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Energia solare

Geometria solare e radiazione solare


Si definisce piano meridiano qualunque piano che contenga l’asse terrestre. Un piano meridiano
determina sulla superficie terreste un cerchio massimo passante per i poli detto circolo meridiano.
Si definisce Meridiano geografico una semicirconferenza compresa tra due poli.
Si definiscono Paralleli i circoli formati dall’intersezione tra qualunque piano parallelo all’equatore
e la superficie terrestre. I Paralleli sono tanto più piccoli quanto maggiore è la loro distanza
dall’equatore.
La latitudine (Φ) geografica è la distanza angolare di un punto
dall'equatore misurata lungo il meridiano che passa per quel punto.
Essa varia da +90° (polo nord) a -90° (polo sud). I punti lungo
l'equatore hanno latitudine 0°.
La longitudine geografica è la distanza angolare di un punto dal
meridiano fondamentale, misurata sull'arco di parallelo che passa per
quel punto.
Essa varia numericamente da 0° (per i punti che si trovano lungo il
meridiano fondamentale) a 180°, in senso positivo verso OVEST e
negativo verso EST.
L’altitudine solare (𝛾𝑆 ) è l’angolo formato tra la direzione
dei raggi solari e il piano orizzontale.
sin 𝛾𝑆 = cos Φ ∙ (sin 𝛿 + cos 𝛿 ∙ cos 𝜔𝑆 )
L’azimut solare (𝛼𝑆 ) è l’angolo formato tra la proiezione sul
piano orizzontale dei raggi solari e la direzione sud. È
positivo prima del mezzogiorno solare.
cos 𝛿 ∙ sin 𝜔𝑆
sin 𝛼𝑆 =
cos 𝛾𝑆
L’angolo orario (𝜔𝑆 ) è la distanza angolare tra il Sole e la sua posizione a mezzogiorno lungo la sua
traiettoria apparente sulla volta celeste. Corrisponde all’angolo di cui deve ruotare la Terra affinché
il Sole si porti sopra il meridiano locale. È positivo nelle ore antimeridiane. Risulta essere pari al
numero di ore di distanza dal mezzogiorno moltiplicato per 15, dato che la Terra ruota di 15 gradi
all’ora.
La declinazione solare (𝛿) è l’angolo che la direzione dei raggi solari forma a mezzogiorno, sul
meridiano considerato, col piano equatoriale. Corrisponde all’angolo che i raggi solari formano a
mezzogiorno con la direzione dello Zenit sull’equatore e coincide con la latitudine geografica alla
quale in un determinato giorno dell’anno il Sole a mezzogiorno sta sullo Zenit (solo ai Tropici). È
positiva quando il Sola sta al di sopra del piano equatoriale. Viene calcolata mediante la relazione di
Cooper:
360
𝛿 = 23,45 ∙ sin⁡[365 ∙ (𝑁 + 284)], dove N è il numero di giorni

Si definisce raggio vettore il segmento che congiunge il centro del Sole con il centro della Terra.
Il moto della Terra può essere scomposto in due moti elementari: quello di rotazione attorno al proprio
asse e quello di rivoluzione attorno al sole: entrambi i moti si svolgono in senso antiorario. L’asse
terrestre forma con la normale al piano dell’eclittica un angolo di 23,5°, mantenendosi sempre
parallelo a sé stesso.

Le più importanti conseguenze del movimento di rivoluzione sono:

 L’alternarsi delle stagioni


Distinguiamo, inoltre, quattro posizioni notevoli della Terra rispetto al Sole:
o Equinozio d’autunno (23 Settembre)
Il raggio vettore interseca la superficie terrestre nel Punto della bilancia.
o Solstizio d’inverno (22 Dicembre)
Il raggio vettore è inclinato di 23,5° rispetto all’equatore e interseca la superficie terrestre
nell’emisfero australe.
o Equinozio di primavera (22 Marzo)
Il raggio vettore interseca la superficie terrestre nel Punto gamma.
o Solstizio d’estate (21-22 Giugno).
Il raggio vettore è inclinato di 23,5° rispetto all’equatore e interseca la superficie terrestre
nell’emisfero boreale.
 La diversa altezza del Sole all’orizzonte

Il Sole è una sfera di materia gassosa costituita da idrogeno (80%) ed Elio (20%). Il processo di
fusione trasforma l’idrogeno in elio, sprigionando una potenza di 36 ∙ 1024 𝑊. Quando il cielo è
sereno sulla superficie terrestre arrivano circa 1000⁡ 𝑊 ⁄𝑚2 , quando invece è completamente
nuvoloso l’irradiazione diminuisce fino a circa 100⁡ 𝑊 ⁄𝑚2 .

L’energia proveniente dal Sole che incide nell’unità di tempo sull’unità di superficie ortogonale alla
radiazione stessa a una distanza pari in media alla distanza Terra-Sole è detta Costante solare pari a
1367⁡ 𝑊 ⁄𝑚2 prima di entrare nell’atmosfera.

Si definisce Massa d’aria (m) il rapporto tra il cammino percorso da un raggio di sole nell’atmosfera
e il cammino minimo allo Zenit, quando il raggio solare incide la superficie terrestre. La massa d’aria
è nulla se il fascio di luce incide su una superficie posta al di fuori dell’atmosfera terrestre, mentre
m=1 allo Zenit.

La radiazione solare è composta da una determinata combinazione di raggi elettromagnetici di diversa


lunghezza d’onda. L’atmosfera terrestre si comporta come un filtro, permettendo il passaggio solo di
determinati range di lunghezze d’onda, relativi alla zona della luce visibile. I raggi più corti
(ultravioletti) o più lunghi (infrarossi) vengono, invece, assorbiti o diffusi nell’atmosfera esterna. La
somma delle radiazioni incidenti su una superficie orizzontale viene definita radiazione globale, che
è somma di tre contributi:

 Radiazione diretta (I), che raggiunge la superficie senza variazione di percorso.


 Radiazione diffusa (D), dovuta all’attraversamento dell’atmosfera terrestre.
 Radiazione riflessa (R), dovuta al riflesso di altre superfici nell’ambiente circostante.

La capacità di una superficie di riflettere la radiazione solare viene misurata attraverso il coefficiente
di albedo.

Quando i raggi solari attraversano l’atmosfera terrestre, l’intensità della radiazione viene ridotta da
fenomeni di:

 Riflessione a livello atmosferico.


 Assorbimento molecolare, dovuto alla presenza di alcuni componenti nell’atmosfera come O3,
H2O, O2 o CO2.
 Diffusione di Rayleigh, dovuta all’interazione con le molecole d’aria.
 Diffusione di Mie, dovuta all’interazione con le polveri e gli inquinanti atmosferici.
 Diffusione, dovuta alle particolari condizioni climatiche.

Gli strumenti di misura della radiazione solare sono detti Solarimetri e vengono classificati in base
alla componente di radiazione che sono in grado di misurare:

 Piraometri, misurano la radiazione globale


 Piranometri con banda ombreggiante, misurano la componente diffusa.
 Pirelioetri, misurano la componente diretta grazie a un sistema che gli permette di essere
posizionato sempre in direzione normale ai raggi solari.

La descrizione del moto apparente del sole nella volta celeste può aver luogo mediante una carta
solare proiettata sul piano orizzontale (diagramma polare) o sul piano verticale (diagramma
cilindrico). Il sistema di coordinate impiegato è centrato
nell’osservatore e usa come riferimento il piano dell’orizzonte.

In un diagramma polare, le circonferenze concentriche


rappresentano gli angoli di altezza solare costante sopra
l’orizzonte, mentre le linee radiali rappresentano gli angoli
azimutali costanti. Il cerchio di raggio massimo è quello
caratterizzato dal sorgere e tramontare del sole.

Il diagramma cartesiano dei percorsi solari, invece, si ottiene


proiettando il tracciato del sole sul piano verticale. Sulle ascisse
vengono rappresentati gli angoli azimutali costanti, mentre sulle ordinate gli angoli di altezza solare
costante sopra l’orizzonte.

A partire dagli anni ’90 l’Aeronautica Militare Italiana ha provveduto a informatizzare le sue stazioni
di acquisizione dati indispensabili alle analisi meteorologiche, nonché alla sicurezza del volo. Alla
raccolta dati si sono uniti presto anche il Ministero delle Politiche Agricole e diversi enti locali,
nonché il CNR. Sulla base della banca dati del CNR sono nate le prime normative UNI finalizzare a
fornire elementi di riferimento nel calcolo dei flussi energetici. Nel 1985 è stato inoltre realizzato
l’Atlante solare europeo dove è possibile notare, osservando le isopire (linee con pari valore di
energia da radiazione solare), che la presenza del mare abbia un effetto positivo sulla radiazione. Altre
tecniche, invece, prevedono la realizzazione di mappe statistiche utilizzando immagini satellitari
(ENEA).

Per il calcolo della radiazione solare giornaliera sulla superficie terrestre possono essere utilizzati vari
metodi. In giornate serene viene utilizzato l’ASHRAE, che prevede che
𝐵

 Irraggiamento diretto: 𝐼𝑑𝑖𝑟𝑒𝑡𝑡𝑜 = (𝐴 ∙ 𝑒 sin 𝛾𝑆
) ∙ sin 𝛾𝑆
𝐵

 Irraggiamento diffuso: 𝐼𝑑𝑖𝑟𝑒𝑡𝑡𝑜 = 𝐶 ∙ 𝐴 ∙ 𝑒 sin 𝛾𝑆

1
Dove sin 𝛾 = 𝑚, mentre i valori di A (irraggiamento solare apparente all’esterno dell’atmosfera), di
𝑆
B (coefficiente di estinzione atmosferico) e di C (fattore di radiazione diffusa) sono opportunamente
tabellati per mese.
I dati reperibili in letteratura, come già esposto, riguardano la radiazione solare globale e diffusa
giornaliera su piano orizzontale, ma esiste un metodo per calcolare, a partire dal dato giornaliero, i
valori orari di radiazione diretta e diffusa, nonché per passare dal dato di radiazione su superficie
orizzontale al valore della radiazione incidente su superficie comunque inclinata: metodo di Liu-
Jordan.

Considerando la variazione dell’angolo di incidenza dei raggi solari, è possibile massimizzare il


valore dell’energia captata nei diversi periodi dell’anno solo se la superficie ricevente è inclinata di
una certa angolazione, il cui valore dipende dalla latitudine. A causa dei più bassi valori dell’altezza
solare nei periodi invernali l’angolo di inclinazione che consente il massimo rendimento nei mesi
invernali è maggiore rispetto all’angolo d’inclinazione ottimale per i mesi estivi.
Una volta note le componenti diffuse e diretta della radiazione su piano orizzontale si può valutare la
radiazione globale incidente su una superficie inclinata (Gβ) mediante il calcolo delle sue
componenti:
1 + cos 𝛽 1 − cos 𝛽
𝐺𝛽 = 𝐼 + 𝐷 + 𝑅 = 𝑅𝑏 ∙ 𝐼𝑂𝑅 + 𝐷𝑂𝑅 ∙ + 𝐺𝑂𝑅 ∙ 𝜌𝑔 ∙
2 2
Dove
 𝑅𝑏 è il fattore di inclinazione.
 𝛽 è l’angolo di inclinazione della superficie captante rispetto al piano orizzontale.
 𝜌𝑔 è l’albedo della superficie.
 𝐺𝑂𝑅 è la radiazione globale giornaliera raccolta su una superficie posta orizzontalmente.

Collettori solari
I collettori o pannelli solari sono quelle superfici destinate a raccogliere la radiazione solare e relative
cavità per il passaggio di un fluido vettore. Sono responsabili della conversione dell’energia solare in
energia termica. La superficie esposta alla radiazione solare, infatti, assorbe parte dell’energia,
riscaldandosi e riscaldando il fluido che in esso circola, e a sua volta irraggia energia con una
distribuzione spettrale che dipende dalla temperatura, cedendo calore all’ambiente per conduzione e
convezione.

Un collettore solare è composto da:

 Un assorbitore, che ha la funzione di captare l’energia solare e trasferirla sottoforma di energia


termica al fluido che circola all’interno.
 Una copertura trasparente, che permette il passaggio della radiazione solare, ma impedisce il
passaggio della radiazione emessa dalla piastra.
 Un isolante, sulle pareti laterali e sulla parte opposta a quella di ricezione della radiazione,
che limita le dispersioni termiche.
 Un telaio, che racchiude i componenti del collettore e costituisce la struttura di supporto.

Il numero di lastre trasparenti dipende dalla velocità e dalla natura del fluido vettore, ma anche dalla
temperatura esterna: più bassa è la temperatura esterna e più occorrono lastre in modo da ridurre la
differenza di temperatura con l’esterno, riducendo perdite di calore per convezione. Tuttavia, un alto
numero di lastre trasparenti assorbono e riflettono più radiazioni solari. Non esiste ancora un materiale
ottimale, che unisca prestazioni ed economicità. Il vetro ha ottime proprietà ottiche, ma è fragile e
costoso. La plastica è economica, leggera e resistente, ma ha una maggiora trasmissività delle
radiazioni emesse dalla piastra e una minora stabilità fisica nel tempo. Il materiale ottimale deve avere
un basso coefficiente di assorbimento, coefficiente di trasmissione proporzionale alla frequenza,
bassa conducibilità termica, buona resistenza alle sollecitazioni termo-meccaniche, accettabile
resistenza agli agenti chimico-atmosferici e facile sostituibilità.
Collettori solari piani

Per quanto riguarda le proprietà costruttive di un collettore solare piano, le grandezze a cui si fa
riferimento sono:

 Area della superficie lorda, ovvero il prodotto delle dimensioni esterne del collettore.
 Area della superficie d’ingresso della luce del collettore, ovvero l’area attraverso cui filtra la
luce solare.
 Area della piastra captante, ovvero la superficie effettiva.

Ai fini dell’efficienze energetica è l’area della piastra captante a essere decisiva. L’indice di
prestazione della superficie è pari al rapporto tra l’assorbanza 𝛼 (nella banda visibile) e l’emittanza 𝜀
(nella banda infrarossa).

Esistono vari tipi di piastre, tra cui

In media un impianto solare con collettori piani costa intorno ai 550-800 € per metro quadro. I suoi
vantaggi sono:
 Alta affidabilità e manutenzione non frequente.
 Buon rapporto costo/prestazioni.
 Anche se con prestazioni mediamente inferiori, è più economico di un collettore sottovuoto.
 Costi di installazione contenuti e facilità di assemblaggio.
 Diverse possibilità di montaggio.

Gli svantaggi di un collettore solare piano, invece, sono:

 Non è adatto per la produzione di calore a temperature molto elevate


 Richiede maggiore spazio di un connettore sottovuoto
 È necessario un sistema di supporto per il montaggio sui tetti piani.

Collettori solari a tubi evacuati

Nei collettori solari a tubi evacuati, le dispersioni termiche verso l’ambiente sono ridotte al minimo.
Ciò è possibile grazie a un certo livello di vuoto nello spazio tra l’assorbitore e il vetro. Grazie a
questa caratteristica la temperatura raggiunta dal fluido può essere elevata, permettendone l’uso in
campo industriale. Nella maggior parte dei casi la pressione nei tubi raggiungere valori dell’ordine di
10-3 bar.

L’assorbente è costituito da una pellicola di materiale assorbente, depositata sulla superficie interna
di un tubo di vetro. Il fluido termo-vettore scorre in un tubo a U o in un sistema di tubi concentrici.
Per incrementare le performance, nell’intercapedine tra i due tubi di vetro è praticato il vuoto.

L’efficienza ottica è minore a causa della forma discontinua della superficie captante, ma grazie al
migliore isolamento termico l’efficienza globale media annuale è superiore dei collettori piani. I
principali vantaggi sono:

 Mantengono un’elevata efficienza anche in presenza di alti gradienti termici tra la piastra
captante e l’ambiente esterno.
 Mantiene un’elevata efficienza anche in condizioni di irraggiamento contenuto.
 Consente di riscaldare il fluido fino a elevate temperature, dunque è utilizzabile anche come
impianto per il riscaldamento e per la generazione di vapore.

In generale, però, è più costoso, con cifre che sfiorano i 1000-1300 euro per metro quadrato.

Collettori solari a tubi evacuati a tubi di calore

Rappresenta una variante del collettore solare a tubi evacuati e in questo caso la superficie assorbente
è saldata a un tubo chiuso alle due estremità, contenente un fluido solitamente bassobollente. Il fluido,
ricevendo calore dalla superficie irraggiata, evapora, sale verso l’alto e condensa nella parte superiore
dove il tubo è refrigerato da un flusso d’acqua. Il condensatore rifluisce per gravità verso la ona
evaporativa, lambendo la superficie interna del tubo. Il liquido evapora in parte da una pozza liquida
che si forma sull’estremità inferiore del tubo stesso. I singoli tubi vengono assemblati in parallelo in
un’unità modulare, con i condensatori poti in serie rispetto al fluido termovettore.

Collettori solari ad aria

La struttura di un collettore solare ad aria è del tutto analoga a quella dei collettori con fluido liquido,
ma presentano una maggiore superficie di passaggio dei singoli condotti dell’assorbitore. Il fattore di
asporto termico risulta però ridotto a causa del minore coefficiente di convezione: rispetto a quelli ad
acqua, dunque, a parità di temperatura in ingresso, presentano un’efficienza inferiore. Non si rende,
però, necessario l’uso di scambiatori intermedi, permettendo temperature operative più basse: ciò è
dovuto alla ridotta capacità termica dell’aria rispetto all’acqua. Tuttavia l’energia richiesta per la
circolazione dell’aria è molto più alta.

Tra i vantaggi troviamo la sicurezza dell’aria per le sue proprietà chimico-fisiche. L’aria, inoltre, non
cambia stato, dunque non sono necessarie misure contro la solidificazione o l’evaporazione. Non vi
sono nemmeno problematiche connesse alla corrosione dei condotti, aumentando la vita media
dell’impianto. La differenza di temperatura con l’ambiente esterno, inoltre, è spesso modesta, dunque
è possibile ridurre la temperatura di lavoro a vantaggio del rendimento.

Per contro, però, a causa di bassa capacità e conduttività termica è necessario aumentare il volume
del fluido operante e, dunque, del diametro dei condotti e della superficie captante.

Pannelli solari scoperti

I pannelli solari scoperti sono privi di copertura vetrata e sono costituiti di materie plastiche. Il loro
principale limite è dovuto al fatto che hanno rendimenti accettabili solo con temperature esterne di
almeno 20°C e una temperatura massima dell’acqua di 40°C. Generalmente sono adatti per la sola
stagione estiva. Il loro costo è notevolmente più basso e l’installazione è talmente semplice da
consentire un’installazione autonoma. Sono solitamente costruiti in PVC e vengono impiegati per il
riscaldamento di piscine scoperte o per docce di strutture stagionali.

Efficienza collettori solari


L’energia utile raccolta da un collettore per unità di superficie è pari a 𝑞𝑈 = 𝑞𝐴 − 𝑞𝑃 , ovvero definita
come la differenza tra l’energia assorbita e quella perduta. L’efficienza istantanea del collettore è
definita come il rapporto tra la potenza utile ceduta al fluido termovettore e la potenza incidente sul
collettore
𝑞𝑈
𝜂𝐶 =
𝐴𝐶 ∙ 𝐺𝛽
dove 𝐴𝐶 è l’area della superficie captante e 𝐺𝛽 è l’irraggiamento globale sul collettore.

L’energia assorbita nell’unità di tempo e di superficie è pari a 𝑞𝐴′ = (𝜏 ∙ 𝛼) ∙ 𝐺𝛽 , dove 𝜏 è un fattore


che tiene conto della frazione di radiazione complessivamente trasmessa attraverso il sistema di
coperture trasparenti e 𝛼 è il coefficiente di assorbimento della piastra: il loro prodotto è chiamato
effettivo trasmissività assorbimento.

L’energia perduta per unità di tempo e di superficie è pari a 𝑞𝑃′ = (𝑇𝑝 − 𝑇𝑎 ) ∙ 𝑈𝐶 , dove 𝑇𝑝 è la
temperatura media della piastra, 𝑇𝑎 quella dell’ambiente e 𝑈𝐶 dipende dai coefficienti di scambio
termico convettivo e radiativi della piastra con l’ambiente.

Sostituendo si ottiene che l’energia utile per unità di tempo e superficie è pari a

𝑞𝑈′ = (𝜏 ∙ 𝛼) ∙ 𝐺𝛽 − (𝑇𝑝 − 𝑇𝑎 ) ∙ 𝑈𝐶

La relazione risulta però non molto utile in quanto molto spesso la temperatura interna della piastra è
incognita: si cerca dunque un’espressione che dipenda dalla temperatura del fluido all’ingresso. La
relazione diventa

𝑞𝑈′ = 𝐹𝑟 ∙ [(𝜏 ∙ 𝛼) ∙ 𝐺𝛽 − (𝑇𝑖𝑛 − 𝑇𝑎 ) ∙ 𝑈𝐶 ]

Dove 𝐹𝑟 è il fattore di rimozione del calore dalla piastra al fluido ed è una caratteristica del collettore.
È possibile dunque riscrivere l’efficienza come

𝑞𝑈 𝐹𝑟 ∙ [(𝜏 ∙ 𝛼) ∙ 𝐺𝛽 − (𝑇𝑖𝑛 − 𝑇𝑎 ) ∙ 𝑈𝐶 ] 𝑇𝑖𝑛 − 𝑇𝑎


𝜂= = = 𝐹𝑟 ∙ (𝜏 ∙ 𝛼) − 𝐹𝑟 ∙ 𝑈𝐶 ∙
𝐺𝛽 𝐺𝛽 𝐺𝛽

L’equazione a cui si è pervenuti è nota come Equazione di Bliss e mostra come l’efficienza diminuisca
all’aumentare della differenza della temperatura tra il fluido e l’ambiente esterno e aumenti
all’aumentare dell’irradiazione solare.

Considerati costanti 𝐹𝑟 ∙ (𝜏 ∙ 𝛼) e 𝐹𝑟 ∙ 𝑈𝐶 , allora l’efficienza sarebbe funzione esclusivamente del


𝑇 −𝑇
rapporto 𝑖𝑛𝐺 𝑎 e sarebbe rappresentabile da una retta di intercetta 𝐹𝑟 ∙ (𝜏 ∙ 𝛼) e pendenza 𝐹𝑟 ∙ 𝑈𝐶 .
𝛽
È possibile confrontare il comportamento delle diverse tipologie di collettore a parità di irraggiamento
solare. Si evince che con ∆𝑇 = 0 le prestazioni del collettore sono massime e l’efficienza è pari a 𝜂0 ,
mentre all’aumentare di ∆𝑇 l’efficienza diminuisce. Si nota inoltre che le prestazioni dei collettori
sottovuoto si mantengono buone anche
all’aumentare di ∆𝑇, in quanto non sussistono
dispersioni termiche per convezione e conduzione.
L’assenza di copertura nei collettori non vetrati,
infine, consente di eliminare fenomeni di
riflessione, rendendoli i collettori con maggiore
efficienza ottica che, però, decade rapidamente
all’aumentare di ∆𝑇, a causa della semplicità
costruttiva. Le curve mostrano forte dipendenza
dalla radiazione solare incidente e si intersecano per
una temperatura di ingresso del fluido vicina alla
temperatura ambiente.
Un confronto tra collettori solari piani evidenzia la necessità di utilizzare più coperture trasparenti
ogni volta che la temperatura del fluido in ingresso supera i 70 – 80 °C. Appare una leggera superiorità
del collettore con una sola copertura e superficie selettiva rispetto a quello con due coperture e
superficie non selettiva. Evidentemente in un funzionamento del collettore a bassa temperatura risulta
inutile o controproducente l’impiego di più di una copertura trasparente.
Può accadere che la piastra captante si riscaldi eccessivamente, il ∆𝑇 aumenti, e le perdite termiche
globali aumentano fino a che il valore dell’efficienza ottica istantanea non sia nulla, disperdendo tutta
l’energia per convezione, conduzione e irraggiamento. Le dispersioni termiche, oltre un certo valore
di temperatura, non aumentano in modo lineare, ma proporzionalmente al quadrato della differenza
di temperatura. Questa temperatura di
equilibrio viene detta temperatura di ristagno
e aumenta con l’irraggiamento. Il punto di
intersezione delle curve di rendimento con
l’asse delle ascisse mostra dunque la
temperatura di equilibrio a cui si porta il
collettore in assenza di circolazione di acqua
al suo interno.
Nella realtà la curva di efficienza viene
ricavata sperimentalmente e si presenza come
un polinomio di secondo grado del tipo
𝜂 = 𝐶0 − 𝐶1 ∙ 𝑥 − 𝐶2 ∙ 𝑥 2 ∙ 𝐺𝛽
Dove C0, C1 e C2 sono delle costanti fornite dal costruttore.
I sistemi fotovoltaici
Un sistema fotovoltaico è un insieme di componenti elettrici, elettronici e meccanici che concorrono
a captare e trasformare l’energia solare disponibile in energia elettrica.

Quando un fotone viene assorbito da un materiale, la sua energia viene ceduta a un elettrone del
reticolo cristallino, che normalmente si trova nella banda di valenza ed è impegnato nei legami
covalenti tra atomi adiacenti che quindi non è libero di muoversi. L’energia fornita dal fotone, se è
maggiore del gap di energia di banda, lo eccita, facendolo passare nella banda di conduzione dove,
invece, è libero di muoversi. Il legame covalente adesso avrà un elettrone in meno, generando una
lacuna che verrà colmata da un elettrone di un legame covalente adiacente, lasciando una nuova
lacuna, iterativamente. Si può affermare che il fotone assorbito genera una coppia elettrone-lacuna
mobile. Si rendono pertanto disponibili portatori di carica, che possono essere sfruttati per generare
una corrente. Per realizzare ciò è necessario creare un campo elettrico interno alla cella, stabilendo
un eccesso di atomi caricati negativamente (anioni) in una parte del semiconduttore ed un eccesso di
atomi caricati positivamente (cationi) nell’altro. Questo meccanismo si ottiene mediante drogaggio
del semiconduttore. A questo punto, il campo elettrico di built-in permette di dividere gli elettroni in
eccesso (ottenuti dall’assorbimento dei fotoni da parte del materiale) dalle lacune, e li spinge in
direzioni opposte gli uni rispetto agli altri. Gli elettroni, una volta oltrepassata la zona di svuotamento
non possono quindi più tornare indietro, perché il campo impedisce loro di invertire la marcia.
Connettendo la giunzione con un conduttore esterno, si otterrà un circuito chiuso nel quale il flusso
di elettroni parte dallo strato n, a potenziale maggiore, verso lo strato p, a potenziale minore fintanto
che la cella resta esposta alla luce. Quello appena esposto è l’effetto fotovoltaico. La connessione
elettrica tra le celle fotovoltaiche è ottenuta per mezzo di due contatti metallici.
I principali semiconduttori usati sono il silicio, il germanio, l’arseniuro di gallio, il solfuro di cadmio,
il solfuro di rame e le celle a giunzione multipla. Nonostante questa varietà, la maggior parte delle
celle fotovoltaiche attualmente in commercio è costituita da semiconduttori in silicio, dovuto alla
disponibilità illimitata del materiale, al largo utilizzo nell’industria elettronica e, dunque, alla
possibilità di riciclare gli scarti dell’industria elettronica.
Celle al silicio monocristallino
Il silicio a cristallo singolo è ottenuto da un processo detto melting a partire da cristalli di silicio di
elevata purezza che, una volta fusi, vengono fatti solidificare a contatto con un seme di cristallo. Il
silicio solidifica nella forma di un lingotto cilindrico costituito da un unico cristallo. Il lingotto viene
poi affettato con particolari seghe in wafers. L’efficienza è del 15% circa.
Celle al silicio policristallino
Il silicio policristallino è caratterizzato dalla presenza di più cristalli aggregati tra loro con forme,
dimensioni e orientamenti differenti. Rispetto al silicio monocristallino i costi sono contenuti, ma
l’efficienza è minore (14% circa)

Celle al silicio amorfo


Il semiconduttore, sottoforma di gas, è depositato in strati dell’ordine di 10 µm su qualsiasi superficie.
Dal punto di vista delle prestazioni elettriche è instabile. Con il drogaggio differente di vari strati di
silicio collegati in serie si ottengono celle con diverse sensibilità allo spettro solare, ottenendo un
maggior rendimento e resa energetica. I costi risultano essere ancor più contenuti del silicio
policristallino, ma il rendimento cala al 6% circa.

Il campo fotovoltaico è un insieme di moduli fotovoltaici opportunamente collegati elettricamente


per realizzare condizioni operative desiderate. Nella fase di progettazione di un campo fotovoltaico
devono essere prese determinate decisioni, come la scelta della tensione di esercizio, la scelta delle
strutture di sostegno e la distanza minima tra le file di pannelli per non avere ombreggiamento. Inoltre
in una configurazione serie-parallelo dei moduli del campo bisogna tenere conto che in una serie di
moduli la corrente è limitata dal modulo che eroga la corrente più bassa, così come in un pannello la
tensione è limitata dal modulo che eroga la tensione più bassa. La connessione in serie aumenta la
tensione, mentre la connessione in parallelo aumenta la corrente.

I sistemi autonomi (stand alone) vengono normalmente utilizzati per elettrificare le utenze
difficilmente collegabili alla rete per via dell’ubicazione o per quelle con bassissimi consumi di
energia che non rendono conveniente il costo dell’allacciamento.
Un sistema autonomo è costituito da:
 Moduli fotovoltaici
 Sistema di accumulo (batterie)
Le batterie accumulano l’energia prodotta dai moduli e consentono di differire nel tempo
l’erogazione di corrente.
 Regolatore di carica
Il regolatore di carica regola i passaggi di corrente tra moduli e batterie e tra batterie e carico.
Serve a proteggere le batterie da fenomeni di carica e scarica profonda.
 Convertitore corrente continua/corrente alternata (inverter)
La corrente generata dal sistema fotovoltaico, infatti, è una corrente continua.

I sistemi fotovoltaici connessi alla rete possono scambiare energia elettrica con la rete locale o
nazionale. Se la produzione eccede, infatti, per un certo periodo il consumo, l’eccedenza viene inviata
alla rete; quando invece il generatore non fornisce energia elettrica sufficiente, l’elettricità viene
acquisita dalla rete: ciò è permesso dalla presenza di due contatori che contabilizzano l’energia
scambiata. Le centrali fotovoltaiche sono tipicamente costituite da centinaia o migliaia di moduli
fotovoltaici di grandi dimensioni connessi in serie/parallelo, installati a terra su strutture in cemento
armato e acciaio. Con gli attuali valori di efficienza di trasformazione, una centrale da un MW,
dimensionata per un migliaio di utenti, si estenderebbe su un’area grande quanto 4 campi di calcio:
metà della superficie dovrebbe infatti evitare l’ombreggiamento reciproco tra i moduli.

Gli impianti fotovoltaici possono essere installati su qualunque superficie e hanno dimostrato
un’ottima adattabilità a diverse tipologie di edificio. Si distinguono sistemi retrofit, che vengono
applicati in contesti edilizi già esistenti, e sistemi integrati già dalla fase di progettazione dell’edificio.

Per l’applicazione sui tetti piani esistono varie tipologie e sono prevalentemente applicazioni retrofit.
Solitamente si provvede a inclinare e orientare il sistema nel miglior modo possibile con strutture di
supporto ad hoc. Nel caso di tetti inclinati sono necessari ulteriori sforzi per trovate un componente
architettonico valido per l’edilizi italiane. Sono oggetto di studio vere e proprie tegole fotovoltaiche,
in grado di effettuare un intervento con un livello di integrazione estetica pari a un sistema integrato.
Per le facciate, invece, le applicazioni fotovoltaiche devono essere prese in considerazione nella fase
di progettazione dell’edificio, in quanto parametri come l’orientamento o l’inclinazione risultano
predefiniti.
Dal punto di vista delle strutture di sostegno si parla di sistemi a inclinazione fissa, con struttura
portante fissa, sistemi a inseguimento attivi, caratterizzati da motori passo ed elettronica di controllo,
e sistemi a inseguimento passivi, con un principio di funzionamento basato sulla differenza di
pressione che si forma in due cilindri contenenti determinate sostanze.

L’efficienza di trasformazione dell’energia solare in energia elettrica è data dal rapporto tra la potenza
elettrica in uscita e la potenza della radiazione solare incidente. Ovviamente entrambe dipendono
dalle condizioni di irraggiamento solare, dunque, come riferimento si usano le condizioni standard di
insolazione (𝐼𝑆𝑇𝐶 = 1⁡kW/m2).

𝑃𝑒𝑙
𝜂𝑆𝑇𝐶 =
𝐼𝑆𝑇𝐶 ∙ 𝐴

Dove 𝑃𝑒𝑙 è la potenza elettrica di picco generata dal modulo, 𝐼𝑆𝑇𝐶 la densità di irradiazione solare in
condizioni standard (STC) e A l’area del modulo.

L’efficienza di impianto è influenzata in maniera significativa dai componenti elettrici necessari per
il trasferimento dell’energia dal modulo fotovoltaico all’utenza. Le maggiori dissipazioni sono dovute
al funzionamento dell’inverter e delle batterie, così come cavi, quadri elettrici e connettori. Per
considerare tali dissipazioni, si parla in termini tecnici di efficienza del BOS (Balance of System).
Generalmente un valore dell’85% è considerato accettabile.

Determinata la superficie disponibile per l’installazione dei moduli fotovoltaici, la potenza nominale
dell’impianto può essere stimata come

𝑃𝑃𝑉 = 𝜂𝑃𝑉⁡𝑆𝑇𝐶 ∙ 𝐼𝑆𝑇𝐶 ∙ 𝐴𝑃𝑉 = 𝜂𝑃𝑉 ∙ 𝐴𝑃𝑉

Dove 𝑃𝑃𝑉 , espresso in KW, rappresenta la potenza nominale dell’impianto, 𝜂𝑃𝑉 l’efficienza dei
moduli in condizioni standard e 𝐴𝑃𝑉 , espresso in m2, rappresenta la superficie captante dei moduli.

La produzione annua di energia elettrica può essere dunque stimata come

𝜂𝐵𝑂𝑆 ∙ 𝐾𝑃𝑉 ∙ 𝑃𝑃𝑉


𝐸𝑃𝑉 = 𝜂𝐵𝑂𝑆 ∙ 𝐾𝑃𝑉 ∙ 𝜂𝑃𝑉⁡𝑆𝑇𝐶 ∙ 𝐴𝑃𝑉 ∙ 𝑆 =
𝐼𝑆𝑇𝐶

Dove 𝐸𝑃𝑉 [kWh/anno] rappresenta l’ammontare dell’energia elettrica producibile annualmente, 𝜂𝐵𝑂𝑆
l’efficienza della componentistica non fotovoltaica, 𝐾𝑃𝑉 un fattore di riduzione che tiene conto di
fenomeni come il surriscaldamento dei pannelli o depositi di polvere sui vetri di protezione
(generalmente pari a 0,9) ed S [kWh/m2] l’intensità di radiazione solare annuale sulla superficie dei
moduli.

Per produrre un kWh elettrico vengono bruciati mediamente l’equivalente di 2,56 kWh sottoforma di
combustibili fossili, emettendo nell’aria circa 0,53 kg di anidride carbonica. Dunque ogni kWh
prodotto da un sistema fotovoltaico evita l’emissione di 0,53 kg di CO2.

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