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Bail in: cos’è e cosa cambia per

i risparmiatori?
 Flavia Provenzani  31 Maggio 2017 - 08:27 0

Cos’è il bail in, il sistema di salvataggio delle banche imposto dalla direttiva BRRD
dal 1° gennaio 2016 in Italia? Ecco cosa cambia e i rischi per i risparmiatori.

Il bail in è il salvataggio di un
istituto nanziario sull’orlo del
fallimento facendo ricadere le
perdite sui suoi obbligazionisti e
correntisti.

Si torna a parlare di bail in e del salvataggio delle banche italiane in crisi con i
soldi dei risparmiatori data la vicenda delle banche venete: Veneto Banca e
Popolare di Vicenza, infatti, stanno rischiando il bail in.

Il termine bail in si contrappone al bail out, che prevede il salvataggio di una


banca ad opera di terze parti, in genere il Governo del Paese di residenza
dell’istituzione nanziaria che utilizza i soldi dei contribuenti.

Ecco tutte le risposte per i risparmiatori italiani da cos’è il bail in e cosa cambia
per chi possiede azioni, obbligazioni o semplicemente ha un conto corrente
presso una banca in crisi che viene salvata tramite il bail in, normativa
sviluppata in ambito europeo.

Bail in: sommario


Cos’è il bail in
Il bail in in Italia
Come funziona il bail in
Cosa rischiano i risparmiatori con il bail in?
La direttiva BRRD
Il Meccanismo Unico di Risoluzione

Cos’è il bail in?


Il bail in prevede che in caso di gravi dif coltà nanziarie delle banche siano gli
azionisti, obbligazionisti e correntisti della banca stessa a contribuire al
salvataggio della propria banca e con i propri soldi.

Eccezione solo per i clienti delle banche che detengono un deposito inferiore a
100 mila euro, che viene integralmente protetto dal Fondo di Garanzia dei
Depositi.

Bail in in Italia
Il bail in è ormai un realtà anche in Italia: dal 1° gennaio 2016 in Italia e nei paesi
dell’eurozona sono cambiate le regole di salvataggio delle banche in crisi.
Con il recepimento della BRRD (Banking Recovery and Resolution Directive), la
direttiva europea per il salvataggio e la risoluzione del dissesto degli istituti di
credito, viene introdotto lo strumento ormai a molti noto del bail in.

Ti interesserà anche: Banche a rischio 2017: chi rischia bail in e fallimento in


Italia?
Come funziona il bail in
Con l’adozione dell’ultima normativa europea si passa da un meccanismo di
risanamento esterno (bail out) - che prevedeva un intervento diretto da parte
dello Stato nel piano di salvataggio delle banche attraverso i soldi di tutti i
contribuenti - ad uno strumento interno (bail in) - che vede il gli investitori
della banca stessa pagare di propria tasca per il fallimento dell’istituto.

Il funzionamento del bail in segue degli obiettivi semplici, per alcuni discutibili:

risolvere il problema delle banche “dal di dentro” («in»), senza ricorrere agli
aiuti di Stato,
evitare il fallimento di una banca in gravi dif coltà economiche,
garantire alla banca stessa di continuare ad erogare i propri servizi
nanziari ritenuti essenziali per la collettività.

Bail in: cosa e quanto rischiano i risparmiatori?


Non tutti i correntisti contribuiranno al salvataggio della banca con lo stesso
grado di rischio. Secondo la gerarchia del bail in è previsto prima il contributo
dei soggetti creditori più rischiosi e poi, nel caso in cui le loro risorse risultassero
insuf cienti, si passa a quelle delle categorie successive.

Ad esempio, in caso di bail in, chi possiede un’obbligazione bancaria potrebbe


veder convertito in azioni e/o ridotto il proprio credito solo se le risorse degli
azionisti e di coloro che hanno titoli di debito subordinati (le categorie più
rischiose)si sono rivelate insuf cienti a coprire le perdite e ricapitalizzare la
banca.

Sono invece esplicitamente esclusi i risparmiatori che hanno depositi no a


100 mila euro cioè quelli protetti dal Fondo di garanzia dei depositi.
In particolare questa protezione riguarda:

le somme detenute sul conto corrente,


le somme detenute in un libretto di deposito,
i certi cati di deposito coperti dal fondo di garanzia.

Sono inoltre esclusi dal bail in:

le passività garantite: i covered bond e altri strumenti garantiti,


i contenuti delle cassette di sicurezza o i titoli detenuti in un conto apposito,
i debiti verso i dipendenti, i debiti commerciali e quelli scali.

È utile sapere che la copertura del fondo di garanzia opera per singolo
correntista e per istituto. Questo signi ca che nel caso di un conto cointestato a
due persone il fondo copre no a 200 mila euro. Chi possiede una pluralità di
conti presso la stessa banca il totale garantito rimane sempre 100 mila euro. Se
invece un correntista ha più conti ma in banche diverse, è chiamato a
contribuire solo per la somma eccedente i 100 mila euro presso la banca in
dif coltà.

Tuttavia anche per la parte eccedente i 100 mila euro i depositi delle persone
siche e delle piccole e medie imprese ricevono un trattamento preferenziale:
subirebbero un piccolo sacri cio solo nel caso in cui il bail in di tutti gli altri
strumenti (con un grado di protezione minore) non fossero suf cienti a coprire
le perdite e a ricapitalizzare la banca.

I contenuti della direttiva BRRD


La lunga crisi nanziaria di questi ultimi anni, e in ultimo gli effetti del
referendum Brexit, hanno evidenziato in molti paesi dell’Unione Europea
l’inef cacia della vigilanza bancaria europea, degli strumenti di prevenzione e di
gestione della crisi soprattutto di fronte a complesse realtà bancarie operanti in
più paesi sempre più nanziariamente interconnessi.

In un mercato nanziario integrato, l’attuale sistema di controllo sulle banche


non è riuscito a spezzare il circolo vizioso che vede connessi da una parte il
rischio sovrano di uno Stato (ossia il rischio d’insolvenza di un paese che si
ri ette sul valore dei titolo del debito pubblico) e dall’altra il rischio associato alle
banche che operano in quel paese.

La direttiva europea BRRD, il cui decreto attuativo è stato approvato dal


Consiglio dei Ministri in Italia il 10  settembre 2015, introduce in tutti i paesi
europei regole armonizzate per prevenire e gestire le crisi delle banche e delle
imprese di investimento.

Secondo la direttiva le banche sono tenute a preparare piani di recupero per


superare le dif coltà economiche e alle autorità europee e nazionali di
controllo, chiamate autorità di risoluzione, saranno riconosciuti ampi poteri e
strumenti per:

piani care la gestione della crisi,


intervenire in tempo, prima del dissesto nanziario e bancario ,
gestire la fase di risoluzione attribuendo le perdite, secondo una gerarchia
ben de nita attraverso lo strumento del bail in, agli azionisti e ai creditori
che subiranno la riduzione del valore delle loro azioni o di alcuni crediti o la
loro conversione in azioni per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca.

Già in una fase di normale operatività della banca, saranno proprio le autorità di
risoluzione ad individuare le strategie migliori da intraprendere in caso di crisi e
sarà loro compito supervisionare e approvare i piani di risanamento predisposti
dalle banche ai primi segnali di crisi nanziaria.

In Italia, l’autorità di risoluzione competente a livello nazionale è la Banca


d’Italia. La direttiva consente alle autorità di risoluzione, in casi di eccezionale
dif coltà di una banca, di poter disporre di strumenti di intervento tempestivi
che nei casi più gravi consente la rimozione dell’intero organo di
amministrazione e dell’alta dirigenza.
Bail in, direttiva BRRD: il Meccanismo Unico di
Risoluzione
La nuova cornice europea della BRRD si inserisce all’interno di un progetto in
corso ben più ampio e ambizioso, che è quello dell’Unione Bancaria Europea:
dal novembre del 2014 è partito infatti il primo pilastro dell’Unione bancaria con
l’istituzione del Meccanismo di vigilanza unico nell’area dell’euro, che fa capo
alla BCE ed è responsabile della vigilanza dei più signi cativi gruppi bancari
europei, ossia di quelli che, per dimensione, rilevanza economica e attività
transfrontaliere, potrebbero pregiudicare la stabilità del sistema nanziario
europeo.

Dal 1° gennaio 2016 è operativo anche il Meccanismo unico di risoluzione


(Single resolution Mechanism), il 2° pilastro dell’Unione bancaria e
complemento del Meccanismo di vigilanza unico.

Compito di quest’organo è la gestione accentrata delle crisi bancarie nell’area


dell’euro adottando di volta in volta i piani di risoluzione per le banche in grave
dissesto nanziario e disponendo di un Fondo di risoluzione unico (Single
Resolution Fund), alimentato in questi anni dai contributi versati dalle banche
dei paesi partecipanti. La funzione primaria del fondo sarà quella di intervenire,
attraverso la concessione di prestiti o il rilascio di garanzie, qualora risulti
necessario per esempio, assorbire perdite al posto dei creditori esclusi,
riducendo l’ammontare del bail in.

Il meccanismo unico di risoluzione sarà gestito da un’autorità accentrata a


livello europeo, il Comitato Unico di Risoluzione e dalle autorità di risoluzione
nazionali, nel nostro caso ricopre questo ruolo la Banca d’Italia.

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Articolo originale pubblicato su Money.it qui: Bail in: cos’è e cosa cambia per i
risparmiatori?

ARGOMENTI: Banche Bail-in

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