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Indice
1 PREMESSA ............................................................................................................................................ 2
2 NORMATIVE DI RIFERIMENTO ............................................................................................................ 2
3 DOCUMENTI DI RIFERIMENTO ............................................................................................................ 3
4 INQUADRAMENTO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO E IDROGEOLOGICO GENERALE .......... 4
5 CLASSIFICAZIONE SISMICA (MACROZONAZIONE) DELL’AREA INTERESSATA DALLA NUOVA
INFRASTRUTTURA.......................................................................................................................................... 4
6 DEFINIZIONE DELLA CATEGORIA DEL SUOLO DI FONDAZIONE (MICROZONAZIONE) ............. 8
6.1 DATI DI BASE ......................................................................................................................................... 8
6.2 STRATIGRAFIA DEI TERRENI .................................................................................................................... 8
6.3 RISULTATI INDAGINI GEOFISICHE ............................................................................................................. 9
6.4 CATEGORIA DEL SUOLO DI FONDAZIONE ................................................................................................ 14
7 PERICOLOSITA’ SISMICA DELL’AREA INTERESSATA DAL TRACCIATO E DALLE OPERE
PRINCIPALI DELLA NUOVA PEDEMONTANA PIEMONTESE E DEFINIZIONE DELLO SPETTRO DI
RISPOSTA ELASTICO ................................................................................................................................... 16
7.1 PERICOLOSITA’ SISMICA ....................................................................................................................... 16
7.2 AZIONE SISMICA LOCALE E SPETTRO DI RISPOSTA ELASTICO DELL’AREA PERCORSA DALLA NUOVA
INFRASTRUTTURA ........................................................................................................................................... 30
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1 Premessa
La presente relazione è finalizzata a definire gli elementi sismici per il Progetto Preliminare della nuova
Pedemontana Piemontese, un sistema autostradale che raccorda le Autostrade A4 (Torino-Milano) e A26
(Voltri-Arona), via Biella. In particolare si è proceduto ad illustrare la sismicità dell’area ed a fornire una
caratterizzazione sismica preliminare dei terreni di fondazione interessati dal tracciato e dalle opere principali
con le seguenti finalità:
• macrozonazione sismica dell’area attraverso l’individuazione delle zone sismiche dei comuni attraversati
dalla nuova infrastruttura autostradale ai sensi dell’OPCM n.3274 del 20 marzo 2003 come recepita
dalla D.g.r. n°61/1107 del 17 novembre 2003;
• definire la categoria del suolo di fondazione lungo il tracciato (microzonazione) attraverso i profili di
velocità ottenuti con le prove geofisiche in sito e con i valori NSPT misurati nei sondaggi geognostici,
secondo quanto specificato al paragrafo 3.2.2 del D.M. 14 gennaio 2008 - “Nuove norme tecniche per le
costruzioni”;
• caratterizzare la pericolosità sismica dell’area mediante l’individuazione dei parametri ag (accelerazione
orizzontale massima del terreno) e dell’Intensità macrosismica Imax;
• definire per ogni comune i parametri spettrali che definiscono lo spettro di risposta elastico di riferimento
in accelerazione Se(T), dai quali viene poi ricavato dal progettista lo spettro di progetto Sd(T)
caratteristico del tipo d’opera seguendo le modalità riportate nel D.M. 14 gennaio 2008.
La prima fase ha pertanto comportato una ricerca bibliografica per l'acquisizione della documentazione
scientifica e tecnica relativa all'area, la consultazione dei documenti ed elaborati prodotti dai Servizi Tecnici
della Regione Piemonte, delle Province di Vercelli, Biella e Novara, la raccolta dati e le informazioni
provenienti dagli studi geologici allegati ai PRG dei territori comunali interessati dal tracciato e, per quanto
riguarda la pericolosità sismica dell’area, si è fatto riferimento alle mappe ed ai dati pubblicati dal Gruppo
Nazionale per la Difesa dei Terremoti GNDT, dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia INGV e dal
CNR Istituto Nazionale di Geofisica. L’elenco dei documenti consultati è riportato al capitolo 8 in coda al
presente rapporto.
2 Normative di riferimento
• D.M. 14 gennaio 2008 - “Nuove norme tecniche per le costruzioni”
2
• Circolare 2 febbraio 2009 n.617 C.S.LL.PP. - “Istruzioni per l’applicazione delle Nuove norme tecniche
Pag.
• OPCM n.3274 del 20 marzo 2003 - “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione
sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zone sismiche”
• D.g.r. n°61/1107 del 17 novembre 2003 - “Prime disposizioni in applicazione dell'Ordinanza della
Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20/03/2003 'Primi elementi in materia di criteri generali
per la classificazione sismica del territorio e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica'',
pubblicata sul B.U.R. n. 48 del 27 novembre 2003, (in allegato elenco dei Comuni Piemontesi,
classificati in zona 2 e 3)
• D.g.r. n°64/11402 del 23 dicembre 2003 - Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 20 marzo
2003, n. 3274 'Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio
nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica' Disposizioni attuative dell'articolo 2',
pubblicata sul B.U.R. n. 53 del 31 dicembre 2003, (sono individuati gli edifici e le opere di carattere
strategico e quelle rilevanti)
• Circolare Presidente Giunta regionale del 27 aprile 2004 n.1/DOP - D.G.R. 61-11017 del 17/11/03
(Prime disposizioni in applicazione dell’ordinanza del P.C.M. n.3274 del 20/02/2003 recante primi
elementi in materia di criteri generali per classificazione sismica del territorio e di normative tecniche per
costruzioni in zona sismica) - Indicazioni procedurali da adottare per le zone sismiche 2, 3 e 4.
3 Documenti di riferimento
Relazione geologica
Relazione geotecnica
Relazione sulle indagini geologiche e geotecniche
Elaborati grafici:
Il tracciato autostradale in progetto si sviluppa nella zona occidentale della Pianura padana in
corrispondenza della’Alta Pianura Piemontese interessando il settore centro-occidentale della pianura
vercellese e quello del Biellese meridionale. Il contesto geologico regionale nel quale è inserita l’area in
esame è compreso nel Foglio 43, Biella della Carta Geologica d'Italia, a scala 1:100.000. L’area interessata
dal progetto insiste sui depositi fluviali, fluvioglaciali e glaciali del quaternario, sia di età pleistocenica, che di
età olocenica (alluvioni antiche, recenti ed attuali dei principali corsi d’acqua). Il settore di pianura in esame
risulta delimitato a nord dai rilievi delle Alpi meridionali e ad ovest dalle cerchie moreniche più esterne
dell’anfiteatro morenico d’Ivrea.
La morfologia attuale della pianura è il risultato dell’alternarsi di fenomeni di accumulo e di erosione che si
sono verificati durante il Quaternario, in relazione alle fasi di espansione e di ritiro del ghiacciaio balteo della
Valle d’Aosta (Carraro et al., 1970). Dal punto di vista geomorfologico gli elementi principali che
caratterizzano l’area percorsa dalla nuova autostrada sono pertanto legati alla dinamica dei corsi d’acqua
(superfici terrazzate sopra descritte, orli di terrazzo morfologico inattivi, scarpate di erosione fluviale attivi).
Ulteriori elementi di significato geomorfologico sono costituiti dalle diverse forme di origine antropica, fra le
quali particolare rilevanza assumono le numerose aree di attività estrattiva, sia dismesse che attive.
La pianura vercellese e quella biellese sono caratterizzate dalla presenza di acquiferi porosi, contraddistinti
da una forte disomogeneità e anisotropia. Gli acquiferi più sfruttati interessano i depositi fluviali e
fluvioglaciali di età quaternaria che ospitano una falda di tipo freatico e i depositi villafranchiani sottostanti
contenenti falde confinate o semiconfinate.
Con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3274 del 20 marzo 2003 recante “Primi elementi
in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per
le costruzioni in zona sismica” è stata introdotta una nuova classificazione sismica del territorio nazionale
articolata in 4 zone a diverso grado di sismicità espresso dal parametro ag = accelerazione orizzontale
massima convenzionale su suolo di categoria A.
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I valori convenzionali di ag, espressi come frazione dell’accelerazione di gravità g, da adottare in ciascuna
delle zone sismiche del territorio nazionale sono riferiti ad una probabilità di superamento del 10% in 50 anni
ed assumono i valori riportati nella tabella sottostante.
Zona Valore di ag
1 0.35g
2 0.25g
3 0.15g
4 0.05g
Più precisamente, sono stati individuati 209 comuni, suddivisi in tre gruppi, di cui il maggiore nella parte
centro-sud-occidentale della regione e altri due minori a nord e a sud-est. In particolare sono classificati in
zona due 41 Comuni, (40 in provincia di Torino, 1 in provincia di Cuneo, già individuati nel Decreto del
Ministero dei Lavori Pubblici del 4 febbraio 1982), mentre nella zona tre che, secondo la nuova
classificazione è considerata debolmente sismica, entrano 168 comuni (59 in provincia di Cuneo, 46 in
provincia di Alessandria, 40 in provincia di Torino e 23 in provincia di Verbania). Gli altri restanti 1000
comuni sono classificati in zona 4, a bassa sismicità.
Come visualizzato nella Tabella 1 sotto riportata tutti i comuni interessati dal tracciato della nuova
Pedemontana Piemontese appartenenti alle province di Vercelli, Biella e, limitatamente al tratto finale, alla
provincia di Novara ricadono in zona sismica 4.
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Santhià (Vc) 4
Cavaglià (Bi) 4
Dorzano (Bi) 4
Salussola (Bi) 4
Verrone (Bi) 4
Cerrione (Bi) 4
Benna (Vc) 4
Candelo(Bi) 4
Biella (Bi) 4
Valdengo (Bi) 4
Cossato (Bi) 4
Lessona (Bi) 4
Masserano (Bi) 4
Brusnengo (Bi) 4
Roasio (Vc) 4
Gattinara (Vc) 4
Ghemme (No) 4
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Fig. 1
Classificazione sismica del Piemonte (OPCM n.3274 del 20.03.2003)
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La categoria del suolo di fondazione lungo il tracciato è stata definita, secondo quanto specificato al punto
3.2.2 del D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove norme tecniche per le costruzioni”, sulla base del valore di Vs30
(velocità equivalente delle onde di taglio nei primi 30 m del sottosuolo) determinata con le prove geofisiche,
e con i valori di NSPT ricavati dalle prove eseguite nei sondaggi geognostici.
Sulla base dei sondaggi e delle prove geofisiche l’assetto litostratigrafico del sottosuolo interessato dal
tracciato autostradale è rappresentato da terreni di origine alluvionale e fluvioglaciale costituiti al di sotto di
uno strato superficiale di copertura vegetale e/o di riporto, da alternanze di ghiaie, sabbie e argille. In
particolare si possono distinguere le seguenti tipologie litologiche:
• n. 4 prove geosismiche superficiali MASW Multichannel Analisis of Surface Waves, di cui due (SS1,
SS2) in sponda sinistra del F. Sesia e due in sponda destra (SS3, SS4);
• n. 2 prove geosismiche in foro Down-hole in corrispondenza dei sondaggi S4 e S16
L’ubicazione delle suddette indagini è riportata sugli elaborati “Planimetria con classificazione sismica del
territorio” e “Carta geologica”.
Il metodo d’indagine geofisica superficiale impiegato per la misura dei profili velocità-profondità delle onde di
compressione P e delle onde di taglio S è la tecnica di prospezione sismica a rifrazione. Nel metodo in
questione viene considerata la rifrazione, in corrispondenza di interfacce sepolte che separano mezzi in
differenti condizioni di densità, di onde elastiche generate artificialmente in superficie. Sempre presso la
superficie vengono disposti - a distanza reciproca nota e normalmente costante -particolari sensori, chiamati
geofoni, in grado di avvertire la perturbazione propagatasi nel terreno a seguito della generazione dell’onda
elastica; i geofoni traducono la sollecitazione in un segnale elettrico ed attraverso un cavo multipolare
trasferiscono quest’ultimo ad uno strumento di registrazione (sismografo multicanale). Il sismografo
digitalizza i segnali ricevuti dai geofoni e registra i “sismogrammi” sotto forma di files. I tempi impiegati dagli
impulsi elastici per percorrere, in via diretta o attraverso fenomeni di rifrazione, lo spazio compreso tra il
punto sorgente ed i geofoni sono graficati su diagrammi (dromocrone) nei quali risultano leggibili le posizioni
dei singoli geofoni in ascisse (proiettate sul piano orizzontale) ed i tempi - espressi in millesimi di secondo -
in ordinate. Dalle dromocrone possono essere ricavate analiticamente le velocità reali di propagazione dei
fronti d’onda degli impulsi sismici alle varie profondità.
Le velocità sismiche sono generalmente proporzionali al grado di densità dei terreni entro i quali la
perturbazione elastica si propaga e, nel caso di ammassi rocciosi, possono essere indicative delle condizioni
geomeccaniche degli stessi. I valori delle velocità così ottenuti, unitamente ai tempi - intercetta, alla
pendenza delle curve in dromocrona ed alle variazioni di tempo sulle stesse, sono utilizzati per il calcolo
dello spessore dei singoli livelli rifrangenti fino alla massima profondità consentita dalla geometria dei
rispettivi sviluppi. Note le velocità sismiche delle onde di compressione e di taglio entro i singoli livelli
9
rifrangenti e la variazione degli spessori degli orizzonti sismici al di sotto dello sviluppo della stesa può
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Il metodo “down-hole” prevede il posizionamento di strumenti riceventi (idrofoni, geofoni triassiali) all’interno
di un foro di sondaggio preventivamente condizionato con idoneo rivestimento in PVC φ = 80 mm cementato
e dotato di chiusura di fondo, e la generazione di energia sismica in superficie in prossimità del boccaforo.
Scopo dell’indagine “down-hole” è l’individuazione delle variazioni di velocità dei fronti d’onda elastici (onde
“p” ed “s”) lungo la verticale di perforazione ed in un suo immediato intorno, al fine di ottenere informazioni
supplementari sulle condizioni fisico-meccaniche dei terreni. Nel caso specifico è stata focalizzata
l’attenzione sulla propagazione delle onde sia di compressione che di taglio per ricostruire le relative
“colonne di velocità”. L’unità di registrazione è costituita da un sismografo OYO McSeis 170F a 24 canali con
memorizzazione incrementale dei segnali per ogni traccia. Il metodo “down-hole” consente di evidenziare
fenomeni di inversione di velocità lungo la verticale che non potrebbero essere individuati attraverso le
classiche metodologie sismiche a rifrazione dalla superficie.
Nelle sezioni sismostratigrafiche riportate nelle Figure dalla 2 alla 9 sono visualizzati i profili di velocità delle
onde di compressione Vp e di taglio VS nelle prove SS1, SS2, SS3 ed SS4. Nella Figura 10 è riportato
l’andamento delle Vp e Vs con la profondità ricavato dal down-hole eseguito nel sondaggio S16.
Figura 2 - Sezione sismostratigrafica SS1 (onde P) eseguita nelle vicinanze del sondaggio S17
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Figura 3 - Sezione sismostratigrafica SS1 (onde S) eseguita nelle vicinanze del sondaggio S17
Figura 4 - Sezione sismostratigrafica SS2 (onde P) eseguita nelle vicinanze del sondaggio S17
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Figura 5 - Sezione sismostratigrafica SS2 (onde S) eseguita nelle vicinanze del sondaggio S17
Figura 6 - Sezione sismostratigrafica SS3 (onde P) eseguita nelle vicinanze del sondaggio S16
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Figura 7 - Sezione sismostratigrafica SS3 (onde S) eseguita nelle vicinanze del sondaggio S16
Figura 8 - Sezione sismostratigrafica SS4 (onde P) eseguita nelle vicinanze del sondaggio S16
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Figura 9 - Sezione sismostratigrafica SS4 (onde S) eseguita nelle vicinanze del sondaggio S16
Considerando i valori di Vs misurati nelle prove geofisiche ed i valori di NSPT misurati nei sondaggi
geognostici si evince che i terreni interessati dalle opere, fatto salvo per lo strato di terreno vegetale da
asportare prima della costruzione delle stesse, appartengono alle categorie B e C del suolo di fondazione,
definite dal D.M. 14 gennaio 2008 come segue:
SUOLO B: Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina molto
consistenti, con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà
meccaniche con la profondità e da valori di Vs30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero NSPT,30 > 50 nei
terreni a grana grossa e cu,30 > 250 kPa nei terreni a grana fine).
SUOLO C: Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente
consistenti, con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà
meccaniche con la profondità e da valori di Vs30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15 < NSPT,30 < 50
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nei terreni a grana grossa e 70 < cu,30 < 250 kPa nei terreni a grana fine).
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Figura 10 - Velocità delle onde P ed S nel Down-Hole eseguito nel sondaggio S16
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La sismicità del territorio è legata alla presenza di attività neotettonica intendendo con questo termine i
movimenti tettogenetici relativi al periodo compreso tra il Pliocene e l’attuale (cioè negli ultimi 5,2 milioni di
anni). Si possono distinguere movimenti neotettonici lineari che si sviluppano lungo superfici di discontinuità
preesistenti (faglie o superfici di sovrascorrimento) e movimenti neotettonici areali che determinano
sollevamenti e/o abbassamenti differenziali.
Nella Carta Neottettonica d’Italia, 1983 (realizzata da C.N.R. “Progetto finalizzato geodinamica” –
“Sottoprogetto Neotettonica”) visualizzata nella Fig.11 l’intero territorio interessato dal tracciato della nuova
pedemontana piemontese ed in particolare l’alta pianura biellese e vercellese, appartiene all’area 5c
interessata da modesti abbassamenti nel Pliocene Inferiore, seguiti da deboli a moderati sollevamenti nel
Pliocene medio-superiore e nel Quaternario.
La pericolosità sismica è lo strumento di previsione delle azioni sismiche attese in un certo sito su base
probabilistica. Più precisamente è la probabilità che un valore prefissato di pericolosità, espresso da un
parametro di moto sismico al suolo (ad esempio l’accelerazione massima) o da un grado di intensità
macrosismica, venga superato in un sito dato (o in un insieme di siti) entro un dato periodo di tempo. La
pericolosità sismica può essere pertanto rappresentata attraverso due indicatori:
Per quanto attiene la definizione della pericolosità sismica attraverso l’accelerazione orizzontale massima
del terreno ag nel 2004 è stata elaborata la nuova mappa di pericolosità sismica del territorio italiano (Figura
12). In particolare la mappa definisce localmente i livelli di accelerazione massima su suolo roccioso (suolo
di categoria A, Vs30 >800 m/s) con una probabilità di eccedenza pari al 10% in 50 anni, ovvero un periodo di
ritorno pari a 475 anni. Con riferimento al suddetto elaborato i territori comunali percorsi dal nuovo tracciato
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autostradale ricadono in un’area caratterizzata da un valore di ag compreso tra 0.025g e 0.050g. Questa
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• sulla “carta di zonazione sismogenetica del territorio italiano ZS9” (Figura 13);
• sull’uso di relazioni di attenuazione (Ambrayses et al., 1996; Sabetta e Pugliese, 1996) modificate per
tenere conto dei meccanismi di fagliazione prevalenti nelle diverse ZS, secondo i fattori correttivi
determinati da Bomber et al. (2003);
• sull’approccio probabilistico alla Cornell per ricostruire la storia sismica di un sito;
• su una struttura ad albero logico che tenga conto delle principali alternative decisionali, quali la relazione
di attenuazione adottata, la modalità di valutazione dei periodi di completezza del catalogo, il calcolo dei
tassi di sismicità, la magnitudo massima per le diverse ZS.
Fig. 11
Stralcio Carta Neotettonica d’Italia, 1983
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Nel nuovo modello sismogenetico usato in Italia, la cosidetta zonazione ZS9, il territorio italiano è stato
suddiviso in 36 diverse zone, numerate da 901 a 936, più altre 6 zone, identificate con le lettere da “A” a “F”
fuori dal territorio nazionale (A-C) o ritenute di scarsa influenza (D-F). Per ogni zona sismogenetica,
caratterizzata da una propria sismicità, è stata effettuata una stima della profondità media dei terremoti e del
meccanismo di fagliazione prevalente. Si è valutato inoltre il grado d’incertezza nella definizione dei limiti
delle zone.
Il territorio regionale piemontese è sede di attività sismica, modesta come intensità, ma notevole come
frequenza. Con riferimento alla Fig. 13 considerando la regione da nord a sud una prima zona
sismogenetica coincide col Vallese, indicata col codice 902. Il maggior numero di terremoti si distribuisce
prevalentemente lungo l'arco alpino occidentale, secondo due direttrici principali: una (zona 908) segue la
direzione dell'arco alpino nella sua parte interna, in corrispondenza del massimo gradiente orizzontale della
gravità; l'altra (zona 909) risulta più dispersa e segue l'allineamento dei massicci cristallini esterni, in
corrispondenza del minimo gravimetrico lungo il versante francese; le due direttrici convergono nel Cuneese,
mentre verso la costa si nota una maggiore dispersione che interessa il Nizzardo e l'Imperiese (zona 910).
Un'ulteriore area di attività sismica per il Piemonte è costituita dall'estremità settentrionale degli Appennini
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Figura 12
Mappa di pericolosità sismica del territorio italiano (2004)
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Figura 13
Zonazione sismogenetica del territorio italiano, ZS9
(Gruppo di Lavoro, 2004)
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Per avere una quadro completo della pericolosità sismica è necessario considerare anche il secondo
parametro, ossia l’intensità macrosismica. L'intensità macrosismica (MCS) rappresenta, in un certo senso le
conseguenze socio-economiche di un evento sismico; descrivendo, infatti, il grado di danneggiamento
causato dai terremoti; una carta di pericolosità in intensità macrosismica si avvicina, con le dovute cautele
derivate da diverse approssimazioni insite nel parametro intensità, al concetto di rischio sismico. Per l’area in
esame le massime intensità macrosismiche sono visualizzate nella Figura 14 (“Massima Intensità
Macrosismica risentita in Italia, 1995”, C.N.R.-Istituto Nazionale di Geofisica) e nella Figura 15 (“Massime
Intensità macrosismiche osservate nei comuni della Regione Piemonte”, Molin, Stucchi, Valensise)
quest’ultime valutate a partire dalla banca dati macrosismici del GNDT e dai dati del Catalogo dei Forti
Terremoti in Italia di ING/SGA.
Figura 14
Stralcio “Massima Intensità macrosismica risentita in Italia, 1995
C.N.R. Istituto Nazionale di Geofisica
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Figura 15
“Massime Intensità macrosismiche osservate nei comuni della Regione Piemonte”
(Molin, Stucchi, Valensise)
Con riferimento alle suddette figure ed ai tabulati sotto riportati le massime intensità macrosismiche
osservate nei comuni delle province di Biella, Vercelli e Novara interessati dalle opere in progetto sono Imax ≤
6 MCS. Sulla base di queste informazioni la sismicità dell’area interessata dalla nuova autostrada può quindi
essere definita di moderata entità.
7.2 Azione sismica locale e spettro di risposta elastico dell’area percorsa dalla
nuova infrastruttura
La valutazione della pericolosità sismica locale è stata effettuata utilizzando la procedura indicata nelle
NTC/2008 e nella successiva Circolare n°617/2009. In tal senso la stima della pericolosità sismica, intesa
come accelerazione massima orizzontale su suolo rigido (Vs >800 m/s), viene definita mediante un
approccio “sito dipendente” e non più tramite un criterio “zona dipendente”. La stima dei parametri spettrali
necessari per la definizione dell’azione sismica di progetto viene effettuata calcolandoli direttamente per il
sito in esame, utilizzando le informazioni disponibili nel reticolo di riferimento riportato nell’All. B delle
NTC/2008. Più precisamente la pericolosità sismica di un sito è descritta dalla probabilità che, in un fissato
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lasso di tempo, in tale sito si verifichi un evento sismico di entità almeno pari ad un valore prefissato.
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Il suddetto lasso di tempo è denominato “periodo di riferimento” VR, mentre la probabilità è denominata
“probabilità di eccedenza o di superamento nel periodo di riferimento” PVR. Il periodo di riferimento VR è dato
per ciascun tipo di costruzione dalla seguente relazione:
VR = VN · CU
In particolare la vita nominale di una costruzione VN è intesa come il numero di anni nel quale la struttura,
purchè soggetta alla manutenzione ordinaria, deve potere essere usata per lo scopo alla quale è destinata. Il
coefficiente d’uso Cu esprime la Classe d’uso nella quale sono suddivise le opere, con riferimento alle
conseguenze di una interruzione di operatività o di un eventuale collasso.
Sulla base di quanto indicato nelle normative per le opere in progetto si assume VN ≥ 100 anni (grandi opere,
ponti, opere infrastrutturali e dighe di grandi dimensioni o di importanza strategica) e una classe d’uso IV a
cui corrisponde un valore di CU pari a 2 e quindi si ottiene il seguente periodo di riferimento:
VR = 200 anni
In particolare nella classe d’uso IV sono comprese costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti,
anche con riferimento alla gestione della protezione civile in caso di calamità; industrie con attività
particolarmente pericolose per l’ambiente; reti viarie di tipo A o B, di cui al D.M. 5 novembre 2001, n. 6792,
“Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade”, e del tipo C quando appartenenti ad itinerari
di collegamento tra capoluoghi di provincia non altresì serviti da strada di tipo A o B; ponti e reti ferroviarie di
importanza critica per il mantenimento delle vie di comunicazione, particolarmente dopo un evento sismico;
dighe connesse al funzionamento di acquedotti e a impianti di produzione di energia elettrica.
Per quanto riguarda le probabilità PVR di superamento nel periodo di riferimento VR esse variano al variare
dello stato limite considerato. In particolare i valori cui riferirsi per individuare l’azione sismica sono riportati
nella tabella sottostante.
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Dove:
SLO = Stato Limite di Operatività: a seguito del terremoto la costruzione nel suo complesso, includendo gli
elementi strutturali, quelli non strutturali, le apparecchiature rilevanti alla sua funzione, non deve subire danni
ed interruzioni d’uso significativi;
SLD = Stato Limite di Danno: a seguito del terremoto la costruzione nel suo complesso, includendo gli
elementi strutturali, quelli non strutturali, le apparecchiature rilevanti alla sua funzione, subisce danni tali da
non mettere a rischio gli utenti e da non compromettere significativamente la capacità di resistenza e di
rigidezza nei confronti delle azioni verticali ed orizzontali, mantenendosi immediatamente utilizzabile pur
nell’interruzione d’uso di parte delle apparecchiature.
SLV = Stato Limite di Salvaguardia della Vita: a seguito del terremoto la costruzione subisce rotture e crolli
dei componenti non strutturali ed impiantistici e significativi danni dei componenti strutturali cui si associa una
perdita significativa di rigidezza nei confronti delle azioni orizzontali; la costruzione conserva invece una parte
di resistenza e rigidezza per azioni verticali e un margine di sicurezza nei confronti del collasso per azioni
sismiche orizzontali;
SLC = Stato Limite di prevenzione del Collasso: a seguito del terremoto la costruzione subisce gravi rotture e
crolli nei componenti non strutturali ed impiantistici e danni molto gravi dei componenti strutturali; la
costruzione conserva ancora un margine di sicurezza per azioni verticali ed un esiguo margine di sicurezza
nei confronti del collaso per azioni orizzontali.
VR
TR = −
ln(1 − PVR )
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Le forme spettrali sono definite, per ciascuna delle probabilità di superamento nel periodo di riferimento PVR,
a partire dai valori dei seguenti parametri su sito di riferimento rigido orizzontale:
I parametri ag, Fo, e Tc* per i periodi di ritorno TR associati a ciascun SL, che definiscono lo spettro di risposta
elastico di riferimento in accelerazione Se(T) dai quali viene poi ricavato lo spettro di progetto Sd(T) sono stati
ricavati con il programma “Spettri-NTC.ver.1.03” realizzato dal Ministero delle Infrastrutture - Consiglio
Superiore dei Lavori Pubblici. I suddetti parametri e i grafici degli spettri di risposta elastici di riferimento
relativi ai diversi stati limite sono stati calcolati per ogni comune percorso dalla nuova infrastruttura e sono
visualizzati nelle schede di seguito riportate.
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Comune di Santhià
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.026 2.591 0.218
SLD 201 0.031 2.587 0.240
SLV 1898 0.051 2.682 0.295
SLC 2475 0.054 2.701 0.298
34
T [s]
Pag.
Comune di Cavaglià
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.027 2.616 0.218
SLD 201 0.031 2.614 0.239
SLV 1898 0.053 2.704 0.303
SLC 2475 0.056 2.736 0.307
35
T [s]
Pag.
Comune di Dorzano
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.027 2.618 0.219
SLD 201 0.031 2.617 0.239
SLV 1898 0.053 2.718 0.309
SLC 2475 0.056 2.751 0.313
36
T [s]
Pag.
Comune di Salussola
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.027 2.619 0.219
SLD 201 0.031 2.620 0.239
SLV 1898 0.054 2.730 0.315
SLC 2475 0.057 2.763 0.321
37
T [s]
Pag.
Comune di Cerrione
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.027 2.635 0.219
SLD 201 0.032 2.636 0.239
SLV 1898 0.055 2.760 0.322
SLC 2475 0.058 2.793 0.329
38
T [s]
Pag.
Comune di Verrone
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.027 2.637 0.219
SLD 201 0.032 2.639 0.239
SLV 1898 0.055 2.768 0.321
SLC 2475 0.058 2.804 0.328
39
T [s]
Pag.
Comune di Benna
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.027 2.639 0.219
SLD 201 0.032 2.641 0.239
SLV 1898 0.055 2.773 0.322
SLC 2475 0.058 2.809 0.328
40
T [s]
Pag.
Comune di Candelo
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.028 2.658 0.219
SLD 201 0.033 2.664 0.238
SLV 1898 0.056 2.814 0.319
SLC 2475 0.059 2.851 0.326
41
T [s]
Pag.
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.028 2.665 0.219
SLD 201 0.033 2.674 0.238
SLV 1898 0.056 2.831 0.318
SLC 2475 0.060 2.869 0.324
42
T [s]
Pag.
Comune di Biella
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.029 2.671 0.220
SLD 201 0.034 2.681 0.239
SLV 1898 0.057 2.839 0.317
SLC 2475 0.061 2.877 0.323
43
T [s]
Pag.
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.028 2.660 0.219
SLD 201 0.033 2.668 0.238
SLV 1898 0.056 2.825 0.319
SLC 2475 0.059 2.863 0.325
44
T [s]
Pag.
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.027 2.648 0.218
SLD 201 0.032 2.655 0.238
SLV 1898 0.055 2.802 0.320
SLC 2475 0.058 2.839 0.327
45
T [s]
Pag.
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.027 2.651 0.218
SLD 201 0.032 2.661 0.238
SLV 1898 0.055 2.815 0.319
SLC 2475 0.059 2.854 0.326
46
T [s]
Pag.
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.027 2.652 0.218
SLD 201 0.032 2.664 0.238
SLV 1898 0.055 2.823 0.319
SLC 2475 0.059 2.862 0.325
47
T [s]
Pag.
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.027 2.652 0.218
SLD 201 0.032 2.665 0.238
SLV 1898 0.055 2.829 0.319
SLC 2475 0.059 2.868 0.325
48
T [s]
Pag.
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.027 2.640 0.218
SLD 201 0.032 2.652 0.238
SLV 1898 0.055 2.811 0.320
SLC 2475 0.058 2.850 0.327
49
T [s]
Pag.
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.026 2.615 0.218
SLD 201 0.031 2.626 0.238
SLV 1898 0.054 2.770 0.323
SLC 2475 0.057 2.806 0.330
50
T [s]
Pag.
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.026 2.618 0.218
SLD 201 0.031 2.634 0.238
SLV 1898 0.054 2.791 0.322
SLC 2475 0.057 2.830 0.329
51
T [s]
Pag.
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.026 2.618 0.218
SLD 201 0.031 2.635 0.238
SLV 1898 0.053 2.798 0.322
SLC 2475 0.057 2.837 0.329
52
T [s]
Pag.
TR ag FO Tc*
STATO LIMITE
[anni] [g] [g] [s]
SLO 120 0.026 2.595 0.219
SLD 201 0.030 2.608 0.239
SLV 1898 0.053 2.749 0.322
SLC 2475 0.056 2.784 0.329
53
Pag.
T [s]
8 Criteri di progettazione
8.1 Opere d’arte
Il progetto delle opere d’arte è condotto in ottemperanza alla normativa nazionale di più recente emanazione
(D.M. 14.01.2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni”).
In particolare i parametri relativi alle azioni sismiche di progetto sono i seguenti, ove non specificato
diversamente:
L’ammodernamento dei ponti esistenti prevede l’adeguamento delle opere come definito al paragrafo 8.4.1
del D.M. 14.01.2008. Come si è potuto constatare dai disegni di contabilità, i ponti esistenti sono stati
progettati in base alle norme in vigore in precedenza, senza prescrizioni in relazione al sisma; in particolare
per:
• Ponte Torrente Strona e Sovrapassi: Legge 2/02/1974 n°64 - Circ. N.384 del 14-2-1962 del Min.
LLPP
• Ponte Torrente Ostola: DM 9/01/1996 – DM 4/05/1990
Per l’ammodernamento delle strutture mediante allargamento in affiancamento delle strutture e il
collegamento delle campate in catena cinematica, il progetto deve contemplare la sostituzione degli
apparecchi di appoggio esistenti con dispositivi più moderni, ancorati meccanicamente alle travi e ai pulvini.
Per quanto relativo alle caratteristiche tecniche degli apparecchi d’appoggio con ritegni oleodinamici termici,
essi dovranno essere in grado di trasmettere il carico previsto negli elaborati grafici e nelle relazioni di
calcolo al pulvino; i materiali utilizzati dovranno essere:
Pag.
• acciai zincati a caldo per il basamento metallico di confinamento,per l’elemento di copertura e per le
piastre di fissaggio e di distribuzione (spessore 10 mm),
• acciai inossidabili rivestiti in PFTE, per le superfici di scorrimento (per gli appoggi mobili),
• gomma armata (realizzata con mescole in neoprene), per i restanti componenti dell’appoggio.
Gli apparecchi di appoggio mobili dovranno infine essere provvisti di dispositivi parapolvere per proteggere
le superfici in teflon che durante il funzionamento degli apparecchi potranno rimanere scoperte.
Gli appoggi in gomma armata dovranno rispondere alle prescrizioni definite dalle norme CNR 10018/98.
Gli appoggi saranno formati da strati di gomma durezza Sh A 60 +/-5 con interposti lamierini metallici
vulcanizzati, aventi spessore non inferiore a mm 3.
Le lamiere d’acciaio saranno interamente avviluppate dalla gomma onde essere protette dalla corrosione.
Le mescolanze di gomma utilizzate per la fabbricazione degli appoggi potranno essere a base di elastomero
naturale o sintetico e dovranno essere esenti da rigenerato e da polveri di gomma vulcanizzata di recupero.
Gli appoggi saranno dotati superiormente ed inferiormente di piastre in acciaio vulcanizzate allo strato più
esterno della gomma; entrambe le piastre saranno atte ad essere alloggiate in apposite sedi realizzate nelle
contropiastre in acciaio, opportunamente sagomate e provviste di tasselli chimici di ancoraggio per il
collegamento al pulvino ed alla sovrastante trave.
In alternativa a tale soluzione, la piastra superiore potrà essere di dimensioni maggiori di quelle
dell’appoggio elastomerico ed essere direttamente provvista di opportuni ringrossi per il bloccaggio dei
tasselli chimici di ancoraggio da inserire all’intradosso della struttura d’impalcato.
In corrispondenza delle pile o delle spalle fisse il varco di giunto dovrà essere protetto mediante la
installazione di un giunto del tipo sottopavimentazione. In corrispondenza degli altri varchi di giunto, i giunti
di nuova fornitura dovranno essere del tipo in gomma armata ed avere un campo di dilatazione compatibile
con i movimenti dovuti alle temperature in funzione della lunghezza dell’opera (100mm – 600 mm).
L’installazione dovrà essere eseguita in più fasi in funzione dell’avanzamento dei lavori e dovranno in
particolare essere predisposti, secondo le tolleranze previste dalla casa costruttrice, i tirafondi nelle solette, i
masselli di raccordo con la pavimentazione in epossicatrame o conglomerato epossidico, i sistemi di
drenaggio delle acque di sottopavimentazione e le scossaline. Si dovrà quindi provvedere al montaggio ed al
fissaggio degli elementi in gomma armata ed a quanto altro previsto dal progetto e necessario per rendere il
lavoro finito a perfetta regola d’arte.
Nelle tratte dei giunti interessate dai cordoli dovrà essere posta in opera una scossalina, posizionata in
proseguimento a quella del piano viabile, sormontata da un bulbo in neoprene a quota cordolo finito.
Particolare cura dovrà essere posta per assicurare la continuità dell’impermeabilizzazione della soletta sul
giunto e il corretto allontanamento delle acque percolanti attraverso il giunto stesso in modo tale da evitare
ogni e qualsiasi stillicidio, anche nel tratto interessato dai cordoli, sulle strutture sottostanti.
9 Bibliografia
Servizio Geologico d’Italia (1931) - Carta geologica d’Italia a scala 1:100.000 - Foglio n.43 Biella e relative
note illustrative
Bortolami et alii.(1976)-Lineamenti di litologia e geoidrologia del settore piemontese della Pianura Padana.-
Quad.dell’Ist. di Ricerca delle acque.1995
Civita, Fisso, Governa, Rossanigo - Schema idrogeologico, qualità e vulnerabilità degli acquiferi della
pianura vercellese, 1990 - Provincia di Vercelli, Settore Assetto Ambientale
Provincia di Vercelli “Le acque sotterranee della pianura vercellese” 2006 e relativi elaborati grafici - D. A. De
55
Regione Piemonte, Direzione Pianificazione Risorse Idriche - Piano di Tutela della Acque
Pag.
Regione Piemonte, Settore Pianificazione e verifica attività estrattive - Documento di Pianificazione delle
Attività Estrattive D.P.A.E.: Relazione e relative carte tematiche
Provincia di Vercelli, Settore Pianificazione Territoriale - Carta geomorfologica della provincia di Vercelli,
2002 a scala 1:25.000
Provincia di Biella, Assessorato alla Pianificazione Territoriale - Piano Territoriale provinciale PTP - Matrice
ambientale: Fisiografia e pericolosità ambientale, ottobre 2003
Provincia di Biella, Assessorato alla Pianificazione Territoriale - Piano Territoriale provinciale PTP: Carta
della pericolosità geologica, scala 1:25.000, ottobre 2003
Provincia di Biella, Assessorato alla Pianificazione Territoriale - Piano Territoriale provinciale PTP: Carta
della pericolosità idrogeologica, scala 1:50.000, ottobre 2003
Provincia di Biella, Assessorato alla Pianificazione Territoriale - Piano Territoriale provinciale PTP:
Fisiografia, scala 1:50.000, ottobre 2003
Provincia di Biella, Assessorato alla Pianificazione Territoriale - Piano Territoriale provinciale PTP: Litologia,
scala 1:100.000, ottobre 2003
Provincia di Novara, Assessorato alla Cave - Piano per le attività estrattive provinciali PAEP, 2009-2018 e
relativi elaborati grafici
Autorità di Bacino del F. Po - Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, PAI: tavole di delimitazione delle
fasce fluviali
Studi geologici allegati ai PRG dei territori comunali interessati dal tracciato autostradale
Cornell, C. A. (1968). “Engineering seismic risk analysis”. Bulletin of the Seismological Society of America,
58:1583-1606.
Gruppo di Lavoro (2004). “Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista dall’Ordinanza PCM 3274
del 20 marzo 2003” Rapporto conclusivo per il Dipartimento della Protezione Civile, INGV, Milano-Roma,
aprile 2004, 65 pp. + 5 appendici.
http://gndt.ingv.it/Banche_dati/Banche_dati_home.htm
Pag.