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L'Europa verso la seconda guerra mondiale

Agli albori del fascismo, in Italia si assistette ad un'opera di sostanziale sostegno dell'ordine sociale esistente, che
liquidò le libertà politiche ed ampliò la sfera di intervento e di controllo dello stato. Tuttavia, era necessario
l'interessamento anche alle classi popolari, per raggiungere lo scopo si tese ad integrare tutta la società nello Stato
attraverso un sistema politico ben preciso, organizzato basandosi sulla Carta del lavoro del 1927, secondo la quale tutte
le organizzazioni operaie e padronali furono inquadrate nelle corporazioni, ciò permise al fascismo di controllare le
moltitudini operaie e contadine. Anche il tempo libero era controllato dal fascismo, per mezzo dell'Opera Nazionale
Dopolavoro.
Lo strumento del fascismo per intervenire all'interno della società fu il Partito Nazionale Fascista (1932), alla base del
quale erano le sezioni locali, i fasci di combattimento, che facevano capo al Gran Consiglio del Fascismo, a sua volta
presieduto dal Duce.
L'ordine della nazione era affidato principalmente alla Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, la quale operava
parallelamente all'esercito ordinario.
Nel momento in cui la grande crisi del '29 raggiunse l'Italia, l'industrializzazione che era ancora fragile subì un crollo
decisivo. Mussolini cercò di reagire alla crisi intraprendendo un'opera che coinvolgeva soprattutto le campagne italiane,
indirettamente le opere di bonifica e di investimento agricoli includevano al proprio interno una più complessa politica
espansionistica basata sull'aumento demografico, infatti il partito fascista puntava sulle numerose famiglie rurali,
agevolandole anche con sgravi fiscali.
La politica estera fascista ebbe molte contraddizioni: all'aggressività di Mussolini si contrapponeva sempre
un'immediata pace nel momento in cui si avvicinava troppo il "punto di rottura". Ma a partire dal 1927 il fascismo
divenne sempre più decisamente revisionista. Nel 1932 Mussolini assunse direttamente il controllo del ministero degli
esteri e adottò un atteggiamento scopertamente aggressivo: egli contestò l'assetto europeo creato a Verailles, nonché la
politica pacifista che aveva il suo simbolo nella Società delle Nazioni. la politica fascista avvicinò lo stato italiano a
tutti quei paesi che uscirono perdenti dal primo conflitto, aspirando la leadership degli stessi, considerandoli inclini ad
un regime totalitario come il fascismo.
Il progetto di Mussolini fu interrotto però tra il '33 e il '34, quando Hitler rese note le sue intenzioni di annettere
l'Austria alla Germania, minacciando i confini Italiani definiti a Versailles. Come reazione furono immediatamente
posizionate quattro divisioni italiane sul confine del Brennero, questa azione di Hitler congelò i rapporti tra Germania
ed Italia, e avvicinò Mussolini alle potenze europee, sino a porsi alleato con gli stati occidentali contro la minaccia
nazista.
L'espansionismo fascista prese forma in Africa nel 1935, con l'occupazione dell'Etiopia, voluta più per motivi di
orgoglio del Duce che motivi di ordine interno connessi alla crisi o agli scarsi successi della politica fascista; Mussolini,
convinto di essere appoggiato da Francia ed Inghilterra, e consapevole dell'impossibilità della Germania di intervenire
su quel fronte, annunciò nel maggio 1936 la rinascita dell'impero Romano.
L'operazione bellica in Africa, assieme alla rottura con la società delle Nazioni e la guerra di Spagna, segnarono la
svolta che portò alla seconda guerra mondiale. Mussolini infatti, di fronte ad una generale indifferenza nei confronti
delle sue azioni militari, puntò ad attaccare tutte le democrazie, prendendo la Russia di Stalin come primo obiettivo.
Con il mondo diviso in due blocchi, il consolidamento dell'alleanza con la Germania era inevitabile, questo non portò
solo ad un cambiamento politico, ma anche ideologico, con il sopravvento di pensieri molto più estremisti.
Il fascismo vide degli oppositori al suo regime, nonostante questi furono banditi quando Mussolini salì al potere, per
questo motivo la maggior parte dei movimenti antifascisti avevano sede all'estero, ma riuscivano ad influire
segretamente nella società italiana. Primi fra tutti furono gli antifascisti "ufficiali" che erano gli oppositori al regime
riusciti a scappare a Parigi, ove organizzarono un movimento di propaganda antifascista internazionale. Tra gli
antifascisti all'estero si formarono diverse tendenze. Nel 1927 nacque la "concentrazione antifascista", un gruppo di
partiti apertamente repubblicani che si prefissero di operare sul piano della propaganda e dell'opinione. In opposizione
alla Concentrazione, si pose al "Giustizia e Libertà", un movimento nuovo, non legato ai vecchi partiti, che proponeva
la lotta armata contro il regime.
All'interno del paese, erano rimasti piccoli gruppi clandestini che sporadicamente riuscivano a divulgare qualche
pubblicazione. Una reale consistenza organizzativa ebbe il Partito Comunista clandestino, che riuscì a far circolare tra i
suoi militanti, operai ed intellettuali, un flusso di opuscoli e bollettini stampati segretamente.. a capo del partito c'era
Togliatti e aveva la sua segreteria generale a Parigi. Tra il 1926 e il '34 il partito Comunista, accettò la linea intrapresa
da Stalin, rompendo con i partiti della democrazia tradizionale.
L'opposizione al fascismo non aveva una linea comune, e nell'imminenza della seconda guerra Mondiale non si seppe
organizzare al suo interno.
Hitler, dopo la conquista del potere, considerò prioritari i problemi del riarmo. Già dal 1933 non nascose le sue
intenzioni, abbandonando la Società delle Nazioni; nel '35 rese note la sua decisione di riabilitare la leva obbligatoria,
immaginando un ingrandimento dell'esercito in un prossimo futuro. Contemporaneamente i nazisti andavano a
diffondere nei paesi europei dove vivevano Tedeschi l'idea della riunificazione della madre patria Germania.
Infine, come atto di sfida, nel 1936 Hitler ordinò alle forze armate di riprendere possesso delle basi in Renania;
nell'Ottobre dello stesso anno, il Governo Tedesco e quello Italiano definivano le clausole per quell'alleanza che venne
definita asse Roma Berlino, che nel Novembre fu allargata al Giappone, costituendo il patto Antikomitern.
Nell'Agosto 1936, Hitler tracciò le linee generali del piano quadriennale, che avrebbe dovuto salvare la Germania
dall'incubo bolscevico e che l'avrebbe portata consapevolmente alla guerra; era necessario per il Fürer raggiungere
l'autosufficienza tedesca, sia da un punto di vista alimentare che industriale; non si poteva più inoltre dare alcuna tregua
ai superstiti oppositori al nazionalsocialismo, né agli esponenti della "razza negativa e bastarda", tantomeno ai "mortali
nemici ebrei". Hitler fu colto da una paurosa frenesia nell'applicare questo suo piano, poiché non voleva perdere tempo
nel portare la Germania ad una guerra Europea entro quattro anni.
Il riavvicinamento da parte dell'Italia alla Germania ebbe come principale motivo la rottura con la Società delle
Nazioni, che impose sanzioni economiche al paese fascista come risposta all'occupazione etiope. Quindi nell'Ottobre
1936 Hitler e Mussolini formarono l'asse Roma Berlino. I segni negativi dell'alleanza si videro quasi subito, quando
Hitler fece accettare all'Italia l'annessione dell'Austria da parte della Germania, con la conseguente presenza delle forze
del Reich al confine del Brennero. Inoltre Mussolini adottò la politica antisemita di Hitler, senza arrivare alle estreme
conseguenze naziste, ma privando, alle popolazioni considerate inferiori, ogni diritto civile.
Contemporaneamente all'avvicinarsi della Seconda Guerra Mondiale, si formò una nuova forma di antifascismo.
Questa cominciò a diffondersi tra i giovani che riuscirono a venire a conoscenza della differenza tra il proprio stato e i
paesi democratici. Questa corrente ideologica si diffuse in tutta Europa, e si delineò come un sentimento che sarebbe
esploso nel corso della seconda guerra Mondiale, sotto forma di un fenomeno di massa.
Germania ed Italia ebbero un ruolo rilevante nella guerra civile spagnola. Nel 1936 nella penisola iberica la Destra,
sconfitta dalle elezioni, passò alla lotta armata, capitanata da Francisco Franco, forte dell'appoggio dell'esercito
regolare, il quale, per ordine del governo fu smantellato e le armi furono distribuite alla popolazione.
Dai due fronti provenivano voci diverse riguardo il conflitto, la sinistra lo considerava un attacco reazionario, fascista,
clericale contro una democrazia progressista; dall'altra parte si profilava la necessaria difesa contro il bolscevismo. È in
questo contesto che l'Italia prima, la Germania poi, dichiararono apertamente il loro appoggio all'esercito di Franco,
inviando mezzi e militari in suo supporto; gli unici interventi materiali dalla parte antifascista furono quello dell'Unione
Sovietica, tuttavia ritenuto insufficiente, e l'apporto delle brigate internazionali, costituite da volontari antifascisti
provenienti da ogni paese d'Europa, le quali riuscirono in qualche modo a rallentare la conquista del potere di Franco, il
quale lanciò l'offensiva più pesante nel 1938, occupando Barcellona e Madrid. Il nuovo regime di stampo fascista in
Spagna si basava sul clero, sulla borghesia e sull'esercito, e fece illudere le altre due grandi potenze dittatoriali, che in
un folle progetto sfidarono il mondo.
L'alleanza tra Italia e Germania divenne quindi ancora più stretta e fu proprio grazie a questa che Hitler poté cominciare
la sua opera di espansionismo, partendo, come già detto, dall'annessione al Reich dell'Austria, non trovando neanche
una vera opposizione da parte di Francia e Inghilterra, in quanto in questa maniera si trovavano isolate dal pericolo
bolscevico.
La seconda mossa del Fürer fu la conquista della Cecoslovacchia; inizialmente pretese l'applicazione del principio di
autodeterminazione dei popoli nei confronti delle minoranze tedesche dei Suedi, pretesa accompagnata da una minaccia
di guerra. Lo stato di Praga pose resistenza a questa richiesta tedesca, ma grazie a Mussolini si fu in grado di trovare un
accordo diplomatico, che sfociò comunque in un occupazione della Cecoslovacchia da parte dell'esercito nazista, il
quale conquistò anche un grande complesso industriale.
Nel frattempo le misure contro gli ebrei divenivano sempre più pesanti, sino ad arrivare al 1938, anno in cui le violenze
assunsero un carattere collettivo e sistematicamente organizzato. Migliaia di ebrei furono relegati nei Lager e nei ghetti.
Il processo di espansione dell'asse continuò anche da parte dell'Italia, che prese possesso dei territori Albanesi, che
erano già sotto il controllo fascista. Questo unì ancora di più la Germania e il nostro paese, i quali stipularono il Patto
d'acciaio, un'intesa che implicava l'intervento militare di una delle due parti contraenti nel caso una si fosse trovata
coinvolta in un'operazione bellica nei confronti di una o più potenze.
Nell'autunno del 1938 il governo tedesco cominciò ad avanzare perentorie richieste alla Polonia, con il fine di
provocare l'attacco. In questo frangente l'Inghilterra e la Francia riuscirono ad intervenire assicurando la loro protezione
a Varsavia, ma in maniera pratica non si riuscì ad attuare nulla.
Durante l'estate del 1939 la Germania e l'URSS stipularono un patto di non aggressione, stupendo tutta l'Europa. In
realtà si trattava di un accordo per la divisione della Polonia e che permetteva alla Russia di occupare gli stati balcanici.
L'accordo non fu però rispettato da Hitler, che una settimana dopo la firma del patto attaccò la Polonia, che era senza
difese. Due giorni dopo l'aggressione la Francia e l'Inghilterra intervennero militarmente contro Hitler. Era l'inizio della
Seconda Guerra Mondiale.

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