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Discorso del professor Roberto Balzani, presidente nazionale dell’AMI pronunciato nel
Salone d’onore del municipio di Cuneo il 25 aprile 2005 in occasione del 60° anniversario
della Liberazione.
Siamo qui, oggi, per pagare un debito. Un debito con la città di Cuneo e con una
famiglia, quelli dei Galimberti. In che cosa consiste questo debito? Nella
testimonianza più viva e, a nostro parere, incontrovertibile, che l’Italia non è morta
l’8 settembre, ma che un filo ininterrotto e ben teso collega il sentimento patriottico
dei democratici fra ‘800 e ‘900 e la militanza patriottica dei democratici durante la
Resistenza.
Siamo qui, oggi, perché i mazziniani italiani, il 60° della Liberazione, non
potevano ricordarlo altro che in questo luogo: nel luogo in cui l’idea democratica
d’Italia non ha mai cessato di vivere, neppure durante i mesi terribili
dell’occupazione nazi-fascista. La Cuneo del 1943-1945, ai nostri occhi, equivale alla
Roma del 1849: entrambe aggredite dall’oppressore, entrambe vincitrici per l’energia
morale che hanno saputo irradiare nel resto del paese e in direzione delle generazioni
future.
E siamo qui anche perché a noi piace la vostra sobrietà, amici di Cuneo; ci
riconosciamo nella serietà e nel modo contenuto con cui ricordate quei momenti,
senza esagerazioni, senza propaganda. Non c’è bisogno di propaganda. C’è bisogno
di verità.
La verità la si osserva nella vita delle persone, giorno per giorno; i Galimberti –
Tancredi senior, Alice Schanzer, Tancredi junior – raccontano questa verità. Non
abbiamo bisogno di fare della facile retorica, di evocare in astratto il contatto fra il
primo e il secondo Risorgimento. No. Basta dire i fatti come stanno. Basta annodare i
fili che legano le generazioni. Tancredi senior che i primi contatti li ha con i
mazziniani storici di Torino, Domenico Narratone, su tutti; e che poi difende, da
notabile liberal-democratico, la cultura democratica e radicale dell’Ottocento, fino ad
interessarsi, da deputato, dell’Edizione nazionale di Mazzini, ai primi del secolo.
Tancredi junior, che scrive nel 1924, a diciott’anni appena, Mazzini politico, un
saggio già maturo sulle idee dell’Apostolo, e lo invia alla “Critica Politica” di
Oliviero Zuccarini; il quale però – quel saggio – la stamperà solo nel 1963, per i tipi
dell’Ami. Nel frattempo, Duccio lo pubblica a puntate sull’”Italia del popolo. Rivista
di educazione mazziniana”, fra il novembre del ’24 e il gennaio del 1925. In quel
momento Tancredi junior è chiaramente mazziniano, come già lo era stato suo padre,
alla sua età; e in casa subisce l’influenza di Alice Schanzer, la madre, che risente del
clima associazionistico, etico-politico, umanitario degli ambienti familiari tardo-
risorgimentali della provincia italiana.
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