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Io, ex dipendente, vi svelo i segreti di McDonald’s

Conta solo il cronometro. Da McDonald’s è tutto


programmato, al secondo. E chi ci lavora non deve fare
altro che seguire alla lettera procedure rigidissime.
Benvenuti nel mondo degli Charlot dei “Tempi
Moderni”.
di Mattia Albani

Mangiare in un ristorante McDonald’s è una questione di gusti. Lavorarci, invece, è tutta questione di numeri. Di
tempi. Di Sincronizzazioni. E, lasciatevelo dire da chi ci ha lavorato per tre anni, di molta, molta concentrazione.
Basta una manciata di secondi di troppo, un attimo di esitazione e tutto l’intero meccanismo rischia di incepparsi.
Per farvi un’idea, da quando un cliente si mette in �la a quando riceve il vassoio con la sua ordinazione devono
passare duecentodieci secondi. Ogni cassa ha un cronometro che inizia a scandire il tempo appena si comincia a
digitare l’ordine sullo schermo. Quando il cliente se ne va col suo vassoio, il cronometro di ferma. Duecentodieci
secondi, non un secondo in più e, possibilmente, qualche secondo in meno. Ovviamente ci sono delle eccezioni
ma, appunto, sono eccezioni.

La temperatura delle friggitrici è di duecentoquindici gradi. Quella delle piastre di centottanta. Provate a metterci la
mano e sperimenterete cosa prova un’aragosta quando viene cucinata viva.

Il pane viene tostato per trentacinque secondi. Il toster è simile alla griglia per hamburger dei chioschi notturni. Solo
che questo è un macchinario temporizzato con un cicalino che comincia a suonare appena è ora di tirar fuori il
pane.

La carne, invece, viene cotta in apposite piastre automatiche. Quelle stesse piastre che stanno a centottanta gradi
per sessantatré secondi in media. Ogni piastra è regolata a seconda del panino da comporre. Accanto alle piastre ci
sono piccoli congelatori a pozzetto con dentro la carne per i panini. Prendi la carne dal pozzetto e la metti sulla
piastra. Poi aspetti. La carne la devi prendere con i guanti. Monouso. La durata di cottura della carne cambia a
seconda del panino, perché a seconda del panino cambia anche la dimensione della carne.

La temperatura minima che deve avere la carne appena cotta è di sessantanove gradi. Ogni mattina il manager di
turno (uno Utilizziamo i cookie
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hamburger. Li in�lza con un tester sterilizzato e aspetta. Se la temperatura è giusta, la carne Ok
può essere venduta,
altrimenti viene buttata. Si reimpostano le piastre e si mettono a cuocere altri hamburger. Avanti così �nché non si
raggiunge la temperatura giusta.

Ronald, la mascotte creata da McDonald’s per attirare i bambini nei propri ristoranti. Sono i principali
clienti della catena di fast food.

Sopra queste piastre ci sono sempre i vassoi per il bacon. Il bacon arriva in cucina già surgelato e lo si lascia
scongelare all’aria. Il tempo di scongelamento è più o meno di trenta minuti. Il tempo entro cui lo puoi mangiare è
quattro ore. La presenza del bacon nel panino determina l’assenza di sale nella carne. Il bacon che avanza viene
buttato via. Tutto quello che viene buttato via si annota su un foglio e, a �ne giornata, ci si ingegna per far in modo
che, il giorno dopo, gli scarti diminuiscano.

Tutti i panini devono essere pronti prima che la carne sia cotta. Se il cliente vuole mangiare un cheeseburger, si può
mettere a cuocere la carne nello stesso istante in cui si mette a tostare il pane. Il pane si mette nel toster sopra un
vassoio. Sessantatré secondi meno trentacinque fa ventotto. In ventotto secondi bisogna condire il pane sopra il
vassoio con senape, ketchup, cipolla disidratata, cetriolo e formaggio cheddar; appoggiare il vassoio al bordo della
griglia e aspettare che la carne sia pronta; a �ne cottura prendere la carne con la spatola e metterla sul panino.
Chiudere il panino, incartarlo e metterlo sul bin. Il bin è come fosse un dispenser. Ci si mette il panino e si aspetta
che un cassiere, dall’altra parte, lo prenda e lo dia al cliente. Tempo totale novanta secondi. Ogni panino può
rimanere nel bin per dieci minuti. Non uno di più, non uno di meno. Se entro quei dieci minuti il panino non viene
venduto, si butta via, perché il suo gusto non sarà più all’altezza degli standard imposti da McDonald’s. Questo vale
per tutti gli alimenti utilizzati (insalata, bacon, formaggio, pomodori, cipolla, cetrioli eccetera).

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Ogni alimento ha il suo “tempo di vita” e ci sono timer sparsi per tutta la cucina che avvertono i crew (quei ragazzi
con la polo arancione e il cappellino) di quando è ora di cambiare un determinato alimento. Le patatine, per
esempio, devono essere vendute entro sette minuti da quando vengono scolate dalle friggitrici, perché altrimenti
diventano immangiabili e questo a McDonald’s non piace (e neanche ai clienti). Ogni scadenza è segnalata da un
bip, sempre diverso in base alla sua funzione. C’è un bip per ogni piastra, uno per ogni toster, uno per ogni
friggitrice; uno che avverte delle scadenze, uno che segnala l’arrivo di una machina al McDrive. E ce n’è uno che
dice che è ora di andarsi a lavare le mani. Perché è obbligatorio lavarsi le mani (e gli avambracci) ogni ora e,
comunque, tutte le volte che ci si tocca viso/capelli/vestiti/eccetera, tutte le volte che si rientra da una pausa o si
cambia mansione, tutte le volte che si esce dalla cucina o ci si entra. Tassativo. Con sapone battericida e acqua a
temperatura �ssa e molto, molto calda.

La cucina di un McDonald’s, alla �ne, funziona come una catena di montaggio. I tempi sono dettati dai timer e dai
bip. Niente è lasciato al caso. Tutti sano quello che devono fare. Tutti sono coordinati. Tutti si muovo insieme. Come
gli ingranaggi di un orologio, per intenderci. L’obbiettivo è: servire i clienti il più velocemente possibile e con la
migliore qualità possibile.

Tutto è controllato, inventariato e programmato. Tutto. Grazie a un programmino informatico che, sulla base dei dati
storici sui consumi e sulle vendite, fornisce una stima di guadagno e di consumo giornaliera, settimanale e mensile.
A questo va aggiunto il contributo umano, esperienziale: eventi nelle vicinanze, maltempo, sciopero degli studenti,
sciopero dei mezzi pubblici. Tutti fattori che possono in�uire sull’attività giornaliera e che non possono essere
previsti da un computer.

Gli alimenti che si prevede di consumare nell’arco delle ventiquattro ore, vengono trasferiti ogni mattina da una
cella frigorifera negativa a una positiva e, da lì a un’ora, vengono portati in cucina.

Stop.

Tutto questo lo dovete sapere perché è quello che molti, per lo più ragazzi, fanno per tirare avanti. Sei giorni alla
settimana per cinque ore al giorno. Trenta ore in tutto. Trenta ore alla settimana per quattro settimane fa centoventi
ore al mese. Per dodici mesi fanno millequattrocentoquaranta ore all’anno. Per tre anni fanno quattromila
trecentoventi ore. Si lavora di sabato, si lavora di domenica, si lavora alle feste comandate. Si lavora sempre. Tranne
un giorno alla settimana, a giro, che spetta di riposo.

In una cucina McDonald’s, fondamentalmente, è tutta una questione di numeri, tempi, sincronizzazioni. Bisogna
avere buona memoria e massima lucidità. E un orecchio ben allenato. Tutto il resto viene dopo.

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