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Chang
i fondamenti dello
studio del pianoforte
È UN LIBRO DI
juppiter
consulting
PUBLISHING COMPANY
I Fondamenti dello Studio del Pianoforte
di Chuan C. Chang
Giammai nessuna parte del presente libro potrà essere riprodotta, memorizzata in un sistema che ne permetta
l’elaborazione, né trasmessa, in qualsivoglia forma e con qualsivoglia mezzo elettronico o meccanico, né potrà
essere fotocopiata, registrata o riprodotta in altro modo, senza previo consenso scritto dell’Editore, tranne nel
caso di brevissime citazioni contenute in articoli o recensioni.
46 II - PROCEDURE E SSENZIALI PER STUDIARE PIANOFORTE
gliato in quello che si sta facendo, è ora di smettere e lasciare che il mi-
glioramento post studio prenda in mano la cosa.
Ci sono molti tipi di miglioramento post studio a seconda di cosa non
permette di avanzare. Uno dei modi in cui questi si manifestano è nella
durata, che varia da giorni a mesi. I tempi più brevi sono associati al
condizionamento, come l’uso di movimenti o muscoli prima non usati,
o a problemi di memoria. Tempi medi, di diverse settimane, possono
essere associati alla crescita di nuovi nervi o nuove connessioni tra ner-
vi, come nel suonare a mani unite. Se si sono sviluppate brutte abitu-
dini potrebbe essere necessario smettere di suonare quel pezzo per mesi
finché non si sarà persa quella brutta abitudine, un’altra forma di mi-
glioramento post studio. In molti casi simili non è possibile identificare
il colpevole, la miglior cosa da fare è perciò non suonare il pezzo ed
impararne di nuovi perché far questo è il modo migliore di cancellare le
brutte abitudini.
Si deve fare tutto correttamente per massimizzare il miglioramento
post studio. Molti studenti non conoscono le regole e possono di fatto
negarlo, con il risultato che quando provano a suonare il giorno dopo il
pezzo viene peggio. Molti di questi errori hanno origine nell’uso sbaglia-
to dello studio lento e veloce: nelle sezioni seguenti parleremo delle re-
gole sulla scelta della corretta velocità di studio. Chiaramente ci sarà
bisogno, per incoraggiare il miglioramento post studio, di ripetere il
movimento qualche centinaio di volte durante ogni esercitazione e que-
ste ripetizioni devono essere corrette, qualsiasi movimento non neces-
sario o stress minerà al miglioramento. L’errore più comune, commes-
so dagli studenti, è suonare velocemente prima di finire la seduta.
L’ultima cosa da fare prima di terminarla dovrebbe essere il più giusto
e miglior esempio di ciò che si vuole ottenere, altrimenti il migliora-
mento post studio risulta confuso e viene negato. I metodi di questo
libro sono ideali per questo tipo di miglioramento principalmente per-
ché enfatizzano lo studio delle sole note che non si riescono a suonare.
Suonare a mani unite lentamente e aumentare la velocità per grandi se-
zioni non solo condiziona il miglioramento post studio in modo insuffi-
ciente, ma lo confonde del tutto. Una volta che un certo modello viene
sufficientemente condizionato si può passare ad altri modelli e tutti in-
sieme subiranno un miglioramento post studio contemporaneo.
Fare uso del miglioramento post studio è un’arte a sé. Nello studiare
giorno per giorno si deve quindi fare attenzione a quali tipi di pratica
portano al migliore possibile. Se c’è una sezione che non migliora in
modo rilevante durante lo studio, si saprà che sarà necessario dipende-
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È chiaro che una persona che aumenta la velocità sta avendo a che fa-
re con una sconcertante fila di “andature” intermedie (e movimenti
dannosi) prima di arrivare all’unico movimento finale. Inoltre lo stu-
dente può aver bisogno di disimparare i lenti metodi precedenti per poter
essere in grado di studiare quelli nuovi. Questo è specialmente vero se
le due mani sono state bloccate insieme da un lungo studio a mani uni-
te. Cercare di disimparare è uno dei compiti più frustranti, stressanti e
perditempo che ci siano nello studio del pianoforte.
Un errore comune è l’abitudine a sostenere o alzare la mano. Suo-
nando molto lentamente la mano potrebbe venire sollevata nell’inter-
vallo di tempo tra le note quando il suo peso non è necessario. Au-
mentando la velocità questo “sollevare” coincide con il momento in cui
si deve premere il tasto successivo: queste azioni si elidono risultando
in una nota mancata. Un altro errore comune è agitare le dita libere:
mentre suona con le dita 1 e 2, lo studente potrebbe agitare in aria di-
verse volte le dita 4 e 5. Questo non presenta alcuna difficoltà finché il
movimento non viene accelerato a tal punto da non esserci più il tempo
di farlo. In questa situazione, a velocità più elevate, le dita libere non
smettono automaticamente di agitarsi perché i movimenti sono stati ra-
dicati da centinaia o anche migliaia di ripetizioni. Il problema è che
molti studenti che usano lo studio lento in genere non si rendono conto
di queste brutte abitudini. Sapendo come suonare velocemente non si
corrono rischi a suonare lentamente, in caso contrario bisogna stare at-
tenti a non imparare le brutte abitudini del suonare lentamente o si fi-
nirà per sprecare un enorme quantità di tempo. Questo spreco è dovu-
to al fatto che per ogni passata ci vuole così tanto. I metodi di questo
libro evitano tutti questi svantaggi.
pensare avanti, rispetto a ciò che si sta suonando, si possono alle volte
prevenire imprecisioni e difficoltà in arrivo e si ha il tempo di prendere
i dovuti accorgimenti.
II.18 - La Diteggiatura
Usando la diteggiatura indicata sulla musica di solito non si sbaglierà.
Non seguendo la diteggiatura indicata probabilmente ci si procurerà
più facilmente un sacco di problemi. La diteggiatura elementare è di
solito ovvia e non viene indicata sugli spartiti, tranne nei libri per prin-
cipianti. Alcune diteggiature segnate potranno sembrare scomode
all’inizio, ma sono lì per un motivo che spesso non è ovvio finché non
si arriva a velocità o non si suona a mani unite. Seguire la diteggiatura
indicata è, per i principianti, un’esperienza di apprendimento per impa-
rare quelle più comuni. Un altro vantaggio di usare la diteggiatura
indicata è che si userà sempre la stessa. Non avere una diteggiatura
fissa rallenterà di gran lunga il processo di apprendimento e darà pro-
blemi dopo, anche quando si è imparato il pezzo. Se si dovesse cam-
biare diteggiatura ci si assicuri di usare sempre quella nuova. È una
buona idea segnare la modifica sulla musica, può essere molto frustran-
te tornarci mesi dopo e non ricordare quella bella diteggiatura che si
era trovata.
Comunque non tutte le diteggiature suggerite sugli spartiti sono ade-
guate per tutti: si potrebbero avere mani grandi o piccole, si potrebbe
essere abituati a diteggiature diverse per il modo in cui si è imparato, si
potrebbe avere un diverso insieme di abilità tecniche, si potrebbe essere
uno di quelli che eseguono i trilli meglio usando 1,3 piuttosto che 2,3.
La musica dei diversi editori può avere diteggiature diverse.
La diteggiatura può avere, per gli esecutori di livello avanzato, una
profonda influenza sull’effetto musicale che si vuole proiettare. Fortu-
natamente i metodi qui descritti si adattano bene al rapido cambio della
diteggiatura. Si facciano tali modifiche prima di iniziare a studiare a
mani unite perché una volta incorporate diventano molto difficili da
cambiare. Di converso, alcune diteggiature sono facili a mani separate,
ma diventano difficili a mani unite. Si faccia quindi attenzione a con-
trollarle a mani unite prima di accettare definitivamente qualsiasi cam-
biamento.
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L’abuso di questi pedali può aiutare solo uno studente la cui tecnica sia
gravemente carente.
Balbettare è dovuto allo studio a singhiozzo nel quale lo studente si
ferma e suona da capo una sezione ogni volta che commette un errore.
Se si commettesse un errore si continui sempre a suonare, non ci si fer-
mi per correggerlo. Si prenda semplicemente nota mentalmente di dove
era e si suoni la sezione successiva per vedere se si ripete. In questo ca-
so si scelga un segmento breve che lo contiene e vi si lavori sopra. Una
volta presa l’abitudine di suonare attraverso gli errori si può progredire
verso il livello successivo in cui vengono anticipati (si sentono arrivare
prima che accadano) e si prendono provvedimenti per evitarli come ral-
lentare, semplificare la sezione o solo mantenere il ritmo. Se il ritmo
non viene spezzato la maggior parte degli ascoltatori non ci fa caso e di
solito non li sente neanche.
La cosa peggiore delle brutte abitudini è che richiedono così tanto
tempo per essere eliminate, specialmente se sono a mani unite. Pertanto
niente accelera il tasso di apprendimento quanto conoscerle tutte e pre-
venirle prima che siano radicate. Ad esempio, il momento per preveni-
re il balbettio è l’inizio delle lezioni di pianoforte. Se si insegna a que-
sto punto a suonare attraverso gli errori, diventa naturale farlo ed è
molto facile. Insegnarlo ad uno studente che balbetta è un compito
molto difficile.
Un’altra brutta abitudine è quella di sbattere sul pianoforte senza ri-
guardo alla musicalità. Accade spesso perché lo studente è talmente
assorto nello studio che dimentica di ascoltare i suoni che escono dallo
strumento. Questo si può prevenire coltivando l’abitudine di ascoltarsi
sempre quando si suona. Ascoltarsi è più difficile di quanto molti rea-
lizzino perché molti studenti spendono le loro fatiche nel suonare non
lasciando nulla per ascoltare. Ci sono poi quelli con le dita deboli, una
cosa più comune tra i principianti e che si corregge più facilmente di chi
sbatte troppo forte.
Una brutta abitudine è quella di suonare sempre alla velocità sbaglia-
ta: troppo velocemente o troppo lentamente. La velocità giusta è de-
terminata da tanti fattori, inclusa la difficoltà del pezzo rispetto all’abili-
tà tecnica, le aspettative del pubblico, le condizioni del pianoforte, quale
pezzo precedeva o seguirà, eccetera. Alcuni studenti potrebbero tende-
re ad eseguire pezzi troppo velocemente per il loro livello di abilità,
mentre altri sono timidi e suonano troppo lentamente. Questo non va-
le solo per le esecuzioni in pubblico, ma anche per lo studio: suonare
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gnifico cambio di tono del pedale del piano. Nella maggior parte dei
casi le proprietà originarie del martello si possono facilmente ripristina-
re con una semplice intonazione (pettinatura e punzonatura).
Le insicurezze riguardanti le condizioni dei martelli sono in parte re-
sponsabili del motivo per cui l’uso del pedale del piano sia così dibattu-
to, dato che molti pianisti concertisti lo usano solo per suonare delica-
tamente. Come mostrato nella Sezione su “L’Intonazione dei Martelli”,
il trasferimento di energia dal martello alla corda è più efficiente quan-
do il movimento della corda è ancora piccolo. Un martello compatto
trasferisce la maggior parte della sua energia in questo raggio, per que-
sto si possono trovare così tanti vecchi grandi pianoforti a coda leggeri
come piume. Martelli soffici (sullo stesso pianoforte, senza cambiare
nient’altro) renderebbero la meccanica molto più pesante. Il motivo è
che, con un punto di impatto più soffice, la corda si alza molto di più,
rispetto alla sua posizione originaria, prima che l’energia inizi a trasfe-
rirsi. In questa posizione il trasferimento di energia è meno efficiente
ed il pianista deve spingere più forte per produrre un qualche suono. Il
peso effettivo del tasto è ovviamente controllato solo parzialmente dalla
forza richiesta per premerlo in quanto dipende anche da quella richiesta
per produrre una certa quantità di suono. In altre parole il tecnico del
pianoforte deve trovare un compromesso tra rendere il feltro del mar-
tello sufficientemente soffice da produrre un tono piacevole e sufficien-
temente duro da produrre un suono adeguato. In tutti i pianoforti,
tranne quelli di alta qualità, il feltro del martello deve essere un po’ du-
ro in modo da produrre suono a sufficienza e da rendere la meccanica
agile, questo rende difficile suonare delicatamente e può, a sua volta,
giustificare l’uso del pedale del piano dove altrimenti non andrebbe u-
sato.
Nella maggior parte dei pianoforti verticali il pedale del piano provo-
ca lo spostamento dei martelli (più vicini alle corde) restringendone co-
sì il movimento e diminuendo il volume di suono. Diversamente dai
pianoforti a coda, in quelli verticali non si possono produrre suoni forti
quando il pedale del piano è abbassato. Un vantaggio di questi piano-
forti è la possibilità di una pressione parziale di questo pedale, ci sono
pochi verticali in cui funziona in modo analogo a quello dei coda.
Nei pianoforti a coda moderni il pedale del piano fa spostare l’intera
meccanica verso destra di metà della distanza tra le corde (della stessa
nota nella sezione a tre corde). Questo fa sì che il martello colpisca so-
lo due delle tre note provocando una fortuita trasformazione nel carat-
tere del suono. Il movimento orizzontale non deve essere della distan-
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do quindi il timbro del suono. Quando vengono colpite tre corde ci sa-
rà di conseguenza un suono immediato percussivo accompagnato da un
più delicato suono a seguire.
Si noti che il suono immediato ha due componenti: il rumore iniziale
associato al rumore bianco del colpo del martello, che produce un gran
numero di onde non stazionarie e vibrazioni non armoniche, ed il suc-
cessivo suono immediato creato principalmente dai modi normali. Pro-
babilmente è questo picco di suono iniziale ad essere il più dannoso alle
orecchie perché il volume istantaneo del suono di questo impatto può
essere piuttosto alto, specialmente con martelli usurati che rilasciano la
maggior parte della propria energia durante l’impatto iniziale. Si veda
“L’Intonazione dei Martelli” nella Sezione 7 del Capitolo Due per i
dettagli sull’interazione tra martelli usurati e corde. Nei pianoforti con
tali martelli può essere saggio chiudere il coperchio (come la maggior
parte dei loro proprietari probabilmente già fa a causa degli effetti
dolorosi alle orecchie). Certamente niente supera una corretta intona-
zione dei martelli.
Le spiegazioni precedenti sono ovviamente di gran lunga semplificate.
Anche l’articolo di Scientific American indicato nei Riferimenti è del
tutto inadeguato a spiegare il vero funzionamento di un sistema a tre
corde. L’articolo tratta principalmente i movimenti di una corda e ana-
lizza l’interazione tra due corde nei casi semplificati ideali. Un vero si-
stema a tre corde non viene analizzato. La maggior parte delle analisi
delle corde vibranti si preoccupa dei movimenti trasversali perché sono
i più visibili e spiegano l’esistenza della fondamentale e delle armoni-
che. Sebbene i nodi non trasmettano movimenti trasversali, lo fanno le
forze di tensione. L’analisi nella Sezione “L’Intonazione dei Martelli”
rende chiaro che le forze di tensione non si possono ignorare perché
sono molto più grandi di quelle trasversali e possono ben dominare
l’acustica del pianoforte. Inoltre la conclusione tratta sopra sui modi
normali dipende in gran parte dalla costante di accoppiamento: con co-
stanti di accoppiamento piccole il sistema diventa una sovrapposizione
di movimenti accoppiati e disaccoppiati che permettono molti più modi.
L’analisi di cui sopra fa perciò assaporare solo qualitativamente quello
che potrebbe accadere e non dà una descrizione né quantitativa né
meccanicamente corretta di un vero pianoforte.
Questo tipo di comprensione dell’acustica del pianoforte ci aiuta a tro-
vare il modo corretto di usare il pedale. Abbassandolo prima di
suonare una nota il “rumore bianco” iniziale ecciterà tutte le corde cre-
ando un soffice roboare di sottofondo. Mettendo il dito su una qual-
II.24 - IL PEDALE DEL PIANO, IL TIMBRO E I MODI NORMALI DELLE CORDE VIBRANTI 71
preciso a mani unite a bassa velocità, che può sempre essere fatto – an-
che prima che la parte a mani separate sia pronta. La cosa importante
qui è che si facciano solo degli esperimenti e non ci si abitui ai movi-
menti a mani unite fin quando non si è sicuri di avere tutta la tecnica
necessaria a mani separate. Ad esempio, la precisione degli accordi e
dei salti si può sviluppare meglio a mani separate. Studiare volate ve-
loci, accordi o salti a mani unite è minacciosamente difficile e non c’è
bisogno di crearsi tali difficoltà.
Ecco allora un suggerimento di procedura per imparare a mani unite.
Si supponga che la velocità finale sia 100. Prima si memorizzi e si im-
pari a mani separate ad 80 o anche a 100 (tutto il pezzo, o una sezione
grande di almeno diverse pagine; a questo punto non è necessario che
sia perfetta), potrà richiedere due o tre giorni. Si inizi poi a mani unite
tra 30 e 50. Gli obiettivi a mani unite sono: memorizzare e assicurarsi
che diteggiatura, posizioni delle mani, ecc. funzionino. Tutto questo
potrà richiedere un altro giorno o due. Sarà in generale necessario fare
qualche modifica come quando le mani si scontrano o quando una de-
ve passare sopra/sotto l’altra, eccetera. Si lavori successivamente a ma-
ni separate sulle sezioni difficili fino a velocità oltre 100. Quando si
riuscirà a suonare a proprio agio tra 120 e 150 si sarà pronti per inizia-
re studiare seriamente a mani unite. La velocità di studio a mani unite
deve essere variata; non appena ci si inizia a confondere, si ripulisca la
confusione suonando a mani separate. In generale si alternerà tra mani
unite e separate per giorni, se non settimane, con lo studio a mani unite
che prende progressivamente il sopravvento. Nel migliorare a mani
unite si mantenga sempre lo studio a mani separate ben al di sopra per-
ché questo è il miglior modo.
Possiamo ora capire il motivo per cui alcuni studenti hanno problemi
quando provano a imparare pezzi troppo difficili studiando principal-
mente a mani unite. Il risultato è un pezzo non suonabile, pieno di
stress, di muri di velocità e di brutte abitudini che bloccano completa-
mente qualsiasi miglioramento perché i movimenti problematici sono
radicati. Quando accade questo, nessuna quantità di studio sarà
d’aiuto. Per contro, usando i metodi di questo libro non c’è niente di
troppo difficile (ragionevolmente). Nonostante ciò, non è ugualmente
una buona idea affrontare pezzi troppo al di sopra del proprio livello di
abilità, a causa della tremenda quantità di studio a mani separate che
sarebbe necessaria prima di poter iniziare lo studio a mani unite. Molte
persone sarebbero impazienti e inizierebbero a mani unite o abbando-
nerebbero le mani separate prematuramente finendo per procurarsi
problemi in ogni caso.