.
La Gerarchia Ecclesiastica, allora, viene costituita dai vescovi, dai
presbiteri e dai diaconi, i quali, come abbiamo detto “hanno avuto le
consacrazioni dai Padri e per mezzo dell’imposizione delle loro mani
avevano il carisma spirituale”179.
Particolari sono i due versetti di Giovanni Crisostomo:
1 – “Tramite lo Spirito avete la consacrazione.... veramente questo
significa l’ha messo”180.
2 – “Se non ci fosse lo Spirito, pastori e maestri non ci sarebbero
nella Chiesa; certamente, questi diventano dallo Spirito, come affer-
ma s. Paolo...”181.
Così abbiamo la Gerarchia della Chiesa, istituita dallo stesso suo
fondatore Gesù Cristo, il quale ha dato questo potere agli Apostoli, i
quali sono stati successori “dell’economia”182, e dopo di essi i loro suc-
cessori.
Si forma in questo modo la Chiesa in una società visibile, organiz-
zata gerarchicamente, avendo come capo Gesù Cristo “per tutti i gior-
ni fino alla consumazione dei secoli”183.
Cristo governa la sua Chiesa visibile per mezzo della Gerarchia Ec-
clesiastica, la quale continua la redentrice opera del nostro Salvatore
Gesù Cristo, come suo mandatario e suo rappresentante, e non come
suo semplice mandatario dei fedeli184.
Cristo “non soltanto governa la Chiesa, ma anche opera in essa tut-
to, usando in tutto come organi gli Ecclesiastici, indipendentemente
dalla fede e dalla loro morale, ancora anche nella celebrazione dei Sa-
mune e maestro”197 di tutti, guida il suo gregge nella costanza della fe-
de, nell’amore e nell’unità dello Spirito Santo.
Infatti l’assioma vescovile198 ha un grandissimo valore nella Chiesa,
perchè è “l’ordine più santo di tutti”199, È noto che “senza il vescovo
non esiste Chiesa”200.
Essendo il vescovo la “luce”201 e la “testa”202 di ogni Chiesa locale,
doveva occuparsi ed impegnarsi attivamente con questa; perchè da lui
dipendeva il buon successo di questa Chiesa; e la sua responsabilità
era grande, ed i suoi doveri moltissimi e difficili, perciò tutti i fedeli,
tutta la comunità ecclesiastica, aveva verso di lui una grandissima fi-
ducia, un profondissimo rispetto, un’amore filiale; per questo richie-
devano che il loro vescovo dovesse essere “ornamento delle Chiese,
colonna e fondamento della verità, sostegno della fede in Cristo, si-
curezza dei familiari... custode dei costumi dei padri, nemico di ogni
monternismo (eresia)...”203.
Gregorio il Teologo insegna che il Vescovo deve essere degno ed
ottimo ed esperto del mondo e della vita, perchè così può essere il
modello della dignità, della santità e della verità per tutti suoi figli spi-
rituali, virtù di un pastore, indispensabili, e, veramente, importantis-
sime per il suo apostolato spirituale ed il suo ministero soprannatura-
le.
“Devi prima pulirti e poi pulire gli altri; devi diventare sapiente e
così dare la sapienza; devi diventare luce e così illuminare; toccare
197. «∫ÔÈÓfi˜ ·Ù‹Ú η› ‰È‰¿ÛηÏÔ˜», \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ ^AÁ›·Ó ¶ÂÓÙË-
ÎÔÛÙ‹Ó…, ^√ÌÈÏ›· 1, 4; PG 50, 458.
198. «\AÍ›ˆÌ·».
199. «¶¿ÓÙˆÓ êÁÈˆÙ¿ÙˆÓ Ù¿ÁÌ·ÙÔ˜», °ÚËÁÔÚ›Ô˘ ¡·˙È·Ó˙ËÓÔÜ, §fiÁ. 43, 26; PG
36, 532.
200. «√é ‰‡Ó·Ù·È ì \EÎÎÏËÛ›· ôÓ¢ âÈÛÎfiÔ˘», ¶·ÏÏ·‰›Ô˘, ¶ÂÚ› ‚›Ô˘ η› Ô-
ÏÈÙ›·˜ \Iˆ¿ÓÓÔ˘…, 10; PG 47, 35.
201. «ºá˜».
202. «∫ÂÊ·Ï‹» õ «\AÚ¯ËÁfi˜».
203. ª. μ·ÛÈÏ›Ԣ, \EÈÛÙÔÏ‹ 28, 1, «ΔFÉ \EÎÎÏËÛ›÷· ¡ÂÔηÈÛ·Ú›·˜»; PG 32,
305.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 53
Dio e così condurre gli altri; devi essere benedetto o poi benedire;
aiutare con le mani, consigliare con prudenza”204.
S. Gregorio in particolare richiede ai vescovi tre cose:
a. “l’ordine”205, b. la “purificazione”206 e c. la “teoria”207.
Queste tre realtà sono i tre gradini208 per cui il Vescovo diventa ve-
ramente santo, degno, il più caro amico di Dio; riesce a diventare ta-
le soltanto “quando parla con i libri sacri, da cui trae l’illuminazione
della verità”209, e per arrivare in questi tre gradini “separarsi dal mon-
do e soltanto ascoltare l’unico più puro”che è Dio210.
II. I Presbiteri
Anche la dignità del Presbitero è grande e sacra; perchè fondato-
re, anche di questo grado, è lo stesso, Cristo Dio, che è il Grande Sa-
cerdote della Chiesa.
Eccellenti sono i versetti di Giovanni Crisostomo, il quale confer-
ma: “Nessuno può entrare nel regno dei cieli, se non sarà rigenerato
per mezzo dell’acqua e dello Spirito; e quello che non mangia la car-
ne del Signore e non beve il suo sangue, sarà fuori della vita eterna, e
ciò non si fa tramite nessuno, se non per mezzo di quelle sante mani,
quelle mani del sacerdote...”211.
Il sacerdote “è comune per tutta l’ecumene....”212 perciò “è grande
il prestigio dei sacerdoti”213; anche questi “…sono maestri e protetto-
ri della Chiesa....; quelle cose che ha detto per i vescovi, queste sono
addattate anche per i sacerdoti; è vero che sono superati per la sola
consacrazione, ed in questa soltanto sembrano che sono più avvan-
taggiati dei presbiteri”214.
Giovanni Crisostomo dice che: “il sacerdote è il mediatore fra Dio
e l’uomo; da quella parte fa discendere gli onori verso noi e riferisce le
nostre preghiere”215, perciò “nessuna cosa è santa senza il sacerdote”216.
Degni da ricordare qui sono le seguenti frasi del suddetto Padre:
“è vero che se non opera Dio per mezzo di lui, nè il battesimo hai, nè
partecipi dei Sacramenti, nè godi benedizioni; dunque, non sei cri-
stiano”217; perchè “per mezzo di loro avete ricevuto la nascita eterna,
per mezzo di loro avete ricevuto il regno, per mezzo delle loro mani
tutto si fa, per mezzo di loro si aprono a voi porte celesti”218.
I sacerdoti sono, come abbiamo detto più sopra, anche maestri ed
hanno il dovere di insegnare in perpetuo i fedeli, affinché diventino
“uomini perfetti”219, perciò il nostro Signore Gesù Cristo”... ha messo
nella sua Chiesa prima gli apostoli, secondo i profeti, terzo i maestri”220.
Ricordiamo qui Giovanni Crisostomo, affermando dall’una parte
che: “sulla cattedra di Cristo sono seduti i sacerdoti ed hanno eredi-
tato la dottrina di Cristo221, e dall’altra “questo è grande (la loro ope-
ra) per la costruzione della Chiesa.....”222, per “l’edificazione dei san-
ti”223, per “la costruzione del corpo di Cristo”224.
III. Conclusione
La Gerarchia Ecclesiastica “è un altro potere, superiore del pote-
re politico”225. Esercita tutto il potere spirituale e governativo nella
Chiesa ed i fedeli debbono dimostrare verso lei rispetto, ubbidienza,
ricordandosi sempre le valorose parole di san Paolo: “Obbedite ai vo-
stri capi e state loro sottomessi”226.
Come già abbiamo detto, gli ecclesiastici, e sopratutto i Vescovi,
sono i “priori”227 i “capi spirituali”228, i quali esercitano “maggiore po-
tere”229, il quale “unisce la nostra vita”230. Gesù Cristo che è il legisla-
tore dell sua Chiesa “ha dato a lei una legge migliore della preceden-
te”231.
233. «μÂÏÙ›ˆÓ».
234. «ªÂ›˙ˆÓ».
235. «∞≈ÙË Á¿Ú ì àÚ¯‹ ÙÔÛÔÜÙÔÓ Ùɘ ÔÏÈÙÈÎɘ àÌ›ӈÓ, ¬ÛÔÓ Ùɘ Áɘ ï ÔéÚ·-
Ófi˜», ^H \EÎÎÏËÛÈÔÏÔÁ›· ÙáÓ TÚÈáÓ ^IÂÚ·Ú¯áÓ…, Û. 146.
236. ∂å˜ Ùfi ÚËÙfiÓ «Âr‰ÔÓ ÙfiÓ ∫‡ÚÈÔÓ», ^√ÌÈÏ›· 4, 4-5; PG 56, 126.
237. \Iˆ¿Ó. ÃÚ˘ÛÔÛÙfiÌÔ˘, ∂å˜ μã ∫ÔÚ., ^√ÌÈÏ›· 15, 4; PG 61, 507/9.
58 † Metropolita Gennadios
rare con essa per la prosperità dei membri che sono gli stessi anche
per i due organismi. Dall’altra parte i fedeli membri devono rispetta-
re questo potere, questa autorità politica, per la sua origine divina,
perchè “chi si oppone all’autorità oppone all’ordine stabilito da
Dio”242.
Rispettando anche lo Stato la sua divina origine, deve aiutare la
Chiesa e collaborare con essa, perchè è santissima l’opera della Chie-
sa, cioè la salvezza degli uomini, e come scrive Giovanni Crisostomo
“per mezzo di ambedue (Chiesa-Stato) Dio dirige la nostra salvez-
za”243. Non deve essere nemico della Chiesa ed opposto a lei, poiché
l’autorità politica “è al servizo di Dio per il tuo bene”244.
San Crisostomo dice ancora: “Dio ha istruito i re a non esercitare
fuori della misura il loro potere che gli è stato dato da Dio”245. Ci so-
no casi nei quali vediamo un’opposizione e confusione del potere po-
litico verso la santa volontà di Dio e la legislazione divina. Lo stesso
Padre dà alcune risposte secondo i casi: “tu, però, quando ascolti”ren-
dere a Cesare quello che è di Cesare “sappi dire a lui soltanto quelle
cose, che non danneggiano la pietà; se sarà una tale cosa, non sarà di
Cesare, ma opera e scopo del diavolo”246, perciò, allora, bisogna ubbi-
dire piuttosto a Dio che agli uomini”.
Sempre in questi casi difficili, quando i capi diventano organi e
maestri di Dio “a loro dobbiamo ubbidienza”247, perchè “non gover-
nano, ma sono sottomessi a Dio”248; “quello che non ubbidisce a lui
(capo), combatte Dio, che ha fatto le leggi”249.
L’ubbidiente “è nostro complice ed aiutante ed è stato mandato
per questo da Dio; da ambo le parti, dunque, è rispettabile ed ancora
non per la sua molta forza ma per la grazia divina...”259. S. Basilio con-
siglia l’ubbidienza ai capi, rispettando la dottrina di s. Paolo: “Ciascu-
no stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se
non da Dio, e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si
oppone alle autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio”260.
È noto il conte Palladio, consigliasse a san Basilio di operare il be-
ne “secondo la forza che ti ha dato Cristo...”261.
Degne di rilevo sono anche le seguenti frasi: “....i capi non fanno
paura per le opere buone, ma per le cattive; vuoi che non temi l’auto-
rità? fai il bene, ed avrai da essa lode;... se, però, fai il male, temi....”262.
I capi devono essere piuttosto “maestri ed educatori”dei loro sud-
diti e, secondo questo spirito, devono governare, ricordando sempre
che “per i servi e per i padroni è lo stesso Padre Dio”263.
I capi non devono governare secondo la loro propria forza, ma se-
condo la forza che ha dato a loro il Signore; essendo protettori dei co-
mandi di Dio e della volontà divina devono guidare il popolo verso
Dio e la sua santa volontà, operando sempre il bene.
I capi hanno il diritto di chiedere dai loro sudditi ubbidienza verso
le loro leggi, soltanto se sono in armonia con la legge di Dio, scritta e
non scritta e non essere opposta alla divina volontà.
S. Basilio: “ognuno stia sottomesso alle autorità”, ma soltanto “in
quelle che l’ordine di Dio non viene impedito”264.
L’ubbidienza, allora, è la sottomissione alle leggi dei capi dello Sta-
to, secondo questi Padri; è dovere, soltanto se provengono da Dio ed
applicano la legge divina. Se, p.e., queste leggi dei capi sono opposte
alla volontà di Dio e promuovono il male, i cristiani non sono obbli-
gati ad ubbidire; non hanno il dovere di sottomettersi ai capi; non de-
vono applicare “la legge di quello che ha l’autorità, ma quello che l’-
ha creata”265, dice Gregorio il Teologo.
Ubbidienti alle leggi che promuovono il male, dice s. Crisostomo,
seguiamo la volontà del diavolo che distrugge il bene e la nostra sal-
vezza.
Conosciamo bene dalla storia come questi Padri e particolarmen-
te san Basilio e san Crisostomo hanno combattuto le leggi che vole-
vano distruggere la volontà di Dio e la salvezza dell’uomo. Hanno
combattuto i capi mondani per proteggere il bene e la legge divina.
S. Crisostomo afferma: “esiste, p.e., un re cattivo ed un cittadino
buono... il re ordina al cittadino di fare qualche cosa di cattivo; che co-
sa deve fare il cittadino buono ed ubbidiente?”Non soltanto non lo fa-
rà e non ubbidirà, ma si sforzerà di allontanare anche quello che l’or-
dina, anche se è necessario morire”266.
L’opposizione dei cristiani contro la legge civile che promuove il
male, la cattiveria, contro la legge umana che distrugge la volontà di
Dio, non soltanto è loro diritto, ma anche loro dovere sacro.
La Chiesa deve, in simili casi, respingere ogni incompetente ed ir-
regolare intervento dello Stato nelle cose sacre, nelle cose dogmati-
che, consegnate alla Chiesa dal nostro Signore e dagli Apostoli, aven-
do come esempi vivissimi Basilio il Grande e Giovanni Crisostomo.
Ricordiamo la risposta di Giovanni Crisostomo, detta all’impera-
tore Arcadio, quando quest’ultimo insisteva al suo allontanamento
dal suo gregge e fuggire in esilio: “ho ricevuto questa Chiesa dal Sal-
vatore Dio con lo scopo di curare la salvezza del popolo; non posso
abbandonarla; se vuoi questo (perchè la città ti interessa) allontana-
mi con violenza, per avere come apologia (difesa) della diserzione la
tua autenticità”267.
Ricordiamo anche la risposta di Basilio il Grande, detta all’impe-
ratore ariano Valentino ed al suo delegato Modesto, il quale richie-
LA VITA SOCIALE
268. «™˘Ó¿ÓıÚˆÔÓ».
269. ≠√ÚÔÈ Î·Ù¿ Ï¿ÙÔ˜, 3, 1; PG 31, 917; PG 29, 261 °.
270. «ò√Ó ÎÔÈÓˆÓÈÎfiÓ».
271. «ò√Ó ÌÔÓÉÚ˜».
272. °¤ÓÂÛȘ 2, 18.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 65
È evidente che nella vita solitaria “sia il presente per noi diventa
inutile, sia il mancante (futuro) è sconsolazione, dal momento, che
Dio creatore ha ordinato la necessità del reciproco bisogno”273 scrive
s. Basilio. Di grande significato è il pensiero del Prof. Giovanni Kalo-
girou sull’uomo come essere sociale: “è generalmente noto che l’indi-
viduo distratto ed insocievole non è il vero uomo, ma soltanto creatu-
ra dell’uomo, essere privato degli elementi morali e spirituali, i quali
appartengono alla sostanza della vita dell’uomo, allo stesso modo di
come morta è la mano che è stata troncata dalla vita del corpo. Le re-
lazioni sociali sono parte necessaria dell’esistenza dell’individuo.
Questo non può realizzare se stesso, ma soltanto per mezzo degli al-
tri individui. E soltanto, allora, realizza il vero significato della sua na-
tura spirituale, quando rifiuta il suo io individuale, la solitaria esi-
stenza e la sua vita si dedica in un più ampio ed universale io, l’io del-
la famiglia, della comunità, della nazione etc. L’individuo isolato da-
gli altri spiriti umani sarebbe privato degli elementi sostanziali dell’i-
dea dell’umanità”274.
“La comunità è un’arca275 dei valori. Fuori di essa non esiste valo-
re civilizzatore. L’uomo partecipa dei valori, perchè adatta se stesso
alla comunità e diventa da essa gradito. Dalla comunità prende i va-
lori e con il suo aiuto ed a favore di essa si affianca per la loro pro-
mozione. Ogni attività individuale si rivolge verso l’insieme ed ogni
aspirazione comune serve e promuove l’individuo”276.
Come abbiamo detto più sopra “l’uomo non sta come monade277
davanti, ma come persona e natura contemporaneamente, come uo-
mo e come umanità”278.
Dio è padre di tutti. Nessuno può dire che Dio è soltanto per me.
L’adorazione di Dio è una realtà comune, perciò la religione e la vita
religiosa è comune e non soltanto una ipotesi personale.
S. Basilio il Grande organizza la vita monastica sui principi socia-
279
li .
Il grande Padre della Chiesa unita ed indivisibile dice che: “la vita
solitaria ha come scopo la soddisfazione delle necessità personali ed
il vantaggio individuale, cosa che non va d’accordo con l’amore cri-
stiano che “non pretende di trovare le proprie cose”, ma l’interesse e
la salvezza dei molti. Se tutti siamo chiamati per compiere il Corpo di
Cristo ed ognuno di noi sceglie la vita solitaria, come potremo, allora,
staccati e divisi, conservare “la relazione ed il servizio dei membri tra
di loro”, o la sottomissione a Cristo, il nostro capo?”280.
L’uomo solitario perde diverse occasioni di essere allegro e gioio-
so, perchè il suo prossimo ha ricevuto beni spirituali e materiali. Per-
de ancora altre occasioni di dolore per il suo prossimo e non può dun-
que realizzare quello che dice ai Romani il grande Apostolo dei Gen-
tili Paolo: “gioite, con chi gioisce; piangete con chi piange”281, igno-
rando così il prossimo282, creatura di Dio.
S. Basilio considera la vita sociale come l’ideale, perchè la comu-
nità promuove la religiosità naturale. Nella comunità abbiamo “il re-
ciproco completamento di tutti”283.
Ogni uomo offre alla comunità i suoi particolari carismi, le sue vir-
tù e così si ottiene”.
Il singolo uomo non pue avere tutti i carismi, osserva san Basilio.
Lo Spirito Santo dona i suoi carismi agli uomini secondo la loro fede.
Per mezzo della vita sociale “il proprio carisma diventa comune
anche agli altri concittadini”. “Cosicchè è necessario nella vita socia-
le che l’energia dello Spirito Santo che si trova sull’uomo passi a tutti
comunemente”284, perchè lo stesso carisma per mezzo della “trasmis-
sione”285 si moltiplica ed i frutti sono buoni ed utili per tutti quanti, go-
dendo così tutti insieme reciprocamente i doni spirituali dello Spirito
Santo286.
Sant’Attanasio il grande ha riconciliato la vita solitaria con quella
sociale, dimostrando così : “che esiste anche il sacerdozio filosofico ed
allo stesso modo la filosofia necessita del misticismo. Così entrambi
li ha uniti e li ha ricondotti all’unità... in modo da convincere che la vi-
ta solitaria deve essere caratterizzata dalla costanza del modus viven-
di piuttosto che dalla partenza del corpo”287, dice san Gregorio Na-
zianzeno, facendo elogio per il grande Padre di Alessandria.
La comunità promuove la vita modale dei membri e la grande vir-
tù presuppone vita comunale. “La vigilanza della legge morale e dei
precetti divini è possibile piuttosto nella comunità che nel deserto”288.
S. Basilio domanda: “come è possibile che l’eremita ostenti l’umil-
tà, dacchè non ha di fronte a sè l’uomo per umiliarsi? Come manife-
sterà la misericordia lui che ha staccato sè stesso dalla comunione de-
gli altri? come eserciterà la longanimità, se non esiste quello che si op-
pone alla sua volontà? Cristo non si è compiaciuto di insegnare sol-
tanto, ma ha dato sè stesso modello (esempio) di virtù e di santità. Ha
lavato i piedi dei suoi discepoli, dando così sè stesso eterno esempio
di umiltà. Di chi i piedi lava l’eremita? Quali serve? Di chi diventa
l’ultimo e servo? L’Eremita rischia di perdere anche “l’autoconoscen-
za”289, perchè non c’è nessuno che gli palesi i suoi difetti in amore e
dolcezza, perciò diventa molte volte vano”(che si compiace di sè)290.
Queste sono le ragioni a causa delle quali san Basilio considera la
comunità monastica, che intende come modello per la Chiesa, stadio
delle lotte, e la vita comunitaria esercizio perpetuo291.
La Chiesa, fondata dal nostro Salvatore Gesù Cristo, è la più per-
fetta comunità. La Chiesa riesce per mezzo dei suoi doni spirituali ad
avere in unità strettissima e profondissima tutti i suoi membri.
“La Chiesa è in sostanza comunità e fraternità divina e spirituale.
Uomini ecclesiastici, come Ireneo, Ippolito e Tertulliano, hanno in-
segnato che la Chiesa è primitiva comunità spirituale, della quale la
sua origine appartiene alla creazione dei primi uomini”292.
I primi uomini e tutti i giusti da Abele, Noè e Abramo fino all’e-
vento di Cristo ed in genere tutti quelli che hanno creduto al “Messia
– Redentore Gesù Cristo”appartengono a Lui ed alla sua Chiesa293.
Il prof. Karmiris G. scrive: “Infatti l’una Chiesa indivisibile secon-
do la sua parte celeste ha avuto la sua origine prima della creazione
del mondo visibile e materiale, del mondo degli angeli, così preesi-
steva come Chiesa dei primogeniti in cielo, come “città del Dio vi-
vente”e come “Gerusalemme celeste”294 prima della creazione del
mondo; Basilio il grande parla “di Dio, cioè della Chiesa, che i suoi
cittadini “hanno il regime in cielo”o “Gerusalemme celeste”295 o “cit-
tà celeste... perchè anche lì esiste il sistema dei primogeniti... che li
esistono miriadi di angeli e assemblea dei santi e Chiesa dei primoge-
niti”296.
289. «∞éÙÔÁÓˆÛ›·».
290. ≠OÚÔÈ Î·Ù¿ Ï¿ÙÔ˜, 7, 3; PG 31, 932 °¢ - 933 ∞.
291. ≠OÚÔÈ Î·Ù¿ Ï¿ÙÔ˜, 7, 4; PG 932 μ.
292. ^H ÔéÛ›· Ùɘ ıÚËÛΛ·˜…, Û. 67.
293. ^H ÔéÛ›· Ùɘ ıÚËÛΛ·˜…, Û. 67.
294. ^E‚Ú·›Ô˘˜ 12, 22.
295. «^IÂÚÔ˘Û·Ï‹Ì âÔ˘Ú¿ÓÈÔ˜», «ôÓˆ ^IÂÚÔ˘Û·Ï‹Ì».
296. «\∂Ô˘Ú¿ÓÈÔÓ fiÏÈÓ … ¬ÙÈ Ì˘ÚÈ¿‰Â˜ àÁÁ¤ÏˆÓ âÎÂÖ Î·› ·Ó‹Á˘ÚȘ ^AÁ›ˆÓ
η› \EÎÎÏËÛ›· ÚˆÙÔÙfiΈӻ. ∂å˜ æ·ÏÌ. 45, 4; PG 29, 421 ° - 424 ∞.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 69
311. ^H ÔéÛ›· Ùɘ ıÚËÛΛ·˜…, Û. 69. ∂å˜ æ·ÏÌ. 45, 4; PG 29, 421 °. ¢.
312. ª. μ·ÛÈÏ›Ԣ, £. §ÂÈÙÔ˘ÚÁ›·; PG 31, 1636. ^H ÔéÛ›· Ùɘ ıÚËÛΛ·˜…,
Û. 70.
313. °ÚËÁÔÚ›Ô˘ £ÂÔÏfiÁÔ˘, §fiÁÔ˜ 8, 6; PG 35, 796 μ.
314. \EÊÂÛ›Ô˘˜ 5, 23, ∫ÔÏÔÛÛ·ÂÖ˜ 1, 18.
72 † Metropolita Gennadios
LA VITA SACRAMENTALE
317. ª. μ·ÛÈÏ›Ԣ, ¶ÂÚ› ^AÁ›Ô˘ ¶Ó‡̷ÙÔ˜, 35; PG 32, 129 °. §fiÁÔ˜ 40, 8; PG
36, 368 μ.
318. Ibidem.
319. ∂å˜ Ù‹Ó ìÌ¤Ú·Ó ÙáÓ ºÒÙˆÓ; PG 46, 580 ¢.
76 † Metropolita Gennadios
320. «Δ‹Ó ‰‡Ó·ÌËÓ Ùɘ àÓ·ÛÙ¿Ûˆ˜», ∂å˜ ≠AÁÈÔÓ μ¿ÙÈÛÌ·, 1; PG 31, 424 ¢.
321. «Δ‹Ó àÏÏÔ›ˆÛÈÓ», «Î·Ù¿ Ù ÓÔÜÓ Î·› ÏfiÁÔÓ Î·› ÚÄÍÈÓ», ≠OÚÔÈ Î·Ù¿ Ï¿-
ÙÔ˜, 20, 1; PG 31, 736 ¢.
322. «Δ‹Ó ‰ËÌÈÔ˘ÚÁ›·Ó», «‰Â˘Ù¤ÚÔ˘ ‚›Ô˘ η› ÔÏÈÙ›·˜ ηı·ÚˆÙ¤Ú·˜», §fiÁÔ˜
40, 8; PG 36, 368 ¢.
323. ¶ÂÚ› ^AÁ›Ô˘ ¶Ó‡̷ÙÔ˜, 35; PG 32, 129 °.
324. ^H ÔéÛ›· Ùɘ ıÚËÛΛ·˜…, Û. 74.
325. §fiÁÔ˜ 40, 3; PG 36, 361 μ. «\∞·Ú·›ÙËÙÔ˜ ¬ÚÔ˜ Ùɘ ÙÂÏÂÈÒÛˆ˜ Ùɘ „˘¯É˜».
326. «Δɘ àÔηٷÛÙ¿Ûˆ˜ ÙÔÜ àÓıÚÒÔ˘ âÓÒÈÔÓ ÙÔÜ £ÂÔÜ, Ùɘ ˘îÔıÂÛ›·˜».
∂å˜ Ùfi ≠AÁÈÔÓ μ¿ÙÈÛÌ·, 4; PG 31, 429 μ.
327. «Δɘ ÔåÎÂÈÒÛˆ˜ Úfi˜ ÙfiÓ £ÂfiÓ». Ibidem η› §fiÁÔ˜ ∫·Ù˯ËÙÈÎfi˜ 36; PG
45, 92 ¢.
328. «£ÂÒÛˆ˜». (^H ÔéÛ›· Ùɘ ıÚËÛΛ·˜…, Û. 75.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 77
329. §fiÁÔ˜ 40, 3; PG 36, 361 μ. San Gregorio Nazianzeno parla nella sua opera
§fiÁÔ˜ 39, 17 su diversi altri battesimi, i quali sono in tutto cinque: quello di Mosè,
del Giovanni Battista, di Cristo, "per mezzo del martirio e del sangue" e l’ultimo,
"delle lacrime e della penitenza".
330. §fiÁÔ˜ ∫·Ù˯ËÙÈÎfi˜, 37; PG 45, 97 μ.
331. §fiÁÔ˜ ∫·Ù˯ËÙÈÎfi˜, 37; PG 45, 96 ∞ ¢ - 97 ∞.
332. ≠OÚÔÈ Î·Ù¿ Ï¿ÙÔ˜, 21, 1; PG 31, 740 ∞.
CAPITOLO OTTAVO
LA VITA MORALE
333. «∞éÙÔÁÓˆÛ›·».
334. «∫¿ı·ÚÛȘ».
335. «ò∞ÛÎËÛȘ».
336. «\∞ÚÂÙ‹».
CAPITOLO NONO
339. «¶›ÛÙȘ».
340. «\AÁ¿Ë».
341. «°ÓáÛȘ».
342. «òEÎÛÙ·ÛȘ».
343. «£ÂˆÚ›·».
344. «£¤ˆÛȘ».
PARTE Iπ
CROCE, LITURGIA
`
E APOSTOLICAT∞
DELLA CHIESA
CAPITOLO PRIMO
LA RIVELAZIONE DELL’AMORE
DI DIO SULLA CROCE
SECONDO LA TEOLOGIA ORTODOSSA
ORIENTALE
Introduzione
Sulla base della parola di s. Paolo “siate in grado di comprendere
con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la pro-
fondità a conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza,
perchè siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio”345, giustamente diver-
si Padri della Chiesa Indivisa hanno interpretato questi versetti come
il “mistero della Croce”, della rivelazione dell’amore ineffabile di Dio
sulla Croce, e particolarmente i grandi teologi san Gregorio di Nissa346
e san Giovanni Crisostomo347.
In realtà questa rivelazione dell’amore di Dio sulla Croce, che, co-
me afferma Teofilatto, “è grande e supera ogni conoscenza”, è di una
enorme magnificenza ed è illimitatata, rassomigliando ad un oceano
che non ha nè profondità, nè lidi; è un amore che è più alto del cielo,
più profondo dell’Ade, più lungo della terra e più ampio del mare348.
“Dio è amore”nel senso che Dio per sua natura ha prerogativa mo-
rale di amore e l’amore è la sua dominante prerogativa morale.
Dio ha dimostrato il suo amore verso l’uomo in tanti modi.
Dio onnipotente ed eterno ha amato l’uomo prima della sua esi-
stenza. Nel tempo ha creato l’uomo dal nulla; ha creato l’uomo con
particolare energia creatrice per dare all’uomo un valore particolare,
perciò è la più perfetta creatura dell’universo.
L’uomo, infatti, è opera dell’amore Trinitario: “Facciamo l’uomo a
nostra immagine, secondo la nostra somiglianza...;”353.
Dio dichiara con amore: “voi siete Dei e figli tutti dell’Eccelso”354.
Dio prepara con amore per l’uomo una vita spirituale, superiore
delle cose materiali, regno e paradiso355.
Mentre Dio Trinitario con tanto amore ha pensato ed ha operato
per il bene dell’uomo, questi si è manifestato contrario, rivoluziona-
rio ed ingrato nei confronti di questo amore del suo Padre Creatore.
Dio non ha abbandonato e non ha distrutto l’uomo, ma al contra-
rio ha continuato ad amarlo e si è rivelato a lui per mezzo di tante be-
neficenze.
Lo scrittore degli Atti degli Apostoli afferma ai pagani: “Ma non
ha cessato di dar prova di sè beneficando, concedendovi dal cielo
piogge, stagioni ricche di frutti, fornendovi di cibo e riempiendo di le-
tizia i vostri cuori”356.
Preparando Dio, sempre con amore, la riparazione spirituale e la
salvezza dell’uomo caduto, e, di conseguenza, aiutando l’uomo di tro-
vare la sua libertà e la sua unità con il suo unico Signore e con il suo
unico Dio, ha scelto una nazione, la quale viene preparata, per mez-
zo della legge e dei profeti, ed ancora per mezzo di tanti avvenimenti
e miracoli straordinari, di diventare il mezzo di trasmissione della ve-
rità e della salvezza in tutto il mondo.
360. Ibidem.
361. Filippesi 2, 6-8.
362. Discorso sullo Spirito Santo, PG 46, 696 B.
363. Giuseppe Vriennios, I Ritrovati II, Edizione E. Vulgaris, in Lipsia 1768, 66,
49, 185.
364. Cf. Efesini 3, 11.
365. Cf. Gregorio di Nissa, Antirreheticus adv. Apollinarius; PG 45, 1180 C.
366. Giuseppe Vriennios, o. c., p. 100.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 89
367. Cf. Gregorio di Nissa, Oratio Magna Catechetica, XV; PG 45, 48 BC.
368. I Gv. 4, 10.
90 † Metropolita Gennadios
369. Filip. 2, 8.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 91
ti. Il castigo che è salvezza per noi, andavamo come pecore erranti,
ciascuno deviava la sua strada, ma il Signore ha posto su di lui l’ini-
quità di noi tutti. Era maltrattato e si rassegnava, non diceva una pa-
rola come un agnello portato ad essere ucciso; come la pecora muta
dinanzi a chi la tosa, egli non apriva la bocca”382.
Un altro profeta, san Giovanni il Precursore e Battista, vide Gesù
venire a lui e disse: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i pec-
cati del mondo”383.
È noto a tutti lo scopo della venuta di Cristo sulla terra: “Il Figlio
dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua
vita in riscatto di molti”384.
Caratteristiche sono le parole di Cristo: “Io sono il buon Pastore...
per le mie pecore dò la mia vita”385; “Sono io il pane vivo disceso dal
cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno; e il pane che io
darò è mia carne per la vita del mondo”386.
Questa grande verità è stata annunziata dai santi Apostoli. S. Gio-
vanni, Apostolo ed Evangelista, nella sua prima lettera dice: “Il san-
gue di Gesù Cristo ci purifica da ogni peccato”387.
San Pietro Apostolo, nella sua prima Lettera, comanda ai cristiani:
“Comportatevi con timore durante il tempo del vostro pellegrinaggio.
Voi sapete che non per mezzo di cose corruttibili, come l’oro e l’ar-
gento, siete stati riscattati dalla vana maniera di vivere ereditata dai
vostri padri, ma dal sangue prezioso di Cristo, l’agnello senza difetto
e senza macchia”388.
Questa realtà ripete anche san Paolo nelle sue diverse lettere:
a) – “Vi ho Infatti trasmesso, in primo luogo, quello che io stesso
corpo sulla Croce affinché noi, morti nei peccati, vivessimo per la giu-
stizia”394.
“Non era piccolo lui che è morto per noi... Non era un uomo co-
mune. Non era soltanto angelo. Era Dio che si è incarnato395. Non era
tanto grande il peccato dei peccatori, quanto grande la giustizia di
Dio morto per noi. Non abbiamo peccato tanto, quanto ha operato
per la nostra salvezza lui che ha dato la sua vita per noi...396.
II. Gli stessi pensieri incontriamo anche nell’importantissima
Omologia di s. Procolo, Patriarca di Costantinopoli.
Egli, nel primo e nel sesto discorso dice così : “In primo luogo im-
para l’economia e la ragione della presenza (del Signore) ed allora
glorifica la potenza dell’incarnato…; veramente, stupisci per il debito,
perchè tutti per mezzo di Adamo siamo sottomessi al peccato. Il dia-
volo ci ha come suoi schiavi... chiedendo la nostra condanna. Era ne-
cessario fare una delle due cose: o sottometterci integralmente (al
diavolo) o pagare un così grande prezzo come riscatto. L’uomo da
una parte non poteva salvare nessuno, perchè era egli stesso sotto-
messo al debito del peccato. L’angelo dall’altra parte non poteva ri-
scattare l’umanità, perchè era stupito del prezzo di tale riscatto... Un
uomo comune non poteva salvare, un Dio comune non poteva soffri-
re...”397; “È venuto il “sempre presente”e ha pagato per noi il prezzo
del riscatto con il suo sangue e ha dato alla morte, come prezzo per la
salvezza del genere umano, la sua carne avuta dalla Vergine. Così ha
riscattato il mondo dalla maledizione della legge”398.
“È venuto per salvare, però doveva anche soffrire. Dunque, come
era possibile fare l’uno e l’altro? Un uomo semplice non poteva sal-
vare. Un Dio comune non poteva soffrire. Che cose allora doveva ac-
cadere? Lui, essendo Dio, l’Emanuele, si è fatto uomo. Per quello che
394. I Pt. 2, 4.
395. Is. 63, 9.
396. Catechesi (ai Catecumeni) 13, 18.
397. Migne 65, 687.
398. Gal. 3, 13.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 97
Continua a dire che lui farà tutto il possibile per approfondire que-
sto mistero, cercando di essere chiaro nel limite delle sue possibilità
umane.
Devo conoscere, dice, due cose: primo, per quale ragione si è ver-
sato il sangue di Cristo; e secondo a chi è stato dato questo come ri-
scatto. Studia il tema e si sforza di entrare con il pensiero umano nel-
la sostanza di questo mistero.
Cristo, dice Gregorio il Teologo, è il Figlio unigenito e il Verbo di
Dio Padre. Nelle Scritture viene chiamato sommo sacerdote; viene
chiamato anche vittima. E questo, perchè come sommo sacerdote ha
offerto in sacrificio il proprio sangue, versato sul Gólgota in riscatto
di molti404 e in redenzione per tutti405, secondo le Scritture.
Dunque questo celebre sangue di Cristo Dio, sommo sacerdote e
vittima, per chi è stato versato e per quale causa? Certamente è stato
versato per noi e per la nostra causa.
PerỒ, questo a chi è stato dato come riscatto? Faccio questi ragio-
namenti, aggiunge s. Gregorio, perchè quello che ci teneva sotto il suo
domino, dopo la disubbidienza, non era Dio, ma il maligno. E noi sia-
mo sottomessi – a causa del peccato originale – al dominio del mali-
gno, perchè abbiamo scambiato il paradiso con il piacere del peccato.
Faccio, dunque, questa ipotesi e dico: il sangue di Cristo è stato ver-
sato per noi ed è stato dato in riscatto per la nostra liberazione dal
peccato originale.
Però, a chi è stato dato questo riscatto? Fa diverse domande: al
maligno che ci possedeva o a Dio che voleva la nostra salvezza? Se di-
rò al maligno, continua il Padre, è grande bestemmia. Se, però, dirò a
Dio Padre, in primo luogo com’è possibile? Perchè non eravamo in
possesso di Dio. In secondo luogo, per quale ragione è giusto che il
sangue del Figlio unigenito dia piacere al Padre Dio, il quale non ha
accettato neppure il sacrificio di Isacco, offerto da suo padre Abramo,
ma scambiò il figlio con il montone?
408. I Gv. 4, 8.
409. Gv. 3, 15.
410. Christodulos Paraskevaidis (Metropolita di Dimitriados), La Divina Pas-
sione, p. 25.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 101
416. Ibidem
417. Ibidem.
104 † Metropolita Gennadios
418. Libro Liturgico della "Paraklitiki", ufficio Domenicale, III tono. (π toni,
secondo la Musica Bizantina, sono otto ed ognuno è usato per una settimana).
419. Canone, IV Ode.
420. I Gv. 4, 9.
421. I Gv. 4, 10.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 105
stato inchiodato sulla Croce dall’empietà degli uomini, a causa dei no-
stri peccati, o Amico degli uomini”422.
Di questo incommensurabile amore di Dio sulla Croce, in cui si
concentra tutta la salvezza dell’uomo, e secondo Giovanni Evangeli-
sta: “(Perchè) Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio uni-
genito, affinchè chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita
eterna”423, con il quale viene dimostrata la bontà immensa, la pazien-
za, la mitezza, l’ubbidienza e l’umanità del nostro Rendetore, mani-
festate durante la tremenda e redentrice sua Passione, cantano così i
cori Bizantini della Chiesa Ortodossa: “Oggi illuminano il mondo, co-
me luci salvifiche, le sante sofferenze: Cristo si affretta a patire, per-
chè è buono, e lui, che nella sua mano tiene tutte le cose accetta d’es-
sere appeso al legno per salvare l’uomo”424.
“Hai sofferto per noi e ci hai liberati dalle passioni, disceso fino a
noi per il tuo amore per gli uomini, ci risollevi: o potente Salvatore,
abbi pietà di noi”425.
“Oggi il Signore del creato si presenta a Pilato, si consegna alla
Croce il Creatore di tutte le cose, come un agnello viene condotto, per
suo proprio volere; è confitto coi chiodi e il suo costato viene trafitto,
accosta le labbra alla spugna colui che ha fatto piovere la manna; è
schiaffeggiato sulle guance il Redentore del mondo, e dai suoi servi è
schernito colui che tutti ha plasmato. Oh l’amore del Signore per l’uo-
mo! Prega suo Padre per chi lo crocifigge dicendo: Perdona loro que-
sto peccato, perchè non capiscono, gli iniqui, il male che commetto-
no”426.
Moltissimi altri inni, pieni di teologia e misticismo, vengono canta-
ti nella Chiesa Ortodossa durante la Santa e Grande Settimana, con i
quali si venera la Croce di Cristo come l’unico santo immacolato sa-
436. Ibidem.
437. Triodion.
108 † Metropolita Gennadios
In verità lo “Sposo”, il più bello fra tutti gli uomini”449, come scrive
l’innografo, stabilisce un legame spirituale con la sua Sposa, la Chie-
sa, grazie al suo immenso amore rivelato sulla Croce; e questo lega-
me mistico abbraccia ogni creatura; abbraccia il “caduto Adamo”, co-
me canta la Chiesa Ortodossa durante il mattutino della Resurrezio-
ne, perchè Cristo “fu crocifisso per ogni uomo, per effondere il per-
dono. Il suo costato fu trafitto perchè per ogni uomo scaturissero le
acque della vita. Fu trafitto perchè per ogni uomo scaturissero le ac-
que della vita. Fu confitto con chiodi, affinchè l’uomo, convinto dalla
profondità dei suoi patimenti, dalla grandezza della sua potenza, pos-
sa esclamare, o Cristo, datore di vita: “Gloria, O Salvatore, alla tua
Croce e alla tua passione”450.
Cristo, “distendendo le sue braccia ed unendo ciò che prima era
separato”451 e “operando la salvezza in terra e stendendo le sue brac-
cia purissime sulla Croce per accogliere tutti i popoli”452, per la sua in-
vincibile debolezza di amore verso l’uomo, …, diventando così me-
diatore tra Dio e l’uomo.
Si dice che la “separazione dell’atomo nella fisica forse ha aiutato
la vita dell’uomo, rendendosi utile. La separazione, però, dell’io dal
prossimo è la causa della tragedia e del dramma della miseria umana.
Io e il prossimo, accanto a Lui, sotto la luce e la guida di Lui e sol-
tanto di Lui. Ecco lo splendore del Dio Trino sulla terra.
Discordie... rivoluzioni... guerre sono conseguenze e risultati della
divisione dell’uomo da sè stesso, del suo allontanamento dal prossimo
e della ribellione (apostasia) dell’ “io”e del “tu”da Dio. E, però, Cri-
sto per la libertà dell’uomo ha sopportato la Croce e per l’unione e la
sua unità, la tremenda e vergognosa morte”453; e come dice s. Paolo:
449. Triodion, Grande Lunedi – Sera, (cioè, Mattutino del Grande Martedì ).
450. Triodion, Grande Giovedì – Sera (Inni: "Le Beatitudini").
451. Triodion, Grande Venerdì – Sera, Canone, ode III.
452. Triodion, Inno dell’Ora Sesta del Grande Venerdì .
453. Metropolita di Stavrupoli Massimo, Discorso sulla Festa del Trono della
Chiesa di Costantinopoli, Rivista "Stachis", Vienna 1974-77, p. 81.
112 † Metropolita Gennadios
459. Ibidem.
460. Manuale di Teologia Dogmatica (Traduzione in Greco dell’Archimandrita
N. Paghidas, pp. 453-4.
461. Epist. 63, 14.
462. De off. 1, 48.
463. Omelia 17.
114 † Metropolita Gennadios
sione dei peccati”e di tutto ciò che è stato compiuto per noi: della
Croce, della sepoltura, della resurrezione al terzo giorno, dell’ascen-
sione ai cieli, della sua presenza alla destra del Padre, della seconda e
gloriosa venuta, gli stessi doni, da te ricevuti, a te offriamo”.
È noto che “il sacrificio sulla Croce (è stato) offerto soltanto una
volta sul Gólgota, invece l’incruenta offerta, dalla sua istituzione si ce-
lebrava, si celebra e sarà celebrata fino alla seconda venuta del Si-
gnore per la salvezza degli uomini e su innumerevoli altari”464, Cristo
Dio-Uomo continua ad amare la sua creatura ed a preparare per sem-
pre la preziosa mensa, perchè sua volontà è “che siano purificate le
loro anime, che siano rimessi i loro peccati e possano acquistare il re-
gno di Dio”465.
Grandissimo il dono per l’uomo, inconcepibile per la sua mente l’i-
stituzione del sacramento dell’amore.
Sappiamo molto bene che Cristo precedentemente ha fatto una
azione di ineffabile umiltà, così com’era ineffabile il suo amore per
l’uomo, insegnando: “Vi ho dato infatti l’esempio, perchè come ho
fatto io, facciate anche voi”466.
Anche il cibo che porta Cristo è insuperabile, unico, come il suo
amore, perché, in verità, è il suo corpo e il suo sangue.
È attuale ascoltare un inno della Chiesa Ortodossa che si canta nel
Grande Mercoledì sera467: “Orsù fedeli, con mente sublime, parteci-
piamo all’ospitalità del Signore ed alla sua mensa immortale”.
In verità questo inno e tanti altri del Grande Giovedì , hanno due
cose degne di ogni menzione: “ospitalità del Signore”e “mensa im-
mortale”.
E l’innografo, veramente, stupito anche lui di questa grandezza
dell’amore divino, invita i fedeli a capire questa unica condiscenden-
za di Dio che continua a dare, e continuerà fino alla fine dei tempi, al-
LA TRADIZIONE E LA SPIRITUALITÀ
ORTODOSSA SULLA CROCE
Introduzione
Se l’uomo di oggi vedrà con serenità e senza pregiudizi la Croce di
Cristo, scoprirà l’ineffabile amore del Dio Trino. Scoprirà che, grazie
a questo amore divino, la Croce di Cristo gli rivela in modo meravi-
glioso l’acquisto della sua libertà, della sua salvezza e della sua unio-
ne con Dio.
La Croce di Cristo è il mistero della divina filantropia, il pegno del-
la divina pietà e salvezza, la più terrena e tangibile immagine della
Croce celeste dell’amore481. È realmente la più genuina, amorosa, ri-
sposta di Dio alla pazzia dell’uomo, il quale peccando, ha scelto da sé
la più pesante condanna: la morte. La Croce rivela e afferma che l’uo-
mo è nato soltanto per desiderio dell’amore del Dio Trino e si salva
nella passione del suo amore soprannaturale.
La Chiesa Ortodossa, particolarmente durante la Quaresima pas-
quale, dedica una settimana proprio alla venerazione della Croce482,
per far capire ai suoi fedeli - membri due concetti fondamentali: che
senza la crocifissione è impossibile incontrare Cristo, crocifisso e ri-
sorto per amore dell’uomo; che la crocifissione è una morte vivifican-
486. Idiomèlo.
487. Dal Vespero del Grande Venerdì .
488. PG 94, 1129.
122 † Metropolita Gennadios
491. Cfr. Trì fidion. Gli Ortodossi dicono «Grande Venerdì », invece di Venerdì
Santo.
492. 1 Cor. 15,17-20. 14 Eb. 9,14.
124 † Metropolita Gennadios
507. Ibid.
508. Macario di Mosca, Manuale di Teologia Dogmatica, 453-454.
509. Cfr. Cipriano, Epist. 63, 14; Agostino, De off. 1, 48.
510. Giovanni Crisostomo, Omelia 17.
128 † Metropolita Gennadios
remissione dei peccati, e di tutto ciò che è stato compiuto per noi…,
gli stessi doni da te ricevuti, a te li offriamo”.
È noto che “il sacrificio della Croce (è stato) offerto soltanto una
volta per tutti sul Gólgota, mentre l’incruenta offerta si celebrava, si
celebra e sarà celebrata fino alla fine della venuta del Signore per la
salvezza degli uomini e su innumerevoli altari”511. Cristo DioUomo
continua ad amare le sue creature e a preparare per sempre la pre-
ziosa mensa, perché sua volontà è che “siano purificate le loro anime,
che siano rimessi ì loro peccati e possano acquistare il Regno di
Dio”512.
Sappiamo molto bene che Cristo precedentemente ha compiuto
un’azione di ineffabile umiltà, così come era ineffabile il suo amore
per l’uomo, insegnando: “Vi ho dato un esempio, affinché anche voi
facciate come io ho fatto a voi”513. Anche il cibo che porta Cristo è in-
superabile, unico, come il suo amore, perché in verità è il suo corpo e
il suo sangue. Così canta la Chiesa Ortodossa nel Grande Mercoledì :
“Orsù fedeli, con mente sublime partecipiamo all’ospitalità del Si-
gnore e alla sua mensa immortale”(Sera o nel Mattutino del Grande
Giovedì ).
Dio ha ospitato l’uomo nel paradiso, ha messo a sua disposizione
ogni cosa buona e bella, offrendogli gioia e l’onore di conversare con
Lui514; dopo la caduta Dio ha ridato la sua vita e l’uomo gli ha offerto
ospitalità prima in una grotta e poi sulla Croce. La Madonna è la crea-
tura pura e vergine che ha ospitato Dio la prima volta. Un inno del
Grande Venerdì afferma: “l’uomo è ospitato in un piccolo sepolcro;
è il sepolcro nuovo”515 che ospita il grande martire della salvezza del-
l’umanità: “Giãuseppe, chiesto a Pilato il santo corpo di Cristo, lo un-
più grande di questo: dare la vita per i suoi amici”520. La sacra Eucari-
stia è di grandissima importanza spirituale e morale, perché fa sco-
prire all’uomo l’amore ineffabile del Salvatore. Creato ad immagine e
somiglianza di Dio, l’uomo scopre nell’Eucaristia la propria ricchezza
spirituale e realizza le divine parole: “Prendete e mangiatene tutti”di-
ventando, così , vero membro della Chiesa e Figlio di Dio.
520. Gv 15,12-13.
521. Giovanni Damasceno, Esposizione della Fede Ortodossa, Pietroburgo
1894, 195-196.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 131
CHIESA, EUCARISTIA,
MINISTERO SACERDOTALE
mente, perché diventino figli di Dio. Gli organi per mezzo dei quali la
Chiesa compie questa missione divina sono i sacerdoti che, con la sa-
cra ordinazione assumono i loro doveri pastorali. Ma anche i membri
laici della Chiesa la servono in questa sua opera, ricevendo per ordi-
ne diversi uffici.
La Chiesa da un lato è costituita da uomini, ma è una istituzione
divina e come tale supera l’umana comprensione. Nel Simbolo della
fede professiamo che la Chiesa è Una, Santa, Cattolica ed Apostoli-
ca.
La Chiesa è Una: perché Uno solo è il Suo Fondatore e Capo, Cri-
sto. Uno solo è il Principio che la vivifica, lo Spirito Santo. Una sola
è la sua Fede ed il suo Insegnamento529.
La Chiesa è Santa: perché è santo il suo capo, Cristo. Santo il prin-
cipio che la vivifica, lo Spirito Santo; e santi sono i suoi fini ed i mez-
zi della loro realizzazione530. La Chiesa è Santa, senza macchia; non ha
alcun significato per la sua santità il fatto che possa eventualmente
avere la maggior parte dei propri membri peccatori ed indegni. La
Chiesa è il campo, il quale, secondo la parabola, contiene grano e ziz-
zania; è la rete che ha raccolto pesci buoni e pesci guasti531.
È detta Cattolica: poiché ha come vocazione quella di accogliere
nel proprio seno tutti i popoli della terra, annunciando a tutti il Van-
gelo, secondo le parole del Signore: “Andando, ammaestrate tutti i
popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del figlio e dello Spirito
Santo, insegnando loro ad osservare tutto quello che vi ho comanda-
to”532.
La Chiesa è detta Apostolica: poiché è stata fondata e si è diffusa,
per mezzo dell’annuncio fatto dagli Apostoli. Costoro, nel giorno di
Pentecoste, per mezzo della discesa dello Spirito Santo su di loro, co-
minciarono ad annunciare il Vangelo e fondarono a Gerusalemme la
529. Ef. 4, 8.
530. I Cor. 6, 11.
531. Mt. 13, 24, 47.
532. Mt. 28, 9.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 135
2. La Divina Eucaristia
La Chiesa, come è stato detto, è il centro e l’organo per mezzo dei
quali è continuata l’opera redentrice del Signore nel mondo. La Chie-
sa porta a termine questa opera, grazie all’insegnamento ed all’attivi-
tà pastorale per la comunione dei fedeli, consegnando loro, per mez-
zo dei santi sacramenti, o di determinate celebrazioni sacri, la grazia
divina, indispensabile per la rinascita e la salvezza dei cristiani.
Uno dei sette sacramenti della Chiesa è la Divina Eucaristia. Il cri-
stiano, dopo esserci preparato spiritualmente, la riceve sotto le specie
del pane e del vino, lo stesso corpo e sangue del Signore, per la re-
missione dei peccati e per ricevere la vita eterna. Il sacramento della
Divina Eucaristia è stato stabilito dal Signore stesso nel corso del
Banchetto Mistico (l’Ultima Cena), quando mangiỒ per l’ultima vol-
ta insieme ai propri discepoli533.
La Divina Eucaristia non è solo comunione del corpo e del sangue
del Signore e unione con Lui, ma è anche sacrificio, perché durante la
sua celebrazione si verifica l’incruenta ripresentazione del sacrificio
della croce del Signore534. Questo sacrificio è di significato essenziale
per la vita del cristiano, poiché per mezzo suo è unito a Cristo, ma an-
che con gli altri cristiani, i quali ugualmente si nutrono dello stesso ci-
bo divino, col corpo e sangue del Signore: “Chi mangia la mia carne”e
“béve il mio sangue dimora in me ed io in lui”535. L’apostolo Paolo di-
ce che tutti i cristiani sono un solo corpo, poiché tutti si nutrono del-
533. Mt. 26,26; Mc. 14,25; Lc. 22. 19; Gv. 6, 48.
534. I Cor. 11, 26.
535. Gv. 6, 56.
136 † Metropolita Gennadios
lo stesso pane: un solo pane, un solo corpo, i molti siamo; tutti infat-
ti partecipiamo dell’unico pane”536. Pertanto il cristiano dev’essere
preparato spiritualmente con sincero pentimento e con confessione
dei peccati, puro e degno di essere ammesso, per potere comunicarsi,
per ricevere dentro di se il santissimo corpo ed il vivificante sangue
del Signore. Chi si comunica indegnamente e senza preparazione, se-
condo l’apostolo Paolo, si rende colpevole di un grande peccato, atti-
ra la condanna e la punizione di dio: PerciỒ chiunque mangi il pane o
beve il calice del Signore in modo indegno, sarà reo del corpo e del
sangue del Signore. Ciascuno pertanto esamini se stesso e poi mangi
di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve sen-
za riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condan-
na”537.
3. Il ministero sacerdotale
Il sacerdote celebra la Divina Eucarestia, come anche gli altri Sa-
cramenti e le cerimonie sacre. Il Sacerdozio, costituendo un’alta fun-
zione nella Chiesa, e quella cerimonia, durante la quale, per mezzo
dell’imposizione delle mani da parte del vescovo sull’ordinato, e per
mezzo dell’invocazione dello Spirito Santo, discende su di esso la
Grazia Divina, tramite la quale costui riceve il potere di svolgere l’at-
tività pastorale tra i fedeli, di istruirli e di celebrare i santi sacramen-
ti ed ogni cerimonia sacra.
Questa celebrazione del sacramento del Sacerdozio è detta anche
Ordinazione (¯ÂÈÚÔÙÔÓ›·), poiché avviene per mezzo delle mani del
vescovo sul candidato. L’imposizione delle mani costituisce il princi-
pale segno visibile nel sacramento del Sacerdozio. Il Sacerdozio ha il
suo inizio nello stesso Signore. Costui, dopo aver scelto i dodici Apo-
stoli diede loro ogni potere perché continuassero la sua opera538. Gli
dri, della Chiesa dei primi Sette Concili Ecumenici. Rispetta la Tra-
dizione, l’insegnamento ed il culto tramandato come sono stati vissu-
ti nel suo cammino storico durante il I Millennio, quando la Chiesa di
Cristo era unita, la Chiesa Indivisa che si vanta e si gloria della ric-
chezza cultuale e monastica dell’Ortodossia, cose che si collegano da
una parte con la sua spiritualità e dall’altra con il suo insegnamento e
la sua identità che costituiscono la sua Straordinaria caratteristica per
la cristianità intera e per ogni uomo di buona volontà.
CAPITOLO QUARTO
LA VOLONTÀ DI DIO
NELLA LITURGIA
DI SAN GIOVANNI CRISOSTOMO
giorno, dell’ascensione ai cieli, della sua presenza alla destra del Pa-
dre, della seconda e gloriosa venuta”542.
Nella Liturgia di s. G. Crisostomo anche il sacerdote, il quale di-
venta con le sue preghiere mistiche ponte tra Dio e uomo, indirizzan-
do le sue invocazioni al suo Signore, si sforza di unire il cielo con la
terra e creare tali condizioni che il “pleroma della Chiesa”si presen-
tasse degno davanti a Dio e comunicasse il suo corpo e il suo sangue,
realizzando così la parola di Dio che, in verità, è la sua volontà:
“prendete, mangiate: questo è il mio corpo che per voi viene spezza-
to in remissione dei peccati”. “Bevetene tutti”questo è il mio sangue
del Nuovo Testamento che viene sparso per voi e per molti in remis-
sione dei peccati”543.
Senza dubbio, la Liturgia di san Giovanni Crisostomo, che è “il mi-
stero della Divina Economia”, ha come centro l’Eucaristia, la quale,
essendo la manifestazione suprema dell’unità della “Chiesa”ed un po-
tente mezzo per realizzare l’unità, è per l’uomo il più bello, il più sa-
cro, e il più prezioso dono della Divina Volontà, che dà la remissione
dei peccati, il perdono delle colpe, l’unità con Dio, e di conseguenza
l’acquisto del Regno dei Cieli.
In una sua omelia san Giovanni Crisostomo, epigraficamente dice:
“per essergli uniti, non solo nell’amore, ma nella realtà, noi dobbiamo
essere mescolati a questa carne: a ciò avviene mediante il cibo che
Egli ci ha donato, volendo così dimostrarci quanto è grande la volon-
tà per noi. È per questo che Egli si è unito a noi ed ha fuso il Suo cor-
po al nostro, perchè divenissimo una sola cosa con Lui, come un sol
corpo unito al proprio capo. Infatti, in questo si riconosce un deside-
rio ardente… Egli non si è accontentato di mostrarsi a coloro che lo
desideravano, ma ha voluto farsi toccare e mangiare… fondersi con
noi, colmando tutti i nostri desideri”. Spesso le madri lasciano ad al-
tri la cura di nutrire le creature che hanno partorito: io non faccio co-
sì , ma al contrario, li nutro della mia proprio carne, mi offro a voi, vo-
glio tutti nobilitarvi, voglio colmarvi delle più sublime speranze dei
beni futuri. Poichè colui che oggi si dona a noi in tal modo, ben più
ancora si donerà nel secolo a venire. Io ho voluto divenire vostro fra-
tello; per voi ho preso carne e sangue, ed ora vi dono questa carne e
questo sangue nei quali vi son diventato fratello”544.
Questa, dunque, grandiosa volontaria offerta da parte della Vo-
lontà di Dio all’uomo, dona a lui la perfetta unità e lo fa diventare non
più estraneo, ma “fratello”e “coeredo”di Cristo.
A tal segno “ha amato il mondo da dare l’unigenito suo figlio, af-
finchè chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna”.
Dio è stato fatto uomo nel Cristo per salvare l’uomo con la parte-
cipazione alla Tavola Eucaristica, corpo del Cristo vivente e centro
della fede cristiana”.
Evdokimov dice nella sua opera “L’Ortodossia”: “Tutta l’Eucari-
stia è stata offerta una volta e non è mai esaurita. L’Agnello di Dio,
sempre mangiato e mai consumato”.
Con la partecipazione alla Comunione, si realizza la Volontà di
Dio, la quale desidera quello che lo stesso padre della Chiesa, con
tanta chiarezza, ancora un’altra volta ripete: “Per coloro che ne par-
tecipano siano purificazione dell’anima, remissione dei peccati, unio-
ne nel tuo Santo Spirito, compimento del regno dei cieli, titolo di fi-
ducia in te e non di giudizio o di condanna”545.
L’uomo, allora, partecipando alla divina Liturgia, compie il suo
principale dovere, e, contemporaneamente, si considera ubbidiente
alla Volontà di Dio.
Nella Liturgia, l’uomo – fedele, trova il Regno di Dio. Cercando,
però, esso ubbedisce alla Volontà del suo Signore e Creatore e così
diviene suo figlio e, allorchè lo trova, si rallegra “come chi ha trovato
una perla”, come “chi ha trovato un tesoro”e la sua gloria è veramen-
te perfetta ed eterna.
“dirige la nostra vita, confermaci tutti nel tuo timore, custodisci la no-
stra vita, rendi sicuri i nostri passi”550.
La volontà dell’uomo, senza dubbio, deve coincidere con la Vo-
lontà di Dio.
L’uomo che ama Dio segue Cristo, il quale facendo la Volontà del
Suo Unico Padre, diventa la salvezza dell’umanità caduta.
L’uomo, camminando secondo la Volontà di Dio, diventa “uomo
di Dio”, “uomo di santità”, purificato “da ogni impurità della carne e
dello spirito”. Ricordato da Dio e visitato benignamente da Lui: “Tu
dal nulla ci hai tratti l’esistenza, e, caduti, ci hai rialzati; e nulla hai
tralasciato di fare fino a ricondurci al cielo e donarci il futuro tuo re-
gno. Per tutti questi beni rendiamo grazie a te, all’unigenito tuo Fi-
glio, e al tuo Santo Spirito, per tutti i benefici a noi fatti che cono-
sciamo e che non conosciamo”551.
Dio, in verità, volge il suo sguardo sull’uomo, lo visita, lo ascolta,
lo incontra, lo salva e gli dona l’eterna Eucaristia, la quale è “medici-
na di immortalità”e “antidoto per non morire più”.
“Dio ineffabile, inconcepibile, invisibile, incomprensibile, sempre
esistente e sempre lo stesso”ha voluto farsi uomo per fare l’uomo
Dio. La “divinizzazione”dell’uomo è Volontà di Dio.
L’uomo si invita, non soltanto ad imitare nel compiere la Volontà
di Dio, ma anche a vivere fino in fondo il suo eccellente desiderio,
cioè di dare e donare la sua vita per gli altri: “come io ho amato voi,
così amatevi gli uni gli altri, nessuno ha un amore più grande di que-
sto: “dare la vita per i propri amici”.
Questa realtà viene insegnata, come abbiamo visto, dalla Divina
Liturgia di Giovanni Crisostomo, e, tramite di essa, si può sapere in
modo particolare quale sia la volontà di Dio, e che cosa debba fare
un’uomo per diventare figlio di Dio.
LA SPIRITUALITÀ EUCARISTICA
DEL SACERDOTE
NELLA TRADIZIONE BIZANTINA
non mi respingere dal numero dei tuoi servi, ma concede che io, pec-
catore e indegno tuo servo, ti offrirò questi doni...”573. Immensa, sen-
za dubbio, è la sua esultanza e la sua pace, e possiamo dire che sono
i frutti della sua lotta, trovandosi dinanzi ai doni divini, quando cele-
bra la Divina Eucaristia.
È grande verità che il sacerdote, riflettendo sulla salvezza della sua
anima, la sua perfezione, l’irraggiamento della sua personalità ierati-
ca, che emana da quanto è stato detto sopra; chiedendo che la fine di
essa “sia cristiana”, serena, senza dolore e senza rimorsi, una valida
difesa dinanzi al tremendo tribunale di Cristo”574, diventa un cele-
brante più perfetto, immensamente più bello e mistico agli occhi di
Dio, ed ancora più utile per la salvezza dei suoi fedeli. Caratteristiche
sono quelle del “Piccolo Introito”, e particolarmente, come abbiamo
detto più sopra, la preghiera dell’Inno Cherubico, nella quale viene
confrontata la Divina perfezione all’imperfezione e indegnità uma-
na575.
Il sacerdote tramite queste preghiere acquista la sua vera comu-
nione spirituale con Dio e, di conseguenza, l’indispensabile incorag-
giamento e l’aiuto di Dio.
Il dovere del sacerdote ed il suo prezioso interessamento per le
anime, che Dio gli ha affidato, lo rendono capace di diventare forza
spirituale, morale e sociale per una vita integra, presupposto necessa-
rio per celebrare degnamente l’Eucaristia.
Il Signore si sacrifica per il popolo, e “per coloro che vi entrano
con fede, pietà e timor di Dio”576 prega il sacerdote. Questi, partico-
larmente, innanzi ai Doni Divini, aspettando la loro consacrazione, ha
la coscienza che è il vero pastore e il vero custode delle anime dei suoi
fedeli, i quali nella sua persona possono trovare fiducia, fede, speran-
za e amore evangelico. Il celebrante, da un canto ha la grande gioia e
l’esultanza spirituale che unisce la terra con il cielo e l’uomo con Dio
e, dall’altro, conduce il fedele dal martirio della vita quotidiana al sol-
lievo spirituale, alla gioia vera, alla resurrezione.
Due sono gli elementi che vengono accentuate da parte del sacer-
dote durante la celebrazione della Divina Eucaristia: a. Dio, e b. il Fi-
glio di Dio. Dunque, oggetto della Divina Eucaristia è lo stesso Dio
presentatosi sotto il doppio annunzio di Dio-Padre e del Figlio-Cristo
Salvatore.
Le persone di Dio-Padre e Dio-Figlio prendono forma e contenu-
to al di fuori delle debolezze e degli errori umani. Dio resta celeste,
impeccabile, intatto.
Ascoltando le preghiere mistiche del sacerdote rileviamo che egli
chiama Dio “Santo”, “che dimora nel santuario”577, “Signore Dio On-
nipotente”578, “Tu che solo sei santo”579, “Re invisibile”580. “Tu che sie-
di su un trono di Cherubini; tu che sei il Signore dei Serafini”581, “Tu
che sei lodato coll’inno trisagio dai Serafini e glorificato dai Cherubi-
ni e adorato da tutte le Potestà celesti”582, “Tu che siedi sul trono di
gloria del tuo regno”583 e la tua gloria è “magnifica”584; la tua “poten-
za è incomparabile, la misericordia immensa e l’amore per gli uomini
ineffabile”585. “Tu, che dal nulla hai tratto all’essere tutte le cose, che
hai creato l’uomo a tua immagine e somiglianza, adornandolo di tut-
ti i tuoi doni”586, “Tu che con la tua infinita potenza hai creato l’uni-
verso, e, nell’abbondanza della tua misericordia, dal nulla hai tratto
lo; e rendi capaci noi, ai quali hai affidato questo tuo ministero per la
potenza dello Spirito Santo, d’invocarti in ogni tempo ed in ogni luo-
go, senza condanna e senza colpa con la pura testimonianza della no-
stra coscienza: ascoltaci e sii a noi propizio nell’immensa tua bontà”593.
Altre preghiere sono ancora più chiare riguardo al celebrante. Ca-
ratteristica è la seguente: “Di nuovo, e più volte, ci prostriamo dinan-
zi a te, ti preghiamo, o buono e amico degli uomini (filantropo), af-
finchè tu, riguardando benigno alla nostra preghiera, purifichi le ani-
me nostre e i nostri corpi da ogni impurità della carne e dello spirito,
e ci conceda di stare, liberi da colpa e da condanna, davanti al tuo san-
to altare”. Importantissima è la continuazione di questa preghiera,
nella quale il sacerdote prega a favore del popolo: “Dona, o Dio, an-
che a quelli che pregano con noi il progresso nella vita, nella fede, e
nell’intelligenza spirituale. Concedi loro che ti servano sempre con ti-
more ed amore, e partecipino senza colpa e senza condanna ai tuoi
santi misteri e siano resi degni del tuo celeste regno”594.
Le preghiere del sacerdote non sono soltanto semplici anafore e
manifestazioni religiose, ma riguardano la vita dei fedeli e la fortifica-
no. In linea generale il sacerdote chiede al Signore di: a) raddrizzare
“la nostra vita”, b) confermare “tutti nel suo timore”, c) custodire “la
nostra vita”, d) assicurare “i nostri passi”595, e) salvare “il suo popolo”,
f) benedire “la sua eredità”, g) custodire “in pace tutta quanta la sua
Chiesa”e santificare “coloro che amano il decore della sua dimora”, h)
glorificare loro “ con la sua divina potenza”e non abbandonare “noi
che speriamo in Lui”596, i) donare “la pace al mondo che è suo, alle sue
Chiese, ai sacerdoti”597. Parallelamente il popolo per mezzo del sacer-
dote innalza diverse preghiere di ringraziamento a Dio: “Rendiamo
grazie per tutti i benefici a noi fatti che conosciamo e che non cono-
593. Ibidem.
594. Preghiera seconda dei Fedeli.
595. Preghiera dopo la comunione del sacerdote.
596. Preghiera della "Seconda Antifona".
597. Preghiera dell’"Opisthambono" (detta fuori del Vima).
156 † Metropolita Gennadios
613. Pere noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa
potenza straordinaria viene da Dio e non da noi, II Corinzi 4,7.
614. I Timoteo 6,11; I Corinzi 4, 1; II Corinzi 8,23.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 161
Allora, con la presenza dei grandi Padri del quarto secolo, il cosid-
detto secolo d’oro della Chiesa, la fede cristiana, ed, in genere, la fe-
de della Chiesa locale potenzia la venerazione nei confronti delle re-
liquie; è una realtà viva che li spinge alla costruzione dei martyria, i
primi luoghi delle loro preghiere mistiche e delle sinassi spirituali.
Un altro motivo di grande importanza per il nostro motivo e la lo-
ro traslazione ed il loro smembramento. È noto che all’inizio era proi-
bito; però, alla fine, ha vinto la tesi di chi difendeva la legittimità del
loro trasferimento e smembramento. Aggiungiamo qui che il Diritto
Romano vietava l’apertura delle tombe e ciò costituiva senza dubbio
un forte ostacolo per la conoscenza delle reliquie ed il loro moltepli-
ce aiuto morale e spirituale a favore della comunità cristiana615. Sap-
piamo, inoltre, che i romani si sforzavano di impedire ai cristiani di
manifestare pubblicamente il proprio amore raccogliendo le reliquie
dei santi, festeggiando il “dies natalis”, vale a dire il “giorno genetlia-
co”616, che era l’anniversario della nuova vita del santo, giorno solen-
ne e pieno di gioia, “con vestiti belli, bianchi”accompagnavano i san-
ti alle loro tombe, ove festeggiavano con inni mistici e solenni cele-
brazioni. Ricordiamo il martire Pionio: egli, interrogato sul perche
andasse incontro alla morte, così rispose: Non vado incontro alla
morte, ma alla vita”.
Sarebbe una grave mancanza non ricordare che questa fede genui-
na e profonda consiste nel fatto che i santi Apostoli, Martiri ed Evan-
gelisti incontrano “l’immortalità”; e si fonda sulla dottrina di san Pao-
lo, che scrive ai Tessalonicesi: Non vogliamo poi lasciarvi nell’igno-
ranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad
affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo che
615. Nel 178, dopo l’esecuzione dei cristiani a Lione, il governo romano ordinò
di disperdere le reliquie dei martiri in modo che i cristiani non le potessero
raccogliere e non diventassero oggetto della loro venerazione.
616. Era l’anniversario della loro rinascita nei cieli. Secondo sant’Ignazio era la
nascita del Santo (Martire) per la nuova vita.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 163
Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li
radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui” 617.
Il “giorno genetliaco”trovava uniti tutti i cristiani, vicino alla tom-
ba del santo, sulla quale si celebrava la Divina Eucaristia.
La sua celebrazione era legata alla convinzione che “l’anima del
santo partecipava alla mensa spirituale” 618.
Dall’altra parte la Santa Eucarestia si celebrava sulla tomba anche
dei semplici fedeli, vivendo la Fede che “l’anima del morto partecipa-
va alle celebrazioni ed alla grazia che da essa promanata” 619.
Durante le celebrazioni festive leggevano Libri Sacri come anche i
martirologi. Nel III secolo i festeggiamenti per la memoria del Santo
erano legati con una funzione solenne notturna (Panichida);620 come
anche con pranzi di carità offerti dai membri più ricchi della comuni-
tà621.
Il Sinodo di Cartagine622 ordina quanto segue: “È possibile ancora
non leggere le passioni dei martiri, in quanto si celebrano i loro an-
nuali giorni festivi”.
La devozione delle tombe in tale giorno e la venerazione che espri-
mevano alle reliquie e di cui parla san Gregorio il Teologo623, era do-
vuta “alla profonda convinzione che, dopo la morte, esisteva una
stretta relazione dell’anima dei santi con le loro reliquie che si trova-
vano sulla terra” 624.
Aggiungiamo qui che la venerazione delle reliquie era attribuita
dai fedeli non solo ai corpi interi, ma anche alle sue diverse parti e
credevano che il loro smembramento non diminuisse la grazia ed il lo-
tenza divina: “È profumo di Cristo, odore dello Spirito Santo, profu-
mo dell’immortalità”.
San Gregorio Palamas riferisce che “noi veneriamo le sacre reli-
quie, perché non si è persa (‰bÓ à¯ˆÚ›ÛıË) la forza della santifica-
zione, come non è stata separata (‰bÓ à¯ˆÚ›ÛıË) la divinità dal
Corpo del nostro Signore durante la sua morte”.
A causa di questa vera e profonda venerazione delle sacre reliquie,
ed ancora perché i fedeli non potevano venerare le tombe, persegui-
tati dai loro nemici, particolarmente durante le persecuzioni, lenta-
mente sono stati creati i famosi “filactiria”o “filactà”con reliquie che
avevano la forza di proteggere ed aiutare il fedele. Essi hanno preso
il posto dei “filactiria”o “filactà”portafortuna o magici. La diffusione
della fede cristiana e la loro crescita numerica faceva aumentare lo
zelo per l’acquisizione dei “filactiria”.
In Occidente abbiamo un’altra situazione. Fino all’ottavo secolo in
Occidente era severamente proibito lo smembramento delle reliquie
nonché la loro traslazione. Più tardi, pellegrini e conquistatori, acqui-
stavano o rubavano reliquie trafugandole in Occidente ove diveniva-
no oggetto di commercio.
Durante il periodo delle crociate innumerevoli sono le reliquie dei
santi trasportate dall’Oriente in Occidente. Con la caduta di Costan-
tinopoli, di Antiochia e Gerusalemme, i latini portarono vi molte re-
liquie poi rivenduti ai propri connazionali. In questo periodo le cata-
combe di Roma subirono danni catastrofici nella ricerca di tali reli-
quie; tale situazione li spinge a costruire tombe per mettere altre re-
liquie degli Apostoli ed Evangelisti, per sfuggire all’ira dei pirati e de-
gli altri anticristiani.
Tra le taumaturgiche (miracolose) reliquie e le tombe c’erano an-
che quelle dei santissimi Apostoli ed Evangelisti, come sant’Andrea, i
santi Pietro e Paolo, san Luca Evangelista ed altri uomini di Dio sa-
crificatisi per diffondere e difendere la fede in Cristo.
San Gregorio il Teologo628, mentre parla contro Giuliano, egli per
primo fa memoria del martirio di san Luca, invece sulla traslazione
639. Efes. 1, 10 (realizzare nella pienezza dei tempi il disegno, cioè "àÓ·ÎÂÊ·-
Ï·ÈÒÛFË Ù¿ ¿ÓÙ· âÓ Ùˇá XÚÈÛÙˇá, Ù¿ â› ÙÔÖ˜ ÔéÚ·ÓÔÖ˜, η› Ù¿ â› Ùɘ Áɘ").
640. Galat. 4,4.
641. Ebrei 3,1.
642. Ap. 21,14.
643. Atti, 20,28.
644. Atti, 15,22.
170 † Metropolita Gennadios
645. I Patriarchi dell’Oriente, nel 1848, così hanno risposto al Papa Pio IX:
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 171
"Presso noi né Patriarchi, né Sinodi hanno potuto introdurre nuove cose, perché il
protettore della religione è lo stesso corpo della Chiesa, cioè lo stesso popolo, che
vuole la sua religione eternamente integra ("àÌÂÙ¿‚ÏËÙÔÓ") e "ïÌÔÂȉ¤˜" a quello
dei suoi padri" (G. Karmiris, Bã, 920).
646. Giovanni 14,17; 15,26; 16,30.
647. I Timot. 3,15.
648. Matteo 28,20.
649. Giovanni 14, 16-17.
PARTE Iππ
L’AMORE EVANGELICO
E LA CARITÀ
SECONDO I SANTI PADRI
CAPITOLO PRIMO
L’AMORE EVANGELICO
“Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fra-
telli più piccoli l’avete fatto a me”650. “Non c’è più giudeo nè greco,
non c’è più schiavo nè libero, non c’è più uomo nè donna poiché tut-
ti voi siete uno in Cristo Gesù”651.
Questi versetti sono veramente meravigliosi per la nostra vita quo-
tidiana e molto bene hanno pensato che queste parole racchiudono la
sostanza del Vangelo.
Dio si manifestò a noi come Amore chiedendo a noi di impostare
la nostra vita sull’amore; questo amore che chiede Gesù è la carità vi-
cendevole; questo è l’insegnamento che raccomanda il nostro Salva-
tore.
È un comandamento in verità nuovo, divino, eterno, è salvezza e
acquisto del Regno di Dio; l’amore è potenza invincibile, potenza che
supera la morte.
Amore, secondo Gesù Cristo, significa amare ed abbracciare ogni
uomo con i suoi dolori, con le sue gioie, con le sue prove, con i suoi
problemi. Allora, l’uomo deve vincere da una parte le sue passioni
(egoismo, gelosia, odio, fanatismo, ecc.) e dall’altra parte vivere una
nuova vita rivoluzionaria; così vivendo ha una lotta in se stesso la qua-
le deve essere vittoriosa, ed ancora è necessario dimostrare “vita
evangelica”, vivere la parola evangelica, perchè soltanto così amiamo
Introduzione
L’uomo di oggi trapassa una tremenda crisi spirituale, sociale e
umana. Le diverse forme dell’umanesimo - antropocentrico che sono
state presenti nel passato, con la decisiva speranza che lo salvavano
dalla schiavitù dei dogmi e lo conducevano in una ideale spiritualità e
morale prosperità, non sono purtroppo riuscite a contribuire a tale
mèta; anzi, al contrario, l’hanno guidato a nuove forme di schiavitù,
alla negazione di ogni senso e logica. Il “super - uomo”è dimostrato,
in verità, debolissimo, possiamo dire “nulla”e così “l’umanesimo an-
tropocentrico”non ha voluto guardare e riconoscere l’uomo come
“Icona di Dio”; di conseguenza, lui ha cessato di essere Personalità ,
con dignità e prestigio, vuoto di spiritualità e di ideali di solidarietà,
pace, rispetto e umanità.
I santi Padri della Chiesa Indivisa, con la loro dottrina dignitosa e
umana sulla Carità, aiutano l’uomo, non soltanto a risolvere i suoi dif-
ficili problemi, e prevedere i futuri pericoli e difendersi da loro, ma
anche insegnano come ricercare a trovare la vera beatitudine, la vera
unità con il nostro Salvatore Cristo risorto che è la Carità, la Verità e
la Vita eterna.
affascinante per i santi Padri della Chiesa sia in Oriente che in Occi-
dente, da loro esaminato e sviluppato in profondità.
Infatti, la riflessione sul tema della Carità nel corso del IÆ Millen-
nio e la loro vita quotidiana, che puỒ coltivare e preparare la perfetta
unione con Dio, li fa diventare, tramite di essa, “figli di Dio”664, e co-
sì , acquistano la beatitudine e la vita eterna. Sono fieri di trasmette-
re questa divina realtà al mondo per renderlo pacifico, prospero e ca-
ritatevole, perché l’uomo trovi la sua salvezza.
Molte volte verità preziose, riguardo l’uomo e la sua vita, sono sta-
te considerate come buon successo dei tempi moderni, anzi come idee
dei filosofi e dei poeti.
E’ un fatto incontrastabile che molte verità –diversi messaggi di vi-
ta– sono stati stabiliti diversi secoli prima dell’epoca del Rinascimen-
to e del Neo-Umanesimo. Non soltanto i grandi e sapienti Vescovi
greci della Cappadocia, innanzitutto san Giovanni Crisostomo, ma
anche i semplici Padri del Deserto665 hanno stabilito, con chiarezza e
sicurezza, che il vero umanesimo non è soltanto la conoscenza degli
antichi scrittori, ma la civiltà dell’anima, la sua istruzione spirituale e
morale, la sua serenità interiore che concede fede, forza e intelligen-
za per il bene e l’interesse del suo vicino. Dunque, in altre parole, il
Deserto cristiano del IV secolo ha sviluppato l’accoglienza, l’ospitali-
tà, e la protezione dell’anima umana per fare arrivare alle altezze del-
la spiritualità divina e l’umanità perfetta. In generale l’amore – la ca-
rità – in favore del suo fratello. San Gregorio il Teologo afferma: “Lo
zelo è fervido, lo spirito quieto, la carità filantropica … la carità colle-
ga e non lascia sparire il bene che esiste nel nostro animo …”666.
È vero che essi, con umiltà e preghiera, vivono questa beata situa-
zione quotidianamente, insegnando la civiltà dell’amore: l’amore per
ogni creatura di Dio, la sua partecipazione al dolore dell’altro, il suo
aiuto per il bisognoso667.
per l’anima che ama Dio, tutte queste passioni sono, in verità, estra-
nee”672.
Andando avanti per illustrare questo importantissimo aspetto del-
la nostra esistenza, i santi Padri della Chiesa approfondiscono in mo-
do particolare il tema della Carità.
Abbiamo così : 1. l’Amore lodevole, 2. l’Amore naturale o neutro
e 3. l’Amore biasimevole.
Ascoltiamo alcune affermazioni di san Massimo il Confessore:
“Gli uomini si amano l’uno l’altro per cinque ragioni:
1. per amore di Dio, come avviene quando il virtuoso ama tutti gli
uomini;
2. per amore naturale, come i genitori amano i figli e viceversa;
3. per vanità, quando una persona viene elogiata; essa ama chi la
elogia;
4. per avidità, quando l’avido ama il ricco, perché ne riceve del da-
naro;
5. per amore del piacere, quando ama la persona che soddisfa il
suo piacere carnale.
Malgrado tutto ciỒ, come possiamo dimenticare una sua osserva-
zione, così acuta e significativa? Egli osserva che la Carità è univer-
sale e non ha come oggetto “le cose umane”, bensì “l’uomo”; “ama
tutti gli uomini”, “non ama nulla che sia in contatto con le cose uma-
ne”673.
La Carità a favore del nostro prossimo si collega immediatamente
al nostro amore per Dio stesso: “Chi ama Dio non può che amare
ogni uomo come se stesso”674.
Nel discorso XXXII di Gregorio il Teologo abbiamo quanto segue:
“pure san Paolo desidera riconoscerci dal Signore per mezzo del no-
stro amore nei confronti del Signore, e con la nostra conoscenza, in-
vece, siamo istruiti; anzi considera che questa via sia preferibile per la
675. PG 35,848 B.
676. San Massimo il Confessore, Ibidem, 71 A.
677. Colossesi 3,11; San Massimo il Confessore, Ibidem,30 B, 49 B.
186 † Metropolita Gennadios
680. Ibidem, 19 D.
681. Ibidem, 90 G.
682. Ibidem, 27 D.
188 † Metropolita Gennadios
683. Ibidem, 32 D.
684. Ibidem, 98 D.
685. Ibidem, 98 D.
686. Discorso 13; PG 35, 1136 A.
687. PG 35, 1136 A.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 189
Come ripetono i santi Padri, ecco l’unica via, l’unica verità, l’unica
vita che deve nuovamente rinnovare oggi l’uomo, in modo particola-
re il cristiano.
La Carità unisce non solo i cristiani, ma tutti i popoli del mondo.
Umilmente credo, come tutti i vescovi, di pregare ed ammirare i
santi Padri della Chiesa per i loro messaggi di amore e di speranza che
trasmettono all’uomo, per la sua serenità e felicità interiore, che è una
risorsa inesauribile per risolvere i difficili problemi e le pericolose dif-
ficoltà che incontrano nel corso della vita. L’unica speranza di unire
gli uomini, realizzare la volontà di Dio “Che tutti siamo una sola co-
sa”è la Carità, che può unire tutti gli uomini, anzi operare autentici
miracoli per la prosperità e salvezza degli uomini.
Con la Carità, che propongono i santi Padri della Chiesa Unita del
I Millennio, come unica speranza per l’unità del mondo, riusciremo a
sconfiggere il male, la calunnia, l’ingiustizia, la povertà, il fanatismo,
l’odio ed ogni genere di malvagità e disumanità,le pericolose guerre,
che distruggono vite appartenenti a Dio.
La Carità, come un tesoro inesauribile di speranza per la reale fe-
licità dell’uomo e la sua unità con il suo Salvatore Cristo Risorto, crea
ed inaugura per i nostri tempi una nuova Morale per la società, che
può realizzare la riconciliazione, la fratellanza e la pace nel mondo.
Da non dimenticare che essa può cambiare la vecchia mentalità, vin-
cere l’incomprensione, i contrasti, gli scontri e far acquistare la liber-
tà e lo spirito di Cristo, per ricordare che l’uomo è “icona di
Dio”(“immagine di Dio”).
Qui appunto troviamo la Carità. Tutti abbiamo la stessa origine, lo
stesso creatore e lo stesso Salvatore. I comuni santi Padri della Chie-
sa Una, Santa, Cattolica ed Apostolica ci chiamano a diventare se-
guaci di questa nuova Morale della Carità per la società ed offrire il
nostro continuo servizio, il nostro genuino entusiasmo, perché è, per
i nostri tempi, l’unica divina speranza che noi siamo chiamati a rea-
lizzare veramente nel mondo, una garanzia di immortalità, che assi-
cura all’uomo la libertà ed il diritto di vivere felice, pacifico ed unito
a suo fratello.
190 † Metropolita Gennadios
LA PACE,
LA PREGHIERA E L’UNITÀ
no, ma anche pace per tutto il mondo, unità per tutto il genere uma-
no.
La Chiesa, infatti, custodisce questo modo con la sua solenne pre-
ghiera di “Deisis”(la concreta preghiera dell’ininterrotta intercessio-
ne), la quale si unisce alla Preghiera di Theotokos, cioè di Maria, la
quale nella iconografia della Chiesa Ortodossa appare presso il trono
di Cristo in umile ed intensa preghiera per la salvezza del mondo.
Come abbiamo visto, attraverso la vita monastica, possiamo entra-
re nel cuore della Chiesa Ortodossa; possiamo, ammirare questi pre-
ziosi e benedetti doni,la pace, la preghiera e l’unità come realtà più
sentite.
Particolarmente con la vita Liturgica, grazie alla quale la richiesta
della Pace, della “Shalom”biblica, che è la perfetta comunione con
Dio e con i fratelli, è veramente tipica della Liturgia Bizantina.
La preghiera “Irinika”, o litania della Pace, è l’inizio della pre-
ghiera di intercessione della Liturgia di san Giovanni Crisostomo, ar-
civescovo di Costantinopoli, che viene celebrata quotidianamente.
“Per la pace che viene dall’alto, per la pace del mondo intero, per la
saldezza delle Sante Chiese di Dio e l’unione di tutti, preghiamo il Si-
gnore…”. Ecco la pace Liturgica. Ecco l’impegno della Chiesa. Ecco
il dono altissimo implorato per le Chiese e per il mondo, senza esclu-
sioni.
Portiamo qui il pensiero teologico del grande Liturgista Nicola Ca-
basilas, laico del XIV secolo, riguardo la preghiera “Irinika”, (litania
della Pace): “Dicendo Pace, il celebrante non intende soltanto che noi
dobbiamo stare in pace gli uni con gli altri, ma intende soprattutto la
pace con noi stessi, la sola in virtù della quale il nostro cuore non ci
condanna”691. E continua così : “Grande è l’utilità di questa Pace: Es-
sa ci è di assoluta necessità; infatti, uno spirito agitato non potrà mai
mettersi in rapporto con Dio. Come la pace stabilisce l’unità tra mol-
ti, così l’agitazione divide l’uomo in molti… Ecco perché ci è pre-
692. Ibidem.
693. Ibidem.
194 † Metropolita Gennadios
703. PE p. 81.
704. PE pp. 386 e 396.
705. PE pp. 218.
Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa 197
venute all’esistenza non trovò nulla che potesse valere quanto quella
pace e quella riconciliazione di cui andava in cerca, egli fece un’altra
nuova creazione: il suo sangue, e non appena l’ebbe versato, subito di-
venne riconciliato e principe della pace. Dunque, per condurre bene
la propria vita, gli adoratori di quel sangue non possono attribuirsi al-
tro dovere che quello di essere artefici di riconciliazione e di pace fra
gli uomini”707, di “una pace profonda ed inalienabile per il mondo in-
tero affinché tutti possiamo trascorrere una vita quieta e tranquilla in
tutta pace e santità”708.
Vorrei citare a questo punto un uomo di pace, forgiato dalla espe-
rienza della Liturgia di san Giovanni Crisostomo e di san Basilio, o
ancora dalla esperienza delle altre antiche Liturgie Bizantine, dalle
quali scaturisce l’impegno della preghiera ardente e continua per la
pace e dell’unità. Quest’uomo fu il Patriarca Ecumenico di Costanti-
nopoli Atenagora, il quale così si esprimeva nelle sue confidenze a
Olivier Clément, come un figlio di Dio che ha raggiunto la pace e la
trasmette: “Nulla mi turba. Nulla mi può turbare. Nelle sofferenze,
nelle vicissitudini ci rimane la nuda certezza che Dio ci ama di un
amore infinito; ci rimane il sangue di Cristo, la tenerezza della Tutta
Pura (la madre di Dio). … Nei momenti di smarrimento la sua fede
viene in soccorso alla nostra. La sua mansuetudine dissolve la nostra
amarezza. Conosco i momenti in cui il timore ci sfugge di mano, la-
sciandoci incapaci di agire. In quegli istanti mi arrendo profonda-
mente, mi sprofondo nella fiducia, con tutto il peso della mia impo-
tenza. E la pace viene a me quella pace che è dono di Dio e che su-
pera ogni intendimento”709.
Quale è il segreto di questa pace? Il Patriarca Atenagora dà la ri-
sposta, così semplice e chiara: “I poveri in spirito sono coloro che
hanno cessato di vedere nel loro “io”individuale o collettivo il centro
del mondo, per vederlo in Dio e nel prossimo. Si spogliano di ogni co-
sa, di se stessi al limite. E ricevono, momento per momento la loro
esistenza da Dio come una grazia”710.
Di questa grazia divina, di questi doni meravigliosi si è dotata Sua
Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, il Vertice del mondo
Ortodosso, il quale, continuando il sereno “Cammino di Amore, Pa-
ce ed Unità”, visita i vetusti Patriarcati dell’Oriente Ortodosso, come
pure i nuovi Patriarcati e le altre Chiese Ortodosse Locali, comuni-
cando con i popoli e le loro autorità, religiose e politiche, e portando
dall’una parte i messaggi di Amore, di Pace e di Unità, e dall’altra i
messaggi di Fede e di Speranza. Particolarmente il Patriarca Ecume-
nico è vicino ai popoli che soffrono dalla terribile guerra che sparge
morte, lutto, povertà, distruzione, e tanti altri mali, dimostrando con
serietà, dignità e saggezza il suo ruolo ed i suoi sforzi, la sua respon-
sabilità, tendenti al consolidamento della pace nel mondo, la cessa-
zione delle guerre, per il rispetto dell’uomo, della sua libertà al fine di
vivere degnamente, per avere la vera prosperità, perché l’uomo è
creatura di Dio.
Così , la gloriosa Madre Chiesa di Costantinopoli, con il Suo infa-
ticabile, prudente e saggio Patriarca Bartolomeo I, continua a tra-
smettere i suoi illuminati messaggi ai popoli, alle nazioni, ai credenti
e non credenti, da una parte incoraggiando ed animando loro, e dal-
l’altra confessando, con devozione e fedeltà, la grande verità che “il
comune Padre di tutti, Dio, è padre di amore, di misericordia e di per-
dono. È Dio di Resurrezione”.