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Il Dio Fuggito:
Relatrice Correlatrice
Laureanda
Valentina Olivieri
Matricola 3163
A.A. 2004/2005
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Er war in gewissem Sinn der religiöseste Dichter seit Novalis, aber ich
bin nicht sicher, ob er überhaupt Religion hatte.
Robert Musil
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Indice
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
1.1 VITA
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Nel 1896, all’età di ventuno anni, non ne può più della chiusura
provinciale di Praga e si trasferisce a Monaco. L’anno successivo
incontrerà proprio a Monaco la scrittrice tedesco-russa Lou
Andreas-Salomè che, come vedremo meglio nel paragrafo dedicato
interamente a lei, sarà fondamentale nel suo iter formativo, per
l’assidua e stimolante frequentazione che durerà fino al 1900. Rilke
segue Lou Andreas-Salomè a Berlino nell’autunno del 1897 dove
conosce, grazie a lei e a suo marito, Friedrich Carl Andreas, famoso
orientalista, Stefan George e Gerhart Hauptmann.
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Sulla lapide, per espressa volontà del poeta, sono incisi i versi:
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
1.2 OPERE
1.2.1 POESIA
Leben und Lieder, la prima raccolta di poesie di Rilke, viene
pubblicata nel 1894 e contiene le poesie scritte tra il 1891 e il 1894,
poesie tutte dedicate al suo primo amore di Praga, Vally (Valéry
David-Rohnfeld). Questa raccolta è diventata una vera e propria
rarità.
2
Rilke rinnega quasi tutte le sue poesie, le commedie e i racconti scritti prima del 1899, che in seguito giudicherà
scadenti, non sinceri, prodotti palesi di una mente malata, insignificanti perfino dal punto di vista del periodo che
rappresentano, tanto che ritirerà dalla pubblicazione anche gli abbozzi meno spregevoli.
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E. M. Butler, Rainer Maria Rilke, unica traduzione autorizzata di Lidia Storioni, Rizzoli, Milano 1948, p. 37.
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
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Ladislao Mittner, Storia della letteratura tedesca, vol. III, Dal Realismo alla sperimentazione (1820-1970), t. II, Dal fine secolo,
alla sperimentazione (1890-1970), Torino 1971, p. 1119.
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Das Buch der Bilder, uscito nell’estate del 1902, riunisce le poesie
degli anni dal 1898 al 1901. Una seconda edizione del 1906, si
arricchì poi di alcune liriche del periodo dal 1902-1906. Quest’opera
si colloca idealmente tra le sue poesie giovanili, a cui appartiene
ancora per certi versi, e Das Stundenbuch, in direzione del quale
indica più di un accenno, come per esempio una incerta
suddivisione per cicli: raggruppamenti su base tematica intorno ai
motivi naturali della successione delle stagioni, delle ore della
giornata, dei fenomeni meteorologici o, nella seconda metà della
raccolta, a quelli storici su alcune figure del passato. Al di là,
comunque, dei cicli delle poesie, manca una strutturazione ciclica
vera e propria del volume.
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Das Stundenbuch è, infatti, l’opera in cui più che in ogni altra, trova
la sua massima espressione la suddivisione per cicli. Scritto tra il
1899 e il 1903, prende il nome da un libro di preghiere e si
compone, appunto, di tre parti:
5
L’io del poeta è l’unico filtro di tutto il reale: diventa un organo sensibile attraverso cui soltanto esiste la realtà che è il
tema della poesia, riducendosi in questo modo però, a puro indice dimostrativo; ciò che conta e che interessa al lettore,
infatti, è il contenuto della poesia e non che sia lui a dirlo, anche se è sua tale percezione.
6
Alberto Destro, Invito alla lettura di Rilke, Mursia editore, Milano 1979, p. 37.
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
7 Cfr. Žmegač Škreb Sekulić, Breve storia della letteratura tedesca, dalle origini ai giorni nostri, Giulio Enaudi editore s.p.a.,
Torino 1995.
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
8 La ricerca espressiva, che passa per Rodin attraverso il dominio della materia, diventerà per Rilke lezione di una
rigorosa disciplina creativa. Il senso plastico della forma di Rodin, colpisce Rilke profondamente e lo farà approdare alla
sua poetica delle cose.
9 Ivi, p. 56. Il termine sembra più adatto ad indicare una poesia che ha come oggetto una materia concretamente
percettibile.
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
10 Tutto è comunque unificato sotto allo sguardo del poeta, che costituisce in questo caso da aggregante sopra ogni cosa.
11 Inizia l’apprendistato di Rilke a diventare “cosa tra le cose”; coinvolge le cose in un continuo processo metamorfico,
tenta di vivificare le cose attraverso la reificazione dell’umano.
12 Gabriella Catalano in Marino Freschi, Storia della civiltà letteraria tedesca, vol. II, Ottocento e Novecento, Unione
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
1.2.2 PROSA
I suoi primi racconti sono riuniti nelle raccolte Am Leben hin (1893-
1898), Zwei Prager Geschichten (1897-1899) e Die Letzten (1898-1901).
Il 7 aprile del 1898 Rilke è in Italia e in breve tempo scrive il
Florenzer Tagebuch destinato ad una sola lettrice, Lou Andreas-
Salomè. In questa opera tutta la sua attenzione è rivolta al concetto
dell’arte e all’artista.
Nel 1899 scriverà poi, le Geschichten vom lieben Gott, che come Das
Stundenbuch, sono una diretta conseguenza dell’esperienza russa. Si
tratta di tredici racconti che vengono narrati agli adulti perché
questi li riferiscano ai bambini. Ritornando al concetto dei cicli di
cui Rilke si servirebbe come aggregante nella percezione del Reale,
anche stavolta, come già nel Das Stundenbuch, Rilke lo riassume
attraverso la metafora di Dio, un Dio che è il solo tema di tutte le
storie al di là della molteplicità degli spunti.
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
1.3 PASSIONI
14 Http//: www.geagea.com.
15 Giorgio Zampa nella prefazione a Rilke, Il diario fiorentino, Rizzoli Libri, Milano 1990, p. 12.
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Fra i tre, la Salomè, Paul Rée e il non ancora famoso Nietzsche, era
nato un progetto di studio e convivenza secondo un sogno di
fraternità ideale (la “santa trinità”), che però, non verrà mai
realizzato per le insormontabili difficoltà create
dall’innamoramento dei due filosofi per Lou, che tra l’altro oppose
il suo rifiuto ad entrambi.
Freud le regalerà uno dei cinque anelli che aveva fatto fare per i
suoi amici più fedeli.
16 Ivi, p. 13.
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Era bella? Stando alle fotografie che di lei ci sono pervenute, direi
proprio di sì: alta, bionda, occhi stupendi e labbra indimenticabili,
altera e soave, con una intelligenza inquieta, temeraria, con una
cultura disordinata ma ampia e un temperamento eccezionale,
accende passioni per allontanarsi quasi sempre ai primi guizzi di
fiamma, attraente e pericolosa. L’uomo che, “dopo essersi piantato
un coltello in petto”17, riesce a sposarla, accetta un matrimonio in
bianco. Si tratta dell’orientalista Friedrich Carl Andreas, con cui si
sposerà nel 1897 e col quale resterà per tutta la vita, nonostante i
numerosi viaggi di lei e le relazioni sentimentali che entrambi
vivranno con terzi.
17 Giorgio Zampa, Rilke, Kafka, Mann. Letture e ritratti tedeschi, Giorgio Zampa e De Donato editore 1968, p. 27.
18 http//: www. Geagea.com.
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Sie wissen…, dass meine ganze Entwicklung ohne den Einfluss dieser
außerordentlichen Frau nicht die Weg nehmen können, die zu manchen
geführt haben.“ 19
Scrive Rilke in una lettera del 1924 alla principessa Thurn und
Taxis, e ancora alla stessa Salomè:
“…dass in einem besonderen Jahr, als es gar nicht weiter ging oder
vielmehr nirgends anfangen konnte,…Du gekommen bist-: das kann nur
einmal sein, wie es nur ein Geburt gibt…“20
19 Konstantin Asadowski, Rilke und Russland: Briefe, Erinnerungen, Gedichte, Aufbau-Verlag, Berlin und Weimar 1986, p.
7.
20 Ibidem.
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
C’è da dire, comunque, che la Salomè stessa non restò del tutto
indifferente al fascino del nostro poeta, basti pensare che se nel suo
Lebensrückblick, dedicherà a Nietzsche qualcosa come quattro
pagine striminzite, a Rilke, invece, due interi capitoli.
23
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Si pensi che Il diario fiorentino, scritto nel 1898 durante una sorta di
viaggio di formazione in Italia, consigliatogli dalla Salomè stessa,
nasce proprio dall’intento di darle prova della sua crescita durante
quell’entusiasmante esperienza che fu la Firenze di fine ottocento.
23
Eliz Butler, Rainer Maria Rilke, cit., p. 28.
24
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Certo è che, verso il 1880, non doveva essere facile trovare una
donna come lei. Con queste parole la definisce H.P. Peters nel suo
My sister, my spose:
26
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
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Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Das Entscheidende war Russland: weil es mir, in den Jahren 1899 und
1900, nicht allein eine mit nichts zu vergleichende Welt, eine Welt
28
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Dal primo giorno in cui mise piede in Russia fino a quello della sua
morte, Rilke considerò questo paese come la sua patria spirituale.
“Zu dem Thema Rilke und Russland erfährt man, dass Rilke als Schüler
der Linzer Handelsakademie (1891/92) Tolstoj zu lesen begonnen hat.
Über die aus mündlicher Tradition bekanntgewordene Beziehung zu
Julius Zeyer, der dem jungen Rilke von Russland erzählt haben soll,
wird nichts mitgeteilt.“28
“Wie lange waren Tolstoj, Zola, Turgeniew mir Propheten, die ein neues
glückseliges Zeitalter anzukündigen schienen.“29
27 Horst Nalewski, Rilke. Leben, Werk und Zeit in Texten und Bildern, Insel Verlag, Frankfurt am Main 1992.
28 Konstantin Asadowski, op. cit., p. 6.
29 Manfred Engel, Rilke Handbuch. Leben, Werk, Wirkung, J. B.Metzler, Stuttgart-Weimar 2004, p. 98.
29
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Tuttavia, le fasi del contatto più intenso con tale cultura sono quelle
prima, durante e dopo i due viaggi che farà in Russia , dunque, tra
il 1897 e il 1902.
“…was verdankt ich Russland-, es hat mich zu dem gemacht, was ich
bin, von dort ging ich innerlich aus, alle Heimat meines Instinkts, all
mein innerer Ursprung ist dort!“30
“Alles was das alte Russland betrifft […], mir nah, lieb und heilig
geblieben ist, für immer eingelassen in die Grundmauern meines
Lebens!“31
30
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Als ich das erste Mal…nach Russland kam, ging ich nach einem kurzen
Aufenthalt im Gasthaus trotz meiner Ermüdung sofort in die Stadt. Ich
traf auf dieses: in der Dämmerung ragten die riesigen Konturen einer
Kirche empor, an den Seiten im Nebel wie kleine Kappellen, auf den
Stufen warteten Pilger auf die Öffnung der Türen. Dieser für mich
ungewohnte Anblick erschüttert mich in der Tiefe: zum ersten Mal in
meinem Leben hatte ich ein unausdrückbares Gefühl, etwas wie
‚Heimgefühl’ - ich fühlte mit großer Kraft die Zugehörigkeit zu etwas,
mein Gott, zu etwas in dieser Welt.“32
31
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“…gestern waren wir bei Graf Leo Tolstoj zum Tee und blieben zwei
Stunden tief erfreut von der Güte und Menschlichkeit des Grafen.
Gerührt von der rührenden Einfachheit seines Entgegenkommens und
wie gesegnet von dem dem großen Greise, der so jugendlich gut sein
und zürnen kann.” 33
Trascorrono molte ore con lui, trattati con estrema cortesia; Tolstoi
gradisce anche una copia delle Zwei Prager Geschichte e tenterà poi
di persuadere i due visitatori a non incoraggiare l’esaltazione e la
superstizione popolare con l’assistere alle celebrazioni della
Pasqua. Proprio la Pasqua avrebbe potuto costituire una seria
minaccia alla riuscita dell’incontro: Tolstoi, infatti, aveva da tempo
rifiutato categoricamente il rito ortodosso; chiaro è, dunque, che
non poteva prendere parte ai loro spontanei entusiasmi per quanto
di straordinario stavano vivendo. Addirittura Tolstoi “erzürnte
sich” con i suoi ospiti e, come ricorda Lou l’ammonisce,
“abergläubischem Volkstreiben nicht noch durch dessen Mitfeier
zu huldigen.” 34
33 Ivi, p. 21.
32
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“…meine ganze Kindheit die, von den Jahren einer bangen und
verworrenen Jugend überflutet, mir verloren gegangen war, tauchte
wieder auf wie eine versunkene Stadt, und als ich in einer Osternacht
mit meiner kleinen Kerze auf dem Kreml stand, da schlug die Glocke
auf dem ‚Ivan Welikij’ so gewaltig du groß, dass ich glaubte, das Herz
des Landes schlagen zu hören, das auf seine Zukunft wartet von Tag zu
Tag.“35
34 Ibidem.
35 Ivi, p. 22.
33
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
La sera del 25 maggio ritornano per tre giorni a Mosca, cosa di cui
parla in una lettera risalente proprio a quei giorni al poeta Hugo
Salus:
“Ich bin seit drei Wochen in Russland wie seit drei Jahren so gern und
gut. Moskau war das erste Ziel. Ostern die erste Freude. Tolstoi den ich
besucht habe, der erste Mensch, der ‚ewige Russe’. Und seither so viel
des Neuen und in meinem Gefühl noch namenlosen Erlebens. Man kann
es schwer sagen, wie neu dieses Land ist, wie zukünftig.“36
”Es ist ein tägliches seltsames Erleben unter diesem Volke voll
Eherfurcht und Frömmigkeit, und ich freue mich tief dieser neuen
Erfahrung.“37
“Ihr Brief hat einen weiten Weg machen müssen. Ich bin seit fünf
Wochen in Russland und wie in der Heimat meiner leisesten Wünsche
36 ivi, p. 24.
37 Ibidem.
34
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Von Lou und Rainer hab ich bei diesem sechswöchigen Zusammensein
äußerst wenig gehabt. Nach der längeren russischen Reise, die sie in
diesem Frühjahr (inkl. Loumann) unternommen, hatten sie sich mit Leib
und Seele dem Studium des Russischen verschrieben und lernten mit
phänomenalem Fleiß den ganzen Tag: Sprache, Literatur,
Kunstgeschichte, Weltgeschichte, Kulturgeschichte von Russland, als ob
sie sich für ein Fürchterliches Examen vorbereiten müssen. Kamen wir
dann bei den Mahlzeiten zusammen, so waren sie so erschöpft und
müde, dass es zu anregender Unterhaltung nicht mehr langte.“39
38 Ibidem.
39
Konstantin Asadowski, op. cit., pp. 26, 27.
35
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Das Buch von mönchischen Leben e le Geschichten vom lieben Gott, sono
le opere che, più di ogni altra, vengono considerate l’espressione
artistica immediata dell’Erlebnis russo. Nei giorni in cui scrive
queste opere, Rilke si sente l’incarnazione di un eroe, di un artista
che è in grado di fondere in sé religiosità e forza creativa. E’ come
36
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Du weißt, dass ich dieses ganze Jahr russischen Studien gewidmet habe
…, um diesmal studienhalber im Besitze der Sprache und sonstiger
Vorkenntnisse das südliche Russland zu bereisen…ich bin an der
hiesigen Universität für russische Fächer inskribiert und möchte gern bis
zum Zeitpunkt meiner russischen Reise regelmäßig die Kollegien
hören…Ich lese jeden Tag 2-3 Stunden russisch und 3-4 Stunden
französisch über Russland.“40
40 Ivi, p. 36.
37
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“…ich muss die Zeit hier benutzen und komme nach Hause nur um zu
schlafen. Es gibt so unendlich viel hier zu sehen, Menschen und Dinge
sind in gleichen Masse bedeutend und eigentümlich, und jeder Tag
bringt Überraschungen und Erfahrungen mit sich, die tief in das Erleben
eingreifen. Alles menschliche ist nah und wach, und so fühlt man sich
unbeschreiblich zuhause in der Güte dieser Menschen und in ihrer
leisen unaufdringlichen Sorgfalt. Durch meine Kenntnis der Sprache, die
ich nun, (wenn auch nicht spreche) sodoch Wort für Wort verstehe, bin
ich allen Erscheinungen viel näher gekommen, alles ist mir verwandter
und verständlicher geworden. Dank der ausgezeichneten
Verbindungen, die ich anknüpfen durfte, stehen mir alle Kreise offen;
und aus einem Kreise von Arbeitern fahre ich zu irgend einem Fürsten,
um mit ihm zu speisen oder irgend etwas zu besichtigen. Überall, in
allen Sammlungen, Museen werden wir vom Direktor oder sonst einer
orientierten Persönlichkeit empfangen, und Du kannst Dir denken, wie
man unter so sachverständiger Leitung alles besser und intimer sieht, als
wenn man jedes Objekt mühsam in dem Reichtum der Schränke finden
und isolieren soll.“41
38
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Auf der Wolga, diesen ruhig rollenden Meer, Tage zu sein und Nächte,
viele Tage und viele Nächte: ein breit-breiter Storm, hoher, hoher Wald
an dem einen Ufer, an der anderen Seite tiefes Heideland, darin auch
große Städte nur wie Hütten und Zelte stehen. –Man lernt alle
Dimensionen um. Man erfährt: Land ist groß, Wasser ist etwas Grosses,
und groß ist vor allem der Himmel. Was ich bisher sah, war nur ein Bild
von Land und Fluss und Welt. Hier aber ist alles selbst. –Mir ist, als
hätte ich der Schöpfung zugesehen; wenige Worte für alles Sein, die
Dinge in den Massen Gottvaters…“42
Così Rilke descrive alla madre i luoghi che sta visitando durante
questo secondo soggiorno. Lou Andreas-Salomè annota, invece, sul
suo diario:
41
Ivi, p. 37.
42
Kostantin Asadowski, op. cit., p. 42.
39
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Hier möchte ich bleiben für immer. Die Wolga gleicht hier, wie so oft,
kaum mehr einem Fluss, so meer-artig und weit umfangen ist sie …was
ich als ihren stärksten, erschütternden Reiz empfinde und was so selten
sich zu einem vereinigt: die Mischung von Intensität und Weite.“43
“In seiner kleinen Hütte, die er eben neu aufgebaut hat, mit seinen
Büchern und Bildern habe ich gern und gut gewohnt; die Fenster der
Stuben sehen in den Garten, darin er sein Gemüse und seine Rosen
pflegt, und weiter auf die Scheune, darin das Heu seiner Wiesen
überwintert. Er ist Starost des kleinen Dorfes, darin alle zu ihm mit
großer Verehrung aufsehen, tut sommers die gewöhnliche Bauernarbeit
und wird in jedem Winter, wenn die Hände von den Feldern
abgeschnitten sind, wieder Dichter; als solcher ist er in ganz Russland
bekannt und neben die ersten Volksdichter gestellt, die sein Vaterland
geboren hat. Seine Art ist schlicht und gütig. Er ist 52 Jahre alt, hat Weib
und vier Töchter und sogar schon ein kleines Enkelsöhnchen, auf das er,
da ihm eigene Söhne fehlen, viele Hoffnung setzt. Er kennte alle älteren
russischen Schriftsteller persönlich, hat von ihnen Bilder und Briefe und
eine Bibliothek, um die man ihn wohl beneiden kann. Und wie reizend
sieht diese dichterische Umgebung innerhalb der kleinen Balkenhütte
aus. Die Landschaft vor den Fenstern, weite Wiesen, auf welchen
43 Ivi, p. 43.
40
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Wie anderes hat Nicolaj Tolstoj diese Verse verstanden! Wieviel mehr
als Dichter…“46
Sulla base di quanto affermato da Eliz Butler47 nel suo libro voglio
ora, però, mettere un po’ in discussione quello che sembrerebbe
essere stato ancora una volta, un incontro da favola. Quanto è
andato veramente così e quanto, invece, avrebbe desiderato con
tutto il cuore che così fosse andata? Innanzitutto di questo secondo
incontro esistono ben tre diverse versioni, fatto che di per sé, lascia
già un po’ perplessi: la prima, che è quella autorizzata, viene
44
Ivi, p. 44.
45
Ivi, p. 45.
46
Ivi, p. 46.
41
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
47
Eliz Butler, Rainer Maria Rilke, cit., Milano 1948.
42
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
43
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
wieder sehen sollte, sprach, wie er niemals zuvor mit einem Menschen
gesprochen hatte…“48
“Du glaubst nicht, wie lang die Tage in Petersburg sein können. Und
dabei geht doch nicht viel hinein. Ein fortwährendes Unterwegssein ist
das Leben hier, wobei die Ziele alle leiden. Man geht, fährt, fährt und,
wo immer man auch ankommt, ist der erste Eindruck der eigenen
Müdigkeit. Dazu kommt, daß man die weitesten Wege fast immer
umsonst macht.“49
48
Kostantin Asadowsky, op. cit., pp. 46, 47.
49
Ivi, p. 47.
44
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Rilke partirà dalla Russia il 22 agosto 1900, per non ritornarci mai
più, nonostante le sue dichiarate intenzioni fossero ben altre. Rilke,
infatti aveva pianificato un terzo viaggio, che però non riuscirà più
a compiere.
Chissà che in fondo non abbia sentito che la Russia dei suoi sogni
non avrebbe sopravvissuto a un terzo esame della realtà. Da qui
deriva forse l’insoddisfazione profonda dei risultati poetici del suo
secondo viaggio; ne abbiamo delle avvisaglie nel suo diario, in cui
il 1° settembre annota di non aver osservato con tutto se stesso,
oppure che le sue capacità d’osservazione erano meno legate al
potere creativo di quello che credeva; ancora il 27 settembre,
invece, scrive chiaramente che le perdite quotidiane che “faceva
50 Ivi, p. 49.
45
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
46
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Nelle prime liriche sono molti gli elementi che rimandano alla
religione cristiana ed è piuttosto difficile intravedervi segnali che
preludano ad una futura rivoluzione spirituale di Rilke. In questo
senso è importante sottolineare il modo in cui questi elementi
vengono presentati da Rilke, o meglio, qual è il suo atteggiamento
nei confronti della religione cristiana che trapela da queste prime
poesie, un atteggiamento che, ad uno studio più attento, non
sfugge essere passivo: abbiamo parlato di elementi che rimandano
alla religione cristiana, non abbiamo detto, però, che si tratta di
espressioni vuote, prive di significato; difatti, per Rilke non sono
altro che dei tratti di “colore”, tratti ambientali e culturali che nulla
hanno a che vedere con il suo reale modo di pensare.
47
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
52 Alberto Destro, Rilke, il Dio oscuro di un giovane poeta, Messaggero di Sant’Antonio- Editrice, Padova 2003, p. 15.
48
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“das Schlechteste und das Unpersönlichste [...], weil ich mich nicht
entschließen konnte, das was mir wirklich lieb war preiszugeben“.53
E’ dal 1893 che iniziamo a leggere nelle sue poesie dei chiari segnali
di un imminente cambio di rotta. Notiamo che il suo atteggiamento
49
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Qui Rilke affronta in maniera diretta uno dei temi che sarà centrale
nella sua meditazione religiosa: il rifiuto di Cristo, che diventerà
ancor più radicale nelle Christus-Visionen, già nel titolo piuttosto
provocatorio.
50
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
56 Ivi, p. 24.
51
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
57 Ivi, p. 20.
52
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Con Du, den wir alle sagen, invece, come pure con il gruppo degli
Engellieder, riprende la tematica dell’esperienza religiosa infantile,
come unica fase della vita in cui può esistere la figura di Cristo
(“Du”): “tu, che tutti cantavamo”58,utilizza la forma del passato,
per evidenziare la contrapposizione fra un passato religioso ed un
futuro, invece -areligioso- in cui l’uomo deve dedicarsi al recupero
dell’infanzia, laddove, come è il caso di Rilke, non sia stata
degnamente vissuta59. Gli angeli di cui parla sono sicuramente gli
angeli custodi della tradizione cattolica, ma anch’essi relegati al
tempo dell’infanzia e dei sogni; tristemente, al “crescere” dell’uomo
corrisponderebbe il “farsi piccolo” dell’angelo, che continuerà ad
esistere, ma soltanto nei sogni dell’uomo.
53
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
60 R. M. Rilke, Il diario fiorentino, a cura di Giorgio Zampa con testo tedesco a fronte, titolo originale dell’opera: Das
florenzer Tagebuch (1898), Rizzoli Libri, Milano 1981, 1990, p. 104.
Rilke si riferisce chiaramente agli artisti di ispirazione religiosa del suo tempo, condizionati e suggestionati
nell’esprimere la loro interiorità dalla severa ideologia religiosa di cui la società era imbevuta.
54
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Künstler sollen einander meiden. Die groβe Menge rührt nicht mehr an
sie, wenn ihnen erst bestimmte Befreiungen gelungen sind. Zwei
Einsame aber sind eine groβe Gefahr füreinander. Es soll keiner tasten
an des anderen Kunst. Denn nimmt er von einem Gröβeren, so verliert
er sich; und neigt er zu der Art eines Engeren hin, so entweiht er sich
und nimmt seinem Gemüt die Keuschheit; aber von des anderen Kultur
darf der Künstler gern und dankbar empfangen. So bilde jeder den
zweiten zu höherer Menschlichkeit und also zu reinerer Kunst.61
55
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
lassen. Solange dieser Gott lebt, sind wir alle Kinder und unmündig. Er
muss einmal sterben dürfen. Denn wir wollen selbst Väter werden.62
Gott ist das älteste Kunstwerk. [...] Als alle Völker noch wie ein Mann
waren, bildeten sie Gott aus Sehnsucht. Gott wird ein Wunder tun: jeder
Mann wird werden wie ein Volk. Jeder kommt in Trauerkleidern vom
Sterbebette seines Kindheitsgott; aber bis er zuversichtlich und festlich
geht, geschieht in ihm die Auferstehung Gottes.63
56
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
64Friz Martini, Storia della letteratura tedesca, traduzione di Italo Alighiero Chiusano, titolo originale Deutsche
Literaturgeschichte, il Saggiatore, Milano 1971, p. 524.
57
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
und ich weiß noch nicht: bin ich ein Falke, ein Sturm
65 Rilke, Das Stundenbuch, Insel Verlag, Frankfurt am Main und Leipzig, 1972, p. 11.
66 Ivi, p. 12.
58
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Si noti bene come Rilke ritragga un Dio che potrebbe aver bisogno
dell’uomo, non un Dio onnipotente, bensì un Dio carente e
bisognoso: Rilke ridimensiona dunque la figura di Dio, rendendolo
più vicino all’uomo, con la metafora delle dell’unica “lieve parete”
che li separerebbe. Dio perde così il suo carattere trascendente:
“risulta solo un ordine di realtà superiore, cui in circostanze
favorevoli ma immaginabili, l’uomo potrebbe arrivare con le sue
forze.”68
67 Ivi, p. 13.
68 Alberto Destro, Rilke, il Dio oscuro di un giovane poeta, cit., p. 43.
59
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
du Dom. 69
60
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
un Dio che appare tanto grande al suo interno, e allo stesso tempo,
tanto piccolo ed evanescente, al di fuori di esso.
61
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
wenn ich sterbe?): Dio è il suo vicino; Dio dimora in lui; Dio è una
cattedrale in costruzione; é un uccellino; paradossalmente, è suo
figlio:
62
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Ma Rilke è tutt’altro che eretico: alla base del suo sentimento per
Dio, c’è invece, una sincera e profonda “fede”:
63
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
halt mir das Herz zu, und mein Hirn wird schlagen,
73 Ivi, p. 64.
64
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
an den Heiden.
an den Christen.
Sanften Gesichts
La sua, è una „fede individuale”, che nasce dal suo “Io” più
profondo, una „fede“ che non esige inutili definizioni di Dio:
reift
dein Reich.75
65
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
A me sembra, invece, che tutte le opere di Rilke non siano altro che
un pellegrinaggio alla ricerca di Dio77, quel “suo Dio” che in realtà
possedeva da sempre.
Nachlass, hersg. von Hermann Mörchen, Hermann Getner Velag, Bad Homburg vor der Höhe 1961.
66
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
78Cfr. Geschichten vom lieben Gott, cit., Wie der Fingerhut dazu kam, der liebe Gott zu sein.
79Von Salis, Rainer Maria Rilkes Schweizer Jahre (Von Huber, Frauenfeld, Leipzig 1936) in Lieselott Delfiner, Rilke, cet
incompris, Louis Soulanges éditeur, Paris 1960, p. 257.
67
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
68
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Je ne veux pas qu’on dise du mal de moi à cause du Christ, mais je
veux être bon pour Dieu. Je ne veux pas être considère comme un
pécheur des le debout, peut-être ne le suis-je pas. J’ai des matins si purs!
Je pourrais m’entretenir avec Dieu, je n’ai besoin de personne qui m’aide
à rédiger des lettres pour lui.”82
69
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
83 Ibidem.
84 Ibidem.
85 Rilke, Briefe, in Lieselott Delfiner, op. cit., pp. 260, 261.
70
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Margareta Susman, scrive nel suo Das Wesen der modernen Liryrik:
Dio coincide con Io: l’Io incontra Dio soltanto nella sua
individualità, conosce Dio soltanto dopo aver conosciuto se stesso.
Il pellegrinaggio di Rilke verso Dio, non è altro quindi, che il
pellegrinaggio verso se stesso; ricercare Dio significa, dunque, per
Rilke, ricercare se stesso, in quanto imperativo innato dell’essere
umano; corrisponde ad un processo di introversione verso le
profondità della sua anima89:
86 Ibidem.
87 Robert Faesi, Rainer Maria Rilke, Amalthea Verlag, Zürich 1919, p. 62.
88 Alberto Destro, Rilke, il Dio oscuro di un giovane poeta, cit., p. 128.
89 Cfr. Heinrich Imhof, Rilkes “Gott”: R. M. Rilkes Gottesbild als Spiegelung des Unbewussten, Lothar Stiehm Verlag,
Heidelberg 1983.
71
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Sich auf Gott richten, kann keine andere Bewegung bedeuten, als sich
auf di Erde richten. Das Ziel der ganzen menschlichen Entwicklung ist
Gott um die Erde in demselben Gedanken denken zu können. Die Liebe
zum Leben und die Liebe zu Gott muss zusammenfallen, anstatt, wie
jetzt, verschiedene Tempel auf verschiedenen Anhöhen zu haben; man
kann Gott nur anbeten, indem man das Leben zur Vollkommenheit lebt.
Ihm immer höhere Formen zu geben, einen immer reicheren
Zusammenhang zwischen ihm und dem scheinbar Unbelebten
herbeizufügen, dies heißt Gott schaffen (...): Gott ins hinabsinken und
das Leben zu Gott empor blühen zu lassen.“94
72
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Dass mein Buch vom lieben Gott (das vor Jahren in glücklicher Zeit in
sieben aufeinander folgenden Nächten geschrieben ward) mir noch
einmal liebe köstliche Menschen finden und werben wird, - das wusste
ich innerlich; denn mir ist dieses Buch sehr herzlich lieb.“95
95 Rainer Maria Rilke, Geschichten vom lieben Gott, Insel Verlag, Frankfurt am Main und Leipzig 1973, p. 2.
73
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Es sind einige Kerne in diesem Buch, aus denen Bäume wachsen
können später. Freilich sie sind in sehr vielen Schalen verborgen, aber
Sie werden die echten, die eine Zukunft haben, gewiss finden.“98
96 R. M Rilke, nella prefazione di Giorgio Zampa alle Storie del buon Dio, Rizzoli, Milano 1978, p. 8.
97 Ivi, p. 9.
74
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
98 Rilke scrive a Hugo Salus il 20 dicembre 1900, inviandogli una copia della nuova edizione delle Geschichten; Rainer
Maria Rilke, Briefe und Tagebücher aus der Frühzeit, 1899 bis 1902, Ruth Sieber-Rilke and Karl Sieber, Insel Verlag, Lipzig
1931, p. 91.
99 Per approfondimenti si veda il testo di J. F. Angelloz, Rainer Maria Rilke, Leben und Werk, hrsg. von Peter Schifferli,
75
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“MEINE FREUNDIN,
einmal habe ich dieses Buch in Ihre Hände gelegt, und Sie haben es lieb gehabt
wie niemand vorher. So habe ich mich daran gewöhnt, zu denken, dass es
ihnen gehört. Dulden Sie deshalb, dass ich nicht allein in Ihr eigenes Buch,
sondern in alle Bücher dieser neuen Ausgabe
100 Pedagogista e scrittrice svedese, già molto conosciuta in Scandinavia e nei paesi di lingua tedesca, autrice de Das
Jahrhundert des Kindes, che Rilke recensisce per un giornale di Brema.
101 Theodore Fiedler, Rilke, ein europäischer Dichter aus Prag, hrsg. von Peter Demetz, Joachim W. Strock, Hans Dieter
76
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Ellen Key (la “madre adottiva del nord”, da una definizione della
Butler), per niente offesa dal rifiuto di Rilke, intanto intratteneva il
pubblico scandinavo con una serie di conferenze entusiastiche su
Rilke, che contribuirono a renderlo molto famoso in Svezia e in
Danimarca104.
104 Rilke si trasferì in Svezia per sei mesi, dal luglio al dicembre1904, dopo i numerosi inviti che ricevette da parte delle
77
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
78
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
79
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Ich den Kindern selbst erzählen? Nein, liebe Frau, das geht nicht, das
geht auf keinen Fall. Sehen Sie, ich werde gleich verlegen, wenn ich mit
den Kindern sprechen muss. Das ist an sich nicht schlimm. Aber die
105 Dal titolo della prima ed. delle Geschichten vom lieben Gott: Vom lieben Gott und Anderes. An Grosse für Kinder erzählt.
80
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Kinder können meine Verwirrung dahin deuten, dass ich mich lügen
fühle...Und da mir sehr viel an der Wahrhaftigkeit meiner Geschichten
liegt- Sie können es den Kindern ja wiedererzählen; Sie treffen es ja
gewiss auch viel besser. Sie werden es verknüpfen und ausschmücken,
ich werde nur die einfachen Tatsachen in der kürzesten Form berichten.
Ja?“106
“Liebe Kinder, dass euch das Märchen von den Händen vom lieben Gott
gefallen hat, glaube ich gern; mir gefällt es auch. Aber ich kann trotzdem nicht
zu euch kommen. Seid nicht böse deshalb. Wer weißt, ob ich euch gefiele. Ich
habe keine schöne Nase, und wenn sie, was bisweilen vorkommt, auch noch ein
rotes Pickelchen an der Spitze hat, so würdet ihr die ganze Zeit dieses
Pünktchen anschauen und anstaunen und gar nicht hören, was ich Stückchen
tiefer unten sage. Auch würdet ihr wahrscheinlich von diesem Pickelchen
träumen. Das alles wäre mir gar nicht recht. Ich schlage darum einen anderen
Ausweg vor. Wir haben (auch außer der Mutter) eine große Anzahl
gemeinsamer Freunde und Bekannte, die nicht Kinder sind. Ihr werdet schon
erfahren, welche. Diesen werde ich von Zeit zu Zeit eine Geschichte erzählen,
und ihr werdet sie von diesen Vermittlern immer noch schöner empfangen, als
ich sie zu gestalten vermöchte. Denn es sind gar große Dichter unter diesen
unseren Freunden. Ich werde euch nicht verraten, wovon meine Geschichten
handeln werden. Aber, weil euch nichts so sehr beschäftigt und am Herzen
liegt, wie der liebe Gott, so werde ich an jeder passenden Gelegenheit ein fügen,
was ich von ihm weiß. Sollte etwas davon nicht richtig sein, so schreibt mir
106 R. M. Rilke, Geschichten vom lieben Gott, cit., pp. 10, 11.
81
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
wieder einen schönen Brief, oder lasst es mir durch die Mutter sagen. Denn es
ist möglich, dass ich an mancher Stelle irre, weil es schon so lange ist, seit ich
die schönsten Geschichten erfahren habe, und weil ich seither mir viele habe
merken müssen, die nicht so schön sind. Das kommt im Leben so mit. Trotzdem
ist das Leben etwas ganz Prächtiges: auch davon wird des öfteren in meinen
Geschichten die Rede sein. Damit grüßt euch –Ich, aber auch nur deshalb Einer,
weil ich mit dabei bin.“107
(…) als Vorschläge, Entwürfe oder Skizzen, die von den Erzählern aus
zweiter Hand in eine andere Form gebracht, korrigiert oder ausgemalt
werden dürfen.108
82
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“wenn ich auch ganz Ihr Wissen und Fühlen teile, dass der jungen
Jugend die Welt gehört…so ist doch eine immerwährende Befangenheit
zwischen mir und jedem jungen Wesen, die eine gegenseitige
Beeinflussung und Beziehung nicht aufkommen lässt...darum hat mein
Buch vom lieben Gott auch den Nebentitel gehabt: für Kinder erzählt an
Grosse...ich wusste, dass nur über diese schwankenden Brücken...zu den
Lieblingen kommen kann, die mich verstehen, wenn ich etwas von Gott
zu sagen versuchte...“109
109 Brigitte L. Bradley, Rilke’s ‘Geschichten vom lieben Gott’: the Narrator’s Stance Toward the Bourgeoisie, in “Modern
Austrian Literature”, Journal of the International Arthur Schnitzler Research Association, Volume 15, Numbers 3-4,
1982, pp. 1, 2.
83
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Sia per temperamento, sia per il modo in cui era stato allevato (fino
all’età di cinque anni la madre lo vestiva con abiti da bambina e lo
faceva giocare con le bambole), René era particolarmente inadatto
alle richieste insensate fatte alla sua resistenza fisica e alla sua
elasticità mentale: i compagni più vigorosi non tardarono a
riconoscere in lui l’equivalente tedesco di una “pappa molle” e di
conseguenza gliele suonarono. Nessuno degli insegnanti, ufficiali
superiori o subalterni, ebbe l’intelligenza o l’umanità di proteggerlo
Ivi, p. 10.
110
Ruth Sieber-Rilke e Carl Sieber, Rainer Maria Rilke. Tagebücher aus der Frühzeit, Insel Verlag, Frankfurt, 1973, pp. 137,
111
138.
84
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“In questa nuova fase della mia esistenza fui a contatto fin troppo con
quella malvagità aperta e codarda che scaturisce da una autentica
libidine bestiale per il delitto (l’espressione è tutt’altro che eccessiva) e
non s’arresta neppure di fronte alla tortura…Considerate l’eco terribile
che deve aver destato nel santuario ancora incontaminato d’un cuore
giovinetto l’assalto di brutalità violente e immeritate. Ciò ch’io soffrii
allora si può paragonare al dolore più atroce del mondo, benché non
fossi che un fanciullo, o, piuttosto, proprio perché lo ero. Sopportavo i
colpi senza renderli mai, senza rifarmi nemmeno con parole d’ira,
convinto, nel mio animo di fanciullo, che a sopportarli mi sarei
avvicinato ai meriti di Gesù (…)”.112
85
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
tema costante delle storie, Dio, e alla concezione cristiana del suo
tempo, su cui è opportuno aprire una piccola finestra.
86
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
(...) die Figur müsse erst teilweise bekleidet werden, ehe das Publikum
sie zu Gesicht bekäme.114
87
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Come è stato più volte detto, tutte le opere di Rilke non sono che
una costante e affannosa ricerca di Dio, e le Geschichten vom lieben
Gott ne sono una importante prova, ma dov’è che nasce questo suo
vitale bisogno?
Nasce in gran parte dalla grave “perdita di Dio” che Rilke era stato
costretto a subire durante gli anni dell’infanzia, quando
quell’immagine gli era stata trasmessa in modo errato dalla
famiglia, anzi da una madre, ostinata paladina di quella rigida
morale cristiana che lo farà allontanare da Dio e contro cui il Rilke
maturo si ribellerà. Proprio in virtù di questa sua esperienza, egli
lascerebbe al narratore delle storie l’arduo compito di insegnare ai
88
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
115 Katarzyna Dzikowska, Spuren der Transzendenz. Wie religiös sind Rilkes ’Geschichten vom lieben Gott?’, in Numinoses und
Heiliges in der österreichischen Literatur, hrsg. von Karlheinz F. Auckenthaler, Peter Lang Verlag, Bern, Berlin,
89
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
90
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
“Was für ein Herbst!” sagte sie nach einer Pause und blickte nach dem
Himmel auf. Ich tat desgleichen. Der Morgen war allerdings sehr klar
und köstlich für Oktober. Plötzlich fiel mir etwas ein: „Was für ein
Herbst!“ fiel ich und schwenkte ein wenig mit den Händen. Und die
Frau Nachbarin nickte beifällig.117
“Wohin geht diese Pferdebahn? Wie viel Sterne gibt es? Und ist
zehntausend mehr als viel? Noch ganz andere Sachen! Zum Beispiel:
Spricht der liebe Gott auch chinesisch? und: Wie sieht der liebe Gott
aus? Immer alles vom lieben Gott! Darüber weißt man doch nicht
Bescheid-.“ „Nein, allerdings,“ stimmte ich bei, „man hat da gewisse
Vermutungen...“ „Oder von Händen vom lieben Gott, was soll man da-
.“118
91
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
119 Ibidem.
120 Ivi, p. 14.
92
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
contro l’altra, per poi confessare al buon Dio che quello che aveva
visto era proprio l’uomo:
“Er war so ungeduldig, der Mensch. Er wollte immer schon leben. Wir
können beide nichts dafür, gewiss, wir sind beide unschuldig.“121
(…) und sie waren alle schon in Kleidern. Und da die Mode damals
gerade sehr hässlich war und auch die Gesichter arg entstellte, so bekam
Gott einen ganz falschen und (ich will es nicht verhehlen) sehr
schlechten Begriff von den Menschen.122
Proprio per questo è molto importante che Dio sappia come è fatto
realmente l’uomo:
“(…) Freuen wir uns, dass es solche gibt, die es ihm sagen...“ „Und wer
solltet das sein, bitte?“ „Einfach die Kinder und dann und wann auch
diejenige Leute, welche malen, Gedichte schreiben, bauen...“ “Was
denn bauen, Kirchen?” “Ja, und auch sonst, überhaupt...“123
121 Ibidem.
122 Ivi, p. 15.
93
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Als wir uns schon and en Tisch setzen wollen, bemerke ich, dass mein
Gast unruhig ist; sein Gesicht ist voll Angst und seine Händen zittern.124
123 Ibidem.
124 Ivi, pp. 19, 20.
125 Rilke, Geschichten vom lieben Gott, cit., p. 20.
94
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
„Ich weiß eine Geschichte, welche ich niemandem erzählen mag als
Ihnen“126
“Du gehst hinunter auf die Erde. Du nimmst die Gestalt an, die du bei
den Menschen siehst, und stellst dich, nackt, auf einem Berg, so dass ich
dich genau betrachten kann. Sobald du unten ankommst, geh zu einer
jungen Frau und sag ihr, aber ganz leise: Ich möchte leben. Es wird
zuerst ein kleines Dunkel um dich sein und dann ein großes Dunkel,
welches Kindheit heißt, und dann wirst du ein Mann sein und auf den
Berg steigen, wie ich es dir befohlen habe. Das alles dauert ja nur einen
Augenblick. Leb wohl.“128
Intanto arriva San Paolo che stacca la mano destra del buon Dio, un
arcangelo la prende e la colloca sotto il suo ampio mantello:
126 Ibidem.
127 Ivi, p. 21.
128 Ibidem.
95
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
(…) Gott aber hielt sich mit der Linken die Wunde zu, damit sein Blut
nicht über die Sterne ströme und von da in traurigen Tropfen
herunterfiele auf die Erde.129
Eine kurze Zeit später bemerkte Gott, der aufmerksam alle Vorgänge
unten betrachtete, dass die Menschen in den eisernen Kleidern sich um
einen Berg mehr zu schaffen machten, als um alle anderen Berge. Und er
erwartete, dort seine Hand hinaufsteigen zu sehen. Aber es kam nur ein
Mensch in einem, wie es schient, roten Mantel, welcher etwas schwarzes
Schwankendes aufwärts schleppte. In demselben Augenblick begann
Gottes linke Hand, die vor seinem offenen Blute lag, unruhig zu werden,
und mit einem Mal verließ sie, ehe Gott es verhindern konnte, ihrem
Platz und irrte wie wahnsinnig zwischen den Sternen umher und schrie:
„Oh, die arme rechte Hand, und ich kann ihr nicht helfen.“ Dabei zerrte
sie an Gottes linkem Arm, an dessen äußerstem Ende sie hing, und
bemühte sich loszukommen. Die ganz Erde aber war rot vom Blute
Gottes, und man konnte nicht erkennen, was darunter geschah. Damals
wäre Gott fast gestorben.131
129 Ivi, pp. 21, 22. Questa scena rimanda ad un incidente avvenuto a Worpswede nel 1900, quando Clara Westhoff si ferì
gravemente alla mano sinistra perdendo molto sangue. Rilke descrive l’incidente con dovizia di particolari: in quel
periodo Rilke correggeva le bozze delle Geschichten vom lieben Gott, e la mano ferita era proprio di una scultrice. E’ più
che probabile, che Rilke si sia ispirato a quest’ episodio.
130 Rilke, op. cit., p. 21.
96
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
132 Ibidem.
97
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
(...)Vielleicht ist auch sein Mütterchen tot; wie könnte es sonst sein, dass
ich sie in einem vierseitigen Briefe nirgends erwähnt finde!135
98
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Inoltre, il fatto che Cristo non si denudi sul monte, (“es kann nur
ein Mensch in einem, wie es schien, roten Mantel”)138 conterrebbe
la severa critica di Rilke nei confronti degli insegnamenti religiosi
ricevuti, riassumendoli come nient’altro che una ridicola
proibizione imposta a tutto ciò che aveva a che fare con la “carne”.
Ancora la Bradley, individua nell’affermazione, con cui il narratore
conclude la sua storia:
139 Ibidem.
140 Ibidem.
99
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
142 Ricordiamo che è proprio in questo periodo che nasce la psicoanalisi di Freud, le cui scoperte si basano proprio sugli
effetti delle condizioni di generale repressione della società del tempo.
143 Jugendstil: stile tedesco che prende il nome dalla rivista monacense “Jugend”, coevo e affine al liberty italiano e all’art
nouveau francese, nato come questi sul modello del modernismo inglese. Lo Jugendstil, non ha goduto a suo tempo di
troppa fortuna, più o meno rifiutato se non rinnegato come una sorta di peccato giovanile.
144 Il termine “Emanzipation des Leibes und der Dinge” è stato usato da Joachim W. Storck in un articolo presentato nel
Nono Incontro Annuale della Rilke-Gesellschaft, nel 1979: „Literarischer Jugendstil als Zeit- und stylgeschichtlicher
Hintergrund von Rilkes poetischem Frühwerk.“
100
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Cristo, infatti, sarebbe stato mandato sulla terra da Dio, non per
farsi carico di tutti i peccati degli uomini e, di conseguenza,
redimerli, bensì per realizzare una diversa missione che
riguarderebbe soltanto se stesso, e il suo comportamento. Dietro
alla venuta di Cristo sulla terra, non ci sarebbe, dunque, la
tradizionale motivazione del sacrificio per l’intera umanità, come
vorrebbe la tradizione cristiana, bensì una sorta di pena che Cristo
deve scontare soltanto per causa propria.
101
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
145 Michaela Bertolini, Dissonanzen in Orpheus’ Gesang. Untersuchungen zur Polemik im Prosawerk Rainer Maria Rilkes,
102
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
(…) Denn Gottes Rechte hat sich noch nicht davon erholt, und sie leidet
unter ihrer Erinnerung nicht weniger, als unter dem alten Zorne Gottes,
der ja seinen Händen immer noch nicht verziehen hat.147
„Ja“, erwiderte ich seinem Stillen Blick, „ich denke oft, vielleicht ist
Gottes Hand wieder unterwegs...“148
103
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
„Und darum ist es dringend notwendig, dass Gott erfährt wie der
Mensch wirklich ist. Freuen wir uns, dass es solche gibt, die es ihm
sagen..“ Die Frau Nachbarin freute sich noch nicht: „Und wer sollte das
sein, bitte?“ „Einfach die Kinder und dann und wann auch diejenige
Leute, welche malen, Gedichte schreiben, bauen...“ “Was bauen,
Kirchen?” ”Ja, und auch sonst, überhaupt...“149
104
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
(…) aber angesichts der Dinge spezialisierten sich seine Fähigkeiten und
wurden bis zu einem gewissen Grade: Pflichten. Er hatte Mühe, sich alle
zu merken. Es gibt eben Konflikte (...)152
Secondo la nuova versione dei fatti in Das Märchen von den Händen
Gottes, attraverso la diversificazione delle sue capacità, Dio avrebbe
105
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Ein Engel eilte vorüber und sagt: „Der Du alles sieht...“ Der liebe Gott
erschrak. Er hatte den Engel in Sünde gebracht, denn eben hatte dieser
eine Lüge gesungen. Rasch schaute Gottvater hinunter. Und freilich, da
hatte sich schon irgend etwas ereignet, was kaum gutzumachen war. Ein
kleiner Vogel irrte, als ob er Angst hätte, über die Erde hin und her, und
153 “Die Rechte nahm von der Linken Abschied, gab ihr viele freundliche Namen, ja es wurde sogar behauptet, sie habe
sich plötzlich vor ihr verneigt und gesagt: -Du, heiliger Geist.-“ Rilke, Geschichten vom lieben Gott, cit., p. 21.
106
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
der liebe Gott war nicht imstande, ihm heimzuhelfen, den er hatte nicht
gesehen, aus welchem Walde das arme Tier gekommen war.154
107
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Michaela Bertolini, Dissonanzen in Orpheus Gesang. Untersuchungen zur Polemik im Prosawerk R. M. Rilkes, cit., p. 103.
156
Ibidem. Per approfondimenti si veda l’ottimo testo di Heinrich Imhof, Rilkes “Gott”. R. M. Rilkes Gottesbild als
157
Spiegelung des Unbewussten, (Lothar Stiehm Verlag, Heidelberg, 1983) che tratta in maniera approfondita il tema della
„Zerstörung der Vaterwelt“ dalle cause alle conseguenze.
108
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Gott hat alle Eigenschaften, natürlich. Aber ehe er in die Lage kam, sie
auf die Welt - gleichsam- anzuwenden, erschienen sie ihm alle wie eine
einzige große Kraft.159
109
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
160Il rapporto arte-religione anticipa la problematica arte-esistenza del Malte. Per approfondimenti a riguardo si veda
Betrachtungen über Religion und Kunst in den Schriften von R. M. Rilke und D. H. Lawrence, di Ian R. Leslie, Freie Univ.,
Berlin 1990.
110
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
161 Questa letteratura ricchissima, regolarmente in aumento attraverso i secoli, ma ora in diminuzione per quel che
riguarda la creazione di nuovi poemi, è lungi dall’estinguersi come forma viva di passatempo nelle zone più remote e
meno evolute della Russia.
162 Come è noto, molto spesso gli artisti tedeschi hanno subito l’influenza delle letterature degli altri paesi, soprattutto
francese e russa. In particolar modo tra l’800 e il 900, infatti, la Russia ha esercitato una forte influenza su molti poeti
tedeschi.
111
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
163 Alfred Rambaud, La Russie Epique: étude sur le chansons héroïques de la Russie, Paris, 1947.
164 Das Igor-Lied. Eine Helden-Dichtung, Insel Verlag, Leipzig, 1960, dalla traduzione di Rilke de The Song of Igor.
165 Russische Kunst, (1900-1901) in Sämtliche Werke, Frankfurt am Main, Insel Verlag, 1965, pp. 493-504; Moderne russische
Kunstbestrebungen, (1901-1902) in Sämtliche Werke, Frankfurt am Main, Insel Verlag, 1965, pp. 613-622.
166 “Zugleich trat der heilige Nikolaus, der bei Gott in besonderer Achtung steht , an ihn heran und sagte durch seinen
großen Bart hindurch:«Deine Löwen sitzen ruhig, sie sind recht hochmütige Geschöpfe, das muss ich sagen! Aber ein
kleiner Hund läuft ganz am Rand der Erde herum, ein Terrier, siehst Du, er wird gleich hinunterfallen.» Und wirklich
112
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
merkte der liebe Gott etwas Heiteres, Weißes, wie ein kleines Licht hin und her tanzen in der Gegend von
Skandinavien, wo es schon so furchtbar rund ist. Und er wurde recht bös und warf dem heilige Nikolaus aus dem
Himmel ging und die Türe zuschlug, dass ein Stern herunterfiel, gerade dem Terrier auf den Kopf.“ Rilke, Geschichten
vom lieben Gott,. cit. p. 13.
167 Eva C. Wunderlich, Slavonic traces in Rilke’s „Geschichten vom lieben Gott“, in „The Germanic Review“, 22, 1947.
168 “Ich weiß nicht bei welchem komplizierten Teil des Körpers er gerade angelangt war, als es um ihn rauschte von
Flügeln. Ein Engel eilte vorüber und sang: - Der Du alles siehst... – Der liebe Gott erschrak. Er hatte den Engel in Sünde
gebracht, denn eben hatte dieser eine Luege gesungen. Rasch schaute Gottvater hinunter. Und freilich, da hatte sich
schon irgend etwas ereignet, was kaum gutzumachen war.“ Rilke, op. cit., p. 12.
169 Daria A. Reshetylo-Rothe, Rilke and Russia: A Re-evaluation, Peter Lang Inc, 1990.
113
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
E’ certo che Rilke conoscesse What men live by e Where there is love
there is God del ciclo delle Folks Tales di Tolstoi, in cui l’autore
descrive l’atmosfera della devota attesa del popolo russo del
ritorno del Cristo sulla terra, caratteristica tipica della religione
russa dell’epoca; secondo Eva Wunderlich, sarebbe dunque più che
probabile, che anche Der fremde Mann, in cui Rilke re-interpreta,
appunto, la storia del Cristo sacrificato da Dio, abbia origine
dall’influenza della Russia.
Palesemente “russe” sono invece: Wie der Verrat nach Russland kam,
Wie der alte Timofei singend starb e Das Lied von der Gerechtigkeit.
In queste storie, il carattere russo è dato, più che dalla forma in cui
si presentano, dall’atmosfera che avvolge i personaggi che vi
compaiono. Non è propriamente un’abitudine tedesca quella di
chiamare chiunque “Täubchen”170 oppure “Herzchen”171, come fa
notare la Wunderlich172; russa è l’atmosfera dei villaggi, russe sono
le stanze, i personaggi, il paesaggio, la musica e anche il tipo di
devozione che percepiamo. Tuttavia, se in questa “russificazione”
della materia piuttosto che della forma, è possibile intravedere
114
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Ancora secondo la Butler, il migliore tra i tre sarebbe Wie der Verrat
nach Russland kam, in quanto Rilke si atterrebbe strettamente ad una
skazka originale di cui era in possesso.
più se si considera che scaturiscono tutt’e due dallo stesso pensiero religioso. Il primo è significativo e impressionante, il
secondo invece pretenzioso e puerile”.
175 Ivi, p. 83.
115
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Man hat das Gefühl, jedes Neue wird von ihm eingeführt, jedes Kleid,
jede Speise, jede Tugend und sogar jede Sünde muss erst von ihm
bewilligt werden ehe sie in Gebrauch kommt.176
116
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Nella ballata basata sulla figura storica di Ivan IV del XVI sec., Ivan
viene quasi sempre descritto positivamente: violento e impulsivo,
ma anche energico e vincente in ogni sua impresa, aiutato spesso
nelle sue imprese da un semplice soldato. Questo modello viene
mantenuto nella versione in prosa di Rybnikov.
178Patricia Pollock Brodsky, The Russian source of Rilke’s “Wie der Verrat nach Russland kam”, in “The Germanic Review,
22, 1947.
117
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
118
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
Anche qui Ivan decide di imporre dei tributi ai principi dei paesi
confinanti, i quali gli propongono, in risposta, di risolvere prima tre
indovinelli. (Rilke non include il testo della lettera e neanche gli
indovinelli). Ivan, allora, convoca tutti i sapienti del suo regno, e
ordina che vengano decapitati sulla piazza rossa tutti quelli le cui
risoluzioni non gli piacevano. Il tempo passa in fretta e Ivan si
ritrova, senza neanche accorgersene, in viaggio verso la Pietra
Bianca con nessuna delle soluzioni; non perde comunque la
speranza:
119
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
dodici barili d’oro sul pavimento “so dass ein wahrer Berg aus
Gold entstand, der einen großen, schwarzen Schatten über den
Boden warf”183. A quel punto si ricorda del contadino, ma non
volendo togliere tanto oro dalla montagna, decide di riempire un
barile per tre quarti di sabbia e di mettere l’oro soltanto in
superficie. Il contadino, non appena vede arrivare il messaggero
con l’inganno, gli dice di ritornare a Mosca con il suo barile pieno
di sabbia: non ha bisogno dell’oro dello zar, ma di “Wahrheit und
Rechtlichkeit”184; Ivan lo ha deluso e con il suo comportamento ha
introdotto il tradimento in Russia: se ora lo zar scoprirà di non
potersi più fidare di nessuno, la colpa sarà imputabile soltanto a se
stesso. Il messaggero se ne va e quando si volta scopre che il
contadino e la sua chiesa sono scomparsi nel nulla. Sconvolto, torna
a Mosca e balbetta “ziemlich unverständlich”185 quello che è
successo, concludendo:
(…) der vermeintliche Bauer niemand anders gewesen sei, als Gott
selbst.186
186 Ibidem.
120
Rainer Maria Rilke – Storie del Buon Dio
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(...) jeden, der die Fragen nicht beanworten konnte, ließ er auf den
großen, roten Platz führen…und einfach köpfen.190
Ivan viene posto al centro della scena e l’eventuale colpa è solo sua.
Rilke presenta un Ivan che sembra la caricatura di un despota, un
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po’ come la regina di cuori di Alice nel paese delle meraviglie. Nella
scena tra lo zar e il contadino, Rilke attua diversi importanti
cambiamenti, molti dei quali implicano un decisivo cambiamento
di tono rispetto alla versione di Rybnikov. Quest’ultima, infatti,
sebbene non sia l’originale ballata, mantiene alcuni importanti
elementi delle sue origini popolari. Un altro importante
cambiamento nella versione di Rilke, riguarda l’intreccio e la
caratterizzazione. La prima differenza compare nella frase che
introduce la scena; l’originale russa dice letteralmente che “the Zsar
Ivan travelled, whether long or short, far or near” (dolgo li, korotko
li, blizko li, daleko)191, prima di arrivare alla chiesa del contadino
“in an empty place”192. Questa frase è una tipica formula popolare
che indica un viaggio nell’indeterminato, carico di aspettative.
L’indeterminatezza del viaggio e il luogo deserto in cui Ivan
incontra il contadino, suscitano la sensazione di trovarsi il un luogo
senza tempo, dove tutto può succedere. Quest’aura di
indeterminatezza viene omessa da Rilke, risultando in un certo
senso molto più lontano dagli eventi, anche dal tono più
verosimile. Inoltre il narratore introduce la scena ironicamente,
rendendoci ancora più lontani da essa. In preparazione
dell’episodio, il narratore dice che Ivan spera di incontrare un
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Ein solcher kam ihm nun allerdings nicht zu Gesicht, aber an einem
Morgen sah er einen alten, bärtigen Bauer, welcher an einer Kirche
baute.193
196 Ibidem.
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lui accetta, ma soltanto a patto che Ivan gli ceda uno dei barili d’oro
che riceverà. Tormenta Ivan ricordandogli quanto tutto dipenda
dal fatto che lui conosce le soluzioni dei tre indovinelli. Ricevute le
tre soluzioni, Ivan lo ringrazia e si dirige alla volta della Porta
Bianca in Oriente. Il contadino viene descritto come forte e avido, lo
zar, invece, come un uomo disperato che rischia di perdere tutto.
Lo zar stupito gli chiede che cosa vuole come ricompensa, alla
risposta “Nichts”198, lo zar gli ordina di chiedere qualcosa:
“Halt“, befahl der Zar, „das geht nicht an, du musst dir etwas
wünschen.“ „Nun Väterchen, wenn du befiehlst, gib mir eine von den
zwölf Tonnen Goldes, welche du von den Fürsten im Orient erhalten
wirst.“199
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199 Ibidem.
200 Ibidem.
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May the lord help you, old man. I humbly thank you for your
explanations. I received everything that was promised me. Now you too
come, old man, and accept the barrel which I promised you.201
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202 Ibidem.
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“Was ist das für ein Land, Russland? Ein sehr großes, nicht wahr?“ „Ja“
sagte ich, „groß ist es und außerdem -„ „Habe ich dumm gefragt?“
lächelte Ewald und wurde rot. „Nein, Ewald, im Gegenteil. (...) „Ein
Land ist kein Atlas. Es hat Berge und Abgründe. Es muss doch auch
oben und unten an etwas stoßen.“ „Hm –„ überlegte mein Freund, „Sie
haben recht. Woran könnte Russland an diesen beiden Seiten grenzen?“
Plötzlich sah der Kranke wie ein Knabe aus. „Sie wissen es“, rief ich.
„Vielleicht an Gott?“ “Ja“, bestätigte ich, „an Gott.“ (...) „Ist denn Gott
ein Land?“ „Ich glaube nicht“, erwiderte ich, „aber in den primitiven
Sprachen haben viele Dinge denselben Namen. Es ist da wohl ein Reich,
das heißt Gott, und der es beherrscht, heißt auch Gott. Einfache Völker
Können ihr Land und ihren Keiser oft nicht unterscheiden; beide sind
groß und gütig, furchtbar und groß.“203
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Nella quinta storia del ciclo delle Geschichten von lieben Gott di
Rilke, Wie der alte Timofei singend starb il narratore racconta la storia
del cantore Timofei e di suo figlio Jegor. Che la somiglianza dei
nomi sia una pura coincidenza è difficile a dirsi secondo la
Wunderlich205, la quale sostiene tuttavia, che sebbene Rilke abbia
appreso di questa usanza dei cantori russi dal libro di Rambaud, e
sebbene ne sia stato condizionato nella scelta dei nomi dei
protagonisti della sua storia, Rilke abbia anche aggiunto molto di
suo.
205 Eva Wunderlich, Slavonic traces in Rilke’s „Geschichten vom lieben Gott“ in „The Germanic Review“, cit., p. 287.
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Dabei soll er noch so einen sanften und traurigen Ton gehabt haben, wie
man ihn noch von keinem Sänger vernommen hat206
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Per ben due volte ricorre nella storia il nome di Dyuk Stepanovich,
che sembra essere l’eroe di una bylina facente parte di un ciclo di
storie di Kiev. La Brodsky fa notare che in tale bylina la madre di
Dyuk si chiamava Timofeevna207. Secondo il costume patronimico
russo, per cui il nome di battesimo del padre diventa parte del
nome del figlio, suo padre avrebbe dovuto chiamarsi Timofei, e
anche da qui potrebbe derivare, secondo la Brodsky, il nome del
protagonista della storia di Rilke.
207 Brodsky, The Russian Source of Rilke’s “Geschichten vom lieben Gott”, cit., p. 116.
208 Daria A. Reshetylo-Rothe, op. cit., p. 156.
209 Rilke, op. cit., p. 37.
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Aljoscha hatte die allerheiligste Jungfrau gemalt, aber das strenge und
richtige Vorbild so wenig erreicht, dass sein Machwerk aussah, wie ein
Bild der Mariana, der Tochter des Kosaken Golokopytenko, also wie
etwas durchaus Sündiges, und der alte Peter beeilte sich, nachdem er
sich oft bekreuzt hatte, das beleidigte Brett mit einem heiligen Dmitrij zu
übermalen, welchen er aus einem unbekannten Grunde über alle andere
Heiligen stellte.211
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Es war einer von den blinden Kobzars, ein Greis, der mit einer
zwölfsaitigen Bandura durch die Dörfer ging und von dem großen
Ruhm der Kosaken, von ihrer Tapferkeit und Treue, von ihren Hetmans
Kirdjaga, Kukubenko, Bulba, und anderen Helden sang, so dass alle es
gerne hörten.214
Stavolta, tuttavia, il kobzar, più che dei cosacchi, canta della totale
assenza di giustizia nel mondo:
“Es ist keine Gerechtigkeit mehr in der Welt. Die Gerechtigkeit, wer kann sie
finden? Es ist keine Gerechtigkeit mehr in der Welt: denn alle Gerechtigkeit ist
den Gesetzen der Ungerechtigkeit unterstellt. Heut ist die Gerechtigkeit elend
in Fesseln. Und das Unrecht lacht über sie, wir sahns, und sitzt mit den Pans
in den goldenen Sesseln und sitzt in dem goldenen Saal mit den Pans. Die
Gerechtigkeit liegt an der Schwelle und fleht; bei den Pans ist das Unrecht, das
Schlechte, zu Gast, und sie laden es lachend in ihren Palast und sie schenken
dem Unrecht den Bechervoll Met. Oh, Gerechtigkeit, Mütterchen, Mütterchen,
mein, mit dem Fittich, der jenem des Adlers gleicht, es kommt vielleicht noch
212 Gli Zaporaghi erano i cosacchi ucraini che vivevano a sud del Dnepr. Nel XVII sec. giocano un ruolo importante
mandolino.
214 Rilke, op. cit., p. 52.
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ein Mann, der gerecht, der gerecht will sein, dann helfe ihm Gott, Er vermag es
allein und macht dem Gerechten die Tage leicht.“215
Und es war jedes mal ein anderes. War es zum ersten Mal Klage, so
erschein es bei der Wiederholung Vorwurf, und endlich, da der Kobzar
es zum dritten Mal mit hocherhobener Stirne wie eine Kette kurzer
Befehle rief, da brach ein wilder Zorn aus den zitternden Worten und
erfasste alle und riss sie hin eine breite und zugleich bange
Begaisterung.216
dominazione polacca e tartara, ma anche fatti spirituali e etici di carattere pessimistico. I suoi versi sono rimati e
venivano cantati da cantori professionisti, i kobzar.
218 Ostap M. Veresi, uno degli ultimi kobzar, nato intorno al 1800, cieco come la maggior parte dei kobzar.
Vienna 1876.
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L’insurrection une fois lance, nous avons les chansons sur la Bataille des
Eaux Jaunes, celle de Khonsou, etc. Mais les plus caractéristique sont
celles qui dépeignent l’oppression que les Juifs faisaient peser sur le
peuple et la terrible vengeance que l’on en tira. Les Juifs-arendateurs ont
pris à ferme tous les sentiers des cosaques….Dans toute la glorieuse
Ukraine, ils ont pris à ferme toutes les églises cosaques. Dieu donne-t-il
un enfant au cosaque, au prêtre, au moujik: «avant d’aller demander
baptême au prêtre, va d’abord chez le juif, compte-lui six pièces, pour
qu’il permette d’ouvrir l’église, de baptiser l’enfant.» De même pour les
mariages, pour les funérailles.225
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Dreimal sang Ostap sein Lied von der Gerechtigkeit. Und es war
jedesmal ein anderes.227
L’air sur le quel se déclament les vers d’une ballade présente assez peu
de richesse et de variété mélodique….La gamme qui lui sert de base est
mineure, et c’est à peine si trois ou quatre fois dans le cours d’une
douma le chanteur repasse à un autre mode.228
226 The Poetical Works of Taras Shevchenko, trans. C. H. Andrusyshen and W. Kirkonnell, Toronto, University of Toronto
Press, 1964.
227 Rilke, op. cit., p. 54.
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L’injustice est assise à son aise avec les pans dans la salle d’honneur.
und sitzt mit den Pans in den goldenen Sesseln und sitzt in dem
goldenen Saal mit den Pans.
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es kommt vielleicht noch ein Mann, der gerecht, der gerecht sein will,
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“Russische Kunst”, Die Zeit, (Berlin, October 19, 1910); ristampato da R. von Mises, Rilke, Bücher, Theater, Kunst
233
(Vienna, 1935).
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234 Jurij Bojko, Erwin Koschmieder, Taras Ševčenko: Sein Leben und sein Werk, (Otto Harrassowitz, Wiesbaden 1965), in
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at which Ostap M. Veresai recited his “Song of Justice”. Yet in the story,
Aljoscha, an Ukranian lad, too weak to be admitted to the Sich, is
inspired through Ostap’s personal appearance to fight the Polish
oppressors-at a time when there were no Polish, but only Russian
oppressors in the Ukraine.236
“Verzeihen Sie”, sagte Ewald, “wie ist das zu verstehen - wollte sich das
Volk etwa vom Zaren losmachen? Das würde nicht zu dem passen, was
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ich mir von Russland denke, und auch mit Ihren früheren Erzählungen
in Widerspruch stehen. In diesen Falle würde ich vorziehen, Ihre
Geschichte nicht zu hören. Denn ich liebe das Bild, welches ich mir von
den Dingen dort gemacht habe, und will es unbeschädigt behalten.“238
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“…kann man nun für etwas so schwärmen wie Sie für Russland?”240
Sofia Schill, più volte ripete che Rilke e Lou Andreas-Salomè idealizzano
tutto ciò che riguarda la Russia. Nell’aprile del 1900 Schill scrive:
„…Wenn sie dort gewesen sind , werden Sie ganz bestimmt Ihre
Meinung über Russland in vielem ändern. Sie werden sich über Ihre
Begeisterung entsetzen und vielleicht mit einem ganz andern Gefühl auf
Ihre Heimat schauen, wo die Leute trotz allem wenigsten wie Menschen
leben und nicht wie Tiere.“241
“Nicht minder rührt mich Ihre Liebe zum russischen Volk, doch ich
fürchte, die russische Seele wird Sie enttäuschen…“242
„Es ist mir schrecklich peinlich, dass Sie als Verehrer Russlands und der
Russen unsere Nachlässigkeit beim Erledigen von Geschäften zu spüren
bekommen...“243
„...überhaupt muss ich Ihnen ganz ehrlich sagen, dass ich Ihre
Begeisterung für unsere Vaterland nicht ganz teile.“244
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“Mein Liebe fuer Ihr Land und jedes Herz, das drin schlägt, ist noch
immer dieselbe.”245
„Doch sie suchten und fanden bei uns eine Idylle als bereits...die
ersten...Donnerschläge grollten.“247
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248 Alberto Destro, Rilke, il Dio oscuro di un giovane poeta, cit., p. 94.
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“…Qui acclusa troverà, cara amica, la copia di una lettera del mio amico
paralitico, che restituisco senza omettere nulla. Vedrà come, seguendo il
Suo desiderio, gli ho scritto di Damajanti, rimettendo in movimento, la
nostra vecchia relazione. Visto che Lei gli vuole bene, non troverà, spero,
immodesto che Le inoltri intera la sua risposta. Non è vero?”249
cosa debbo dire di questa rara gioia? Non so proprio cosa debbo dire. Se
dico grazie, tante grazie come vorrei, tutto è quasi come prima; ho detto
grazie, grazie, grazie e Lei pensa: bene, io ho dato e lui con il suo grazie ha
pagato malamente, come poteva. Con ciò la questione è chiusa. E invece,
vede, questo non deve succedere. Così come non si chiuse quando Lei partì
all’improvviso; no, lo seppi solo in seguito, me lo disse la gente: il signor
Rilke è partito, adducendo congetture di ogni specie, anzi, per essere
sinceri, facendo molte chiacchiere sulla Sua partenza. Io non posso andare
via; ascolto quello che arriva fino a me, e dal mio posto ho ascoltato
qualche cosa che non ho capito. Che cosa non sa la gente! Sa i particolari, e
249 Rilke, Storie del buon Dio, intr. e trad. di G. Zampa, cit., p. 169.
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Ma ora, caro signor Rilke, caro amico lontano (come talvolta debbo
permettermi di dire, no, di pensare), Lei mi ha scritto e il tono della Sua
lettera mi è tanto familiare (sebbene sotto qualche aspetto sia un tono
nuovo) da farmi notare che la nostra relazione non si è mai interrotta. La
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Io non so che cosa vuol dire camminare, caro signor Rilke, immagino sia
una cosa indescrivibilmente bella; ma in compenso so che cosa significa
essere preso sopra le spalle. Ci sono ore che fanno questo: che mi sollevano
caute e mi portano in giro, e mentre questo accade non mi manca nulla e
non so immaginarmi niente di più meraviglioso. E ora mi racconta che la
Madonna viene portata in giro a quel modo e a un tratto cammina.
Anch’io, a mia volta, credo di camminare, in momenti del genere: per
questo sono così stranamente belli.
Vorrei tanto chiedere ai bambini come deve pregare la bambina che “vuole
pregare in modo diverso”. Ma debbo prima escogitare una storia che con
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tutta naturalezza induca a una domanda del genere: perché una domanda
sola, su un fatto reale, spaventa i bambini, li confonde. Lei sorriderà,
perché dico: escogitare. E’ un espediente comico, ma quale altro avrei
potuto trovarne, visto che Lei non passa più qui davanti? Allora si
trattava di inventare! Questa volta l’argomento mi è stato dato, e la cosa
mi è gradita, sebbene nello stesso tempo mi mette in imbarazzo.
Quello che la bambina dice, caro, caro signor Rilke, non lo abbiamo detto
tutti, una sera?: Voglio pregare in un altro modo? E ce n’è uno tra noi che
abbia saputo come? Non eravamo tutti impacciati nel tentare di in questo
o in quel modo, senza riuscire in nessuno? Alla fine cedemmo: perché era
inutile, dicemmo; perché troppo difficile, come avremmo dovuto confessare
se già allora avessimo imparato ad essere appena più sinceri. Ma in
seguito, quando da un pezzo non lo facevamo più, venne l’ora in cui ci
trovammo in qualche modo occupati, sprofondati, perduti in qualche cosa,
raccolti intorno a qualche cosa: se ne ricorda ancora? A un tratto ecco Dio,
per un secondo. Tremammo. Perché era venuto? Chi lo aveva chiamato?
Che cosa era accaduto? Avevamo pregato senza saperlo. Avevamo pregato
altrimenti. E non sarà mai più bello di quella unica volta. Si viene a
saperlo più tardi e diventa impossibile dimenticarlo. Ma è possibile che
una Cosa tanto grande e tanto vera volga alla fine, che abbia raggiunto il
suo punto più alto così da non poter più crescere in bellezza? A volte
medito su questo fatto.
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Eccole di nuovo, penso la sera, e sono commosso nel vedere quelle due
prime finestre illuminate nell’alta casa vuota. Cerco di immaginare chi
vive là e capisco che non sono dei ricchi. Ciò nonostante quel chiarore, quel
tenue innocente chiarore, mi sembra molto, qualche cosa di buono e di
coraggioso. E scopro con stupore che non mi ispira pensieri inferiori a
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quello che vedevo prima, quando c’era solo il cielo sopra alti abeti notturni,
Come tutto si collega!
Le scrivo questa lettera con molti a capo; bisogna tanto camminare quando
si scrive, questo mi stanca e mi confonde. Devo smettere e ricominciare. E’
possibile che le lettere vengano fatte in altro modo. Non ho idea come. So
solo che in chiusura bisogna dire qualcosa di amichevole e di devoto, senza
con questo apparire eccessivi o importuni. Voglio attenermi a ciò e
pregarLa, caro signor Rilke, di prendermi alla lettera, quando Le dico con
tutta cordialità che sono il Suo
Il Suo grato
Ewald250
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4. BIBLIOGRAFIA
- Da neigt sich die Stunde und rührt mich an. Das Buch vom Winter,
Fotos von Anselm Spring, Augsburg, Pattloch, 1997.
- Die Blätter fallen wie von weit. Das Buch vom Herbst, Fotos von
Anselm Spring, Augsburg, Pattloch, 1997.
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- Die Weise von Liebe und Tod des Cornets Christoph Rilke,
Wörthsee, Verlag Anarche, 1998.
- Die Weiße Fürstin. Eine Szene am Meer, mit einem Nachw. hrsg.
von Manfred Engel, 1. Aufl., Frankfurt/M, Insel, 1998.
- Du weißt, dass ich ein Sucher bin, mit Farbfotogr. von Jörn
Sackermann, Freiburg, Herder, 1997.
- Eben bin ich so sanft erwacht. Das Buch vom Frühling, Fotos von
Anselm Spring, Augsburg, Pattloch, 1997.
- Ich finde dich an allen Dingen. Das Buch vom Sommer, Fotos von
Anselm Spring, Augsburg, Pattloch, 1997.
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- Angelloz, J. F., Rainer Maria Rilke, Leben und Werk, Zürich 1955.
- Bäumer, G., „Ich kreise um Gott“: Der Beter Rainer Maria Rilke,
Berlin, Herbig 1935.
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- Seifert, Walter, Das epische Werk Rainer Maria Rilke, Bonn 1968.
- Sieber, Carl, Renè Rilke. Die Jugend Rainer Maria Rilkes, Leipzig
1932.
- Stork, Joachim W., Judentum und Islam in der Sicht Rainer Maria
Rilkes, in Rilke heute. Der Ort des Dichters in der Moderne,
Frankfurt/M 1997.
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