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I
invece, hanno l’esigenza di conciliare la necessità di utilizzare la
rete per fidelizzare il pubblico, e diversificare l’offerta informativa,
con le esigenze commerciali di un’ impresa privata. In parole
povere gli investimenti devono avere un rientro economico per
poter essere convenienti e continuare a spingere verso
l’innovazione. Forse questo è uno dei punti più critici che gli
editori stanno cercando di affrontare.
In un periodo molto particolare e turbolento, perché ricco di
novità, si trova anche la categoria dei giornalisti, che deve
affrontare nuove sfide per far sì che la propria professione rimanga
un perno per ogni società che vuole definirsi libera. Le sfide da
affrontare sono molte e non sempre vengono affrontate col giusto
piglio e con una visione critica che sia anche costruttiva. Ancora
troppo spesso i professionisti dell’informazione sono pervasi da un
certo scetticismo nei confronti delle innovazioni tecnologiche
dentro le redazioni. Le possibilità che queste offrono, però, sono
davvero molte e una larga parte dei professionisti ne sta divenendo
consapevole, tendendo sempre più verso un loro costante e
consapevole utilizzo. Ci vorrà forse un’altra generazione perché
internet e gli strumenti che offre possano essere percepiti e
utilizzati in maniera costruttiva e positiva nel lavoro redazionale.
Le questioni che la loro introduzione pone sul tavolo del
giornalismo sono, però, da affrontare immediatamente, così da
recuperare il tempo perduto e offrire ai giovani giornalisti gli
strumenti non solo pratici ma anche etici e deontologici che sono
necessari per svolgere al meglio uno dei mestieri più importanti in
democrazia.
Dal punto di vista delle audience sta avvenendo una
rivoluzione che è ancor più radicale rispetto a quella in atto nel
II
mondo professionistico. Il pubblico su internet è in grado di
partecipare attivamente alla produzione di contenuti e notizie. Lo
può fare in collaborazione con editori e giornalisti creando i
presupposti per una “collaborazione guidata” o “controllata” alla
formazione e alla scelta delle questioni di cui trattare. Lo vedremo
in profondità nel terzo capitolo quando descriverò alcuni casi
pratici di giornalismo partecipato in cui redattori, editori e cittadini
lavorano fianco a fianco per garantire la produzione di
informazioni complete e credibili. I cittadini hanno anche la
possibilità di smarcarsi completamente dalla guida dei
professionisti aprendo un proprio blog e, se lo desiderano, anche
aggregando il proprio blog insieme ad altri su di un’unica
piattaforma. Questa è una vera e propria rivoluzione in quanto, per
la prima volta nella storia, i cittadini sono davvero co-gestori dei
contenuti dell’informazione, ma anche dei loro processi di
formazione. Questo genere di novità apporta una serie
innumerevole di innovazioni nella società, sia dal punto di vista
sociologico che da quello delle relazioni con le istituzioni,
l’economia, la cultura e la politica circa le quali, in questo lavoro,
mi limito a qualche cenno, per concentrarmi sul tema della
partecipazione dei cittadini al mondo dell’informazione.
Sempre più il fenomeno del blogging sta influenzando le
scelte redazionali dei media mainstream. Questo percorso è
destinato a proseguire nella direzione di una sempre maggior
collaborazione tra cittadini e professionisti per perseguire
l’interesse collettivo di un pluralismo diffuso dell’informazione,
che sia cardine di una maggior libertà di stampa, soprattutto in quei
paesi dove le democrazie tardano ad affermarsi, ma anche in quei
paesi dove esistono ancora dei freni alla libertà di cronaca e critica
III
che non siano giustificati dalla protezione di altri diritti sociali e
individuali garantiti (penso, per esempio, alla privacy).
Liberare l’informazione e metterla diffusamente nelle mani
dei cittadini implica una serie di problemi di non poco conto da
affrontare e risolvere: la possibilità di commettere reati come la
diffamazione e la violazione della privacy; la necessità di rendere
credibili le informazioni che vengono veicolare laddove venga
raccontato un fatto che non riguardi la propria vita personale ecc.
Sono solo due esempi di una serie importante di questioni di cui
tratterò nel corso del mio lavoro.
Nel primo capitolo mi sono occupato di come le testate
tradizionali siano sbarcate sul web, analizzando i vari aspetti che
ne caratterizzano la modalità di informazione in base alle
possibilità che la rete offre. Nel secondo ho allargato il discorso ai
professionisti dell’informazione, i giornalisti, e alle nuove sfide
che devono affrontare per governare le spinte di cambiamento al
fine di indirizzarle all’incremento della libertà di informazione. Il
terzo capitolo consiste, invece, in una breve analisi su alcuni
esempi pratici di cityzen journalism o citizen media, in cui
professionisti e cittadini collaborano attivamente nella produzione
delle notizie. Il quarto e ultimo capitolo è incentrato sulla figura
del blog come fenomeno diffuso nel mondo dell’informazione.
Vengono analizzate le sue caratteristiche specifiche e le
conseguenze che la sua diffusione comporta all’interno del mondo
della comunicazione in genere e, nello specifico, in quello
dell’informazione e del giornalismo. In appendice a questo
capitolo vi è anche un case-study sull’esperimento de Il Sole24 Ore
con il suo aggregatore di blog di innovazione Nòva100.
IV
Per portare a termine questo lavoro mi sono servito di ogni
genere di fonte a mia disposizione. Oltre alle biblioteche, i libri, le
riviste e i quotidiani, l’apporto fondamentale è stato dato anche da
internet. Tramite la rete sono venuto a conoscere l’esistenza di
numerosi siti e blog tenuti da giornalisti e non, che si occupano
delle tematiche che ho trattato nel mio lavoro. Seguire molti di essi
è stato sì faticoso ma anche molto utile, in quanto mi ha permesso
di tenermi costantemente aggiornato sulle ultime novità e sulle
considerazioni che molti esperti hanno condiviso con i loro lettori
al riguardo. Inoltre, l’interazione tramite gli spazi personali mi ha
permesso di esprimere i miei dubbi e i miei pensieri
confrontandomi con chi ne sa molto più di me. Questo non ha
potuto che giovare al mio lavoro, come certamente hanno giovato
l’utilizzo, a volte anche molto massiccio, di alcuni siti, tra i più
diffusi, di social network che mi hanno permesso di conoscere
libri, materiali e idee che tramite le classiche ricerche
bibliografiche non avrei mai conosciuto. In una sua piccola parte
questa tesi è anche frutto della condivisione delle conoscenze di
chi ha deciso di esporle ad un pubblico tramite i numerosi
strumenti che il web 2.0 (quello in cui i contenuti sono generati
dagli utenti) ci mette a disposizione.