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Prima lezione teorica

A cura di Cinzia Caputo


E’ probabile che la presenza di focolari in prossimità di insediamenti
preistorici sia legata all’ idea che con la scoperta del fuoco e l’utilizzo
di attrezzi sia comparsa l’attività immaginativa e con essa il racconto.
Le fiabe europee sono più adatte
all’uomo contemporaneo “perché il
crogiolo culturale da cui sono emerse
ha permesso una mentalizzazione più
elaborata dei conflitti inerenti alla
sopravvivenza del corpo e dello spirito.
 il pensiero si esplica in relazione all’adattamento o alla
creatività con la quale l’io si confronta con il mondo e
con la complessità psichica dell’individuo che
comprende sia funzioni razionali che irrazionali.
Possiamo considerare questo discorso un manifesto del
pensiero Junghiano che si colloca già in una posizione
che è quella del primato dell’immaginario (simboli
della trasformazione 1911)
 Jung ha utilizzato sia il mito che la fiaba per
le sue tesi sull’inconscio collettivo in cui
quello personale affonda le sue radici. :<< è
noto che possiamo trattare le favole, in
quanto prodotti della fantasia, come i sogni,
interpretandole come enunciazioni spontanee
dell’inconscio su se stesso ” >>
 Nella prima fase: troviamo l’ambientazione rappresentata dalla sospensione
,il ” c’era una volta” e “il nessun luogo “dell’inconscio collettivo.
L’osservazione del numero e del genere di personaggi all’inizio e alla fine
della fiaba, ci aiuta a comprendere il processo simbolico rappresentato e la
natura del problema di cui è portatrice.
 Nella seconda fase: si trova lo svolgimento dell’azione con avventure ,
episodi e situazioni. Nelle fiabe c’è sempre una difficoltà o una mancanza a
partire dalla quale il protagonista deve mettersi in viaggio.
 la terza fase: e’ quella della crisi, momento culminante in cui il soggetto si
trova di fronte a eventi determinanti per l’evolversi della storia. Le
successive peripezie oltre a specificare le ulteriori caratteristiche del tema
proposto, rappresentano il cammino attraverso il quale la situazione deve
evolvere per trovare una soluzione. E’ qui che si stabiliscono le forze in campo
gli aiutanti e i nemici.
 la quarta fase: infine e’ quella della lisi, e’ il culmine della tensione
che porta a un esito finale positivo o negativo. Si giunge ad una
soluzione.
Jung propone di interpretare le fiabe come configurazioni di conflitti
tra le varie componenti strutturali della psiche che si fondano sugli
archetipi dell’inconscio collettivo definiti attraverso 4 aree della
psiche: Persona, Ombra, Vecchio Saggio, Animus-Anima, mentre l’Io
corrisponde al centro della coscienza e può coincidere
energeticamente con l’Animus nell’uomo che avrà come controparte
l’Anima inconscia.
 :”le fiabe sono l’espressione più pura e semplice dei
processi psichici dell’inconscio collettivo. “Mentre nei miti e
nelle leggende, noi scopriamo i modelli fondamentali della
psiche umana rivestiti di elementi culturali, nelle fiabe il
materiale culturale è presente in misura molto minore, esse
riflettono perciò, più chiaramente i modelli basilari della
psiche” sottolineando che:”la migliore spiegazione di
una fiaba è la fiaba stessa. Il suo significato, cioè è
racchiuso nella totalità dei motivi connessi con la trama del
racconto.
“la genuinità creatrice della
fiaba, intesa come traduzione
delle immagini originarie,
nella narrazione orale e
scritta, che lungi dall’essere
depositaria di mascheramenti
e coperture, è una storia
compiuta che attende
d’essere congiunta con la
vicenda psichica ed
esistenziale dei singoli
individui.”
 Questa è l’immagine della conjuctio
alchemica, in cui il maschile e il
femminile, il re e la regina si fondono
nella suprema unità, dove non esistono
più gli opposti e i conflitti hanno
conquistato finalmente l’unità
dell’Androgino, cioè il proprio Centro.
L’approccio junghiano
all’interpretazione è quello di
esaminare con attenzione il testo
della fiaba, dando importanza ad
ogni variazione e ad ogni singola
immagine attraverso il metodo
dell’amplificazione che consiste
nel lavoro di raccolta e confronto
di materiale simile
L’unico scritto che Jung veramente
dedica alla fiaba è la fenomenologia
dello spirito nella fiaba in cui cerca di
far comprendere come nel folclore si
manifesti un particolare aspetto dello
psichismo, descritto con il termine
“spirito”. Tale archetipo può apparire
in vari modi : come vecchio, come
gnomo, mago ecc. ed ha una
funzione compensatoria rispetto al
protagonista che rappresenta una
coscienza di tipo opposto e cioè
povera di spirito, fanciullesca.
 La narrazione, rispetto al narrato, espande il suo alone
semantico fino a comprendere l’azione, il gesto e quindi il
contesto reale e interpersonale. Il narrato è di fatto un testo da
considerare prevalentemente nelle sue componenti lessicali,
sintattiche e semantiche, così la narrazione è un concetto
pragmatico, che deve necessariamente venire analizzato anche
nei suoi aspetti contestuali.
Come suggerisce A. Ferro : “il non
pensabile diventa racconto condiviso,
attraverso una serie di transiti emotivi
grazie ai quali è possibile dare un nome a
ciò che prima non era rappresentabile.” Nel
dare un nome, aggiunge Ferro, si sviluppa
progressivamente anche nel paziente quella
qualità narratrice della mente da svegli che
coincide con l’introiezione della funzione
analitica.
 Sullascia di Freud, molti autori in ambito
psicoanalitico hanno continuato ad esplorare il
mondo della narrazione attraverso la fiaba,
seguendo il filo dell’analogia tra sogno, mito e fiaba.
Tra questi in particolare spicca R. Kaes che
attribuisce alla fiaba la funzione di promotrice di
pensieri che aiuta a costruire quelle capacità
mentali non ancora attivate.
Di fatto, per Kaes, il romanzo familiare è una fiaba e della fiaba ha la struttura,
“ciò che la fiaba sottolinea meglio è il fondo di gelosia, di odio e d’invidia che
sostiene il sogno di genitori e di fratelli meravigliosi”. Da qui in poi l’autore si
spinge oltre, al concetto interessante di trama intersoggettiva, (anche questo
paragonabile ai concetti teorici di Jung ), secondo cui la fiaba propone una
rappresentazione della realtà psichica, in quanto essa deve assicurarne la
comunicazione e la trasmissione attraverso i rapporti intersoggettivi e
nell’ordinamento sociale.
 Alcuni autori hanno evidenziato come sia la trama a
connettere gli eventi conferendo loro un senso. Il racconto
dice cosa avvenne, la trama il perché. La costruzione di una
trama secondo Hillmann implica l’esistenza di un operatore
di storie, poiché la tessitura di una trama rimanda a
qualcos’altro presente nella mente e nella cultura del
raccontatore.
Negli archetipi( l’intera concezione
degli archetipi della psiche umana si
basa sulla nozione che nel cervello
umano, ci siano strutture che creano la
predisposizione a rispondere a certi
segnali) è possibile rintracciare la
possibilità di vita e di realizzazione
che sono state trascurate dal mondo
della coscienza.
 Attitudini mentali ed esperienze comuni transgenerazionali sono
l’elemento di base per la formazione di quelle configurazioni
particolari, contenute nell’inconscio collettivo, che sono dotate di
“valenza affettiva” e che Jung chiama archetipi .
 .M.L Von Franz, analizzò il messaggi delle fiabe.
 I sogni come le fiabe aiutano il nostro principio d’individuazione
indicandoci come trovare il senso della vita, come realizzare il nostro
destino ed esprimere al massimo il potenziale dentro di noi. Ella
osservo’come tutte le fiabe portino alla descrizione di un unico evento
psichico, estremamente complesso seppur identico, che Jung
definisce il Sè. Esso costituisce la totalita’ psichica dell’individuo, ma
anche il centro regolatore dell’inconscio collettivo. Ogni uomo e ogni
popolo vive in modo diverso questa realta’ psichica, e le fiabe,
essendo l’espressione piu’ semplice dell’inconscio collettivo, possono
offrire un’ immagine delle diverse fasi di tale esperienza.
la fiaba puo’ diventare la metafora
della storia della vita della psiche:
narra le vicende , le peripezie, i
tormenti, i dolori attraverso i quali la
psiche giunge infine alla sua piena
maturazione, liberandosi dai
complessi ( inconscio personale )
che l’avvolgono e la mettono a dura
prova, e nutrendosi della forza degli
archetipi (inconscio collettivo)che la
riportano a vita autentica
fortificandola.
Questo afferrare insieme i contrari
mantenendoli nella loro tensione è la
funzione simbolica che Jung definisce
"funzione trascendente" e costituisce
lo strumento fondamentale della vita
psichica.

Grazie

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