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Minerali e Rocce

La crosta terrestre: primi dati

La crosta terrestre è la parte più esterna del nostro pianeta, del quale costituisce un involucro solido di
modesto spessore (appena l’1% del volume del pianeta), e risulta composto da una grande varietà di
materiali, diversi non solo da zona a zona, ma anche con la profondità.
Insiemi di atomi: elementi e composti e miscele
La materia è definita come tutto ciò che ha una massa e un volume, essa è fatta da atomi, quindi la
maggior parte dello spazio occupato dalla materia è vuoto.
Una sostanza è definita come un campione di materia con composizione chimica definita; si divide in
elementi e composti:
- un elemento è una sostanza formata di atomi tutti uguali, cioè con lo stesso numero atomico (numero
di protoni contenuti nel nucleo di un atomo, Z);
- un composto si forma quando due o più atomi diversi si legano insieme; ogni composto ha una
composizione chimica definita e invariabile.
La più piccola particella di una sostanza (elemento o composto) che ne conserva tutte le caratteristiche
è la molecola, che può essere formata da un solo atomo o da più atomi.
Gli atomi si legano principalmente tramite due legami: quello covalente (condivisione di elettroni tra gli
atomi) e quello ionico (un atomo cede un elettrone e l’altro lo acquista, i due ioni opposti si attraggono). Nella
materia organica prevale il primo, in quella inorganica il secondo.
In natura difficilmente si trovano sostanze pure, cioè con una composizione chimica definita in ogni loro
parte; più spesso si trovano miscele, cioè materia di composizione variabile, formata da due o più sostanze
che conservano ognuna le proprie caratteristiche. Esse si possono distinguere in miscugli e soluzioni:
- il miscuglio è una miscela eterogenea, in cui le singole sostanze componenti rimangono separate;
- le soluzioni sono miscele omogenee, in cui le singole sostanze componenti non si distinguono più e
che presentano le stesse caratteristiche in ogni loro parte; non sono tuttavia sostanze pure.
Stati di aggregazione della materia
La materia che ci circonda si presenta sotto tre diversi stati di aggregazione: solido, liquido e gassoso.
- I materiali allo stato solido hanno forma e volume proprio: al loro interno le molecole che lo
costituiscono sono reciprocamente legate da forze così intense che finiscono per occupare posizioni
mediamente fisse (possono solo vibrare).
- I materiali allo stato liquido hanno anch’essi volume proprio, ma assumono la forma del recipiente che
li contiene; le molecole di cui sono costituiti sono legate da forze meno intense, per cui sono libere di
scorrere l’una contro l’altra.
- I materiali allo stato gassoso non hanno volume proprio e, liberi da ostacoli, tendono ad espandersi
occupando tutto lo spazio disponibile, essendo carenti le forze di attrazione tra le singole molecole.
Lo stato di aggregazione non è una caratteristica fissa di una sostanza: infatti ogni sostanza può
cambiare di stato assorbendo o liberando energia sotto forma di calore.
La materia è presente sulla Terra in ordine secondo la propria densità. Al centro ci sono i materiali
solidi, che formano la litosfera, che hanno maggiore densità e vengono maggiormente attratti dalla forza di
gravità; poi ci sono i liquidi, che formano l’idrosfera (acque oceaniche e continentali); poi ci sono i gas che
formano l’atmosfera.
I minerali
Un minerale è una sostanza naturale solida (tranne il mercurio, liquido), con due caratteristiche
fondamentali:
- una composizione chimica ben definita (o variabile entro ambiti ristretti);
- una disposizione ordinata e regolare degli atomi che la costituiscono, fissa e costante per ogni tipo di
minerale (struttura cristallina).
I minerali sono in genere di origine inorganica (un composto organico contiene contemporaneamente
atomi di carbonio, idrogeno e ossigeno), ma ne esistono anche alcuni derivati da processi biologici (carbone,
ambra).
Elementi chimici e minerali
Come tutta la materia i minerali sono formati dalla combinazione di elementi chimici. Alcuni minerali
sono formati da un solo tipo di elemento, ma la maggior parte sono il risultato della combinazione di due o
più elementi, legati tra loro in un composto chimico (ossidi o sali).
Il 98% in peso della crosta terrestre è formato da soli 8 elementi, con una netta prevalenza
dell’ossigeno (O2, 46%) e del silicio (Si, 27%), seguiti da alluminio (Al, 8%), ferro (Fe, 5%), calcio (Ca), sodio
(Na), potassio (K) e magnesio (Mg); tutti gli altri elementi (circa 82) formano il restante 1,5%.
La struttura cristallina dei minerali
Quasi tutti i minerali sono cristallini, cioè sono composti da ioni disposti in una struttura ordinata e
ripetitiva, chiamata cella elementare, dove si alternano ioni positivi e negativi, dove quindi ciascuno ione è
circondato solo da ioni di segno opposto. Da tale struttura cristallina a livello atomico, prende origine anche
la forma esterna del minerale, altrettanto regolare, il cosiddetto abito cristallino, o cristallo. Un cristallo quindi
è una forma poliedrica, cioè un solido geometrico con facce, spigoli e vertici che si originano per un regolare
accrescimento, a partire da una struttura tridimensionale elementare di dimensioni infinitesime. Ogni volta
che un minerale può accrescersi senza ostacoli, si sviluppa in cristalli singoli perfettamente formati; se
invece la crescita è ostacolata per lo sviluppo contemporaneo di altri cristalli (caso più frequente), ne risulta
una massa di individui fittamente aggregati. Quindi un minerale lasciato libero di cristallizzare da solo
assumerebbe la forma macroscopica della sua cella elementare, che prenderà il nome di reticolo e si
presenterà come allineamenti regolari di ioni (atomi che hanno acquistato -anioni- o perso -cationi- qualche
elettrone) legati insieme dall’attrazione elettrostatica dovuta alle cariche opposte.
Ogni minerale ha una forma particolare di cella elementare, e quindi di abito cristallino.
Proprietà fisiche dei minerali
I minerali sono dotati di alcune proprietà fisiche, che spesso aiutano nel loro riconoscimento.
- La durezza è la proprietà di resistere all’abrasione o alla scalfittura e dipende dalla forza dei legami
reticolari; essa viene misurata in base alla scala di Mohs, una successione determinata sperimentalmente di
10 minerali, ciascuno dei quali può scalfire le facce del minerale che lo precede, ma viene scalfito dal
minerali che lo segue.
- La sfaldatura è la tendenza di un minerale a rompersi per urto secondo superfici piane, parallele a
una o più facce dell’abito cristallino; essa dipende dalla diversa forza dei legami tra gli atomi nelle diverse
direzioni dentro il cristallo.
- La lucentezza misura il grado in cui la luce viene riflessa dalle facce di un cristallo, e si distingue in
metallica, tipica di sostanze che assorbono totalmente la luce e che risultano opache, e non metallica, tipica
dei corpi più o meno trasparenti.
- Il colore è una proprietà molto evidente ma meno diagnostica di altre, perché mentre alcuni minerali
presentano sempre lo stesso colore (minerali idiocromatici), molti altri presentano colori diversi a seconda di
impurità chimiche rimaste incluse nel reticolo durante la sua formazione o per particolari difetti in alcuni punti
del reticolo (minerali allocromatici).
- La densità, o massa volumica (massa per unità di volume, misurata in kg/m3), dipende direttamente
dall’addensamento di atomi nel reticolo e dalla loro pressione.
I minerali delle rocce
I minerali si classificano in base alle loro specie minerali, ognuna delle quali comprende tutti i minerali
che hanno lo stesso tipo di reticolo strutturale e composizione chimica uguale. I minerali sono distribuiti in 8
classi (alle quali si aggiunge una nona classe per le sostanze organiche). Sono l’ossigeno e il silicio, i due
elementi chimici più abbondanti nella crosta, che si combinano tra loro per formare le basi dei silicati, il
gruppo più diffuso e numeroso di minerali, che da soli costituiscono l’80% dei materiali della superficie
terrestre.
Nei minerali silicatici ogni ione silicio si lega a 4 ioni di ossigeno (SiO44-) formando un silicato, con la
struttura tridimensionale di un tetraedro. I cationi che più frequentemente si legano alle strutture silicatiche
sono il sodio (Na+), il potassio (K+), il calcio (Ca2+), il magnesio (Mg2+), il ferro ferroso (Fe2+) e ferrico
(Fe3+) e l’alluminio (Al3+).
I minerali non silicatici sono molto meno abbondanti, ma hanno notevole importanza per le attività
umane. I più importanti nella costituzione delle rocce sono i minerali carbonatici, formati dall’anione
carbonato Co32- legato a uno o più cationi. Esistono poi anche i solfati, formati dall’anione SO42-, e gli
ossidi formati dall’anione O2-.
La classificazione dei minerali si effettua quindi considerando lo ione negativo che li compone, che può
essere l’ossido oppure uno degli ioni poliatomici negativi formati dall’ossido e da un altro atomo neutro.
Le rocce
In natura non si trovano minerali allo stato puro, ma delle rocce, formate da aggregati di minerali allo
stato solido.
Lo studio delle rocce
Mentre un minerale è un composto chimico uniforme, una roccia il più delle volte è un aggregato
naturale di diversi minerali, talvolta anche di sostanze non cristalline, di solito compatto, che forma una
massa ben individuabile. In genere quindi le rocce sono eterogenee, costituite cioè da più specie di minerali,
ma esistono anche masse rocciose omogenee, formate da un solo minerale (monominerali). Su grande
scala però, anche le rocce omogenee contengono tracce di altri minerali, che tolgono alla roccia quella
uniformità chimica che caratterizzerebbe un minerale.
Le fucine delle rocce: i processi litogenetici
Le rocce vengono classificate in base alla loro genesi, cioè formazione. Le masse rocciose di cui è
costituita la crosta si originano e si evolvono in condizioni molto varie, che si possono sintetizzare in tre
grandi processi litogenetici (cioè di generazione delle rocce), tra loro chiaramente distinguibili, anche se non
mancano passaggi e sovrapposizioni di fenomeni. Essi prendono i nomi di magmatico (o igneo),
sedimentario e metamorfico.
- Il processo magmatico è caratterizzato dalla presenza iniziale di un materiale fuso, chiamato magma,
che risale dall’interno della Terra ad alta temperatura (da parecchie centinaia al migliaio di °C), in condizioni
di pressione molto varie. La progressiva cristallizzazione del fuso per diminuzione della temperatura porta
alla formazione di aggregati di minerali che costituiscono le rocce magmatiche o ignee.
- Il processo sedimentario comprende l’alterazione e l’erosione dei materiali rocciosi che affiorano in
superficie (dove sono attivi gli agenti esogeni, come l’acqua, il vento e il ghiaccio), e il successivo loro
trasporto e accumulo, che portano alla formazione di nuovi prodotti, le rocce sedimentarie. Tale processo si
svolge sulla superficie terrestre o a moderata profondità, per cui è caratterizzato da basse temperature (tra 0
e 150 °C) e da bassa pressione.
- Il processo metamorfico ha come caratteristica fondamentale la trasformazione, che avviene allo stato
solido, di rocce preesistenti (magmatiche, sedimentarie), che vengono a trovarsi in condizioni ambientali
diverse da quelle di origine: i minerali preesistenti, non più stabili, vengono distrutti e se ne formano altri, in
equilibrio con le nuovo condizioni; si originano così le rocce metamorfiche. Le temperature sono comprese
tra 300 e 800 °C, mentre le pressioni sono quasi sempre elevate.
La superficie delle terre emerse ripulita dalla copertura vegetale e dal suolo (che rappresenta
l’alterazione delle rocce a contatto con l’atmosfera), risulterebbe formata per il 55-60% da rocce
metamorfiche, che sono quindi le più abbondanti, per il 35-40% da rocce magmatiche e fino al 5% o poco più
da rocce sedimentarie. Se si scende in profondità dentro la crosta, le rocce sedimentarie scompaiono e
vengono sostituite da rocce magmatiche intrusive e, soprattutto, metamorfiche: queste ultime sono le sole
presenti nella parte più profonda della crosta.
Rocce magmatiche o ignee
Buona parte delle rocce della crosta terrestre si sono formate per solidificazione in profondità, in tempi
geologici (anche milioni di anni), di masse di materiale fuso; in altri casi la solidificazione è avvenuta in
superficie, dove il materiale fuso può giungere come lava per dei fenomeni vulcanici. Tutte queste rocce
vengono dette rocce magmatiche, ignee o eruttive, dato che si sono formate da un magma.
Dal magma alle rocce magmatiche
Un magma è una massa fusa, di dimensioni grandi o enormi, che si forma dentro la crosta o la parte
alta del sottostante mantello, a profondità variabili (tra i 15 e i 100 km). Tale massa fusa è una miscela
complessa, ad alta temperatura, di silicati, ricca di gas in essa disciolti. Se esso subisce un raffreddamento,
inizia un processo di cristallizzazione: dal fuso si separano via via, secondo il loro punto di fusione, vari tipi di
minerali, dalla cui aggregazione finale risulterà una nuova roccia.
Le rocce magmatiche si dividono in due gruppi:
- rocce intrusive (o plutoniche), quando divengono solide e cristalline in profondità, circondate da altre
rocce;
- rocce effusive, quando la massa magmatica spinta dalla pressione dei gas trova una via di risalita
nella crosta e giunge a traboccare in superficie, dove solidifica all’aria libera.
Nel caso delle rocce intrusive, poiché il magma si trova fermo dentro la crosta, circondato da altre
rocce che fanno da isolante termico, il raffreddamento avviene in tempi molto lunghi; in tali condizioni, tutto il
fuso arriva a cristallizzare e la roccia magmatica intrusiva che ne deriva è formata interamente da cristalli di
dimensioni visibili ad occhio nudo: presenta cioè una struttura granulare olocristallina. Una volta solide, tali
masse rocciose fanno parte stabilmente della crosta terrestre, ma possono anche venir spinte verso l’alto dai
movimenti della crosta stessa.
Nel caso delle rocce effusive invece il magma risale fino in superficie, dove trabocca come lava; in tal
caso la temperatura passa rapidamente da circa 1000°C a quella ambiente, la pressione scende in
brevissimo tempo da valori molto alti a quelli ordinari, i componenti volatili si disperdono nell’aria. In queste
condizioni solo una piccola parte della massa magmatica, finché è ancora in profondità o mentre sta
risalendo, si trasforma in cristalli di dimensioni di almeno qualche millimetro (fenocristalli); invece quasi tutta
la massa consolida quando arriva in superficie e lo fa così rapidamente che i cristalli non hanno tempo di
accrescersi. Si forma così un ammasso di cristalli minuscoli, visibili solo al microscopio, o addirittura una
sostanza almeno in parte vetrosa (amorfa, cioè non cristallizzata, come il basalto), poiché gli atomi non
hanno avuto il tempo di organizzarsi in reticoli cristallini. Si realizza così una struttura porfirica, in cui in una
pasta di fondo microcristallina o amorfa vi possono essere sparsi un certo numero di fenocristalli. In casi
particolari tutta la massa è vetrosa: sono le ossidiane, o “vetri vulcanici”.
Classificare le rocce magmatiche
La distinzione fra i vari tipi di magmi si basa sul loro contenuto in silice (SiO2), libera o combinata nei
silicati; il contenuto in silice definisce il grado di acidità (abbondanza di silice) o di basicità (scarsezza di
silice) dei magmi, che si dividono quindi in:
- magmi acidi, che sono ricchi in silicio e alluminio e danno origine a rocce di colore in genere chiaro.
La silice (quarzo) è presente in quantità elevata (>65% in peso). Le rocce che ne derivano sono dette acide
o sialiche;
- magmi intermedi o neutri, che sono magmi a composizione intermedia (52-65% in peso di silice); essi
danno origini a rocce neutre;
- magmi basici, che hanno una quantità bassa di silice (<52% in peso) ma sono relativamente più ricchi
in ferro, magnesio e calcio; essi danno origine a rocce in genere scure, dette basiche o femiche;
- magmi ultrabasici, in cui la percentuale di silice è ancora inferiore (<45% in peso). Le rocce cui danno
origine sono dette ultrabasiche o ultrafemiche: sono tutte di colore molto scuro e sono formate
essenzialmente da silicati di ferro e magnesio.
Dalla composizione chimica di un magma deriva quindi la quantità e la qualità dei minerali contenuti
nelle rocce che da esso si formano.
Le famiglie di rocce magmatiche
Le principali famiglie di rocce magmatiche consentono di individuare i tipi di minerali che le
caratterizzano.
- Famiglia dei graniti: deriva da magmi acidi, le rocce intrusive acide di questa famiglia sono di gran
lunga le più diffuse tra tutte le rocce ignee intrusive; quelle ricche di granuli di quarzo sono i tipici graniti,
mentre quelle più povere vengono chiamate granodioriti e sono le più abbondanti sulla crosta. Le masse fuse
di tipo granitico vengono generate a grandi profondità e si solidificano lentamente, dando origine ad ammassi
di rocce durissime che prendono il nome di batoliti. Le rocce effusive di questa famiglia ovviamente hanno la
stessa composizione chimica di quelle intrusive, ma diverse modalità di cristallizzazione.
- Famiglia delle dioriti: deriva da magmi neutri che danno luogo a una miscela equilibrata di composti
sialici e femici. I corrispondenti effusivi delle tipiche dioriti sono le andesiti.
- Famiglia dei gabbri: i magmi gabbrici sono basici e danno origine a rocce intrusive scure. Le
corrispondenti rocce effusive principali sono i basalti, le più diffuse tra tutte le rocce effusive, che formano il
pavimento di tutti gli oceani. Secondo molti studiosi il globo terrestre nei primi tempi della sua vita avrebbe
avuto una crosta superficiale, priva di acque perché era ancora troppo calda, omogenea e simile al basalto.
Anche le rocce lunari possiedono in buona parte la stessa composizione.
- Famiglia delle peridotiti: queste rocce derivano da magmi ultrbasici e sono formate in gran parte da
olivina, detta anche peridoto, sono nere e pesanti. Esse hanno distribuzione limitata sui continenti, ma sono il
costituente fondamentale della parte superiore del mantello.
- Famiglia delle rocce alcaline: sono magmi particolarmente ricchi di elementi alcalini, cioè sodio e
potassio, che danno origine ad abbondanti minerali dei tipi feldspati e feldspatoidi. Le forme intrusive sono
piuttosto rare, mentre sono un po’ più diffuse quelle effusive.
Rocce sedimentarie
Le rocce sedimentarie sono la traccia delle continue trasformazioni in atto da tempi geologici sulla
superficie terrestre. Sono rocce molto diffuse (anche se arrivano appena al 5% della composizione della
crosta superiore) ed estremamente eterogenee.
Dai sedimenti sciolti alle rocce compatte
Il termine sedimentazione indica la deposizione e l’accumulo, su terre emerse o sul fondo di bacini
acquei, di materiali di varia origine, inorganica o anche organica, dopo che questi sono stati trasportati più o
meno a lungo dagli agenti esogeni (acque, venti, ghiacci). La parte più notevole di materiali sedimentatisi nel
passato, e in corso di deposizione anche oggi, è dovuta all’erosione e disgregazione in frammenti di rocce
già esistenti. Il processo di sedimentazione avviene quotidianamente. Il lento passaggio dai sedimenti
appena accumulatisi (formati quindi da frammenti distinti) a rocce sedimentarie vere e proprie avviene per un
insieme di fenomeni chiamati insieme diagenesi. Tra questi il più comune è la litificazione, che avviene per
compattazione e cementazione. La compattazione è dovuta al peso dei materiali che via via si
sovrappongono e che, comprimendo i sedimenti sottostanti, riducono gli spazi vuoti (pori) tra i singoli
frammenti. La cementazione è prodotta da acque che circolano nei sedimenti sfruttando la presenza dei pori,
e che portano in soluzione alcune sostanze; col tempo tali sostanze possono riempire i pori, cementando tra
loro i granuli.
I tipi di rocce sedimentarie sono molto numerosi; esse vengono quindi suddivise in tre grandi gruppi,
che riuniscono le rocce formatisi in modi simili, che sono le rocce clastiche, organogene e chimiche. Non vi è
un limite netto tra questi tre gruppi.
Le rocce clastiche o detritiche (granulo su granulo)
Queste rocce sono formate da frammenti, detti clasti, di altre rocce di ogni tipo, che si accumulano in
genere in zone depresse (trappole di sedimentazione) quando il mezzo che li trasporta (agente esogeno)
perde la sua energia. La dimensione dei clasti riflette l’energia dell’ambiente in cui sono stati deposti (più
sono piccoli più l’ambiente doveva essere tranquillo). Un'altra caratteristica importante è il grado di
arrotondamento dei granuli, che esprime l’usura subita dal clasto. In base alle dimensioni dei clasti, le rocce
detritiche si distinguono in tre grandi famiglie (più altri gruppi separati):
- conglomerati (clasti più grandi), che derivano dalla lenta cementazione delle ghiaie; si dividono in
brecce, con ciottoli spigolosi, che rivelano di aver subito solo un modesto trasporto, e puddinghe, con ciottoli
arrotondati, segno che sono stati sottoposti a un lungo trasporto;
- arenarie (clasti più piccoli), cioè sabbie cementate che possono essere ricche di granuli di quarzo
(arenarie quarzose), di frammenti di feldspati (feldspatiche) o di detriti di calcare (calcaree);
- argille (clasti finissimi), che sono i depositi più piccoli che derivano dallo sgretolamento delle varie
rocce; quando questi sedimenti, a causa della diagenesi, perdono la loro tipica plasticità e diventano più
compatti, vengono detti argilliti;
- marne, che derivano da una mescolanza di calcare e di argilla, in varie proporzioni; sono tenere e a
grana finissima, costituiscono la materia prima per preparare il cemento;
- piroclastiti, cioè i depositi di materiali di varie dimensioni (da ceneri a lapilli) emessi da esplosioni
vulcaniche; questi frammenti hanno seguito in aria o lungo le pendici di un vulcano percorsi più o meno
lunghi prima di sedimentare su altre rocce o in mare, perciò vengono considerate come sedimentarie, anche
se i materiali che li costituiscono sono di origine ignea.
Le rocce organogene o biogene (dall’attività di organismi viventi)
Questo gruppo è costituito di rocce formate quasi solamente dall’accumulo di sostanze legate ad
un’attività biologica. La presenza di resti fossili consente di risalire all’ambiente in cui la roccia si è formata. In
base alla loro natura, le rocce organogene si distinguono in:
- rocce carbonatiche; tipici di questo gruppo sono i calcari organogeni, sia dovuti all’accumulo di gusci
calcarei (formati da carbonato di calcio, cioè calcite), sia costruiti da organismi che impiegano la calcite per
rivestirsi di parti scheletriche. Associate ai calcari si trovano spesso le dolomie, formate da carbonato doppio
ci calcio e magnesio, cioè la dolomite.
- rocce silicee; sono rocce formatesi dall’accumulo di gusci di organismi che utilizzano la silice invece
della calcite; tra esse la più diffusa è la selce. Altre rocce composte di silice sono le diatomiti, formate da
miliardi di gusci di diatomee.
- carboni fossili; sono rocce organogene dovute all’accumularsi di sostanza organica; derivano dalla
fossilizzazione di grandi masse di vegetali.
- idrocarburi; sono miscele di composti del carbonio e dell’idrogeno cui si aggiungono piccole quantità
di composti ossigenati, azotati e fosforiti. In natura si trovano solidi e gassosi, tra questi ultimi predomina il
metano. Essi derivano dalla decomposizione da parte di batteri anaerobi (microrganismi in grado di vivere in
assenza di ossigeno) di sostanze organiche, cioè microrganismi vegetali ed animali.
Le rocce chimiche (precipitazione e dissoluzione)
Quest’ultimo gruppo di rocce sedimentarie comprende tutte quelle che si sono deposte essenzialmente
per fenomeni chimici. Il più evidente tra questi è la semplice precipitazione di composti chimici che si trovano
sciolti nell’acqua del mare o dei laghi; quando la loro quantità raggiunge la saturazione una parte di essi
precipita e dà origine alle rocce evaporitiche o evaporiti. Altri sedimenti derivano invece d alterazione per
dissoluzione, all’aria libera, di rocce preesistenti e danno origine alle rocce residuali.
Rocce metamorfiche
Le rocce metamorfiche si sono formate in seguito alle trasformazione di altre rocce. Tali trasformazioni
sono provocate da aumenti di pressione e di temperatura e ciò avviene di solito in profondità, all’interno della
crosta terrestre. Il metamorfismo è quindi una trasformazione, anche profonda, di un qualunque tipo di
roccia, ma senza che si arrivi alla fusione del materiale coinvolto, perché se ciò avvenisse si originerebbe un
magma e si passerebbe allora ad una roccia magmatica. Queste trasformazioni riguardano sia i minerali (i
cui atomi si riordinano secondo un diverso reticolo cristallino, creando minerali nuovi), sia la struttura della
roccia, cioè il modo in cui i minerali sono disposti.
Rocce che si rinnovano
Nel metamorfismo si verificano nella roccia una serie di reazioni chimiche e di trasformazioni fisiche
(cristallizzazione metamorfica) che portano alla comparsa di nuove rocce, che avranno raggiunto nuove
condizioni di equilibrio con l’ambiente, e quindi una nuova stabilità. In ogni caso la composizione chimica
globale viene conservata, di conseguenza è possibile risalire alla roccia che ha subito il metamorfismo
(sedimentaria, magmatica o anche metamorfica). Per questo scopo è di particolare importanza lo studio di
minerali-indice, cioè di minerali per i quali sono state determinate in laboratorio le condizioni di temperatura e
pressione cui si possono formare. Si è giunti così al concetto di “facies metamorfiche”, ognuna delle quali
raggruppa tutte le rocce che si sono ricristallizzate in un certo intervallo di temperature e pressioni, senza
tener conto della loro eterogeneità chimica.
Trasformazioni a piccola scala: il metamorfismo di contatto
Tale metamorfismo è dovuto essenzialmente all’alta temperatura e si verifica quando un magma risale
attraverso la crosta e provoca quindi un forte aumento di temperatura nelle rocce con cui viene a contatto.
Se il magma è ricco di sostanze volatili, queste possono impregnare le rocce incassanti facilitando le
trasformazioni chimiche. Si forma così un’“aureola di contatto”, il cui spessore varia da qualche cm al km; le
trasformazioni, tanto più intense quanti più vicine alla massa incandescente, si attenuano con la distanza.
Trasformazioni a grande scala: il metamorfismo regionale
Questo è il processo metamorfico di gran lunga più imponente, per effetti e volume di rocce coinvolte.
Esso avviene ogni volta che movimenti della crosta terrestre fanno sprofondare nel suo interno masse di
rocce sedimentarie o magmatiche, che vengono cos’ sottoposte a temperature crescenti e a forti pressioni
(sia per il peso delle rocce sovrastanti, pressione di carico, sia a causa di spinte tra masse rocciose contigue,
pressione orientata). Un tipo particolare di questo metamorfismo è quello cataclastico, che si verifica dove si
hanno zone di subduzione, dove cioè una parte di crosta terrestre scende sotto un’altra parte di crosta. In
questo caso la temperatura aumenta per attrito ma non è rilevante, mentre si generano delle forti pressioni
orientate che causano il metamorfismo. Quando prevale l’azione di forti pressioni si formano di solito minerali
appiattiti o lamellari, orientati tutti nello stesso modo. Le rocce che ne derivano presentano una tipica
scistosità, la proprietà di suddividersi facilmente in lastre secondo piani paralleli (piani di scistosità). Con
l’aumentare della temperatura e della profondità, la formazione di minerali lamellari diventa più difficile e
prevalgono minerali di aspetto granulare, che formano rocce più massicce. I minerali di una roccia che
sprofondi all’interno della crosta sono sottoposti quindi ad una continua trasformazione e il tipo di roccia
metamorfica finale dipenderà dal punto in cui il processo si è arrestato. Le trasformazioni metamorfiche
risultano quindi più o meno forti a seconda dei valori della temperature e delle pressioni che si sono
raggiunti: si parla perciò di metamorfismo di grado basso, medio o alto. In ogni caso il metamorfismo non
può proseguire in modo indefinito: oltre certi valori di temperatura e di pressione si può arrivare alla fusione
di una parte del materiale della roccia che si sta trasformando. Se in seguito la parte fusa si cristallizza, si
forma una roccia mista, detta migmatite. Se invece il processo avanza ancora la parte fusa aumenta sempre
di più fino ad arrivare ai magmi anatettici, dalla cui cristallizzazione i grandi batoliti granitici. Questi processi
di ultrametamorfismo segnano perciò un collegamento tra rocce metamorfiche e rocce ignee.

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